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La Jacaranda 2015

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Benvenuti alla Jacaranda!

Ci auguriamo che il vostro soggiorno presso di noi vi fac-cia sentire quanto più è possibile “come a casa vostra”!

Troverete qui alcune informazioni pratiche che facilite-ranno e renderanno più serena la vostra vacanza in lo-canda. Serviamo la colazione, tempo permettendo, in giardino dalle otto in avanti; non poniamo limiti alla vo-stra eventuale voglia di qualche ora di sonno in più: fa-rete comunque colazione al vostro risveglio.

Vi preghiamo, comunque, di lasciare libera la camera dalle 10.30 alle 12 per permetterci di rassettarla e pulir-la.

Il giorno della partenza, la camera dovrà essere liberata entro le 10.30, salvo eventuali accordi.

La cena sarà servita alle 20.30, di norma e tempo per-mettendo in giardino; faremo il possibile per tenere lon-tane le zanzare; in giardino troverete comunque pro-dotti “allontana-zanzare” (autan e simili).

I clienti in formula B&B che volessero usufruire della ce-na in locanda dovranno comunicarcelo la mattina a cola-zione.

La nostra cena si compone di norma di antipasto, primo piatto, pietanza con contorno, frutta o dolce; le bevande (acqua naturale o gassata, vino, caffè e digestivo) sono comprese.

Il menù varia tutti i giorni (una sera con piatti “di terra” e la successiva con piatti “di mare”); se avete problemi particolari con alcuni alimenti (allergie o intolleranze) siete pregati di informarcene all’arrivo.

Nella saletta ristorante troverete un mobile frigo e con-gelatore: sia la parte frigo che il congelatore sono divisi in 6 settori, uno per ogni camera: potete utilizzarlo tran-quillamente rispettando il vostro spazio ed avendo ri-guardo nei confronti degli altri ospiti che lo utilizzeran-no; vi preghiamo anche di liberarlo prima della partenza.

Abbiamo allestito uno spazio stenditoio per i vostri teli mare ed eventuali vostri capi d’abbigliamento; nella stesso spazio è a vostra disposizione una lavatrice (se avete “nostalgia” di casa, chiedeteci il detersivo!) ed un lavatoio con doccetta che vi invitiamo ad utilizzare per sciacquare i costumi e le scarpe da spiaggia liberandoli dalla sabbia.

Sul banco della reception è collocato un campanello (il “chiamandrea”!) che potete utilizzare per rintracciarci in qualsiasi momento e per ogni necessità.

In reception è a vostra disposizione il personal computer con collegamento ad internet; se possedete un portatile o uno smartphone potrete collegarvi a internet utilizzan-do free la nostra rete.

Vi invitiamo anche ad usufruire liberamente della nostra biblioteca, specializzata con volumi sulla Sardegna e nar-rativa di scrittori sardi.

E’ superfluo aggiungere che siamo a vostra completa di-sposizione per suggerirvi itinerari, possibilità di escur-sioni, ed ogni altra informazione utile sui servizi, i locali commerciali e quant’altro possa esservi necessario. Tro-verete comunque qui di seguito alcuni suggerimenti, in-formazioni ed “istruzioni per l’uso” di Sant’Antioco e del Sulcis.

Buona Vacanza!!

Martina Chiara Andrea

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DA VEDERE E DA FARE

A SANT’ANTIOCO

Consigliamo sicuramente la visita al Museo Archeologico (raggiungibile in auto percorrendo il lungomare in direzio-ne Calasetta e seguendo le indicazioni); dal Museo parto-no le visite guidate al Tophet, al Forte Sabaudo, al Villag-gio Ipogeico ed al Museo Etnografico. Suggeriamo anche la suggestiva visita alla Basilica di Sant’Antioco ed alle ca-tacombe sotto la Chiesa ed all’interessante Museo del Bisso.

Dal porticciolo turistico sul lungomare partono ogni gior-no le escursioni sui barconi della pesca-turismo oppure su un veliero che fa rotta verso Carloforte e le coste meridio-nali della Sardegna (una intera giornata in barca, con pranzo a bordo).

A Sant’Antioco ci sono tre banche tutte con bancomat (due in piazza Umberto; la terza in piazza Italia), tre distri-butori di carburanti (Esso, prima del ponte di accesso all’i-sola, Agip sulla via Nazionale, Q8 nel Lungomare), cinque Supermercati (CONAD e EUROSPIN nella Via Rinascita, LIDL nella via Matteotti, CONAD City nel Lungomare, SU-PERPAN nella via Nazionale),un parco giochi per bambini e campi da tennis (giardini del Lungomare).

Potrete comprare il tonno ed altre specialità di mare da SALIS nel Lungomare e da FOIS in Via Cavour.

Tutti i MARTEDI’ nel piazzale Pertini (nei pressi del Lungo-mare) si svolge il MERCATINO SETTIMANALE.

Il panificio CALABRO’, sulla sinistra all’inizio del viale albe-rato (il Corso) di fronte al Municipio, prepara squisiti dolci sardi tipici (chiedete le “pardulas”!!), ottime focaccie e lo speciale PANI CUN TAMMATIGA (pane con pomodoro): imperdibile!!

E’ infine d’obbligo la visita all’enoteca della Cantina Socia-le, con possibilità di degustazione del Carignano del Sulcis e del Vermentino.

Buona Vacanza!!

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① Portixeddu: la località si trova vicino a Maladroxia, posizione est, sabbia fine, grigia, fondale basso. E’ una spiaggia piccolina, delimita-ta sui due lati da scogli e cinta da arbusti. Ideale per le famiglie con bambini e generalmente poco affollata. Servizi: servizi assenti e par-cheggio poco ampio. Il parcheggio si trova sul ciglio della strada a destra; per arrivare a Portixeddu bisogna percorrere un breve sen-tiero ripido ma agevole.

② Maladroxia: posizione sud orientale dell’isola, sabbia grigia chia-ra a grana fine, con scogli e fondale basso. Il nome Maladroxia deri-va dalla presenza di una sorgente termale clorurata-alcalina, cono-sciuta già in epoca romana. La spiaggia è dominata dal nuraghe S’Ega de Marteddu, la fitta vegetazione arriva fino all’acqua cristallina del mare, popolato da diversi pesci che si vedono nei pressi degli scogli. Servizi: bar, ristoranti, ampio parcheggio, molto affollata, adatta ai bambini, noleggio patini e ombrelloni, ideale per chi pratica wind-surf.

③ Coaquaddus: si trova a sud-est, sabbia a tratti grossolana con presenza di conchiglie, il colore oscilla tra il bianco e il grigio, il fon-dale è basso. Il mare è limpido e trasparente, il suo colore turchese costituisce una forte attrattiva per appassionati di pesca subacquea. Il nome significa “coda di cavallo”, l’immagine è richiamata dalla for-ma sinuosa della costa, un arenile diviso da scogli. La spiaggia è am-pia e ben attrezzata, adatta a famiglie con bambini. Servizi: spiaggia molto affollata, sono presenti dei bar, ampio parcheggio, noleggio patini e ombrelloni, accessibile ai portatori di handicap, area cam-per, ideale per chi pratica windsurf e attività subacquee.

④ Spiaggia di Turri: si trova nella località di torre Cannai, posizione sud-est, la spiaggia è composta da sabbia a grana grossa e scogli, color grigiastro, fondale basso. La larghezza della spiaggia è soggetta alle correnti e può cambiare dimensione di anno in anno, si trova alla base dell’antica torre di avvistamento di Cannai, dalla quale si può ammirare uno splendido panorama marino e si possono vedere perfino gli scogli della Vacca e del Vitello. A sud si susseguono delle altre spiaggette poco affollate, raggiungibili a nuoto o attraverso sen-tieri che si aprono nella fitta vegetazione. Servizi: spiaggia non molto affollata, adatta a chi ama le attività subacquee, carenza di servizi, parcheggio ridotto.

⑤ Capo Sperone: si trova nell’estremo sud dell’isola, la spiaggia è un misto tra ghiaia, rocce e scogliere, il fondale è profondo. Sono i colori a caratterizzare la località, il blu intenso del mare si fonde con il verde della vegetazione rigogliosa che copre perfino le rocce. La pineta di peonia rosa si estende su tutto il promontorio, punto stra-tegico per l’osservazione degli isolotti della Vacca, Vitello e Toro. Nelle giornate più limpide si scorgono le coste africane, in passato, durante la seconda guerra mondiale, il promontorio era un impor-tante punto d’osservazione. Servizi: spiaggia non molto affollata, adatta a chi ama le attività subacquee.

⑥Cala Sapone: si trova ad ovest, sabbia a grana grossa mista a conchiglie e frammenti corallini, la spiaggia è cinta da piccoli scogli e scogliere. Questa caletta è una delle più popolari dell’isola, partico-lare per i suoi scogli piatti, un vero e proprio spettacolo della natura, ideale per la balneazione dei bambini, la dove l’acqua è bassa. Un paradiso per gli appassionati di subacquea e pesca. Nei pressi un isolotto, al quale si accede dalla stessa caletta. Sulla strada si trova un chiosco. Servizi: diversi servizi, adatto a chi ama le attività subac-quee, noleggio patini e ombrelloni, bar e chiosco, parcheggio ri-dotto, mediamente frequentato.

