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Il Sistema Nervoso

La sola maniera, secondo la quale molte unità possono collaborare ad unasingola complessa funzione, è che esse agiscano in modo organizzato, vale adire ognuna delle parti deve essere coordinata ed integrata da una necessariareciproca possibilità di comunicazione.In breve le comunicazioni rendono possibile il controllo ed il controllo rendepossibile sia l¶organizzazione che l¶integrazione.Gli impulsi nervosi e le sostanze chimiche (ormoni, anidride carbonica ed alcuniioni) costituiscono i due tipi di messaggi o comunicazioni che si verificanoall¶interno del corpo umano.Il sistema nervoso ed il sistema endocrino sono perciò alla base di questi dueprincipali tipi di comunicazione.Cellule La neuroglia, che si suddivide in tre tipi principali (astrociti, oligodendrogia e

microglia) ha la funzione di supporto ai neuroni e ai vasi sanguigni e anchefunzioni di difesa e di protezione. La neuroglia ha anche una grande importanzaclinica, poiché molti tumori, del sistema nervoso, prendono origine da essa.I neuroni sono le ³vere´ cellule del sistema nervoso: esse si sono specializzatenella conduzione dell¶impulso, attività che rende possibile tutte le altre funzionidel sistema.Esso è costituito da tre parti: il corpo e da almeno due prolungamenti: unassone (conduttore dell¶impulso), avvolto dalla guaina e di uno o più dentriti(recettori).Tutte e tre le parti di cui è costituito il neurone partecipano alla funzione dellaconduzione degli impulsi. Il corpo cellulare compie anche altre funzioni, quelle

necessarie alla sopravvivenza del neurone e cioé il l¶anabolismo e il catabolismo.È tanto importante il corpo cellulare del neurone per la vita dei suoiprolungamenti che essi immediatamente degenerano se il corpo cellularemuore o è distrutto.La conduzione degli impulsi, che è una funzione comune a tutti i neuroni, siinizia quando uno stimolo adeguato agisce sui dentriti o sul soma del neurone,tuttavia nel cervello i neuroni forse possono dare luogo ad un impulso senzal¶intervento di uno stimolo.Alcuni neuroni cerebrali agiscono secondo processi ancora non noti perprodurre attività mentali, interpretazione delle sensazioni, valutazione critica,

decisione volontaria, immaginazione, memoria, ecc..Come i neuroni possono raggiungere simili risultati con il solo meccanismodella conduzione degli impulsi? Anche dopo aver studiato il meccanismodell¶impulso nervoso, la risposta a questa domanda rimarrà un segreto quasiimpenetrabile.Impulso nervosoIn accordo con le teorie oggigiorno ampiamente accettate, un impulso nervosoè un¶onda autopropagatasi di negatività elettrica che corre lungo la superficiedella membrana neurale.

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Normalmente gli impulsi iniziano nei recettori e vengono condotti lungo archiriflessi, terminano nei muscoli o ghiandole (effettori) causando una rispostariflessa.Gli archi riflessi naturalmente sono formati da neuroni. Ciascun arco riflesso èformato sempre da un neurone iniziale e uno terminale.Il punto di contatto fra la terminazione dell¶assone del primo neurone e ildentrite o il corpo cellulare dell¶altro, è denominato sinapsi . Quando un potenziale di azione è stato evocato, esso viaggia lungo tutto ilneurone fino ai suoi terminali assonici dove si arresta; il potenziale d¶azioneinfatti non attraversa la sinapsi per apportarsi ad un altro neurone. Alcontrario, un nuovo potenziale d¶azione si genera in quel punto dal neuronepostsimpatico.Questo nuovo potenziale è provocato dalla liberazione del mediatore chimico(acetilcolina o altre diverse sostanze).Struttura Il sistema nervoso si divide, riguardo alla localizzazione ed alla struttura, in un

sistema centrale ed un sistema periferico e, riguardo la funzione, in un sistemasomatico ed un sistema vegetativo (autonomo).

y  Sistema nervoso centrale: cervello (encefalo) e midollo spinale

y  Sistema nervoso periferico: tutti i nervi che portano impulsi da ed alsistema nervoso centrale

y  Sistema nervoso somatico: ne fanno parte i centri nervosi e le vienervose che permettono il contatto cosciente e l¶azione volontaria

y  Sistema nervoso vegetativo: regola autonomamente le funzionidell¶organismo indipendenti dalla volontà (

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 I 12 nervi craniali

Ci sono 12 nervi craniali che, ad eccezione del Nervo vago e del Nervoaccessorio, innervano la testa ed il collo. Il nucleo d¶origine è il troncoencefalico ad eccezione di tre nervi: il nervo olfattivo, il nervo ottico ed il nervoaccessorio.Il nervo olfattivo ha le cellule olfattive nella mucosa del naso e termina neltelencefalo.

Il nervo ottico ha le cellule gangliari nella retina e termina nella corteccia deldiencefalo.Il nervo accessorio è costituito da una radice cranica e da una spinale (C1 ±C6).

I nervi vengono numerati a secondo dell¶ordine di fuoriuscita craniale verso ilcaudale:

1. Nervo Olfattivo 

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2. Nervo Ottico 3. Nervo Oculomotore 4. Nervo Trocleare 5. Nervo Trigemino 6. Nervo Abducente 7. Nervo Facciale 8. Nervo Vestibolo-cocleare 9. Nervo Glosso faringeo 10.  Nervo Vago 11.  Nervo Accessorio 12.  Nervo Ipoglosso 

A dipendenza della loro funzione si differenziano in:

y  sensitivo specificoy  motorioy  sensitivo e motorioy  motorio, eccitosecrettore, sensitivo specifico e sensitivoy  generale.

NER VO DISFUNZIONE  STR UTTURE COINVOLTE 

I° Iposmia, anosmiaOsso etmoide, corposfenoidale, ala minore

II° Immagini doppieCorpo sfenoidale, ala minore,tentorio cerebelli

III° Strabismo divergente, midriasiAla maggiore, ala minore,fissura orbitale superiore, senocavernoso, tentorio cerebelli

IV° Difficoltà a guardare ai lati esterni edin basso

Tentorio cerebelli

V° Emicranie, nevralgie del trigemino,sinusiti, tic dolorosi

Osso temporale, parte petrosa,dura, C1, C2

V1 - V2 Vomito, dispnea, disturbi cardiaci,disturbi nel parlare

Ala maggiore e minore, fissuraorbitale sup., seno cavernoso,

tentorio cerebelliV3

Dolori alla mandibola Strabismoconvergente

Osso sfenoide Osso sfenoide,legamento sfenopetroso,

VI° Strabismo convergenteOsso sfenoide, legamentosfenopetroso, ossotemporale,+ vedi nervo III°

VII° Paresi facciale, assimetria della bocca,aggrottare la fronte e chiusura

Distale dal foramestilomastoideo

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impossibile degli occhi, disturbigustativi dei 2/3 della lingua,salivazione ridotta, dolori retroauri-colari, difficoltà di udito.

Canale facciale, cordatimpanica, articolazionetemporomandibolare, gangliogenicolato intracraniale

VIII° Sordità, vertigini

Lesioni dell'osso temporale,

intraosso, articolazionetemporomandibolare

IX°Deglutizione difficoltosa, disturbigustativi di 1/3 della lingua,secchezza nella bocca.

Osso occipitale, ossotemporale, forame giugulare

X° Vomito, dispnea, disturbi cardiaci,disturbi nel parlare

Osso occipitale, ossotemporaleforame giugulare

XI° Torcicollo Osso occipitale, ossotemporale, forame giugulare

XII° Problemi di suzione Osso occipitale, canaleipoglosso

Il TattoIl contatto nella terapia craniosacrale 

Lavoro di diploma diB.Varini.

Il contatto nella terapia craniosacrale³«I began this by simply putting my hands on various segments of the patient¶s bodiesthat related to their complaints, and I learned to listen, listen, listen to the tissueswithin«´  Life in Motion: The Osteopathic Vision of Rollin E. Becker

SommarioIntroduzione

I diversi livelli di palpazioneIl senso del tattoSensori a livello epidermicoSensori a livello del dermaVisione d¶insieme per i sensori del tattoI sensori propriocettoriUtilizzazione dei propriocettori nella pratica craniosacraleLa percezione sensomotoriaLa sensazione veridica

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SentireImplicazioni nella pratica craniosacraleIl livello quanticoConclusioneBibliografiaIl contatto nella terapia craniosacraleIntroduzioneQuali parti anatomiche del nostro corpo entrano in gioco durante una sessionedicraniosacrale? Quali sono i processi che ci permettono di percepire il contattocon ilpaziente? In che misura ciò che sentiamo è vero?Ecco alcune domande che mi sono posto ed a cui ho cercato di rispondere inquestaricerca utilizzando come filo conduttore un testo tratto dal libro di E. Becker ³Life in Motion:The Osteopathic Vision of Rollin´. In esso Becker descrive succintamentequattro livelli dipalpazione utilizzati nella terapia craniosacrale. Partiremo dal livello più fisico, iltatto, edarriveremo ad un livello meno concreto ma non meno reale, per il quale sonosicuramenterilevanti l¶intuizione e l¶esperienza.Per questa ricerca ho avuto la fortuna di trovare, almeno per i primi livelli,molto materiale.Si è dunque trattato di ordinare e selezionare le parti utilizzabili in modo chepotesseroentrare nelle categorie descritte da Becker.Ho poi condito il tutto con le mie analisi e considerazioni personali.Infine, per chi non l¶avesse riconosciuto, il disegno della prima pagina,rappresental¶homunculus, raffigurazione dell¶importanza delle aree riservate ai sensi nelnostrocervello, in funzione delle parti del nostro corpo. Se non vi fosse già balzatoagli occhi,guardate la dimensione delle mani.Diversi livelli di palpazione Nel suo libro ³Life in Motion: The Osteopathic Vision of Rollin´ E. Beckersuddivide così ivari livelli del contatto nell¶ambito del lavoro craniosacrale:1. Il tatto2. I sensori propriocettori3. La percezione sensomotoria4. Il livello quantico

Il senso del tatto ³Il primo livello è quello di un contatto superficiale. Si ha giusto una presacasuale di

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qualcosa. Non stiamo ascoltando ma stiamo semplicemente registrando chestiamotoccando qualcosa. Con questo contatto stiamo utilizzando unicamente isensori del tattonelle nostre dita e nelle nostre mani.´ E. BeckerQuesta prima descrizione di Becker sembra riferirsi ad un¶azione priva diimportanza,probabilmente descritta in questo modo per non enfatizzare le sensazionitattili, che sipercepiscono al contatto con il paziente. In realtà, per poter percepire lasensazione deltatto, il nostro corpo fa capo ad una grande quantità e diversità di sensoricutanei (Figura1).

Sensori a livello epidermico:L¶epidermide è uno strato cellulare di elementi epiteliali derivato dall¶ectoderma

embrionale. A partire dalla diciassettesima settimana di gestazione,l¶epidermide dell¶embrione ha già tutte le caratteristiche essenziali di quelladell¶adulto.È l¶epidermide che ci separa e ci protegge dal mondo fisico esterno.La parte più esterna dell¶epidermide è lo strato corneo composto da cellulerobuste spinte verso l' esterno dal processo rigenerativo del tessuto.Col tempo, si parla di giorni, queste cellule invecchiano, muoiono e vengonosostituite da cellule più giovani. Questo strato molto sottile costituisceil mezzo tattile vero e proprio, dato cheè dalle sue caratteristiche meccanicheche dipende la distribuzione delle tensioni nelle zone sensibili sottostanti.Un' epidermide dura coincide con zone meno sensibili, non è però vero ilcontrario.Una buona trasmissione dello stimolo tattile dipende dalla elasticità dello stratocorneo; infatti, se è sufficientemente elastico, esso segue con precisione irisalti dell' oggetto toccato trasmettendo ai tessuti sottostanti un¶informazionenon distorta da rigidezze.Immediatamente sotto lo strato corneo c'è un tessuto più spesso e dalla formapiùirregolare, con delle estroflessioni che coincidono, con ampiezze maggiori, aisolchi delleimpronte digitali delle dita e con le irregolarità osservabili sulla pelle. Questeestroflessioni

rivestono un¶importanza particolare nella sensazione per la loro natura emorfologia.Si muovono insieme ai risalti dell' epidermide trasmettendo, amplificati, glispostamenti dovuti alle azioni sullo strato corneo. Sulle creste delleestroflessioni della cute si trovano:i dischi di Merkel , sono i più semplici sensori di tatto. Un singolo assone èutilizzato da circa un centinaio di dischi di Merkel. Solo l¶eccitazionecontemporanea di più sensori adiacenti viene trasmessa come segnale almidollo spinale. Ce ne sono circa 100

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per mm2. Costituiscono il 25% dei recettori tattili nelle mani. Sonoparticolarmenteconcentrati nei polpastrelli delle dita.

Funzione: sono responsabili nella mediazione della sensibilitàtattile discriminata: il funzionamento simultaneo di questi sensoripermette di riconoscere come distinti due punti ad una distanza di0.5mm. Questi sensori sono particolarmente adatti a rappresentarele superfici o la forma degli oggetti. Permettono inoltre di percepirela curvatura degli oggetti toccati in modo molto preciso. Questasensibilità è indipendente dalla forza e dall¶area di contatto. Sonoinoltre sensibili alla misurazione della pressione ed al rilevamentodelle vibrazioni di frequenze tra 0.3 e 3 Hz.Tra le estroflessioni sono alloggiati :i corpuscoli tattili di Meissner , sono di piccole dimensioni (80x30micron) diforma ovale e sono composti da una decina di cellule avvolte attorno ad unafibra nervosa afferente. La stessa fibra nervosa è condivisa da più corpuscoli.Sono specialmente numerosi nelle aree di cute prive di peli come i capezzoli, lelabbra e le estremitàdelle dita. Nelle mani sono circa 150 per mm2 e costituiscono il 43% deisensori tattili presenti. È da notare l¶assenza di questi sensori in zonesensibilissime al contatto, come la lingua o le labbra. Questo per evidenziarecome non sia possibile limitare lasensazione del contatto ad un solo tipo di sensore.

Funzione: non reagiscono a pressioni persistenti ma a variazioni dipressione: quanto più rapidamente varia la pressione, tanto più èintenso il segnale inviato alla fibra nervosa. Sono sensibili avibrazioni di bassa frequenza tra i 3 ed i 40Hz. Rilevanovelocemente il contatto e non si saturano.

Le terminazioni libere sono distribuite in tutto il corpo e nelle viscereprofonde. Il cervello è l¶unico tessuto privo di queste terminazioni libere.Permeano praticamente tutto lo spessore sotto lo strato cutaneo con ³isole´ sensorie piccolissime: da 0.5 a 2.5 µm.Analogamente ai corpuscoli di Meissner le terminazioni libere sono disposteperpendicolarmente alla superficie cutanea.Funzione: sono principalmente dei recettori del dolore, ma forniscono anchesensazionicome il prurito, il solletico, il tatto, il movimento, la distensione meccanica ed ilsenso difreddo e caldo.

Sensori a livello del derma Subito sotto l' epidermide si trova lo strato formato da tessuto connettivo astrutturaintrecciata detto derma. In questo spessore si trovano svariate terminazioni

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come leghiandole sudoripare, i bulbi piliferi e:i corpuscoli di R uffini che sono oggetti fusiformi e non hanno una precisalocalizzazione. Ammontano a circa il 19% del totale dei recettori sulle mani.Essi sono ammassi cellulari appiattiti circondati da un rivestimentoconnettivale, contengonoun fitto groviglio di fibre nervose afferenti dotate di numerose giunzioni.Assomigliano ai sensori muscolotendinei di Golgi, con i quali hanno anche incomune lafunzione principale: la misurazione della tensione nel tessuto.

Funzione: sono i principali responsabili della percezione della direzione delmoto. Sonorecettori lenti e sensibili alla pressione ed allo stiramento della pelle stessa.Unaspecializzazione di questi sensori è la trasmissione di un¶immagine della formadella manoe della posizione dei suoi giunti basata sulla particolare configurazione distiramenti dellapelle in varie zone della stessa, generando degli stiramenti della pelle in zoneparticolaridella mano è possibile creare un¶illusione di flessione delle dita del tutto simileallasensazione che genererebbero i recettori propriocettori. A questi sensori èriconducibile, incollaborazione con le terminazioni libere, la rilevazione del calore.

I corpuscoli di Pacini hanno una bassa densità rispetto agli altri tipi direcettori cutanei, se ne possono trovare circa 350 in ogni dito e 800 nel palmodella mano.Costituiscono il 13% dei recettori nella pelle delle mani. Sono oggetti di grossedimensioni,da 1 a 4 mm, incapsulati in una guaina di tessuto connettivo. Hanno unastruttura a cipolla costituita da 70 strati che racchiudono una singolaterminazione nervosa sensibile adeformazioni dell¶ordine di nanometri. I numerosi strati funzionano come filtrimeccanici attia proteggere dalle ampie deformazioni il recettore estremamente sensibile,questo grazie anche al fluido contenuto tra di essi.Nel lavoro ordinario ci causiamo spesso questo tipo di deformazione.

Funzione: sebbene molto profondi, sono sensori veloci. Rilevano accelerazionie vibrazioni nel campo delle ³alte´ frequenze (circa 250Hz), sono legati allasensazione del tocco leggero e risultano inerti a pressioni stabili. Hanno unarilevazione spaziale praticamente nulla. Possono percepire eventi vibratori cheavvengono in locazioni che non sono a diretto contatto con la mano, ma che vigiungono attraverso un mezzo che si sta maneggiando (ad esempio un bastoneche viene trascinato su una superficie ruvida).

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  Visione d¶insieme dei sensori del tattoUn tipo di sensore da solo non riesce a fornire delle sensazioni complete mainvia semplicisegnali con poco significato. È piuttosto l¶insieme dei sensori che ci permette diavere una percezione tattile completa:i dischi di Merkel consentono una migliore risoluzione spaziale rispetto aicorpuscoli diMeissner. Questi però reagiscono più rapidamente ai cambiamenti rispetto aiprimi. Questi due sensori sono dunque complementari e questo anche nellapercezione delle frequenze di vibrazione. I corpuscoli di Pacini sono sensibili astimoli transitori e vibratori ad alta frequenza mentre i corpuscoli di Ruffinihanno una sensibilità molto debole dellarisoluzione spaziale ma sono sensibilissimi allo stiramento della pelle.L¶insieme di questi corpuscoli è un sistema di rilevazione capace di dare aipolpastrelli dellerisoluzioni che vanno al di sotto del millimetro e delle sensibilità alle bassefrequenze: tra i 2 ed i 64Hz.Man mano che si procede dai polpastrelli verso il palmo, la concentrazione diquesti sensori si riduce ma resta in numero tale da consentire un sufficientericonoscimento delle forme al solo contatto (vale a dire staticamente, senzamovimento relativo fra l¶oggetto e la pelle).E ancora è l¶insieme dei sensori presenti nell¶epidermide che è responsabiledella nostracapacità di apprezzare la rugosità delle superfici.

