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    RIFLESSIONI SULL'EDUCAZIONE.

    MediaMente: "Intelligenze multiple e nuove tecnologie"

    mediamente.rai.itMat: Il concetto di CITTADINANZA ATTIVA.

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    MediaMente: "Intelligenze multiple e nuove tecnologie"

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    Howard Gardner

    Torino, 10-04-1997

    Intelligenze multiple e nuove tecnologie

    SOMMARIO:

    Studiando per anni il cervello e i suoi meccanismi Gardner ha scoperto lesistenza di ottodiversi tipi di intelligenze, sei in pi rispetto alle due prese in considerazione dai test standard per la

    valutazione del QI. Le nuove tecnologie sono in perfetta sintonia con queste intelligenze multiple:permettono, infatti, di gestire il materiale di studio secondo punti di vista diversi, quelli suggeriti dalle

    diverse intelligenze multiple (1).Dunque le nuove tecnologie digitali sono strumenti molto efficaci per potenziare le eventuali

    carenze relative ad una delle otto intelligenze multiple. In questo senso esse possono garantire una

    educazione personalizzata (2).I bambini dovrebbero imparare ad usare il computer in modo molto naturale, apprendendo, per

    esempio, dai genitori in casa; lunico pericolo che si corre che per i pi piccoli, in particolare, ilcomputer diventi un sostituto delle persone. Anche i bambini che inizialmente non si interessano ai

    computer vi si imbatteranno ugualmente nel coltivare altri interessi (3).La didattica a distanza un buono strumento per ottimizzare e stimolare il lavoro degli

    insegnanti e degli studenti disposti ad assumere un atteggiamento attivo di fronte al loro lavoro (4).Laffermazione di Clinton secondo la quale ogni scuola dovrebbe essere connessa ad Internet

    solo uno slogan politico (5).

    Gli insegnanti devono essere molto cauti nelluso di Internet a scuola e, soprattutto, devonoinsegnare agli alunni a sviluppare una forte capacit di giudizio rispetto a tutto quello che si pu trovaresulla rete (6).

    Rispetto allet in cui i bambini dovrebbero iniziare ad usare il computer non esistono regoleprecise (7).

    I bambini non dovrebbero, per, essere lasciati troppo soli davanti al computer, per evitare chevisitino dei siti a loro poco adatti (8).

    Una censura troppo rigida rispetto a quello che i bambini possono o non possono vedere in TV

    o su Internet non una soluzione che garantisce la salvaguardia della purezza dei propri figli (9). La grande quantit di informazione che si riceve dai nuovi media pone il problema di

    mantenersi capaci di distinguere quello che si vuole memorizzare e fare proprio, senza restare

    semplicemente confusi (10).

    I bambini che hanno un computer a casa hanno ovviamente maggiori opportunit di quelli chepossono usarlo soltanto a scuola. Comunque, la tecnologia non sempre condizione necessaria al

    successo di una persona (11).

    INTERVISTA:

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    Domanda 1Pu illustrarci la sua teoria sulla intelligenza multipla, la teoria che lo ha reso famoso in tutto il

    mondo?

    RispostaLa gran parte della gente, quando usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza

    con la quale si nasce e che non si pu cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a quello che sichiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde bene o meno bene. Io penso che il testdel quoziente intellettivo sia una misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso

    offre una visione molto ristretta di come sia lintelletto umano una volta usciti dalla scuola. Nel miolavoro ho gettato via i test perch penso che essi non possano esaminare lintero spettro delle capacitumane. Viceversa, ho studiato il cervello e come si evoluto nel corso di molti, molti anni. Ho anchestudiato il tipo di abilit cui si attribuisce valore nelle diverse culture, non solo nella nostra cultura

    oggi, ma nella nostra cultura storicamente, e nelle culture di tutto il mondo. Come risultato di questo

    studio di molti anni ho definito almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di intelligenza

    ed il test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica, che sono moltoimportanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei intelligenze, incluse quella musicale,

    quella spaziale - che consiste nellabilit di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di unnavigatore, o gli spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un giocatore di scacchi -;lintelligenza cinestetica corporea, che lintelligenza del ballerino, dellatleta, dellartigiano,dellattore; due tipi di intelligenza personale, che consiste nella comprensione delle altre persone, comeesse lavorano, come motivarle, come andare daccordo con loro; lintelligenza interpersonale, checonsiste nella comprensione di se stessi, di chi si , di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si pu

    fare per avere maggiore successo nella propria vita. Recentemente ho aggiunto una nuova intelligenza

    chiamata intelligenza naturalistica, che consiste nella capacit di riconoscere diversi oggetti nellanatura: esseri viventi, piante, animali, e anche altre cose in natura come le rocce, o nuvole o tipi diversidi tempo.

    Ora, tutti noi siamo dotati di queste diverse intelligenze. Infatti, qualcuno potrebbe dire che sto

    definendo gli esseri umani non nel modo in cui fece Socrate, come animali razionali, ma come animalidotati di linguaggio, di logica e cos via. In ogni caso, mentre tutti noi possediamo queste intelligenze,

    non esistono due persone che abbiano esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno

    pi forte nellintelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in cui combiniamo leintelligenze o non le combiniamo differente fra le persone, e qui entrano in gioco le implicazionieducazionali. Perch o noi possiamo trattare tutti come se fossero uguali, il che semplicemente

    indirizza un tipo di intelligenza, o possiamo cercare di capire le intelligenze dei bambini epersonalizzare, individualizzare leducazione il pi possibile. Il mio pensiero che anche se si vuoleche ognuno impari lo stesso materiale; si pu insegnarlo in molti modi, e si pu anche stimare o

    valutare in molti modi ci che lo studente sta imparando. E qui che viene fuori il ruolo dellatecnologia, nellindividuazione del curriculum, dei materiali, degli argomenti per gli studenti, e nel dareloro molti modi di studiare e molti modi di padroneggiare il materiale.

    Domanda 2Dunque qual il ruolo delle nuove tecnologie nella teoria delle intelligenze multiple?