⑦ Cala Lunga: si trova tra il comune di Sant’Antioco e Calasetta, la caletta è esposta ad occidente e racchiusa tra due scogliere. La sab-bia grossolana mista a conchiglie, tende ad un colore rosaceo, fon-dale basso nei pressi della riva. La spiaggia incastonata in un’insena-tura, è il luogo ideale per le famiglie per i fondali bassi e perché ripa-rata dalle mareggiate. Lungo la scogliera che la circonda si possono effettuare delle escursioni subacquee. Servizi: ideale per le attività subacquee, ampio parcheggio.

⑧ Spiaggia Grande: si trova nel comune di Calasetta, la sabbia è grigia chiara a grana fine, posizione nord-ovest. La spiaggia si trova in una baia contornata da ginepri secolari, rocce granitiche e tufa-cee, i colori del mare che la bagnano sono fantastici. Si estende per circa un km, è lo spot ideale per praticare windsurf grazie ai forti venti occidentali. Servizi: molto frequentata, ci sono diverse struttu-re ricettive, il parcheggio è ampio, accessibile ai portatori di handi-cap, possibile noleggio ombrelloni e patini, ideale anche per famiglie con bambini. Come arrivare: da Calasetta procedere verso sud, ci vogliono circa 4km in direzione del Hotel Stella del Sud.

⑨ Le Saline: si trova nel comune di Calasetta, sempre isola di Sant’Antioco. La sabbia è grigia chiara, grana fine, riflessi rosa, fon-dale basso. E’ una spiaggia di circa 600 metri, ideale per le famiglie con bambini perché la punta omonima la protegge dai venti occi-dentali. La rigogliosa vegetazione che ha ricoperto le dune antistan-ti, separa la spiaggia dallo stagno salmastro che in alcuni periodi dell’anno è popolato da fenicotteri rosa e cavalieri d’Italia. Servizi: molto frequentata, ci sono diverse strutture ricettive, il parcheggio è ampio, noleggio patini e ombrelloni, ideale per chi pratica subac-quea e windsurf. Come arrivare: da Calasetta procedere verso sud per circa 2,5 km. Parcheggiare e percorrere a piedi il sentiero tra le dune.

⑩ Sottotorre: si trova nel comune di Calasetta, posizione nord-ovest, sabbia bianca, fondali bassi. L’antica torre di avvistamento sabauda domina la spiaggia che si estende per circa 300 metri e si trova in paese. Calasetta è stata fondata nel 1770 da alcuni coloni piemontesi e genovesi, provenienti dall’isola tunisina di Tabarka, presenta una disposizione architettonica a scacchiera. Anche su que-sta spiaggia, sono i colori a far da padroni: il bianco della sabbia, il verde della vegetazione e l’azzurro del mare. Servizi: ampio par-cheggio, noleggio ombrelloni e patini, molto frequentata, accessibile ai portatori di handicap. Come arrivare: da Sant’Antioco seguire le indicazioni per Calasetta, la spiaggia si trova in paese.

LE SPIAGGE DELL’ISOLA

Le spiagge sono tutte sabbiose e con fondo che degrada dolcemente; quelle sottolineate sono servite di punti di ristoro, nolo ombrelloni, ecc. Quelle di Sant’Antioco, rivolte a EST-SUD EST, sono esposte ai venti meridio-

nali (scirocco e levante); quelle di Calasetta, rivolte a NORD-NORD OVEST, sono invece esposte al Maestrale. A seconda del vento, giorno per giorno, potrete scegliere la spiaggia meno soggetta a vento e moto ondoso.

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ALTRE CALE E INSENATURE

SOLO ROCCIOSE

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Alcuni monumenti da vedere a Sant’Antioco

Basilica di S.Antioco Martire

La Basilica di S.Antioco Martire, sorta sulla tomba del Santo, è uno dei mo-

numenti più antichi dell’intera regione. Prima sede vescovile della Diocesi

Sulcitana Iglesiente, fu eretta intorno al V sec., con pianta quadrifida a cro-

ce greca, presbiterio rivolto ad Est ed un probabile corpo cupolato poi rivi-

sto ed arricchito di elementi architettonici. Nel XII sec. la chiesa di

S.Antioco subì degli ampliamenti che ne mutarono la struttura fino a ren-

dere irriconoscibile l’originaria costruzione altomedievale. Ascrivibili a

questa data sono: l’inserimento delle navate laterali e l’allungamento della

navata centrale, con il conseguente abbandono della croce greca; la co-

struzione dell’abside maggiore e della cappella a Nord; una totale coper-

tura delle pareti con intonaci ed affreschi di scarsa rilevanza artistica,

sottratti alle mura solamente nel 1966. E’ ammissibile che la pavimenta-

zione bizantina, presumibilmente musiva, sia andata rovinata e poi perdu-

ta a partire da suddetto secolo. I lavori di ampliamento non terminarono

nel 1100, ma si deve giungere al XVIII sec. per vedere un ulteriore prolun-

gamento delle navate e la creazione di una facciata in stile provinciale tar-

do barocco. Dopo l’intervento di ripristino del ’66, un’ultima considerevo-

le scoperta all’interno della Basilica consiste nel ritrovamento di una fonte

battesimale quadrata in pietra e di quattro sarcofagi, rinvenuti privi di

qualsiasi materiale, in una campata della navata laterale: un primo studio

suppose l’esistenza, in un periodo paleocristiano, di un luogo battisteriale

esterno al Martyrium del V sec., caduto in disuso forse in epoca vittoriana.

Buona Vacanza!!

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Catacombe

di S.Antioco Martire

Tra le prime testimonianze della cristianità in Sardegna fanno certamente parte le Ca-

tacombe di S.Antioco, sviluppatesi a partire dal III sec. intorno al la Cripta dell’omoni-

mo Santo, patrono dell’Isola. Con riadattamento di cinque camere ipogeiche, facenti

parte della vasta area della Necropoli punica risalente al VI sec. a.C. (alcuni di questi

ambienti sono ancora apprezzabili nella loro completezza e struttura originaria con la

stessa visita alle Catacombe), la comunità cristiana di Sulci (nome fenicio punico dell’I-

sola Antiochense), creò un vero e proprio cimitero collettivo per gli aderenti alla fede

professata fino alla morte dal “seguace di Cristo” Antioco. Quest’ultimo, “medico dei

corpi e delle anime” originario della Mauritania (in periodo romano tutto il settentrio-

ne africano), sarebbe stato deportato, a cavallo tra il I e II sec. d.C., come schiavo, ri-

belle alle leggi pagane dell’Impero, nell’Isola Sulcitana; in questa terra, con la sua in-

cessante predicazione, avrebbe fondato la prima comunità cristiana della zona. Dopo

la morte del martire, fissata dalla tradizione nel 127, il suo corpo venne de deposto nel

sarcofago – altare oggi all’ingresso delle Catacombe, e ivi conservato sino al 18 marzo

1615: durante tale periodo la Cripta manterrà la primitiva funzione di area culturale.

Anche se in condizioni di progressivo disfacimento, le Catacombe di Sant’Antioco con-

servano tutt’oggi elementi molto importanti, tali da far risaltare il luogo a capo di tutti

i complessi cimiteriali della Sardegna. Vanno a proposito ricordate le pitture murali,

pregevoli seppure nella loro frammentarietà: la figura del “Buon Pastore”, rappresen-

tazione di Gesù nel ruolo di guida e maestro; una iscrizione funeraria che suonava “IN

PACE VIBAS “, oggi decifrabili nelle ultime lettere; ed ancora raffigurazioni animali e

floreali, tipiche della iconografia cristiana. Tali pitture interessano sostanzialmente le

tombe cosiddette ad arcosolio, le più importanti e caratteristiche sepolture di questo

complesso, che prendono il nome della forma appunto ad arco. Non di minore impor-

tanza la tomba a baldacchino costruita nella camera dove la tradizione vede spirare

S.Antioco. E poi le diverse sepolture sotterranee, i loculi e le sovrapposizioni in cassoni

d’arenaria, che contribuirono, già in periodo paleocristiano, alla distruzione degli

affreschi.

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Villaggio ipogeo

Unica nel suo genere, l’area è costituita da una parte dell’antica necropoli punica di

Sulky e raggruppa numerose tombe ipogee scavate nel tufo tra il VI ed il III secolo a.

