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Intervista a Jan Gotlib Bloch di W.T.Stead Jan Gotlib Bloch (1836-1902) (russo: Ivan Stanislavovic Bloch; tedesco: Johann von Bloch; francese: Jean de Bloch) è stato un banchiere e un finanziere delle ferrovie, nato nell'impero russo da famiglia ebrea polacca. Dedicò gli ultimi anni della sua vita allo studio della guerra moderna e delle sue conseguenze politiche, economiche e sociali. Pubblicò il suo capolavoro in sei volumi "La Guerre Future" a Parigi nel 1898. La sua opere raggiunse una certa fama, grazie anche a una edizione inglese "Is War Now Impossible?" e alla promozione da parte del famoso giornalista William Thomas Stead. L'analisi di Bloch era basata su diversi aspetti complementari. Il progresso negli armamenti, la grandezza degli eserciti, l'industrializzazione e l'interdipendenza economica tra le nazioni avrebbero reso impossibile qualunque battaglia decisiva: la guerra del futuro sarebbe stata lunga e la vittoria decisa più dal logoramento economico e sociale che dai campi di battaglia. La sua conclusione era che una grande guerra sarebbe stata un suicidio per tutti i partecipanti e avrebbe portato alla rovina anche il vincitore. Bloch partecipò alla prima Conferenza di pace dell'Aia nel 1899 e distribuì copie della sua opera ai delegati delle missioni diplomatiche. La ricezione di Bloch da parte della classe politica e militare contemporanea fu alquanto fredda, le sue tesi furono messe da parte, sulla base dell'assunto che, mentre la "matematica" poteva essere corretta, il suo messaggio complessivo correva il rischio di avere effetti negativi sul morale delle truppe. Nel 1901 fu tra i candidati al premio Nobel per la pace. Il tipo di guerra prevista da Bloch scoppiò nel 1914. Anche se molti dettagli delle sue previsioni si rivelarono errati o superati dai progressi tecnici, le sue osservazioni più generali furono pienamente confermate. * * * L'intervista seguente è tratta dall'introduzione all'edizione inglese della sua opera. * * * "Utopisti" disse il sig.Bloch; "ci chiamano utopisti, idealisti e visionari perchè crediamo che la fine delle guerre sia vicina! Eppure mi piacerebbe sapere chi sono gli utopisti? Che cos'è un utopista quando si usa questa parola come un insulto? E' un uomo che vive sognando l'impossibile; ma quello che io so, e che sono pronto a dimostrare, è che i veri utopisti, quelli che vivono veramente in un mondo di fantasia, sono quelli che credono nella guerra. Non c'è dubbio che la guerra è stata possibile ma alla fine è diventata impossibile e sono loro gli illusi della peggior specie, quelli che si preparano per la guerra e quelli che fanno i propri piani in previsione di una guerra" "Buono a sapersi, sig.Bloch" risposi; "ma non si tratta di una esagerazione? Solo l'anno scorso c'è stata la guerra Ispano-Americana e l'anno precedente quella tra Turchia e Grecia. Quando mai la guerra è diventata impossibile?" "Oh" rispose il sig.Bloch vivacemente, "io non parlo di quel tipo di guerre. Non è a questo genere di guerricciole o alle spedizioni punitive come quelle che voi inglesi, per esempio, fate continuamente alle frontiere del vostro grande impero. Non è a quelle a cui mi riferisco quando dico che la guerra è diventata impossibile. Quando i soldati e gli uomini di stato parlano della Guerra Futura, non si riferiscono a queste spedizioni contro popoli semi-barbari. La guerra del

Ivan Bloch intervistato da W. T. Stead

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Tradotto dall'introduzione all'edizione inglese di "La Guerre Future"http://it.wikipedia.org/wiki/Ivan_BlochEdizione inglese ridotta:http://archive.org/details/iswarnowimpossib00bloc

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Page 1: Ivan Bloch intervistato da W. T. Stead

Intervista a Jan Gotlib Bloch

di W.T.Stead

Jan Gotlib Bloch (1836-1902) (russo: Ivan Stanislavovic Bloch; tedesco: Johann von Bloch; francese: Jean de Bloch) è stato un banchiere e un finanziere delle ferrovie, nato nell'impero russo da famiglia ebrea polacca.

Dedicò gli ultimi anni della sua vita allo studio della guerra moderna e delle sue conseguenze politiche, economiche e sociali. Pubblicò il suo capolavoro in sei volumi "La Guerre Future" a Parigi nel 1898. La sua opere raggiunse una certa fama, grazie anche a una edizione inglese "Is War Now Impossible?" e alla promozione da parte del famoso giornalista William Thomas Stead.

L'analisi di Bloch era basata su diversi aspetti complementari. Il progresso negli armamenti, la grandezza degli eserciti, l'industrializzazione e l'interdipendenza economica tra le nazioni avrebbero reso impossibile qualunque battaglia decisiva: la guerra del futuro sarebbe stata lunga e la vittoria decisa più dal logoramento economico e sociale che dai campi di battaglia. La sua conclusione era che una grande guerra sarebbe stata un suicidio per tutti i partecipanti e avrebbe portato alla rovina anche il vincitore.

Bloch partecipò alla prima Conferenza di pace dell'Aia nel 1899 e distribuì copie della sua opera ai delegati delle missioni diplomatiche. La ricezione di Bloch da parte della classe politica e militare contemporanea fu alquanto fredda, le sue tesi furono messe da parte, sulla base dell'assunto che, mentre la "matematica" poteva essere corretta, il suo messaggio complessivo correva il rischio di avere effetti negativi sul morale delle truppe.

Nel 1901 fu tra i candidati al premio Nobel per la pace.Il tipo di guerra prevista da Bloch scoppiò nel 1914. Anche se molti dettagli delle sue

previsioni si rivelarono errati o superati dai progressi tecnici, le sue osservazioni più generali furono pienamente confermate.

* * *

L'intervista seguente è tratta dall'introduzione all'edizione inglese della sua opera.

* * *

"Utopisti" disse il sig.Bloch; "ci chiamano utopisti, idealisti e visionari perchè crediamo che la fine delle guerre sia vicina! Eppure mi piacerebbe sapere chi sono gli utopisti? Che cos'è un utopista quando si usa questa parola come un insulto? E' un uomo che vive sognando l'impossibile; ma quello che io so, e che sono pronto a dimostrare, è che i veri utopisti, quelli che vivono veramente in un mondo di fantasia, sono quelli che credono nella guerra. Non c'è dubbio che la guerra è stata possibile ma alla fine è diventata impossibile e sono loro gli illusi della peggior specie, quelli che si preparano per la guerra e quelli che fanno i propri piani in previsione di una guerra"

"Buono a sapersi, sig.Bloch" risposi; "ma non si tratta di una esagerazione? Solo l'anno scorso c'è stata la guerra Ispano-Americana e l'anno precedente quella tra Turchia e Grecia. Quando mai la guerra è diventata impossibile?"

"Oh" rispose il sig.Bloch vivacemente, "io non parlo di quel tipo di guerre. Non è a questo genere di guerricciole o alle spedizioni punitive come quelle che voi inglesi, per esempio, fate continuamente alle frontiere del vostro grande impero. Non è a quelle a cui mi riferisco quando dico che la guerra è diventata impossibile. Quando i soldati e gli uomini di stato parlano della Guerra Futura, non si riferiscono a queste spedizioni contro popoli semi-barbari. La guerra del

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futuro, la guerra che è diventata impossibile, è quella che ha ossessionato l'immaginazione dell'umanità negli ultimi trent'anni. La guerra in cui le grandi potenze si sarebbero lanciate l'una contro l'altra armate fino ai denti per lottare fino allo stremo con tutte le loro risorse. Questa è la guerra che ogni giorno diventa sempre più impossibile. Sì, è nei preparativi per questa guerra impossibile che i cosiddetti uomini 'realisti', che sono i veri utopisti del nostro tempo, sprecano le risorse materiali della società civile."

"La prego di spiegarsi più chiaramente, sig. Bloch"

"Dunque" disse, "penso che lei sia d'accordo che per gli Stati minori la guerra è diventata praticamente impossibile. Per la Danimarca o il Belgio è diventato altrettanto inconcepibile lo scatenare una guerra quanto lo sarebbe per noi prenderci il diritto di iniziare una guerra privata come facevano i nostri antenati. Non possiamo farlo. O, perlomeno, possiamo provare ma saremmo immediatamente fermati e puniti per la nostra imprudenza. La posizione degli stati minori è uguale. Una guerra da parte loro è praticamente vietata dai loro vicini più forti. Si trovano nella posizione dei discendenti della nobiltà feudale, i cui diritti di iniziare una guerra sono scomparsi con la crescita e il potenziamento dei governi centrali, i cui interessi e autorità erano incompatibili con l'esercizio di quello, che fino ad allora, era stato un diritto universale. Per gli stati minori, dunque, la guerra è impossibile"

"Sono d'accordo" risposi, "che questo è impossibile senza il permesso delle grandi potenze"

"Esatto" disse il sig. Bloch, "e per questo motivo che quando parliamo della guerra futura, ci riferiamo sempre a quella tra grandi potenze. Cioè, per prima, a quella tra Francia e Germania per le provincie perdute, una guerra di cui si parla da tempo ma che è stata continuamente rimandata; e, per seconda, l'altra guerra, il cui pensiero ha gradualmente rimpiazzato quello di un semplice duello tra Francia e Germania, cioè la guerra tra la Triplice e l'alleanza Franco-Russa. E' questa guerra che occupa continuamente i pensieri degli uomini di stato e dei sovrani europei, ed è proprio questa guerra, io sostengo, che è diventata assolutamente impossibile."

"Ma impossibile in che senso, sig.Bloch? Intende dire moralmente impossibile?"

"Assolutamente no." rispose, "Non si tratta di considerazioni morali, che non si possono misurare, ma di fatti, di fatti concreti e materiali che si possono calcolare e misurare con sufficiente approssimazione fino ad assoluta precisione. Io sostengo che la guerra è diventata impossibile dal punto di vista militare, economico e politico. Lo stesso progresso che ha preso piede nei meccanismi della guerra ha reso la guerra una operazione impraticabile. Le dimensioni degli armamenti odierni e l'organizzazione della società hanno fatto in modo che il suo proseguimento sia impossibile dal punto di vista economico. E infine, se qualcuno provasse a dimostrare la falsità delle mie asserzioni mettendo in pratica una cosa del genere su larga scala, il risultato inevitabile sarebbe una tale catastrofe da distruggere tutte le organizzazioni politiche oggi esistenti. Pertanto la grande guerra non può essere fatta, e qualunque tentativo di farla risulterebbe in un suicidio. Questo, io credo, non è altro che un fatto dimostrabile."

"Ma dove sta la dimostrazione? " domandai. Il sig.Bloch si voltò a indicare la sua enciclopedica opera "La Guerra Futura", sei grossi volumi, di chissà quante pagine, che stavano impilati uno sopra l'altro.

"Legga quello" disse, "in quei libri può trovare tutti i fatti sui cui sono basate le mie convinzioni"

"Di sicuro è un ottimo lavoro" dissi io, "ma come può lei, sig Bloch, un economista e

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banchiere, ergersi ad autorità su questioni di carattere militare?"

"Oh" rispose il sig.Bloch, "dalle vostre parti si usa dire che colui che ne è fuori è colui che vede meglio le cose; non deve dimenticarsi che le conclusioni a cui arrivano gli esperti di faccende militari non sono assolutamente al di fuori della comprensione di chi le studia da dilettante. Nel formarsi una idea corretta dei cambiamenti avvenuti in ambito militare è assai plausibile che un osservatore esterno riesca a vedere meglio le fratture e le tendenze rispetto a chi si occupa continuamente dei dettagli delle operazioni. Posso solo dire che, anche se a prima vista non ho nessuna autorevolezza, ho fatto tutti gli sforzi possibili per approfondire la letteratura militare, specialmente i trattati più recenti sulle operazioni militari e la condotta di eserciti e flotte, quelli che sono stati pubblicati dai principali esperti dei nostri tempi. Oltre a imparare le cose che hanno scritto, ho anche avuto occasione di discutere personalmente con molti ufficiali di diversi paesi riguardo alle conclusioni a cui sono arrivato, e sono lieto di sapere che in generale non c'è molta differenza di opinioni sulla precisione delle mie osservazioni riguardo alla guerra del futuro".

"Quindi anche loro sono d'accordo" domandai, "che la guerra è diventata impossibile?"