    RispostaOgni intelligenza tradizionalmente utilizzata da diverse tecnologie. Unintelligenza linguistica dallasemplice tecnica della penna, del libro, del microfono; lintelligenza logica e matematica dallatecnologia del pallottoliere, della calcolatrice oppure dal computer; lintelligenza musicale con glistrumenti, i sintetizzatori e cos via. Avendo degli esseri umani ed una intelligenza, si sviluppa una

    tecnologia da dirigere con quella intelligenza. Ma penso che ci che la gente vuole sapere la relazione

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    fra lintelligenza e le nuove tecnologie. E molto importante capire che la tecnologia solo unostrumento, niente di meno e niente di pi. Ho una penna qui. Essa uno strumento. Posso usare la

    penna per scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche usare la penna per cavare unocchio a qualcuno. E solo uno strumento. E i computer possono essere usati per manipolare le personeo per liberarle, i computer possono essere usati per insegnare alla gente nello stesso noioso modo

    rigoroso in cui si insegnato per moltissimi anni, o possono essere usati per insegnare in modi moltonuovi. Ovviamente, mi piacerebbe che le tecnologie venissero usate nei modi che liberano gli individui,che consentissero loro un maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come

    esempio. Io possiedo una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una particolare intelligenza

    spaziale. Quando ero a scuola mi venne chiesto di cercare di immaginare una figura in tre dimensioni ecome essa veniva trasformata. Era unoperazione molto difficile da fare nella mia testa. Ora io possocreare una immagine sullo schermo del computer e girarla tutto intorno, realizzando, in questo modo,

    davanti a me, quello che dovevo fare nella mia testa. Poich sono migliore nella intelligenza musicale,

    se ascolto una fuga, per esempio, con un tema, posso sentire nel modo in cui il tema viene trasformatoo preso da unaltra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma se non fossi stato in grado di farlo con lemie orecchie, avrei potuto prendere un registratore, registrare la fuga, separare le voci, seguirne una da

    una parte allaltra del pezzo; e di nuovo la tecnologia mi avrebbe aiutato a fare quello che non sono ingrado di fare nella mia testa.Dalla mia prospettiva, la pi grande promessa della tecnologia quella di individualizzare

    leducazione. Se un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia, non hamolta scelta: lui o lei deve leggere o dare a tutti lo stesso compito. Ma se, per esempio, un insegnanteha 30 o 40 studenti, ma ciascuno studente possiede il proprio computer con il CD ROM o il video disk

    player, allora, linsegnante pu insegnare le frazioni in un modo ad uno studente e in un altro modo adun altro studente, e pu altres offrire allo studente vari modi di mostrare ci che capisce. Cos la

    tecnologia mantiene la promessa di personalizzare ed individualizzare leducazione molto pi che nelpassato. Perch questo importante? Tradizionalmente, leducazione stata un segno di selezione. Achi pensa in un certo modo, a chi pu passare per la cruna di un ago, per usare una metafora, noi

    daremo un riconoscimento, e tutti gli altri saranno messi da parte perch non sono in grado di fare le

    cose in quel modo. Se noi individualizziamo o personalizziamo leducazione, invece di avere un testche ciascuno deve superare, possiamo avere dei test appropriati per ciascuno in considerazione della

    sua intelligenza. Questo significa che ognuno pu essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialit,

    e non si forzeranno tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si pu essere come quel prototipoallora non si ha alcuna opportunit.

    Domanda 3Come possono, le tecnologie, essere importanti per lo sviluppo della intelligenza?

    RispostaAttualmente ogni bambino dovrebbe essere avviato alla conoscenza dei computer con la maggiore

    naturalezza possibile. Se i genitori e gli insegnanti usano i computer quasi ogni bambino li user

    naturalmente. Infatti, molti di noi che hanno una certa et ed hanno dei bambini, hanno i bambini cheinsegnano loro il computer e non viceversa. Dunque, i computer non sono un problema per i bambini.

    E importante che il computer sia introdotto in modo naturale. Ci che noi non vogliamo sono icomputer che sostituiscono gli esseri umani. Quello che un computer dovrebbe fare consentire agliesseri umani di fare il tipo di cose che un computer non pu fare: un computer non pu abbracciare,

    bisogna sempre essere in grado di abbracciare il proprio figlio. Questo un ruolo molto importante per

    lessere umano. Immaginiamo di avere un figlio che non sia interessato ai computer. Non mipreoccuperei della cosa, a meno che il bambino non sia interessato neanche ad altre cose. Se il bambino

    non dovesse trovare interesse in nessuna cosa, penserei allesistenza di un problema. Ma se un bambinosi interessa di qualche cosa, ai giorni nostri, prima o poi si interesser ai computer, perch ogni cosa

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    della nostra vita contagiata dai computer. Se un bambino si interessa agli strumenti musicali e non ad

    un computer, un giorno vorr comporre al computer o comporre musica elettronica o ascoltare la

    musica su un CD ROM; solo allora si interesser alla tecnologia.

    Domanda 4Qual la sua opinione in merito alla tele-educazione? Crede che essa sostituir linsegnante classico

    oppure si tratta solo di un altro modo di insegnare?RispostaSi possono usare tecnologie remote per aiutare ad insegnare, certamente lo si deve fare. Non cragione per cui dovrei ripetere la stessa lettura venti volte se si pu fare con una video-conferenza o se

    pu essere inserita in un CD ROM. Comunque, come nel caso dei bambini, ci sono diverse funzioni

    che i computer non possono svolgere bene con gli studenti. I computer non possono introdurre glistudenti nel mondo del lavoro, non possono fornire valutazioni personali del lavoro degli studenti,

    almeno non attualmente. Dunque, io, come insegnante uso la tecnologia allo scopo di liberarmi per

    svolgere delle operazioni che la tecnologia del computer non in grado di fare. Gli insegnanti che

    svolgono la solita noiosa lezione saranno presto rimpiazzati da lezioni pi interessanti mandate daRoma, da Londra o da Tokyo. In questo modo lo stimolo per gli insegnanti sar quello di sviluppare

    delle abilit che il computer non in grado di fornire. Io sono un insegnante e credo che laspetto piimportante dellapprendimento, per gli studenti, consista nellosservarmi mentre lavoro: vedere comemi relaziono con gli ospiti, osservare come indago su un problema di ricerca, come io guardo un dato e

    gli do un senso. Questi sono elementi dellinsegnamento che mancano alla tecnologia, anche se alcunidi essi potrebbero probabilmente essere simulati. Allo stesso modo penso che la tecnologia sar unproblema per lo studente pigro, perch ogni risposta che il computer pu dare, noi non abbiamo

    bisogno di averla dallo studente. Dunque, egli dovr avere pi immaginazione, pi creativit, dovr, in

    sostanza, andare un po pi in l. Insomma, penso che il computer ci stimoli ad essere attivi. Domanda 5

    Il Presidente Clinton ha detto che tutte le scuole devono collegarsi entro il Duemila. A Suo avviso

    questo provvedimento sufficiente per una buona preparazione delle generazioni future? Se non lo ,

    di cosa abbiamo bisogno?

    RispostaPenso sia uno slogan politico. Non gli costa nulla dire questo. Se lei chiedesse a me se preferirei avere

    tutte le scuole collegate ad Internet o se preferirei che ci fossero buoni insegnanti ed una libreria, io

    sceglierei dei buoni insegnanti e la libreria. Tuttavia, il suo punto di vista appropriato. Viviamo inunera tecnologica, e la gente ha bisogno di avere contatti con luoghi lontani via Internet; quindi nonpolemizzerei con quello che dice, poich si tratta di unaffermazione politica che non ha moltasostanza.

    Domanda 6Quindi, il problema consiste nella creazione di una disponibilit di informazioni per gli stessi

    insegnanti, perch altrimenti avremo degli insegnanti che non hanno alcuna competenza nel settore

    tecnologico.

