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LA CROCE ROSSA A MONZA 150 anni per la città

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LA

CROCE ROSSA

A MONZA

150 anni per la città

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“…visto che purtroppo le guerre

non possono essere sempre evitate, non urge insistere

perché si cerchi di prevenire o almeno mitigarne gli

orrori in uno spirito d'umanità e di vera civiltà?"

Henry Dunant

MONZA1867-2017Per l’anniversario dei 150 anni di fondazione, la Croce Rossa di Monza vuole condividere momenti importanti della sua storia

LA

CROCE ROSSA

A MONZA150 anni per la città

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La grande storia è il risultato delle vite di tutti noi. Ha un potere tale da condizionare in certi momenti il singolo individuo. Tuttavia è sempre la somma delle decisioni di coloro che fanno la piccola storia a determinare il substrato della storia stessa. Così succede anche per la storia della Croce Rossa e della Associazione in Monza, dove compaiono i nomi di tutti coloro che hanno praticato gli ideali umanitari e la solidarietà in città negli ultimi 150 anni. La grande storia e i suoi eventi irrompono a volte nelle vicende della sezione monzese, come emerge dai documenti di archivio e dalle immagini sulla stampa locale, ma nei ricordi dei protagonisti rimane il sapore della reazione emotiva individuale a quei fatti.Siamo giunti ai 150, ma un nuovo traguardo ci aspetta. Mi auspico che il Comitato di Monza continui a crescere, secondo i principi che animano questa associazione e i suoi volontari dal 1867, di aiutare i nuovi e i giovani a comprendere l’importanza e la responsabilità di indossare la divisa di Croce Rossa in ogni momento, di coltivare il senso di Unità perché gli uni senza gli altri non potremmo essere incisivi e di valorizzare sempre il servizio volontario e il rispetto della dignità umana.Con l’augurio che tutti possiate sempre sentirvi orgogliosi di far parte della Croce Rossa … a tutti coloro che ci hanno aperto la strada, a coloro che continuano a percorrerla, e a coloro che cercano nuovi sentieri, Grazie!

Orazio Nelson De Lutio Presidente Croce Rossa di Monza

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Le soglie cronologiche che restituiscono le tappe della nascita della Croce Rossa a Monza si ritrovano anche nei documenti conservati presso l’Archivio Storico della Città di Monza. Può es-sere utile notare che la costituzione della Società di Soccorso, che col tempo diventerà la Croce Rossa di Monza, si colloca, alle origini, in ambito prettamente medico. Nel giugno del 1866 Luigi Ripa, medico condotto di Cascina Aliprandi (Lissone), teo-rizzava il futuro del comitato monzese la cui costituzione veniva riconosciuta nel 1867, nella prima assemblea dell’Associazione a Firenze. La piena operatività del Comitato monzese sarà un obiettivo raggiunto con lentezza e piuttosto laboriosamente. Ci vengono in aiuto i documenti dell’Archivio storico civico. Nel Rendiconto economico e finanziario dell’Associazione per gli anni 1872-73-74, Luigi Ripa veniva identificato come presidente del Comitato monzese. In un manifesto del 2 gennaio 1888 si invi-tavano i monzesi “dell’uno e dell’altro sesso” ad associarsi al Sot-tocomitato locale della Croce Rossa che aveva “per iscopo di organizzare in via preventiva e in modo stabile i soccorsi d’ogni genere necessari ai malati e feriti in guerra”. Un altro documen-to registra la convocazione e l’ordine del giorno dell’Assemblea costitutiva fissata per il 12 aprile 1888 a cui partecipavano, lo certifica un’altra carta d’archivio, 67 soci iscritti fra cui il Comune di Monza che un diploma del 4 aprile 1902 ne conferma la con-dizione di “Socio perpetuo” della Croce Rossa Italiana. I documenti dell’Archivio storico contribuiscono a far luce sulle origini dell’Associazione, ma questi documenti non ne esaurisco-no tutta la storia e le vicende delle personalità che hanno con-tribuito a determinarne la nascita. Giustino Pasciuti Biblioteca civica Archivio storico

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È la sera del 24 giugno 1859, quando Henry Dunant, cittadino svizzero

originario di Ginevra, si trova ad assistere al sanguinoso scontro di

Solferino tra gli eserciti austriaco e franco-piemontese.

Dunant rimane sconvolto dal numero impressionante dei feriti e dei

morti, ma soprattutto dal fatto che essi vengano abbandonati a loro

stessi. “Il sole del 25 illumina uno degli spettacoli più orrendi che si

possano immaginare. Il campo di battaglia è coperto dappertutto di

cadaveri; le strade, i fossati, i dirupi, le macchie, i prati sono disseminati

di corpi senza vita … Nei paesi tutto si trasforma in ospedali di fortuna:

chiese, conventi, case, pubbliche piazze, cortili, strade, passeggiate.”

Cosciente che l’unica cosa da fare è quella di ricorrere alla buona

volontà degli abitanti del paese, Dunant stesso si improvvisa infermiere,

raduna uomini e donne, ritorna sui campi di battaglia per raccogliere

altri feriti. È ben consapevole dell’insufficienza dei soccorsi in rapporto

alle necessità. “Si rendono necessari infermiere e infermieri volontari,

diligenti, preparati, iniziati a questo compito, che, ufficialmente

riconosciuti dai comandanti delle forze armate, siano agevolati ed

appoggiati nell’esercizio della loro missione…”

Torna in Svizzera deciso a organizzare una società volontaria di soccorso

“...con lo scopo di prodigare in tempo di guerra per mezzo di volontari

le cure necessarie ai feriti senza distinzione di nazionalità...”

Descrive la sua amarezza, le emozioni, l’angoscia e l’impotenza provate

in un libro: “Souvenir de Solferino”. Il suo fine è quello di sensibilizzare

l’opinione pubblica per la realizzazione del suo progetto.

Nel 1863, insieme al generale Guillaume Dufour, a Gustave Moynier e ai

medici Luigi Appia e Théodore Maunoir, fonda il Comitato Internazionale

COSÌ NACQUE LA CROCE ROSSA

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per il Soccorso dei Feriti, oggi conosciuto con il nome di Comitato

Internazionale della Croce Rossa, nato con il solo scopo di proteggere

ed assistere le vittime dei conflitti armati.

L’anno successivo ci si rende conto che serve un riconoscimento ufficiale

dell’attività delle Società di Soccorso mediante un trattato internazionale.

Il governo svizzero offre il proprio appoggio all’iniziativa convocando, l’8

agosto 1864, una Conferenza diplomatica che si conclude, il 22 agosto

1864, con l’adozione della “Convenzione di Ginevra per il miglioramento

della sorte dei feriti delle armate di campagna”. Il documento, composto

da dieci articoli, garantisce neutralità e protezione alle ambulanze e agli

ospedali militari, al personale sanitario e alla popolazione civile che si

adoperi per i soccorsi ai feriti.

Le idee di Dunant attraversano l’Europa e, con l’aiuto del Comitato

Internazionale, nascono le prime Società Nazionali di Soccorso.

Pag. 8: La firma della prima Convenzione di Ginevra nella sala Alabama del Municipio di Ginevra.

Dipinto di C. Dumaresq - Archivio CICR

Pag. 11: Ultima pagina della Convenzione di Ginevra del 22 agosto 1864 - Archivio ICRC

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Il primo “Comitato dell’Associazione Italiana per il soccorso ai feriti ed ai

malati in guerra” si costituisce a Milano il 15 giugno 1864 ad opera del

Comitato Medico Milanese dell’Associazione Medica Italiana, due mesi

prima della firma della Convenzione di Ginevra.

