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SR Scienze e Ricerche N. 47, APRILE 2017 ISSN 2283-5873 47.

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SRScienze e RicercheN. 47, APRILE 2017

ISSN 2283-5873

47.

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GLI ANNALI 2016

RIVISTA MENSILE · ISSN 2283-5873

[email protected]

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47. Sommario

MARIA D’AMBROSIO

Per un Umanesimo digitale. Apprendimento e formazione

al tempo del web 3.0 pag. 5

PIETRO MONTESANO, ANTONIO ASCIONE

Specific Learning Disorders: motortraining methods pag. 17

CRISTINA SPINNATO, ILARIA RICATTI

La circolazione dei beni culturali pag. 22

JAIME ANTONIO PINTOS PÉREZ

El agente encubierto cibernético pag. 31

VINCENZO CROSIO

Epistemologia semantica del vuoto: (Ku), il non luogo

del non ente (note di epistemologia semantica 4) pag. 36

IL COMITATO SCIENTIFICO pag. 51

n. 47 (aprile 2017)

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ISSN 2283-5873 Scienze e RicercheRivista mensilen. 47, aprile 2017

Direzione editorialeLaura Castellucci, Maria Catricalà, Vincenzo Crosio, Pierangelo Cru-citti, Renata De Lorenzo, Roberto Fieschi, Antonio Lucio Giannone, Carlo Manna, Michele Mossa, Francesco Orzi, Paola Radici Colace, Davide Schiffer, Domenico Tafuri, Franco Taggi, Immacolata Tempe-sta, Brunello Tirozzi, Anna Toscano, Bartolomeo Valentino, Gabriele Virzì Mariotti, Nicola Zambrano

Editorial BoardGiovanni Arduini, Angelo Ariemma, Vincenzo Artale, Franco Bagnoli, Marta Bertolaso, Anna Rosa Candura, Domenico Carbone, Orazio Car-penzano, Paolo Carusi, Laura Castellucci, Ornella Castiglione, Maria Catricalà, Luciano Celi, Monica Colitti, Carla Comellini, Paolo Corvo, Giovanni Crespi, Vincenzo Crosio, Pierangelo Crucitti, Maria D’Am-brosio, Renata De Lorenzo, Elena Dellapiana, Mirko Di Bernardo, Ire-ne Dini, Roberto Fieschi, Ugo Frasca, Isabella Gagliardi, Massimiliano Giacalone, Lia Giancristofaro, Antonio Lucio Giannone, Francesca Giofrè, Giada Giorgi, Agostino Giorgio, Anna Granà, Domenico Ien-na, Maurizio Iori, Agostina Latino, Antonio Maria Leozappa, Caterina Lombardo, Maurizio Lozzi, Paola Magnaghi-Delfino, Pasqualino Ma-ietta Latessa, Anna Manna, Carlo Manna, Emilio Matricciani, Fabrizio Mattei, Alessandra Mazzeo, Filomena Mazzeo, Stefania Giulia Maz-zone, Leone Montagnini, Michele Mossa, Vito Napolitano, Maurizio Oddo, Gaetano Oliva, Francesco Orzi, Linda Pagli, Claudio Palumbo, Alessandra Pelagalli, Silvia Peppoloni, Laura Pinarelli, Valentina Pos-senti, Paola Radici Colace, Francesco Rende, Adriano Ribolini, Elisa-betta Rovida, Stefano Salmeri, Mariarosa Santiloni, Carmela Saturni-no, Davide Schiffer, Antonio Scornajenghi, Raimondo Secci, Matteo Segafreddo, Domenico Tafuri, Franco Taggi, Immacolata Tempesta, Brunello Tirozzi, Anna Toscano, Maria Grazia Turco, Pietro Ursino, Bartolomeo Valentino, Gabriella Vanotti, Silvano Vergura, Vincen-zo Villani, Gabriele Virzì Mariotti, Nicola Zambrano, Aldo Zechini D’Aulerio

Scienze e RicercheSede legale: Via Giuseppe Rosso 1/a, 00136 RomaRegistrazione presso il Tribunale di Roma n. 19/2015 del 2/2/2015Direttore responsabile: Giancarlo DosiGestione editoriale: Agra Editrice SrlTipografia: Andersen Spa

Scienze e Ricerche è una pubblicazione peer reviewed. Le ricerche e gli articoli scientifici sono sottoposti a una procedura di revisione paritaria che prevede il giudizio in forma anonima di uno o due “blind referees”. I referees non conoscono l’identità dell’autore e l’autore non conosce l’identità dei colleghi chiamati a giudicare il suo contributo. Gli articoli vengono resi anonimi, protetti e linkati in un’apposita sezione del sito. Ciascuno dei referees chiamati a valutarli potrà accedervi esclusiva-mente mediante password, fornendo alla direzione il suo parere e sug-gerendo eventuali modifiche, miglioramenti o integrazioni. Il raccordo con gli autori è garantito dalla segreteria di redazione.

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L’elenco dei referees impegnati nella valutazione degli articoli scientifici viene pubblicato con cadenza annuale.

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N. 47, APRILE 2017

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riferimento (Dewey, 1920). È importante sottolineare che questo nuovo quadro teorico, collocato nel pragmatismo e nella fenomenologia, è quello qui assunto per ripensare la formazione attraverso uno sguardo che è critico rispetto alla tradizionale, e ‘classica’, opposizione tra fare e sapere e quindi tra teoria e pratica, ma anche tra realtà e artefatti, o linguaggi analogici e linguaggi digitali. Con l’elettricità e poi con i media elettronici e digitali è proprio l’opposizione che viene messa in crisi, insieme alla logica lineare, introducen-do una vera e propria rivoluzione cognitiva che ha cambiato insieme il modo di pensare e di agire perché ha introdotto la convergenza, l’integrazione, in una parola la rete, come nuovo ‘brainframe’ (de Kerckhove, 1990 a) capace di ricon-figurare il rapporto uomo-mondo in termini di una reciproca interdipendenza e situatività. La reticolarità, ovvero l’inter-connessione, è la ‘cifra’ che connota tutti i sistemi viventi e il loro continuo processo di mutazione-trasformazione: per-tanto Internet e il Web rappresentano e fanno esplodere la reticolarità come principio generatore di processi di forma-zione (e quindi come processi generativi e formativi), basati su ‘principi di connessione e di eterogeneità’ e sul ‘principio di molteplicità’ (Deleuze e Guattari, 1980). I filosofi del rizo-ma, infatti, sottolineano che:

‘qualsiasi punto di un rizoma può essere connesso a qualsiasi altro e

deve esserlo. È molto differente dall’albero o dalla radice che fissano

un punto, un ordine. (…) Un concatenamento è precisamente questa

crescita di dimensioni in una molteplicità che cambia necessariamente

natura man mano che aumenta le proprie connessioni’2 [pp. 7-9].

Le linee si intrecciano con altre linee, in più direzioni, di-segnando geografie che rompono la linearità e la bidimen-sionalità per dar forma e luogo alla tridimensionalità, allo spessore, alla profondità: ma la condizione del darsi di tale

2 Deleuze, Gilles-Guattari, Felix, 1980, Mille piani, tr. it., Roma, Cas-telvecchi, 2006, pp. 39-41.

Per un Umanesimo digitale. Apprendimento e formazione al tempo del web 3.0MARIA D’AMBROSIOFacoltà di Scienze della Formazione, Università degli Studi Suor Orsola Benincasa

Relazione e interazione sono i ‘principi’ generativi di una certa pedagogica ‘elettrica’ proposta in questo scritto1 per attualizzare il concetto di spazio(formativo) e per ripensare l’ambiente-Scuola attraverso una epistemologia digitale e una metodologia multisensoriale, cinetica, tattile, ‘embo-died’. Lo scritto presenta inoltre la sperimentazione relativa ad un ambiente di apprendimento ‘ibrido’, generato dall’inter-connessione tra spazio fisico e spazio digitale, e tra logica lineare con quella reticolare e circolare, per rendere pratica-bile l’ipotesi della pedagogia ‘elettrica’ e rendere autonomo, interattivo e mobile ciascun agente coinvolto nell’azione e nel processo di apprendimento.

1. PEDAGOGIA ELETTRICA: VERSO UN NUOVO SENSO

DEL LUOGO

L’intuizione di McLuhan relativa all’e-lettricità come ‘principio’ di una ri-voluzione giocata sul piano antropo-logico e culturale, può ritenersi anco-ra oggi la linea-guida di una ricerca

che quando tocca i temi dell’educazione e della formazione suona particolarmente significativa perché intercetta un ge-nerale e continuo bisogno di innovazione e di cambiamento che, unito alla crescita del bisogno di agire e di comunicare, si riconosce e legittima l’elettrificazione del processo di ap-prendimento e l’estensione digitale dei concetti di ‘ambien-te’, di ‘spazio’ e di ‘cultura’ come nuovo quadro teorico di

1 Questo articolo corrisponde, sebbene in versione aggiornata, alla ver-sione italiana di: D’Ambrosio, Maria, 2013, Rimapping the educational spaces. The ‘emergence’ of embodied education and digital epistemology. A school experience, in: Proceedings of ATEE Winter Conference ‘Learn-ing and Teaching with Media and Technology’, Bruxelles: ATEE (http://www.ateegenoa2013.sdf.unige.it/); e di: D’Ambrosio, Maria, Electric Pedagogy. Hybrid Environment as Cognitive Educational Space, in: P. Limone-M. Baldassarre, a cura di, ICT in Higher Education and Lifelong Learning, SIREM, 2013 Conference Proceedings, Bari, Progedit, 2014.

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SCIENZE DELLA FORMAZIONE | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

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pregnanza pedagogica, anche nelle loro estensioni elettroni-che e digitali, vuol dire emanciparsi dalla epistemologia alfa-betica e appropriarsi di quella elettrica (de Kerckhove, 2001) per riaffermare un paradigma che fa della relazione l’habitat specie-specifico dell’uomo di ogni tempo. McLuhan (1964)

nella sua opera più nota insiste nell’affermare che

‘tutte le tecnologie sono estensioni del

nostro sistema fisico e nervoso per au-

mentare il potere e la velocità. (…) L’uso

di un qualunque medium, o estensione

dell’uomo, altera gli schemi d’interdi-

pendenza tra le persone come altera i

rapporti tra i sensi’ [p. 99].

Ma la contemporaneità del pensiero di McLuhan rende le sue opere e il suo contributo scientifico per lo studio dei me-dia e della comunicazione, un passaggio obbligato per quanti volessero interrogarsi oggi sul futuro dell’educazione e quindi sul futuro dell’Uomo. Al titolo Understanding media: the exten-

sions of Man si potrebbe aggiungere: and extensions of his educational spaces. Come per dire che l’estensione e la ‘mu-tazione’ dell’Uomo vanno sempre situate e quindi riferite ad un contesto che l’Uomo stesso costruisce e dentro il quale si ‘plasma’. Situare il divenire dell’Uomo vuol dire far emerge-re la dimensione educativa dell’ambiente nel quale è immer-so e attraverso il quale ‘fa relazione’. E situare il fenomeno educativo vuol dire riconoscerne la sua matrice relazionale, e perciò elettrica ed estetica.

L’educazione comprende dunque piani fisici e piani simbo-lici, il corporeo e il mentale: dall’interconnessione di questi piani differenti si genera il cognitivo. È qui che il contributo delle Neuroscienze e della Nuova Robotica si fa più eviden-te e significativo, insieme a quello della psicologia culturale di Jerome Bruner (1986; 1990) e della psicologia sociale di Kenneth J. Gergen (1991). Tali riferimenti teorici risultano complementari a un pensiero pedagogico situato nel fluire contemporaneo perché hanno creato le basi scientifiche per una nuova epistemologia che unisce, interconnette proprio, cervello e mente, pensiero e azione, individuo e ambiente. Se si analizza nel dettaglio la principale letteratura di riferimen-to, si scopre che il concetto-chiave è la relazione. A mo’ di esempio, citiamo quanto scrive Kenneth J. Gergen (1991) a proposito del ‘piegare le forme di vita’:

‘New patterns of relationship also take shape. In the face-to-face com-

munity one participated in a limited set of relationship – with family,

friends, storekeepers, clerics, and the like. Now the next telephone

call can thrust us suddenly into a new relationship. (…) One of the

most interesting results of this electronic expansion of relationships

geografia stratiforme e reticolare, ricordiamolo, è il princi-pio di connessione e quello di eterogeneità che conferisce una ‘dinamica’ agli ‘ambienti’ e ai ‘sistemi’ prodotti. La di-mensione relazionale è indicata come principio generativo e costituisce condizione dell’acquisir forma e quindi dell’esi-stenza di ciascuna ‘forma’. In tal senso, l’elettricità e le tecnologie della comunicazione che da essa sono derivate, soprattutto quelle di ultima generazione che conflu-iscono nel Web e nella ‘cultura convergente’ (Jenkins, 2006), non fanno che enfatizzare, da un lato l’arte di costruire il mondo e il sè (D’Ambrosio, 2008) – e quindi la performatività – e dall’altro la socialità e la situatività che sono la condizione della performatività stessa. Agire, conoscere, formare e formarsi sono ‘emergenze’ dei luoghi e delle relazioni che vi si sono intessute così da produrre ‘opere’ e quindi azioni, conoscen-za, identità e cultura, la cui geo-metria non è più solo euclidea e rende non prevedibili ma solo n-potenziali le ‘creature’ e le creazioni che si vanno realizzan-do dalle diverse connessioni possibili.

L’agente, o performer o digital performer, è la categoria con cui l’individuo, in quanto cittadino del mondo e quindi anche della spazialità elettronica e digitale, viene ripensato, per enfatizzarne la carica creativa e situarla su più piani di esperienza che ne fanno un ‘progetto’ in divenire. Lo sta-to ‘naturale’ dell’individuo è la situatività e la mobilità: da queste condizioni ‘emerge’ l’individuo stesso e la sua agen-za e trasformanza, il suo esistere. Quindi, proprio grazie alla connettività che è elettrica e digitale, l’individuo in quanto performer esprime uno stato di continuo apprendimento e formazione nel quale è possibile rintracciare un’identità e una spazialità mobili.

Se la mobilità è la caratteristica peculiare della cultura elettronica e digitale, possiamo individuare proprio nella mobilità il nucleo concettuale generativo che nutre lo statuto epistemologico della pedagogia e dell’esperienza educativa della contemporaneità (cosiddetta postmoderna).

L’intento è dunque quello di porsi in osservazione rispetto alla ‘comunità educante’ per farne emergere la sua plastica geografia che include l’apertura come suo stesso elemento di spaziatura non-euclidea ed esige una ri-sensorializzazione di tutta l’esperienza, in quanto tattile prima che digitale. In tal senso, il pensiero e la riflessione pedagogica coniugate alle ‘emergenze educative’ non possono che situarsi nel contem-poraneo così da fare della tecnologia elettrica, partecipativa e inclusiva (McLuhan, 1964), una nuova e complessa scena educativa iper-estetica. ‘Osservare’ i diversi piani di intera-zione e quindi le molteplici scene educative e riconoscerne la

Abstract

Relationship and interaction are generative 'principles' of a certain ‘electric pedagogy’ proposed in this paper to actualize the concept of (educational)space and to rethink the envi-ronment-School through a digital epistemology and a multisensory, kinetic, tactile, 'embodied' methodology.The paper also presents the related experimen-tation of an ‘hybrid’ learning environment, ge-nerated by the interconnection between physical space and digital space, and between linear lo-gic with that reticular and circular one, to make practical the hypothesis of 'electric pedagogy' and make autonomous, interactive and mobile each agent involved in the action and in the le-arning process.

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sempre più connessa ad una matrice relazionale, connettiva e proprio per questo generativa. Sin dalla premessa infatti la comunicazione è stata individuata come condizione, habitat vero e proprio, del fare esperienza, del conoscere e quindi del formare e del formarsi. Così da poter dire che, mutando i modi e le forme del comunicare, l’uomo ha anche mutato e moltiplicato le possibilità della formazione e la teoria peda-gogica, mobile ed elettrica come l’epistemologia dentro cui si fonda, si è fatta utile per una ‘buona navigazione sociale e politica’ (McLuhan, 1964).

2. GLI SPAZI ELETTRONICI COME SPAZI COGNITIVI.

PREMESSE PER UNA EPISTEMOLOGIA DIGITALE

Rimappare il pedagogico vuol dire enfatizzare in chiave educativa e formativa l’importanza dei contesti e la necessità di un’azione concepita come performance, in quanto feno-meno emergente da una ‘filosofia’ costruttivista, riflessiva, ‘attivista’. Recuperare uno sguardo e una sensibilità peda-gogica nei confronti della nozione di spazio è ormai una ne-cessità e un’opportunità: pedagogica essa stessa. Oggi che a partire dallo spazio urbano lo sguardo si è fatto attento agli ambienti e quindi anche alle azioni per far rispondere gli ambienti alle performance misurabili in termini di benesse-re sociale, è più legittimo lavorare in senso interdisciplinare per progettare gli ambienti, siano essi fisici o digitali, perché siano spazi di vita, capaci di farsi spazi relazionali e quindi luoghi di apprendimento e cognizione.

Come si è detto, in piena era post-elettrica, così fortemen-te connotata dalla cultura digitale e quindi dal concetto di sintesi, le istituzioni educative e formative sono attraversate e interconnesse a nuovi ed ‘altri’ ambienti che vanno a ride-finire la mappa del pedagogico la cui geografia è stratiforme, reticolare e soprattutto ‘puntuale’. In relazione a questa nuo-va spazialità, le identità trovano riconosciuta la loro dimen-sione cognitiva e dunque una loro costitutiva plasticità che necessita di adeguate metodologie per ‘prender corpo’ e per ‘realizzarsi’, sia degli individui (o agenti) che degli ambienti.

Tornando a quanto detto prima, ricordiamo per inciso che Deleuze e Guattari (1980) con Mille Piani hanno prefigurato la geografia stratificata e rizomatica del Web consentendoci oggi di guardare anche al resto della realtà e leggerlo come ‘rete’, così da farne metafora della realtà, dei mille piani, delle stratificazioni, dentro le quali e tra le quali ciascuno si sente situato o localizzato, e comunque in perdurante transi-zione (o process). Ma forse i due filosofi hanno fatto anche di più: così come Freud aveva dato un luogo all’inconscio, così loro hanno conferito uno ‘spessore’ e una profondità tridi-mensionale al pensiero. Tale ‘architettura dell’intelligenza’ (de Kerckhove, 2001), acentrica e multidirezionale, che per i filosofi del rizoma apre a mutevoli giochi di incontri, com-posizioni e ricomposizioni, diviene una vera e propria mes-sa in scena di un inconscio produttivo che fabbrica mondi e rivendica uno status nomadico, errante, capace di generare nuove traiettorie e quindi anche nuovi desideri e differenti e variabili stati identitari. Viene in mente il film scritto e di-

occurs in the domain of parentchild relationships. (…) The technology

of the age both expands the variety of human relationships and modi-

fies the form of the older ones’ [pp. 63-64]3.

La proposta di una Pedagogia elettrica – come ‘emergenza’ di una Pedagogia attiva (Dewey, 1916) - implica, quindi, sul piano epistemologico la ‘incorporazione’ di un paradigma estetico (D’Ambrosio, 2006; D’Ambrosio, 2016) e sul piano pratico una continua progettualità educativa che investe e si muove tra differenti geografie grazie alla capacità di realizza-re sempre nuovi spazi cognitivi (Carpenzano & D’Ambrosio & Latour, 2016).

Rimappare il pedagogico e riconoscere tutte le tecnolo-gie come tecnologie cognitive o ‘psicotecnologie’ (de Ker-ckhove, 1990 b) vuol dire rompere e ampliare orizzonti già tracciati e percorrere anche territori sconosciuti o considerati fuori dalla topografia ufficiale. Al sensorio del cognitivo si unisce il motorio: per poter aprire e conquistare nuovi spa-zi perché siano agiti come spazi educativi, c’è bisogno di occuparli, di situarvisi e di agire in rapporto a questi nuovi ambienti. Infatti, grazie anche alle scienze cognitive e a una certa visione ecologica (Morin, 1965) per riflettere sul senso del divenire nel mondo, la mobilità è la capacità degli organi-smi di rispondere all’ambiente, situandosi e quindi intercon-nettendosi ad esso: in questo senso le neuro-scienze hanno finalmente collegato, e in senso ‘ecologico’, la corporeità alla cognizione, la percezione al movimento. Dove si attiva e si ‘abita’ uno spazio, allora questo diventa mondo-di-vita e spazio cognitivo. Ma per orientarsi nella nuova geografia pedagogica disegnata e resa possibile dai nuovi media non è sufficiente dotarsi di una nuova mappa. L’agente è in sé un generatore di mappe cognitive e quindi di una cartografia pe-dagogica in continuo stato di estensione e di moltiplicazione.

E in questo stato, non è possibile distinguere maestri da allievi, né le buone dalle cattive maestre: ripensare la forma-zione e il fare formazione, collocandoli nel principio elettrico della reticolarità e del digitale, ha valore di vera e propria ridefinizione di una teoria della conoscenza, dove il cono-scere riguarda soprattutto un ‘fare’ che mobilita un ‘come’ e implica quindi questioni metodologiche e di processo che tornano ad essere parte di una pedagogia orientata alla pratica che responsabilizza tutti gli ‘agenti’ della comunità educante e chiede responsività e performatività anche agli spazi in cui si agisce e si interagisce. La struttura e quindi la metodologia pedagogica che si va configurando non può procedere per ‘modelli’ né per modellizzazioni, ma per strut-ture e sistemi generati e rigenerati dalla loro origine sociale e solidale. Proprio in questo senso, allora, l’elettricità può essere intesa come il simbolo e la metafora di una cognizione

3 Anche nuovi modelli di relazione prendono forma. Nella comunità faccia-a-faccia ognuno partecipa ad una serie limitata di rapporti - con la famiglia, gli amici, negozianti, chierici, e simili. Ora una telefonata ci può spingere improvvisamente in una nuova relazione. (...) Uno dei risultati più interessanti di questa espansione elettronica delle relazioni avviene nel dominio delle relazioni parentali. (...) La tecnologia amplia la gamma di rapporti umani di questo tempo e modifica la forma di quelli più vecchi.

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possibile una ri-costruzione e genera un campo di relazioni (come un campo magnetico, appunto) dentro il quale si può anche immaginare ciò che ancora non esiste. Gli stessi Bisig e Pfeifer (2008) riconoscono ed esplicitano che:

‘we have observed that the synthetic methodology is well suited in an

education context in that it helps to spawn and maintain a high level

of motivation in students and can act as a teaching methodology to

communicate even very abstract concepts in a comprehensible and

tangible way’5 [p. 6]

La metodologia dell’Understanding by design sviluppa il concetto di ‘ricostruzione continua dell’esperienza’ introdot-to da Dewey (1916) e poi utilizzato da tutta quella pedagogia che si riconosce nel costruttivismo e che ha poi colto nella cultura digitale un’opportunità per assumere in pieno il para-digma ‘tattile’ come teoria della conoscenza capace di rico-noscere negli artefatti dei veri e propri dispositivi cognitivi. Da questo punto di vista sembra che la sfida sia ancora tutta da cogliere se si ritiene che il Web stesso possa essere abitato come una volta lo era la scena pubblica e la piazza, con la stessa tensione politica e sociale, e riconoscere di tale spazia-lità digitale, integrata con quella fisica, la valenza educativa e la matrice cognitiva.

3 . DIGITAL SPACE MAKES SCHOOL . SINTESI DI

UNA RICERCA PER UNA SCUOLA-LABORATORIO

INTERCODICE

A partire dal titolo - Digital space makes school. Appren-dimento e formazione al tempo del web 3.0 - è possibile rin-tracciare i concetti-chiave del progetto di ricerca-intervento nato dalla volontà di un’azienda (Docebo sas) di aprire il suo mercato alla Scuola, chiedendo alla ricerca universitaria di ‘situarsi’ e individuare proposte formali e metodologiche ca-paci di rendere la sua piattaforma per la formazione basata sul web (l’LMS) ‘adatta’ alla specificità dell’organizzazione scolastica e, al contempo, ad una certa pedagogia.

La cornice più generale nella quale questo progetto si è collocato fa riferimento alla ‘agenda digitale’6 e all’emergere della Digital literacy7 come piano strategico e metodologico necessario a ridisegnare in primis il quadro delle competenze dei professionisti dell’istruzione e della formazione perché questi possano farsi parte autonoma di una cultura e di un sistema culturale che risponda ai principi della cittadinanza (attiva) e quindi anche della cittadinanza digitale. Un pro-

5 “Abbiamo osservato che la metodologia sintetica è adatta in un contesto educativo in quanto contribuisce a generare e mantenere un elevato livello di motivazione negli studenti e può agire come metodologia di insegna-mento per comunicare concetti anche molto astratti in maniera compren-sibile e tangibile”. 6 http://ec.europa.eu/digital-agenda/7 Gilster, P., 1997, Digital Literacy, New York: John Wiley & Sons; Gillen, J.-Barton, D., 2009, Digital Literacies. A Research Briefing by The Technology Enhanced Learning phase of Teaching and Learning Re-search Programme, London Knowledge lab, Institute of Education, Uni-versity of London.

retto da Christopher Nolan The inception, dove si traduce in immagini l’architettura del sogno e della mente e si coglie del pensiero la sua forza creatrice. Forza creatrice generata e orientata da continui e molteplici, oltre che possibili, ‘inne-sti’. La spazialità, la profondità e la complessità mutevole e instabile del pensiero è correlata alla capacità di quello spa-zio di farsi cognizione attraverso una relazione. Dom Cobb, il protagonista del film, dice:

‘What’s the most resilient parasite? An idea. A single idea from the

human mind can build cities. An idea can transform the world and

rewrite all the rules. Which is why I have to steal it’4.

Le idee sono mobili, e potentemente generative, capaci di ‘innestare’ e farsi innestare, come le identità di cui sono espressione. Per creare mondi, plasmare il pensiero, produr-re conoscenza e identità, sono necessari gli innesti, che pure rivendicano la loro contingenza e transitorietà. In tal senso diviene generativo, ancora più da un punto di vista peda-gogico, transitare e situarsi allo stesso tempo, così da poter procedere non più per coppie opposte ma per ‘sintesi’ e per aggregazioni, senza che questo suoni unificante o omologan-te ma progettuale e cartografico. Connettivo, in senso fisico e simbolico. Perché un’azione possa essere progettuale e car-tografica deve potersi riconoscere e riflettere in ciò che pro-duce, elevare la pratica a territorio della conoscenza e della conoscenza di sé, rispetto a cui l’opera si ritiene aperta o mai conclusa o de-finita.

Per quanto fin qui sostenuto, sembrerebbe che ogni spa-zio elettrico contenga una ‘carica’ cognitiva che ne fa dei veri e propri contesti di apprendimento e formazione. Ma il paradigma elettrico va declinato con la metodologia che più propriamente è stata sviluppata nell’ambito della ricerca sull’Intelligenza Artificiale e che è non-lineare, non preditti-va e randomica-esplorativa. Il paradosso è che, a partire da macchine binarie (i calcolatori e poi i computer) si è in gra-do oggi di produrre e riprodurre strutture non gerarchizzate, potremmo dire ipertestuali, che tracciano flussi che proce-dono in maniera complanare, attraversando e connettendosi in maniera orizzontale a ciò che incontrano. Altro apparente paradosso è che la ricerca e le sperimentazioni della Nuova Robotica sono orientate alla conoscenza dell’Uomo e quindi individuano nel Robot un oggetto con funzioni mimetiche attraverso il quale decostruire l’umano per poi ri-costruirlo e, così, conoscerlo. Si è andata configurando in questo campo della ricerca, una vera e propria metodologia del conoscere il cui slogan è Understanding by design (Bisig-Pfeifer, 2008) così che la progettazione diviene un’azione necessaria per attivare un processo di comprensione. L’apprendimento si realizza in uno spazio cognitivo, elettrico lo abbiamo defi-nito, nel quale l’osservazione è azione che mette in rapporto reciproco soggetto e oggetto, individuo e ambiente, rende

4 Qual è il parassita più resistente? Un’idea. Una singola idea della mente umana può costruire città. Un’idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole. Ed è per questo che devo rubarla.

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gettualità didattica che ‘piega’ lo spazio e gli ambienti, fisici o virtuali che siano, rendendoli coerenti e funzionali alla più ampia progettualità e metodologia pedagogica definita per l’intero percorso formativo. L’ipotesi a sostegno di questa sperimentazione ha riguardato la centralità della progettua-lità educativa in rapporto alle risorse disponibili e all’obiet-tivo di costruire ‘ambienti cognitivi’. Introdurre l’uso della piattaforma Docebo a scuola è stata soprattutto un’occasione per rendere praticabile una metodologia, e quindi anche una epistemologia, fondata sulla relazione e sulla dimensione estetica dell’esperienza, così da collocare anche la Scuola in un ‘campo relazionale’ e in un processo sempre aperto, di natura fisica e simbolica, che potesse coniugare soggetti e oggetti (del sapere e del conoscere), la cui reciproca azione si qualifica come necessità adattiva e responsiva dell’esisten-za e si traduce in progettualità continua. Tale progettualità è stata assunta in senso più pieno da una classe13 che ha svilup-pato, a partire dalla versione più aggiornata della piattaforma Docebo, una proposta di ambiente-web14 per la Scuola e altre due15 che hanno aderito al progetto ministeriale ‘classe 2.0’16.

Inoltre per offrire un piano ulteriore di osservazione e spe-rimentazione riferito al quadro epistemologico e metodologi-co adottato, si è intercettata e condivisa la ricerca di Altroe-quipe17 (sistema multiagente tra danza, architettura, suono, motion capture) e del suo Labmutation (lo spazio di ricerca e studio). Da questa interazione le domande e gli obiettivi della ricerca sono diventati anche una proposta operativa ri-volta a tutti gli ‘attori’ coinvolti, e quindi l’Impresa Docebo, l’Università e la Scuola, perché si potesse ‘attualizzare’ una epistemologia digitale, centrata sulla tattilità e quindi sulla interazione, utilizzando in questo senso anche l’LMS (Lear-ning Management System) Docebo. È emersa cioè anche una proposta laboratoriale, il ‘sistema roteanza antigravitaziona-le’18: una ‘scena live’ multiagente, la cui architettura prende forma dalla mobilità attualizzata da ciascun agente e dalla connessione tra più piani, più linguaggi, più traiettorie, e il cui process, articolato lungo tre giornate, rompe con la logica

13 Si tratta di una classe del Liceo Artistico ‘Giorgio De Chirico’ di Torre Annunziata, guidata dal docente di Grafica, prof. Michele d’Uva, e da quello di Filosofia, prof. Lorenzo Cuna.14 Vedi il lavoro realizzato e pubblicato in: Cuna, Lorenzo, 2016, Do-cebo School: la scuola disegna il proprio ambiente di apprendimento, in: Carpenzano, Orazio-D’Ambrosio, Maria-Latour, Lucia, 2016, e-Learning. Electric extended embodied, Pisa, ETS.15 Un primo anno della scuola primaria e uno della scuola secondaria di primo grado con l’intero gruppo-aula e relativo corpo docente dell’Istituto Comprensivo ‘Giorgio Perlasca’ di Roma, grazie alla dirigente, prof. Clau-dia Sabatano e tutti i docenti coinvolti. E l’Istituto Comprensivo Puccini IV Circolo Didattico di Casoria grazie alla collaborazione del Dirigente, il prof. Agostino Taglialatela, e delle docenti Loredana Micco e Adele Cap-piello con i loro alunni. 16 Per informazioni sull’azione ‘classe 2.0’ del Ministero dell’Istruzi-one, dell’Università e della Ricerca, cfr.: http://hubmiur.pubblica.istruzi-one.it/web/istruzione/piano_scuola_digitale/classi_2_017 www.altroequipe.org (in particolare le attività di Labmutation dirette dall’architetto coreografo Lucia Latour e dall’architetto Orazio Carpenza-no).18 Si vedano alcuni materiali e una sintetica documentazione video del laboratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’: https://mdaenterprise.wordpress.com/attivita/ oppure: https://vimeo.com/67490787

getto di ricerca fortemente orientato all’intervento, che ha scelto di interagire con il sistema scolastico per introdurre la circolarità, la reticolarità, l’elettricità8 e la tattilità9, in quanto specifiche epistemologie e metodologie capaci di produrre cambiamento nelle pratiche educative e formative, anche at-traverso il loro ‘incontro’ con le tecnologie cosiddette digita-li, appunto. In rapporto a questo scenario, si sono attivati due livelli di osservazione e analisi da cui è stato possibile map-pare lo stato dell’arte in materia di scuola digitale: a livello macro, infatti, si sono ‘interrogate’ alcune community on-line già orientate verso metodologie e tecnologie innovative, mentre a livello micro sono stati coinvolti gruppi di docenti e gruppi-aula attraverso focus group, questionari, diari di bor-do, incontri seminariali e attività sperimentali10.