    RispostaNon solo una questione di insegnanti che sappiano come entrare - questo facile da fare - o come

    mostrare il modo di entrare nel Web mondiale. Il problema pi importante nella qualit diinformazioni contenute in Internet. Questo problema richiede un giudizio da parte di qualcuno per

    sapere cosa ignorare, a cosa fare attenzione. Il problema del giudizio di pi difficile risoluzione

    rispetto alla conoscenza necessaria per accedere ad Internet. Bisogna aiutare a distinguere. Io dicosempre che linformazione non la stessa cosa della conoscenza, che la conoscenza non la stessa cosadel giudizio, e il giudizio non la stessa cosa della saggezza. Sono necessarie delle persone sagge,

    Internet non aiuta a divenire saggi. Pu anche far diventare matti se si crede ad ogni cosa contenuta in

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    esso. Ma certamente si pu dire la stessa cosa dei libri: esistono moltissimi libri pieni di cose senza

    senso. Penso che la differenza stia nel fatto che per essere in grado di pubblicare un libro sia necessaria

    una certa cifra. Invece, ognuno in grado di mettere qualsiasi cosa nel Web mondiale, e per questa

    ragione i pericoli disponibili sono maggiori, e, di conseguenza, si deve essere dei migliori scopritori dipericoli.

    Domanda 7In base alla sua esperienza, qual let migliore per un bambino per cominciare ad usare il computer? Risposta

    Penso che la maggior parte dei bambini che possiedono un computer comincerebbero ad interessarsi

    ad esso non appena fossero abili a muovere un mouse. Ma, ancora, non mi preoccuperei se un bambino

    non lo facesse. Cos come trova interessanti altre cose, prima o poi il bambino trover interessanteanche il computer. Molti genitori si preoccupano enormemente se il loro bambino di tre, quattro, cinque

    o sei anni non un esperto di computer. Penso sia folle preoccuparsi. Mi preoccuperei molto di pi se

    non avesse voglia di uscire, di giocare con altri bambini o di arrampicarsi sugli alberi, o di andaresullaltalena, o se non volesse andare allo zoo oppure osservare quando si cucina. La ragione per laquale folle preoccuparsi che ogni pochi anni i computer cambiano totalmente, in ogni caso. Dieci

    anni fa si diceva che bisognava insegnare ai bambini come programmare. Ora nessuno lo dice pi.

    Dunque, i genitori dovrebbero usare il loro giudizio e non agitarsi solo perch il loro bambino nonpassa tutto il suo tempo con il mouse.

    Domanda 8Ma Internet pu dare dei problemi. C unet in cui si pu usare Internet senza rischi ed esiste unmodo per navigare in Internet senza correre pericoli?

    RispostaIo penso che sia importante per i genitori non limitarsi a mettere il bambino in una stanza dove si trova

    il computer e lasciarlo da solo. E, naturalmente, una volta che il bambino pu leggere i libri,probabilmente non si vuole che legga qualsiasi cosa per il solo fatto che in grado di farlo. A mio

    avviso Internet , in qualche modo, pi affascinante. I bambini sono pi propensi a lavorare insieme su

    Internet, piuttosto che leggere insieme. Ma ogni volta che ci sono stati dei genitori ed un Giardino

    dellEden, cerano dei pericoli in giro, e i genitori che lasciavano i bambini completamente affidati a sestessi avevano dei bambini che si cacciavano nei guai. I genitori che non solo si occupavano dei

    bambini, ma che dimostravano di avere dei modelli nella loro vita, avevano molto meno di cui

    preoccuparsi. Io penso che i figli abbiano sempre dei segreti per i loro genitori, e, probabilmente, coscome un buon genitore non dovrebbe dare per certo che suo figlio non fumi o non faccia uso di droghe,

    allo stesso modo, un buon genitore non dovrebbe affermare che suo figlio senzaltro non su una chatroom illecita. Penso che si debba mantenere uno stretto contatto con i bambini. Ma gli argomenti tabnon sono una novit. In America noi segnaliamo i programmi a rischio per i bambini. Ma si scoperto

    che non appena i bambini imparano questa cosa vogliono vedere proprio quei programmi che non

    dovrebbero. Dunque, limitarsi a segnalare quei programmi non risolve il problema.

    Domanda 9Dunque, a Suo avviso, giusto o no il controllo dei genitori sui programmi e la censura su Internet? Si

    dovrebbe mettere un lock sui programmi che un bambino non dovrebbe vedere?

    RispostaIo, certamente, credo nel controllo da parte dei genitori. Ma probabilmente non sar possibile rendere

    inaccessibili tutti i siti. Ogni giorno la gente inserisce nuovi contenuti sul net, e si dovrebbe dipendere,

    in qualche misura, dal giudizio delle persone che producono questi sistemi, e si deve dipendere dallamisura del buon senso dei figli rispetto alle cose dalle quali stare lontani. Ci significa che il proprio

    sistema di valori molto importante. Io so che non sono capace di aver nulla a che fare con alcun tipo

    di violenza nel media. Trovo che mi fa stare male, ma non posso impedire che i miei figli, che sono

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    interessati alla violenza, la guardino. Ma credo che essi vedano che io provo ripugnanza per queste

    cose, che le trovo ripugnanti, e penso che il mio atteggiamento produca un effetto su di loro. Bisogna

    avere abbastanza fiducia nei propri figli, nel fatto che non verranno distrutti solo perch vedono una

    cosa volgare su Internet. Dopo tutto, qualcuno potrebbe essere ucciso proprio nella casa vicina. Non sipu impedire questo tipo di cose. Bisogna occuparsene, quando avvengono, aiutare i bambini a capirle.

    Se un bambino fa una cosa sbagliata, bisogna dirglielo e poi andare avanti, senza fare un caso di quelloche avvenuto.

    Domanda 10Linformazione oggi cammina molto pi in fretta che nel passato. A causa dei media noi riceviamo

    molti pi input dei nostri padri. Come pu tale velocit influire sulla nostra intelligenza?

    RispostaNon molto noto, ma il quoziente intellettivo salito costantemente in questo secolo. Sale di qualche

    punto ogni dieci anni; negli ultimi quarantanni il quoziente intellettivo della gente in tutto il mondo passato da 10 a 15 punti. E piuttosto interessante. E penso che la spiegazione stia nel fatto che unnumero maggiore di persone vanno a scuola, e la scuola rende pi brillanti. Una maggiore esposizionedelle persone a pi informazioni per un periodo pi lungo della loro vita, non solo a scuola, influisce

    sullintelligenza. Ma molto dipende dalla qualit dellinformazione su Internet. Pi televisione si vede,pi ci si deprime, pi ci si stanca, perch la gran parte del materiale televisivo terribile. Se il materialetelevisivo fosse buono come questo programma, allora la gente diventerebbe pi intelligente anche

    guardando la televisione per tutto il tempo. Dunque, similmente, sono sia la qualit del materiale diInternet che luso che se ne fa ad influire sulle capacit intellettive delle persone. Penso che questa siala chiave. Si possono leggere tutti i giornali del mondo e finire per essere confusi, perch il giornale

    palestinese dice cose diverse da quello israeliano, e il giornale giapponese dice cose diverse da quello

    italiano. Quindi, necessario decidere quello a cui si presta attenzione e perch, cosa far diventare

    parte della propria mente e cosa respingere. E credo che Internet creer una grande responsabilit nellepersone per ci che riguarda questo tipo di giudizio. Inoltre, ovvio che con la velocit attraverso cui le

    cose al mondo cambiano e con il flusso continuo di informazioni, le persone dovranno continuare ad

    imparare in un modo molto pi sistematico, altrimenti non saranno neppure in grado di parlare e ditrattare con i loro vicini. Dunque, quando si parla di societ educata o di una societ per leducazione,non si usa solo uno slogan , si descrive un mondo che non credo cambier nel tempo della nostra vita.

