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il ruolo dell’architetto per la città sostenibile a cura di Eliana Cangelli Patrizia Colletta

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il ruolo dell’architettoper la città sostenibile

a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta

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Il ruolo dell’architettoper la città sostenibile

a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta

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Il ruolo dell’architettoper la città sostenibile

a cura diEliana CangelliPatrizia Colletta

Il presente volume è promosso dalla Consulta del “Progetto sostenibile e dell’efficienza energetica”dell’Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Roma e provincia

Piazza Manfredo Fanti, 4700185 Roma

www.architettiroma.it

I diritti di riproduzione, di memorizzazionee di adattamento parziale o totale con qualsiasi mezzo sono riservati

Roma, maggio 2011

Art directorDario Curatolo

Progetto graficoMaria Cristina Mazzùstudiodca [email protected]

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Indice

IntroduzioneLa città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architettoPatrizia Colletta

Parte 1“EDUCATE: Progettare la sostenibilità”La progettazione sostenibile nellla formazione dell’architettoa cura di Eliana Cangelli e Patrizia Colletta

Parte 2“Energy technology, sostenibilità e architettura”a cura di Cresme Ricerche Spa1 | I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere?

2 | Riconfigurare l’offerta di know-how

3 | Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza?3.1. I consumi energetici degli edifici3.2. L’energia rinnovabile in Italia3.3. Gli incentivi e la politica energetica3.4. La strategia energetica ed ambientale europea3.5. Una prima linea da seguire: l’efficienza energetica del patrimonio pubblico

4 | Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali?4.1. Le Leggi Nazionali4.2. Le normative regionali4.3. I regolamenti edilizi comunali4.4. Esperienze di quartieri sostenibili

5 | Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica?

6 | L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera6.1. Leadership di filiera: riflessione a partire da una indagine sugli effetti delle politiche di defiscalizzazione

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La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architettoPatrizia Colletta

Consigliere Ordine degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori di Roma e provincia

Nell’ultimo rapporto ONU sulla “Stato della

Popolazione Mondiale” viene affermato che

più della metà delle persone abita in ambiti

urbani, oggi sono 3,3 miliardi di cittadini

che diventeranno 5 miliardi nel 2030.

Da questo scenario si potrebbero declinare

molte argomentazioni sia per quanto ri-

guarda una nuova visione della società, sia

per quanto attiene un nuovo sistema di re-

lazioni che questa società deve costruire per

rendere “sostenibile” la propria vita urbana.

I modelli urbani sono molti, nel mondo e in

Europa e sono anche largamente studiati

da urbanisti, economisti, sociologi, antro-

pologi, geografi, ecc.

Una sintesi di cosa voglia dire essere una

“civiltà urbana” può essere ripresa dal capi-

tolo sulla città di un libro di qualche anno

fa, di Julian Jaynes: “la civiltà è l’arte di abi-

tare in città talmente grandi nelle quali le

persone non si conoscono tra loro”.

Quindi, la civiltà - anche nella radice etimo-

logica, come è noto - è strettamente legata

alla città ed essa esiste solo se il sistema

delle sue relazioni è efficiente, adeguato e

proiettato verso il futuro della società che

lo esprime.

Il processo di “metropolizzazione” del ter-

ritorio, dal secondo dopoguerra ad oggi -

ha modificato il concetto e la percezione

della città in Europa e, in particolare, in Ita-

lia. Ad esempio, il consumo del suolo sta

determinando, nel nostro Paese, un pro-

cesso di ripensamento delle modalità di uso

e tutela di questa risorsa essenziale.

Le città sono sicuramente al contempo il

luogo dei conflitti, del senso di comunità e

il luogo delle opportunità. Anche se lenta-

mente - come in tutti i processi di innova-

zione - si stanno profilando e costruendo gli

elementi costituitivi di un paradigma di-

verso di utilizzo delle risorse naturali e di

quelle energetiche.

Questo processo di penetrazione della co-

scienza “sostenibile” è spinto e, sempre più

lo sarà, anche dall’enorme incremento e di-

sponibilità delle informazioni e dalla capacità

Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto

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di fare “rete” che contraddistingue la società

occidentale di questo terzo millennio.

La disponibilità e lo scambio “omogeneo”

sul territorio di conoscenze, esperienze, di

“flussi” di informazioni rende, già oggi, il

concetto di città - e di comunità - diverso

da quello prodotto dalla rivoluzione indu-

striale, vera generatrice della città moderna

e dei suoi problemi.

Un' altra grande differenza, rispetto al pas-

sato, è la possibilità di accedere ad informa-

zioni “privilegiate” indipendentemente dal

luogo in cui si abita. È ancora vero che nelle

grandi città è, di norma, presente una classe

“creativa” ma la possibilità di conoscere,

quasi in tempo reale, i nuovi paradigmi am-

bientali è diventata “omogenea” nel mondo.

Questo fenomeno comporta la possibilità

anche da parte di piccole comunità di ade-

rire a “progetti” ambientali e di risparmio

energetico di respiro internazionale.

Ad esempio, in Italia, inizia ad essere consi-

stente il numero dei comuni “virtuosi”

spesso di piccola dimensione demografica

che hanno assunto il tema della sostenibi-

lità come elemento portante del governo

cittadino e ambientale.

Ma oggi bisogna fare i conti anche con una

crisi che ha aggredito, in particolare, le società

“mature”, che ha comportato effetti anche

per quelle emergenti, mettendo in discus-

sione il modello di crescita a livello mondiale.

Se la nostra società è caratterizzata da una

grande interdipendenza “globale” d’altra

parte è anche governata da processi deci-

sionali sempre più articolati e complessi,

frazionati e competitivi tra loro.

La grande sfida per gli anni futuri, quindi, è

ricostruire o, purtroppo, costruire ex novo

le “filiere decisionali” in tutti i campi: istitu-

zionale, produttivo, amministrativo, econo-

mico, finanziario e, non da ultimo, in quello

progettuale e programmatico.

Il mestiere dell’architetto, del progettista

dovrà quindi subire una mutazione pro-

fonda e per la quale occorre “riscoprire” i

fondamenti della professione: quasi parados-

salmente, ci può apparire più vicino Vitruvio,

piuttosto che gli architetti dell’International

style - attivi ancora oggi, nelle nuove “catte-

drali” delle espansioni immobiliari del medio

oriente - che non hanno dovuto fare i conti

con le ristrettezze energetiche, ma pensa-

vano di avere di fronte un futuro di disponi-

bilità energetica infinita.

Per acquisire questa coscienza, l’architetto

dovrà avere una educazione culturale e pro-

fessionale, orientata alla “sostenibilità” e

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questa educazione dovrà essere un valore

condiviso da tutta la classe professionale

europea per evidenti motivi di competitività

internazionale del nostro Paese e del nostro

continente.

In tal senso si muove il Progetto “Educate”

nell’ambito del Programma europeo Intelli-

gence Energy Efficient (IEE) di cui si offre una

breve descrizione e i primi risultati in questo

libro. È un importante passo verso la condi-

visione, almeno a livello europeo, di questa

esigenza di cambiamento del modello cultu-

rale e dei percorsi formativi dell’architetto.

Ma è anche arrivato il momento di farsi delle

domande e cercare risposte per costruire pro-

cessi consapevoli di rinnovo urbano, per in-

vertire i modelli tradizionali di uso delle

risorse ambientali ed energetiche, per co-

struire e diffondere - nei cittadini, nelle fami-

glie, nelle imprese - una “coscienza

sostenibile” per innovare, profondamente,

quel sistema di relazioni, di cui si è detto, che

caratterizza una società.

Infatti, la qualità dell’offerta è sempre deter-

minata dalla qualità e dalla natura delle do-

manda. Se vogliamo, quindi, che vi sia, in

futuro, una architettura sostenibile ed “etica”

sotto il profilo dell’uso delle risorse energeti-

che, uno degli aspetti fondamentali è “dif-

fondere” nei committenti, pubblici e privati,

i principi, ma soprattutto le convenienze di

una architettura energicamente sostenibile.

Le domande che ci dobbiamo porre, quindi,

devono essere formulate per sostenere il ri-

disegno della figura dell’architetto che dovrà

- se le risposte saranno adeguate - assumere

funzioni di “leadership” intellettuale e pro-

fessionale, integrando le conoscenze per ga-

rantire il rinnovo sostenibile della città.

Il filo conduttore della ricerca del CRESME è

stato generato da cinque domande, sintetiz-

zate di seguito, alle quali si vuole fornire una

risposta che riguarda, in particolare, la nuova

coscienza dell’architetto di poter essere un

leader della filiera per il risparmio e l’effi-

cienza energetica.

I driver del cambiamento del settimo ciclo

edilizio in Italia devono essere “gestiti” per

innovare la filiera della progettazione, co-

struzione e gestione immobiliare, oppure de-

vono essere “subiti” solo per far sopravvivere

un mercato incapace di ristrutturarsi?

Se non ci fosse stata la crisi immobiliare e

delle costruzioni, a partire dal 2008, forse non

ci saremmo neanche posti questo dubbio.

Avremmo continuato a pensare l’architet-

tura come uno strumento a servizio di una

fase espansiva senza limite.

Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto

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La prima di queste domande, quindi, parte

da considerazioni di natura congiunturale,

per arrivare a determinare gli elementi di una

trasformazione strutturale nel ciclo edilizio, il

settimo, secondo le analisi del CRESME.

L’architetto che dovrà operare con il futuro

mercato edilizio e immobiliare si troverà di

fronte ad una più decisa segmentazione e

specializzazione. Se, da una parte, sarà an-

cora esistente un mercato “tradizionale”

pubblico e privato, si dovrà rispondere a

domande differenziate: la costruzione a

basso costo, che porta con se la scelta di ri-

durre la qualità o di innovare il prodotto,

razionalizzare il processo e non rinun-

ciando, anzi incrementando la qualità am-

bientale ed energetica degli edifici.

Il ritorno della riqualificazione e della rigene-

razione urbana, anche sotto i profili che in-

teressano il risparmio energetico, data

l’ormai acclarata impossibilità di consumare

ulteriore territorio; l’ampliamento della com-

petizione internazionale delle imprese edilizia

ma anche - forse soprattutto - del manage-

ment progettuale e gestionale che dovrà es-

sere messo a confronto con standard

progettuali e realizzativi europei ed extraeu-

ropei; l’innovazione tecnologica e la spinta

verso il “green building” che dovrà enfatiz-

zare il ruolo della conoscenza, della possibi-

lità - come si argomentava in precedenza - e

la potenzialità che a questo processo parte-

cipino non solo le grandi aziende, i grandi

studi professionali, ma anche le PMI e un ge-

nerazione di progettisti dotati, anche singo-

larmente, di un know-how di alto livello sulle

nuove tecnologie. In sintesi, il progettista

dovrà riscoprire il piacere della sperimenta-

zione sulla natura dei materiali, sulla loro

produzione, assemblaggio, messa in opera

dell’intero ciclo vitale.

È possibile mettere in atto un processo di

qualificazione della domanda di rigenera-

zione edilizia, urbanistica e territoriale

orientata alla riconfigurazione dell’offerta

di know-how? Più che possibile, sembra ne-

cessario rispondere in modo positivo a que-

sta esigenza.

È il momento di affrontare, con determina-

zione e sistematicità il tema del salto di

scala del rapporto tra identità e innova-

zione, dove gli attori - ma soprattutto i de-

cisori istituzionali e non, giocheranno un

ruolo fondamentale e di grande responsa-

bilità. Se esistono molti driver (sostenibilità

ambientale, economica e sociale alla base

del processo decisionale, nuovi temi della

progettazione, innovazione tecnologica di

processo e di prodotto, nuovo partenariato

pubblico-privato, più stretta connessione

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tra processo edilizio e gestione dei servizi)

che possono influenzare il sistema proget-

tuale e realizzativo italiano.

È anche del tutto evidente che occorra una

“regia” di innovazione della filiera dove -

per citare espressamente la ricerca CRESME

- il […] “progettista integrato” si trasforma

in un “partner tecnologico” in un processo

di innovazione in grado di competere sulle

fasce in crescita del mercato.

È possibile mettere in atto una serie di stra-

tegie per incrementare l’efficienza del si-

stema energetico italiano, incentivando

comportamenti virtuosi dei decisori e degli

utilizzatori delle fonti di energia, trasmet-

tendo l’idea che queste strategie possono

rappresentare una sfida per il futuro del no-

stro Paese? Forse, questa, è una delle do-

mande più difficili a cui dare risposta, viste

anche le contraddizioni proprio sul tema

delle grandi scelte nazionali circa la promo-

zione di una tipologia, piuttosto che un'al-

tra, di fonte di energia.

L’analisi della situazione di approvvigiona-

mento delle fonti energetiche nazionali mo-

stra ancora una grande dipendenza alle

fonti fossili e quindi, di saldo economico

negativo delle importazioni e, nel campo

delle energie alternative, una grande rile-

vanza di quella idroelettrica che in Italia ha

rappresentato una “tradizionale” fonte pu-

lita di produzione energetica.

Esiste, indubbiamente, una crescita delle

fonti energetiche alternative “nuove”: so-

lare, eolico, biomasse, geotermico, ecc., ma

sono anche note le criticità di alcune di que-

ste fonti rispetto alla trasformazione del

territorio e all’impatto che queste tecnolo-

gie hanno sul paesaggio e sui tessuti edilizi.

Sicuramente, alla diffusione di alcune tec-

nologie di produzione da fonti di energia

rinnovabile ha contributo l’introduzione di

incentivi e su questo argomento sarebbe

necessario meditare, forse, su di un loro

reindirizzo verso la trasformazione “struttu-

rale” del mercato energetico per rendere

più competitiva, senza il supporto econo-

mico istituzionale, la produzione di energie

da fonti rinnovabili.

D’altro canto, esiste una verità - forse ba-

nale, ma oggettivamente dimostrata - che

la prima fonte di energia è il risparmio, a

partire dai consumi relativi al patrimonio

pubblico che potrebbe essere oggetto di

una politica di lungo periodo sia a livello

nazionale che di ambito regionale e locale.

In questo senso, i dati forniti dall’ipotesi svi-

luppata dall’ENEA con il supporto di ANCE,

ABI, Consip e Unioncamere, sono molto ri-

levanti e dovrebbero far meditare su questa

opportunità, la cui attuazione viene ad es-

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sere resa molto difficile, se non impossibile,

da una serie di fattori: frammentazioni dei

poteri decisionali, inesistenza della cultura

del “property” e del “faciliy” management

nella PA, ruoli poco definiti tra soggetti ge-

stori e utilizzatori del patrimonio immobi-

liare pubblico e così via.

Il risparmio di energia è, prima di tutto, una

opzione istituzionale “etica” ma anche una

scelta economico-finanziaria obbligatoria:

cosa sta facendo chi detiene le leve decisio-

nali nello Stato, nelle Regioni, nelle autono-

mie locali? Il panorama delle iniziative per

risparmiare energia è molto vasto e spazia

dall’ambito comunitario alle iniziative locali,

anche strutturali e istituzionalizzate, come

quelle dei Regolamenti edilizi.

Di conseguenza, è esistente, ormai, un set

complesso e articolato di strumenti finalizzati

al miglioramento energetico delle costrizioni

edilizie: dalla direttiva 2002/91/CE sul rendi-

mento energetico e la direttiva 31/2010 in

materia di efficienza energetica edilizia, al

D.Lgs. 311/2006 sulla certificazione energe-

tica e agli incentivi sulle fonti rinnovabili, fino

alle normative regionali sul risparmio energe-

tico e la classificazione energetica degli edi-

fici, per finire con i Regolamenti Edilizi

prestazionali e prescrittivi sulla qualità ener-

getica degli edifici. Quale risposta può fornire

questa “mobilitazione” istituzionale?

Da un parte, l’esigenza che vi sia un “link” tra

i decisori, dal livello europeo fino alla singola

Amministrazione comunale che vuole aderire

a questo “progetto” contemporaneo; dall’al-

tra, una maggiore capacità e attenzione da

parte dei progettisti alle esperienze e agli in-

segnamenti che derivano da queste scelte isti-

tuzionali. Oggi, all’architetto viene chiesta,

oltre alla “forma”, anche una sostanza fatta

di edifici, quartieri, città, territori ambiental-

mente ed energeticamente sostenibili, par-

tendo da quello che si è fatto, per migliorare

e far avanzare quello che si farà.

Gli incentivi fiscali hanno avuto un effetto

“rilevante” per il risparmio energetico e

sono stati anche un veicolo per diffondere

il tema della sostenibilità negli utenti?

Le domande si chiudono con un tema in

parte già delineato in precedenza: quale

può essere il sistema per promuovere la ri-

chiesta di qualità ambientale ed energetica

delle costruzioni, degli edifici e degli alloggi.

Senza dubbio, le politiche di incentivazione

messe in atto da qualche anno dal governo

di allora e poi mantenute - anche in questo

caso con non poche contraddizioni - dai go-

verni successivi hanno contribuito a far cre-

scere una pragmatica “coscienza ambientale”

da parte delle famiglie.

Se viene opportunamente mostrata la con-

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venienza economica verso un certo com-

portamento, in questo caso per la riqualifi-

cazione energetica del proprio alloggio, è

del tutto evidente una adesione a questa

opportunità.

L’indagine campionaria dal CRESME, svolta

per l’ENEA, mostra un quadro frammen-

tato, nel quale una delle motivazioni del

mancato utilizzo degli incentivi è stata la

scarsa conoscenza e le difficoltà burocrati-

che. La risposta alla domanda non può es-

sere del tutto positiva, anzi.

Sembra, viceversa, che vi siano ancora mar-

gini di lavoro per rendere, da una parte, più

facile l’applicazione delle detrazioni fiscali

e dall’altra, per ampliare gli ambiti di appli-

cazione, con misure - assistenza tecnica,

convenzioni bancarie, ecc - di supporto e

completamento degli incentivi stessi.

Mettere insieme una risposta complessiva,

a queste cinque domande che riguarda il

ruolo dell’architetto non è argomento che

si possa esaurire in poche pagine, in un

libro o in un convegno.

Il tema della costruzione di questa coscienza

e di una nuova responsabilità dell’architetto

per coniugare la “forma” dell’architettura

con la sua efficienza energetica e la sua so-

stenibilità economica, ambientale e sociale,

dovrebbe essere sorretto da una nuova vi-

sione del rapporto tra città e civiltà, tra senso

della comunità e innovazione.

Stili di vita e di consumo da modificare in-

fluenzeranno significativamente anche il pen-

siero e il “fare” dell’architetto; chi pensa, chi

progetta, chi guarda alle forme e agli spazi,

chi vede la città del futuro dovrà percorrere

strade nuove per non trovarsi, domani, a

guardare con la testa rivolta all’indietro men-

tre le future generazioni guardano con spe-

ranza a noi per il loro domani.

Dovrà, quindi, in futuro esistere un nuovo ar-

chitetto che abbia la coscienza di apparte-

nere a questa nuova filiera decisionale,

consapevole dei nuovi paradigmi energetici

e che sappia governare i processi della pro-

fessione, esprimendo una leadership tecnica,

culturale, etica e intellettuale.

Patrizia Colletta | La città sostenibile: cinque domande, una risposta per il ruolo dell’architetto

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PARTE 1“EDUCATE:Progettare la sostenibilità”La progettazione sostenibile nella formazione dell’architettoa cura di Eliana Cangelli e Patrizia Colletta

Si ringrazia per la collaborazione Manuela Cagliozzi

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EDUCATE - Environmental Design in University Curriculaand Architectural Training in Europe

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L’urgenza ambientale, la consapevolezza

dell’impatto che le costruzioni hanno sul-

l’ambiente e le recenti normative europee

in materia di efficienza energetica ed emis-

sioni zero degli edifici determinano una cre-

scente domanda di architetti con

competenze avanzate nel campo della pro-

gettazione sostenibile.

Il progetto europeo EDUCATE si propone di

promuovere la sostenibilità nella progetta-

zione dell'ambiente costruito come fattore

chiave per rispondere alle sfide poste dal-

l'attuale situazione di crisi ambientale.

Le attività sviluppate nell’ambito del pro-

getto sono mirate a promuovere la cono-

scenza e le competenze nel campo della

progettazione ambientale in tutte le fasi del

processo di formazione degli architetti al

fine di ottenere edifici in cui siano assicu-

rate condizioni di comfort psico-fisico, be-

nessere ambientale ed efficienza energetica

attraverso un processo di progettazione

culturalmente, economicamente e social-

mente sostenibile1.

Obiettivi specifici di EDUCATE sono:

• la promozione dell’integrazione dei principi

della Progettazione Ambientale all’interno

dell’intero iter formativo dell’architetto dai

corsi di laurea alla formazione professionale;

• l’individuazione di un programma di studi

che leghi la sostenibilità agli altri aspetti tecnici,

sociali e architettonici della progettazione;

• lo sviluppo di un Portale Web dedicato ai

temi della Progettazione Ambientale che fa-

ciliti l’integrazione e la crescita delle com-

petenze di professionisti e studenti sulla

sostenibilità in architettura;

• l’identificazione e la promozione, nell’am-

bito degli Ordini Professionali Europei, di

requisiti omogenei di qualificazione relativi

alla progettazione Ambientale;

• la diffusione del know-how in materia di

progettazione ambientale mediante esempi

di best practices.

1 “Foster knowledge and skills in sustainable environmentaldesign aiming to achieve comfort, delight, well-being andenergy efficiency in new and existing buildings. This will bepromoted and demonstrated within a culturally, economicallyand socially viable design process, at all stages of architectu-ral education” (EDUCATE, Kick Off Meeting July 2009).

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Partenariato

EDUCATE, Environmental Design in

University Curricula and Architectural

Training in Europe, è stato finanziato nel

2009 dalla Comunità Europea (EACI)

nell’ambito dell’Intelligent Energy Europe

Program. Partecipano al progetto un

consorzio di sette Università europee cui si

affiancano gli Ordini Professionali dei Paesi

partecipanti ed un Advisory Board

composto da professionisti e studi di

architettura di rilevanza internazionale.

Università

• University of Nottingham (Coordinamento)

Department of Architecture and Built

Environment /School of Computer Science

(UK)

• Architectural Association School of

Architecture (UK)

• Catholic University of Louvain

Architecture et Climat, Faculté des

Sciences Appliquées (Belgium)

• Technical University of Munich - Facultat

fur Architektur (Germany)

• University of Rome La Sapienza

Dipartimento DATA,

Facoltà di Architettura (Italy)

• Seminar of Architecture and Environment,

SAMA Sociedad Civil (Spain)

• Budapest University of Technology and

Economics - Faculty of Architecture

(Hungary).

Ordini professionali

• RIBA - Royal Institute of British Architects

(United Kingdom);

• CNOA - Conseil National de l’Ordre des

Architectes de Belgique (Belgium);

• Bayerische Architektenkammer (Germany);

• Ordine degli Architetti, Pianificatori,

Paesaggisti e Conservatori di Roma e

Provincia (Italy);

• Consejo Superior de Colegios de

Arquitectos de España (Spain);

• Magyar Építész Kamara (Hungary).

Advisory board

• Peter Clegg - Feilden Clegg Bradley

Studios (London, UK);

• Edward Cullinan - Edward Cullinan

Architects (London, UK);

• Alistair Guthrie - ARUP (London, UK);

• Ken Shuttleworth - MAKE Architects

(London, UK);

• Mario Cucinella - MCA Architects (Bologna,

Italy);

• MEDIOMUNDO Arquitectos (Sevilla, Spain).

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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EDUCATE si avvale anche della collaborazione

di associazioni e agenzie per l’energia quali:

• The Higher Education Academy - CEBE

Centre for Education in the Built

Environment (UK);

• SCHOSA Standing Conference of Heads of

Schools of Architecture

(United Kingdom);

• Conferenza Nazionale dei Presidi delle

Facoltà di Architettura (National

Association of Heads of Schools of

Architecture, Italy);

• Escuela Técnica Superior de Arquitectura

Universidad de Sevilla (Spain);

• BDA Bund Deutscher Architekten

Association of German

Architects (Germany);

• Agencia Andalusa de la Energía

Conse jería de Innovación, Ciencia

y Empresa (Spain);

• Magyar Èpitomuvèszek Svovetsège

Association of Hungarian Architects

(Hungary);

• ÈMI - Non-profit Company for Quality

Control and Innovation in Building

(Hungary).

Un piano dettagliato per l’educazione

alla sostenibilità ambientale

La necessità di intraprendere un cambia-

mento nell’educazione dei professionisti

dell’edilizia che promuova gli aspetti am-

bientali in architettura, è dovuta principal-

mente a tre fattori:

• la lentezza delle attuali pratiche di costru-

zione nel dare la dovuta importanza alla pro-

gettazione ambientale sostenibile nell’ambito

del processo di creazione progettuale;

• lo scarso contributo dei criteri di qualifi-

cazione e accreditamento, stabiliti dagli enti

professionali, alla promozione e diffusione

sistematica della sostenibilità ambientale

nella progettazione edilizia;

• a scarsa efficacia dei curricula universitari

di istruzione degli studenti di architettura

nell’integrarsi con la progettazione per la

sostenibilità ambientale.

Le pressioni per mitigare gli impatti negativi

sull’ecosistema e per promuovere l’adegua-

mento dell’ambiente antropizzato ai previsti

cambiamenti climatici, hanno recentemente

orientato la professione dell’architetto verso

l’assunzione di strategie ambientali ibrido/pas-

sive per la progettazione delle costruzioni

(IPPC, 2007).

Dopo diversi decenni in cui - seguendo un si-

stema educativo molto settoriale - la respon-

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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sabilità di progettare costruzioni ad alta effi-

cienza energetica era stata ceduta agli inge-

gneri, i nuovi requisiti tecnici puntano ora il

riflettore sull’architetto, invertendo, perciò,

la tendenza in cui la pratica era orientata

principalmente verso la progettazione for-

male ed estetica, evitando il confronto con le

sfide offerte dalla sostenibilità ambientale.

Oggi la maggior parte delle imprese di costru-

zione dichiarano che la progettazione soste-

nibile è l’elemento chiave del loro approccio

all’architettura. Sono tuttavia poche le costru-

zioni all’altezza di queste richieste, special-

mente in relazione all’efficienza energetica

mentre, allo stesso tempo, molte costruzioni

nate per l’eccellenza ambientale hanno fallito

nell’ambito dell’architettura tout - court.

L’obiettivo di ridurre le emissioni di carbo-

nio e il consumo di energia è stato spesso

considerato prioritario rispetto al progetto

creativo, alla qualità della vita e al comfort

psico-fisico dei residenti, ostacolando

spesso il valore architettonico degli edifici

che vengono costruiti.

Con poche eccezioni, una generale mancanza

di capacità tecniche integrate tra gli architetti

si è manifestata attraverso una professione

generalmente mal equipaggiata a trattare il

sostanziale e paradigmatico cambiamento

necessario nella progettazione ambiental-

mente responsabile.

Per assicurarsi che le attività di costruzione

siano realizzate in modo da includere anche i

concetti di sostenibilità e salvaguardia del-

l’ambiente, insieme ad una progettazione at-

tuabile eticamente, culturalmente e

socialmente, è importante che sia preso in

considerazione un approccio rinnovato al-

l’educazione architettonica.

Sul cammino che prepara alla pratica pro-

fessionale, una lacuna apparente nelle con-

dizioni per l’accreditamento dei curricula e

nei criteri di qualificazione stabiliti dalla

maggioranza degli enti mondiali, rappre-

senta un potenziale ostacolo alla concreta

realizzazione di una architettura sostenibile.

Nel mondo esistono numerosi criteri per in-

dividuare i requisiti di convalida che con-

trollano l’entrata nella professione di

architetto e assicurare che gli standard rag-

giunti con successo dai laureati vadano di

pari passo con l’abilità professionale e la

formazione etica necessari: sfortunata-

mente questi criteri sono spesso disomoge-

nei e caratterizzati da requisiti vaghi,

specialmente quando si tratta di fare un bi-

lancio efficace tra abilità creative e pratiche.

Sebbene gli obiettivi dei criteri stabiliti dagli

enti professionali siano quasi unanimemente

“lo sviluppo dell’educazione professionale e

la risposta ai cambiamenti ambientali”

(ARB/RIBA, 2002), l’accento è spesso posto

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sul ruolo centrale e generalista della proget-

tazione, mentre le conoscenze ambientali e

tecniche sembrano essere assegnate a un

ruolo marginale.

Sebbene gli obiettivi ambientali siano spesso

menzionati (anche se alle volte in maniera

ambigua) sembrano non esserci indicatori

per qualificare e quantificare questi aspetti

educativi. Non ci sono neppure principi chiari

che definiscano il livello di consapevolezza

ambientale, conoscenza, di comprensione e

abilità che studenti, architetti e professionisti

dell’edilizia devono acquisire ad ogni passo

del processo di qualificazione.

Questa mancanza di provvedimenti quantifi-

cabili assume maggiore importanza in Europa

a causa della Direttiva della Commissione Eu-

ropea 2005/36 che tratta del reciproco rico-

noscimento delle qualifiche professionali nei

Paesi membri dell’Unione Europea. (European

Commission, 2006).

Dall’analisi effettuata emerge che l’indivi-

duazione di rigorosi criteri di qualificazione

in ambito di progettazione ambientale è un

tema al centro delle attività di molti enti ac-

cademici e professionali.

In risposta a queste sfide, nella seconda

fase del programma di lavoro di EDUCATE,

è stato messo a punto un curriculum, pre e

post-professionale, che integri, ai vari livelli

e fasi della formazione degli architetti, i

principi di sostenibilità ambientale ed effi-

cienza energetica con la progettazione.