Accanto alla ricognizione teorica, all’osservazione delle comunità scolastiche e alla formazione dei docenti, ci si è poi anche calati in tre specifici contesti scolastici11 dove si è attivata una sperimentazione riferita all’uso della piattafor-ma web per la didattica, così da raccogliere altri ‘dati’ da far confluire nell’osservatorio sulle epistemologie esplicite e im-plicite e, quindi, sulle pratiche didattiche e sul loro possibile rapporto con il paradigma elettrico, con la cultura digitale, con l’e-learning. La sperimentazione ha previsto per le tre scuole coinvolte l’introduzione all’uso della piattaforma Do-cebo così che questa si potesse ‘situare’ e lasciare che, pro-prio attraverso l’uso, studenti e docenti ne individuassero cri-ticità e altre necessità, per tracciare le linee guida per ‘ridise-gnare’ quello stesso spazio di apprendimento basato sul web e legittimarne l’uso. In questo modo, si è chiesto a ciascuna delle classi di attualizzare lo ‘strumento’ (la piattaforma Do-cebo) ai fini della loro didattica e del loro apprendimento, e quindi di cogliere questa occasione per estendere il concetto di ‘spazio educativo’ ad un ambiente dinamico, generativo, autonomo, nel segno di una pedagogia attiva, collaborativa, cognitiva. Proprio in questo senso si è andata configurando una delle ipotesi di ricerca e intervento focalizzata sulla natu-ra blended12 dell’e-learning per la scuola, e quindi su una pro-

8 de Kerckhove, D., (..), Architettura dell’intelligenza, Roma: Testo & Immagine. 9 Cfr. Mazzeo, M., 2003, Tatto e linguaggio. Il corpo delle parole, Roma: Editori Riuniti; AA.VV., 2000, Le tattiche dei sensi, Roma: Manifestoli-bri; D’Ambrosio, M., 2013, Tattilità della Bildung: verso una metodolo-gia ‘embodied’ del ‘fare scienza’. Tra moderno e postmoderno: estetica e po(i)etica come emergenze della formazione, in: Enricomaria Corbi, Ste-fano Oliverio (a cura di), Oltre la Bildung postmoderna? La pedagogia tra istanze costruttiviste e orizzonti post-costruttivisti, Lecce: Pensa MultiMe-dia, 2013; D’Ambrosio, M., 2013, Rimapping the educational spaces. The ‘emergence’ of embodied education and digital epistemology. A school experience, in: Proceedings of ATEE Winter Conference ‘Learning and Teaching with Media and Technology’, Bruxelles: ATEE (http://www.ateegenoa2013.sdf.unige.it/); Carpenzano, O.-D’Ambrosio, M.-Latour, L., 2016, e-Learning. Electric Extended Embodied, Pisa, ETS. 10 Si veda intra lo scritto di Loredana Micco che fa riferimento a una delle sperimentazioni realizzate per il progetto, nell’Istituto Comprensivo Puccini IV Circolo Didattico di Casoria. 11 Le scuole partner del progetto, coinvolte nell’anno scolastico 2012-2013, sono state: l’Istituto comprensivo ‘Giorgio Perlasca’ di Roma, il IV Circolo Didattico di Casoria (NA), il Liceo d’Arte ‘Giorgio De Chirico’ di Torre Annunziata (NA). 12 Cioè mista: in presenza e a distanza.

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4. EMBODIED COGNITION. CINETICA E TATTILITÀ

ESTESE

«tutto ciò che è detto è detto da un osservatore»

(Maturana & Varela, 1980)

Spazio digitale, scuola e web 3.0, sono i concetti-chiave attorno a cui sono state costruite le ipotesi della ricerca e le proposte di intervento; concetti-chiave introdotti nel conte-sto scolastico perché fosse in grado di intercettare la ricerca sull’ibridazione tra corpo e ambienti22, tra arte e tecnologia, tra biologia e pedagogia23, per innovarsi nelle epistemo-logie e nelle pratiche. Pertanto, uno dei contesti teorici cui la ricerca ‘digital space makes school’ e nello specifico il laboratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’ vanno ri-condotti, è l’ambito costituito dalle Neuroscienze e dalla loro embodied cognition24, orizzonte cioè divenuto parte di una ricerca pedagogica25 esteticamente fondata, attraverso cui coniugare il concetto di spazio educativo con quello di spazio cognitivo per cogliere nella dimensione percettivo-relazionale e comunicativa la loro cifra costitutiva. Lo studio delle basi biologiche del pensiero che conduce a intendere la vita come complesso fenomeno e come processo cognitivo e conoscitivo sempre ‘situato’, ha condotto fino all’analisi delle «virtualità spaziali» che alludono al fatto che «Sempre […] si frequenterà un dove materiale, cioè un palcoscenico o set pedagogico» (Orsenigo, 2008, p. 29). Coerentemente con questa prospettiva, la variabile-spazio ha trovato nel web e nel Learning Management System di Docebo una moda-lità per incorporare nell’attuale fare scuola altri ‘dispositivi pedagogici’ per mutare quegli spazi in ambienti educativi: in ‘scena’, cioè, dove si realizza la relazione educativa. Lo spazio dove ‘ha luogo’ la formazione non preesiste, fisico o virtuale che sia, ma ‘emerge’ dalle relazioni che in quello spazio si attivano e si realizzano.

Proprio in questo senso e dopo aver assunto dal cognitivi-smo l’idea di una mente computazionale26, attiva e costrutti-va, con Siegel (1999), in particolare, si è andata consolidan-do l’origine relazionale della mente. La mente, infatti, viene

22 Cfr. Carpenzano, O., Latour, L., 2003, Physico. Fusione danza-archi-tettura, Roma: Testo & Immagine23 Cfr. Frauenfelder, E., 1994, Pedagogia e Biologia. Una possibile ‘allenza’, Napoli: Liguori; Frauenfelder, E., Santoianni, F., 1997, Nuove frontiere della ricerca pedagogica. Tra bioscienze e cibernetica, Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane; Siegel, D. J., 1999, The Developing Mind. Towards a neurobiology of Interpersonal Experience, New York: Guil-ford Press. 24 Per un’introduzione al concetto di embodiment e di embodied co-gnition, sono disponibili on-line, nel sito dell’European Network for the Advancement of Artificial Cognitive Systems, Interaction and Robotics, materiali interessanti http://www.eucognition.org/index.php?page=tutori-al-on-embodiment25 Cfr. McIntyre, J. Zago, M., Berthoz, A., Lacquaniti,F., 2001, Does the Brain Model Newton’s laws?, Nature Neuroscience, 4, 2001; Rivoltella, P. C., 2012, Neurodidattica. Insegnare al cervello che apprende, Milano: Raffaello Cortina; D’Ambrosio, M., 2006, Media Corpi Saperi. Per un’e-stetica della formazione, Milano: Franco Angeli.26 Cfr. Johnson-Laird, P. N., 1988, The Computer and the Mind. An In-troduction to Cognitive Science, London: William Collins Sons & Co.

lineare e chiede di attualizzare i concept e le premesse meto-dologiche di una educazione, e quindi anche di una scuola, 3.019.

Attraverso i diversi piani di intervento della ricerca, dun-que, si è andata configurando e ha ‘preso corpo’ una strategia formativa e didattica ‘ibrida’, antropologicamente fondata e quindi aperta alla continua mutazione e interconnessione generata dalla mobilità elettronica e digitale, attraverso cui è stato possibile ‘rimappare’ e tessere insieme gli spazi edu-cativi dentro i quali è d’uso fare esperienza, senza separare quelli formali dai non-formali ed informali. Coerentemente con questa strategia, il ruolo degli ‘strumenti’ è stato colto come ‘tema’ e come ‘domanda’ trasversale da coniugare ne-cessariamente con una pedagogia mobile e con il suo ‘prin-cipio elettrico’20 che rompe con la logica continua del flusso e con la sua linearità per riorientare e dare nuovo senso alla presenza e al rapporto di natura estetica ed intenzionale tra vivente e mondo, docente e alunno, apprendimento e for-mazione. In particolare la domanda relativa alle tecnologie dell’apprendimento e della formazione è stata formulata a partire dalle suggestioni e dalle potenzialità del Web 3.021, per farne emergere un ‘nuovo umanesimo tecnologico’ capa-ce di ‘informare’ una pedagogia 3.0, attenta cioè al processo di apprendimento esteso anche a ‘spazi altri’, aperta ad un modello ‘rigenerativo’ del sapere e della conoscenza, fonda-ta su una logica non lineare, orientata verso la centralità del corporeo e delle sue estensioni. E i risultati della ricerca sem-brano parlare a quanti, a vario titolo, si muovono nell’ambito dell’e-learning per ‘dimostrare’ una concreta praticabilità di quanto considerato come sola e necessaria premessa teorica e metodologica. In particolare qui si fa emergere l’uso del laboratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’ curato da Altroequipe come ambiente per studiare ‘dal vivo’ la mo-dalità del blended learning e per attivare, in una prospettiva di Lifelong learning, per gli sviluppatori di Docebo, per gli insegnanti di scuola, per gli studenti, come per i ricercatori universitari, un vero e proprio percorso, interattivo, multime-diale ed embodied, di changing management riferito al para-digma della tattilità e quindi alla cultura digitale, a supporto di una scuola-laboratorio.

19 Cfr. Keats, D.-Schmidt, J. P., 2007, The genesis and emergence of Education 3.0 in higher education and its potential for Africa, in: First Monday, volume 12, numero 3, marzo 2007, Chicago, University of Illi-noise Library.20 Cfr. de Kerckhove, D., Architettura dell’intelligenza, Roma: Testo & Immagine. 21 Cfr. Sheth, A.-Thirunarayan, K., 2013; Berners-Lee, 2001; Bartocci-oli-De Maio, 2013.

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subject to physical forces: they cannot react on their own. Moreover, we are particularly interested in embodied agents, which are agents that have a physical body with which they can affect, and be affected by their environment»29 (Pfeif-er-Bongard, 2007, p. 10). A ‘mediare’ e rendere possibile il rapporto tra uomo-agente e mondo-ambiente c’è il corpo che, situato in un certo ambiente e insieme a tutte le sue estensioni e protesi, costituisce il mezzo attraverso il quale prende forma il pensiero. Corpo, pensiero e azione, sono dunque fenomeni emergenti da processi di embodiment e di situatedness, cui non solo la ricerca-intervento ha fatto riferimento ma che ha inteso rendere parte di una proposta sperimentale attraverso il laboratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’. Il carat-tere sperimentale della ricerca-intervento, insieme al lavoro sullo spazio e sulla matrice cognitiva dello spazio educativo, ha generato attorno all’e-learning una proposta metodologi-ca complessa, non contenuta né contenibile in un ‘metodo’, ma che si muovesse per attualizzare i concetti di percezione e di mobilità nel quadro offerto dalle nuove tecnologie (e teorie e metafore) dell’apprendimento30, anche attraverso il contributo della Nuova Robotica. Un contributo che vede in Rolf Pfeifer un punto di riferimento e ‘di sintesi’ per una ri-cerca che si chiede How the Body shapes the way we Think31 e che si realizza attraverso la sperimentazione sul campo e l’osservazione di quanto incidano i ‘quadri’ concettuali sul-la produzione degli artefatti, e viceversa. Un contributo che, proprio perché calato nel contesto scolastico, mosso da que-stioni relative alle tecnologie dell’apprendimento e alla sua possibile o necessaria ‘elettrificazione’, con particolare atten-zione a quelle basate sul web, ha riportato al centro il rap-porto tra percezione e cognizione, attualizzando la cornice fenomenologica e pragmatica di Dewey e di Merleau-Ponty, su una ‘scena’ interattiva, multimediale, sinestesica, estesa32. Pfeifer propone i concetti di understanding by building33 e di understanding by design34 per enfatizzare la dimensione laboratoriale, progettuale e costruttiva, che fonda e da cui emerge il comprendere e la sua natura processuale. E proprio in questo senso infatti va inteso l’impianto complessivo e i

29 «un agente è “tutto ciò che è in grado di percepire il suo ambiente at-traverso dei sensori e di agire su quell’ambiente attraverso attuatori”, come definito da Russell e Norvig nel loro classico sull’intelligenza artificiale (1995, p. 33). In altre parole, un agente differisce da altri tipi di oggetti come un sasso o una tazza, che sono solo soggetti a forze fisiche: non possono reagire da soli. Inoltre, siamo particolarmente interessati ad agenti incarnati, che sono gli agenti che hanno un corpo fisico con cui possono influenzare, ed essere influenzati dal loro ambiente».30 Cfr. Biondi, G., 2007, La scuola dopo le nuove tecnologie, Milano: Apogeo. 31 Pfeifer, R, Bongard, J., 2007, How the Body Shapes the Way we Think. A New View of Intelligence, MIT Press, Bradford Book. 32 Per meglio cogliere il concetto di estensione, va ricordato che Mc Lu-han ha proposto di considerare gli strumenti del comunicare come esten-sioni del sistema senso-motorio e di quello percettivo-cognitivo; de Ker-ckhove, svilupperà il concetto di ‘estensione’ e parlerà di psico-tecnologie e di brainframes. Cfr. de Kerckhove, D., 1990, La civilisation vidéo-chré-tiennie, Paris: Edition Rez/Atelier Alpha Blue. 33 Pfeifer, R, Bongard, J., 2007, How the Body Shapes the Way we Think. A New View of Intelligence, MIT Press, Bradford Book.34 Pfeifer, R., Bisig, D., 2008, Understanding by design. The synthetic approach to intelligence, Birkhauser.

intesa come ‘emergenza’ dei processi elettrici e chimici del cervello e dell’intero sistema nervoso, a sua volta costituito da strutture neuronali plastiche generate da combinazioni si-naptiche che ne formano di volta in volta un ‘corpo’ e una ‘topologia’ reticolare e mobile. Le sinapsi, ovvero la strut-tura funzionale che tiene in vita le reti neuronali, divengono oggetto di studio ma anche il simbolo della plasticità e di un’infrastruttura dove i dati di origine sensoriale vengono elaborati e contribuiscono ad un sistema definito di «spider-web-like-interconnections»27 (Siegel, 1999, p. 15) e dove la materia organica (il cervello e gli organi di senso) fa da ma-trice per quella simbolica (l’intenzione) e mette in moto il circuito pensiero-azione.

The Architecture of intelligence’- «that brings together the three main spatial environments that we live in and with to-day: mind, world and networks»28 (de Kerckhove, 2001, p. 7) - insieme alla fusione danza-architettura (Carpenzano & Latour, 2003) alludono ad un corpo performativo la cui cinetica lascia traccia nello spazio del complesso processo cognitivo che lo genera. L’impenetrabilità e l’insondabilità della cognizione, pensata come risposta autonoma al sistema di relazioni con un ambiente, trovano nella mobilità ‘il cor-po’ della cognizione che segna un ‘tracciato’ di cui gli spazi, e soprattutto i nuovi spazi cibernetici e delle reti, conservano memoria e la esibiscono, rendendo visibile e ripercorribile proprio il percorso compiuto e quindi il processo attivato. Ceruti (1989) parla de la danza che crea per restituire proprio attraverso la danza la dimensione poetica della cognizione, e considerarlo come fenomeno vivo in cui l’agire si dà come movimento coreografico e stereoplastico (Latour, 2006), ca-pace di connettere più spazialità e più mondi insieme.

Relazione e interconnessione sono dunque i ‘principi’ ge-nerativi del sistema cognitivo e pure i principi su cui fondare una certa riflessione e una pratica pedagogica cosiddetta ‘elet-trica’. La natura elettrica del processo cognitivo e l’elettrifi-cazione dei processi di apprendimento confluiti (o, meglio, ‘incorporati’) nel fenomeno e nelle pratiche di e-learning, hanno richiesto alla ricerca-intervento ‘digital space makes school’ di partire dall’attualizzazione del concetto di spazio e di ambiente perché la Scuola spesso si riferisce ad una spa-zialità troppo statica, chiusa, che non corrisponde ai continui spostamenti, alle dislocazioni e agli slittamenti che possono rendere la Scuola stessa un ‘ambiente’ cognitivo, connesso con altri piani di ‘realtà’ e di esperienza. Se si usa il concetto di spazio inteso in questo senso, va quindi esplicitato anche il riferimento agli ‘attori’ in quanto ‘agenti’ in un contesto. Nello specifico, “an agent is ‘anything that can be viewed as perceiving its environment through sensors and acting upon that environment through effectors’ as defined by Russell and Norvig in their classical textbook on artificial intelli-gence (1995, p. 33). In other words, an agent differs from other kinds of objects such as a rock or a cup, which are only

27 Interconnessioni-ragnatela. 28 «che tiene insieme i tre maggiori ambienti dentro e con i quali vivia-mo oggi: la mente, il mondo, la rete».

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spazio estetico e artistico dove «In order to understand the esthetic in its ultimate and approved forms, one must begin with it in the raw; in the events and scenes that hold the at-tentive eye and ear of man, arousing his interest and afford-ing him enjoyment as he looks and listens»39 (Dewey, 1934, p. 3). E proprio in questo senso il laboratorio realizzato con Altroequipe va considerato. Vediamo allora più nel dettaglio la sua ‘struttura’ mobile, multimediale, sinestesica, e il pro-cesso che vi si è animato.

Infatti, di questo laboratorio va innanzitutto sottolineata la varietà dei profili dei partecipanti: artisti multimediali, per-former, insegnanti e alunni di scuola, studenti e docenti uni-versitari, ricercatori e professionisti dell’e-learning. Un ‘or-ganismo’ multidisciplinare messo a interagire con dati visivi, tattili, sonori, fisici e digitali, dentro un ambiente intelligente che è mutato grazie alle interazioni generate da ciascuno, e che ha aperto nuove traiettorie al senso dell’apprendere e dell’e-learning, che contiene la dimensione performativa, è fondato sull’attività sensoriale e genera cognizione.

Inoltre, nel segno di un’azione educativa che si è propo-sta come 3.0 - e che quindi riconosce che «Three aspects of Education 3.0 are of particular importance. Firstly, there is the role of students in making choices of a different kind than are available today. Secondly, the concept of students as pro-ducers of reusable learning content is vital which is available in abundance under licenses that permit the free sharing and creation of derivative works. Thirdly, institutional arrange-ments permit the accreditation of learning achieved, not just of courses taught»40 - il laboratorio di Altroequipe ha contri-buito a mutare in senso antropologico la prospettiva su ogni possibile proposta di e-learning nella Scuola. Attraverso il lavoro con Altroequipe e il gruppo di partecipanti al labo-ratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’, si è dato corpo alla proposta deweyana di Art as Experience, realizzando uno spazio di azione e riflessione dove è stato possibile per ciascun partecipante riconoscersi come agente del sistema, capace di produrre nuovi alberi della conoscenza41 e muo-versi tra spazi differenti. L’esperienza del conoscere è stata offerta e resa sperimentabile come un fenomeno, sempre si-tuato, che si configura proprio come un tracciato multisen-soriale e multimediale, percorso da chi conosce e cioè da chi

39 «Al fine di comprendere l’estetico nelle sue forme fondamentali e riconosciute, si deve cominciare dal considerarlo allo stato grezzo; dagli eventi e dalle scene che attirano l’occhio e l’orecchio attento dell’uomo, suscitando il suo interesse e procurandogli piacere quando egli guarda e ascolta».40 Keats-Schmidt, 2007, op. cit., http://firstmonday.org/ojs/index.php/fm/article/view/1625/1540#k5. («Tre aspetti di Educazione 3.0 sono di particolare importanza. In primo luogo, vi è il ruolo degli studenti nelle scelte di natura diversa rispetto a quelli disponibili oggi. In secondo luogo, il concetto di studenti come produttori di contenuti di apprendimento riuti-lizzabili è di vitale importanza e reso possibile da programmi che permet-tono la libera condivisione e la creazione di opere derivate. In terzo luogo, gli accordi istituzionali riconoscono l’apprendimento raggiunto, non solo attraverso insegnamenti formali». 41 Maturana, H., Varela, F., 1987, The Tree of Knowledge. The bio-logical roots of Human Understanding, Boston: Shambhala Publications; Levy, P., Authier, 1992, Les arbres de connaissances, Paris: Editions La Découverte.

risultati prodotti dalla ricerca ‘digital space makes school’; un senso che ha condotto la ricerca ad esplorare le differenti fenomenologie dell’interazione e ‘sintesizzarle’ nel ‘sistema roteanza antigravitazionale’ la cui ‘forza pedagogica’ viene riproposta qui per essere osservata.

5. DALLA RICERCA ARTISTICA

ALL’APPRENDIMENTO E ALL’APPRENDIMENTO

ELETTRICO. LA SCUOLA DIVENTA ‘LABORATORIO’

«La scienza, in modo forse più lampante di quanto si verifica in ogni

altro campo, è una danza che crea, nel senso che è la propria visione

di se stessa a plasmare ciò che costituisce gli oggetti e le spiegazioni

valide. (…) Solo una rilettura dei ‘vecchi’ problemi e delle ‘vecchie’

impostazioni è ciò che rende la scienza aperta e creativa»

(Varela, 1989, p. 7)

A proposito di ‘danza che crea’, per rendere praticabile una metodologia fondata sulla tattilità e per sviluppare il ‘prodotto-LMS-Docebo’ per una scuola digitale - capace di incorporare e attualizzare il collettivo35 e il connettivo36 di un pensiero pedagogico esteticamente fondato (Dewey, 1934) - osserviamo e riattraversiamo qui l’esperienza del laboratorio ‘sistema roteanza antigravitazionale’37 realizzato38 e diretto da Altroequipe. Questo laboratorio ha avuto la funzione di esercitare i sensi, di richiamare corpo e sensorialità sulla sce-na educativa e all’interno di una riflessione pedagogica resa urgente dalle opportunità della multimedialità e dei linguaggi digitali. Occhio, orecchio, tatto, sistema motorio, nel loro in-sieme, nel loro supporto materiale all’interazione tra creatura vivente e ambiente e a ogni cognizione possibile, sono torna-te ad essere il ‘corpo’ centrale di una proposta in cui la scuola si incarna nel laboratorio e nella sua dimensione creativa, artistica, e quindi nella necessità espressa da Dewey di una «organizzazione continua dell’esperienza». Una scuola-labo-ratorio che nelle nuove tecnologie dell’apprendimento trova un alleato strategico per ri-sensorializzare le pratiche educa-tive e riconoscere lo stato sinestesico dell’esistere, dell’agire e del conoscere. Una scuola-laboratorio che si qualifica come

35 Cfr. Lévy, Pierre, 1994, L’intelligence collective. Pour une anthro-pologie du cyberspace, Paris: édition La Découverte. Interessante anche il lavoro del MIT di Boston a proposito dell’utilizzo della prospettiva dell’intelligenza collettiva : http://cci.mit.edu/36 De Kerckhove, D., 1997, Connected Intelligence: the arrival of web society, Somerville House; su questa prospettiva connettiva, interessante il lavoro prodotto da un gruppo di ricercatori del MIT di Boston che si confrontano sul fatto che: «To reflect our experience that to create value in organizations just using networked electronic technology to “collect intel-ligences” is insufficient. Productive “connected intelligence” and adaptive learning also demands organizations structured to support collaboration rather than impede interaction and knowledge flow» (http://connectedin-telligence.wikispaces.com/Understanding++Connected+Intelligence+Fi-nal)37 È possibile accedere ad un video che documenta i vari momenti del process: http://vimeo.com/7565666038 Nel maggio 2013 presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benin-casa di Napoli. Per una più completa ricognizione teorica e metodologica, si veda: Carpenzano, O.-D’Ambrosio, M.-Latour, L., 2016, e-Learning. Electric Extended Embodied, Pisa, ETS.

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questi punti:- Come la Nuova Robotica, le Neuroscienze e la prospet-

tiva fenomenologica possono contribuire a sviluppare pratiche educative basate sull’educazione ‘incarnata’?

- Come la cultura digitale può incorporare il concetto di tattilità in uno spazio di apprendimento basato sul web (che è uno spazio cognitivo)?

- Come gli insegnanti possono integrare la loro concezio-ne di spazio educativo con lo spazio digitale?

- Come le tecnologie digitali possono innovare le meto-dologie utilizzate a scuola (contro la trasmissione e ver-so un apprendimento cognitivo enattivo)?

La scena-live del laboratorio ‘sistema roteanza antigravi-tazionale’ ha costituito una live experience, che estende l’i-dea di classe e di aula e offre uno spazio dove incorporare e sviluppare un ambiente ibrido per l’apprendimento. In prati-ca, abbiamo realizzato una scena dal vivo per studiare come sperimentare nel contesto scolastico una epistemologia e una metodologia tattile e come estenderle ad un Learning Mana-gement System basato sul web, attualizzando i concetti e le parole-chiave delle Neuroscienze fino a unire apprendimento ed e-learning.

Nella progettazione della scena-live realizzata in collabo-razione con Altroequipe, oltre la teoria estetica di Dewey e i concetti-chiave della Nuova Robotica e del web 3.0 (Sheth, A.-Thirunarayan, K., 2013; Berners-Lee, 2001; Bartoccioli-De Maio, 2013), è stata di particolare importanza la ricer-ca artistica propriamente riferita alla profondità e alla terza dimensione che, attraverso le proposte di Fontana, Picasso, Braque e gli altri, arriva alle geometrie aperte di Sol Lewitt. Il pavimento infatti è stato dotato di un tracciato che ha costituito una prima stratificazione di dati utili agli agenti per abitare lo spazio (fig. 1) e muoversi secondo altre tra-

interagisce con l’ambiente in cui ha luogo l’esperienza. In tal senso l’atto del conoscere si è qualificato come ‘opera’ (della mano e dell’ingegno) e quindi come ‘artefatto’ prodotto per ‘emergenza’ dalla reciprocità e quindi dalla circolarità del le-game con le cose da conoscere e da mutare. La scena-live ha costituito dunque la praticabilità e la non prevedibilità della deriva pedagogica di tutti i ‘dati’ messi in gioco e condivisi.

Pfeifer, a proposito del suo laboratorio sull’Intelligenza Artificiale, sostiene che «by building artificial systems we can learn about biology, but also about intelligence in gen-eral. An exciting prospect is that this enables us not only to study natural forms of intelligence, but to create new forms of intelligence that do not yet exist; “intelligence as it could be,”»42 (Pfeifer & Bongard, 2007, p. XIX). Lo stesso orien-tamento di Pfeifer verso la creazione di ‘nuove forme di in-telligenza’ lo si è recuperato nel laboratorio di Altroequipe, inteso come ‘osservatorio pedagogico’ per la riprogettazione in senso tattile e roteante della ‘scena educativa’ e del di-scorso tecno-logico che vi si può animare. Perché la rete, e la mobilità che rende attuabile, è stata assunta come ‘logica’ prima che come infrastruttura, così che insegnanti ed alunni insieme potessero condividere più dello spazio-tempo pre-definito e andare oltre quanto programmato (codificato dal Piano dell’Offerta Formativa e dal sistema scolastico).

La scena-live di Altroequipe, per connettere lo spazio fi-sico con quello digitale e per rendere lo spazio digitale uno spazio cognitivo, ha esplicitato e ‘agito’ le questioni sotte-se alla ricerca-intervento che possono essere sintetizzate in

42 «Con la costruzione di sistemi artificiali possiamo conoscere la biolo-gia, ma anche l’intelligenza in generale. Una prospettiva interessante è che questo non solo permette di studiare forme naturali di intelligenza, ma di creare nuove forme di intelligenza che ancora non esistono, “intelligenza come potrebbe essere”».

Fig. 1 - La topologia del ‘sistema roteanza antigravitazionale’ - © Altroequipe

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partire dai dati sonori e musicali riproposti o generati in mo-dalità live, dai dati visivi proiettati su più piani dell’ambiente attualizzando ed ‘elettrificando’ il glossario, dalle immagini d’archivio, da altri materiali on-line e ‘oggetti di apprendi-mento’, si potesse dar corpo, ‘mettere in opera’ e generare l’evento formativo. La danza tra i molti ‘strati’ di dati ha messo in scena la capacità di muoversi tra differenti codici e linguaggi esplorando le molte dimensioni da incrociare e attraverso cui è possibile produrre conoscenza del ‘reale’. La stessa danza (del conoscere) emerge dal ‘fare interazione’, dall’aggiornare i dati e rigenerandoli per produrre mutazioni (dei dati, degli agenti e dell’intero sistema-ambiente), e dalla esplorazione della realtà senza un ordine gerarchico presta-bilito (o girovagare).

I risultati prodotti dall’esperienza della scena-live, in linea con l’intera ricerca-intervento, sono leggibili sul piano meto-dologico come proposta di e-pedagogy e di e-education: un modello di comunità di apprendimento (insegnanti e alun-

iettorie e altri tracciati (o mappe cognitive). Altro dato im-portante introdotto nella scena sono le sfere trasparenti (fig. 2) utilizzate per sperimentare un’altra mobilità nello spazio, non più lineare ma sferica appunto, incorporando la roteanza e quindi le specifiche possibilità offerte proprio dalla sfera (che abitualmente il corpo tiene da parte in nome della verti-calità e della gravità). A questo proposito, e prima di arrivare al concetto di embodiment e quindi ad un lessico proprio del-le neuroscienze, vanno citati gli studi di Etienne-Jules Marey (fig. 3) sul movimento e sulle geometrie del movimento: i suoi cronofotogrammi, pur utilizzando una tecnologia ancora rudimentale della riproduzione dell’immagine e della cattura del movimento, hanno consentito di visualizzare il process e di introdurre una logica della scomposizione e della fram-mentazione, come base di una teoria dell’apprendimento in rete. La scena-live, connessa al web e a diverse memorie di-gitali, ha reso percorribile in senso non-lineare l’ambiente: ciascun partecipante, infatti, l’ha animato lasciando che, a

Fig. 2 - Le sfere nel ‘sistema roteanza antigravitazionale’

Fig. 3 - Etienne-Jules Marey, 1891, Uomo che spinge un carretto. Cronofotografia

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Fig. 4 Circolarità e antigravità nel ‘sistema roteanza antigravitazionale’ - © Altroequipe

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Specific Learning Disorders: motor-training methods PIETRO MONTESANO, ANTONIO ASCIONEDepartment of Sport Sciences and Wellness, Parthenope University, Naples, Italy

nisms.Linked to the problems in reading, also important are those

related to writing and calculation, but it should not be under-estimated that the acquisition of such skills is influenced by the demands of the environment, since the subjects with SLD are more familiar with oral and written communication.

Learning disorders are the characteristics that make the professionals consider initially the issue as generic and not specific. The generic difficulties (in reading, writing, calcu-lating) are considered transient unadaptation conditions, due to a lack of experience in certain activities because of poor environmental stimuli, educational failures, a heavy load of intellectual and emotional stimulations by educational agen-cies, and the subjects (who do not have pathological char-acteristics) show an incorrect development of the I-external world relationship and of the poor practical functions (body schema, orientation, perception).

1 . THE SPECIFIC LEARNING DISORDERS

The Specific Learning Disorders (SLD) are developmental disorders that can affect the development of personal identi-ty and, therefore, all the learning process at school (Marcia, Fletcher, Fuchs, 2007) with the involvement of some specific skills in reference to intellectual functioning appropriate to the age.

The SLD problems were treated, over time, in relation to other diseases by examining the IQ (Kaufman, 2009) of subjects with learning disabilities (Rodis et al., 2001), while the term disorder DSM-5 was included in the classification system SMD-5 (APA .2013), and the use of the acronym SLD (Consensus Conference, 2010) was enshrined in the Italian school system by Law n° 170/2010. This Law pays particular attention to the use of compensatory instruments and dispensatory measures, and to the use of individualized and/or personalized special didactic strategies (Trisciuzzi, 1996), since the educational success of subjects with SLD is

The Specific Learning Disorders (SLD) are developmental disorders that can affect the personal identity development, thus the whole school learning process with the involve-ment of some specific skills referred to the intellectual func-tioning appropriate to the age. The educational disadvantage concerns subjects that have difficulty in acquiring reading, writing and calculation skills, which in some cases are also causes of school drop-out in higher education institutes. The use of personalized and / or individualized teaching strate-gies for the strengthening of motor skills can allow to reach an adequate level of educational success.

PREMISE

The evolution of the concept of disability and the sub-sequent revisions of its classification (ICF, 2000) occurred over the decades have helped define a clear regulatory sce-nario, both nationally and internationally (ICD-10, DSM-IV), for the treatment of diseases, learning disorders and spe-cial educational needs. In this context, the specific learning disorders (SLD) are fully part of the broad definition of ed-ucational disadvantage that, until a few years ago, was con-sidered a borderline condition for authorizing improperly the intervention of educational support at school.

This condition, mainly linked to a lack of school-discipli-nary disadvantage as a consequence of a non-acquired skill, represented a flexible limit as to induce the professionals in the field to consider differently also the cases similar in the appearance. The specific learning disorders were (and still are) referred to as frequent causes of early school drop-out in higher education institutes.