Inizia subito la sua attività sotto la presidenza del dottor Cesare Castiglioni,

il quale, due mesi dopo la costituzione del Comitato, viene chiamato

a Ginevra, insieme ad altri delegati italiani, per esporre quanto fatto a

Milano e riferire i progetti futuri in favore dei feriti e dei malati in guerra.

L’11 dicembre 1864 si tiene, a Milano, un congresso in cui si approva

il regolamento del Comitato di Milano che diventa il Comitato per il

coordinamento delle attività dei costituendi nuovi comitati. Il presidente

Castiglioni comunica che altri Comitati dell’Associazione Medica Italiana

hanno aderito all’appello fra cui Bergamo, Como, Firenze, Monza e

Torino.

La presenza significativa e rilevante delle donne nella Associazione

viene formalmente riconosciuta il 19 gennaio 1879 con la nascita della

Commissione Superiore delle Dame, la Sezione Femminile, con lo scopo

di raccogliere “offerte, presiedere alla provvista di biancheria, vestiario

e bendaggi, e provvedere alla educazione di infermiere”.

Dopo il periodo risorgimentale, nel 1875, la presidenza generale

dell’istituzione si trasferisce a Roma e l’Organizzazione viene dichiarata

Corpo Morale dello Stato nel 1882.

COSÌ NACQUE LA CROCE ROSSALA CROCE ROSSA IN ITALIA

Pag. 13: Bollettino della Associazione Italiana della Croce Rossa, 1881 - Archivio Storico Città di Monza

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Il 25 marzo 1867, a Firenze, neo capitale del Regno d’Italia, si tiene la

prima assemblea generale dell’Associazione alla quale partecipano i

rappresentanti dei Comitati di Milano, Napoli, Padova, Ferrara, Genova,

Piacenza, Parma, Bergamo, Monza, Bologna e Firenze. È il primo

documento ufficiale in cui si cita il Comitato di Monza.

Sul Rendiconto Morale ed Economico dell’Associazione Italiana di

Soccorso ai militari feriti e malati in tempo di guerra, Comitato Centrale

di Milano, degli anni 1872/74 compare il Comitato Medico di Monza con

presidente il dott. Luigi Ripa, medico condotto di Cassina Aliprandi, e

come segretario il dott. Eugenio Quintavalle.

Il 2 gennaio 1888, il Sottocomitato Regionale di Milano incarica l’avvocato

Leopoldo Carera e il dottor Ferdinando Rossi di emanare un avviso

pubblico ai cittadini monzesi invitandoli ad aderire all’Associazione della

Croce Rossa.

Gli anni a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento sono anni bui per

la Croce Rossa a Monza. Il Cittadino cita notizie riguardanti corsi di

infermeria e igiene tenuti dai medici del Civico Ospedale Umberto I e

trasporti effettuati dall’Associazione.

Nel 1902, al Comune di Monza viene assegnata, dal Sottocomitato

Regionale di Milano, la qualifica di socio perpetuo di Croce Rossa.

Solo nel 1912 si parla di una ricostruzione del Comitato Distrettuale di

Monza. “Il Cittadino” pubblica un articolo in cui “…Giulio Manzoli,

delegato distrettuale della Croce Rossa auspica che la cittadinanza

monzese ascriverà a proprio onore la ricostituzione del comitato CRI i cui

elevati fini di umanità e di amor patrio sono da tutti riconosciuti”.

Nel marzo 1912 un articolo spiega che la CRI a Monza “esisteva già nel

1888, presieduta dall’avv. Carera, ma quel comitato dopo tre anni di

vita si spense, versando al comitato di Milano i suoi averi… Sostengono

la rinascita il generale Manzoli, il sottoprefetto cav. Mauri, il sindaco avv.

LA CROCE ROSSA A MONZA

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I comitati italiani di Croce Rossa nel Rendiconto Morale

dell’Associazione del 1872-74 - Archivio Storico Città di Monza

Attestazione al Comune di Monza di Socio Perpetuo di Croce Rossa,

1902 - Archivio Storico Città di Monza

Pubblicazione del dott. Ripa del 1881 - Archivio Storico di Seregno

Rivista “Scena Illustrata” inizio Novecento - Archivio Privato

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Sironi, la marchesina Olimpia Incisa della Rocchetta, la signora Giulia

Canesi Scotti, la signora Carla Sironi Donzelli, il cav. Ernesto Canesi,

consigliere comunale…”

Il nuovo comitato si costituisce a maggio di quello stesso anno sotto

la presidenza del professor Bartolomeo Rigatti; la sezione femminile è

coordinata dalla signora Amalia Sironi Staurenghi, la sede è nelle sale

delle Società di Cultura in via Achille Mapelli.

Fra il dicembre 1914 e il maggio 1915, la CRI è impegnata a promuovere

in tutta Italia corsi per infermiere volontarie e riorganizza gli Ispettorati

presso i Comitati nei quali viene fondata una scuola Infermiere, come

a Monza. Dal resoconto 1914-1920 del comitato milanese viene lodata

per l’organizzazione dei corsi infermiere l’abnegazione di Amalia

Sironi Staurenghi di Monza, tanto da venirne nominata Ispettrice delle

Infermiere Volontarie di Croce Rossa.

Dal maggio 1915, Giulia Canesi Scotti, dama della Croce Rossa,

coordina l’Ufficio monzese per le notizie alle famiglie dei Militari di Terra

e di Mare, con sede in piazza Roma, e il compito di mantenere i contatti

tra i prigionieri e i feriti di guerra e i loro familiari.

Il 6 agosto 1915 iniziano ufficialmente a Monza le attività assistenziali

dell’Ospedale territoriale n. 25 della CRI presso i locali del caseggiato

scolastico Dante Alighieri, concessi dal Comune in uso gratuito per tutta

la durata del conflitto.

Durante la Grande Guerra si distinguono per il loro servizio le “crocerossine”

monzesi: Antonietta Bollani, Giannina Mapelli, Giuseppina Oreni e

Candida Tornaghi.

Dal 1920 al 1928, la Croce Rossa a Monza ha sede in via Manzoni e

assume la denominazione di Sottocomitato CRI di Monza, presieduto dal

dottor Giuseppe Mariani, medico chirurgo, già consigliere del Comitato

distrettuale.

In un locale messo a disposizione

dalla Croce Verde, nell’aprile del

1928, inizia la sua attività civile

e di formazione il Sottocomitato

monzese della Croce Rossa

Italiana con un corso di pronto

soccorso.

Il supporto della Croce Verde

Monzese, società volontaria di

pubblica assistenza fondata nel

1909, è fondamentale in quegli

anni, non solo per la disponibilità

dei locali, ma anche perché

svolgeva da anni il servizio per

il soccorso e il trasporto degli

ammalati, e aveva istituito, con il

dott. Santino Vitali, corsi di primo soccorso e di istruzione pratica per la

manovra della lettiga.

Il Corso trimestrale teorico e pratico per soccorsi d’urgenza del 1928

viene seguito da una settantina di allievi sotto la direzione del dottor

Mariani, fra i partecipanti Donna Olimpia Incisa, Ispettrice del Corpo

Infermiere Volontarie e Achille Camesasca, prima milite della Croce

Verde Monzese, poi volontario di Croce Rossa.

Il corso, oltre che sulle finalità dell’Associazione, verteva sull’anatomia

e la fisiologia del corpo umano, con nozioni generali sulle malattie,

sulla tecnica dell’assistenza del malato, le tecniche di medicazione,

l’assistenza chirurgica, l’anestesia, i traumi.