I sensori propriocettori³Il prossimo livello di contatto si sviluppa lavorando attraverso le fibre propriocettive del flessore lungo del pollice e del flessore del dito profondo che sono i muscoli nell¶avambraccio che controllano il movimento delle dita e del pollice. Possiamo prenderela presa di un meccanismo con un contatto superficiale e poi contrarreleggermente i muscoli, immediatamente diventiamo coscienti in una maniera completamentedifferentedel fatto che stiamo sentendo un oggetto.´ E. Becker 

I propriocettori sono dei recettori viscerali (intercettori) che si trovano neimuscolischeletrici, nelle capsule articolari e nei tendini. Forniscono informazionirelative aimovimenti del corpo, all¶orientamento nello spazio ed alla tensione dei muscoli.La stimolazione di due tipi di propriocettori denominati recettori tonici erecettori fasici, ciconsente di apprezzare l¶orientamento del nostro corpo nello spazio e cifornisceinformazioni sulla posizione specifica di parti del corpo, sia in punto ferma

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(tonici) od inmovimento (fasici). Il tipo di sensori propriocettori sono meno numerosirispetto a quelli deltatto. Se ne contano in effetti di tre tipi.

I recettori tendinei ³del Golgi´: sono localizzati nel punto di giunzione tra iltessuto muscolare ed il tendine.

Funzione: agiscono in senso contrario ai fusi neuromuscolari.Vengono stimolati da contrazioni eccessive dei muscoli e, quando vengonoattivati, sollecitano il muscolo a rilasciarsi. Proteggono i muscoli da eventualilacerazioni interne o dallo strappo dei tendini nei punti di attacco all¶osso acausa dell¶eccessivaforza di contrazione.I fusi neuromuscolari sono costituiti da un raggruppamento di circa 5-10fibbre muscolari modificate denominate fibre intrafusali, circondate da unacapsula connettiva molto delicata. Sono disposti longitudinalmente,parallelamente alle normali fibre del muscolo. L¶area centrale del fuso è avvoltada due tipi di fibre nervose sensitive: una a conduzione rapida e l¶altra piùlenta.

Funzione: Quando il muscolo si allunga, i fusi sono sottoposti a distensione einvianoimpulsi afferenti al midollo spinale e attraverso di esso al cervello fornendo unmeccanismo atto a monitorare il cambiamento di lunghezza del muscolo. I fusineuromuscolari vengono stimolati se la loro lunghezza eccede un certo limite. Ilrisultato diquesta stimolazione è il riflesso di stiramento che provoca il raccorciamento delmuscolo odel gruppo muscolare, concorrendo a mantenere la postura o il posizionamentodel corpoo di una delle sue estremità in modo che possano fare opposizione alla forza digravità.Questi recettori non producono alcuna sensazione come dolore o altro.R ecettori sensibili alle deformazioni delle cuffie articolari che ricavanomisureangolari con una risoluzione di circa 2 gradi.

Utilizzazione dei propriocettori nella pratica craniosacraleNormalmente, i sensori propriocettori sono utilizzati in modo attivo, mentre isensori deltatto funzionano in modo passivo. Il modo attivo è quello che ci fa muovere lamano perdeterminare la forma di un oggetto al buio. Mentre il modo passivo èsemplicemente laregistrazione dei sensi senza movimento. In questa ultima modalità però, senon ci sonomodifiche dello stimolo, questo non viene più percepito.

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Nell¶ambito craniosacrale, si utilizzano i propriocettori, in modo attivo indiretto:le nostredita ed articolazioni si adeguano infatti al movimento del corpo del paziente.Grazie all¶altasensibilità dei propriocettori riusciamo a percepire in questo modo deimovimenti sottili.Questo non sarebbe possibile se dovessimo affidarci ai soli sensori del tatto.La sensibilità alla percezione di questi micromovimenti si sviluppa con lapratica.La leggerezza del tocco nella terapia craniosacrale è fondamentale. Si stimache sonomeno di 5 grammi di pressione che vengono utilizzati nell¶atto palpatorio. Ciòcorrisponde alcontatto di una farfalla su una foglia. ³Un contatto leggero invita l¶anima arisalire allasuperficie per incontrare le dita che toccano´.La percezione sensomotoria³Una volta che siamo entrati in contatto ed abbiamo ingaggiato le nostre fibre propriocettive, ascoltare diventa prendere posto in questo corpo fisiologico ed attiva learee sensitive del nostro cervello. Tutto ciò suona stupido, ma come parlare di qualcosa di cui non si può discutere? Pensiamo dall¶alto, sentiamo dall¶alto.Sentire da sopra mantiene l¶ascolto con la fisiologia del corpo. È come untrucco, ma finalmente scopriremo che invece di sentir capitare le cose nellenostre braccia, registriamo anche queste informazioni nell¶area sensomotrice.Possiamo ascoltare ed immagazzinare il materiale che il corpo cerca di insegnarci verso le aree sensoriali e motrici del nostro cervello. Chiamo questo livello di palpazione, sensomotorio. Una parte del solco centrale è sensoriale, l¶altra è motoria, così discutono il  problema che stiamo sentendo di sotto. Essere capaci di sentire dall¶areasensomotoria è solo un altro strumento, non è uno scopo da raggiungere.´ E.Becker Sia per i sensori del tatto sia per i propriocettori, la semplice registrazione dellesensazioninon è sufficiente. Queste devono in seguito essere trasmesse al cervelloattraverso le fibre sensitive somatiche.Queste fibre portano informazioni dai recettori contenuti in parti specifiche delcorpo verso le regioni specifiche dell¶area della sensibilità somatica.

In altre parole, la corteccia contiene una specie di ³mappa sensitiva del corpo´.Le aree della mano, essendo più sensibili, hanno, in proporzione, un numeropiù grande di recettori sensoriali, per cui nella corteccia la loro mappa sensitivarisulta più grande.Queste informazioni raggiungono anche altre aree sensitive di associazione,come purealtre parti del cervello. In queste sedi le informazioni sensitive vengonoconfrontate evalutate facendo capo alle funzioni d¶integrazione della corteccia cerebrale.Oggigiorno le funzioni d¶integrazione della corteccia cerebrale non sono ancora

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molto benconosciute. Con questo termine ci si riferisce a tutto un complesso di eventiche hannogli impulsi sensitivi e li elabora. Le funzioni d¶integrazione del cervellocomprendono lacoscienza e le attività mentali di tutti i tipi.Sono loro che, tra l¶altro, interpretano le informazioni ricevute dai sensori, e cipermettono di creare un modello del mondo esterno.La sensazione veridicaCi si può fare un¶idea della complessità dei meccanismi implicati nella nostrapercezionedella realtà se si considerano due aspetti relativi alla percezione degli stimoliambientali:il tempo: la nostra attenzione non è costante.Per esempio abbiamo difficoltà nel rilevare le sensazioni statiche. Questo èdato dal fattoche tutti i nostri sensi sono fatti per funzionare in un mondo in movimento: nonriusciamo a scorgere un animale in lontananza se questo non si muove oppurenon avveriamo lapresenza dell' orologio al polso ma una mosca che si posa su una manol¶avvertiamoimmediatamente perché il nostro sistema è sensibile alle variazioni. Uncontatto fisso eimmobile non merita la nostra attenzione se non all¶inizio.Ciò è probabilmente dovuto ad una strategia di adattamento che ci permette diignorare un segnale fino ad una certa soglia oppure ci permette di fissare lanostra attenzione sudegli stimoli molto deboli. Con il dolore la soglia di percezione ha un

andamentoesponenziale relativo all' intensità del segnale.Ciò ci permette di ignorare ³coscientemente´ degli stimoli dolorosi di lieveentità se stiamoeseguendo un lavoro di una certa importanza ma ci fa reagire se il dolorecresce troppo per evitare possibili danni.Fattori di ordine psicologico: è un altro importante aspetto nel processo diinterpretazione degli stimoli. Pensiamo ad esempio alle situazioni di silenzio incuisentiamo dei ronzii o rumori vaghi. In assenza di problemi patologici, è facileincorrere in

quelli che si possono definire ³falsi allarmi´, cioè il riconoscere come segnalequello cheinvece è un ³rumore di fondo´ che potrebbe essere originato da una scaricaneuronale nelsistema nervoso. Questi sono eventi debolissimi ma mai del tutto assenti nelnostrocervello. In questo caso possiamo adottare due comportamenti: o ignoriamo lostimoloalzando la soglia di ³accettabilità´ oppure consideriamo tutti gli stimoli che si

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presentano.Alcuni di noi hanno l¶impressione di sentire tanti stimoli mentre altri ignorano ipiccolistimoli considerandoli inesistenti. Il nostro cervello utilizza dunque dei filtri cheapplica allesensazioni riportate dai nostri sensori corporali.Ciò ci conduce alla nozione di selettività della nostra percezione il cui scopo èquello diottimizzare l¶utilizzo delle nostre risorse. Il nostro sistema tende a ricostruiresituazioni giàvissute sulla base dell' esperienza. Ciò richiede meno risorse rispetto all¶analisicontinua ditutto quello che ci sta intorno. Ma questo può portare a degli errori, come nelleillusioniottiche o il loro equivalente tattile: vediamo e rileviamo quello che ciaspettiamo che sia e non quello che realmente è.La nostra percezione del mondo, inoltre, viene filtrata dagli schemi prodottidalla nostraeducazione, dalle nostre esperienze vissute e dal nostro umore presente.Questi fattori ciseparano ulteriormente dalla realtà e ciò crea tra noi ed essa come una nebbia.È come sedavanti all¶obbiettivo di un apparecchio fotografico avessimo posto troppi filtri ela visionefinale del soggetto non ci risultasse più in modo chiaro. Si inserisce qui il temadellavisione chiara ricercata nella meditazione vipassana della tradizione buddistaTheravasa : ³La meditazione vipassana («) non comporta nessuna tecnica,

l¶oggetto può esserequalunque cosa evidente e distinta in un momento preciso. È sufficiente per ilpraticanteessere attento a tutte le cose che appaiono nel campo della sua coscienza oche loattraversano e di vederle come sono senza volerle né analizzare néconcettualizzare.Questo esige della recettività, della alacrità e della chiarezza di spirito.Non si tratta di escludere o dominare qualcosa, od il fissarsi su qualunque cosa.Tutto è accolto nel movimento costante di un¶attenzione semplice, chiara enuda.

Infine, per evidenziare ulteriormente la relatività e la complessità del nostropercepire,vorrei ancora citare il fenomeno della sinestesia che consiste nella possibilità daparte delcervello di mescolare le sensazioni che provengono da due o più organi disenso diversi.Per un musicista ciò può significare il sentire la musica con le orecchie, gli occhie anche

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con la lingua. È noto ad esempio il caso di Litzt, che associava ad ogni nota uncolore.Sentire esperienza sensoriale è un¶ interazione complessa del nostro corpo conl''ambiente:mettiamoci nella situazione di guidare un veicolo.Se conosciamo bene il nostro mezzo, lo sentiremo muoversi nelle curveesattamente come ce l¶aspettiamo, sapremo quanto possiamo frenare forte oquanto possiamo sterzare bruscamente senza perdere il controllo. Niki Lauda,nel suo scarno italiano, sosteneva che un buon pilota guida la sua automobilecon il suo posteriore: è il sedile che ci trasmette ciò che sta facendo l'automobile sotto di noi.In questi processi il cervelletto svolge una funzione di coordinazione. Gliimpulsi delle aree di controllo motorio della corteccia cerebrale viaggiano versoi muscoli scheletrici e contemporaneamente verso il cervelletto. Il cervelletto,che riceve anche informazioni sensitive dai recettori dell¶apparato locomotore,confronta il movimento intenzionale col movimento attuale. Invia poi, sia allacorteccia cerebrale sia al tessuto muscolare gli impulsi necessari per lacoordinazione di movimenti armonici, senza scosse o tremori.Il cervelletto stabilisce gli schemi motori del movimento rapido e mantienel¶equilibrio. Il tronco cerebrale permette la coordinazione dei movimenti lenti.

Implicazioni nella pratica craniosacrale Durante le nostre prime esperienze di terapisti craniosacrali siamo entrati incontatto consensazioni non usuali. All¶inizio abbiamo sicuramente dubitato delle nostreesperienze.Però, praticando costantemente, abbiamo consolidato il nostro bagaglio

esperienziale, arrivando a considerare normale quello che per un terapeutaclassico non è.Solitamente scartiamo le sensazioni che crediamo non debbano esistere maconsideriamo solo gli stimoli che immaginiamo debbano esistere. In effetti sedovessimo dare importanza ai segnali discordanti dall' esperienza quotidianaciò ci richiederebbe delle conferme laboriose. Immaginiamoci il nostrocomportamento nel vedere un¶ UFO e di quante verifiche necessiteremmoprima dipoterci credere! Questo fenomeno porta il nome di selettività.

Un buon metodo per sviluppare le nostre percezioni nell¶ambito craniosacrale èdunque,parafrasando la citazione di Becker, scritta sulla seconda pagina di questolavoro,³praticare, praticare, praticare´ in un ambiente favorevole che ci possaconfermare, o no, quello che avvertiamo.Ciò è importante per costruire quel bagaglio di esperienze e sensazioni che iochiamo ³lanostra biblioteca sensoriale´. Questa biblioteca ha sede in parte nel cervello, inparteprobabilmente nel cervelletto. Ho scritto ³probabilmente´ perché le funzioni di

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questoorgano non sono ancora state chiarite completamente, ma alcuni neurologipensano che,oltre alle funzioni di organo motorio responsabile della rifinitura dei movimentivolontari edel coordinamento dei muscoli per il mantenimento della posizione eretta, ilcervelletto,con i suoi moltissimi neuroni, è anche una gigantesca memoria nella qualevengonocollegati ³per associazione´ pezzi di movimenti muscolari, sensazioni varie,stimoli nocivied altre funzioni non ancora note .

Il livello quantico³Ora prendiamo questi tre strati di abilità palpatorie, superficiale, propriocettivaesensomotoria, ed avanziamo un passo più lontano. Sapendo che questi trestrumenti lavorano in ogni caso, ascoltiamo, ascoltiamo, ascoltiamo. Stiamo facendo ungrande passo accettando che ogni cosa può accadere non sapendo perché. Questo èsentire nel significato a livello quantico; è sviluppare l¶abilità che non possiamo definire ma possiamoessere sicuri che funziona. Il contatto superficiale ci dà uno strato di informazione proveniente dal corpo fisiologico; aggiungendo i propriocettori, aggiungiamouno strato più profondo di informazione, aggiungendo il sensomotorio

approfondiamo ulteriormente il livello di informazione. In seguito possiamo accantonare in blocco questi strati e dire ³Iosto Ascoltando´, con una ³A´ maiuscola, ed entrare così in un livello quantico.Non possospiegarlo, ma posso ottenere più informazioni a questo livello quantico chenegli altri trecombinati.´ E. Becker 

La parola evidenziata in questo testo è Ascoltare, con la A maiuscola comeBecker stesso

sottolinea. È un concetto che ritroviamo con diverse sfaccettature nei testi dicraniosacrale: Sills ad esempio ci dice: ³il terapeuta deve essere capace di mettersi in contatto con il paziente ed incontrarlo dov¶è, non dove vorrebbe chefosse´ . Kern, invece lo evidenzia descrivendo l¶importanza della neutralità delterapeuta ³Il tipo di stato mentale che si adatta meglio di tutti alla palpazionecraniosacrale viene talvolta chiamato neutralità del terapeuta". («). Non è sicuramente sempre facile applicarlo, poiché tutti noi possiamo essere dicattivo umore a causa dei nostri giudizi, dei nostri bisogni emotivi e delle

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nostre aspettative e, il Dr. John Upledger: ³noi terapisti dovremmo semprericordare l¶incredibile potere che i nostri obiettivi, i nostri atteggiamenti mentali e le nostre aspettative hanno sul paziente e la loro reazione al trattamento´ .

Anche se la terapia craniosacrale biodinamica mette l¶accento sull¶ascoltare enonsull¶agire, Kern ci rende attenti che ³durante il trattamento, le mani delterapeuta possonoaver bisogno di rispecchiare lo schema specifico che i tessuti posseggono primadi esserepronti a risolvere la loro inerzia. Se non si effettua una diagnosi precisa, allorailtrattamento può diventare un evento

 

casuale´ .Non è dunque un semplice ascoltare, ma un ascoltare in modo coscienteconoscendo l¶anatomia per interpretare i messaggi che il corpo ci trasmette.Ogni parte del nostro corpo come le ossa, i muscoli, le fasce, i nervi, ecc. ha ilsuo linguaggio specifico che deve essere interpretato per poterne capire leinformazioni.Conoscendo la storia del paziente ed i traumi da lui subiti, si può ottenere untrattamento più efficace.Come possiamo Ascoltare? I testi riportati sopra ci mostrano come il nostroatteggiamentointeriore sia importante. Il terapeuta deve essere in uno stato diconcentrazione interioreraggiungendo il suo punto neutro. Per aiutarci a trovare questa condizionepossiamofocalizzarci sui nostri fulcri interiori.C

onclusioneCome percepiamo la realtà che ci circonda?Nei paragrafi precedenti abbiamo potuto leggere come i segnali tattili sianodapprimacaptati dai sensori presenti nell¶epidermide poi, passando attraverso i nervi,arrivano alcervello ed al cervelletto per essere analizzati e memorizzati. Ad ognicambiamento dimezzo di trasmissione l¶informazione viene deformata, questa è una leggefisica.La frase buddista ³la realtà non è che un¶illusione´, assume in questo contesto

un senso concreto.Ma le deformazioni più importanti della nostra percezione avvengono nel nostrocervello. Qui, a seconda della nostra educazione, del nostro vissuto e del nostrostato presente, possiamo avere una percezione differente della realtà.

È interessante come questa conoscenza fosse già nota ai monaci buddisti più diduemilaanni fa: un concentrato dell¶insegnamento della meditazione vipassana nellatradizionebuddista Theravada può essere che l¶uomo deve imparare a vedere le cose così

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comesono realmente.Ed è anche quello che, in maniera differente, ci dicono Sills, Becker, Kern eUpledger .Ma come possiamo arrivare a questo stato mentale?La via indicata dagli insegnanti del craniosacrale è l¶utilizzazione dei nostri fulcrirestandocoscienti dello stato presente e applicando il metodo di Becker: ³ascoltare,ascoltare,ascoltare´.

