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1 pag continua a pag.2 ANTONIO GIOIELLO periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno VII - n. 4 maggio-giugno 2009 GIOVANNI PISTOIA* PH. LUCA POLICASTRI L’indistinto continua a pag. 2 continua a pag. 8 LUISA SANGREGORIO continua a pag. 5 Primo maggio in due momenti Prendete le prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale. C’è la lista di partito, la lista del can- didato Presidente (dello stesso parti- to), la lista collaterale (sempre dello stesso partito). Quindi laddove c’era una lista ed un candidato ora ci sono tre liste e tre candidati. Sommate poi le liste di chiunque si è inven- tato una sigla, di chi si è accreditato come “portatore di voti”, e di chi più bonariamente “si è messo a dispo- sizione”. Moltiplicate il tutto per il numero di candidati a Presidente ed ecco che il gioco è fatto. Risultato, una moltitudine di liste e di candi- dati: 38 liste per ogni collegio per un totale di 1368 candidati consigliere nella provincia. Passate poi alle elezioni per il Sindaco e per il rinnovo del Consi- I prossimi anni non saranno anni vuoti. O il Mezzogiorno e, con esso, la Calabria tutta, farà un deci- so passo in avanti entrando da pro- tagonista nel contesto culturale ed economico dell’Europa e del Medi- terraneo oppure il suo destino sarà segnato per i futuri decenni. Non vi sono vie di mezzo. Il Mediterraneo, se ne parla sempre più spesso, ritor- na a essere uno snodo importante. In questo quadro, il ruolo dell’Ita- lia Meridionale e, in particolare, della Calabria e, in essa, di realtà corpose quali la Piana di Sibari e del Pollino, sarà o di grande rilievo oppure, senza se e senza ma, la sua funzione sarà del tutto subalterna, di grandissima emarginazione, di grande isolamento. Saremo la capitale indiscussa della mafia e delle illegalità, la pat- tumiera dell’Europa, un’isola con il suo mare, il suo cielo azzurro, le sue verdi colline, le fertili cam- pagne, le montagne, però spazio periferico, lontanissimo dai centri decisionali e, conseguentemente, dai flussi turistici, dalle iniziative imprenditoriali, dai centri culturali Se vogliamo andare lontano dobbiamo andarci insieme “Primo maggio”, parole e musica dell’Opi onlus. Vale a dire che per festeggiare la Festa del Lavoro i soci dell’Officina Permanente di Idee hanno pensato a una giornata in due momenti, entrambi “eseguiti” nel centro storico della nostra città. In mattinata, nella cornice del Conven- to dei Liguorini, si è svolto un con- vegno sul tema: “Precariato, lavoro nero e sicurezza sul posto di lavoro: continua a pag. 4 All’entrata in vigore delle legge regionale n. 23/03 di riforma dei servizi sociali, attuativa della legge nazionale 328.00 legge quadro per la realizzazione del sistema inte- grato di interventi e servizi sociali, siamo stati in molti addetti ai lavo- ri, a chiederci se saremmo riusciti a vedere realizzato il nuovo sistema di welfare nella nostra regione. GRAZIELLA BATTAGLIA Legge regionale di riforma dei Servizi Sociali continua a pag. 6 Il 20 ottobre 2008 si è tenuta a Roma la prima Conferenza Nazio- nale sull’abuso di sostanze alcoli- che organizzata dal Ministero del Lavoro, della Salute, delle Politi- che Sociali, nella quale è emerso che l’Italia detiene il record nega- tivo in Europa dell’età più bassa del primo contatto con le bevande alcoliche: tra gli 11 ed i 15 anni uno su cinque inizia a bere; fra i 16 e i 17 anni, 1 su 2 beve. L’alcol, a differenza degli altri principali fattori di rischio per la salute gode di un’accettazione sociale e di una popolarità legate alla cultura italiana del bere che poneva, fino a 10 anni fa, il con- sumo di vino elemento insepara- bile dall’alimentazione, ma che oggi separa il bere dalla ritualità dei pasti legandolo invece agli effetti che esso esercita sulle per- formance personali. Infatti l’alcol, sostanza psicoattiva socialmente e legalmente accettata e riconosciu- ta, da droga (esso dà dipendenza psicologica, tolleranza, dipenden- za fisica, sindrome d’astinenza) ANNA DI NOIA Giovani alcol e guida Occorre sottolineare che in me- rito al tema degli abusi sull’infan- zia, le attenzioni e gli interventi degli operatori sociali per la tutela dei minori sono soprattutto rivolti, in ottica giudiziaria, ai casi in cui gli abusi sono di natura sessuale, mentre gli altri tipi di maltrat- tamento, a meno che questi non lascino segni inequivocabili sul piano fisico, vengono per lo più trascurati. Parlare di abuso invece signifi- ca parlare di tutte quelle situazioni in cui bambini risultano danneg- giati in primo luogo a livello psi- chico da adulti che non compren- dono i loro bisogni di crescita, ma tendono ad oltranza a soddisfare i propri bisogni. È interessante a questo propo- sito uno studio canadese del 1994. Gli autori, pur prendendo atto del fatto che un bambino può vivere senza attenzioni ma non senza cibo, concludono affermando che il peggio per un bambino è rappre- sentato dalla trascuratezza emoti- RAFFAELLA AMATO L’Abuso psicologico del bambino in ambito familiare

L’indistinto...legalmente accettata e riconosciu-ta, da droga (esso dà dipendenza psicologica, tolleranza, dipenden-za fisica, sindrome d’astinenza) ANNA DI NOIA Giovani alcol

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ANTONIO GIOIELLO

periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionaleDISTRIBUZIONEGRATUITA

Anno VII - n. 4 maggio-giugno 2009

GIOVANNI PISTOIA*

PH. LUCA POLICASTRI

L’indistinto

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LUISA SANGREGORIO

continua a pag. 5

Primo maggio in due momenti

Prendete le prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio Provinciale. C’è la lista di partito, la lista del can-didato Presidente (dello stesso parti-to), la lista collaterale (sempre dello stesso partito). Quindi laddove c’era una lista ed un candidato ora ci sono tre liste e tre candidati. Sommate poi le liste di chiunque si è inven-tato una sigla, di chi si è accreditato come “portatore di voti”, e di chi più bonariamente “si è messo a dispo-sizione”. Moltiplicate il tutto per il numero di candidati a Presidente ed ecco che il gioco è fatto. Risultato, una moltitudine di liste e di candi-dati: 38 liste per ogni collegio per un totale di 1368 candidati consigliere nella provincia.

Passate poi alle elezioni per il Sindaco e per il rinnovo del Consi-

I prossimi anni non saranno anni vuoti. O il Mezzogiorno e, con esso, la Calabria tutta, farà un deci-so passo in avanti entrando da pro-tagonista nel contesto culturale ed economico dell’Europa e del Medi-terraneo oppure il suo destino sarà segnato per i futuri decenni. Non vi sono vie di mezzo. Il Mediterraneo, se ne parla sempre più spesso, ritor-na a essere uno snodo importante. In questo quadro, il ruolo dell’Ita-lia Meridionale e, in particolare, della Calabria e, in essa, di realtà corpose quali la Piana di Sibari e del Pollino, sarà o di grande rilievo oppure, senza se e senza ma, la sua funzione sarà del tutto subalterna, di grandissima emarginazione, di grande isolamento.

Saremo la capitale indiscussa della mafia e delle illegalità, la pat-tumiera dell’Europa, un’isola con il suo mare, il suo cielo azzurro, le sue verdi colline, le fertili cam-pagne, le montagne, però spazio periferico, lontanissimo dai centri decisionali e, conseguentemente, dai flussi turistici, dalle iniziative imprenditoriali, dai centri culturali

Se vogliamo andare lontano dobbiamoandarci insieme

“Primo maggio”, parole e musica dell’Opi onlus. Vale a dire che per festeggiare la Festa del Lavoro i soci dell’Officina Permanente di Idee hanno pensato a una giornata in due momenti, entrambi “eseguiti” nel centro storico della nostra città. In mattinata, nella cornice del Conven-to dei Liguorini, si è svolto un con-vegno sul tema: “Precariato, lavoro nero e sicurezza sul posto di lavoro:

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All’entrata in vigore delle legge regionale n. 23/03 di riforma dei servizi sociali, attuativa della legge nazionale 328.00 legge quadro per la realizzazione del sistema inte-grato di interventi e servizi sociali, siamo stati in molti addetti ai lavo-ri, a chiederci se saremmo riusciti a vedere realizzato il nuovo sistema di welfare nella nostra regione.

