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Il sistema economico e monetario internazionale: il caso della Cina
di Gian Cesare Romagnoli1
1. Introduzione
Un sistema monetario internazionale (s.m.i.) un sistema di pagamenti internazionali. Esso dato da
un insieme di regole e norme, definite da trattati internazionali e integrate da convenzioni e usi
accettati dai paesi che ne fanno parte, riguardanti i criteri di regolamento dei pagamenti internazionali,
il grado di stabilit dei tassi di cambio fra le valute dei paesi membri e gli aiuti finanziari fra banche
centrali o Stati in caso di crisi di bilancia dei pagamenti. L'utilit e la necessit di un s.m.i. aumentano
con la dimensione degli scambi commerciali fra i paesi e quindi con la specializzazione produttiva
internazionale, che aumenta la ricchezza delle nazioni2. L'iniziativa per la creazione di un s.m.i. nasce
generalmente dal paese economicamente e politicamente dominante nell'economia mondiale
(l'Inghilterra nel caso del tallone aureo, gli Stati Uniti nel secondo dopoguerra con il gold exchange
standard), che ha il maggior interesse a mantenere questa posizione. Come conseguenza, i s.m.i. sono
generalmente ''asimmetrici'', nel senso che un paese assume il ruolo di guida con il vantaggio di
trasferire sugli altri paesi membri quasi tutto l'onere dell'aggiustamento dei disavanzi di bilancia dei
pagamenti e di trarre benefici dallemissione della propria moneta (il cosiddetto ''signoraggio''3) e dal
suo uso anche nel resto del mondo, sia come riserva internazionale che, soprattutto, come mezzo di
pagamento. Storicamente, le monete nazionali che vengono ad essere usate a livello internazionale
hanno dato evidenza di acquisizione di potere monetario ed esteso la sovranit nazionale, la
reputazione e il prestigio dei relativi paesi. Ma il grado di asimmetria di un s.m.i., da cui dipendono
le pressioni per il suo cambiamento, pu variare di molto (Tullio, 1994).
Lo spettro agitato da molti commentatori negli anni passati di un rallentamento delleconomia cinese,
iniziato nel 2012, si manifestato con evidenza nellestate del 2015, sollevando numerosi
interrogativi sia sulla tenuta della struttura economica sia sulle aspirazioni globali di Pechino. I timori
sono derivati dalla possibilit che il crollo delle borse cinesi sia stato il sintomo di problemi strutturali
che il paese doveva risolvere per garantire lo sviluppo economico anche a costo di ritardare, come
poi non stato, il pieno riconoscimento del renminbi4 come moneta internazionale da parte del Fondo
Monetario Internazionale (FMI). Lintegrazione economica e commerciale di Pechino con il resto del
mondo proietta, su scala globale, gli effetti del rallentamento della crescita cinese, mentre le nuove
iniziative finanziare cinesi: New Development Bank BRICS (NDB BRICS)5, Asian Infrastructure
Investment Bank (AIIB), il gigante cinese delle-commerce Alibaba e la Export and Import Bank si
pongono, per il loro orizzonte mondiale, in antitesi con le istituzioni di Bretton Woods: FMI, Banca
1 Universit Roma Tre: 2 Di fatto ai benefici statici e dinamici del commercio internazionale si associano anche i costi rappresentati dalla
dipendenza produttiva (Romagnoli, 1979). 3 Il beneficio che si trae dal signoraggio dato dalla differenza tra il potere dacquisto della moneta e il suo costo di
emissione. 4 Renminbi vuol dire valuta del popolo ed la moneta ufficiale della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Lo yuan (che
vuol dire oggetto tondo, come lo yen giapponese) lunit di base del renminbi ma anche un termine alternativo, usato
soprattutto allestero, per la valuta cinese. La distinzione tra renminbi e yuan simile a quella tra sterling e pound, che si
riferiscono rispettivamente alla moneta britannica e alla sua unit (di peso) primaria. 5 Lacronimo BRICS sta per i paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
2
Mondiale (BM), Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)6. Negli ultimi anni, i fronti tra
Cina e Stati Uniti si sono irrigiditi a causa di un estraniamento reciproco. Questa contrapposizione si
presenta oggi assai pi forte rispetto a quando lo status della Cina era peggiore dal punto di vista
economico, politico e culturale. Ma le iniziative suddette lasciano pensare che sia giunto il momento
di riformare tutte le istituzioni economiche e finanziarie internazionali, coinvolgendo anche la Cina.
Questo lavoro analizza le motivazioni che sono alla base delle pressioni economiche e geopolitiche
per il cambiamento del s.m.i. e si divide in 3 parti. La prima descrive brevemente i s.m.i. gold
standard e gold exchange standard, basati sullapproccio egemone, con riferimento prima alla
sterlina e poi al dollaro. Anche dopo il crollo del s.m.i. di Bretton Woods, il dollaro rimasto la
moneta egemone sui mercati valutari che hanno assecondato le scelte della politica monetaria
statunitense nonostante la presenza di altre monete internazionali che hanno fanno parte del paniere
dei Diritti Speciali di Prelievo (DSP)7. Listituzione delleuro e il suo iniziale successo hanno
costituito una sfida al ruolo egemone del dollaro, a causa della crescente dimensione del debito
interno ed esterno statunitense. Tuttavia la crisi finanziaria internazionale 2007-2009 ha perfino
rafforzato la valuta statunitense. La seconda parte di questa ricerca dedicata alla Cina, uneconomia
continentale che ha sperimentato per trenta anni tassi di crescita eccezionali del prodotto interno lordo
(Pil) e degli investimenti esteri finanziati dalle riserve in dollari accumulate durante decenni di surplus
corrente della bilancia dei pagamenti, ma che ha recentemente cambiato modello di sviluppo: da
quello export led a quello trainato dalla domanda interna di consumi. Questo passaggio, che ha dato
luogo prima al rallentamento della crescita economica cinese e, pi recentemente, allo scoppio di una
bolla finanziaria e immobiliare, seguita da alcune piccole svalutazioni della sua moneta, ha avuto
effetti negativi sulleconomia mondiale, sia con riguardo ai paesi emergenti che a quelli avanzati ed
ha dato luogo a diverse letture in cui campeggiano le ambizioni economiche e geopolitiche della Cina.
Tra queste, il riconoscimento dello status di moneta internazionale al renminbi era stata una delle
principali aspirazioni di Pechino. La terza parte prende le mosse dalle debolezze del s.m.i. attuale
basato sul peg tra renminbi e dollaro cui si addebita linstabilit dei mercati finanziari che ha dato
luogo prima a tensioni valutarie sui mercati e poi a una guerra delle valute. Si esaminano, infine,
alcune ipotesi di riforma del s.m.i. nel contesto di una stagnazione secolare che potrebbero favorire
il passaggio da un approccio sostanzialmente egemone a uno multivalutario maggiormente
differenziato rispetto a quello attuale, soprattutto al fine di affrontare la minaccia dirompente di un
possibile crollo del valore del dollaro.
2. Lapproccio egemone: le dominant monies
2.1 Caratteristiche e vantaggi economici del paese che emette valuta di riserva internazionale
6 La OMC ha sostituito, nel 1996, il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) firmato nel 1947. Esso era rimasto
al posto dellInternational Trade Organization (ITO), istituito allAvana nel 1948, ma che non ebbe applicazioe per la
mancata ratifica da parte del Congresso degli Stati Uniti. 7 I DSP sono un particolare tipo di valuta. Si tratta dell'unit di conto del FMI, creata nel 1969 con gli accordi della
Jamaica, al fine di sostenere il sistema di Bretton Woods che per croll qualche anno dopo (1971-1973). Il suo valore
ricavato da un paniere costituito dalle principali valute nazionali.
http://it.wikipedia.org/wiki/Valutahttp://it.wikipedia.org/wiki/Unit%C3%A0_di_contohttp://it.wikipedia.org/wiki/Valore_%28economia%29http://it.wikipedia.org/wiki/Paniere
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Alla moneta si riconoscono tradizionalmente tre ruoli: unit di conto, mezzo di scambio, deposito di
valore. La moneta conferisce a chi la crea il potere del signoraggio che tanto maggiore quanto pi
ampia larea che utilizza tale moneta. Questa capacit ulteriore estende la sovranit nazionale,
influenza la volont politica di altri paesi e li costringe a fare cose che non avrebbero fatto altrimenti.
Diviene, in breve, un segno di potere internazionale (Strange, 1994; Cohen, 2006; Helleiner, 2009).
Strange (1971) ha identificato quattro tipi di monete internazionali: top, master, neutral and
negotiated currencies. La prima, esemplificata dal dollaro, porta con s un privilegio esorbitante,
ravvisato da Charles De Gaulle, dovuto alla leadership mondiale del paese emittente, spiegata sia da
fattori militari che economici, la seconda la valuta di unarea dominata territorialmente, la terza,
esemplificata dal franco svizzero, tipica di un paese che, indipendentemente dalla sua dimensione
territoriale, emette una valuta stabile e attraente nei momenti di turbolenza sui mercati valutari, la
quarta, infine, la valuta di un paese che non ha ancora acquisito o ha perso, in parte, potenza politica
e militare e induce il suo uso attraverso aiuti economici o tecnologici, protezione militare, capacit
diplomatica. Questa classificazione flessibile, pertanto una moneta pu assumere caratteri diversi
nelle varie aree planetarie. Pertanto il dollaro una top currency in parte dellAsia e dellAmerica
Latina ma una negotiated currency nei BRICS. Leuro una top currency in Europa e in Nord Africa,
ma una neutral o negotiated currency altrove. Prima della crisi, diversi paesi, tra cui Cina, Brasile,
Federazione russa, Libia, Iraq, Iran, Venezuela, avrebbero visto volentieri il dollaro e leuro come
negotiated currencies (Otero-Iglesias, 2012).
La letteratura teorica ha esplicitato, in maniera consolidata, le condizioni da soddisfare perch una
valuta assuma lo status di moneta internazionale (Helleiner, 2008; Marzovilla, 2009; De Grawe,
2013). Le principali sono tre: fiducia, liquidit e rete di scambi internazionali. La letteratura empirica
ha inoltre identificato le caratteristiche di un'economia che permettono ad una valuta di divenire
dominante (Eichengreen e Matieson, 2001; Chinn e Frankel, 2008) anche se esse non sono tutte
presenti congiuntamente. Un primo fattore chiave riguarda la dimensione dell'economia in questione.