C., riutilizzate da famiglie molto povere dalla seconda metà del XVIII sec. come abita-

zioni. In seguito al ritrovamento delle spoglie di Sant’Antioco sotto la Basilica a lui de-

dicata, avvenuto nel 1615, il Vescovo tentò di porre fine al lungo abbandono dell’isola

dovuto alle continue incursioni dei pirati barbareschi. Così, richiamati dalle concessio-

ni di terreni promesse dalla chiesa, furono numerose le famiglie che iniziarono una

nuova vita nell’isola, seguiti da tantissime altre che pur non ottenendo niente in cam-

bio del loro coraggioso ritorno si adattarono a questa vita fatta di miseria, povertà ed

emarginazione. Nei primi decenni sicuramente si tentò un adattamento provvisorio

che si trasformò poi in stabile nella zona conosciuta con il nome di Sa arruga de is

gruttas (la strada delle grotte).

Numerosissime le famiglie che vissero qui sino agli inizi degli anni ’70. Dediti da sem-

pre alla raccolta di tutto ciò che la natura offre spontaneamente si recavano in campa-

gna a raccogliere funghi, cardi, carciofini selvatici, legna, e in laguna per la raccolta di

bocconi, arselle ed quant’altro barattando questi prodotti in cambio di beni di prima

necessità. I gruttaius (abitanti delle grotte), questo l’appellativo che li distingueva dagli

altri abitanti di Sant’Antioco, si occupavano nel mese di maggio della raccolta delle

foglie di palma nana che, fatte essiccare durante l’estate, venivano poi intrecciate abil-

mente. Da questa umile pianta potevano confezionare scope, borse, cordami, crine

per le imbottiture; ancora oggi sono numerosi gli anziani che si occupano della produ-

zione di questi manufatti intrecciati.

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Museo Archeologico

In un nuovo recentissimo allestimento, il Museo Archeologico Barreca di

Sant’Antioco mostra un’ampia sezione di materiali rinvenuti durante le varie

campagne di scavo tenutesi nella nostra isola e pertinenti ad un periodo che va

dai primi insediamenti neolitici (III millennio a. C.) alle fasi tarde della romaniz-

zazione. Il percorso inizia con un tabellone cronologico generale che riporta le

successioni culturali della Sardegna antica e prosegue con un’illustrazione dei

numerosi materiali litici utilizzati nel Neolitico recente (cultura di Ozieri). Le fasi

successive della cultura nuragica hanno invece una presentazione minima, data

la scarsità delle indagini archeologiche verificatesi in questo campo. La mostra

prosegue con le testimonianze del più antico centro fenicio finora rinvenuto in

Sardegna, che è da individuarsi proprio in Sulky (antica Sant’Antioco) fondata

intorno alla metà dell’VIII sec. a. C. La fase punica è illustrata sia dai materiali

provenienti dal tofet sia dai corredi funerari provenienti dalla grande necropoli

ipogea del colle di Is Pirixeddus. Numerose vetrine ospitano un ricco campiona-

rio di oggetti ritrovati nelle tombe a camera puniche scavate nel tufo. Sulky, nel

III sec. a. C., entra a far parte del dominio di Roma col nome di Sulci; questa fa-

se è documentata da corredi funerari composti prevalentemente da ceramica

d’uso comune. In conclusione, un settore dell’esposizione è dedicato al tofet,

per la cui illustrazione è stato ricostruito un angolo in cui su piani artificiali di

terra, sabbia e pietre sono state collocate una parte delle migliaia di urne, che

contenevano le ceneri di bambini e animali, e stele raffiguranti rappresentazioni

divine simboliche, antropomorfe o animali da attribuire al rito che si svolgeva in

tale area. A settembre 2009, grazie all’opera del Ministero dei Beni e delle Atti-

vità Culturali e ai Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, è stato ricontestualiz-

zato un prezioso e originale bronzetto nuragico l’“Arciere”, rinvenuto presso il

prestigioso Museo di Cleveland, e oggi in mostra permanente presso il Museo

Archeologico F. Barreca.

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Museo Etnografico

Il Museo etnografico di Sant’Antioco, inaugurato nel luglio del 1996 è ubicato

lungo via Necropoli, distante pochi metri dal Villaggio Ipogeo. La struttura re-

staurata di recente faceva parte di un antico magazzino utilizzato per la vinifica-

zione ed è composto da un’ampia sala e da un cortile porticato dialettalmente

chiamato lolla. Al suo interno sono esposti attrezzi utilizzati sino agli anni ’50

per svolgere i vari mestieri praticati nell’isola di Sant’Antioco. La prima sezione

espone tutti i processi e gli utensili legati alla panificazione, dal prodotto princi-

pale grano ai prodotti ottenuti grazie alla sua macinazione: farina, semola e cru-

sca, e ai successivi alimenti creati dalle mani sapienti delle massaie quali pani

coccoi, focacce ed anche i tradizionali ‘coccois de su santu’. L’esposizione pro-

segue con gli attrezzi utilizzati per la coltivazione della vite, per ottenere il vino

intenso il Carignano ancor oggi richiestissimo dai più esperti intenditori. Ecce-

zionale poi il settore dedicato alla storia di un’importantissima scuola di tessitu-

ra attiva sino alla fine degli anni ’30, in cui le allieve seguite dal maestro Italo

Diana, apprendevano l’arte della filatura e tessitura del Bisso, introdotta nell’i-

sola dagli antichi fenici. La sezione espone gli attrezzi quali pettini e piccoli fusi

con i quali dalla secrezione della pinna nobilis, il più grosso bivalve del mediter-

raneo, conosciuto comunemente col nome naccara. Le espertissime mani delle

filatrici ottenevano un filo di seta color oro utilizzato per confezionare manu-

fatti oggi di inestimabile valore, in particolare ricami per abiti di personaggi illu-

stri. Grande attenzione desta l’esposizione di una cravatta degli anni trenta. L’e-

sposizione interna si conclude con la parte dedicata alla raccolta e all’intreccio

delle foglie di palma nana grazie alla quale le famiglie più povere del paese, in

particolare coloro che vivevano nel rione delle grotte, hanno ottenuto un so-

stentamento economico in mancanza di un vero e proprio mestiere. Con le fo-

glie essiccate confezionavano scope, borse, cordami, crine per imbottiture ed

altri manufatti. La parte esterna si conclude con gli attrezzi indispensabili per la

vinificazione come tini, botti ed altro.

Page 11: La Jacaranda 2015

Torre Canai

Nella parte meridionale dell’isola di Sant’Antioco in località Turri, sorge una tor-

re di avvistamento che venne realizzata sotto il governo del conte Lorenzo Bogi-

no. Egli infatti riordinò l’amministrazione delle torri litoranee erette sotto la do-

minazione spagnola del re Filippo II. Già parecchio tempo prima i cittadini di

Iglesias, interessati a coltivare terre nell’isola di Sant’Antioco, avevano rivolto

una supplica al re di Sardegna, nella quale offrivano il proprio aiuto per la co-

struzione di torri nell’isola. Carlo Emanuele III, per questo, diede ordine al vice-

ré Cacherano di Bricherasio di predisporre la costruzione delle due torri già pro-

gettate nell’isola. Nel 1757 fu costruita la torre progettata dall’ingegnere milita-

re Vallin; essa sorge sul capo su moru, promontorio meridionale dell’isola di

Sant’Antioco, oggi chiamato Turri. In questo tratto di mare erano solite ancorar-

si le flottiglie turche, fino ai primi decenni dell’Ottocento. La Torre svolse un’im-

portante opera di avvistamento e comunicazione di notizie ai reparti militari

preposti alla difesa dell’isola di Sant’Antioco durante il tentativo di invasione

francese del 1793 ed in occasione delle ultime due incursioni tunisine del 1812

e del 1815 nell’isola. La torre di Canai restò attiva fino al 1815. Il tempi recenti

la torre è stata utilizzata come residenza turistica da un privato che, a tal fine,

l’ha rimaneggiata in modo discutibile. Solo dal 1994 è stata finalmente restitui-

ta alla fruizione collettiva dall’associazione Italia Nostra che, dopo averla otte-

nuta in concessione, ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione

con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Am-

biente. Al suo interno è visitabile una mostra fotografica e cartografica sugli

aspetti culturali e naturalistici dell’isola di Sant’Antioco con una sezione dedica-

ta alle vicende storiche della Torre. Dalla Piazza d’Armi si può inoltre apprezzare

un incomparabile panorama del golfo di Palmas.

Page 12: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

ESCURSIONE ALL’ISOLA

DI SAN PIETRO E CARLOFORTE

Dal porto di Calasetta ( 9 Km. Da Sant’Antioco ) partono i traghetti della

SAREMAR e della DECOLMAR per l’isola di San Pietro; la traversata dura

circa 20 minuti. E’ consigliabile portare l’auto per poter visitare le princi-

pali spiagge e località dell’isola. La cittadina di Carloforte posta diretta-

mente sul porto di arrivo è molto caratteristica, con parecchi piccoli ne-

gozi di souvenir ed oggetti di artigianato; da non perdere un assaggio

della tipica FIGASSA (pizza bianca) e/o della FAINE’ (pizza di farinata di

ceci).

Le principali spiagge sabbiose dell’isola sono quella di BOBBA e quella

de LA CALETTA (Spalmatore); ma è interessante affacciarsi sul golfo di

Mezzaluna e Le Colonne, raggiungere la località CAPO SANDALO e la vici-

na insenatura di CALA FICO.