"No" rispose il sig.Bloch, "quello sarebbe aspettarsi troppo. Altrimenti il mestiere di Otello sarebbe scomparso da tempo. Ma dal momento che loro sono d'accordo sui fatti, noi possiamo trarne le nostre conclusioni."

"Ho visto che nella sua opera si occupa di ogni aspetto delle forze armate, degli armamenti, delle manovre, delle questioni strategiche, dei problemi delle fortificazioni... praticamente di tutto quello che importa nelle condotta pratica della guerra moderna. Mi vuole dire che, secondo il parere di militari, lei non ha commesso nessun errore?"

"Questa sarebbe una esagerazione. Lo Zar, su mia richiesta, ha consigliato il libro al Ministro della Guerra chiedendo che fosse attentamente analizzato da una commissione di esperti. I risultati di questa commissione furono in seguito consegnati allo Zar tramite un rapporto scritto secondo il quale, anche se trattando così tanti argomenti era impossibile evitare errori, era loro opinione che il libro fosse estremamente utile e auspicavano che fosse distribuito agli ufficiali di stato maggiore. Aggiunsero inoltre che, secondo loro, nessun altro libro poteva contribuire altrettanto bene al successo di una conferenza di pace o alla preparazione di coloro che dovessero prendervi parte."

"L'unica questione su cui c'erano forti disaccordi riguardava l'uso della baionetta. Io sono arrivato alla conclusione, basata sull'analisi molto attenta di diverse fonti autorevoli, che i tempi della baionetta sono finiti. Nella guerra Franco-Prussiana la mortalità complessiva da armi bianche ammontò all'uno per cento. La proporzione tra i francesi fu più alta, ma credo possa essere matematicamente dimostrato che, in futuro, la guerra sarà decisa a distanze che renderanno impossibile l'uso della baionetta. Tuttavia, il generale Dragomiroff, un veterano della vecchia scuola, non riesce a tollerare questa offesa alla sua arma preferita. A suo parere la baionetta è suprema ed è l'arma bianca che alla fine sarà sempre il fattore decisivo nel combattimento tra uomini. Perciò ha condannato duramente questa parte del mio libro, ma la questione è basata su dati obiettivi e il lettore può formarsi da solo un parere sulla probabilità che la baionetta abbia qualunque uso pratico nella guerra futura."

"La devozione del generale Dragomiroff per la baionetta" aggiunsi, " mi ricorda quella dei nostri ammiragli per le vele sulle navi. Quindici anni fa era già abbastanza ovvio che la nave da guerra del futuro non avrebbe avuto bisogno di alberature. Anzi le vele erano un ingombro e un pericolo ma tutti gli ammiragli della vecchia scuola davano più importanza all'abilità nell'alzare o ammainare le vele di quando ne davano alla precisione di tiro o ad altri fattori decisivi nelle

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battaglie navali. Continuarono per anni ad attaccarsi agli alberi e alle rande mentre gli ufficiali più giovani sapevano che tanto valeva attaccarsi agli archi e alle freccie. Suppongo che lei abbia trovato una situazione simile riguardo alla baionetta."

"Già," disse il sig.Bloch, "la baionetta mi sembra completamente superata. Non c'è dubbio che sia un arma letale se si riesce ad arrivare a un metro dal nemico; ma quello che mi domando è se in futuro i combattenti riusciranno ad avvicinarsi a meno di 100 metri, quindi figuriamoci a un metro."

"Ma allora" osservai, "se le cose stanno così le guerre saranno molto meno sanguinose di prima."

"Sì e no" disse il sig.Bloch,"saranno meno sanguinose perchè saranno diventate più letali. Nessun tipo di guerra è più distruttivo per la vita umana di quella in cui uno scontro viene deciso da schieramenti che si affrontano corpo a corpo con nient'altro che il freddo acciaio. I massacri delle guerre antiche tra i barbari o tra i Romani e i barbari alle loro frontiere, era semplicemente agghiaccianti. Non c'è niente di simile nella guerra moderna, questa diminuzione della mortalità in battaglia è, paradossalmente, il prodotto della maggior letalità delle armi usate dagli uomini. Anzi, stanno diventanto così letali che non ci vorrà molto tempo prima che i combattimenti spariscano del tutto."

"Questa" risposi, "è la stessa speranza di Rudyard Kipling che mi ha scritto pochi mesi fa dicendo di sperare nella fine delle guerre grazie all'invenzione di qualche congegno capace di accoppare senza possibilità di errore il 50% dei combattenti in qualunque tipo di scontro. Le guerre, ha scritto, finirebbero da sole. La stessa idea è stata espressa da Lord Lytton nel suo romanzo 'The coming race' in cui la fine delle guerre è dovuto alla scopert del vril, un arma così distruttiva che un bambino premendo un pulsante potrebbe annientare un esercito."

"Sì" disse il sig. Bloch, "è proprio così, ma fino a quando l'umanità non avrà sperimentato la letalità delle proprie armi ci saranno enormi spargimenti di sangue. Per esempio, a Omdurman la percentuale di perdite inflitte alle forze del Califfo è arrivata molto vicino al 50%, come pensato da Rudyard Kipling. Probabilmente quest'unica prova è stata sufficiente anche per i Dervisci. Non vorranno mai più affrontare il fuoco dei fucili moderni. L'esperienza che hanno subito sta diventanto sempre più comune anche negli eserciti della cristianità. Anche se potranno esserci diversi episodi di massacri spaventosi, una o due esperienze di quel genere faranno passare alle nostre autorità militari qualunque desiderio di arrivare a distanza ravvicinata dal nemico."

"Che razza di paradosso!" risposi, "Finiremo per non uccidere più nessuno, perchè se provassimo a combattare uccideremmo tutti. Così secondo lei non c'è da aspettarsi una strage ancora più grande per la maggior precisione degli armamenti?"

"Lei mi ha frainteso" rispose il sig.Bloch, "all'inizio le perdite saranno maggiori, sarà un massacro su così vasta scala che per gli eserciti sarà impossibile continuare la battaglia fino a raggiungere un risultato decisivo. Ci proveranno lo stesso, convinti di combattere con le stesse regole di una volta, e impareranno una lezione tale da rinunciare per sempre a ogni tentativo. Così, al posto di una guerra portata a termine con una serie di battaglie decisive, avremo un lungo periodo durante il quale le risorse dei combattenti saranno spremute gradualmente. La guerra, invece di una lotta corpo a corpo in cui i combattenti misurano il loro valore fisico e morale, diventerà una specie di stallo, nessuna armata sarà in grado di affrontare il nemico. Entrambi gli eserciti continueranno la campagna e la manovre ma non saranno capaci di portare a termine un attacco decisivo. Sarà l'evoluzione naturale della pace armata, ma su una scala più grande. Sarà proprio così" continuò il sig.Bloch, "il tutto accompagnato dallo sconvolgimento dell'industria e dal

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taglio di quelle risorse indispensabili alla comunità civile per sopportare il peso logorante di una simile pace armata. Le spese si moltiplicheranno mentre le risorse che permettono di affrontare quelle spese saranno ridotte. Questa è la guerra del futuro, non combattimenti ma carestia, non il massacro di uomini ma la bancarotta delle nazioni e il venir meno di tutta l'organizzazione sociale."

"Ora sto cominciando a capire perchè il nostro profeta della fine delle guerre non è un soldato ma un economista."

"Sì" rispode il sig. Bloch, "è proprio da economista che ho scoperto delle cose evidenti, cose che chiunque occupi una posizione di potere può capire. L'evoluzione naturale del soldato ha così perfezionato il meccanismo del massacro da rendere praticamente assicurata la sua stessa estinzione. E' diventato così costoso da mantenere che l'umanità non se lo può più permettere e così ha trasferito il dominio del mondo da coloro che controllano gli accampamenti a colori che controllano i mercati."

"E adesso, sig Bloch, sarebbe così gentile da scendere nei particolari e spiegarmi come si è arrivati a questa grande rivoluzione?"

"E' molto semplice" rispose il sig.Bloch, "Il segno più visibile ed evidente della fine delle guerre è stata l'introduzione del fucile a ripetizione. Per parecchi secoli dopo l'invenzione della polvere da sparo la costruzione delle armi da fuoco ha fatto pochi progressi. Il cannone adoperato a Trafalgar non era nel complesso troppo differente da quello usato contro l'Armada. Per due secoli ci siamo accontentati di mettere un pò di polvere e una palla dentro un tubo di ferro e sparare al nemico. L'introduzione del fucile ad ago e del cannone a retrocarica hanno segnato l'inizio di una nuova era che, tuttavia, non è stata completamente realizzata fino all'invenzione del fucile a ripetizione di piccolo calibro. Anche le armi automatiche possono essere prese ad esempio della maggior letalità delle armi da fuoco ma, come si è visto a Omdurman, il fattore decisivo non sono state le mitragliatrici Maxim ma i fucili a ripetione."

"Sì," dissi, "come ha detto Lord Wolseley, sono stati i fucili a ripetizione che hanno rovesciato una pioggia di proiettili letali contro le ondate nemiche."

"Esatto," disse il sig. Bloch, "la possibilità di sparare mezza dozzina di proiettili senza bisogno di ricaricare ha trasformato le condizioni della guerra moderna."

"Non sta forse esagerando l'importanza della sola velocità di tiro?" domandai.

"No" rispose il sig. Bloch, "la rapidità del fuoco non è l'unico fattore. Il fucile moderno non solo spara più veloce dei suoi predecessori ma è anche di gran lunga più preciso e ha una gittata enormemente maggiore. A questi tre fattori bisogna aggiungerne un quarto, che rivoluziona completamente la natura delle armi da fuoco, cioè l'introduzione della polvere senza fumo."

"La campagna ispano-americana" dissi, "ha illustrato l'importanza della polvere senza fumo, secondo lei in che modo i nuovi esplosivi senza fumo influenzeranno le operazioni militari del futuro?"

"Per prima cosa" rispose il sig.Bloch, "scompare la copertura dietro la quale gli uomini hanno combattuto e sono morti per 400 anni. Tutte le grandi battaglie più recenti sono state combattute praticamente al buio. Dopo l'inizio della battaglia, amici e nemici si sono persi nelle dense nuvole di fumo che si spargevano per tutto il campo di battaglia. D'ora in poi gli eserciti non combatteranno più nell'oscurità. Ogni soldato nella linea di tiro, potrà vedere perfettamente il carnaio provocato nei ranghi dai fucili e dalle granate nemiche. Il velo che la polvere da sparo

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spargeva sui peggiori orrori del campo di battaglia è scomparso per sempre. Ma questo non è l'unico cambiamento. E' difficile sovrastimare la maggior tensione sui nervi e sul morale di un esercito in battaglia per il fatto che gli uomini cadranno uccisi o feriti senza nessuna causa visibile o udibile. Ai vecchi tempi il soldato vedeva la nuvoletta di fumo dello sparo o udiva il rombo del cannone, e quando la palla o la granata attraversava i ranghi poteva associare una causa con l'effetto, così, in un certo senso, era preparato. Nella guerra del futuro gli uomini cadranno e basta, moriranno senza vedere o sentire niente."

"Senza sentire nulla, sig.Bloch?"

"Senza sentire niente, perchè, anche se la polvere senza fumo non è senza rumore, l'esperienza dimostra che il fuoco di un fucile non si sente oltre le novecento iarde e quello di più fucili non si sente oltre il miglio. E questo ci porta alla questione della gittata superiore dei nuovi proiettili. Un esercito in marcia si renderà conto all'improvviso della propria posizione rispetto al nemico quando vedrà gli uomini cadere uccisi e feriti senza nessuna causa apparente; solo dopo qualche tempo riuscirà a scoprire che le raffiche letali e invisibili provenivano da una linea di tiratori scelti in posizione nascosta alla distanza di oltre un miglio. Non ci sarà niente all'orizzonte in grado di mostrare da dove arrivano quei proiettili. Sarà come un fulmine a ciel sereno. Riesce a immaginare qualcosa di più insopportabile per i nervi umani?"

"Ma qual è la gittata dei fucili moderni?"