Di norma, solo le grandi potenze economiche possono sperare che la propria moneta venga usata
negli scambi internazionali: in un'economia di grandi dimensioni gli investitori internazionali
possono pi facilmente trovare un'ampia gamma di attivit finanziare su cui riversare i propri
risparmi. Nel corso del tempo, le valute usate sovranazionalmente sono state numerose e la storia ha
spesso mostrato (Fratianni, 2008) come vi sia stata la tendenza per una sola di esse a dominare tutte
le altre. Dallinizio del XX secolo, gli Stati Uniti sono diventati la prima nazione in termini di
ricchezza prodotta. Dopo la seconda guerra mondiale il divario con le altre nazioni stato cos netto
che nessuna economia, nemmeno quella tedesca o quella giapponese, ha mai avuto la concreta
possibilit di sopravanzare gli Stati Uniti in termini di Pil ed il dollaro come valuta internazionale.
Va osservato, peraltro, che entrambi questi paesi hanno rinunciato volentieri a raggiungere questo
status che avrebbe condizionato, attraverso lautomatico apprezzamento del cambio, i loro obiettivi
di conquista di quote crescenti del mercato internazionale dei beni.
Nei primi anni di questo secolo la situazione per decisamente cambiata. L'Eurozona ha avuto un
Pil tale da poter competere con quello degli Stati Uniti. In prospettiva, anche la Cina acquisir
gradualmente la possibilit di sfidare lUnione Europea (UE) e gli Stati Uniti in termini di Pil. Si
ipotizza che ci avverr entro il 2050, quando l'economia cinese sopravanzer quella statunitense.
Sebbene l'euro abbia apportato significativi cambiamenti e benefici sia sul versante della mobilit dei
mercati dei fattori produttivi (Alesina, Ardagna, Galasso 2008) sia su quella del mercato finanziario
(Hartmann, 2007), molti ritengono comunque che gli Stati Uniti mantengano ancora un certo
4
vantaggio in quanto i mercati del lavoro, dei capitali e dei fattori produttivi sono pi flessibili e meno
regolati l rispetto a quanto avviene in Europa (Posen, 2008; De Grawe, 2013). Questi fattori
permettono una pi rapida ricollocazione delle risorse verso i settori con maggiori prospettive di
guadagno, in grado quindi di produrre una crescita pi elevata (Caballero, 2004; Papaioannu, 2008).
L'Europa rimane ancora indietro agli Stati Uniti in questo campo. Altri fattori rilevanti che
determinano l'importanza internazionale di una valuta sono la struttura degli scambi con l'estero e lo
sviluppo del sistema finanziario interno che deve essere efficiente e sufficientemente liquido in modo
da permettere ai detentori delle attivit in valuta un rapido disimpegno che possa comportare un costo
di transazione il pi basso possibile. Anche in questo campo, il predominio degli Stati Uniti appare
netto sebbene ci siano stati segnali positivi in questo senso anche per quanto riguarda leuro8.
Quando definiamo il dollaro valuta di riserva, lo facciamo in riferimento al suo utilizzo da parte di
altri paesi per saldare conti commerciali internazionali. Ad esempio, se il Canada acquista merci dalla
Cina, questultima potrebbe preferire un pagamento in dollari statunitensi invece che in dollari
canadesi. Il dollaro la valuta pi commerciabile a livello internazionale e ci significa che la
maggior parte dei paesi lo accetta in pagamento, per cui la Cina pu usare i suoi dollari per acquistare
beni da altri paesi, non solo dagli Stati Uniti. Tale non il caso per il dollaro canadese e la Cina
dovrebbe detenere dollari canadesi fino a quando non trovasse qualcosa da comprare in Canada. Se
si estende questo scenario a tutti i paesi del mondo che stampano la propria valuta, si vede che senza
una valuta ampiamente accettata in tutto il mondo il commercio internazionale rallenterebbe e
diventerebbe pi costoso. Leffetto sarebbe simile a quello di erigere barriere commerciali, come ad
esempio il famigerato Smoot-Hawley Tariff del 1930 che acu la Grande Depressione.
Ci sono molti studiosi che tracciano un collegamento tra il crollo del commercio internazionale e la
guerra. Il grande economista francese Frdric Bastiat disse che quando le merci non attraversano
le frontiere, lo fanno i soldati. Il sociologo Ralf Dahrendorf, riferendosi ai paesi dellEuropa centro-
orientale, dopo il crollo dellUnione Sovietica, disse, rivolgendosi agli europei occidentali: O vi
prenderete le loro merci o vi prenderete loro. Se non possibile acquisire pacificamente i beni
prodotti allestero di cui si ha bisogno, nasce la tentazione di invadere quei territori per colonizzarli.
Cos, una valuta accettata quasi universalmente pu essere vitale sia per la pace nel mondo sia per la
prosperit mondiale.
Uno dei vantaggi chiave di emettere valuta internazionale quello di poter denominare le proprie
passivit sull'estero nella propria valuta e quindi di potersi indebitare ad un tasso inferiore di quello
che si ottiene sulle proprie attivit sull'estero (Rogoff 1998, Papaioannu 2007). Il fatto che le attivit
finanziarie siano considerate come una riserva sicura di valore fa s che gli operatori siano disposti a
rinunciare ad una parte della remunerazione, o meglio al premio per il rischio, pur di disporre dei
vantaggi e delle caratteristiche qualitative intrinseche della valuta di riserva.
Un paese che ha ambizioni di emettere valuta internazionale dovrebbe anche farsi carico di mantenere
un valore il pi possibile stabile nei confronti delle altre divise. In particolare, due sono gli elementi
critici da tenere sotto controllo: uno riguarda il livello di inflazione, che deve essere tenuto ad un
livello basso e stabile, l'altro concerne il grado di indebitamento del paese, sia interno che estero.
Anche il fatto di avere una banca centrale credibile, che in caso di crisi eserciti anche il ruolo di
8 L'evidenza empirica conferma che l'entrata in vigore dell'euro ha innalzato la liquidit e l'efficienza dei mercati dei paesi
membri. Nei primi dieci anni di vita delleuro, lo spread tra le quotazioni bid (ovvero le proposte di acquisto degli
operatori finanziari e sui mercati) e quelle ask (le proposte di vendita) delle obbligazioni e azioni quotate in euro
diminuito sensibilmente assestandosi ai livelli di quelli statunitensi (Papaioannu e Portes, 2008).
5
prestatore di ultima istanza, un fattore determinante nella scelta della valuta di riserva. I
comportamenti dei paesi che hanno mantenuto la sovranit monetaria, a partire dalla Federal Reserve
Bank (Fed), al contrario di quelli dellEurozona, davanti alla crisi 2007-2009, ne sono stati esempi
evidenti.
Al tempo stesso l'emissione di valuta di riserva internazionale presenta anche alcuni punti di
svantaggio come ad esempio quello di dover accettare una variabilit pi pronunciata della domanda
della propria valuta rendendo pi arduo per la banca centrale il compito di controllare gli stock
monetari nel caso in cui quest'ultima decida di intervenire sul mercato dei cambi. Inoltre il paese che
emette valuta di riserva si dovrebbe fare anche carico dellonere di operare non solo per il
perseguimento dei propri obbiettivi macroeconomici interni ma anche di agire in modo tale da
mantenere gli equilibri dei mercati mondiali. Per capire se una moneta il fulcro del sistema rispetto
alla posizione subalterna delle altre valute, si sono rivelati utili strumenti semplici e diretti come
l'analisi del turnover valutario sul Forex9 oppure l'andamento nel tempo delle riserve detenute dalle
banche centrali.
2.2 Dalla sterlina al dollaro
Nel corso della storia, una moneta ha sempre prevalso sulle altre come valuta di riferimento del s.m.i.
e non va trascurata la capacit del paese emittente di valuta internazionale di difendere il proprio
status anche con l'uso della forza. Come testimoniano gli imperi, nella storia sono rari i tentativi di
introdurre ununione monetaria senza ricorrere alla forza delle armi. Da pi di duemila anni, la moneta
uno degli strumenti principali della sovranit usato dai detentori del signoraggio per finanziare le
proprie spese con una forma di tassazione senza rappresentanza politica come la chiamavano i
protagonisti della rivoluzione americana del 1776 (Romagnoli, 2013, 27). Non un caso che le due
valute internazionali per eccellenza degli ultimi due secoli, la sterlina ed il dollaro, siano state
sostenute dagli eserciti e dalle flotte pi grandi, potenti e temuti del mondo, come era avvenuto negli
imperi precedenti. I paesi militarmente avanzati possono dunque offrire unulteriore garanzia a
sostegno del valore della propria valuta.
Il rapporto tra moneta e potenza emerge chiaramente da un confronto storico tra le grandi monete
degli ultimi due secoli: dollaro e sterlina. Nel corso del XX secolo la sterlina stata sostituita, come
prima moneta internazionale, dal dollaro statunitense. Non stato un processo senza difficolt. Gli
Stati Uniti erano divenuti la prima economia del mondo ormai nellultimo quarto dellOttocento. Ma
lInghilterra e il suo impero resistevano come principali fornitori e intermediari di capitali. Londra
continu ad assolvere questo ruolo fino a quando fu possibile richiamare capitali da intermediare. In
retrospettiva storica, il mancato sorpasso del dollaro sulla sterlina all'inizio del '900 pu essere
attribuito alla mancanza di un istituto centrale negli Stati Uniti che garantisse le suddette funzioni.
Infatti, se l'economa americana aveva gi superato quella britannica, lo stesso non si poteva dire del
sistema finanziario, in cui spiccava lassenza di una banca centrale che ne garantisse il corretto
9 Il foreign exchange market, detto pi comunemente Forex, il pi grande mercato valutario del mondo, in termini di
valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra importanti istituzioni bancarie, banche centrali,
speculatori valutari, imprese multinazionali, governi e altri mercati finanziari ed istituzioni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Governohttps://it.wikipedia.org/wiki/Mercati_finanziari
6
funzionamento e prevenisse eventuali crisi dei mercati finanziari. La Fed nacque invece nel 1913,
come portato della crisi economica del 1907.