Bibliografia

° Life in Motion: The Osteopathic Vision of Rollin E. Becker° Craniosacrale: la saggezza nel corpo, Michael Kern° Analisi e progettazione di un attuatore tattile per applicazioni di realtàvirtuale,Ricchetti Remo° Validazione di un modello computazionale per la percezione tattile mediantestudio agli elementi finiti, Marisa Pica° Terapia craniosacrale. John E. Upledger, Jon D. Vredevoogd° Certificat d¶aptitude à l¶Enseignement général pour Aveugles et DéficientVisuel»xavier.claudet.free.fr° Anatomia e fisiologia di Gary A. Thibodeau° Your Inner Physician and You, Dr John Upledger° Craniosacral Biodinamics, Sills° Collects Papers, Frymann°

http://ulisse.sissa.it/SingleQuestionAnswerProfile.jsp?questionCod=74711094,intervento di Valentino Braitenberg, Laboratorio di Scienze Cognitivedell¶Universitàdi Trento° La via del non attaccamento, Dhiravamsa

Dal Sistema Limbico al CervelloEmotivo 

un viaggio attraverso le Neuroscienze e il Sistema Craniosacrale

l avoro di dipl oma di A. Marotta 

C'era una volta il lobo olfattivo

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Tradizionalmente si intende come sistema limbico un gruppo distrutture neurologiche situate tra il tronco encefalico e la cortecciacerebrale. Il tronco encefalico è la parte più primitiva del cervello che l¶uomo ha incomune con tutte le specie dotate di un sistema nervoso particolarmentesviluppato.Esso circonda l¶estremità cefalica del midollo spinale. Regola funzionivegetative fondamentali ad assicurare la sopravvivenza e controlla reazioni emovimenti stereotipati.Era la parte dominante del cervello nell¶era dei rettili.Da questa struttura primitiva derivarono poi i cosiddetti centri emozionali.Poi, milioni di anni dopo, da questi centri emozionali si evolsero le aree delcervello pensante: la neocorteccia.Il fatto che il cervello pensante si sia evoluto da quello emozionale, ci dicemolto sui rapporti tra pensiero e sentimento: molto prima che esistesse uncervello razionale, esisteva già quello emozionale.Le radici più antiche della nostra vita emotiva affondano nel senso dell¶olfatto,

cioè nel lobo olfattivo o rinencefalo. Nei rettili, uccelli, anfibi e pesci questorappresenta la regione suprema del cervello. Infatti l¶olfatto era un senso diimportanza fondamentale ai fini della sopravvivenza.Il centro olfattivo era costituito da un sottile strato di neuroni che recepiva lostimolo olfattivo e lo classificava nelle principali categorie: nemico o pastopotenziale, sessualmente disponibile, commestibile o tossico.Un secondo strato di cellule inviava, attraverso il sistema nervoso, messaggiriflessi per informare l¶organismo sul da farsi: avvicinarsi, fuggire, inseguire,mordere, sputare.Dal momento che per noi gli stimoli olfattivi sono meno importanti, nel corsodell¶evoluzione questo sistema ha assunto altri ruoli.

Già con la comparsa dei primi mammiferi dal lobo olfattivo incominciarono adevolversi gli antichi centri emozionali, che ad un certo punto dell¶evoluzionedivennero abbastanza grandi da circondare l¶estremità cefalica del troncocerebrale. Per questo questa parte del cervello venne chiamata sistemalimbico, dal latino ³limbus´ che vuol dire anello.Questa nuova parte del cervello aggiunse al repertorio cerebrale le reazioniemotive che hanno più specificamente a che fare con le quattro funzioni dellasopravvivenza ( nutrizione, lotta, fuga, riproduzione) e le emozioni che gli sonoproprie: ira, rabbia, paura, piacere, desiderio ecc.Quando si evolse ulteriormente, il sistema limbico perfezionò altri duestrumenti: l¶apprendimento e la memoria. Questo consentiva ad un animale di

essere più intelligente nelle sue scelte per la sopravvivenza. Poteva infattimodulare le proprie risposte in modo molto più consono ad esigenze esituazioni mutevoli, senza dover più reagire in modo automatico e rigido.Il fatto che il sistema limbico abbia un ruolo chiave nel processo dimemorizzazione di nostre esperienze di vita, ne fa un esempio di evoluzioneche ³ristruttura vecchie stanze´ perché possano assolvere a nuove funzioni.Ma fu l¶aggiunta della neocorteccia e delle sue connessioni con il sistemalimbico a permettere ad esempio il legame madre-figlio, cioè quel sentimentoche rende possibile lo sviluppo umano, rappresentando la base della dedizione

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a lungo termine necessaria per allevare i figli.Infatti nelle specie prive di neocorteccia, come i rettili, manca l¶affettomaterno: quando i piccoli escono dall¶uovo, devono nascondersi per non esseredivorati dai loro stessi genitori.Negli esseri umani il legame protettivo tra genitori e figli consente che granparte della maturazione del sistema nervoso prosegua nel corso dell¶infanzia.Infatti durante l¶infanzia il cervello continua a svilupparsi.Quando la massa della neocorteccia aumenta, parallelamente a tale aumento siosserva un moltiplicarsi, in progressione geometrica, delle interconnessioni deicircuiti cerebrali. Quanto più grande è il numero di tali connessioni, tanto piùampia è la gamma delle possibili risposte.La neocorteccia rende possibili anche le finezze e la complessità della vitaemozionale.Nei primati le interconnessioni tra neocorteccia e sistema limbico sono infattipotenziate rispetto ad altre specie, e lo sono immensamente negli esseriumani.Ciò conferisce ai centri emozionali l¶immenso potere di influenzare il

funzionamento di tutte le altre zone del cervello, compresi i centri del pensiero.A sua volta senza l¶influenza modulatrice della neocorteccia l¶attività delsistema limbico può essere la causa di crisi anormali e incontrollabili di rabbia odi paura.La normale espressione delle emozioni richiede, quindi, anche il contributodelle aree più evolute del cervello.Il sistema limbico è anche l¶area del cervello che aiuta a mantenerel¶omeostasi, ossia un ambiente costante nel corpo.I meccanismi omeostatici localizzati nel sistema limbico regolano funzionicome:

y  il mantenimento della temperatura corporea y  la pressione arteriosa y  il ritmo cardiaco y  il livello di zuccheri nel sangue. 

In assenza di un sistema limbico noi saremmo a ³sangue freddo´ come i rettili.Non potremmo regolare il nostro stato interno per mantenere la temperaturacostante nonostante le condizioni esterne di caldo e freddo.Una persona in coma, pur avendo perduto temporaneamente l¶uso di quelleporzioni della neocorteccia che si richiedono per rispondere al mondo esterno eper interagire con esso, continua a vivere perché il sistema limbico, insieme

con il tronco encefalico, mantengono e regolano le funzioni corporee vitali.Ora entreremo all¶interno di questi meccanismi analizzando ciò che leneuroscienze sono riuscite a comprendere finora di essi e valutando anchealcune ipotesi che però non hanno ancora potuto beneficiare di studi edimostrazioni scientifiche.Faremo questo viaggio studiando una per una le parti chiave del sistemalimbico, iniziando dall¶ipotalamo, per poi continuare con l¶ipofisi, l¶ippocampo el¶amigdala e le loro connessioni con le altre parti del cervello ( talamo, cortecciafrontale e prefrontale).

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Ci saranno anche alcuni riferimenti ad altre parti del cervello, anche questeritenute facenti parte del sistema limbico, delle quali si comincia appena ora acomprenderne alcune funzioni.Queste parti sono:

y  la corteccia limbica ( giro del cingolo, paraippocampico, sottocalloso,paraterminale),

y  i nuclei settali,y  la stria terminale,y  il fornice/frangia,y  il bulbo e tratto olfattivo,y  la stria olfattiva laterale e mediale. 

Tenendo presenti tutte le acquisizioni che si sono aggiunte negli ultimidecenni sul sistema limbico, attualmente dovremmo dare di esso unadefinizione di più ampio respiro. 

Dal punto di vista anatomico e funzionale, la definizione che mi sembra piùcompleta è la seguente:³il sistema limbico è un circuito costituito da un insieme di centricorticali e subcorticali fra loro interconnessi da proiezioni di fasci difibre che trasportano specifici neurotrasmettitori´. Se consideriamo le suddivisioni del cervello dal punto di vista embriologico, insistema limbico così definito fa parte del prosencefalo, che a sua volta èsuddiviso in telencefalo e diencefalo.Più precisamente nel telencefalo localizzeremo la corteccia prefrontale,l¶ippocampo e l¶amigdala. Nel diencefalo localizzeremo il talamo, l¶ipotalamo el¶ipofisi.

IL CER VELLO NEL CER VELLOL¶ipotalamo è forse la parte più importante del sistema limbico. E¶ la singolaparte più complessa e stupefacente del cervello stesso, per questo è anchedetta ³il cervello nel cervello´.Ha la grandezza di un pisello e pesa circa 4 grammi.Regola: fame, sete, sonno, veglia, temperatura corporea, equilibri chimici,ritmo circadiano, ormoni, sesso, emozioni, mantenendo l¶omeostasi di tuttequeste funzioni.L¶ipotalamo controlla i meccanismi omeostatici del corpo per mezzo della

retroazione.Per esempio, la temperatura del corpo è controllata dall¶ipotalamo attraverso ilcontrollo della temperatura del sangue. Se il sangue diventa troppo freddo,l¶ipotalamo reagisce stimolandoi processi di produzione e di conservazione del calore nel corpo. Se il sangue ètroppo caldo, stimola i processi di dispersione del calore.L¶ipotalamo consta di diverse strutture situate al di sotto del talamo e cheformano il pavimento del terzo ventricolo e la parte inferiore delle sue paretilaterali.Le sue principali strutture sono: i nuclei sopraottici, i nuclei paraventricolari e i

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corpi mammillari.I nuclei sopraottici sono nuclei di sostanza grigia situati al di sopra e a ciascunlato del chiasma dei nervi ottici.Il chiasma ottico è la regione in cui i nervi ottici destro e sinistro si incrocianotra loro, scambiando la posizione di alcune fibre costitutive ed entrano nelcervello.I nuclei paraventricolari hanno la loro sede nelle pareti laterali del terzoventricolo.La parte posteriore dell¶ipotalamo consiste principalmente nei corpi mammillari,che sono anche coinvolti nel senso dell¶olfatto.La parte mediana dell¶ipotalamo forma l¶infundibulo, cioè il peduncolo cheraggiunge il lobo posteriore dell¶ipofisi ( o neuroipofisi).I neuroni ipotalamici funzionano da ghiandole endocrine.Quelli dei nuclei sopraottici e paraventricolari sintetizzano gli ormoni rilasciatipoi dalla parte posteriore dell¶ipofisi : l¶ADH ( ormone antidiuretico) e l¶OT(ossitocina), di cui si parlerà nel paragrafo dedicato all¶ipofisi.Altri neuroni ipotalamici secernono invece i cosiddetti ³ormoni liberatori´ .

Essi sono:

1.  il GRH, ormone liberatore per il GH  ( ormone della crescita osomatotropina)

2.  il GIH, ormone inibitore per il GH 3.  il CRH, ormone liberatore per la corticotropina 4.  il TRH, ormone liberatore per la tireotropina 5.  il GnRH, ormone liberatore per le gonadotropine ( ormoni sessuali)6.  il PRH, ormone liberatore per la prolattina 7.  il PIH, ormone inibitore per la prolattina. 

Essi stimolano / controllano il rilascio degli ormoni dell¶ipofisi anteriore, cioèl¶ormone della crescita e gli ormoni che stimolano a loro volta la secrezioneormonale della tiroide, della corteccia surrenale e delle gonadi.L¶ipotalamo concorre quindi indirettamente al controllo del funzionamento diogni cellula del corpo, governando attraverso una combinazione di messaggielettrici e chimici il funzionamento dell¶ipofisi. Funziona, quindi, come un anellodi congiunzione tra il sistema nervoso e il sistema endocrino.L¶ipotalamo svolge anche un ruolo essenziale nel controllo dello stato di veglia,cioè nel meccanismo del risveglio e dell¶allerta, ed è un elemento cruciale nelmeccanismo per la regolazione dell¶appetito, quindi della quantità di cibi chevengono ingeriti.

Vi è, a questo scopo, un centro dell¶appetito posto nelle pareti lateralidell¶ipotalamo, e un centro della sazietà, situato medialmente.Alcuni dei neuroni dell¶ipotalamo si connettono con i centri vegetativi per ilcontrollo della vasocostrizione, della vasodilatazione e della sudorazione e con icentri somatici del brivido.Questi neuroni rappresentano i centri regolatori della temperatura e hanno unruolo cruciale nel meccanismo che serve per mantenere la temperaturacorporea nei limiti della norma.L¶ipotalamo funziona anche come centro delle funzioni viscerali, o meglio come

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diversi centri autonomi superiori.Infatti i neuroni dei nuclei ipotalamici proiettano i loro assoni in tratti direttidall¶ipotalamo ai centri parasimpatici e simpatici del tronco cerebrale e delmidollo spinale.Quindi gli impulsi dell¶ipotalamo possono stimolare o inibire, a un tempo osuccessivamente, pochi o molti centri vegetativi inferiori. Per cui l¶ipotalamoserve anche come regolatore e coordinatore dell¶attività del sistema nervosoautonomo.E¶ anche la principale stazione di relé tra la corteccia cerebrale e i centriautonomi inferiori. Vi sono infatti vie nervose che conducono impulsi da varicentri corticali all¶ipotalamo.Ciò che l¶ipotalamo fa con i propri ormoni liberatori è di trasformare impulsinervosi provenienti dalla corteccia cerebrale in secrezione ormonale da partedelle ghiandole endocrine.

IPOFISI 

Si trova nella fossetta ipofisaria della sella turcica dello sfenoide, coperta daquella porzione della dura madre nota come diaframma della sella.Possiede un peduncolo o infundibulo, che la connette al soprastante ipotalamo.Sebbene venga considerata come unica ghiandola, in effetti essa consiste didue ghiandole separate:l¶adenoipofisi, o ipofisi anteriore ( definita come la ghiandola direttrice delsistema endocrino), e la neuroipofisi, o ipofisi posteriore.Il tessuto dell¶adenoipofisi è composto di raggruppamenti irregolari di cellulesecernenti che hanno per supporto un delicato tessuto connettivo e una riccarete di capillari di tipo sinusoidale ( cioè di diametro molto variabile lungo ilpercorso e con le pareti tappezzate di endotelio fenestrato).

Ormoni prodotti dall¶adenoipofisi GH o ormone dell¶accrescimento o STH (somatotropina)Si pensa possa promuovere l¶accrescimento corporeo stimolandoindirettamente il fegato a produrre certi fattori di crescita che, a loro volta,accelerano il trasporto di aminoacidi nelle cellule.L¶entrata rapida degli aminoacidi nelle cellule, comporta l¶accelerazionedell¶anabolismo proteico delle cellule medesime, e ciò permette di aumentarnela crescita.Controlla l¶accrescimento di ossa, muscoli e altri tessuti.Stimola il metabolismo dei grassi tendendo a spostare l¶attività cellulare dalmetabolismo dei carboidrati (glucosio) a quello dei lipidi.

PR 

L o prolattina,o ormone lattogeno Ha la funzione di avviare e mantenere la produzione del latte da parte dellemammelle per l¶allattamento della prole. Durante la gravidanza un alto livellodi PRL promuove lo sviluppo degli adenomeri mammari prima di promuovere lasecrezione del latte.Ormoni tropici: ormoni che hanno un effetto stimolante su altreghiandole endocrine TSH o ormone tireostimolante o tireotropinaPromuove e mantiene l¶accrescimento e lo sviluppo della sua ghiandolabersaglio, la tiroide, e la stimola in seguito a produrre il proprio ormone.

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ACTH o adenocorticotropina o ormone adrenocorticotropoPromuove e mantiene normale la crescita e lo sviluppo della corteccia dellesurrenali e stimola la secrezione di alcuni suoi ormoniFSH o ormone follicolo stimolanteStimola i follicoli ovarici a crescere e maturare. Ciascun follicolo contiene unacellula uovo in via di sviluppo che viene rilasciata dall¶ovaio al momentodell¶ovulazione. Stimola anche lo sviluppo dei tubuli seminiferi nel testicolo emantiene la spermatogenesi.LH o ormone luteinizzanteStimola la produzione e l¶attività del corpo luteo nell¶ovaio.Il corpo luteo (corpo giallo), è il tessuto che prolifera all¶interno di un follicolo,dopo la sua rottura e il rilascio dell¶uovo al momento dell¶evoluzione. Sotto lostimolo dell¶LH, il corpo luteo secerne progesterone ed estrogeni.Nel maschio l¶LH stimola le cellule interstiziali dei testicoli a svilupparsi e asecernere testosterone.Durante l¶infanzia l¶adenoipofisi secerne quantità di FSH ed LH scarsamentesignificativo dal punto di vista funzionale. Pochi anni prima della pubertà, lasecrezione delle gonadotropine aumenta gradualmente. Poi, improvvisamente,la loro secrezione si eleva al massimo e le gonadi sono stimolate a svilupparsi ea dare inizio alle loro normali funzioni.La secrezione dell¶adenoipofisi viene controllata dall¶ipotalamo, i cui neuronisintetizzano sostanze chimiche che i loro assoni immettono nel sangue. Questesostanze, denominate ormoni liberatori viaggiano attraverso un complesso divasi che formano il sistema venoso portale diencefalo-ipofisario.Un sistema portale è un dispositivo di vasi sanguigni in cui il sangue cheproviene dai capillari di un tessuto viene immediatamente trasportato neicapillari di un altro tessuto, prima di essere immesso nel circolo sistemico pertornare al cuore e ai polmoni per l¶ossigenazione e la ridistribuzione.Il vantaggio di un sistema portale nell¶ipofisi consiste nel fatto che una piccolaquantità di ormone secreta dall¶ipotalamo può essere portato direttamente aitessuti bersaglio dell¶ipofisi senza subire la grande diluizione che avrebbe nellacircolazione generale.Quindi i neuroni dell¶ipotalamo secernono gli ormoni liberatori nei capillaridell¶ipotalamo i quali, per mezzo di vene che percorrono l¶infundibulo,comunicano direttamente con i capillari sinusoidi dell¶adenoipofisi, ove gliormoni predetti trovano le loro cellule bersaglio.Attraverso un meccanismo a feed-back negativo l¶ipotalamo regola lasecrezione dell¶adenoipofisi e l¶ adenoipofisi regola la secrezione delle proprieghiandole bersaglio che, a loro volta, regolano l¶attività dei tessuti bersaglio.

Neuroipofisi La neuroipofisi, o ipofisi posteriore, è sede di immagazzinamento e rilascio incircolo di due ormoni: l¶ADH e l¶OT, che però non vengono sintetizzati dallecellule della neuroipofisi, ma dai neuroni dei nuclei sovraottici e paraventricolaridell¶ipotalamo.Dal nucleo di questi neuroni ipotalamici gli ormoni decorrono lungo gli assoni (tratto ipotalamo-neuroipofisario) e raggiungono i vasi della neuroipofisi.Il rilascio nel sangue di ADH e di OT è controllato da stimoli nervosi e non da

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ormoni liberatori, che fanno invece scattare l¶attività secretoriadell¶adenoipofisi.L¶ADH (ormone antidiuretico) aiuta il corpo a conservare l¶acqua, agendo suitubuli collettori dei reni per riassorbire acqua dall¶urina tubulare. In questomodo impedisce la formazione di grandi volumi di urina.Quando il corpo va incontro a disidratazione, l¶aumento della pressioneosmotica del sangue è rilevato da speciali osmocettori situati nei pressi delnucleo sovraottico dell¶ipotalamo.Ciò fa scattare il rilascio di ADH da parte della neuroipofisi.Aumentando il contenuto di acqua nel sangue, la pressione osmotica sistabilisce ad un livello più basso e quindi la produzione di ADH viene inibita.L¶OT (ossitocina) stimola la contrazione della muscolatura uterina e causal¶eiezione del latte dalle mammelle della donna in fase di allattamento. Perinfluenza dell¶OT, le cellule degli alveoli della ghiandola mammaria rilasciano illoro secreto nei dotti mammari. Questo è molto importante, perché il latte nonpuò essere rimosso con la suzione, se prima non c¶è stata l¶eiezione di questoliquido nei dotti.Durante l¶allattamento lo stimolo meccanico e psicologico dovuto alla suzioneda parte del lattante, fa scattare una maggiore produzione di OT.La secrezione di OT è regolata da un meccanismo a feed-back positivo: ilbambino continua a succhiare il latte e ciò provoca un¶elevazione dei livelli diOT e così di seguito.L¶OT e la PR L cooperano per assicurare una buona funzione nutritiva per ilbambino.La PRL prepara le mammelle a produrre il latte e stimola le cellule che loproducono, tuttavia il latte non viene ceduto nei dotti mammari finché l¶OT nonpermette di fare ciò.L¶OT stimola l¶utero a contrarsi con forza per rendere il parto più rapidopossibile.Anche in questo caso la secrezione dell¶OT è regolata da un meccanismo afeed-back positivo. Una volta che hanno avuto inizio le contrazioni uterine,queste agiscono sui recettori degli organi della pelvi che fanno scattare ilrilascio di una aumentata quantità di OT, con la conseguenza di otteneremaggior stimolo su questi recettori e di conseguenza maggior stimolo allaproduzione di OT e così via.Le contrazioni uterine continuano per qualche tempo dopo l¶espulsione del fetoe ciò è indispensabile per consentire l¶espulsione della placenta e delle altremembrane.