Chiedeteci gli orari precisi di partenza e rientro dei traghetti

(orientativamente alle 9, 10.30, 12 del mattino per la partenza, ed alle

18, 19.30, 20. 15 per il rientro) .

Page 13: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

ESCURSIONE A

MASUA – PORTO FLAVIA

CALA DOMESTICA E BUGGERRU

TEMPIO DI ANTAS – IGLESIAS

Da SANT’ANTIOCO verso IGLESIAS; Svoltare dopo GONNESA per “NEBIDA

-BUGGERRU”; attraversare NEBIDA e svoltare a sinistra per MASUA

Spiaggia di MASUA – Pan di Zucchero e galleria di PORTO FLAVIA (orario

visite a Porto Flavia:10,30–12); durata della visita h. 1,5

Rientrare sulla statale e proseguire per Buggerru; prima di Buggerru

svoltare a sinistra per la spiaggia di CALA DOMESTICA

Rientrare sulla statale e raggiungere Buggerru – Spiaggia di

Portixeddu (Buggerru)

Proseguire in direzione FLUMINIMAGGIORE, attraversarla e proseguire

per IGLESIAS; lungo la salita, svoltare a sinistra per TEMPIO DI ANTAS

(visite fino alle ore 18)

Rientrare sulla strada per Iglesias; Visita al centro storico di IGLESIAS –

Rientro a SANT’ANTIOCO

LUNGHEZZA PERCORSO:

CIRCA 120 KM.

(Sant’Antioco-Buggerru: Km. 40 Buggerru –Iglesias : km. 45 Iglesias –

Sant’Antioco: km. 35

Page 14: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

ESCURSIONE

AL VECCHIO BORGO DI TRATALIAS

E PORTOPINO

Uscire da Sant’Antioco direzione Carbonia; dopo circa 6 Km. Svoltare a

destra per Giba–Santadi e proseguire sempre dritti per Tratalias.

Visita alla Chiesa di Santa Maria di Mont Serrat (romanico-pisana del

1200) ed al vecchio borgo medioevale recuperato di Santa Maria di

Tratalias.

Da Tratalias a Giba, dove svolterete a destra direzione Teulada; attraver-

samento di Masainas e S.Anna Arresi (possibile visita della piazzetta con

il NURAGHE al centro del paese). Da S.Anna Arresi seguire le indicazioni

per Porto Pino.

All’arrivo a Porto Pino sulla sinistra individuare il viottolo con

l’indicazione LE DUNE.

Page 15: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

LA GRANDE MINIERA

DI SERBARIU

Uscire da Sant’Antioco direzione Carbonia; dopo circa 6 Km. Svoltare a

destra per Giba–Santadi e proseguire sempre dritti per Tratalias.

Visita alla Chiesa di Santa Maria di Mont Serrat (romanico-pisana del

1200) ed al vecchio borgo medioevale recuperato di Santa Maria di

Tratalias.

Da Tratalias a Giba, dove svolterete a destra direzione Teulada; attraver-

samento di Masainas e S.Anna Arresi (possibile visita della piazzetta con

il NURAGHE al centro del paese). Da S.Anna Arresi seguire le indicazioni

per Porto Pino.

All’arrivo a Porto Pino sulla sinistra individuare il viottolo con

l’indicazione LE DUNE.

Page 16: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

IL PARCO ARCHEOLOGICO E L’INSEDIAMENTO FENICIO E PUNICO DI MONTE SIRAI

Il pianoro di Monte Sirai, situato a 3 Km a nord di Carbonia e raggiungibi-

le agevolmente mediante strada asfaltata, fu abitato sin dalla prima me-

tà del III millennio a.C., ma deve la sua importanza alla presenza di un

insediamento fenicio e punico.

L’insediamento attualmente visibile fu fondato intorno al 750 a.C. dai Fe-

nici e conquistato nel VI sec. dai Cartaginesi, poi abitato insieme ai Sardi

fino al 110 a.C. circa, quando venne abbandonato.

Il Parco di Monte Sirai si presenta articolato in vari settori, che danno la

possibilità di visitare l’antica città secondo diversi percorsi: l'abitato, nel

quale si possono ancora ben distinguere i quartieri, le piazze, le case (di

notevole rilevanza sono la “casa Fantar” e la “Casa del lucernario di tal-

co”); le strutture religiose, con il tempio interno alla città e il tophet, san-

tuario riservato ai bambini morti in età perinatale; la necropoli fenicia

ad incinerazione, costituita da fosse scavate nella terra o nella roccia, e

la necropoli punica, che si compone di tredici tombe familiari a camera

scavate nel sottosuolo roccioso.

Page 17: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

LE GROTTE IS ZUDDAS – SANTADI

Situate presso Santadi costituiscono uno splendido scenario sotterraneo

creato dall’incessante azione dell’acqua.

Il rilievo del Monte Meana nel quale si sviluppa la cavità è costituito da

rocce dolomitiche risalenti a circa 530 milioni di anni. La grotta, ancora

in attività, consta di diverse sale ognuna delle quali si differenzia per la

particolarità delle concrezioni. Negli anni ‘60 la grotta venne utilizzata

come cava di marmo, poi nel 1971 grazie all’intervento dei ragazzi dello

Speleo Club Santadese si provvide alla chiusura ed al controllo della cavi-

tà. La grotta ha una temperatura costante di 16 gradi e l’umidità vicina al

100%.

Lungo il percorso turistico che si sviluppa per circa 500 m si possono am-

mirare stupende e talvolta imponenti concrezioni: dalle stalattiti alle sta-

lagmiti, passando per le colate e le cannule fino alle rare eccentriche di

aragonite. Queste ultime rappresentano la caratteristica principale delle

grotte. Le aragoniti si presentano sotto due forme distinte: le aragoniti

aciculari, che appaiono come grossi ciuffi di cristalli simili ad aghi, chia-

mate anche dagli speleologi “fiori di grotta”; e le spettacolari Aragoniti

eccentriche (la cui elevatissima concentrazione in un'unica sala rende le

grotte Is Zuddas uniche al mondo): formazioni filiformi che sviluppando-

si in ogni direzione senza essere influenzate dalla gravità assumono

spesso delle forme bizzarre.

SANTADI – distanza da Sant’Antioco: 25 Km.

Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00

Page 18: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

NECROPOLI DI MONTESSU

DOMUS DE JANAS (Le case delle Fate)

Nelle prime luci del mattino e all’imbrunire, nel silenzio della campagna,

proprio come racconta una antica favola sarda, sembra quasi di sentire

le fate che cantano, tessendo su telai d’oro: le piccole grotticelle che si

affacciano sull’anfiteatro naturale di Montessu, sono le loro magiche di-

more.

Se ne sono trovate ben quarantadue, scavate nella roccia trachitica, in

uno scenario naturale di una suggestione unica.

E’, questa, forse la più grande necropoli a “domus de janas” (case delle

fate) di tutta la Sardegna.

In questo maestoso sito, circa 5.000 anni orsono, il popolo di cacciatori e

di agricoltori che viveva nella pianura sottostante seppelliva i propri de-

funti.

Sono di particolare bellezza le numerose incisioni simboliche che decora-

no alcuni di questi piccoli antri, presentando ancora, a dispetto del tem-

po, tracce di ocra rossa, simbolo di sangue rigeneratore, a dimostrare la

speranza dei vivi di ottenere, sul riposo dei defunti, la protezione della

Dea Madre.

Tra tutte le grotte, spicca “Sa Cresiedda” (la chiesetta), con le sue colon-

ne risparmiate sulla roccia con abile perizia.

Religiosità, arte e magia si fondono in un insieme di sublime magneti-

smo, offrendo uno spettacolo indispensabile da vedere e difficile da di-

menticare.

VILLAPERUCCIO – distanza da Sant’Antioco: 25 Km.

Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00

Suggerimenti per la visita:

Si consiglia abbigliamento comodo, scarpe sportive o altre calzature per

escursione.

Page 19: La Jacaranda 2015

Le nostre proposte di escursione

SANTIOCO

GRUTTIACQUA - TOMBA DEI GIGANTI Circa 3.500 anni orsono i Nuragici, abitanti della Sardegna preistorica,

occuparono con i loro monumentali insediamenti anche l’isola di

Sant’Antioco, che già da allora poteva considerarsi quasi una penisola,

grazie ai lidi che dalla terraferma si protendevano versa di essa.

Molto vasta è la documentazione variamente pervenuta fino a

noi; a Sant’Antioco si possono contare oltre trenta nuraghi isolati, ma

sempre in vista l’uno con almeno un altro, ed almeno due grossi villaggi

situati in posizioni strategiche.

La collocazione dei nuraghi fa ritenere che anche qui, come del re-

sto in tutta la Sardegna, non solo di un sistema abitativo si tratti, ma an-

che di un efficace sistema di difesa.