Fino al 1914, la sterlina fu la principale valuta di riserva, grazie alla dimensione del commercio
internazionale britannico e allindiscusso primato della City quale mercato dei capitali10. Londra us
la primazia internazionale del pound per fare credito, in primis agli Stati Uniti in pieno boom
demografico e infrastrutturale, usando le risorse guadagnate dalla perla dellimpero, lIndia, tramite
la concentrazione delle produzioni primarie. Il surplus del commercio estero indiano non era
reinvestito nelleconomia locale, ma convogliato dai vicer inglesi nella City londinese e da qui
redistribuito, sotto forma di investimenti, allAmerica emergente. In parte serviva a finanziare le
guerre di Sua Maest, come quella anglo-boera. Questo circuito finanziario, che aveva a Londra il
suo fulcro, e nella sterlina il veicolo, aveva dunque unimpostazione coloniale prettamente
ottocentesca. La madrepatria sfruttava la sua principale colonia (lIndia) per finanziare, a interesse,
lo sviluppo della sua principale ex colonia (gli Stati Uniti). Quando Washington divenne il pi grande
creditore mondiale (durante e dopo il primo conflitto mondiale), Londra perse progressivamente il
suo status di potenza finanziaria, commerciale, navale e, da ultimo, coloniale (dopo il 1948), ma il
paradigma mut. Il dollaro non fu usato per travasare ricchezza da una regione allaltra, esigendo una
tassa di transito nella veste degli interessi pagati alle grandi banche londinesi. Piuttosto inond il
mondo intero occidentale (prima e dopo il crollo dellURSS) come contropartita delle crescenti
importazioni statunitensi dal resto del globo. Il risultato stata unindiscussa centralit monetaria
pagata al prezzo di un alto deficit commerciale, a sua volta sostenuto anche da un indebitamento
pubblico e privato reso possibile proprio da questo signoraggio. Nonostante la fine di Bretton Woods,
il dollaro riuscito a conservare un ruolo centrale. A riprova che la forza di una valuta data in primo
luogo dalla potenza economica e politico-militare che il suo emittente in grado di esprimere, ma
anche delluso che ne fa. In questottica tornato utile il paragone con la sterlina.
2.3 Le motivazioni geopolitiche della valuta dominante
Uno dei maggiori sostenitori della teoria che la valuta dominante del sistema venga scelta per ragioni
geopolitiche, piuttosto che di natura prettamente economica, stato Adam Posen (2008, 93). Dalla
sua analisi emerge come, sebbene per molti paesi sarebbe stato pi consono mantenere un peg con
l'euro o addirittura con lo yen o il renminbi, in virt del fatto che gli scambi con l'estero sono
principalmente indirizzati verso i paesi che emettono quelle monete, con conseguente
sincronizzazione degli shocks, la maggior parte di essi sono stati riluttanti ad abbandonare un cambio
fisso con il dollaro e a smettere cos di sostenere il deficit statunitense con l'estero. Posen ha
sottolineato come alla base della scelta della valuta di riserva vi siano principalmente delle ragioni
geo-strategiche e di sicurezza nazionale dei vari paesi coinvolti. La Germania Ovest ed il Giappone
ne sono stati gli esempi storici pi eclatanti, almeno fino alla creazione delleuro. Ma anche quello
della Francia, con De Gaulle che nel 1966 usc dalla Nato per controversie con gli Stati Uniti e il
Regno Unito, o la firma del Trattato di Maastricht (per la nascita delleuro) subito dopo limplosione
dellUnione Sovietica ne sono esempi importanti. Sembra dunque evidente, da questi esempi storici,
come le ragioni geopolitiche abbiano avuto, nel corso degli anni, una importanza fondamentale
nell'ergere il dollaro quale valuta dominante. La maggior parte dei paesi che ospitano truppe
10 La prima guerra mondiale introdusse i controlli del movimento dei capitali per farli restare nelle economie nazionali.
7
americane sul proprio suolo sono quelli che hanno scelto, de iure o de facto, un cambio fisso con il
dollaro. Dal Giappone alla Corea del Sud e all'Arabia Saudita, i maggiori finanziatori degli Stati Uniti
sono quelli che pi dipendono da essi per la propria difesa nazionale. In questa ottica si pu
comprendere meglio come l'ascesa della Cina sia vista con sospetto e con preoccupazione dalle
autorit americane. La Cina non legata agli Stati Uniti da alcun vincolo militare, anzi essa pu essere
percepita sostanzialmente come un paese rivale, sia economicamente che politicamente.
Prerogativa della valuta dominante quella di influenzare fortemente i tassi delle altre valute ed al
tempo stesso ricevere una quantit limitata di feedback. Sia la Gran Bretagna del XIX secolo, sia gli
Stati Uniti durante il periodo di Bretton Woods hanno potuto godere di tassi d'interesse a lungo
termine inferiori rispetto a quelli degli altri paesi, confermando dunque uno degli elementi
caratteristici della dominanza delle rispettive valute. Questa esperienza si interrotta nel periodo
1995-2008 ma inaspettatamente ripresa negli anni successivi allultima crisi. Il vero elemento di
differenziazione che emerge tra la dominanza della sterlina e del dollaro per un altro. La Gran
Bretagna, per tutto il lasso di tempo che la sterlina stata la valuta di riferimento del sistema, era un
paese capace di generare un consistente surplus di partite correnti. Nel periodo tra le due guerre
mondiali la posizione sull'estero britannica inizi a declinare diventando negativa nel 1931. in
questo periodo che di fatto inizia la transizione con il dollaro che, lentamente ma inesorabilmente, si
approprier del ruolo di valuta di riserva internazionale. Nel periodo 1960-1971, gli Stati Uniti
risultano anch'essi un paese con un lieve surplus di partite correnti ma con una bilancia dei pagamenti
negativa gi a partire dal 1958 (Bordo, 1992). Tramite questo deficit della bilancia dei pagamenti, gli
Stati Uniti fornivano la liquidit necessaria al funzionamento del sistema. Cos facendo per hanno
perduto credibilit come debitore affidabile nei confronti del mondo, dando luogo al noto dilemma di
Triffin (1960)11. Un solo anno di deficit di partite correnti, il 1971, ha fatto crollare il sistema a cambi
fissi (Alessandrini, Fratianni, 2009a).
La seconda economia mondiale del XIX secolo, la Cina, era poco aperta agli scambi con lestero: la
sua moneta, ancorata allargento, quando il resto del mondo aderiva al gold standard, era poco
scambiata sui mercati: mancavano le condizioni per farne una moneta di riserva. Tra le due guerre
mondiali, il dollaro si affianc alla sterlina come valuta di riserva, in un mondo diventato multipolare,
nel quale la Cina non trov spazio. A Bretton Woods, Keynes combatt, senza successo, una battaglia
fuori tempo per la creazione di una valuta internazionale, il bancor che, nella sua visione, avrebbe
limitato lo strapotere del dollaro conservando un ruolo alla sterlina. Dopo il 1945, allegemonia
economica, politica e militare degli Stati Uniti si accompagn il quasi totale monopolio del dollaro
quale mezzo di pagamento internazionale e, dunque, moneta di riserva. Il privilegio esorbitante del
dollaro, denunciato e combattuto da De Gaulle, era radicato nella struttura stessa delleconomia
mondiale della quale gli Stati Uniti costituivano ben il 40 per cento.
Ricerche recenti hanno mostrato che il gold standard classico pu essere considerato un sistema
molto pi decentrato se paragonato ai sistemi monetari che si sono susseguiti nei periodi successivi
(Alessandrini, Fratianni, 2009a) e si pu affermare che il dollaro abbia assunto il ruolo di valuta di
riserva in una maniera molto pi accentrata rispetto alla sterlina di fine XIX secolo. Il sistema di
11 Si tratta del dilemma fra finanziamento dei commerci mondiali con riserve in dollari (l'unica strada percorribile dal
momento che la produzione aurea era insufficiente) e il venir meno della fiducia nella convertibilit del dollaro in oro.
8
Bretton Woods12 era imperniato sul dollaro, attorno a cui gravitavano soprattutto le monete ad esso
geograficamente pi prossime, come quelle latino-americane. Queste avevano tuttavia una banda di
oscillazione relativamente ampia, essendo tali paesi incapaci di sostenere un cambio rigido con il
dollaro. Le divise che hanno sostenuto il sistema sono state quelle europee. Il sistema non era perfetto:
gi prima del 1971, quando Richard Nixon sospese la convertibilit del dollaro in oro, vi erano state
le rivalutazioni del marco tedesco e le svalutazioni della sterlina britannica. Con lo Smithsonian
Agreement del dicembre 1971, i dieci paesi pi industrializzati (Germania, Belgio, Canada Stati Uniti,
Francia, Italia, Giappone, Olanda, Regno Unito e Svezia) avevano ratificato un'intesa in base alla
quale il prezzo ufficiale dell'oro veniva fissato a 38 dollari l'oncia; si sanciva il riallineamento dei
tassi di cambio, fissando nuove parit sulla base dei risultati della fluttuazione di quei mesi e si
ampliavano i margini di oscillazione dei tassi di cambio al 2,25%. Gli accordi smithsoniani
costituirono l'ultimo tentativo di recuperare, per quanto possibile, il sistema monetario di Bretton
Woods ma, a causa dei continui disavanzi della bilancia dei pagamenti statunitense, essi furono
abbandonati nel 1973 con l'instaurazione di un sistema di cambi flessibili che apr il ballo delle
valute. Tuttavia, a posteriori, stupisce che un assetto monetario ancorato alle riserve doro delle
banche centrali abbia tenuto per quasi trentanni in un mondo che, dal miracolo economico europeo,
ha visto una espansione straordinaria del commercio internazionale e con esso degli scambi di valute.
Seguendo la concettualizzazione di Cohen (2006), il potere monetario a livello macroeconomico si
manifesta con la capacit di un paese di evitare il costo degli aggiustamenti degli shocks: o
rinviandolo13, o spostandolo su altri paesi. Per conseguire questo scopo, il paese deve possedere
autonomia e influenza. La prima, che secondo Cohen precede la seconda, si manifesta attraverso la
scelta delle politiche economiche. La seconda, attraverso la capacit di imporre ad altri paesi
cambiamenti nelle loro politiche economiche. Ci pu avvenire sia direttamente, imponendo la
propria volont nelle scelte, che indirettamente attraverso la institution building che promuove idee e
weltanschaung.