"Il fucile moderno" disse il sig. Bloch, "ha una gittata tra i 3000 e i 4000 metri, vale a dire tra le due e le tre miglia. Naturalmente non intendo dire che sarà adoperato a tali gittate. Per le azioni a lunga distanza l'artiglieria è molto più efficace. Ma di questo parlerò tra poco. In generale si può dire che fino a un miglio o un miglio e mezzo, il fucile a ripetizione è capace di colpire qualunque cosa si trovi tra la canna e il bersaglio. Ed proprio qui" continuò il sig. Bloch, "che sta uno dei più importanti cambiamenti che hanno condizionato le armi da fuoco moderne. Guardi questa tabella, spiega meglio di quanto possa farlo a parole i cambiamenti avvenuti negli ultimi dodici anni. Nell'ultima grande guerra, se si voleva colpire un bersaglio lontano, bisognava mirare la canna del fucile in aria, in modo che la palla seguisse una traettoria curva scendendo poi alla distanza desiderata per trovare il bersaglio. Tra la canna e il bersaglio la palla non poteva colpire niente perchè stava viaggiando nell'aria, prima raggiungendo una altezza massima e poi scendendo a colpire il bersaglio, o il terreno, in qualche punto prestabilito a un migliaio di iarde di distanza. Con le armi moderne è diverso. Non c'è più bisogno di alzare la canna per far cadere la palla alla distanza desiderata. Adesso si mira direttamente al bersaglio e la palla va dritta a fare centro, come può vedere nel diagramma. Non sale in aria per poi cadere giù, semplicemente viaggia a una altezza di, per esempio, un metro e mezzo da terra fino a colpire il bersaglio. Tutto quello che si trova tra la canna e il bersaglio viene attraversato. Così, mentre nelle vecchie armi si poteva colpire un uomo soltanto riuscendo a far cadere la palle nel metro quadrato di terreno in cui si trovava. Adesso è sufficiente livellare la canna in modo che sia parallela a qualunque punto delle mille o duemila iarde di terreno tra la bocca del fucile e il bersaglio desiderato. Questo fatto, da solo, anche senza nessun aumento della rapidità di tiro, incrementa enormemente la letalità delle armi da fuoco moderne."

"Potrei avere qualche statistica più precisa sull'aumento della velocità di tiro?"

"Certamente" rispose il sig. Bloch, "o meglio, posso darle delle informazioni relativamente recenti, ma il progresso scienfitico delle armi da fuoco è così rapido che le mie statistiche potrebbero essere già superate al momento in cui lei manderà in stampa questa conversazione. Il soldato normale può sparare fino a 12 volte più rapidamente di quel che poteva fare nel 1870 e anche questo potrebbe aumentare presto. Possiamo dire che per l'aumento della rapidità di tiro, per il potere di penetrazione e per la maggior precisione del fucile che il soldato usa in battaglia, il

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fucile di domani sarà 40 volte più efficace dello Chassepot della guerra Franco-Prussiana. Anche il fucile di oggi è 5 volte più letale."

"Ma non pensa che con questo tiro rapido, il soldato sprecherà presto tutte le sue munizioni?"

"C'è pure il fatto" disse il sig. Bloch, "che i miglioramenti nelle armi da fuoco hanno aumentato enormemente anche il numero di cartuccie che ogni soldato può trasportare. Nel 1877 quando entrammo in guerra con la Turchia, i nostri soldati potevano trasportare in battaglia solo 84 cartuccie. Quando il calibro del fucile fu ridotto a 5mm il numero portato da ogni soldato aumentò a 270. Con una palla da 4mm potrà portarne 380 e quando avremo un fucile di calibro 3mm ne porterà 575 senza un peso maggiore di quello che doveva sopportare portandone 84 vent'anni fa. Al giorno d'oggi ne porta 170 del calibro 7.62"

"Siamo ancora molto lontani dal calibro di 3mm, non è vero sig. Bloch?"

"Non tanto lontani ma è vero che la maggior parte dei paesi non hanno ancora adottato un calibro così piccolo. Il suo paese per esempio usa uno tra i 7 1/2 e gli 8mm. Gli Stati Uniti hanno adottato quello di 6mm. La Germania sta pensando di adottare quello da 5. Ma il 3mm sarà probabilmente l'arma del futuro, la maggior capacità di penetrazione del calibro piccolo e il suo vantaggio in leggerezza spingeranno alla sua adozione."

"Lei hai parlato della maggior capacità di penetrazione delle pallottole. Ritiene che anche questo aumenterà la letalità del fuoco di fucileria?"

"Oh, immensamente" rispose il sig. Bloch, "diminuendo il calibro del fucile si aumenta la forza del suo proiettile. Per esempio un fucile di calibro 6,5mm ha un potere di penetrazione del 44% superiore a quello di un colpo sparato da un 8mm,. Così, nelle guerre precedenti, un uomo poteva trovare riparo dietro un albero e sentirsi al sicuro, anche se le pallottole fischiavano tutte intorno. Oggi la pallottola moderna attraverserà un albero senza nessuna difficoltà. Non troverà ostacolo nemmeno in terrapieni che avrebbero protetto da calibri maggiori. Dunque ci sono meno coperture e, non solo ci sono meno coperture, ma l'eccessiva velocità del missile (è assurdo chiamate palla un proiettile allungato, non più spesso di una penna da scrivere) aumenterà enormemente il potere distruttivo del proiettile. Di solito quando una palla colpisce un uomo, trova anche il suo riposo e si ferma dov'è entrata; ma con la nuova cartuccia non sarà più la stessa cosa. A distanza ravvicinata può attraversare parecchie file di soldati ma, ancora peggio, se dovesse colpire un osso potrebbe rimbalzare verso l'alto o verso un lato, strappando e spezzando ogni cosa. La mortalità di questo strumento sarà ben maggiore che in passato."

"Ma questa non è soltanto teoria? Ci sono fatti concreti per supportare la sua credenza che la pallottola moderna sia molto più letale di quelle di una volta? In Inghilterra prevale l'opinione opposta, dovuta all'esperienza del raid di Jameson nel Transvaal, dove molti combattenti furono colpiti senza essere messi fuori combattimento, anche se la pallottola sembrava aver trapassato parti vitali del corpo."

Il sig Bloch replicò: "Non conosco questo episodio, però so cos'è accaduto di recente quando dei soldati hanno sparato contro una manifestazione di minatori. Hanno sparato a distanza ravvicinata, non più di trenta o ottanta passi. La folla inoltre non avanzava in ordine sparso ma, come la maggior parte delle folle, era fitta e folta. Furono sparati solo dieci colpi e questi dieci uccisero ben sette uomini e ne ferirono venticinque, dei quali sei morirono in seguito. Alcuni feriti leggeri nascosero le loro ferite per timore delle indagini. Si può dunque stimare che ogni colpo abbia colpito almeno quattro persone. Ma, anche ignorando i casi nascosti, abbiamo 32 persone

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colpite da proiettili. Di questi, 13 sono morti, una proporzione di quasi il 40%, che è almeno il doppio della mortalità media delle persone colpite da pallottole di fucile nelle guerre di una volta. E' stato anche dimostrato da esperimenti condotti con carcasse di animali, che quando la pallottola colpisce un osso si comporta in pratica come una pallottola esplosiva, la punta si espande e si appiattisce in una specie di forma a fungo. Nel complesso ho una opinione estremamente seria delle sofferenze e delle ferite inflitte dalle nuove armi."

"L'aumentata letalità della armi è ristretta a quelle portatili? Riguarda allo stesso modo anche l'artiglieria?"

"Lei tocca un punto" risposte il sig.Bloch, "che ho trattato in maniera approfondita nel mio libro. Il fatto è che se il fucile è migliorato, l'artiglieria è migliorata ancora di più. Ancora prima che il cannone a tiro rapido fosse introdotto nelle batterie da campagna, si era già verificato un miglioramento enorme. Infatti può rendersi conto di questa evoluzione del cannone se le dico che l'artiglieria francese di oggi viene considerata, da autorità competenti, almeno 116 volte più letale della batterie entrate in azione nel 1870"

"Com'è possibile?" domandai, "non mi pare che sparino 116 volte più veloci, giusto?"

"No, infatti i progressivi miglioramenti sono stati raggiunti con diversi metodi. Con l'uso di un telemetro ora si può evitare di sparare a vuoto come capitava di frequente una volta. Uno strumento che pesa circa 60 libbre può calcolare in tre minuti qualunque distanza fino a quattro miglia e si stanno costruendo telemetri ancora più veloci. Inoltre può vedere che si usano esplosivi più potenti, le distanze sono aumentate e già prima dell'introduzione dei cannoni a tiro rapido era possibile sparare due volte e mezza più velocemente. L'effetto del fuoco d'artiglieria è almeno cinque volte più letale, e, tenendo conto che è due o tre volte più rapido, si può calcolare che una batteria di artiglieria è uno strumento di distruzione da dodici a quindici volte più potente di quanto fosse trent'anni fa. Già nel 1870 gli artiglieri tedeschi ritenevano che una batteria fosse perfettamente capace di annientare qualunque forza nemica in movimento all'interno di un campo di tiro largo quindici passi e lungo più di quattro miglia. Se le cose stavano così allora, lei può immaginare quanto siano più mortali adesso quando le distanze sono maggiori e la potenza delle granate è aumentata enormemente. Si stima che se una unità di 10.000 uomini all'attacco, dovesse attraversare la distanza di un miglio e mezzo sotto il tiro di una singola batteria, sarebbe esposta a 1450 colpi prima di finire l'attraversamento della zona battuta, e l'esplosione di quelle granate disperderebbe 275.000 frammenti di proiettili su quel miglio e mezzo che devono attraversare. Nel 1870 una granata ordinaria, quando esplodeva, si frantumava in media tra i diciannove e i trenta pezzi. Oggi si frammenta in 240. Gli shrapnel nel 1870 si rompevano in soli trentasette frammenti letali. Oggi in 340. Una bomba del peso di 70 libbre, trent'anni fa sarebbe esplosa in quarantadue frammenti. Oggi, caricata con peroxilene, esplode in 1200 frammenti, ognuno dei quali viene lanciato a velocità assai maggiore dei grossi frammenti dispersi dalla polvere nera. Si stima che questa bomba annienterebbe qualunque essere vivente in un raggio di 200 metri dal centro dell'esplosione. L'artiglieria raccoglie anche i vantaggi della polvere senza fumo, pur avendo questa, come lei può immaginare, alcuni inconvenienti.”

“Quali inconveniente? “

“Il fatto che gli artiglieri, mentre servono i loro pezzi, possono essere colpiti più facilmente dai tiratori nemici rispetto a quando si trovavano avvolti dalle nuvole di fumo da loro stessi create. Si calcola che un centinaio di tiratori scelti (che sarebbero praticamente invisibili a più di cinquecento iarde), metterebbero fuori combattimento una batteria in quattro minuti se riuscissero ad avvicinarsi a meno di mille iarde. A distanza di un miglio ci vorrebbero cento uomini e mezzora di fuoco per mettere la batteria fuori combattimento. La distanza più efficace per i tiratori scelti è di

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circa ottocento passi. A quella distanza, nascosto dietro cespugli o in una fortificazione improvvisata, un buon tiratore può colpire qualunque servente di batteria o un ufficiale che non si avvale dei ripari come fanno i suoi uomini.

“Come avrà inizio una battaglia moderna, sig. Bloch?”

“Probabilmente i tiratori scelti impegneranno gli esploratori nemici per entrare in contatto e scoprirsi a vicenda. La cavalleria sarà ben poco utile a questo scopo. Un uomo cavallo offre un bersaglio troppo buono per un tiratore. Quando gli avamposti si saranno impegnati abbastanza fino a scoprire le posizioni dei reciproci eserciti, allora comincierà il duello d'artiglieria a una distanza di quattro o cinque miglia. L'azione dell'artiglieria sarà sufficiente a rendere impossibile ogni ulteriore avvicinamento delle forze contrapposte per tutto il tempo della sua durata. Se sono in parità si annienteranno a vicenda, ma non senza aver inflitto immense perdite prima di essere messe fuori combattimento. Allora sarà la volta dei fucili. Ma il fuoco di fucileria è così potente che sarà impossibile per i combattenti arrivare a distanza ravvicinata. Qualunque movimento in forze, anche in formazioni molto disperse, su un fronte battuto dal fuoco nemico, è assolutamento fuori questione. Si potrà tentare di aggirare i fianchi ma la potenza che i fucili a ripetizione offrono ai difensori renderà questo genere di mossa assai meno efficace che in passato. Una piccola compagnia si può difendere con successo, contro un attaccante più forte, per tutto il tempo sufficiente all'arrivo dei rinforzi. Si stima che, per attaccare con successo una posizione, l'attaccante dovrebbe essere più numeroso del difensore in proporzione di almeno 8 a 1. Si calcola che 100 uomini in una trincea possono mettere fuori combattimenti 336 attaccanti su 400 che attraversino una zona di tiro larga 300 iarde.”