    Tutte le gratificazioni, nel futuro, saranno per le persone che capiscono quanto sia importante sapere

    come imparare. Sapere come usare le nuove tecnologie essenziale, sapere come distinguere fra ilbuono e il cattivo importante, cos sapere cosa tenere e cosa buttar via. E poi, forse, la parte pi

    difficile avere una visione periferica, che vuol dire, di tutte le cose del mondo - che si tratti di

    tecnologia o di altro - quali tipi di cose sembrano puntare al futuro e quali puntano al passato. Questonon vuol dire che la tradizione sia negativa. Infatti, io credo molto nella tradizione e non penso che le

    cose nuove significhino che dovremmo eliminare la tradizione. Comunque, parlando di qualche cosa

    come la Chiesa Cattolica, che una istituzione molto tradizionalista, se la Chiesa Cattolica fosse

    ignorante sul Web, sarebbe un disastro per la chiesa. Dunque, bisogna conoscere i nuovi media e lenuove tecnologie, ma esse non possono dire quali dovrebbero essere le convinzioni essenziali e i valori

    delle persone.

    Domanda 11Il bambino ricco utilizzer Internet ed altre nuove tecnologie e il bambino povero no. Svilupperanno

    intelligenze differenti o avranno le stesse chance?

    RispostaIo credo che la ragione per cui il Presidente Clinton insista affinch ogni scuola abbia Internet perch

    egli sa che altrimenti i bambini che lo hanno a casa avranno un vantaggio rispetto a quelli che lo hanno

    a scuola. E chiaro che quando un nuovo strumento viene inventato, che sia una matita, unautomobile

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    o un computer, le persone che hanno a disposizione quello strumento sono avvantaggiate rispetto a

    quelle che non possono averlo. Questo non vuol dire che se non si in grado di scrivere non si pu

    ottenere nulla, nel mondo. Conosco persone ignoranti che hanno successo. Si pu essere incapaci di

    usare le nuove tecnologie, ma essere ugualmente in grado di costruirsi un successo personale. Nellamaggior parte dei casi, ovviamente, bene sapere come usare una penna, come guidare una macchina e

    come usare un computer. E chiunque dicesse che non importante, mi piacerebbe vederlo tenere ilcomputer lontano dai suoi figli. Sono sicuro che non lo farebbe, perch il computer chiaramente unaparte importante della nostra vita da questo momento in poi.

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    Mat: Il concetto di CITTADINANZA ATTIVA.

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    Il concetto di CITTADINANZA ATTIVA.

    Cosa significa nella scuola primaria educare i bambni alla CITTAZINANZA ATTIVA.AURORA DI BENEDETTO

    Luomo fondamentalmente un animale sociale. Non pu concepirsi unesistenza al di fuoridi rapporti con altri individui. Per inserirsi fattivamente e proficuamente nella societ necessario cheil soggetto sviluppi delle competenze che nel loro complesso definiscono il concetto di cittadinanza

    attiva e responsabile.

    La scuola primaria non pu esimersi dal contribuire al raggiungimento di tali competenze, anziha un ruolo importantissimo per lacquisizione delle stesse in quanto essa si configura come primaforma comunitaria in cui il bambino inserito al di fuori della famiglia.

    La scuola il luogo in cui il bambino sperimenta la socialit, portato a rendersi conto della

    necessit di regole affinch le proprie esigenze, i propri diritti e le proprie libert vengano contemperati

    con quelli degli altri.Leducazione ad una cittadinanza attiva e responsabile parte dal favorire la consapevolezzadella propria identit personale e culturale in quanto la sicurezza in s stessi e la conoscenza delleproprie radici il primo passo verso la conoscenza dellaltro scevra da complessi di inferiorit e daconseguenti pregiudizi.

    Il bambino, in un microcosmo protetto, vivr lavventura del confronto con la diversit,imparer a ricomporre gli inevitabili conflitti negoziando, ad accettare come legittimi i punti di vistadiversi dal proprio, svilupper il senso di solidariet ed infine riuscir a coordinare la sua azione e i

    suoi comportamenti con quelli altrui in vista di un obiettivo comune in unottica di collaborazione.Ma ci non basta: per insegnare ai bambini ad essere cittadini attivi bisogna innanzitutto

    spiegare loro cos la sussidiariet orizzontale e come si applica e poi prevedere iniziative da svolgere

    fuori della scuola, sul territorio, nel quartiere, nel paese.Essere cittadini attivi vuol dire non ritenersi solo titolari di diritti, ma anche e soprattutto di

    responsabilit, vuol dire associarsi per realizzare un interesse comune, diventare sensibili ai problemisociali ed essere consapevoli di avere il dovere di intervenire fattivamente senza aspettare che sia

    qualcun altro a agire. Significa sviluppare la consapevolezza che lo Stato non unentit astratta ma composto dallinsieme dei cittadini.Ultime modifiche: sabato, 15 giugno 2013, 4:55 Salta Navigazione Salta Impostazioni

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    Approfondimenti

    Introduzione storica e delineazioni teoriche in ambito interculturale

    di Graziella Favaro

    1. Capirsi diversi2. Un passo indietro

    3. Nuovi modi di essere e di pensare

    4. Larticolazione dei progetti5. Un progetto e un processo: linterculturalit in Italia6. Lorigine esperienziale: la scuola che cambia7. Le sollecitazioni della normativa

    8. Dallidea interculturale alle pratiche9. Unoccasione per la scuola tra acquisizioni e limiti10. Riferimenti bibliografici

    1. Capirsi diversi

    La scuola e il mondo delleducazione sono attraversati oggi pi che mai dal tema della relazione,dellincontro con gli altri e della gestione delle differenze. Differenze visibili, vissu te e diventatepratica quotidiana grazie alla presenza di chi viene da lontano e vive accanto a noi; differenze evocate e

    introdotte negli spazi di vita dai molteplici spostamenti, dalla comunicazione e dai contatti reali ovirtuali con il mondo, con contesti differenti. Nellesperienza della maggior parte dei bambini, deiragazzi e degli adulti che vivono nelle citt grandi e medie (e sempre di pi anche nei piccoli centri) il

    confronto con storie e biografie che hanno radici altrove (modi diversi di parlare, giocare, pregare,studiare, rappresentare il tempo e lo spazio) quindi evento diffuso e quotidiano. E tuttavia la

    comunicazione e il contatto tra persone vicine o attraverso reti, fax, internet di per s non apportano

    comprensione. Linformazione, se ben trasmessa e compresa, pu produrre intellegibilit econsapevolezza: prima condizione necessaria, ma non sufficiente alla comprensione. Vi sono infatti

    due livelli di comprensione: quello della comprensione intellettuale oggettiva e quello dellacomprensione umana e intersoggettiva. La comprensione umana va oltre la spiegazione, richiede

    empatia, prossimit, capacit di cogliere nella storia del singolo punti di vista differenti e analogie con

    la propria storia.Leducazione interculturale si posta fin dai suoi esordi la sfida di educare alla comprensione e, per

    perseguire questo obiettivo, si propone di agire su due piani: quello cognitivo, della conoscenza e delleinformazioni sul mondo e sugli altri e quello affettivo, dellattenzione alla relazione, alle interazioni,alla storia di tutti e di ciascuno.