Basandosi sui principi di un’Agenda per l’In-

segnamento dell’Architettura Sostenibile, le

attività di EDUCATE si sono concentrate

sulla definizione di una struttura pedago-

gica di riferimento pensata per fornire linee

guida per lo sviluppo dei piani di studio,

mantenendo al tempo stesso una flessibilità

sufficiente per essere adattata ai diversi

contesti, sistemi ed approcci pedagogici, re-

quisiti locali, obiettivi ambientali, tale da

consentirne l’applicazione alle diverse strut-

ture educative e metodologie.

Per formulare la struttura pedagogica:

• sono stati valutati i bisogni e le aspetta-

tive del mercato, in termini di conoscenze

necessarie per soddisfare le normative ener-

getiche esistenti e gli obiettivi ambientali.

A tal fine è stato effettuato un sondaggio,

con il supporto degli Ordini professionali

europei coinvolti, utile a definire gli obiettivi

pedagogici per quanto riguarda le compe-

tenze tecniche sulla progettazione ambien-

tale sostenibile, richieste per gli studenti e

laureati in Architettura - così come per i

professionisti del settore dell’edilizia - ad

ogni livello della loro formazione.

• è stata effettuata una sistematizzazione

delle conoscenze tecniche, dei principi e dei

contenuti relativi alla progettazione am-

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bientale sostenibile nel campo dell’istru-

zione universitaria. Tale sistematizzazione è

stata strutturata su un quadro conoscitivo

(principi, esempi di applicazioni e strumenti

di progettazione ambientale sostenibile)

che hanno costituito il fulcro dei contenuti

del data base del Portale Web EDUCATE.

• sono stati individuati e descritti curricula

accademici (in conformità con la struttura di

istruzione universitaria prevista nella Dichia-

razione di Bologna del 1999), modelli e me-

todologie, delle migliori pratiche educative

ambientali attualmente in uso che potreb-

bero costituire degli esempi su cui sviluppare

nuove potenziali strutture curriculari.

• sono state esaminate le metodologie peda-

gogiche e gli strumenti su cui un curriculum

può essere fondato, basandosi sull’esplora-

zione delle teorie della scienza e delle prassi

educative esistenti per lo sviluppo delle cono-

scenze educative scientifiche di base.

Conoscenza tecnica nel curriculum

dell’architettura: la Knowledge Base

del Portale Educate

Le barriere allo sviluppo e alla promozione

della progettazione ambientale sono legate

principalmente al problema dell’informa-

zione. I risultati dell’indagine svolta presso

i professionisti, descritta nel paragrafo suc-

cessivo, hanno evidenziato la necessità di

migliorare la qualità e la quantità dei dati

relativi alla sostenibilità, sia per quanto ri-

guarda i principi tecnici con cui realizzarla,

sia per le ricadute positive che essa ha dal

punto di vista economico, sociale e ambien-

tale. Tale implementazione deve essere fatta

a tutti i livelli, dall’istruzione universitaria

alla formazione continua dei professionisti,

dal grande pubblico al settore dei commit-

tenti, pubblici e privati, che devono inve-

stire su progetti sostenibili.

Il problema è quello di non considerare la

progettazione ambientale come un campo

della conoscenza separato dagli altri settori,

ma in modo olistico, mostrandone le corre-

lazioni non solo con gli altri ambiti della

progettazione ma anche con tutti gli aspetti

che caratterizzano lo svolgersi della vita di

una società. In particolare, tale integrazione

deve essere promossa all’interno dei corsi

universitari in quanto, proprio la professione

dell’architetto, nell’atto di progettare in

modo eticamente e tecnicamente adeguato,

riesce a riassumere e a condensare tutti que-

sti aspetti in una unica, sia pur contestualiz-

zata e storicizzata, concreta realizzazione.

Allo stesso tempo riuscire a raggiungere il

grande pubblico e la committenza significa

dare una spinta al rinnovamento dei co-

stumi e della cultura tout court.

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A tal fine, il progetto di Educate ha promosso

la realizzazione di un Portale web, www.edu-

cate-sustainability.eu, dedicato non solo alla

divulgazione di informazioni, conoscenze,

best practices (a sostegno, in particolare,

dell’istruzione universitaria e post-universita-

ria), ma alla creazione di una rete di comuni-

cazione tramite la quale addetti ai lavori,

studenti, pubblico possano entrare in con-

tatto, dialogare e interagire, scambiando

idee e contenuti a tutti i livelli.

Il Portale2 è stato progettato per incorporare

principalmente un sistema interattivo intelli-

gente di e-learning e si compone, quindi, di

una parte fondamentale di Knowledge Base,

e di una serie di spazi dedicati ai vari utenti

(Student Space; Expert Space; Instructor

Space; Professional Space; Public Space).

Per quanto riguarda la struttura cognitiva del

Portale, essa si presenta integrata (e non ad

albero) e sistematizza e organizza le tre parti

che la compongono - Issues and Principles,

Application and Case Studies, Tools - in modo

tale che dialoghino tra loro: ognuna di que-

ste categorie ha un carattere proprio e un

obiettivo distinto, ed è allo stesso tempo una

componente essenziale delle altre due. Tutte

e tre dovrebbero essere rilevanti ad ogni sta-

dio della progressione del curriculum, seb-

bene la forma che ognuna può prendere, le

metodologie pedagogiche applicate e il li-

vello di competenze richieste agli studenti e

ai laureati possono cambiare.

Issues and Principles:

la conoscenza presente in questo dominio

deriva da nozioni fisiche, fisiologiche e psico-

logiche correlate alla progettazione dell’am-

biente antropizzato e le richieste dei suoi

abitanti, per analizzare le strategie che ga-

rantiscano una corretta gestione dell’energia

e delle risorse, e descrivere le tecnologie ap-

plicabili per ottenere tali obiettivi.

Application and Case Studies:

illustrano come i principi teorici e gli obiettivi

della progettazione ambientale siano stati

messi in pratica, e come questi esempi ab-

biano risposto alle esigenze di comfort e be-

nessere dei propri abitanti. Le applicazioni e

i casi studio includono i precedenti locali e

storici fino alla pratica contemporanea e, in

generale, una casistica di studi che illustra le

differenze tipologiche e climatiche, e i loro ri-

spettivi parametri di rendimento.

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

2 Attualmente il Portale è aperto in una versione beta, per ve-rificarne, con il coinvolgimento di studenti di corsi universitarisvolti dai membri del consorzio, i contenuti e l’accessibilità.

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22Tools:

questa sezione del portale web include ri-

sorse di apprendimento generiche e speci-

fiche, essenziali per comparare e valutare le

sperimentazioni progettuali e i casi studio,

così come per convalidare i principi della

progettazione ambientale sostenibile e ve-

rificarne le regole empiriche. (Building In-

formation Modelling).

Il Progetto prevede che i suoi contenuti siano

continuamente aggiornati e integrati per

farne uno strumento “vivente” su cui far con-

vergere le informazioni, per combattere la

frammentarietà delle risorse disponibili nel

web e creare una risorsa istituzionale, com-

pleta e attendibile.

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public space

instuctor space

expert space

professional space

student space

knowledgebase

Figura 1. La struttura del Portale

questioni e principi

applicazioni e studio

post laureatilaureati

strumenti

strumenti universitari

Figura 2. Il triangolo della conoscenza come unastruttura cognitiva integrata.

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

1a. Climate changeThe Science of Climate ChangeThe Greenhouse EffectForcings and ImpactsCurrent and Future ScenariosMitigation and Adaptation Strategies

1b. The environmental policiesInternational AgreementsThe Low Carbon ChallengeBuilding Standards - BREEAMBuilding Standards - Code for Sustainable Homes

2a. Climate and weatherClimatic Elements and Weather DataClimate Classification

2b. Thermal ComfortFactors of ComfortAdaptive ComfortPMV PPDThermal Balance and ComfortThermal Nonuniform Conditions and Local Discomfort

2c. Visual ComfortVisual SystemParameters of Visual ComfortColour PerceptionRisks of Glare

2d. Indoor Air QualityRespiratory ComfortIndoor Air Quality and Pollutants

2e. Building TypologyEnvironmental Comfort, Typology and SustainabilityTerms of Comfort and Traditional StrategiesPhysical and Typological Factors that condition Comfort

2f. Outdoor SpacesUrban MicroclimateQuality of Urban SpacesQuality of Green Urban Spaces

3a. Thermal Environment3b. Psycrometry

Anatomy of the Psychrometric ChartClimate and the Psychrometric ChartHeating and Cooling Strategies and the Psychrometric Chart

3c. Thermal Behaviour of BuildingsThermal Balance of BuildingsConductive Heat Flow

K

1_THE ENVIRONMENTAL CHALLENGE

2_CLIMATE AND COMFORT

3_HEATING AND COOLING

KNOWLEDGE BASE

ISSUES PRINCIPLES

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

Internal Heat Gains QiSolar Heat Gains QsVentilation Heat Gains

3d. Steady-state Heat Flow3e. Dynamic Response of Buildings

Thermal Mass - What Does it Do?Thermal Mass - What is it?Designing with Thermal MassGetting Thermal Mass to WorkThermal mass Application 1 - Intermittent Use SpacesThermal mass Application 2 - Passive Solar Haeting

3f. Moisture ControlVapour FlowInterstitial Condensation

3g. Passive Design PrinciplesFenestrationInsulationOrientationShadingShapeThermal Mass

3h. Climate Protected Zone3i. Passive Design Systems

Trombe WallsMass WallsTransparent InsulationSunspacesGreen RoofsGreen Facades

3l. Active Design SystemsTraditional HeatingSolar CollectorsHeat PumpsHVAC (Heating, Ventilating and Air Conditioning)Domotics

4a. Natural VentilationCooling Potential of Natural VentilationComfort VentilationVentilation for Air QualityDriving Forces

4b. Mechanical Ventilation

5a. Physics of Light Properties of LightPhotometryPropagation of Light

5b. Natural LightingSolar Geometry

4_VENTILATION

5_LIGHTING

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ISSUES PRINCIPLES

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

Lighting Standards Effects of Light on HumansDaylighting SystemsDaylighting StrategyCalculation and Design Methods

5c. Artificial LightingLuminariesLampsLighting Standards Lighting Design

6a. Acoustics in DesignAcoustics and the Design ProcessWhy Acoustics?Controlling the Internal Soundfield

6b. Materials in AcousticsOverview - AbsorptionPorous AbsorbersPanel AbsorbersResonators

6c. The Reverberation ProcessReverberation Time

6d. Sound InsulationIntroduction to Sound InsulationDefinition and PredictionMeasurementsRegulation and RatingAdvanced StrategiesDesign and Specification

7a. EcomasterplanningQuality of Life in the Urban HabitatUrban Design Principles

7b. Environment, Society and EconomyKey FactorsUrban FormUrban DensityMixed UseResourcesWaste ManagementSocial SustainabilityTransportationLandscape and Nature in the City

8a. Environmental ImpactsImpact on Ecological SystemsEnvironmental Impact AssessmentEcological Footprint

8_ECOLOGICAL FOOTPRINT

6_ACOUSTICS

7_URBAN QUALITY

ISSUES PRINCIPLES

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

Atmosheric PollutionEcological Debt

9a. Production CyclesLife Cycle of MaterialsConstruction Resources MaterialsRecycling of MaterialsEcological Rucksack

9b. Water ManagementCharacteristics of WaterNatural Hydrological Cycle of WaterRational Water Managment on a PlotRational Water Managment in BuildingsWater Resources and Human UseExtensive Water Recycling SystemsIntensive Water Recycling Systems

9c. Waste ManagementConstruction and Demolition Waste (CDW)Recovery of Architectural Components and Materials

9d. Renewable Energy SourcesEconomical Energy ManagmentPhotovoltaic SystemsWind EnergyCogenerationBiomass SystemsGeothermal Systems

10a. History and TheoryEnvironmental History\Theory of Architecture and Urban Design

10b. Use of EnergyMobility and EnvironmentUrban MobilitySustainability Urban Mobility PlansSustainable Building Rehabilitation

9_RESOURCES AND WASTE MANAGEMENT

10_BUILDING AND CITIES

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ISSUES PRINCIPLES

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

THE KNOWLEDGE

TRIANGLE

The diagram shows how thetheory and practice of sustainableenvironmental design developsthrough the dynamicinterconnectedness of itscognitive constituens, wich haveformed the framework of theEDUCATE Knowledge Base.

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Le competenze professionali per la

Progettazione Ambientale Sostenibile

Al fine di perseguire gli obiettivi prefissati

dal progetto di Educate, è risultato neces-

sario effettuare un monitoraggio del livello

di conoscenze e di consapevolezza sui temi

della progettazione ambientale nella pra-

tica professionale e nel mondo delle costru-

zioni in generale. È stata, quindi, effettuata

una indagine preliminare tramite un que-

stionario, appositamente creato, distribuito

on-line a professionisti dei Paesi parteci-

panti e di un selezionato gruppo di Paesi

europei ed extra-europei (per un totale di

31 Paesi), in cui veniva chiesto di esprimere

la propria opinione e decidere le proprie

priorità in base alla loro esperienza, al loro

approccio alla progettazione ed all'attua-

zione della sostenibilità ambientale nella

pratica architettonica.

La successiva analisi critica, compiuta in col-

laborazione con gli organismi professionali,

ha messo a confronto i risultati di questa

prima indagine con le aspettative del mercato

anche in termini di conoscenze e competenze

richieste a studenti e professionisti e ai requi-

siti necessari per l’abilitazione professionale.

Il quadro che emerge da tale analisi mostra

una realtà in movimento, in cui cresce co-

stantemente la consapevolezza della neces-

sità di una progettazione che si integri sem-

pre più con le tematiche della sostenibilità,

ma in cui emergono anche una serie di pro-

blematiche legate alla differente velocità

con cui tali temi sono stati acquisiti ai vari

livelli, da quello istituzionale a quello uni-

versitario, dalla professione come dalla

committenza. Come vedremo in maniera

più approfondita in seguito, la cultura della

sostenibilità ormai apparentemente diffusa

anche al grande pubblico, rimane spesso

ancora a livello superficiale generando una

serie di dubbi e perplessità sulle sue moda-

lità di applicazione, sui costi/benefici che

comporta e sulle sue possibilità di integra-

zione dal punto di vista estetico con l’archi-

tettura sia storica che contemporanea.

Non vi è dubbio, tra tutti i professionisti in-

terrogati, siano essi appartenenti a Paesi eu-

ropei o extra europei, che la progettazione

ambientale sia, non solo una fonte di ispi-

razione, ma una priorità etica: porre come

obiettivo principale il comfort e il benessere

degli abitanti e il risparmio energetico tra-

mite strategie ambientali passive e l’utilizzo

di fonti rinnovabili, diviene una responsabi-

lità e un mandato inderogabili. In alcuni

Paesi, quali la Germania, in Europa, e gli

Stati Uniti e Canada, tale consapevolezza è

giunta ad un livello di maturazione mag-

giore grazie ad una attività edilizia che da

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anni ha puntato sulla sostenibilità, soste-

nuta anche dalle azioni di governo e, da

una normativa all’avanguardia su questi

temi: gli architetti credono nell’importanza

della progettazione sostenibile, dalla fase di

progetto alla fase esecutiva e alla sua capa-

cità di integrarsi con gli aspetti della soste-

nibilità sociale ed economica.

Anche la Svizzera vede da tempo gli architetti

impegnati per l’attuazione della sostenibilità

ambientale nella pratica della progettazione:

questa rappresenta una parte significativa del

loro approccio progettuale e lo influenza

anche dal punto di vista estetico. Allo stesso

modo, altri Paesi del nord Europa (Regno

Unito, Irlanda, Danimarca, Francia, Belgio,

Paesi Bassi) mostrano come la progettazione

sostenibile sia pienamente integrata nella

pratica professionale; mentre Paesi quali l’Ita-

lia, la Spagna e il Portogallo, così come alcuni

Paesi dell’Europa orientale (Ungheria, Roma-

nia e Bulgaria) evidenziano ancora come ci

siano incomprensioni e pregiudizi tra i profes-

sionisti soprattutto per quanto riguarda l’ap-

parente dicotomia tra estetica e sostenibilità.

Anche nei Paesi dell’America Latina (Cile, Bra-

sile e Messico) gli architetti, in genere, non

sono ancora molto consapevoli delle oppor-

tunità offerte dalla sostenibilità ambientale,

anche se alcune pratiche per la progettazione

sostenibile sono considerate come un input

creativo per l’architettura ed influenzano le

scelte e le strategie particolarmente nelle fasi

iniziali dello sviluppo del progetto.

Per gli architetti di Singapore, così come per

gli architetti australiani, le istanze relative

alla sostenibilità possono effettivamente

fornire una ispirazione creativa alla pratica

edilizia, al di là della regolamentazione, in

particolare nella fase centrale (schema di di-

segno) e finale (specifiche del prodotto) del

processo di progettazione: essi pongono

l’accento sull'analisi e l’applicazione dei

principi passivi di progettazione ambientale

e sugli aspetti di sostenibilità sociale (com-

prese le differenze culturali e religiose).

In termini di sviluppo educativo, risulta fon-

damentale che la progettazione sostenibile

e la progettazione architettonica non siano

considerate come entità separate, ma in

modo olistico: la progettazione sostenibile

non riguarda unicamente l’efficienza ener-

getica, ma è piuttosto un settore multidisci-

plinare, complesso ed in via di sviluppo, che

richiede competenze specifiche, e rappre-

senta un obbligo morale ed un'opportunità

per l'architettura ispirata.

In tutti i Paesi europei, i professionisti inter-

vistati, concordano nel fondamentale ruolo

che l’istruzione universitaria ha nella pro-

mozione dei valori della sostenibilità am-

bientale: essi evidenziano come i principi di

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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progettazione passiva, efficienza energe-

tica, riduzione delle emissioni nocive, l’uso

di fonti di energia rinnovabili, l’analisi e va-

lutazione ambientali, debbano essere co-

stantemente inseriti nei programmi di

istruzione, in modo che i laureati, iniziando

la pratica architettonica, posseggano le com-

petenze necessarie per rispondere alle aspet-

tative del mercato. Per passare con successo

alla pratica professionale, gli studenti di ar-

chitettura dovrebbero avere, inoltre, la cono-

scenza degli aspetti economici, dei costi e dei

periodi di recupero, avendo come punto di

riferimento l’accesso a precedenti dati affida-

bili, trasparenti e verificati.

Tale educazione dovrebbe, inoltre, proseguire

con continui aggiornamenti durante la pro-

fessione anche al fine di rispondere alle nuove

normative ed alle iniziative governative.

Gli architetti Ungheresi, sottolineano come

la progettazione ambientale sostenibile,

debba essere sempre inclusa nella forma-

zione degli architetti - a partire dalle primis-

sime fasi del programma di studi - e, nella

maggior parte dei casi, considerare tale ap-

proccio come fondamentale per la loro

etica progettuale. Di conseguenza, vi è la

necessità di una migliore divulgazione, di

informazioni precise a vari livelli, supportata

da ricerche appropriate, da esempi concreti

di buone pratiche, attraverso informazioni

più dettagliate sui materiali e sui prodotti,

e da una visione interdisciplinare che per-

metta la contaminazione di conoscenze tra

i diversi profili professionali.

Nonostante ciò, gli architetti Belgi e Italiani

non sembrano essere certi che gli istituti di

istruzione universitaria e gli organismi pro-

fessionali abbiano, attualmente, la capacità

necessaria per offrire una formazione com-

petente a livello post-professionale. Dello

stesso parere, risultano essere gli architetti

Canadesi.

Per quanto riguarda l’abilitazione professio-

nale, in generale, una formazione specifica

sui temi della progettazione ambientale e

la conoscenza documentata di pratiche so-

stenibili viene considerata nella maggior

parte dei Paesi un requisito fondamentale

da perseguire attraverso un aggiornamento

continuo e la formazione di esperti sotto la

responsabilità di istituzioni di architettura e

ordini professionali.

Come si vede dalla tabella di seguito, in al-

cuni Paesi come Canada e Stati Uniti

d’America, sebbene le tematiche ambientali

siano ormai percepite come il fulcro della

formazione professionale non sono al mo-

mento considerate obbligatorie per l’abili-

tazione. Allo stesso modo in alcuni Paesi

europei, come la Spagna e il Portogallo, pur

promuovendo il ruolo centrale delle organiz-

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zazioni professionali e dell’istruzione univer-

sitaria nel formare esperti in progettazione

sostenibile, tale requisito non viene conside-

rato obbligatorio per la pratica professionale.

Per quanto riguarda la concreta realizza-

zione di progetti ambientalmente sosteni-

bili vi sono una serie di ostacoli sotto due

principali aspetti:

• la carenza di informazioni

• l’aggiornamento della normativa

Dal punto di vista dell’informazione tutti i

professionisti concordano nell’evidenziare

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

LA PROGETTAzIONE AMBIENTALE COME REqUISITO PER L’ABILITAzIONE PROFESSIONALE

Obbligatorio Non Obbligatorio Attualmente

EUROPA

Regno Unito X si

Irlanda X si

Danimarca X si

Francia

Belgio X no

Paesi Bassi X no

Italia X no

Spagna X no

Portogallo X no

Ungheria X

Romania X

Bulgaria X

Svizzera X no

AMERICA

Stati Uniti X no

Canada X no

Messico X no

Brasile X no

Cile X no

AUSTRALIA X

SINGAPORE X no

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32

la scarsa diffusione di dati relativi agli

aspetti concreti della progettazione soste-

nibile e la mancanza di istruzione adeguata

del pubblico e degli investitori sull’impatto

ambientale, sociale, culturale ed economico

della sostenibilità: l'idea che le soluzioni so-

stenibili siano più costose, o che possano

essere una limitazione alla buona progetta-

zione, è ancora diffusa tra i committenti e

tra alcuni architetti ed è anche testimoniata

dalle richieste dei clienti che sono principal-

mente interessati alla riduzione dei costi di

investimento piuttosto che ai principi di so-

stenibilità ambientale.

Si richiede, quindi, uno sforzo aggiuntivo per

una migliore divulgazione di informazioni

precise a vari livelli: in particolare, una più

profonda conoscenza delle implicazioni eco-

nomiche, dei costi\benefici, entità degli inve-

stimenti e costi di gestione relativi alla

sostenibilità, potrebbero innescare un cam-

biamento di atteggiamento nei confronti del

risparmio a lungo termine, così come infor-

mazioni più dettagliate, anche in termini di

istruzione universitaria e professionale, su ef-

ficienza energetica, sistemi rinnovabili, prin-

cipi di design passivo, comfort per gli abitanti

e gestione ecologica delle risorse potrebbero

ulteriormente sostenere le pratiche esistenti.

Anche se le questioni finanziarie ed esteti-

che sono ancora fattori di primaria impor-

tanza per la maggior parte dei clienti, in

Francia, Belgio e Paesi Bassi quello verso

una progettazione sostenibile è un impe-

gno condiviso non solo dai professionisti,

ma anche dalla maggioranza dei clienti

pubblici e privati.

Anche in Paesi come il Canada, gli Stati Uniti

d’America e l’Australia, dove il pubblico è più

consapevole dei mandati di sostenibilità, si

auspica una migliore diffusione di informa-

zioni appriopriate per sensibilizzare l’opi-

nione pubblica non solo verso le esigenze di

riduzione delle emissioni di CO2 e l’etica am-

bientale/ecologica, ma anche circa le impli-

cazioni sociali, culturali ed economiche delle

pratiche sostenibili, al fine di aumentare la

disponibilità degli investitori pubblici e privati

e degli altri attori del mercato edilizio a spo-

stare l’attenzione dalle attuali regole guidate

dalla cultura del profitto verso la creazione di

forme sostenibili di progettazione che siano

al tempo stesso belle ed intelligenti.

Per avviare un radicale cambiamento nei

comportamenti e nelle aspettative sarebbe

necessario un quadro legislativo adeguato,

incentivi, norme e regolamenti, che pro-

muovano e facilitino il raggiungimento dei

molteplici vantaggi che il design sostenibile

può portare nei settori ambientale ed eco-

logico e economico e allo sviluppo culturale

della società.

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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33

In particolare, in Italia un quadro normativo

inadatto, frammentato ed altamente buro-

cratizzato, generato da una scarsa condivi-

sione, da parte del governo e del pubblico in

generale, dei temi della sostenibiltà e da una

visione settoriale che con difficoltà coglie la

stretta correlazione tra sostenibilità e am-

biente, società, economia e cultura, porta i

professionisti a mostrare una scarsa fiducia

nelle istituzioni e a richiedere maggiori incen-

tivi finanziari e investimenti nella ricerca.

Anche in Spagna, emerge una generale sfi-

ducia nella capacità delle istituzioni di creare

regolamenti e norme che sostengano attiva-

mente la progettazione ambientale.

Nei Paesi dell’Europa orientale, si presentano

medesimi problemi, in quanto i governi, a

causa di un quadro normativo spesso inade-

guato, non riescono a promuovere con coe-

renza l’applicazione effettiva dei principi

della sostenibilità: i professionisti intervistati

auspicano, al contrario, una migliore comu-

nicazione tra la professione di architetto ed

il governo per facilitare le decisioni politiche,

le norme più adeguate e colmare le diver-

genze tra interessi contrastanti.

Sotto questo aspetto, in un quadro euro-

peo abbastanza omogeneo, in cui i governi

stanno adeguando e aggiornando la nor-

mativa, anche sotto la pressione della Comu-

nità Europea, emergono alcuni Paesi

particolarmente all’avanguardia nella pro-

mozione di pratiche sostenibili, come la Ger-

mania, il Regno Unito e la Svizzera in cui le

norme attualmente vigenti, focalizzate prin-

cipalmente sull’efficienza energetica degli

edifici passivi, sembrano già sostenere suffi-

cientemente l’attuazione delle istanze am-

bientali nella pratica della progettazione.

Anche nei Paesi extra europei, come il Ca-

nada, gli Stati Uniti d’America, così come

nei Paesi dell’America Latina e in Australia,

emerge il ruolo chiave che le istituzioni go-

vernative (insieme con il mondo accade-

mico e il pubblico in generale) devono

svolgere nel promuovere e supportare le

pratiche sostenibili, considerando che, at-

tualmente, la regolamentazione spesso an-

cora non riesce a creare un quadro

adeguato per l’attuazione della sostenibilità

ambientale nella progettazione architetto-

nica. A Singapore, al contrario, una respon-

sabilità significativa è riconosciuta alle

istituzioni governative che sembrano già

fornire un quadro normativo sufficiente.

In sintesi, come prevedibile, in contesto eu-

ropeo ad una comunicazione diffusa e di

massa sui temi della sostenibilità e dell’ur-

genza ambientale non sempre corrispon-

dono azioni mirate e coordinate di

formazione utili alla creazione di compe-

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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34

tenze nel settore edilizio che si trova, ancora

troppo spesso, in condizione di non rispon-

dere in modo adeguato alla domanda di so-

stenibilità nella realizzazione di nuovi edifici

e nel recupero di quelli esistenti.

Note sulle fasi di svolgimento

del progetto EDUCATE:

attività pregresse e sviluppi futuri

I primi sei mesi della ricerca EDUCATE sono

stati dedicati all’esame approfondito del

ruolo svolto dalla Progettazione Ambientale

sia all’interno degli attuali curricula univer-

sitari (ordinamenti e manifesti) nei diversi

contesti europei ed extraeuropei, sia, con la

collaborazione degli Ordini Professionali,

nel mondo della professione.

L’obiettivo è stato quello di monitorare il li-

vello di integrazione/consapevolezza della

progettazione ambientale nell’ambito acca-

demico, osservando i programmi di studio

dei corsi di laurea in architettura e a livello

post-universitario e professionale, analiz-

zando i criteri di qualificazione, al fine di in-

dividuare un programma di studi che leghi

la sostenibilità agli altri aspetti tecnici, so-

ciali e architettonici della progettazione3.

Partendo dai risultati ottenuti, nei dodici

mesi successivi, sono stati individuati i prin-

cipi di un’Agenda per l’Insegnamento dell’Ar-

chitettura Sostenibile, utili alla definizione di

una struttura pedagogica di riferimento su

cui basare lo sviluppo di un curriculum pre e

post professionale per la formazione dell’ar-

chitetto che integri principi e pratiche di pro-

gettazione ambientale e di efficienza

energetica con il processo progettuale ai di-

versi dell’educazione dell’architetto.

Inoltre, sono state avviate una serie di inizia-

tive per promuovere lo scambio di conoscenze

tra il mondo dell'istruzione superiore e quello

professionale tra cui la realizzazione di new-

sletters cartacee ed elettroniche mensili con

notizie e continui aggiornamenti sugli sviluppi

di EDUCATE e la creazione di un Portale dedi-

cato Educate, http://www.educate-sustaina-

bility.eu/index.php, tramite il quale studenti,

docenti e professionisti vengono coinvolti in

eventi (seminari e convegni) e hanno accesso

a un vasto corpo di conoscenze tecniche e do-

cumenti scaricabili, potendo così condividere

esperienze, informazioni, risultati, metodolo-

gie e competenze sia professionali che didat-

tiche a vari livelli.

La terza fase del progetto, attualmente in

corso, è una fase di verifica da parte degli

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

3 Il risultato di questa prima fase è stato raccolto nei docu-menti: EDUCATE State of the Art of Environmental Sustai-nability Reports (Academic and Professional);EDUCATEFramework for Curriculum Development scaricabili al sitohttp://www.educate-sustainability.eu/downloads.php

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35

studenti, dei docenti e dei professionisti, sia

dei contenuti inseriti nella banca dati del Por-

tale di Educate sia della struttura pedagogica

di riferimento individuata precedentemente.