A Gruttiacqua (la grotta dell’acqua) un poderoso nuraghe domina

una piccola e verdeggiante conca, sede di un importante luogo sacro: il

tempio a pozzo, legato al culto nuragico delle acque sorgive.

Poco distante, in località “Su niu de su crobu” (il nido delle cornac-

chie), si trova una sepoltura detta a “Tomba di Giganti” , così chiamata

per le sue dimensioni atte a contenere non le spoglie di un gigante, ma

una deposizione collettiva di almeno venti defunti; è collocata su un’am-

pia piattaforma rocciosa ed eretta con massi poliedrici di roccia vulcani-

ca, ad eterna memoria di un popolo che ha vissuto all’alba della storia.

Page 20: La Jacaranda 2015

Dal nostro blog http://jacarandiamo.blogspot.it/

Del mal di Sardegna e altri affari

Abbiamo avuto la gradita opportunità di ospitare a La Jacaranda, Claudia Zedda, nota web blogger e scrittrice cagliaritana.. Al suo rientro Claudia Zedda ci ha inviato questa nota che, con pubblichiamo con moltissimo piacere.

Nata a Cagliari e cresciuta nella bella città del sole, mi ha sempre affasci-nato l’idea che a pochi passi da casa, separato da un fine ponticello che attraversa una laguna brulicante di vita, ci sia un angolo di cielo, screziato di arancio e lichene, battuto dal vento, vivo di colori e mistero. Amo Sant’Antico, e per quanto non lo abbia mai detto, lei pure mi ama, già che tutte le volte che la visito mi strizza l’occhio ammiccante. L’ha fatto anche questo inizio di Maggio e pure se battuta da un vento impietoso, quello che solo le isole conoscono e amano, mi ha mostrato angoli di sé nascosti, belli di una bellezza audace, sincera, appagante, di quella che devi raccon-tare a tutti i costi.

La Jacaranda

Il proprietario l’ho conosciuto qualche anno fa in occasione della pubblica-zione di Creature Fantastiche in Sardegna. C’era in quel b&b qualcosa di intrigante che mi ha attirato fin da subito, sarà che adoro la Jacaranda, l’arbusto intendo, sarà che mi piace sempre conoscere, quando possibile, i miei lettori. Sarà quel che sarà l’occasione è saltata fuori proprio qualche settimana fa: Sant’Antioco era tutta intenta a festeggiare il suo Santo e io ho avuto modo di ritornare in quell’isola nell’isola che mi ha adottato, co-me una mamma dai fianchi larghi e dalle mani sporche di semola. Il b&b è bello come mi aspettavo, curato fin nei minimi dettagli, profumato di buo-no, e tutto ingioiellato di libri e di quadri che la moglie di Andrea, Chiara, tra un manicaretto e l’altro si diletta a confezionare. Piccola e piena la bi-blioteca della Locanda mi ha rubato il cuore, insieme con le istantanee di Sant’Antioco che galleggiano nella stanza, fra i tavoli, fra i libri.

Appena arrivati abbiamo scambiato due chiacchiere con Andrea, qualche consiglio sul cosa visitare e l’invito alla cena di quella sera, “piatti autenti-ci, tipici, con tutto il profumo del mare”, ci ha promesso e in effetti così è stato. E già che questo era il secondo tour che facciamo con la nostra pic-cola Rebecca, Andrea ci ha consigliato di acquistare il Marrakkuciu. “Di co-sa si tratta”, chiedo io. E lui sorride.

Su marrakkò cciu

Se hai un bambino che sta mettendo i denti, o che i denti li ha già e sta im-parando ad usarli, il marrakkòcciu ti cambierà la vita. Mia figlia se n’è lette-ralmente innamorata e io sto pensando di preparargliene molti altri. E’ un dentaruolo in pane, di quel genere che deve aver intrattenuto i nostri non-ni e bisnonni prima che saltassero fuori quelli in plastica, silicone, caucciù e chi più ne ha, più ne metta. Ho scoperto più tardi che la tradizione è di tutta la Sardegna, angolo più angolo meno, e che in alcuni casi si chiama marrakkòcciu (sa marra è la zappa, e la zappa tradizionalmente è associata simbolicamente ai nuovi dentini che saltano fuori) ma anche barrakkòcciu (sa barra è la mascella, e anche in questo caso ha a che fare con i dentini da latte, nuovi di zecca). Imparare qualcosa di nuovo sulle nostre tradizioni è sempre entusiasmante: ne ho portato a casa almeno quattro, tutta fiera della mia scoperta. …

Bello penso io, e penso pure che quei visitatori che insieme a noi calpesta-no il suolo della chiesa di Tratalias, potrebbero essere gli ospiti della Jaca-randa. In effetti, chiamalo istinto chiamala bruxeria, sono loro gli altri ospi-ti di Andrea. Non sono sardi e quella è la loro ultima giornata sull’isola che lasciano con una certa malinconia, perché sì, il Mal di Sardegna è una cosa reale, con la quale tutti quelli che la visitano occasionalmente devono fare i conti.

Sicché a cena si sono svolti tutti i rituali del caso, dell’ultimo mirto, dell’ul-tima sigaretta, dell’ultima occhiata alla luna sarda, che tutte queste cose ci sono anche oltre mare, ma gustarle sull’isola, gustarle a Sant’Antioco, è tutto un altro paio di maniche.

Claudia Zedda

Page 21: La Jacaranda 2015

Il Sulcis Iglesiente, Carloforte e Sant'Antioco:

la Sardegna tra mare e terra

È la statale 130 l’arteria principale che dal capoluogo sardo porta verso il Sud Ovest dell’isola.

Se la si percorre tutta si arriva a Iglesias e da qui a Carbonia. Due città simbolo di un territorio, il Sulcis Iglesiente, una vasta area che abbraccia centinaia di chilometri di costa, le due isole San Pietro e Sant’Antioco e una zona interna che racchiude un fascino tutto da scoprire..

La natura del Sulcis Iglesiente la si deve conoscere anche e soprattutto per qualcosa che arriva dal sottosuolo, da quei giacimenti grazie al quale la Sardegna può vantare di avere il primo parco geominerario riconosciuto dall’Unesco. È proprio qui che si sono concentrate le più im-portanti attività minerarie negli ultimi secoli. E ora queste terre offrono aspetti culturali inte-ressanti, che abbracciano temi legati all’architettura e all’archeologia industriale, per non par-lare di tutto il tessuto sociale che la civiltà mineraria ha lasciato in eredità. In queste zone l’attività di estrazione è praticata fin dai tempi dei Fenici, Romani, Pisani e Spagnoli, sebbene l’attività mineraria trovi il suo apice durante il fascismo, con l’apertura della miniera di Serba-riu - chiusa nel 1964 e oggi polo di attrazione turistica - e la fondazione della città di Carbonia, dove ha sede il museo del carbone gestito dal Centro Italiano per la Cultura del Carbone (CICC). Anche Iglesias ospita un museo minerario dove è possibile rivivere tutte le attività di estrazione grazie alla presenza di imponenti resti industriali e alle visite guidate svolte proprio da ex minatori che raccontano in maniera coinvolgente le loro esperienze di vita, di fatica e di vissuto quotidiano. A Nord, quasi al confine provinciale, c’è la miniera di estrazione del piom-bo e dello zinco, attiva fino al 1977, attorno al quale nacque il paese Buggerru. È qui che tro-viamo la galleria Henry, un traforo enorme che doveva permettere il passaggio della locomoti-va a vapore, soppiantando il trasporto con i muli. È sorprendente come il condotto si inerpichi sul dorso di una falesia a strapiombo sul mare, attraverso piccoli cunicoli e sentieri scolpiti nel-la roccia. Per concludere l’itinerario è d’obbligo una visita a Porto Flavia, presso Masua. È sta-to realizzato nel 1924 e consiste in uno scavo sulla montagna di seicento metri che sfocia sul mare e prevede un complesso sistema di gallerie per far sì che i minerali potessero diretta-mente esser depositati nelle stive delle navi. Percorrere le gallerie oggi non significa solo ve-dere un lavoro ingegneristico unico per quei tempi, ma anche ammirare lo spettacolo naturale unico del golfo di Gonnesa: il Pan di Zucchero incastonato sul mare davanti a voi, i fondali pro-fondi sotto e la visone infinita e vasta che arriva sino all’isola di San Pietro. Ma un territorio così particolare per ambiente e sottosuolo non poteva non preservare dei veri e propri giacimenti anche dal punto di vista gastronomico. La natura di per sé offre una serie di prodotti dal carattere unico e la tradizione locale li ha utilizzati per secoli, creando all’interno piatti legati alla terra, al bosco, all’allevamento, e sulla costa ricettari tradizionali legati al mare e alla pesca. L’olio, il vino, i funghi e il miele sono i prodotti più diffusi e fanno da comune denominatore.