The approach to the SLD issues (Giordano et al., 1987) has paid increasing attention to the problems in reading, not only with respect to the activation of decoding skills (Cornoldi, 1995) but also to the more complex ones affecting the under-standing process, which involve both cognitive (Benedetti, 1990) and non-cognitive (Mariani, Sarsini, 2006) mecha-

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in processing sentences, with difficulties in fully learning a written information.

These are disorders that have evolutionary character, for which classroom difficulties (that increase with the age of the child, the school needs and the reading skills) become global in the absence of a treatment.

Dyslexia is considered a complex disorder, and complex (and also very different) are the causes to which it is referred. In addition to a language delay, dyslexia is often associated with a set of changes in the lateral-ization and space-time organi-zation; it can be due to several factors: genetics, neonatal, per-

ceptive and particularly visual factors, mental and emotional balance alteration, and socio-cultural deprivation.

In this regard, it is important to give the right value to any anticipatory signals, which can be identified since the kin-dergarten, avoiding confusing them as a simple slowing in the regular development process.

1.2 Dysgraphia and dysorthography The specific writing disorder is called dysgraphia or dysor-

thography, according to the dimension it affects (handwrit-ing or spelling). Dysgraphia refers to the control of graphic and formal aspects of the handwriting, and is connected to the motor-executive time of performance. In dysgraphia, there are errors similar to those found in the reading: confu-sions, omissions inversions, difficulties in transcribing simi-lar sounds, confusion of gender, number, coarse syntactic er-rors, and therefore difficulties in reproducing both alphabetic and numerical signs (Pratelli, 1995)

Dysorthography concerns the improper use of the linguis-tic code made when writing and, in particular, it can be de-fined as a written text encoding disorder, due to an operat-ing deficit of the central components of the writing process, responsible for the transcoding of the oral language in the written language.

Dysgraphia is characterized by poor quality of the graphic aspect of writing, dysorthography is at the origins of a lower accuracy in the written text; both are assessed in relation to the student’s age.

1.3 DyscalculiaDyscalculia (Lucangeli, Janes, Mammarella, 2010) is

a disorder that concerns the calculation ability, and is per-ceived generally as a specific difficulty in learning mathe-matics, or more exactly, in arithmetics, in relation to the pro-cessing of basic calculations such as addition, subtraction, and the execution of mental calculations.

its main objective.The compensatory, didactic

and technological tools must fa-cilitate, or in some cases replace, the deficit school performance. Vocal synthesis, recorder, vid-eo programs with spell checker, calculator, concept maps repre-sent effective examples of com-pensatory instruments.

The dispensatory measures, short or long readings to carry out a test (classroom or struc-tured test), are taken to avoid the subject with SLD further performance frustrations.

The individualized and per-sonalized didactics strategies concern the objectives and ap-plication flexibility according to the characteristics of every subject.

The individualized training action poses common objec-tives for all the members of the group class, but is conceived by adapting methodologies depending on the learners’ indi-vidual characteristics, with the aim to ensure the achievement of key competencies of the curriculum, and thus by paying attention to individual differences in relation to a plurality of dimensions.

The personalized training action (Dunn, 1979) has, in ad-dition, the aim to give every student the opportunity to devel-op his potentialities, hence it can be articulated with different goals for every learner, being it closely linked to the specific and unique personality of the student to whom we address them.

The synergy between individualized and personalized di-dactics determines, for the normal student and the student with SLD, the most favorable conditions for achieving the learning objectives (Hill, 2000).

1.1 DyslexiaDyslexia (Handler et al., 2011) is a disorder that is mani-

fested in learning to read despite adequate education, in the absence of sensory, neurological and intellectual deficits and with adequate socio-cultural conditions; it is a clinical syndrome which hinders the normal process of interpreting graphic symbols (Stella, 2004). If not recognized, it may become cause of frustrations and severe psychological dis-orders. Thus dyslexia is a selective disorder manifested by difficulties in learning to read in the usual way, beyond any sectoral lack or dysfunction with which difficulties in spell-ing are associated.

Subjects with dyslexia (Stella, 2004) make confusion be-tween graphemes similar phonetically (e, en) or according to the form (q – p, b-d), invert syllables or groups of letters (ar, ra), make omission (ter, te), additions and replacements. It also involves a difficulty in managing breaks and rhythms

Sintesi

I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) rappresentano un disturbo dello sviluppo che può compromettere la maturazione dell’identità per-sonale e, di conseguenza, tutto l’apprendimento scolastico con interessamento di alcune specifiche abilità in riferimento al funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica. Lo svantaggio forma-tivo riguarda soggetti che evidenziano difficoltà di acquisizione delle abilità di lettura, scrittura e cal-colo che in alcuni casi sono anche cause di abban-dono scolastico negli Istituti di Istruzione Seconda-ria. L’utilizzo di strategie didattiche personalizzate e/o individualizzate per il potenziamento delle competenze motorie, può consentire di raggiungere un adeguato livello di successo formativo.

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egating external specialists and not by valuing the internal resources in school institutions.

The evolutionary stages, starting with the attendance in kindergartens, should pursue a fair and harmonious devel-opment of the child by paying attention not to anticipate the reading-writing teaching and formal learning stages (Bosco-lo, 1997). In this sense, the clinical indications, according to which the diagnosis of the SLD can be made with certainty at the end of the second grade of primary school, are per-fectly in line. Therefore, the learning disorder is present in the early years of schooling but its resolution and treatment should also be based on methods suitable to the students’ conditions, considering the training needs in relation to in-clusion (Montesano, Peluso Cassese, Tafuri, 2016 ). If the identification is not made in adequate time, the young guy/ teenager will always find increasing difficulties in secondary school, which requires a growing mastery of instrumental skills (reading, writing and calculation) and the adoption of an effective method of study, denoting unmotivated and re-nunciation attitudes.

Law n° 170/2010 established that the Class Council can and should develop a working tool, the Personalized Didac-tic Plan (tab. 1), drawn up based on the documentation sub-mitted by the family, the information obtained through the observation and assessment of the educational benefits for the student.

The PDP is a contract between families, schools and so-cio-health institutions, developed to organize a specific train-ing program in which mainly compensatory and dispensato-ry measures that help the realization of the academic success of students with learning difficulties are defined. For each discipline, the most efficient compensatory and dispensatory tools must be identified to allow the student to achieve the objectives just like his classmates, and not only by making

This disorder makes it difficult to immediately recognize small amounts, explicate the mechanisms of quantification, seriation, comparison, the amount of composition and de-composition strategies, the calculation strategies in mind, the reading, the writing and the putting numbers in column.

Starting from early childhood, and progressively during school age , it is necessary to pay attention to the difficul-ties in calculating (Butterworth, Yeo, 2011), recognizing the numeric symbols, and associating the number with the word (such as the number 8 to the word “eight”) . It is also im-portant to evaluate the difficulty in remembering numbers, especially in the right order, that to sort items by size, shape or color. The subject with SLD often avoids games where the use of numbers, counting and other mathematical concepts are required. Further disturbances signals to be investigated and treated can be the use of fingers to count, instead of more sophisticated mental strategies, poor sense of direction and the difficulty in distinguishing left from right and in remem-bering phone numbers and scores in a game.

2. THE OPERATIONAL STEPS FOR THE TREATMENT

OF SLD

Recognizing a SLD in a subject should occur quite ear-ly: the disorder should not be underestimated and should be treated early, which could result in an established patholog-ical situation. The educational agencies, mainly family and school, must pay attention to the auxological stages and the behavioral and performance demonstrations of children, youths and adolescents. There are frequent cases of subjects in evolutionary age (Giordano et al., 1989) who attend the 1st and 2nd Grade Secondary Education Institutes showing unidentified disorders, and therefore are not treated at school because the problem, over time, has been addressed by del-

Table 1 - Operating procedures for the drafting of the PDP

Identification of the subject with SLD

ObservationAssessment of the entrance and in-itinere test

Two-way communication

From school to familyFrom family to school

School must inform the family about the identification of a situation of disadvantageFamily can inform school about any information on experiences developed by the student autonomously or through extracurricular courses.

DocumentDiagnostic certification

Clinical document confirming the specific disorder

Personalized didactic pathIndividualized/personalized DidacticsGoals should be set in relation to the real student’ skills

Compensatory measures Additional time for studying (free and structured tests);Appropriate reduction of the workload;Scheduling of learning tests.

Dispensatory measuresIn case of serious disturbance, possible dispense of the student from the assessment of written tests and, during an examination, possible oral test.

Assessment In line with the objectives set

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Tone and relaxationBreathingKnowing one’s own body and the structuring/restructuring of the body schemaTime/space structuring and restructuring (knowledge, orientation, perception etc.)Global motor skills (balance and coordination)Fine motor skillsLateralityJoint mobilityGeneral coordination Specific coordination Conditional skills: endurance-strength-speedIndividual and team games

CONCLUSION

The pedagogical principle according to which all individu-als have the same rights, in particular that to be educated, but all have some specific characteristics that determine diversi-fied learning times and modalities, is perfectly adapted to the challenges of subjects with SLD. In fact, the specific learn-ing disorders represent a phenomenon that is often underes-timated but, if early identified and treated, will be more easly solved, or at least, properly managed. The warning signs of a disorder must be identified in the early years of life, and the kindergarten and the first years of primary school are crucial to monitor the proper physical and mental development and the implementation of appropriate learning mechanisms that are, by nature, complex and influenced by many variables. The motor-sports field is particularly suitable for pursuing the objective of educational success, from the standpoint of motor habilitation with educational verifiable effects on other disciplines. The acquisition of skills related to body and motor schemas and coordination skills must be a key component to plan diversified educational programs for stu-dents with SLD, by using individualized and/or personalized teaching strategies.

The aids proposed by Law 170/2010, indicated in com-pensatory and dispensatory tools and measures, have also strengthened the possibility to provide an efficient educa-tional service to students with specific learning disorders, in order to achieve educational-training objectives tailored to the learners’ abilities and in line with those included in the National Guidelines aiming at the principles of inclusion.

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The school training programs, drawn up by considering also the indications of the empowerment extra-school pro-grams, must include writing, reading and calculation skills acquisition and strengthening exercises through the use of strategies that facilitate learning. The PDP must represent a working tool that connects extracurricular actions performed by other formative/empowerment figures, such as tutors.

Clinical documentation issued by the relevant health au-thorities, in addition to the specific indications of the disorder found, can provide information in relation to associated dis-orders and the recommended therapeutic pathways (speech therapy, psychotherapy).

3. THE MOTOR-TRAINING METHODS

Individuals with specific learning disorders often develop clumsy, uncoordinated behaviors inconsistent with an ad-equate spatial dimension. The slow, uneconomical move-ments are often followed by deficiencies in the development of coordination and laterality, some of the many causes included the difficulties in reading and writing. The char-acteristics of these activities require the acquisition of the concepts of sequence, duration, pace, as well as a correct perception and evaluation of space and time, and an efficient eye-hand coordination. So there is a clear correlation be-tween the difficulties in reading/writing and a correct motor development. Motor activity is an effective development and adaptation tool (Piaget, 1971) possessed by the individual who acquires the sensory and motor patterns of behavior evolving in coordination skills (Magni, 2009), which is a subject’s neurophysiological function allowing him to final-ize and ration, in terms of direction and intensity, the motor gesture. Therefore, the individual’s psychophysical develop-ment is realized through a series of stages that are closely related to each other, aimed at an optimal structuring of the body schema, meant as the knowledge of their body parts and those of the others, their functions and position. These developmental phases or stages are characterized by funda-mental motor and mental-sensory goals. Goals that, from the subject’s birth, result in the elevation and orientation of the head, in the ability to crawl, go on all fours, stand up, walk, in the sensory perception of space and reality, in the at-titude to establish emotional relationships with the surround-ing environment until refining and enhancing these acquisi-tions and reaching adulthood. The knowledge of the body schema and the relationships with the environment, the cor-rect acquisition of the posture, the awareness of one’s own image projected in an adequate perceived spatial dimension, the numerous stimulus situations, are essential prerequisites for an effective psychomotor development. Considering that the learners’ age coincides with puberty, activities centered mainly on individual and team motor games (Colina, 2015) will involve:

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vista ex lege, presenta notevoli differenze rispetto alle comu-ni prelazioni legali3. Essa configura, in effetti, una prelazione legale sui generis4.

Relativamente alla sua natura giuridica, in dottrina e giu-risprudenza, si discute se la prelazione artistica debba essere assoggettata alla disciplina giuridica propria delle prelazioni legali ordinarie o se, al contrario, debba sottostare a proprie regole, le quali si caratterizzano per il potere statuale di su-premazia, finalizzato al conseguimento dell’interesse pub-blico alla tutela, alla conservazione e al godimento dei beni culturali.

La peculiarità della prelazione artistica si ravvisa, in primo luogo, nella circostanza che, mentre nella prelazione legale ordinaria vi è l’obbligo di comunicazione preventiva - c.d. “denuntiatio” - dell’alienazione del bene al soggetto pre-lazionario, la prelazione de qua presuppone un negozio già concluso e destinato a produrre effetti immediati.

Difatti, la denuntiatio, è effettuata in seguito alla stipula dell’atto traslativo, il quale resta sospensivamente condi-zionato, nelle more, all’esercizio della prelazione stessa. Ne consegue che la fonte del trasferimento, oggetto della comu-ne prelazione, è il negozio posto in essere dall’alienante e dal prelazionario; nella prelazione artistica, invece, il suddetto trasferimento si verifica in forza di un provvedimento am-ministrativo, ovvero un atto di imperio dello Stato5, avente effetti ablatori e incidente, altresì, sul negozio concluso dalle parti, generando in tal modo un rapporto obbligatorio tra lo Stato e il soggetto alienante del bene.

Alla luce di quanto sopra esposto, la dottrina e la giurispru-denza tendono ad inquadrare l’istituto in esame nell’ambito

3 Ossia prelazione agraria; prelazione abitativa; prelazione commerciale; prelazione del coerede.4 Cfr. P. GUIDA, Beni culturali – Mancata osservanza delle formalità necessarie e ritrasferimento del bene culturale, in Notariato, 5, 2010, 558.5 In proposito, cfr. T. ALIBRANDI, P. FERRI, I beni culturali ed am-bientali, Milano, 1985, 516.

La circolazione dei beni culturali CRISTINA SPINNATO1, ILARIA RICATTI2

1 Università degli Studi di Palermo

2 Sapienza Università di Roma

Il presente lavoro ha lo scopo di analizzare la commercia-lizzazione dei beni culturali, soffermandosi sulla disciplina della prelazione artistica a cui gli stessi sono soggetti.La prelazione è quell’istituto con il quale, a parità di condi-zioni, il concedente si obbliga a stipulare con il soggetto be-neficiario - prelazionario. Si tratta dunque di una condizione potestativa che attribuisce al prelazionario il diritto ad esse-re preferito in una futura vendita e a parità di condizioni.La prelazione artistica, seppur considerata prelazione legale, rappresenta un tertium genus in quanto la stessa è assog-gettata ad un autonomo regime giuridico volto alla tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali.

1. LA NATURA GIURIDICA DELLA PRELAZIONE

ARTISTICA

La prelazione artistica è disciplinata all’in-terno del Codice dei beni culturali e pae-saggistici1, il cui articolo 60, primo comma, dispone: “Il Ministero o, nel caso previsto dall’articolo 62, comma 3, la regione o

l’altro ente pubblico territoriale interessato, hanno facoltà di acquistare in via di prelazione i beni culturali alienati a titolo oneroso al medesimo prezzo stabilito nell’atto di alie-nazione”.

Il diritto di prelazione è definito come il diritto soggetti-vo di un determinato soggetto ad essere preferito rispetto ad altri, a parità di condizioni, nell’alienazione di un bene de-terminato2. Più specificatamente, la prelazione artistica, pur essendo qualificabile come prelazione legale, in quanto pre-

1 Approvato con d.lgs. 22 gennaio 2004 n. 42, in attuazione della legge delega 6 luglio 2002 n. 137, ed entrato in vigore il 1° maggio 2004. Il suddetto Codice, in seguito, è stato modificato dal d.lgs. 24 marzo 2006 n. 156; dal d.lgs. 157/2006; dal d.lgs. 26 marzo 2008 n. 62; e, infine, dal d.l. 13 maggio n. 70, convertito in legge 12 luglio 2011 n. 106.2 Cfr. L. V. MOSCARINI, Prelazione, in Enc. Dir., XXXIV, Milano, 1985, 981.

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vincolatività per lo Stato delle clausole del contratto di alienazione, la possibili-tà dello stesso di stabilire d’ufficio il va-lore economico del bene, e la facoltà, ad esso attribuita, di esercitare il suo diritto soltanto su una parte del bene alienato, consentendo così all’acquirente di rece-dere dal contratto.

In conclusione, pertanto, in caso di violazione delle norme in materia di de-nuntiatio, lo Stato può comunque eser-citare il diritto di prelazione e acquistare la proprietà del bene, sovrapponendosi alla volontà delle parti del contratto

originario. La proprietà, ai sensi dell’art. 61, comma 3, del Codice, passerà allo Stato dalla data dell’ultima notifica del provvedimento amministrativo, il quale deve essere notifica-to ad entrambi i contraenti.

2. LA COESISTENZA CON LE ALTRE PRELAZIONI

Analizzata la natura giuridica della prelazione artistica, occorre adesso verificare cosa accade in caso di coesistenza di più prelazioni sul medesimo bene.

Nessun problema di rilievo si pone in ordine al rappor-to della prelazione artistica con la prelazione volontaria. È, difatti, pacificamente riconosciuta la prevalenza della prela-zione artistica sulla seconda, considerata la predominanza degli interessi pubblicistici perseguiti dalla stessa, ai quali gli interessi privatistici devono necessariamente sottostare. A conferma di ciò, basti pensare al differente tipo di tutela accordata alle due figure, nell’ipotesi di violazione del diritto di prelazione: reale per la prelazione artistica e obbligatoria per quella volontaria.

Al contrario, risulta essere diverso il rapporto con le altre prelazioni parimenti legali. Invero, secondo l’orientamento dottrinale più recente8, qualora sul medesimo bene concor-rano più prelazioni in favore di soggetti diversi, è necessaria una lettura costituzionalmente orientata, al fine di stabilire quale prevalga tra di esse.

Più specificatamente, l’orientamento di cui sopra indivi-dua, quale criterio esegetico, l’analisi degli interessi sottesi alle singole ipotesi di prelazione e la successiva graduazione di essi, sulla base di una scala di valori che trova il proprio fondamento nella Costituzione.

La prelazione artistica è ancorata costituzionalmente all’art. 9 Cost., il quale la prevede quale strumento dello Sta-to atto a tutelare il patrimonio culturale del Paese. Trattasi di un valore più rilevante rispetto a quelli protetti dalle altre prelazioni.

Occorre rilevare, peraltro, che soltanto nella prelazione de qua, il soggetto prelazionario si identifica con un ente pub-blico, mentre, nelle prelazioni legali ordinarie, esso è sem-

8 P. DIVIZIA, Rapporti fra prelazioni legali ed ordine di preferenza, in Notariato, 2010, 93.

della categoria dei trasferimenti coatti-vi6, ancor più che in quello della prela-zione legale.

La giurisprudenza prevalente, difatti, qualifica il provvedimento amministra-tivo, con cui viene esercitato il diritto di prelazione, come “atto amministrativo recettizio”, in quanto esso produce i suoi effetti dalla data dell’ultima notifica.

Con il provvedimento de quo, dun-que, si produce, come effetto, il tra-sferimento coattivo del bene a favore dello Stato; la caducazione del negozio di alienazione concluso dalle parti e, infine, la genesi di un rapporto obbligatorio tra l’alienante e lo Stato, caratterizzato dall’obbligo di consegna del bene da parte del primo e dall’obbligo del pagamento del prezzo pattuito da parte del secondo.

E’ importante osservare, inoltre, che la prelazione artisti-ca prescinde dalle clausole del contratto di alienazione, le quali non hanno carattere vincolante per lo Stato. Peraltro, due sono i casi in cui, in via eccezionale, siffatto istituto è influenzato dalla contrattazione privatistica, e cioè:

- esso non opera se il soggetto titolare del bene non decide di alienarlo a terzi;

- lo Stato dovrà, comunque, esercitare il suo diritto di pre-lazione corrispondendo lo stesso prezzo stabilito dalle parti.

Conseguenza diretta della singolarità della disciplina esa-minata è che nella prelazione artistica non opera il c.d. “di-ritto di riscatto” o “retratto” - caratteristico delle prelazioni legali - , in base al quale, nell’ipotesi in cui il titolare del bene trasferisca quest’ultimo a terzi, in violazione del diritto di prelazione, il riscattante (o retraente), ossia colui che avreb-be dovuto esercitarlo, potrà riscattare il bene alienato dall’ac-quirente e da ogni altro successivo avente causa, pagando il relativo prezzo e sostituendosi a lui come acquirente, con efficacia retroattiva. La tutela del diritto di prelazione dello Stato opera, quindi, in tal caso ex ante7.

Non si verifica, dunque, la surrogazione nei diritti ed ob-blighi dell’originario acquirente e lo Stato potrà esercitare la prelazione senza limiti temporali, anche nelle ipotesi di omissione, irregolarità o incompletezza della denuncia, ma-nifestando in tal modo la propria autorità sulle parti contra-enti e limitando, di fatto, la commerciabilità del bene. Tutto ciò trova la propria motivazione intrinseca nella posizione di supremazia in cui si colloca il soggetto titolare del diritto di prelazione, la quale permea l’intero impianto normativo del Codice dei beni culturali. Il Codice, difatti, prevede la non

6 Vedi S. PUGLIATTI, Teoria dei trasferimenti coattivi, Messina, 1931, 63 e ss; T. ALIBRANDI, P. FERRI, op. cit. p. 445. In giurisprudenza, in merito all’assimilazione della prelazione artistica agli atti coercitivi, si veda: Cass. 21 agosto 1962, n. 2613, in “Giust. Civ.”, 1963, I, 324; Cass. 17 gennaio 1985, n. 117, in “Giust. Civ.”, 1985, I, 335; Cass. Sez. Unite, 1 luglio 1992, n. 8079, in “Giur. It.”, 1993, I, 1, 812.7 Si veda P. GUIDA, op. cit., 558.

Abstract

The aim of this essay is to analyse the sale of cultural goods and the right of first refusal. This last one is a contractual right that gives its holder the option to be preferred by the owner of something, rather than a third-party. When the right de quo has as object cultural goods, the regulation changes instead of ordinary rules.

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3. IL BENE CULTURALE E LE CATEGORIE DI “BENI

CULTURALI”

Ai fini di una corretta disamina dell’istituto in oggetto, si ritiene opportuno delineare la nozione di “bene culturale”, al quale viene applicata la disciplina de qua.

Il concetto di “bene culturale” si evince dall’art. 2 del Co-dice dei beni culturali e paesaggistici, il quale dispone: “Sono beni culturali le cose immobili o mobili che, ai sensi degli artt. 10 e 11, presentano interesse artistico, storico, arche-ologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà”10.

In virtù del suddetto disposto, sono dunque beni culturali:a) ai sensi dell’art. 10, comma 1 del Codice “le cose im-

mobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”;

b) ai sensi dell’art. 10, comma 3 lett. a), quando sia inter-venuta la dichiarazione di interesse culturale, “le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, sto-rico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante”, appartenenti a soggetti privati diversi dalle persone giuridiche private senza fine di lucro;

c) ai sensi dell’art. 10, comma 3 lett. d), e a condizione che sia intervenuta la dichiarazione di interesse culturale ex art. 13 del Codice, “le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia po-litica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e del-la storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religio-se”.

d) inoltre, ai sensi dell’art. 10, comma 4, tra i beni culturali immobili sono anche compresi: ville, parchi e giardini che abbiano interesse storico o artistico (lett. f); altri spa-zi aperti urbani di interesse artistico o storico (lett. g); siti minerari di interesse storico o etnoantropologico (lett. h); le architetture rurali aventi interesse storico o etno-antropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale (lett. l).

Sono esclusi, peraltro, dall’ambito applicativo delle norme di cui al Titolo I del Codice (sia in materia di tutela e conser-

10 Sono esclusi dall’ambito applicativo della disciplina in oggetto i cc.dd. “beni paesaggistici”, quantunque siano ricompresi, insieme ai “beni culturali”, nel più esteso concetto di “patrimonio culturale”. Si tratta, in particolare, di quegli immobili ed aree, ai sensi dell’art. 2, comma 3 del Codice, “costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, mor-fologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge”, ovvero di quei beni che concorrono a formare il “pa-esaggio italiano”. I beni de quibus esulano, dunque, dalla normativa sulla circolazione dei beni culturali in senso stretto e dai relativi limiti imposti da essa (cfr. A. PISCHETOLA, Circolazione dei beni culturali e attività notarile, in Notariato, Rassegna sistematica di diritto e tecniche contrat-tuali, Quaderni, Ipsoa, 15, 2006, 5).

pre un soggetto privato. Ciò è in stretta correlazione con la circostanza per la quale solo nel primo caso si perseguono interessi di natura pubblicistica, poiché nelle altre ipotesi si realizza, invece, una commistione degli stessi con interessi privati.

Affrontato il problema teorico dei rapporti tra la prelazione artistica e le altre prelazioni ordinarie, emerge un’ulteriore problematica, su un piano prettamente pratico, relativamente ai rapporti tra i procedimenti propedeutici all’esercizio delle medesime prelazioni.

Orbene, a tal proposito, si pensi, ad esempio, al diverso momento in cui sorge l’obbligo della denuntiatio: in una fase antecedente rispetto alla stipula del contratto, nel caso delle prelazioni legali comuni; successivamente alla conclusione del contratto, nell’ipotesi della prelazione artistica.

Di conseguenza, qualora su un determinato bene doves-sero gravare due distinte prelazioni, si verrebbe a creare la situazione particolare in cui della volontà di alienare il bene vincolato verrebbe informato dapprima il soggetto prelazio-nario privato e in un momento successivo lo Stato; il sogget-to privato, tuttavia, sarebbe preferito per secondo, in quanto comunque prevarrebbe il diritto di prelazione dello stesso Stato.

Secondo la dottrina, in tale fattispecie si verifica un’in-versione logica e temporale dei rapporti tra i procedimenti propedeutici all’esercizio delle diverse prelazioni. Difatti, dal punto di vista logico, prevale la prelazione artistica; dal punto di vista cronologico o procedimentale, verranno avvia-te in primis le altre prelazioni.

In virtù di ciò, concretamente e in sintesi, si avrà il seguen-te schema procedimentale:

- la stipula di un contratto preliminare, avente ad oggetto un contratto definitivo di alienazione del bene culturale, sospensivamente condizionato al mancato esercizio della prelazione ad opera dello Stato;

- in secondo luogo, si effettuerà la denuntiatio al soggetto titolare di altra prelazione legale, il quale si trova già nel-la condizione di conoscere l’esistenza del diritto di prela-zione dello Stato;

- a questo punto, se il soggetto prelazionario non esercita, nei termini previsti, la prelazione o vi rinunzia, si proce-derà alla stipula del definitivo tra alienante e terzo contra-ente;

- se, al contrario, il prelazionario eserciterà il suo diritto di prelazione, egli sarà preferito al contraente originario nella stipula del definitivo, il quale resterà comunque sot-toposto alla condizione sospensiva di cui sopra. Si prov-vederà, di conseguenza, ad attivare la procedura prevista dal Codice, finalizzata all’esercizio della prelazione arti-stica9.

9 P. DIVIZIA, op. cit., 101.

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te, il quale ne dà comunicazione al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo del bene che ne forma oggetto.

La comunicazione deve contenere gli elementi identificati-vi e di valutazione del bene, che risultano dalle prime indagi-ni, l’indicazione degli effetti che derivano da essa e, inoltre, l’indicazione del termine, non inferiore a trenta giorni, ai fini delle presentazioni di eventuali osservazioni.

La dichiarazione, avente valenza costitutiva del vincolo culturale, è adottata dal Ministero e, successivamente, notifi-cata ai soggetti titolari del bene, mediante messo comunale o a mezzo posta raccomandata con ricevuta di ritorno.

Qualora oggetto del provvedimento di dichiarazione sia-no cose soggette a pubblicità immobiliare o mobiliare, esso deve essere trascritto, ai sensi dell’art. 15 comma 2 del Co-dice, nei relativi registri, su richiesta del Soprintendente, di-venendo, in tal modo, efficace nei confronti dei successivi proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo.

La ratio di siffatta formalità pubblicitaria è quella di ren-dere noto ai terzi il carattere culturale del bene. La giuri-sprudenza, peraltro, è concorde nell’attribuire ad essa natura giuridica di mera pubblicità-notizia e non di pubblicità di-chiarativa o costitutiva.

Avverso il provvedimento di dichiarazione, l’art. 16 san-cisce l’ammissibilità della proposizione del ricorso ammi-nistrativo, per motivi di legittimità e di merito, entro trenta giorni dalla notifica dello stesso e con effetti sospensivi del provvedimento impugnato, ferma restando l’applicazione, in via cautelare, delle norme codicistiche.

5. PROCEDIMENTO DI COMMERCIALIZZAZIONE DEL

BENE CULTURALE

5.1. L’autorizzazioneEssenziale presupposto del negozio di alienazione di un

bene culturale è l’autorizzazione, volta a consentire alla Pub-blica Amministrazione un pregnante controllo in ordine al trasferimento del suddetto, al fine di valutare se il mutamento di titolarità del bene possa in qualche misura compromettere la conservazione e l’utilizzazione del bene culturale14.

La disciplina inerente alla circolazione dei beni culturali, per i quali è opportuna l’autorizzazione, è contenuta in una serie di disposizioni del Capo IV, Titolo I, Parte seconda del Codice, e in particolare negli artt. 53-58.

Tale disciplina si articola in quattro differenti gradualità:

I. Regime di inalienabilità assoluta.È il regime previsto dall’art. 54, primo e secondo comma,

lett. d) del Codice, con riferimento ad alcuni beni culturali appartenenti al demanio dello Stato o di altri enti pubblici territoriali, ai sensi dell’art. 822 del codice civile, quali: gli immobili e le aree di interesse archeologico; gli immobili

14 Cfr. D. BOGGIALI – C. LOMONACO, ULTERIORI RIFLESSIONI SUL CODICE DEI BENI CULTURALI, in Commissione studi civilistici del Consiglio Nazionale del Notariato, Studio n. 5140, 2004, consultabile su www.notariato.it.

vazione che in materia di circolazione), ai sensi dell’art. 10, comma 5, gli immobili culturali la cui titolarità spetta allo Stato o ad altri enti pubblici territoriali o a persone giuridiche private non lucrative e, inoltre, i beni culturali appartenenti a soggetti privati aventi interesse storico-artistico, che siano opera di autore vivente e la cui realizzazione sia infra cin-quantennale per i beni mobili o infra settantennale per quelli immobili11. Non rientrano, ad ogni modo, nella disposizione del comma 5, art. 10 “le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente im-portante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose”, previste dall’art. 10, comma 3, poiché in tale fattispecie, nel caso in cui inter-venga la dichiarazione di culturalità prevista dall’art. 13, essa potrà interessare anche un immobile la cui realizzazione sia inferiore ad un periodo di cinquanta anni, o settanta per gli immobili, non venendo in tale circostanza in rilievo il limite della vetustà. Potrebbe, di conseguenza, verificarsi l’ipotesi in cui il Soprintendente comunichi l’avvio del procedimento, finalizzato alla dichiarazione di interesse culturale, al pro-prietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo del bene di vetustà infraquinquennale o infrasettantennale, comportando l’applicazione, in funzione cautelare, delle disposizioni che ostacolano la circolazione dei beni culturali; e precisamen-te di quelle che sanciscono la necessità dell’autorizzazione preventiva, l’obbligo di denuncia, ma non quelle relative al diritto di prelazione dello Stato e degli altri enti pubblici ter-ritoriali.

È opportuno sottolineare, inoltre, che, all’interno della categoria degli immobili di interesse culturale, vengono ricompresi anche quelli appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, ovvero ad enti o corpi morali dotati di per-sonalità giuridica civile, in conformità alle leggi dello Stato, sulla base di quanto è previsto dalla legge 25 marzo 1985 n. 121 che ha approvato e ratificato l’accordo del 18 febbraio 1984 tra Stato italiano e Santa Sede12. Si ritiene, difatti, che la dizione “persone giuridiche private senza scopo di lucro”, contenuta nel Codice, ricomprenda anche tali enti.

4. LA DICHIARAZIONE DI INTERESSE

PARTICOLARMENTE IMPORTANTE

Conformemente a quanto disposto dall’art. 13 del d.lgs. 42/2004, condizione necessaria ai fini della sussistenza dell’interesse culturale di un bene13, appartenente a privati o a persone giuridiche con fini di lucro, è l’adozione di un’ap-posita dichiarazione, al termine di un procedimento regolato dagli artt. 14 e ss. del medesimo Codice.

