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Johann G. Fichte 1762-1814

Johann Fichte - presentazione schematica del pensiero

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Johann G. Fichte1762-1814

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Decisiva fu la filosofia kantiana nella sua formazione (1791. Saggio di una critica di ogni rivelazione).

Opere centrali: Dottrina della scienza, Dottrina morale, Dottrina del diritto, Discorsi alla nazione tedesca (1807-1808).

Egli sentì forte l’esigenza dell’azione morale che sarà poi sostituita con la fede religiosa.

Egli volle costruire una filosofia dell’infinito che è nell’uomo, anzi che è l’uomo stesso, distaccandosi così dalla filosofia del finito kantiana. Infatti criticò la cosa in sé e il noumeno.

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Kant

L’io è finito perché è limitato dal noumeno

L’io è principio formale del conoscere

Fichte

L’io è infinito perché tutto esiste

nell’io e per l’io

Principio formale e materiale a cui si deve la

realtà stessa

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L’io è assolutamente attivo e spontaneo, totalmente libero.

La deduzione in Fichte è metafisica perché deve derivare dall’io il soggetto e l’oggetto del conoscere. Esso crea soggetto e oggetto fenomenici con un’attività che è intuizione intellettuale.

Con la Dottrina della scienza si deduce necessariamente da questo principio l’intero mondo del sapere in modo sistematico.

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Il nostro vuole fare della filosofia un sapere assoluto e perfetto in grado di mettere in luce il principio su cui si fonda la validità di ogni scienza.

Qualcosa esiste solo facendone un essere-per-noi, rapportandolo alla nostra coscienza. Essa è tale solo in quanto autocoscienza. L’oggetto è dunque possibile solo sotto la condizione del soggetto, il quale deve essere autocosciente. Dunque la coscienza è il fondamento dell’essere e l’autocoscienza è il fondamento della coscienza.

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L’io pone se stesso

1° principio

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Fichte vuole dedurre dal principio la vita teoretica e pratica dell’uomo:

La legge di identità logica (A=A) presuppone il principio ulteriore che è l’Io che pone A con la sua identità (Io=Io), poiché egli si è già posto esistente. Egli afferma affermando innanzitutto la sua esistenza. Dunque egli è il principio supremo del sapere. L’Io è ciò che egli stesso si fa, le cose sono preordinate (AUTOCREAZIONE INFINITA).

Nell’Io esse sequitur operari: il suo essere appare il risultato della sua azione e della sua libertà: è Tathandlung (attività agente e suo prodotto) o anche Streben.

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L’io pone il non-io

2° principio

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Oppone anche a se stesso qualcosa che come tale è oggetto, natura, mondo (non-io), che è ancora nell’Io. Questo si configura come l’oggetto, l’ostacolo, il negativo… poiché una coscienza reale sia possibile.

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L’io oppone nell’io all’io divisibile un

non-io divisibile3° principio

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L’Io è limitato dal non-io e cos’ viceversa. Siamo alla situazione concreta del mondo: molteplicità di io finiti con difronte una molteplicità di oggetti finiti.

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Capisaldi del sistema:Esistenza di un Io infinito, libero e creatoreEsistenza di un io finito, limitato dal non-ioRealtà di un non-io, dell’oggetto (mondo o

natura) che si oppone all’io finito.

I tre principi devono essere interpretati in ordine logico e non cronologico temporale. La natura non è dunque realtà autonoma, ma è momento dialettico della vita dell’Io.

L’Io è finito e infinito al tempo stesso: limitato dal non-io che esiste però solo all’interno dell’Io.

L’infinito è l’insieme degli io finiti in cui si realizza.

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L’Io infinito è la meta ideale degli io finiti. L’infinito per l’uomo è un dover essere e una missione poiché scevro da ogni limite, puro e libero. L’uomo è dunque sforzo infinito verso la libertà, lotta inesauribile contro il limite (natura esterna e istinti irrazionali). Il compito dell’uomo è l’umanizzazione del mondo (spiritualizzare).

La missione dell’Io non può avere mai conclusione, pena la fine della vita che è invece sempre lotta e opposizione. Perfezione come concetto dinamico.

Dai tre principi deduce le categorie.