GRAZIELLA BATTAGLIA

Legge regionale di riforma dei Servizi Sociali

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Il 20 ottobre 2008 si è tenuta a Roma la prima Conferenza Nazio-nale sull’abuso di sostanze alcoli-che organizzata dal Ministero del Lavoro, della Salute, delle Politi-che Sociali, nella quale è emerso che l’Italia detiene il record nega-tivo in Europa dell’età più bassa del primo contatto con le bevande alcoliche: tra gli 11 ed i 15 anni uno su cinque inizia a bere; fra i 16 e i 17 anni, 1 su 2 beve.

L’alcol, a differenza degli altri principali fattori di rischio per la salute gode di un’accettazione sociale e di una popolarità legate alla cultura italiana del bere che poneva, fino a 10 anni fa, il con-sumo di vino elemento insepara-bile dall’alimentazione, ma che oggi separa il bere dalla ritualità dei pasti legandolo invece agli effetti che esso esercita sulle per-formance personali. Infatti l’alcol, sostanza psicoattiva socialmente e legalmente accettata e riconosciu-ta, da droga (esso dà dipendenza psicologica, tolleranza, dipenden-za fisica, sindrome d’astinenza)

ANNA DI NOIA

Giovani alcol e guida

Occorre sottolineare che in me-rito al tema degli abusi sull’infan-zia, le attenzioni e gli interventi degli operatori sociali per la tutela dei minori sono soprattutto rivolti, in ottica giudiziaria, ai casi in cui gli abusi sono di natura sessuale, mentre gli altri tipi di maltrat-tamento, a meno che questi non lascino segni inequivocabili sul piano fisico, vengono per lo più trascurati.

Parlare di abuso invece signifi-ca parlare di tutte quelle situazioni in cui bambini risultano danneg-giati in primo luogo a livello psi-chico da adulti che non compren-dono i loro bisogni di crescita, ma tendono ad oltranza a soddisfare i propri bisogni.

È interessante a questo propo-sito uno studio canadese del 1994. Gli autori, pur prendendo atto del fatto che un bambino può vivere senza attenzioni ma non senza cibo, concludono affermando che il peggio per un bambino è rappre-sentato dalla trascuratezza emoti-

RAFFAELLA AMATO

L’Abuso psicologico del bambino inambito familiare

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DALLA PRIMA PAGINA

Attualità

di prestigio. In questo contesto assu-me un rilievo storico l’impegno per uno sviluppo reale di tutte le vie di comunicazione (strade, autostrade, porto, aeroporto). Senza queste in-frastrutture le stesse potenzialità che esprime il territorio, in primis l’agri-coltura, la pesca, il turismo non po-tranno che subire arretramenti sem-pre più consistenti. E il dramma del lavoro continuerà a pesare sul futuro di fi gli e nipoti, anche se con titoli di studio di tutto rispetto.

I mari, i nostri mari, che abbrac-ciano questo piccolo avamposto della Terra che è la Calabria, do-vranno ritornare a essere il fulcro di una nuova civiltà. E proprio quella civiltà e quella cultura di cui tanto si parla, grida ogni giorno vendetta quando i nostri mari risucchiano, nella indifferenza generale, uomini, donne e bambini, alla mercé di nuo-vi schiavisti. Non può essere così. Non deve essere così.

Proprio perché il Mediterraneo ritorna prepotentemente nell’agenda della storia, a questo appuntamento le regioni meridionali e, quindi, la Calabria e territori così propensi allo sviluppo, come i centri della Piana di Sibari e del Pollino, non possono presentarsi impreparati se non addi-rittura assenti.

Credo che ognuno, nel suo picco-lo, debba fare la sua parte. Purché lo faccia con onestà, con passione, con l’umiltà di chi sa utilizzare la virtù dell’ascolto prima ancora di espri-mere valutazioni, proposte, giudizi.

La possibilità di questo impegno, di contribuire, sia pure in maniera modestissima, senza pretese e sen-za velleitarismi, mi è stata offerta, in maniera del tutto inattesa, e, per molti versi, immeritata, un pomerig-gio di qualche settimana fa, da espo-nenti di Rifondazione comunista.

Pur sapendo di non essere un iscritto a quel partito, pur sapendo che dal 1997 non milito in alcuna formazione politica, hanno voluto propormi una candidatura, di per sé prestigiosa, al Parlamento Europeo.

Dinanzi a una forte apertura poli-tica e culturale, a una testimonianza di stima e di amicizia, ho accettato di concorrere, quale candidato, a questo importante appuntamento elettorale.

Mi auguro che questa opportuni-tà, che oggi si offre, dell’elezione di un Europarlamentare venga accolta con favore da tutti i cittadini affi n-ché possano, poi, manifestarla e ren-derla concreta con il proprio voto. Un appello che mi sento di rivolgere soprattutto ai centri della Piana di

GIOVANNI PISTOIA*

Se vogliamo andare lontano dobbiamoandarci insieme

Sibari e del Pollino, i quali meritano di essere rappresentati in quella Isti-tuzione che, sempre più spesso, de-cide su problematiche che interessa-no direttamente la vita delle nostre Città. Un invito, ancora più pres-sante agli elettori della mia città. A Corigliano viene offerto di svolgere un ruolo fondamentale, essenziale, in questa competizione e la possi-bilità di eleggere un Parlamentare Europeo. Anche per questo motivo mi sento di invitare tutti a rendere davvero concreta tale possibilità con il consenso, che, certamente, è da interpretare come una volontà di rappresentazione di un territorio in un’alta istanza istituzionale, oltre che come atto di stima e di fi ducia nei miei confronti. E, in ogni modo,

un’opportunità per manifestare un forte segnale di unità.

Il mio, pertanto, è semplicemente – e per chi conosce il mio vissuto personale e politico sa che non po-trebbe essere nulla di più – un invito all’unità d’intenti, alla coesione, alla comune volontà, alla concretizza-zione di un orgoglio, di un’istanza, di un desiderio di riscatto mai sopi-to. Un invito affi nché, a prescindere dalla collocazione in una specifi ca lista e dalle idee di ciascuno, questo territorio abbia, per la prima volta nella storia, un proprio rappresen-tante in Europa.

*Candidato al Parlamento Europeo

ANTONIO GIOIELLO

L’indistintoDALLA PRIMA PAGINA

glio Comunale di Corigliano. An-che qui il fenomeno si ripete. Liste e candidati venuti giù come elenchi da un manuale. Sigle e persone che indifferentemente si possono pre-sentare, senza sorpresa alcuna, in ognuno dei raggruppamenti in lizza, ad appoggiare l’uno o l’altro candi-dato a Sindaco. Quasi a partecipare ad una maratona collettiva dove non è importante con chi stai e perchè,

ma dove l’importante è solamente esserci. Conclusione: 21 liste e 615 candidati consigliere.

Aggiungete, inoltre, a questo qua-dro, l’indecoroso spettacolo offerto dai voltagabbana e dagli opportuni-sti di turno, quelli che ad ogni elezio-ne passano da un partito ad un altro, da una parte politica ad un’altra, che hanno acquisito il diritto di nomina. Gente della stessa specie. Che si ac-creditano nel “palazzo” e che com-paiono e scompaiono a seconda della convenienza. Che stanno li solo per dare fastidio, ma che si appiccicano alla poltrona e con essa diventano un tutt’uno. E che però prima di sco-

prirsi valutano attentamente dove stare, magari sbandierando ipocrita-mente la loro sofferta adesione. Che ogni volta si candidano con tanto di sfarzo e di prosopopea, come se ogni volta dovessero mostrare che esempio di “Grande Politico” egli è. Preannunciati nei loro arrivi dai “discorsi” demenziali dei dirigenti di partito che motivano l’utilità ed il grande vantaggio di avere ora tra le proprie fi la il tal voltagabbana o il tal opportunista.