Dott. Giuseppe Mariani, presidenza del Sottocomitato di Monza. Dipinto Anni Trenta - CRI Monza.

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La figura più nota di Crocerossina durante la Prima Guerra Mondiale fu

la monzese Sita Camperio.

Nasce a Milano nel 1877, da Manfredo Camperio, patriota risorgimentale,

e Maria Siegfried, un’alsaziana accesa sostenitrice delle idee di Dunant

e di Florence Nightingale, accorsa nel 1870 sul fronte franco-prussiano

per soccorrere i feriti di entrambi gli schieramenti.

Sita con l’appoggio morale e finanziario della Regina Margherita di

Savoia, comincia a viaggiare per l’Europa e il mondo per conoscere le

realizzazioni sanitarie compiute altrove.

Nel 1899 sposa Luigi Meyer. Dopo anni di studio e di lavoro, al primo

Congresso internazionale delle femministe di tutto il mondo, nell’aprile

del 1908, esorta le donne italiane a iscriversi quali allieve dell’Ambulanza

Scuola per prestare assistenza alle donne ed ai bambini. A dicembre

inaugura, a Milano, la prima Ambulanza-Scuola per crocerossine.

Dopo lo spaventoso terremoto di Messina, Sita parte per soccorrere le

popolazioni colpite e, nel 1911, durante la guerra libica, si imbarca su

una nave ospedale.

Al ritorno, nel 1912, fonda a Milano, l’ospedale-Scuola per Infermiere

‘Principessa Jolanda’.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Sita presta ininterrottamente

servizio al fronte, meritando numerosi riconoscimenti, fra cui una

medaglia di bronzo al Valor Militare e la medaglia Florence Nightingale

della Croce Rossa Internazionale.

È sempre lei a gestire dal 18 agosto 1918, a La Santa, allora borgo di

Monza, un dispensario di viveri a favore delle vedove, degli orfani e

mutilati di guerra voluto dalla Croce Rossa Americana. Muore a Rapallo

il 5 luglio 1967.

SITA CAMPERIO MEYER

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La prima notizia di una scuola per Infermiere Volontarie a Monza risale al

1914: la dirige il professor Bartolomeo Rigatti sotto la guida dell’Ispettrice

Amalia Sironi Staurenghi. Le IIVV monzesi gestiscono l’ospedale chirurgico

di 120 letti che occupa la sede dell’attuale scuola elementare ‘Dante

Alighieri’, in Borgo Milano, costituito con i fondi raccolti in città mediante

feste, spettacoli e lotterie.

Nell’aprile del 1914, gli esami diplomano due crocerossine che

lasceranno inciso il loro nome nella storia della città: Candida Tornaghi

e Antonietta Bollani.

Candida Tornaghi, esile ma dal carattere fermo e dal temperamento

coraggioso, a 25 anni si arruola nel Corpo Volontario delle Infermiere

della Croce Rossa italiana e parte per l’Ospedale 64, in prima linea,

dove arrivano i feriti dal Piave. Nel 1918 viene insignita della Croce

d’Argento. Dopo la guerra, Candida si prodiga nella cura dei soldati

malati di “spagnola”, la terribile epidemia d’influenza. Tornata a Monza,

nel 1928, diventa ufficialmente infermiera diplomata. Continua nella sua

opera, prodigandosi specialmente nella seconda guerra mondiale.

Nel 1961 riceve dalla Croce Rossa Italiana la Croce di anzianità per i 25

anni di servizio.

L’altra Antonietta Bollani sarà infermiera sui treni ospedali dal 1915 al

1917. Dai suoi diari trapare la violenza e la crudeltà del conflitto e la forza

delle crocerossine.

Il compito dell’Ispettorato consisteva nella formazione infermieristica

di donne che potessero dedicare parte delle ore libere ai sofferenti.

Tutti gli anni a settembre si aprivano le iscrizioni a un corso biennale

che comprendeva lezioni teoriche e ore pratica presso l’ospedale San

Gerardo.

LE CROCEROSSINE

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Dal 1927 l’Ispettorato della Infermiere Volontarie è guidato dalla marchesa

donna Olimpia Incisa Della Rocchetta che, dopo aver conseguito il

diploma con il dottor Mariani, viene riconfermata ufficialmente Ispettrice

dal 1930 al 1950.

Olimpia, nata il 14 maggio 1872, era figlia del generale dell’esercito

piemontese marchese Incisa della Rocchetta.

Donna Olimpia, nobile, elegante, molto colta, dal carattere forte e

generoso, abitava in una delle villette neoclassiche di piazza Citterio.

Durante la Grande Guerra organizza e dirige l’ospedale di guerra nel

Seminario arcivescovile.

Figura importante del Corpo delle IIVV durante i difficili anni del fascismo.

Dopo la Liberazione, quasi ottantenne, donna Olimpia mantiene la

carica di Ispettrice nonostante il tracollo finanziario della famiglia

Nel 1950, alla fine del suo mandato, viene insignita della Medaglia

d’argento al Merito. Muore il 10 settembre 1951.

Pag. 18: Sita Camperio Meyer nel 1909 - Archivio fotografico Privato

Pag. 20: Le crocerossine durante la Prima Guerra Mondiale. Propaganda Associativa - Archivio Privato

Pag. 23: Attestato Scuola Allieve Infermiere - Archivio CRI Milano

Acquerello Crocerossine a Milano inizio Novecento - Archivio Privato

Diploma Infermiera volontaria di Antonietta Bollani - Archivio Privato

Rivista internazionale “Leslies” 1917 - Archivio Privato

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Dal diario di Antonietta Bollani, infermiera sui treni ospedale

“24 Ottobre 1915 domenica, Palmanova … Il rombo del cannone

è incessante, si vedono le fiamme e il fumo sul monte san Michele è

uno spettacolo impressionantissimo. Per tutta Palmanova non si vede

che truppa, sentinelle dovunque. Noi passiamo benissimo tutte in

bianco. Gridano evviva alle Dame della Croce Rossa. Alle quattro

carichiamo e terminiamo alle dieci. Partiamo dopo aver assistito a un

bombardamento di aeroplani nemici su Palmanova. I nostri aeroplani…

si sono alzati, era la fine del mondo, sparavano tutti… Non si vedono che

feriti, ne scendono continuamente ce ne sono 5000 da portar via, non

vengono che treni ospedali… Io sono morta dalla stanchezza… intanto

continuamente passano treni di soldati sani e forti che vanno al fronte.

Fanno auguri ai nostri, e poi tacciono, di eroismo ne hanno poco…

Sono tutti ammucchiati. Abbiamo il posto per 206, ne carichiamo 360.

Il lavoro che ho è immenso tutti mi chiamano ce n’è uno che chiama

continuamente mamma, un altro vuole un sollievo, un altro un aiuto.

Tutti mi raccontano. È un vero dolore, una vera pietà … Siamo arrivati a

Guastalla. Qui non troviamo mezzo di trasporto sufficienti, tanto che certi

vanno all’ospedale a piedi…

25 Ottobre 1917 … Gli aeroplani nemici in pieno giorno bombardano.

Qualche cosa di grave ci minaccia … La guerra si mette male. I nemici

hanno invaso fino a Cividale. L’ospedale ha ordine di sgombero ...

I nostri soldati si sono ritirati e scappano. Scappano pure gli ammalati

dagli ospedali.

27 Ottobre 1917 … Ordine di sgombero pure per noi. Si va al di là del

Tagliamento. Dio come tutto questo è orribile. Che sarà? ... tutto il cielo

è rosso. Si parte alle 10, per dove non si sa. Che tristezza, si piange dal

dolore. Che triste partenza.”