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    2. Un passo indietro

    La pedagogia interculturale fa il suo ingresso ufficiale in Europa nei documenti che riguardano

    la scuola, e pi in generale i servizi educativi, pi di ventanni fa. Ne troviamo traccia in un importantestudio del Consiglio dEuropa del 1978 e in alcuni scritti di pedagogisti ed esperti di educazioneoperanti in Francia, nei Paesi Bassi, in Svizzera, in Gran Bretagna. Da alcuni anni tuttavia costituiva

    gi un tema dibattuto soprattutto da coloro che si occupavano di difficolt scolastiche riconducibili aglisvantaggi socioculturali conseguenti ai processi di immigrazione. Lidea si fece strada, in primo luogo,tra gli addetti ai lavori impegnati nelle iniziative per rendere, da un lato, meno traumatico limpatto conle nuove realt linguistiche, culturali e sociali che inevitabilmente vive e sopporta chi lascia il propriopaese dorigine e, dallaltro, per rispondere alle inadeguatezze e ai bisogni della scuola di fronte allepluralit. Nasce quindi allinterno delle cosiddette pedagogie compensative, volte a facilitare ilsuccesso scolastico di chi costretto a recuperare il pi rapidamente possibile abilit e capacit senza le

    quali viene penalizzato nel suo percorso di inserimento. La sfida emergente in quegli anni era dunquequella di studiare le forme pi idonee per favorire lo scambio tra mondi culturali della maggioranza e

    mondi minoritari: scambio che venne definito educazione interculturale. Nelle sue formulazioni

    successive e pi articolate, riferite a contesti e paesi diversi, alla base della pedagogia interculturale -ritenuta lapproccio da realizzare situazione per situazione, nella scuola come negli spazi extrascolastici- troviamo: a) la consapevolezza del fatto che lincontro tra culture diverse, nel mondo delle infanzie divaria origine, lingua e colore della pelle, cos come nel mondo degli adulti, va sostenuto da scelte e

    strategie di azione che sono al contempo politiche ed educative;b) laffermazione secondo la quale la scuola e i servizi educativi e socioculturali, sono i luoghi e ilaboratori privilegiati per lintegrazione e lincontro tra bambini, giovani, donne e uomini provenientida ogni parte del mondo alla ricerca di cultura e saperi, oltre che di un posto per vivere meglio;c) la dichiarazione che lapproccio compensativo che aveva ispirato i primi interventi volti adaccogliere gli alunni immigrati, deve essere rivisto e integrato sulla base di unaltra impostazione:quella fondata su uneducazione al riconoscimento dellalterit. Riconoscimento che non si esauriscenel prendere atto che in una classe il bambino o il ragazzo autoctoni siedono vicino a chi viene dalontano, ma che si protende verso una pi matura comprensione di quella che , e di dove sta andando,

    la societ plurale. In sostanza ci equivale ad accettare che le migrazioni e gli incontri multiculturali

    sono diventati un fatto strutturale del mondo attuale e non un evento circoscrivibile e contingente.

    3.Nuovi modi di essere e di pensareLa pedagogia interculturale parte dunque dalla convinzione, suffragata dalle riflessioni

    sociologiche e antropologiche, che linterazione tra le culture un dato di fatto entro il quale la ragionedeve prevalere sul caso. Ragione che, in linguaggio pedagogico, significa mediazione e fiducia nellepossibilit che ciascuno possa imparare a conoscere il mondo dellaltro, a comprenderne punti di vista emodi di essere differenti. La pedagogia sempre, in generale, una forma di mediazione: lo ancora di

    pi quando si fa interculturale. Come si vede, la distanza tra la pedagogia compensativa (dalla quale

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    comunque quella interculturale si origina) e la pedagogia interculturale grande; non per questo, lunadeve dissociarsi dallaltra. Nelle politiche educative e scolastiche di molti paesi europei si procedutoinfatti mantenendo unarticolazione tra i due indirizzi pedagogici, perch lalunno immigrato che nonviene aiutato nei suoi bisogni specifici - di accoglienza, attenzioni didattiche e linguistiche - non sar ingrado di stabilire relazioni, comunicare la sua storia, capire e essere capito. Le culture possono

    incontrarsi in classe e altrove, se i soggetti sono messi nella condizione di poter disporre di capacitcomunicative adeguate; il cui apprendimento richiede la messa in atto di dispositivi in grado di ridurreil pi rapidamente possibile le distanze e i disequilibri. In secondo luogo, la pedagogia compensativa

    per insufficiente a realizzare quellobiettivo che i pi recenti programmi di pedagogia interculturaleauspicano. Esso consiste nella promozione scolastica ed extra-scolastica di iniziative e di azioni diffuse

    di formazione interculturale. Prospettiva che mira alla costruzione di nuovi modi di essere e di pensarerivolti a tutti, e non pi soltanto, come nella versione compensativa, a chi straniero. La pedagogia

    interculturale - che negli anni passati ha oscillato tra il polo della difesa delle differenze e delle

    specificit culturali e il polo delladattamento e dellintegrazione - trova qui una sintesi importante chesi esprime soprattutto in due constatazioni.a) La pedagogia interculturale si prefigge di delineare le strategie migliori (dal punto di vista

    organizzativo e delle finalit) perch soggetti che fanno riferimento a culture e origini culturali diverse

    possano imparare a comunicare fra loro indipendentemente dalle differenze di lingua, comportamenticulturali e credenze. La scuola e i servizi educativi che condividono questa prospettiva si muovono

    riconoscendosi nel principio che la comunicazione possibile e che lo scambio fonte di sapere e diarricchimento. Perch lestraneit e il suo superamento, sono il vero contenuto sul quale lavora unapedagogia che cerca di evidenziare tanto le differenze, quanto le affinit; che vuole far affiorare i

    contrasti e non rimuoverli, ora con la negazione delle diversit, ora con risposte di carattere riparatorio

    che rischiano talvolta di accentuare i disagi adattivi.

    b) La pedagogia interculturale delinea una linea di condotta contro i pericoli gi evidenti, o semprepronti ad esplodere, dellintolleranza e del razzismo; che compito dei luoghi educativi prevenire econtrastare, cercando di decostruire, attraverso lesercizio di una reciprocit conoscitiva e dellacooperazione, gli stereotipi e i pregiudizi.