In ultimo guardate i programmi. Mescolateli e provate a distinguere quelli di sinistra, di centro, di destra o quelli cosiddetti della società civi-le. Praticamente impossibile. Inutile cercare tra essi un orientamento, una visione, una progettazioine che pos-sa differenziarli, renderli diversi e ri-conoscibili. Tanto che viene da pen-sare che solo il caso ha lasciato che una proposta si trovi nel programma dell’uno o dell’altro candidato. Ed il caso, per sua natura, non ha colore politico e non appartiene ad una par-te politica.

E poi, dopo che avrete analiz-zato tutti questi aspetti, chiedetevi se non siamo ad un assalto alle Istitu-zioni Pubbliche, ad uno scadimento non solo politico, ma anche di civil-tà. Ad una lotta di potere per il pote-re. Chiedetevi se non siamo vicini ad una implosione del sistema politico-istituzionale. Almeno di quello che fi nora abbiamo conosciuto. Quello uscito dalla guerra e dalla dittatura fascista e costruito sulla Repubblica e la sua Costituzione. Chiedetevi se non siamo per davvero alla fi ne di un’epoca.

Lo scenario che ci si para da-vanti è un indifferenziato valoriale, ideale, culturale, politico. Entro il quale trova spazio e legittimità ogni forma di egoismo. Entro il quale an-che i comportamenti più censurabi-li sul piano etico sono giustifi cati, i compromessi più bassi accettati. Uno scenario talmente caratteristico da assumere paradossalmente una identità: l’indistinto.

L’indistinto con il quale dovrà fare i conti il futuro Presidente o il futuro Sindaco eletto. Il proprio, quello che hanno in casa e che an-che loro hanno contribuito a creare. E di cui loro stessi sono parte. Con l’indistinto si scontrerà la loro voglia di cambiamento e di rinnovamento. Con l’indistinto si giocheranno pre-stigio, credibilità, carisma. Diventerà la loro ombra ed il loro incubo. Con esso rischieranno di essere identifi ca-ti. Dell’indistinto potranno diventare l’interprete più insignifi cante o più raffi nato, per una gestione dell’Am-ministrazione Pubblica soffocata, in-colore e senza senso. Con l’indistinto si dovranno confrontare i candidati consiglieri e i futuri consiglieri eletti (spero tanti) che vogliono fare ve-ramente politica ed impegnarsi con serietà nelle Istituzioni.

Con l’indistinto si misurerà il futuro della nostra democrazia.

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3 pagDal mondo

ISACCO NUNA

STORIE DI SEMPRE: PROFUGHI E NAVI

“La barca è piena”. Con que-ste parole il governo svizzero, nei tempi bui della persecuzione degli ebrei, dichiarava la propria indisponibilità a riceverne altri. In realtà negli anni trenta molti governi democratici decretarono di limitare più possibile l’immi-grazione.

La questione venne discussa durante la conferenza di Evian, voluta da Roosevelt, nel luglio 1938. Fu un fallimento completo che spalancò defi nitivamente le porte a Hitler. Nel mese di aprile dello stesso anno Hitler, a Koe-nigsberg, proprio mentre si pre-parava la conferenza di Evian, tenne un discorso in cui disse: “Spero che il resto del mondo, che ha simpatie per questi cri-minali, trasformi la simpatia in odio”. Infatti non ci furono paesi pronti a ricevere i rifugiati ebrei. Hitler trasse le sue conclusioni. Allora come oggi una, forse la principale, motivazione di tali comportamenti fu la crisi econo-mica, l’incertezza, la paura.

Svizzera, Regno Unito, Fran-cia, Belgio, Olanda, Canada ad-dussero a motivo del loro rifi uto la densità di popolazione e la disoccupazione ma anche USA e Sudamerica, che ospitavano un contingente di profughi più numeroso, furono avversi alla modifi ca degli accordi anche se il rapporto tra popolazione e ter-ritorio consentiva una maggiore possibilità di accoglienza.

Nel giugno 1939, gli USA rifi utarono di accogliere la “St. Louis”, una nave con oltre 937 profughi ebrei respinti da Cuba. La nave fu costretta a riprende-re la rotta per Amburgo. I dispe-rati decisero di far naufragare la nave sulle coste britanniche per obbligare le autorità di quel Paese a intervenire e ottennero, fi nalmente, dai governi inglese, francese, belga e olandese, di poter sbarcare ad Anversa. Scop-piata la guerra, purtroppo, 600 di loro sarebbero fi nirti nelle mani dei nazisti. E sempre in USA, la proposta di legge Wagner-Rogers

Bill, per l’accoglienza “fuori-quota” di diecimila bambini pro-fughi ebrei nel 1939 e altrettanti nel 1940, non superò lo scoglio della commissione parlamentare. In pratica negli anni tra 1938 e il 1941, quando gli USA entrarono in guerra, gli stessi non rispettaro-no appieno neanche i contingenti d’immigrazione già programma-ti. Come non ricordare, a questo punto, il “Terzo Libro Bianco” del 1939 pubblicato in Palestina, sotto il Mandato Britannico, che limitava ulteriormente l’immigra-zione dei profughi ebrei? Come non ricordare la nave Exodus, salpata dalla Spezia con 4.515 profughi ebrei scampati ai cam-pi di sterminio, che tentarono di sbarcare in Palestina? La nave fu persino speronata nelle acque da-vanti Haifa dai cacciatorpedinie-re inglesi. Fu costretta a tornare in Germania, ad Amburgo dove

i profughi furono rinchiusi in un ex-lager nazista convertito in un campo di prigionia per ebrei.

Anche la conferenza del 19 aprile 1943 alle Bermuda, orga-nizzata dalla Gran Bretagna e dagli USA, quando lo sterminio degli ebrei, dei rom e dei perse-guitati politici era in piena at-tuazione, si risolse in un nulla di fatto. Tutto quello che le grandi democrazie riuscirono a fare, fu intercettare i profughi, soprattut-to quelli via mare, e creare campi e insediamenti a Cipro, Madaga-scar, Alaska e Filippine. La “En-ciclopedia dell’olocausto”, pub-blicata in Israele e negli USA nel 1990, evidenzia che tra il 1942 e il 1945 il salvataggio degli ebrei non era fra le priorità di guerra degli alleati e l’Olocausto non appariva tra i temi all’ordine del giorno delle conferenze di Tehe-ran, Casablanca e Ialta.

L’atteggiamento passivo del “mondo libero” scrive lo storico Feingold “permise al regime na-zista di sostenere che il resto del mondo condivideva la repulsione per gli ebrei come pure la col-pevolezza per la loro morte”. E Paul Sérant, in “Les vaincus de la libération”, cita in merito una di-chiarazione sarcastica che il mi-nistro della propaganda nazista Joseph Goebbels fece nel 1943: “È curioso constatare come i Paesi la cui opinione pubblica sostiene gli ebrei, rifi utino sem-pre di accoglierli. Dicono che sono pionieri della civiltà, geni della fi losofi a e della creazione artistica, ma quando gli si vuol far accogliere questi geni, chiu-dono le frontiere: no, no, non li vogliamo”.

Anche l’attuale crisi economi-ca risveglia incertezze e paure e fa dimenticare che l’immigrazio-ne di chi scappa da guerre e fame è anche una grande risorsa cosi come lo è stata nel dopo Guerra negli USA. In Italia, oggi, grazie ai contributi degli immigrati stan-no migliorando perfi no i conti dell’Inps. In momenti come que-sto si rivela più facile, soprattutto per la politica, parlare alla parte bassa dei cittadini, coltivando la paura, come dice l’attore comico Antonio Albanese (che ha istitui-to il Ministro della Paura e il Sot-tosegretario all’angoscia).