Leuro, al contrario del dollaro, ha mostrato al mondo (Asia, Africa, America Latina, Medio Oriente)
il successo potenziale di un modello di regionalizzazione monetaria basato su adesioni pacifiche e
volontarie contrapposto a quello unico egemone a livello mondiale (Marzovilla, Romagnoli, 2013;
Marzovilla, 2016a). Il consolidamento delleuro nel suo primo decennio di vita ha suggerito una
possibilit reale di orientare il s.m.i. verso un approccio veramente multivalutario che potesse
includere anche il renminbi. La posizione di Zhou Xechouan, governatore della Banca Popolare
Cinese (BPC), e la recente inclusione del renminbi nel basket dei DSP sono tributari dellesperienza
delleuro. Ma leuro stato paradossalmente vittima del proprio successo perch ha adottato un
cambio flessibile, invece che fisso, verso lesterno e, mentre stato in grado di assorbire le
oscillazioni di cambio con il dollaro (fino all85% tra il 2002 e il 2008), senza perdere, nel complesso,
quote di commercio internazionale, ha per creato squilibri allinterno dellEurozona. Ci ha
avvantaggiato la Germania a discapito dei paesi della periferia sud sui quali ricaduto il peso della
12 Il sistema di Bretton Woods, in vigore dal 28 luglio 1944 al 15 agosto 1971, era basato, da un lato, sulla convertibilit
del dollaro in oro consentita a tutti i governi membri (non ai singoli cittadini e alle imprese), garantita dal governo degli
Stati Uniti e dalle sue enormi riserve auree (circa 25 miliardi di dollari nel 1949, scese poi a circa 11 miliardi nel 1971) e
dall'altro sui cambi fissi, ma aggiustabili in caso di ''squilibrio fondamentale'' della bilancia dei pagamenti (Tullio, 1994). 13 Gli Stati Uniti hanno accumulato deficit correnti dallinizio degli anni 70 senza sopportare costi di aggiustamento e
ci ha consentito ai suoi cittadini di consumare al di l delle loro risorse.
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crisi statunitense a causa della perdita della loro competitivit e delle condizioni della finanza
pubblica. La competizione interna allEurozona ha interrotto la sua crescita e inibito la sua capacit
di influenza per la riforma del s.m.i.. Ci ha mostrato anche le mancanze nella governance14
dellEurozona oltre alla sua incapacit di gestire il tasso di cambio delleuro quando la sua stabilit
ha incoraggiato chi aveva riserve in dollari, in particolare la Cina, a diversificarle a favore delleuro.
Lunione monetaria ha aumentato lautonomia dellarea, come dimostrano i ritardi nelle politiche
espansive e nellinsistenza in quelle restrittive, ma la mancanza di unione politica e fiscale e di forza
militare autonoma ha limitato linfluenza europea anche allinterno del FMI. Anche la Cina ha
acquistato autonomia attraverso laccumulo di 3500 miliardi di dollari di riserve che la pongono al
riparo dagli shocks esterni e le consentono di minacciare il valore del dollaro. Ma la forza militare
della Cina, nonostante il riarmo in corso, non le consente di competere con gli Stati Uniti. Cohen
(2008) ha concluso che gli squilibri globali hanno aumentato lautonomia di Europa e Cina ma non
altrettanto la loro capacit di influenza. La forza militare degli Stati Uniti, al contrario, d a questo
paese la capacit di negoziare la centralit del dollaro negli scambi internazionali, come si vede nei
casi di Giappone e Arabia Saudita.
Come dimostra la crisi del debito esplosa nel 2007-2008 proprio negli Stati Uniti, nessun pasto
gratis. Nel mondo nuovamente multipolare di fine e inizio secolo, il declino del dollaro come moneta
di riserva stato assai lento, come era stato quello della sterlina tra le due guerre. Il dollaro stato
affiancatodalleuro, come partner minore, mentre il prepotente emergere della Cina, come seconda
economia mondiale, ha ottenuto solo recentemente lambito riconoscimento ufficiale dellimportanza
del renminbi. Ma lassetto attuale del s.m.i. consente al dollaro di restare centrale, malgrado le sue
debolezze e il relativo ridimensionamento politico-economico degli Stati Uniti prodotto dalla temuta
rise of the rest, lascesa del resto del mondo.
3. Il dollaro
3.1 Dalla crisi di Bretton Woods alla nascita delleuro
Con il sistema di Bretton Woods, gli Stati Uniti avevano proposto ai paesi del globo di collegare le
varie monete nazionali al dollaro, l'unica valuta convertibile con l'oro, a 35 dollari per oncia. Nel
tempo, il modello di Bretton Woods realizz la leadership del dollaro, ma proprio la convertibilit
aurea, che impediva alla Fed di stampare valuta ad libitum, riduceva il suo margine di manovra. Il
FMI era stato istituito con il preciso scopo di monitorare le azioni della Fed, garantendo che non
avrebbe inflazionato il dollaro e che sarebbe sempre stata pronta a scambiare dollari in oro. I paesi
avevano, quindi, fiducia che i dollari in loro possesso erano tanto buoni come loro, come lo era
stata la sterlina inglese nel gold standard (Marzovilla, 2016b). Tuttavia la Fed non ha mantenuto
limpegno preso a Bretton Woods e il FMI non ha cercato di costringerla a detenere abbastanza oro
da onorare la convertibilit della valuta in circolazione.
14 Si pu dire che la governance sia una forma di governo priva di rappresentanza democratica.
10
Gli Stati Uniti decisero, durante gli anni 50 e 60, di partecipare a conflitti finanziariamente assai
dispendiosi che impedirono di gestire lequilibrio tra dollari e riserve auree15. In particolare, durante
gli anni 60 gli Stati Uniti finanziarono la guerra in Vietnam e la guerra interna alla povert con
lemissione di dollari non coperti da oro. Come Charles De Gaulle che, consigliato da Jacques Rueff
e sospettoso della tenuta del dollaro, ordin, nel 1965, al Ministero delle Finanze e alla Banca Centrale
francesi di convertire in oro lintero portafloglio di circa 2,3 miliardi di dollari, molti paesi emularono
laffondo di De Gaulle spingendo Washington a un passo dal collasso. Il volume di dollari in
circolazione super la capacit degli Stati Uniti di convertirli a 35 dollari loncia. Dopo essere stato
usato come moneta di scambio e di riserva per oltre venti anni, il dollaro aveva sostanzialmente perso
il legame con loro. E cos gli Stati Uniti abbandonarono il gold exchange standard. Tuttavia non
cera altra valuta che potesse competere col dollaro, nonostante il fatto che fosse slegato dalloro.
Sicch esso ha continuato ad essere la moneta di riserva di molte banche centrali, e a denominare gli
scambi commerciali internazionali.
Il sistema di Bretton Woods collass principalmente per tre ragioni (Bordo 1992). Per prima cosa,
due crepe minacciavano il sistema dall'interno. La prima era che il paese leader si era esposto ad una
crisi di convertibilit in oro, dovendo esso fornire al mondo la liquidit necessaria, tramite i propri
deficit di bilancia dei pagamenti, in modo da permettere al s.m.i. di funzionare mentre avrebbe dovuto
evitare che sorgessero dubbi sulla sua convertibilit effettiva in oro (Triffin 1960). Il secondo difetto
endemico era da ricercarsi nel fatto che il sistema, in cui le parit erano aggiustabili si era trasformato;
i tassi di cambio erano di fatto fissi precludendo cos gli aggiustamenti tra i paesi in surplus e quelli
in deficit. La terza ragione, che viene spesso evidenziata, che la politica monetaria statunitense, a
partire dalla seconda met degli anni '60, sia stata inappropriata per il ruolo di valuta cardine attribuita
al dollaro. L'aumento della spesa pubblica, trainato dalla guerra del Vietnam, aveva comportato una
politica inflazionistica che aveva favorito il collasso del s.m.i.. I paesi in surplus, la Germania in
primis, ma anche il Giappone, erano riluttanti sia ad accumulare ingenti riserve di dollari sia a
rivalutare la propria moneta per non penalizzare le proprie esportazioni. Per questo, si pu pensare
che la politica guns and butter di Lyndon B. Johnson, per creare consenso durante la guerra del
Vietnam, sia stato lantecedente della politica dei sub prime mortgages di George W. Bush jr. durante
le pi recenti guerre in Afghanistan e in Iraq. La pressione di stampare denaro venuta dalla politica
sia per la guerra sia per combattere la guerra interna contro la povert. Entrambe rappresentano attivit
che consumano capitale; non sono investimenti che possono garantire un rendimento. In un
ambiente economico che usa una moneta pegno, dove lofferta di moneta non pu essere
inflazionata, emerge un limite naturale alla quantit di fondi che una societ disposta a dedicare alla
guerra e al welfare. Ma in un contesto di fiat money, essi possono espandersi in modo incontrollato,
almeno nel breve periodo, perch le conseguenze negative si fanno sentire solo pi tardi.
All'indomani della fine del sistema di Bretton Woods, il mondo si ritrov in uno scenario del tutto
inedito con l'adozione di un sistema di cambi flessibili. Il tentativo del dicembre 1971 di ristabilire i
cambi fissi fra le principali valute con gli accordi smithsoniani fall nel febbraio-marzo 1973,
15 Se nel 1944, essi possedevano 19.500 tonnellate di oro (circa l80% delle riserve auree mondiali), dopo aver raggiunto
un massimo di di 20.500 tonnellate nel 1957, le riserve auree erano scese a 8500 nellagosto del 1971. Da allora sarebbero
rimaste pari a circa 8.200 tonnellate.
11
quando le principali valute furono lasciate fluttuare pi o meno liberamente16. Nei primi anni 70, il
dollaro sub un forte declino, ma fu salvato grazie al sostegno dei paesi esportatori di petrolio con la
prospettiva di elevarne il prezzo. Infatti, dopo la decisione dellamministrazione Nixon di cancellare
unilateralmente la convertibilit diretta del dollaro con loro, gli Stati Uniti chiesero ai paesi
produttori che gli scambi di petrolio fossero denominati in dollari. Da quel momento il controllo sul
commercio di petrolio divenne la priorit della politica estera di Washington. Unione Sovietica e Cina
si rifiutarono, allora, di candidare le rispettive monete e continuarono a usare il dollaro per i loro
commerci17. Abbandonato loro, Washington aveva collegato il dollaro alla risorsa energetica
strategica per eccellenza che cos divenuta la base del nuovo s.m.i.18.
Labbandono graduale delloro a favore della denominazione in dollari degli scambi petroliferi ha
attirato linteresse del mondo intero sulla moneta statunitense. Per la prima volta, sostrato di una
valuta non era pi un metallo prezioso, ma la credibilit del governo statunitense che se ne sarebbe
servito per accrescere la propria influenza e sottrarre ricchezza al resto del mondo.
I due shocks petroliferi del 1973-74 e del 1979-80, l'enorme crescita della spesa pubblica in molti
paesi, le politiche ''reaganiane'' degli inizi degli anni 80 e la crisi del debito dei paesi in via di sviluppo
(pvs) avevano contribuito in misura significativa a trasformare un sistema, che pur con i suoi difetti
era sempre un sistema, quasi in un ''non-sistema'' (Tullio, 1994). Esso ha portato a disavanzi senza
precedenti delle partite correnti di molti paesi, incluso quello che emetteva la valuta di riserva19. Oltre
ai pericoli protezionistici derivanti dalle eccessive oscillazioni dei cambi, e a quelli inflazionistici o
deflazionistici derivanti dall'assenza di regole riguardanti la creazione di liquidit internazionale,
emerso un terzo problema: quello del debito estero di numerosi pvs. Esso ha incrinato la stabilit del
sistema bancario internazionale e rallentato lo sviluppo economico mondiale per effetto delle
politiche restrittive che i paesi indebitati sono stati costretti a seguire.