    4. Larticolazione dei progetti

    Anche le linee direttive proposte di recente dallUnione Europea per lapplicazione del programmaSocrates, con riferimento ai progetti volti a promuovere la dimensione interculturale e lintroduzionedelle pratiche pedagogiche innovative insistono sui diversi piani dellapproccio interculturale. E infatticos si esprimono: I progetti di istruzione interculturale intendono sviluppare la tolleranza e lacomprensione reciproca tra gli allievi e gli insegnanti di contesti linguistici e socioculturali diversi,

    contribuendo quindi in modo diretto alla lotta contro il razzismo e la xenofobia. Fra le attivit previstefigurano lo studio comparativo delle culture, delle loro strutture e della loro evoluzione dinamica,

    nonch attivit volte a facilitare lo sviluppo della comunicazione interculturale e la comprensione delle

    differenze culturali.Nel suo pi ampio significato, leducazione interculturale opera dunque attraverso le seguentiarticolazioni:

    in presenza di immigrati;

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    in presenza di minoranze;

    nella dimensione europea dellinsegnamento;come prevenzione e contrasto del razzismo, della xenofo-bia, dellantisemitismo e

    dellintolleranza.

    La prospettiva unificante data dalla conciliazione tra unit e diversit da perseguire nelle diversesituazioni di societ multiculturale. In questa prospettiva, i concetti di tolleranza e di rispetto sisviluppano in quelli, pi forti, di dialogo e di arricchimento reciproco. La nozione di solidariet si

    arricchisce del tema dellaccoglienza. Il principio di uguaglianza si integra con il riconoscimento dellediversit e ne consente la valorizzazione; infine, nei rapporti tra i popoli e nelle situazioni di

    convivenza si esalta il motivo della responsabilit reciproca.

    5. Un progetto e un processo: linterculturalit in ItaliaI temi dellinterculturalit richiamano dimensioni e aspetti diversi che hanno tutti a che fare

    con le complessit sociali e culturali, con le modificazioni profonde in atto nelle scuole e nei servizi

    educativi, con le sfide, le scelte, le competenze e le negoziazioni che si presentano e si rendono

    necessarie nelle relazioni interculturali e interetniche. In altri paesi europei ed extraeuropei, comeabbiamo visto, il mondo pedagogico, la scuola e gli insegnanti da vari anni dibattevano e si

    confrontavano intorno a temi quali il multiculturalismo, la multiculturalit, il pluralismo, leducazioneinterculturale e altre diverse formulazioni. LItalia arrivata pi tardi, quando il dibattito e il confrontotra voci diverse era gi consolidato e ha potuto quindi prendere le mosse a partire dal camminopercorso da altri per evitare errori e confusioni, perlomeno nelle dichiarazioni e negli intenti. La storia

    fin qui percorsa dellidea interculturale ha consentito, ad esempio, di chiarire i termini e le definizioni.Molto spesso, i termini multiculturale e interculturale sono stati utilizzati come sinonimi e inmaniera indifferente. In realt, le due definizioni rimandano a significati diversi e a modelli educativi e

    di integrazione differenti. Il termine multiculturale pu essere utilizzato come aggettivo e riferirsi allapluralit degli elementi in gioco, alle situazioni di coesistenza di fatto fra culture diverse. Si dice allorache la scuola X o la classe Y sono multiculturali per la presenza di bambini e di ragazzi che hannoaltre appartenenze e altri riferimenti culturali. In questo senso, il termine descrive solamente una

    situazione, senza peraltro dire come si intenda intervenire per favorire lincontro, lo scambio, lareciprocit, o viceversa, per lassimilazione e la separazione. quindi un termine neutro, descrittivo. Seinvece si usa il termine multiculturale per descrivere il progetto pedagogico, si assume una posizionea favore della coesistenza dei gruppi e delle culture, gli uni accanto agli altri, come in una sorta di

    mosaico; ma anche - come hanno notato alcuni studiosi - come in un sistema di vasi fra loro noncomunicanti. In questultimo caso, si insiste sul mantenimento e sullo sviluppo delle varie cultureseparatamente le une dalle altre, in una logica di coesistenza delle varie comunit. Parlare invece di

    progetto o di pedagogia o di educazione interculturale significa porre laccento sullinter, sulprocesso di confronto e di scambio, di cambiamento reciproco e nello stesso tempo, ribadire lunit e laconvivenza democratica. Leducazione interculturale disegna quindi un processo e delinea un progetto.Vediamo di ripercorrere in maniera sintetica le diverse origini dellapproccio interculturale nel nostropaese.

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    6. Lorigine esperienziale: la scuola che cambiaFin dal primo momento, agli inizi degli anni Novanta, quando nella scuola italiana

    cominciarono a entrare bambini e ragazzi immigrati, fu subito chiaro agli insegnanti che tali presenze

    dicevano loro molte cose insieme. Parlavano i volti, i colori della pelle, i silenzi, il linguaggio nonverbale, le frasi in lingue incomprensibili. Al contempo, gli alunni stranieri, oltre a esprimere le loroincapacit comunicative e i loro bisogni linguistici, erano evocatori di viaggi, stati danimo, storieperso-nali e riferimenti culturali collocabili allinterno di matrici di senso differenti. La preoccupazioneper un problema didattico aggiuntivo si mescolava (e si mescola) ad atteggiamenti di ricerca eattenzione mirata, a curiosit verso vissuti e oggetti culturali a volte opachi e indecifrabili, aincertezze e disorientamenti nei confronti di identit che si formano tra il qui e laltrove. E quantoaccadeva allora ad ancora pochi insegnanti e educatori, per lo pi nelle citt medio/grandi, si ripete

    oggi per la gran parte e dovunque.Lincontro con le differenze linguistiche, religiose, somatiche, culturali diventato, non pi un fatto

    sporadico e casuale, ma un ingrediente normale e quotidiano degli spazi educativi, della scuola, deiluoghi di aggregazione, dei servizi sociali e sanitari, dei reparti maternit e pediatria degli ospedali. E idati lo confermano. Ogni anno entrano nella scuola italiana tra i 30. 000 e i 40. 000 nuovi alunni,mentre i nati di nazionalit straniera rappresentano in alcune citt gi il 15/20% dei bambini che

    annualmente vengono al mondo (21, 3% a Milano). La curiosit iniziale per le culture degli altri, che si

    nel tempo trasformata in una pluralit delle attenzioni, costituisce dunque il nucleo iniziale dellapedagogia interculturale anche in Italia. Non teorico, ma composto dalle pratiche scaturite dagli

    interrogativi, dalle incertezze sulle scelte e dunque dalla ricerca di percorsi didattici che potessero e

    possano rispondere sia ai bisogni specifici, sia favorire lincontro tra infanzie e adolescenze di qui edaltrove.