Il succitato procedimento viene avviato dal Soprintenden-

11 Alla luce della modifica introdotta dal comma 16 lett. a) dell’art. 4 del d.l. 13 maggio 2011 n. 70, convertito in legge 12 luglio 2011, n. 106.12 A. PISCHETOLA, Circolazione dei beni culturali, op. cit., 7.13 Interesse richiesto dall’art. 10, comma 3 del Codice.

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consegue, difatti, che l’autorizzazione ministeriale per sif-fatti beni potrà essere rilasciata solo se, dal trasferimento, non derivi un pregiudizio alla loro conservazione e fruizione pubblica, in quanto in tali casi l’autorizzazione costituisce automatica “sdemanializzazione” del bene, comportando, di conseguenza, la perdita del carattere demaniale del medesi-mo e l’acquisizione della qualifica di normale bene culturale.

IV. Libera alienabilità.È il regime previsto dagli artt. 54, comma terzo, e

56, comma quarto, a proposito dei beni culturali, anche demaniali, o appartenenti a soggetti pubblici, ante verifica ex art. 12 (si tratta di beni soggetti, di regola, ad inalienabi-lità provvisoria), nell’ipotesi in cui il trasferimento avvenga tra lo Stato, le Regioni e gli altri enti pubblici territoriali, in considerazione del fatto che il passaggio da un ente territo-riale all’altro favorisce la destinazione del bene alla fruizione pubblica16.

Non è prevista alcuna autorizzazione, invece, per gli atti di alienazione dei beni culturali a favore dello Stato, comprese le cessioni in pagamento di obbligazioni tributarie.

Liberamente alienabili sono, altresì, quei beni per i quali il procedimento di verifica di culturalità abbia avuto esito ne-gativo, salvo, qualora sia possibile e necessario, il successivo sub-procedimento di “sdemanializzazione”.

Con riferimento alla tipologia dei negozi sottoposti ad au-torizzazione, il Codice elenca i seguenti atti: alienazione del bene (ove il concetto di “alienazione” deve essere inteso in senso ampio, ossia comprensivo sia dei trasferimenti a titolo oneroso che di quelli a titolo gratuito); costituzione di diritto reale limitato; negozio costitutivo di garanzia reale (pegno o ipoteca); permuta.

Al contrario, l’autorizzazione non è richiesta per i negozi giuridici privi di effetti reali, dal momento che, in tal caso, la titolarità del bene resta in capo al soggetto che già lo pos-siede e, dunque, non sussistono condizioni rischiose per la conservazione del bene.

Alla luce di quanto sopra esposto, si sostiene in dottrina che la stipula di un contratto preliminare non è soggetta ad una preventiva autorizzazione, in quanto tale contratto non determina un immediato trasferimento del bene.

È opportuno osservare, inoltre, che in caso di alienazione priva della necessaria autorizzazione, parte della dottrina – preferibile – ritiene eccessiva l’interpretazione della sanzione della nullità, sancita dall’art. 164 del Codice (nelle ipotesi di alienazioni, convenzioni ed atti giuridici compiuti senza l’osservanza delle prescrizioni previste dal Codice stesso), come nullità in senso tecnico, ritenendo invece che l’atto stipulato in assenza di autorizzazione debba essere qualificato inefficace, o al più efficace tra le parti, ma ad ogni modo inopponibile allo Stato e non affetto da nullità, neanche relativa.

In senso opposto si è espressa la Cassazione, con un orien-

16 Così TAMIOZZO, Il codice dei Beni culturali e del Paesaggio, Giuf-frè, 2005, 243.

riconosciuti monumenti nazionali con atti aventi forza di leg-ge; le cose immobili appartenenti allo Stato, alle Regioni e agli altri enti pubblici territoriali, che ai sensi dell’art. 822 del codice civile fanno parte del demanio pubblico, se dichiarate di interesse particolarmente importante quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collet-tive, religiose, ai sensi dell’articolo 10, comma 3, lettera d).

II. Regime di inalienabilità provvisoriaÈ quello previsto dall’art. 54, comma secondo, lett. a),

relativamente alle cose immobili e mobili appartenenti ai soggetti pubblici, territoriali e non, e ad enti ecclesiastici che abbiano ottenuto la personalità giuridica, qualora tali beni siano opera di autore non più vivente e la loro realizzazione risalga ad oltre cinquanta anni, finché non venga avviato il procedimento di verifica previsto dall’articolo 12, e non sia intervenuta, eventualmente, la sdemanializzazione, nell’i-potesi in cui oggetto del suddetto procedimento sia un bene demaniale.

Un eventuale esito negativo del procedimento di verifica comporta l’assenza di dichiarazione di culturalità del bene e la sua definitiva sottrazione dall’alveo della disciplina di tutela prevista dal Codice, nonché il suo assoggettamento al successivo sub-procedimento della “sdemanializzazione”, qualora vi siano i presupposti, affinché il bene de quo diventi liberamente alienabile; nel caso in cui, al contrario, l’esito del procedimento dovesse essere positivo e il bene, dunque, dovesse essere dichiarato di interesse culturale, vi è la possi-bilità che si verifichino due situazioni alternative:a) il bene culturale viene inserito, per le sue caratteristiche

intrinseche, in via definitiva, all’interno della categoria dei beni culturali soggetti al regime di inalienabilità asso-luta;

b) il bene culturale, che sia demaniale o meno, viene consi-derato alienabile sotto condizione, ovvero la sua aliena-bilità è subordinata alla previa emanazione dell’autoriz-zazione del Ministero15.

III. Regime dell’alienabilità condizionata.Si tratta del regime previsto dagli artt. 55 e 56 del Codice,

concernente i beni culturali considerati non inalienabili, de-maniali e non, appartenenti allo Stato o agli altri enti pubblici territoriali e non, ovvero agli enti ecclesiastici civilmente ri-conosciuti senza finalità lucrative.

In tal caso il provvedimento autorizzativo, in ossequio a quanto previsto dall’art 55, dovrà contenere appropriate pre-scrizioni e le destinazioni d’uso compatibili con il carattere storico-artistico degli immobili, al fine di garantire la tutela, la valorizzazione e il pubblico godimento degli stessi. Ne

15 L’autorizzazione all’alienazione viene detta “qualificata”, relativa-mente ai beni culturali demaniali, poiché è rilasciata a certe condizioni (ossia la garanzia della tutela e valorizzazione del bene, senza che ne derivi pregiudizio per la conservazione e il pubblico godimento del bene stesso); “semplice”, in relazione ai beni culturali non demaniali, in quanto non è soggetta a condizioni particolari, eccezion fatta in ordine al presupposto che il trasferimento non pregiudichi il pubblico godimento del bene.

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Nel caso sub c), tuttavia, la denuncia non è finalizzata all’esercizio del diritto di prelazione, poiché esula dall’ipo-tesi di alienazione del bene culturale a titolo oneroso per atto inter vivos.

La ratio della denuncia, come detto sopra, risiede nella ne-cessità di informare l’Autorità amministrativa delle vicende circolatorie dei beni di interesse storico-artistico, consenten-dole quindi di esercitare la prelazione, qualora ne sussistano le condizioni.

Relativamente alla natura giuridica di tale istituto, secondo un orientamento dottrinale, esso avrebbe la stessa valenza di una proposta contrattuale, ovvero di una “denuntiatio”, simile a quella delle prelazioni legali ordinarie, avente lo scopo di attivare, eventualmente, l’iniziativa statuale o, co-munque, dell’ente pubblico prelazionario. Al contrario, altra parte della dottrina sostiene che tale ricostruzione è del tutto inadeguata, poiché l’obbligo della denuncia sussiste anche in relazione ad atti a titolo gratuito, i quali non sono soggetti all’esercizio della prelazione da parte della pubblica autorità. Tale orientamento approda, di conseguenza, alla conclusio-ne secondo la quale la denuncia svolge una funzione di tipo notificativo.

Inoltre, dal disposto dell’art. 59, comma primo del Codice, di cui sopra, emerge chiaramente che l’obbligo di denuncia è statuito sia con riferimento agli atti di trasferimento del-la proprietà, a titolo oneroso o gratuito, sia in relazione agli atti che trasferiscono la semplice detenzione del bene, di cui sia stata dichiarata la culturalità o relativamente al quale si sia concluso, con esito positivo, il procedimento di verifi-ca dell’interesse culturale, ex art. 12 del Codice stesso. La denuncia potrebbe, per di più, anche riguardare immobili per i quali l’autorità amministrativa ha dato comunicazione dell’avvio del procedimento ex art. 14, comma 4, il quale tuttavia non si è ancora concluso.

In relazione alla tipologia di atti dispositivi, per i quali è sancito l’obbligo della denuncia, vi rientrano anche gli atti costitutivi di diritti personali di godimento, quali i contratti di deposito, di comodato e di locazione.

La suddetta norma, riferendosi al trasferimento “in tutto o in parte” della proprietà, estende il proprio ambito di appli-cazione anche ai diritti reali limitati, dovendosi intendere il concetto di “alienazione” in senso ampio.

Il comma 4 dell’art. 59, inoltre, precisa il contenuto es-senziale della denuncia, in mancanza del quale la denuncia si considera non avvenuta, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Difatti, l’inadempimento dell’obbligo di denuncia, entro i termini di legge previsti, implica sia l’applicazione della san-zione della nullità dell’atto non denunciato, sancita dall’art. 164 del Codice, sia della sanzione penale, ex art. 173, della reclusione sino ad un anno e di una esosa multa.

In particolare, l’omissione della denuncia, la sua irregola-rità o intempestività determinano una situazione di incertez-za in merito alla efficacia dell’atto non denunciato, giacché secondo quanto disposto dall’art. 164, comma secondo: “Re-sta salva la facoltà del Ministero di esercitare la prelazione

tamento giurisprudenziale rimasto isolato17, sostenendo la teoria della nullità assoluta.

Altra parte della dottrina, infine, avalla la tesi della “nul-lità relativa”, in considerazione del fatto che la legittimazio-ne all’impugnazione spetterebbe, oltre che allo Stato, anche all’Ente alienante o dismettente18.

5.2. La denunciaA differenza di quanto avviene per l’autorizzazione, la de-

nuncia è prevista, in caso di alienazione di un bene culturale, a prescindere dalla natura del soggetto titolare dello stesso (Stato, ente pubblico territoriale e non, soggetto privato).

La denuncia, innanzitutto, è finalizzata a garantire l’esi-genza di informazione della pubblica autorità, in ordine alla disponibilità giuridica del bene, in modo che la stessa possa vigilare sulla conservazione e tutela della cosa. In secondo luogo, essa persegue il fine di consentire l’esercizio della prelazione in favore dello Stato, allorché vi siano i presup-posti necessari.

D’altra parte, affinché sorga l’obbligo di denuncia è suf-ficiente che si verifichi la condizione del trasferimento del-la detenzione del bene, ovvero della materiale disponibilità dello stesso.

L’instaurazione dell’iter procedimentale avviene con la denuncia dell’atto dispositivo al Ministero. A tal proposito, l’art. 59, comma primo, sancisce che: “Gli atti che trasferi-scono, in tutto o in parte, a qualsiasi titolo, la proprietà o, limitatamente ai beni mobili, la detenzione di beni culturali sono denunciati al Ministero19”, entro trenta giorni:a) dall’alienante o dal cedente la detenzione, in caso di alie-

nazione a titolo oneroso o gratuito o di trasferimento del-la detenzione;

b) dall’acquirente, in caso di trasferimento avvenuto nell’ambito di procedure di vendita forzata o fallimentare ovvero in forza di sentenza che produca gli effetti di un contratto di alienazione non concluso;

c) dall’erede o dal legatario, in caso di successione a causa di morte. Per l’erede, il termine decorre dall’accettazio-ne dell’eredità o dalla presentazione della dichiarazione ai competenti uffici tributari; per il legatario, il termine decorre dall’apertura della successione, salvo rinuncia ai sensi delle disposizioni del codice civile.

17 Cfr. Cass. 7 aprile 1992 n. 4260 in Giur. It. 1994, I, 1, 1242, secondo cui la nullità dell’alienazione di un bene culturale appartenente ad un ente ecclesiastico, in assenza della prescritta autorizzazione, è opponibile al ter-zo acquirente in buona fede.18 A. PISCHETOLA, Circolazione dei beni culturali, op. cit., 20 ss.19 Rectius al Soprintendente del luogo ove si trovano i beni. Ma, dopo l’entrata in vigore del nuovo Regolamento di cui al D.P.R. 10 giugno 2004 n. 173, la competenza spetta adesso al Direttore regionale, il quale dovrà effettuare la comunicazione alla regione e agli altri enti pubblici territoria-li, nel cui ambito si trovano i beni, una volta ricevuta dalla soprintendenza di settore la denuncia di trasferimento. Tuttavia, poiché il Regolamento disciplina solo l’ipotesi di trasferimento a titolo oneroso di beni culturali di proprietà privata e gli stessi potrebbero anche appartenere ad enti pub-blici, territoriali o meno, si deve ritenere che in tale ultimo caso spetterà al Soprintendente dare la suddetta comunicazione, al fine dell’esercizio della prelazione.

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5.4. La nullità.L’art. 164, comma 1, del Codice sancisce che: “Le aliena-

zioni, le convenzioni e gli atti giuridici in genere, compiuti contro i divieti stabiliti dalle disposizioni del Titolo I della Parte seconda, o senza l’osservanza delle condizioni e mo-dalità da esse prescritte, sono nulli”.

Il comma 2 della medesima norma, inoltre, prevede la fa-coltà del Ministero di esercitare comunque la prelazione.

La natura giuridica di tale sanzione è stata oggetto di un acceso dibattito in dottrina e in giurisprudenza, all’interno del quale sono state elaborate tre diverse tesi.

Secondo una tesi dottrinale21, rimasta isolata, essa è quali-ficabile, in virtù della generica formulazione della succitata norma, come “nullità assoluta”, con efficacia, dunque, erga omnes. A riprova di ciò, si aggiunge che siffatta assolutezza è pienamente conforme alla tutela degli interessi generali per-seguiti dalla disciplina dei beni culturali, quali la valorizza-zione, conservazione e il pubblico godimento del patrimonio artistico dello Stato. Ne consegue che l’atto, viziato da nulli-tà assoluta, non produce alcun effetto sia nei confronti dello Stato, che nei confronti delle parti.

Altro orientamento dottrinale22, avallato dalla giurispru-denza di Cassazione23, sostiene che la sanzione ex art. 164 configura un’ipotesi di “nullità relativa”, la quale, essendo posta a tutela di interessi pubblici, può essere fatta valere solo dallo Stato. Il negozio, di conseguenza, sarebbe efficace tra le parti e anche nei confronti dei terzi, ma non nei con-fronti dello Stato.

A tale tesi si obietta, in primis, che quando il legislatore ha voluto comminare tale sanzione lo ha fatto espressamente.

Per di più, si afferma che la nullità si caratterizza per la sua assolutezza e sarebbe, comunque, bizzarro sostenere che un negozio possa risultare, al contempo, valido nei confronti delle parti, direttamente coinvolte, e invalido nei confronti dello Stato, non contraente24.

Inoltre, si ritiene che sarebbe contraddittorio sostenere la validità ab origine del negozio, il quale diverrebbe parzial-mente invalido alla scadenza del termine previsto per adem-piere, anche tardivamente, le formalità prescritte. Infine, la nullità opererebbe, con efficacia retroattiva, solo nel momen-to in cui lo Stato eserciti la prelazione. Siffatta invalidità, tra l’altro, incide di regola sul negozio dall’inizio e, di certo, ap-pare insolito che essa possa dipendere da eventi successivi.

La dottrina prevalente, di contro, sostiene che la sanzio-ne de qua non sia in realtà configurabile come nullità, bensì come inefficacia relativa e successiva. In considerazione di ciò, qualora si verifichi una violazione delle prescritte forma-lità, l’atto è valido, ma inopponibile allo Stato.

21 FUCCILLO, La circolazione dei beni culturali d’interesse religioso, in Diritto ecclesiastico, 1993, I, 630.22 Vedi BETTI, Teoria generale del negozio giuridico, Napoli, 1994, 484.23 Ex plurimus, Cass. 24 maggio 2005, n. 10920, in Foro it., 2006, 6, 1880, la quale sostiene che essa non può nemmeno essere rilevata d’uf-ficio.24 Cfr. P. GUIDA, Beni culturali..., op. cit.

ai sensi dell’articolo 61, comma 2”, ovvero entro 180 giorni dal momento in cui il Ministero ha ricevuto la denuncia tar-diva (unico caso di decorrenza certa) o ha acquisito, comun-que, tutti gli elementi costitutivi della stessa (in tale ipotesi il momento di decorrenza del termine risulta indeterminato o non determinabile ex ante e, dunque, di difficile conoscibilità da parte del privato)20.

Tuttavia, decorso il termine di 180 giorni dalla denuncia tardiva, senza che lo Stato si sia avvalso dell’esercizio del di-ritto di prelazione, l’atto denunciato diventa efficace in modo definitivo.

Nella prassi, infine, sempre in riferimento all’ipotesi della denuncia tardiva, potrebbe sorgere l’inconveniente relativo al prezzo in base al quale lo Stato può esercitare la prelazio-ne, visto che, in tale fattispecie, essa avverrà al prezzo del precedente atto.

5.3. L’esercizio della prelazione da parte dello StatoL’esercizio della prelazione artistica è subordinato alla

sussistenza di due requisiti essenziali:- il primo relativo all’oggetto dell’atto, in quanto deve trat-

tarsi di un atto di alienazione a titolo oneroso di un bene culturale o di un conferimento di beni in società;

- il secondo relativo al prezzo, poiché il Ministero (o, nel caso esso rinunci, ai sensi dell’art. 62, comma 3, all’eser-cizio della prelazione, la Regione o altro ente pubblico interessato) deve acquistare il bene culturale al medesi-mo prezzo stabilito nell’atto di alienazione, qualora si tratti di atto di trasferimento a titolo oneroso, ovvero al medesimo valore attribuito nell’atto di conferimento, nel caso di beni conferiti in società.

Il procedimento per l’esercizio della prelazione artistica si articola in tal modo:

- entro 60 giorni (termine fisiologico), dalla data di ricezio-ne della denuncia da parte della Soprintendenza, ovvero entro 180 giorni (termine patologico), in caso di omessa, tardiva o incompleta denuncia (termine che decorre dalla data in cui il Ministero ha ricevuto la denuncia tardiva o incompleta ovvero, qualora non l’abbia ricevuta, dal mo-mento in cui è venuto a conoscenza dell’atto traslativo) dovrà essere emesso il provvedimento di prelazione;

- entro gli stessi termini di cui sopra, il suddetto provve-dimento dovrà essere notificato all’alienante e all’acqui-rente. Tale notifica costituisce condizione di efficacia del provvedimento, in quanto la proprietà, ai sensi dell’art. 61, comma terzo, passa allo Stato dalla data dell’ultima notifica;

- infine, dovrà essere emesso il mandato di pagamento del-la somma corrispondente alla misura del prezzo.

È importante sottolineare, inoltre, che il provvedimento di esercizio della prelazione non ha soltanto effetti ablatori, bensì incide anche sul negozio concluso dalle parti, caducandolo e instaurando, al contempo, un rapporto obbligatorio di credito-debito tra lo Stato ed il soggetto alienante del bene.

20 A. PISCHETOLA, Circolazione dei beni culturali, op. cit., 39.

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SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017 | SCIENZE GIURIDICHE

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sarà l’originario acquirente o attuale venditore, il quale ha comunque interesse alla stipulazione dell’atto di ritrasferi-mento.

Dubbi sono sorti, tuttavia, nel silenzio della normativa, in relazione al prezzo che dovrà essere corrisposto dal Mini-stero, in caso di tardiva denuncia. Ci si è chiesti, cioè, se il prezzo debba essere quello del valore di mercato al momento della notifica ovvero quello dell’atto di alienazione, con con-seguenze pregiudizievoli per l’attuale alienante.

Nella seconda ipotesi sopra delineata, invece, la notifica sarebbe effettuata da un soggetto terzo rispetto all’atto origi-nario viziato, i cui effetti però ricadrebbero su soggetti diver-si da coloro che lo hanno sottoscritto.

Nel caso in cui non si siano ancora decorsi i termini dell’u-sucapione ordinaria (si discute, invece, in dottrina, sull’am-missibilità dell’usucapione decennale), il notaio dovrà richiedere l’espletamento, pur tardivamente, degli adempi-menti omessi in passato,. Naturalmente, non potranno essere escluse le sanzioni penali ex art. 173 D.Lgs. n. 42/2004.

Si provvederà, dunque, con la richiesta di autorizzazione successiva con efficacia sanante dell’atto di provenienza e, inoltre, si effettuerà la denuncia tardiva, affinché lo Stato o altro ente pubblico territoriale possa esercitare il diritto di prelazione, entro 180 giorni dal momento della ricezione della succitata denuncia da parte del Ministero o dal momen-to in cui lo stesso ha acquisito tutti i dati costitutivi di essa ex art. 59, comma 4.

A questo punto, si possono verificare due ipotesi:a) il Ministero non esercita il diritto di prelazione entro i 180

giorni previsti per l’adempimento tardivo. In tal caso, il silenzio-assenso sana l’atto in modo definitivo e il bene potrà essere liberamente trasferito successivamente;

b) il Ministero esercita la prelazione e l’atto di trasferimento non potrà essere stipulato.

Si perviene a soluzione analoga nell’ipotesi di omessa ri-chiesta di autorizzazione. In tal caso, infatti, si procederà con la richiesta dell’autorizzazione mancante e con la stipula di un atto ricognitivo del trasferimento avvenuto, al quale ver-rà allegato il concesso provvedimento autorizzatorio. Tale provvedimento precederà, naturalmente, quello di ritrasferi-mento, purché si accolga la tesi dell’inefficacia dell’atto non autorizzato26.

7. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Da quanto esposto sin qui, emerge la notevole differen-za della disciplina della prelazione artistica rispetto a quella delle ordinarie prelazioni legali, in virtù della sua peculiarità.

Ciò è determinato dal tipo di beni oggetto della stessa, i beni d’interesse storico-artistico, in relazione ai quali l’in-gerenza della Pubblica Amministrazione è giustificata dal fine preminente della tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale statale, nonché dalla libera fruizione pubblica dello stesso.

26 Vedi A. PISCHETOLA, Circolazione dei beni culturali, op. cit., 54.

In tal modo, non risulta leso l’interesse perseguito dal Co-dice dei Beni Culturali di preservare questi, al fine di consen-tirne la fruizione pubblica, poiché i beni vengono comunque tutelati all’interno dello Stato, anche se non siano in titolarità dello stesso.

Peraltro, come già detto sopra, l’art. 164, comma 2, stabi-lisce che: “Resta salva la facoltà del Ministero di esercitare la prelazione ai sensi dell’art. 61, comma 2”.

Ne deriva, quindi, che l’inopponibilità dell’atto nei con-fronti dello Stato ha solo carattere temporaneo, dato che l’a-lienante può sanare la fattispecie, effettuando una denuncia tardiva.

Si considera, nondimeno, sanabile anche l’atto sprovvisto di autorizzazione, ex art. 55 del Codice, attraverso la richie-sta di un’autorizzazione successiva.

Occorre, pertanto, distinguere gli effetti dell’atto:- tra le parti: l’atto di alienazione è efficace e l’acquirente

diventa proprietario del bene. L’efficacia sarà definitiva, qualora, a seguito di denuncia tardiva, lo Stato non eser-citi la prelazione; mentre, verrà inficiata, nel caso in cui si verificherà la condizione sospensiva;

- verso lo Stato o altro ente pubblico territoriale interes-sato: l’atto è inefficace sino al momento della ricezione della denuncia da parte della Pubblica Amministrazione e nei 180 giorni successivi alla denuncia tardiva.

In conclusione, qualunque sia la tesi seguita sulla natura giuridica della sanzione ex art. 164 del Codice, il risultato in termini di efficacia è sempre lo stesso, mutando soltanto la qualificazione giuridica della medesima sanzione, quale nullità relativa o inopponibilità allo Stato25.

6. RITRASFERIMENTO DEL BENE CULTURALE IN

CASO DI MANCATA OSSERVANZA DI FORMALITÀ

NECESSARIE

Di particolare rilievo è il tema, in caso di mancata osser-vanza delle formalità prescritte dalla normativa sulla prela-zione artistica, del successivo ritrasferimento del bene di in-teresse storico-culturale. L’atto di trasferimento, come detto in precedenza, è difatti valido tra le parti, pur in assenza della notifica nei confronti del Ministero, la quale lo rende inop-ponibile ad esso.

In particolare, due sono le fattispecie dinanzi alle quali può trovarsi il notaio rogante, il quale si accorga di un eventuale inadempimento delle suddette formalità:

- titolo di provenienza immediatamente antecedente a quello da stipularsi;

- titoli di provenienza precedenti (a volte risalenti nel tem-po).

Nella prima ipotesi, secondo l’orientamento dottrinale prevalente, il soggetto legittimato ad effettuare la denuncia tardiva − qualora non possa essere l’alienante originario, ai sensi dell’art. 59 del Codice, poiché questi potrebbe risultare irreperibile o potrebbe comunque rifiutarsi di collaborare –

25 Ibidem.

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1996, 226Trib. Roma, 24 febbraio 1998, in Giur. Merito 1989, 170

(nota)Cass. 24 maggio 2005, n. 10920, in Foro it.

Come già osservato, tale interferenza sarà di diversa in-tensità, a seconda dell’appartenenza soggettiva dei suddetti beni, giacché l’autonomia negoziale dei privati e la finalità lucrativa delle persone giuridiche necessita di meccanismi di controllo pubblico maggiormente penetranti, rispetto alla fattispecie in cui i beni de quibus appartengano a soggetti pubblici o a persone giuridiche prive di scopo di lucro.

In relazione al trasferimento di tali beni, in particolare quelli immobili, gioca un ruolo fondamentale l’attività del notaio rogante, il quale, dovrà confrontarsi con una materia spesso ostica e molto articolata. Ciò impone allo stesso di utilizzare tecniche redazionali ad hoc, in modo da rendere l’atto notarile inattaccabile dal punto di vista processuale, in virtù anche delle istanze di trasparenza, chiarezza e informa-zione delle parti che caratterizzano il suo operato, nonché delle esigenze di certezza del diritto e di sicurezza nei traffici.

Nondimeno è auspicabile un intervento legislativo al fine di risolvere determinati dubbi interpretativi. Si pensi, a tal proposito, alla fattispecie del “ritrasferimento dei beni cul-turali in caso di pregressa omissione di formalità necessarie” e ai suoi singolari aspetti, relativi ai soggetti legittimati ad effettuare gli adempimenti tardivi o, ancora, al prezzo in base al quale debba essere esercitata la prelazione, qualora il titolo o i titoli di provenienza siano stati notificati tardivamente.

Nelle more di un’azione tendente a dissipare le nebbie che avvolgono le varie problematiche analizzate, determinante resta, comunque, l’interpretazione dottrinale e giurispruden-ziale, atta a colmare specifiche lacune normative e ad orien-tarsi all’interno del labirinto normativo disciplinante l’istitu-to della prelazione artistica.

BIBLIOGRAFIA

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SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017 | SCIENZE GIURIDICHE

de la Ley de Enjuiciamiento Criminal–.Antes de avanzar hemos de detenernos en por qué es de

vital importancia regular estos delitos y su modo de investi-gación, y, en concreto, por qué es tan trascendente el control, prevención y descubrimiento de los hechos y su autoría. En la actualidad prácticamente todos entramos diariamente en Internet, consumimos los productos digitales que la sociedad nos oferta; volcamos, en suma, toda nuestra rutina diaria en la Red, una Red en la que nada se pierde, se almacenan da-tos, nombres, contraseñas, etc., estamos, por tanto, a merced de los ataques cibernéticos que nos puedan ocasionar los te-midos Hakers o, en no pocas ocasiones, las organizaciones como Anonimous. La sensación de inseguridad de los usua-rios de la Red es abismal, pues, si nos roban o nos agreden, es posible que podamos identificar al autor, pero en los delitos digitales los autores pueden permanecer en el anonimato sin que nosotros tengamos armas para desenmascararlos.

Esta proliferación en el uso de las Nuevas Tecnologías lleva a la conceptualización de nuevos delitos como el “phi-sing” o “pharming”, cuya definición sintetiza ORTIZ PRA-DILLO1. Parejo a la tipificación de éstos delitos se producen otros problemas jurídicos, como las cuestiones de competen-cia jurisdiccional o la transposición de las directivas y trata-dos de la Unión Europea.

La novísima modificación de la Ley de Enjuiciamiento Criminal, operada por la Ley 34/2015, de 21 de septiembre, supone su puesta al día, dotándola de mayor tecnicismo y de elementos punteros que vienen a coadyuvar el enjuicia-miento de los delitos perpetrados al amparo de las Nuevas Tecnologías.

En palabras del Ministro Catalá “las virtuosas manos de un cirujano nada pueden lograr sin el instrumental adecua-do, al igual que los Jueces y Magistrados, que necesitan ser dotados de las herramientas procesales necesarias para ha-

1 ORTIZ PRADILLO, J.C., Problemas procesales de la ciberdelincuencia. Ed. Colex, Madrid, 2013. p. 21.

El agente encubierto cibernético JAIME ANTONIO PINTOS PÉREZUniversidad de Vigo

Con la redacción dada en 1999 al artículo 282 bis de la LE-Crim se dota a la Policía Judicial de un arma muy poderosa, la posibilidad de infiltrarse en las organizaciones criminales sin levantar sospechas en las mismas, y de obtener, sin en-torpecer las operaciones de vigilancia, pruebas que, al ser obtenidas por agentes de la autoridad, gozan de presunción de veracidad y, por tanto, son una importante fuente proba-toria. Tras la última reforma procesal de octubre de 2015, esta posibilidad de infiltración también es aplicable a los delitos cibernéticos, una delincuencia que solía gozar de un anonimato que entorpecía y dificultaba extraordinariamente la investigación de este tipo de delitos. Sin ánimo de exhau-stividad analizaremos en esta comunicación el régimen jurídico de las infiltraciones de los agentes de la Policía en el mundo de la delincuencia cibernética, así como de la co-bertura legal que se otorga a los referidos agentes encubier-tos. Dicha labor era anteriormente mucho más difícil, pues, además de carecer de medios, no existía una organización y coordinación entre los distintos Estados miembros de la U.E., lo que resulta indispensable, dada la deslocalización que suele caracterizar a los delitos cometidos mediante las TIC´s.

1. AGENTE ENCUBIERTO

La profunda modernización surgida a finales del S. XX y principios del S.XXI ha llevado a la necesidad de incriminar conductas que no estaban recogidas, pues no existían, en las anteriores versiones de nuestra legisla-

ción, ni en la legislación penal ni en la procesal. No obstante, en la breve reflexión que haremos en esta comunicación, ve-remos que no ocurre esto con el agente encubierto cibernéti-co o informático, pues ya existía, tiempo ha, la regulación de una figura que, pese a producirse en contextos distintos, ya venía dando una ligera cobertura legal a esta laguna: el agen-te encubierto o infiltrado –ya contemplado en otras versiones

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SCIENZE GIURIDICHE | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

2. REGULACIÓN

En cuanto a la regulación hemos de acudir en primer lugar a la Constitución española dónde se regulan y protegen los derechos de los fundamentales de los ciudadanos. Inmedia-tamente después hemos de acudir a la Ley de Enjuiciamiento Criminal, en especial, como veremos más adelante, a su artí-culo 282 bis. Por último, pero no menos importante tenemos que tener en cuenta los Tratados y Convenios Internaciona-les celebrados y ratificados por España, en este sentido son de aplicación la Convención de las Naciones Unidas Contra la Delincuencia Organizada Transnacional, de diciembre del año 2000, conocida como “Convención de Palermo” y la Convención de la Organización de Naciones Unidas contra la Corrupción del año 2003, entre otras.

Pasaremos ahora a analizar la figura del agente encubierto según la Ley de Enjuiciamiento Criminal. Usaremos para el análisis de esta figura el artículo 282 bis como hilo conduc-tor de esta comunicación, cuyo tenor literal, en su apartado primero, es el siguiente:

“1. A los fines previstos en el artículo anterior y cuando se trate de investigaciones que afecten a actividades pro-pias de la delincuencia organizada, el Juez de Instrucción competente o el Ministerio Fiscal dando cuenta inmediata al Juez, podrán autorizar a funcionarios de la Policía Judicial, mediante resolución fundada y teniendo en cuenta su nece-sidad a los fines de la investigación, a actuar bajo identidad supuesta y a adquirir y transportar los objetos, efectos e ins-trumentos del delito y diferir la incautación de los mismos. La identidad supuesta será otorgada por el Ministerio del Interior por el plazo de seis meses prorrogables por perío-dos de igual duración, quedando legítimamente habilitados para actuar en todo lo relacionado con la investigación con-creta y a participar en el tráfico jurídico y social bajo tal identidad.

La resolución por la que se acuerde deberá consignar el nombre verdadero del agente y la identidad supuesta con la que actuará en el caso concreto. La resolución será reser-vada y deberá conservarse fuera de las actuaciones con la debida seguridad.