“Che cosa intende per zona di tiro? “

“Una zona di tiro è la parte di terreno spazzata dal fuoco degli uomini in trincea.”

“Ma lei ritiene che gli uomini saranno trincerati, sig. Bloch?”

“Ovviamente, tutti saranno trincerati nella prossima guerra. Sarà una guerra di trincea. Per il soldato la vanga sarà indispensabile quanto il fucile. La prima cosa che ogni uomo dovrà fare, se tiene alla propria pelle, sarà scavare una buca nel terreno e alzare un riparo più resistente possibile per ripararsi dalla pioggia di proiettili nell'aria.”

“Allora” dissi, “tutti i campi di battaglia assomiglieranno a Sebastopoli, e il fronte di ogni esercito sarà avvicinabile solo con trincee e parallele?”

"Bè, forse così è fin troppo” rispose il sig.Bloch, “ma lei ha compreso il succo del discorso, e quello è uno dei motivi per cui le battaglie del futuro non potranno concludersi rapidamente. Tutti i lavori di scavo sono lenti. Se bisogna scavare un trincea prima di avanzare, il progresso sarà per forza lento. Le battaglie dureranno giorni e, alla fine, è molto improbabile che ci sia qualunque vittoria decisiva.”

“Sempre supponendo” dissi, “che le munizioni non si esauriscano”

“Le munizioni non finiranno. Di palle e polvere ce n'è in abbondanza”

“Ho qualche dubbio” replicai, “il punto debole di questa ipotesi sull'impossibilità della guerra è il dare per scontato che il motore della guerra moderna, che è abbastanza efficace da impedire agli eserciti di arrivare a distanza ravvicinata, sia anche in possesso di un carattere di continuità, o, meglio dire, di inesauribilità. Mi sembra più probabile è che con l'eccessiva rapidità di

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fuoco, gli eserciti finiranno le pallottole e quello che avrà sparato la sua ultima cartuccia sarà alla mercè dell'altro. Così il vecchio Dragomiroff sarà contento perchè la baionetta sarà di nuovo utile.”

Il sig.Bloch scosse la testa.

“Non penso che gli eserciti si troveranno a corto di munizioni. Tutte le mie argomentazioni sono basate sul presupposto che la guerra moderna sarà combattuta con le armi moderne. Non prendo in considerazione la possibilità che ci sia il ritorno alle armi primitive di una volta.”

“D'accordo, supponiamo che lei abbia ragione e che le munizioni non finiscano, che cosa succederà?”

“Ho inserito nel mio libro” rispose il sig. Bloch, “la miglior descrizione che sono riuscito a trovare del probabile svolgimento di una battaglia moderna. Gliela leggo, perchè mi sembra che spieghi cosa dobbiamo aspettarci più chiaramente di quanto potrei raccontarlo io,

'La distanza è di 6000 metri dal nemico. L'artiglieria è in posizione e alle batterie è arrivato l'ordine di iniziare il fuoco. L'artiglieria nemica controbatte. Le granate sollevano sprazzi di terra e scoppiano; in breve tempo i serventi di ogni cannone avranno calcolato la distanza del nemico. Allora ogni proiettile sparato scoppierà in aria sulle teste dei nemici, seminando sulle loro posizioni una pioggia di centinaia di frammenti e di pallottole. Uomini e cavalli saranno sopraffatti da questa pioggia di piombo e di ferro. I cannoni distrutti uno dopo l'altro, le batterie annientate a vicenda, i cassoni di munizioni svuotati. Il successo arriderà a colui il cui fuoco non rallenta. Nel bel mezzo di questo fuoco, i battaglioni comincieranno ad avanzare. Adesso sono a 2000 metri di distanza. Le pallottole di fucile già fischiano e uccidono, ognuna di esse non soltanto trova un bersaglio ma attraversa le fila, rimbalza e colpisce ancora. Raffiche su raffiche, manciate di pallottole, fitte come la grandine e veloci come il lampo, devastano il campo di battaglia. L'artiglieria dopo aver messo fuori combattimento l'avversario è ora libera di occuparsi dei battaglioni nemici. Sulla fanteria, per quanto le formazioni siano disperse, i cannoni faranno cadere una fitta pioggia di ferro e presto il terreno occupato dal nemico sarà intriso di sangue. Le linee di tiratori avanzeranno una dopo l'altra, i battaglioni dopo i battaglioni; alla fine seguiranno le riserve. Ma nonostante questi movimenti, tra i due eserciti resterà una striscia larga un migliaio di passi che li dividerà come un territorio neutrale, una striscia spazzata dal fuoco di entrambi gli schieramenti, una striscia in cui nessun essere vivente può sopravvivere. Le munizioni saranno quasi esaurite, milioni di cartuccie e migliaia di granate copriranno il suolo. Ma il fuoco continuerà fino a quando le casse vuote delle munizioni saranno sostituite da altre piene. Bombe alla melinite ridurranno in polvere fattorie, villaggi e paesi, distruggendo qualunque cosa possa essere usata come copertura, ostacolo o rifugio. Arriverà un momento in cui metà dei combattenti saranno caduti, i morti e i feriti saranno stesi in file parallele, separate da quella striscia di un migliaio di passi spazzata da un fuoco incrociato di granate che nessun essere vivente può attraversare. La battaglia continuerà con ferocia. Ma quella striscia continuerà a separare i nemici senza nessun cambiamento. Chi vincerà alla fine? Nessuno. Il progresso delle armi è un pensiero costante di molti uomini e questa descrizione ne illustra le conseguenze. Che cosa succederà in una guerra futura? Siamo costretti ad ammettere che tra i combattenti ci sarà sempre una zona di fuoco insuperabile per entrambi. A queste condizioni, sembra difficile applicare alla battaglie del futuro il detto di Napoleone: 'Il destino di una battaglia si decide in un minuto, in un pensiero, il nemico si avvicina coi suoi piani, la lotta infuria, il momento decisivo arriva e all'improvviso un felice lampo di genio decide il risultato, la più piccola delle riserve alcune volte è lo strumento di una splendida vittoria'. E' assai più probabile che in futuro entrambi gli schieramenti si dichiareranno vincitori”.

“E' un quadro interessante, non c'è dubbio; se quell'autore è nel giusto, lei ha ben ragione di credere che nella guerra del futuro non ci saranno battaglie decisive”.

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“Non ci saranno guerre in futuro” disse il sig.Bloch, “perchè sono diventate impossibile, ora che è evidente che la guerra significa suicidio.”

“Ma tutte quello che lei afferma non si basa sul presupposto che la gente farà guerra e che pertanto la guerra in sè è possibile ?”

“Senza dubbio” rispose il sig.Bloch, “gli stati possono provare a dimostrare che mi sbaglio, ma in questo caso vedrà cosa succederà. Se, nonostante gli avvertimenti, scoppierà la guerra essa dimostrerà nient'altro che l'impossibilità di fare la guerra, eccetto, nuturalmente, allo scopo di autodistruggersi. Non voglio negare nemmeno per un attimo che esiste la seria possibilità che le nazioni sprofondino loro stesse e i loro vicini in una serie di catastrofi che risulterebbero, probabilmente, nel sovvertimento di qualunque governo civile e ordinato. Questo è sicuramente possibile; quando affermo che la guerra è impossibile intendo dire che, in queste condizioni, è impossibile per gli stati moderni iniziare una guerra con la possibilità di portarla a termine grazie a una sconfitta del nemico sul campo di battaglia. Non è possibile nessuna guerra decisiva, come continuerò a spiegare, che non provochi, anche per la potenza vincitrice, la distruzione delle proprie risorse e lo smantellamento della società civile. La guerra pertanto è diventata impossibile all'infuori di pagarne il prezzo col suicidio. Credo che questa sia il modo migliore di riassumere la tesi del mio libro.”

“Capisco e lei ritiene di averne le prove?”

“Certamente” disse il sig. Bloch, “finora ho solo parlato dei miglioramenti apportati a due armi di servizio, cioè il fucile a ripetizione e l'artiglieria moderna. Queste da sole sono assai importanti e giustificano il timore di aver raggiunto un sistema così letale e perfezionato da rendere una battaglia decisiva praticamente impossibile. Ma questi sono solo due elementi. A questi bisogna aggiungere altri ancora più formidabili per coloro che si ostinano a considerare la guerra una possibilità pratica.”

“A cosa si riferisce?” domandai.

“Soprattutto alla grandezza degli eserciti moderni. La guerra del 1870-71 è stata una lotta tra giganti, ma gli eserciti tedeschi operanti in Francia non arrivavano a mezzo milione di uomini, mentre, se la guerra iniziasse domani, i tedeschi invierebbero al fronte più di un milione di uomini, e i francesi non sarebbero da meno nell'energia con cui concentrerebbero alla frontiera tutti i loro combattenti disponibili. In una guerra tra la Triplice e la Duplice Alleanza ci sarebbero dieci milioni di uomini sotto le armi.”

“Come è arrivato al totale di dieci milioni che secondo lei sarebbero mobilitati in caso di guerra tra la Duplice e la Triplice Alleanza? “

“I numeri in milioni sono i seguenti: Germania 2.500.000 – Austria, 1.300.000 – Italia, 1.300.000 per un totale di 5.100.000 per la Triplice Alleanza. La Francia mobiliterebbe 2.500.000 uomini e la Russia 2.800.000 per un totale di 5.300.000. In tutto 10.400.000. E' ancora da dimostrare che la mente umana sia capace di dirigere il movimento e di provvedere al mantenimento di una tale massa di esseri umani. I problemi logistici di un esercito moderno non sono mai stati adeguatamente presi in considerazione. Ricordiamo che questi milioni non sono veterani abituati ad agire insieme. Più della metà delle truppe tedesche e francesi che si affronterebbero in caso di guerra arrivano dalla mobilitazione delle riserve. In Russia questa proporzione delle riserve sarebbe solo di trecentosessanta su mille, e in Italia di duecentosessanta su mille; ma anche così questa proporzione è un indice sufficiente di quale massa di uomini,

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relativamente inesperta, si troverebbe al loro posto sul fronte di combattimento.”

“Ma i grandi generali del passato non hanno già comandato eserciti di milioni? Xerse, per esempio, e Tamerlano e Attila alla testa degli Unni?”

“Sì questo è vero” rispose il sig. Bloch, “ma un conto è dirigere un orda di uomini che vivono di mezzi molto semplici e che marciano spalla a spalla in grandi masse, e un altro conto è manovrare e rifornire quella macchina estremamente complessa che chiamiamo esercito moderno. Si ricordi, inoltre, che nei tempi passati gli uomini combattevano in masse solide, mentre l'essenza della guerra moderna è che bisogna avanzare in ordine sparso e non raggruppare troppo i soldati per non offrire un facile bersaglio al nemico. Così la battaglia sarà diluita su un fronte enorme e ogni miglio in più su cui gli uomini sono diluiti aumenta i problemi di rifornimento, di cooperazione e di concentrazione degli sforzi."

“Ma l'addestramento degli ufficiali non ha tenuto il passo con l'estensione e gli sviluppi degli armamenti moderni? “

“Sì” rispose il sig. Bloch, “e no. E' vero, non c'è dubbio, che un tentativo è stato fatto di portare l'istruzione tecnica degli ufficiali allo standard necessario ma è praticamente impossibile farlo in tutti i casi. Una altissima proporzione degli ufficiali che si troverebbe al comando in caso di mobilitazione generale, sarebbe richiamata dalla riserva. Cioè sarebbero uomini che non hanno familiarità con gli ultimi sviluppi della tattica moderna e che si troverebbero improvvisamente chiamati ad affrontare condizioni belliche tanto differenti da quelle in cui sono stati addestrati, quanto i legionari di Cesare se fossero improvvisamente chiamati ad affrontare i moschetti di Federico il Grande.”

“Non è un po' esagerato, sig.Bloch? Ritiene che l'arte della guerra sia così cambiata?”