Nelle isole, a San Pietro e Sant’Antioco l’eredità tabarchina è ancora forte, si avverte il predo-minio del pesce e soprattutto del tonno, protagonista a Carloforte del popolare Girotonno;, quella dell’isola di San Pietro è una delle tonnare più attive del mediterraneo e vede protago-nista il pregiato tonno rosso Bluefin. La pesca definita “di corsa” prevede che agli inizi di mag-gio vengano calate le tonnare, un complesso sistema di reti grazie al quale si formano delle camere comunicanti in cui i tonni - che ripetono gli stessi percorsi ogni anno – entrano: sono migliaia i tonni pescati e rappresentano il fulcro della cucina della piccola isola e delle aree vicine.

Altra specialità molto diffusa è il carciofo spinoso sardo, caratterizzato da un sapore molto intenso e da grosse spine su foglie tra il verde e il violaceo.

Gli allevamenti sònò per lò piu òvini: e facile tròvare nelle trattòrie la carne di pecòra e nòn mancanò i fòrmaggi pecòrini pròpòsti sia nella variante sarda che in quella ròmana. Menò diffusò e di òttima qualita , il fòrmaggiò caprinò òltre a piccòle chicche còme la ricòt-ta salata ò la crema di fòrmaggiò.

Non possiamo non fare un cenno legato all’arte delle panificazione, una cultura diffusa in tutta la Sardegna che fa si che l’isola venga riconosciuta come una vera e propria culla per la produ-zione di diversi pani tutti con una storia antica da raccontare. Sono tanti ancora i forni presenti nel territorio del Sulcis Iglesiente, alcuni dei quali a legna, dove arrivano ancora farine frutto di molitura tradizionale. Il Civraxiu - una grande pagnotta a lievitazione naturale da tagliare a fette - è il pane più diffuso, abbiamo poi Su Coccoi, una pasta di semola di grano duro che in alcune festività e ricorrenze importanti religiose viene decorato - sa pintadura de su pani - fa-cendo emergere tutta l’importanza e la tradizione secolare della panificazione in Sardegna e nel Sud Ovest dell’isola.

Il passato e il presente della ristorazione del Sulcis Iglesiente sembrano muoversi in maniera parallela con quella che è la cucina di terra e di mare del territorio. Mentre nelle zone interne primeggiano le carni, i formaggi e delle preparazioni molto tradizionali, nelle due isole – San Pietro e Sant’Antioco – non solo troviamo una cultura più legata al mare, ma sembra emergere una spinta innovativa che riesce a coniugare le materie prime con l’estro e la creatività di una cucina moderna.

Parlando di Sulcis viene in mente il vino rosso, che qui è il Carignano: la varietà autoctona è la regina incontrastata del Sud Est dell'isola. Il carignano viene coltivato da secoli, ma sono pro-prio questi nostri gli anni in cui ha cominciato a vivere un successo senza precedenti. Il merito va sicuramente ai tanti viticoltori che hanno capito e sfruttato le potenzialità di un’uva che qui ha sempre trovato il suo habitat ideale. Molte delle vigne di Carignano nascono sulla sabbia ed è per questo che sono riuscite a sfuggire alla fillossera. È il motivo per cui il vero patrimonio del Carignano del Sulcis è basato soprattutto su impianti molto vecchi, allevati ad alberello e ideali per dare uva di qualità. Nel bicchiere questo si traduce in profumi intensi di piccoli frutti di bosco e di mirto, ma anche di macchia mediterranea e sottobosco. In bocca mostra tutto il suo carattere mediterraneo: morbidezza, buona balsamicità e tanta profondità. Per le sue ca-ratteristiche e per la sua struttura è un vino che di certo non ha paura di invecchiare e con l’età aumentano i profumi terziari che virano verso sensazioni di tabacco, corteccia e tartufo.

La Sardus Pater è la cooperativa di Sant’Antioco che riunisce circa 200 conferitori per una pro-duzione che arriva alle 600mila bottiglie. Anche qui si punta tutto sul Carignano del Sulcis pro-dotto in più versioni, da quella più fresca che prevede l’uso del solo acciaio, alle Riserve, fino ad arrivare alla Superiore, che per disciplinare prevede solo l’utilizzo di vecchie vigne su piede franco. La produzione vanta anche altri vini prodotti da uve tradizionali tra cui l’ultimo nato AD 49, un Vermentino di Sardegna Spumante Metodo Classico. Il patrimonio che arriva dalle coo-perative sulcitane non si esaurisce qui. L’isola di Sant’Antioco ha un’altra cantina sociale, quel-la di Calasetta, più piccola ma capace anch’essa di produrre dei veri e propri gioielli enologici. Fondata nei primi anni ’30 è rimasta fedele a una produzione di qualità volta ad esaltare al me-glio le caratteristiche di un territorio unico.

a cura di Giuseppe Carrus

Gambero Rosso, Settembre 2014

Page 22: La Jacaranda 2015

Sardegna del sud:

i Caraibi dietro casa

Collegata alla Sardegna da un istmo, l'isola di Sant'Antioco è sinonimo di natura selvaggia, spiagge solitarie, bagni indimenticabili. C’è un angolo di Sardegna quasi segreto dove la macchia mediterranea nasconde spiagge caraibiche, borghi e tracce di antiche civiltà. È il sudo-vest dell’isola, il Sulcis Iglesiente, una terra blu e verde che profuma di mirto e ginepro, dove la natura è rigogliosa, la gente verace e il tempo scorre lento. La zona più sorprendente è quella compresa tra l’Isola di Sant’Antioco e il tratto di costa sarda che tocca Porto Pino. Sant’Antioco è l’isola nell’isola, collegata alla Sardegna da un istmo. Qui, mare e laguna si alternano dando vita a ecosistemi delicati e ricchi, specie negli specchi tranquilli della Laguna di Santa Caterina e delle Saline, popolate da fenicotteri rosa e aironi. Abitata dai Fenici nel 770 a.C., invasa dai Berberi e poi controllata dai Romani, Sant’Antioco è stata approdo dei primi navigatori del Mediterraneo; oggi è la meta di chi le vacanze preferi-sce trascorrerle in sordina. Low profile, ma con stile. Baie deserte rimaste immutate negli anni, paesi di pescatori, buona cucina, arte e vita sempli-ce. Ci si arriva con un’ora d’aereo da Roma o Milano e poi un’altra ora d’auto da Cagliari, lungo una statale comodissima e poco trafficata. Comoda da raggiungere, lo è altrettanto da vivere: due paesi (Sant’Antioco, con un bel lungomare e una dimensione più cittadina, e Ca-lasetta, un borgo di pescatori, bianco e arroccato) e molte spiagge. Le più belle si visitano in un giorno solo, in moto o in auto: i parcheggi sono gran-di e vicini alla riva, le distanze minime. Le tre cale di nordovest, Sottotorre, Le Saline e Spiaggia Grande, vicino al paese di Calasetta, hanno sabbia bianchissima e mare effetto Maldive: davanti, l’Isola di San Pietro. Offrono tutte bagni attrezzati e piccoli chiringuito per la siesta. Lungo la costa occi-dentale, andando da nord a sud, la scogliera è frastagliata, con scorci spettacolari e silenzi. Il tratto chiamato Nido dei Passeri è la parte più im-ponente e solitaria, tra grotte naturali e la macchia mediterranea bassa e profumata. Chi cerca un angolo di privacy lo trova a Capo Sperone, l’estre-ma punta meridionale dell’isola con rocce a strapiombo e piscine di acqua blu. Non possiamo non fare un cenno legato all’arte delle panificazione, una cultura diffusa in tutta la Sardegna che fa si che l’isola venga riconosciuta come una vera e propria culla per la produzione di diversi pani tutti con una storia antica da raccontare. Sono tanti ancora i forni presenti nel terri-torio del Sulcis Iglesiente, alcuni dei quali a legna, dove arrivano ancora farine frutto di molitura tradizionale. Il Civraxiu - una grande pagnotta a lievitazione naturale da tagliare a fette - è il pane più diffuso, abbiamo poi Su Coccoi, una pasta di semola di grano duro che in alcune festività e ricor-renze importanti religiose viene decorato - sa pintadura de su pani - facen-do emergere tutta l’importanza e la tradizione secolare della panificazione in Sardegna e nel Sud Ovest dell’isola.

Il passato e il presente della ristorazione del Sulcis Iglesiente sembrano muoversi in maniera parallela con quella che è la cucina di terra e di mare del territorio. Mentre nelle zone interne primeggiano le carni, i formaggi e delle preparazioni molto tradizionali, nelle due isole – San Pietro e Sant’Antioco – non solo troviamo una cultura più legata al mare, ma sem-bra emergere una spinta innovativa che riesce a coniugare le materie pri-me con l’estro e la creatività di una cucina moderna.