    7. Le sollecitazioni della normativa

    Dalla periferia al centro; dalle domande e dai primi progetti della scuola e dei servizi educativisi arriva in poco tempo ai documenti nazionali (circolari, raccomandazioni, ordinanze ).Leducazione interculturale ha fatto la sua comparsa ufficiale nella scuola italiana nel 1990, quando iltermine entra nel mondo educativo attraverso la porta principale della normativa. Una circolareministeriale (n 205 del 26/7/ 1990) trattava infatti per la prima volta congiuntamente i temi

    dellinserimento degli alunni stranieri nella scuola e delleducazione interculturale. Il documentoconteneva principi innovativi importanti: forniva indicazioni per laccoglienza e lintegrazione deglialunni immigrati e nello stesso tempo poneva il tema delleducazione interculturale per tutti. Pi tardi,leducazione interculturale apparsa sempre pi spesso nei documenti e negli studi: nelle pronunce delConsiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (23/4/1992; 7/4/1993; 15/6/1993) e in altre circolari. Tra

    queste, segnaliamo in particola-re, per la ricchezza degli spunti e la complessit dei messaggi, la C. M.n 73 del 2/3/1994, dal titolo Dialogo interculturale e convivenza democratica: limpegno progettualedella scuola. Il documento delinea un quadro di ampio respiro dove si ragiona in termini di societmulticulturale, di prevenzione del razzismo e dellantisemitismo, dellEuropa e del pianeta. Siintroducono concetti quali il clima relazionale e la promozione del dialogo, si forniscono indicazionisulla valenza interculturale di tutte le discipline e delle attivit interdisciplinari. Si afferma inoltre che:

    Leducazione interculturale si basa sulla consapevolezza che i valori che danno senso alla vita no n

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    sono tutti nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri; non tutti nel passato, ma

    neppure tutti nel presente o nel futuro. Educare allinterculturalit significa costruire la disponibilit aconoscere e a farsi conoscere nel rispetto dellidentit di ciascuno in un clima di dialogo e disolidariet. La valenza interculturale delle discipline viene successivamente approfondita in uno studiosu Leducazione interculturale nei programmi scolastici pubblicato nel 1995 negli Annali de lla

    Pubblica Istruzione. In esso si riafferma il principio che leducazione interculturale non riguarda soloalcune materie, ma che siamo di fronte ad una dimensione dellinsegnamento che accompagna ilpercorso formativo ed orientativo attraverso tutte le discipline. Si ritorna ancora al tema

    dellinserimento degli alunni stranieri con il DPR n 394 (31/8/1999) che delinea le modalit diiscrizione, accoglienza e inserimento dei minori e della formazione degli adulti immigrati, affermando

    il loro diritto/obbligo allistruzione scolastica e prevedendo i dispositivi mirati e le risorse da attivareper lapprendimento dellitaliano e per facilitare laccesso alle strutture e al curricolo comuni, ancheattraverso intese con gli enti locali, le comunit, le associazioni. Nel testo si afferma inoltre che: IlMinistero della Pubblica Istruzione, nellemanazione della direttiva sulla formazione e laggiornamentoin servizio del personale ispettivo, direttivo e docente detta disposizioni per attivare i progetti nazionalie locali sul tema delleducazione interculturale. Il regolamento contenente le norme in materia diautonomia scolastica (m 275 dell8/3/1999) che delinea le linee portanti della scuola del futuro,afferma inoltre che gli obiettivi nazionali dei percorsi formativi, funzionali alla realizzazione deldiritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversit. .

    . . E ancora: garantito il carattere unitario del sistema di istruzione ed valorizzato il pluralismoculturale e territoriale. Oggi sono quindi sufficientemente delineate e articolate le coordinate dipolitica educativa alle quali le istituzioni scolastiche devono fare riferimento per realizzare in

    autonomia i propri progetti di accoglienza, di integrazione e di educazione interculturale. Esse sono

    fondate su chiare scelte pedagogiche e tracciano un modello che possiamo definire integrativo,

    interculturale, attento al riconoscimento e alla valorizzazione delle lingue, culture, diversit.

    8.Dallidea interculturale alle pratiche

    I documenti ufficiali indicano dunque nelleducazione interculturale lo sfondo integratore per ilpiano di offerta formativa delle singole scuole. Entrando nel merito delle strategie operative, necessarie

    per passare dalle idee alla pratica e alla didattica, vengono inoltre delineati quattro possibili percorsi eobiettivi:

    lattenzione alla relazione, attraverso lattivazione nella scuola di un clima di apertura e didialogo;

    lattenzione aisaperi, attraverso limpegno interculturale nellinsegnamento disciplinare einterdisciplinare;

    lattenzione allinterazione e allo scambio attraverso lo svolgimento di interventi integratividelle attivit curricolari, anche con il contributo di Enti e di Istituzioni varie;

    lattenzione allintegrazioneattraverso ladozione di strategie mirate, in presenza di alunnistranieri.

    Leducazione interculturale, quindi, non uno specialismo, una disciplina aggiuntiva che si colloca inun momento prestabilito e definito dellorario scolastico, ma un approccio per rivedere i curricoliformativi; gli stili comunicativi, la gestione educativa delle differenze e dei bisogni di apprendimento. I

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    progetti fin qui realizzati possono accentuare luno o laltro degli aspetti e propendere a volte perinterventi didattici specifici, rivolti a gruppi di alunni; altre volte per iniziative che cercano di

    raggiungere tutti i soggetti in formazione. Se analizziamo i progetti delle scuole e i materiali didattici

    elaborati, le diverse scelte didattiche possono essere realizzate con modalit diverse e si ritrovano sottola dizione intercultura azioni differenti e variegate. Vi sono iniziative interculturali sporadiche e

    occasionali; altre sono invece aggiuntive rispetto al programma ordinario e si possono collocare fra lenumerose educazioni; alcune attivit sono specifiche e indirizzate, ad esempio, a dare risposta aibisogni linguistici di gruppi di alunni stranieri di recente immigrazione. Vi sono scelte didattiche che

    hanno portato a rivedere o a integrare il programma di una determinata disciplina e iniziative

    sperimentali interdisciplinari che vedono coinvolti tutti gli insegnanti nello sforzo di modificare e

    arricchire il curricolo, sia rispetto ai contenuti, sia rispetto alla metodologia e allorganizzazionescolastica. A partire dalle diverse modalit individuate di fare educazione interculturale, vediamoalcuni casi.

    La scuola programma e realizza un evento o unat tivit interculturale circoscritte e puntuali. Apartire da unoccasione e un incontro (una festa; lincontro con un mediatore culturale; una narrazioneo unanimazione ) si coinvolgono tutti gli alunni della scuola con obiettivi di informazione econoscenza delle culture, scambio, convivialit, riconoscimento delle differenze.