“Cambiata?” rispose il sig.Bloch, “E' stata talmente rivoluzionata negli ultimi trent'anni che se avessi un figlio interessato alla carriera militare, non gli lascerei leggere nessun libro di tattica o strategia che non sia stato scritto negli ultimi quindici anni, e anche così troverebbe che ci sono stati molti cambiamenti in questo periodo. E' semplicemente agghiacciante vedere lo spettacolo di milioni di uomini, metà dei quali richiamati in fretta dai campi, dalle fabbriche e dalle miniere, sottoposti al comando di ufficiali che per la stragrande maggioranza non sono mai stati sotto il fuoco e metà dei quali sono anche addestrati con nozioni tattiche più o meno antiquate. E questo non è nemmeno il peggio. Dobbiamo prendere atto che, anche se all'inizio della guerra gli ufficiali fossero tutti competenti, le ostilità non durerebbe molte settimane prima che la maggior parte di loro sia uccisa.”

“Ma perchè?” chiesi.

“La percentuale di ufficiali uccisi e feriti in azione era già più alta nel 1870 rispetto alla percentuale di soldati semplici uccisi e feriti. I tedeschi, per esempio, perdettero in proporzione due ufficiali uccisi e tre feriti per ogni soldati messo fuori combattimento in modo simile. E questo è stato prima che entrassero in gioco i progressi negli armamenti. Nella guerra del Cile la proporzione di ufficiali uccisi fu del 23 % e feriti del 75% mentre tra i soldati solo il 13 % furono uccisi e il 60% feriti.”

“Quale la causa secondo lei?” domandai.

“Il motivo è molto semplice. Gli ufficiali devono esporsi molto di più degli uomini ai loro ordini. Devono stare in piedi, controllare e spostarsi, mentre gli uomini trovano un riparo nelle

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trincee. Questo è un fatto ben riconosciuto, tanto che gli eserciti continentali fanno particolarmente attenzione all'addestramenti dei tiratori scelti, i cui ordini sono di non sprecare mai un colpo su bersagli diversi da un ufficiale. Da qui nasce l'opinione, assai condivisa tra gli ufficiali di diversi paesi, che, nel caso di scoppio di una grande guerra, non sopravviverebbero abbastanza per vederne la fine.”

“Quando mi trovavo a Parigi, sig. Bloch, questa opinione non sembrava tanto diffusa tra gli ufficiali francesi.”

“In Germania è diverso” disse il sig. Bloch, “e anche in Austria-Ungheria e i francesi non ci metterebbero molto a scoprirlo. Molte volte degli ufficiali mi hanno detto che farebbero il loro dovere in guerra ma prenderebbero il loro posto al comando degli uomini sapendo bene di non tornare mai più. Questa opinione è così diffusa che lei troverebbe ben poche traccie di guerrafondai tra gli ufficiali tedeschi. Sanno fin troppo bene cosa significa per loro una guerra. Ma non è tanto al destino degli individui a cui mi riferisco ma piuttosto a cosa accadrebbe ai milioni di uomini che si troverebbero privi dei propri comandanti. Un esercito è una organizzazione estremamente specializzata. Senza ufficiali competenti, abituati al comando, essa degenera in una folla e niente al mondo è più impotente di una folla. Non può marciare, né combattere, né manovrare, né rifornirsi. Un esercito senza comandanti non è solo una folla ma può degenerare in una folla spaventata. Ricordiamoci che non tutti gli uomini sono coraggiosi per natura. E' stato detto molto tempo fa che un buon esercito è composto da tre tipi di soldati: un terzo coraggiosi per natura, un terzo codardi per natura e un terzo capace di diventare coraggioso a seconda delle circostanze quando è ben guidato e gestito. Togliamo gli ufficiali e quest'ultimo terzo tenderà verso la parte codarda, col risultato che possiamo immaginare. Pertanto, alle presenti condizioni, gli eserciti moderni tenderanno per forza a degenerare in masse impotenti. Dovrebbero essere gli esperti di questioni militari a spiegare come pensano di affrontare i problemi nati dalla stessa grandezza e impraticabilità della macchina che hanno creato.”

“Ma lei non pensa, sig. Bloch, che, se le nazioni scoprissero che i loro eserciti sono troppo grandi per essere usati, allora combatterebbero solo con quella parte gestibile che sono in grado di trasportare al fronte, manovrare e rifornire di cibo e munizioni?”

Il sig. Bloch scosse la testa.

“Tutto l'obiettivo e la tendenza della tattica moderna” rispose, “è di portare la più alta quantità di uomini al fronte nel minor tempo possibile e di lanciarli contro al nemico nel maggior numero possibile. Per una offensiva è assolutamente indispensabile avere una forza superiore. Dal punto di vista militare è impossibile attaccare una forza superiore con una inferiore e l'effetto del progresso delle armi moderne ha aumentato ancora di più la necessità di un vantaggio numerico per l'attaccante. Pertanto è completamente da escludere che si combatta con eserciti piccoli. La forza più numerosa possibile sarà portata al fronte col risultato di portare al collasso l'intera macchina bellica. Bisogna avere il maggior numero possibile a disposizione fin dall'inizio. Ricordiamoci che la forza di un eserciti diminuisce per ogni miglio di distanza dalla propria base. Napoleone entrò in Russia con 400.000 uomini e, pur avendo combattuto una sola battaglia, si trovò con solo 130.000 uomini quando entrò a Mosca. I tedeschi quando si trovavano in Francia usarono un sesto della propria fanteria per proteggere le linee di comunicazione e difendere le retrovie. Questa proporzione sarà probabilmente aumentata nelle guerre future. Le occasioni di disturbare le linee di comunicazione nelle retrovie di un esercito invasore sono stato enormemente moltiplicate dall'invensione della polvere senza fumo. Il franc tireur nella guerra Franco-Prussiana rischiava la vita perchè, prima di tutto, la portata del fucile non era molta e poi perchè al momento dello sparo la sua posizione era subito identificata dalla nuvoletta di fumo. Ora tutte le linee di comunicazione saranno esposte al tiro di cecchini che, da un riparo sicuro, senza che il fumo ne mostri la posizione,

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possono portare la morte a un nemico esasperato e impotente. Ho così finito di parlare” disse il sig. Bloch, “dei problemi lungo la strada della guerra moderna, dovuti, in primo luogo, agli immensi progressi apportati al meccanismo del massacro e, in secondo luogo, alla difficoltà di gestire le masse così ingenti di uomini mobilitati allo scoppio delle ostilità. Procediamo alla terza difficoltà, quella che a mio parere costituisce l'ostacolo più serio per la guerra moderna, cioè l'impossibilità economica di fare una guerra alle dimensioni a cui andrebbe fatta, se mai qualcuno dovesse provarci. La prima cosa da ricordare è che la prossima guerra sarà una guerra lunga. Era opinione dichiarata di Moltke che le nuove condizioni belliche avrebbero reso impossibile di sperare in risultati decisivi in meno di due anni, come minimo. La guerra Franco-Prussiana durò sette mesi, ma non c'è nessuna speranza che un altra guerra simile finisca così presto. Perlomeno nel caso che la guerra sia portata a termine per mezzo di combattimenti. In realtà la guerra del futuro, se mai ci sarà, sarà portata a termine dalla carestia e non dalle armi.

“Perchè le guerre dovrebbero durare tanto? “

“Perchè tutte le guerre avranno le caratteristiche di una guerra d'assedio. Quando invademmo la Turchia nel 1877 fummo fermati per mesi di fronte alla fortificazioni improvvisate di Plevna. Se oggi dovesse scoppiare la guerra in Europa, i combattenti si troverebbero di fronte a una rete di tante Plevna ben preparate e fortificate in maniera elaborata, invece di una singola Plevna isolata e improvvisata. E' così su tutte le frontiere. I sistemi difensivi sono stati elaborati con estrema abilità e senza nessun riguardo per i costi. Se un esercito tedesco tentasse di arrivare a Mosca o a S.Pietroburgo, o un esercito Russo a Berlino o a Vienna, o uno tedesco invadesse la Francia, in tutti i casi si troverebbero davanti tante linee di fortezze e di campi trincerati dietro ai quali trovano riparo forze uguali o superiori a quelle portate contro di loro. Queste fortificazioni andrebbero per forza conquistate o bloccate. Si prevede che la conquista di una fortezza moderna ben difesa, sia una operazione che, anche forze superiori, non possono portare a compimento in meno di centoventi giorni, questo a condizione che tutto vada bene per l'assediante. Ovviamente qualunque rovescio o interruzione delle operazioni d'assedio prolungherebbe i tempi. E, inoltre, non solo tutte le fortezze andrebbero conquistate ma ogni campo di battaglia diventerebbe simile a una fortificazione improvvisata. Anche un esercito sconfitto si ritirebbe lentamente, costruendo terrapieni dietro i quali tenere a distanza col fuoco gli inseguitori; e le linee estese di tiratori scelti, la cui presenza non si manifesta con nuvole di fumo, ritarderebbero qualunque rapida avanzata da parte del vincitore. Infatti molti autori competenti escludono che un esercito vittorioso possa spazzare via l'avversario dal campo di battaglia in maniera così totale da prendere possesso degli obiettivi. Il vantaggio è sempre dalla parte del difensore e ogni miglio che l'attaccante si allontana dalla propria base aumenta le proprie difficoltà e rende più forte l'avversario. Le lunghe e snervanti operazioni d'assedio in una guerra di posizione consumerebbero la pazienza e le risorse degli eserciti.”

“Ma alcuni eserciti hanno fatto lunghi assedi in passato” obiettai.

“E' vero” rispose il sig.Bloch, “in passato; ma noi parliamo del futuro. Non dimentichiamo che l'usura sarebbe terribile e che l'uomo moderno la sopporta assai meno dei suoi antenati. La maggior parte della popolazione vive più o meno intorno alle città e il cittadino non è capace di sopportare le notti in posizioni umide ed esposte come lo sarebbe un contadino. Anche nel corso di campagne relativamente veloci le malattie e l'esaurimento uccidono molto di più del freddo acciaio e delle pallottole. E' inevitabile che sia così. Le autorità ritengono che entro due settimane dalla mobilitazione, l'esercito francese avrebbe 100.000 uomini in ospedale, pur non avendo sparato nemmeno un colpo.”

“A quello ci arrivo, mi ricordo quando ho letto 'La Debacle' di Zola con l'impressione che se i tedeschi si fossero ritirati facendo marciare i francesi da una parte e dall'altra, l'intero esercito

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francese sarebbe andato in pezzi prima di arrivare a distanza di tiro dal nemico.”

“Sì” rispose il sig. Bloch, “ l'usura dalle marce è molto grande. Ricordiamo che non si tratta solo di marciare, ma di marciare con un peso addosso. Nessun soldato di fanteria dovrebbe trasportare più di un terzo del proprio peso; invece il carico medio di un soldato è più vicino alle 80 libbre che alle 52, col risultato che il semplice trasporto di questi pesi ne uccide di più di quanti ne cadano in battaglia. La proporzione di coloro che muoiono per malattia e coloro che perdono la vita per le ferite ricevute in combattimento è di solito di due o tre contro uno. Nella guerra Franco-Prussiana i morti per malattie ed esaurimenti furono quattro volte più numerosi di quanti persero la vita in battaglia. Nella guerra Russo-Turca la proporzione fu di 16 a 44. Nella recente guerra a Cuba la proporzione fu ancora più grande. Ci furono dieci morti per malattia per ogni caduto in combattimento. La mortalità media delle malattie tende ad aumentare col prolungarsi delle campagne. Gli uomini possono sopportare una breve campagna ma quando è lunga si demoralizzano, perdono lo spirito di sacrificio che li ha sostenuti nelle prime settimane e diventano avviliti con un effetto negativo sulla salute fisica. Al presente ci sono alcune attenzioni per gli aspetti umanitari, almeno con la fornitura di ambulanze e la presenza di aiutanti, infermieri e dottori. Ma nella guerra del futuro tutto questo svanirà.”

“Come?!” dissi, “Lei pensa che non ci sarà nessuna assistenza per i feriti?”