Parlando di Sulcis viene in mente il vino rosso, che qui è il Carignano: la va-

rietà autoctona è la regina incontrastata del Sud Est dell'isola. Il carignano

viene coltivato da secoli, ma sono proprio questi nostri gli anni in cui ha

cominciato a vivere un successo senza precedenti. Il merito va sicuramen-

te ai tanti viticoltori che hanno capito e sfruttato le potenzialità di un’uva

che qui ha sempre trovato il suo habitat ideale. Molte delle vigne di Cari-

gnano nascono sulla sabbia ed è per questo che sono riuscite a sfuggire

alla fillossera. È il motivo per cui il vero patrimonio del Carignano del Sulcis

è basato soprattutto su impianti molto vecchi, allevati ad alberello e ideali

per dare uva di qualità. Nel bicchiere questo si traduce in profumi intensi

di piccoli frutti di bosco e di mirto, ma anche di macchia mediterranea e

sottobosco. In bocca mostra tutto il suo carattere mediterraneo: morbi-

dezza, buona balsamicità e tanta profondità. Per le sue caratteristiche e

per la sua struttura è un vino che di certo non ha paura di invecchiare e

con l’età aumentano i profumi terziari che virano verso sensazioni di ta-

bacco, corteccia e tartufo.

La Sardus Pater è la cooperativa di Sant’Antioco che riunisce circa 200 con-

feritori per una produzione che arriva alle 600mila bottiglie. Anche qui si

punta tutto sul Carignano del Sulcis prodotto in più versioni, da quella più

fresca che prevede l’uso del solo acciaio, alle Riserve, fino ad arrivare alla

Superiore, che per disciplinare prevede solo l’utilizzo di vecchie vigne su

piede franco. La produzione vanta anche altri vini prodotti da uve tradizio-

nali tra cui l’ultimo nato AD 49, un Vermentino di Sardegna Spumante Me-

todo Classico. Il patrimonio che arriva dalle cooperative sulcitane non si

esaurisce qui. L’isola di Sant’Antioco ha un’altra cantina sociale, quella

di Calasetta, più piccola ma capace anch’essa di produrre dei veri e propri

gioielli enologici. Fondata nei primi anni ’30 è rimasta fedele a una produ-

zione di qualità volta ad esaltare al meglio le caratteristiche di un territorio

unico.

a cura di Giuseppe Carrus

Gambero Rosso, Settembre 2014

Page 23: La Jacaranda 2015

Sant’Antioco,

una perla nel Mediterraneo

In uno dei territori più belli della Sardegna, il Sulcis Iglesiente, c’è una stu-penda isoletta attaccata al resto dell’Isola madre da un lembo di terra, un istmo artificiale che crea una meravigliosa laguna dove il sole si riflette sul mare cristallino creando un panorama mozzafiato: quest’isola è Sant’An-tioco. Una terra ricca di storia e di cultura, ma che offre anche un ambien-te incredibile, un mare da sogno, spiagge incontaminate, coste incredibili da ammirare, un Lungomare che soprattutto in estate si anima di vita e di gente. L’isola di Sant’Antioco su cui si trova la cittadina omonima insieme al pic-colo e caratteristico comune di Calasetta, è la maggiore delle isole sarde con i suoi 109 km² (quarta d’Italia per estensione). Si trova a soli 85 km da Cagliari. Il comune di Sant’Antioco è il più popoloso (circa 11 mila abi-tanti) e sorge sulle rovine dell’antica città fenicio-punica di Sulci. Sull’isola sono inoltre presenti però anche alcuni piccoli borghi turistici come quelli di Maladroxia e di Cussorgia. L’isola è circondata da due isolotti disabitati, detti, il più lontano, Il Toro, e il più vicino alla costa, La Vacca, affiancato quest’ultimo da uno scoglio denominato Il Vitello. Fare il giro dell’isola di Sant’Antioco in barca è un “esperienza davvero in-credibile e unica. Si possono ammirare tutte le coste, le calette e le spiag-ge che sono numerosissime da nord a sud dell’isola. Il mare è veramente cristallino e da molti giudicato il più bello della Sardegna. Ma Sant’Antioco non è solo mare e belle spiagge. La millenaria storia dell’isola, sui venne eretto probabilmente il primo insediamento dei Fenici in Sardegna, con l’antica città di Sulci (da cui prese il nome il territorio del Sulcis), fa di Sant’Antioco il luogo ideale in cui abbinare una vacanza all’insegna del ma-re, del relax e del divertimento ad una vacanza culturale. Sono infatti pre-senti numerosi musei che testimoniano l’importanza della cittadina lagu-nare sarda: il Museo Archeologico è uno dei più importanti del Mediterra-

neo per quanto riguarda la cultura fenicio-punica; il Museo del Bisso testi-monia invece le opere di Chiara Vigo, l’ultimo “Maestro” rimasto al mondo a tessere ancora il pregiato Bisso. Durante l’anno sono poi tanti gli eventi che si svolgono a Sant’Antioco. Qui ricordiamo la Sagra di Sant’Antioco Martire, patrono di tutta la Sardegna. Si tratta della Sagra più antica della Sardegna, che si celebra ogni anno quindici giorni dopo Pasqua: da tutta la Regione arrivano gruppi folkloristi-ci che sfilano lungo le strade del paese a seguito del simulacro del Santo, una processione davvero bella e seguita da tantissimi fedeli e turisti. A Sant’Antioco sono particolarmente sentiti anche i riti della Settimana San-ta. La processione del venerdì santo, di stampo catalano, è molto suggesti-va e toccante: il Cristo morto viene portato in processione al tramonto su un catafalco dorato, seguito dalla Madonna vestita a lutto. Ma ci sono eventi che sono organizzati un po’ durante tutto l’anno e soprattutto d’e-state, quando Sant’Antioco si popola di turisti e le notti sono all’insegna del divertimento. Tanti sono anche i monumenti presenti, qui citiamo solo per dare un” idea delle numerose testimonianze le meravigliose Catacom-be che si trovano sotto la Basilica della cittadina e possono essere visitate; il Tophet e la Necropoli Punica; i nuraghi e le tombe dei giganti; il Ponte Romano, il Forte Sabaudo e la Torre di Canai. Per non parlare poi di tutte le altre meraviglie del Sulcis Iglesiente. Tutto questo insieme fa sì che Sant’Antioco, anche grazie al suo clima co-stantemente mite e caldo, possa essere visitata in qualsiasi mese dell’an-no. Certo, durante l’estate è possibile godere al meglio dello stupendo ma-re dell’isola, ma anche durante le altre stagione vale davvero la pena tra-scorrere una vacanza a Sant’Antioco per cogliere altri aspetti culturali e ambientali che questo piccolo angolo di paradiso può regalare. E allora cosa aspettate a trascorrere le vostre vacanze o qualche fine setti-mana a Sant’Antioco? Ci sono tante cose da fare in questa splendida citta-dina lagunare soggiornandovi qualche giorno. Noi ve l’abbiamo fatta conoscere…adesso a voi non resta che vedere dal vivo tutte le meraviglie di Sant’Antioco.

Pubblicato da sardegnablog (http://www.sardegnablog.it)

Page 24: La Jacaranda 2015

SANT’ ANTIOCO, L’ISOLA DELLA SARDEGNA,

MARE LIMPIDO E SPIAGGE DA SOGNO

(La Sardegna è da sempre una delle mete preferite dagli italiani grazie al suo mare cristallino che non ha nulla da che invidiare a quello dei Caraibi e ai numerosi servizi e intrattenimenti che offre. Molti sono i giovani attratti dalle notti sarde, in locali famosi con musica e drink no stop, nelle zone di San Teodoro, Costa Smeralda e Porto Cervo.

Esiste però, oltre alla Sardegna più conosciuta, anche un’isola nascosta, poco frequentata dove il mare limpido unito ad una natura selvaggia dan-no l’impressione di trovarsi nel vero paradiso terrestre: l’Isola di Sant’An-tioco. Situata a sud della più bella isola del mediterraneo, nella provincia di Carbonia-Iglesias, Sant’Antioco è ancora un mondo intatto e non troppo frequentato dove si può godere di spiagge da sogno e perdersi nei profu-mi della macchia. La costa occidentale di Sant’Antioco, la maggiore tra le isole che circonda-no la Sardegna, è la più defilata e tranquilla con poche strade e costruzioni ma, anche la più ventosa a causa del vento di maestrale che batte costan-temente la zona. Tutta l’isola è caratterizzata da baie e litorali da sogno, spesso difficili da raggiungere a piedi, con un acqua pulitissima e trasparente. Cala Lunga: un fiordo turchese sulla costa occidentale, circondato da alte scogliere rocciose ricoperte di macchia e canneti. La sabbia è fra le più ap-prezzate perché formata da frammenti di corallo rosso, mentre i fondali bassi la rendono perfetta per attività come lo snorkeling e la pesca subac-quea. Cala della Signora: caratterizzata da rocce di forma bizzarra, bucate e fra-stagliate dal vento e dal mare che brillano alla luce del sole. Si trova nel territorio del paese di Sant’Antioco e si può raggiungere a piedi con un breve ma ripido sentiero. Baia di Cala Sapone: piccola baia nella parte meridionale dell’isola che prende il nome dalla divinità fenicia Baal Safon, ovvero generatrice di ven-ti. Il suo perimetro è circondato da scogliere di basalto e tufo con ginepri, mirti, e palme nane. Ideale per i bravi nuotatori che hanno qui la possibili-tà di raggiungere l’isolotto posto di fronte alla cala, dove si possono osser-vare con maschera e boccaglio polpi, murene, scorfani e castagnole. Le Saline: posta di fronte l’isola di San Pietro è una spiaggia facilmente raggiungibile. Fa parte di una zona naturalistica molto frequentata in cui le dune di sabbia, ricoperte da ginepri, sono separate da stagni e piccole la-gune che danno vita ad un habitat prezioso per molte specie di piante en-demiche e uccelli come i fenicotteri rosa, gli aironi e i falchi. Spiaggia Grande: è la spiaggia più lunga di Sant’Antioco con mille metri di litorale attrezzati. Molto frequentata da appassionati di windsurf e kite-surf, offre un mare cristallino e una sabbia fina chiarissima, circondata da scogliere laviche e macchia mediterranea. Se si ha a disposizione una barca o un gommone si possono raggiungere le zone più selvagge e belle come le numerose grotte, anfratti e piccole inse-nature nascoste tra le alte scogliere della costa occidentale. http://www.viagginews.com/2011/06/03/idee-di-viaggio-estate-2011-santantioco-il-paradiso-della-sardegna/) Federica Fralassi

