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Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine Anno accademico 2006-2007

Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

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Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine. Anno accademico 2006-2007. Finalità del corso. - PowerPoint PPT Presentation

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Page 1: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Anno accademico 2006-2007

Page 2: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Finalità del corso

• Il corso si propone di esplorare il mondo dell’immagine, con una particolare attenzione verso le proposte educative. Si analizzeranno il pensiero e le riflessioni di pedagogisti, psicologi e artisti che hanno affrontato le problematiche relative all'educazione all'immagine.

• Si presenteranno esperienze concrete attuate nella scuola di base e si individueranno, attraverso l'analisi e il confronto, le linee guida per l'ideazione di possibili percorsi da realizzare con i bambini..

• Il contatto con il mondo dell'immagine sarà innanzitutto un avvicinamento individuale, un'immersione personale, da adulti, nell’ambito di alcune delle pratiche artistiche moderne e contemporanee.

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I testi consigliati

• Si consiglia la lettura di uno dei seguenti testi:

• Francesco Caggio e Rosanna Abbatinali (a cura),” Quasi arte”, Bergamo, Edizioni Junior, 2004 [particolarmente indicato per chi opera nelle scuole dell’infanzia]

• Cristina Francucci, Paola Vassalli (a cura di), Educare all’Arte, Milano, Mondadori Electa, 2005.

• Francesco De Bartolomeis, L’arte per tutti. Conoscere e produrre, Bergamo, Edizioni Junior, 2003 .

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Brainstorming

• Che cosa intendiamo per arte?

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Le risposte dei bambini

• L’ARTE È … FANTASIA• L’ARTE È…UN’INFINITA LIBERTÀ PER ESPRIMERMI• L’ARTE È … UNA COSA BELLA• L’ARTE È … UN MOMENTO DI LIBERTÀ DEL TEMPO• L’ARTE È … UN PASSATEMPO RILASSANTE E IN

CERTI CASI NOIOSO• L’ARTE È … UN PRATO DI COLORI• L’ARTE È … UNA COSA AFFASCINANTE E BELLA• L’ARTE È … UN PASSATEMPO PER SFRUTTARE IL

TEMPO LIBERO

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Le risposte dei bambini

• L’ARTE È … UNA COSA CHE PER FARLA CI VUOLE METODO E TANTO IMPEGNO

• L’ARTE È …UN’ATTIVITÀ MOLTO DIFFICILE MA RICREARE IL PASSATO È INTERESSANTE

• L’ARTE È … UNA PITTURA, UN BEL DISEGNO

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Le risposte dei bambini

• L’ARTE È … UN QUADRO, UNA STATUA, UNA SCULTURA E UN CARTELLONE DELLA SCUOLA

• L’ARTE È … UNA SCULTURA BELLISSIMA• L’ARTE È … IL QUADRO DEI PESCI DI CARTA• L’ARTE È … IL QUADRO DIPINTO, LA CAVERNA

DIPINTA DA IMPRONTE• L’ARTE È … UNA STATUA MOLTO GRANDE• L’ARTE È … UN QUADRO E IL LAVORETTO CON LA

PASTA DI SALE• L’ARTE È … UNA STATUA BELLISSIMA DI COLORE

GIALLO E ROSSO

Page 8: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Le risposte dei bambini

• L’ARTE È … UN CARTELLONE PER ABBELLIRE LA MIA CASA

• L’ARTE È UN QUADRO BELLISSIMO PIENO DI FIGURE

• L’ARTE È … UNA SCULTURA BELLISSIMA TIPO LA STATUA DELLA LIBERTÀ

• L’ARTE È … PITTURARE E DISEGNARE• L’ARTE È … UN FILO DI FANTASIA CHE VA E

RITORNA, MENTRE TU PENSI A UN PAESAGGIO MAGICO

Page 9: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Le risposte dei bambini