Scienze cognitive e scienza della mentePrima di esaminare le altre parti del sistema limbico, è utile fare una premessa.Da millenni i filosofi prima e gli psicologi poi, hanno separato pensiero esentimento, cognizione ed emozione.Per questo le scienze cognitive, nate verso la metà del ventesimo secolo, sisono occupate dello studio di una sola parte della mente, quella che ha a chefare con il pensiero ed il ragionamento, ma non delle emozioni.Le domande di base erano: ³come facciamo a conoscere il mondo?´ E ³come

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utilizziamo queste conoscenze nella nostra vita?´ E¶ importante comprendere che nei processi cognitivi vi è una parteconsapevole e una parte inconsapevole: infatti noi siamo coscienti del risultatofinale di un processo ( ad esempio ricordare dove siamo stati ieri mattinaoppure riconoscere che l¶oggetto che stiamo guardando è una bottiglia), manon siamo affatto consapevoli dei meccanismi attraverso i quali il nostrocervello è riuscito a tirare fuori queste informazioni. Ad essi non abbiamoaccesso.E¶ possibile però studiarli, con gli strumenti appropriati. Gli scienziati possonocioè ricostruire in che modo il cervello elabora a livello inconscio l¶informazionequando per esempio percepisce degli stimoli visivi. Addirittura si possonopercorrere tutte le tappe di questa elaborazione.Nello stesso modo possiamo studiare come il cervello elabori inconsciamentel¶importanza emotiva degli stimoli e in che modo usi questa informazione percontrollare dei comportamenti appropriati.Come dire che i processi sottostanti alla cognizione e alla emozione si possonostudiare con gli stessi strumenti concettuali e sperimentali, ricordando che

entrambi implicano una elaborazione inconscia dell¶informazione e, sulla basedi questa, la generazione, ma non sempre, di un contenuto cosciente.Da qualsiasi parte osserviamo la vita mentale ( si tratti di emozioni o di stimolivisivi), essa si svolge per gran parte al di fuori della nostra coscienza.Se la separazione della cognizione dalle emozioni può essere stata utile alleorigini delle scienze cognitive, oggi è utile riunire emozione e cognizione nelcontesto mentale.La mente ha sia pensieri che emozioni e studiare i primi senza le seconde èlasciare le cose a metà.A questo scopo oggi si parla quindi di ³scienza della mente´, comprendendoappunto tutti e due questi aspetti.

Mi preme sottolineare che il lavoro che segue origina da questo tipo dipresupposti.

Il mondo delle emozioni: alcuni concetti di base perfamiliarizzare con esso

La maggior parte dei teorici delle emozioni ritengono che esistono delleemozioni fondamentali elementari che condividiamo con il mondo animale (paura, gioia, ira, sorpresa, disgusto, vergogna, angoscia, felicità, interesse), edemozioni non fondamentali, che sarebbero un misto di quelle elementari.E¶ come mettere su un cerchio dei colori elementari che, mescolandosi in variomodo, ne producono di nuovi.

Ad esempio: gioia + paura = senso di colpa tristezza + paura = risentimento paura + sorpresa = allarme gioia + accettazione = amore 

La fusione di emozioni fondamentali in emozioni di ordine superiore èsolitamente ritenuta una funzione cognitiva, e quindi esse tendono ad essereesclusivamente umane.

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Le espressioni facciali di determinate emozioni si assomigliano in personediverse perché ognuna di esse contrae e rilassa i muscoli facciali più o menonello stesso modo quando viene esposta ad uno stimolo che evoca un¶emozionetipica. Lo stesso avviene in specie diverse.Le espressioni facciali universali possono tuttavia essere regolatedall¶apprendimento e dalla cultura, cioè cancellate, attutite o amplificate eperfino mascherate da altre emozioni.Tutto ciò che concerne convenzioni, norme e abitudini che le personesviluppano per gestire le espressioni delle emozioni, va sotto il nome di³regole dell¶esibizione´. Queste regole specificano chi può mostrare quale emozione a chi, quando e inche misura.

La differenza fondamentale tra cognizione ed emozione sta nel fatto chenel caso delle emozioni il cervello non funziona indipendentemente dal corpo.Infatti la maggior parte delle nostre emozioni implica delle risposte fisiche.Sono quindi le risposte fisiche a rendere le emozioni diverse dagli altri statimentali, non emotivi.E¶ difficile immaginare rabbia, paura, eccitazione in assenza della loroespressione fisica.Anzi ogni emozione ha una sua qualità inconfondibile: provare paura è diversoda provare rabbia o amore.

Chiamiamo sentimento l¶esperienza cosciente di una emozione, o il suoaspetto mentale.La capacità di provare sentimenti è direttamente legata alla capacità di avereuna coscienza di sé e della relazione tra il sé e il resto del mondo.Quindi i sentimenti si producono unicamente quando un sistema disopravvivenza è presente in un cervello che ha anche la capacità di esserecosciente.Le emozioni sono difficili da verbalizzare: operano in uno spazio psichicoe neurale al quale la coscienza fatica ad accedere. La coscienza e il linguaggio (suo compagno), sono giunti da poco sulla scena dell¶evoluzione. Prima didiventare coscienti e verbali, siamo stati a lungo inconsci e non verbali.Per fortuna certe funzioni dell¶elaborazione emotiva sono rimaste tali e qualinel cervello umano rispetto a quello animale e possiamo quindi usare gli studisugli animali per scoprire come funzionano le nostre, anche se ciò non servirà aconoscere proprio tutto delle nostre emozioni.Ci sarà così più facile capire come le funzioni evolute recentemente (linguaggioe coscienza), contribuiscano all¶emozione e soprattutto come interagiscano coni sistemi più profondi, non verbali e inconsci.Tra i massimi obiettivi delle neuroscienze c¶è quello di riuscire a localizzare ilpiù precisamente possibile le varie funzioni del cervello: sapere dove sitrovano è il primo passo per capire come operano.Ogni funzione mentale richiede la cooperazione di molte aree, o meglio ognifunzione richiede l¶intervento di un insieme unico di aree collegate, un sistemaproprio.

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Se un sistema ci permette di vedere, non ci permette anche di udire, dicamminare o di sentire dolore.

Ogni funzione è mediata da sistemi interconnessi, da regioni cerebraliche lavorano di concerto, non da aree singole che lavorano da sole. 

Il ³cervello emotivo´ è un esempio di ciò e solo tenendo presente questopresupposto possiamo capirne i meccanismi.Alcuni studiosi hanno affrontato il problema del rapporto tra memoria edemozione. Gran parte di questi studi hanno riguardato lo studio di una specifica emozione:la paura.Per ³memoria emotiva´ si intende la memoria basata sull¶emozione creatada una paura.Gran parte delle attuali conoscenze su come il cervello colleghi memoria edemozione, è stata ricavata dagli studi sul cosiddetto ³condizionamentoclassico alla paura´. 

In questi studi sono stati utilizzati ratti e primati.Ad esempio un ratto viene fatto soggiornare in una ³camera´ rappresentata dauna scatola di legno con il pavimento formato da una rete metallica. Ilcondizionamento viene effettuato facendo udire uno stimolo sonoro accoppiatoad una debole scarica elettrica alle gambe del ratto attraverso la rete metallica.Il ratto associa rapidamente la situazione di pericolo al suono e manifesta unareazione che è una risposta condizionata, consistente in alterazionicomportamentali e fisiologiche: l¶animale si immobilizza, sobbalza facilmente,aumentano la sua pressione sanguigna e la sua frequenza cardiaca.La reazione di paura, una volta stabilita, diventa uno stato relativamentepermanente (la memoria emotiva appunto).Se poi il ratto viene sottoposto a ripetute stimolazioni sonore nonaccompagnate da scarica elettrica, la sua reazione di paura diminuisce e questocambiamento viene definito con il termine di ³estinzione´. Ma l¶estinzione èsolo una estinzione apparente della reazione di paura.Infatti essa è dovuta ad un controllo della reazione di paura esercitata dalcervello e non all¶eliminazione della memoria emotiva.Questi termini e questi concetti sono indispensabili per comprendere comefunzionano certi meccanismi di cui si parlerà più avanti.

Alle origini delle emozioni e della memoria: Amigdala eIppocampo

Abbiamo visto che l¶ipotalamo può essere considerato l¶interfaccia tra laneocorteccia, psicologicamente sofisticata e le aree inferiori, più primitive.I sistemi sensoriali che raccolgono dal mondo esterno le informazioni, lemandano a regioni specializzate della corteccia cerebrale (ad esempio dagliocchi alla corteccia visiva, dalle orecchie alla corteccia uditiva). Ma nelviaggiare verso queste aree i messaggi sensoriali sostano nelle areesubcorticali e fanno delle tappe nel talamo. Come le aree corticali corrispondenti, quelle talamiche sono anch¶essespecializzate per l¶elaborazione sensoriale: il talamo visivo riceve segnali visividai recettori degli occhi e li trasmette alla corteccia visiva, mentre il talamo

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uditivo riceve segnali acustici dai recettori delle orecchie e li trasmette allacorteccia uditiva.Quindi i messaggi sensoriali sono trasmessi dai recettori esterni (occhi, orecchie, pelle) alle aree specializzate del talamo che fanno unaprima elaborazione dei segnali e inviano i risultati alle areespecializzate del cervello. I corpi mammillari dell¶ipotalamo sono il luogo che riceve i segnali sensorialitalamici in entrata e poi inoltra i messaggi verso la corteccia.Come per i sistemi sensoriali, anche ogni unità emotiva va considerata comeun insieme di segnali in entrata, un meccanismo di valutazione e un insieme disegnali in uscita. Diverse classi di comportamento emotivo rappresentanofunzioni diverse che si occupano di diversi problemi dell¶animale o dell¶essereumano e ai quali sono dedicati sistemi cerebrali diversi.Emozioni distinte vanno studiate in quanto unità funzionali distinte.

L¶UNITA¶ FUNZIONALE PIÙ STUDIATA

È IL SISTEMA CEREBR ALE DELLA PAUR AEssa si esprime nello stesso modo negli animali e negli uomini.Tutti gli animali si devono proteggere dalle situazioni di pericolo persopravvivere.Le strategie di cui dispongono sono: ritirata (evitare il pericolo o fuggirlo),aggressione difensiva (mostrarsi pericolosi o rispondere all¶aggressione),sottomissione (pacificazione).I modelli di risposta alla paura sono geneticamente programmati nelcervello umano. Quando il cervello percepisce il pericolo, attraverso i nervi del sistema nervosoautonomo invia agli organi dei messaggi e ne regola l¶attività per adattarli alle

esigenze della situazione: lo stomaco è teso, la frequenza cardiaca aumenta, lapressione arteriosa aumenta,mani e piedi diventano sudati, la bocca è secca.Queste sono tutte reazioni tipiche della paura negli esseri umani. Il tuttoavviene in modo simile anche negli animali.Ma la nostra esperienza quotidiana ci dice che ci sono persone che hanno latendenza a combattere, mentre altre non lo fanno, ci sono persone brave adavvertire il pericolo e altre che invece non se ne accorgono.Le differenze nei comportamenti individuali di paura sono dovute in parte alladiversità genetica.Ma la manifestazione dell¶effetto normalmente associato al possesso di un certogene dipende molto anche da come siamo stati allevati, dall¶alimentazione,

dall¶educazione che riceviamo e dagli altri geni che accompagnano quello presoin considerazione.Detto in altre parole i geni ci danno la materia prima con la quale costruire lenostre emozioni: specificano il tipo di sistema nervoso che avremo, i tipi diprocessi mentali, i tipi di funzioni fisiche.Ma il modo esatto in cui agiamo e pensiamo e quello che proviamo in unaparticolare situazione sono determinati da molti altri fattori e non sono scrittinei geni.Le emozioni quindi possono avere una base biologica, ma i fattorisociali e quindi cognitivi, sono altrettanto cruciali. 

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La natura e la cultura sono socie nella vita emotiva. Il problema sta nelloscoprire quali siano i rispettivi contributi.I milioni di miliardi di connessioni realizzate dai miliardi di neuroni cerebrali,sembrano formare un groviglio inestricabile, eppure le varie aree hanno dellerelazioni ben strutturate.

L¶AMIGDALA è la parte del sistema limbico specializzata nelle questioniemozionali: se viene asportata il risultato è una evidentissima incapacità divalutare il significato emozionale degli eventi.Essa funziona come un archivio della memoria emozionale ed è quindidepositaria del significato stesso degli eventi.La vita senza amigdala è un¶esistenza spogliata di significato personale.Tutte le passioni dipendono dall¶amigdala.I segnali in entrata provenienti dagli organi di senso consentono all¶amigdaladi analizzare ogni esperienza, facendone una sorta di ³sentinella psicologica´ che scandaglia ogni emozione e ogni percezione guidata da domande chehanno radici nella notte dei tempi: ³ E¶ qualcosa che temo, qualcosa che odio,qualcosa che mi ferisce?´ Se la risposta è affermativa, l¶amigdala reagisce immediatamente inviando unmessaggio di allerta a tutte le parti del cervello.Stimola così la secrezione degli ormoni che innescano la reazione dicombattimento o fuga, mobilita i centri del movimento e attiva il sistemavascolare, i muscoli e l¶intestino.I sistemi mnemonici corticali vengono riorganizzati con precedenza assolutaper richiamare ogni informazione utile nella situazione di emergenzacontingente.L¶estesa rete di connessioni neurali dell¶amigdala, le consente, duranteun¶emergenza emozionale, di ³SEQUESTR ARE´ gran parte del resto delcervello, compresa la mente razionale e di imporle i propri comandi.Ma ritorniamo al talamo e agli stimoli sensoriali in entrata.Esiste un collegamento diretto anche tra il talamo e l¶amigdala, che fa inmodo che uno stimolo condizionato di paura possa suscitare delle risposte dipaura senza l¶intervento della corteccia.In particolare il NUCLEO CENTR ALE dell¶amigdala ha delle connessioni con learee del midollo allungato implicate nel controllo della frequenza cardiaca e dialtre risposte del sistema nervoso autonomo.Le lesioni a questo nucleo centrale bloccano l¶espressione di tutte le risposteneurovegetative, mentre la lesione dei singoli percorsi neurali in uscitabloccano soltanto le singole risposte.Compreso il nucleo centrale, l¶amigdala è formata da una dozzina disottoregioni non tutte coinvolte nel condizionamento alla paura.Possono quindi interferire con quest¶ultimo soltanto le lesioni che danneggianole regioni dell¶amigdala che fanno parte del circuito del condizionamento allapaura.A questo proposito il NUCLEO LATER ALE e il NUCLEO CENTR ALE hannosenza dubbio un ruolo essenziale, mentre il ruolo delle altre regioni è ancoraallo studio.(Si ipotizza che la zona mediale dell¶amigdala sia responsabile delle sensazioni

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spiacevoli, mentre la zona laterale sarebbe più coinvolta nelle sensazionipiacevoli).

L¶APPRENDIMENTO EMOTIVO ( per il collegamento diretto talamo-amigdala) può quindi avvenire senza coinvolgere i sistemi di elaborazionesuperiori del cervello.Ma esistono anche i collegamenti tra il talamo e la corteccia.Che differenza c¶è tra i collegamenti talamo-amigdala e talamo-corteccia? I neuroni dell¶area del talamo che inviano per esempio delle proiezioni nellacorteccia uditiva primaria, hanno una sintonia molto fine: non reagiscono aqualunque stimolo, ma solo a certi. Invece le cellule delle aree talamiche cheinviano delle proiezioni all¶amigdala, reagiscono a una gamma molto più vastadi stimoli e forniscono all¶amigdala solo una rappresentazione rozza dellostimolo stesso.Il percorso diretto talamo-amigdala è un percorso di elaborazione veloce, maimpreciso, che consente però di rispondere a stimoli potenzialmente pericolosi,prima di sapere esattamente che cosa siano.In effetti se i percorsi talamo-amigdala non fossero stati utili, avrebbero avutotutto il tempo di atrofizzarsi. Il fatto che siano esistiti per milioni di anni, e cheesistano tuttora, accanto ai percorsi talamo-corticali, indica che hanno unafunzione importante.Possiamo quindi osservare che nella percezione degli stimoli esistono duestrade:una ³ STR ADA ALTA´ e una ³ STR ADA BASSA´. La strada bassa è quella tramite la quale l¶informazione sugli stimoli esterniraggiunge l¶amigdalada percorsi diretti provenienti dal talamo, e la strada alta è formata da percorsiche vanno dal talamo alla corteccia e dalla corteccia all¶amigdala.La strada bassa è molto utile nelle situazioni pericolose.E¶ probabile che questo percorso diretto sia responsabile delle risposte emotiveche non capiamo.Cioè l¶amigdala può reagire con un delirio di collera o di paura, primache la corteccia sappia che cosa stia accadendo e questo proprio perchél¶emozione grezza viene scatenata in modo indipendente dal pensiero razionalee prima di esso.La strada bassa potrebbe anche essere il modo di funzionamento dominantenegli individui che soffrono di certe turbe emotive, mentre in ognuno di noiquesta modalità si produce solo occasionalmente.Il percorso diretto talamo-amigdala ha un vantaggio importante: nelratto occorrono circa 12 millesimi di secondo perché uno stimoloacustico raggiunga l¶amigdala attraverso di esso, mentre impiega duevolte di più attraverso il percorso corticale. Infatti il percorso proveniente dal talamo richiede un unico collegamento,mentre ce ne vogliono parecchi per attivare l¶amigdala attraverso la corteccia,e ogni collegamento in più richiede tempo:il primo percorso, quindi, anche se non ci dice che cosa ci sta minacciando,avverte velocemente che c¶è una minaccia.