Dal diario di Sita Camperio Meyer, infermiera al fronte

“12 maggio 1917 … entriamo in servizio alle 6:30. Vado subito in

ambulatorio e assisto il direttore nelle medicazioni. Tutte le ferite sono

gravissime. Siamo nell’ospedale più avanzato del Carso. La mia prima

giornata d’infermiera mi sconvolge al punto da non sapere se potrò

resistere a lungo. Visioni di sangue e di dolore. 29 maggio 1917 … Il tenente Bedoni peggiora e mi dice a un

tratto:’Sorella, mi dia una pistola per finir presto, non ho paura della morte,

tanto per ciò che si soffre nella vita è meglio andarsene.’ Io prego, e lui

mi guarda come scrutando ciò che penso e ringrazia. Ma dove vivo, o

sto sognando? Sono proprio io quella stessa che aveva tanta gioia di

vivere? Come reggo qui nel cuore lacerato di tanta gioventù? Dove

trovo la calma per chiudere il libro di tante vite preziose? ... Urla di belve

feroci in sala medicazione: è finito il cloroformio!

4 giugno 1917 ... La sera al cimitero dei caduti. Il tramonto rosso si

intona con la guerra; cipressi austeri si profilano sul cielo, guardiani muti

di migliaia di vite spezzate. Un’infinita angoscia mi prende.

26 ottobre 1917 … Le notizie che giungono dalla seconda armata

sono sempre più allarmanti: pare proprio che il nemico abbia sfondato

a Caporetto ... Il colonnello Perego viene a dare ordini tassativi per lo

sgombero dell’ospedale con tutti i feriti, gravi e non gravi; le infermiere

devono tornare alle loro basi ... Metto la mia roba alla rinfusa e con mani

tremanti senza ordine alcuno nel baule. Il mio violino e il diario li porterò

a mano.

28 ottobre 1917 … Partenza in camion alle 8 del mattino. Caro

Sagrado, addio ... Traballamento su strade sassose; attraversiamo paesi

che sgombrano; molti soldati tristemente in marcia per non si sa dove,

senza capo. Gli ospedali sono tutti sgombrati … poi il treno per Milano

... Il treno fila verso l’interno: Dove siamo? Conversazioni strazianti ...

Cosa faccio qui? Fermati, treno, voglio scendere, voglio tornare dove si

muore.. Poi un rumore assordante: è una granata? No..Milano. Perché

continua la vita? Automobili, tram, signore eleganti; ma non sapete

dunque? Dolore senza nome”

BRANDELLI DI DIARIO

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La Croce Verde, ufficialmente sciolta con un decreto ministeriale nel

1930, viene incorporata al Sottocomitato monzese della Croce Rossa,

che ne eredita i compiti e le attrezzature. La sede rimane in via Anita

Garibaldi, nella cui rimessa stavano la ciclolettiga a pedali e l’autolettiga.

I militi continuano la loro opera sotto la guida del comandante Cesare

Della Croce e dei vicecomandanti Achille Camisasca e Rocco Galbiati.

Il Sottocomitato apre un “Corso popolare sanitario tendente a divulgare

tra la massa lavoratrice le più elementari norme igieniche, sanitarie e di

pronto soccorso”, sotto la guida del presidente dott. Giulio Frigerio, come

si legge nella Relazione morale e finanziaria del 1930. Durante la giornata

di propaganda, il 14 giugno 1931, viene montato un piccolo ospedale

da campo ai Boschetti: numerosi i visitatori incuriositi ed interessati.

Nel 1932 venne inaugurato il vessillo del Sottocomitato, in occasione

dell’acquisizione della nuova autolettiga. Madrina della manifestazione

Amalia Sironi Staurenghi.

In quegli anni urgeva trovare una nuova sede; si fa strada il progetto di

una nuova costruzione. Sempre nel 1932 si pensa per la prima volta di

costituire un’associazione per donare il sangue.

Nel settembre del 1933 all’autodromo è tragedia: su una pista resa

scivolosa dalla pioggia si susseguono tre incidenti. “Nel primo escono di

pista per eccesso di velocità Giuseppe Campari e Bacunin Borzacchini.

Quando arriva l’autolettiga della Croce Rossa, per Campari non c’è più

nulla da fare. Prontamente la squadra del dottor Vittorio Orsenigo con

le crocerossine di donna Olimpia presta i primi soccorsi a Borzacchini,

ancora in vita, anche se per poco”.

Le autorità presenti apprezzano la tempestività della squadra di

soccorso e il lavoro della Croce Rossa, considerando l’istituzione un

fiore all’occhiello della città. L’attività di Pronto soccorso viene prestata

anche alle sei corse del Pedale monzese, alla corsa motociclistica

GLI ANNI TRENTA

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a Carate, alle gare podistiche, di pattinaggio, nuoto, equitazione e

durante la settimana di san Giovanni.

È in questo clima di grande supporto alla Croce Rossa che l’ingegner

Paolo Casati ultima il progetto per la nuova sede che verrà costruita su

un terreno di proprietà comunale donato dal Podestà Cattaneo.

È del 1936 la prima relazione tecnica descrittiva del progetto per la

costruzione della nuova sede, firmata dagli ingegneri Mario Adolfi e

Paolo Casati. “…al piano rialzato il grande ingresso con la scalinata che

da sulla via, l’ampia scala elicoidale rivestita in marmo, la grande vetrata

sullo sfondo. Sulla sinistra un ampio corridoio che da accesso a diversi

locali: una sala convegno per i militi di servizio, un ufficio di comando

dei militi, una sala d’aspetto, una sala per le Dame della CRI. Al piano

superiore: la sala del consiglio, un ambulatorio medico, una camerata

per i militi,… A piano terra anche una grande autorimessa con annessa

una piccola officina per le riparazioni e al secondo una grande aula per

le lezioni e le conferenze…”.

La licitazione privata per la realizzazione dell’opera viene indetta nel

giugno del 1937 e l’appalto per la costruzione viene conseguito dalle

ditte Galbiati, Casiraghi, Gaiani e Villa. Il 1938 è l’anno dell’inaugurazione

della nuova sede.

Il 5 giugno 1940 la Principessa di Piemonte Maria Josè del Belgio, Ispettrice

Nazionale delle Infermiere Volontarie, visita, in forma “strettamente

privata”, il Sottocomitato di Monza; presenti il Presidente dottor Enrico

Tagliabue, l’Ispettrice locale Donna Olimpia Incisa della Rocchetta,

il Segretario del Fascio, il Capitano dei Reali Carabinieri, il direttore

dell’Ospedale Umberto I, prof. Antonino Ciminata, oltre ad una gran

folla.

Pag. 26: Autolettiga del 1932 - Archivio CRI Monza

Autolettiga della Croce Verde monzese del 1925, ereditata nel 1930 dalla Croce Rossa - Archivio CRI Monza

Pag. 29: Prospettiva della nuova sede in via Pacinotti 1934 - Archivio CRI Monza

Scalone d’ingresso sede CRI Monza come da progetto degli anni Trenta - Archivio fotografico CRI Monza

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Allo scoppio del conflitto bellico si susseguono in città esercitazioni tra

via Passerini e piazza Trento Trieste, con l’impiego di mezzi e militi della

CRI e dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea).

I volontari promuovono, tra la popolazione civile, l’uso delle maschere

antigas e ammassano i sacchi di sabbia antincendio presso i rifugi

antiaerei pubblici. Anche alle Infermiere Volontarie, non inviate al fronte

o imbarcate sulle navi ospedale, viene affidata la gestione di questi

rifugi.