• L’ARTE È…UN’IMMAGINE PIENA DI COLORI, UN MONDO DI FANTASIA

• L’ARTE È … LA FANTASIA• L’ARTE È … UNA COSA CHE TI PERMETTE

DI ESPRIME LE TUE SENSAZIONE ATTRAVERSO LE FORME E I COLORI

• L’ARTE È … UNA COSA CHE PUÒ ESPRIMERE TANTE COSE

• L’ARTE È … UNO SPIRITO CHE VIENE SPONTANEAMENTE IN TE, E SA CHE SEI PRONTO PER CREARLA

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LABORATORIO Arte a scuola, Brainstorming sulla parola ARTE, effettuato con

gli studenti di Scienze della formazione primaria, Milano Bicocca, 2006

• Un mezzo per esprimersi• Uno strumento colorato e multiforme• Fantasia nella tecnica• Fantasia nel contenuto• Libertà di scelta• Qualcosa di indefinibile• Non ha confini, non ha limiti• Confinata ad un gruppo, a una élite

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LABORATORIO Arte a scuola, Brainstorming sulla parola ARTE, effettuato con

gli studenti di Scienze della formazione primaria, Milano Bicocca, 2006

• Non intendo con “arte” qualcosa che posso fare io

• Molto soggettiva• Solo i pittori più grandi• Ristretto a qualcuno che lo sa fare e che è

universalmente riconosciuto• Rappresentazione di stati d’animo e della realtà• Ricerca del bello→ ma nel contemporaneo il

bello che cos’è?Lo so per me soggettivamente• Molla, ispirazione

Page 12: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

LABORATORIO Arte a scuola, Brainstorming sulla parola ARTE, effettuato con

gli studenti di Scienze della formazione primaria, Milano Bicocca, 2006

• Volontà di esprimersi in un contesto personale e storico

• Ispirazione intesa come scatto interiore• L’artista ricerca qualcosa che lo soddisfa• Lui vede cose che noi non vediamo• L’artista è un privilegiato riesce a interpretare

qualcosa che gli altri non fanno•

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Le parole dei corsisti di Milano

• Che cosa intendiamo per arte?• Un mondo variegato, complesso e magico.• L’immagine, la storia dell’arte antica e

contemporanea.• Arte come creatività e forma di comunicazione.• Bellezza, fantasia, colori, tecniche, libertà.• Espressione individuale, nasce in ognuno in

modo diverso, è originalità.• L’arte è ciò che bello.

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Le parole dei corsisti di Milano

• Arte come massima espressione dei linguaggi non verbali.

• Sfogo dei propri sentimenti e visione delle cose e del mondo.

• Ciò che ci è stato tramandato.• Espressione interiore del proprio io.• Perfezione, creatività, meraviglia, trasgressione,

dedizione.• Linguaggio dell’anima.• Di solito cammina legandosi alla cultura.

Page 15: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Le parole dei corsisti di Milano

• Una facoltà positiva che non tutti hanno.• La massima espressione di genialità di un

individuo.• Molte volte nell’arte vengono svelate verità

nascoste.• L’arte è vita, è storia, è creazione.• La possibilità di spaziare in modo libero

nell’espressione di un altro.• L’arte è essere, osare.• L’arte è tutto ciò che è creato dall’uomo e che

tende alla bellezza.

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Le parole dei corsisti di Milano

• L’arte risponde ad un bisogno innato dell’uomo.• Ogni espressione di sé è arte.• È una forma di linguaggio espressivo dell’anima.• È un modo di dar voce ai sogni e alle fantasie.• È un concetto troppo astratto per essere ridotto

ad una definizione schematizzata. Arte siamo noi.

• Artista si nasce e non si diventa.• L’arte è un linguaggio universale attraverso il

quale si possono oltrepassare barriere di qualsiasi natura.

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Le parole dei corsisti di Milano

• Espressione che varca i confini di spazio e tempo.

• È inconscio, interpretazione, immortalità, danza dell’anima.

• Qualsiasi tipo di produzione estetica, intesa non come bellezza, ma come sentire immediato, sensibilità.

• È qualcosa da capire, da scomporre e a cui ritornare in un modo più ricco e consapevole.

Page 18: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Un acrostico di un corsista

A rmonia e dissonanza

R itmo e stasi

T empo e pausa

E spressione e silenzio

Page 19: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• In un passato non troppo remoto si è inteso, con questo termine, l’unione di due elementi: lo studio della storia dell’arte, e l’imparare a disegnare o a suonare uno strumento in chiave esclusivamente riproduttiva, copiando, cioè, il maestro o i prodotti artistici già consolidati.