In questa fase, un Advisory Board, composto

da professionisti esterni e rappresentanti di

organismi professionali in tutta Europa, dovrà

formulare delle linee guida progettuali co-

muni in base alle quali svolgere un concorso

europeo tra studenti universitari, laureati,

post-laurea e professionisti degli istituti par-

tecipanti. Gli elaborati presentati al concorso

saranno giudicati da una giuria internazionale

di esperti, in modo da misurare la validità del

processo di apprendimento, nonché il valore

professionale dei risultati ottenuti.

I risultati fin qui conseguiti, consentiranno

ai membri del Consorzio di elaborare e pro-

porre dei principi generali e un quadro pe-

dagogico per l’insegnamento della

progettazione sostenibile che possa essere

adottato dalle scuole europee di architet-

tura e, con la collaborazione degli Ordini

Professionali dei Paesi partecipanti, dei cri-

teri omogenei di progettazione ambientale

per l’armonizzazione dei requisiti di qualifi-

cazione professionale a livello europeo.

Il Progetto Educate si concluderà nel

giugno 2012.

Gruppi di Lavoro EDUCATE

• Department of Architecture and Built

Environment, University of Nottingham,

UK (Coordinator):

Sergio Altomonte, Brian Ford, Peter

Rutherford, Robin Wilson, Mirentxu

Ulloa, Brian Logan, Markus Feisst.

• Environment & Energy Studies

Programme, Architectural Association

School of Architecture, London:

Simos Yannas, Paula Cadima,

Mili Kyropoulou, Alberto Moletto,

Jorge Rodríguez Álvarez.

• Architecture et Climat, Université

Catholique de Louvain, Belgium:

André De Herde, Magali Bodart, Olivier

Dartevelle, Arnaud Evrard, Sophie Trachte,

Coralie Cauwerts, Jade Deltour.

• Faculty of Architecture, Technical University

of Munich, Germany:

Dietrich Fink, Gerhard Hausladen,

Sebastian Massmann, Hana Riemer.

• DATA, Faculty of Architecture, University

of Rome La Sapienza, Italy:

Eliana Cangelli, Serena Baiani, Manuela

Cagliozzi, Patrizia Colletta, Blerina

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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Celniku, Lukia Fais.

• SAMA, Seminario de Arquitectura y

Medioambiente, Spain:

María López de Asiaín Alberich, Ana López

de Asiaín, Jaime López de Asiaín, Pilar

Pérez del Real, Asunción Salas Casas.

• Faculty of Architecture, Budapest

University of Technology and Economics,

Hungar:

Gabor Becker, Zsuzsanna Fulop, Sara

Horvath, Lajos Takacs, Csaba Szikra.

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AGENDA PER L’INSEGNAMENTO DELL’ARCHITETTURA SOSTENIBILE

37

L’Agenda per l’insegnamento dell’architet-

tura sostenibile del Progetto EDUCATE è stata

formulata in un Simposio organizzato nel

gennaio 2010 a Budapest presso la Budapest

University of Technology and Economics e la

Magyar Építész Kamara (Ordine degli Archi-

tetti ungheresi), accogliendo feedback da

parte di professionisti edili, accademici, stu-

denti di architettura e di rappresentanti degli

Ordini degli Architetti.

L’Agenda è stata concepita per elencare le

dieci priorità che gli istituti di istruzione uni-

versitaria devono prendere in considerazione

nello sviluppo dei piani di studio, per favorire

la corretta attuazione della sostenibilità am-

bientale ad ogni livello di sviluppo verso la

pratica professionale.

Un'educazione sostenibile in architettura

deve favorire le conoscenze e le compe-

tenze nella progettazione ambientale volte

a raggiungere il comfort, il benessere e l’ef-

ficienza energetica e ambientale negli edi-

fici - nuovi ed esistenti. Questo obiettivo

deve essere promosso in tutte le fasi della

formazione dei professionisti dell'edilizia

adottando i seguenti principi:

• La progettazione ambientale sostenibile

deve essere vista come una priorità nella

formazione dei professionisti dell’edilizia a

partire dall'inizio dei loro studi.

• Le istituzioni accademiche, gli studenti e

le organizzazioni professionali devono es-

sere tutte impegnate verso questa priorità

educativa.

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38

• L’educazione ambientale sostenibile deve

entusiasmare e ispirare gli studenti al rigore

e alla creatività nell’affrontare le sfide della

progettazione contemporanea.

• Gli educatori dovrebbero cercare di pro-

muovere tale entusiasmo, attraverso l'ap-

prendimento empirico diretto, utilizzando

adeguate metodologie, strumenti e tecni-

che basati sul metodo “learning by doing”.

• L’educazione ambientale sostenibile deve

incoraggiare la consapevolezza critica, le re-

sponsabilità e la riflessione verso le nume-

rose interdipendenze all'interno del processo

di progettazione.

• La pedagogia deve sostenere l’indagine

scientifica tra le varie parti coinvolte ed i

professionisti.

• Devono essere dedicate a questo processo

adeguate attività di ricerca, risorse umane,

finanziarie e di tempo.

• Gli educatori e i professionisti devono con-

tinuamente implementare la base di cono-

scenze relative alla progettazione ambientale

sostenibile attraverso un modello esemplare

di ricerca e di pratica architettonica.

• Questa base di conoscenze deve essere

diffusa in modo che sia facilmente accessi-

bile a studenti, insegnanti, professionisti e

al pubblico.

• Una formazione che voglia raggiungere

dei risultati deve avere il pieno appoggio

degli organismi di riconoscimento e regola-

mentazione.

EDUCATE - Environmental Design in University Curricula and Architectural Training in Europe

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PARTE 2“Energy technology,sostenibilità e architettura”a cura di Cresme Ricerche Spa

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41

La forza della crisi che ha colpito il settore

delle costruzioni nel triennio 2008-2010 e

allo stesso tempo la forza della crescita pro-

duttiva che aveva visto il settore delle co-

struzioni toccare livelli di produzione

massimi nella storia del nostro Paese dal se-

condo dopoguerra, determinano una con-

dizione di fondo che potrebbe essere

strutturale nei prossimi anni.

I numeri sono ormai chiari.

Nel complesso delle costruzioni le previsioni

del CRESME, in quantità, parlano di una

flessione iniziata già nel 2007 e proseguita

sino al 2010 (ma non ancora terminata nel

2011) che vale il 17% del mercato del 2006.

Nella valutazione di questo scenario conterà

molto la partita dell’invenduto. Prodotto rea-

lizzato e presente nel quadro degli investi-

menti ma che sappiamo presenta difficoltà

di vendita.

Si stima in almeno 250.000 le abitazioni a

tutt’oggi invendute nel paese.

250.000 sono gli occupati che hanno perso

il lavoro negli ultimi due anni.

Analizzando la dinamica di lungo periodo

degli investimenti in costruzioni elaborato dal

CRESME (Grafico 1) si mostra con evidenza da

un lato la dinamica della crisi e la riduzione

dei potenziali di mercato tra 2006 e 2010. Per

grandi linee si perde il 20% del mercato.

Va detto che con il 2011 le criticità del mer-

cato non sono risolte. Anche i segnali di ri-

presa che avevano caratterizzato il mercato

immobiliare nei primi sei mesi del 2010,

nella seconda parte dell’anno sono tornati

negativi. Nelle opere pubbliche il quadro

tracciato dal Ministero dell’Economia, per

tenere i conti sotto controllo e ridurre il de-

bito, è quanto meno critico. Inoltre le di-

mensioni dell’invenduto e la durata del

periodo di smaltimento delle scorte sono

una variabile che può determinare un peg-

gioramento dello scenario previsionale del

CRESME rispetto alle stime qui presentate.

In questa situazione difficile, in cui il mer-

cato della nuova produzione residenziale ha

perso il 40% del valore 2006, l’edilizia non

residenziale è sotto i minimi di produzione

degli anni 92-94, le opere pubbliche per-

dono il 17% del valore 2005, il mercato

Capitolo 1I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia:innovare o sopravvivere?

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I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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delle costruzioni e quello della progetta-

zione si vanno riconfigurando, nel passag-

gio dal sesto a l settimo ciclo edilizio dal

secondo dopoguerra.

Due cose vanno subito dette: la prima è che,

nelle analisi previsionali del CRESME, la con-

vinzione maggiore sta proprio nel passaggio

da una fase di prevalente nuova costruzione

42

5 anni 2 anni 4 anni 6 anni 12 anni

Grafico 1. IN ATTESA DELLA NUOVA STIMA Serie ciclica degli investimenti in costruzioni dal 1951 al 2014*

Fonte: elaborazioni e stime CRESME*La serie storica degli investimenti prima del 1982 è ricostruita a partire dalla serie ISTAT. Dal 1982 i dati del CRESME si discostano da quelli di Contabilità Nazionale. La curva tratteggiata dell’ISTAT rappresenta i dati sugli investimenti oggetto di revisione nel 2005, quella tratteggiata i dati pre-revisione

160

140

120

100

80

60

40

20

0

14 anni

1° ciclo

15 anni

2° ciclo

7 anni

3° ciclo

5 anni

4° ciclo

8 anni

5° ciclo

9 anni

6° ciclo

16 anni?

serie ISTAT

ricostruzione restrospettiva CRESME

serie CRESME

serie ISTAT post-revisione

51 54 57 60 63 66 69 72 7552 55 58 61 64 67 70 73 7653 56 59 62 65 68 71 74 77 79 82 85 88 91 94 9780 83 86 89 92 95 9878 81 84 87 90 93 96 99 00 03 06 09 1201 04 07 10 1302 05 08 11 14

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43

(come quella del sesto edilizio) ad una fase

in cui sarà prevalente e crescente, la trasfor-

mazione e riqualificazione del patrimonio esi-

stente, di piccola, di media e di grande scala.

In sintesi potremmo dire che il prossimo

ciclo edilizio somiglierà di più al quinto ciclo

edilizio, quello della riqualificazione e della

trasformazione, più che al sesto delle nuove

costruzioni residenziali e della spesa in

grandi opere pubbliche.

Un sesto ciclo edilizio che ha avuto diverse

caratteristiche simili, per molti aspetti, a

quelle del primo ciclo edilizio, quello degli

anni ’50 e ’60 (per durata, per il fatto che

sono state investite le aree economiche più

dinamiche del paese e perchè si sono realiz-

zate molte nuove costruzioni).

La seconda è che la selezione all’interno

dell’offerta e la riconfigurazione del mer-

cato sono fattori con i quali ci stiamo già

confrontando.

Il mercato delle costruzioni sta già cam-

biando. Le cose sono già cambiate. Per de-

scrivere il cambiamento la prima cosa da fare

è quella di segmentare il complesso e difficile

mercato delle costruzioni.

I cambiamenti sono molteplici, segmenti,

nicchie, sono i veri elementi di una descri-

zione puntuale, ma un quadro interpreta-

tivo di sintesi richiede anche il coraggio

della “grana grossa”.

Così l’approccio interpretativo che sugge-

riamo si basa sulla segmentazione del mer-

cato delle costruzioni in cinque grandi aree.

Non sono aree classiche (comparti di attività,

tipologie dimensionali delle opere, tipologia

di finanziamento, ecc.), sono aree che fanno

riferimento a quelli che potremmo definire

“modelli di offerta/domanda”. Aree strategi-

che, aree di mercato obiettivo, fasce larghe

di domanda/offerta obiettivo.

Area 1)

Il mercato del costruire tradizionale

Qualsiasi trasformazione o cambiamento

anche eccezionale non è in grado di cancel-

lare un “saper fare” costruito nel “tempo

lungo” che diviene tradizione. Il mercato tra-

dizionale è quello che porta a continuare a

fare quello che si è sempre fatto.

Interessa i comportamenti degli attori della fi-

liera e interessa i comportamenti della do-

manda. Certo a ben vedere il “saper fare”

della tradizione si è man mano, da un lato

‘banalizzato perdendo qualità, dall’altro mo-

dificandosi attraverso norme e “modi” che

nel tempo sono andate modificandosi.

Certo sono molte le analisi che ci dicono

che il settore delle costruzioni è ‘conserva-

tore. Che innova poco: non solo nei pro-

dotti, ma anche nei modelli di offerta.

Soprattutto nelle nuove costruzioni.

I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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In fondo si costruisce dai romani in poi, sem-

pre allo stesso modo. (“La stragrande mag-

gioranza dei romani - scrive recentemente

F.M. Butera - viveva nelle insulae, palazzoni

alti fino a 7-8 piani che crescevano come

funghi addossati l’uno all’altro… Le insulae

erano proprietà di imprenditori senza scru-

poli, ed erano divise in mini appartamenti

(cenacula) spesso costituiti da una sola

stanza”1).

Una parte sempre maggiore di queste case

saranno costruite con modalità diverse da

quelle di prima. Non entreranno più nel mer-

cato tradizionale, ma nell’area 2 del “low

cost” e nell’area 3 “dell’innovazione” (nuovi

regolamenti edilizi, energy technology).

Ci sarà poi concorrenza tra mercati tradizio-

nali: una parte del mercato residenziale di

nuova costruzione troverà impulso nell’av-

vio del Piano Casa 2: gli ampliamenti tradi-

zionali dell’edilizia monobifamiliare del

nostro Paese ridurranno la domanda abita-

tiva di nuova costruzione per una fase non

piccola del prossimi ciclo edilizio.

La promozione immobiliare familiare locale

toglierà una fetta di domanda alla promo-

zione immobiliare di impresa.

Mercato tradizionale è anche l’opera pub-

blica di sola esecuzione.

Bando di gara, massimo ribasso e esecu-

zione con varianti in corso d’opera. Anche

questo mercato si è già ridotto. Molti meno

bandi di prima, molte più opere in Partena-

riato Pubblico - Privato e Facility Manage-

ment e comunque attraverso modalità che

richiedono capacità diverse. Ormai le im-

prese o i consorzi più avveduti del mercato

delle opere pubbliche del nostro Paese, seg-

TRADIZIONALE

RIQUALIFICAZIONETRASFORMAZIONEINNOVAZIONE

LOW COST ESTEROCOSTRUzIONI

NUOVA qUALITA’

Schema 1. La segmentazione del mercato delle costruzioni

Fonte: CRESME

Il mercato trazionale non scompare nel

prossimo ciclo edilizio. Ma certo si riduce. È

un mercato fatto di molta edilizia residen-

ziale. Sappiamo che nel prossimo ciclo edili-

zio si costruiranno sempre nuove case, ma

molte meno di quante ne sono state co-

struite nei primi dieci anni 2000. Abbiamo

costruito anche 350.000 abitazioni all’anno;

ne costruiremo tra 150.000 e 200.000. 1 F. M. Butera, Dalla caverna alla casa ecologica, EdizioniAmbiente, Città di Castello 2008.

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mentano il mercato dei bandi delle opere

pubbliche in cinque tipologie: i “bandi per

il mercato tradizionale, i bandi per la fi-

nanza strutturata, i bandi per i general con-

tractor, i bandi per la gestione dei servizi, i

bandi per le concessioni di servizio”.

Nella nostra classificazione il mercato delle

opere pubbliche è così segmentato: il mer-

cato del Partenariato Pubblico e Privato, il

mercato dell’Appalto Integrato, il mercato

del Leasing in costruendo, il mercato della

manutenzione e gestione, il mercato della

sola esecuzione, il mercato del facility ma-

nagement. Certo, dal prossimo ciclo edili-

zio, non scomparirà l’appalto di sola

esecuzione ma si continuerà a ridurre il suo

peso sul mercato delle opere pubbliche.

In sostanza chi sa stare solo nei mercati tradi-

zionali, vedrà il proprio spazio di mercato

sempre più ridursi.

Area 2)

Low cost

Le dinamiche economiche, le caratteristiche

della crisi, i flussi di immigrazione da sud a

nord e dai Paesi in via di sviluppo a quelli

avanzati portano in primo piano componenti

della domanda debole che vanno crescendo

e ai quali deve essere data risposta attraverso

forme di offerta a costo contenuto.

L’evoluzione dei modelli realizzativi e lo svi-

luppo di processi innovativi che guardano al

low cost, rappresentano certamente uno sce-

nario di crescita nel mercato dei prossimi anni.

Gli elementi che descrivono questa crescita

sono molteplici, le fasce di povertà censite dal-

l’ISTAT (“famiglie povere”, “abbastanza po-

vere”, “appena povere”), gli immigrati che

certo esprimono una domanda a costo con-

tenuto e ancora i giovani penalizzati dalla crisi.

Una elaborazione sulle dinamiche del red-

dito degli italiani sulla base della fascia

d’età della popolazione negli anni 2000 è

sorprendente e descrive forse nel modo mi-

gliore l’importanza di un nuovo modello di

offerta edilizia.

La crisi colpisce le fasce più giovani tra i per-

cettori di reddito: la fascia sotto i 44 anni e

poi quella tra i 44 e i 54 anni.

In sostanza il reddito è continuato a crescere

per le fasce più vecchie dei percettori di red-

dito, i quali rimangono in crescita anche nella

fase più difficile del mercato.

La risposta alla domanda di low cost può

avvenire in cinque modi:

• una riduzione della qualità, e quindi uno

sviluppo del mercato sommerso e di pro-

dotto scadente (il peggior mercato tradizio-

nale), che trova una parte di risposta

nell’abusivismo;

• nell’autocostruzione, che può essere, come

alcune esperienze di comunità dimostrano,

I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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una risposta interessante al costo della casa;

• il ritorno di ruolo dell’edilizia sovvenzionata;

una nuova forma di integrazione d’offerta

tra soggetti pubblici e privati che ridisegna il

modello di edilizia sociale (il mondo dei Fondi

Immobiliari, della Cassa Depositi e Prestiti e

delle Fondazioni bancarie, descritto in altra

parte della congiunturale);

• una riprogettazione del processo e dei

modelli costruttivi tradizionali che trasfor-

mino il cantiere in qualcosa di più simile ad

un luogo di montaggio e industrializzato

(leggero) di quanto non sia stato fatto nel

passato. L’evoluzione della casa low cost, o

meglio di limited profit è uno dei temi del

prossimo ciclo edilizio.

Area 3)

Riqualificazione e trasformazione

Il settimo ciclo edilizio sarà caratterizzato da

un peso maggiore della riqualificazione e

della trasformazione del patrimonio esistente.

La riduzione della domanda primaria di

nuove abitazione tenderà a ridmensionare

una quota di mercato immobiliare. Il tema

della vivibilità e della qualità edilizia e degli

insediamenti saranno di nuovo al centro

della riflessione.

Un modello che assomiglia a quello degli

anni ’80 quando le città non crescevano più,

ma prevalentemente si tasformavano.

Riqualificazione, ‘rottamazionè, demolizione

e ricostruzione, aree dismesse, beni dema-

niali, periferie, riqualificazione energetica del

patrimonio esistente, micro riqualificazione

sono ambiti di mercato che caratterizze-

ranno, in crescita, il prossimo ciclo edilizio.

Del resto basterà pensare al fatto che il

primo atto della riforma federalista dello

Stato è quello del “federalismi demaniali”

per capire che nella trasformazione sta una

parte del mercato del prossimo ciclo edili-

zio. Una nuova stagione di riflessione sul

tema della riqualificazione e della trasfro-

mazione del patrimonio esistente è certo

uno dei driver del mercato dei prossimi

anni. Così come il tema della manutenzione

del territorio e l’adeguamento del patrimo-

nio edilizio, privato e pubblico, ai rischi si-

smici da un lato e idrogeologici dall’altro

sono ambiti di mercato, date le caratteristi-

che edilizie del nostro paese (abbiamo co-

struito non sempre bene, dappertutto, e

spesso non seguendo normative antisismi-

che e non tenendo conto dei consumi ener-

getici). Con l’abbandono delle politiche di

manutenzione del territorio e i mutamenti

climatici, questa area di mercato è destinata

a crescere nei prossimi anni.

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Area 4)

La crescita del mercato estero

e della capacità di presenza

sui mercati internazionali

Lo scenario economico della crisi soprat-

tutto della fase di ripresa, hanno eviden-

ziato una domanda mondiale di costruzioni

eccezionale. La crescita economica e i pro-

cessi di integrazione di queste aree forte-

mente dinamiche si traducono infatti in

processi di urbanizzazione, industrializza-

zione, infrastrutturazione e riqualificazione

che investono direttamente la domanda

mondiale di costruzioni.

Sono state una componente importante del

primo decennio degli anni 2000, saranno

una domanda importante del prossimo

ciclo edilizio.

Le imprese di costruzioni e le società di inge-

gneria italiane, di maggiore dimensione, ma

ora anche di media dimensione hanno com-

preso le opportunità del mercato estero. Si

tratta però di un fenomeno che interessa un

numero limitato di attori e che vede anche

I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

Grafico 2. Reddito equivalente per classe di età: valori medi a prezzi 2008Numeri indice 1993=100

Fonte: Banca d’Italia

Fra 55 e 64

Oltre 65

Fra 45 E 54

Fino a 44

130

125

120

115

110

105

100

95

90

1993 1995 1998 2000 2002 2004 2006 2008

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protagonisti importanti del nostro paese che

faticano a comprendere l’importanza di que-

sti mercati anche a noi vicini.

Negli anni ’60 le imprese italiane erano lea-

der del mercato mondiale delle costruzioni.

Negli anni ’90 erano veramente poche le im-

prese che operavano nel contesto mondiale.

La presenza italiana all’estero sta crescendo.

È un segnale, non ancora completo, ma im-

portante, di capacità di azione e compren-

sione di uno dei fattori innovativi del mercato

che richiede come le altre aree di questo sce-

nario una riflessione sui modelli di offerta e

di organizzazione d’impresa. La progetta-

zione della presenza o meno sui mercati in-

ternazionali per le imprese italiane medie e

medio piccole strutturate e specializzate è

una delle decisioni strategiche da prendere

in termini di diversificazione e di opportunità.

Area 5)

Innovazione

L’area più importante è quella che riguarda il

processo di innovazione del mercato. Si tratta

di un percorso di radicale cambiamento nei

contenuti del mercato che è già iniziato.

È un processo guidato dalle dinamiche di

globalizzazione, evoluzione tecnologica e

dalla questione energetico-ambientale.

Guardando avanti, si può sostenere che l’in-

novazione e l’eccellenza possano già oggi

caratterizzare le azioni delle imprese o dei

progettisti più dinamici in modo che le stra-

tegie di sviluppo siano adeguate ai mutati

scenari di mercato.

Si possono anche individuare i principali

temi della riflessione: l’innovazione tecno-

logica che incide sui progetti, sul cantiere,

sull’organizzazione di impresa; sui prodotti,

sull’ingegnerizzazione e l’ottimizzazione del

processo edile; il partenariato pubblico e

privato e l’integrazione tra risorse pubbli-

che e private; tra servizi e costruzioni, tra

costruzione e gestione e lo sviluppo della

disciplina del facility management;

e “l’energy technology“ e la crescita della

questione ambientale e del risparmio ener-

getico, vero driver di un eccezionale mer-

cato di “ricostruzione”.

L’innovazione tecnologica e di processo farà

sempre più la differenza in termini di qualità,

prestazioni, sostenibilità, tempi e costi e

quindi di competitività delle aziende. Basti

pensare come il settore delle costruzioni, nei

prodotti e negli strumenti sarà influenzato

dalle innovazioni delle biotecnologie, della

robotica, delle nanotecnologie e dell’infor-

matica (GRIN). I grandi gruppi o le grandi ag-

gregazioni di imprese potranno costruire un

vantaggio competitivo sulla conoscenza.

Ma, come l’esperienza insegna, il processo

di innovazione tecnologica, in particolare

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nell’epoca attuale, può essere perseguito

anche da imprese medie e piccole. Il pro-

blema di fondo è quello della capacità di

conoscere e poi di ridefinire il processo or-

ganizzativo, il modello di offerta e il pro-

dotto offerto.

L’edilizia verde, potrebbe sembrare un ossi-

moro, in un storia di contrasto tra edilizia e

ambiente, ma il ripensamento del prodotto

edilizio in termini di risparmio e produzione

energetica è una delle principali caratteri-

stiche che orienteranno il mercato nei pros-

simi anni.

Il “Green Building” si sta affermando sul-

l’onda di una crescente sensibilità dei clienti

e dei legislatori, specialmente per gli aspetti

legati al risparmio energetico. Il “Green

Building” sembrerebbe costituire un settore

di specializzazione accessibile anche per le

piccole e medie imprese, capaci di svilup-

pare una expertise di punta sulle nuove tec-

nologie da applicare ai piccoli progetti di

costruzione e ristrutturazione.

La strada è avviata: lo dicono le indagini di

mercato. Del resto: chi vorrebbe oggi com-

prare una auto euro 0? O euro 3? Il nodo,

come vedremo sta nella capacità di gestire

la conoscenza.

SCHEDA 1.

Innovazione informatica e costruzioni

Sul piano dell’innovazione informatica e sul

settore delle costruzioni è bene spendere

qualche parola in più, guardano anche un

pò all’estero.

Secondo un recente studio promosso dal

NIST (National Institute of Standards and Te-

chnology) statunitense, in collaborazione

con l’AIA (American Institute of Architect), il

settore delle costruzioni sta per essere dram-

maticamente trasformato dallo sviluppo e

dalla diffusione delle tecnologie dell’infor-

mazione in tre distinti e connessi ambiti di

intervento: l’intercooperazione tra tutti gli

attori dell’industria delle costruzioni (archi-

tetti, ingegneri, costruttori e produttori); l’in-

teroperabilità dei modelli a supporto del

miglioramento dei processi e dei sistemi di

progettazione, gestione e manutenzione

degli immobili; la diffusione di modelli infor-

mativi per la costruzione, i cosiddetti BIM

(building information modeling).

Negli Stati Uniti sempre più il concetto di In-

tegrated Project Delivery (IPD) si sta diffon-

dendo tra i diversi operatori dell’industria delle

costruzioni. Si tratta dell’integrazione tra per-

sone, sistemi e affari in un processo di coordi-

namento di tutti i partecipanti alla

I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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realizzazione dei manufatti per ottimizzare i

risultati, incrementare il valore per i proprie-

tari, ridurre i rifiuti, massimizzare l’efficienza e

la sostenibilità in tutte le fasi di progettazione,

fabbricazione, costruzione e manutenzione.

Se l’IPD è l’obiettivo, il BIM è la tecnologia.

Si ritiene che sia proprio l’affermarzione e la

maturazione delle tecnologie informatiche

riconducibili alla definizione di BIM - Building

Information Modeling - l’agente del cambia-

mento del modello di business del settore

delle costruzioni nei prossimi anni.

Il BIM è il sistema informatico che consente

l’integrazione continua tra il progetto archi-

tettonico, strutturale e degli impianti, la

fabbricazione dei prodotti, l’assemblaggio

degli stessi nel cantiere e fuori del cantiere

e la realizzazione finita. Tale “disruptive te-

chnology”, si ritiene consentirà un vero

cambio di paradigma nel modello di busi-

ness del settore delle costruzioni, modifi-

cando ruoli, tempi, rischi e profitti tra i

diversi attori.

L’attuale modello di comportamento nel-

l’industria delle costruzioni vede coinvolti

molti soggetti, alcuni durante le operazioni

di costruzione e manutenzione e gestione,

altri in quelle di rinnovo e demolizione.

Altri non partecipano operativamente alla co-

struzione come i progettisti, le autorità com-

petenti per il rilascio delle autorizzazioni, i re-

sidenti e le aziende utilizzatrici ma comunque

hanno un ruolo determinante.

L’industria delle costruzioni coinvolge un

complesso network di stakeholders e forni-

tori di materie e servizi che hanno necessità

di comunicare tra di loro lungo tutta la du-

rata di un progetto di costruzione.

È un sistema complesso di informazioni e

dati che i diversi soggetti devono scambiarsi,

dando luogo a grandi problemi di comunica-

zione che spesso si riflettono in costi non ne-

cessari, tempi ritardati, scarsa produttività del

lavoro nel settore.

Il BIM consente invece di semplificare la co-

municazione, consente la creazione di un

ambiente informatico collaborativo, inte-

grato e aperto ad altri sistemi informativi.

Ciò avviene attraverso la condivisione e l’in-

tegrazione informatica di software 3D object

oriented (es. Autodesk Revit o Bentley Micro-

station), di engineering analysis software (es.

Risa 3D o Tekla Structure), di software per il

rendering (es. 3D Studio Max) di coordina-

tion software (es. Navisworks) di estimating

software (Timberline o Graphisoft Construc-

tor) di middleware (Innovaya o Avatech

Earth Connector) di detailing software (es

Xsteel o SDS/2).

Un contenitore informatico, quindi, in

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grado di immagazzinare tutte le informa-

zioni sul progetto architettonico, sulle spe-

cifiche dei prodotti impiegati, sulla

logistica, sulle sequenze dei lavori da realiz-

zare per la costruzione e sui costi relativi

alla costruzione e alla gestione e manuten-

zione del manufatto.

Al modello in 3D con il quale si visualizzano

i rendering, viene aggiunto il tempo relativo

alla sequenza delle attività di costruzione

collegato a uno o più database e sistemi

che integrano utilmente quantità, geome-

trie e sequenze arrivando in tal modo a 4D

e con l’introduzione dei costi dei relativi

beni e servizi si ottiene anche la 5D.

In futuro si ritiene che con l’applicazione re-

lativa alla funzione “acquisti” si possa otte-

nere la 6D e la 7D con la connessione con

l’applicativo della gestione operativa.

Il BIM utilizza dei veri e propri elementi co-

struttivi nella fase di progettazione, e non

di segni geometrici come nel CAD, ma di

veri e propri oggetti (parete, sanitari, tuba-

zioni, impianti, ecc..), i quali, in linguaggio

informatico, sono considerati dei piccoli

programmi che hanno la capacità di accet-

tare degli input e di fornire degli output.