La información que vaya obteniendo el agente encubierto deberá ser puesta a la mayor brevedad posible en conoci-miento de quien autorizó la investigación. Asimismo, dicha información deberá aportarse al proceso en su integridad y se valorará en conciencia por el órgano judicial compe-tente.”

Como podemos ver, en este primer apartado se regula el marco general de actuación, quién puede ser agente encu-bierto y la forma de llevarlo a cabo la infiltración. No obs-tante, pese a que no se habla expresamente del agente encu-bierto informático si hemos de entender que le son de apli-cación las disposiciones incluidas en este inciso en cuanto a los extremos que en él se contienen. Debemos señalar en este momento que, pese a que en España solo los funcionarios de la Policía Judicial pueden ser sujetos activos de la infiltra-

cer su labor con eficacia” 2, por ello, durante su mandato ministerial, y, también a fuerza de necesidad, se ha dedicado una buena parte de la reforma a la realidad tecnológica.

Se establece por primera vez un marco legal para la utiliza-ción de dispositivos técnicos de seguimiento y localización, y también para el registro remoto de equipos informáticos. Se cuenta, a nivel europeo, con grandes organizaciones que facilitan la labor policial, así, en este sentido, EUROPOL o INTERPOL son grandes herramientas con las que los Esta-dos Miembros pueden luchar contra todos los delitos trans-fronterizos, pero que, en el concreto caso de los delitos in-formáticos o telemáticos, es de gran ayuda en atención a la deslocalización que impera en este tipo de conductas delicti-vas y en el modus operandi de las estructuras criminales. La expansión territoriales un factor de gran influencia en este tipo de acciones criminales que han pasado de ser un proble-ma interno de los Estados a ser una cuestión que afecta a la seguridad mundial de manera general3.

Esta deslocalización, precisamente, supone un problema en la obtención de las pruebas y su validez, así como la com-petencia judicial que le es de aplicación. Es decir, un policía español obtiene una fuente de prueba en un equipo localizado en Gran Bretaña, esta prueba constituye una notitia crimini. ¿Quién la investiga? ¿Quién enjuicia el eventual delito? Pues bien, en principio, el problema de la investigación policial está resuelto por parte de la Unión Europea, quien, mediante el Convenio de 29 de Mayo del 2000, regula la obtención transfronteriza de prueba y faculta a los Estados Miembros a firmar acuerdos bilaterales o multilaterales en el futuro ante el avance de las nuevas tecnologías.

En cuanto al enjuiciamiento habría que acudir a las nor-mas de competencia judicial internacional. En lo tocante a la cooperación judicial internacional, la nueva regulación la constituye en factor de complejidad para la calificación de la causa debido, sin duda, a la falta de agilidad de este sistema4. Una solución relativamente sencilla a esta falta de agilidad entre los Estados Miembros sería la creación de un sistema destinado, en exclusiva, a la tramitación de éstos asuntos, éste podría estar formado por un tribunal en la propia sede del órgano y tener una delegación en cada país miembro, lo cual agilizaría en grado sumo las investigaciones así como las diligencias o exequátur entre los países firmantes. Esto en vez del sistema de transmisores y receptores que funciona en la actualidad y que suele depender del Ministerio de Justicia de cada país –en el caso de España así es–5.

2 Rafael Catalá Polo, Ministro de Justicia en la X Legislatura en prólogo “La reforma de la Ley de Enjuiciamiento Criminal en 2015”. Marchena Gómez, M., González-Cuéllar Serrano, N. Editorial Castillo de Luna. Madrid. 2015.3 ZAFRA ESPINOSA DE LOS MONTEROS, R., El policía infiltrado, Ed. Tirant LoBlanch, Valencia, 2010. p. 24.4 MARCHENA GÓMEZ, M., GONZÁLEZ-CUÉLLAR SERRANO, N., La reforma de la Ley de Enjuiciamiento Criminal en 2015, Ed. Castillo de Luna. Madrid. 2015. p. 59.5 WEB MINISTERIO DE JUSTICIA

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2.1 de la presente Circular.”

2. Los funcionarios de la Policía Judicial que hubieran actuado en una investigación con identidad falsa de confor-midad a lo previsto en el apartado 1, podrán mantener dicha identidad cuando testifiquen en el proceso que pudiera deri-varse de los hechos en que hubieran intervenido y siempre que así se acuerde mediante resolución judicial motivada, siéndole también de aplicación lo previsto en la Ley Orgáni-ca 19/1994, de 23 de diciembre.

Ningún funcionario de la Policía Judicial podrá ser obli-gado a actuar como agente encubierto.

3. Cuando las actuaciones de investigación puedan afec-tar a los derechos fundamentales, el agente encubierto de-berá solicitar del órgano judicial competente las autoriza-ciones que, al respecto, establezca la Constitución y la Ley, así como cumplir las demás previsiones legales aplicables.

Una vez en marcha la infiltración, si alguna de las acciones que se vea obligado a realizar, o que sea recomendable lle-var a cabo, el agente infiltrado suponen la violación de algún derecho fundamental deberá de solicitar al Órgano Judicial encargado de las actuaciones la correspondiente autorización para el ejercicio de las mismas.

4. A los efectos señalados en el apartado 1 de este artículo, se considerará como delincuencia organizada la asociación de tres o más personas para realizar, de forma permanente o reiterada, conductas que tengan como fin cometer alguno o algunos de los delitos siguientes:

a) Delitos de obtención, tráfico ilícito de órganos humanos y trasplante de los mismos, previstos en el artículo 156 bis del Código Penal.

b) Delito de secuestro de personas previsto en los artículos 164 a 166 del Código Penal.

c) Delito de trata de seres humanos previsto en el artículo 177 bis del Código Penal.

d) Delitos relativos a la prostitución previstos en los artícu-los 187 a 189 del Código Penal.

e) Delitos contra el patrimonio y contra el orden socioeco-nómico previstos en los artículos 237, 243, 244, 248 y 301 del Código Penal.

f) Delitos relativos a la propiedad intelectual e industrial previstos en los artículos 270 a 277 del Código Penal.

g) Delitos contra los derechos de los trabajadores previstos en los artículos 312 y 313 del Código Penal.

h) Delitos contra los derechos de los ciudadanos extranje-ros previstos en el artículo 318 bis del Código Penal.

i) Delitos de tráfico de especies de flora o fauna amenazada previstos en los artículos 332 y 334 del Código Penal.

j) Delito de tráfico de material nuclear y radiactivo previs-to en el artículo 345 del Código Penal.

k) Delitos contra la salud pública previstos en los artículos 368 a 373 del Código Penal.

l) Delitos de falsificación de moneda, previsto en el artí-culo 386 del Código Penal, y de falsificación de tarjetas de

ción, en otros países de nuestro entorno, como Alemania o Portugal, existe la figura del ciudadano particular que sin ser un funcionario de Policía, trabaja para ella.

Hemos de distinguir, a modo de ejemplo, en este punto al agente encubierto con el agente provocador y los agentes del Servicio de Inteligencia o CNI . En cuanto al agente provo-cador: mientras el agente infiltrado se limita a hacer aflorar el delito, el agente encubierto induce y coopera necesariamente para la comisión de hecho punible6. En cuanto a las diferen-cias entre el agente infiltrado y los agentes del CNI hay que poner de relieve, como la mayor diferencia, que los agentes de los Servicios de Inteligencia carecen del carácter de Po-licía Judicial, pues no forman parte de los Cuerpos y Fuer-zas de Seguridad del Estado, si no que su función es obtener información cuyo destinatario es el poder ejecutivo y cuya finalidad es la obtención de información de aquello que pue-da afectar a la seguridad, estabilidad y defensa del Estado.7

El elemento subjetivo o intencional del agente encubierto se basa en el descubrimiento de las conductas delictivas, así como en el iter procedimental de la comisión de los deli-tos. Solo podrán ser autorizados para actuar como infiltrados los agentes integrantes de las unidades de Policía Judicial, sin poder ser obligados, en ningún caso, a llevar a cabo la infiltración, como podemos extraer del tenor literal de éste artículo 282 bis.

En cuanto a la autorización, ésta podrá ser informada por el Juez de Instrucción o por el Ministerio Fiscal –según las normas de competencia territorial y material–. Siguiendo a MOLINA PÉREZ se plantea el problema de si el Fiscal ha de dar cuenta inmediata al Juez o, si por el contrario, puede con-tinuar per se con la investigación, en opinión de esta autora el Fiscal puede continuar con la investigación mientras no se vean afectados derechos fundamentales, pues se trata de , “actuaciones preprocesales tendentes a descubrir y constatar la existencia de un delito”8

Esta misma autora, haciéndose eco de NARVÁEZ RODÍ-GUEZ (1998), nos señala que quizá fuese más oportuno que la autorización fuese conferida en exclusiva al Juez Central de Instrucción, ello en base a que la resolución del Órgano Judicial ha de ser motivada, y no tiene sentido exigir motiva-ción al Juez y nada al Ministerio Fiscal cuándo, además, el Juez ha de ser siempre imparcial, mientras que el Ministerio Fiscal puede incluso llegar a actuar como parte.

En este sentido, la Fiscalía General del Estado, mediante Circular 4/2013, sobre las diligencias de investigación nos indica que “la dación de cuenta no implica la necesidad de acordar la inmediata judicialización del expediente. No pro-cederá la remisión al Juez de lo actuado sino hasta tanto se constate la existencia de unas diligencias judiciales abiertas o concurran las circunstancias previstas en el epígrafe VIII.-

6 MOLINA PÉREZ, T., Técnicas especiales de investigación del delito: el agente provocador, el agente infiltrado y figuras afines, en Anuario jurídico y económico escurialense, 2009. p. 3.7 Vid. En este sentido, ZAFRA ESPINOSA DE LOS MONTEROS, R., Op Cit. pp.145 y ss.8 MOLINA PÉREZ, T,. Op Cit. p.11

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3. EL AGENTE ENCUBIERTO INFORMÁTICO

6. El juez de instrucción podrá autorizar a funcionarios de la Policía Judicial para actuar bajo identidad supuesta en comunicaciones mantenidas en canales cerrados de comuni-cación con el fin de esclarecer alguno de los delitos a los que se refiere el apartado 4 de este artículo o cualquier delito de los previstos en el artículo 588 ter a.

El agente encubierto informático, con autorización espe-cífica para ello, podrá intercambiar o enviar por sí mismo archivos ilícitos por razón de su contenido y analizar los resultados de los algoritmos aplicados para la identificación de dichos archivos ilícitos.

Nos detendremos en este inciso, pues debemos po-ner de relieve que, como ya señalamos anteriormente, pese a que el artículo 282 bis en su inciso cuarto establece un elenco de delitos en numerus clausus este inciso nos remite al artí-culo 588 ter a de la Ley de Enjuiciamiento Criminal cuyo tenor literal es el que sigue: “La autorización para la inter-ceptación de las comunicaciones telefónicas y telemáticas solo podrá ser concedida cuando la investigación tenga por objeto alguno de los delitos a que se refiere el artículo 579.1 de esta ley o delitos cometidos a través de instrumentos in-formáticos o de cualquier otra tecnología de la información o la comunicación o servicio de comunicación.”

Del atento análisis de este artículo 588 ter a extraemos que se establece, para los casos de investigación mediante agente encubierto informático, un sistema de numerus apertus para averiguación de los delitos cometidos “a través de instru-mentos informáticos o de cualquier otra tecnología de la in-formación o la comunicación o servicio de comunicación” el uso de esta técnica de investigación queda por tanto a la libre designación de la autoridad judicial o del Ministerio Fiscal.

7. En el curso de una investigación llevada a cabo median-te agente encubierto, el juez competente podrá autorizar la obtención de imágenes y la grabación de las conversaciones que puedan mantenerse en los encuentros previstos entre el agente y el investigado, aun cuando se desarrollen en el inte-rior de un domicilio.

El primer freno a la intervención de las comunicaciones y datos informáticos lo establece la Constitución española en su artículo 18.4 cuando establece “La ley limitará el uso de la informática para garantizar el honor y la intimidad perso-nal y familiar de los ciudadanos y el pleno ejercicio de sus derechos”, así se consagra el secreto de las comunicaciones informáticas teniendo, por tanto, los agentes que se infiltren, que obtener la debida autorización judicial que desarrolla el artículo 282 bis de la Ley de Enjuiciamiento Criminal.

En las operaciones de infiltración física –no informática– en bandas organizadas se protege, ope legis, el secreto de las comunicaciones. El agente se infiltra para hacer aflorar el de2lito y cuenta con una relación de confianza con el in-vestigado, mas ésta no es suficiente como para que el agente intervenga sus comunicaciones vulnerando dicha relación

crédito o débito o cheques de viaje, previsto en el artículo 399 bis del Código Penal.

m) Delito de tráfico y depósito de armas, municiones o explosivos previsto en los artículos 566 a 568 del Código Penal.

n) Delitos de terrorismo previstos en los artículos 572 a 578 del Código Penal.

o) Delitos contra el patrimonio histórico previstos en el ar-tículo 2.1.e de la Ley Orgánica 12/1995, de 12 de diciembre, de represión del contrabando.

5. El agente encubierto estará exento de responsabilidad criminal por aquellas actuaciones que sean consecuencia ne-cesaria del desarrollo de la investigación, siempre que guar-den la debida proporcionalidad con la finalidad de la misma y no constituyan una provocación al delito.

Para poder proceder penalmente contra el mismo por las actuaciones realizadas a los fines de la investigación, el Juez competente para conocer la causa deberá, tan pronto tenga conocimiento de la actuación de algún agente encubierto en la misma, requerir informe relativo a tal circunstancia de quien hubiere autorizado la identidad supuesta, en atención al cual resolverá lo que a su criterio proceda.”

La actividad del agente encubierto no puede ser, en caso alguno, exenta en su totalidad de responsabilidad penal. Cier-tas conductas en las que incurra el agente durante su infiltra-ción han de ser castigadas por el ius puniendi del Estado. Más allá de las actuaciones que son constitutivas de delito, y que se recogen en el articulado que hemos visto –adquirir y transportar los objetos, efectos e instrumentos del delito y diferir la incautación de los mismos–, que puede realizar el policía encubierto hay otras conductas también delictivas que no puede ejecutar y que no gozan de la cobertura legal del articulo 282 bis.

En cuanto a la autorización judicial previa que se requiere en el articulo 282 bis, podríamos entender que la falta de ella viciaría de pleno la investigación del agente, no obstante, a la luz de la Sentencia del Tribunal Supremo de la Sala II de 25 de Junio de 2007 podemos entender que “la falta tempo-ral de autorización del agente encubierto, en este caso un policía extranjero, no supone que su testimonio no pueda servir”...el que un funcionario policial lleve a cabo tareas de investigación antes de llegar a tener el carácter que regula el art. 282 bis no implica que no pueda servir válidamente como testigo respecto a lo visto y oído en tiempo anterior. Lo que diferenciará uno y otro tiempo es que la exención de responsabilidad penal, que regula el número 5 de dicho artículo, para actividades dotadas de proporcionalidad con la finalidad de la investigación y que no constituyan provo-cación al delito, no será aplicable al período previo.”9

Por lo expuesto debemos de entender que la inexistencia de autorización temporal, y durante el periodo en que no se tiene, no se constituye como una prueba prohibida, sino ile-gal, siendo válida la prueba testifical del agente.

9 Sentencia de esta Sala de 25 de Junio de 2007 ( RJ 2007, 7294)

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de confianza. Si el policía considera necesario para comple-mentar la investigación, o para obtener alguna información específica, intervenir las comunicaciones del investigado de-berá de solicitar la necesaria autorización judicial motivada explicando los límites de misma.

4. CONCLUSIONES

Como conclusión principal debemos extraer la necesidad de modificar el artículo 282 bis de la Ley de Enjuiciamiento Criminal en su inciso cuarto a efectos de configurarlo como una regulación de numerus apertus y no de numerus clausus.

En este sentido, no parece muy lógico que, según la inter-pretación del artículo 588 ter a, sí que se constituya una lista de delitos en numerus apertus a decisión del Órgano Judicial o del Ministerio Fiscal para la investigación de los delitos mediante el agente encubierto informático pero que, según la interpretación del 282 bis, se constriña la investigación me-diante la infiltración física a los delitos que en este artículo se menciona.

Todo parece indicar que sería más beneficioso que se per-mitiese, siempre bajo el principio de proporcionalidad y le-galidad, que fuese decisión del Juez o del Fiscal si un delito, sea del carácter que sea, puede o no ser investigado mediante el agente encubierto.

5. BIBLIOGRAFÍA

CIRCULAR 4/2013 DE LA FISCALÍA GENERAL DEL ESTADO SOBRE DILIGENCIAS DE INVESTIGACIÓN.

LEY DE ENJUICIAMIENTO CRIMINALMARCHENA GÓMEZ, M., GONZÁLEZ-CUÉLLAR

SERRANO, N., La reforma de la Ley de Enjuiciamiento Cri-minal en 2015, Ed. Castillo de Luna. Madrid. 2015.

MOLINA PÉREZ, T., Técnicas especiales de investiga-ción del delito: el agente provocador, el agente infiltrado y figuras afines, en Anuario jurídico y económico escurialense, 2009.

ORTIZ PRADILLO, J.C., Problemas procesales de la ci-berdelincuencia. Ed. Colex, Madrid, 2013.

ZAFRA ESPINOSA DE LOS MONTEROS, R., El policía infiltrado, Ed. Tirant LoBlanch, Valencia, 2010.

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INTRODUZIONEMARTA BERTOLASO E MIRKO DI BERNARDO - Questioni Epistemologiche Emergenti nelle Bio-Discipline. Epistemic Values at the intersection of Bio-Techno-Practice. An Introduction to Biodisciplines 1 . FILOSOFIA DELLA BIOLOGIA L’ABBÉ PHILIPPE DALLEUR - Philosophy, Biology and Technology 2. BIO-LOGIA - ALESSANDRO GIULIANI - Le insidie della complessità e l’ansia del controllo totale3. BIO-ECONOMIA - GIANLUCA ORICCHIO AND MARCELLA TROMBETTI - The Economics of Corporate Life Expectation: a Biological Perspective4. BIO-DIRITTO - CLAUDIO SARTEA - Bio-law: justice concerning human life5 . BIO-POLITICA - MARGHERITA DAVERIO - Biopolitica: una prospettiva valutativa 6. BIO-FILOSOFIA - ILARIA MALAGRINÒ - Bio-filosofia e prâxis

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Da qui fino a diecimila kalpa e poi ancora oltre, la semplice Mente risplende. Il paradosso dello Zen, l’insegnamento del Buddha, la verità del Dharma è tutta in questa semplice af-fermazione: non c’è nessun luogo e nessun ente, così come il pensiero occidentale ha pensato sin dalle origini il pensiero nel senso del suo darsi luogo e il pensiero del mondo nel senso che il mondo sia il luogo del pensiero (2). Almeno fino all’intuizione di Heidegger del pensiero come un venir in-contro dell’oggetto, il mondo del fenomeno, alla percezione del mondo del soggetto stesso e che di fatto inaugura un altro sentiero nella filosofia del maestro di Marburgo. Almeno fino alla scoperta della neurobiologia di base in Vittorio Gallese ed altri, almeno fino a Merleau-Ponty. Questa intuizione è espressa in “Cosa significa pensare” ed è un’opera pubbli-cata nel 1954, ma che ha radici sin dagli anni trenta, e che rappresenta un fertile terreno d’incontro con la filosofia giap-ponese (3). Sempre il maestro Deshimaru espose la verità del Dharma con altrettanta sconvolgente semplicità: esistenza senza noumeno (4). Espressione che, a chiunque abbia di-

mestichezza con la problemati-ca, mette i brividi, perché si va a collocare dentro quell’argomento, vasto come l’oceano, che va sot-to il nome di crisi dei fondamen-ti. La filosofia occidentale, dopo Heidegger, ruota intorno al col-lassamento dei fondamenti. Tutta la filosofia del Novecento, tutto il pensiero scientifico del Novecento è sostanzialmente in linea di cata-strofe con l’ontologia e l’ontologia del fondamento, del terreno fon-dativo, (grund), della sostanzialità dell’esperienza. Un abisso dopo Nietzsche si è aperto nel pensie-ro occidentale; da san Tommaso ad Heidegger, non c’è argomento

Epistemologia semantica del vuoto: (Ku), il non luogo del non ente (note di epistemologia semantica 4) VINCENZO CROSIOStorico della conoscenza

Il concetto di sostanzialità vuota, in Oriente come in Occi-dente, è l ‘esperienza di ‘vano’, lo stato inadeguato dell’uo-mo. Ma è anche una considerazione che vale per lo spazio costruito, che vale per tutto lo spazio dell’universo tempo. Quello che sembrava un elemento di separazione tra Orien-te e Occidente, si sta dimostrando di essere una ‘incensura’ del tempo che solo la fisica relativistica e la fisica quanti-stica è in grado di capire. Obiettivamente però lo Zen ha anticipato di almeno sette secoli questo concetto nella sua filosofia della prassi.

C’è un elemento fondamentale che unisce in un certo senso l’Occiden-te e l’Oriente, l’ossessione della semantica del vuoto, vale a dire il nichilismo trascendentalista della

vacuità. L’Occidente che sembra così distante dall’Oriente, in realtà è unito da un punto, un ponte sull’abisso del vuoto che in qualche modo Friedrich Nietzsche lancia nell’Anti-cristo e nel suo così inumano Za-rathustra. Non c’è nessun luogo e nessun ente, ma solo la mente illu-minata del Buddha, ovverossia la coscienza infinita e vuota, la mente natura senza determinazioni, l’hi-shiryo, ku. Il ku, (空), sunyata, la vacuità, diventa così la somma a zero tra Oriente e Occidente. “Il maestro Dogen ha detto che è ne-cessario pensare senza pensiero. Questo è Hishiryo, l’essenza dello zen, il segreto di sedere in zazen. È al di là del pensiero soggettivo, coscienza assoluta, senza pensieri. È lo spirito vuoto, ku o mu” (1). Così il Maestro Deshimaru, primo ambasciatore dello Zen in Europa.

Abstract

The concept of an empty substantiality (the emptiness of substantiality), in the East as well as in the West, is the experience of “vain”, the inadequate state/ condition of the man. But it is also a considetation which applies to the built space, which holds for the space as a whole of the universe time. What seemed to be as an element of separation between East and West, is proving to be an ‘ incensura ‘ of the time that only Relativi-stic Physics and quantum physics can under stand. As a matter of fact Zen has already an-ticipated this concept seven centuries before in his philosophy of praxis.

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filosofia del vuoto come espressione di virtualità, il cyber-spazio. L’ombra delle cose significa che le cose appaiono in una modalità, non sono quella modalità.

Un insegnamento così radicale è di difficile comprensione alla mente ordinaria e più in generale ad una mente di un “Occidentale”. Intendendo per “Occidentale”, l’uomo che vive costantemente con l’ossessione di un ente, di un qualco-sa, nella dicotomia polare di un soggetto, l’ego percipiente, e di un oggetto, la cosa percepita. Dell’ego, del non ego, della vita, della morte. Solo nel Novecento europeo Husserl osò riprendere la sconvolgente aporia del pensiero nuovo della Stoà, antitesi e splendido esito della speculazione dottrinaria della Grecia ellenistica: la coscienza estetica, la percezione della realtà era in realtà un dialogo, una interrelazione in cui la soggettività della mente incontrava una realtà che la mo-dificava e costituiva una coscienza assoluta (8). Splendida intuizione ripresa ancor prima dal napoletano Vico, che così spiegava il paradosso della mente che conosce la realtà og-gettiva e la realtà della mente stessa, gli universali, le catego-rie del giudizio, per intu-ire, andare verso la mente di Dio (9). Ciò che egli chiamava un lascito zenoniano. Dunque siamo al centro della meravigliosa dottrina esposta nell’Hokyozan-mai, il Samadhi del prezioso Specchio: come contemplando-vi nello specchio, la forma e il riflesso si guardano. Non siete il riflesso, ma il riflesso è voi.

Che assume una coloritura e sonorità tutta particolare nel-la traduzione poetica, creatrice di nuovo senso, del maestro F. Taiten Guareschi, abate del monastero zen di Bargone, in Salsomaggiore: Al prezioso specchio la forma guarda il

che non venga radicalmente messo sotto sopra dalla critica dei fondamenti (5). Il pensiero abissale di Nietzsche, pone alla filosofia il compito dell’oltrepassamento e dell’eterno ritorno, come sponda metafisica del nulla, e per conseguen-za l’accettazione dell’abisso del tempo come critica radicale alla ontoteleologia dell’essere (6).

Il Maestro Dogen (1200-1253), l’autorevole maestro che fondò la scuola dello Zen Soto, in Bussho, così definisce la natura sostanziale degli esseri: “bisogna intendere la natura del Buddha come non natura del Buddha poiché la natura del Buddha, il Dharma, è vacuità”. E in Maka kannaharamitsu: “Quando la verità della saggezza si dispiega e si realizza, ci dice che la forma è vacuità, che vacuità è forma; la for-ma è forma e la vacuità e vacuità” (7). Che di fatto nega ogni sostanzialità sia alla realtà che alla non realtà. Fisica, metafisica e logica, vengono di colpo spazzate via, con un oltrepassamento del pensiero stesso, che non significa la meta-metafisica, ma ben altro, l’imprenscindibile e l’impen-sabile, due categorie che l’Occidente ha pensato come ne-cessità e libertà, come vincolo e non vincolo, ma tutto qui, come storia e non storia. Questo è il pensiero Zen nella sua maturità piena e feconda, la negazione di ogni sostanzialità: l’impermanenza riguarda tutto l’ordine del condizionato, del costruito biologico, mentale, umano e non umano. Ma come approcciare tutto questo? Come ricostruire secondo un co-dice universale quello che sembra una schisi tra Oriente e Occidente? Attraverso una metodologia che appartiene alle conquiste dell’Oriente come dell’Occidente, l’epistemologia semantica inaugurata proprio nello Zen, dalla vacuità, la co-scienza Hishiryo di Maestro Dogen e nell’Occidente dalla

Terrazza zen

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dovrai vedere ciò che è condizionato” (18). Non diversa-mente, in verità, pensavano ad esempio i filosofi del circolo fiorentino nel Cinquecento, almeno nell’aspetto analogico e simmetrico al mondo degli uomini, il cosmo. E ancor prima Platone nel Timeo. Né è differente da come pensano i filosofi cabalisti, la differenza e la somiglianza tra il mondo celeste e il mondo terreno e il grandissimo pensiero speculativo arabo dopo l’anno mille p.c.n. (19).

Questa speculazione, questo pensiero di uno speculum, questa riflessione così giunta a maturazione attraverso la tradizione, gli insegnamenti tramandati, inducono ad un’ul-teriore osservazione che riguarda la natura dei fenomeni, o meglio alla natura fenomenologica degli eventi. L’even-to, l’accadere di una cosa, -kuge -, il non luogo di nessun ente che realizza l’esistenza, (esistenza senza noumeno di Deshimaru), in realtà è la vera rivoluzione epistemologica che l’Insegnamento del Buddha introduce nella storia del pensiero e del pensiero religioso. “Ogni cosa è fenomeno, cioè pura e semplice manifestazione, vuoto segno e come tale è il suo apparire, il suo scomparire, come se apparisse, come se scomparisse. L’errore è credere sia alla sua conti-nuità, sia al suo nascere dal nulla che al suo morire nel nul-la” (20). La manifestazione della natura del Buddha, la sua realizzazione, Myoshu, la sua realizzazione meravigliosa, è un Evento di tipo schizomorfico; introduce nella permanenza del Dharma, una riflessione, una scansione speculare, l’es-serci temporaneo di una cosa, la sua singolarità nel tempo, una increspatura nello spazio tempo (uji). Così dice maestro Dogen a proposito dell’esistenza-tempo: “Il modo in cui or-ganizziamo il nostro sé costituisce la forma del mondo in-tero. Dovete considerare che ogni creatura e ogni cosa del mondo intero costituisce tutto il tempo (tokidoki)… A causa di un principio indescrivibile, il principio dell’esso (inmo), della talità, esistono diecimila immagini e centinaia di erbe in tutta la terra, benché ogni tipo di erba e di immagine rifletta la terra intera… e poiché non esiste altro all’infuori di questo preciso momento (toki), l’esistenza tempo è tutto il tempo e l’esistenza dell’erba e l’immagine è tempo. Ogni momento è il mondo intero che esiste totalmente nel tempo” (21). Che è il pilastro della scuola Huayan cinese (22).

Quando il Buddha mostra il fiore, rigirandolo tra le mani, mostra il mostrarsi dell’Evento, dell’accadere della natura universale, la non natura, la natura differente, una sua dif-ferenza perché temporalmente impermanente. La moltipli-cazione di una differenza ne costituisce la sua natura, nel differimento continuo, il suo eternarsi. L’origine di una cosa, il suo evento,è la manifestazione evidente della Thatà, del-la capacità creatrice dell’evento, della capacità realizzativa dell’evento. La percezione estetica del fenomeno, soggetti-vamente inteso, è una speculazione, una intuizione della si-milarità all’evento, nella differenza, in una differenza. Cioè il costituirsi nella dilatazione del tempo di una forma, del nama e di rupa (nome e forma) della tradizione sanscrita (23), il costituirsi di una catena di eventi similari all’origine ma dif-ferenti nella forma e nel nome; nella sua costituzione indivi-

riflesso. Tu non sei quello, ma quello è te (10). Dove il carattere speculare della forma e del riflesso let-

teralmente corre a “costituire” il te, una singolarità momen-tanea di un agire di un vibrato cosmico. Un’onda di una bioinformazione, il kannodoko di maestro Dogen (11). Più o meno, ma similmente nel principio informatore della na-tura del creato nel Genesi: E Dio li creò a sua immagine e somiglianza. Tradotta magnificamente nella intuizione della forma del corpo e della mente, dell’anima in san Tommaso d’Aquino, il padre della teologia dottrinaria della natura del Cristo (12).

Nell’ebraico antico del Genesi troviamo: be-salmenu ki-dmutenu, a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. Nella nozione di selem, immagine, c’è anche un sostrato di oscurità (sel, ombra). Come se la Scrittura volesse dire: il corpo e la sua ombra, la forma e il suo lineamento, la sua silhouette, il suo riflesso (13). Dogen riprende questa somi-glianza filiale con l’origine quando introduce alla fine di una speculazione dialettica, dialogante, il principio di risonanza cosmica, kanno-doko, nella formazione dell’io liberato nella gioia del samadhi realizzato. Non so se Kannon, Kanjizai, il bodhisattva del Libero e Illimitato vedere che predica la vacuità di ogni forma nel Sutra del Cuore, il suo andare ver-so il mondo, sia anche il Buddha che verrà della tradizione dharmica, il Maitreya, non so se ha questo senso e questa direzione. Sarebbe davvero una intuizione gloriosa della rappresentazione estetica, artistica della fede nel Buddha.Un semidio che annuncia esteticamente, porgendo il piede davanti nell’atto dello scendere a terra, la sua venuta, il suo accadere. Certamente il “kan” di Kanjizai bosatsu, il primo incip dell’Hannya Shingyo, il Sutra della Perfetta Sapienza che nei monasteri si recita ogni mattina, è questo: colui che guarda attentamente! (14). Sguardo risvegliato è certamente il kenbutsu, la visione di un buddha. Ed è anche in questa visione che occorre intendere l’annuncio dell’avvento del Messiah nella tradizione ebraica e cristiana. Massiah è pro-priamente ciò che è inviato da Dio, il suo messaggero direm-mo con ordini particolari, l’interpretazione esatta e aggiorna-ta di una Informazione celeste, in questo caso il vero senso della Thorà, della Rivelazione di Dio (15), il senso profetico del guardare avanti! Gli uomini hanno difficoltà a realizza-re la Parola di Dio, il Verbo, nella Incorporazione yavhei-ca, hanno difficoltà a realizzare il Dono del Risveglio nella Incorporazione dharmica (16). L’essere buddha è dunque la sua realizzazione nella forma di un riflesso singolarmente ri-uscito, realizzato, il realizzarsi della natura di buddha nell’in-carnato. Nella illuminazione, - satori realizzato di una mente risvegliata -, c’è la consapevolezza di una appartenenza alla natura universale del Buddha, il Corpo universale e riflesso di ogni Buddha, il Dharmakaya (17). Così come nel Sutra del Diamante la questione è posta: in un universo stellato spec-chio di una realtà infinita ma illusoria, noi siamo dunque una luce illusoria del perfetto diamante, un prodotto dell’evane-scenza dell’universo mondo: “Come stelle, un difetto della vista, come lampada, un finto spettacolo, gocce di rugiada, o una bolla, un sogno, un lampo balenante, o nuvola, così

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dharmica. Questa coscienza nell’umano si realizza nel Ge-sto della sacralità, la liturgia. È il gesto del fedele, di colui che nella fede, esprime col suo cuore donato, una “dottrina”. Credere è letteralmente donare il proprio cuore. È immer-gersi totalmente nell’esperienza del creato, nel sentimento filiale di gratitudine per l’esperienza dell’universo mondo: “Con il termine Sacro intendiamo dunque ciò davanti a cui il sentimento di un uomo bennato risponde con il bisogno di inchinarsi e d’inchinarsi come non si potrebbe davanti a nulla di soltanto terreno. È qualcosa di misterioso e insieme di determinato, di straniero e insieme di intimo. Lo si perce-pisce al lume delle stelle, dinanzi alla vastità del cielo, ma

è altra cosa dai cor-pi cosmici e dallo spazio; emerge dal mondo ma arriva da altrove” (29). L’altrove dell’altro come differenza e differimento, come luogo di un inabi-tato, è ciò di cui si occupa le fenome-nologia del sacro, la religione.