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Oggi questa tendenza è messa in crisi dalla stessa ridefinizione del concetto di arte. Come ha scritto il filosofo e critico d’arte Dino Formaggio, “L’Arte è tutto ciò che gli uomini chiamano Arte”.(Arte- Enciclopedia filosofica, ISEDI, Milano, 1973).

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Si sfatano così non pochi pregiudizi: in primo luogo che si possa stabilire aprioristicamente e individualmente cosa è arte e cosa non lo è; in secondo luogo l’identificazione crociana di Arte e Bellezza; in terzo luogo l’equivoco del Realismo Socialista secondo il quale l’arte deve essere soltanto celebrazione e/o denuncia, cioè, per sua natura, didattica.

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Ciò che la tautologia di Formaggio ci permette di cogliere, e che è poi l’aspetto più utile alle riflessioni sui principi dell’Educazione Artistica, è che l’opera d’arte non è tutta compiuta all’interno dell’artista come fatto culturale e spirituale, prima di venir realizzata e “donata” ai non eletti, ma nasce, momento per momento, secolo per secolo, cultura per cultura, nella relazione biunivoca dell’artista con il mondo esterno, ed è soltanto in questa dinamica «intersoggettiva» che l’opera d’arte trova la luce.

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Poiché l’arte contiene e si specifica attraverso l’ambiguità, che significa inesauribilità del rapporto fra

persona e oggetto, fra significante e significato - sicché essa non sarà mai scoperta di ‘verità’ ma sempre e

soltanto individuazione di orizzonti di senso - l’educazione artistica diviene esperienza (guida, ma

sempre problematica e senza pretesa di linearità e di rigidità) a saper leggere gli orizzonti di senso dell’artista

e di coloro che si sono messi in rapporto con l’opera d’arte, di reinventare i processi comunicativi (definiti

‘storicamente artistici’) del proprio tempo e del tempo passato, nonché di produzione soggettiva e intersoggettiva di nuovi orizzonti di senso.

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Essa dunque consiste nella capacità di trasmettere un atteggiamento mentale e culturale piuttosto che nozioni mnemoniche e abilità solo tecniche e meccanicistiche.

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ARTISTICA (EDUCAZIONE)Dizionario di Pedagogia e Scienze dell’educazione di Piero Bertolini

con la collaborazione di Letizia Caronia, Zanichelli, Bologna, 1996, pp. 29-30.

• Va peraltro sottolineato – bene e giustamente lo affermano gli stessi programmi per l’Educazione Artistica nella scuola media inferiore e i Nuovi programmi della scuola elementare – che il momento mentale del processo educativo non può mai essere disgiunto da quello manuale e produttivo. Infine va pure affermato con forza che l’educazione (e non solo artistica) non deve consistere in un lavoro di talent-scout, per fare emergere il pittore o il pianista dalla massa degli educandi; e che è, per un educatore, preferibile scoprire che gli allievi riescono a ‘entrar dentro’ e a ‘partecipare culturalmente’ ai processi di produzione e di comunicazione artistica, piuttosto che scoprire che uno di loro è in grado di copiare perfettamente la Gioconda.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte.

• Questa non è, come qualcuno potrebbe credere, una semplice battuta d’entrata, ma, piuttosto, forse, l’unica definizione accettabile e verificabile del concetto di arte.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• Una tale definizione, la più valida, volendo, anche sulla base di note teorie di logica contemporanea, non è neppure tautologica. Essa possiede, anzitutto, una salutare validità negativa: quella di impedire che si vada alla ricerca di una definizione “reale”, di essenza o di qualche essere nascosto, come per molti secoli tutte le poetiche hanno fatto, sostenendo che l’arte è intuizione o che l’arte è forma, o che l’arte è idea o che è preghiera, che è questo o che è quest’altro, sempre nell’illusione veramente donchisciottesca, da parte di ciascuna posizione, di avere essa, e non le altre, infilzato con la lancia acuminata del proprio sistema concettuale, l’universalità stessa dell’arte, tutta l’arte e per sempre.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• Sono scherzi ottici del teorizzare molto più frequenti di quanto non si pensi, anche se non privi di qualche loro giustificazione: ad esempio, quella che, in fin dei conti, una parte di verità, in genere, in questa operazione viene pure trafitta. Ma una parte: e l’errore ottico è di scambiarla per il tutto. O, piuttosto, semplicemente un momento, che è storico e legato alle condizioni di sviluppo di una società e di una cultura, e che d’improvviso, come notoriamente succede con gli innamorati e coi metafisici, viene ingigantito davanti agli occhi e fatto smisurato e immortale.