Per esempio: di fronte ad una sollecitazione

sismica come input, l’oggetto può fornire

come output la deformazione del mate-

riale, in questo caso tali funzionalità con-

sentono ad un ingegnere di simulare le pre-

stazioni dell’edificio mentre viene svilup-

pato il progetto, in modo che possa fornire

rapidamente l’autorizzazione per la scelta

progettuale.

Alla stessa stregua, l’oggetto scelto in fase

progettuale, ad esempio un determinato si-

stema di riscaldamento e di raffredda-

mento, porta con se tutti gli elementi

prestazionali, funzionali, di costo di acqui-

sto e di posa in opera, nonché tutte le ne-

cessità di manutenzione periodica fornite

dal produttore, che consentono di conoscere

in tempo reale l’impatto sulle variabili archi-

tettoniche, costruttive, economiche e manu-

tentive dovute alla scelta di quel particolare

componente. Tale continuità delle informa-

zioni consente di prevenire molte inefficienze

dovute al passaggio dalla virtualità proget-

tuale alla realtà del cantiere.

Il BIM, in modo efficace e rapido è in grado

di simulare l’impatto delle varianti di pro-

getto su tutti gli elementi chiave del progetto

interessati, da quelli architettonici a quelli

manutentivi; consente di testare “ex ante” il

concept del progetto con le diverse informa-

zioni di tipo urbanistico, geologico, ammini-

strativo, di mercato derivanti da database

precostituiti; aiuta a scoprire e a risolvere i

conflitti costruttivi già nella fase di progetta-

I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

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zione (evitando di scoprirli successivamente

in cantiere con gli operai presenti e i materiali

a terra); individua fin dalla fase di progetta-

zione tutti i costi relativi al progetto da rea-

lizzare, compresi quelli manutentivi.

I principali benefici provenienti dall’utilizzo

della tecnologia BIM si possono riscontrare

nella comunicazione senza fine tra i diversi

soggetti partecipanti; la visualizzazione che

consente di comprendere immediatamente

e migliorare i tempi e i modi relativi alla de-

cisione da parte dei clienti; il controllo auto-

matico dell’adempimento delle normative;

l’analisi rapida degli effetti progettuali sul-

l’efficienza energetica; il calcolo dei costi di

costruzione, gestione e manutenzione ad

ogni variazione effettuata in sede proget-

tuale; la verifica di disallineamenti ed errori

fin dalla fase di progettazione evitandone il

riscontro sul cantiere, la facilità e semplicità

nelle decisioni di rinnovo e demolizione.

È da sottolineare che, ormai molti sono gli

esempi europei e statunitensi nei quali si è

usata la tecnologia BIM per la progettazione

e realizzazione di immobili, cambiando in

modo incredibile il project flow dell’opera eli-

minando gli improduttivi e costosi passaggi

di mano delle informazioni (handoffs) tra i di-

versi coautori dell’opera, come è evidente nel

grafico seguente.

Fonte: elaborazione CRESME su Handbook “Standards and innovation in construction” Stand Inn EuropeanCommission Directorate - Generale for Enterprise Industry Part II Chap. 3 BIM, IFC and buildingSMART - brin-ging it all togheter

Filiera delle costruzioni e BIM

BIM

CLIENTI

COSTRUTTORI ARCHITETTI

PRODUTTORIMATERIALI IMPIANTI

INGEGNERISTRUTTURISTI

IMPIANTISTI

FACILITYMANAGER

ESTIMATORI DEI COSTI

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I driver del cambiamento del settimo ciclo edilizio in Italia: innovare o sopravvivere? | capitolo 1

Fonte: elaborazione CRESME su Handbook “Standards and innovation in construction” Stand Inn EuropeanCommission Directorate - Generale for Enterprise Industry Part II Chap. 3 BIM, IFC and building SMART -bringing it all togheter.

Le potenzialità di u tilizzo del BIM

BIM

Regolamenti e Normeurbanistiche, costrut tive,

salute e sicurezza, progettuali

Conoscenza internadata base aziendalidata base esterni

Descrizioni Funzionalifunzioni, calcoli, fabbisogni, ecc.

Riutilizzo, demolizione, ristrutturazione, rinnovi

Facility Mgmtlocazione, uso, manutenzione

BIM softwarearchitettura, struttura, impianti

Virtual reality modelling language(VRML), Visualizzazione 3D

Simulazioni, comfort, aria, riscaldamento, ciclo di vita

costi, rumore, isolamento, fuoco,impatto ambientale,

consumi energetici e acqua

Stima costi,descrizione e stima costi,

database prodotti, database prezzi

4DSequenze e pianificazione

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SVILUPPO

STABILITA’

SOPRAVVIVENzA

Capitolo 2 Riconfigurare l’offerta di know-how

55

L’eccezionale caduta del mercato, la fine di

un ciclo e l’avvio di un altro che ha come

base di partenza, da un lato, il ridimensiona-

mento dei potenziali di mercato e, dall’altro,

un importante processo di riconfigurazione

della domanda e dell’offerta (“non tutti ce

la faranno”) accellereranno i processi di ri-

strutturazione e di ridisegno strategico degli

attori della filiera delle costruzioni e in parti-

colare dei progettisti.

In sostanza va detto che “la crisi”, il “rischio

di sopravvivenza”, presuppone che prenda

piede un nuovo modello di offerta.

Del resto “crisi” è cambiamento: viene dal

greco “krino”: separare.

La crisi è un “crinale”, la crisi è un momento

di nuove scelte.

Il rapporto tra identità e innovazione è il

tema centrale del passaggio che oggi la

progettazione e il settore delle costruzioni

devono maturare.

È il momento per un salto di scala nel know-

how, nella conoscenza, nell’uso delle tecno-

logie, nel disegno del modello di offerta.

Si potrebbe dire che è il momento della pro-

gettazione ammesso che sappia cogliere il

nuovo, lo sappia proporre e riesca a guidare

il mercato.

Ma come la progettazione italiana di pic-

cola impresa possa competere, su scala na-

zionale e internazionale, sul piano

dell’innovazione è un nodo da affrontare.

Se guardiamo al resto della nostra econo-

mia, vediamo come nel corso degli anni

2000 le PMI italiane hanno imboccato,Fonte: traduzione CRESME da Barret, Sexton e LeeInnovation in Small Construction Firm - 2008

Figura 1. Gerarchia dei driver motivazionali per l’innovazione

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anche con successo, la strada del riposizio-

namento sulla fascia media del mercato in

termini di prodotto.

Ma la crisi è intervenuta con forza sui mec-

canismi di filiera penalizzando le figure più

deboli. Vi sono quindi azioni di emergenza

- legate al sopravvivere - e altre di strategia.

Come il sistema di PMI sia in grado di avviare

un processo di riconfigurazione di offerta

basata sull’innovazione è una delle questioni

di fondo della fase attuale.

Una questione che investe l’aspetto econo-

mico (capacità di investimento) e quello cul-

turale (conoscenza).

Basti pensare a come il sistema di PMI si rela-

ziona con le tematiche innovative di scenario

delle biotecnologie, della robotica, delle na-

notecnologie e dell’informatica (GRIN). Op-

pure come il sistema di PMI si relazione alle

grandi opportunità di crescita della domanda

che vengono dalle economie emergenti.

Su questo piano, visto che è difficile pen-

sare che le PMI possano essere il motore

guida del processo di innovazione (tecnolo-

gica, geografica), il vero salto di opportu-

nità si può ottenere “dando forma

organizzata alla flessibilità di filiera” che ha

caratterizzato l’economia italiana di questi

anni, basandoci sulla spinta alla creazione di

Fonte: CRESME

Figura 2. Ridisegnare l’impresa

CENTRALITA’ DI UNA MAPPASTRATEGICA

RIDURRE E RICONFIGURARE

COME RIDURRE - AUMENTAREL’EFFICIENZA

DEFINIRE IL MERCATO

TECNOLOGIAINNOVAZIONE

SERVIZI

RIDISEGNARE L’OFFERTA

Qualità gestionale

“Intensità”- squadra

Misure e modelliPosizionarsi

Selezionare

Cogliere LE ONDE

Consulenza

Accompagnamento

Post-opera

Integrazione

Finanza/Credito

Alleanze

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nuove filiere di conoscenza. Per alcuni si

tratta di una evoluzione tipologica e tecnica

del modello di distretto che caratterizza il mo-

dello italiano nel contesto internazionale.

Entriamo così nel secondo aspetto della rifles-

sione: dalle economie di scala a quelle di

“esperienza”.

In sostanza si tratta di passare dall’economia

di scopo che ha caratterizzato gli anni ’70 e

’80 e parte degli anni ’90, basata su progetti

e sul la scomposizione dei cicli produttivi

dall’alto, allo sviluppo di nuove forme di

“economia di esperienza” o, meglio di cono-

scenza e capacità più orizzontali.

Si potrebbe dire che si dovrebbe passare da

una rete gerarchica a una rete di contenuto.

Questo vale per l’evoluzione del prodotto,

ma ancor di più per l’evoluzione della capa-

cità di organizzazione. Sempre più, infatti,

quote di valore aggiunto e di valore azien-

dale sono state acquisite dal know-how or-

ganizzativo smaterializzato.

Non a caso, per alcuni attenti osservatori

dell’economia “la soluzione che abbiamo da-

vanti” è quella di un investimento importante

nella gestione delle “innovazioni d’uso”: non

solo nelle innovazioni tecnologiche in senso

stretto, ma nelle applicazioni innovative delle

tecnologie pre-esistenti o comunque fornite

in forma innovativa da altri, ma a cui si ha ac-

cesso. “Oggi - scrive recentemente Rullani-

una parte sempre più rilevante del valore è

legata alle capacita delle filiere, di immagi-

nare nuovi usi delle conoscenze disponibili,

creando significati, organizzando esperienze,

costruendo identità, fornendo servizi a cui il

cliente assegna valore e che è disposto a pa-

gare, finanziandone, così lo sviluppo”.

Il punto essenziale, su questo versante, è che

le conoscenze sui nuovi usi, proposte dalle

PMI in filiere, “siano originali e suscettibili di

essere adottate da circuiti ampi, tendenzial-

mente globali, di utilizzatori”.

Il valore delle conoscenze deve essere gene-

rato da una nuova creatività, vista come fat-

tore strategico vincente in questa nuova

fase della competizione.

“Una creatività che riguarda l’imprenditore,

la rete di professionisti e di dipendenti di

cui si avvale. Il valore delle conoscenze deve

poter poi essere ‘moltiplicatò da presidi at-

tivi, dagli usi possibili, curando ai vari livelli

(marchio, immagine aziendale, catene di

vendita) l’allargamento geografico e mer-

ceologico del bacino d’uso dei prodotti, in

modo da aumentare in modo corrispon-

dente il fatturato e i profitti ricavabili dalla

singola innovazione”.

Si potrebbe dire una creatività che sta alla

base della natura originaria del mondo

della progettazione.

Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

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Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

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Su questi due punti (creatività e moltiplica-

zione) le PMI e il sistema progettuale italiano

sono in ritardo “avendo usato finora l’intuito

personale dell’imprenditore come fonte di

creatività e i distretti e le catene di fornitura

come moltiplicatori unici del valore”.

“Ma oggi - scrive ancora Rullan i- la creati-

vità personale non basta più, per intercet-

tare clienti e tecnologie che sono sempre

più lontane e in rapido cambiamento: biso-

gna che la creatività si diffonda, passi per

le reti interpersonali, diventi una qualità del

sistema produttivo nel suo insieme”.

È una partita da giocare sul piano di costru-

zione di nuove filiere, basate sull’integra-

zione di nuove professioni, di ricerca, istru-

zione, cultura.

In una logica di filiera innovativa “il progettista

integrato” si trasforma in ‘partner tecnologicò

di un processo di innovazione in grado di

competere sulle fasce in crescita del mercato.

È quello che sta succedendo, che è successo,

in alcuni segmenti del made in Italy.

Infatti una attenzione simile dovrebbe poi es-

sere dedicata alle filiere che sono a diretto

contatto con il mondo del consumo e con le

sue esperienze, dato che una parte sempre

più ampia del valore si va spostando verso la

Fonte: CRESME

Figura 3. I vantaggi dell’integrazione e della creazione del valore aziendale

OUTSIDE IN

LOGICAOPERATIVA

INSIDE OUT

CREAzIONE DEL VALORE AzIENDALE

COSTI PROGETTI CONOSCENzE

Economiedi scala

Economie di scopo

Economie di esperienza

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59

Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

fase finale del processo.

In questo contesto al centro del pensiero

della PMI deve esserci il tema della sostenibi-

lità, ambientale ed energetica.

È il tema più ampio del risparmio.

Così come l’ingegnere, il detentore della

tecnologia, deve modificarsi, passando

dall’essere “l’ingegnere del consumo”, al-

l’eccezionale mercato dell’essere “l’inge-

gnere del risparmio”, così orizzontalmente,

come linea centrale di azione sostenibilità

ambientale ed energetica devono informare

le nuove strategie competitive dell’architetto.

Lì sta il mercato.

Il ciclo economico che la grande crisi ha messo

in ginocchio è stato caratterizzato da una pro-

fonda dissipazione delle risorse, presenti e ab-

bondanti nelle sue fasi iniziali (si pensi

all’ambiente, alle fonti fossili, all’offerta di la-

voro, alla disponibilità di aree, alla coesione

sociale che viene dalla tradizione, ecc.).

Queste risorse si vanno riducendo significa-

tivamente, oppure l’evolversi delle dinami-

che di mercato ha determinato che alcune

di queste risorse siano meno importanti di

prima. Il modello di sviluppo che ha carat-

terizzato l’economia mondiale e quella oc-

cidentale in particolare, negli ultimi 50 anni

entra così in crisi.

E nuovi driver appaiono all’orizzonte.

La sostenibilità, l’efficienza, il risparmio, di-

ventano non solo linee di sviluppo territo-

riale o politiche ma motore di innovazione

di prodotti e di servizi.

Nuovo mercato. “Nasce una ricerca di solu-

zioni produttive e di consumi che hanno va-

lore in quanto danno senso al vivere e al

lavorare e che sono quasi sempre legate a in-

novazioni di sistema che vanno al di là dei

singoli prodotti o settori“.

A ben vedere, tre sono i principali nodi da

affrontare per il progettista: il nodo cultu-

rale; il nodo della capacità di investimento

per cogliere le spinte dell’innovazione; il

nodo della tradizione individuale che carat-

terizza il nostro Paese.

Il piano culturale è certamente il più com-

plesso da affrontare. Riguarda la mentalità,

le abitudini, il funzionamento automatico

del mercato.

Il rapporto tra tradizione e innovazione.

Ma la crisi e il nodo della sopravvivenza ge-

nerano incertezza e portano ad una maggiore

disponibilità rispetto al cambiamento.

L’’innovazione richiede investimento.

E l’investimento in innovazione comporta ri-

schi e se il progettista è da solo, con difficoltà,

può far fronte a investimenti di rischio.

La strada però che sembra poter rispondere

alle due problematiche è quella delle aggre-

gazioni di impresa.

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Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

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sos

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bile

I singoli progettisti restano autonomi, ma si

aggregano con altri soggetti al fine di offrire

sul mercato prodotti in grado di beneficiare

di un processo di ottimizzazione e innova-

zione di filiera.

Uno dei vantaggi dell’aggregazione è la cre-

scita di dimensione (l’economia di scala), la

possibilità di portare l’aggregazione su seg-

menti innovativi di mercato consente di svi-

luppare le “economie di scopo”, mentre

l’aggregazione di più soggetti dotati di rispet-

tive creatività consente di sviluppare nuovi

prodotti o servizi da immettere sul mercato.

Appare evidente che in questo modo di-

venta importante detenere il know-how e

aggregare specializzazioni.

In sostanza i diversi attori della filiera riman-

gono autonomi, si specializzano svilup-

pando know-how e competenze, e

utilizzano modelli organizzativi in grado di

garantire da un lato l’autonomia e dall’altro

forme di produzione e organizzazione ba-

sate sull’interdipendenza. In questo modo,

“la rete”, o meglio il nuovo modello di filiera,

diventa essenziale per fare le cose che il sin-

golo attore non è in grado di fare.

Sono modelli di offerta che prevedono l’in-

Fonte: traduzione CRESME

Figura 4. I driver dell’innovazione nel settore delle csotruzioni

F.M. GESTIONEIntegrazione -

costruzioni - servizi

qUALITA’

P.P.P. RISORSEPartenariato -

Pubblico - Privato

ESTEROEconomie emergenti

INNOVAzIONE TECNOLOGICAB.I.M.

Tecnologia di processoIngegnerizzazione

Nuovi prodottiOttimizzazione

NUOVA PROGETTAzIONEIdentità territoriale

RecuperoRiqualificazioneFrammentazione

Ampliamenti

SOSTENIBILITA’ AMBIENTALEE.T.

Energia - AriaBioedilizia - Acqua

Smaltimento - Ciclo di vita

L.P.H.SOSTENIBILITA’ SOCIALE

Città vivibile

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61

tegrazione di capacità, competenze, inte-

ressi, risorse, potenzialmente risposte a di-

ventare complementari, a far parte di un

progetto di offerta più ampio.

Un progetto che ha per obiettivo di portare

verso nuovi mercati innovativi che oggi non

vengono colti. Da questo punto di vista

sembra utile riprendere il recente “con-

tratto di rete” come strumento operativo

sul quale produrre contenuti.

È evidente che si tratta di una forma contrat-

tuale che necessita di attente specifiche, ma

certo il suo riconoscimento giuridico, apre al-

cune possibilità di mercato, specialmente se

si confermeranno nei prossimi anni politiche

di sostegno all’aggregazione di impresa.

La crisi e i cambiamenti pongono oggi l’at-

tenzione su un fatto: la PMI ha bisogno di

aggiungere alla propria individualità im-

prenditoriale un nuovo livello di competi-

zione, che va a cogliere i segmenti più

innovativi del mercato, verso i quali, da sola

è sostanzialmente esclusa.

In questo contesto il progettista può essere

un anello forte della catena.

È il mercato del risparmio energetico, il

principale driver del cambiamento del mer-

cato delle costruzioni nei prossimi anni, può

essere il banco di prova migliore, più con-

sono al percorso tracciato.

Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

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Riconfigurare l’offerta di know-how | capitolo 2

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Capitolo 3Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza?

63

È ampiamente noto che il sistema energetico

italiano è caratterizzato da una forte dipen-

denza dai combustibili fossili e dalle impor-

tazioni. Nel 2009, i prodotti petroliferi hanno

rappresentato il 41% del consumo interno

lordo di energia, mentre il gas naturale pesa

per il 35,4%. In totale il 76,4% della do-

manda energetica è soddisfatta con il ricorso

agli idrocarburi.

Complessivamente l’85% del fabbisogno

energetico è soddisfatto da importazioni,

mentre la produzione interna è in grado di

soddisfare solo il 15% del consumo nazio-

nale. Oltre il 92% del petrolio consumato in

Italia proviene dall’estero, così come circa il

90% del gas naturale.

La Libia (da cui proviene il 27% delle impor-

tazioni italiane di greggio), la Russia (20%)

e i Paesi del Medio Oriente (Iraq 11%, Iran

7,5%, Arabia Saudita 6% e Siria 1,6%) sono

i principali fornitori di petrolio dell’Italia.

Il gas naturale invece proviene per la mag-

gior parte da Russia (33% nel 2009) ed Al-

geria (32,7%), in misura minore da Libia

(13%), Olanda (10%) e Norvegia (7%). La

gran parte di queste importazioni avviene via

gasdotto, solo una parte minoritaria del gas

proveniente dall’Algeria viene liquefatto e tra-

sportato via nave. L’elevata dipendenza dalle

importazioni fa si che l’Italia paghi una salata

“bolletta energetica” ai Paesi esportatori.

Negli ultimi tre anni la spesa complessiva per

importazioni nette di energia ha oscillato tra

il 2,5% ed il 4% del Pil.

Nel 2009 la spesa netta è stata di 41,7 mi-

liardi di euro, vale a dire l’11,3% delle im-

portazioni totali. Va da sé che una

razionalizzazione del sistema energetico ed

un maggiore ricorso alle rinnovabili pro-

dotte internamente avrebbero un notevole

impatto economico.

Dal punto di vista macro si avrebbe un miglio-

ramento della bilancia commerciale italiana,

liberando risorse per altri investimenti, mentre

dal punto di vista micro diminuirebbero i costi

per imprese e famiglie.

Secondo le stime della Commissione Euro-

pea, raggiungendo l’obiettivo del 17% di

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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energia consumata proveniente da rinnova-

bili entro il 2020, l’Italia potrebbe risparmiare

7,6 miliardi di euro ogni anno, grazie alle

mancate importazioni di idrocarburi.

Il fenomeno più rilevante dell’ultimo decen-

nio è la sostituzione di parte delle importa-

zioni di prodotti petroliferi con importazioni

di gas naturale.

Importazioni di prodotti energetici*

Esportazioni di prodotti

energetici**

Bolletta energetica

(=importazioni nette)PIL

Importazioni totali*

Peso bolletta

su PIL

Peso bolletta

su importazioni

totali

2007 60.400 13.936 46.464 1.546.017 451.410 3 10,3

2008 76.446 16.927 59.519 1.567.640 461.328 3,8 12,9

2009 51.946 10.262 41.684 1.520.346 369.878 2,7 11,3

Tabella 1. La bolletta energetica italiana - Milioni di euro

Fonte: elaborazione Cresme su dati Istat * valori CIF; ** valori FOB

Produzione primaria29,9 Mtep

Importazioni nette148,6 Mtep

Totale energiaintrodotta nel sistema

178,5 Mtep

Variazione dellescorte1,7 Mtep

Generazione EnergiaElettrica + consumi e perdite

47,1 Mtep

Totale Energia Impiegata133,2 Mtep

- 5,6 %sul 2008

46,5 Miliardi € nel 200759,5 Miliardi € nel 2008 41,7 Miliardi € nel 2009:- 2,7% del 2,7% del PIL

- 11,3% dell’ import+

= +

-

=

LA BOLLETTA ENERGETICA ITALIANA

Figura 5. Produzione, importazione, esportazione e totale dell’energia impiegata in Italia nel 2009*

Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. e Istat *dati provvisori

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65

Solo a partire dal 2008 la quota prove-

niente da rinnovabili ha iniziato ad essere

quella maggiormente in crescita.

Al tal proposito il metodo di calcolo utiliz-

zato dal Ministero dello Sviluppo Econo-

mico differisce da quello dell’Eurostat.

Il fenomeno più rilevante dell’ultimo decen-

nio è la sostituzione di parte delle importa-

zioni di prodotti petroliferi con importazioni

di gas naturale.

Secondo il Bilancio Energetico Nazionale le

rinnovabili hanno rappresentato il 10,7%

del Consumo Interno Lordo nel 2009 e

l’8,9% nel 2008.

Secondo Eurostat, invece, la quota di rinno-

vabili nel 2008 è stata del 6,8%.

Quello che importa è segnalare che i dati

Eurostat sono quelli che fanno fede per

quanto riguarda il raggiungimento degli

obiettivi europei per il 2020.

l consumi nazionaliI consumi energetici del paese sono in calo

dal 2006. Si tratta della maggiore flessione

degli ultimi quattro decenni, ed arriva dopo

oltre venti anni di forte crescita energetica,

con l’eccezione del biennio ’93-’94 (non a

caso un altro periodo di crisi). L’attuale calo

dei consumi è però di intensità ben mag-

giore, superiore anche a quello provocato,

negli anni ’70, dai due shock petroliferi.

È possibile individuare due fasi distinte.

Il calo registrato nel biennio 2006-2007,

molto più lieve, può essere attribuito ad un

aumento dell’efficienza energetica degli

edifici residenziali e commerciali, ma so-

prattutto a fattori climatici che hanno tem-

poraneamente abbassato la domanda di

climatizzazione di questi.

Tra il 2005 ed il 2007, in ogni caso, l’inten-

sità energetica del Pil (quantità di energia

consumata per unità di prodotto) è dimi-

nuita del 5%.

In questa prima fase sono stati i consumi

degli usi civili (ovvero abitazioni, uffici e ne-

gozi) a registrare la maggiore flessione. Al

contrario, l’ulteriore e più consistente calo re-

gistrato nel biennio 2008-2009 è dovuto alla

recessione economica, che ha determinato il

crollo della domanda energetica industriale

ed un calo, più lieve, dei consumi del settore

dei trasporti, anch’essi colpiti dalla crisi.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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I consumi degli usi civili, invece, hanno ri-

cominciato a crescere. Tra il 2007 ed il 2009

l’intensità energetica, indicatore approssi-

mativo dell’efficienza energetica comples-

siva dell’economia, non ha registrato

sostanziali miglioramenti (-0,7% in due

anni). Tra il 2005 ed il 2007, in ogni caso,

l’intensità energetica del Pil (quantità di

energia consumata per unità di prodotto) è

diminuita del 5%.

Nel 2009, il divario tra consumo lordo e

consumo netto ammonta a 47,1 milioni di

Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) ed è

dovuto ai consumi del settore energetico

stesso, ma anche alle perdite di trasmis-

sione, distribuzione e trasporto.

In un ottica di lungo termine, la crisi ha por-

tato agli estremi una tendenza in atto da al-

meno tre decenni: l’industria ha smesso di

essere il settore che consuma più energia,

che produce più valore aggiunto e che oc-

cupa più lavoratori.

Oggi sono il settore degli usi civili e quello

dei trasporti a contendersi la palma di set-

tore più “energivoro”. In particolare i con-

sumi per trasporti sono quelli che hanno

registrato il maggiore aumento dall’inizio

degli anni ’80 ad oggi.

Grafico 3. Consumo interno lordo di energia e prodotto interno lordo

Fonte: elaborazione Cresme su dati Mi.S.E. e Istat

200,0

190,0

180,0

170,0

160,0

150,0

140,0

130,0

120,0

110,0

100,0

1.300.000

1.200.000

1.100.000

1.000.000

900.000

800.000

700.000

600.000

500.000

400.000

300.000

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

CIL di energia PIL

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67

Abbiamo già citato l’intensità energetica del

Pil. Più questo indicatore si abbassa, più il si-

stema sta aumentando la sua efficienza ener-

getica. Dai grafici seguenti possiamo evincere

che la crescita economica dell’Italia si è tra-

dotta sistematicamente in una forte crescita

dei consumi energetici, a causa di un insuffi-

ciente aumento dell’efficienza energetica.

Rispetto agli altri Paesi ricchi, l’Italia si trovava

dieci anni fa in posizione estremamente van-

taggiosa, grazie a comportamenti virtuosi de-

rivanti dall’essere un paese importatore, in cui

quindi l’energia è più cara e il suo uso è quindi

frutto di maggiore attenzione, ma anche e,

forse soprattutto, ad un clima complessiva-

mente mite. Oggi questo vantaggio è stato

in gran parte eroso. Gli altri Paesi avanzati

hanno fatto grandi passi avanti, sono di-

ventati più efficienti, mentre l’Italia è rima-

sta quasi ferma. Nel 2008 l’intensità

energetica del Pil italiano era ancora più

bassa di quella francese e tedesca, ma il di-

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

Grafico 4. Il bilancio energetico in Italia per settore - 2009

Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.* Usi finali: questo ammontare non comprende i consumi intermedi del settore energetico, le perdite, la varia-zione delle scorte** In EDIFICI è compreso il consumo di energia per usi civili(da parte delle famiglie, dei servizi, del commercio e P.A.)

usi non energetici

5% bunkeraggi3%

industria23%

trasporti32%

usi civili35%

agricoltura e pesca

2%

Totale energia impiegata*133,2 Mtep

Edifici**46,9 Mtep (35,2%)

Trasporti42,9 Mtep (32,3%)

Industria30,1 Mtep (22,6%)

Agricoltura e Pesca2,8 Mtep (2,1%)

Altri usi10,6 Mtep (8,0%)

+3,6% sul 2008+18,1% sul 2000+43,4% sul 1980

-1,8% sul2008+3,3% sul 2000+76,1% sul 1980

-19,5% sul 2008-25,1% sul 2000-20,6% sul 1980

-8,5% sul 2008+3,4% sul 2000+1,3% sul 1980

-15,1% sul 2008-14,8% sul 2000+13,4% sul 1980

-5,6% sul 2008-1,2% sul 2000+23,6% sul 1980

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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Grafico 5. Consumo di energia in Italia per settori - dinamica 1981-2009Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio

Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E. (dati provvisori)

50

45

40

35

30

25

20

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

*

Industria Trasporti Residenziale e terziario

Grafico 6. Intensità energetica del pil in alcune economie avanzateKg di petrolio equivalente per 1.000 euro

Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat

1997

250

0

200

150

100

50

Den

mar

k

Italy

Spa

in

Fra

nce

Uni

ted

Kin

gdom

Nor

way

Japa

n

Sw

itzer

land

Uni

ted

Sta

tes

Ger

man

y

2008

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69

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

Grafico 7. L'intensità energetica del PIL italiano - Numeri indice, anno base 1980=100

Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.

PIL

180

80

160

140

120

100

1980

1988

1984

1986

1990

1992

1998

1994

1996

1982

consumi energetici

2000

2008

2004

2006

2002

60

40

20

0

intensità energetica

vario a nostro vantaggio è stato quasi col-

mato e il Regno Unito ci ha già scavalcato

da tempo (dal 1999). Per non rimanere in-

dietro, sprecando un potenziale che po-

trebbe ancora trasformare l’Italia in un

paese leader nella transizione ad un futuro

post-petrolifero, è necessaria una decisa vi-

rata delle politiche nazionali verso l’incen-

tivazione dell’efficienza energetica degli

edifici e delle attività produttive, e verso lo

sviluppo delle nuove energie rinnovabili

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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bile

Nel 2009, l’intero patrimonio edilizio per

uso civile (residenziale e terziario) consu-

mava, 46,9 milioni di tonnellate di petrolio

equivalenti con una crescita del 4,8% nel

2008 e del 3,5% nel 2009.