    La scuola pu fare intercultura attraverso la programmazione di attivit aggiuntive. Questepossono essere rivolte ai soli alunni immigrati e dare risposta ai bisogni di apprendimento linguistico in

    italiano L2 e sono impropriamente collocate nellambito delleducazione interculturale. Possono essererivolte a tutti gli alunni e prevedere ad esempio, un percorso di conoscenza di un paese, di una lingua edi una cultura dorigine. Gli obiettivi possono essere quindi di tipo compensativo o informativo. Unesempio di tali attivit aggiuntive pu essere il laboratorio di lingua cinese, o di lingua araba, che viene

    offerto a tutti gli alunni e che si pone come obiettivo principale la valorizzazione della L1 e laperturaplurilingue.

    La scuola pratica l intercultura attraverso la didattica di una disciplina: in una materia di studiovengono inseriti contenuti nuovi, o vengono rivisitati i contenuti tradizionali, con lo scopo di

    promuovere la conoscenza, il confronto, lo scambio tra punti di vista diversi. Sottolineando ad esempio,

    il tema delle convenzioni e la metodologia basata sulla problematizzazione vengono proposti i modidiversi di definire il tempo, la data, il calendario; oppure per rappresentare lo spazio, attraverso

    cartografie e rappresentazioni del mondo differenti; vengono presentati eventi storici visti dal punto di

    vista degli altri. Riprendendo le indicazioni della circolare ministeriale n73 del 1994 gruppi diinsegnanti hanno cercato in questi anni di rivedere/integrare i contenuti disciplinari di alcune aree di

    sapere.

    La scuola sperimenta la revisione dei curricoli in chiave interculturale. Alcune scuole a caratteresperimentale hanno cercato in questi anni di rivedere il curricolo comune spinti dai cambiamenti sociali

    e culturali, dalle nuove presenze in classe, dalla necessit di aprire le menti di tutti gli alunni. Inconcreto, gli esperti e gli insegnanti che fanno parte dei progetti ravvisano nelleducazioneinterculturale il contenitore globale delle discipline, e in particolare delle cosiddette nuove educazioni,

    lo sfondo integratore allinterno del quale trattare i diversi contenuti, pur nelle loro distinte valenze.La revisione del curricolo cerca di prenderne in esame i quattro elementi fondamentali: gli obiettivi, icontenuti, lorganizzazione scolastica, la valutazione. Lapproccio interculturale non si limita infatti adeclinare gli obiettivi e a rivedere i contenuti, ma richiede di rivisitare anche la metodologia e le

    modalit di trasmissione delle conoscenze, lorganizzazione scolastica, intesa come pre-condizione perpoter svolgere attivit didattiche coerenti con gli obiettivi individuati e di prevedere una valutazionecoerente.

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    9. Unoccasione per la scuola tra acquisizioni e limiti

    E gi possibile oggi tracciare un primo, parziale bilancio rispetto allapplicazione didattica

    dellapproccio interculturale? Quali sono le acquisizioni sedimentate e quali i limiti pi evidenti, purnella considerazione della relativa novit dellidea? Possiamo dire in generale che leducazioneinterculturale stata ed per la scuola e per gli insegnanti unoccasione importante per consolidare evivificare alcune acquisizioni pedagogiche generali, quali: lattenzione congiunta agli aspetti cognitivie relazionali dellapprendimento; la centralit dellapprendente, che deve tener conto delle moltediversit e delle appartenenze plurali; limportanza di una pedagogia attiva e interattiva che integra lenecessit del decentramento, della considerazione dei punti di vista differenti, delle competenze

    comunicative e dellascolto attivo e creativo.Se tali pilastri pedagogici generali vengono rivitalizzati e rivisti alla luce dellapprocciointerculturale, anche il contesto in cui le azioni si realizzano e le modalit stesse di agire didatticamentelinterculturalit, possono favorire linnovazione e rendere operative parole/chiave fin qui astrattamenteconsiderate. Attraverso leducazione interculturale la scuola e gli insegnanti possono infattisperimentare e mettere in pratica:

    la pedagogia del progetto e una modalit di lavoro cooperativa intorno a obiettivi comuni

    la metodologia della ricerca-azione e lattivazione di uno sguardo etnograficolo sviluppo di forme di partneriato allinterno e allesterno del sistema scolasticolo scambio tra storie, saperi, riferimenti differenti

    linterdisciplinariet.

    Se queste possono essere le ricadute e le acquisizioni, i risultati attesi o inattesi, che consapevolmenteo inconsapevolmente accompagnano le pratiche dellinterculturalit dentro la scuola, molti sononaturalmente i limiti di un approccio che ha ancora spesso il carattere della casualit e della

    estemporaneit, dello spontaneismo e della scelta individuale. Vi sono innanzi tutto carenze di natura

    istituzionale, dato che lapproccio interculturale tende ancora a svilupparsi ai margini, nelle scuoleplurietniche, nelle situazioni fortemente connotate dalla presenza di allievi stranieri. Solo negli ultimi

    anni la pedagogia interculturale ha fatto il suo ingresso nella formazione iniziale dei docenti e nei

    percorsi di studio universitari. Per quanto riguarda il contesto nel quale le azioni si realizzano, vi sonotalvolta logiche istituzionali diverse, messaggi contradditori che provengono dalla scuola e dal

    territorio e il progetto rischia di rappresentare una sorta di isola sganciata dallambiente circostante,dalle sue chiusure, difese, timori. Spesso i progetti interculturali risentono fortemente della mancanzadi tempo da parte dei docenti da dedicare alla programmazione, l accompagnamento e la riflessionesulle azioni , alla valutazione in itinere e finale e possono allora assumere il carattere del milintantismo

    non sempre condiviso. Analizzando i contenuti e i temi trattati, si nota inoltre uninsistenza sugli aspettiantropologici e culturali e sulle culture dorigine, considerate spesso nei loro aspetti pi tradizionali eimmutabili e non in senso dinamico e composito. Si sottolineano nelle storie degli immigrati stranieri,

    grandi e piccoli, gli aspetti legati soprattutto al loro essere emigrati - cio appartenenti e provenienti da

    un determinato paese e cultura -pi che al loro essere immigrati e quindi ancorati al qui e ora,coinvolti quotidianamente nelle relazioni che permeano profondamente le identit e le biografie, da una

    parte e dallaltra. In altri casi invece linsistenza sulluniversalit e sulle somiglianze - come se lascoperta delle prossimit potesse da sola favorire la comunicazione e lo scambio - traduce il timore e ilrifiuto delle complessit e la negazione del senso e del valore dei riferimenti non condivisi.

    In generale si pu affermare che le pratiche e i progetti interculturali hanno finora agito pi negli

    interstizi che nellimpianto complessivo della pedagogia e della didattica, producendo risultati positivi

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    rispetto alla necessit della conoscenza reciproca, alla consapevolezza riguardante i temi dellidentit,della relazione, dello scambio. Sono stati finora in grado di agire con meno incisivit sullimpiantodisciplinare complessivo, sullinnovazione metodologica dellinsegnamento/apprendimento per tutti eper ciascuno e sul modello organizzativo della scuola.

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