• Può darsi che valga la pena di dire queste cose altrimenti. Ma allora bisognerà inseguire tutto il discorso storico e teoretico che, da qui e fino alla fine, dovremo dispiegare, per tentare di prendere in reticolato l’infinita, guizzante vita del significato dell’arte, di ciò che gli uomini nella storia hanno chiamato e chiamano arte.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• Può darsi che valga la pena di dire queste cose altrimenti. Ma allora bisognerà inseguire tutto il discorso storico e teoretico che, da qui e fino alla fine, dovremo dispiegare, per tentare di prendere in reticolato l’infinita, guizzante vita del significato dell’arte, di ciò che gli uomini nella storia hanno chiamato e chiamano arte.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• Per intanto, si può forse aprire una porta, per cominciare ad affacciarsi al lungo cammino, dicendo che quella che altre volte abbiamo chiamato “idea di artisticità” ( e che non ha niente a che vedere con le immortali idee platoniche) si distende davanti a noi nei secoli come una semplice legge storica di raccolta e di connessione, di volta in volta diversa col variare del tempo e delle situazioni, ma diversa proprio per la diversità variabile dei contenuti.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• Come forma è vuota. Si colora dei colori delle culture che attraversa, manda i riflessi che le esperienze del momento le donano: ma non è neppure un cristallo statico di semplice rispecchiamento. È un comporsi degli attivi moti dell’esperienza artistica concreta in atto e dei moti altrettanto attivi della riflessione. Così, ogni epoca, ogni popolo ed ogni cultura danno vita a un certo specifico modo di riempirsi di senso della generale idea di arte.

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Dino Formaggio, L’arte come idea e come esperienza, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990, pp.11-12, (prima edizione, Arte-Enciclopedia filosofica, Isedi, Milano, 1973)

• È un comporsi degli attivi moti dell’esperienza artistica concreta in atto e dei moti altrettanto attivi della riflessione. Così, ogni epoca, ogni popolo ed ogni cultura danno vita a un certo specifico modo di riempirsi di senso della generale idea di arte.

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La storia dell’arte raccontata da Ernst H. Gombrich

• Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi pubblicitari per le stazioni della metropolitana, e nel corso dei secoli fecero parecchie altre cose.

Page 34: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

• Non c’è alcun male a definire arte tutte codeste attività, purché si tenga presente che questa parola può significare cose diverse a seconda del tempo e del luogo, e ci si renda conto che non esiste l’Arte con l’A maiuscola, quell’Arte con l’A maiuscola che è oggi diventata una specie di spauracchio o di feticcio.

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L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PARALLELO “Lo spazio parallelo è uno spazio, e un tempo, che possiede caratteristiche solo nostre, in cui

poter organizzare la conoscenza; in cui i problemi di direttività non esistono più; in cui si

aprono spazi di ascolto di sé e degli altri; in cui si lavora con il piacere di lavorare per noi stessi; in cui le certezze vengono messe in discussione; in cui si può prendere il tempo di chiederci il senso

delle nostre esperienze.” Donata Fabbri, Il gusto del progetto, Editori Riuniti per

Regione Piemonte, 1999. I titoli di queste tre slides sono di Ermanno Morello

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L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PER

LE COMPETENZE

• “Il laboratorio è luogo di ricezione e produzione di saperi e di testi culturali. È anche luogo di elaborazione-costruzione delle identità personali dei protagonisti.”

• Marco Dallari, L’esperienza pedagogica dell’arte, Firenze, La Nuova Italia, 1998.