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Dal punto di vista della sopravvivenza è meglio reagire a delle circostanzepotenzialmente pericolose come se lo fossero davvero, che non reagire affatto.Confondere un bastone per un serpente costa meno del contrario.Dalla corteccia arrivano invece all¶amigdala delle rappresentazioni più accuratee dettagliate.I percorsi talamo-amigdala e corteccia-amigdala convergono poi nel nucleolaterale dell¶amigdala.Da qui le informazioni, attraverso i percorsi interni dell¶amigdala, possonovenire distribuite al nucleo centrale che poi può scatenare l¶intero repertoriodelle reazioni difensive, dal momento che è connesso con le aree del cervelloche controllano queste risposte.I segnali in uscita dal nucleo centrale regolano, quindi, l¶espressione dellediverse risposte.Abbiamo visto che nel cervello uno stimolo ad esempio visivo in entrata vieneelaborato per prima cosa dal talamo. Più specificatamente parte del talamoinvia informazioni rozze, quasi archetipiche direttamente all¶amigdala. E questainformazione veloce e imprecisa è quella che consente al cervello di

incominciare a rispondere al possibile pericolo.Intanto un¶altra parte del talamo manda informazioni visive alla cortecciavisiva. Quest¶altra parte del talamo ha la capacità di codificare i particolari dellostimolo, in misura molto maggiore della parte che invia i segnali all¶amigdala.La corteccia visiva procede quindi alla creazione di una rappresentazionedettagliata e accurata dello stimolo. Il risultato dell¶elaborazione corticale vienepoi anche inviato all¶amigdala, che riceve quindi anche una rappresentazionepiù esatta.Il tempo risparmiato dall¶amigdala nell¶agire in base all¶informazione talamica,invece di aspettare anche il segnale dalla corteccia, può rappresentare ladifferenza tra la vita e la morte.

Analizziamo ora un altro aspetto del circuito della paura.Quando subiamo un trauma (ad esempio un¶aggressione), non restiamocondizionati solo dallo stimolo associato direttamente al trauma ( ad esempio,se siamo stati aggrediti e rapinati da una persona che ci è venuta incontrocorrendo, quando vediamo una persona che ci corre incontro, per qualsiasialtro motivo, potrebbe di nuovo scattare la paura), ma anche da altri stimoliche erano ugualmente presenti e costituivano il contesto del trauma (adesempio la strada dove siamo stati aggrediti, il tipo di automobile che stavapassando in quel momento, il suono di una sirena ecc.).

Anche il contesto può diventare uno stimolo condizionato di paura: quando

ripassiamo per quella stessa strada, anche se non succede nulla di traumatico,noi possiamo provare paura.Di un contesto è interessante il fatto che non è costituito da uno stimoloparticolare, bensì da una raccolta di stimoli.L¶IPPOCAMPO interviene nelle risposte di condizionamento alla paura rispettoal CONTESTO.Esso ha infatti il compito di CREARE UNA R APPRESENTAZIONE DELCONTESTO che contenga i rapporti tra gli stimoli e non singoli stimoli.Una lesione all¶ippocampo elimina selettivamente le risposte di paura suscitate

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dagli stimoli contestuali ( ad esempio la strada in cui è avvenuta l¶aggressione)senza influire sulla risposta dovuta allo stimolo condizionato ( la persona chemi corre incontro). Cioè se passo per la strada dove è avvenuta l¶aggressione,non provo paura, ma se una persona mi corre incontro posso provare paura.Il danno all¶amigdala, invece, interferisce sia con il condizionamentocontestuale, sia con il singolo stimolo condizionante. Questo perché l¶amigdalariceve sia segnali da regioni del talamo dedicate ad uno dei sensi, siainformazioni di livello superiore da aree della corteccia dedicate a uno deisensi, sia informazioni sulla situazione generale dall¶ippocampo.Attraverso queste connessioni è in grado di elaborare l¶importanza emotiva distimoli singoli e anche di situazioni complesse.Se quindi l¶amigdala è coinvolta nella valutazione del significato emotivo deglistimoli in entrata, i segnali provenienti dall¶ippocampo hanno una partefondamentale nello stabilire il contesto.

Per capire ancora meglio le funzioni dell¶ippocampo e dell¶amigdala, èopportuno fare alcune considerazioni sulla memoria e sui sistemi dimemoria.Per molto tempo si è pensato che esistesse un solo sistema di apprendimento,il quale si sarebbe occupato di tutto quanto il cervello impara. Ma studi difisiopsicologia hanno portato alla conclusione che la memoria non vienemediata da alcun sistema neurale particolare, ma è distribuita in modo diffusonel cervello. Meglio ancora, nel cervello ci sono sistemi di memoria multipli,ognuno con funzioni diverse.I ricordi diversi, come le emozioni e le sensazioni diverse, provengono dasistemi cerebrali diversi. Possiamo studiare la memoria da diversi punti divista. Studiando il sistema limbico inevitabilmente ci troveremo a considerarnealcuni.

Ci sono innanzitutto due grandi sistemi di memoria: uno che contribuisce aformare la memoria delle esperienze fatte e a mettere a disposizione dei ricordicoscienti, l¶altro che opera invece fuori dalla coscienza e controlla ilcomportamento, senza una consapevolezza esplicita dell¶apprendimentoavvenuto.I ricordi coscienti vengono indicati con i termini di MEMORIA DICHIAR ATIVAO ESPLICITA. Possono essere riportati alla mente e descritti a parole, a volte magari con unpo¶ di fatica, ma sono comunque potenzialmente a disposizione della coscienza.L¶altro tipo di memoria forma dei RICOR DI INCONSCI DETTI NON DICHIAR ATIVI O IMPLICITI, per esempio a proposito di situazioni

pericolose o comunque minacciose.L¶apprendimento che si produce in questo caso non dipende dallaconsapevolezza e, una volta avvenuto,lo stimolo non deve per forza esserepercepito consciamente per provocare delle risposte emotive condizionate.In un cervello integro questi due sistemi lavorano contemporaneamente eognuno forma i suoi ricordi.Un¶altra distinzione tra diversi tipi di memoria è quella tra MEMORIA A BREVE TER MINE, oggi detta più propriamente MEMORIA DI LAVOR O e laMEMORIA A LUNGO TER MINE.

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Quello che accade nella memoria a breve termine è suscettibile di passare inquella a lungo temine.Il sistema cerebrale che forma i ricordi a lungo termine è diverso da quello cheli immagazzina.L¶ippocampo sembra essere il candidato più probabile alla funzione dicustode della memoria. Quindi alcune regioni del sistema limbico, ippocampo e aree affini dellacorteccia , sono coinvolte nella formazione e nel richiamo di ricordiespliciti. L¶ippocampo svolge più in particolare la sua funzione nelle forme diapprendimento e di memoria che dipendono da indicazioni spaziali.Forma quindi delle rappresentazioni spaziali che hanno la funzione dicreare il contesto in cui collocare i ricordi. E¶ il contesto che rende autobiografici i ricordi, che li situa nello spazio e neltempo e ciò spiega il ruolo dell¶ippocampo nella memoria.Nel corso degli anni l¶ippocampo abbandona a poco a poco il controllodei ricordi alla corteccia , dove rimangono finché esiste la memoria,addirittura per tutta la vita.Infatti l¶asportazione dell¶ippocampo non impedisce i ricordi di vita avvenutiprima dell¶asportazione, impedisce solo di memorizzare nuovi ricordi dopol¶operazione.La persona perde permanentemente la capacità di imparare cose nuove, inparticolare di ricordare le sue esperienze.L¶ippocampo svolge quindi un ruolo critico nella memorizzazione di nuoviricordi, ma non è il luogo dove essi vengono depositati.Si ipotizza quindi che i ricordi di esperienze recenti possano essereimmagazzinati in alcune regioni della corteccia cerebrale.Nel morbo di Alzheimer la malattia incomincia dall¶ippocampo e ciò spiega

come la perdita di memoria sia un primo segnale di allarme.Ma il morbo poi si infiltra nella neocorteccia e questo spiega perché, mentreprogredisce, vengono compromessi tutti i ricordi, nuovi e vecchi, insieme asvariate altre funzioni cognitive che dipendono dalla corteccia.Nei mammiferi i danni alla formazione ippocampale comportano ugualmentegravi danni nell¶apprendimento e nella memoria.Le deficienze della memoria ippocampale impediscono l¶accumulo di nuoveconoscenze, mentre vengono conservate le memorie di eventi precedenti aldanno.L¶ippocampo è il collegamento chiave in uno dei più importanti sistemi cognitividel cervello: quello della MEMORIA DEL LOBO TEMPOR ALE che si occupa

della memoria dichiarativa o esplicita. Essa è mediata dall¶ippocampo e dallearee corticali ad esso connesse, le cosiddette aree di transizione tra laneocorteccia e l¶ippocampo: area peririnale, paraippocampale, entorinale.Le diverse forme di memoria inconscia sono invece mediate da altri sistemi.Un esempio di memoria inconscia è la cosiddetta MEMORIA PR OCEDUR ALE,che consiste nell¶apprendimento e memorizzazione delle abilità manuali, essa èmediata da un sistema diverso da quello del lobo temporale.Infatti un danno al sistema di memoria del lobo temporale interferisce con lacapacità di ricordare consapevolmente (memoria dichiarativa), ma lascia

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intatta quella di imparare alcune abilità.La memoria procedurale è mediata da molti sistemi di memoria, mentre lamemoria dichiarativa è mediata da un unico sistema, appunto quello del lobotemporale.

Un altro sistema di memoria implicita è quello della MEMORIA EMOTIVA checomprende l¶amigdala e le aree collegate.Nelle situazioni traumatiche il sistema della memoria esplicita e quello dellamemoria implicita funzionano in parallelo.In seguito, l¶esposizione agli stimoli presenti durante il trauma può attivareentrambi i sistemi.

Attraverso il sistema dell¶ippocampo ricordiamo con chi eravamo ecosa facevamo durante il trauma e anche il fatto nudo e crudo che lasituazione era atroce. Attraverso il sistema dell¶amigdala gli stimoli provocheranno tensione

muscolare, variazioni della pressione sanguigna, aumento dellafrequenza cardiaca, il rilascio di ormoni e altre risposte fisiologiche ecerebrali ( le reazioni di paura). Siccome i sistemi sono attivati dagli stessi stimoli e funzionanocontemporaneamente, i due tipi di memoria sembrano far parte di un¶unicafunzione della memoria.Fra memoria implicita e memoria esplicita esiste una notevole differenza: ilsistema della memoria esplicita è smemorato e impreciso (vedremo questomeglio parlando della selettività della memoria).Invece il sistema della memoria implicita legato alle risposte di pauracondizionata ha una memoria che non accenna a diminuire con il passare deltempo.L¶apprendimento della paura condizionata sembra essere moltoresistente, se non addirittura indelebile. A questo proposito un riferimento va fatto alla cosiddetta ³AMNESIAINFANTILE´, che ci dà l¶opportunità di capire ancora meglio come funzionanoqueste due memorie.Noi siamo in genere incapaci di ricordare le esperienze della prima infanzia,fino a tre anni circa.Ciò viene attribuito al periodo abbastanza lungo di maturazione chel¶ippocampo deve compiere per diventare pienamente funzionale. Le cellule diquest¶area devono infatti crescere e collegarsi con quelle delle altre aree concui comunicano.Quindi non avremmo ricordi espliciti dell¶infanzia semplicemente perché ilsistema che li forma non sarebbe ancora pronto. Stessa cosa avviene per laneocorteccia.Invece l¶amigdala matura molto velocemente nel cervello del bambinoe alla nascita è molto più vicina di altre strutture allo sviluppocompleto.Ad esempio i bambini di età compresa tra i sette e i dodici mesi cominciano amostrare una evidente paura verso gli estranei e la capacità di regolare il livellodi paura basandosi sull¶interpretazione dell¶espressione del genitore verso la

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presenza di situazioni pericolose. Durante questo periodo diventanofunzionalmente mature la corteccia prefrontale, l¶amigdala e l¶ipotalamo; (apartire dai nove mesi incomincia invece a maturare quella parte della cortecciacerebrale responsabile dello sviluppo delle funzioni superiori : lettura, scrittura,linguaggio e sua interpretazione).Dal momento che il sistema che forma i ricordi inconsci degli eventi traumatici,cioè l¶amigdala, matura prima dell¶ippocampo, i traumi precoci, sebbene nonricordati in modo cosciente, possono avere una influenza duratura.Questo spiega perché le nostre esplosioni emozionali a volte ci sconcertano:esse possono avere radici in un periodo molto precoce della nostra vita eriguardano soprattutto il rapporto tra il bambino e chi si prendeva cura di lui.Altri sistemi di memoria, invece, sono già attivi nel bambino piccolo: infatti ibambini piccoli imparano moltissime cose, anche se non conservano ricordicoscienti di averle imparate.Sempre a proposito di memoria più o meno indelebile, è interessanteanalizzare il ruolo che a questo livello svolge l¶ ADRENALINA, ormoneperiferico prodotto dalle ghiandole surrenali.

Quando in una certa situazione l¶adrenalina viene rilasciata dalle ghiandolesurrenali, quella esperienza di solito viene ricordata con grande precisione.E siccome di solito l¶eccitazione emotiva (ad esempio la paura) provoca unrilascio di adrenalina, la memoria cosciente esplicita delle situazioni in cui c¶èun¶eccitazione emotiva, dovrebbe essere più forte di quella delle esperienze incui tale attivazione non ha luogo.Da ciò possiamo spiegarci come mai le esperienze della vita che più ci ferisconoo ci spaventano, sono destinate a diventare i nostri ricordi più indelebili.Come fa una situazione emotiva a provocare il rilascio di adrenalina?L¶amigdala, non appena capta una situazione emotiva negativa, di pericolo, ³accende´ una serie di sistemi fisici compreso il sistema nervoso autonomo.

Questo, a sua volta, stimola da parte delle ghiandole surrenali il rilasciodell¶adrenalina nel sangue.L¶adrenalina influenza a sua volta il cervello, ma per via indiretta, in quanto èuna molecola troppo grande per passare la barriera emato-encefalica edarrivare direttamente nel cervello.Ancora non conosciamo bene il meccanismo con il quale influenza ilfunzionamento del sistema di memoria del lobo temporale, influenzando così iricordi che esso crea.Gli effetti sistemici dell¶adrenalina comprendono la diminuzione dellacircolazione sanguigna nel tratto digerente, l¶aumento dell¶irrorazione deimuscoli scheletrici, per preparare ogni cellula muscolare a produrre più energia

e la diminuzione del rifornimento di sangue alla parte anteriore della cortecciacerebrale (proprio l¶area che contiene il nostro intelletto, la nostra capacità dipensiero cosciente, l¶area destinata a dirigere la soluzione dei nostri problemicomplessi).Vengono quindi ³chiuse´ aree, per così dire, non essenziali del cervello.Più siamo stressati, più queste aree vengono chiuse. Questo permette ai centripiù antichi e più primitivi del cervello di prendere il controllo.In questo modo le decisioni vengono prese inconsciamente, basandosi

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sull¶istinto, in quanto la sopravvivenza fisica nelle situazioni di fortestress, diventa l¶obiettivo primario. 

Un altro importante aspetto della memoria è la SELETTIVITA¶: non tutti gliaspetti di un¶esperienza si ricordano altrettanto bene.Infatti abbiamo visto che il rafforzamento dovuto all¶eccitazione puòprivilegiarne alcuni a spese di altri.I ricordi consapevoli, espliciti sono ricostruzioni imperfettedell¶esperienza, non sono la copia carbone dell¶esperienza che li ha creati.Sono ricostruzioni fatte al momento del loro richiamo, e lo stato del nostrocervello in quel momento, può influire sul modo in cui i ricordi lontani vengonorichiamati.I ricordi espliciti sono fatti anche di semplificazioni, aggiunte,elaborazioni, razionalizzazioni e anche omissioni. La memoria si produce quindi in un contesto che viene chiamato ³SCHEMACOGNITIVO´ e che comprende anche le aspettative e i pregiudizi della

persona.L¶apprendimento fatto in un determinato stato o situazione, si ricorda di solitomeglio quando ci troviamo di nuovo in quello stato e in quella situazione.Un tipico esempio di ciò è che i ricordi sgradevoli affiorano di più quando siamotristi e quelli piacevoli quando siamo felici. Le persone depresse sembranocapaci di evocare solo ricordi penosi.I circuiti ippocampali, con le loro massicce connessioni con la neocorteccia,sono adatti a stabilire dei ricordi complessi in cui molti avvenimenticonfluiscono nel tempo e nello spazio.Invece l¶amigdala è più adatta ad innescare le reazioni di sopravvivenza.Le situazioni che fanno da stimolo a questa parte del cervello sono rigidamenteabbinate a risposte specifiche.Le funzioni di apprendimento e memoria dell¶amigdala sono tarate in modo daevitare di farci riflettere sul da farsi.

A questo proposito torna utile analizzare le interazioni che avvengono tral¶amigdala, l¶ippocampo e i cosiddetti ³OR MONI DELLO STRESS´ che sono gliormoni steroidei (cortisolo) prodotti anch¶essi dalle ghiandole surrenali.In una situazione stressante l¶amigdala interviene in modo critico percontrollare il rilascio di questi ormoni. In una situazione di pericolo, adesempio, lo stimolo arriva all¶amigdala che invia una serie di messaggiall¶ipotalamo, che a sua volta invia messaggi all¶ipofisi, che rilascia ACTH(ormone corticotropo), il quale arriva alle ghiandole surrenali stimolandole aprodurre e secernere ormoni steroidei.Questi ormoni, a differenza dell¶adrenalina, raggiungono sia i tessuti del corpo,sia il cervello, dove si legano ai recettori dell¶ippocampo, dell¶amigdala ,dellacorteccia prefrontale e di altre regioni.Nell¶ippocampo i recettori degli steroidi fanno parte di un sistema di controlloche contribuisce a regolare la quantità di ormoni steroidei rilasciata.Quando gli ormoni steroidei si legano ai recettori dell¶ippocampo, dei messaggipartono verso l¶ipotalamo per chiedergli di avvertire l¶ipofisi, e di conseguenzale ghiandole surrenali, di frenare la produzione degli ormoni stessi

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(meccanismo a feed-back negativo).Invece nella stessa situazione di stress l¶amigdala continua a mandareall¶ipotalamo messaggi che dicono : ³aumentare la produzione´, l¶opposto diquello che fa l¶ippocampo.Attraverso numerosi passaggi in questo circuito, la concentrazione diormoni dello stress nel sangue viene delicatamente aggiustata alleesigenze della situazione.Ma se lo stress dura troppo a lungo, l¶ippocampo non riesce più a controllareesattamente il rilascio degli ormoni, né a svolgere le sue funzioni di routine.Si è visto che i ratti stressati sono incapaci di apprendere e di ricordare leprocedure comportamentali che dipendono dall¶ippocampo, ad esempioritrovare la strada giusta in un labirinto.Negli esseri umani lo stress danneggia le funzioni della memoria esplicitacosciente.Uno stress grave ma temporaneo può far raggrinzire i dendriti dei neuroniippocampali (che sono la parte del neurone che riceve i messaggi in arrivo eche svolge la prima parte della formazione della memoria).Questi cambiamenti sono reversibili solo se lo stress non perdura.Altrimenti le cellule dell¶ippocampo incominciano a degenerare e laperdita della memoria rimane permanente. Si è constatato che l¶ippocampo risulta ridotto di dimensioni nei sopravvissutiad un trauma, nei bambini ripetutamente vittime di violenza, nei reduci delVietnam.Queste persone manifestano un deficit significativo della memoria, senza chesia diminuito né il quoziente di intelligenza, né le facoltà cognitive.In caso di eventi stressanti, quindi, gli steroidi surrenalici spiegano icambiamenti fisici dell¶ippocampo e i problemi di memoria che ne risultano.Riassumendo, la memoria è probabilmente rafforzata da un lieve stress,grazie agli effetti favorevoli dell¶adrenalina, ma uno stress abbastanzaintenso e prolungato può innalzare il livello degli steroidi surrenalifino al punto in cui danneggiano l¶ippocampo. Ad esempio un¶unica esperienza traumatica, tipo un incidente stradale, puòinnalzare il livello degli steroidi abbastanza da agire negativamentesull¶ippocampo e da provocare una perdita di memoria riguardo all¶incidentestesso.Ma se un trauma temporaneo produce un¶amnesia dell¶episodio, è poipossibile recuperarne il ricordo? Se l¶ippocampo ha un collasso da stress e non è in grado di formare un ricordo

durante l¶episodio, non avremo nessuna possibilità di ripescare un ricordocosciente, per il semplice fatto che non se ne è formato alcuno.Se l¶ippocampo invece è stato solo parzialmente affetto dal trauma, puòpartecipare alla formazione di un ricordo debole e frammentario. In tal casosarebbe possibile ricostruire mentalmente solo alcuni aspetti dell¶esperienza.Invece lo stress non interferisce con le funzioni dell¶amigdala, anzipotrebbe addirittura potenziarne le funzioni È quindi del tutto possibile avere pochi ricordi coscienti diun¶esperienza traumatica e al contempo formare dei ricordi emotivi