Il 20 aprile, dopo un braccio di ferro con Malta, l’Italia accoglie per motivi umanitari 140 profu-ghi disperati salvati dalla nave mercantile turca “Pinar”. Il mi-nistro degli Interni ha disposto il respingimento e la consegna alle autorità libiche dei barconi con i profughi anche se è risaputo, ne scrivono tutti i giornali, che que-sti verranno rinchiusi in campi inospitali dove si praticherebbe anche la tortura.

Oggi nell’Europa democrati-ca e in Italia i profughi non sono desiderati oppure sono benvenuti solo come mano d’opera retribui-ta in nero senza riconoscimento di alcun diritto. In questo mon-do che coltiva la paura “I nemi-ci sono gli ‘altri’” come recita il titolo di un convegno e di un saggio sull’Olocausto edito dalla Giuntina, e in un mondo di paura non si possono accettare “altri” perché sono percepiti come ne-mici.

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4pag Attualità

DALLA PRIMA PAGINA“DECOSTRUZIONI”

GIULIA SPANO’

Autorizz. Tribunale di Rossano - Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003Sede: Via Machiavelli (Centro Eccellenza) - Tel. 0983.885582

CORIGLIANO SCALO (Cs) www.mondiversi.it — e-mail: [email protected]

Direttore Responsabile: CARMINE CALABRESEDirettore Editoriale: ANTONIO GIOIELLO

Caporedattore: FABIO PISTOIARedazione: RAFFAELLA AMATO, MARIA CALOROSO,

ISACCO NUNA, GIOVANNI PISTOIA, LUCA POLICASTRI, GAIA REALE, ADALGISA REDA, MARIO REDA,

LUISA SANGREGORIO, GIULIA SPANO’

Grafi ca: GIOVANNI ORLANDO

Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo

Un raggio luminoso sembra avvolgere e tenere unite le opere del-l’artista, quasi a voler annullare le distanze tra le città Roma, Cagliari e Cosenza. Modelle d’eccezione catturano l’attenzione dei visitatori della mostra, avvolgendoli per una frazione di secondo e guidandoli in un viaggio alla ricerca di tesori celati.

Il Marcoccia svela realtà “care” e allo stesso tempo “distanti”, met-tendo a nudo ampie vedute e interessanti prospettive. Cattura l’anima dei luoghi su tela dopo una serie di scatti fotografi ci, sapienti inquadra-ture, con l’intenzione inconscia di fermare il tempo.

La tecnica scelta è olio su tela, uti-lizzata con perizia e sapienza, la scelta dei colori a tratti aci-di, ben si sposa con l’ intento di rendere vive e solari facciate a volte tristi di peri-ferie urbane. I cro-matismi e gli scorci inerenti la realtà di Cosenza ad esempio, rappresentano alla perfezione la volontà dell’autore di fi ssare su tela la mediterra-neità delle aree urba-ne del nostro paese, di cui evidenzia in alcune sue opere l’ abbraccio tra la terra e il cielo. L’opera de-nominata ”Cagliari”

esprime il profondo legame che sussiste tra l’uomo e il suo ambiente naturale. Nell’opera denominata “Tretorri”, in cui l’artista ha intrapreso uno studio in tre prospettive differenti, della torre della stazione termini a Roma.

Per l’autore tutto ha un’anima.L’esperienza negli Stati Uniti ha contribuito a formare in un certo

senso la sua identità di giovane artista, arricchendola di luci e colori diversi e al contempo di emozioni e sensazioni nuove.

Il fi lo conduttore tra le opere esposte ci porta ad esperienze passa-te e a modalità artistiche creative metropolitane “in controluce”. I ri-ferimenti alla tecnica del Writing dell’aerosol art, utilizzata in forma sperimentale dall’autore negli anni ‘90 su muri, ponti, nelle fabbriche abbandonate, sui vagoni della metropolitana, nelle gallerie e nei sotto passaggi, serviranno da supporto all’autore che le abbandonerà dopo aver acquisito grazie al loro utilizzo un’idea ampia di città umana, non frenetica e vivibile. Si dedicherà defi nitivamente al disegno e alla pittu-ra. Le grandissime tele metropolitane, su cui un tempo riversava colore, diventano ora reali protagoniste della sua vita, “modelle metaforiche” della sua vita artistica espressiva.

Nell’artista l’esperienza della strada si traduce in una esigenza di rendere le aree metropolitane, luoghi familiari, da vivere anche in più tranquille realtà domestiche. L’opera d’arte, in questo caso, diviene ele-mento di fusione, dentro fuori, fi n qui la realtà’ e’ interpretata, animata, cogliendone l’essenza dell’essere umano grazie a pennellate intense, a cromatismi e sfondi incompiuti ad arte.

Mostra personale dell’artista romano Andrea Marcoccia, a cura di Valentina Grillo, Loft Gallery,via Margherita, Corigliano Centro

stato di fatto e pro-spettive”. L’argo-mento è stato trat-tato da Benedetto Di Iacovo, presi-dente della Com-missione Regiona-le della Calabria sull’Emersione del Lavoro non Re-golare; da Angelo Sposato, segretario confederale Cgil; da Michele Altieri, segretario provin-ciale Cisl di Cosenza e da Francesco De Rosis, socio e portavoce dell’Opi. La situazione lavorativa che è stata fotografata dagli interventi, rimarca la necessità di affrontare la situazio-ne locale e nazionale con tutti i mez-zi a disposizione. Perché, nonostante gli interventi delle istituzioni e, ben-ché vi siano alcune buone notizie, come il calo delle morti bianche, il problema lavoro in Calabria rimane cronico e per molti con un’unica so-luzione: lasciare la Calabria.

Nell’intervento di apertura, Pa-squale Gallina presidente dell’Of-fi cina aveva illustrato gli scopi del-l’associazione, costituitasi da circa un anno nella nostra città. “Tra i settori d’intervento dell’Opi – ha detto Gallina – c’è anche la rivita-lizzazione del centro storico, perciò

LUISA SANGREGORIO

Primo maggio in due momenti

abbiamo scelto due luoghi della par-te più antica della città per tenere la manifestazione di oggi. Ma ci pro-poniamo di stimolare più in generale la socialità con manifestazioni come “Corigliarte” , che si è svolta la scor-sa estate nel Quadrato Compagna di

Schiavonea, con lo scopo di pro-muovere le forze giovani, le energie locali. Perché noi crediamo che solo in questo modo si possa modifi care la realtà.”

Nel pomeriggio l’Opi ha voluto rispettare la tradizione e così, grazie alla collaborazione di una dozzina di gruppi locali e all’ottima organizza-zione, è riuscita a intrattenere il pub-blico fi no a tarda sera. A presentare i numerosi gruppi che si sono esibiti sul palco, allestito alle spalle di Villa Margherita, Alessandro Sosto, socio nonché segretario dell’Opi. Presenti molti gruppi cari al pubblico cori-glianese, alcuni tornati a suonare in-sieme proprio per l’invito dell’Opi. Nat e le Teste Calde, gli Opium, gli Aschenazia, e tanti altri insieme hanno creato un’atmosfera inusuale

per il centro storico. E San-t’Antonio per un giorno è cambiata: stupiti passanti si sono uniti al pubblico per godere della musica e del bellissimo scorcio offerto dal palco sormontato dal-la chiesa di Sant’Antonio, mentre Villa Margherita è tornata a essere punto ag-gregativo come non accade-va da tanto tanto tempo.

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5 pagCultura

DALLA PRIMA PAGINA

va, ovvero la mancanza di risposta ai suoi bisogni emozionali.

Questa risulta maggiormente cor-relata, rispetto alle altre forme di abuso e negligenza, con successivi sviluppi di malattie psichiatriche.

La mancanza di scambi affettivi nel rapporto con i genitori, costitui-sce quindi per un bambino una pe-sante ipoteca sulla strutturazione del proprio mondo interno.

Già lo psicanalista Ferenczi mise in risalto come tale noncuranza, non vicinanza al peculiare sviluppo di un bambino e ai suoi imprescindibili bi-sogni di assistenza psichica annulla il suo valore come persona e impli-ca una alterazione della sensibilità e della consapevolezza.