Dal 1973 il s.m.i. si sfaldato lasciando il posto a un grado di cooperazione fra le politiche
economiche dei principali paesi assai variabile nel tempo, a una gestione comune delle situazioni di
crisi con il contributo del FMI, a cambi molto instabili, a consistenti deviazioni dei cambi dai livelli
di equilibrio e a disavanzi delle partite correnti senza precedenti. I cambi fissi vennero
progressivamente abbandonati, anche nelle forme di currency board e di dollarizzazione quando si
cominci a capire che molte delle crisi valutarie che ebbero luogo tra gli anni '70 e '80, specialmente
in America Latina, erano da attribuirsi principalmente ad attacchi speculativi contro valute che non
16 Per quanto riguarda la flessibilit dei cambi dopo il 1973, si credette dapprima, sotto l'influenza di autorevoli contributi
accademici, tra gli altri, quello di Milton Friedman (1951), che essa potesse conciliare il raggiungimento degli obiettivi
economici interni (bassa inflazione, piena occupazione) con quelli esterni (equilibrio delle bilance dei pagamenti).
L'esperienza mostr, invece, che in assenza di sufficiente coordinamento delle politiche economiche fra i principali paesi,
le oscillazioni dei cambi risultavano troppo elevate e tali da mettere in serio pericolo la libert degli scambi internazionali,
uno dei presupposti della crescente prosperit economica del periodo post-bellico e la stessa sopravvivenza dell'industria,
in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito nella seconda met degli anni 70. Nonostante i pericoli insiti nelle
eccessive deviazioni dei cambi dal livello di equilibrio, le svalutazioni si rivelarono molto efficaci nel ridurre i disavanzi
correnti, soprattutto se accompagnate da adeguate misure di contenimento della domanda aggregata. Nel caso degli Stati
Uniti il forte deprezzamento del dollaro, a partire dal 1985, ebbe successo, anche se ag lentamente. Altrettanto avvenne
in Italia dopo il settembre 1992, quando la lira si svalut del 30% circa rispetto al marco tedesco (Tullio, 1994). 17 Uninerzia globale che, nellottobre del 1973, consent agli Stati Uniti di ottenere dai membri dellOpec che la vendita
di greggio sarebbe stata effettuata in dollari. 18 Nel 2014, sebbene la quota statunitense sul Pil mondiale non superasse il 22%, l80% dei pagamenti internazionali
avvenuto in dollari. 19 Per quasi trenta anni, gli Stati Uniti hanno avuto grandi disavanzi correnti, in media superiori al 3% del Pil. Il deficit
statunitense di parte corrente si contratto solo negli ultimi anni da 1,4 migliaia di dollari (il massimo raggiunto nel 2009)
a 438 miliardi nel 2015 (Federal Reserve Bank of St. Luis (FRED), Economic Data).
12
erano pi in linea con i fondamentali dell'economia, causando, di conseguenza, gravi perdite di
ricchezza ai paesi colpiti. Vari tentativi e proposte di riportare un certo ordine nel sistema dei cambi
si sono susseguiti da allora, come ad esempio il Serpente Monetario in Europa, ma senza mai dar
luogo ad assetti stabili e duraturi, soprattutto a causa della asimmetria nel sostenimento degli oneri di
aggiustamento degli squilibri. Una proposta d'introdurre regole che garantissero una maggiore
stabilit dei cambi, ma senza tornare all'eccessiva rigidit di Bretton Woods, fu quella delle ''zone
obiettivo''20, proposta che ha sempre trovato l'opposizione di principio degli Stati Uniti e del Regno
Unito per il timore delle conseguenze politiche di un riequilibrio dei conti pubblici (Williamson,
1986).
Dopo la svalutazione del dollaro concordata al Plaza Hotel nel 1985, l'atteggiamento statunitense
mut ancora con gli accordi del febbraio 1987, detti del Louvre. Con essi i principali paesi
industrializzati si impegnarono a coordinare pi strettamente le loro politiche economiche al fine di
mantenere i cambi stabili intorno ai livelli raggiunti a quella data. Ma gli accordi del Louvre sono
rimasti solo un primo, fragile passo verso un s.m.i. basato su cambi pi stabili. Fa eccezione il Sistema
Monetario Europeo (SME), un accordo regionale, formalmente simmetrico, entrato in vigore nel
marzo 1979, che ha registrato un notevole successo nello stabilizzare i cambi e l'inflazione, all'interno
di diversi paesi dell'Europa Occidentale, fino alla crisi dei cambi del settembre 1992. Questo sistema
prevedeva che le valute europee dovessero oscillare intorno ad una parit prefissata rispetto alle altre
valute e che le autorit centrali fossero in grado di intervenire sul mercato per mantenere queste parit.
Ovviamente non vi erano interventi sul mercato dei cambi nei confronti di valute extra SME.
Tolto questo caso fortunato che, tra alti e bassi, alla fine degli anni '90 ha portato alla creazione della
nuova valuta europea, l'euro, i restanti tentativi di sistemi monetari a cambi fissi hanno riguardato
paesi di secondaria importanza o si sono conclusi in maniera disastrosa per chi li ha adottati, come
nel caso eclatante del currency board argentino dal 1991 al 2002. Unica, ma significativa eccezione,
tra i sistemi a cambi fissi, negli ultimi 20 anni, stato quello tra il renminbi e il dollaro. Tra Stati
Uniti e Cina esiste, dal 1995, un regime di cambio a fluttuazione controllata compatibile con il
mantenimento di un tasso di cambio reale sottovalutato della moneta cinese. Questo s.m.i., indicato
come Bretton Woods 221 ha generato, da una parte, sufficiente competitivit di prezzo a vantaggio
delle esportazioni cinesi. Esse hanno agito come motore di crescita sufficiente ad assorbire la
manodopera proveniente dalle zone rurali, che altrimenti sarebbe rimasta disoccupata. Dallaltra ha
consentito agli Stati Uniti, che si sono specializzati nella produzione di science based goods, di
acquistare a buon mercato beni ormai non pi prodotti allinterno. Linvestimento delle riserve
ufficiali accumulate dalla Cina e dagli altri paesi emergenti ad essa collegati ha svolto sia un ruolo di
self insurance oltre a quello di produrre rendimenti. Questa politica ha isolato la crescita dalla
domanda interna privilegiando quella estera. Ci ha aumentato la correlazione del ciclo tra economie
emergenti e paesi industrializzati esponendo i primi al rischio di recessione importata dai secondi. Il
decoupling22 non quindi una realt consolidata perch il rischio finanziario viene accresciuto da una
20 Esse consistevano in una banda larga (fra 5 e 10%) intorno a parit centrali aggiustabili al variare dell'inflazione e
di altre variabili macroeconomiche fondamentali. 21 Nella letteratura, questo sistema viene chiamato anche Flexible Dollar Standard o Pacific Dollar Standard. 22 La parola venuta di moda per contestare il vecchio detto secondo cui, per quanto riguarda il ciclo economico, quando
gli Stati Uniti starnutiscono il resto del mondo si prende un raffreddore.Negli ultimi anni per, con l'impetuosa crescita
dei Bric, il resto del mondo non stato pi cos strettamente legato alla buona salute dell'economia americana. In questo
senso si verificato un decoupling.
13
maggiore esposizione nei confronti dellestero generata da una maggiore interdipendenza
commerciale.
All'inizio del XXI secolo lo scenario planetario mutato con lingresso dell'euro. Questa nuova
moneta, di cui si sono dotati alcuni paesi europei in sostituzione delle vecchie divise nazionali,
divenuta presto il pi serio rivale del dollaro per la leadership valutaria internazionale (Alessandrini,
Fratianni, 2009a). Ci avvenuto soprattutto a causa di alcune scelte delle varie amministrazioni che
hanno continuato a indebolire la posizione finanziaria statunitense, ormai da oltre un ventennio, un
debitore netto nei confronti del mondo.
3.2 Lo status del dollaro
Il dollaro stata, come si ricordato, la valuta dominante nel periodo di Bretton Woods, sia per
quanto riguarda le riserve ufficiali detenute dalle banche centrali, sia per la sua denominazione del
trade, ma ci era prevedibile se si considera che il dollaro era l'unica valuta convertibile con l'oro.
Sorprendentemente ha continuato ad esserlo anche dopo il crollo del regime a cambi fissi, anche se
non era in grado di conservare il suo valore nel tempo nei confronti di altre valute. Ci avvenuto
perch non c stata una concorrenza per questo ruolo da parte di altre valute. Naturalmente anche
fattori non economici sono entrati nella domanda di dollari, dal momento che gli Stati Uniti sono stati
fino allinizio degli anni 90 il protettore militare di tutte le nazioni occidentali contro i paesi
comunisti.
Quindi, il dollaro non solo sopravvissuto, ma per un certo periodo ha rafforzato addirittura la sua
posizione23. Alla fine del 2015, esso rappresentava il 64,0% delle riserve delle banche centrali (a
fronte del 21% detenute in euro) e risulta, quindi, essere la valuta pi scambiata sul mercato dei cambi
e quella pi usata per la fatturazione da parte delle aziende (IMF/FMI, 2015b). Il dollaro rimane
tuttora la valuta dominante del s.m.i. e il segno pi chiaro di questo status dato dal fatto che ancora
la valuta maggiormente utilizzata nel mercato del petrolio. Tuttavia, una new view (Chitu L.,
Eichengreen B., Mehl A., 2014a) emersa recentemente, secondo la quale i rendimenti crescenti di
scala nellutilizzazione di una valuta non sono cos forti come stato ipotizzato in passato (Frankel,
2009)24 e ci lascia supporre che, se non si tiene conto della forza militare degli Stati Uniti, anche in
un mercato omogeneo come questo, ci possa essere spazio anche per altre valute internazionali.
Daltra parte, anche in precedenza, gli scambi internazionali sono stati denominati
contemporaneamente in diverse valute internazionali.