“Non ci sarà praticamente nessuna assistenza per i feriti” disse il sig.Bloch, “perchè sarà impossibile trovare un riparo per gli ospedali da campo della Croce Rossa e per gli addetti ospedalieri. Sarà impossibile portare via i feriti dalla zona del fuoco senza esporre gli uomini della Croce Rossa a una morte sicura. Di conseguenza resteranno dove sono caduti e potranno restarvi per parecchi giorni. Fortunati quelli uccisi all'istante! Anche nell'ultima guerra importante le cure per i feriti furono vergognosamente inadeguate. Dopo Gravelotte ci furono per qualche tempo solo quattro dottori per prestare soccorso a 10.000 feriti e la situazione dopo Sadowa fu estremamente orribile. E' comodo prendersela contro la disumanità di questa situazione ma cosa si può fare quando, anche secondo un distinto chirurgo militare come il dr. Billroth, ci vorrebbe un numero di attendenti ospedalieri pari a quello dei combattenti in linea? Quel che più probabilmente succederà è che i morti e i feriti saranno usati come bastioni per rinforzare e proteggere le trincee. Una cosa del genere fu fatta a Worth, dove il dr Porth, capo medico militare dell'esercito bavarese, narrò di aver trovato in alcuni punti del campo di battaglia dei veri e propri bastioni costruiti coi soldati caduti, i loro compagni per toglierseli dai piedi li avevano impilati uno sull'altro riparandosi poi dietro i corpi. Alcuni di quei sfortunati erano solo feriti ma il grave peso della massa li liberò presto dalle loro sofferenze.”

“Che storia orribile!”

“Già” disse il sig. Bloch, “ma credo che la guerra non sarà decisa da queste cose e nemmeno dai combattenti, ma da altri fattori che al momento sono scarsamente presi in considerazione.”

“Di quali fattori si tratta?” domandai.

“Principalmente da fattori morali come la forza, la resistenza, la sopportazione delle privazioni e l'ostinazione di fronte agli insuccessi e alle delusioni. Questi elementi nella popolazione civile saranno, più di ogni altra cosa, il fattore decisivo nella guerra moderna. Gli uomini al fronte si troveranno ben presto in una situazione di stallo. Verrà il momento di domandarsi per quanto tempo la gente a casa potrà continuare a rifornire gli uomini al fronte di tutto il necessario. Questo è il primo fattore. Il secondo fattore, che forse può avere la precedenza sul morale, è se sia fisicamente possibile per la popolazione delle retrovie rifornire gli eserciti al fronte con tutto quello di cui hanno bisogno per continuare la campagna.”

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“Non è quello che si è sempre fatto in passato?”

Il sig. Bloch scosse la testa impaziente.

“A che serve parlare del passato quando abbiamo a che fare con un insieme di circostanze completamente nuove? Consideriamo per un momento come erano le nazioni cento anni fa e come sono ora. In quei giorni prima che le ferrovie, i telegrafi, le navi a vapore, etc... fossero inventate, ogni nazione era più o meno omogenea, autonoma e autosufficiente. L'Europa era fatta di una serie di compartimenti stagni. Ogni paese provvedeva ai propri bisogni, cresceva il proprio grano e ingrassava il proprio bestiame, trovando il necessario per i propri bisogni all'interno delle sue stesse frontiere. Tutto questo è cambiato, con l'eccezione di Russia e Austria, non c'è nessun paese europeo che per il pane e la carne non sia dipendente dai rifornimenti esteri. Ovviamente voi inglesi siete completamente dipendenti dai rifornimenti oltremare. Ma per questo aspetto state soltanto un poco peggio della Germania. Nel 1895, se la Germania non avesse potuto ottenere altro grano in aggiunta a quello coltivato, sarebbe mancata di pane per centodue giorni su trecentosessantacinque. Ogni anno l'interdipendenza tra le nazioni per i beni indispensabili alla vita diventa sempre più grande. Questi rifornimenti, ovviamente, sarebbero immediatamente interrotti se la Russia e la Germania fossero in guerra; e una cosa del genera vale per le altre nazioni in riferimento ad altri beni. Quindi la prima conseguenza di una guerra sarebbe il privare la potenza che l'ha iniziata di tutti i vantaggi e i benefìci di quei prodotti importati dalle nazioni contro cui combatte.”

“Sì” obiettai, “ma il mondo è grande, non sarebbe possibile ottenere cibo e altri beni dalle nazioni neutrali?”

“Questo presume” disse il sig.Bloch, “per prima cosa che il meccanismo di rifornimento e di distribuzione resti immune dalla guerra. E seconda cosa, che la capacità di pagare questi rifornimenti sia inalterata. Nessuna di queste due cose è vera. Per voi, ad esempio, è assolutamente necessario trasportare cibo nel vostro paese da oltremare; e forse con l'aiuto della vostra flotta potete riuscire a farlo, anche se temo che il sovrapprezzo della guerra aumenti di parecchio il costo di ogni carico. Le altre nazioni non sono altrettanto fortunate. So che qualche tempo fa venne proposto in Germania che in caso di guerra con la Russia, il grano andrebbe importato dall'India attraverso il Canale di Suez, una operazione che contro gli incrociatori francesi e russi non sembra di facile esecuzione. Ma anche supponendo che sia possibile importare del cibo, chi lo pagherà? Questo è il nodo finale di tutta la questione”.

“Ma” obiettai ancora, “la mancanza di denaro ha mai impedito alle nazioni di andare in guerra? Mi ricordo ancora Lord Derby, nel 1876, che si diceva sicuro che la Russia non sarebbe mai entrata in guerra per la Bulgaria a cause dello stato finanziario del paese; ma la guerra russo-turca c'è stata lo stesso e ci sono state parecchie guerre importanti iniziate da nazioni che erano in bancarotta e vittorie di conquistatori che non aveva un soldo nei loro forzieri”.

“Lei si ispira sempre a dei precedenti che non si applicano più. La società moderna, che è organizzata su un sistema di crediti, e la guerra moderna, che non può essere fatta senza spendere una fortuna, non offrono più niente di comparabile a quei tempi di cui lei parla. Lei ha mai calcolato quanto costa mantenere un soldato in maniera efficiente sul campo di battaglia? Le fonti più autorevoli stimano che non si possa nutrirlo e mantenerlo per meno di dieci franchi al giorno, cioè otto scellini al giorni. Supponiamo che la Triplice e la Duplice Alleanza mobilizzino i loro eserciti e ci troveremo subito di fronte a una spesa per cinque nazioni di 4.000.000 di sterline al giorno per il semplice mantenimento dei soldati sotto le armi. Il che vuole dire che in un anno di guerra alle moderne condizioni, le Potenze spenderebbero 1.460.000.000 sterline seplicemente per dare da mangiare ai soldati, senza tenere in conto tutte le altri spese che si devono incorrere nella

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conduzione di una campagna. Questa stima è interessante perchè ci permette di comparare il costo della guerra moderna con quelle precedenti. Prendiamo tutte le guerra combattute in Europa dalla battaglia di Waterloo fino alle fine della guerra russo-turca, la spesa totale non supera 1.250.000.000 sterline, una quantità colossale senza dubbio, ma una che è circa 200.000.000 in meno di quella che sarebbe necessaria per il semplice nutrimento degli eserciti messi in campo nel tipo di guerra di cui parliamo. Quale nazione, anche la più ricca, può sopportare questo sforzo? “

“Ma non potrebbero chiedere prestiti e stampare denaro di carta?”

“Sicuramente” disse il sig.Bloch, “cercherebbero di farlo, non c'è dubbio, ma l'immediata conseguenza della guerra sarebbe di far scendere i titoli del 25 o 50%, e in un mercato così a rotoli sarebbe difficile ottenere un prestito. Si dovrebbe per forza ricorrere a prestiti forzati e a moneta di carta inconvertibile. Torneremmo al tempo degli assegnati, un espediente temporaneo che aumenterebbe le difficoltà che dobbiamo affrontare. I prezzi, per esempio, salirebbero enormemente e così il costo di 8 scellini al giorno, sarebbe più vicino ai 20 scellini se tutto il cibo dovesse venir pagato con moneta deprezzata. Ma, a parte la questione del pagamenti dei rifornimenti, è anche una questione molto seria se questi rifornimenti potranno essere prodotti e se, nel caso fossero prodotti, se sarà possibile distribuirli.”

“Cosa intende dire per distribuirli ? “ domandai.

“Distribuirli?” disse il sig. Bloch, “Come pensa che sia possibile portare il cibo alla bocca delle persone che lo vogliono se tutte le ferrovie sono stare requisite (come succederebbe all'inizio della guerra) a scopo militare? Anche entro i confini della Germania o della Russia ci sarebbero forti difficoltà nell'assicurare il trasporto di cibo in tempo di guerra, non solo agli accampamenti ma anche verso i grandi centri industriali. Lei non ha ben compreso il modo in cui il mondo è stato cambiato dal moderno sistema industriale. Fino alla fine dell'altro secolo la grande maggioranza della popolazione viveva nei propri campi, cresceva il proprio cibo e ogni fattoria era un piccolo granaio. Gli individui erano come piccole nazioni, ogni famiglia era un mondo a sé che provvedeva ai propri bisogni. Ma oggi è tutto diverso. Abbiamo grandi centri industriali che non producono assolutamente niente che gli uomini possano mangiare. Per esempio, quanto si potrebbe coltivare nell'area metropolitana per nutrire Londra? Tutto deve essere trasportato via treno o sul Tamigi ai vostri mercati. Così più o meno è in tutto il continente, specialmente in Germania e in Francia. Così succede che (e qui affronto il lato politico della faccenda) che quelle zone che producono meno cibo sono quelle che producono più socialisti per ettaro di qualunque altro paese. Sono queste zone, piene di malcontento politico, che per prime sentirebbero gli effetti del rialzo dei prezzi e della mancanza di cibo. Ma questo è un aspetto di cui parlerò dopo.”

“Ma lei pensa” dissi, “che le ferrovie sarebbero così monopolizzate dalle autorità militare che non si potrebbe distribuire le provviste nel paese?”

“No,” disse il sig.Bloch, “non si tratta solo della requisizione da parte delle autorità militari, ma anche il fatto che sarebbero disorganizzate dalla mobilitazione delle truppe. Lei dimentica che tutto il meccanismo di produzione e distribuzione sarebbe messo a soqquadro dalla mobilitazione; e questo mi riporta al secondo punto su cui ho insistito, cioè l'impossibilità di produrre cibo. Al momento presente la Germania, per esempio, riesce a malapena a produrre abbastanza cibo per sfamare la propria popolazione con l'aiuto di importazioni dall'estero, che è in grado pagare coi prodotti della propria industria. Ma in caso di guerra con la Russia, non sarebbe in grado di comprare due mesi e mezzo di rifornimenti di grano dalla Russia e quindi dovrebbe pagare molto di più per un rifornimento di cibo simile in mercati neutrali. Sempre che riesca a ottenerne. Anzi dovrebbe comprare molto più di due mesi e mezzo di rifornimenti dalla Russia, perchè i nove mesi di grano che produce sono il frutto della forza lavoro di tutti gli uomini abili della popolazione

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agricola; e voi inglesi non immaginate quanto lavorino. Lei sapeva che, per esempio, dopo il Busstag o 'giorno della penitenza e preghiera', all'inizio di quella che chiamiamo stagione del raccolto, l'intera popolazione agricola tedesca lavora per quindici ore di fila al giorno, per sette giorni alla settimana, senza pause, fino a quando tutto il raccolto è stato messo via, e anche con tutto questo sforzo sono in grado di produrre solo nove mesi di rifornimenti di grano. Quando tutto l'esercito tedesco sarà mobilizzato, le mani disponibili per il lavoro nei campi saranno perlomeno dimezzate. In Russia, naturalmente, non avremmo tali difficoltà e anche osservando il riposo domenicale abbiamo una tale riserva che ci permette di compensare la perdita di lavoratori agricoli. Se, per esempio, perdessimo il 17 % dei nostri contadini, quelli rimasti, lavorando la domenica in aggiunti ai giorni feriali, dovrebbero essere in grado di compensare la mancanza degli uomini partiti per il fronte. La Germania non ha queste riserve e nemmeno la Francia. Ed è per questi motivi, parlando come un economista, che nutro parecchi dubbi che per la Francia o la Germania sia possibile sfamare la propria popolazione, per non parlare dei soldati, una volta che tutto il meccanismo della produzione agricola sia stato disarticolato dalla mobilizzazione in massa della popolazione.”

“Ma i sovrani e gli uomini di stato europei non hanno mai preso in considerazione questo punto?” domandai.