Sulle spiagge di Sant' Antioco Da La Repubblica, sezione: VIAGGI

Alla fine dell' istmo lungo appena una manciata di chilometri, in una laguna piena di vento si apre Sant' Antioco con le pochissime vestigia di un ponte romano come segnale. Nella Sardegna del Sulcis Iglesien-te, la non-isola guarda all' isola con l' orgoglio di chi fondò una colonia. Dopotutto è lì che si trovano i primi reperti della storia fenicio-punica dell' ottavo secolo avanti Cristo- il museo Barreca e gli scavi nell' area archeologica parlano di una civiltà fiorente. E sempre lì ci sono i resti di Antioco, il santo nero venuto forse dalla Mauritania: medico e predica-tore cristiano, fu l' imperatore Adriano ad ordinare di gettarlo in mare. Con i venti buoni arrivò da queste parti e pregò nelle catacombe fino alla morte, nel 127 dopo Cristo. È a lui che è intitolata la chiesa e il paese. Ma è il mare che attira l' occhio: i blu, i verdi, i turchesi regalano una vista da favola. Parlare delle singole spiagge è un inutile esercizio, bisogna andare. Cala Lunga, le Saline, Turri, Capo Sperone ti fanno in-namorare. La spiaggia di Co' e Cuaddus, secondo i venti, si copre di posidonie che si stendono come una coltre per fare argine all' erosio-ne. L' acqua è cristallina. La conca naturale fa sì che le correnti depuri-no il mare con un ritmo regolare - la terra selvaggia fa il resto, uno spettacolo che non ti stanchi di osservare. Le spiagge bianche di Cala-setta, l' altro paese dell' isola che non c' è, sono invece quelle più ama-te dai bambini e da chi non è in confidenza con il mare. Per tutti, co-munque, vale il consiglio di Massimiliano Grosso, uno che di mestiere fa star bene chi viene qui: «Per scegliere la spiaggia giusta- dice- basta osservare le correnti». Si può anche prendere la barca, ce ne sono di-verse al porto. Magari partendo con uno skipper che, a scuola finita, porta a bordo anche suo figlio, una sorta di Long John Silver, pirata in miniatura che tutto sa di onde e di scogli. Dal mare la prospettiva dell' isola assume un ritmo nuovo. Ad un passo c' è l' isola di San Pietro e Carloforte, le tonnare di una volta, le case aggrappate davanti al mare, il va e vieni di traghetti pieni di turisti. Di notte ci si orienta con le stel-le, meravigliose, e non con il "tom tom" attaccato all' auto. Le strade, poche quelle asfaltate, si perdono nel nulla, poi comincia lo sterrato e allora è meglio tornare indietro e aspettare il giorno per una passeg-giata in montagna per vedere sia i nuraghi, ce ne sono di belli, che gli animali. Falchi e poiane seguono i piccoli che provano a volare; conigli e lepri cercano cibo; donnole e ricci guardano da lontano. Dalla sco-gliera, di tanto in tanto, osservi il passaggio dei delfini. -

FRANCESCO MALGAROLI

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Sulcis in fundo:

La Jacaranda nel paradiso di Sant'Antioco

Beppe Severgnini ha indicato una quarantina di buoni motivi per cui

torna in Sardegna da oltre trenta anni. La lista comprende ragioni piena-

mente sottoscrivibili da chiunque come il colore del mare, la forza trasci-

nante delle danze popolari, la possibilità di trovare una spiaggia vuota an-

che in agosto e la bontà della cucina tradizionale, mentre altre sono più

discutibili, anche se in sostanza l'elenco è più che valido. Senza grandi

difficoltà, tuttavia, si possono individuare altrettanti motivi per raggiunge-

re (e magari scoprire, se è la prima volta) l'isola di Sant'Antioco, la più

grande di quelle che compongono l'arcipelago sulcitano e la quarta italia-

na per estensione dopo le due maggiori e l'Isola d'Elba. Il primo a venire in

mente è la ricca vicenda storica che si è srotolata su questo

“palcoscenico”, calcato in epoca preistorica da popolazioni della cosid-

detta cultura nuragica e poi, solo per citare i protagonisti, da Fenici, Carta-

ginesi, Romani, Bizantini, Pisani e Aragonesi prima di finire sotto il governo

dei Savoia. L'album di famiglia si può “sfogliare” nel bel museo archeologi-

co di Sant'Antioco città. In vetrine ben organizzate sono esposti i reperti

trovati nel corso delle campagne di scavo e negli altrettanto generosi recu-

peri per opera delle forze dell'ordine e della magistratura (la passione per

il “coccetto” di cui parla Fabio Isman nel suo libro I predatori dell'arte per-

duta ha contagiato anche i sardi). È assai istruttivo, soffermarsi davanti alla

ricostruzione di una sezione verticale del tophet, ovvero l'area sacra nella

quale venivano sepolti i bambini. Lo spaccato mostra, nel sovrapporsi di

successivi strati, l'evoluzione delle forme delle piccole lapidi e delle urne.

È ancora diffusa la teoria secondo la quale i Fenici e poi i Cartaginesi sacri-

ficassero i primogeniti alla dea Tanit, ma basterebbe la considerazione

dell'elevato indice di mortalità infantile per ritenerla una pratica suicida e

dunque smentirla. Ha dunque più logica e valore quella per cui le urne

contenessero i resti dei feti abortiti o dei bambini morti durante il parto o

in tenerissima età: monumenti al dolore dei genitori e voti per nuove na-

scite, dunque, altro che crudeli sacrifici umani! Pensieri più ameni suscita-

no i modellini che ricostruiscono le imbarcazioni e l'area del porto: gli ar-

chitetti contemporanei dovrebbero andare a scuola dai Fenici per impara-

re la perfezione della semplicità. Tra gli altri motivi che vengono in mente

ci sono le splendide spiagge (vanno citate almeno quelle di Maladroxia,

Coaquaddus e Cala Sapone), i paesaggi che tolgono il fiato, i profumi che

inebriano (è un peccato viaggiare con i finestrini chiusi), i sapori di una cu-

cina che sa esprimersi al meglio sia con la carne che col pesce, la vicinanza

con l'isola di San Pietro dove ancora avviene la mattanza del pregiato ton-

no rosso nella sua corsa mediterranea verso la riproduzione.

Chi l'ha già provata, aggiungerà senza dubbio la squisita ospitalità de La

Jacaranda, locanda con cucina. E che cucina, viene da dire dopo aver gu-

stato i piatti preparati nel rispetto delle stagioni, con un occhio di riguardo

per la tradizione che però viene reinterpretata e aggiornata secondo l'ispi-

razione e la creatività di chi è ai fornelli. I risultati sono eccellenti e rimar-

ranno impressi nelle papille gustative. Le sei camere doppie sono tutte do-

tate di bagno privato con doccia, asciugacapelli, climatizzazione autonoma

e TV con decoder digitale terrestre. Chi non riesce a staccarsi da internet

neppure in vacanza può sfruttare gratuitamente la connessione wi-fi. A di-

sposizione dell'ospite c'è una ricca biblioteca di saggi sull'archeologia, la

storia e l'arte della Sardegna e di narrativa di autori sardi per nascita o

“vocazione”, dalla Deledda a Massimo Carlotto (cagliaritano per adozione),

passando per Niffoi, Atzeni e Fois, senza trascurare le ultime leve come Mi-

lena Agus e Michela Murgia. Ma chiedete senza remore ai vostri ospiti

consigli e informazioni sull'isola e sull'intera Sardegna. Riceverete risposte

preziose che svelano soprattutto il sincero amore per questa terra ancora

in gran parte sconosciuta, nonostante compaia spesso sui giornali, pur-

troppo a sproposito o in contesti poco lusinghieri.

Saul Stucchi su alibi on line (www.alibionline.it)

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