Il dollaro sopravvissuto alla fine di Bretton Woods ma lo scenario attuale veramente un caso unico
nella storia. Il paese leader del sistema, gli Stati Uniti, anche un debitore netto con l'estero
presentando un saldo di partite correnti decisamente negativo, sia in termini assoluti che rapportato
23 Nel 1977, esso rappresentava circa l80% delle riserve valutarie contro il 56% per cento del 1965. Tuttavia, negli anni
80, la quota del dollaro scesa gradualmente fino a un minimo del 48% (1990). Essa poi risalita nel decennio successivo
per laccumulazione di riserve in dollari da parte dei paesi emergenti e dei pvs (Galati e Woolbridge, 2006). Un nuovo
massimo locale fu raggiunto nel 2001 (70,9%) mentre nel 2010 si avuto un nuovo minimo (Romagnoli, 2013). 24 Un filone rilevante della letteratura economica spiega che il dominio attuale del dollaro da ricercarsi principalmente
nelle sue network externatilities ovvero nell'incremento di efficienza che hanno i mercati, in termine di diminuzione di
costi di transazione, quando si adotta una singola moneta per regolare gli scambi internazionali. Secondo questi
economisti, il fatto che il dollaro sia ancora cos usato pu dipendere dal fatto che lo stato negli ultimi 60 anni e che la
transizione verso altre valute, se eventualmente ci sar, sar per forza di cose lenta.
14
al PIL, e una posizione finanziaria netta sull'estero altrettanto deficitaria. Nonostante ci, il ruolo del
dollaro negli ultimi anni non stato ridimensionato, nonostante la crisi, e questo perch il
finanziamento del debito estero statunitense passato principalmente attraverso le banche centrali di
alcuni paesi asiatici, dei quali senza dubbio la Cina l'esponente principale. La crisi del 2008 ha
palesato la preminenza del dollaro, nonostante le profezie del suo crepuscolo, ha evidenziato la
debolezza dellarchitettura monetaria europea e ristabilito la distanza tra Washington e Pechino. La
politica statunitense ha dominato la finanza e lha utilizzata per fini nazionali. La polverizzazione dei
mutui sub prime, che stata funzionale a una poltica del consenso per le enormi risorse spese nelle
guerre americane in Medio Oriente, ha sconvolto lordine monetario mondiale, ha posto Wall Street
sullorlo del collasso e minacciato il dollaro di perdere il suo privilegio esorbitante. Il successivo
svolgersi degli eventi ha invece visto prevalere proprio gli Stati Uniti, lunico paese che pu disporre
simultaneamente di sovranit monetaria, potenza militare, certezza e stabilit istituzionale. La
congiuntura economica internazionale ha finito per colpire soprattutto i rivali degli Stati Uniti,
dallEuropa alla Cina, dalla Russia ai paesi emergenti. Si pu quindi concludere nuovamente che il
valore intrinseco di una moneta dipende dallautorit politica e militare di chi la emette.
I leader europei hanno pensato che fosse possibile creare una valuta senza Stato, o forse hanno
pensato che esso sarebbe seguito in tempi pi brevi. Al contrario, i cinesi, in questo paradossalmente
in consonanza con gli americani, non hanno creduto al primato del mercato sulla sovranit. Essi
riconoscono che la potenza e la solidit delle istituzioni federali statunitensi a determinare lappeal
del dollaro, non viceversa. Sono altres consapevoli che la Marina militare statunitense,
potenzialmente in grado di escludere qualsiasi soggetto dal commercio internazionale, ad aver creato
la globalizzazione. E non hanno mai considerato un pericolo lesposizione statunitense verso lestero
perch solo un ampio deficit mercantile consente alla moneta di diffondersi per il globo. I cinesi,
gelosi difensori del loro surplus commerciale, hanno continuato negli anni ad accumulare dollari e a
contenere la crescita del renminbi, in attesa di creare un loro consistente mercato interno.
Consci delle fondamenta su cui si regge la loro supremazia, gli Stati Uniti si affidano allo Stato o alla
guerra per rilanciare leconomia. Fu cos durante il secondo conflitto mondiale, quando la spesa
bellica estrasse definitivamente il paese dalla recessione degli anni Trenta. Negli anni 80 lAmerica
si trasform definitivamente nel principale debitore internazionale, persuadendo i contribuenti
stranieri a finanziare i costi del riarmo americano in funzione antisovietica. Allo stesso modo, durante
la presidenza Bush jr. furono soprattutto i giapponesi e i cinesi, attraverso limponente sottoscrizione
di T-Bonds a sponsorizzare le guerre al terrorismo islamico che mantenevano legemone mondiale
occupato in teatri secondari (Quiao, 2015).
3.3. I tentativi di de-dollarizzazione
La serie di crisi finanziarie, pi o meno intense, che si sono susseguite con frequenza crescente dagli
anni 80 e 90 fino alla grande crisi dei mutui sub-prime del 2007-2009 non hanno scalfito lo status
del dollaro. Lalta domanda di dollari nel mondo permette al governo degli Stati Uniti di rifinanziare
il proprio debito a tassi dinteresse molto bassi. Da ci emergono motivazioni macroeconomiche forti
per cui il dollaro considerato un bene di interesse strategico per gli standard di vita dei cittadini
statunitensi (Quiao, 2015). Secondo il generale cinese, ci si manifestato con le guerre irachene
contro Saddam Hussein (1990 e 2003) che aveva deciso di denominare in euro le sue vendite di
15
petrolio (anche se le motivazioni formali delle due invasioni sono state date rispettivamente
dallinvasione irachena del Kuwait e dalla produzione di armi di distruzione di massa), con le sanzioni
contro lIran che aveva proposto di istituire una Borsa del greggio in euro nel 2005 (anche se la
motivazione formale dellerogazione delle sanzioni stata la dissuasione dalla produzione di armi
nucleari) e infine con il rovesciamento del leader libico Muammar Gheddafi nel 2011, che aveva
deciso di passare alleuro nei pagamenti del petrolio, prima dintrodurre il dinaro doro per sostituire
la moneta europea, (anche se, in questo caso, la motivazione ufficiale dellintervento Nato era stato
quello della guerra civile).
Tuttavia, dal 2010, questo scenario cambiato di nuovo a causa della grave e persistente crisi di
secondo livello che ha colpito leuro dopo quella finanziaria internazionale del 2007-2009. La
richiesta di creare un nuovo s.m.i. cresciuta in tutto il mondo. Negli ultimi anni le politiche degli
Stati Uniti, utilizzate per sostenere la posizione internazionale della loro moneta, hanno incontrato
sempre pi spesso opposizione e un numero crescente di paesi ha cercato di abbandonare il dollaro
statunitense e la dipendenza dagli Stati Uniti, perseguendo una politica di de-dollarizzazione. Tre
Stati sono stati particolarmente attivi in questo campo: Cina, Russia e Iran. Questi Paesi hanno cercato
di perseguire la de-dollarizzazione, insieme ad alcune banche e societ petrolifere europee attive nei
loro territori25.
Sicch, mentre in Europa i governi continentali erano alle prese con la crisi delleuro propiziata dalla
debolezza fiscale dei paesi della sua periferia sud cui sono seguite le lunghe politiche dellausterit,
gli Stati Uniti hanno scelto di rispondere alle politiche di de-dollarizzazione attraverso la geopolitica.
25 Il governo russo ha tenuto una riunione sulla de-dollarizzazione nella primavera 2014, in cui il Ministero delle Finanze
annunci il piano per aumentare la quota di accordi in rubli e il conseguente abbandono del dollaro. Inoltre, nellagosto
2014 una societ controllata da Gazprom ha annunciato la disponibilit ad accettare il pagamento in rubli di 80000
tonnellate di petrolio, estratto dai giacimenti artici, da inviare in Europa, mentre il pagamento del petrolio fornito
dalloleogasdotto Siberia orientale Pacifico potr essere in renminbi. Nel maggio 2015, in occasione del vertice di
Shanghai, la delegazione russa firm il cosiddetto affare del secolo per lacquisto, nei prossimi 30 anni, di 400 miliardi
di dollari di gas russo dalla Cina, pagati in renminbi. Altrettanto vale per i futuri progetti infrastrutturali russo-cinesi come
la ferrovia Mosca-Pechino e la linea ad alta velocit Mosca-Kazan. Lo scorso agosto, il presidente russo Vladimir Putin
ha annunciato che il sistema dei petrodollari dovrebbe diventare storia e che la Russia discute luso di monete nazionali
nelle transazioni con un certo numero di Paesi. La de-dollarizzazione argomento di discussione e accordo anche nei
rapporti bilaterali fra Russia e altri paesi. Il governo russo sta sostituendo il dollaro con monete nazionali nei suoi rapporti
con Iran, Cipro, Egitto e sperava di farlo anche con la Turchia prima degli incidenti nella guerra di Siria. Queste misure,
adottate di recente dalla Russia, si accompagnano alla acquisizione della Crimea e alla destabilizzazione dellUcraina
orientale che hanno motivato ladozione di sanzioni economiche da parte dellOccidente. Negli ultimi mesi, anche la Cina
si attivata in questa campagna anti-dollaro, firmando accordi con Canada e Qatar per denominare i loro scambi nelle
valute nazionali. Per questa ragione, il Canada divenuto il primo hub oltreoceano del renminbi in Nord America. Questo
fatto, da solo, potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare il volume degli scambi commerciali tra i due Paesi, dato che il
volume dellaccordo di cambio stipulato tra Cina e Canada pari a 200 miliardi di renminbi. Laccordo della Cina con il
Qatar sul currency swap diretto tra i due Paesi equivale a 5,7 miliardi di dollari ed divenuto la base per lutilizzo del
renminbi nei mercati del Medio Oriente. Inoltre, la Cina sta stringendo degli accordi con Iran e India per pagare le materie
prime in valuta cinese. Quindi, nella lotta tra il dollaro, che rimane ancora la valuta dominante, e il renminbi, quest'ultimo
potrebbe avere la meglio nel medio periodo, anche se con alta volatilit. I paesi produttori di petrolio del Medio Oriente
hanno scarsa fiducia nel dollaro, a causa della esportazione di inflazione, quindi altri Paesi dellOPEC potrebbero firmare
accordi con la Cina. Nella regione del Sud-Est asiatico, la creazione di un centro di compensazione a Kuala Lumpur, che
promuover un maggiore uso del renminbi, un altro importante passo della Cina nella regione. Ci si verificato meno
di un mese dopo che il centro finanziario leader in Asia, Singapore, ha stabilito un rapporto diretto tra dollaro di Singapore
e renminbi divenendo il centro di scambio del renminbi nel Sud-Est asiatico. LIran ha recentemente reiterato la sua
riluttanza ad usare dollari nel suo commercio estero. Infine, il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, ha
recentemente incaricato la Banca nazionale di de-dollarizzare leconomia nazionale (Odintsov, 2015).