Durante la seconda guerra mondiale, il Corpo della Crocerossine

monzesi allestisce un ospedale militare all’interno dell’edificio che

ospitava il Seminario arcivescovile, oggi liceo Zucchi.

L’1 maggio 1943 ogni crocerossina riceve questo biglietto: “Sorella Vi

avvertiamo che in base al progetto di mobilitazione del Corpo Infermiere

Volontarie siete stata assegnata per mobilitazione ai servizi sanitari militari

di guerra. Il presidente Marcello Visconti di Vimodrone”

Anche le forze della Croce Rossa monzese vengono utilizzate a livello

nazionale dalle autorità militari.

Diverse sono le figure di spicco in questo periodo.

ANTONIA BOVATI classe 1911, diplomata Infermiera Volontaria nel luglio

1938. Antonietta riceve l’ordine di mobilitazione e viene assegnata

in vari ospedali militari del nord Italia: nel 1941 è all’ospedale militare

territoriale di San Giovanni Persiceto, in Emila, dove presta servizio per

due anni, nel 1943 passa all’ospedale di Imola e nel 1944 al Feldlazarett

di Carpi. Nel 1945 la troviamo vicino a Varese, nell’ospedale per ex

internati della Germania di Gorla Minore e poi, fino al 1947 all’ospedale

militare sanatoriale della CRI a Bizzozzero.

LUISA CANALI viene destinata ad Arezzo dove soccorre i civili sotto i

bombardamenti; nel 1942 viene assegnata alla nave ospedale Sicilia e

nel 1945 alla Gradisca.

INES DAELLI parte per la Russia poi per la Croazia. Viene catturata dai

tedeschi a Spalato, in Jugoslavia, e internata coi soldati; si ammala di

tubercolosi e torna a casa solo nel 1944.

ADELE GUFFANTI CAMPOLONGHI presta servizio nell’ospedale militare di

Atene e rimane in Grecia fino al settembre 1942.

ESTER FUMAGALLI rimasta a Monza, diviene l’anima della sezione

femminile locale. Organizza l’ufficio Prigionieri di guerra per la ricerca

dei militari dispersi e l’invio di posta e pacchi ai prigionieri nei campi;

istituisce la sezione AVIS, formando gruppi di donatori nelle fabbriche.

Ricordava su ‘Il Cittadino’ del 23 gennaio 1986 “durante la guerra,

estate e inverno con la bicicletta passavo dall’ufficio alla sede della

Croce rossa, mangiando nella schiscetta e lavorando fino a notte

inoltrata. Una volta sono stata fermata dai tedeschi, ho avuto una paura

terribile, ma per fortuna non mi è accaduto nulla... bisognava svolgere

nel migliore dei modi i propri compiti: smistare la corrispondenza per il

fronte, raccogliere e inviare pacchi ai prigionieri, svolgere le pratiche

per la ricerca dei militari.. se non ci fosse stato l’ufficio per i prigionieri di

guerra non so cosa sarebbe accaduto a tanta povera gente...”

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Parata in via Italia a Monza 1940 - Archivio CRI Monza

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Nel settembre del 1943 i tedeschi invadono il quartiere residenziale

di Monza, fra viale Regina Margherita e via Verdi e qui stabiliscono il

quartier generale e gli alloggiamenti per gli ufficiali. Donna Olimpia

affronta il comandante delle SS, il capitano Baumgarten, e con fierezza

lo apostrofa in tedesco. Le sue parole sono riportate da ‘Il Cittadino’ del

13 settembre 1951: “Voi siete sempre dei vandali e dei criminali - questo

non è il modo di fare la guerra - i soldati alloggino nelle caserme o negli

accampamenti, non nelle abitazioni dei civili - così vi farete odiare da

tutti e la guerra la perderete più in fretta!”

Nel 1945 la situazione è scoraggiante, il servizio di pronto soccorso

praticamente paralizzato. Il 25 aprile, il colonnello Ceruti, comandante di

piazza dopo la liberazione, autorizza Cesare Della Croce, comandante

del Pronto Soccorso del Sottocomitato di Monza, a prendere legalmente

possesso della sede di via Pacinotti. Al dottor Renzo Galbiati nuovo

Commissario vengono consegnati i fondi e gli oggetti inventariati l’anno

precedente. La situazione della Croce Rossa locale è tragica: delle

quattro ambulanze una sola è efficiente e, tuttavia, i volontari si recano

in Germania per riportare in patria gli italiani internati. Anche nel 1946 i

volontari monzesi partecipano più volte con i propri mezzi al trasporto

in Italia di ex internati provenienti dalla Germania; bisognerà aspettare

l’aprile 1947 per avere una nuova ambulanza così da riprendere i servizi

di pronto soccorso e trasporto degli ammalati. Il presidente Galbiati

con il nuovo consiglio, insediatosi nel luglio 1946, riafferma l’apoliticità

dell’associazione: in un incontro pubblico alla presenza delle autorità,

denuncia che durante il periodo confuso del conflitto molti enti del

passato regime avevano abusato dell’emblema della Croce Rossa per

proteggere strutture come ospedali privati, cliniche, ricoveri e case di

cura, contribuendo a gettare delle ombre sull’autonomia del prestigioso

istituto di soccorso internazionale del quale era alla guida.

Ospedale militare a Monza 1942 - Archivio Privato

Medaglia d’argento al merito a Carcano Adele 1949

Archivio Privato

Attestato di Croce Rossa a Serafino Novara 1946

Archivio Privato

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Nel 1949 il ruolo della Croce Rossa locale durante la guerra, appena

terminata, è finalmente riconosciuto.

Il 1950 è un anno di medaglie per Monza: in febbraio viene decorata

con una medaglia d’argento la Crocerossina Gianna Mapelli per

l’opera prestata nel corso della guerra in soccorso ai feriti, per l’impegno

nella raccolta dei medicinali e per l’assistenza alle popolazioni del

Mezzogiorno. Anche Luisa Canali e Adele Guffanti Campolonghi

ricevono una medaglia di bronzo per la loro dedizione pluridecennale,

mentre Ines Daelli viene insignita di una medaglia d’argento con palme.

A dicembre, Donna Olimpia Incisa della Rocchetta decide di lasciare

il suo incarico dopo 40 anni di volontariato; viene sostituita, alla guida

delle IIVV, da Luisa Canali. Con lei la Croce Rossa monzese affronta

la sua prima missione civile in occasione dell’alluvione del Polesine: il

personale soccorre le popolazioni a Vicenza, Badia, Verona, Monselice,

Bassano del Grappa e Marostica.

In quei giorni la sede della Croce Rossa si trasforma in un grande

magazzino: indumenti, mobili, oggettistica e viveri di ogni sorta

affluiscono continuamente e i volontari catalogano, imballano e

spediscono con i camion messi a disposizioni da alcune ditte monzesi.

La colonna proveniente da Monza porta soccorso e assistenza a 243

famiglie e termina il suo lavoro solo nel 1952.

Il flagello dell’alluvione colpisce anche le nostre zone quell’anno ed

anche gli alluvionati di Monza e della Brianza ricevono aiuto: 240 famiglie

di Bellusco, Mezzago, Besana, Vimercate, Lissone e Muggiò ricevono

carbone per il riscaldamento e viveri.

Nell’ambito della raccolta fondi per i più bisognosi, nel febbraio 1955 la

Croce Rossa organizza, in Villa Reale, il ballo di gala che si svolge nel

grande salone degli specchi, alla presenza del sindaco Carlo Zucca e

della patronessa, la nobildonna Maria Grazia Lepetit di Milano.