Essendo stato lasciato totalmente solo ed essendosi dovuto dimentica-re e far dimenticare in quanto mero ostacolo o disturbo all’esistenza al-trui, il bambino, nella prospettiva di questo autore, può reagire al mondo esterno, divenuto ormai iniquo ed estraneo, con rifi uto, negativismo e rigidità massimi, caricando in questo modo l’esiguità di spazio psichico che gli è stato in precedenza offerto e concesso.

A causa del venir meno delle cure parentali idonee, o comunque del loro dimostrarsi poco attendibili il sè del bambino non riesce ad acquisire gli strumenti per adattarsi creativa-mente agli incessanti mutamenti che la vita richiede.

Diversamente, questa diventa indegna di essere vissuta e la per-sonalità si scinde in due metà, una delle quali svolge il ruolo di madre e di padre che non c’è stato, ren-dendo l’abbandono compiuto, men-tre si fi ssano come adesivo potente l’amore malato e l’odio dei genitori disturbati.

In tal modo si perpetuano al po-sto della capacità di ricevere e di dare e offrirsi in modo sano (anche a se stessi) condotte aggressive e distruttive rivolte contro la propria persona, spesso basate su modalità inconsce che fungono da anestetico nei confronti di tutto ciò che è rela-zionale.

Ospite indesiderato della famiglia o desiderato insanamente e per scopi egoistici non adeguati, il bambino scivola verso l’inesistenza e l’as-senza di forza vitale, privo di quella immunizzazione che condizioni più felici di allevamento procurano.

RAFFAELLA AMATO

L’Abuso psicologico del bambino inambito familiare

Gettando uno sguardo al passato, può capitare, a volte, di fare incontri insperati, piacevoli ed interessanti insieme, che rinnovano ed amplia-no conoscenze pregresse. Dando uno sguardo alle pagine relative al

Catasto Onciario del 1743 (vedi: G. De Rosis, Corigliano 1743, Tecno-stampa, Corigliano C. 2007, p. 366), risalta, per il discorso che si andrà sviluppando, la fi gura di Domenico Oranges (antenato, per linea mater-na, di chi scrive), un coriglianese che abita nella terra di Acri.

Lasciando la città d’origine, l’Oranges fi tta la sua casa, posta nel rione Grecìa, ma continua a coltiva-re il suo vigneto di una tomolata, si-tuato in c/da S. Stefano. Tutto questo può interessare un suo discendente, ma non è certo una notizia.

La notizia è, invece, un’altra. Domenico Oranges, nel 1743, è Am-ministratore del Monte di Pietà, fon-dato in Corigliano da mons. Giovan Bernardino Grandopoli.

La notizia è estremamente inte-ressante, giacché il Monte di cui si parla viene istituito nella seconda metà del Cinquecento ed è, in asso-luto, il primo Monte di Pietà creato in Corigliano ed il primo atto di be-nefi cenza voluto da un coriglianese.

E allora, brevemente, si cerche-rà col presente testo di far luce sulla fi gura del benefattore, sui beni che permettono al Monte di sussistere nei secoli, sulle fi nalità dell’opera del Grandopoli.

Sacerdote, parente del card. Alessandro Crivelli, il Grandopoli nel 1566 è benefi ciario della Chie-sa di S. Ippolito di Tarsia; nel 1567, è parroco di S. Pietro in Corigliano

UNO SGUARDO AL PASSATOIl primo Monte di Pietà in Corigliano

e, l’anno successivo, della Chiesa di S. Martino, in diocesi di Capua; nel 1569, è nuovamente parroco di S. Pietro nella sua città.

Per le sue doti morali e per la sua vasta cultura, nel 1570 ottiene dal

card. Michele Alessandrino la licen-za di insegnare in qualsiasi Univer-sità o Ginnasio.

Nel 1571, sempre per interessa-mento dello stesso prelato, accom-pagna a Lepanto il Legato Ponti-fi cio, card. Ippolito Aldobrandini (poi, papa Clemente VIII), al tempo della famosa battaglia navale che determina la vittoria delle armi cri-stiane su quelle turche. Proprio a se-guito di tale evento, durante il quale partecipa attivamente ai negoziati di pace, il Grandopoli scrive un volu-me, ormai introvabile, dal titolo Iti-nerarium cuiusdam suae Legationis Apostolicae, in cui si sofferma sul suo viaggio verso Lepanto e sui ne-goziati tra vinti e vincitori.

Dopo tale esperienza, ritorna in Corigliano, perché nominato nuo-vamente parroco di S. Pietro (1575). L’anno dopo, viene nominato ve-scovo di Lettere (Napoli), diocesi suffraganea di Amalfi , con facoltà di poter conservare la Commenda delle abbazie di S. Maria di Macchia, di S. Maria di Simione e del monastero di S. Giovanni Calibita.

Il Grandopoli muore nel 1590 e viene sepolto nella vecchia cattedra-le di Lettere. Un’ultima, importante annotazione sui dati biografi ci di questo infl uente personaggio, che vive, da uomo di Chiesa - per la Chiesa e nella Chiesa -, uno dei pe-riodi più turbolenti e complessi della cristianità: la controriforma cattoli-

ca, il Concilio di Trento (1545-1563) e il post-concilio: il Grandopoli è zio di Padre Francesco Longo (1562-1625), detto il Coriolano, cappuc-cino, il primo grande storico cori-glianese, autore, tra l’altro, di due monumentali e pregevoli trattati sui papi ed i concili, da S. Pietro fi no al Cinquecento.

Questo l’uomo e questi i tempi in cui vive. Ma quali sono i beni su cui si fonda e si sostiene il Monte di Pietà del Grandopoli? Un uliveto, in c/da Rinacchio, di quattro tomo-late; una rendita annuale di cinque ducati su un capitale di cento ducati, da parte di Andrea Pataro e dei suoi discendenti; un’altra rendita annuale di quattro ducati e venti grana, su un capitale di ottanta ducati, da parte di Francesco Alice e dei suoi eredi; varie case date in fi tto, in località Casalicchio, con una rendita lorda di sei ducati (netta di ducati quattro e mezzo).

Non sono certamente beni con-sistenti, ma consentono al Grando-poli, uomo lungimirante e sacerdote zelante, di istituire, prima della mor-te (1590), il primo Monte di Pietà in Corigliano.

La fi nalità dell’atto di benefi cen-za del Grandopoli è quella di aiutare i suoi discendenti e parenti prossimi, nel momento del matrimonio. Se si analizza a fondo lo scopo per cui il Monte viene creato, esso appare oggi ben poca cosa e, soprattutto, dettato da motivi personali e parentali.

Ma se lo si guarda, invece, con occhi attenti, cioè facendo riferi-mento ai tempi in cui esso è stato creato, tempi incredibilmente tristi, in cui già la sopravvivenza materiale era cosa desiderabile, allora il Monte - oltre ad un intrinseco valore storico - assume un valore civile di grande rilevanza, giacché esso assicura ad un bel numero di persone una certa tranquillità economica, in un perio-do particolarmente importante della vita, come è quello del matrimonio.

Se, infi ne, si tiene conto che il Monte del Grandopoli è ancora vivo ed operante nel 1743, cioè dopo oltre 150 anni dalla sua fondazione, allo-ra vuol dire che la portata sociale di quest’atto di benefi cenza (il primo, in Corigliano) è notevole e, perciò, resta un punto fermo della storia del-la carità nella Città di Corigliano.