16
In linea con i dettami della scuola keynesiana, la Fed, guidata da Ben Bernanke, ha inaugurato nel
novembre 2008 un programma di Quantitative Easing (QE) che, nellarco di 5 anni, avrebbe registrato
un esborso di 4.500 miliardi di dollari. Esso stato pensato per stimolare la domanda interna e
provocare una diminuzione dei tassi dinteresse sul debito, oltre a una svalutazione del dollaro, anche
se non da una ripresa delle esportazioni che gli Stati Uniti si aspettano la ripresa della loro economia.
Alla base c il dollaro come moneta di riserva e la credibilit del sistema politico statunitense.
Secondo le aspettative della Fed, poich costrette dalle contingenze, negli anni successivi le principali
potenze economiche mondiali avrebbero finanziato la ripresa statunitense e ridimensionato cos, le
proprie ambizioni coltivate prima della crisi finanziaria. Questa previsione si dimostrata corretta.
Preoccupati dal possibile deprezzamento del dollaro e dallimplosione delleuro, tra il 2009 e il 2013,
la Cina, il Giappone e le economie del G20, dal Brasile alla Turchia, fino al Messico, hanno acquistato
quantit ingenti di dollari sul mercato valutario. A provocare questa reazione sono state motivazioni
di natura semi-mercantilistica. Le nazioni acquirenti volevano frenare il rafforzamento delle proprie
monete, causato dallafflusso di capitali stranieri in cerca di rendite superiori a quelli del debito
statunitense, che rischiava di danneggiare le loro esportazioni. Allo stesso tempo, hanno accresciuto
le loro riserve ridotte dagli interventi connessi ai salvataggi imposti dalla crisi, per impedire che la
debolezza del dollaro ne erodesse il valore. La poderosa acquisizione di dollari ha innescato un circolo
vizioso funzionale agli interessi degli Stati Uniti. Le banche centrali hanno acquistato il 65% delle
obbligazioni federali presenti sul mercato e gli interessi pagati sono crollati dal 4 all1,5%.
Nonostante abbiano creato materialmente la crisi finanziaria mondiale, i titoli americani sono cos
rimasti il pi sicuro degli investimenti26. Lampia classe media statunitense fa del paese la
destinanzione naturale dellexport internazionale, Wall Street tuttora la piazza finanziaria pi
rilevante del pianeta e il mercato del debito pubblico statunitense, con i suoi 30.000 miliardi di dollari,
il doppio di quello giapponese, il primo al mondo per importanza. Questa capacit di attrazione delle
risorse finanziarie dovuta a ragioni di tipo militare, giuridico e politico. Talassocrazia inarrivabile,
gli Stati Uniti sono rimasti immuni dagli sconvolgimenti globali che hanno causato. Cos, mentre la
crisi finanziaria di secondo livello ha messo in crisi lUEM e mentre il Giappone stato costretto a
spendersi per rafforzare le valute straniere, tra il 2009 e il 2013 si riversata negli Stati Uniti
pressoch la stessa cifra emessa nelle prime due fasi del QE, Washington non ha speso un soldo per
rivitalizzare la propria economia. Hanno provveduto a questo amici e nemici, economie avanzate e
paesi emergenti. Dopo una flessione della domanda registrata in concomitanza con la nascita
delleuro, tra il 2008 e il 2012, la quantit di dollari presente fuori dei confini nazionali aumentata,
invece di diminuire. Gli effetti sulleconomia statunitense sono stati notevoli. Il soccorso al dollaro
ha successivamente provocato la reazione delle cancellerie internazionali, da quella brasiliana a quella
tedesca, da quella indiana a quella cinese, che si sono resi finalmente conto che il QE ha giovato
soprattutto agli Stati Uniti mentre ha avuto un effetto deleterio sul resto del pianeta (praticamente un
gioco a somma zero in anni di bassa crescita mondiale). Paesi con un reddito pro capite assai basso
hanno finanziato, in cambio di interessi quasi nulli, i consumi dei cittadini statunitensi. Nel 2013, la
situazione peggiorata ulteriormente per i paesi emergenti. Il 22 maggio 2014, lannuncio della
progressiva riduzione del QE ha reso nuovamente attraenti i titoli di Stato americani agli investitori
privati. In meno di due mesi, le Borse dei principali pvs hanno perso quasi mille miliardi di dollari,
26 La solidit delle istituzioni statunitensi e la rule of law (anche se riferita alla normativa interna piuttosto che
internazionale) garantiscono il rispetto delle transazioni e linviolabilit dei capitali. Anche se vi sono stati casi di sequestri
temporanei, i governi stranieri si aspettano che, pure in tempi avversi, Washington non confischerebbe le loro propriet.
17
mentre crollato il cambio delle valute locali (Quiao, 2015). Sebbene il tapering27 fosse ritenuto
inevitabile, i governi colpiti si sono scagliati contro linsularit americana perch si riprodotto lo
stesso fenomeno che un ventennio prima aveva causato la crisi del debito estero dei pvs. La Fed ha
rivendicato il ruolo svolto a esclusivo servizio dellinteresse nazionale ma limpegno cooperativo
preso dagli Stati Uniti al G20 di Londra stato disatteso. Il successo americano ha indisposto il
governo cinese che ha provato a minare le certezze dellantagonista con la vendita di una piccola
parte del debito statunitense, ma scattata la trappola della sterlina per cui nel rapporto di
interdipendenza tra due Stati rivali, quello che detiene i titoli o le riserve altrui non pu disfarsene se
non danneggiando se stesso. Era gi accaduto alla Francia nel primo dopoguerra quando aveva chiesto
alla Gran Bretagna di convertire le sterline in oro provocando un terremoto finanziario e infine quasi
la bancarotta della Banca di Francia. La stessa sorte toccherebbe oggi alla Cina se provasse ad
affrancarsi dal dollaro con la medesima tecnica. La RPC potrebbe conquistare un margine di manovra
solo se riuscisse a far accettare una riforma del s.m.i. verso un sistema veramente multivalutario in
cui il renminbi diventi moneta di riserva globale.
Miopie e deficienze altrui, insieme a prerogative proprie, hanno dunque permesso agli Stati Uniti di
mantenere il primato monetario e di riemergere dalla recessione in maniera incruenta. Perfino
lenorme debito nazionale ha cessato di essere una questione urgente, anzi data lattrattivit in
prospettiva delle obbligazioni federali e considerato il vincolo stringente con la Cina, secondo i calcoli
del Tesoro, crescendo del 2-3% lanno, gli Stati Uniti potrebbero non ripianare mai il disavanzo. Per
questo lamministrazione Obama ha continuato a prendere impegni di spesa pubblica piuttosto che
effettuare tagli. Certo, le ataviche disfunzioni della politica statunitense e un incremento del Pil pi
basso del previsto potrebbero incrinare il delicato equilibrio. Proprio la necessit, prevista per legge,
che il Congresso autorizzi il Governo a vendere titoli di Stato quando il debito raggiunge il tetto
prefissato (caso quasi unico al mondo, insieme alla Danimarca) spinge ciclicamente il paese a un
passo dallinsolvenza.
Tuttavia la crisi iniziata nel 2008 ha danneggiato principalmente gli altri paesi. LUEM, nella sua
forma attuale, rischia linstabilit, il Giappone non riesce a rianimare la propria economia, la Cina,
schiacciata dal finanziamento del debito statunitense, in difficolt. Ne deriva che al momento
legemonia del dollaro nel s.m.i. non in discussione. Esso rimane la moneta di intermediazione
mondiale per eccellenza, mentre gli scambi in euro restano in gran parte confinati negli Stati che
lhanno adottato. I timori statunitensi sono svaniti quando apparso chiaro che la salute delleuro
strettamente legata a quella delleconomia tedesca. Una valuta globale abbisogna infatti di un centro
che crei e redistribuisca moneta nella periferia e ci possibile attraverso due soli canali: i prestiti e
i deficit commerciali. Dal 1914 in poi, ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale (fatta salva
un breve periodo di scarsit del dollaro negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto,
gli Stati Uniti hanno perseguito entrambe le strade. Non cos la Germania, la cui economia ha nelle
esportazioni il suo unico motore di crescita e pertanto risulta strutturalmente incompatibile con un
prolungato deficit dei conti con lestero. Delle preoccupazioni statunitensi per lavvento di un reale
concorrente del dollaro restano tuttavia chiari echi nel tacito obiettivo statunitense di impedire che
leuro travalichi il suo ruolo di moneta regionale (De Cecco, Maronta, 2015).
27 Con il termine tapering si indica la progressiva riduzione degli stimoli monetari concessi da una banca centrale
alleconomia (o al sistema bancario) del proprio Stato.
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3.4 Squilibri correnti
Si deve guardare al concetto di valuta di riserva considerando tale status come un privilegio e una
responsabilit, non come unarma da usare contro il resto del mondo. Come paese emittente di valuta
di riserva gli Stati Uniti si sono invece esonerati dall'aggiustare la propria economia in funzione degli
squilibri con l'estero. La prassi della Fed stata quella di compensare i flussi di capitali in uscita con
l'immissione di nuova liquidit nel sistema impedendo ai tassi americani di innalzarsi, all'economia
di contrarsi ed in ultimo al deficit estero di riassorbirsi. La domanda internazionale di dollari, essendo
questi la principale valuta di riserva, non diminuita mai e ci ha permesso agli Stati Uniti di imporre
lonere dell'aggiustamento, tramite lesportazione di inflazione, sui paesi in surplus. Una politica di
disavanzo eccessivo viene sanzionata dagli speculatori con una fuga di capitali dal paese, seguita da
una svalutazione, come nel caso della Gran Bretagna nel 1931. Il fatto di emettere valuta di riserva
ha messo gli Stati Uniti al riparo da questa eventualit.
Gli Stati Uniti hanno avuto un deficit pubblico crescente dallinizio degli anni 90 e la situazione si
deteriorata durante gli anni della crisi finanziaria, come mostra il grafico 1.
Grafico 1 I deficit pubblici statunitensi dal 2005 al 2015
Fonte: Congressional Budget Office
Nel 2012, il debito nazionale degli Stati Uniti ammontava a circa 16 mila miliardi di dollari, oltre il
100% del Pil, come mostra il grafico 2. Nel 2015 ha raggiunto quasi 19 mila miliardi28.