Krd, l’antico vedico per cuore, kardya, è anche la radice di credere, credenza ma anche creatura e creare (30). La fede e il

gesto che testimonia di questo riconoscimento, di questa ri-conoscenza, è una pratica estetica, nel doppio senso dell’aver visto e nel testimoniarlo in modo che sia visibile: la visibilità che testimonia dell’altrimenti inconoscibile. Scrive Merleau- Ponty in L’occhio e lo spirito: “L’enigma sta nel fatto che il mio corpo è insieme vedente e visibile… si vede vedente, si tocca toccante, è visibile e sensibile per se stesso” (31). Se non ci fosse l’altro che testimonierebbe del me, del noi, come potemmo dire la verità incongrua di un evento? Se non ci fosse lo specchio chi testimonierebbe del volto? Se non ci fosse l’ombra chi testimonierebbe di un corpo? Se non ci fosse Tommaso chi testimonierebbe del Cristo? Se non ci fossero gli occhi chi testimonierebbe del mondo? Questa sensibilità era già chiara all’estensore di un testo mandeo in cui si celebra questo incontro tra realtà immaginali, specu-lari, dell’io e del non io: “Vado incontro alla mia Immagine e la mia Immagine mi viene incontro; essa mi abbraccia e mi stringe a sé, quando sono uscito di cattività”, e negli Atti di Tommaso: “La veste mi apparve ad un tratto, quando la vidi davanti a me,simile ad uno specchio di me stesso. La vidi tutt’intera in me, ed io tutt’intero in essa,perché erava-mo due,distinti l’uno dall’altro, e tuttavia uno solo di forma simile” (32).

duale, la coproduzione condizionata che è la vera maturazio-ne e la vera rivoluzione nell’esperienza genetica in Buddha Shakyamuni, così come ci è stato tramandato dall’Apologo della giovane pianta di riso, il Salimbastra sutra, e nel Gran-de Dialogo delle cause, il Maha Nidana Suttanta (24). L’es-serci, il caso delle cause, il kairòs. L’En-ge e il ka, Il farsi del momento, in un unico svolgimento temporale (25).

Nelle parole del Buddha stesso si coglie l’eccezionalità radicale della sua rivoluzione epistemologica nei confronti dell’insegnamento braminico tradizionale: “Colui che sa che gli elementi sono vuoti e privi di sé, conosce il risveglio dei Buddha” e ancora: “Colui che ha compreso che gli elemen-ti hanno la natura delle illusioni e dei sogni, che come un tronco di banano sono privi di un nu-cleo, che sono si-mili ad un’eco, co-lui che percepisce tutti gli elementi come uguali, vuoti, privi di ogni diver-sità e individuali-tà, che non vede elemento alcuno, costui, nella sua grande saggezza, vede l’intero corpo del Dharma.” (26)

Ma nella straor-dinarietà dell’E-vento noi ricono-sciamo l’Avvento del Cristo e del Buddha, l’avvenire di una Realizzazione al di sopra di ogni Immaginazione: l’ol-tre del tempo. La fondazione di una esperienza cultuale di questa dimensione (per intenderci: la dimensione del Tempo e dell’essere del Tempo nella riflessione di Dogen, commi-surata alla riflessione della scienza moderna, fenomenologi-ca, relativistica e elettroquantistica) (27), può essere, deve essere detta solo con un linguaggio che sorprende nel suo farsi, nell’evenienza del miracolo, nel myoshu, questo esserci della cosa presente, il suo esse deus. Il linguaggio di que-sto accadimento, dell’Avvento, non può essere altro che un linguaggio rituale, memoriale ossequioso che testimonia di una coscienza realizzata dell’evento stesso. Come ben vide Walter Benjamin in Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo: “Nell’uomo Dio ha lasciato uscire la lingua, che Gli era servita come mezzo della creazione, liberamente da sé perché questa forza creatrice divenisse conoscenza” e “Questa forza creatrice, privata della sua attualità divina, è divenuta nell’uomo mezzo di conoscenza. L’uomo è ora il conoscente della stessa lingua in cui Dio è creatore”(28).

L’oscenità del tempo presente non sta solo nella sua radi-ce nichilista, ma soprattutto nella incapacità di vivere questa dimensione relativa dell’Evento Cosmico, l’incorporazione

Tempio di Eiheiji in Giappone

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to look out, paraitre) e l’essere di una certa cosa (una roccia, una pozza d’acqua) e ci comportiamo di conseguenza. Sap-piamo anzi giocare con la nostra visione, dedicando molte ore della nostra vita a seguire le immagini che su un muro o su una lastra descrive un fascio di luce in movimento, la-sciando che queste ci divertano, o ci commuovano, o ci de-scrivano cose che non sapevamo” (35).

La manifestazione religiosa di tutto questo, il sentimento

di timore e rispetto, di stupore filosofico (il thaumazein di Platone) o di questa testimonianza della realtà che appare ed è percepita dai nostri sensi, è il gesto simbolico che ci significa, significa all’io e al noi, al mondo, la presenza, il pre-esse della cosa e la nostra presenza alla cosa, l’argomen-to della talità, ciò di cui si parla; l’argomento teo-logico che pone in un linguaggio dei segni, ciò che lo spirito, l’anima dice, in quel dichten poetico, in quel dettato dell’anima che è la fonte di ogni atto significativo: l’impulso semiogeneti-co della parola, il suo kerigma, il suo annuncio, in quanto voce che chiama e voce che ascolta. Questo è un argomento a mio parere fondamentale su cui riflettere come argomento veritativo. Nella parola “voce” vaca in sanscrito, c’è già ciò che si dice, è annunciato il detto della parola, (w)auga, sto parlando di una cosa, sto annunciando la verità presso cui sta una cosa, il valore semantico della parola e il suo contesto. L’altro etimo che ci autorizza in questa direzione è bha par-lare, in latino fo, fas, fari, che origina nel culto latino fas op-

Ed è esattamente ciò che afferma R. Guardini, il maggior filosofo dell’atto religioso del Novecento insieme con R. Bultmann, sulla fenomenologia dell’atto conoscitivo: “L’at-to essenziale dell’occhio consiste nell’afferrare l’autentico che appare nei dati immediati” (33). Questa funzione del comprendere attraverso uno sguardo che spesso a noi sfugge, della vista sugli altri sensi, per cui noi siamo testimoni della realtà, è ben presente invece in un passo delle Confessioni di sant’Agostino: “…il vedere, in effetti, è compito precipuo degli occhi; e tuttavia ci serviamo del verbo vedere anche a proposito degli altri sensi, quando li usiamo per conosce-re: certo non usiamo dire “Senti come risplende” o “Annusa come è brillante”, ma non solo diciamo “Vedi come è lumi-noso” perché questa è una sensazione che solo gli occhi pos-sono cogliere, ma anche “vedi come suona”, “vedi che odore ha”, …perché il compito di vedere, che spetta innanzitutto agli occhi, è assunto per similitudine anche dagli altri sen-si quando debbano esplorare qualcosa da conoscere” (34). In “La visione culturale”, capitolo primo de “La foresta di piume, manuale di etnoscienza”, G.M. Cardona scrive: “Pur ricorrendo spesso nel linguaggio ordinario alle metafore visi-ve (“punto di vista”, “angolo visuale”, “a prima vista”, etc.), raramente o mai ci si accorge che proprio la visione in sé e per sé è la più potente metafora conoscitiva che ci si offra per capire i nostri procedimenti mentali e poi semiotici… sappia-mo abbastanza bene come funziona la nostra visione, sappia-mo abbastanza bene la differenza tra il sembrare (phainestai,

Hilman’s garden, giardino zen del Monastero zen di Salsomaggiore

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di Omero, Omero stesso o chi per lui, sente il bisogno di fare “Il catalogo delle navi”, di dire, di far capire a chi sente e legge dell’avventura achea contro Troia, chi sono le tribù el-leniche, i loro capi, le loro tradizioni, i nomi, di quanti parte-cipano dell’impresa. La catalogazione dunque non è solo un elenco nominativo, ma il segno distintivo di una classe, di un individuo, di una nazione. È la narrazione epica o religiosa, il dispiegamento significativo della memoria (37).

A mio parere, non si dà l’esatto valore di esperienza veri-tativa all’esperienza religiosa perché non si ha il coraggio di metterne in campo i criteri epistemologici, di verificazione, come se sottilmente le prove di una verità religiosa fosse-ro dubbie o addirittura pericolose per gli stessi ricercatori, essendo stato smarrito lo statuto per cui presso i popoli e presso i filosofi dell’esperienza, l’esperienza religiosa è un fatto di riconoscimento di una realtà che non si può dire se non con linguaggi aurorali, semiogeneticamente vicini alla fonte del sentimento religioso e del suo percepire. Non si ha il coraggio di dichiarare la religione come scienza fenome-nologica del sacro, come la capacità metacomunicativa di un popolo di organizzare un linguaggio complesso intorno al sacro, attraverso l’idea di culto. Della coltivazione memoria-le di una esperienza. Ricorda G. Scholem, il grande storico della Tradizione orale, della Mistica ebraica, della Qaballah ebraica: “Ciò che mi affascinò allora, la forza di una tradi-zione plurimillenaria, era abbastanza forte da determinare la mia vita e da indurmi a passare, da una dedizione a questa tradizione nello studio e dell’apprendimento, a un’attività di ricerca e riflessione con cui sprofondarmi in essa. Ma pro-

posto a ius, il diritto divino fas, non è il diritto degli uomini. Dunque la parola sacra bha, origina un ordine giuridico indi-pendente dall’ordine giuridco umano. Fatum e fama, il fato e la leggenda, il detto e la parola come leggenda nel nesso im-personale, ne tramandano il carattere oggettivo, contestuale ad ordine cosmico, divino. Volontà espressa, detta, con una parola dal divino. I Dogon, chiamano dogon se stessi, ma do-gon sono anche coloro che si ritrovano nella capanna per par-lare. Dunque Dogon significa: parola, capanna e coloro che parlano nella capanna. Gli Amerindi Shoshoni sono chiamati dai loro vicini Serpenti, ma solo perché usano costruire le loro tende con legni intrecciati come i serpenti. A loro volta i Sioux sono chiamati così perché sono quei maledetti ser-penti, insulti delle loro tribù nemiche, ma loro sono i Dakota.Un indovino Dogon poi usa una lingua e nomi che non gli appartengono. Alla sera disegna sulla sabbia la cosmogonia dogon, l’albero genealogico della tribù. Poi aspetta che di notte la volpe del deserto la calpesti e la mattina legge nelle tracce lasciate , i segni della sua lingua divinatoria. (36)

“In quello che per noi è il più noto tra i vari miti delle origini, il primo atto di Adamo è quello di dare nomi a tutti gli animali del creato, operazione fondamentale nell’econo-mia della creazione. Come a dire che i vari organismi non possono compiutamente venire in essere se la loro entità non viene doublè di un nome, di un’etichetta linguistica. Ogni cultura riserva una certa quantità di memoria a un catalogo di segni linguistici che descrive il mondo biologico, i feno-meni naturali, le conformazioni dell’habitat e in particolare la flora e la fauna”. In un’altra esperienza veritativa, l’Iliade

Cucitura collettiva del Kesa, nel Monastero zen di Salsomaggiore

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mondo: “Immagine non significa qui qualcosa come imita-zione, ma ciò che è implicito nell’espressione: avere un’idea fissa di qualcosa. Il che significa: la cosa sta così come noi la vediamo. Avere un’idea, un’immagine di qualcosa significa: porre innanzi a sé l’ente stesso così come viene a costituirsi per noi… Immagine del mondo, in senso essenziale, significa non una raffigurazione del mondo, ma il mondo concepito come immagine” (41). Che questo rappresentare il mondo e se stessi, sia all’origine dei linguaggi metaforici da subito presso l’Homo sapiens, all’alba della civiltà umana, la dice lunga sulla capacità espressiva degli uomini nel loro stato nascente, sulla loro naturale vocazione all’ordine concettua-le e simbolico: “Con queste figure si doveva esprimere un linguaggio vero e proprio, poiché vi sono elementi ripetitivi molto diffusi che dovevano essere leggibili in tutti i luoghi dove sono stati istoriati. Al di là dei caratteri specifici locali, nei ripari sotto la roccia della Tanzania, nelle grotte ornate paleolitiche della Francia e della Spagna, nell’arte dei cac-ciatori su pareti dell’Australia o della Patagonia si scoprono le tracce di questo linguaggio che ha le sue radici nei proto-tipi. È un linguaggio universale che riflette una concettualità universale e che usa dovunque lo stesso sistema di associa-zione e di logica” (42). Siamo dunque nel campo della se-miosfera, nella sfera dei segni che non solo rappresentano la sua immagine ma che la costituiscono, costituiscono la sua abitazione, il luogo astratto dell’esserci. È il linguaggio stesso che parla, essendo il linguaggio la sua dimora che è un dire originario, che ci parla della sua origine. O come la-pidariamente dice H.G. Gadamer: “L’essere che può venire compreso è il linguaggio”.

“La parola appunto; c’è un’esperienza comune dell’incon-tro con una potenza che ci condiziona e ci soverchia, e tutta-via può essere da noi contaminata a sua volta: è l’esperienza del linguaggio. Esso ci arriva già dato; è una potenza sociale che ci assume prima di essere assunta da noi; né sappiamo decidere quanto dei nostri pensieri sia già preformato dal lin-guaggio o quanto sia esso un nostro strumento” (43).Così tra-duce Stefano Levi della Torre questa interrelazione tra dato, dichten poetico della parola come excursus e l’azione, l’agire poetico proprio del parlante. Noi siamo vivente che parla e parlante che vive. Le due cose, le due cosalità, s’incrociano come fa il punto con la maglia, mentre parliamo costruiamo la nostra vita e mentre viviamo costruiamo i nostri simboli linguistici e di pensiero. Dunque il farsi voce della voce ci indica il cammino di quel diciamo, di chi chiama e di chi ascolta, in una interrelazione di punti cognitivi che costrui-sce la geografia del nostro territorio. Semiotico, di e da per l’altro. La nostra vita è essenzialmente una tessitura di trame simboliche. Questo linguaggio tra colui che parla e colui che ascolta è l’esperienza significativa dell’umano e del divino, dell’esserci e del non esserci, della presenza e dell’assenza, della parola e del silenzio, della parola e le cose; è l’inter-mezzo, il “tra d’unione” che compone il linguaggio come mediazione comunicativa con l’altrui altro: “Solo la parola ci mette in comunicazione con le cose mute. Mentre la natura e gli animali sono sempre già presi in una lingua e pur tacendo,

prio da queste profondità emerse una nuova immagine, viva e decisiva per me, di questa tradizione,tanto che stento a rico-struire l’intuizione originaria che ne ebbi. Ciò che allora cre-devo di poter cogliere e afferrare e su cui ho riempito alcuni quaderni della mia giovinezza, si trasformò in questo atto di apprensione e il concetto a cui tendevo divenne qualcosa che riluttava tanto più energicamente ai concetti, man mano che passavano gli anni poiché liberava una vita misteriosa di cui dovevo riconoscere l’impossibilità di essere tradotta in con-cetti, e appariva tale da poter essere soltanto rappresentata sotto forma di simboli” (38).

È come se fossimo abituati a veder scorrere un fiume e non sapere da dove nasce. Sarebbe un atto di percezione religiosa, fascinosa dunque quello per cui la sensibilità umana, nell’at-to della conoscenza, di guardar bene la cosa così com’è, atti-va una percezione, un campo di esperienza fenomenologica che induce la mente a cogliere la verità che la realtà gli pone, come suggerimento di un altrove, non come luogo generi-co, ma come abitazione del suo essere reale, cioè il simbolo. Il valore simbolico di un Luogo Comune. Così come aveva intuito Heidegger in “Cosa significa pensare” quando parla dell’esperienza dell’albero che appare all’improvviso alla vista e quando più generalmente intuisce il livello deposi-tario, testimoniale della parola come esperienza della verità stessa. Questa indagine che è già chiara nell’opera maggio-re di Heidegger “Essere e tempo”, viene ripresa come fonte originale in Hegel, in un suo lavoro sul maestro di Jena, dal titolo significativo di “Il concetto hegeliano di esperienza” in Sentieri interrotti (Holzwege):

“L’essere presso di noi appartiene all’assolutezza dell’As-soluto. Senza questo essere presente, questo essere presso di noi, l’Assoluto sarebbe il solitario impossibilitato ad apparire nell’apparente. Esso non potrebbe schiudersi nel suo essere non-essere-nascosto. Senza questo schiudersi (physis) esso non sarebbe in vita (Zoè)…La parusia (cioè l’essere presso di noi dell’essere) dell’Assoluto si storicizza come fenome-nologia) (39). Così in Heidegger:

“Ma la natura dell’oggetto da noi esaminato rende vana questa separazione (dell’oggetto indagine e del soggetto in-dagante, n.d.a.) e di presupposizione. La coscienza dà in lei stessa la propria misura, e la ricerca sarà perciò una compa-rizione di sé con se stessa; giacché la distinzione testè fatta cade nella coscienza. Essa è in lei per un altro, ossia ha in lei in generale la determinatezza del momento del sapere; in pari tempo questo altro è a noi nel soltanto per lei, ma è anche oltre questo rapporto o in sé (an sich): il momento del-la verità” (40).Così chiaramente Hegel nella Fenomenologia dello spirito. Questo essere presente dell’essere a noi, la sua parusìa, deve anche esser visto oltre che come apparizione del suo esserci, anche come sua presentazione, manifesta-zione, in modo da esser visto non solo come rappresentazio-ne, ma come immagine del mondo: “Questa oggettivazione dell’ente si compie in un rappresentare, in un porre-innanzi (vor-stellen) che mira a presentare ogni ente in modo tale che l’uomo conoscente possa esser sicuro, certo, dell’ente”. E questo costituisce l’immagine dell’ente e l’immagine del

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philosofia, la prima filosofia che discuteva, speculava sul-le cose divine inutilmente; guardava, ragionava, legein epi teion, ragionava sul cielo, sul divino, sul luminoso, cercava di leggere, scrutare il divino. Erano dunque teologoi, non te-oretoi epistemologoi, filosofi della conoscenza. La natura in quanto realizzazione, non era presa in considerazione se non nella sua costituzione immaginaria. In questa è la modernità della scienza diversamente dalla antichità teosofica, secondo Aristotele. Non guardava, l’antica filosofia, da sopra in sotto, ma dal basso in alto, guardava le cause ma non gli effetti (ex-factum) e drammaticamente non ne coglieva i nessi. C’è dunque in Aristotele, come per Gautama Siddharta, una rot-tura epistemologica, paradigmatica enorme, rivoluzionaria della tradizione. Si tratta dunque di guardare attentamente il mondo della natura, delle cose ordinate, - del Dharma per la tradizione indiana e del Logos, del Legame, della Leg-ge che regola l’ordine del mondo per i Greci -, come luogo della realizzazione dell’opera, in modo da avere una visione certa dei dati della conoscenza attraverso una esperienza (ex-peira), una ricognizione sul confine, sui limiti dell’orizzonte di ciò che si fa, diviene dall’esperienza stessa come apparen-za fenomenica (gwar, verum, wahrheit) (47a). L’uso della metafora ottica in Aristotele è fondamentale come sottolinea C. Augusto Viano nella sua splendida Introduzione alla Me-tafisica, nella edizione della Utet (47b). È solo una questione di intuizione filosofica, interrogativa, dubbia nel suo essere inerente alla percezione fenomenica, oppure questa intuizio-ne corrisponde ad una visione scientifica della percezione da parte del corpo di sé e del non sé, di sé come corpo di appartenenza e del corpo che non è il proprio? In che senso agisce biologicamente questo meccanismo? Le neuroscien-ze s’incaricano di dare credibilità all’intuizione di Husserl e di Merleau-Ponty sulla fenomenologia della percezione che presuppone la conoscenza del proprio sé per conoscere l’al-tro da sé: l’intuizione che la percezione dell’altro è in una relazione di simmetria asimmetrica rispetto al sé e al cor-po. Che è esattamente il nostro sguardo dentro lo specchio, nella sensazione di smarrimento che quell’altro, l’immagine nello specchio, siamo proprio noi. Scrive Vittorio Gallese, neurobiologo, scopritore dei neuroni specchio: “L’empatia s’intreccia profondamente con la nostra esperienza del corpo proprio, ed è appunto questa esperienza che ci permette di ri-conoscere gli altri non come corpi fisici dotati di una mente, ma come persone, come noi.” (48).

Questo approccio sistemico alla percezione visiva, come sviluppo della fenomenologia, in particolare della fenome-nologia della percezione di Merleau-Ponty, (che è il vero in-terlocutore filosofico dei neuroscienziati), ha condotto negli anni settanta e ottanta, ad un approccio di correlazione inver-sa da parte di J. Gibson con la nozione di affordance. L’affor-dance è la presa che un ambiente specifico fornisce (affords) ad un osservatore, il quale può percepirla poiché egli stesso, adattato a quell’ambiente, ha presa su queste prese. Un’idea che risale come già abbiamo accennato in particolare al con-cetto di aistesis proprio della estetica semantica dello Stoi-cismo e di Crisippo in particolare. Ulteriormente sviluppato

incessantemente parlano e rispondono ai segni, solo l’uomo riesce a interrompere, nella parola, la lingua infinita della na-tura e a porsi per un attimo di fronte alle mute cose. Sol per l’uomo esiste la rosa indelibata, l’idea della rosa” (44), scrive G. Agamben in Idea della prosa.

E più ancora è una mediance, una mediazione culturale tra una mappa e un territorio, condizione questa espressa molto bene dal filosofo giapponese Watsui Tetsuro nel concetto di fudosei, che in un’opera pubblicata nel 1935, coniò un ter-mine nuovo, fudosei appunto, per dire del legame stretto che c’è tra la formazione culturale dell’individuo e della società con il proprio territorio. Se la storia ci dice del nostro lega-me temporale, fudosei rende la dimensione spaziale di questo legame (45).

Chiuderei questa parte dell’argomentazione sottolinean-do che quel “Kan” di: Kanji sai bosatsu sharishi, O Shari-putra colui che guarda con mente libera, quello che vede è perfettamente vuoto, ogni fenomeno è puro segno vuoto, le strofe iniziali del Sutra della Perfetta Sapienza, esprime con chiarezza epistemologica senza pari, l’atto di esperienza fe-nomenica dell’osservatore che ha raggiunto la sapienza, la scienza del saper vedere, al di là di ogni illusione, la realtà fenomenica per quella che è. Il kenbutsu, la visione di un Buddha, del Buddha equivalente alla weltanschauung, lo sguardo dall’alto e di Dio di Romano Guardini più volte da noi citato. Questa giusta visione, è esattamente quel che in-tende Hegel e poi di seguito Heidegger, come abbiamo visto, e ancor prima, metodologicamente parlando, Cartesio e an-cor prima Aristotele, quando l’uno nelle “Meditationes de philosophia prima”, l’altro nella Metafisica, pongono il pro-blema del subiectum, della coscienza del soggetto che pensa la rappresentazione teoretica dell’ente, della realtà degli enti. La metafisica come sguardo rappresentante il mondo, come visione del mondo, come weltanschauung, è obiettivamente, (al di là del diverso modo di dire questa cosa, cioè la verità degli enti, il loro essere realmente presenti), è ciò di cui par-lano le filosofie della conoscenza, le più consapevoli della tradizione occidentale, e della tradizione orientale. Questa esperienza che Hegel chiama dell’autocoscienza cosciente, la teoria della conoscenza buddhista, la definisce come espe-rienza del campo fenomenico del Buddha, di colui che nella grazia del Satori, vede al di là della falsa rappresentazione del samsàra, il mondo così com’è. Ma per vedere le cose come sono, occorre uno sguardo, un saper vedere che sia episte-mologicamente molto attrezzato, che sia esso stesso un fun-damentum, un grund, una epi-steme, una stabilità certa; è il theorein con cui Aristotele inaugura sistematicamente i suoi pensieri sull’essere, un theorein in cui non c’è discussione su ciò che intende il filosofo della scuola peripatetica: guardare, osservare (oreo, orao) chiara-mente, (theios), lucidamente, con mente divina come se si guardasse dall’alto in quanto in oreo, c’è anche oros, altitudine: “… theorei to on è on kai ta touto uparkonta kat’autò… essa, la filosofia considera ciò che è nel suo essere e considera così ciò che in questo essere già per suo conto predomina” (46). Dunque teo-orein, la speculazione attenta, vigile, prende il posto della prote

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nell’attività umana del fare quotidiano e no; indispensabile all’attività investigativa inquirente (indagini giudiziarie, pe-rizie autoptiche, diagnosi mediche), estetica (tromp d’oeil, valutazione e attribuzione di un quadro, di un’opera d’arte), quindi attinente alla storia dell’arte, di pregiudizio cogni-tivo o attuativo come nel caso di misure in architettura, in geometria e in cartografia. J. Dewey scrive in Art as Expe-rience: “Per cogliere le origini dell’esperienza estetica è… necessario ricorrere alla vita animale che sta al di sotto della scala umana… L’animale vitale è pienamente presente, tutto in se stesso, in ogni sua azione: nei suoi sguardi circospetti, nel su fiuto sottile, nell’improvviso drizzarsi delle orecchie. Tutti i sensi sono in ugual misura sul chi vive”. Fino al fino al ‘700 inoltrato, prima cioè dell’introduzione del sistema metrico decimale, le misure per approssimazione sensoriale erano la norma. Il cubito (il gomito), il palmo, il pollice e il piede, sono le misure con cui venivano costruiti persino opere monumentali come Versailles. La Casina Vanvitellia-na, residenza estiva dei Borboni eretta nel 1782-89 sul lago Fusaro nei Campi Flegrei ad opera di Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, opera architettonica con dodici lati di una organicità geniale senza pari con un angolo di flessione delle spezzate ortogonali di 45 gr. per ampliare i diedri interni, fu esegui-ta con dei parametri modulari di proporzionamento calco-lati sui palmi napoletani, sul cubito e il palmo napoletano, dunque su misure “locali”. Il modulo di proporzionamento è di 33 palmi napoletani corrispondenti a m. 8,70. Lo stes-so com-prendere (prendere cum manu, toccare con mano), deve essere connesso all’attività di un organo, la mano, col suo oggetto fin dall’antichità dell’homo sapiens. Dunque da sempre la comprensione è legata all’attività del facere, del fabrum, del fabbricare, della mani-fattura, come l’etnografia e l’antropologia umana ampiamente attesta. E più in generale questo processo di risposta e accumulo di notizie in riposta ad una domanda della mente con l’ambiente, appartiene a quelle interazioni tra conosciuto e conoscente proprie della Agency Theory della psicologia cognitiva postprocessuali-smo di Giddens, Bourdieu e Marshall Sahlins (49).

La duttilità, la umilitas degli oggetti, la loro disponibilità a farsi conoscere è resa evidente dall’intuizione in Dogen, che estende la intuizione di Gautama nel Mahaparanirvana-sutra (che tutte le cose hanno natura di Buddha: issai no shujo kotogotoku bussho o yusu), ad ogni cosa esistente, non specificamente gli esseri senzienti, ma a tutte le esistenze senzienti e non senzienti: “tutti gli esseri senzienti la natura di Buddha dell’esistenza, issai-sho shitsu-u-bussho”. Che si realizza nell’espressione paradossale: “Vedere la natura di Buddha è osservare una mascella di asino e una bocca di cavallo” e ancora: “…nell’intero universo non c’è neanche un solo oggetto estraneo alla natura di Buddha e non c’è neanche una seconda esistenza che non sia questo universo qui ed ora” (50).

Questa metafisica dell’io, del pensiero autisticamente inteso, che percepisce senza essere percepito, ha prodotto i più grandi equivoci e misfatti nella interpretazione umana

poi quest’approccio, in modo scientificamente nuovo, da F. Varela e il concetto enaction, azione incorporata, in cui è del tutto evidente che non c’è più nessuna dualità di soggetto conoscente-percipiente e oggetto percepito-conosciuto. Dun-que la dinamica dei processi cognitivi esclude informazioni pre-date e pre-relazionate. È l’apparato senso motorio del soggetto a guidare la percezione stessa del mondo. L’espres-sione “sentire a pelle” non è altro che la sapienza popolare di un evento che è primrio nella costituzione dell’io. L’io pelle familiare e gruppale è stato molto ben definito nel lavoro di Esther Bick, Didier Anzieu e A. Abraham. In altro ambito ed in altro contesto, quello dell’immagine cinematografica, è quello che afferma in una intervista a Tullio Kegich realizza-ta per la Rai dedicata alla sua opera artistica, Michelangelo Antonioni quando descrive il senso ottico della preparazione della scena, del paesaggio ferrarese in Deserto Rosso, opera premiata con il Leono d’oro al Festival di Venezia nel 1964.

Alfonso Iacono in “L’evento e l’osservatore” ci dà le co-ordinate storiche ed epistemologiche di questo processo, che è un processo standard della determinazione del processo di interrelazione tra percezione e percepito, tra strutture sen-zienti e strutture di senso, come reciprocità di un incontro di percezione con un reale, in una serie del tipo: a) il conoscen-te conosce il conoscibile nella misura in cui il conosciuto si rende disponibile alla conoscenza; b) il conosciuto dispo-ne di una interfaccia riconoscibile al conoscente e rispon-de come un effetto di una causa. Sintatticamente è espres-so questo principio di reciprocità inversa, di correlazione inversa nella transitività del verbo che permette all’oggetto della conoscenza di farsi soggetto in modo non più reversi-bile. L’espressione: “la mela è mangiata da me”, non è più la stessa cosa di: “io mangio la mela”. È, in un paradosso logico di apprensione, che la mela agisce come se si rendes-se disponibile alla prensibilità e al farsi consumare. Oppure ancora più sorprendentemente: “non sono io che bevo l’ac-qua dal bicchiere, ma è l’acqua nel bicchiere che si lascia bere da me”. L’agire in una relazione di un corpo con altri corpi è esattamente nell’agire ed essere agiti, la cui eviden-za è confermata dall’espressione: “la terra dove cammino, è calpestata da me”. La radice indoeuropea di piede, *ped, pod è anche la stessa di pedìa, campo, terreno, di piede, come misura terrestre e di pedestre, attività pedestre, come cinèsi interattiva di un organo col suo appoggio, di sostrato col suo vero subjectum, as-soggetto, la terra. Nella forma greca katà poda elaunein, piede sta per orma, seguire le orme, seguire dappresso. Un dio antico come Poteidon/Poseidon, indica nel suo dominio sacrale, lo scuotimento con il piede della terra e dunque di suscitatore di terremoti. Esempio ancora più inducente se si pensa che il noein, il pensare, il pensiero è collegato dagli antichi greci, al suo organo olfattivo, naso, nel senso di an-nuire, assentire dopo aver percepito. Capire, sentire, percepire a naso, come vaga ma intuitiva percezio-ne della realtà, è certamente da collegare ad un’attività, ad un sapere di tipo indiziario e pre-logico arcaico. Tutta una scienza indiziaria, di indagini preliminari ruota intorno a per-cezioni intuitive, olfattive, a pelle come si dice, o ad occhio,

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teplicità che si trasforma in politica universale. Nella Co-munità, nella Comunione dello Spirito, nell’Assemblea dei chiamati. In ciò che san Paolo chiama la comunità dei santi: “Mai più meteci né stranieri ma confratelli e concittadini della Cominità dei santi”. Alain Badiou sottolinea il carat-tere universalistico della visone di san Paolo che ricolloca l’ebraismo in un ambito universale che lo delocalizza, lo de-territorializza, per farne manifesto politico della universalità del genere umano, planetario e in qualche modo comunistico nella universalità della grazia. In una esperienza teologica e politica, fondativa del Sangha, della Comunità, in quanto comunità che sceglie il proprio Luogo comune. In uno dei sui ultimi scritti, “Cosmopoliti di tutto il mondo, ancora uno sforzo!”, scritto originariamente per la Costituzione in Euro-pa (1995) delle città-rifugio, Derrida cita il comando, il pre-cetto di Dio a Mosè di istituire, le città, i tribunali, le leggi, l’assemblea del popolo, la casa comune del popolo di Israele e poi ancora le città d’asilo per i criminali e per gli esiliati. E. Levinas alle città-rifugio ha dedicato una intensa meditazio-ne. Così come Hanna Arent e Walter Benjamin si sono spesi politicamente per uno stato non totalitario, richiamandosi allo statuto d’eccezione della legge. San Paolo coglie mol-to bene l’universalità del Massiah divino. Ogni uomo, nel-la sua universalità, nella morte del Cristo , è salvato perché rinasce nello spirito. La morte dunque, il vuoto assoluto di ogni esperienza umana, la sua Kènosi, è in realtà quella porta stretta che tutti devono attraversare. La non identità del sé, è la via attraverso cui noi apparteniamo, attraverso la morte, la dissoluzione identitaria ed oggettiva delle cose, al mondo intero, alla Koinè universale. Questo aspetto, l’aspetto ke-notico della fede è tra l’altro un punto di snodo fondamen-tale per costruire una somiglianza teologica fondamentale tra Cristianesimo e Buddhismo, tra la morte del Cristo e il Nirvana del Buddha, che sono gli aspetti transeunti del divi-no nell’umano, tra annichilimento del Cristo sulla Croce per assimilazione terrena, umana e l’aspetto kenotico della fede buddhista, del suo credere allo svuotamento, alla vuotezza di ogni Dharma. E paradossalmente, si lega a quel avel avalim, il vuoto di ogni vuoto, messo lì come drastico ammonimento dello Spirito di Dio nella sua sostanza indefinita ed aleatoria, come chiodo nella trave cosmica, nella tradizione legittima ebraica, nel libro sacro del Qohèlet (56).