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L'EDUCAZIONE ARTISTICA COME SPAZIO PER

L'ESPERIENZA CULTURALE

• “Per comprendere l'estetico nelle sue forme ultime e provate, bisogna cominciare dallo stato greggio: dai fatti e dalle scene che attraggono l'attenzione dell'occhio e dell'orecchio dell'uomo, suscitando il suo interesse e procurandogli godimento, allorché guarda e ascolta.”

• John Dewey, Arte come esperienza e altri scritti, Firenze, La Nuova Italia, 1995

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BRUNO MUNARI

Milano 1907-1988, pittore, designer e sperimentatore di nuove forme d’arte, ha dato un contributo e un insegnamento fondamentali al design in Italia e nel mondo.

Nel 1926 entra in contatto con il movimento futurista.

Nel 1930 crea la sua prima “macchina aerea” che anticipa le “macchine inutili”.

Nel 1934 firma il “manifesto tecnico dell’areoplastica futurista”.

Page 39: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Nel 1945 comincia la sua serie di libri per bambini che, pensati per il figlio Alberto, vengono poi tradotti in tutto il mondo.

A partire dagli anni Settanta approfondisce i suoi interessi in ambito didattico e contribuisce al rinnovamento teorico e pratico dell’insegnamento artistico.

Nel 1977 realizza il primo Laboratorio per l’infanzia alla Pinacoteca di Brera.

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Dal convegno Bruno Munari l’arte di vivere tra scienza e arte. Munari in azione Triennale, 22/23 ottobre 1999

Il pensiero progettante e creativo, Piero BertoliniVicinanza tra esperienza artistica ed educativa.Sono esperienze non sovrapposte, ma in relazione

dialettica.L’arte può essere educativa, ma le due esperienze

insieme, pur nella loro autonomia hanno la capacità emblematica di chiarire un certo modo di intendere l’uomo. È un modo di intenderlo non come qualcosa di già dato, ma qualcosa che si realizza in un continuo processo.

Page 41: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Dal convegno Bruno Munari l’arte di vivere tra scienza e arte. Munari in azione Triennale, 22/23 ottobre 1999

• La creatività è la capacità di combinare dati e informazioni in modo altri, diversi da quelli consueti. La creatività è la capacità di superare un già dato verso un possibile.

• Pensare in modo progettante è il modo più convincente di affermare la nostra libertà ed autonomia.

• L’esperienza artistica è il luogo privilegiato, in cui avvengono continue contaminazioni.

• L’esperienza educativa è centrata sempre sulla prospettiva del cambiamento, deve stimolare verso un futuro possibile.

Page 42: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Il laboratorio per bambini a Brera, 1977

• Il museo non è più un luogo riservato agli specialisti, ma il museo questo deposito di memoria collettiva, questa banca di oggetti, questo luogo di conoscenza dell’evoluzione della natura e dell’uomo è uno strumento di comunicazione di massa e di presa di coscienza poco esplorato.

• Riappropriazione pubblica dei beni culturali.

Page 43: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Il laboratorio per bambini a Brera, 1977

• Se si gioca da bambini con l’opera d’arte tra vent’anni si avrà un pubblico diverso, che guarderà all’opera d’arte non solo sotto il “cosa vuol dire” bensì conoscendone tutti gli aspetti costruttivi, giocando, da bambini. (Munari)

Page 44: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Il laboratorio per bambini a Brera, 1977

• Ogni volta che si spiega qualcosa ad un bambino gli si impedisce di scoprirla da solo, Piaget

• Giocare con l’arte non per diventare artisti, etc. giocare con l’arte per vivere in modo creativo la scoperta delle regole della creatività, Munari

Page 45: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Proposte contenute nel testo Fantasia

• Far disegnare ai bambini cosa c’è dentro il corpo.

• Migliorare il corpo umano.• Unire materiali diversi. (Picasso testa di toro con

sellino di bicicletta)• Pensare il mondo alla rovescia. (fuoco-freddo;

ghiaccio-bollente)• Cambiare il colore (pane blu, Man Ray)• Cambio di materia (l’ombrello molle del clown)

Page 46: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Proposte contenute nel testo Fantasia

• Cambio del luogo (se Milano avesse il mare)

• Cambio di funzione (bicchiere porta fiori)

• Cambio di moto (lumaca che corre)

• Cambio di dimensione (Pop Art)

• Elementi diversi in un unico corpo (orribile mostro)

Page 47: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Stimolazione alla creatività (da Fantasia)

• L’individuo creativo è quindi in continua evoluzione e le sue possibilità creative nascono dal continuo aggiornamento e dall’allargamento della conoscenza in ogni campo.