ENZO CUMINO

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6pag Sociale

DALLA PRIMA PAGINA

Dal 2000, anno di approvazio-ne delle legge quadro nazionale al 2003, anno di approvazione della legge quadro regionale, si erano già persi ben tre anni per attuare quella riforma che doveva fi nalmente av-vicinare i cittadini alle istituzioni e viceversa. Dando uno sguardo al pa-norama nazionale nelle regioni go-vernate dal Polo, come lo era la Re-gione Calabria nel 2001 per esempio in Lombardia, si osservava che la Giunta Regionale Lombardia e l’ANCI non perdevano certo tempo se a novembre 2001 con la deliberazione di Giunta VII/7069 del 23.11.01 e la circolare n. 7 del 29 aprile 2002 contenente le linee guida, ripartiva ai comuni il Fondo regionale sociale. Segno questo, che per fare la riforma, in un’altra re-gione di medesimo segno politico, ma dove i comuni erano rappresentati da un ANCI autorevole, in quegli anni non era stata necessa-ria una legge. Infatti nella nostra regione la riforma non era problema di legge perché fatta la legge 23 ,fu trovato l’ inganno. L’in-ganno c’ era ed era un meccanismo a matrioska, dilatabile all’ infi nito, che prevedeva il riparto ai comuni alla fi ne di un iter lungo quanto inutile, prudentemente costellato da termini tanto perentori quanto mai rispetta-ti. Nel frattempo il Fondo Sociale Nazionale subiva delle oscillazioni drammatiche. Nel 2004 Berlusco-ni dimezzò il Fondo Nazionale e in Calabria da 41 milioni di euro si passò a 20 milioni c.a. Ma ai comuni calabresi che non avevano ricevuto fi nanziamenti da quel Fondo se non pochi spiccioli (gli ultimi veri riparti erano stati quelli della l. 285 legge quadro sui minori), tutta la polemica nazionale che compariva sul sole 24 ore ,poco caleva. Nel 2003 una timi-da delibera regionale ripartiva ai co-muni un piccolo fondo esortando ad esercitarsi, come a dire “se fate bene i compiti vi daremo un premio” tra-scurando che i comuni avevano già operato sulla legge 285 per sei anni. Nel 2006 i Fondi Regionali furono ripartiti con una Delibera di Giunta, la n.309 che prevedeva fi nanziamen-ti attraverso un bando che non te-nendo conto di criteri oggettivi di

GRAZIELLA BATTAGLIA

Legge regionale di riforma dei Servizi Sociali

riparto,introdusse sperequazioni fra territorio e territorio entrando in contraddizione con principi della legge 23 .

Nel giugno 2007 un impulso all’ iter legislativo,fu la stesura e la pre-sentazione della bozza del “Piano re-gionale degli interventi e dei servizi sociali e indirizzi per la defi nizione dei piani di zona – triennio 2007 che fu approvata dalla giunta con delibe-ra n°378.2007 .

Nell’ottobre 2007 venne appro-vata e in gennaio 2008 presenta-ta ai comuni la DGR N.670 dell’ 08.10.2007 che defi nisce i “Criteri di riparto del Fondo regionale delle Politiche sociali ,comprensivo del Fondo Nazionale per la realizzazio-

ne del sistema integrato di interventi e servizi sociali” e nell’ allegato A stabilisce “criteri e modalità per l’ erogazione e l’ utilizzo successivo dei fondi assegnati ai comuni della Calabria per la programmazione e la realizzazione degli interventi so-cioassistenziali nelle aree funzionali (minori, anziani, disabili e famiglia) afferenti i servizi alla persona ed alla comunità. Un importante passo avanti verso l’assegnazione del fon-do sociale ai comuni.

A maggio, l’ Assessore Maiolo, ha riavviato l’ iter del Piano e pre-cisamente la fase che prevede sug-gerimenti e contributi da parte delle istituzioni e delle rappresentanze sindacali e sociali prima della di-scussione in commissione consiliare e dell’approvazione da parte del-l’Assemblea. Tuttavia l’avvio dei piani di zona, e quindi la gestione diretta dei servizi sociali da parte dei comuni sembrava ancora molto lontano poiché dopo l’ approvazione del Piano dovevano essere ulterior-mente defi nite le linee guida per la loro stesura.

Se nonché, a sorpresa, con molta

semplicità e senza clamore sono sta-ti emanati i seguenti decreti:

DECRETO n. 12270 dell’ 9.09.2008-assegnazione di contri-buti ai comuni fi nalizzati alla tutela delle donne in diffi coltà mediante l’ utilizzazione temporanea nei servizi domiciliari a favore di persone non autosuffi cienti-€ 5.500.000,00

DECRETO N.15749 DEL28.10.2008 -Fondo politi-che sociali trasferimento risorse ai comuni ex DGR n.670.2007- €18.000.000,00

DECRETO N.18203 DEL 18.11,2008-attivazione di servizi assistenziali domiciliari a supporto delle famiglie nel cui nucleo siano comprese una o più persone anziane

titolari di accompagnamento,totalmente immobili, costrette a letto e bi-sognose di assistenza continuativa,di cui la famiglia si fa carico.-

€ 980.310,43DECRETO n.18205 del

18.11.2006-assegnazione di contri-buti ai comuni per la realizzazione di prestazioni e servizi assistenzia-li a favore di persone non autosuffi cienti(art.1,comma 1264, legge 27.12.2006 n..296).-€ 3.505.080,92

Complessivamente sono stati ri-partiti ai comuni € 27.985.391,35.

Queste importanti risorse sono state trasferite ai comuni capofi la che programmano il loro utilizzo organizzando servizi soprattutto,ma non solo, di assistenza domiciliare con la fi nalità di favorire il manteni-mento dei cittadini nel loro ambien-te di vita. Un’inversione di direzio-ne veramente rivoluzionaria, dove paradossalmente la novità consiste nell’ attuazione della legge 23.

La molto determinata task for-ce tecnica del Settore Politiche Sociali dell’ Assessorato Regionale diretta dal dott. Altomare, dal dott.

EnzoCaserta, dal dott. Cesare Ni-sticò garantita dalla qualità politi-ca dell’Assessore M. Maiolo e del Governatore A.Loiero, che stanno portando a termine processi ammi-nistrativi altrimenti defi niti “morga-na”, hanno fi nalmente trasformato in realtà un fatto di democrazia, il go-verno delle politiche sociali agli enti che sono più vicini ai cittadini cioè i comuni. Con altrettanta etica e sem-plicità tutti i dirigenti e i funzionari si sono messi immediatamente a di-sposizione dei Comuni per momenti formativi sdoganati dalla burocrazia e con molta disponibilità stanno rea-lizzando un prezioso lavoro di “care “ incontrando sindaci,assessori,funzionari,associazioni,cooperative. I

problemi, le interpretazio-ni non chiare emergono e si affrontano e con pazien-za. Si supereranno. C’ è in-dubbiamente ancora molta strada da fare .Il Piano è importante e con esso i re-golamenti.

Allo stato attuale l’ ap-plicazione delle linee gui-da collegate ai decreti ha stimolato una attività con-certativa, progettuale, pro-grammatoria e plurale dei comuni e degli attori socia-li compreso il terzo settore e i sindacati. La gestione di questi decreti,sta coinvol-gendo e valorizzando negli enti pubblici le competen-ze delle professionalità sociali. Sicuramente que-sti decreti interesseranno

l’aumento occupazionale sia della fi gura dell’ assistente sociale,sia di altre professionalità educatore ,psi-cologo, assistenti alla persona ecc).Il processo dinamico avviato integra in momenti istituzionali i comuni e le aziende sanitarie, le province e i centri giustizia, le scuole e i centri per l’ impiego .

L’entità dei fi nanziamenti nelle prossime annualità è incerta (dipen-derà dalle scelte del governo centra-le), ma il Fondo Sociale Regionale sarà erogato in modo continuativo e non più singhiozzo e a pioggia e sarà possibile realizzare quel dirit-to negato del mantenimento del cit-tadino ,allorché non autonomo, sia esso infante o vegliardo ,nel proprio ambiente di vita. La decisione pre-sa dalla dirigenza politica e tecnica dell’Assessorato alle Politiche So-ciali della Regione Calabria è stato un atto politico di coraggio che ri-scuote tutta l’ approvazione e l’ en-tusiasmo di chi operando da anni a tutela dei cittadini vede fi nalmente aprirsi un orizzonte di senso che va nella direzione giusta che tutti con-dividiamo.