Simbolicamente dunque i sistemi di religione, iniziano alla nostra identità collettiva, comunitaria, non individuale. È at-traverso la morte che il corpo risorge nello spirito. L’aposto-lo delle genti coglie molto bene che la Kènosi del Cristo, la sua scomparsa, la sua morte, il suo svuotamento, è il lascito fondativo, memoriale della Religione dello Spirito: “Ignora-te forse che quanti siamo stati battezzati in Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte?” e ancora: “Se infatti siamo stati connaturati con Lui nella somiglianza della morte, lo saremo pure nella somiglianza della Resurrezione” (57).

“In verità ti dico che se uno non è nato di acqua e di spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è spirito è spirito. Dovete rinascere nello Spirito comune poiché già siete nati nella carne (58)”. Così

della realtà, portando gli uomini sull’abisso ed oltre, dell’in-fernalità (51). Scrive Alfonso Iacono riprendendo un passo di G.B. Vico del De antiquissima: “Se i sensi sono facoltà, vedendo i colori, gustando i sapori, udendo i suoni, toccando le cose fredde e calde, noi produciamo queste qualità delle cose”. Il riferimento a Vico significa qui il riferimento a colui che pose le basi teoriche per l’ermeneutica storica, della epi-stemologia semantica in Occidente, poiché la sua concezione del fare e del conoscere la storia è costruita sul senso di auto limitatezza del comprendere umano. La nozione di chiusura porta con sé l’idea che un sistema produce un mondo e dà senso ad esso. Nel conoscere questo sistema crea eventi, poi-ché interviene attivamente. Nel dare senso aggiunge il nuo-vo al già dato… Il rendere simile a sé l’altro è un processo di attività conoscitiva. Ecco perché noi possiamo osservare l’osservatore o intepretare l’inteprete. Tutto dipende dal fatto che è l’insieme dell’oggetto e del mondo prodotto dall’osser-vatore che noi osserviamo” (52). Nel paradosso della freccia di zenoniana memoria in realtà si pone il paradosso logico di un sistema e cioè: quando la freccia è scoccata, chi è che scocca? L’arco, l’arciere o la freccia? E quando una volta è scoccata cosa avviene in ogni segmento spazio-temporale? Chi osserva e chi è osservato sono dentro un contesto norma-tivo e in questo quadro cosa avviene? Rispondere a queste domande, non solo appartiene alla storia della filosofia del-la conoscenza, ma questo è in oltre il nucleo fondamentale della ricerca estetica teologica e rituale, questa affermazione della parola testimoniale, di un gesto visibile che significa il quello e quello che è oltre il quello: l’immagine e la sua somiglianza. È il valore simbolico del reale (53).

Questo afferma von Balthazar, questa percezione della re-altà come segno e come forma è in realtà la percezione della Grazia attraverso la bellezza del mondo: il richiamo continuo al mondo come rappresentazione e come volontà dell’Essere di esserci, l’ ”io sono colui che sono accanto a voi”, della testimonianza Mosaica del significato del Nome di Dio (54). E aggiungo io, politica, cioè la fondazione di una comunità che esprime e testimonia della fede stessa. Col Buddha e con il Cristo, con Dio che ordina a Mosè l’esperienza politica, di istituire e leggi e i tribunali, nella tradizione giuridica e filosofica islamica, nel suo essere islamic nation, nazione islamica senza confini territoriali, noi affermiamo che l’e-sperienza della percezione estetica del divino, viene tradotta in una ritualità politica, comunitaria; nella Istituzione e nel Diritto e nei linguaggi semiogenetici ad essi connessi. In quell’ordine cosmico e naturale,il Dharma, che chiamiamo nell’antico protoindoeuropeo, (d)Hrto > (d)Hrta. Dritto e ro-vescio, ordine naturale, trama, tessuto, ordine di un incrocio tra corpo e mente, ordito tra assi simbolici differenti, l’asse del costituito e l’asse dell’incostituito, il dha* farsi. Il Dha di Dharma, il terreno, il fondamentale come ground, l’umano che si realizza è forse il Tao, il metà-odos, il cammino che si realizza come destino, destinazione umana? Probabilmente sì, se recuperiamo il terreno dinamico della etimologia e del significato profondo (55).

Ordito, costituzione, trama politica e religiosa di una mol-

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di tutta la filosofia Mahayana , particolarmente dello Zen, a partire da Nagarjuna. E’ la perfetta non dualità che è vuota di tutto,anche dello stesso concetto di vuoto”.2) Kitaro Nishida.La visione del luogo e la visione religiosa del mon-do,pagg.130-138.L’Epos ed.;Per la questione del luogo e del non luogo in filosofia e in filosofia della conoscenza:M. Heidegger, Il concetto hege-liano di esperienza e la sentenza di Nietzsche “Dio è morto” in: Sentieri Interrotti. La Nuova Italia; Ritorno al fondamento della Metafisica, in: Che cos’è la metafisica”? La nuova Italia; H .G. Gadamer, il Sentiero verso la svolta, in :I sentieri di Heidegger. Marietti;M.Foucault.Eterotipia.Luoghi e non luohi metropolitani.Mimesis; Marc Augè: Nonluoghi,introd.ad una antropologia della surmodernità.Eleuthera e Il Troppo pieno e il vuoto, in Rovine e macerie. Bollati Boringhieri; V. Vitiello.Topologia del moder-no. Marietti; Raffaele Milani.Visioni estatiche in: I volti della grazia. Il Mulino;J. Y. Lacoste.Esperienza e assoluto. Cittadella; e infine R. Thom: Stabilità strutturale e morfogenesi. Einaudi; C.Mangione: La logica nel ventesimo secolo,in L.Geymonat. Storia del pensiero scientifico e filoso-fico. Garzanti3) K.Tsujimura. Il pensiero di Martin Heidegger e la filosofia giap-ponese,in “Sophia”,n1.1999; M.Heidegger. Cosa significa pensare, pag.59 e seg.Milano. 4) T.Deshimaru Kusen, op.cit.5) Vasta è la schiera dei critici radicali alla filosofia del fondamento e va da Heidegger, a Gadamer, da Popper, a Feyrabend, a Derrida, a Deleuze, a Rorty. Per rendersi conto della problematicità, consigliamo:A.Pagnini. Teoria della conoscenza,in La filosofia,vol III, a cura di Paolo Rossi. Utet; P.Rorty. La filosofia e lo specchio della natura. Bompiani; H. Albert. Per un razionalismo critico. Il Mulino; G.Vattimo. La fine della modernità. Garzanti; E. Severino. Oltrepassamento. Adelphi;H.Jonas.Questioni rela-tive ai fondamenti e al metodo, in Il principio di responsabilità.Einaudi.(6) M. Heidegger. Che cosa è la Metafisica? Adelphi e E. Severino. L’es-senza del nichilismo. Adelphi. E.Severino. La tendenza fondamentale del nostro tempo. Adelphi; A.A.V.V.Scienza e realtà, a cura di G.Peruzzi.Bru-no Mondadori.7) Dogen Zenji. Shobogenzo, Bussho e Maka.kannaharamitsu. Lo Shobo-genzo (Il tesoro della vera visione del Dharma) è l’opera fondamentale del maestro fondatore dell’Ordine Zen Soto, Dogen Zenji(1200-1253).Ottimo lo studio sistematico di Hee-Jim Kim “Eiehi Dogen Mystical realist, edito da Wisdom Pubblication,USA e tradotto in Italiano a cura dell’Istituto ital-iano Zen Soto, Salsomaggiore. Per lo studio del Buddismo Zen in generale invece: Heinrich Dumoulin, A History of Zen Buddhism. Per il Buddismo Zen Soto è consigliabile:Koho Chisan Zenji, Le bouddisme Zen Soto, ed. Sully, Vannes. Esiste anche una traduzione in Italiano a cura dell’Istituto Italiano Zen Soto, Salsomaggiore e Taisen Deshimaru.Il vero zen. SE ed.8) Per capire la portata di quanto si afferma, non resta che immergersi nell’opera di E.Husserl, ampiamente tradotto in Italia. Per chi volesse,ri-mane fondamentale l’ampio studio su Die Krisis der eurpopaischen Wisseschaften und die transzendentale Phanomenologie, in Husserliana, Amburg e Erfahrung und Urteil,Esperienza e giudizio in Opere; La stoà di M.Pholenz, la Nuova Italia. Più in generale: Anthony A. Long. La fi-losofia ellenistica, il paragrafo dedicato allo stoicismo, pag 145 e seg. Il Mulino. Ma già Parmenide affermava che il pensiero e la percezione (to aistanestai kai to fronein) erano identici.(M. Untersteiner in I presocratici e in Sofocle); e per uno studio sulla fenomenologia: C.Sini. Fenomenologia. Garzanti; Enzo Paci. Filosofia e fenomenologia della cultura,in Relazioni e significati. Lampugnani.9) G.B.Vico.Scienza Nuova. Idea dell’opera,.in G.B. Vico. Opere, vol II. Fulvio Rossi ed. L’ampia nota di Nicola Badaloni nel suo studio su Vi-co(Introduzione a Vico,Laterza) a pag.26 rende conto di quanto si dice:”es-sendo la nostra mente partecipe del principio attivo delle cose(il facere), un serio discorso sulla metodologia del Vico non può farsi che tenendo conto sia delle sottostante base attiva sia della risposta, in termini di arte topica e di linguaggio, che la mente è in grado di sviluppare. Anzichè un blocco monolitico e unidirezionale tra natura e scienze umane, la causalità vichi-ana deve essere intesa come capacità di pensare la variazione dei contesti e di esprimerla in modo simbolicamente appropriato”.10) In Sutra Zen,a cura dell’Istituto Italiano Zen Soto, Salsomaggiore.11) “La mente del risveglio non è natura propria né natura altrui, non è natura comune o la natura senza causa. Nonostante ciò , il sorgere del pensiero dell’illuminazione accade, quando la risonanza cosmica è pre-sente (kanno-doko).” Dogen in Hotsu-Bodaishin e in Kim“Dogen mystical realist”,pag176.

risponde il Cristo a Nicodemo che non capisce la novità del messaggio del Cristo stesso. È - nella dottrina del Buddha -, la realizzazione della fede, il Risveglio, la realizzazione del-la sua mente, la Bodaishin, la mente del Risveglio, come il corpo risorto, rinato, guarito, che sorge a nuova vita, a nuova dimensione. Diviene Buddha realizzando la natura intrinseca di ogni Buddha. È dunque questo il senso, l’annuncio del Buddha nuovo, il suo kerigma? il suo avvenire, il suo Ange-lus Novus? Se fosse così, sarebbe davvero commovente; la coscienza del Nirvana, nella corrente del samsara, sarebbe la profezia della Grazia donata agli uomini, nel regno del suo spirito, il Dharma realizzato nello Spirito a tutti comune:

“Figli di nobile schiatta, io consegno, pongo nelle vostre mani questo perfetto supremo Risveglio da me raggiunto. Che si moltiplichi e si diffonda” (59). Ma la grazia cos’è e appartiene all’uomo o è di disputa divina? La consegna dell’annuncio salvifico è lo specifico dell’atto religioso. Sen-za questo Annuncio, del suo stesso angelo, la notizia dell’E-vento non avrebbe significato. Dunque come la freccia che viene scoccata, la parola annunciante, l’annuncio, colui che annuncia e il contenuto dell’annuncio, la memoria testuale, cultuale dell’evento annunciato, sono gli elementi della strut-tura di senso di un sistema religioso. Ma questo annuncio, come in Kafka, non ammette indugi: “Ordinai di andare a prendere il mio cavallo dalla stalla. Il servo non mi capì. An-dai io stesso nella stalla, sellai il mio cavallo e vi montai. In lontananza sentii il suono di una tromba, chiesi al servo che cosa volesse dire. Egli non lo sapeva e non aveva sentito niente. Presso il portone mi trattenne e domandò: “Signore, dove vai?”. “Non lo so, - dissi -, solo via di qui, solo via di qui” (60).

In una fuga senza fine dentro ed oltre l’abisso del tempo, come attraversando il deserto, questa è l’esperienza del sacro che induce alla conoscenza dell’altro e del mondo dell’altrui come al mondo di un unico, differente, universo simbolico. Per la matematica e per la fisica sarebbe nient’altro che una curva esponenziale di accrescimento (61).

Note 1) Taisen Deshimaru. Il vero Zen, pag.47.SE ed in “I due pilastri della reli-giosità del pensiero del Maestro Dogen”. Kusen di Taisen Deshimaru. Ist. Ital. Zen Soto; F.Taiten Guareschi in una nota pag.2 dell’Introduzione al suo: F.Taiten Guareschi.Il pensiero religioso di Taisen Deshimatu Roshi. Il Cerchio edizioni,con estrema chiarezza scrive:”Sunyata. Vacuità, vas-tità,vuoto. Deriva dal sanscrito sunya(zero). E’ la dottrina fondamentale

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SCIENZE DELL’ANTICHITÀ | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

di:Benedetto Carucci Viterbi. La Qabbalah, in Torah e filosofia,percorsi del pensiero ebraico. Giuntina. In particolare nello Zohar, il Libro dello Splendore, attribuito da G. Scholem, il più grande studioso della Qab-balah del Novecento,a Mosè de Leon,cabalista di Vallodid della fine del XIII sec.,si pone lo scopo di cogliere la dimensione nascosta dei processi divini come rispecchiamento della creazione. Per la cultura islamica:B.Scarcia Amoretti. Maometto e l’Islam. Salerno ed.; R.Tottoli. I profeti bib-lici nella tradizione islamica. Paideia.;H. Corbin. Le paradoxe du mono-teisme.L’Herne; in particolare T.Fahd. La naissance du monde en Islam in La naissance du monde,pagg.250-55.Le Seuil. E Y.Tardan-Masquelier. I Miti della Creazione,La nascita del mondo secondo l’Islam, parag..6, pagg.325-326 in La Religione. Utet20) F.Taiten Guareschi.Capaci di missione attiva,pagg.7 e 8. La voce che ascolta. Istituto Italiano zen Soto. Salsomaggiore.21) Dogen Zenji.Shobogenzo, Esistenza-tempo(uji),pag.38-39.Mondadori22) Anne Cheng.Storia del pensiero cinese, vol. II.pag.415 § 3.La scuola Huayan.23) “I cinque aggregati sono costituiti da elementi psicofisici:for-ma(rupa),sensazione(vedana), percezione(samjna),fattori mentali(sams-kara) e coscienza(vijnana).Complessivamente sono chiamati nama(nome) e rupa(forma).Il composto nama-rupa è quindi un sinonimo dei cinque aggregati”. K.Mizuno, op.citata in “Elementi dell’esistenza”quaderno n.3, pag.4, a cura dell’Istituto Italiano Zen Soto, Salsomaggiore. 24) Dogen Zenji, vedi nota 18.25) Il canone Buddhista,2 vol. Utet26) Il Sutra del Loto. Capitolo V,51 e 79. BUR27) Sono stato molto in dubbio se scrivere quanto sopra e questa nota, consapevole dell’”arditezza” di questa supposizione e perché il tema della scienza e della filosofia buddhista, ha subito in questi anni il fascino della cultura olistica,che a mio avviso significa tutto e non significa nulla. Resta il fatto che nelle intuizione di Heisenberg, Schrodinger, D.Bohm, Man-delbrot, Bateson e Prigogine, E. Del Giudice e Preparata, fino alle recenti acquisizioni di Varela,e soprattutto di Vittorio Gallese per le neuroscienze, di A. Piazza per la genetica evoluzionista, G.M. Cardona,R. Rappaport e A.Salza per etnolinguistica, ci sono argomenti logici, semantici e di biose-miosfera, da sviluppare per un serio incontro tra scienza e pensiero del non pensiero buddhista. Certamente in Dogen in particolare non v’è alcuna in-tenzione di analisi epistemologica del reale, in quanto il suo pensiero è un pensiero religioso. Ma di certo il suo pensiero giunge a tali livelli di comp-lessità che di fatto induce chi legge a vari ordini di considerazioni: di logi-ca, di epistemologia e storia delle scienze. Per questo rimandiamo l’ardito parallelismo allo studio di Dogen e in particolare allo studio di Abe Ma-sao:La concezione dello spazio e del tempo in Dogen. Istituto italiano Zen Soto; e per le questioni logiche e scientifiche al volume di Mauro Dorato. Il software dell’universo. Mondadori in particolare da pag.68 a pag.80 ; A. Pagnini: Filosofia della conoscenza. della conoscenza, op.cit;D.Scia-ma.The Physical Foundations of General relativity, Science Study Series, Modern Cosmology, Cambridge, Cambridge University Press. 28) W.Benjamin. Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo, in Metafisica della gioventù, pag.186. Einaudi. La questione in W.Benjamin è di grande complessità, e riguardano i suoi legami con G. Scholem e con altri pensatori ebrei e non ebrei a lui contemporanei. Va dunque inquadrata nella particolare Bildung dell’epoca e del pensiero ebraico in Germania nel primo Novecento per cui è doveroso rimandare il lettore a: F.G. Fried-mann. Da Cohen a Benjamin. Giuntina e alla ottima prefazione di Carlo Attini: Oltre il Nichilismo, al volume su:Leo Strauss. Filosofia e Legge. Giuntina; al volume Filosofia e ebraismo da Spinoza a Levinas a cura di K.Tenenbaum e P.Vinci. Giuntina. Franz Rosenzweig. Ebraismo, Bildung e filosofia della vita. Giuntina29) R. Guardini. Scritti Filosofici,pag.201, vol.II. Fabbri ed.; A.Grillo. La riscopetta del rito come dato della teologia. Il contributo dell’antropologia per la comprensione del’esperienza religiosa.pagg7-14.op.cit..30) C.Watkins. Le dorsali,in Proto-indoeuropeo; E.Vineis, Le consonanti occlusive>i.e. k,pag 305, in Latino, in Le lingue indoeuropee. Il Mulino;per il ritualismo religioso inerente alla voce,vedi A. Degrace. Dalla Religione vedica alle Upanishad, in La Religione vol III. Utet31) M.Merleau-Ponty. L’occhio e lo spirito,pag.18.SE32) Henry Corbin. Corpo spirituale e terra celeste, pag.118. Adelphi.33) R. Guardini. Fede, religione, esperienza, pag.146. Morcelliana34) Agostino di Ippona. Confessioni. X, xxxv, pag.54.Utet35) G. Raimondo Cardona. La foresta di piume. Manuale di etnoscienza,

12) Tommaso D’Aquino. De ente et essentia. Dell’ente e dell’essenza, pag 121-139 e 147-149.Sei.Torino e L’incarnazione, in Somma Teologica,ter-za parte, qq.1-26.Salani.Firenze13) Genesi,1.26.1.27:” e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglian-za. A immagine di Dio li creò. Maschio e femmina li creò”.Sul senso dell’espressione il Genesi rabbah, la raccolta delle interpretazioni del Gen-esi,e il Midras Thillin, una raccolta di interpretazioni (midras al plurale midrashim,vale insegnamento) redatta in età altomedievale danno questa interpretazione:” A nostra immagine, secondo la nostra somiglianza e cioè non l’uomo senza donna né la donna senza l’uomo e neppure entrambi senza la Sekinah ,(la presenza- impresente come l’ombra, di Dio), affer-ma rabbi Simila’y”.Genesi rabbah VIII.9. Nel Misdras Tehillim invece :”Quando un uomo traccia una figura su di un muro, questa non ne produce un’altra;l’uomo invece è la figura del Santo,sia Egli benedetto e anche l’uomo genera figli a propria immagine, come è detto Adamo generò un figlio a sua immagine e somiglianza(Gen.5-3)”.Midras Tehillim CXVII.I14) a. Così si esprime Anne Cheng a questo proposito:”In effetti è nel-lo spirito assoluto che si integrano armoniosamente tutti gli elementi del mondo noumenico puro della buddhità come del mondo fenomenico im-puro,segnato dalla molteplicità e dall’infinita varietà delle cose. Di con-seguenza la scuola Tiantai pone l’accento sulla coltivazione dello spirito tramite la cessazione-concentrazione (zhi) che porta a prendere coscien-za della vacuità di ogni cosa e la visualizzazione (guan, giapponese kan) che al di là della vacuità, percepisce le cose nella loro realtà temporanea”. Anne Cheng. Storia del pensiero cinese. vol. II pag.415. Einaudi.Il kanji, l’ideogramma equivalente di guan è un omino che guarda atten-tamente qualcosa davanti e sotto di lui. Il saper guardare dentro e oltre la realtà, questo è l’aspetto propriamente profetico del pensiero.(Lo sciama-nesimo e il Sacro e il profano di. M.Eliade; inoltre in Fenomenologia della religione di G.van der Leeuw).In Sanscrito è il bodhisatva Avalokitesvara detto avalokita,colui che guarda dal’alto verso il basso,che contraddis-tingue una compassione ma anche la sua grande sapienza dall’alto, esat-tamente ciò che R. Guardini intende per weltanschauung contrapposta ad anschauung, sguardo divino e sguardo terreno: ”Mosso da compassione Avalokita, senza perdere di vista la vacuità,guardò in giù dall’alto questo mondo di creature sofferenti” così in Ed. Conze nel commento alla traduz-ione dal sanscrito del Sutra del Cuore. In “ I libri buddhisti della sapien-za”,pag 71.Ubaldini.b. Bodhisatva vuol dire:essere risvegliato. Nella tradizione del Grande ve-icolo,il Mahayana, la figura del bodhisatva è molto importante, è colui il quale,perfettamente risvegliato,sceglie di vivere in mezzo agli uomini per aiutarli a realizzare a loro volta il Risveglio.(K.Mizuno, Essentials of bud-dhism. Basic terminology and concept of buddist philosophy and practice. Kosei Pubblishing Co. Tokyo.Nel Sutra del Diamante ai capitoli dal 3 al 5 è trattata la figura e il percorso di un bodhisatva;vedi anche :G.Filoramo. Dizionario delle Religioni, alla voce bodhisatva. Einaudi e Har Dayal.The bodhisatva Doctrine in Buddhist Sanskrit Literature. Trubner & comp.London15) G.Busi alla voce masiah, op. cit. e Pnina Navè Levinson.Introduzione ala teologia ebraica,pagg.130-135.ed.San Paolo. Per una trattazione com-pleta sul Messianesimo ebraico:David Banon, Il Messianesimo. Giuntina e J.Neusner.I fondamenti del Giudaismo.Giuntina16) In effetti Il Sutra del Loto è detto anche Sutra del Bodhisatva Kan-non, Avalokitesvara in sanscrito, il sutra che più si spinge sul fronte del profetismo e del messianesimo buddhista. P.Williams. Il Buddhismo Ma-hayana,cap.7,pag165.Ubaldini e F. Sferra nell’Introduzione al Sutra del Loto. Bur17) “Fu il buddhismo Mahayana che apprestò un fondamento filosofico più consistente alla teoria del Buddha,attraverso la dottrina dei due, dei tre e quattro aspetti o corpi (kaya) del Buddha :il corpo del Dharma (dhar-ma-kaya), il corpo di ricompensa o di godimento (sambhoga-kaya) e il corpo di manifestazione(nirmana-kaya).Si ha fede che il Dharma si sia incarnato nel Buddha”.Così K.Mizuno op.cit.pag.8; la dottrina del corpo di Dharma è trattata nel sutra del Diamante in 2b e 2c del testo a cura di Ed.Conze, op.cit. in nota 13.18) Il Sutra del Diamante,pagg.60-63 in E. Conze. I Libri buddhisti della Sapienza. Ubaldini Editore19) E. Cassirer. Storia della filosofia moderna al capitolo:L’Umanesi-mo e la contesa tra filosofia platonica e aristotelica,pag.96 e seg. New Compton.Per un’accurata trattazione dell’argomento,vedi poi:Cesare Vasoli. La rilettura di Aristotele e Platone,in La cultura Civile pagg.45-65.Utet;Per la visione del pensiero ebraico e cabalistico al riguardo ve-

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l’ambiente e con la relazione con gli altri,vedi la splendida Archeologia teoretica: Breve Introduzione,pagg.46-49 diM.Montagnari Korely,in Dal-la preistoria alla storia.Il mondo antico.Salerno ed. e A.Salza .Strategie di sopravvivenza,tecnologia , pagg.123-126.Atlante delle popolazioni.Utet;f-Per la Agency Theory,la Theory of pratice e la Strutturation The-ory che identificano l’embodiement, il material engagement e le pratiche corporee nella civilizzazione umana:C.Renfrew-P.Bahn.Archeologia,te-orie,metodi,pratiche.Zanichelli e I.Hodder, Archaeological theory today, Cambridge; g-Per l’approccio neocognitivo dell’ ”ecologia dello sguar-do” vedi:J.Gibson.The ecological approach to visual perception.Boston e F.Varela,E Thompson ed E.Rosch.L’inscription corporelle de l’esprit.Seuil.Paris.;A.Berque.Come parlare di paesaggio? In Estetica e paesaggio, pagg.166-168.Il Mulino.; per l’io pelle familiare e gruppale,D.Anzieu,L’io pelle familiare e gruppale,in Interazioni,Franco Angeli. N.1/96 e P.Lussa-na in Rivista di Psicanalisi.30,1984;Tullio Kegichz,Michelangelo Anton-ioni.Intervista.Rai storia. 50) Dogen Zenji.Bussho in Shobogenzo.Pisani ed. e Hee-Jin Kim. Eiehi Dogen realista mistico,pagg.104-108.trad.Massimo Barbaro.Istituto itaia-no Zen Soto.Salsomaggiore;Su tutto l‘argomento vedi poi la bellissima discussione di H.Jonas in Il principio di responsabilità, Sugli scopi e la loro posizione nell’essere,pagg 65-97.Einaudi51) G.Bateson.Verso una teoria della schizofrenia,pagg.244-251, in Ver-so un’ecologia della mente. Adelphi; P.Watzlawitck.La realtà della re-altà,pagg 24-33 e 82-89. Astrolabio; A.Kozybski. Introduzione ai sistemi non aristotelici e semantica generale.Pennsylvania;G.Jervis.Introduzione a La personalità autoritaria 2 vol.Adorno Frenkel-Brunswik Levinson San-ford.Ed.Comunità. 52) A.Iacono.L’evento e l’osservatore.Ricerche sulla storicità dela conos-cenza, pag.45.PierLuigi Lubrina ed.53) U.Eco.Simbolo,in Enciclopedia,vol.XII.Einaudi.;J.Buadrillard,Lo scambio della morte nell’ordine primitivo ,in Lo scambio simbolico e la Morte.Feltrinelli.;Ed.Leach.Cultura e comunicazione. La logica della con-nessione simbolica.FrancoAngeli; M.Granet-M.Mauss.Il Linguaggio dei sentimenti. Adelphi; I.Hodder.Symbols in action:ethnoarcheogical studies of material culture.Cambridge University Press.;Ysè Tardan-Masquelier.Il linguaggio simbolico, in La Religione ,vol.VI.Utet;A.Leroi-Gourhan. Le ipotesi della preistoria,in Le religioni dei popoli senza scrittura, a cura di Puech.Laterza; N.Spineto.I simboli nella storia dell’uomo.Jaka Book54)a. -H.U.Von Balthasar.Gloria.Una estetica teolgica, pagg.10,19-20,28-29,31,338. Jaka Book; R.Tagliaferri.La magia del rito.pagg.140-141.Edizioni Messagero.Padova.; b-”Nella nozione ebraica di shem-,<nome>,O.Procksch distingue due componenti:l’elemento noetico e l’elemento dinamico.Il primo è il suo significato o etimologia,il secondo implica una concezione arcaica come contenitore di una virtù.della quale è possibile un uso magico.Il nome non offre né una designazione logi-ca né una rappresentazione simbolica,ma ne designa l’essenza segreta e ne contiene la presenza attiva,la potenza.”e ”Nell’episodio della teofania del roveto ardente,Mosè dice a Dio:<Ecco, io vado dai figli d’Israele e dico loro:-Il Dio dei vostri padri mi ha inviato a voi-Mi diranno:-Qual è il suo nome? Cosa risponderò loro?>Dio disse a Mosè:”Io sono colui che sono”(Esodo,3,13-14).Riguardo alla formula ehyeh asher ehyeh,possiamo chiederci se essa esprima il rifiuto di Dio di svelare la prorpia identità,<Io sono chi sono>, oppure se non costituisca una rassicurazione fornita a Mosè sulla sua effettiva presenza a fianco del suo popolo.<”Io sono chi sarò accanto a voi”,come il verbo hayah prevede(essere accanto,come in Aywa,Eva, colei che ti è accanto,sposa di Adamo n.d.a.e Sh.Trigano.Ebra-ismo,pagg.499-500, in La Religione.Utet).nella teofania del Sinai quel che chiede Mosè ,è di vedere la gloria di Dio(Es.33,18).La proclamazione del Nome divino (Es, 34,6) viene data a Mosè come sostituto della contem-plazione diretta di Dio,che non è possibile vedere senza morire.Il Nome di Dio è portatore della sua gloria e della sua potenza”.Ysabel de Andia.I nomi divini alle origini del Cristianesimo,in Religionevol.IV.Utet.55)a -F.Parente.Le istituzioni politiche del popolo d’Israele e Il pensiero cristiano delle origini,in Ebraismo e cristianesimo,in Storia del pensiero politco,vol.II.Utet;Giovanna Galasso.Il mondo islamico mediterraneo dagli Ommayyadi ai Mamelucchi., in Dal medioevo alla globalizzazione.Salerno ed.;B.Scarcia Moretti.Il sistema Islam,in Maometto e l’Islam,in Il Medioevo(sec.V-XV).Salerno ed.;M.Piantelli.Religione e religioni del mondo indiano,in Storia delle religioni.Laterza;G.Dumezil.Mito ed epo-pea.L’ideologia delle tre funzioni nelle epopee dei popoli indoeuropei.Einaudi.;Dennis Gira.La comunità buddhista in Il Buddha e la nascita del Buddhismo;Chia-yu Wang.Il confucianesimo;Zwi Werblowsky.Relazioni

pag 7.Laterza.36) a) kerigma è parola greca per annuncio,bando pubblico,editto. Nel Nuovo testamento viene adoperato da Matteo come predicazione del Cris-to(Mt.12-41).Ma del Kerigma, dell’Annuncio di una verità escatologica,è fondamentale la notazione costante in Paolo, come avvento della chiesa dello spirito e della comunità dei santi in Cristo. L’aspetto annunciante, autoritativo della religione che annuncia l’evento fondante, si estende generalmente alle religioni storiche. Per la questione vedi:P.A.Sequeri.Il Dio affidabile.Saggio di teologia fondamentale.Queriniana.;H.Schlier. Kérygma e sophia in Il tempo della chiesa. Il Mulino; R.Bultmann. Cre-dere e comprendere. Queriniana; W.Benjamin. Angelus Novus. Einaudi; G.Scholem. Walter .Benjamin e il suo angelo.Adelphi; F.Rosenzweig. La stella della redenzione. Marietti; K. Lowith. Significato e fine della storia. I presupposti teologici della filosofia della storia. Ed. di Comunità. Per il kerygma, come parola annunciante nel cristianesimo, nell’ebraismo filo-sofico e nella ierofania del Buddha, vedi:Vincenzo Crosio.Il kerigma,l’an-nuncio della parola che cambia il paradigma,in Zenite,zen notizario.vol.16,n.3-autunno 2009 e riportato qui, in questo testo; b). per wauca,vox, voce,aoga,parlo chiaramente,con solennità,vedi alla voce A.Thumb, Handbuch des Sanskrit.Winter.;C.Watkins.Il proto-indoeuropeo.pag.56,in Le lingue indoeuropee.Il Mulino.;E.Benveniste.Le istituzioni indoeurop-ee,alla voce >voto,pagg.460-461,op.cit. e alla voce>fas,pagg.384-391,op.cit; c) Per Shoshoni,Sioux e Dogon, A.Salza in Modelli di rappresentazi-one pag.7.Atlante delle popolazioni. Utet37) G.R. Cardona. La foresta di piume. In “I nomi delle cose”,pag.129. Laterza;Omero,Iliade,libro II.38) G.Scholem.Da Berlino a Gerusalemme,pagg.47-47.Einaudi39) M.Heidegger. Sentieri interrotti. Il concetto hegeliano di esperien-za,pagg.185-186.La nuova Italia.40) G.W.F.Hegel. Fenomenologia dello Spirito. pag.76.La Nuova Italia.41) M.Heidegger. L’epoca dell’immagine del mondo,pag83 e pag.86-87, in Sentieri interrotti. La Nuova Italia42) E.Annati.I linguaggi metaforici,in Le religioni preistoriche,pag.43.La Religione,vol I.Utet43) Stefano Levi della Torre. Zone di turbolenza,pag.23.Feltrinelli.44) G.Agamben. Idea del linguaggio,pag.87,in Idea della prosa. Feltrinelli45) Watsuji Tetsuro.Fudò.Ningengakuteki kosatsu.Tokio.Iwana-mi Shoten,1935; trad.inglese:Climate and Culture.A philosophical Study.N.Y.Greenwood Press,1988.46) Aristotele.Metafisica.Z1,1003 a21. Jager W.W. Oxford47a) -J.Pakorny. Indogermanisches etymologisches Worterbuch.Berna; 47b) -Augusto Viano. Aristotele, Metafisica. Introduzione pagg.11-14.Utet48) V.Gallese. Corpo vivo, simulazione incarnata e intersoggettivi-tà,pag.319,in Neurofenomenologia. Bruno Mondadori.49) a- Per il fonetismo ped/pod vedi P.Chartraine, Il vocabolario etimolog-ico della lingua greca. Parigi così pure per Pedo-seion,Poseidon, scuoti- terra, e E.Benveniste.Il vocabolario delle istit.indoeuropee,op.cit.alla vo-ce>ospitalità; Per l’attribuzione del dominio sacrale di Poseidon Hippios vedi M. Detienne in Puissance du jallissement, pag 145-147.in Il destino della Sibilla.Bibliopolis.b- Per Noein come capacità di sentire empatica-mente che ci sia qualcosa attraverso il naso,l’annusare e l’annuire,com-prendere che lì ci sia qualcosa, vedi H.G.Gadamer pag.32 di Parmenide.Ripostes, in cui vengono riportate le ricerche di K.von Fritz sul campo semantico di noein, pensare,nous pensiero come riconoscere qualcosa per il suo odore attraverso il naso proprio degli animali,(K.von Fritz,Le orig.della scienza in Grecia,Il Mulino) come in ad-nuo, porto il naso verso, annuso, annusare l‘aria,;e R.B.Onians a pag.166-168 di Le origini del pensiero europeo,in Genius,numen in cui tra l’altro si cita Livio(VII,30) che cita un episodio in cui i messi campani chiesero ai senatori romani di assentire annuendo col cenno del capo,ricordandogli il numen originario:” Annuite,patres conscripti, nutum numenque vestrum invictum Campa-nis”.;J.Dewey.Art as Experience,pagg.18-19.Capricorn Books;c-Per il sa-pere indiziario vedi: C.Ginzurg.Spie.Radici di un paradigma indiziario,in Crisi della ragione.Einaudi;J. Bruner J.La fabbrica delle storie, Laterza;P.Ricoeur. Dal testo all’azione. Saggi di ermeneutica. Jaca Book;d-Per le misure non decimali vedi Le misure nella scienza,nella tecnica,nella so-cietà, manuale di metrologia, a cura di S.Sartori.Paravia e L.Geymonat ,Storia del pensiero scientifico e filosofico.Einaudi;per le notizie sulla Casina Vanvitelliana del Fusaro:Fusaro,storia, cultura,arte.pag.21-28.El-iopolis.e-Per il rapporto tra sviluppo cognitivo del’Homo sapiens e la sua attitudine alla manifattura,il suo embodiement, l’ingaggio del corpo con