LA CROCE ROSSA AL SERVIZIO DELLA SOCIETÀ CIVILE

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Nel 1956 i fatti di Ungheria mobilitano la solidarietà anche della CRI

monzese: con la Pro cultura e i Padri Barnabiti del Carrobiolo, organizza,

in dicembre, una serata al TeatroVilloresi per raccogliere fondi da inviare

alla popolazione ungherese, e sensibilizzare i cittadini monzesi a offrire

ospitalità o lavoro ai profughi.

Pag.34: Ufficio distribuzione generi prima necessità 1949 - Archivio CRI Monza

Distribuzione pacchi alla cittadinanza 1949 - Archivio CRI Monza

Pag. 37: Aula corsi sede via Pacinotti e gruppo docenti corsi formativi 1949 - Archivio Fotografico CRI Monza

Autorimessa mezzi CRI sede di via Pacinotti Anni Cinquanta - Archivio fotografico CRI Monza

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Gli anni del boom economico iniziano a Monza in modo drammatico:

la mattina del 5 gennaio 1960 nel quartiere di viale Libertà il treno

proveniente da Lecco, a causa dell’elevata velocità, esce dai binari

sul ponte del cavalcavia. Un deragliamento disastroso: la motrice si

accartoccia sui binari e due delle carrozze precipitano sotto il ponte,

polverizzando i capannoni di una ditta. Il treno era pieno di operai e di

pendolari che andavano a Milano a lavorare; uno dei due macchinisti e

14 passeggeri muoiono sul colpo, 116 sono i feriti.

Immediata l’azione di Croce Rossa: per tutta la mattinata la città

è percorsa dalle sue ambulanze a sirene spiegate coordinate

dall’instancabile presidente Renzo Galbiati.

La Croce Rossa di Monza viene ufficialmente ringraziata dal direttore

generale delle Ferrovie dello Stato, ingegner Rissone che così scrive

al Presidente monzese “PregoLa accogliere espressioni di profonda

riconoscenza et vivo ringraziamento mio personale et Azienda

Ferrovie dello Stato per pronta opera soccorso feriti sinistro ferroviario

prestata con ammirevole zelo et spirito sacrificio da personale codesta

benemerita istituzione. Ossequi”. Anche il presidente generale della

Croce Rossa Italiana, dottor Guido Ferri, invia un telegramma di elogio:

”A conoscenza dell’encomiabile opera di soccorso svolta dal personale

di codesto sottocomitato in occasione del disastro ferroviario del 5

corrente, ho appreso altresì con compiacimento del telegramma

di ringraziamento pervenuto al riguardo dal direttore generale delle

ferrovie dello stato ing. Rissone. È pertanto mio desiderio far pervenire

a quanti si sono generosamente prodigati nella tragica circostanza le

espressioni del mio vivo elogio.”

Nel settembre 1961 la Croce Rossa di Monza deve fronteggiare il tragico

incidente all’autodromo monzese: la Ferrari di Wolfgang von Trips esce di

pista, volando addosso alla gente. Con il pilota muoiono sedici spettatori.

Preziosa, anche in questo frangente, la presenza dei volontari per

salvare e proteggere vite. Il direttore generale della CRI elogia ancora

il sottocomitato cittadino; il sindaco Giovanni Centemero si congratula

offrendo pergamena e medaglia d’oro al presidente Galbiati, al dottor

Santino Vitali per la direzione dei corsi e ad Ambrogio Ferrazzi e Luigi

Ravasi per la loro attività pluridecennale, Giordano Longoni riceve una

medaglia d’argento per l’opera di istruttore.

Il 20 dicembre 1964 vengono premiati con il diploma di medaglia d’oro nel

salone d’onore del palazzo comunale i volontari Piero Canavesi, Angelo

Cesana e Severino Favero che il 10 ottobre a Milano parteciperanno al

primo Congresso Nazionale dei Soccorritori CRI in occasione del primo

centenario dell’Associazione.

Nel giugno 1965 il sottocomitato deve far fronte ad un’altra sciagura

all’autodromo: i suoi militi intervengono in occasione della fine

raccapricciante del pilota svizzero Tommy Spychinger.

Dopo l’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, per l’impegno dei

volontari monzesi accorsi in aiuto della popolazione fiorentina, viene

consegnato un attestato di benemerenza alla Croce Rossa di Monza.

GLI ANNI SESSANTA

La Croce Rossa rende omaggio alle salme del tragico incidente dell’Autodromo di Monza

1961 - Archivio fotografico CRI Monza

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Nel 1972 il presidente Paolo Moretti fa rinnovare la sede ormai fatiscente.

Erano dieci anni che tutto stava nell’abbandono. Moretti si rivolge al

giornale locale con un severo appello. ”La Croce Rossa è di tutti e

serve perciò a tutti. Io spero che la richiesta di solidarietà questa volta

venga accolta e considerata nella sua autentica espressione: si vuole

che Monza abbia ciò che si merita, cioè un servizio essenziale strutturato

secondo le esigenze dell’oggi.”

L’appello avrebbe dato i suoi frutti: in maggio si sarebbe inaugurata

la sede ampliata e ristrutturata, alla presenza del sindaco Pier Franco

Bertazzini.

Nell’ottobre 1972 viene nominata la nuova ispettrice delle IIVV: Adele

Guffanti sostituisce Angela Guffanti Campolonghi . Tra le decane della

CRI, l’Infermiera Volontaria Candida Tornaghi riceve l’onorificenza

di Cavaliere dell’ordine di Vittorio Veneto per riconosciuti meriti combattentistici con facoltà di fregiarsi delle relative insegne.

Il 20 maggio 1973 in Autodromo si svolge l’ennesima tragedia, la morte

del pilota finlandese Saarinen e dell’italiano Pasolini; i volontari di Croce

Rossa assicurano il servizio di pronto soccorso agli altri dodici piloti feriti.

Nel 1976 il comune di Monza istituisce il servizio di guardia medica.

In precedenza tutti i medici mutualistici della città dovevano essere

reperibili per le chiamate notturne e festive. Con l’istituzione del servizio

comunale pubblico, le telefonate venivano ricevute dalla sezione locale

della Croce Rossa che provvedeva a trasportare i medici di turno con

autovetture munite di radiotelefono.

Nel maggio tutto il nord Italia avverte la forte scossa del sisma che

colpisce il Friuli, distruggendo Gemona e danneggiando altri 70 comuni

con quasi 1000 morti e 45 mila senza tetto. Il terremoto vede un grande

impegno del Sottocomitato monzese che porta generi alimentari,

indumenti, medicinali alla popolazione di Munazzons.

GLI ANNI SETTANTA

Nel gennaio del 1979 viene disposto l’intervento gratuito a favore dei

soci della Croce Rossa per i trasporti con autoambulanza: un’ iniziativa

per favorire l’acquisizione di nuovi soci all’Associazione.

Ispettrice delle IIVV è Colette Brambilla e vice ispettrice Doralda Vaghi

Pusineri che sarà, a sua volta, Ispettrice per tutti gli anni Ottanta.

Militi di Croce Rossa all’interno di una ambulanza Anni

Settanta - Archivio fotografico di Monza

Militi di Croce Rossa in servizio all’Autodromo di Monza

Archivo Privato

Militi della Croce Rossa di Monza Anni Settanta -

Archivio Privato

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Il 23 novembre 1980, il sisma che colpisce diversi centri abitati tra la

Campania e la Basilicata, vede i Volontari monzese pronti a rispondere

all’emergenza.

Nel maggio 1983 fervono i preparativi per la visita di Papa Giovanni

Paolo II a Monza, in occasione del XX Congresso Eucaristico Nazionale.