Tali consumi si ripartiscono in 28,6 milioni

del settore residenziale e 18,3 milioni del

terziario. Gli incrementi percentuali stimati

per i due settori relativamente al 2009 si at-

testano al +3,0% per gli edifici residenziali

e al +4,1% per gli edifici ad uso terziario

(commerciale e uffici).

Nella dinamica dei consumi del settore resi-

denziale si osserva una correlazione ben de-

finita tra la temperatura media invernale e le

variazioni stesse dei consumi. Il picco mas-

simo di consumo si registra nel 2004 - 2005,

in corrispondenza di inverni mediamente più

rigidi (-0,3 gradi rispetto alla media del pe-

riodo 2000 - 2009) mentre gli anni successivi

vedono un calo deciso del consumo di com-

bustibili a fronte di inverni più miti (+0,6 e

+0,7 gradi rispetto alla media).

Il 2008 e il 2009 (per il quale i dati del Mi-

nistero dello sviluppo economico risultano

ancora provvisori, sembrano discostarsi da

tali comportamenti poiché ad inverni note-

volmente meno rigidi rispetto al 2005, si re-

gistrerebbero consumi energetici in crescita

sensibile.

3.1. I consumi energetici degli edifici

Grafico 8. Consumi energetici degli edifici ad uso civile 2009

Residenziale28.600 Ktep

(61,0%)+3,0% sul 2008

Energia impiegataper USI CIVILI46.900 Ktep

+3,5% sul 2008

Terziario18.300 Ktep

(38,6%)+4,1% sul 2008

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71

Rispetto a quaranta anni fa, oggi l’Italia pro-

duce più energia da fonti rinnovabili (dal

2002 rappresentano la maggiore voce di pro-

duzione energetica) ma anche, più petrolio.

Nel 2009 in Italia sono stati estratti 7,9 mi-

liardi di metri cubi di gas naturale e 4,5 mi-

lioni di tonnellate di petrolio.

Le estrazioni di gas naturale hanno raggiunto

il picco nel 1994, e sono tuttora in forte calo,

pur rappresentando ancora il 22% della pro-

duzione nazionale di energia.

La produzione di gas avviene per il 75% in

mare, nelle piattaforme off-shore dell’Adria-

tico settentrionale, in misura minore nel-

l’Adriatico centrale e meridionale e nello Ionio.

Su terraferma le Regioni in cui si estrae più

gas sono Basilicata (11,5% della produzione

nazionale complessiva), Puglia (4,2%), Sicilia

(4%) ed Emilia-Romagna (2%).

A meno di nuovi ritrovamenti, il declino

della produzione interna di gas naturale

continuerà nei prossimi anni, dato che le ri-

serve recuperabili, secondo le stime, sono

in continua riduzione.

Oggi ammonterebbero a circa 92 miliardi di

metri cubi, una diminuzione di oltre due

terzi rispetto al valore che veniva stimato

nel 1991. In base alle stime più aggiornate,

e in base all’ipotesi che vengano mantenuti

i ritmi di estrazione attuali, la vita residua

delle riserve italiane di gas sarebbe di circa

12 anni. Queste esigue riserve sono per il

63,3% in mare, soprattutto nel Nord Adria-

tico. Le riserve in terraferma sono per la

gran parte nel Sud Italia.

Si tratta di stime basate su calcoli probabili-

stici, solo parte di queste riserve è certamente

estraibile, inoltre non è possibile sapere se sa-

ranno scoperti nuovi giacimenti.

Le energie rinnovabili rappresentano la

maggiore voce di produzione interna,

anche se continuano a contribuire in modo

modesto al consumo interno lordo (6,8%

nel 2008 secondo Eurostat).

Tale produzione è ancora legata quasi total-

mente alle rinnovabili “tradizionali”, quelle

con un maggior impatto ambientale e con mi-

nore potenzialità di sviluppo futuro.

La fonte rinnovabile che apporta più ener-

gia è rappresentata dall’idroelettrico.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

3.2. L’energia rinnovabile in Italia

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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bileAncora nel 2008 rappresentava quasi il 50%

dell’energia proveniente da rinnovabili, no-

nostante la sua quota sia diminuita nel

corso degli anni duemila, a favore soprat-

tutto dell’energia proveniente da inceneri-

tori e dall’eolico.

La seconda voce di produzione da rinno-vabili è rappresentata da legna e assimi-lati (21%). La tecnologia geotermoelettricapesa per il 7,7% sulla produzione di ener-gia rinnovabile.

Le energie rinnovabili “innovative”, quelle

su cui si dovrà necessariamente puntare nei

prossimi anni, hanno per ora una rilevanza

marginale sulla produzione totale (eolico

6%, solare 0,8%), anche se nel 2009 e nel

2010 le nuove installazioni di impianti solari

ed eolici hanno superato quelle da fonti

elettriche tradizionali e soprattutto nel set-

tore fotolvoltaico il 2011 e il 2012 faranno

segnare un significativo balzo in avanti.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle nuove

rinnovabili, nonostante l’Italia abbia imple-

mentato un sistema di incentivazione mone-

taria tra i più generosi d’Europa, rimangono

Grafico 9. La produzione di energia in Italia 1971-2009Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio

Fonte: elaborazione Cresme su dati Centro Studi Consiglio Nazionale Geologi e Mi.S.E.*dati provvisori**Energia elettrica primaria (idroelettrica, geotermica, eolico) valutata a input termoelettrico, convenzionale ecostante, di 2.200 kcal per kWh

combustibili solidi

40

35

30

25

0

20

15

10

5

gas naturale petrolio rinnovabili**

1971

1973

1975

1979

1989

1981

1983

1985

1987

1991

1993

1995

1997

2007

1999

2001

2003

2005

2009

*

1977

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73

dei punti critici per quanto riguarda l’assetto

normativo, lo sviluppo delle reti, ma anche la

struttura degli incentivi stessi.

Per quanto riguarda i grandi impianti non-re-

sidenziali, la normativa si presenta stratificata,

frammentata e disomogenea tra le varie Re-

gioni, e non c’è sufficiente chiarezza sulla ri-

partizione delle competenze tra Stato ed Enti

locali. Mancano uno schema unico di riferi-

mento per le autorizzazioni, e delle linee guida

a livello nazionale.

Il sistema di incentivazione (Conto energia,

certificati verdi, sgravi fiscali) ha permesso

negli ultimi anni una grande accelerazione

della produzione di elettricità da rinnova-

bili, incentivando però in misura minore gli

interventi volti a ridurre i consumi aumen-

tando l’efficienza.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

Tabella 2. Produzione lorda degli impianti di fonte rinnovabile in Italia nel 2007 -2010 e consumo interno lordodi energia elettrica (Gwh)

Fonte: elaborazione CRESME su dati GSE 2007 e 2008 e TERNA 2009 e 2010 *Relae; **Normalizzato; ***Consumo interno lordo

2007* 2007** 2008* 2008* 2009 2010Variazione%2007-2010

Idrica 32.815 45.509 41.623 42.909 49.137 50.582 54,1

Eolica 4.034 4.518 4.861 5.839 6.543 8.449 109,4

Solare 39 39 193 193 677 1.600 4002,6

Geotermica 5.569 5.569 5.520 5.520 5.342 5.358 -3,8

Biomasse e rifiuti 5.441 5.441 5.966 5.966 7.631 9.281 0,6

Totale rinnovali 53.340 66.518 64.226 66.489 69.330 75.270 57,1

CIL*** 354.505 354.505 353.560 353.560 333.296 338.963 -4,4

%rinnovabile 13,5 17,2 16,5 17,1 20,8 22,2 64,3

Escluso idrico 15.084 15.568 16.541 17.519 20.193 24.688 63,7

% su totale 4,3 4,4 4,7 5,0 6,1 7,3 71,2

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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In Italia l’incentivazione delle fonti rinnova-

bili avviene tramite tre meccanismi principali,

tutti indirizzati alla produzione elettrica.

Il primo deriva dalla delibera CIP6 del 1992,

e consiste nel fatto che i produttori di rin-

novabili, ma anche delle cosiddette “fonti

assimilate”, cedono al Gestore Elettrico, il

GSE, l’elettricità prodotta, ottenendone un

prezzo incentivante.

Tramite la definizione di “fonti assimilate”,

il meccanismo di incentivazione CIP6 è

esteso anche ai termovalorizzatori e ad al-

cuni impianti a carbone o idrocarburi con

alto rendimento energetico.

Il secondo strumento è quello dei certificati

verdi, introdotti dal Decreto Bersani nel

1999. Questo meccanismo impone a pro-

duttori ed importatori di elettricità una

quota percentuale minima proveniente da

rinnovabili, sul totale di elettricità che im-

mettono in rete.

A partire dal 2007 è entrato in vigore anche

il Conto Energia, che riguarda soltanto gli im-

pianti fotovoltaici e garantisce un premio alla

produzione dell’impianto per un arco tem-

porale di venti anni dall’entrata in funzione.

In pratica si assicura al proprietario dell’im-

pianto un prezzo fisso incentivante, che di-

pende dalla tipologia di impianto ed oscilla

tra i 0,35 ed i 0,47 euro per kw/h, al quale

la rete acquisterà l’energia prodotta per

venti anni.

A questi tre meccanismi si aggiunge lo sgra-

vio fiscale del 55%, che si applica alle ri-

strutturazioni edilizie finalizzate al

miglioramento dell’efficienza energetica

degli edifici, quindi anche all’inserimento di

piccoli impianti di produzione da fonti rin-

novabili nelle abitazioni.

Di quest’ultimo meccanismo beneficiano

anche gli interventi volti a ridurre i consumi

e le rinnovabili che producono calore, oltre a

quelle che producono elettricità.

Ma questo scenario è cambiato a partire dal

dicembre 2010: il testo di recepimento della

direttiva 2009/28/CE sulla promozione di

energie rinnovabili e dei biocarburanti, con-

teneva una prima modifica della disciplina

nazionale di incentivazione delle rinnovabili

elettriche, che in una seconda versione del 7

3.3. Gli incentivi e la politica energetica

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75

marzo 2011 , incorpora una norma che mo-

difica il sistema di incentivi del fotovoltaico,

prevedendo, tra l’altro, la graduale aboli-

zione dei certificati verdi. Il passaggio ad un

meccanismo di incentivi determinati tramite

aste al ribasso per gli impianti di potenza su-

periore a valori minimi da definire; nuove ta-

riffe in conto energia per gli impianti solari

fotovoltaici che entreranno in esercizio dopo

il 31 maggio 2011.

Il problema principale del decreto, che obiet-

tivamente da un lato pone un freno ad uno

dei settori più dinamici delle energie rinnova-

bili e dall’altro tende a rivalutare la questione

di incentivi decisamente più elevati delle

medie europee, è che l’attuazione del decreto

richiederà nei prossimi mesi una copiosa atti-

vità di decreti e regolamenti che definiscono

i nuovi meccanismi di incentivo. Il clima che

ne consegue non fa certo bene al settore.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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Come è noto le linee di tendenza della po-

litica europea per il post-2012 prevedono

all’interno dell’UE, un approccio integrato

in materia di clima ed energia.

Gli obiettivi, collegati tra di loro, sono quelli

di combattere i cambiamenti climatici e di au-

mentare la sicurezza energetica dell’UE au-

mentandone al tempo stesso la competitività.

A tal fine sono state emesse quattro diret-

tive, che compongono il cosidetto “pac-

chetto 20/20 2020”, anche chiamato

“pacchetto clima-energia” (direttive CE 28-

29-30-31 del 2009).

Queste misure fissano tre obiettivi strategici

da raggiungere entro il 2020:

• riduzione delle emissioni di gas serra del

20% rispetto ai livelli del 2005, con sistema

di “burden sharing”, cioè ripartizione delle

quote di riduzione tra i vari Paesi in base

alle differenti condizioni di partenza.

Per quanto riguarda il settore dei trasporti,

c’è l’obiettivo comune per ogni Stato Mem-

bro di raggiungere il 10% di energia consu-

mata proveniente da fonti rinnovabili;

• aumento dell’efficienza energetica del

20%, che si traduce in pratica nell’obiettivo

di riduzione del 20% dei consumi di energia

primaria rispetto al 2005;

• raggiungimento di una quota di energie rin-

novabili pari al 20% del consumo totale UE,

anche in questo caso con ripartizione dise-

guale dell’obiettivo tra i diversi Paesi. Obiettivo

minimo obbligatorio del 10% di biocarburanti

sostenibili sul consumo di benzine e diesel per

autotrazione.

Il sistema di “burden sharing” impone al-

l’Italia una riduzione del 14% dei gas serra

rispetto al livello del 2005 ed una percen-

tuale del 17% di energia consumata prove-

niente da rinnovabili.

Gli ultimi dati Eurostat (quelli utilizzati per

la verifica del raggiungimento degli obiet-

tivi), dicono che l’Europa nel 2008 aveva

una quota di rinnovabili sui consumi del

10,3%, mentre l’Italia si fermava al 6,8%.

Come visto nel paragrafo sulla produzione

interna, l’Italia ha bisogno di sviluppare le

rinnovabili pulite ed innovative, quali l’eo-

lico, il fotovoltaico e il geotermico a bassa

entalpia. Per ora infatti la produzione ita-

3.4. La strategia energetica ed ambientale europea

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77

liana di rinnovabili è ancora legata per la

maggior parte alle rinnovabili “tradizionali”,

idroelettrico in primis ma anche geotermoe-

lettrico e inceneritori, anche se i dati più re-

centi relativi al 2009 e soprattutto al 2010

mostrano una significativa accelerazione

delle nuove fonti di energia rinnovabile.

Per quanto riguarda il sostegno alle rinno-vabili, ogni Stato Membro doveva adot-tare e notificare alla Commissione entrogiugno 2010, un Piano di Azione nazionalenel quale individuare le misure da applicareper raggiungere gli obiettivi fissati.

Gli Stati Membri hanno l’obbligo di costruire

le infrastrutture necessarie allo sviluppo delle

fonti rinnovabili, di fornire un accesso prio-

ritario di queste fonti alle reti elettriche e di

implementare una struttura di tariffazione

che perlomeno non le penalizzi.

Per conseguire più facilmente il proprio

obiettivo nazionale, i Paesi possono appli-

care dei meccanismi flessibili, quali regimi

di sostegno, trasferimenti statistici, misure

di cooperazione tra Stati Membri, o tra Stati

Membri e Paesi Terzi (cooperazione su pro-

getti comuni, regimi di sostegno comuni).

La direttiva stabilisce anche un sistema di

garanzia d’origine. Gli Stati Membri devono

infatti garantire l’origine dell’elettricità pro-

dotta da fonti energetiche rinnovabili sul

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

Grafico 10. Italia ed Unione Europea, l'obiettivo per il 2020 sulle rinnovabili

Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat

2006 2007

EU 27 Italia

25

20

15

10

5

0

10,38,8

9,7

6,85,3 5,2

20

17

2008 Obiettivo 2020

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proprio territorio.

Tale garanzia viene rilasciata dagli Stati su

richiesta del produttore.

È previsto il mutuo riconoscimento delle ga-

ranzie d’origine rilasciate dai diversi Paesi UE.

La “direttiva CCS” del 2009 (Direttiva

2009/31/CE) regolamenta a livello europeo

l’utilizzo di sistemi di “Carbon Capture and

Storage”, cattura trasporto e stoccaggio

della CO2. Tali sistemi consistono nel lique-

fare la CO2 per poi stoccarla in siti appositi,

quali le ex-miniere.

L’approccio consiste nel prevenire i rischi e

nell’incentivare le nuove tecnologie CCS

senza però causare un effetto deterrente

sulle iniziative volte all’incremento di ener-

gia proveniente da fonti rinnovabili.

La decisione riguarda l’individuazione dei

siti di stoccaggio spetta agli Stati Membri,

previa attività di valutazione, caratterizza-

zione ed esplorazione.

Per la gestione dei siti è previsto l’obbligo di

autorizzazione, che sarà rilasciata dalle auto-

rità competenti sulla base dei criteri che la Di-

rettiva definisce.

Tutti i progetti di autorizzazione devono es-

sere notificati alla Commissione, che emette

un parere non vincolante su ognuno di essi.

Una volta ottenuta l’autorizzazione, il gestore

deve monitorare costantemente l’impianto e

presentare una relazione annuale all’autorità

competente, la quale dovrà anche eseguire

delle ispezioni sia periodiche che occasionali

presso i siti di stoccaggio. L’obbligo di inter-

vento in caso di fuoriuscite ricade sul gestore,

in alternativa può intervenire l’autorità com-

petente, che si potrà rivalere sul gestore per

recuperare i costi.

Alla chiusura del sito, la responsabilità

passa allo Stato Membro.

Aspetti critici derivano dal fatto che la diret-

tiva si occupa dello stoccaggio, ma non pre-

vede altrettante misure di sicurezza e

prevenzione per la fase del trasporto. Inoltre,

in un ottica di lungo periodo, il trasferimento

di responsabilità agli Stati Membri dopo la

chiusura potrebbe risultare problematico.

Un altro rischio che viene segnalato è quello

che gli alti costi di questa tecnologia pos-

sano distogliere gli investimenti dal settore

delle rinnovabili.

In Italia, è stato aperto un tavolo interministe-

riale per elaborare una bozza del decreto legge

con il quale l’Italia recepirà la “direttiva CCS”.

Per quanto riguarda l’obiettivo di riduzione dei

gas serra rispetto al 2005, questa deve com-

prendere il -21% da parte dei settori energivori

(ETS) ma anche il -13% dei settori non ETS.

Con quest’ultimo provvedimento, si inve-

stono dell’obbligo di riduzione delle emis-

sioni anche le famiglie e i relativi stili di

consumo nonchè gli edifici (produzione,

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79

consumo ed efficienza).

Si tratta di un rinnovo dell’impegno preso

con il trattato di Kyoto, quello di ridurre in

modo controllato le emissioni europee.

Kyoto ha stabilito degli obiettivi di ridu-

zione delle emissioni rispetto al 1990, da

raggiungere entro il 2012.

Per l’UE-15 l’obiettivo di riduzione è dell’8%.

All’interno dell’UE l’obiettivo è stato ripartito

tra gli Stati Membri, e all’Italia è stata attri-

buita una riduzione del 6,5%.

Come si può osservare nella tabelle, l’Italia,

l’Austria, la Danimarca e la Spagna sono i

Paesi che a oggi mostrano le maggiori diffi-

coltà per il raggiungimento degli obiettivi.

In Italia tra il 1990 e il 2008 le emissioni di gas

serra hanno avuto un aumento del 4,7%,

mentre l’obiettivo è la riduzione del 6,5%. No-

nostante le defezioni, l’Europa a 15, nel suo

complesso, riuscirà a rispettare il protocollo.

Va considerato, inoltre, che secondo le ul-

time stime dell’Agenzia Europea per l’Am-

biente, la recessione ha fatto crollare le

emissioni europee del 6,9% nel corso del

2009, portandole per la prima volta sotto il

livello stabilito da Kyoto.

Nel 2009 le emissioni europee sono scese a

-12,9% rispetto al livello 1990.

Questa cifra non tiene conto dell’utilizzo dei

meccanismi di flessibilità, utilizzando i quali,

anche Paesi che non abbiano realmente di-

minuito le proprie emissioni potranno comun-

que rispettare il protocollo. Questi strumenti

permettono ai Paesi coinvolti di realizzare dei

progetti di riduzione al di fuori dei propri con-

fini e di contabilizzare il conseguente rispar-

mio di emissioni come se fosse un risparmio

avvenuto sul proprio territorio, oppure di ac-

quistare dei permessi ad inquinare da Paesi

che sono andati oltre l’obiettivo stabilito.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

Paese Obiettivo 2012* Livello 2008**

Austria -13,0% +10,8%

Belgio -7,5% -7,1%

Danimarca -21% -7,4%

Finlandia 0% -0,3%

Francia 0% -6,4%

Germania -21,0% -22,2%

Grecia +25,0% +22,8%

Irlanda +13,0% +23,0%

Italia -6,5% +4,7%

Lussemburgo -28,0% -4,8%

Olanda -6,0% -2,4%

Portogallo +27,0% +32,3%

Regno Unito -12,5% -18,6%

Spagna +15,0% +42,3%

Svezia +4,0% -12,7%

Tabella 3. “Burden sharing” La ripartizione tra stati membri degli obiettivi stabilitia Kyoto, e il livello raggiunto nel 2008

Fonte: elaborazione Cresme su dati Eurostat* variazione percentuale rispetto al 1990** non tiene conto dei meccanismi di flessibilità utilizzabili per raggiungere l’obiettivo 2012

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Per quanto riguarda il sistema di scambio

dei permessi ad inquinare (ETS), il “pac-

chetto clima-energia” prevede una riforma

per il post-2010.

Le quote di emissione non saranno più at-

tribuite gratuitamente alle aziende in base

ai dati storici sulle emissioni, ma allocate

tramite aste.

La stessa direttiva prevede anche la progres-

siva espansione dei settori industriali e dei

gas coperti dal sistema. Tra i settori industriali

si include, ad esempio, l’aviazione.

Queste riforme sono state in parte atte-

nuate su iniziativa di alcuni Paesi, tra cui

l’Italia, che nel Consiglio Europeo del di-

cembre 2008 hanno ottenuto una revisione

del pacchetto, rendendolo più flessibile pur

mantenendone gli obiettivi.

Ad esempio, si prevede maggiore gradua-

lità nel passaggio da quote allocate gratui-

tamente a quote messe all’asta per i settori

manifatturieri a rischio delocalizzazione

(20% dal 2013, 30% dal 2020 e tutte le

quote dal 2027).

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81

È ormai noto che gli interventi per il miglio-

ramento dell’efficienza energetica negli usi

finali dell’energia possono dare un contri-

buto importante alla bolletta energetica del

nostro Paese e alla mitigazione dei gas serra.

Secondo l’ENEA, ad esempio, attraverso l’

“efficentamento” energetico del patrimonio

edilizio italiano, si potrebbero ridurre le emis-

sioni di CO2 del 45%. Risultati ben superiori

a quanto previsto con il ricorso alle tecnolo-

gie per l’uso delle fonti rinnovabili (22,4%) e

“alle tecnologie di generazione a bassa emis-

sione di carbonio, in Italia ancora lontane dal

mercato, che contribuiscono complessiva-

mente per meno del 10% sul totale”.

Non molto tempo, l’ENEA ha proposto, con

il supporto di ANCE, ABI, Consip e Unionca-

mere, un intervento di riqualificazione ener-

getica del patrimonio edilizio pubblico che,

oltre a produrre effetti positivi in termini di

efficienza energetica, possa rappresentare

uno stimolo all’economia del Paese.

L’analisi, che si fonda su dati del patrimonio

pubblico elaborati dall’ENEA su un primo

database fornito dal CRESME, prende in

esame un campione costituito da scuole e

uffici, per circa 15.000 unità immobiliari se-

lezionate tra quelle con le maggiori poten-

zialità di risparmio e tra quelle che

necessitano di interventi di tipo strutturale”.

In relazione a questo campione sono stati

ipotizzati interventi che riguardano:

• l’involucro edilizio (isolamento pareti e so-

stituzione infissi, installazione di elementi

schermanti);

• gli impianti di produzione di calore e di

condizionamento (sostituzione con im-

pianti di ultima generazione);

• il ricorso a fonti rinnovabili (attraverso di-

spositivi sia attivi che passivi);

• dispositivi per una gestione efficiente dei

servizi di climatizzazione e illuminazione

modulabili in funzione della domanda.

Il costo complessivo di tali interventi è stato

stimato in 8,2 miliardi di euro.

Dal punto di vista dell’efficienza energetica,

gli interventi previsti sono in grado di deter-

minare una riduzione del fabbisogno energe-

tico dell’insieme degli edifici censiti pari al

18% in termini di energia termica e al 23% in

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

3.5. Una prima linea da seguire: l’efficienza energetica del patrimonio pubblico

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termini di energia elettrica (complessiva-

mente del 20% in termini di Energia Primaria).

Il costo complessivo della bolletta energe-

tica annua per i servizi di climatizzazione e

illuminazione si riduce, così, per il totale

degli edifici, da 1,79 miliardi a 1,37 miliardi

di euro, determinando quindi un risparmio

di 419 milioni di €/anno pari al 23% della

bolletta attuale”.

Nella fase di realizzazione dell’investimento,

a fronte di una spesa di 8,2 miliardi di euro,

si stima una crescita della produzione atti-

vata di 19 miliardi di euro, la creazione di

valore aggiunto per 14 miliardi di euro ed

un incremento complessivo del PIL nell’or-

dine di 0,6 punti percentuali per anno.

I maggiori consumi e la crescita della pro-

duzione sarebbero inoltre in grado di atti-

vare un incremento della domanda di

lavoro pari a circa 150.000 unità.

A regime l’intervento porterà alla creazione

di ulteriori effetti indotti in diversi comparti

dell’economia.

Questi possono essere stimati ancora una

volta attraverso la costruzione di un vettore

di spesa che tiene conto del valore attuale

dei costi e dei benefici creati in fase di fun-

zionamento degli edifici.

I benefici creati dall’intervento sono ricondu-

cibili principalmente al risparmio nel con-

sumo energetico e sono stati stimati, pari a

337 milioni di euro per le scuole e 91 milioni

di euro per gli uffici, per un totale di 428 mi-

lioni di euro all’anno.

Considerando una durata di 20 anni ed un

tasso di sconto del 6%, il valore atteso dei be-

nefici attesi complessivi, in termini di rispar-

mio energetico è pari a 4,6 miliardi di euro.

Non sono stati quantificati ulteriori benefici

come il miglioramento della produttività

del lavoro, il miglioramento della qualità

ambientale del posto di lavoro, la maggiore

sicurezza degli edifici, perché di difficile

quantificazione.

Per quanto riguarda i costi di gestione, a

parte il risparmio energetico, si è ipotizzato

che restassero gli stessi dopo l’intervento.

Tenuto conto di queste ipotesi, l’analisi finan-

ziaria dell’intervento porta a risultati negativi

(con un VAN pari a -3,4 miliardi di euro) poi-

ché il beneficio creato dall’intervento non rie-

sce a coprire il costo iniziale dell’investimento

e i costi di gestione del progetto.

ENEA ha considerato anche il problema

della stima degli effetti indiretti del rispar-

mio energetico. “Anzitutto - si sostiene - il ri-

sparmio energetico provocherà una

diminuzione delle importazioni di fattori

energetici primari, questo porterà ad

un’espansione delle esportazioni nette e un

effetto reddito sugli altri settori economici

(compreso probabilmente quello energetico),

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che a sua volta determinerà un effetto finale

sulla bilancia dei pagamenti”.

Per simulare l’effetto indotto sui settori eco-

nomici ENEA ha assunto che il risparmio

energetico si traduca “in una diminuzione

delle importazioni di energia primaria del

settore energetico e quindi imputato tale ri-

sparmio al settore stesso. A fronte di un au-

mento delle esportazioni nette di 4,6

miliardi di euro, l’impatto nei settori pro-

duttivi ammonta a 23 miliardi di euro, e un

valore aggiunto pari a 17 miliardi di euro”.

L’impatto complessivo dell’intervento, scri-

vono i ricercatori di Enea, “è dunque pari al

valore attuale netto dell’intervento (pari a -

3,4 miliardi di euro) più il valore netto dagli

effetti moltiplicativi dell’intervento nel pe-

riodo di cantiere (pari a 14,3 miliardi di euro),

più il valore attuale netto degli effetti molti-

plicativi dell’intervento nel periodo di regime

(pari a 17 miliardi di euro), con un effetto

netto dunque pari a 27,9 miliardi di euro.

Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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Sistema energetico italiano: una sfida per l’efficienza? | capitolo 3

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Capitolo 4 Risparmiare energia:cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali?2

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I Regolamenti Edilizi Comunali si stanno di-

mostrando un’ottima chiave per raccontare

il cambiamento in corso in Italia nel modo

di progettare e costruire.

Sono in crescita sia il numero di Comuni che

ha messo mano ai propri strumenti di go-

verno degli interventi edilizi, per introdurre

nuovi criteri e obiettivi energetico-ambien-

tali, sia il campo dei temi di interesse, ren-

dendo i regolamenti sempre interessanti

per capire i processi in corso.

L’Osservatorio ONRE Osservatorio Nazionale

sui Regolamenti Edilizi per il Risparmio

Energetico), promosso da Cresme e Legam-

biente, di cui qui presentiamo in sintesi i ri-

sultati del Rapporto 2010, è partito proprio

dall’idea che questi strumenti comunali rap-

presentino oggi sempre di più uno snodo

fondamentale del processo edilizio, perché

qui convergono aspetti tecnici e procedu-

rali, attenzioni e interessi e qui si incrociano

le competenze in materia di urbanistica,

edilizia e energia di Stato, Regioni e Co-

muni.

Raccontare quanto succede nei diversi ter-

ritori, le novità e le spinte, i risultati ci sem-

bra fondamentale per capire la dimensione

e i limiti di questo processo.

Nel terzo Rapporto ONRE sono 705 i Co-

muni italiani censiti che risultano avere mo-

dificato i propri Regolamenti Edilizi per

introdurre obiettivi di sostenibilità e rispar-

mio energetico: l’80% di questi lo ha fatto

negli ultimi tre anni.

L’analisi dei dati raccolti mostra come que-

sto processo accomuna grandi città e pic-

coli centri e che non stiamo parlando di un

area marginale del Paese ma di Comuni in

cui complessivamente abitano quasi 19 mi-

lioni di persone.

Si tratta di regolamenti edilizi che interes-

sano il 33% del nuovo costruito in Italia nel

2009 (circa 90.000 alloggi).