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7 pagSociale

Parte la prima edizione del premio letterario “La città che vorrei”, organizzato dall’ associazione di promozione sociale “ MICHEA ONLUS” su iniziativa del sig. Pie-tro Meligeni in collaborazione con l’emittente televisiva TELE A1. Il concorso mira a sensibilizzare i ragazzi delle scuole all’osserva-zione della loro realtà territoriale, ponendo l’attenzione sulle proble-matiche, su quello che oggi hanno a disposizione e quello che vorreb-bero avere affi nché la loro città sia considerata a misura d’uomo. Il premio è rivolto alle classi terze delle scuole medie. Gli alunni che intendono partecipare dovranno produrre un testo manoscritto dal ti-tolo “La città che vorrei”(massimo una facciata e mezzo di un fo-glio protocollo). I docenti interni di ogni istituto provvederanno a scegliere gli elaborati che riten-gono più attinenti alla fi nalità del concorso. Ogni istituto potrà par-tecipare con un massimo di dieci temi.

1° CLASSIFICATOCorigliano Calabro è il più grande comune della provincia di Cosen-za, ma è suddiviso in tante realtà, ognuna diversa dall’altra, il centro storico che è la parte più antica, quella che contiene tante testimo-nianze storico-artistiche e culturali, lo scalo che è il centro economico e meglio sviluppato, Schiavonea, centro turistico balneare, Piana Caruso centro turistico montano, Cantinella, Apollinara, Mandria del Forno, Thurio che sono centri agricoli in via di sviluppo e tante altre contrade più piccole. Io abi-to ad Apollinara e avverto molto il disagio dei giovani e di molte famiglie italiane e straniere. Io vorrei una città più effi ciente così come le ammiriamo in tutti gli altri paesi del Nord che andiamo a visi-tare, come ad esempio Cascia. Se io avessi la possibilità di decidere del futuro del mio paese farei una mappa di tutte le risorse positive:i momenti, la storia, i personaggi, il mare, la montagna, le aziende e mi impegnerei per collegarli sia con i trasporti che con le iniziative anche facendo costruire delle funi-vie o delle scale mobili per potersi muovere agevolmente nel Centro

PREMIO LETTERARIO

“LA CITTA’ CHE VORREI”a cura Associazione Michea onlus

Storico.Qui migliorerei la qualità di vita di tutti i quartieri facendo emergere le loro caratteristiche e loro bellezze:marciapiedi, strade, palazzi ed infi ssi in stile medioe-vale, illuminazione adeguata e case confortevoli con servizi di acqua, spazzatura e sicurezza. Ad Apollinara in modo particolare molti giovani, ragazzi e ragazze, sono insoddisfatti della loro vita e quindi è in aumento la deliquen-za, credo che questo sia dovuto al fatto che i giovani non si sentono protagonisti del tempo che vivono.Tutti sognano di diventare impor-tanti ,ma solo pochi fortunati han-no la possibilità di impegnarsi da piccoli per coltivare sport, attività luoghi di studio che li preparino ad un lavoro futuro. A me piacerebbe che nelle zone di periferia si svi-luppassero dei quartieri con strade marciapiedi, farmacie, negozi una piazzetta con il parco giochi per ritrovarsi con gli amici e giocare, passeggiare, per non stare sempre davanti alla play-station sempli-cemente per scambiarsi delle idee e creare spettacoli musicali o tea-trali.Per fare della vera accoglienza, nei confronti degli stranieri mi piace-rebbe che venissero costruiti dei centri di accoglienza dove queste persone potrebbero lavorare, farsi conoscere mettere a disposizione le loro competenze e anche dei re-sidence per famiglie straniere così i loro fi gli potrebbero abitare tutti in case confortevoli. Oggi purtrop-po non è sempre così, per questo anche a Corigliano alcuni stranieri dormono per strada, non riescono a trovare lavoroe di conseguenza si ubriacano e diventano violenti.Molte donne italiane potrebbero aprire centri di formazione per far frequentare ai giovani o agli stra-nieri corsi di taglio o di cucina, oppure potrebbero aprire delle lu-doteche per accudire i propri fi gli e ragazzi del quartiere. Un altro modo per creare lavoro sarebbe quello di incrementare l’ artigiana-to, lavorando i nostri prodotti tipi-ci per esportarli insieme al nostro prodotto principale che sono le clementine.

Rango Luca classe III B Istituto Comprensivo

“don Bosco” CantinellaGIUDIZIO

Scorre tra le righe del lavoro una vena- autentica- di spontaneità, quella freschezza che, quasi voce del fanciullino di pascoliana me-moria, attribuisce - sine dubio - la paternità delle idee a colui/colei che ha riempito le pagine prima bianche. Lungo questo asse si ag-gregano - in modo altrettanto na-turale - da un lato la non super-fi ciale contezza dei problemi che travagliano il territorio, e dell’al-tro le soluzioni, improntate a prag-matismo, senza “folli voli”.

2° CLASSIFICATOAlessandro Piro classe III B

Scuola “A. Toscano” Corigliano Calabro

GIUDIZIOIl lavoro rivela sapienza organiz-zativa e porta avanti - a mò di ri-cerca - una capillare indagine sul territorio, fi lmato nei suoi aspetti concreti e nelle sue ferite più lar-ghe.Quanto sopra si coniuga ad una serie di proposte interessanti, op-zioni da sottoporre a tutti gli uo-mini di buona volontà, ma specie alla leadership politica, affi nché il “ natio borgo”, non “selvaggio”, sulla scia delle glorie cittadine, citate con orgoglio, (perché “a egregie cose il forte animo accen-dono l’urne dei forti”), riemerga dalle sabbie mobili in cui rischia di sprofondare.

3° CLASSIFICATOPierpaolo Piro classe III A

Istituto Comprensivo “P. Leonetti Senior “ - Schiavonea

GIUDIZIOIl lavoro vive di un sogno e delinea con entusiasmo una città ideale, una specie di sopramondo intangi-bile ai drammi e alle ferite della quotidianità, un universo-città in cui si tacitano i rapporti con la realtà e ci si solleva dal precario, dal volgare, dall’odio, dal male. E’ il sogno di un adolescente, ma chi ha detto che talora i sogni non possono diventare realtà? Che il fragile tessuto delle illusioni deb-ba per forza sgualcirsi domani?

Giuria composta da : PROF. GIU-SEPPE DE ROSIS - PROF. TOM-MASO MINGRONE – PROF.SSA VALERIA PAPPALARDO.

NOTA:E’ pubblicato il testo del 1° clas-sifi cato e solo citati gli autori 2° e 3° classifi cato ed i giudizi espressi dalla giuria.

Il 16 aprile 2009 si è tenuto a Catanzaro presso il Tribuna-le per i Minorenni di Catanzaro l’incontro sul tema “Marginalità e discriminazioni ;l’autorevo-lezza dell’osservazione”, or-ganizzato per la formazione e l’aggiornamento degli operatori minorili che a vario titolo eser-citano attività socio-educative nel campo dell’adolescenza, del disagio, della deviazione nei di-stretti della Corte d’Appello di Catanzaro e Reggio Calabria .

L’argomento era di tutto ri-spetto ed ha attirato un pubblico numeroso che con partecipazio-ne, compostezza e interesse ha ascoltato ciò che veniva spiega-to dai relatori.

Precisamente il relatore Pro-fessore Charlie Barnao ha par-lato dell’osservazione parteci-pata che è un metodo usato in origine dagli antropologi per conoscere altre culture ma che si è rivelato anche in sociologia uno strumento di indagini e di conoscenze. In questo meto-do l’osservatore diventa a sua volta attore e spogliandosi dei pregiudizi, riesce a far parte ed a capire quindi bene il contesto da osservare.

In questo modo si riesce a mettersi nei panni dell’altro ed ad andare verso l’altro. Que-sto tipo di ascolto partecipato è stato apprezzato anche dalla dott.ssa Tina De Rosis, presen-te come tecnico, che ha portato il suo contributo al convegno, spiegando come lavorando in rete ed ascoltando le esigenze sia del disabile e sia dei suoi fa-miliari si riesce a programmare un intervento concreto che giova alla persona.

I problemi dell’emarginazio-ne e della discriminazione delle persone ritenute diverse vanno risolti con l’ascolto e l’aiuto sen-za pregiudizio, ma con empatia e partecipazione, liberandosi dei luoghi comuni.