• Una persona creativa prende e dà continuamente cultura alla comunità, cresce con la comunità. Una persona non creativa è spesso un individualista ostinato nell’opporre le proprie idee a quelle degli altri individualisti.

Page 48: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

La creatività va quindi stimolata ma come?

• Si tratta di inventare giochi attraverso i quali i bambini possano imparare sempre qualcosa di nuovo, possano impadronirsi di tecniche nuove, e possano capire le regole del linguaggio visivo. Ogni disegno contiene un messaggio, ma se questo non è costruito con le regole del linguaggio visivo, il messaggio non viene ricevuto (…) non si ha comunicazione. Munari p.123

Page 49: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Bruno Munari

• Non si tratta di rispondere subito e soltanto alla domanda Che cosa vuol dire? È necessario invece indagare su altri elementi che compongono l’opera d’arte: la materia con la quale prende corpo e si rende visibile l’immagine, la tecnica con la quale la materia è stata lavorata, le regole della composizione che danno qualità e suggestione all’oggetto.

Page 50: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Bruno Munari

• In tal modo si arriverà gradualmente, soprattutto attraverso esperienze personali di rielaborazione e produzione concreta, a comprendere come si costruisce un messaggio visivo e quindi a capire e a gustare meglio non solo l’arte contemporanea, ma qualunque stile e qualunque tempo.

Page 51: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Bruno Munari

• Capire o comprendere?• Il più grande ostacolo alla comprensione di

un’opera d’arte è quello di voler capire. Troppo spesso capire vuol dire sezionare e dare della definizioni che inquadrano l’opera in uno schema predefinito, comprendere è invece possedere con i propri mezzi entrando in un contatto stretto che lascerà tracce indelebili, fissate nella memoria dal vissuto emotivo.

Page 52: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Bruno Munari

• Un’efficace metodologia di approccio alle opere d’arte, mediante attività di ricerca e approfondimento teorico da collegarsi ad esperienze concrete di produzione individuale e collettiva in situazione di laboratorio.

Page 53: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Cristina Francucci, “Il perché di una scelta”,in Educare all’arte, p.14

• L’obiettivo è avvicinare i giovani all’arte contemporanea, non avendo come unico scopo quello di familiarizzare bambini e ragazzi con i linguaggi e i modelli dell’arte, ma di suggerire processi immaginativi e creativi, idee, paradigmi e metafore, simboli desunti dall’universo artistico, utili a comprendere il mondo circostante.

Page 54: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Cristina Francucci, “Il perché di una scelta”,in Educare all’arte, p.14

• Altro punto centrale della nostra concezione di didattica dell’arte è che l’opera d’arte è l’oggetto privilegiato per la progettazione di laboratori creativi, in cui il momento del fare assume la massima importanza.

Page 55: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Cristina Francucci, “Il perché di una scelta”,in Educare all’arte, p.14

• Il laboratorio è luogo di ricezione e produzione di saperi dove i bambini sono invitati a un ruolo attivo nel processo di creazione e trasformazione, ma è soprattutto luogo della costruzione delle identità dei protagonisti.

Page 56: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Riflettiamo sulle nostre esperienzecome studenti

• Quali sono state le nostre esperienze in campo artistico a scuola?

• Quali positive? Quali negative?

Page 57: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Riflettiamo sulle nostre esperienze come insegnanti

• Che cosa pensiamo si possa proporre ai bambini?

• Cosa abbiamo visto fare nella scuola in campo artistico nelle nostre esperienze di tirocinio e di lavoro?

Page 58: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Il mondo dell’arte attuale fuori dalla scuola

• Quali musei, esposizioni temporanee abbiamo visitato ultimamente?

• Cosa ci piace?