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SCIENZE DELL’ANTICHITÀ | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

tra religione e stato in Giappone.tutti in La Religione,vol.III.Utet;b-per la questione qui posta di Hrta,rito e dharma/Dao, vedi A.Brelich.Introduzione alla storia delle religioni,pag198.Ed.dell’Ateneo.Roma;Leda Spiller. Rita e dharma, in L’ordine del mondo,pagg.441-446,e Ysè Tardan-Masquelier.Legge,struttura e ordine del mondo,in I miti della creazione, entrambi in La Religione,vol.IV.Utet. e alla voce rta e Dharma in G.Filoramo.Dizion-ario delle religioni.Einaudi;E.Benveniste.Il diritto, pagg.358-360,vol II,in Il Vocabolario delle Istituzioni, op.cit.56)a -J.Derrida.Cosmopoliti di tutti paesi ,ancora uno sforzo.,pagg34-36.Cronopio;E.Levinas.Le città-rifugio, in L’au-de là du verset.Napoli e in Adieu à E. Lèvinas.Galilée; H.Arendt. Le origini del totalitaris-mo,pagg.398-399.Milano;Per le citazioni dell’Antico Testamento: Nu-meri,XXXV9-32;Cronache I,6,42 e 52;Giosuè,20,1-9, Per san Paolo:<…mai più stranieri né meteci, ma concittadini dei santi,della casa di Dio>,Ef-esini,2,19-20 e Alain Badiou:San Paolo.la fondazione dell’universalismo.Cronopio; b- per la Kenosi e le sue implicazioni dottrinarie:R.Tagliaferri.La liturgia del silenzio del sabato santo.In La magia del rito,pagg.421-430.Ediz.del Messagero.Padova;per la relazione kenosi del Cristo e vacuità buddhista,il ragguardevole saggio di Keiji Nishitani “Ontolgia e proferi-mento” in La relazione io-tu nel buddhismo zen e altri saggi.L’Epos;per la natura profondamente filosofica intorno alla vanità e vuoto di ogni cosa e le implicazioni teologiche in Ebraismo,P.Sacchi in Qohelet,pagg.384-386 in Il Giudaismo dall’esilio alla fine del I Millennio a.C.;Yeshayahu Lei-bowitz.Qohelet.pagg41-61,in La fede ebraica. Giuntina e Piergabriele Mancuso.Introduzione al Qohelet Rabbah.Giuntina 57) San Paolo.Lettera ai Romani-6,3 e passim58) Vangelo di Giovanni,3,1-959) Sutra del Loto,Libro XXVII, La consegna.Ed.Bur60) F.Kafka.La partenza, in Tutti i romanzi e i racconti.New Compton. 61) Yu.V. Sidorov, Exponential function, in Encyclopaedia of Mathemat-ics, Springer e European Mathematical Society, 2002.

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SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017 | IL COMITATO SCIENTIFICO

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Comitato scientifico

N. 47 (APRILE 2017)

Alessandra De Lorenzi (Università Ca’ Foscari Venezia)Carlo del Papa (Università degli Studi di Udine)Andrea Ferrara (Scuola Normale Superiore)Roberto Fieschi (Università degli Studi di Parma)Andrea Frova (Sapienza Università di Roma)Alessandro Gabrielli (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Maurizio Iori (Sapienza Università di Roma)Gaetano Lanzalone (Università degli Studi di Enna Kore)Luca Malagoli (Istituto A. Volta di Sassuolo)Lino Miramonti (Università degli Studi di Milano)Annamaria Muoio (Università degli Studi di Messina)Alessandro Pascolini (Università degli Studi di Padova)Luigi Pilo (Università degli Studi dell’Aquila)Nicola Umberto Piovella (Università degli Studi di Milano)Franco Taggi (Istituto Superiore di Sanità)

Area 03. Scienze chimicheVincenzo Barone (Scuola Normale Superiore)Ignazio Blanco (Università degli Studi di Catania)Vincenzo Brandolini (Università degli Studi di Ferrara)Irene Dini (Università degli Studi di Napoli Federico II)Francesca Caterina Izzo (Università Ca’ Foscari Venezia)Marcello Locatelli (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Salvatore Lorusso (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Placido Mineo (Università degli Studi di Catania)Neri Niccolai (Università degli Studi di Siena)Stefano Protti (Università degli Studi di Pavia)Andrea Pucci (Università di Pisa)Carmela Saturnino (Università degli Studi della Basilicata)Pietro Tagliatesta (Università degli Studi di Roma Tor Ver-

gata)Vincenzo Villani (Università degli Studi della Basilicata)

AMBITO A - SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE,

CHIMICHE E DELLA TERRA

Area 01. Scienze matematiche e informaticheElena Agliari (Sapienza Università di Roma)Stefano Bistarelli (Università degli Studi di Perugia)Andrea Bonfiglioli (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Lorenzo Carlucci (Sapienza Università di Roma)Umberto Cerruti (Università degli Studi di Torino)Luca Di Persio (Università degli Studi di Verona)Alberto Facchini (Università degli Studi di Padova)Luca Granieri (Università degli Studi di Napoli Federico II)Paola Magnaghi-Delfino (Politecnico di Milano)Paolo Maria Mariano (Università degli Studi di Firenze)Vito Napolitano (Università degli Studi della Campania Lu-

igi Vanvitelli)Linda Pagli (Università di Pisa)Mario Pavone (Università degli Studi di Catania)Giorgio Riccardi (Università degli Studi della Campania Lu-

igi Vanvitelli)Gloria Rinaldi (Università degli Studi di Modena e Reggio

Emilia)Brunello Tirozzi (Sapienza Università di Roma)Pietro Ursino (Università degli Studi dell’Insubria)Guido Zaccarelli (Università degli Studi di Modena e Reggio

Emilia)

Area 02. Scienze fisicheFabrizio Arciprete (Università degli Studi di Roma Tor Ver-

gata)Franco Bagnoli (Università degli Studi di Firenze)Adriano Barra (Sapienza Università di Roma)Alessio Bosio (Università degli Studi di Parma)Maria Grazia Bridelli (Università degli Studi di Parma)Giacomo Mauro D’Ariano (Università degli Studi di Pavia)

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IL COMITATO SCIENTIFICO | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

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Nicola Avenia (Università degli Studi di Perugia)Cesario Bellantuono (Università Politecnica delle Marche)Antonio Brunetti (Università degli Studi Magna Græcia di

Catanzaro)Marco Cambiaghi (Università degli Studi di Torino)Marco Carotenuto (Università degli Studi della Campania

Luigi Vanvitelli)Angelo Cazzadori (Università degli Studi di Verona)Maria Esposito (Università degli Studi della Campania Luigi

Vanvitelli)Paolo Francesco Fabene (Università degli Studi di Verona)Davide Festi (Alma Mater Studiorum Università di Bologna)Lucio Achille Gaspari (Università degli Studi di Roma Tor

Vergata)Maurizio Giuliani (Università degli Studi dell’Aquila)Roberta Granese (Università degli Studi di Messina)Paolo Gritti (Università degli Studi della Campania Luigi

Vanvitelli)Ciro Isidoro (Università degli Studi del Piemonte Orientale

Amedeo Avogadro)Antonio Simone Laganà (Università degli Studi di Messina)Angelo Lavano (Università degli Studi Magna Græcia di Ca-

tanzaro)Filomena Mazzeo (Università degli Studi di Napoli Parthe-

nope)Massimo Miniati (Università degli Studi di Firenze)Letteria Minutoli (Università degli Studi di Messina)Luigi Muratori (Alma Mater Studiorum Università di Bolo-

gna)Francesco Orzi (Sapienza Università di Roma)Letizia Polito (Alma Mater Studiorum Università di Bolo-

gna)Edoardo Raposio (Università degli Studi di Parma)Giuseppina Rizzo (Università degli Studi di Messina)Elisabetta Rovida (Università degli Studi di Firenze)Davide Schiffer (Università degli Studi di Torino)Tullio Scrimali (Università degli Studi di Catania)Leandra Silvestro (Università degli Studi di Torino)Bartolomeo Valentino (Università degli Studi della Campa-

nia Luigi Vanvitelli)Marco Zaffanello (Università degli Studi di Verona)

Area 07. Scienze agrarie e veterinarieSergio Angeli (Libera Università di Bolzano)Monica Colitti (Università degli Studi di Udine)Francesco Contò (Università degli Studi di Foggia)Edo D’Agaro (Università degli Studi di Udine)Tullia Gallina Toschi (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Alessandra Mazzeo (Università degli Studi del Molise)Gianfranco Militerno (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Giuseppe Morello (Università degli Studi di Palermo)Alessandra Pelagalli (Università degli Studi di Napoli Fe-

derico II)Patrizia Serratore (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

Area 04. Scienze della TerraVincenzo Artale (Enea)Giovanni Bruno (Politecnico di Bari)Claudio Cassardo (Università degli Studi di Torino)Michele Lustrino (Sapienza Università di Roma)Enrico Miccadei (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Silvia Peppoloni (istituto Nazionale di Geofisica e Vulcano-

logia)Laura Pinarelli (Consiglio Nazionale delle Ricerche)Adriano Ribolini (Università di Pisa)Giovanni Santarato (Università degli Studi di Ferrara)Michele Saroli (Università degli Studi di Cassino e del Lazio

Meridionale)

AMBITO B - SCIENZE DELLA VITA E DELLA SALUTE

Area 05. Scienze biologicheSilvia Arossa (Università Politecnica delle Marche)Giuseppe Barbiero (Università della Valle d’Aosta)Mario Bortolozzi (Università degli Studi di Padova)Maurizio Francesco Brivio (Università degli Studi dell’In-

subria)Stefania Bulotta (Università degli Studi Magna Græcia di

Catanzaro)Antonella Carsana (Università degli Studi di Napoli Fede-

rico II)Bruno Cicolani (Università degli Studi dell’Aquila)Renata Cozzi (Università degli Studi Roma Tre)Pierangelo Crucitti (Società Romana di Scienze Naturali)Roberta Di Pietro (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Guglielmina Froldi (Università degli Studi di Padova)Erminio Giavini (Università degli Studi di Milano)Gianni Guidetti (Università degli Studi di Pavia)Caterina La Porta (Università degli Studi di Milano)Fabrizio Loreni (Università degli Studi di Roma Tor Ver-

gata)Stefania Marzocco (Università degli Studi di Salerno)Fabrizio Mattei (Istituto Superiore di Sanità)Elisabetta Meacci (Università degli Studi di Firenze)Salvatore Nesci (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Mario Pestarino (Università degli Studi di Genova)Giovanni Fulvio Russo (Università degli Studi di Napoli Par-

thenope)Roberto Sandulli (Università degli Studi di Napoli Parthe-

nope)Valeria Specchia (Università del Salento)Renata Viscuso (Università degli Studi di Catania)Nicola Zambrano (Università degli Studi di Napoli Federico

II)

Area 06. Scienze medicheAmedeo Amedei (Università degli Studi di Firenze)Adriano Angelucci (Università degli Studi dell’Aquila)

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SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017 | IL COMITATO SCIENTIFICO

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Area 09. Ingegneria industriale e dell’informazioneSergio Baragetti (Università degli Studi di Bergamo)Salvatore Brischetto (Politecnico di Torino)Eugenio Brusa (Politecnico di Torino)Federico Cheli (Politecnico di Milano)Gianpiero Colangelo (Università del Salento)Giorgio De Pasquale (Politecnico di Torino)Sergio Della Valle (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Alberto Gallifuoco (Università degli Studi dell’Aquila)Giancarlo Genta (Politecnico di Torino)Alessio Giorgetti (Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Uni-

versitari e di Perfezionamento)Giada Giorgi (Università degli Studi di Padova)Agostino Giorgio (Politecnico di Bari)Massimo Guarnieri (Università degli Studi di Padova)Giuliana Guazzaroni (Università Politecnica delle Marche)Francesco Iacoviello (Università degli Studi di Cassino e del

Lazio Meridionale)Luigi Landini (Università di Pisa)Francesco Lattarulo (Politecnico di Bari)Basilio Lenzo (Sheffield Hallam University - UK)Vinicio Magi (Università degli Studi della Basilicata)Carlo MannaSalvo Marcuccio (Università di Pisa)Raffaele Marotta (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Emilio Matricciani (Politecnico di Milano)Luciano Mescia (Politecnico di Bari)Dino Musmarra (Università degli Studi della Campania Lu-

igi Vanvitelli)Anna Gina Perri (Politecnico di Bari)Carlo Eugenio Rottenbacher (Università degli Studi di Pa-

via)Carlo Santulli (Università degli Studi di Camerino)Gaetano Valenza (Università di Pisa)Silvano Vergura (Politecnico di Bari)Gabriele Virzì Mariotti (Università degli Studi di Palermo)Antonio Zuorro (Sapienza Università di Roma)

AMBITO D - SCIENZE DELL’UOMO, FILOSOFICHE,

STORICHE, LETTERARIE E DELLA FORMAZIONE

Area 10. Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artisticheEnrico Acquaro (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Emanuela Andreoni Fontecedro (Università degli Studi

Roma Tre)Donella Antelmi (IULM - Libera Università di Lingue e Co-

municazione)Angelo Ariemma (Sapienza Università di Roma)Carlo Beltrame (Università Ca’ Foscari Venezia)Antonella Benucci (Università per Stranieri di Siena)Alessandra Calanchi (Università degli Studi di Urbino Carlo

Bo)

logna)Dominga Soglia (Università degli Studi di Torino)Francesco Sottile (Università degli Studi di Palermo)Antonio Stasi (Università degli Studi di Foggia)Francesco Vizzarri (Università degli Studi del Molise)Aldo Zechini D’Aulerio (Alma Mater Studiorum Università

di Bologna)

AMBITO C - SCIENZE DELL’INGEGNERIA E

DELL’ARCHITETTURA

Area 08. Ingegneria civile e ArchitetturaFilippo Angelucci (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Michele Betti (Università degli Studi di Firenze)Alberto Bologna (Politecnico di Torino Università degli Stu-

di di Genova)Francesco Saverio Capaldo (Università degli Studi di Napoli

Federico II)Alessandra Carlini (Università degli Studi Roma Tre)Orazio Carpenzano (Sapienza Università di Roma)Arnaldo Cecchini (Università degli Studi di Sassari)Carlo Coppola (Università degli Studi della Campania Luigi

Vanvitelli)Alessandra Cucurnia (Università degli Studi di Firenze)Sebastiano D’Urso (Università degli Studi di Catania)Elena Dellapiana (Politecnico di Torino)Caterina Cristina Fiorentino (Università degli Studi della

Campania Luigi Vanvitelli)Antonio Formisano (Università degli Studi di Napoli Fede-

rico II)Giada Gasparini (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Francesca Giglio (Università Mediterranea di Reggio Cala-

bria)Francesca Giofrè (Sapienza Università di Roma)Anna Granà (Università degli Studi di Palermo)Angela Giovanna Leuzzi (Università degli Studi di Came-

rino)Angelo Luongo (Università degli Studi dell’Aquila)Michele Mossa (Politecnico di Bari)Maurizio Oddo (Università degli Studi di Enna Kore)Ivana Passamani (Università degli Studi di Brescia)Giovanni Perillo (Università degli Studi di Napoli Parthe-

nope)Lucia Pietroni (Università degli Studi di Camerino)Bernardino Romano (Università degli Studi dell’Aquila)Cesare Renzo Romeo (Politecnico di Torino)Giovanni Santi (Università di Pisa)Vincenzo Sapienza (Università degli Studi di Catania)Michelangelo Savino (Università degli Studi di Padova)Massimiliano Savorra (Università degli Studi del Molise)Maria Grazia Turco (Sapienza Università di Roma)Antonella Violano (Università degli Studi della Campania

Luigi Vanvitelli)

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IL COMITATO SCIENTIFICO | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

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Area 11. Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologicheMario Alai (Università degli Studi di Urbino Carlo Bo)Giovanni Arduini (Università degli Studi di Cassino e del

Lazio Meridionale)Antonio Ascione (Università degli Studi di Napoli Parthe-

nope)Barbara Barcaccia (Sapienza Università di Roma e Associa-

zione di Psicologia Cognitiva-Scuola di Psicoterapia Co-gnitiva srl APC-SPC)

Marta Bertolaso (Università Campus Bio-Medico di Roma)Sergio BonettiLeonardo Caffo (Università degli Studi di Torino)Andrea Candela (Università degli Studi dell’Insubria)Anna Rosa Candura (Università degli Studi di Pavia)Paolo Carusi (Università degli Studi Roma Tre)Luciano Celi (Università degli Studi di Trento - CNR)Rosa Cera (Università degli Studi di Foggia)Margherita Ciervo (Università degli Studi di Foggia)Stefano Colloca (Università degli Studi di Pavia)Rosa Conte (Università di Macerata)Vincenzo CrosioGiuseppe Curcio (Università degli Studi dell’Aquila)Francesca Cuzzocrea (Università degli Studi di Messina)Marco D’Addario (Università degli Studi di Milano Bicocca)Maria D’Ambrosio (Università degli Studi Suor Orsola Be-

nincasa)Chiara d’Auria (Università degli Studi di Salerno)Fabrizio Dal Passo (Sapienza Università di Roma)Paola Dal Toso (Università degli Studi di Verona)Daria De Donno (Università del Salento)Renata De Lorenzo (Università degli Studi di Napoli Fede-

rico II)Barbara De Serio (Università degli Studi di Foggia)Mirko Di Bernardo (Università degli Studi di Roma Tor Ver-

gata)Elena Getana Faraci (Università degli Studi di Catania)Isabella Gagliardi (Università degli Studi di Firenze)Uberta Ganucci Cancellieri (Università per Stranieri Dante

Alighieri di Reggio Calabria)Maria Amata Garito (UTIU - Università Telematica Interna-

zionale Uninettuno)Lia Giancristofaro (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Enrico Giora (Università Vita-Salute San Raffaele)Antonio Godino (Università del Salento)Massimiliano Gollin (Università degli Studi di Torino)Paola Gremigni (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Domenico Ienna (Sapienza Università di Roma)Alessandra Cecilia Jacomuzzi (Università Ca’ Foscari Ve-

nezia)Caterina Lombardo (Sapienza Università di Roma)Paola Magnano (Università degli Studi di Enna Kore)Pasqualino Maietta Latessa (Alma Mater Studiorum Univer-

sità di Bologna)

Gian Paolo Caprettini (Università degli Studi di Torino)Giovanna Carloni (Università degli Studi di Urbino Carlo

Bo)Ornella Castiglione (Università degli Studi di Milano Bicoc-

ca)Maria Catricalà (Università degli Studi Roma Tre)Fulvia Ciliberto (Università degli Studi del Molise)Carla Comellini (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Massimiliano David (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Cosimo De Giovanni (Università degli Studi di Cagliari)Roberto De Romanis (Università degli Studi di Perugia)Pierangela Diadori (Università per Stranieri di Siena)Emanuele Ferrari (Università degli Studi di Milano Bicocca)Francesca Ghedini (Università degli Studi di Padova)Antonio Lucio Giannone (Università del Salento)Mirko Grimaldi (Università del Salento)Maria Teresa Guaitoli (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Rosa Lombardi (Università degli Studi Roma Tre)Anna Manna (Sapienza Università di Roma)Paola Martinuzzi (Università Ca’ Foscari Venezia)Maria Grazia MeriggiTrinis Antonietta Messina Fajardo (Università degli Studi di

Enna Kore)Anna Lucia Natale (Sapienza Università di Roma)Paolo Nitti (Università degli Studi di Torino)Gianni Nuti (Università della Valle d’Aosta)Gaetano Oliva (Università Cattolica del Sacro Cuore)Alessio Persic (Università Cattolica del Sacro Cuore)Marco Perugini (Università degli Studi Guglielmo Marconi)Paola Radici Colace (Università degli Studi di Messina)Vincenza RosielloDomenico Russo (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Mariagrazia Russo (Università degli Studi della Tuscia)Mariarosa Santiloni (Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo)Matteo Santipolo (Università degli Studi di Padova)Sonia Saporiti (Università degli Studi del Molise)Raimondo Secci (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Matteo Segafreddo (Università Ca’ Foscari Venezia)Giuseppe Solaro (Università degli Studi di Foggia)Silvia Stucchi (Università Cattolica del Sacro Cuore, Mila-

no)Alessandro Teatini (Università degli Studi di Sassari)Immacolata Tempesta (Università del Salento)Paolo Torresan (Università Ca’ Foscari Venezia)Patrizia Torricelli (Università degli Studi di Messina)Maria Grazia Tosto (Conservatorio di Musica Statale Fausto

Torrefranca)Guido Vannini (Università degli Studi di Firenze)Gabriella Vanotti (Università degli Studi del Piemonte

Orientale Amedeo Avogadro)Maria Teresa Zanola (Università Cattolica del Sacro Cuore)

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SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017 | IL COMITATO SCIENTIFICO

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Maria Raquel de Almeida Graça Silva Guimarães (Universi-dade do Porto - Portugal)

Giovanni Di Cosimo (Università di Macerata)Lorenzo Gagliardi (Università degli Studi di Milano)Giancarlo Guarino (Università degli Studi di Napoli Fede-

rico II)Rolandino Guidotti (Alma Mater Studiorum Università di

Bologna)Inés Celia Iglesias Canle (Universidad de Vigo - España)Agostina Latino (Università degli Studi di Camerino)Antonio Maria Leozappa (Università degli Studi Niccolò

Cusano)Massimiliano Mancini (Sapienza Università di Roma)Simone Mezzacapo (Università degli Studi di Perugia)Silvia Nicodemo (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Marco Gaetano Pulvirenti (Università degli Studi di Catania)Biancamaria Raganelli (Università degli Studi di Roma Tor

Vergata)Carlo Rasia (Alma Mater Studiorum Università di Bologna)Francesco Rende (Università degli Studi di Messina)Gennaro Rotondo (Università degli Studi della Campania

Luigi Vanvitelli)Gianpaolo Maria Ruotolo (Università degli Studi di di Fog-

gia - King’s College London)Fabrizia Santini (Università degli Studi del Piemonte Orien-

tale Amedeo Avogadro)Lorenzo Scillitani (Università degli Studi del Molise)Domenico Siclari (Università per Stranieri Dante Alighieri

di Reggio Calabria)Giuseppe Spoto (Università degli Studi Roma Tre)Nicola Triggiani (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)Anna Lucia Valvo (Università degli Studi di Enna Kore)Maria Rosaria Viviano (Università degli Studi della Campa-

nia Luigi Vanvitelli)

Area 13. Scienze economiche e statisticheRossella Agliardi (Alma Mater Studiorum Università di Bo-

logna)Vincenzo Asero (Università degli Studi di Catania)Antonio Attalienti (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)Giuliana Birindelli (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Domenico Bodega (Università Cattolica del Sacro Cuore)Sabrina Bonomi (Università degli Studi eCampus)Antonio Botti (Università degli Studi di Salerno)Luigi Bottone (Università Carlo Cattaneo - LIUC)Rossella Canestrino (Università degli Studi di Napoli Par-

thenope)Antonio Capaldo (Università Cattolica del Sacro Cuore)Antonella Cappiello (Università di Pisa)Laura Castellucci (Università degli Studi di Roma Tor Ver-

gata)Fausto Cavallaro (Università degli Studi del Molise)Luciano Consolati (Università degli Studi Guglielmo Mar-

coni)

Gianna Marrone (Università degli Studi Roma Tre)Stefano Maso (Università Ca’ Foscari Venezia)Stefania Giulia Mazzone (Università degli Studi di Catania)Paolo Molinari (Università Cattolica del Sacro Cuore)Leone Montagnini (Biblioteche di Roma)Federica Monteleone (Università degli Studi di Bari Aldo

Moro)Giovanni Moretti (Università degli Studi Roma Tre)Laura Moschini (Università degli Studi Roma Tre)Giuseppe Motta (Sapienza Università di Roma)Antonella Nuzzaci (Università degli Studi dell’Aquila)Susanna Pallini (Università degli Studi Roma Tre)Claudio Palumbo (Università degli Studi di Parma)Rossano Pazzagli (Università degli Studi del Molise)Luciana Petracca (Università del Salento)Irene Petruccelli (Università degli Studi di Enna Kore)Olimpia Pino (Università degli Studi di Parma)Emanuele Poli (Università degli Studi di Pavia)Francesco Randazzo (Università degli Studi di Perugia)Luca Refrigeri (Università degli Studi del Molise)Orsola Rignani (Università degli Studi di Firenze)Franco Riva (Università Cattolica del Sacro Cuore)Milena Sabato (Università del Salento)Leonardo Sacco (Sapienza Università di Roma)Stefano Salmeri (Università degli Studi di Enna Kore)Flavia Santoianni (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Marco Santoro (Università degli Studi Suor Orsola Benin-

casa)Paolo Scarpi (Università degli Studi di Padova)Antonio Scornajenghi (Università degli Studi Roma Tre)Vincenzo Paolo Senese (Università degli Studi della Campa-

nia Luigi Vanvitelli)Fabrizio Manuel Sirignano (Università degli Studi Suor Or-

sola Benincasa)Stefano Soriani (Università Ca’ Foscari Venezia)Domenico Tafuri (Università degli Studi di Napoli Parthe-

nope)Anna Toscano (Campus Numérique Arménien - UCLy,

Lyon)Gabriella Valera (Università degli Studi di Trieste)Angelo Ventrone (Università di Macerata)Renato Vignati (Università di Macerata)

AMBITO E - SCIENZE GIURIDICHE, ECONOMICHE E

SOCIALI

Area 12. Scienze giuridicheGaetano Armao (Università degli Studi di Palermo)Elena Bellisario (Università degli Studi Roma Tre)Angela Busacca (Università Mediterranea di Reggio Cala-

bria)Catalisano Giovanni (Università degli Studi di Palermo)Antonietta Chiantia (Università degli Studi di Messina)Daniele Coduti (Università degli Studi di Foggia)Angela Cossiri (Università di Macerata)

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IL COMITATO SCIENTIFICO | SCIENZE E RICERCHE • N. 47 • APRILE 2017

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Andrea Spreafico (Università degli Studi Roma Tre)Luca Toschi (Università degli Studi di Firenze)Roberto Veraldi (Università degli Studi G. D’Annunzio

Chieti Pescara)Fabio Zucca (Università degli Studi dell’Insubria)

Giovanni Crespi (Università della Valle d’Aosta)Gaetano Cuomo (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Mariantonietta Fiore (Università degli Studi di Foggia)Massimo Franco (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Riccardo Gallo (Sapienza Università di Roma)Massimiliano Giacalone (Università degli Studi di Napoli

Federico II)Pierpaolo Giannoccolo (Alma Mater Studiorum Università

di Bologna)Pierpaolo Magliocca (Università degli Studi di Foggia)Giuseppe Marotta (Università degli Studi di Modena e Reg-

gio Emilia)Monica Palma (Università del Salento)Elisa Pintus (Università della Valle d’Aosta)Maria Cristina Quirici (Università di Pisa)Alessia Sammarra (Università degli Studi dell’Aquila)Barbara Scozzi (Politecnico di Bari)Claudio Socci (Università di Macerata)Michela Soverchia (Università di Macerata)Riccardo Stacchezzini (Università degli Studi di Verona)Caterina Tricase (Università degli Studi di Foggia)Erica Varese (Università degli Studi di Torino)

Area 14. Scienze politiche e socialiLuca Benvenga (Università del Salento)Giovanni Borriello (Università degli Studi Roma Tre)Domenico Carbone (Università degli Studi del Piemonte

Orientale Amedeo Avogadro)Luigi Colaianni (Università degli Studi di Padova)Ivo Colozzi (Alma Mater Studiorum Università di Bologna)Paolo Corvo (Università degli Studi di Scienze Gastronomi-

che)Giuliana Costa (Politecnico di Milano)Ugo Frasca, (Università degli Studi di Napoli Federico II)Sara Gentile (Università degli Studi di Catania)Michele Lanna (Università degli Studi della Campania Luigi

Vanvitelli)Andrea Lombardinilo (Università degli Studi G. D’Annun-

zio Chieti Pescara)Maurizio LozziVincenzo Memoli (Università degli Studi di Catania)Andrea Millefiorini (Università degli Studi della Campania

Luigi Vanvitelli)Fortunato Musella (Università degli Studi di Napoli Federico

II)Cristiana Ottaviano (Università degli Studi di Bergamo)Paola Panarese (Sapienza Università di Roma)Gianluca Pastori (Università Cattolica del Sacro Cuore)Pasquale Peluso (Università degli Studi Guglielmo Marconi)Mario Pesce (Università degli Studi Roma Tre)Valentina Possenti (Centro Nazionale di Epidemiologia,

Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Su-periore di Sanità)

Irene Ranaldi (Sapienza Università di Roma)