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inconsci potentissimi attraverso il condizionamento alla paura mediatodall¶amigdala. Queste paure inconsce e potenti possono diventare molto resistenti allacosiddetta ³estinzione´ed essere quindi delle fonti inconsce di ansia intensa. Laloro influenza permane per tutta la vita.Non sempre quindi è valido il concetto freudiano di ³rimozione´, in base alquale certi aspetti delle esperienze traumatiche sono talvolta immagazzinati insistemi della memoria non direttamente accessibili alla coscienza.Riassumendo, gli effetti debilitanti dello stress intenso sulla memoria coscienteesplicita di un trauma possono portare all¶amnesia del trauma stesso.Dall¶altro lato lo stesso stress intenso può amplificare i ricordi inconsci che siformano durante il trauma, amplificando le risposte di paura condizionata.Questo ci permette di capire meglio i disturbi ansiosi e soprattuttocome a volte compaiano o peggiorino dopo eventi stressanti nondirettamente correlati ad essi. Infatti in condizioni di stress, alcune risposte di paura che erano deboli (operché erano condizionate debolmente, o perché si erano estinte, o perché era

stata ottenuta una remissione grazie ad una terapia), possono diventare piùforti.Ad esempio la paura dei serpenti può avere anni di remissione e ripresentarsi,per esempio, dopo la morte di un congiunto. Una lieve paura delle alture, checrea pochi problemi nella vita quotidiana, può diventare patologica dopo unincidente stradale.In questi casi lo stress non è direttamente collegato al disturbo chesviluppa, ma a una condizione che abbassa la soglia ansiosa e rende lapersona più vulnerabile. Ma come può funzionare l¶ ESTINZIONE di una risposta di paura condizionata?L¶interruttore cerebrale che smorza gli impulsi dell¶amigdala sembra trovarsi

all¶altro estremo di un circuito diretto alla neocorteccia: i lobi prefrontali.Mentre l¶amigdala lavora per scatenare una reazione impulsiva, altre aree delcervello emozionale si adoperano per produrre una risposta correttiva piùconsona alla situazione.

La corteccia prefrontale soffoca o comunque controlla l¶emozione inmodo da gestire più efficacemente la situazione. Essa consente quindi di dare ai nostri impulsi emotivi una risposta più analiticaed appropriata, modulando l¶amigdala e le altre aree libiche. La maggior proiezione delle informazioni sensoriali provenienti dal talamo nonè diretta all¶amigdala, ma alla neocorteccia e ai suoi molti centri deputati alla

ricezione e alla comprensione di quanto viene percepito.Una serie di circuiti a cascata registra e analizza l¶informazione, la comprende eattraverso i lobi prefrontali organizza una reazione coordinata.Se è necessaria una risposta di tipo emozionale, i lobi prefrontali la dettanolavorando in stretta collaborazione con l¶amigdala e gli altri circuiti ad essacollegati.

Questa sequenza,che consente un certo discernimento nella rispostaemozionale, rappresenta un meccanismo che avviene normalmente e

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che conosce significative eccezioni nel caso delle emergenze. Quando si scatena un¶emozione, i lobi prefrontali eseguono la reazione cheritengono la migliore tra una miriade di possibilità, in base al criterio delrapporto rischio/beneficio: quando attaccare, quando darsi alla fuga, quandocalmarsi, persuadere, tergiversare, provocare sensi di colpa, indossare unamaschera di spavalderia, essere sprezzanti ecc.La neocorteccia è al lavoro tutte le volte che registriamo una perdita e cirattristiamo, o ci sentiamo felici dopo un trionfo, o rimuginiamo su qualcosache qualcuno ha detto o fatto, facendoci sentire feriti o in collera.

Come nel caso della resezione dell¶amigdala, anche in assenzadell¶elaborazione dei lobi prefrontali, gran parte della vita emotivaviene meno. Invece i cosiddetti SEQUESTRI NEUR ALI che avvengono nelle situazioni dipericolo e di emergenza comportano presumibilmente due dinamiche: da unlato lo scatenamento dell¶amigdala, dall¶altra la mancata attivazione deiprocessi neocorticali che solitamente mantengono l¶equilibrio delle risposteemozionali.In questi momenti la mente razionale viene sopraffatta da quella emozionale.Fra i modi con i quali la corteccia prefrontale riesce a dominare efficacementele emozioni (soppesando le reazioni prima di passare all¶azione), c¶è quella dismorzare i segnali di attivazione inviati dall¶amigdala e da altri centrilimbici. Un meccanismo che possiamo paragonare a un genitore che fermi il propriobambino impulsivo impedendogli di afferrare ciò che vuole e insegnandogli achiedere educatamente o ad aspettare.Sembra che l¶interruttore fondamentale che ³spegne´ le emozioninegative sia il lobo prefrontale sinistro.Una delle sue funzioni è infatti quella di regolare le emozioni spiacevoli comeuna sorta di termostato neurale.Il lobo prefrontale destro è sede di sentimenti negativi come la paura el¶aggressività, mentre quello sinistro tiene sotto controllo tali emozionigrossolane, probabilmente inibendo il lobo destro.Il lobo prefrontale sinistro sembra far parte di un circuito neurale in grado didisattivare o almeno di smorzare, tutti gli impulsi emotivi negativi, con la solaeccezione dei più violenti.Mentre l¶amigdala spesso funziona come un sistema di emergenza, illobo prefrontale sinistro sembra far parte del meccanismo cerebraleper ³spegnere´ le emozioni che disturbano. L¶amigdala propone, il lobo prefrontale dispone.Nella vita mentale queste connessioni tra corteccia prefrontale esistema limbico hanno un¶importanza fondamentale che va oltre laregolazione delle emozioni. Esse sono essenziali per guidarci nelle più importanti decisioni dellavita. 

I sentimenti sono indispensabili nei processi di decisione della menterazionale : essi ci orientano nella giusta direzione. 

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Gli insegnamenti emozionali impartitici dalla vita inviano segnali cherestringono il campo della decisione, eliminando alcune opzioni e mettendonein evidenza altre fin dall¶inizio.In questo modo il cervello emozionale è coinvolto nel ragionamento, propriocome il cervello pensante.

Nelle persone con lesioni del circuito che collega i lobi prefrontaliall¶amigdala, la capacità di prendere decisioni è spaventosamentecompromessa e tuttavia essi non presentano alcun deterioramento delloro quoziente di intelligenza o di qualunque abilità cognitiva. Ma nonostante la loro intelligenza sia intatta, essi compiono sceltedisastrose negli affari e nella vita privata. Possono poi non essere ingrado di prendere una decisione semplicissima come quella di fissareun appuntamento. Le scelte di queste persone sono così problematiche perché essi hanno perso lapossibilità di accedere alla propria memoria emozionale.Il circuito che collega lobi prefrontali e amigdala è una via di accessofondamentale all¶archivio contenente tutte quelle preferenze e quelleavversioni che andiamo accumulando nel corso della vita. Uno stimolo esterno non suscita in queste persone attrazione o avversione:essi hanno ³dimenticato´ tutti gli insegnamenti emozionali precedentemente appresi, perché non hannopiù accesso all¶amigdala, il luogo dove li hanno archiviati.Tutto assume i toni di una grigia neutralità.

La complementarietà del sistema limbico e della neocortecciadell¶amigdala e dei lobi prefrontali significa che ciascuno di essi è unacomponente essenziale e a pieno diritto della vita mentale. Quando questi partner interagiscono bene, l¶intelligenza emotiva si sviluppa ealtrettanto fanno le capacità intellettuali.Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra emozione e ragione o, conun¶espressione che utilizziamo spesso, l¶armonia tra mente e cuore. La corteccia prefrontale ha la capacità di inibire l¶espressione delle rispostedi paura condizionata, ma non cancella i ricordi inconsci sottostanti.Cioè l¶ESTINZIONE coinvolge il controllo corticale dell¶amigdala, manon ne cancella la memoria. Quindi l¶estinzione non cancella i ricordi emotivi registrati nell¶amigdala.Ne impedisce solo l¶espressione, o meglio, li ³tiene a bada´.I ricordi inconsci di paura, stabiliti attraverso l¶amigdala, sembrano impressi afuoco nel cervello: come già detto, è probabile che ci accompagnino per tutta lavita.Non siamo quindi in grado di eliminare i ricordi impliciti collegati ai disturbiansiosi, possiamo solo sperare di riuscire a controllarli.Questo si può fare potenziando i circuiti cerebrali che controllanol¶amigdala, in modo che la corteccia prefrontale abbia l¶opportunità dicontrollare l¶amigdala.La terapia comportamentale e la psicanalisi mirano proprio ad aiutare ilpaziente rinforzando il lavoro della corteccia attraverso due percorsi neurali

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distinti.Nella terapia comportamentale avviene una forma di apprendimento inconscioin cui interviene il circuito corteccia prefrontale-amigdala, arrivandoall¶estinzione.Nella psicanalisi si pone l¶accento sulla introspezione cosciente e sullavalutazione. La conoscenza consapevole potrebbe controllare l¶amigdalaattraverso il sistema della memoria del lobo temporale e altre aree corticalilegate alla coscienza.

Attualmente nel nostro cervello le connessioni che vanno dalle areecorticali all¶amigdala sono molto più deboli di quelle che fanno ilpercorso inverso. Questo fatto spiegherebbe come mai l¶informazione emotiva sconfini facilmentee influenzi il pensiero cosciente, e quest¶ultimo invece fatichi a controllare leemozioni.La capacità di formare ricordi usando gli stimoli associati al pericolo, diconservarli a lungo e forse per sempre, e di utilizzarli automaticamentequando si producono di nuovo delle situazioni simili, è una delle piùpotenti ed efficaci funzioni cerebrali di apprendimento e memoria. Ma è un lusso che spesso costa caro: infatti spesso proviamo paure e ansie dicui vorremmo volentieri fare a meno.L¶evoluzione del cervello umano potrebbe però in futuro correggere questosquilibrio.Potrebbe essere che le connessioni tra la corteccia e l¶amigdala continuino adespandersi e la corteccia prenda a poco a poco il controllo dell¶amigdala e chegli esseri umani del domani diventino capaci di controllare meglio le proprieemozioni.Oppure che la maggiore connessione tra corteccia e amigdala possa creare un

equilibrio tra i due circuiti per cui, invece che nel dominio delle cognizionicorticali sui centri dell¶emozione, la lotta tra pensiero ed emozione potrebberisolversi in una integrazione più armoniosa di passione e ragione: potrebbecioè portare a una collaborazione tra cognizione ed emozione.Per capire meglio le emozioni e come interagiscono con il resto dell¶attivitàmentale, è utile a questo punto cercare di capire i rapporti reciproci tracoscienza ed emozioni e di come la coscienza emerga dal nostrocervello. Le teorie più recenti di quello che è o non è la coscienza, poggiano tutte sulconcetto di MEMORIA DI LAVOR O. Questa può essere considerata come uno spazio, o un meccanismo di deposito

temporaneo che consente di tenere a mente allo stesso tempo varieinformazioni, da paragonare, da opporre, o da mettere comunque in relazione.E¶ circa quella che prima di ora veniva chiamata memoria a breve termine, cioèun deposito temporaneo di informazioni a cui ora si è aggiunto un meccanismoper elaborare i dati depositati (pensare, ragionare).Da qui l¶utilizzo della definizione ³memoria di lavoro´.I depositi temporanei di informazioni sono chiamati ³memoria tampone´.Ogni sistema sensoriale avrebbe almeno una sua memoria tampone che assiste

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la percezione, consentendo al sistema di paragonare quello che sente o vedeora, con quello che ha sentito o visto un attimo prima.Ci sono anche memorie tampone associate all¶uso del linguaggio, quelle che cipermettono di tenere a mente la prima parte della frase dell¶interlocutore,finché abbiamo sentito la fine e possiamo capirne il senso.Le memorie tampone specializzate lavorano in parallelo e sono indipendentil¶una dall¶altra.

Lo spazio di lavoro polivalente consiste in uno spazio dovel¶informazione proveniente dalle memorie tampone specializzate sostatemporaneamente, e dove un insieme di funzioni esecutive controllanole operazioni compiute con quella informazione. Lo spazio di lavoro polivalente può contenere una quantità limitata diinformazioni, di qualunque tipo esse siano e la memoria di lavoro può, peresempio, mettere in relazione l¶aspetto, i suoni e gli odori di una cosa eassociarla al suo nome.

La materia della memoria di lavoro è quella alla quale pensiamo o badiamo almomento, ma non è solo il prodotto del qui e ora.Dipende anche da ciò che sappiamo e dalle esperienze compiute in passato(vale a dire dalla memoria a lungo termine).Ad esempio un qualsiasi stimolo visivo trattenuto nelle memorie tamponevisive, deve essere fattocombaciare con i fatti immagazzinati a proposito di esperienze passate conoggetti analoghi.Quindi la memoria già immagazzinata influenza le successive percezionisensoriali.La memoria di lavoro, per concludere, rende possibile il pensiero e ilragionamento di ordine superiore: ad esempio fare calcoli mentali,leggere, risolvere problemi e lavorare in generale. Queste procedure richiedono non solo una forma di deposito temporaneo, maanche l¶interazione tra l¶informazione immagazzinata temporaneamente e il piùvasto corpo del sapere immagazzinato a lungo termine.La parte del cervello che interviene nei processi di memoria di lavoro èla corteccia prefrontale. Dobbiamo però distinguere tra corteccia prefrontale mediale e laterale.La corteccia prefrontale mediale è quella che più propriamenteinterviene nell¶estinzione della memoria emotiva (come già visto),mentre quella laterale ha un ruolo nella memoria di lavoro. Si pensa che la corteccia prefrontale laterale esista solo nei primati ed è moltopiù sviluppata negli esseri umani rispetto ai primati.Negli esseri umani le lesioni di questa area interferiscono con la memoria dilavoro qualsiasi sia l¶informazione che viene usata come stimolo.Altre aree del lobo frontale che si ritengono essere coinvolte nelle funzioni dellamemoria di lavoro comprendono la corteccia orbitale e la cortecciaanteriore cingolata. La corteccia prefrontale è connessa con i vari sistemi sensoriali, con altrisistemi della neocorteccia che fungono da memoria tampone e conl¶ippocampo e le altre aree corticali della memoria a lungo termine. Ha inoltre

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connessioni con le aree della corteccia coinvolte nel controllo del movimento,consentendo alle decisioni prese di trasformarsi in azioni volontarie.Possiamo definire coscienza la consapevolezza di quanto è contenutonella memoria di lavoro. Quindi, affinché si diventi consapevoli di qualcosa, è necessario che il qualcosain questione si trovi nella memoria di lavoro. Teniamo comunque presente ilfatto che non possiamo essere coscienti di tutti i processi mentali.Gli aspetti coscienti e inconsci del pensiero sono sempre funzioni parallele.Come già visto, noi siamo coscienti solo degli esiti delle operazioni mentali, manon delle operazioni stesse. Queste operazioni non sono direttamenteaccessibili alla coscienza.Non solo, addirittura non tutti gli esiti delle operazioni che avvengono a livelloinconscio sono portati a livello di coscienza. Molti di questi dati rimangonopertanto inaccessibili.Riassumiamo ora le connessioni dell¶amigdala con le altre parti del cervello percomprendere l¶influenza delle emozioni sugli altri processi mentali e inparticolare sulla memoria di lavoro. 

L¶AMIGDALA INVIA DELLE PR OIEZIONI VERSO MOLTE AREE CEREBR ALI. QUESTE PR OIEZIONI SONO PIÙ NUMER OSE DI QUELLE CHE FANNO IL PER CORSO INVERSO. L¶amigdala, infatti, riceve dei segnali solo dall¶ultima tappa dell¶elaborazionecorticale all¶interno dei sistemi sensoriali, ma invia invece sue proiezioni adognuna di queste tappe, fin dalla prima.Poi ha connessioni con la memoria a lungo termine (ippocampo e aree corticaliche interagiscono con l¶ippocampo per immagazzinare in maniera durevole leinformazioni).

Ha solo deboli connessioni con la corteccia prefrontale laterale, ma ne ha di piùconsistenti con la corteccia anteriore cingolata e con la corteccia orbitale,facenti parte tutte e tre, come già visto, del circuito della memoria di lavoro.

Grazie a tutti questi collegamenti l¶amigdala può influire sull¶informazionecontenuta nella memoria di lavoro, sulle percezioni attuali, sulleimmagini mentali, quindi su tutti i processi di pensiero di ordinesuperiore. Ma ci sono ancora altri canali, indiretti, lungo i quali l¶attivazione dell¶amigdalafa sentire i propri effetti sull¶elaborazione corticale facendo intervenire iSISTEMI CEREBR ALI DELL¶ECCITAZIONE. 

Durante il sonno la corteccia cerebrale non presenta uno stato di eccitazione, ameno che non sia in corso la fase dei sogni: in questo caso l¶eccitazione èsimile allo stato di veglia.Con l¶eccitazione le cellule della corteccia e le regioni del talamo che inviano adessa la maggior parte dei segnali, diventano più sensibili.Durante l¶eccitazione la maggior parte della corteccia è potenzialmenteipersensibile, ma sono i sistemi che elaborano l¶informazione delmomento ad esserne maggiormente influenzati. Dei vari sistemi che contribuiscono all¶eccitazione, quattro si trovano nelmidollo allungato.