Page 59: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Prima biennale di Malindi

Page 60: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Wunderkammer

Page 61: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Bambino al museo

Page 62: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Mosaico, testimonianza di un passato

Page 63: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Afro Basaldella, attualità di una proposta

Page 64: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

Lavoriamo sul museo

• Museo è…

• Cosa associ alla parola “museo”?

• Quali sono i tuoi vissuti di esperienze museali?

• Hai, e quali sono, ricordi di quando eri bambina/o al museo?

• Qual è la tua ultima visita in un museo, in una esposizione temporanea?

Page 65: Fondamenti e didattica dei linguaggi dell’immagine

SCEGLIERE UN OGGETTO

• Qual è il compito?• Scegliere un oggetto tra quelli presenti nella collezione visitata.• L’oggetto deve essere scelto liberamente( chi vuole può pensare ad uno

scopo didattico riflettendo su un utilizzo con bambini o ragazzi)• Qual è l’obiettivo del lavoro?• Esperire concretamente una situazione di ricerca in museo e un lavoro

sull’oggetto (finalizzati successivamente a scopi educativi).• Fare una riflessione sull’esperienza in chiave formativa personale e

professionale.• Cosa fare concretamente?• Girare liberamente negli spazi espositivi per cercare, trovare, individuare,

scegliere l’oggetto; prendere appunti o altre forme di memoria e descrizione dell’oggetto prescelto e delle modalità personali di approccio e scelta. Al termine riflettere in gruppo.

• Quanto tempo?• Il tempo disponibile è di 20/30 minuti per l’esplorazione e 40 minuti per la

discussione.

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Andar per musei• Scegliere: prendere tra più cose quella più adatta, la migliore, quella che

piace di più, assorbire, cogliere…• Trovare: accorgersi, avvedersi, scorgere, imbattersi, cogliere, incontrare…• Cercare: esplorare, dare la caccia, scoprire…• Una serie di attenzioni:• il sistema museo• gli oggetti da museo• il visit-attore• le domande giuste• Quattro regole d’oro

– Esporsi all’oggetto, conservare lo stupore …ascoltare quello che l’oggetto evoca in noi, pensieri, emozioni, sensazioni, domande ricordi, associazioni.

– Migliorare la capacità percettiva, usare tutti i nostri sensi– Darsi tempo, l’intervallo perduto, la distanza estetica.– Darsi spazio fisico e mentale.– Come mai ho scelto quell’oggetto? (il motivo)

• Perché ho scelto quell’oggetto? (lo scopo)

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IL MUSEO• Andrea Emiliani:• “L’attuazione di un processo di socializzazione, di un uso sociale e

didattico dei beni culturali richiede fra l’altro che sia superato il concetto di museo come luogo di conservazione statica e sia recuperato il senso del museo come luogo di studio, di ricerca, di informazione storica, di produzione di cultura: che i materiali custoditi nei musei siano utilizzati come documenti storici su cui ricostruire la storia della città, del territorio, non come “opere d’arte” destoricizzate da proporre ad un’astratta contemplazione. Anche la riappropriazione culturale del museo è un’operazione di cultura democratica.”[1]

•[1] Andrea Emiliani, “Il museo dall’età illuministica al nostro tempo: i diversi modelli di museo”, p.44, in La didattica dei beni culturali, a cura di V: Frati e I: Gianfranceschi Vettori, atti del seminario, Brescia 1978, Brescia, Grafo edizioni, 1980.

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Storia del museo• “Il termine “museo” (…) deriva da mouseion, ossia dall’edificio che

ad Alessandria d’Egitto era destinato ad ospitare gli studiosi che, attratti dall’incredibile ricchezza della biblioteca istituita da Tolomeo I Soter; si recavano a lavorare in quella città. Insomma il mouseion a giusto titolo poteva essere considerato come casa comune delle muse perché in esso, come in un moderno college americano, potevano incontrarsi gomito a gomito i cultori di Calliope, in altri termini i poeti epici, di Urania, vale a dire gli astronomi, di Talia, ossia i commediografi e via dicendo. Questa definizione, anche se razionale e avvalorata dall’interpretazione tradizionale, manca però di precisione: che dire infatti degli storici o dei naturalisti, cui nessuna delle nove dee guidate da Apollo Musagete elargiva la propria protezione o, al contrario, come immaginare immersi nei volumi della biblioteca di Alessandria i seguaci di Tersicore che di professione erano danzatori?