Per far fronte alla folla oceanica riversata in autodromo per ascoltare il

Pontefice, la CRI di Monza mobilita tutti i comitati lombardi e coordina

50 ambulanze e circa 1000 uomini e donne per assicurare i servizi a

protezione dei fedeli.

Nel 1984 il professor Franco Nociti, primario di chirurgia generale del

San Gerardo, lancia l’idea di un coordinamento per la lotta contro

i tumori; la CRI cittadina risponde immediatamente attivandosi per i

servizi di diagnosi precoce, per i controlli post-terapia e per sviluppare gli

screening al colon e alla mammella.

La CRI a Monza si mostra sempre all’avanguardia sulla formazione e

l’informazione: nel marzo 1985 viene presentato un corso sul benessere

psicofisico nell’invecchiamento: si parla di medicine alternative,

fitoterapia, medicina del dolore. Poco dopo parte un progetto pilota,

il primo in Italia, per il soccorso agli infartuati in collaborazione con

il professor Franco Valagussa del San Gerardo. Sono inaugurati nuovi servizi: dall’infermeria del carcere, all’ emodialisi in ospedale fino

all’ippoterapia con il Centro di Educazione Riabilitativa, il soccorso

aereo ed il salvataggio in acqua.

Nel luglio 1987 si deve fronteggiare la tragedia in Valtellina, con interi

paesi evacuati e case distrutte: anche in questa emergenza la Croce

Rossa Monzese interviene.

Il 1989 è un anno di cambiamenti, si dimette il Presidente, dottor Paolo

Volpati, sostituito da Vincenzo Belloni; lascia per sempre la sezione

femminile Silvana Galbiati, che aveva appena ricevuto il riconoscimento

GLI ANNI OTTANTA

per i tanti anni in Croce Rossa; cambio di Ispettrici IIVV: Doralda Vaghi

Pusinieri lascia il posto alla sua vice Marina Cazzaniga.

In autunno le Infermiere Volontarie allestiscono, alla fiera di Monza, uno

stand per la determinazione rapida del gruppo sanguigno: il test viene

eseguito a più di 600 persone. Continua intanto la collaborazione con

l’Unità sanitaria locale per lo screening di prevenzione per i tumori del

retto-colon: 26 crocerossine eseguono 2000 test e, sotto la guida del

professor Valagussa, iniziano i corsi di rianimazione cardiopolmonare,

preparando una dimostrazione su manichino per il soccorso rapido agli

infartuati.

Volontari della Croce Rossa di Monza all’inaugurazione della nuova ambulanza, 1985

Archivio Privato

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Mentre in Europa la ripresa economica innescava un movimento

di immigrazione che avrebbe trasformato le sue nazioni in società

multietniche, l’ispettrice delle IIVV Marina Cazzaniga, affermava in

Consiglio: “Occorre un aiuto materiale, ma molte volte solo morale, per

non farli sentire così fuori dal nostro piccolo mondo monzese”. Da qui

inizia l’impegno della Croce Rossa di Monza a favore degli immigrati.

Nel 1993 la Croce Rossa propone l’apertura di un ambulatorio per gli

extracomunitari sprovvisti di assistenza sanitaria.

Nel 1992 viene approntato un presidio mobile di pronto soccorso

permanente al parco, con un Fiat ducato attrezzato come ambulatorio.

Le 45 infermiere del comitato sono impegnate nell’assistenza domiciliare,

nelle carceri, in ospedale; alcune infermiere, dopo un corso presso

l’ANIRE, vengono impiegate nell’ippoterapia al Parco di Monza.

Nel marzo del 1995 al posto dell’Ispettrice IIVV Marina Cazzaniga

viene nominata Erica Biffis, e nel 1997 la Croce Rossa monzese viene

commissariata e guidata dall’onorevole Dante Oreste Orsenigo.

Nel 1996 viene organizzata a Monza la Prima Giornata Regionale di

studio sul Diritto Internazionale Umanitario e nasce la Delegazione CRI di

Villasanta dipendente, sino al 1998, dal Sottocomitato di Monza.

Nel novembre 1997, presso l’Arengario, la Croce Rossa, in occasione dei

lavori tenuti a Ottawa che sfoceranno nella Convenzione per la messa

al bando delle mine anti persona, organizza una mostra fotografica

di denuncia sugli effetti delle mine antiuomo con fotografie di forte

impatto tratte dalla documentazione del CICR (Comitato Internazionale

di Croce Rossa)

Da quest’anno nella gestione del centro medico in Autodromo alla

Croce Rossa si affianca anche l’Associazione Medici in Pista (AMiP),

coordinati dal dottor Claudio Pusineri, medico e volontario della CRI di

Monza.

GLI ANNI NOVANTA

Attività di raccolta fondi della sezione femminile 1996 - Archivio fotografico di Monza

Volontari della Croce Rossa all’inaugurazione della sede di Villasanta - Archivio Privato

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Il 2002 è l’anno dell’ultima grande esondazione del fiume Lambro a

Monza. Vengono evacuati interi quartieri del centro e anche i Volontari

di Croce Rossa monzesi si occupano della cittadinanza.

Viene nominata Ispettrice delle IIVV, Sorella Elisabetta Spezia che sarà

alla guida del Corpo fino al 2011 quando verrà sostituita da Sorella

Daniela Bramati.

Il Sottocomitato CRI di Monza, dal 9 al 12 settembre 2004 allestisce il

primo Campo base in Autodromo in occasione del Gran Premio d’Italia

di Formula 1.

L’anno successivo, Monza, assume la denominazione di Comitato

e, per problemi strutturali, deve spostare la sua sede presso i locali

dell’Ospedale di Via Solferino. Con l’approvazione dello Statuto della

Croce Rossa Italiana, il Commissario, Avvocato Fulvio Monti, traghetta la

sede monzese alle elezioni che vedono votata, quale Presidente, Marina

Cazzaniga, già Ispettrice IIVV negli anni Novanta.

Nel 2008, sotto la Presidenza di Mirko Damasco, la sede verrà spostata

in via Piave, per tornare, nel 2015 nella sede originaria di via Pacinotti.

Viene attivato, sull’esempio di Milano, il servizio di Unità di Strada a favore

delle persone senza dimora e si apre la prima struttura di accoglienza, di

proprietà comunale e gestita dai volontari di Croce Rossa.

Dal 2009 al 2012 il Comitato locale diviene sede provinciale. Dal 2013

si consolida il processo di privatizzazione. Viene eletta Presidente Elvira

Miccoli, Infermiera Volontaria che si avvale della collaborazione dei

delegati di area per il raggiungimento degli obiettivi strategici enunciati

dalla Federazione delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna

Rossa. Alla fine del 2014 il Comitato conta poco più di 200 soci.

Con il 2016 si completa la privatizzazione dell’intera Croce Rossa Italiana

e a Monza viene eletto Presidente dell’Associazione Orazio Nelson De

Lutio.

GLI ANNI DUEMILA

Volontari e mezzi della CRI di Monza pronti per il servizoi assistenza visita Papa Francesco 2017

Archivio fotografico CRI Monza

Inaugurazione e ritorno della CRI di Monza nella sede di via Pacinotti 2015

Archivio Fotografico CRI Monza

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Nel maggio 1983, in occasione della giornata mondiale della Croce

Rossa Angelo Casiraghi, detto Casira, compone una poesia in dialetto

La Cros, che come ona smaggia de sangh

la spicca sora al brasc d’on infermee

o su’ una tenda, o on tecc, o sora i bianch

vestali dj dottor e, anmo pussee,

sul coeur dj volontari del dolor,

l’è minga forsi on simbol de l’amor?