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Le cellule di ognuno di essi contengono neurotrasmettitori diversi.In un sistema viene rilasciata acetilcolina, nel secondo noradrenalina, nel terzodopamina e nel quarto serotonina. Un quinto sistema si trova nel prosencefalo,vicino all¶amigdala ed emette anch¶esso acetilcolina.Gli assoni di tutti questi sistemi di eccitazione terminano in aree diffuse delprosencefalo: in presenza di stimoli significativi, le terminazioni dei neuronirilasciano i propri neurotrasmettitori ed eccitano le cellule corticali, rendendolerecettive ai segnali in entrata.Ciò è necessario per l¶attenzione, la percezione, la memoria, la risoluzione deiproblemi, l¶emozione ecc.Se non ci fosse questa attivazione non ci accorgeremmo di quello cheaccade. Ma questa attivazione deve raggiungere il giusto livello, altrimenti, seè eccessiva diventiamo tesi, ansiosi, improduttivi. Anche se ogni sistema di eccitazione contribuisce ad essa in presenza di stimolipericolosi o che annunciano un pericolo, sembrano prevalere le interazionitra l¶amigdala e il sistema dell¶acetilcolina contiguo, chiamato nucleo

basale. Le cellule del nucleo basale possono essere attivate in vari modi, ma in caso diuno stimolo di pericolo, lo sono attraverso l¶attività dell¶amigdala.E¶ probabile che altre reti emotive abbiano canali propri per interagire con isistemi di eccitazione.L¶eccitazione si produce per ogni nuovo stimolo, e non solo per gli stimoliemotivi, ma solo questi ultimi riescono a prolungarla perché coinvolgonol¶amigdala.Quindi le reazioni emotive sono di solito accompagnate da un¶eccitazionecorticale intensa.Questo spiega perché quando si è emozionati è difficile concentrarsi sulle altre

cose e lavorare in maniera efficace.Dato che i sistemi di eccitazione rimandano a loro volta delle terminazioniall¶amigdala, si può autoperpetuare il circolo vizioso della reattività.C¶e quindi un effetto a cascata sull¶amigdala e sulle reti corticali.Per completare il quadro dei meccanismi che interagiscono nel nostro ³cervelloemotivo´, vorrei ora fare un breve accenno ai sistemi di neurotrasmettitori che, in tutti i mammiferi, regolano lo stato emozionale.Essi sono tre: quello della noradrenalina, quello della serotonina e quello delladopamina.

La NOR ADRENALINA regola le risposte comportamentali (capacità di

pensiero, tono dell¶umore) ed umorali (secrezione di ormoni) verso stimoliambientali potenzialmente pericolosi.Interessa la corteccia cerebrale, l¶amigdala, l¶ippocampo, il cervelletto, iltalamo, l¶ipotalamo, i nuclei nel bulbo e nella parte ventro-laterale del ponte.La disfunzione dei meccanismi di regolazione dell¶attività noradrenergica,potrebbe essere alla base dell¶insorgenza di alcuni sintomi di depressione.

La SER OTONINA regola il tono dell¶umore, alcune funzioni cognitive, ilcomportamento motorio, alimentare e alcune funzioni neuroendocrine.

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Interessa alcuni nuclei a vari livelli del tronco encefalico, l¶area mediale delponte e del mesencefalo che inviano fibre alla corteccia cerebrale,all¶ippocampo, all¶ipotalamo, al bulbo olfattivo e alla maggior parte dellacorteccia prefrontale.A livello dell¶ipotalamo esercita una funzione stimolatoria sul rilascio diprolattina, ormone della crescita e ormone adrenocorticotropo.La disfunzione dell¶attività serotononinergica potrebbe essere responsabiledell¶insonnia, delle alterazioni neuroendocrine e dell¶ansia nelle personedepresse.

La DOPAMINA è responsabile del controllo dei comportamenti motivati e dellamodulazione degli stati affettivi.Interessa i neuroni del mesencefalo e del diencefalo che mandano proiezionialla corteccia prefrontale mediale, al giro del cingolo e dell¶area entorinale,all¶ipotalamo e all¶ipofisi.Una diminuzione della funzionalità dei sistemi dopaminergici attutisce oabolisce completamente la capacità di apprezzare gli eventi gratificanti e leesperienze piacevoli, mentre livelli abnormi di dopamina sono associati allasintomatologia della schizofrenia.

L¶AUTOCONSAPEVOLEZZA COME BASE PER LO SVILUPPO DELL¶INTELLIGENZA EMOTIVA 

Ritorniamo ora, dopo tutto il viaggio compiuto nel nostro cervello, di nuovo almondo delle emozioni per puntualizzarne altri aspetti.Abbiamo visto che esistono due livelli di emozione: quello conscio e quelloinconscio.Da un punto di vista fisiologico un¶emozione sorge prima che l¶individuo ne sia

conscio.Nel momento in cui un¶emozione si fa strada nella consapevolezza, vuol direche è stata registrata come tale nella corteccia prefrontale.La struttura delle connessioni cerebrali comporta che non possiamoassolutamente controllare in quale momento verremo travolti dalle emozioni,né quale emozione ci travolgerà.Ci sono anche emozioni che vengono provocate attraverso il pensiero.Ma se non possiamo cambiare facilmente l¶emozione specifica che verràprovocata da un certo tipo di pensiero, molto spesso possiamo scegliere cosapensare.Per sua natura l¶esplodere di un¶emozione è breve: dura appena qualche

secondo e non ore o giorni.Sarebbe contrario all¶adattamento evolutivo se un¶emozione tenesse corpo ecervello impegnati per un tempo così prolungato, a prescindere dal mutaredelle circostanze.Perché le emozioni si protraggano a lungo, il fattore scatenante (che sia unpensiero o una situazione) deve perdurare, suscitando così continuamentel¶emozione (ad esempio quando la perdita di una persona cara continua a farcipiangere e ad essere tristi).Ma se un¶emozione viene manifestata in eccesso a scapito di altre, oppureviene continuamente inibita nella sua espressione, allora si instaura uno

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squilibrio che genererà malattia.Come nell¶alimentazione non devono mancare tutte le sostanze nutritive nellagiusta quantità e qualità, così non deve mancare ad ognuno di noi, secondo lesue esigenze, il giusto nutrimento emozionale.

L¶AUTOCONSAPEVOLEZZA è la capacità di riconoscere un sentimento nel momento in cui esso si presenta (emozione consapevole).Questa è la chiave di volta dell¶intelligenza emotiva.

Le persone molto sicure dei propri sentimenti, riescono a gestire molto megliola propria vita.Esse infatti hanno una percezione più sicura di ciò che realmente provanoriguardo a decisioni personali che possono spaziare dalla scelta del coniugeall¶attività professionale da intraprendere.La capacità di monitorare istante per istante i sentimenti èfondamentale per la comprensione psicologica di sé stessi, mentre

l¶incapacità di farlo ci lascia alla loro mercè. La cosa interessante e¶ che le eventuali carenze nelle capacità emozionali possono essere corrette (a questo proposito potrebbe esseremolto utile la lettura del libro di Daniel Goleman ³Intelligenza emotiva´).L¶autoconsapevolezza richiede l¶attivazione della neocorteccia e di areeparticolari di essa, come quella del linguaggio, che consentono di dare un nomealle emozioni che si sono risvegliate.Possiamo definire l¶autoconsapevolezza come una forma di attenzione nonreattiva e non critica verso i propri stati interiori o, in altre parole, come unamodalità neutrale della mente che sostiene l¶introspezione anche inmezzo a emozioni turbolente. 

E¶ la differenza che passa dall¶essere travolti da una furia omicida versoqualcuno e il pensare: ³Quello che sto provando adesso è collera´, anche nelmomento stesso in cui ne siamo pervasi.In termini di meccanismi neurali questo sottile spostamento dell¶attivitàmentale segnala che i circuiti neocorticali stanno monitorando attivamentel¶emozione, compiendo così un primo passo nell¶acquisizione di un controllo sudi essa.Questa consapevolezza è la competenza emozionale fondamentale su cui sibasa poi l¶autocontrollo.E¶ piuttosto raro trovare persone che abbiano un vero dominio sulle proprieemozioni.

Senza dubbio ci sono persone che si ³dominano´, ma non è questo il verodominio.Questa è repressione delle proprie emozioni, è comportarsi secondo un modelloesteriore che imponiamo a noi stessi con la forza di volontà perché non siamoin collegamento con la voce che scaturisce dalla nostra interiorità.Avere dominio su sé stessi è diverso: è qualcosa che viene da dentro, èl¶espressione di quello che noi siamo in modo armonico e consapevole.Dominio deriva infatti da ³dominus´ (padrone, signore) e nessuno puòveramente essere padrone di sé stesso se non si conosce a fondo.L¶autoconsapevolezza ha un effetto potente sui sentimenti negativi molto

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intensi.Quando diciamo a noi stessi : ³ Quello che sto provando è collera´, questaconsapevolezza ci offre un maggior grado di libertà.Ci dà la possibilità di decidere non solo di non agire spinti dall¶impulso dellacollera, ma anche di cercare un qualche modo per esprimerla, sfogarla.In questo senso è importante trasformare collera e odio in impulso ad agire,dignità, energia, corretta comunicazione, saper esprimere la rabbia, maincanalandola in una direzione chiara e costruttiva, impiegare l¶aggressività noncompulsivamente ma correttamente, superare momenti di ansia, depressione,paura, solitudine attraverso la fiducia nelle nostre capacità e nel mondo.L¶espressione costruttiva delle emozioni cosiddette ³negative´, può poipotenziare la manifestazione delle emozioni ³positive´.Ma anche queste ultime vanno espresse in modo costruttivo, coltivando amore,fiducia e altri sentimenti non in modo idealistico, ma con i piedi per terra.Ad esempio è opportuno provare amore e apprezzamento realistico per séstessi e sviluppare uno stato di quiete e contentezza interiori.Amore, affetto e comprensione devono liberarsi da una situazione di confusione

con l¶ossessività e la dipendenza.

Il nostro obiettivo deve essere quello di fare in modo che le emozionisiano appropriate, cioè proporzionate alle circostanze. Interagire con le emozioni presuppone in primo luogo un contattoreale e sensoriale con esse. Questo indica che vengono usati tutti i canali percettivi: visivo, uditivo,cinestesico, gustativo, olfattivo. E¶ molto importante questo contattosensorialmente basato con le emozioni e i nostri vissuti interiori,sentire come si manifestano e in quale parte del nostro corporisuonano. 

Ciò ci dà il potere di vederli e di trasformarli nel presente, in un modointenso ed efficace, che ci aiuta a cambiare molto di più rispetto a unarievocazione o a una comprensione intellettuale. Solo sperimentando un vero contatto con le nostre emozioni disturbanti,possiamo poi comprenderle, digerirle, trasformarle e operare unaristrutturazione nella nostra vita.

RELAZIONI TR A SISTEMA LIMBICO E SISTEMA RESPIR ATORIOPRIMARIO

Dopo aver osservato il funzionamento del sistema limbico dal punto di vista

delle neuroscienze, adesso cambiamo prospettiva e lo osserviamo invece dalpunto di vista del sistema respiratorio primario e dei presupposti e principisu cui esso si basa.Alcuni concetti fanno parte di quella che è ancora una scienza di ³frontiera´, maci permettono comunque di avere una visione d¶insieme più completa eaccurata, anche se non tutto è ancora misurabile e dimostrabile.Strada facendo verranno fatte anche alcune considerazioni di tipo applicativo,sempre riferite all¶approccio craniosacrale.La respirazione primaria influenza struttura, metabolismo e psiche 

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Quella che noi chiamiamo ³mente´ non si trova o non è relazionata con unaspecifica area del cervello. Essa ha origine dalle proprietà funzionalicollettive del sistema nervoso centrale.Essa non è quindi un substrato fisico, ma una manifestazione, o funzione delleattività globali di materia fisica specializzata e organizzata.Alla base di questa funzione c¶è una delle più rudimentali forme dicomportamento:IL MOTO RITMICO DELL¶ESPANSIONE E DELLA CONTR AZIONE. Questa alternanza è un principio che governa la manifestazione vitale nelcosmo e consiste in un¶oscillazione tra uno stato e il suo opposto.Essa si esplica a ogni livello di organizzazione della vita: nell¶espansione e nellacontrazione dell¶universo, nella trasformazione della materia in energia edell¶energia in materia, nell¶alternanza di giorno e di notte, di caldo e freddo, diumido e secco, di sistole e diastole, di inspirazione ed espirazione, dimovimento e quiete, veglia e riposo, crescita e calo, flusso e riflusso, alta ebassa marea, tensione e distensione, litigio e riconciliazione.Questa qualità universale è stata osservata durante tutta la storia dell¶umanità,in tutte le culture e, in termini di concetto craniosacrale, la possiamo chiamareRESPIR AZIONE PRIMARIA. La respirazione primaria è la prima e più importante respirazione o istintopresente quando lo spermatozoo e l¶ovulo si uniscono per formare lo zigote.Senza respirazione primaria non si ha la respirazione esterna (polmonare) equella interna (cellulare).Quindi la respirazione primaria pone le basi per la respirazione toracica ecellulare e tutte e tre le respirazioni insieme, formano un¶unità respiratoriacentrale che armonizza coerentemente insieme struttura, metabolismo epsicologia.La respirazione primaria si esprime a tutti e tre questi livelli con il ritmodell¶espansione e della contrazione.A livello strutturale la possiamo osservare nell¶oscillazione tra espansione econtrazione dei muscoli scheletrici, cardiaci e lisci, nella flessione/estensione diossa mediane e organi impari, nella rotazione esterna ed interna di ossa eorgani pari.A livello metabolico si esprime con l¶oscillazione tra anabolismo e catabolismo.A livello psicologico si esprime con l¶oscillazione tra la condizione emotiva delladepressione e dell¶eccitazione.Vedremo in seguito più specificamente l¶aspetto metabolico e quellopsicologico.La respirazione primaria è quindi strettamente coinvolta con l¶omeostasi, che èla capacità di regolare le condizioni biologiche (strutturali + metaboliche) epsicologiche in modo che l¶organismo vivente possa rispondereappropriatamente alla sopravvivenza di sé stesso e della specie.E¶ importante osservare che i centri di controllo della respirazione internao cellulare sono localizzati nella zona del terzo ventricolo (ipotalamo),quelli della respirazione esterna o polmonare nella zona del quartoventricolo (ponte e midollo allungato). 

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ENTR AMBI I CENTRI SONO QUINDI SITUATI NELLE PARETI DELSISTEMA VENTRICOLARE E PER  QUESTO SONO SENSIBILI ALLAFLUTTUAZIONE DEL LIQUIDO CEREBR O SPINALE. 

Questo spiega in che modo le loro attività fisiologiche dipendano dallarespirazione primaria.Il liquido cerebro spinale riceve la potenza del respiro della vitasoprattutto nel terzo ventricolo e tende a circolare intorno al nucleo solidodel terzo ventricolo (aderenza intertalamica), con un movimento che èparagonato a quello di una dinamo.Durante questa circolazione la potenza del respiro della vita viene assorbita dalliquor.In questo modo il liquido cerebro spinale da poco caricato di potenza,entra immediatamente in contatto con tutti i centri vitali racchiusiintorno alle pareti del terzo ventricolo, influenzando la loro fisiologia. La potenza del respiro della vita assorbita dal liquor, produce in esso una

fluttuazione longitudinale ritmica.Possiamo quindi pensare al liquido cerebro spinale come analogo a un tipo dibatteria fluida che costituisce un mezzo per la conservazione dienergia. In altre parole possiamo vederlo come una sorta di dinamo biologica.Esso possiede la capacità di ricevere, trasportare e trasmettere leonde elettromagnetiche. Guardando un organismo vivente nel suo complesso, si può vedere ilsistema craniosacrale come uno dei sistemi fisiologici fondamentaliche formano un organismo. Gli altri sette sono : 

1.  il sistema nervoso 2.  il sistema endocrino 3.  il sistema respiratorio 4.  il sistema circolatorio 5.  il sistema digestivo 6.  il sistema urogenitale 7.  il sistema di eliminazione. 

Ogni sistema fisiologico è una combinazione di parti anatomiche integrateall¶interno di un sistema funzionale, che svolge un ruolo fisiologico specifico perla preservazione dell¶individuo e della specie.Il sistema respiratorio primario può essere considerato l¶ottavo sistemafisiologico maggiore ed è costituito dai seguenti componenti anatomici cheincludono il sistema nervoso centrale:

y  cervello y  membrane intercraniali y  fluido cerebro-spinale y  la mobilità articolare delle ossa craniali y  il midollo spinale 

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y  le membrane interspinali y  la mobilità articolare tra sacro e ileo. 

Altri sistemi, tipo quello immunologico, sono considerati sottocategorie degliotto sistemi fisiologici maggiori.Il sistema muscolo scheletrico fornisce poi una struttura funzionale e di

supporto agli altri sistemi.La funzione del sistema respiratorio primario craniosacrale è principalmentecoinvolta in due azioni essenziali:

y  mantenimento delle qualità omeostatiche del sistema nervosocentrale, favorendo efficienza funzionale, sviluppo psichico estrutturale, crescita e riassesto 

y  integrazione fondamentale di tutti i sistemi, per generare unarisposta collettiva. 

La fisiologia craniosacrale richiede le qualità collettive generate dal

sistema nervoso centrale e dai tessuti molli e duri che lo circondano.  Questi costituiscono il supporto basilare che unisce e integra gli altrisistemi fisiologici per creare un insieme funzionale. Sebbene ogni organo abbia la sua caratteristica vibrazione che lo denota cometale, l¶armonia di base deriva dalla respirazione primaria e serve a sostenerel¶integrità delle varie strutture e ad integrarle con altri sistemi fisiologici.R iassumendo: la costruzione, lo sviluppo e l¶integrità di un sistemavivente, dipendono da un ritmo unente, centrale, definito: respirazioneprimaria. Questo ritmo viene propagato ovunque nel cervello, nel corpo e nellamente, creando il legame di energia che li tiene uniti. 

Sistema limbico, Asse primario neuroormonale e conseguenzedella Torsione durale

Abbiamo visto che neurologicamente il sistema limbico viene consideratol¶epicentro dello sviluppo delle emozioni.Dal punto di vista del sistema craniosacrale esso ha un collegamento con lazona del terzo e del quarto ventricolo.Anatomicamente queste aree costituiscono la parte centrale dell¶ AssePrimario Neuroormonale e sono, quindi, direttamente modulate dallarespirazione primaria craniosacrale.

Da un punto di vista filogenetico, cioè dell¶evoluzione delle specie, l¶asseprimario neuroormonale è costituito da quelle strutture neurologiche che sonoevolutivamente più vecchie rispetto alle strutture poi sovrapposte..Esse sono:

y  Il Tronco Cerebrale Superiore (zona del terzo ventricolo : talamo,ipotalamo e pituitaria)

y  Il Tronco Cerebrale Medio (zona dell¶acquedotto centrale: mesencefalo)y  Il Tronco Cerebrale Inferiore (zona del quarto ventricolo: ponte e

midollo allungato)

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y  Il Midollo Spinale (zona del canale centrale)

Sotto il profilo funzionale l¶asse primario neuroormonale fornisce gli istintinecessari per la preservazione dell¶individuo e della specie.La componente ondulare o energetica dell¶asse primario neuroormonale ècostituita sempre dalla R espirazione Primaria. 