Per esempio, spesso si è por-tati a pensare che chi ha intrapre-so la vita da barbone l’abbia fat-to per scelta, ma nella maggior parte dei casi non è così, chi si trova in questa situazione spes-so in realtà non ha alternative, perché forse ha perso il lavoro o non può permettersi l’affi tto di una casa o perché ha altri proble-mi seri e diffi coltà indipendenti dalla propria volontà.

Sarebbe quindi importante e bello se tutti noi riuscissimo al-meno un po’ a stare più vicini al prossimo e ad essere più aper-ti al confronto abbandonando i propri pregiudizi.

MARIAROSA NOVELLIS

Marginalità e discriminazione,l’autorevolezza

dell’osservazione

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8pag

culturale ha tragicamente assunto le caratteristiche d’uso di una sostanza d’abuso capace di determinare pe-santi problemi di natura sanitaria, sociale e di ordine pubblico, inci-dendo negativamente sulla salute e sulla qualità di vita di molti cittadini e sulla loro sicurezza: pensiamo ad atti di violenza o criminosi alcol-correlati e agli incidenti stradali.

Sono 1 milione e 500mila i gio-vani, tra gli 11 e i 24 anni, a rischio alcol in Italia. Tra gli 11 ed i 18 anni sono a rischio il 22,4% dei ragazzi e il 13% delle ragazze ha uno stile di consumo dannoso e a rischio per l’ alcol. Attualmente sono circa 61.000 gli alcol dipendenti in cura presso i servizi del Servizio Sanitario . L’al-col alla guida rappresenta la prima causa di decesso tra i giovani anche in Italia (circa 2800/anno).

E’ accertato e comunemente noto che il consumo di alcol è un impor-tante fattore di rischio associato agli incidenti stradali. Le prime evidenze sulla relazione tra assunzione di al-col e rischio di incidenti stradali nei conducenti di autoveicoli risalgono agli anni ’60 quando si dimostrò che i soggetti che guidavano sotto l’in-fl uenza dell’alcol avevano un rischio maggiore di restare coinvolti in un incidente stradale rispetto ai sog-getti sobri. La conferma di questa associazione, ottenuta tramite studi scientifi ci successivi, ha portato di-versi Paesi all’emanazione di norme per il controllo dell’alcolemia nei conducenti ed alla defi nizione di tas-so alcolemico massimo consentito durante la guida. Tale misura rappre-senta un buon indicatore del rischio alcol correlato: è stato dimostrato infatti che la possibilità di essere coinvolti in un incidente stradale cresce all’aumentare del tasso alco-

ANNA DI NOIA

Giovani alcol e guida

lico nel sangue, pertanto anche chi guida dopo aver assunto una quan-tità minima di alcol è maggiormente esposta a rischio di incidente strada-le rispetto a chi non ha bevuto.

In Europa già nel 2000 venivano attribuiti all’alcol il 45% degli inci-denti stradali, mentre in Italia nello stesso anno vi furono oltre 3000 vit-time.

Gli incidenti stradali rappresen-tano la prima causa di morte per i giovani di età compresa tra i 15 ed i 35 anni. Il numero degli incidenti del venerdì e sabato notte è raddop-piato negli ultimi 15 anni, più del 60 % delle persone coinvolte ha meno di 30 anni e più del 90% è di sesso maschile.

Si stima che il 40% delle morti in incidenti stradali sia collegato al-

l’alcol. Vengono attribuiti al consumo di

alcol in Italia più del 50% dei casi di invalidità permanente successivi ad incidente stradale.

L’abitudine a guidare dopo aver bevuto è particolarmente frequente nei maschi, nei giovani al di sotto di 30 anni, nei soggetti che fanno un la-voro manuale, nei soggetti con bassa scolarità. Il rischio di essere coinvol-to in un incidente è stato calcolato per un adolescente cinque volte e nei soggetti di età compresa tra i 20 ed i 29 anni tre volte superiore a quello degli ultratrentenni. I giovani sono particolarmente esposti al rischio di incidente stradale alcol-correlato sia a causa dell’inesperienza alla guida, a parità di tasso alcolico, sia per il modello di assunzione di alcolici:

sono i giovani soprattutto forti be-vitori occasionali e, quel che è più grave, questo stile nel bere, è con-siderato da loro “nella norma”. Tra i giovani sono soprattutto gli ado-lescenti maschi a rimanere vittima di incidenti stradali alcol- correlati, probabilmente perché più disposti rispetto alle ragazze ad assumere comportamenti a rischio.

Su questo argomento di grande interesse socio-sanitario il 3 aprile si è tenuto nel centro di Eccellenza di Corigliano il Corso di Forma-zione di I livello su Alcol e Guida promosso dal Servizio per le Tossi-codipendenze di Corigliano Cal. e dall’Unità Alcologica di Cosenza rivolto agli istruttori di scuole guida ed alle forze dell’ordine presenti sul nostro territorio.

Il Corso fa parte del Piano Azione Alcol Provinciale, il Progetto Pro-vinciale di prevenzione delle pato-logie e problemi alcol correlati che prevede diversi ambiti di intervento: Alcol e Scuola, Alcol e Ospedale, Alcol e Guida.

Esso si inquadra negli obiettivi indicati dalla Organizzazione Mon-diale della Sanità, dalla Comunità Europea, dal Piano Nazionale Alcol e Salute, dal Programma Nazionale “Guadagnare Salute” basato sulla Strategia Europea per la prevenzio-ne ed il controllo delle malattie cro-niche, dalla legge 30 marzo 2001, n. 125 “Legge quadro in materia di al-col e di problemi alcolcorrelati”, dal Decreto 30 luglio 2008 “Disposizio-ni urgenti modifi cative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione”.

Tali produzioni normative e gli effetti da esse derivanti sono corre-lati alle trasformazioni del contesto sociale. Il Piano Azione Alcol Pro-vinciale si propone come strumento adeguato di programmazione per la prevenzione, ricerca ed intervento sui problemi e patologie alcol cor-relate su tutto il territorio dell’ASP di Cosenza. Per la signifi cativa ne-gativa incidenza dell’alcol in termi-ni di salute e qualità di vita anche nel nostro territorio, il Servizio per le Tossicodipendenze di Corigliano Cal. ha ritenuto necessario fare pro-pria questa iniziativa quanto mai attuale ed opportuna, visti gli ormai quotidiani e non più solo del “saba-to” sera disastri prodotti dalla guida in stato di ebbrezza per promuovere migliori livelli di attenzione orienta-ti specifi camente verso la riduzione del rischio di incidenti stradali attra-verso l’astensione dall’uso di bevan-de alcoliche da parte del guidatore.

Il corso tenuto a Corigliano è sta-to il primo ad essere realizzato nel mese di Aprile, il mese della preven-zione alcologica.

Non è diffi cile e non costa niente: ba-sta la tua fi rma e informare chi ti fa la

dichiarazione dei redditi Finanzia il tuo territorio, Finanzia te

SOSTIENI l’associazione mondiversiSostieni il Centro di Eccellenza a cui saranno destinati i fondi raccoltiLa Legge n. 266/2005 introduce la possibilità di destinare una quota pari al 5‰ dell’IRPEF a determinate associazioni ed enti. In particolare è previsto che detta quota possa essere destinata al sostegno e al fi nanziamento delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale ONLUS tra le quali è registrata l’Associazione Mondiversi. Ed è possibile scegliere diretta-mente uno specifi co benefi ciario, il contribuente può indicare il codice fi scale del soggetto cui intende destinare direttamente la quota del 5‰ attraverso l’apposita scheda contenuta nei seguenti modelli:• 730/2009• UNICO 2009• CUD 2009 (per i soggetti esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi)

La procedura è semplice! Basta apporre la propria fi rma nel primo riquadro a sinistra ed indicare, nello spazio sottostan-te, il codice fi scale del soggetto benefi ciario (per l’Associa-zione mondiversi 97011930787)

9 7 0 1 1 9 3 0 7 8 7

5Xmille