“Lei sa” rispose il sig.Bloch, “come sono gli esseri umani. Dobbiamo tutti morire ma pochi si preoccupano della morte. E' una di quelle cose inevitabili che nessuno può cambiare pensandoci sopra. E' così anche in questa faccenda, una volta che la guerra viene considerata inevitabile, i potenti chiudono gli occhi sulle sue conseguenze. Solo in tempi recenti ricordo l'unico tentativo da parte di un governo europeo, di calcolare le conseguenze economiche di una guerra nella situazione moderna. E' stato quando Burdeau era primo ministro francese. Creò un comitato di economisti per verificare come l'organizzazione sociale sarebbe continuata in tempo di guerra, come avrebbe fatto il pane ad arrivare giorno dopo giorno alla popolazione francese. Ma l'inchiesta non era che appena iniziata quando le autorità militari hanno sollevato delle proteste e, in seguito a queste, l'inchiesta è stata sospesa a tempo indefinito. Così andiamo avanti alla cieca, preparandoci per una guerra senza riconoscere che manca la prima condizione necessaria per poterla fare. Preparare una guerra senza assicurare in anticipo i mezzi di sussistenza per la popolazione è come prepare una flotta senza essere sicuri di avere un mare in cui farla galleggiare. Ogni grande stato si troverebbe in tempo di guerra nella posizione di una città assediata e il fattore che sempre decide gli assedi è anche quello che decide la guerra moderna. I soldati potranno combattere quanto vogliono ma la decisione finale sarà nelle mani della carestia.”

“Già, è un vecchio detto che 'gli eserciti marciano con lo stomaco'” dissi, “e 'la fame è più terribile del ferro e la mancanza di cibo distrugge più eserciti delle battaglie ', era un detto del giovane Napoleone che è ancora valido oggi.”

“Però,” mi interruppe il sig.Bloch, “non mi riferisco tanto agli eserciti, parlo della popolazione alle loro spalle che è di gran lunga più numerosa degli eserciti e che è in grado di esercitare un controllo su quelle politiche di cui gli eserciti non sono che gli strumenti esecutivi. Quanto tempo pensa che le popolazioni di Parigi o di Berlino o dei grandi distretti manifatturieri tedeschi sopporteranno il raddoppio del costo del cibo accompagnato, come sicuramente sarà, dalla stagnazione della produzione industriale e dalle incertezze e preoccupazioni per la guerra? Qual è la caratteristica dell'europa moderna? Non è l'aumento delle nevrosi e la mancanza di sopportazione e di stoicismo apatico? L'europeo moderno è molto più impressionabile e suggestionabile dei suoi padri. E noi dobbiamo infliggere il problema della fame e gli orrori della guerra a una popolazione altamente sensibile ed eccitabile. Allo stesso tempo saranno enormemente aumentate le loro tasse mentre le classi più colte e quelle dirigenti saranno più che mai esposte alla morte di fronte al fuoco dei tiratori nemici. Quanto tempo pensa che il tessuto sociale possa rimanere stabile in simili

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circostanze? Mi creda, più si studiano le conseguenze politiche e sociali della guerra moderna e più chiaro diventa che la guerra è possibile, ammesso che sia possibile, solo al prezzo del suicidio.”

“Dal che deduco che secondo lei, sig.Bloch, la conferenza di pace non deve tanto discutere della pace ma piuttosto indagare se la guerra sia o no possibile?”

“Un comitato di esperti inviati all'Aia, scelti tra i migliori rappresentanti delle potenze” rispose il sig.Bloch, “avrebbe veramente poche difficoltà nell'arrivare alle stesse conclusioni che ho espresso nel mio libro. Questi esperti possono essere militari ed economisti oppure l'inchiesta può essere separata e i due aspetti conferiti a diversi comitati di specialisti. Sono abbastanza sicuro che, come risultato di una indagine internazionale imparziale sulle nuove condizioni del problema, non potranno che arrivare a una sola conclusione: cioè che sono passati i giorni in cui le nazioni potevano risolvere le loro contese affidandosi all'arbitrato della guerra, perchè quel tribunale non può in nessun modo prendere una decisione sicura e rapida mentre le spese processuali sarebbero la rovina di entrambi i litiganti.”

“E' un pensiero assai felice, sig. Bloch” dissi, “che l'ultima corte d'appello delle nazioni sia andata in bancarotta per le complicazioni della propria procedura, per il costi eccessivi del processo e soprattutto per l'impossibilità di raggiungere un verdetto definitivo. Fino ad oggi il più grande argomento a favore della guerra è stato che essa sia un tribunale capace di fornire una decisione rapida e senza appello.”

“Mentre, secondo la mia opinione” disse il sig. Bloch, “la guerra è diventata un tribunale che dalla stessa perfezione dei suoi processi e dal costo dei propri metodi non può più prendere una decisione di nessun tipo. Può rovinare i litiganti mentre il verdetto viene rimandato di continuo.”

“Pertanto essendo smantellata l'ultima corte d'appello,” dissi, “è necessario costituirne un altra i cui procedimenti non siano contrari alle necessità economiche e al desiderio di raggiungere presto una decisione chiara e definitiva. Ma, ammettendo questo fatto, le conseguenze di una tale decisione a livello mondiale sarebbero immense.”

“Sì” disse il sig. Bloch, “le nazioni non continuerebbero a sprecare 250.000.000 di sterline all'anno per preparare una guerra che si può fare solo al costo del suicidio, il che vale a dire che non si può assolutamente fare perchè nessuna nazione commette volontariamente il suicidio. Allora possiamo sperare in qualche sforzo concreto per migliorare le condizioni di vita dei popoli. I fondi tolti dalle casse di guerra del mondo farebbero meraviglie se fossero utilizzati per l'educazione. A tuttoggi, lo troverà nelle tabelle del libro, la proporzione di denaro spesa per l'educazione in confronto a quella spesa per la guerra è veramente piccola. In Russia, per esempio, abbiamo un lavoro enorme da fare in questa direzione. In alcune provincie la percentuale di reclute analfabate non è inferiore al 90%. In verità, come vedrà da quel che ho scritto, sono stato attirato da questi argomenti anche per il desiderio di migliorare la condizioni del popolo in aggiunta agli altri motivi. Per cui il mio libro è formato in parte da una indagine nelle condizioni morali, sociali e materiali in cui vivono le masse di contadini russi. E' un quadro doloroso che non può fare a meno di toccare il cuore di chiunque abbia seguito i risultati delle mie indagini. Le condizioni della masse popolari in tutti i paesi lasciano molto a desiderare ma questo è specialmente vero nel mio paese dove le risorse della civilizzazione non sono state praticamente adoperate per migliorare le condizioni dei contadini.”

“Eppure, sig. Bloch, lie ha affermato che la Russia sarebbe in grado di sopportare una guerra meglio di altre nazioni più moderne.”

“Infatti,” disse il sig. Bloch, “è vero che la Russia potrebbe, forse meglio di tutti gli altri

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paesi, sopportare i pericoli e le difficoltà della guerra moderna; ma questo è dovuto proprio al fatto che la sua civilità non è altrettanto ben organizzata, avanzata e sviluppata come i suoi vicini. La Russia è l'unico paese europero che produce abbastanza cibo per la sua popolazione. Non solo è in grado di produrre abbastanza grano per dar da mangiare al suo popolo ma al presente ne esporta quattro milioni di tonnellate ogni anno. Una guerra che fermasse le esportazioni non farebbe altro che mettere quell'enorme quantità di cibo a disposizione del suo stesso popolo, che sarebbe in pericolo di avere troppo cibo più che di averne troppo poco. Ma tuttavia, nonostante questo fatto, proprio l'arretratezza della Russia rende ancora più importante che essa non esponga la sua piccola civiltà alle sofferenze tremende di una grande guerra. Possiamo anche essere invulnerabili ma, se dopo aver sconfitto un invasore, provassimo a nostra volta a portare la guerra al di là della frontiera, ci troveremmo anche noi con le stesse difficoltà che rendono una guerra d'aggressione sempre più difficile, per non dire impossibile. E non esiste nemmeno un guadagno politico o territoriale, qui o in Asia, sufficiente a compensare i sacrifici che anche un esercito vittorioso dovrà sopportare.”

“Tutto questo può essere vero ma non sempre le nazioni calcolano i costi prima di iniziare una guerra.”

“No,” rispose il sig. Bloch, “se lo facessero le guerre sarebbero molto rare. Prenda, per esempio, la guerra civile negli Stati Uniti d'America. Secondo alcuni calcoli se gli Stati Uniti avessero comprato tutti i loro schiavi a 200 sterline l'uno per emanciparli, questo sarebbe costato quattro miliardi di franchi, ovvero 160.000.000 di sterline. Invece di seguire questa strada, per risolvere un problema assai delicato e pericoloso, si sono rivolti alle armi, col risultato che la guerra ha provocato costi e perdite di ogni genere per un totale di venticinque miliardi di franchi, cioè 1.000.000.000 di sterline, per non parlare di tutto il sangue sparso e delle sofferenze causate. Il costo dell'emancipazione è così salito a 1200 sterline a testa, un prezzo tale che un accordo si sarebbe trovato facilmente. La condizione economica dei nostri contadini in molte provincie” continuò il sig. Bloch, “è da spezzare il cuore. La loro ignoranza, la loro innocenza e la loro ingenuità, li rendono facile preda degli strozzini, che in parecchi casi sono riusciti a creare un vero e proprio sistema di lavoro schiavistico.”

“Com'è possibile?” chiesi, “I servi sono stati emancipati nel 1861.”

“Sì” disse il sig. Bloch, “sono stati emancipati ma loro emancipazione senza educazione li ha lasciati facile preda dei kulaki, che hanno dato loro in prestito del denaro in cambio di lavoro. Un contadino, per esempio, deve pagare le sue tasse in inverno, e il kulako presterà in anticipo quei venti o trenta rubli che deve pagare in cambio di quel che viene chiamato 'lavoro estivo'. Il costo del lavoro in estate in Russia è circa due o tre volte maggiore che in inverno. Il kulako così compra il lavoro estivo al prezzo invernale e dopo aver comprato in anticipo la prestazione lavorativa del sfortunato contadino, li raccoglie tutti insieme e li fa lavorare in qualunque posto desidera. E' una autentica schiavitù. Ma anche questo è meno terribile di quel che succedere in alcune province, dove i genitori vendono i bambini a speculatori che li comprano e li mandano a S.Pietroburgo e a Mosca come il bestiame viene mandato al mercato, e lì sono venduti come apprendisti per un anno a quelli che non si fanno scrupoli di assicurarsi lavoratori economici a tali condizioni. Nessuno che abbia visto lo squallore e la miseria, le lotte contro la febbre e la fame, nei distretti rurali della Russia, specialmente quando ci sono carestie, può fare a meno di voler spendere a beneficio del popolo quelle enormi risorse che vengono spese nella preparazione di una guerra impossibile. I bambini della maggior parte dei contadini russi, vengono al mondo quasi come bestie abbruttite, senza assistenza medica o una levatrice al momento del parto, e vengono cresciuti in condizioni dure che difficilmente potete immaginare nella vostra ricca inghilterra. Riesce a immaginare” disse il sig. Bloch, parlando con fervore e sentimento, “il modo in cui i neonati vengono lasciati da soli nella maggior parte delle case contadine russe, quando le madri devono andare a lavorare nei campi? Il bambino viene lasciato solo a rotolarsi sul pavimento di terra della capanna e dato che

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piange di fame, tocchetti di pane nero masticato vengono legati ai suoi piedi e polsi in modo che la piccola creature possa avere qualcosa da mettere in bocca fino al ritorno della madre dai campi. A ogni età della vita troviamo la stessa deplorevole mancanza di cose che nazioni più prospere considerano indispensabili per l'esistenza umana. In alcune provincie abbiamo solo trentasette dottori per ogni milione di abitanti, per quel riguarda infermieri, maestri di scuola e altri portatori di civiltà, ci sono intere regioni in cui sono completamente sconosciuti. Tutto questo rende la popolazione molto resistente, non c'è dubbio, almeno quelli che sopravvivono; ma la mortalità infantile è terribile e la vita dei sopravissuti e molto dura e qualche volta veramente terribile.”

“La differenza tra le simili statistiche di Russia e Francia devono essere, suppongo, più vaste di quanto si possa immaginare.”