Il Core Link o Nucleo di Collegamento è formato dalle membrane meningeecraniali e spinali e include anche lo spazio contenente il fluido cerebro spinale.La parola core = nucleo, identifica la loro sistemazione e funzionefondamentale rispetto allo scheletro assiale e al sistema nervoso centrale.Infatti il core link agisce da collegamento centrale tra lo scheletro assiale e ilsistema nervoso centrale.Questo collegamento può trasmettere sia energia meccanica cheelettromagnetica da e verso il sistema nervoso centrale (internamente) e lestrutture ossee (esternamente).La funzione energetica del core link è ancora la respirazione primaria.Il termine link = collegamento si applica al ruolo operativo di questo, intesocome nesso meccanico ed energetico tra il cranio ed il sacro.Tutto ciò permette di instaurare un sistema tridimensionale dicomunicazione valido per gli stimoli meccanici ed elettromagnetici. Si ipotizza che all¶interno del sistema respiratorio primario vi sia la possibilità diconservare informazioni sotto forma di modelli di segnali magnetici registrati(come avviene su un nastro magnetico).Questo potrebbe essere la ragione del rivivere eventi passati durante lacorrezione delle torsioni durali (di cui si parlerà più avanti).L¶onda che corre nel fluido cerebro spinale, in diretto contatto con l¶aracnoide ela pia madre, viene poi trasmessa sequenzialmente alla dura madre, allestrutture ossee circostanti e alla fascia del corpo.Il core link è quindi un mezzo energetico di comunicazione tridimensionale tra ilcranio e il sacro e tra il sistema nervoso centrale e lo scheletro assiale.Le forze verticali e quelle trasversali insieme costituiscono un vettorecentrifugo che crea una trasmissione a spirale tridimensionale. Molte delle torsioni durali non sono bidimensionali, ma sono di naturaspiraliforme e possono causare una disgiunzione delle componentistrutturali, metaboliche e psicologiche del comportamento. La torsione durale, ma sarebbe più corretto parlare di torsione meningea, siriferisce sia alla sua componente fisica-strutturale, sia alla componente

ondulare-energetica ad essa corrispondente.La torsione è quindi una circonvoluzione tridimensionale del core link, che nonnecessariamente è inappropriata, poiché certi aspetti sono normali in relazionealla biomeccanica craniospinale.Per esempio è funzionale al movimento crociato che si ha nella normaledeambulazione.

E¶ considerato modello di torsione anomala una tensione meccanicae/o energetica all¶interno delle membrane meningee, subordinata atensioni torsionali assiali e/o trasversali eccessive poste su esso.

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Gli attorcigliamenti anomali del sistema delle membrane meningee possonoessere trasmessi allo scheletro assiale e al sistema nervoso centrale.Il coinvolgimento centrale si ha quando la tensione del tubo durale è trasmessatrasversalmente verso il midollo spinale tramite la seguente catena orizzontale:Dura Madre Legamento Denticolato Pia Madre Midollo Spinale 

I legamenti denticolati permettono il collegamento della pia madre con lasuperficie interna dello strato meningeo.Essi si trovano sul lato laterale del midollo spinale, tra la radice anteriore eposteriore dei nervi spinali. Ne esistono 21 paia che cominciano alla primavertebra cervicale e terminano a livello della dodicesima toracica, primalombare.Essi permettono principalmente la trasmissione di energia nel pianotrasversale del core link, cioè dal midollo spinale alla colonna vertebrale eviceversa).La torsione durale è causa sia di alterazioni a livello macrostrutturale (ossa,muscolo, fascia, meningi), sia a livello microstrutturale, che possono alterarela fisiologia (interazioni inter e intramolecolari delle strutture microscopiche).Dal fenomeno della torsione durale si sviluppa il concetto diDISOR GANIZZAZIONE NEUR OLOGICA, che è la desincronizzazioneosservabile nei modelli neuromuscolari di comportamento, ad esempionell¶andatura, fino alla disorganizzazione estrema in cui all¶andatura conschema crociato si sostituisce una andatura a schema omolaterale.Si arriva quindi ad una alterazione del normale modello di attività motoriacoordinata.La torsione durale può provocare un blocco o un¶esagerazione di una dellenormali configurazioni ritmiche del sistema respiratorio primario.Ciò conduce ad una perdita della capacità di flessibilità del sistema, che glipermette di adattarsi a bisogni psicofisiologici.Quando si altera il ritmo dei base, si altera di conseguenza il ritmo che codificail rapporto ossidazione/ riduzione nel corpo e nella mente (vedi paragrafoseguente).In altre parole, si attiva o si inibisce inappropriatamente un particolare statopsicobiologico.Una torsione durale crea quindi sintomi nella struttura, nel metabolismo e nellapsicologia.L¶eliminazione della torsione ripristina il normale flusso nel sistemacraniosacrale, con la riduzione dei sintomi delle tre componenti.A questo proposito è interessante osservare che certe scoliosi, sia ereditarieche acquisite, possono essere accompagnate da una fisiologia normaleo ritmo appropriato del sistema craniosacrale. Il sistema è perciò in grado di mantenere la sua flessibilità.Quindi un essere umano con colonna vertebrale e corpo deformati in manieraevidente, può avere ugualmente una funzione fisiologica perfetta perchépossiede una funzione respiratoria primaria equilibrata.Le conseguenze della torsione durale a livello microstrutturale (quindi a livellofisiologico), si possono comprendere meglio facendo la conoscenza delSISTEMA RECETTORE SUBSTR ATO o sistema di sostanze informative.

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Esso è un sistema di comunicazione mente- corpo basato sulla circolazione,sulla fluttuazione e sul legame nel corpo dei neuromodulatori. I neuromodulatori sono diversi dai neurotrasmettitori.Infatti i NEUR OTR ASMETTITORI sono coinvolti nella conduzione rapida alivello neuronale, che avviene in millisecondi, cioè nella trasmissione neuraleclassica del sistema nervoso centrale, autonomo e periferico.In relazione all¶evoluzione, sono più recenti rispetto ai neuromodulatori.I NEUR OMODULATORI sono invece le sostanze di comunicazione messe incircolo dalle cellule nel sangue, nella linfa, nel fluido cerebro-spinale e nei fluidiintra ed extracellulari.Sono classificati come neuromodulatori ipotalamici, pituitari, intestinali,immunotrasmettitori. Essi sono coinvolti nella comunicazione omeostatica lenta in minuti, ore, giorniecc.Sono più antiche in relazione all¶evoluzione.I neuromodulatori (o sostanze informative) sono prodotti e secreti nei fluidibiologici, sia dai tessuti periferici, che da quelli centrali.Essi si legano in aree distanti (rispetto al luogo di produzione) ai recettori dellevarie cellule.I neuromodulatori sono costituiti da aminoacidi, peptidi e loro derivati, ormonio anche molecole semplici come l¶anidride carbonica (CO2).Queste sostanze non solo modulano eventi strutturali e metabolici, maintegrano anche le funzioni psicologiche: ciò spiega l¶interrelazione trail cervello, il corpo e la mente. Vedremo nel prossimo paragrafo come il sistema respiratorio primario influenziqueste sostanze a tutti i livelli.

Il rapporto tra Ossidazione e

R iduzione e sue implicazioni sia a livello metabolico che psicologico 

Per OSSIDAZIONE si intende il processo attraverso il quale avviene laperdita di un elettrone. Esso è legato alla fase catabolica del metabolismo in cui vi è lacombustione di sostanze, tipo grassi o carboidrati, per liberare energia, poiimmagazzinata nella formazione di molecole di ATP.

Per RIDUZIONE si intende invece il processo attraverso il quale avvienel¶acquisizione di un elettrone.Esso è legato alla fase anabolica del metabolismo, in cui vi è la

conservazione di energia grazie alla formazione di grassi e carboidrati.Il metabolismo esprime quindi gli opposti primari sotto forma di ossidazione(catabolismo) e di riduzione (anabolismo).Il rapporto fra ossidazione e riduzione con prevalenza dell¶una o dell¶altra nellevarie fasi, fornisce l¶ambiente appropriato per l¶attività enzimatica. Infatti cisono enzimi la cui attività è facilitata in ambiente ossidativo, e inibita inambiente riduttivo (ad esempio gli enzimi che disgregano il glicogeno inglucosio ), e viceversa.

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La Flessione / Inalazione rappresenta lo stato ossidativo delmovimento craniosacrale (catabolismo), ed è una fase energeticacaratterizzata da un ricaricamento positivo all¶interno del cranio, conun incremento di produzione di ioni positivi. La Estensione / Esalazione è invece una fase energetica diricaricamento negativo del cranio con incremento della produzione diioni negativi, ed è chiamato stato riduttivo del movimentocraniosacrale (o fase anabolica). 

La fase di Flessione/ Inalazione/ Ossidazione è caratterizzata quindi da:

y  ° catabolismo metabolico y  ° dispendio di energia y  °prevalenza del sistema nervoso simpatico y  ° incremento delle funzioni della parte sinistra del cervello y  ° incremento della respirazione toracica y  ° ipertono fisiologico di base che corrisponde all¶eccitazione

psicologica e all¶ipertonicità dei muscoli scheletrici. 

La fase di Estensione/ Esalazione/ R iduzione è caratterizzata invece da :

y  ° anabolismo metabolico y  ° conservazione di energia y  ° prevalenza del parasimpatico y  ° incremento delle funzioni della parte destra del cervello y  ° diminuzione della respirazione toracica y  ° stato fisiologico ipotonico che sostiene la depressione

psicologica e l¶ipotonicità dei muscoli scheletrici. 

Il tono scheletrico involontario di fondo è controllato dal tronco cerebrale dovesi generano la maggior parte dei ritmi biologici (respiratorio e cardiaco peresempio).Il fluido cerebro spinale contiene ioni, molecole semplici (H2CO2, glucosio ecc.)e una varietà di macromolecole biologiche attive che funzionano non solo comemessaggeri endocrini, ma agiscono anche da neurotrasmettitori eneuromodulatori all¶interno del fluido cerebro spinale.Si può ipotizzare che esistano dei meccanismi che limitano l¶azione di questemolecole nel momento in cui passano attraverso la barriera ematoencefalica,provenendo dalla circolazione sanguigna.

Il significato fisiologico di queste molecole è però ancora sconosciuto.Ma può indicarci che il fluido cerebro spinale agisca anche da liquidomediatore per la comunicazione biologica. Un esempio che potrebbe aprire una finestra sulla funzione di queste molecoleè quello dell¶ INSULINA.L¶insulina plasmatica è normalmente prodotta dal pancreas e trasportata poiall¶interno del sangue periferico a tutti i tessuti. Qui svolge la classica azione diun ormone: si unisce ai tessuti perifericisensibili all¶azione dell¶insulina, quali il tessuto adiposo e quello muscolare.

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Subito dopo essersi legata alle cellule di questi tessuti, è in grado di facilitarel¶ingresso nelle cellule di glucosio affinché avvenga o la sua combustione o lasua conservazione.Troviamo però l¶insulina anche nel fluido cerebro spinale e non sembraessere un prodotto del sistema nervoso centrale.Sembra infatti che l¶insulina plasmatica sia secreta, insieme al fluido cerebrospinale, dai plessi corioidei e per questo viene definita insulina del fluidocerebro spinale.Poiché i tessuti cerebrali non richiedono insulina per facilitare l¶entrata delglucosio all¶interno dei neuroni, è probabile che, a questo livello, essa abbiaun¶altra funzione, cioè quella di modulare la funzione neurologica.L¶insulina è stata trovata sia nei fluidi extracellulari cerebrali che su varirecettori dei tessuti che circondano il sistema dei ventricoli, ad esempiol¶ipotalamo.In questo modo l¶insulina regolerebbe non solo il metabolismo periferico, maagirebbe anche come neuromodulatore con la capacità di controllare l¶attivitàdel sistema nervoso centrale.Ciò permette a cervello, corpo e mente di rispondere come un insiemearmonico ad un unico neuromodulatore. 

Il legame dei neuromodulatori con i recettori tessutali viene facilitato oinibito tramite le qualità elettromagnetiche del sistema craniosacrale,legate alla capacità del fluido cerebro spinale di ricevere e trasportareenergia elettromagnetica (in altre parole alla qualità della sua potenza).

Tramite questa sua capacità il fluido cerebro spinale può quindi produrremutamenti strutturali nei recettori e quindi facilitare o inibire questilegami.Infatti i tessuti biologici possono modificare la propria forma estruttura in risposta a stimoli elettrici e modificare il proprio statoelettrico in risposta a stimoli meccanici.L¶attività del sistema craniosacrale fornisce tutti e due questi stimoli.

Guardando quindi il sistema cranio sacrale nel suo complesso, con ladinamica ondulatoria del fluido cerebro spinale, i cambiamenti ditensione delle membrane meningee e il rapporto tra ossidazione eriduzione con il relativo cambiamento della concentrazione di ioni + edi ioni-, possiamo considerare che tutto ciò ha una profonda influenzasui neuromodulatori del fluido cerebro spinale. Infatti tutti questi fenomeni si riflettono oltre che sul loro legame con irecettori tessutali, anche sulla loro secrezione e sul lororiassorbimento da e verso i tessuti neurologici circostanti. Ad esempio nella zona del terzo ventricolo (talamo, ipotalamo e pituitaria), cheè quella collegata alla respirazione interna o cellulare, agiscono comeneuromodulatori l¶insulina e il glucagone.Quando il rapporto insulina/ glucagone è a favore dell¶insulina, viene favoritol¶immagazzinamento di sostanze nutritive (anabolismo/ riduzione)Se domina invece il glucagone viene favorito il dispendio di energia

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(catabolismo/ ossidazione).L¶insulina può legarsi ai recettori localizzati nei vari nuclei ipotalamici, per cui ilsuo legame con questi tessuti può modulare la secrezione degli ormoniipotalamici e ipofisari.Questi a loro volta entrano nel metabolismo periferico che può essere con ciòregolato e coordinato.Visto dal punto di vista della motilità intrinseca del cervello, possiamo dire cheessa influisce notevolmente sul modo in cui queste sostanze chimiche vengonoprodotte e distribuite.A titolo di esempio basti considerare che durante le fasi del movimentocraniosacrale la ghiandola pituitaria ha una sua oscillazione che favorisce ilrilascio equilibrato degli ormoni ipofisari.

Modalità espansive e contrattili della psiche Abbiamo visto che anche la psiche possiede la sua polarità intrinseca, essendoquesto un prerequisito indiscutibile per la sopravvivenza.Collegando questo al sistema cranio sacrale possiamo vedere che la fase diflessione/ inalazione, corrisponde alle modalità espansive della psiche:eccitazione ± estroversione ± ottimismo ± riproduzione ± competizione± novità e curiosità ± creatività. Tutte queste qualità sono legate a livello metabolico alla fase di ossidazione.

Invece la fase di estensione/ esalazione corrisponde alle modalità contrattilidella psiche: depressione ± introversione ± pessimismo ± recupero ± alimentazione±eliminazione ± riflessione. Tutte queste qualità sono invece legate a livello metabolico alla fase diriduzione.In termini di movimento craniosacrale, i sentimenti elementaridell¶eccitazione e della depressione sono manifestazioni dirette dellarespirazione primaria. L¶eccitazione si associa alla accettazione e al piacere e la depressione al rifiutoe al disgusto.L¶accettazione, il piacere e l¶amore possiamo considerarli simili perché sonotutte espressioni della fase di espansione ( = eccitazione, se la consideriamodal punto di vista della psiche ).Questa fase determina una serie di stati simili lungo una scala di intensità dienergia : per esempio l¶accettazione possiede una minore intensità rispettoall¶amore.

Sembra che la parte destra del sistema limbico provveda piùpropriamente all¶espressione di emozioni di tipo ³contrattile´ (depressione, rifiuto, avversione ), mentre la parte sinistra a quelle di tipoespansivo (eccitazione, accettazione, gradimento).Nello stesso modo esiste una differenza nella funzione prevalente del lobofrontale di destra e di quello di sinistra.I lobi frontali sappiamo essere implicati nel ragionare, pensare, progettare.Il lobo frontale di destra è più implicato nel ragionamento sintetico, analogico,

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induttivo.Quello di sinistra è più predisposto al ragionamento logico, analitico ededuttivo.

Dal punto di vista delle emozioni parlare di omeostasi vuol dire parlare dellacapacità di regolare stati psicobiologici opposti, adattandosi ai bisogni disopravvivenza presenti e futuri dell¶individuo e della specie.Abbiamo visto che la fluttuazione del ritmo craniosacrale regola il rapportoossidazione/ riduzione e che questo ha le sue implicazioni anche a livello delleemozioni.A questo proposito è indispensabile sottolineare che, nonostante la frequenzadella fluttuazione sia considerata stabile in relazione al tempo, la suaampiezza è variabile. Ciò significa che la forza/ potenza generata durante la flessione el¶estensione può variare rispetto al tempo e modificare il rapporto diioni positivi e negativi all¶interno del cranio. 

La variabilità dell¶ampiezza del ciclo di flessione/ estensione producel¶energetica fisiologica craniosacrale da cui derivano anche tutti i varitipi di emozioni, con tutte le loro sfumature e le loro possibilicombinazioni. Lo stesso concetto va anche applicato all¶aspetto metabolico e strutturale.

Sistema Craniosacrale e Coscienza Dal punto di vista craniosacrale vi è un profondo legame tra lo sfenoide ela funzione della coscienza. Se la sua capacità di esprimere il movimento craniosacrale viene limitata, ciòpuò restringere la capacità di espansione della nostra consapevolezza

(condizione che si riscontra spesso negli stati depressivi).Quando il movimento dello sfenoide è aperto e libero, ciò può consentire unavisione interna spaziosa e profonda.

Emozioni e fulcri d¶inerzia Quando si prendono in considerazione tutte le forze che hanno un¶influenzasulla nostra salute, il ruolo della psiche è il più potente di tutti.Le emozioni forti possono fungere da fulcri importanti intorno ai quali sisvolgono le nostre funzioni.Anche se gli schemi d¶inerzia che hanno un¶origine psicologica possonomanifestarsi in qualunque parte del corpo, sembra che i tessuti connettivi

abbiano un ruolo particolarmente importante nel conservare queste esperienzecome memoria dei tessuti: memoria miofasciale. 

La rete fasciale del corpo offre un mezzo per l¶immagazzinamento di energiaemotiva imprigionata.Questa può essere quindi anche una delle cause delle torsioni durali viste inprecedenza.Inoltre i centri vitali del cervello (nel mesencefalo e nel tronco cerebrale)possono avere una perdita di movimento respiratorio primario a causa della

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presenza di schemi d¶inerzia spesso legati a traumi anche emotivi.Sciogliendo questi schemi d¶inerzia si può tornare ad un¶espressione dimovimento craniosacrale normale.Fulcri d¶inerzia si possono formare in qualsiasi parte del sistema nervosocentrale e possono risentirne tutte le funzioni fisiologiche e psicologiche.L¶inerzia che interessa il sistema nervoso centrale è anche spesso conseguenzadelle forze di compressione che vengono esercitate dai tessuti circostanti, cioèle ossa del cranio e le membrane a tensione reciproca.Le restrizioni del movimento che interessano questi tessuti, possonocontrastare con il funzionamento del cervello e dei ventricoli.

R iassumendo:possiamo quindi sottolineare che l¶eliminazione delle torsioni durali e loscioglimento dei fulcri d¶inerzia, in particolare di quelli che hanno a che fare conil sistema nervoso centrale, ha una grande importanza nel mantenimento diuna equilibrata funzionalità del sistema limbico, da qualsiasi punto di vista noilo consideriamo.

Vista poi la stretta vicinanza di questo con il sistema ventricolare, è importanteanche la pulizia dei ventricoli.Ma per ritrovare l¶equilibrio emotivo quando non c¶è, uno degli approcci craniosacrali più utilizzati ed efficaci è lo still-point: tra i sette livelli di quiete, dopo illivello fisico, viene interessato il livello emotivo nel quale è implicato proprio ilsistema limbico.

L'IncontroIstituto di R icerche EvolutiveScuola di formazione in Craniosacrale Biodinamico 

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