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L’Io ha una struttura triadica o dialettica, articolata e incentrata sulla sintesi degli opposti.

Nella Prima introduzione alla Dottrina della scienza (1797) Fichte afferma che ci sono solo due sistemi filosofici possibili: l’idealismo o il dogmatismo. La filosofia è riflessione per mettere in luce il fondamento dell’esperienza in cui sono in gioco l’oggetto e il soggetto. Il primo parte dal soggetto, il secondo parte dall’oggetto.

I due sistemi non riescono a confutarsi direttamente. La scelta dipende da una presa di posizione in campo etico, esistenziale.

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Dogmatismorealismo,

naturalismo, materialismo

Finisce sempre per rendere nulla o problematica la

libertà

Individui che non si sono ancora

elevati ala sentimento della propria libertà

assoluta

Idealismo

Finisce sempre per strutturarsi

come una rigorosa dottrina della

libertà

Individui che hanno il senso profondo della

propria libertà e indipendenza

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Fichte si proclama realista e idealista insieme poiché nella conoscenza vi è un’azione del non-io sull’io, non-io che è a sua volta prodotto dall’io.

Il non-io però sembra indipendente dall’Io! Esso pone il non-io attraverso l’immaginazione produttiva che ha un carattere inconsapevole poiché la coscienza è sempre polarizzata in soggetto con difronte a sé l’oggetto. In essa l’Io è l’atto stesso che pone l’oggetto, dunque inconsciamente.

Il non-io, prodotto dell’io, è una realtà difronte a cui sta ogni io empirico. Ci si riappropria del non-io con gradi di conoscenza.

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Dalla semplice sensazione alla più alta speculazione filosofica, con una progressiva interiorizzazione dell’oggetto che alla fine si rivela opera del soggetto. La graduale riconquista conoscitiva dell’oggetto passa per: sensazione, intuizione, intelletto, giudizio e ragione.

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L’Io pone il non-io ed esiste come attività conoscente solo per poter agire: l’io pratico è la ragione dell’io teoretico. Noi esistiamo per agire e il mondo esiste come teatro della nostra azione.

Agire è imporre al non-io la legge dell’Io (libero progetto razionale): è un imperativo volto a far trionfare lo spirito sulla materia (sottomissione degli impulsi alla ragione, plasmazione della realtà esterna secondo il nostro volere). È un processo di autoliberazione dell’Io dai propri ostacoli: un compito mai concluso con cui l’Io mira a farsi libero.

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L’io finito realizza la sua infinitudine solo insieme ad altri io finiti: gli altri esistono e mi sollecitano in quanto anch’essi esseri intelligenti. La loro libertà pone limiti all’io finito.

L’umanità deve vedere esseri che si fanno liberi e rendono liberi gli altri: streben sociale dell’io.

Per far ciò gli intellettuali, che hanno maggior consapevolezza teorica, devono essere persone pubbliche e con precisi doveri sociali. Devono essere gli uomini moralmente migliori del loro tempo (maestri ed educatori del genere umano).

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Le fasi del pensiero politico:Visione contrattualistica e antidispotica: il

contratto sociale deve educare la libertà, di cui è corollario il diritto di rivoluzione. Il fine dello Stato è rendere se medesimo inutile favorendo una società di persone libere e responsabili. Lo stato è il garante del diritto che vale anche senza la buona volontà (azioni esterne sottoposte a costrizione). La forza dello stato garantisce libertà, proprietà e conservazione.

Lo stato deve rendere impossibile la povertà garantendo lavoro e benessere. Statalismo socialistico e autarchico.

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Discorsi alla nazione tedesca.Tema fondamentale: l’educazione. Serve una nuova

pedagogia nel mondo moderno al servizio del popolo e della nazione e in grado di trasformare le persone.

Solo il popolo tedesco può promuovere la nuova educazione poiché trova nella sua lingua il carattere fondamentale, mantenuta inalterata nel tempo. I tedeschi sono un popolo primitivo, puro, integro.

È l’unico ad avere una patria, costituendo una unità organica e nazionale. La Germania è una nazione spiritualmente eletta a realizzare l’umanità fra gli uomini divenendo forza trainante. Se essa fallisse l’intera umanità perirebbe.