Inoltre è da segnalare come siano diversi i

Comuni che sono tornati, a distanza di

poco tempo, a intervenire sui propri rego-

2 Il presente capitolo è una sintesi tratta da CRESME-LE-GAMBIENTE, L’innovazione energetica in edilizia. RapportoONRE 2010 sui regolamenti edilizi comunali, Roma 2010.

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Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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lamenti per alzare l’asticella degli obiettivi e

delle prestazioni - ad esempio molti Comuni

lombardi e della Val di Cornia, in Provincia di

Livorno oltre che l’Alto Adige.

La ragione sta in una verifica sul campo,

ossia che la realtà del settore in quei terri-

tori è già pronta per cui utilizzare questi

strumenti in modo attento e flessibile di-

venta una opportunità per accompagnare

l’innovazione in edilizia.

Del resto sono tali e tante le novità impian-

tistiche e tecnologiche sviluppate negli ul-

timi anni, come le possibilità di ripensare e

integrare soluzioni per risparmiare energia,

produrla da fonti rinnovabili, recuperare e

riutilizzare le acque, che riuscire ad aiutare

l’innovazione e adattarlo soluzioni ai diversi

contesti e tradizioni locali attraverso i Rego-

lamenti Edilizi diventa fondamentale.

Il Rapporto 2010 ha provato a tracciare una

fotografia di questa realtà articolata attra-

verso la scelta di alcuni parametri che hanno

permesso di leggere le esperienze e di appro-

fondire quelli che sembrano essere i principali

temi dell’innovazione ambientale e energe-

tica in questo settore.

Siamo infatti convinti che oggi sia necessario

entrare nel merito di quanto si sta modifi-

cando nella filiera delle costruzioni, andare a

capire se questi processi stanno producendo

risultati verificabili e quantificabili, in modo

da arrivare ad aprire un confronto sulle scelte

e le direzioni intraprese.

Ad esempio, ora che la certificazione ener-

Comuni Settore regolamentato Popolazione 2009

506 Isolamento termico 17.067.017

531 Fonte rinnovabili in edilizia 16.085.326

293 Efficienza energetica (teleriscaldamento, pompe di calore, ecc.) 8.380.305

353 Orientamento e schermatura 9.927.947

326 Materiali riciclabili di provenienza locale 7.476.181

444 Risparmio idrico e recupero acque 14.412.343

150 Isolamento di acustico 3.003.857

171 Permeabilità dei suoli e “isole calore” 7.099.668

Tabella 4. Numero di comuni e popolazione interessata per tipologia di intervento del regolamento edilizio

Fonte: ONRE Osservatorio nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico, Realizzato da CRESME e Legambiente

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getica in edilizia è diventata obbligatoria,

diventa fondamentale capire in che modo i

regolamenti in questi anni si sono occupati

delle prestazioni energetiche degli edifici,

quali obiettivi hanno fissato per migliorare

il comportamento di pareti e finestre, se

hanno proposto criteri per indirizzare i pro-

getti, cosa prevedono in termini di esposi-

zioni da privilegiare.

Ma lo stesso ragionamento vale per le fonti

rinnovabili. Perché ora che l’Italia si vede asse-

gnati obiettivi vincolanti di crescita, tali da rag-

giungere il 17% di contributo rispetto ai

consumi energetici al 2020, capire in che

modo i regolamenti sono intervenuti rispetto

al ruolo che il solare termico o fotovoltaico, le

biomasse o la geotermia, debbano svolgere

nel soddisfare i fabbisogni termici e elettrici

del nostro Paese diventa un tema significativo.

A maggior ragione vale in un periodo di così

forte sviluppo del solare, con 75mila impianti

fotovoltaici installati su tetti (GSE) e 2,4 mi-

liardi di euro di ‘lavori’ messi in gara attra-

verso forme di partenariato pubblico e

privato (www.infopieffe.it).

Senza dimenticare quanto sia delicato il

ruolo che i Regolamenti Edilizi svolgono nel

semplificare gli interventi e nell’accompa-

gnare, con la giusta flessibilità, l’inseri-

mento nel mercato delle tante tecnologie

(pompe di calore, sonde geotermiche, cal-

daie a condensazione e centrali di rigenera-

zione, ecc.) che in poco tempo hanno cam-

biato il volto del settore.

Ma non ci si deve fermare all’energia, perché

i regolamenti oggi guardano alla sostenibilità

promuovendo diversi interventi e tra questi un

ruolo importante ha assunto il tema del rispar-

mio, recupero e riciclo dell’acqua.

Sono molti i regolamenti che hanno fissato re-

gole prescrittive per l’uso di sistemi di rispar-

mio idrico, per una gestione separata delle

acque meteoriche, grigie e nere in modo da

favorire il loro recupero per gli usi compatibili.

In alcune esperienze ci si è spinti oltre, allar-

gando il campo di attenzione dei regola-

menti alla permeabilità dei suoli, per

garantire un equilibrio complessivo del ciclo

dell’acqua in città, al fenomeno dell’isola di

calore, con indicazioni precise per ridurne gli

impatti che arrivano perfino a obbligare la

realizzazione di “tetti verdi”.

Si sta cercando di definire in maniera sempre

più attenta i criteri per valutare e premiare,

l’utilizzo di materiali locali e riciclabili.

Queste esperienze rappresentano, in-

somma, un ottima base per un confronto

che coinvolga i diversi soggetti della filiera

per capire potenzialità e limiti del cambia-

mento in corso.

L’analisi di CRESME e Legambiente mostra

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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una realtà a macchia di leopardo nelle di-

verse realtà territoriali, rispetto all’esistenza

di riferimenti normativi regionali, alle indi-

cazioni che riguardano le prestazioni ener-

getiche degli edifici e allo sviluppo delle

fonti rinnovabili.

Ma ancora più rilevanti per gli operatori sono

alcune situazioni in cui sono evidenti le con-

traddizioni nelle indicazioni contenute nei re-

golamenti edilizi che riguardano, ad esempio,

la certificazione energetica degli edifici ri-

spetto a chi può operare, su chi e come

debba controllare. Diventa quanto mai ur-

gente fare chiarezza rispetto a un quadro così

articolato e complesso, in particolare è neces-

sario dare certezze che questa prospettiva sia

veramente perseguita da tutti con impegno.

L’importante è guardare ai regolamenti edi-

lizi comunali per capire come superare i

problemi ancora aperti e la paura del cam-

biamento. Occorrerà che insieme da parte

degli Enti Locali e delle Regioni un’attenta co-

municazione degli obiettivi che ci si propone

con le innovazioni che riguardano il settore,

in modo da costruire un confronto traspa-

rente con gli operatori e avviare un continuo

monitoraggio dei risultati per apporre corre-

zioni e pubblicizzare i risultati prodotti in ter-

mini di comfort delle abitazioni.

È su questo piano che intende muoversi

ONRE a partire dai prossimi mesi, avviando

un tavolo di confronto sulla base dell’analisi

sistematica dei dati raccolti e nell’ipotesi di

coinvolgere l’insieme degli attori della filiera.

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La più significativa spinta nella direzione

dell’innovazione energetica in edilizia è

stata impressa dall’Unione Europea, che

negli ultimi dieci anni ha discusso e appro-

vato diversi ambiziosi provvedimenti che

sono stati alla base della legislazione nazio-

nale e regionale in materia.

I contenuti delle Direttive sono stati recepiti

in Italia attraverso diversi provvedimenti

che si sono succeduti in questi anni mentre

altri dovranno essere approvati per comple-

tare la piena applicazione di quanto previ-

sto da Bruxelles.

I campi principali di attenzione delle norma-

tive hanno riguardato: la prestazione ener-

getica degli edifici, la certificazione degli

stessi, il ricorso alle fonti rinnovabili di ener-

gia, la semplificazione delle procedure di

approvazione.

In materia di rendimento energetico degli

edifici è la Direttiva 2002/91/CE ad aver av-

viato un processo che, anche in Italia, ha por-

tato ad una maggiore consapevolezza di

quanto il settore dell’edilizia debba miglio-

rare i propri standard e possa contribuire alla

diminuzione delle emissioni climalteranti.

Con il D.Lgs. 192/2005 la Direttiva Europea

è stata recepita nel nostro Paese, stabilendo

i criteri, le condizioni e le modalità per mi-

gliorare le prestazioni energetiche degli edi-

fici al fine di favorire lo sviluppo, la

valorizzazione e l’integrazione delle fonti

rinnovabili e la diversificazione energetica.

In particolare sono state introdotte le veri-

fiche delle prestazioni energetiche, dei va-

lori di trasmittanza e l’obbligo dei sistemi

di schermatura esterni per ridurre l’impatto

del soleggiamento estivo.

Più recentemente con il D.Lgs. 115/2008, che

recepiva la Direttiva Europea 2006/32/CE in

materia di efficienza degli usi finali dell’ener-

gia, sono stati introdotti scomputi volume-

trici per gli edifici con maggiore spessore

delle murature esterne e dei solai.

Con il DPR n.50 del 2/4/2009, concernente

l’attuazione della Direttiva Europea

2002/91 sul rendimento energetico in edili-

zia, sono stati definiti i criteri, i metodi di

calcolo e i requisiti minimi per l'efficienza

energetica degli edifici.

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

4.1. Le Leggi Nazionali

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Il testo fissa i requisiti minimi della presta-

zione energetica degli impianti e degli edifici

nuovi ed esistenti, confermando quelli già

stabiliti all'allegato I del D.Lgs. 192/2005, con

l'introduzione di un valore massimo ammis-

sibile di prestazione energetica per il raffre-

scamento estivo dell'involucro edilizio per le

nuove costruzioni e le ristrutturazioni di edifici

residenziali deve risultare inferiore ai seguenti

limiti: 40 kWh/m2 anno nelle zone climatiche

A e B; 30 kWh/m2 anno nelle zone climatiche

C, D, E, e F. Per tutte le altre tipologie di edifici

i valori fissati risultano: 14 kWh/m3 anno nelle

zone climatiche A e B; 10 kWh/m3 anno nelle

zone climatiche C, D, E, e F.

Sul tema della certificazione energetica il ri-

ferimento è il D.Lgs. 311/2006, che ha rece-

pito le Direttive sul tema e ha modificato in

parte il D.Lgs. 192/2005, prevedendo a par-

tire dal 1° luglio 2007 l’obbligo di certifica-

zione energetica per gli edifici esistenti

superiori a 1.000 m2 ed estendendolo dal 1°

luglio 2008 a tutti gli edifici e dal 1 luglio

2009 alle singole unità immobiliari nel caso

di trasferimento della proprietà.

In particolare il Decreto stabilisce la meto-

dologia per il calcolo delle prestazioni ener-

getiche, le ispezioni da effettuare per gli

impianti di climatizzazione e la sensibilizza-

zione nei confronti dei cittadini per l’uso ra-

zionale dell’energia.

L’ultimo intervento in ordine di tempo è il

Decreto Ministeriale del 26 Giugno 2009 re-

lativo alle Linee Guida Nazionali per la certi-

ficazione energetica degli edifici.

Le Linee Guida si applicano nel caso in cui le

Regioni o le Province Autonome non siano

provviste di proprie normative in merito.

Il Decreto stabilisce la durata massima di

dieci anni per la validità dell’attestato ener-

getico, scaduti i quali viene rinnovato auto-

maticamente se l’edificio rispetta quanto

previsto dalla normativa in vigore.

Le prestazioni dell’edificio o del singolo ap-

partamento, vengono classificate attraverso

una scala (dalla classe A+ alla G).

Si tratta di un passo fondamentale che va

incontro alla necessità di unificare i diversi

criteri di valutazione emersi nelle varie Re-

gioni ed al tempo stesso permette di col-

mare le lacune tuttora esistenti in molte

aree del Paese. Al momento però l’unico li-

mite imposto dal Decreto è quello della cer-

tificazione minima di Classe C per il

riscaldamento invernale, entrato in vigore il

1 Gennaio 2010 per i nuovi edifici.

Inoltre la redazione dell’attestato di certifica-

zione energetica è obbligatoria, ma non ven-

gono definite le sanzioni a cui si incorre nel

caso di compravendita di immobili senza il

suddetto attestato, al contrario di quanto

previsto dalla Direttiva europea 2002/91.

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Si è in attesa del DPR che definirà i requisiti

dei professionisti abilitati alla certificazione

ed all’ispezione degli impianti termici, fermo

da tempo ai tavoli dei Ministeri dell’Am-

biente e delle Infrastrutture.

Infine per gli edifici già esistenti è prevista la

possibilità per chi vende di firmare una di-

chiarazione in cui attesta l’immobile in Classe

G, cioè completamente inefficiente.

A questo riguardo è importante sottoli-

neare come sia stata avviata una procedura

di infrazione da parte dell’UE nei confronti

del nostro Paese proprio perché l’autocertifi-

cazione non veniva contemplata nella Diret-

tiva europea di riferimento.

Per quanto riguarda il contributo delle fonti

rinnovabili la Legge n.244 del 24/12/2007 ha

introdotto l'installazione obbligatoria di al-

meno 1 kW di solare fotovoltaico per ogni

nuova unità abitativa e 5 kW per i nuovi fab-

bricati industriali realizzati a partire dal 1°

gennaio 2009.

Questa previsione per entrare in vigore deve

però essere recepita da parte dei singoli Re-

golamenti Edilizi Comunali, che diventano

quindi lo strumento fondamentale per intro-

durre su larga scala l’uso del fotovoltaico in

edilizia. Tale norma è rientrata nel “pacchetto

Milleproroghe” (DL 30 dicembre 2009, n.

194), convertito in Legge 26 febbraio 2010,

n. 25, rinviando l’obbligo al 1° Gennaio 2011.

La Direttiva 2002/91/CE prevede la valoriz-

zazione delle fonti rinnovabili per miglio-

rare le prestazioni energetiche degli edifici.

Il D.Lgs. 192/05, che l’ha recepita, ha previ-

sto nell'allegato I per le nuove abitazioni, le

ristrutturazioni (oltre il 20% del volume) e

nei casi in cui l’impianto termico venga so-

stituito, che si debba soddisfare almeno il

50% del fabbisogno di acqua calda sanita-

ria attraverso il contributo di fonti rinnova-

bili (principalmente pannelli solari termici e

biomassa). Ma la norma non è in vigore in

quanto rimanda alla pubblicazione dei de-

creti attuativi ancora non emanati.

Un altro ambito di intervento importante ri-

guarda la semplificazione delle procedure

autorizzative.

Con il D.Lgs. 115/08, è stato stabilito che per

l'installazione di pannelli solari termici e fo-

tovoltaici integrati architettonicamente o

complanari alla copertura, che non modifi-

chino la sagoma dell'edificio e per impianti

eolici di altezza complessiva non superiore a

1,5 metri e diametro non superiore a 1

metro, non è necessario presentare la Denun-

cia di Inizio Attività al Comune, ma una sem-

plice comunicazione. Recentemente la Legge

122 del 30 luglio 2010 ha introdotto nella le-

gislazione sull’edilizia la Segnalazione Certi-

ficata di Inizio Attività (SCIA).

Questa norma nasce per avviare un' attività

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produttiva senza attendere l’assenso del-

l’amministrazione competente che però

deve effettuare dei controlli entro 60 giorni

dalla comunicazione.

Gli interventi che vengono inclusi in questa

legge e che in precedenza erano soggetti a

DIA, riguardano la cosiddetta ristruttura-

zione “leggera” o manutenzione ordinaria.

L’incertezza principale di questa legge è re-

lativa alla possibile applicazione o meno

della SCIA alle installazioni di pannelli solari

termici e/o fotovoltaici.

Una nota emanata il 16 settembre 2010 dal

Ministero della Semplificazione sottolinea

come non tutte le DIA siano sostituibili au-

tomaticamente dalla SCIA.

In particolare non è scontato che la DIA per

la costruzione di un nuovo impianto a fonte

rinnovabile inferiore ad una determinata

soglia di potenza sia sostituita dalla SCIA.

Proprio per gli aspetti basilari di tale norma,

principalmente la possibilità di iniziare su-

bito l'opera, diventa urgente chiarire al più

presto il campo applicativo e le ipotesi di

esclusione con riferimento agli impianti

energetici per i quali era prevista la DIA (co-

generazione, biomasse, ecc.).

Un’ulteriore novità, sicuramente la più impor-

tante per i contenuti e le scadenza che fissa, è

quella della nuova Direttiva Europea 31/2010

in materia di efficienza energetica in edilizia.

La nuova direttiva promuove il miglioramento

della prestazione energetica degli edifici.

Nel provvedimento si prevede una metodo-

logia per il calcolo delle prestazioni energeti-

che degli edifici e delle unità immobiliari che

gli Stati membri sono tenuti ad applicare in

conformità a quanto indicato nell'allegato I

della Direttiva, e che dovranno essere rivisti a

scadenze regolari di massimo 5 anni.

La metodologia di calcolo, che verrà stabi-

lita entro il 30 Giugno 2011, dovrà tenere

conto delle caratteristiche termiche dell’edi-

ficio, degli impianti di riscaldamento e di

produzione di acqua calda, di condiziona-

mento e ventilazione, di illuminazione, della

progettazione, posizione e orientamento

dell’edificio, dei sistemi solari passivi e di

protezione solare, delle condizioni climati-

che interne, dei carichi interni.

Il calcolo della prestazione energetica dovrà

essere differenziato a seconda della catego-

ria di edificio.

Per gli edifici di nuova costruzione viene

data notevole importanza ed attenzione

alle tecnologie quali: sistemi di fornitura

energetica decentrati basati su fonti rinno-

vabili; cogenerazione; teleriscaldamento o

teleraffrescamento; pompe di calore. Stessi

requisiti vengono applicati per gli edifici esi-

stenti sottoposti a ristrutturazioni impor-

tanti, cercando di migliorare sensibilmente

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la prestazione energetica al fine di soddi-

sfare i requisiti minimi.

La Direttiva stabilisce inoltre che gli Stati prov-

vedano affinché entro il 31 Dicembre 2020

tutti gli edifici di nuova costruzione siano

“edifici a energia prossima allo zero”, in cui il

fabbisogno energetico molto basso o quasi

nullo sia coperto in misura molto significativa

da energia da fonti rinnovabili, compresa

quella prodotta in loco o nelle vicinanze.

Gli stessi requisiti, ma a partire dal 31 Dicem-

bre 2018, vengono applicati per i nuovi edi-

fici pubblici; entro il 31 Dicembre 2012 e con

aggiornamenti di tre anni, la Commissione

pubblicherà una relazione sui progressi rea-

lizzati ed elaborerà un piano d'azione. La Di-

rettiva mette l’accento anche sulle possibilità

di favorire l’efficienza energetica degli edifici

mettendo a disposizione misure di incentiva-

zione che potranno variare da Paese a Paese.

Il certificato energetico obbligatorio avrà

una validità massima di 10 anni ed andrà

allegato nei casi di edifici di nuova edificia-

zione ma anche nei casi di vendita ed allo-

cazione. Il recepimento della Direttiva

prevede che la certificazione sia effettuata

in maniera indipendente e da esperti accre-

ditati che dovranno risultare in elenchi pe-

riodicamente aggiornati e messi a

disposizione del pubblico.

Sono previste inoltre ispezioni periodiche

degli impianti di riscaldamento degli edifici

dotati di caldaie con una potenza superiore

a 20 kW e degli impianti di condiziona-

mento d'aria con potenza superiore a 12

kW mentre per gli impianti di riscaldamento

con caldaie la cui potenza è superiore a 100

kW l'ispezione deve avvenire almeno ogni

due anni; per le caldaie a gas questo pe-

riodo può essere esteso a quattro anni.

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Analizzando la legislazione introdotta nelle

diverse Regioni emergono notevoli differenze

oggi esistenti riguardo al tema dell’innova-

zione energetica in edilizia.

Alcune Regioni hanno infatti emanato negli

ultimi anni provvedimenti che introducono

significativi cambiamenti nel modo di pro-

gettare e costruire, introducendo precise in-

dicazioni per l’uso delle energie rinnovabili,

per il risparmio idrico e per l’isolamento ter-

mico degli edifici.

In altre si è invece percorsa la strada di indi-

cazioni non cogenti, come le le Linee Guida

sulla Bioedilizia, in altre ancora si sono appro-

vate normative che semplicemente promuo-

vono l’edilizia sostenibile.

I provvedimenti regionali in materia di soste-

nibilità in edilizia, mostrano chiaramente le

diversità presenti in Italia ed al tempo stesso

fa emergere con forza quanto questo tema

sia ormai considerato in tutte le aree del no-

stro Paese, Sicilia esclusa.

Le quattro fasce in cui sono state suddivise

le Regioni mostrano come in molte aree del

Nord, ma anche in Puglia, sono state ema-

nate Leggi che definiscono i criteri per la

certificazione energetica, obbligano l’instal-

lazione delle fonti rinnovabili per i nuovi

edifici e definiscono i criteri per migliorare

le prestazioni energetiche degli edifici.

Per quanto riguarda il Lazio e l’Umbria in-

vece gli obblighi di legge si riferiscono al-

l’uso dell’energia fotovoltaica ed ai pannelli

solari termici.

Ci sono poi quattro Regioni, il Veneto, la To-

scana, la Campania e le Marche, che hanno

emanato Linee Guida per l’edilizia sostenibile

ma senza prevedere obblighi. In queste Re-

gioni si promuove genericamente la sosteni-

bilità in edilizia e si invitano i Comuni a

prevedere incentivi in tal senso, si promuove

la certificazione energetico-ambientale degli

edifici, ma in forma facoltativa e si invita a

una corretta selezione dei materiali da co-

struzione ed il risparmio delle risorse naturali.

L’analisi dei contenuti principali dei provve-

dimenti approvati dalle Regioni in materia

di prestazioni energetiche degli edifici, ri-

corso alle energie rinnovabili e certificazione

energetica mostra la seguente situazione: le

4.2. Le normative regionali

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Regioni che prevedono obblighi specifici per

il rendimento energetico degli edifici, sono

l’Emilia-Romagna, la Liguria, la Lombardia e

la Provincia di Trento.

In queste aree del Paese sono in vigore delle

norme che impongono un limite massimo

alla trasmittanza termica delle pareti esterne

e una percentuale minima di schermatura

delle superfici vetrate (il 50% in Emilia-Roma-

gna ed il 70% in Liguria e Lombardia, a cui si

è aggiunta la Regione Piemonte) per ridurre

gli effetti del soleggiamento estivo.

In Emilia-Romagna i requisiti minimi obbliga-

tori richiesti includono anche le prestazioni per

la climatizzazione invernale ed il rendimento

medio stagionale dell’impianto termico.

Un altro tema importante è affrontato in

Emilia-Romagna ed in Lombardia dove, per

i nuovi edifici e per le grandi ristruttura-

zioni, vengono imposti i limiti di trasmit-

tanza massima delle pareti esterne più bassi

in Italia (pari a 0,36 W/m2), Alto Adige e

Trentino esclusi.

Nelle Regioni Valle d’Aosta e Puglia, le ,eggi

stabiliscono degli standard minimi che però

devono essere ancora introdotti. Per gli stessi

aspetti, in Campania ed in Toscana sono pre-

senti Linee Guida sull’edilizia sostenibile, che

promuovono ed incentivano il risparmio

energetico ma non impongono dei limiti.

Un caso a parte - sicuramente il più com-

pleto ed interessante - è quello della Provin-

cia Autonoma di Bolzano.

Il regolamento nato dal Decreto del Presi-

dente della Provincia il 29/09/2004 introduce

la certificazione energetica obbligatoria e de-

finisce i valori massimi di fabbisogno di ca-

lore annuale per riscaldamento negli edifici

di nuova costruzione, determina le categorie

degli edifici a cui si applicano tali valori e de-

finisce lo spessore di coibentazione che non

viene calcolato come cubatura urbanistica,

in attuazione dei commi 5 e 6 dell'articolo

127 della Legge Urbanistica Provinciale 11

agosto 1997, n. 13.

Ai fini dell'ottenimento della dichiarazione di

abitabilità, le classi di edifici ammesse dal re-

golamento dell’Agenzia CasaClima sono le

seguenti:

• classe C, quando l’indice termico è infe-

riore ai 70 kwh/m2 l’anno.

• classe B, quando l’indice termico è infe-

riore ai 50 kwh/m2 l’anno;

• classe A, quando l’indice termico è infe-

riore ai 30 kwh/m2 l’anno;

• classe Gold (casa passiva) quando l’indice

termico non supera i 10 kwh/m2 l’anno.

La classificazione è a tutt’oggi l’unica in Ita-

lia ad imporre limiti in tutti gli aspetti con-

siderati e prende come riferimento i dati

climatici di Bolzano.

Per fare un raffronto con le norme previste

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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dalle altre Regioni, anche nella Classe meno

efficiente C, la trasmittanza delle pareti

esterne massima consentita in Provincia di

Bolzano è di 0,16 W/m2, decisamente infe-

riore al valore imposto in Emilia-Romagna e

Lombardia (0,36 W/m2).

Per quanto riguarda le energie rinnovabili

l’obbligo di produzione del 50% di acqua

calda sanitaria da fonti rinnovabili, quindi

solare termico e biomasse, è stato intro-

dotto in diverse Regioni.

In particolare per le nuove costruzioni, e nei

casi in cui viene rinnovato l’impianto termico,

è in vigore in Lombardia, Emilia Romagna,

Provincia di Trento e Liguria; lo stesso ob-

bligo, applicato anche nei casi di ristruttura-

zione per almeno il 20% del volume, è in

vigore in Umbria e Lazio.

La Regione Piemonte è l’unica ad aver por-

tato l’obbligo per le nuovi costruzione e nei

casi di nuova installazione degli impianti ter-

mici, al livello minimo del 60%.

Purtroppo la Toscana che aveva fissato nella

Legge questa previsione già da molti anni non

ha mai emanato i decreti attuativi per l’ob-

bligo del solare termico. In Campania invece

per entrare in vigore l’obbligo deve passare

per un recepimento da parte dei Comuni.

L’obbligo di installazione di 1 kW di energia

elettrica da solare fotovoltaico è richiesto

per le nuove costruzioni e nel caso di sosti-

tuzione dell’impianto termico in Emilia Ro-

magna e Umbria.

In Puglia invece per entrare in vigore oc-

corre che il requisito sia recepito nel Rego-

lamento Edilizio Comunale.

Nel Lazio l’obbligo è valido anche nei casi

di ristrutturazione parziale.

In Provincia di Trento è obbligatorio soddi-

sfare almeno il 20% del fabbisogno elet-

trico attraverso fonti rinnovabili.

In Emilia-Romagna e Lombardia si fa invece

esplicito obbligo di allacciamento alla rete di

teleriscaldamento (anche non da fonte rinno-

vabile) se presente entro un raggio di 1.000

metri dall’edificio interessato.

Un aspetto molto importante riguarda i

controlli e le possibili sanzioni applicate in

caso di illecito o di mancato rispetto delle

suddette norme.

In Lombardia, Liguria e Piemonte le am-

mende riguardano il caso in cui i costruttori

degli immobili non consegnino la certifica-

zione energetica al proprietario e quando il

certificatore rilascia un attestato non veri-

tiero o dichiara un falso impedimento all’in-

stallazione dei pannelli solari. È interessante

notare come con la L.R. 13 del 2007 del Pie-

monte vengano sanzionati anche i proprie-

tari degli immobili in cui non sono stati

installati impianti solari termici integrati

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nella struttura edilizia con una multa tra i

5.000 ed i 15.000 euro. Lo stesso discorso

vale per gli impianti di solare fotovoltaico

per i quali la multa varia tra i 2.000 ed i

10.000 euro.

È importante segnalare per che la certifica-

zione energetica siano in vigore ad oggi sistemi

molto dissimili fra loro nelle varie Regioni.

In materia, ad esempio di sanzioni, solo in

Piemonte, Lombardia e Toscana sono previste

nei casi in cui non ci sia tale documentazione

allegata negli atti di compravendita. Anche

in questo caso però si verifichano significative

differenze: in Lombardia ad esempio la san-

zione è economica e varia tra i 2.500 ed i

10.000 euro, al contrario in Toscana non è

prevista alcuna sanzione pecunaria ma in

caso di mancata presenza dell’attestato il

fabbricato sarà inserito nella classe energe-

tica più bassa; quest’ultimo caso è da ve-

dere in senso negativo anche in seguito

all’allargamento dell’infrazione dell’UE all’Ita-

lia per aver introdotto l’autocertificazione,

proprio perché rischia di sfalsare la condi-

zione reale degli edifici non certificati.

Un altro tema che evidenzia l’articolazione

tra le Regioni e anche l’incertezza, riguarda

i soggetti certificatori.

A seconda della Regione interessata ci si trova

a poter certificare in base ad un titolo di stu-

dio, più o meno inerente al tema edilizio, o

meglio in base alla partecipazione ad un

corso specifico con successivo esame finale (è

il caso di Lombardia, Piemonte, Province di

Trento e Bolzano, Puglia e Valle d’Aosta..

Un elemento positivo è quello introdotto in

Friuli Venezia-Giulia con il Decreto del Pre-

sidente della Regione del 25/8/2010 con il

quale viene regolamentato l’accredita-

mento dei certificatori energetici.

La scelta innovativa è stata quella di agevo-

lare la certificazione a chi è abilitato anche

in altre Regioni, riconoscendo quindi i corsi

CasaClima e Sacert, in modo da poter velo-

cizzare e semplificare la certificazione a chi

comunque ha seguito un corso specifico

sugli stessi argomenti.