Amor per chi soffriss, amor per quei

che la fatalitaa h’ha faa on rottam,

perchè in la sofferenza hin tucc fradei

e l’unich nom che ciamen l’è la mamm.

E benedett quj man insci legger

ch’hin pront a prodigass comè on dover.

Ma prodigass, dj volt, l’è minga assee,

l’è minga assee ves pront, ghe vour spostass...

e i medesinn? e i bind? Ghe voeur danee

se no l’è tant inutil sfadigass.

E se i danee guarissen no la gent

vann ben però per toeu i medegament.

E allora bisogn dà per ‘st’Istitut.

Dà quel che sa poeu, dà quel che sa voeur:

l’è un debit che se gh’ha e l’è on ajut

dal di che se respira a quand se moeur

e no gh’è continent, che se conossa

ch’el faga propri nient per la Cros Rossa.

LA MIA CROCE ROSSA

Nel 1999 i volontari di Croce Rossa partono per fare assistenza al campo

di Kavaje, uno dei campi organizzati in Albania dalla protezione civile

nell’ambito della missione Arcobaleno.

Questa la testimonianza di Fiorbianca Levrangi di Monza:

“Dopo un viaggio faticosissimo, con un mare forza sette, ed una notte

insonne, sono arrivata, verso mezzogiorno, a Durazzo. Lì ho realizzato che

c’era la guerra: mezzi militari che arrivavano in porto, soldati con enormi

mitra, elicotteri che volavano sopra le nostre teste ed una pioggia

sferzante che rendeva ancora più triste il nostro sbarco. Partimmo verso

il campo CRI di Kavaje in colonna, dopo che il capo-campo, Paolo

Lanzani, ci aveva istruito su come comportarci ed avvisati di quello che

ci aspettava: niente acqua per lavarci, cibo sempre uguale e tantissimo

lavoro.

Arrivata al campo, la bandiera di Croce Rossa che sventolava, mi ha

fatto sentire a casa. Ho provato stupore e meraviglia per il lavoro svolto

dai volontari che, in pochissimi giorni, avevano trasformato una pianura

paludosa in un bellissimo campo dotato di ospedale, mense, cucine,

bagni, tende.

Ero partita armata di grande volontà e buon umore, ma devo confessare

che i primi giorni furono faticosissimi, lavoravamo ininterrottamente,

macinavo decine di chilometri al giorno, sotto il sole e la pioggia,

occupandomi del censimento delle persone e della distribuzione, tenda

per tenda, di pannolini, latte, biscotti e omogeneizzati.

È una esperienza che non dimenticherò facilmente …

Ora sono trascorsi mesi, la guerra è finita, ma non c’è giorno in cui non

ricordi le tende del campo di Kavaje, i volti pieni di paura delle donne

anziane, i terrificanti bombardieri che di notte sfrecciavano sopra le

nostre teste e ci facevano sobbalzare sulle brande… e i dolci sorrisi dei

bambini”.

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Questa la testimonianza di Terry Camesasca di Monza:

Era il settembre del 1964, avevo solo 17 anni e mi iscrissi al corso di primo

soccorso presso la sede della Croce Rossa di Monza. Sin da piccola

sentii molto parlare di Croce Rossa, di ammalati, di soccorso e così quasi

per tradizione o per curiosità mi iscrissi. Mi distinsi subito per impegno e

volontà, e poi ero figlia d’arte. Tutti ricordavano mio nonno che era stato

vice comandante della Croce Verde Monzese, prima della guerra e poi

di Croce Rossa e mio padre che si distinse come caposquadra negli anni

Trenta.

A febbraio del 1965, dopo aver superato gli esami, entrai a far parte dei

volontari. Le donne erano poche e poco accettate. Era considerata

una attività tipicamente maschile. Iniziammo ad entrare a turni di 3

ragazze per 4 ore circa il sabato o la domenica. All’inizio ci occupammo

di lavori tipicamente femminili, sistemare i camici o registrare i servizi fatti,

ma poi iniziammo a farci spazio anche nel soccorso e “...qualche volta

mi concedevano di rispondere al telefono. Quel telefono nero appeso

al muro che se dovevi scrivere l’indirizzo del servizio era impegnativo

tenere la cornetta e scrivere su di un foglio appoggiato al muro ...ma

poi la biro inclinata non scriveva più... “.

Nell’estate un servizio singolare...un temporale estivo. Un cielo nero con

lampi, fulmini e saette... arrivò una chiamata per il cimitero......alle ore 17

si chiude e il custode mentre fa un giro di ricognizione in bicicletta sente

grida di aiuto e allora chiama la Croce Rossa e ci aspetta all’ingresso. I

miei compagni uomini si lasciarono impressionare dalla situazione e fui

io a trovare una anziana signora caduta dalle scale mentre sistemava i

fiori sulla tomba del marito.

E poi dicevano che questo lavoro non era adatto alle donne… mi

convincevo sempre più che se non siamo migliori, siamo per lo meno

uguali !

Il 22 agosto 1864 Henry Dunant fondò la Croce Rossa a Ginevra e così

a novembre del 1970 Monza festeggia i 100 della CRI.

Vengono consegnati attestati di benemerenza ai volontari più preparati

e molto disponibili. Alla presenza delle autorità e del Sindaco Pavia

anche a me. Mi consegnarono come ringraziamento il mio primo

attestato di benemerenza. Sentivo così di essere riuscita nel mio intento.

Ormai ero stata accettata. Il primo passo era stato fatto ma ne vedevo

ancora di strada da fare !

Iniziai a far servizio anche in autodromo. Nel 1971 su richiesta del Direttore

Sanitario Dott. Vagliè mi attivai per aprire un ambulatorio gratuito per

iniezioni intramuscolari aperto ai cittadini.

Già allora il mio servizio non finiva mai con il concludersi di un intervento,

ma me lo portavo a casa, nel cuore per giorni e giorni

e.....ricordo ancora.

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FONTI E BIBLIOGRAFIA

REALIZZATO DA CROCE ROSSA DI MONZA

TESTI: Volontari Croce Rossa di Monza, Norma Bruni, Marina Cazzaniga, Elena Colombo, Marisa Colombo, Claudio Consonni, Alessandro Meloni, Rachele Riva, Isabella Ruol, David Savoca

DOCUMENTI: Archivio Storico Città di Monza Archivio Storico CRI di Monza Archivio Storico CRI di Milano Archivi Privati

GRAFICA e FOTOGRAFIE: Liceo Artistico della Villa Reale di Monza “Nanni Valentini” Classi 5^E e 4^D a.s. 2016/17

Ideazione marchio 150° CRI Monza: MARTA ZILIOLI Copertina e grafica libretto: MARIKA INFORTUNA DOCENTI: Elena Mapelli, Maria Tilotta, Annalisa Azzoni

V. Maspero, La Croce Rossa e la città di Monza (1919-1997), Monza, 2000

Relazione morale e finanziaria, Sottocomitato di Monza, Tipografia Guido Paleari, 1930

S. Bartoloni, Italiane alla guerra, Marsilio Editore, Venezia, 2003

L.Ripa, La Medicina Comunale e la civiltà igienica, Seregno, 1881

Bollettino delle Associazione Italiana della Croce Rossa in soccorso ai malati e feriti in guerra, Roma, 1881

Documenti Archivio Storico Città di Monza

Il Cittadino dal 1899 al 1915, Biblioteca Civica di Monza

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via Pacinotti 2 - 20900 MonzaTel: 039 204591

www.crimonza.org [email protected]

CROCE ROSSA ITALIANAComitato di Monza