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• (…) Il primo mouseion che la storia antica ricordi non è quello annesso alla biblioteca di Alessandria cui si fa riferimento parlando dell’origine del museo moderno. Occorre risalire più indietro nel tempo per rifarsi ad una istituzione culturale altrettanto prestigiosa, ossia alla scuola di Platone (428-347 a.C.) fondò nei giardini di Accademo e che, per questa ragione, prese il nome di “accademia”. All’accademia platonica era appunto annesso un mouseion frequentato per più di vent’anni da Aristotele (384-322 a.C.). e tale idea dovette sembrargli così funzionale che, quando realizzò la propria scuola in una zona di Atene dedicata ad Apollo Liceo da cui essa prese il nome, anche Aristotele le affiancò un mouseion. Proprio ad un allievo di Aristotele, Demetrio di Falero (350-307 a.C.), Tolomeo affidò il compito di organizzare la biblioteca di Alessandria: non dobbiamo dunque stupirci di ritrovare lo stesso modella organizzativo in istituzioni diverse ma legate da un filo di continuità tanto evidente.

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• (…) Se i tre esempi di mouseion citati erano legati da una comune idea organizzatrice, è anche vero che quello di Alessandria si distingue dai suoi illustri predecessori per due elementi che, nella loro linea evolutiva, si riveleranno di estrema importanza per il nostro discorso: il mouseion di Alessandria non si configura come iniziativa di un privato per quanto autorevole cittadino, ma nasce con un respiro strategico e politico molto più ampio, come esigenza dello stato di Tolomeo di affermare una continuità culturale con il regno di Alessandro Magno; in secondo luogo al mouseion di Alessandria si affianca un serapeion, ossia un tempio dedicato a Se rapide maestosamente eretto sul porto di Alessandria nel quale, secondo la tradizione greca, i fedeli recavano offerte votive che venivano gelosamente conservate perché, una volta donate al tempio, acquisivano esse stesse la sacralità del luogo.

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Storia del museo• Conservati e protetti, gli oggetti preziosi donati venivano esposti all’ammirazione dei fedeli che,

dopo aver a loro volta assolto il proprio impegno con la dea, si trasformavano in visitatori ansiosi di ammirare quanto le collezioni del tempio offrissero di raro e di pregiato, vale la pena di soffermarsi su alcune caratteristiche che il serapeion di Alessandria condivideva con i templi della anteriore tradizione greca e di quella posteriore romana:

• il tempio raccoglieva collezioni di oggetti che, pur nella loro eterogeneità, erano accomunati dal fatto di avere un notevole valore (per il materiale impiegato, per la tecnica utilizzata, per le caratteristiche estetiche e così via);

• gli oggetti custoditi non potevano più rientrare nel circuito commerciale. A causa del carattere sacro acquisito, nessuno poteva avere l’ardire di venderli o comprarli. Gli eventuali furti commessi ai danni dei templi venivano scoraggiati con punizioni particolarmente severe. Quando un oggetto si deteriorava in modo irreparabile, se era fatto di metallo prezioso veniva fuso con altri oggetti analoghi per costituire lingotti, se era di materiale irrecuperabile come la terracotta si provvedeva a seppellirlo perché in nessun caso poteva essere adibito ad un uso privato. Né un tale tabù deve sorprenderci visto che, ancor oggi in alcune regioni d’Europa, questa antica proibizione si perpetua nella superstizione contadina secondo la quale sarebbe di malaugurio acquistare beni di proprietà della Chiesa;

• le collezioni del tempio costituivano un patrimonio di cui la popolazione andava fiera e cui si poteva ricorrere in casi estremi, quando ad esempio la patria era in pericolo. Fu così che, durante la terribile guerra del Peloponneso, gli ateniesi contrassero un prestito con i loro dèi, salvo poi restituire la somma prelevata con tanto di interessi;

• lungi dall’essere nascosti agli sguardi, gli oggetti di cui il tempio era depositario potevano essere ammirati dal pubblico nel suo interno o, quando le collezioni erano particolarmente numerose, in edifici appositamente costruiti nel recinto sacro.