28 LAmministrazione Obama ha fatto crescere il debito pubblico americano di 7,4 migliaia di miliardi (una media di 3,45
miliardi al giorno), creando il 41% di tutto il debito pubblico della storia degli Stati Uniti. Nel 2007, il debito nazionale
americano era di 6000 miliardi. Nel 2011, dopo un acceso dibattito tra repubblicani e democratici, il Congresso ha
aumentato il limite di indebitamento consentito a 16.4 migliaia di miliardi (e a 16,7 nel 2013), altrimenti il governo
federale sarebbe stato costretto a dichiarare il default.
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Grafico 2 Il debito nazionale totale e pubblico29 degli Stati Uniti (migliaia di
miliardi di dollari e in percentuale del Pil) dal 1940 al 2010
Fonte: Congressional Budget Office
Seguendo la tradizionale relazione che sussiste in uneconomia aperta:
S I = NX
dove S indica i risparmi, I gli investimenti e NX le esportazioni nette. Ovvero il surplus/deficit di
partite correnti che presenta un paese equivalente alla differenza che c tra il risparmio nazionale,
sia pubblico che privato, e gli investimenti. Se il risparmio nazionale eccede gli investimenti il paese
29 Il debito nazionale (gross) ha due componenti: lammontare dei titoli emessi dal Tesoro che vengono trattati sul mercato
secondario (public), e lammontare dei titoli emessi dal Tesoro non scambiabili detenuti da istituzioni intragovernative.
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in questione si trover in una situazione di surplus di partite correnti, viceversa un risparmio nazionale
inferiore alla quota degli investimenti provocher un disavanzo di partite correnti e la necessit per il
paese di finanziare questo eccesso di investimenti utilizzando risparmio e capitali esteri. Nel caso di
un sistema monetario a cambi fissi, il surplus/deficit di partite correnti si tramuta in un
accumulo/decrescita di riserve ufficiali. Ma i dollari sono valuta di riserva.
Negli anni 90, mentre gli investimenti privati aumentavano negli Stati Uniti, la quota di risparmio
privato sul PIL era rimasta pressoch invariata. Questa differenza tra investimenti e risparmio privato
stata finanziata attirando capitali dall'estero ed incrementando il proprio deficit di conto corrente30.
Gli Stati Uniti sono ancora in una situazione di twin deficit in cui ad un consistente deficit della
finanza pubblica si associa anche un deficit nei conti con l'estero. Ma da un contesto in cui questi
squilibri dipendevano principalmente da investimenti elevati, si passati a uno in cui ad una
diminuzione di questultimi, fisiologica dopo lo scoppio di una bolla, seguita una diminuzione
ancora pi marcata del risparmio, sia privato che pubblico. Il deficit di conto corrente attuale quindi
da attribuirsi al basso livello di risparmio. La differenza non solo numerica: un'elevata spesa per
investimenti pu lasciar presupporre in futuro redditi maggiori oppure un significativo aumento della
produttivit cosa che difficilmente accade quando l'incremento dovuto alla crescita della spesa
pubblica militare. Al di l dei giudizi qualitativi che si possono dare sulle variazioni del saldo di parte
corrente, un aspetto accomuna entrambi i tipi di deficit ovvero il loro bisogno di trovare finanziatori
sul mercato dei capitali esteri per poter essere colmati. Gli Stati Uniti lhanno trovato nella RPC.
Gli squilibri statunitensi di parte corrente hanno assunto una dimensione tale da essere definiti
squilibri globali. In generale, questi vengono motivati in due modi. Secondo alcuni analisti, essi
riflettono lesito ineludibile della diversa struttura demografica delle economie avanzate rispetto a
quelle emergenti: questa una delle ragioni del saving glut mondiale di Bernanke. Secondo altri
analisti, gli squilibri sarebbero causati dalla politica di export led growth praticata dalla Cina e dagli
altri BRICS31.
3.5 Politiche di aggiustamento o benign neglect?
Se i bassi tassi d'interesse hanno facilitato i consumi a discapito del risparmio delle famiglie
statunitensi, creando i presupposti per una corsa all'indebitamento, pi sottile il meccanismo che si
30 Durante gli anni '90, il deficit delle partite correnti stato in parte contenuto dal fatto che il deficit della finanza pubblica
americana si mantenuto su livelli bassi, anzi registrando un surplus negli anni '97, 98 e 99. negli anni
dell'amministrazione Clinton che si innesca la bolla speculativa della new economy e dei titoli dotcom e il boom di
investimenti ha finanziato il comparto delle aziende del settore tecnologico. Con l'inizio del nuovo millennio lo scenario,
economico e politico mutato rapidamente. La nuova amministrazione repubblicana guidata da Bush jr. viene eletta nel
novembre del 2000 e contemporaneamente scoppia la bolla speculativa, legata ai titoli della new economy, trascinando
gli Stati Uniti in una breve, quanto lieve, recessione. Lamministrazione decide per di agire massicciamente a sostegno
delleconomia tramite un congruo taglio fiscale per rilanciare i consumi interni. Contemporaneamente la Fed, allora
guidata da Alan Greenspan, decide di intraprendere una politica monetaria fortemente espansiva. Queste due manovre
hanno dato il via a due tendenze: 1. la finanza pubblica degli Stati Uniti passa nel giro di poco tempo da una situazione
di sostanziale equilibrio a una di deficit; 2. i bassi tassi dinteresse spingono le famiglie a diminuire il risparmio (gi
storicamente molto basso rispetto a quello di altri paesi), in maniera consistente e a ricorrere sempre pi al debito per
finanziare lacquisto di beni durevoli e non. Nel frattempo, avviene lattentato alle torri gemelle di New York dell'11
settembre 2001. Gli interventi militari che ne sono seguiti, in Afghanistan prima e in Iraq poi, hanno peggiorato sia il
deficit della finanza pubblica che quello delle partite correnti. 31 Il mondo si cos diviso tra creditori (Cina, Russia, Indonesia, Iran, Arabia Saudita, Africa nord-occidentale e sud-
occidentale, Venezuela) e debitori (America del Nord, Centrale e Latina, Europa, Turchia, India, Sud-Est asiatico,
Australia).
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annida nella scelta di collocare gli investimenti in un settore piuttosto che in un altro. I bassi tassi
d'interesse hanno certamente favorito lo sviluppo di quei settori che producono beni non tradable,
come ad esempio l'edilizia, a discapito dei beni commerciati internazionalmente, i cosiddetti tradable.
Questo fatto, coniugato alla grande concorrenza internazionale delle merci asiatiche a basso costo, ha
fatto s che, nellultimo decennio, l'industria manifatturiera statunitense sia stata pesantemente
ridimensionata dal s.m.i. noto come Bretton Woods 2 (Obstfeld, Rogoff, 2005). Di conseguenza, un
eventuale aggiustamento del deficit di conto corrente americano sar tanto pi facile da fronteggiare
quanto pi l'economia statunitense sar in grado di sostituire i beni importati dall'estero con quelli
prodotti allinterno. Siccome questa capacit negli anni venuta meno, in mancanza di una dinamica
inflazionistica rilevante nei paesi esportatori, l'aggiustamento dovr invece prevedere una
diminuzione pi marcata dei consumi interni ed un aumento molto forte del prezzo dei beni importati
in seguito a un eventuale deprezzamento del dollaro. O, in alternativa, si pu prevedere un ritorno al
protezionismo, che peraltro gi viene invocato nel corso della campagna elettorale.
Il deficit crescente statunitense di parte corrente ha posto alla letteratura economica, da oltre dieci
anni (Obstfeld, Rogoff, 2005), la domanda sulla misura della svalutazione del dollaro necessaria al
riequilibrio attraverso un aumento delle esportazioni statunitensi e sulle ripercussioni che questo
aggiustamento imporrebbe allEuropa e allAsia. Qualsiasi sia lo scenario ipotizzato, emergono rischi
per i mercati finanziari e per la stabilit economica e finanziaria in generale. Tali rischi sono legati
sia allammontare del deficit statunitense che ad altri fattori. Tra questi il tasso eccezionalmente basso
di risparmio negli Stati Uniti (1%), favorito dalla bolla immobiliare prima della crisi del 2007-2009,
il deterioramento della finanza pubblica, la dipendenza crescente delleconomia statunitense dalle
scelte delle banche centrali cinese e dei paesi produttori di petrolio che sono politicamente instabili.
A queste vulnerabilit si aggiungono la rigidit delleconomia europea, il modello di sviluppo
giapponese centrato sulle esportazioni, la suscettibilit delle economie emergenti ad ogni segnale di
volatilit e, infine, il fatto che le controparti nelle transazioni internazionali di attivit finanziarie sono
sempre pi costituite da compagnie di assicurazione, hedge funds e altri intermediari finanziari non
bancari e non regolati32. Al di sopra di tutto ci, si pongono i rischi geopolitici e la minaccia di
terrorismo internazionale che sono cresciuti in modo consistente a partire dal 2001. Se qualche forte
shock di domanda per la domanda internazionale di beni statunitensi dovesse innescare un processo
graduale di riequilibrio della bilancia commerciale statunitense, i problemi si limiterebbero ai tassi di
cambio, al fallimento di qualche istituto bancario e non bancario e a recessioni non gravi in Europa e
in Giappone. Ma, dati gli altri fattori di rischio, da un decennio gli economisti continuano a
raccomandare agli Stati Uniti di non rinviare le politiche di riduzione degli squilibri33. Tali misure
dovrebbero invertire il processo di formazione di risparmio, attraverso una contrazione del deficit
pubblico federale, affrontando i problemi posti ai fondi pensione dallinvecchiamento della
popolazione e quello del finanziamento della sanit. Solo una crescita della produttivit del resto del
32 Secondo Mc Kinsey Global, anche i Sovereign Wealth Funds (Swf) sono stati parte attiva nel processo di bust che ha
condotto alla pi grande crisi finanziaria ed economica del secondo dopoguerra. Infatti i Swf condividono con gli hedge
funds e i private equity funds il ruolo di power brokers. Labbondanza di credito statunitense ha favorito operazioni
finanziarie di vario tipo, oltre ai consumi delle famiglie (anche in case di propriet) che, a loro volta, richiedevano quantit
crescenti di esportazioni dai paesi asiatici la cui produzione richiedeva una quantit corrispondente di energia esportata
dai paesi del Golfo. I surplus di questi due ultimi attori globali venivano poi trasferiti negli Stati Uniti attraverso lacquisto
di debito pubblico statunitense, contribuendo ad alimentare ulteriormente la disponibilit di credito a condizioni
vantaggiose e a sostenere nel tempo un meccanismo che produceva squilibri sempre maggiori. 33 Roubini e Setser (2004) avevano previsto c