“Sì” disse il sig. Bloch. “Ma anche se il metodo francese di limitare le nascite e di tenere la mortalità infantile al minimo presenta alcuni grandi vantaggi, ha anche dei grandi svantaggi. In una famiglia piccola si fanno molti più sforzi per salvare la vita dei bambini malati. Così, invece di permettere la loro fine per selezione naturale, il che salverebber la stirpe dal deterioramento, sono tenuti in vita artificialmente e la vitalità complessiva della nazione viene pertanto ridotta. In certi aspetti il nostro popolo russo è molto diverso da quel che immaginate. Per esempio, la cosa può sorprenderla, ma è senza dubbio vero che il consumo di alcol della popolazione è molto inferiore pro capite a quanto viene consumato in inghilterra e anche il numero di figli illegittimi per migliaio di abitanti è il più basso di qualunque paese europeo. Questo è dovuto alla prevalenza di matrimoni precoci, perchè la nostra gente si sposa così presto che quando i giovani arrivano nell'esercito una percentuale tra il 30 e il 60% è già sposata prima di diventare recluta. Questo potrebbe farla sorridere” disse il sig. Bloch, “per il fatto che questi elementi siano presi in considerazione nel discutere il futuro della guerra; ma sono le risorse morali di una popolazione che alla fine ne decidono la sopravvivenza e pertanto non posso evitare di discutere tutti quei fattori che contribuiscono al benessere di una popolazione quando provo a fare previsioni sul futuro della guerra.”

“E ora, sig. Bloch, cambiamo argomento. Abbiamo parlato di eserciti e solo di eserciti. Che cosa pensa della marina?”

“Cosa penso della marina?” disse il sig. Bloch, “Penso che, a meno di avere una flotta dalla superiorità schiacciante, è assolutamente inutile averne una; una flotta che non sia suprema è soltano un ostaggio nelle mani di quella Potenza la cui flotta lo è. Pertanto, mi sembra che spendere milioni da parte della Russia per creare una flotta di navi da battaglia d'alto mare sia un grave errore. Quel denaro sarebbe meglio speso per altri scopi.”

“Come!” dissi, “Allora non pensa che la Russia abbia bisogno di una marina?”

“Una marina sì” disse il sig. Bloch, “una marina per la difesa costiera forse e anche incrociatori, ma una flotta di navi da battaglia no. E' una follìa creare quel tipo di marina, prima lo si comprende e meglio è.”

“Ma” insistei, “lei non è d'accordo col capitano Mahan nel ritenere il dominio dei mari sia un fattore decisivo nel destino delle nazioni?”

“Lasciamo perdere le teorie e guardiamo ai fatti” disse il sig. Bloch, “quel che vedo chiaramente è che la marina è un fattore che si può tranquillamente ignorare in una guerra totale tra la Russia e qualunque dei suoi vicini. Supponiamo per un istante che fossimo in guerra con la Germania. A cosa ci servirebbe una flotta? Supponiamo che sia inferiore a quella tedesca, allora sarà catturata o nascosta nei porti impossibilitata a uscirne. Se è superiore a quella tedesca che cosa

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ci cambia? Qui abbiamo la storia che ci insegna. Noi non possiamo sperare di avere una superiorità schiacciante sul mare simile a quella che avevano i francesi nella guerra del 1870; eppure a cosa è mai servita la supremazia navale francese durante la lotta con i tedeschi? Infatti, invece di trovarla utile, hanno lasciato in porto le loro corazzate e hanno mandato gli equipaggi a Parigi per aiutare la difesa della capitale, e hanno fatto bene. La Germania stava colpendo il cuore della Francia, colpendo Parigi, e nessuna superiorità navale sulla flotta tedesca avrebbe potuto compensare per un solo momento la perdita della loro capitale. E così sarà sempre.”

“Ma” obiettai, “i tedeschi non potrebbero usare la loro flotta per sbarcare un corpo di spedizione sulla costa russa?”

“Senza dubbio” disse il sig. Bloch, “potrebbero farlo. Ma voglio citare anche il conte Moltke. Quando nel 1870 si temeva una possibile spedizione francese sulle coste baltiche, Moltke dichiarò che, invece di considerare tale spedizione con preoccupazione, essa l'avrebbe piuttosto reso contento perchè qualunque diversione di forze francesi dal fronte principale avrebbe aumentato le chance tedesche di infliggere un colpo decisivo. Per cui, se i tedeschi dovessero mandare un corpo di spedizione nelle acque russe, non sarebbe altro che una sottrazione di combattenti al teatro di guerra principale in cui si decide veramente il risultato dalla campagna. No, la Russia non ha nessun motivo di temere un attacco dal mare. Stando così le cose, che motivo c'è di sprecare tutte quelle risorse per corazzate che non potremmo usare? Sarebbe stato meglio aumentare le spese per l'esercito molto più di quelle per la flotta. Nel 1876 abbiamo speso ventisette milioni di rubli per la marina e vent'anni dopo ne spendevamo sessantasette, così le spese per la marina sono più che raddoppiate mentre le spese per l'esercito sono aumentate solo del 50%.”

“Lei non crede che una flotta tedesca, inglese o giapponese potrebbe danneggiare seriamente la Russia bombardando le città costiere?”

“No,” disse il sig. Bloch, “le città costiere che abbiamo, e non sono molte, sono per la maggior parte ben difese, troppo ben difese per venire seriamente attaccate da una flotta nemica. L'esperienza di Creta non ha assolutamente confermato il timore che un bombardamento navale abbia qualche influenza sull'esito di una campagna. Non è vero la flotta internazionale, in un caso, ha sparato 70 colpi provocando solo tre morti e quindici feriti?”

“E per la protezione dei commerci, sig. Bloch?”

“La protezione del nostro commercio andrebbe fatta (se mai andrebbe fatta) da incrociatori e non da navi da battaglia. Inoltre, bisogna tenere in considerazione il valore delle merci da proteggere e il loro costo di assicurazione. In questo momento la nostra flotta mercantile d'alto mare è piccola, così piccola in proporzione a quella inglese che, anche se spendete il doppio di noi per la marina, la vostra assicurazione navale (se possiamo così chiamarla) costa solo 16 franchi per tonnellata di merce, mentre le nostre tariffe arrivano fino a 130 franchi; ovvero se la contiamo come percentuale sul valore del commercio, la nostra spesa navale è il doppio della vostra. E a che scopo?”

“Ma, sig. Bloch, supponiamo che la vostra flotta sia inferiore a quella tedesca e che venga spazzata via dai mari, che cosa succederebbe?”

“E allora?” disse il sig. Bloch, “Ci troveremmo nella stessa situazione in cui si trovavano gli italiani dopo aver perso la flotta a Lissa contro gli austriaci. Che consequenze ha avuto quella decisiva vittoria navale per l'esito della campagna? Il destino dell'Austria è stato deciso a Sadowa e tutte le perdite navali che potremmo soffrire sarebbero ovviamente ricompensate con le indennità imposte al nemico sconfitto in caso di vittoria, se invece fossimo sconfitti per terra, le perdite in

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mare non aggraverebbero la nostra posizione.”

“Ma, sig. Bloch, lei non pensa che una flotta potente possa servire a tenere aperte le vostre rotte commerciali?”

“Io non credo” disse il sig. Bloch “che si possa tenere aperte le rotte commerciali, nemmeno con la flotta più potente. Ammetto che avendo una marina suprema si può almeno avere una chance di tenere le rotte commerciali aperte ma senza una flotta suprema (il che per la Russia è fuori questione) non c'è niente da fare. La Russia perfortuna, essendo autosufficiente, può riuscire a sopportare meglio di qualunque altro paese l'interruzione del proprio commercio navale.”

“Allora come si applica il suo ragionamento all'Inghilterra? “

“L'Inghilterra” disse il sig. Bloch, “è in una categoria tutta sua rispetto agli altri paesi. Nel vostro paese producete abbastanza pane per sfamare la popolazione tre mesi all'anno. Senza il dominio dei mari, il cibo del mondo non potrebbe arrivare sui vostri mercati, siete nella stessa posizione di una grande fortezza assediata con solo tre mesi di razioni per l'intera popolazione. Se vuole la mia opinione, le dico francamento che non trovo la vostra posizione invidiabile, non per il pericolo di invasione (riconosco che la vostra flotta è superiore) ma perchè credo che una nazione così dipendente dai rifornimenti di cibo oltremare si trovi in una posizione poco invidiabile. Un singolo incrociatore libero di scorazzare sulle vostre rotte commerciali potrebbe far aumentare enormemente il costo dei rifornimenti. E anche se nessun può bloccare un porto inglese, l'interruzione dei rifornimenti di materie prime e qualunque problema nell'arrivo del cibo indispensabile al sostentamento della popolazione, sarebbe un pericolo molto più serio della sconfitta in una battaglia campale. E' vero che siete prosperi; ma c'è anche una parte della vostra popolazione le cui condizioni materiali lasciano parecchio a desiderare, e con le durezze e la fatiche di una industria stagnante, provocate dalla chiusura dei mercati esteri e l'aumento dei prezzi del cibo che sarebbe inevitabile in qualunque circostanza, potreste incontrare gli stessi problemi interni che minacciano i vostri vicini. Ma, eccoci ancora al punto, se (Dio non voglia) l'Inghilterra dovesse trovarsi in guerra, il fattore che deciderà il risultato non sarà una battaglia decisiva, sarà la pressione dei bisogni, la mancanza di cibo, in breve le conseguenze economiche che risulteranno inevitabilmente da qualunque grande guerra nella attuale complessa situazione della civiltà umana. In breve” continuò il sig. Bloch, “considero il fattore economico come il fattore dominante e decisivo della questione. Non si può combattere se non si può mangiare e in questo momento non si può dar da mangiare al popolo e fare una grande guerra. Fino a un certo punto questo viene già riconosciuto, cosìcchè esistono alcuni princìpi generali che meritano di essere menzionati. Per prima cosa lei può stare sicuro che una grande guerra, se mai scoppierà, non lo sarà fino alla fine dei raccolti. Mobilizzare in primavera o all'inizio dell'estate equivale a portare il popolo troppo vicino alla carestia perchè un uomo di stato possa prenderla in considerazione. Secondo, in caso di cattivi raccolti può stare sicuro che non ci sarà nessuna guerra. Anche coi granai pieni sarebbe molto difficile per qualunque nazione dar da mangiare alle proprie truppe, per non parlare del resto della popolazione. Con un cattivo raccolto sarebbe impossibile. Così, se dovesse mai notare un veloce acquisto di grano da parte di qualunque nazione, può essere sicuro che ci sono guai in vista; ma fino a quando non ci sono tentativi di assicurare rifornimenti supplementari di grano, può considerare relativamente bassa la minaccia di una guerra.”

“Così nel complesso, lei spera bene per il futuro sig. Bloch?”

“Sì” disse, “spero bene , per una speranza che non è basata su fantasie o sogni utopici ma sull'attento esame di fatti concreti e sgradevoli. Le quotazioni del soldato scendono e quelle dell'economista salgono. Non c'è dubbio. L'umanità è progredita oltre il livello in cui la guerra poteva essere considerata una possibile corte d'appello. Anche il servizio militare ha perso molto del

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suo fascino. Un tempo la guerra esercitava una attrazione sulla mente dell'uomo, mentre poeti e pittori non trovavano tema migliore del ritrarre l'eroismo di singoli guerrieri, le cui azioni potevano cambiare l'esito di una battaglia e il destino delle nazioni. Queste cose sono da tempo passate. La guerra è diventata sempre di più una questione di precisione meccanica. Le battaglia moderne sono decise, nella misura in cui possono essere decise, da uomini rintanati in buche improvvisate che hanno scavato per ripararsi dal fuoco di un nemico lontano e invisibile. Tutte le pompe e i fasti delle guerre gloriose sono scomparsi da quando è stata inventata la polvere senza fumo. Come prefessione, quella militare diventa sempre meno attraente. Non c'è più né bottino né promozione e invece aumentano le possibilità di una morte odiosa, se mai dovesse esserci una guerra.

“Il vecchio brindisi nell'esercito britannico era di solito ' Bloody war and quick promotion.'" dissi.

“Sì” disse il sig. Bloch, “fino a quando una guerra sanguinosa uccideva solo una certa percentuale questo equivaleva a delle promozioni più rapide per tutti gli altri, ma, se ne uccide troppi, allora sparisce l'attrattiva, perchè non ci sono promozioni per un uomo morto. E, contemporaneamente al venire meno dell'attrattiva per la carriera militare, è aumentata sempre di più la protesta contro l'intero sistema, una protesta che ha i suoi esponenti più estremi nei socialisti, la cui occupazione principale è puntare il dito contro lo spreco di risorse causato dall'attuale organizzazione sociale su base competitiva, che, secondo loro, ha come conseguenza naturale e necessaria il grave fardello della nostra pace armata. Presto o tardi, tutti governi arriveranno a capire, più o meno chiaramente, che, continuando a sprecare le risorse dei popoli nella preparazione di una guerra che è impossibile senza suicidarsi, riusciranno solo a preparare il trionfo della rivoluzione socialista.”