In tutte quelle Regioni, ancora molte, che

non hanno legiferato sulla certificazione

energetica degli edifici vige la normativa na-

zionale che in materia di accreditamento alla

figura di certificazione rimane molto vago

definendo come “tecnico abilitato un sog-

getto operante sia in veste di dipendente di

enti ed organismi pubblici o di società di ser-

vizi pubbliche o private che di professionista

libero o associato, iscritto ai relativi ordini e

collegi professionali ed abilitato all'esercizio

della professione relativa alla progettazione

di edifici ed impianti, asserviti agli edifici

stessi, nell'ambito delle competenze ad esso

attribuite dalla legislazione vigente”.

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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Dall’analisi svolta sui Regolamenti Edilizi Co-

munali sono emersi complessivamente 705

Comuni in Italia nei quali sono state intro-

dotte innovazioni che riguardano l’energia e

la sostenibilità in edilizia. Un risultato in cre-

scita, visto che nel Rapporto 2009 erano 557.

Nell’analisi dei provvedimenti, quest’anno,

sono stati ampliati i parametri utilizzati per

valutare caratteri e differenze.

I nuovi aspetti considerati sono quelli del-

l’isolamento acustico e della permeabilità

dei suoli, che si affiancano ai temi affrontati

nell’edizione 2009 del Rapporto:

isolamento termico, tecnologie per miglio-

rare l’efficienza energetica degli impianti, ri-

corso alle rinnovabili, recupero delle acque

piovane e risparmio idrico, uso di materiali

da costruzione riciclabili e/o locali ed orien-

tamento corretto dell’edificio.

Per ogni parametro si è verificato, nei Rego-

lamenti Edilizi, se l’indicazione fosse un ob-

bligo, se prevedesse un incentivo

(specificando, qualora possibile, la tipolo-

gia) ma senza obblighi o se fosse semplice-

mente promossa.

Gli incentivi riscontrati si possono distin-

guere in tre principali categorie.

La prima è quella relativa agli sconti sugli

oneri di urbanizzazione; la seconda riguarda

premi volumetrici, per i quali riconoscendo i

miglioramenti delle prestazioni energetiche si

concede un ampliamento dell’edificio che

non andrà calcolato come superficie utile; la

terza tipologia di incentivi è quella del finan-

ziamento diretto attraverso bandi di alcune

tipologie particolari di intervento.

La diffusione geografica dei 705 Comuni è

messa in evidenza dall’immagine che segue.

Una nota positiva riguarda la presenza di

Comuni di tutte le aree del Paese, anche se

con una maggiore concentrazione nelle Re-

gioni del Centro-Nord, e in particolare di To-

scana, Emilia Romagna e Lombardia, come

descritto dai paragrafi dedicati ai parametri

di bioedilizia.

Anche in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche e

Puglia si registrano esperienze significative

riguardo la presenza di Regolamenti Edilizi

attenti alla sostenibilità.

Nelle Regioni insulari, con particolare riferi-

4.3. I regolamenti edilizi comunali

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mento alla Sardegna, iniziano ad avviarsi

processi importanti, anche se limitati ancora

a pochi Comuni, che potrebbero presto por-

tare altre realtà alla approvazione di nuovi

Regolamenti Edilizi orientati all’efficienza

energetica, come nel caso di Sassari, a cui

quest’anno si aggiunge un altro capoluogo

come Oristano.

I 705 Comuni individuati e analizzati pos-

sono sembrare limitati ma se si considera la

popolazione “amministrata” il dato si fa no-

tevolmente più interessante: oltre 18,7 mi-

lioni di abitanti, pari al 31% della

popolazione del Paese.

Insomma, un campione assolutamente rap-

presentativo dell’attenzione che le ammini-

strazioni locali stanno attribuendo alla

questione del risparmio energetico e all’im-

portanza comunemente condivisa che il pa-

trimonio edilizio riveste in tale tema.

Ma forse la rilevanza di questa attività regola-

mentativa è ancora più percepibile attraverso

la dimensione edilizia che essa va a condizio-

nare. Gli oltre 700 Regolamenti Edilizi o docu-

menti analizzati influenzano le strategie del

risparmio energetico (passivo o attivo) e con-

siderando i periodi di formazione e di ado-

zione di tali provvedimenti, ci troviamo a

quantificare in oltre 300.000 le abitazioni della

nuova edilizia residenziale che dal 2000 ad

oggi sono state realizzate con criteri obbligati

o promossi dai Regolamenti Edilizi fino ad

oggi raccolti.

La progressione cronologica della normativa

comunale riflette, sia la produzione norma-

tiva comunitaria e nazionale, sia la cultura di

strati sempre più ampi della cittadinanza.

A questo proposito è il caso di ricordare che

un’ indagine del Cresme del 2009 eviden-

ziava come per il 79% dei cittadini italiani

intervistati è l’Amministrazione Comunale

la principale responsabile della regolamen-

tazione in tema di risparmio energetico ed

emissioni inquinanti, seguita dall’Ammini-

strazione centrale (il 54% degli intervistati).

Sia per i cittadini che per le amministrazioni

gli ultimi dieci anni, ancor di più gli ultimi cin-

que, sono stati quelli in cui il modo di pensare

all’edilizia ed al modo di costruire edifici ha

subito un forte cambiamento.

Fra la documentazione raccolta infatti sol-

tanto 66 Regolamenti Edilizi (il 13% del totale)

sono antecedenti al 2006. L’anno di svolta è

da considerarsi quindi il 2007 con ben 134

provvedimenti (il 31%), mentre sia nel 2008

sia nel 2009 (quest’ultimo biennio rappre-

senta insieme quasi la metà della documenta-

zione visionata) il numero di Regolamenti

approvati si è mantenuto sui livelli del 2007.

Nel 2010, al momento, sono stati approvati

34 nuovi Regolamenti Edilizi “sostenibili”.

In merito alle tematiche affrontate, quelle

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dell’isolamento, dell’orientamento e del ri-

sparmio idrico venivano citate e normate

fin dai Regolamenti dei primi anni 2000,

anche se la proliferazione si è verificata suc-

cessivamente.

Più recenti invece i provvedimenti che riguar-

dano l’obbligo di ricorrere alle fonti rinnova-

bili: l’80% sono prescrizioni inserite in

regolamenti adottati nel triennio 2007-’09.

Le principali aree di efficienza trattate dai

Regolamenti sono, in ordine di frequenza,

le seguenti:

• al primo posto le norme volte all’obbligo

dell’isolamento igrotermico dell’involucro

edilizio, alla promozione della copertura

verde e dello spessore delle pareti perime-

trali: il 77% dei 705 provvedimenti esami-

nati contengono tale prescrizione;

• al secondo posto, in termini di diffusione,

l’obbligo di prevedere una quota di produ-

zione di energia attraverso l’impiego di

pannelli fotovoltaici e/o di provvedere ad

una percentuale definita di acqua calda me-

diante l’installazione del solare termico.

Meno frequenti i provvedimenti che pro-

muovono il ricorso all’eolico e alle bio-

masse. Complessivamente, l’area delle fonti

rinnovabili è contemplata nel 72% dei Re-

golamenti analizzati;

• la terza area d’efficienza maggiormente

menzionata è quella ascrivibile al risparmio

idrico ed al recupero delle acque piovane, si

tratta del 65% dei Comuni che hanno rispo-

sto alla rilevazione che rappresentano il 4,4%

dei Comuni italiani.

Seguono, in quanto a misure articolate, i prov-

vedimenti che riguardano l’obbligo di orien-

tamento lungo l’asse est-ovest e la

schermatura dei sistemi vetrati mentre l’ob-

bligo o la promozione di allaccio a reti di tele-

riscaldamento e/o impianti di cogenerazione

e/o l’uso di pompe di calore è contemplato dal

37% dei regolamenti visionati.

Grafico 11. Distribuzione dei Regolamenti esaminati per epoca di adozione

Fonte: Legambiente-Cresme ON-RE 2010

prima del 2006 2007

7% 13%

26%

26%

28%

2008

2009 2010

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Il Rapporto ONRE 2010 evidenzia anche

un’altra questione: lo sviluppo non solo di

regolamenti edilizi ma di quartieri sostenibili.

Gli esempi di edifici e quartieri sostenibili che

spingano nella direzione del risparmio ener-

getico e dell’uso delle fonti rinnovabili erano

fino a pochi anni fa prerogativa dei Paesi del

Nord Europa,mentre oggi sono presenti in-

teressanti esperienze anche nelle città ita-

liane. In alcuni casi si tratta di realtà dove già

da alcuni anni i temi analizzati nel Rapporto

ONRE sono stati proposti ed applicati nei Re-

golamenti Edilizi Comunali, con notevoli ri-

sultati ambientali ed economici. Il Rapporto

ONRE ricorda alcuni casi che aiutano a riflet-

tere: “si può fare”.

Bolzano - Quartiere CasaNova

Uno degli esempi più concreti di quello che

viene definito un “quartiere sostenibile” è

quello in fase di realizzazione a Bolzano de-

nominato “CasaNova”.

Il quartiere, situato nella periferia Ovest del

capoluogo Alto Atesino ed il cui completa-

mento è previsto per il 2012, consiste in 8 edi-

fici per un totale di 950 appartamenti.

Gli edifici saranno tutti di Classe A di certifi-

cazione energetica CasaClima (30

kWh/mq/anno) e permetteranno un risparmio

del fabbisogno energetico annuo del 42% ri-

spetto agli edifici di tipo tradizionale.

Per la produzione e la distribuzione di ener-

gia termica è stato realizzato un impianto

di teleriscaldamento per l’intero quartiere

con un risparmio del fabbisogno energetico

annuo del 31% rispetto ad una soluzione

con impianti a caldaie autonome per sin-

gola unità abitativa, mentre per la produ-

zione di acqua calda sanitaria è stato

realizzato un impianto centralizzato a col-

lettori solari, per la maggior parte installati

lungo la linea ferroviaria tangente al quar-

tiere CasaNova, con un risparmio del fabbi-

sogno energetico annuo del 36% rispetto a

quello prodotto con fonti energetiche tra-

dizionali. Anche il recupero delle acque me-

teoriche e l’orientamento dell’edificio fanno

parte delle prerogative degli edifici in costru-

zione sopra i quali verranno realizzati i tetti

verdi per un migliore isolamento termico.

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

4.4. Esperienze di quartieri sostenibili

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Infine, viene considerato determinante

anche il tema della mobilità sostenibile; il

quartiere CasaNova infatti avrà una pista

ciclo-pedonale interna collegata alla rete

della città di Bolzano e sarà realizzata anche

una nuova stazione ferroviaria del treno

metropolitano.

Torino - Quartiere Via Arquata

A Torino è stato recuperato un complesso

di case popolari degli anni ’40 nella zona di

Via Arquata seguendo i principi dell’edilizia

sostenibile.

La configurazione planimetrica originaria

del quartiere poco distante dal centro di To-

rino era a corte e con edifici di buona qua-

lità costruttiva ed architettonica, ma nel

corso degli anni il degrado e la mancanza

di manutenzione avevano compromesso la

vivibilità del quartiere. ’intervento avviato

nel 2005 e che sta per concludersi ha coin-

volto oltre 2.500 abitanti, 30 edifici, 622

appartamenti ed una superficie totale di

110.000 m2.

Gli interventi principali sono incentrati sul

risparmio energetico sia per la produzione

di calore sia per la parte elettrica.

È stata già completata la rete di teleriscal-

damento di 2 km di lunghezza per tutto il

complesso (considerando che a Torino ben

il 59% dell’edilizia pubblica è servito), in

grado di fornire riscaldamento ed acqua

calda sia agli edifici residenziali sia alla pa-

lazzina dell’ ATC (Azienda Territoriale per la

casa) ed è in fase di realizzazione un im-

pianto fotovoltaico da 100 kW sui tetti di

16 edifici; contemporaneamente vengono

sostituite circa 500 luci con quelle a rispar-

mio energetico (per circa 30 edifici coin-

volti), mentre per un più efficiente

isolamento termico sono stati sostituiti vetri

e serramenti.

La stima parla di una riduzione dei consumi

tra il 30% ed il 40%: ogni anno saranno ri-

sparmiate circa 2000 tonnellate di CO2 pari

al 52% in meno rispetto alle emissioni degli

edifici prima degli interventi di riqualifica-

zione.

Bergamo - Villaggio del Futuro

Uno dei quartieri sostenibili più interessanti

è quello nato nella periferia di Bergamo e

chiamato “Villaggio del Futuro”. Il com-

plesso è costituito da edifici con certificato

CasaClima di Classe A ed è stato realizzato

seguendo tutti i princìpi della bioedilizia.

In particolare è stato curato l’isolamento

delle pareti esterne, ottenuto con materiale

composto da fibre di legno e fibre minerali

che potrà essere riciclato al termine del ciclo

di vita come le restanti parti degli edifici.

Sono inoltre ridotte le esposizioni a Nord

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mentre quelle a Sud sono dotate di scher-

mature che permettono l’ombreggiatura

totale delle vetrate.

Per quanto riguarda il ricorso alle fonti rinno-

vabili di energia si è installato 70 m2 di pan-

nelli solari termici che possono produrre

6.000 litri di acqua calda, mentre per l’energia

elettrica sono presenti pannelli fotovoltaici

per un totale di 6 kW di potenza installati

sulle pensiline dei parcheggi.

Brescia - Quartieri Sanpolino e Violino

Anche nella città di Brescia si trovano due

esempi importanti di nuovi quartieri nati

con criteri di sostenibilità ambientale. Per le

zone di Sanpolino e Violino si è installato

impianti di solare fotovoltaico per la produ-

zione di energia elettrica che permettono

una produzione annua, per il solo quartiere

Sanpolino, di circa 750 kWh ed un rispar-

mio di 165 tonnellate di petrolio e 500 ton-

nellate di CO2 evitate. Ogni abitazione è

dotata di un fotovoltaico da 1,3 kW.

Altri aspetti importanti sono stati affrontati

per questo intervento: per Sanpolino e Vio-

lino la fornitura di acqua è divisa in due reti,

quella per l’acqua potabile e quella per l’ir-

rigazione dei giardini e le cassette dei WC.

Un altro elemento rilevante che caratterizza

i nuovi quartieri è l’assenza della rete del

gas per uso domestico. Per la preparazione

dei cibi si utilizzano piani di cottura a indu-

zione alimentati con energia elettrica: il piano

ad induzione non sviluppa calore se non c’è

contatto tra la pentola e la piastra. La scelta

si sposa alla presenza del teleriscaldamento,

che copre le necessità legate alla produzione

di acqua calda e per il riscaldamento.

L’esposizione degli edifici garantisce soleg-

giamento ed ombra alternati sui fronti edi-

lizi e la protezione delle facciate e delle

finestre più grandi contiene l’apporto di ca-

lore estivo: le logge proteggono e ombreg-

giano le facciate in corrispondenza delle

finestre principali dei soggiorni e delle ca-

mere; nelle schiere la collocazione del patio

fra i volumi dell’unità, determina uno spa-

zio fresco esterno che aumenta la presta-

zione degli alloggi.

La ventilazione dei medesimi è ottenuta con

aperture contrapposte e ciò permette, con

la protezione delle finestre, di contenere le

temperature in modo naturale e semplice.

A Violino la massa muraria esposta a nord ga-

rantisce l’isolamento dello spazio abitato ed il

fronte sud è stato realizzato con vetrate che

permettono di sfruttare l’energia solare. Per

superare il vincolo dell’orientamento e garan-

tire un corretto soleggiamento a tutti gli am-

bienti, si sono introdotte due serre: una al

piano terra, in adiacenza al soggiorno, l’altra

al piano primo.

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La parete vetrata del vano scala, che oltre-

passa la copertura piana, garantisce, nei

mesi più freddi, l’irraggiamento dei muri in-

terni dei vani esposti ad ovest ed una scher-

matura orizzontale protegge dal

surriscaldamento estivo.

Caselle Torinese (TO)

Un altro esempio presente in Piemonte è

quello della realizzazione di un nuovo con-

dominio residenziale nel Comune di Caselle

Torinese (TO).

Il nuovo complesso consta di 45 apparta-

menti che avranno un fabbisogno di ener-

gia primaria molto basso, compreso tra i 25

ed i 50 kWh/m2, mentre l’ aspetto termico

sarà affrontato con la presenza di una cal-

daia a condensazione con una potenza di

150 kW con termoregolazione e contabiliz-

zazione individuale dei consumi. Per quanto

riguarda l’utilizzo di fonti di energia rinno-

vabili saranno a breve installati 87 m2 di col-

lettori solari per la produzione di ACS (il

50% del fabbisogno totale). Tra gli altri

aspetti di bioedilizia va sottolineata la pre-

senza di serre solari per aumentare gli ap-

porti gratuiti invernali nelle unità abitative

esposte a sud ed il sistema di recupero

dell’acqua piovana per gli usi igienici.

Altri buoni esempi: Paderno Dugnano, Ri-

mini, Santa Maria Nuova.

La società municipalizzata AGES del Comune

di Paderno Dugnano (MI), ha deciso due anni

fa di intervenire sulla struttura della propria

sede per ottenere importanti risultati in ter-

mini di risparmio energetico.

La vecchia sede aveva un fabbisogno netto

di energia, calcolato secondo la procedura

CENED, intorno ai 90 kWh/m3 annui.

Trattandosi di una ristrutturazione gli inter-

venti principali hanno riguardato l’involucro,

attraverso l’introduzione di un cappotto ter-

mico di 100 mm di spessore e dei serramenti

a bassa dispersione, un sistema di ventila-

zione meccanica con recupero di calore, l’in-

serimento di un pompa di calore aria-aria per

il raffrescamento (22 kW) ed il riscaldamento

(25 kW) e l’utilizzo di pannelli fotovoltaici per

una potenza complessiva di 9,6 kW. Il risul-

tato è che tutte le pareti hanno trasmittanze

termiche inferiori a 0,30 W/m2. Il progetto,

realizzato nell’Ottobre 2009, ha consentito

all’edificio di conseguire la classe energetica

A con risultati più che soddisfacenti.

L'USL di Rimini ha completato negli ultimi

mesi il progetto "Energie in circolo", dedicato

alla propria sede centrale. Il progetto di riqua-

lificazione energetica ha comportato per

l'Azienda un investimento complessivo di

circa 290.000 euro a fronte di notevoli ri-

sparmi energetici futuri; si stima infatti che

l'intervento permetterà una riduzione delle

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105

emissioni inquinanti pari a circa 130 tonnel-

late/anno di CO2 (-30%), oltre ad un rispar-

mio economico stimabile in 60.000 euro

l'anno, con conseguente tempo di rientro pre-

visto inferiore ai 5 anni.

È stato innanzitutto installato un impianto

fotovoltaico, terminato nel corso dell’estate

2010, da 81 kWp con una produzione di

95.000 kWh annui ed una riduzione di

emissioni inquinanti pari a 43,6 tonnellate

annue di CO2.

Sono stati poi sostituiti due vecchi frigori-

feri per il condizionamento dell’aria con 2

nuovi gruppi ad elevato rendimento che

consentiranno un risparmio di energia elet-

trica per 70.000 kWh annui ed una ridu-

zione di 32 tonnellate di CO2 l’anno. Anche

il risparmio idrico è stato affrontato con la

sostituzione di 45 cassette dei WC con un ri-

sparmio di 1.500 m3 di acqua l’anno.

L'applicazione del cappotto termico dello

spessore di 10 centimetri ha visto un costo

di circa 30.000 euro, grazie alla detrazione

fiscale del 55%.

L'intervento, che verrà terminato entro la

fine del 2010 porterà un risparmio energe-

tico di gas metano stimabile in 5.300 m3

l'anno, ed una riduzione di inquinamento

atmosferico che si può stimare in 10,3 ton-

nellate/anno di CO2.

Un nuovo quartiere sostenibile è stato inau-

gurato la scorsa estate nel Comune di Santa

Maria Nuova, in Provincia di Ancona.

Si tratta del complesso “Casa Solare” che con-

sta, al momento, di 12 abitazioni, a cui si ag-

giungeranno entro pochi mesi altri 20 alloggi.

L’energia elettrica è prodotta da pannelli fo-

tovoltaici con una potenza installata di 1,8

kW per abitazione, per un totale di 21,6 kW,

che in parte vengono utilizzati per l’alimenta-

zione delle pompe di calore, in grado di riscal-

dare, con impianti radianti a pavimento, e

raffrescare i nuovi appartamenti.

Il complesso certificato in classe A è stato rea-

lizzato dalla Società Energy Resources di An-

cona che ha utilizzato materiali naturali per la

costruzione, con una forte presenza del legno

locale e predisposto il sistema per il riciclo

delle acque piovane, da utilizzare per l’irriga-

zione dei giardini.

Sono presenti anche alcune colonnine per la

possibile ricarica delle auto elettriche. Tra i

vantaggi ambientali è da sottolineare come il

complesso permetterà di evitare ogni anno

l’immissione in atmosfera di 34 tonnellate di

CO2, mentre per gli utenti ci sarà un risparmio

economico, stimato in 20 anni, di circa 48.000

euro rispetto ai costi energetici delle abitazioni

“convenzionali”.

Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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Risparmiare energia: cosa fanno lo Stato, le Regioni e le autonomie locali? | capitolo 4

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Capitolo 5Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione enegetica?

107

Recentemente il CRESME, ha realizzato una

indagine campionaria commissionata dal-

l’ENEA presso le famiglie italiane sulla sen-

sibilità che esse manifestano rispetto al

tema del risparmio energetico e della soste-

nibilità ambientale.

Di seguito sono indicati i principali esiti

dell’indagine che mostrano con chiarezza

l’evoluzione dell’attenzione degli italiani

verso gli aspetti del risparmio e dell’effi-

cienza energetica negli immobili.

• I pannelli solari sono il tipo di intervento più

ambito (34 -35 per cento li ritiene necessari

per la propria abitazione) ma in pochi effet-

tueranno i lavori di installazione (14-15 %);

• infissi e impianto termico forse meno ne-

cessari ma quasi il 50% delle famiglie prov-

vederà alla sostituzione;

• in ordine di tempo, prima il cronotermo-

stato e le valvole termostatiche e per ultimi

il cappotto termico e i pannelli solari;

• la percezione degli aspetti economici ap-

pare equilibrata;

• sovradimensionata la spesa prevista per

isolamento coperture e solaio (6.500 €

medi per intervento) ma potrebbe incidere

il rifacimento completo della copertura;

• appare corretta anche la spesa prevista

per i pannelli fotovoltaici se si pensa di in-

stallare circa 2KWhp;

• meno equilibrati i risparmi previsti, so-

prattutto se associati ai tempi di rientro del-

l’investimento: troppo breve il tempo di

rientro per gli infissi e troppo lungo per il

solare termico; troppo elevato il risparmio

previsto con il solo cronotermostato;

• quasi due terzi delle famiglie ritiene che

gli interventi di riqualificazione energetica

degli edifici ne farebbero crescere il valore;

• chi vive in condomini di piccole dimensioni

e in case a schiera è maggiormente propenso

a ritenere positivo l’effetto della riqualifica-

zione sul valore della casa;

• l’incremento medio del valore atteso si

colloca al +18,0%;

• secondo gli intervistati è l’abitazione

posta in un condominio quella che benefi-

cerebbe della maggiore rivalutazione:

+21%è probabile che si tratti di alloggi edi-

ficati tra gli anni ‘60 e gli anni ’80 in cui l’at-

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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tenzione alle prestazioni energetiche degli

edifici non era sufficientemente elevata;

• rivalutazione media attesa nelle case a

schiera e nei piccoli condomini;

• il minimo si osserva nelle mono-bi fami-

liari con il +15%;

• incentivi per l’edilizia meno conosciuti di

quelli per l’automobile o per la sostituzione

degli elettrodomestici;

• al primo posto si colloca la rottamazione

degli autoveicoli inquinanti (91%) ed esclu-

dendo la detrazione del 36% per le ristrut-

turazioni edilizie, priva di espliciti contenuti

ambientali, al secondo posto la rottama-

zione degli elettrodomestici a bassa effi-

cienza (70%);

• meno conosciuti gli strumenti di incentiva-

zione destinati a sostenere investimenti più si-

gnificativi nel miglioramento dell'efficienza

energetica dell'abitazione (67%) e i vantaggi

ottenibili con la produzione di energia da

fonti rinnovabili (46%);

INTERVENTI EDILIzI E IMPIANTISTICI

È necessario?

Sì 20,9 13,3 H10,7 7,4 14,5 12,9 34,3 35,2

No 79,1 86,7 89,3 92,6 85,5 87,1 65,7 64,8

Se sì, lo farà 46,3 49,2 28,5 19 25,8 27,3 14,8 14,2

Quando?

Entro 1 anno 23,3 34,1 48,4 62,1 25,4 23,4 19,2 23,2

Entro 2 anni 24,3 29,8 16 25,1 10 23,2 14,2 14,4

Entro 3 anni 25,2 20,9 23,9 12,8 13,8 23,8 16,1 16,2

Tra più di 3 anni 27,2 15,2 11,6 0 50,7 29,6 50,6 46,2

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Gli interventi previsti: “Quali interventi ritiene necessari nella sua abitazione?”

Fonte: indagine diretta CRESME

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109

L’informazione “tecnica” su alcuni impianti

attraverso i quali passa il risparmio energe-

tico o la produzione di energia da fonti rin-

novabili ha un ampio ventaglio di livelli di

approfondimento;

I pannelli solari sono i più conosciuti (oltre il

90%) ma sorge il sospetto che se ne confon-

dano gli utilizzi e le finalità;

Il pavimento radiante è noto al nord e nella

fascia d’età media, i led al centro-nord e tra

i più giovani come l’impianto geotermico a

bassa entalpia;A sorpresa manca informa-

zione sulle valvole termostatiche.

• 3 intervistati su 4 ritengono di essere ade-

guatamente informati sulle possibilità di ri-

sparmio di energia;

• si ritengono più informati gli anziani (80%),

che ricorrono a televisione, quotidiani e amici

e conoscenti e meno i giovani (55%) abituati

all'uso di internet e molto meno legati alle

fonti di informazione standard;

• tra i giovani è interessante vedere che alcuni,

purtroppo pochi, prendano informazioni a

scuola o all'Università (6%) e che il 7% si ri-

volga direttamente a professionisti del settore;

• il passaggio ad una informazione più det-

Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

Gli interventi previsti: “Quali interventi ritiene necessari nella sua abitazione?”

Fonte: indagine diretta CRESME

INTERVENTI EDILIzI E IMPIANTISTICI

All'incirca quantospenderà? (€)

5.950,20 2.428,40 2.250,00 179,1 6.499,40 6.546,80 5.488,10 9.825,00

Secondo lei quanto le permetterà

di risparmiare? (%)21,8 21,9 5 17,1 16,7 27,3 33,4 56,2

In quanto tempo si ripagherà l'inter-

vento? (n° anni) 6,7 5,4 4 4,4 7,6 7,9 10,1 10,3

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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tagliata è stato effettuato dal 10% degli in-

tervistati: l'8% ha consultato riviste specia-

lizzate o testi di scientifici e il 2% ha visitato

fiere o negozi specializzati;

• solo il 4% è passato ad un livello di infor-

mazione operativa rivolgendosi a progetti-

sti ed impiantisti;

• non solo fiducia alle fonti informative "ge-

neraliste" ma poca comunicazione con chi

è più in grado di informare;

• la fonte di informazioni di cui gli intervistati

si fidano o si fiderebbero di più resta, ma con

più cautela, la TV col 30% ma, dopo di essa,

la fiducia si polverizza su almeno sei fonti: in-

ternet e le riviste specializzate si attestano

attorno al 13%; i quotidiani resistono solo

grazie ai più anziani (12%); resta ferma la

fiducia in parenti e conoscenti (9%) e sal-

gono in misura notevole gli operatori del

settore. Installatori e professionisti passano

dal 4% al 19%;

• le famiglie sono più che disposte a fidarsi

degli operatori dell'impiantistica e della pro-

gettazione ma manca il punto di contatto.

Riqualificazione edilizia, inter-venti per l’efficienza energetica:le quantità

Le famiglie che hanno fatto lavori di ristrut-

turazione, manutenzione ordinaria e straor-

dinaria nell’appartamento negli ultimi tre

anni (2007 - 2009) sono quasi 14 milioni (il

56,6% delle famiglie italiane), circa

4.650.000 l’anno.

I lavori effettuati dalle famiglie compren-

dono sia lavori strettamente estetici ovvero

il rifacimento dei rivestimenti interni all’ap-

partamento, la tinteggiatura, il rinnovo di

IN CHE TIPO DI EDIFICIO ABITA?

Villetta o casa

mono-bifamiliareVilletta a schiera

Piccolo condominio

con meno di 10 alloggiCondominio Totale

Si 57,6 75,6 79,2 63,9 65,4

Quanto valore in %? 14,9 18,3 18,6 20,9 18

No 42,4 24,4 20,8 36,1 34,6

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

La valorizzazione: “Supponendo di fare tutti gli interventi elencati, ritiene che la sua abitazione acquisterebbe valore?”

Fonte: indagine diretta CRESME

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111

componenti di finitura sia lavori stretta-

mente tecnici ovvero rinnovo di impianti

per il riscaldamento/raffrescamento (cal-

daia, radiatori e condizionatori), per la pro-

duzione dell’acqua calda (scaldabagni e

sistemi di produzione energia termica) e la-

vori sull’involucro dell’edificio (isolamento

pareti perimetrali, primo e ultimo solaio,

coperture), sia lavori che hanno entrambe

le componenti ovvero la sostituzione dei

serramenti e dei sanitari.

Considerando l’universo delle famiglie che

hanno fatto qualunque tipo di lavoro negli

ultimi tre anni l’86,8%, pari a 12.115.600 fa-

miglie, non ha usufruito di alcun incentivo

fiscale. Il restante 13,2% delle famiglie che

hanno effettuato lavori utilizzando gli i in•

• il 7,7% ha richiesto la detrazione fiscale

del 36%;

• il 5,5% ha richiesto l’incentivo del 55%;

• l’1,4% ha fatto ricorso a entrambe le age-

volazioni.

Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

L’Informazione: “Sa dell’esistenza dei seguenti incentivi?”

Fonte: indagine diretta CRESME

TIPOLOGIA EDIFICIO:

Villetta o casa

mono-bifamiliareVilletta a schiera

Piccolo condominio

con meno di 10

alloggi

Condominio Totale

Detrazione fiscale del 36% peri lavori di ristrutturazione edilizia

78,1 71,8 79,6 82,3 79,3

Detrazione fiscale del 55% peri lavori di ristrutturazione volti

amigliorare l'efficienza energetica

71,1 66 64,8 62,7 66,9

Rottamazione auto/motoveicoliinquinanti

91,5 96,9 87,3 92,6 91,1

Acquisto biciclette 65,8 75,8 53,8 60,8 62,1

Rottamazione elettrodomesticinon efficienti

70,6 66,7 69,4 68,5 69,5

"Conto energia" per fonti rinnovabili

48,5 62,9 36,6 45,9 45,8

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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L’informazione: “Conosce o ha sentito parlare di qualcuna di queste tecnologie o impianti?”*

Fonte: indagine diretta CRESMEL’elaborazione dei risultati è presentata escludendo le mancate risposte alla domanda relativa all’età, pertantole percentuali non sono esattamente coincidenti in entrambe le tabelle.

AREA GEOGRAFICA E TIPOLOGIA COMUNI

Nord Centro Sud Capoluoghi Resto comuni Totale

Solare termico 93,4 91,7 88,8 92,6 91,1 91,6

Solare fotovoltaico 87,2 91,7 81,1 86,7 85,9 86,1

Riscaldamento a pavimento 91,2 76,6 63,6 81,2 78,7 79,5

Illuminazione a led 59,5 58,2 45,2 57,7 53,2 54,6

Climatizzatori inverter 47,4 46,4 43,1 46,4 45,6 45,8

Caldaia a condensazione 48,2 42,1 29,1 40,6 41 40,9

Impianto geotermico 44,8 48,8 26,5 45,9 36,9 39,7

Contabilizzazione del calore 23,3 19,5 11,5 21,1 17,7 18,8

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

qUANTI ANNI HA?

Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale

Solare termico 91,8 92,9 89 92,1

Solare fotovoltaico 91,9 86,8 81,4 86,5

Riscaldamento a pavimento 72,4 81,3 75,9 79,4

Illuminazione a led 69,1 55,8 45,5 55,7

Climatizzatori inverter 34,9 51,2 32,9 46,4

Caldaia a condensazione 53,7 42,4 28,3 41,5

Impianto geotermico 48,7 39,5 38 40,3

Contabilizzazione del calore 18,2 19,1 20,6 19,3

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

L’informazione: ”fonte e fiducia?”

Fonte: indagine diretta CRESME

qUANTI ANNI HA?

Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale

Si sente adeguatamente informato sulle possibilità di risparmio di energia?

Si 55,4 77,1 79,6 75,0

No 44,6 22,9 20,4 25,0

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

Quali sono le sue fonti di informazione sull'argomento?

Televisione 28,6 34,8 42,4 35,3

Quotidiani 14,3 26,5 28,5 25,4

Scuola/università 6,2 0,7 0,4 1,3

Riviste specializzate 5,4 7,3 7,2 7,1

Internet 28,2 13,6 6 14,1

Amici/parenti/figli/conoscenti 7,7 8,9 11,9 9,2

Fiere/manifestazioni sul tema energia 2,1 2 0 1,7

Libri di divulgazione/saggistica scientifica 0,7 1,4 0,5 1,2

Negozi/show room materiali per l'edilizia 0 0,3 0,5 0,3

Installatori di impianti 2 2,5 0,5 2,1

Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 4,9 1,9 2,1 2,3

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

Queste percentuali si modificano facendo ri-

ferimento alle famiglie che hanno svolto

esclusivamente “interventi potenzialmente

incentivabili” con la detrazione fiscale del

55% ovvero il rinnovo degli impianti di riscal-

damento/raffrescamento - caldaia auto-

noma o centralizzata ed impianto di

condizionamento; la sostituzione degli in-

fissi; l’istallazione di sistemi di produzione di

energia (solare termico); l’installazione dei

dell’isolamento (perimetrale, primo e ultimo

solaio e copertura).

Il sottoinsieme delle famiglie che hanno

svolto lavori potenzialmente incentivabili

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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L’informazione: “fonte e fiducia?”

Fonte: indagine diretta CRESME

qUANTI ANNI HA?

Fino a 35 anni Da 36 a 65 anni Oltre 65 anni Totale

In tema di efficienza e risparmio energetico,di quale fonte di informazione si fida o si fiderebbe di più? - in ordine

Televisione 14,8 24,3 27,1 23,6

Quotidiani 7,7 16,3 19,2 15,7

Scuola/università 4,6 0,7 0 1,1

Riviste specializzate 13,1 12,8 10,1 12,4

Internet 23,8 11,3 5,9 12,0

Amici/parenti/figli/conoscenti 6,1 8,1 12,1 8,4

Fiere/manifestazioni sul tema energia 2 1,9 0,7 1,7

Libri di divulgazione/saggistica scientifica 2,4 2,5 1,5 2,3

Negozi/show room materiali per l'edilizia 0,8 1,5 0,8 1,3

Installatori di impianti 12,2 8,5 9,7 9,1

Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 12,5 12,2 12,9 12,4

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

Prima risposta:

Televisione 19,8 31,7 29,6 30

Quotidiani 3,2 11,8 17,2 11,7

Scuola/università 1 0,2 0 0,3

Riviste specializzate 17,2 13 8 12,6

Internet 27,3 11,2 7,7 12,5

Amici/parenti/figli/conoscenti 8,6 8 14,7 9,2

Fiere/manifestazioni sul tema energia 2,8 1,7 0,9 1,7

Libri di divulgazione/saggistica scientifica 3,5 1,9 2 2,1

Negozi/show room materiali per l'edilizia 1,1 1,3 0 1,1

Installatori di impianti 7,9 8,5 10,6 8,8

Progettisti/geometri/architetti/ingegneri 7,6 10,7 9,4 10,1

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0

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negli ultimi tre anni sono circa 5.700.000

unità (pari a 40,9% delle famiglie che

hanno fatto lavori), in media 1.900.000

ogni anno. Il 21,6% circa di queste famiglie

ha beneficiato di detrazioni fiscali, pari a

1.231.100 famiglie, ripartite nel seguente

modo:

• 537.000 famiglie (il 9,4% del totale)

hanno utilizzato esclusivamente il 36%

• 572.000 famiglie (il 10,0% del totale)

hanno utilizzato esclusivamente il 55%

• 122.000 famiglie (il 2,1% del totale)

hanno utilizzato il 36% per alcuni lavori e il

55% per altri.

Il 78,4% delle famiglie intervistate pur

avendo effettuato lavori potenzialmente

detraibili, dichiara di non aver usufruito di

alcun tipo di incentivo.

Tra il 2007 e il 2009 il numero di famiglie

che hanno effettuato lavori incentivabili è

progressivamente aumentato, +27,7% tra

2007 e 2008 e + 3,2% tra 2008 e 2009 ma

la tendenza ad utilizzare gli incentivi fiscali

è aumentata in misura molto più elevata

+61,8% nel 2008 e +14,4% nel 2009.

Gli incrementi sono in massima parte da at-

tribuire all’introduzione dell’incentivo fi-

scale del 55% poiché si rileva:

+92,8% gli incentivi del 55% nel 2008;

+23,0% gli incentivi del 55% nel 2009;

+25,5% gli incentivi del 36% nel 2008;

-1,4% gli incentivi del 36% nel 2009.

Tali variazioni, pur discostandosi da quelle os-

servate nei dati ufficiali ENEA, rispettano inte-

gralmente la dinamica effettiva del fenomeno,

quantomeno nella media del triennio.

Le cause dell’utilizzo relativamente limitato

della detrazione fiscale del 55% (694.000 fa-

miglie pari al 12,1% delle famiglie che hanno

effettuato lavori potenzialmente detraibili) di-

pendono essenzialmente dalla disinforma-

zione rispetto alla norma sono il 39% dei casi,

ma sono anche economiche: il 20% delle fa-

miglie ha preferito fare lavori in economia op-

pure ricevendo un prezzo di favore

dall’impresa che ha effettuato i lavori (8,4%).

Un ulteriore motivo di rinuncia nell’utilizzo

dell’incentivo è connesso alle difficoltà di ge-

stione delle pratiche da parte delle famiglie, si

tratta del 16% dei casi.

Infine il 2,5% delle famiglie non ha potuto

utilizzare l’incentivo perché incapienti fiscal-

mente. Considerando le famiglie che hanno

fatto i lavori negli anni 2007, 2008 e 2009

emerge una progressiva diffusione della co-

noscenza della norma, l’aumento della rinun-

cia all’utilizzo dell’incentivo per difficoltà

burocratiche, l’aumento del ricorso alla detra-

zione del 36% per i lavori, mentre è stabile la

quota di famiglie che preferisce la riduzione

di prezzo sul lavoro da parte dell’impresa.

Tra il 2007 e il 2009 la quota di famiglie che

115

Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

116

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bile

I lavori effettuati dalle famiglie negli ultimi tre anni e l’utilizzo degli incentivi per la riqualificazione

senza lavori

10.687.354 43,4%

totale famiglie

24.641.200

con lavori

13.953.846 56,6% di cui SENZA detrazione

12.115.655 56,6%

di cui CONdetrazione

1.838.191 13,2%solo 36%

1.074.345

solo 55%

572.000

sia 36% - sia 55%

191.846

di cui lavori incentivabili

5.700.590 40,9% di cui SENZA detrazione

4.469.462 78,4%

di cui CONdetrazione

1.231.129 21,6%solo 36%

536.929

solo 55%

572.000

sia 36% - sia 55%

122.200

9,4% 10,0% 2,1%

non utilizzano l’incentivo per mancanza di

conoscenza della norma è diminuita, da

41,6% a 35,3%, aumenta la quota di coloro

che rinunciano per difficoltà burocratiche o

impedimenti, da 14,4% a 19,8%.

Le famiglie che scelgono la detrazione del

36% invece di quella del 55% resta stabile at-

torno al 14%.

Riferendosi al 14,3% delle famiglie che, pur

essendo intervenute su elementi potenzial-

mente incentivabili al 55%, hanno scelto di

Perchè non ha beneficiato del 55%

*escluse le famiglie che hanno risposto “Non so”

Perchè non ne era a conoscenza 38,6

Ha fatto i lavori in economia 20,0%

Per difficoltà burocratiche o le limitazioni imposte dalle procedure 16,2%

Ha scelto la detrazione del 36% 14,3%

Ha avuto un prezzo di favore dall’impresache ha fatto i lavori 8,4%

Incapiente fiscalmente 2,5%

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utilizzare la detrazione del 36% si osserva che

il 63,2% delle famiglie lo ha scelto perché la

detrazione del 55% non era prevista o non

permetteva di scaricare l’intero importo, il

31,9% delle famiglie lo ha scelto per motivi

burocratici (riunire le detrazioni in una sola

pratica il 19,4% e difficoltà burocratiche il

12,5%), il 4,8% delle famiglie ha preferito un

prezzo di favore da parte dell’impresa.

Risulta pertanto evidente che se attuate al-

117

Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

No Sì, solo 36% Sì, solo 55% Sì, alcuni al 36%ed altri al 55%

2007 2008 2009

3.000.000

2.000.000

1.000.000

0

cune misure di potenziamento divulgativo -

anche in associazione con gli operatori del

mercato, scoraggiando i comportamenti eva-

sivi ed elusivi e infine, una diversificata mo-

dulazione del tempo di detrazione,

potrebbero essere coinvolti in “ambito 55%”

ulteriori interventi ed investimenti, nella mi-

sura (improntata alla prudenza) di quasi

800.000 interventi per un complesso di ri-

sorse investito pari a circa 4,7 miliardi di euro.

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Rilanciare e far conoscere gli incentivi per la riqualificazione energetica? | capitolo 5

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55,7

19,4

12,5

7,5

4,8

Per i lavori effettuati non eraprevista la detrazione del 55%

Per riunire le detrazioni in una sola pratica

Per il 55% ci sono state difficoltà burocratiche

Non avrebbe scaricato l'interoimporto negli anni previsti dal 55%

Ha avuto un prezzo di favore daparte dell'impresa di ristrutturazione

0 5 10 15 20 25

2007 2008 2009

Non conosceva la norma

Difficoltà burocratiche

Lavori in economia

Ha scelto la detrazione del 36%

Prezzo di favore dall'impresa

Incapiente fiscalmente

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Capitolo 6L’architetto e il risparmio energetico:nuova conoscenza e leadeship di filiera

119

Appare evidente dal quadro che abbiamo

tracciato che il tema del rapporto tra ener-

gia e edilizia e quindi professione dell’archi-

tetto sia uno dei temi chiave dello scenario

evolutivo dei prossimi anni.

Il mondo delle tecnologie emergenti tese alla

riduzione dei consumi energetici e delle emis-

sioni di CO2 negli edifici è in grande fer-

mento. Anzi potremmo dire che con la crisi è

in quest’ambito che stanno le maggiori op-

portunità, come si è già messo in evidenza, il

campo di applicazione delle tecnologie alla

progettazione architettonica è molto vasto3:

al primo posto va certo posta la progetta-

zione di “ecobuildings”, ossia gli edifici nei

quali la domanda di energia è molto ridotta.

In generale, si considerano a basso consumo

energetico quei fabbricati che hanno un fab-

bisogno termico inferiore a 50 khW/m2.

Al fine di ottenere tali risultati, la progetta-

zione si ritiene debba essere maggiormente

curata e mirata rispetto a quella di un fab-

bricato normale.

È necessario, inoltre, che ci sia il coordina-

mento e l’integrazione, fin dalla fase pro-

gettuale, dei diversi specialisti (ingegneri,

impiantisti, installatori, ecc...).

A supporto della progettazione esistono

oggi software che consentono il controllo

dei risultati progettuali, in termini di im-

patto energetico, in ogni momento della

progettazione.

Oltre agli edifici a basso consumo si è svi-

luppata una nuova cultura degli edifici pas-

sivi. Prima dell’anno 2000, la costruzione di

edifici a risparmio energetico passivo, ossia

di edifici il cui fabbisogno termico non su-

peri i 15 kWh/m2 e il cui fabbisogno an-

nuale di energia primaria non sia superiore

a 120 kWh/m2, erano principalmente limi-

tati ai Paesi di lingua tedesca. Da allora le

esperienze sono andate moltiplicandosi e

incrementandosi disegnando una nuova

frontiera per la progettazione.

Nate da una collaborazione progettuale

svedese-tedesca, le case passive sono dif-

3 Si fa riferimento allo studio realizzato dal CRESME per ilConsiglio nazionale degli Architetti e presentato a Palermonel 2008, all’interno del quale si citava il Dossier dell’ENEA“Dall’ecobuilding al distretto energetico: la proposta ENEAper un modello di sviluppo Fondato su ecoedifici e genera-zione distribuita.

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L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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fuse principalmente in Germania, Austria e

Olanda e nei Paesi nord-europei.

In Austria, a partire dal 2015, la casa pas-

siva sarà lo standard prescritto per tutti gli

edifici. Nella regione austriaca del Vorar-

lberg la standard passivo è obbligatorio già

dal 1 gennaio 2007.

Nel corso degli anni 2000 sono state ormai

costruite diverse migliaia di alloggi in edifici

passivi in Europa, prevalentemente nell’Eu-

ropa centrale, mentre in Italia il loro numero

è rimasto piuttosto modesto.

Intorno all’edificio passivo si è creata, in

pochi anni, una industria specializzata che

fornisce materiali, impianti e accessori spe-

ciali per la costruzione di edifici passivi.

Questo sviluppo si rispecchia anche nei

prezzi che sono sensibilmente calati e con-

sentono ora la costruzione di edifici passivi

a costi solo di poco maggiori rispetto a

quelli che richiede la costruzione di edifici

con uno standard energetico minore.

Le tecnologie che ancora agli inizi degli anni

2000, autori innovativi come Uwe Wienke

avevano definito “del futuro” - quali pan-

nelli sottovuoto, accumulatori di calore la-

tenti e celle a combustibile - sono ormai

diventate piuttosto comuni. “In questo mo-

mento - scrive Wienke - si delinea anche la

possibilità che a partire dal 31 dicembre

2020, nell’Unione Europea, tutti gli edifici di

nuova costruzione dovranno possedere lo

standard energetico di un edificio passivo e

coprire il fabbisogno energetico residuo con

l’impiego di fonti energetiche rinnovabili.

Anche l’attestato di certificazione energe-

tica dovrà essere adeguato alle disposizioni

della nuova direttiva europea.

La Commissione Europea presenterà un mo-

dello del nuovo attestato entro il 2011.

Dopo l’approvazione della Direttiva, gli Stati

membri avranno a disposizione due anni

per trasformarla in legge nazionale e per

adeguare la propria legislazione alle nuove

disposizioni”.

Un altro orizzonte è quello dei nuovi mate-

riali per l’edilizia. L’applicazione spinta delle

tecnologie alle componenti edilizie e ai mate-

riali da costruzione assume un rilievo fonda-

mentale per la costruzione e la riconversione

di edifici ad alta efficienza energetica in modo

efficiente ed economico.

Attualmente sono già presenti tecnologie

avanzate rispetto al passato per l’isolamento

termico delle pareti e dei tetti attraverso ma-

teriali e film isolanti, vernici riflettenti e si-

stemi per la copertura dei ponti termici,

serramenti ad elevate prestazioni termiche,

vetri ad elevato isolamento, ecc..

La building automation dei servizi energe-

tici è un ulteriore campo di innovazione che

investe la progettazione.

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La nuova frontiera è data dal controllo

avanzato dei servizi energetici nell’edificio

attraverso sistemi interattivi e della senso-

ristica innovativa a basso costo (sensori di

presenza di CO2 ecc.).

Le migliori esperienze già insegnano che il

risparmio atteso da un buon sistema di ge-

stione potrebbe arrivare fino al 30% del

consumo complessivo.

Non sono tra tralasciare i sistemi di climatiz-

zazione. Le tecnologie coinvolte nei sistemi

di climatizzazione sono numerose e vanno

dalle caldaie ad alta efficienza, ai pannelli so-

lari, alle pompe di calore, all’accumulo ter-

mico, ai sistemi di condizionamento. Alcune

tecnologie (come, ad esempio, le caldaie a

condensazione) sono mature, anche se su-

scettibili di continui miglioramenti.

Altre, come le pompe di calore, sono abba-

stanza utilizzate, ma richiedono ulteriori

azioni di sviluppo e supporto alla diffusione

per raggiungere una penetrazione molto

più ampia nel mercato e sfruttare le loro

grandi potenzialità in termini di risparmio

energetico e diversificazione delle fonti (ad

es. macchine ad assorbimento a gas invece

di macchine a compressione elettriche per

condizionamento). Altre ancora, come i si-

stemi di raffrescamento solare, basati sul-

l’accoppiamento di pannelli solari con

macchine ad assorbimento o sistemi di es-

siccamento dell’aria, sono ancora nella fase

di prima introduzione nel mercato.

In questo quadro sono da inserire le inno-

vazioni legate alla geotermia a bassa ental-

pia che stanno riscuotendo tanto successo

in alcuni Paesi europei quali Svizzera, Svezia

e Germania su tutti.

Un altro importante ambito di innovazione

è quello dei software di ausilio alla proget-

tazione. Ormai da anni, sempre più in via di

evoluzione, sono presenti software che cal-

colano il fabbisogno complessivo dell’edificio

tenendo in considerazione sia l’efficienza

energetica dell’involucro termico sia l’impian-

tistica utilizzata.

Attraverso questi software si possono cal-

colare l’indice termico e l'efficienza com-

plessiva dell’edificio che tiene conto anche

del fabbisogno di energia per la produzione

di acqua calda sanitaria e per l’illumina-

zione dei locali, nonché l’energia necessaria

per la climatizzazione dell’edificio.

Sono altresì presenti sul mercato numerosi

software specifici per il supporto alla pro-

gettazione dell’illuminazione, degli scam-

biatori di calore, della ventilazione e del

raffreddamento, della simulazione dell’om-

breggiamento, degli impianti solari termici.

Vi è infine un altro campo importante nel

quale il progettista può giocare un ruolo si-

gnificativo: è quello della certificazione.

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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bile

L’evoluzione della classificazione del prodotto

edilizio rispetto agli standard energetici, nelle

diverse modalità che nel nostro Paese stanno

prendendo piede, e rispetto ai nuovi regola-

menti edilizi, nelle molteplicità dei limiti ri-

chiesti, nonché rispetto al continuo

modificarsi della normativa, pone il tema

della certificazione come un ambito impor-

tante di sviluppo per il progettista.

Ma lo spazio per un nuovo ruolo della pro-

gettazione si allarga ad altre ambiti di rifles-

sione. Va detto che per ottenere risultati

tangibili sul piano del risparmio energetico e

su quello di uno sviluppo sostenibile, risulta

necessario altresì cambiare l’approccio alla

progettazione, alla costruzione di edifici e

alla produzione edilizia in generale, introdu-

cendo il concetto della gestione del ciclo di

vita del prodotto “dalla culla alla tomba”.

In sostanza è necessario misurare gli impatti

nei diversi momenti, ovvero le interazioni con

l’ambiente e con il consumo energetico, du-

rante tutto il ciclo di vita dei prodotti edilizi.

Quattro sono le principali attività del pro-

cesso di produzione: la progettazione, la

costruzione, l’utilizzazione e l’eliminazione

fisica del prodotto. La domanda di utilizza-

zione del suolo a fini edificatori ha la sua

spinta principale nelle esigenze di sviluppo

sociale ed economico che hanno alla base,

di norma, piani di sviluppo specifici, sia di ca-

rattere pubblico che di carattere privato.

Tali piani, che devono essere coerenti con le

indicazioni e le prescrizioni dettate dalla

pianificazione territoriale, incidono sull’am-

biente e sul territorio attraverso il consumo

di suolo, l’impatto ambientale e la necessa-

ria integrazione con le altre parti/compo-

nenti costruite (fabbricati, parti di città,

infrastrutture, ecc.).

Come si evince dal grafico seguente, centrale

nell’intero processo edilizio appare, nelle sue

varie forme, la figura del progettista.

Ma se un tempo il progettista poteva con-

centrarsi quasi esclusivamente sulla fase di

progettazione pura dell’opera, oggi proprio

la visione sostenibile dello sviluppo e quindi

dell’intervento sul territorio prevede una

maggiore partecipazione e responsabilità

proprio del progettista nelle diverse fasi co-

stituenti il progetto e il suo ciclo di vita.

Oggi l’attenzione verso lo sviluppo sosteni-

bile muove i suoi passi inizialmente con la so-

stenibilità territoriale e ambientale dei

progetti, e poi con la loro effettiva realizza-

zione, sia in campo pubblico che privato.

Il ruolo del progettista diventa determinante

in questo contesto perché è proprio nella

fase di progettazione che, in un’ottica soste-

nibile, devono essere previsti tutti gli input e

tutti gli output che il progetto comporta.

Se la produzione industriale è in questo

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123

senso agevolata, data la relativa facilità di

redigere un bilancio ambientale anche per

singolo prodotto (input materiali, emissioni,

risorse produttive, occupazione, residui pro-

duttivi, ciclo di vita, riciclaggio, smaltimento,

ecc.), il prodotto edilizio produce una com-

plessità a monte, che si riverbera in modo

particolare sulla figura del progettista che

deve predisporre un progetto che sia in linea

con le richieste della committenza; si inseri-

sca nel contesto territoriale di riferimento;

segua le prescrizioni pianificatorie e urbani-

stiche; minimizzi gli impatti ambientali;

esalti in senso positivo gli impatti economici

e sociali; preveda un determinato uso di

input materiali (prodotti, tecniche, solu-

zioni); preveda la sostenibilità nella fase di

cantiere, di utilizzazione, di manutenzione

ordinaria e straordinaria, di demolizione e

recupero dei materiali stessi; non solo gli

input necessari, ma anche gli output relativi

ad ogni singola fase; evidenziando eventual-

mente soluzioni alternative; preveda diversi

gradi di realizzabilità in un’ottica di sostenibi-

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

Grafico 12. Performance ambientale delle costruzioni: fasi, scenari e ciclo di vita

Fonte: trad. e adatt. CRESME da “Competitiveness of the construction industry. An agenda for sustainable con-struction in Europe”, Working Group for Sustainable Construction, European Commission, Brussels, 20/05/2001

CICLO DI VITA

FASE PRODUTTIVA FASE STRUTTURALE FASE DI RIMOzIONE

scenario quantitativo:composizione dei prodotti

scenario quantitativo manutentivo scenario quantitativo finale

ES

TR

Az

ION

E D

EI M

AT

ER

IAL

I

PR

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Uz

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L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

124

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bile

lità, o quanto meno sia in grado di proporre

soluzioni progettuali ottimali che di queste

problematiche tengano conto.

Qualche anno fa, l’ENEA nell’ambito della

sua attività rivolta alla efficienza energetica

negli edifici, ha elaborato un modello di svi-

luppo molto interessante per gli architetti-

progettisti delle città. In tale modello sono

presenti in modo armonico sia i fattori con-

nessi alla necessità di una immediata ridu-

zione dei consumi energetici, sia quelli del

più ambizioso obiettivo di preparazione di

un cambiamento tecnologico-industriale.

Tale modello si concretizza nel paradigma dei

distretti energetici, ovvero di insediamenti di

varia natura (residenziale, non residenziale,

industriale) in cui, attraverso un mix di solu-

zioni tecnologiche, è possibile ottimizzare l’in-

terazione tra consumo e generazione locale

dell’energia, riducendo i consumi e ricorrendo

quanto più possibile ed economicamente

compatibile, alle fonti rinnovabili.

Grafico 13. Il ciclo produttivo edilizio in un’ottica di sostenibilità: fasi e flussi

Fonte: CRESME

PROGETTAzIONE SMALTIMENTOIN DISCARICA

PIANI DI SVILUPPOINVESTIMENTI

PUBBLICI E PRIVATI...

energia emissioni

consumiin fase di cantiere

energia emissioni

consumi di esercizio

energia emissioni

consumi per recupero e demolizione

AMBIENTETERRITORIO

PIANIFICAzIONE CANTIERE USO DEMOLIzIONE

DIREzIONELAVORI

RECUPEROMATERIALIRIUTILIzzO

MANUTENzIONE EDILIzIA

energia emissioni

INPUT MATERIALI

OUTPUTrifiuti

OUTPUTrifiuti

OUTPUTrifiuti

FASE DI PROGETTAzIONE

FASE DI COSTRUzIONE

FASE DI UTILIzzAzIONE

FASE DI ELIMINAzIONE

Impatti sociali economiciambientali

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125

La generazione di energia a livello locale,

sarà uno dei principali elementi del modello

di pianificazione urbana energeticamente

sostenibile.

Tale modello offre la possibilità non solo di

integrare un cluster di tecnologie (e di

aziende) ma anche di stabilire nuove ed or-

ganiche relazioni in tutta la filiera, dal-

l’utente, ai produttori, all’integratore, al

gestore, al finanziatore, alla pubblica ammi-

nistrazione, al mondo della ricerca.

La visione integrata del distretto energetico

permette di ottimizzare la progettazione del-

l’intero sistema agendo contestualmente sulla

minimizzazione dei consumi delle singole

utenze, sulla produzione locale ed economica

dell’energia, sulla integrazione delle fonti rin-

novabili, sulla gestione ottimale del sistema.

Le tecnologie chiave su cui ENEA punta sono

quindi metodologie innovative a carattere

strategico che identificano proprio nel si-

stema l’obiettivo dello sviluppo tecnologico.

In questa ottica l’ENEA sta sviluppando una

piattaforma software (ODESSE - Optimal DE-

Sign for Smart Energy) in grado di simulare

dinamicamente un ecobuilding o sistemi di

edifici connessi ad impianti di generazione

distribuita e fonti rinnovabili con condizioni

tariffarie, fiscali e normative reali4.

L’idea dei distretti energetici dell’ENEA è

possibile proiettarla nella più ampia conce-

zione degli eco-distretti, evidenziata fin dal

2001 da un’indagine di Legambiente su al-

cuni distretti produttivi, ad esempio il di-

stretto della ceramica di Sassuolo o quello

tessile di Como, che hanno saputo mettere

in atto azioni integrate mirate alla sostenibi-

lità delle attività industriali, in particolare at-

traverso l’infrastrutturazione integrata di

distretto (trattamento delle acque,acquedotti

industriali duali, trattamento dei rifiuti, pro-

duzione di energia); la creazione di servizi

ambientali integrati (assistenza tecnica, con-

sulenza e monitoraggio, innovazione am-

bientale); la creazione di servizi energetici

integrati (razionalizzazione energetica, pro-

mozione delle fonti rinnovabili di energia e

costituzione di consorzi per l’acquisto di

energia elettrica e gas); l’utilizzazione di tec-

nologie più pulite (miglioramento delle pra-

tiche secondo quanto definito dall’UNEP);

l’adozione di certificazioni/registrazioni am-

bientali (ISO 14001 o registrazione EMAS);

l’adozione di marchi di qualità ambientale di

prodotto; l’adempimento alla normativa am-

bientale; la promozione di strumenti innova-

tivi di gestione ambientale.

La sostenibilità nel settore delle costruzioni,

quindi, inizia nella fase di pianificazione ter-

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

4 Fonte: Dossier “Dall’ecobuilding al distretto energetico: l aproposta ENEA per un modello di sviluppo Fondato su ecoe-difici e generazione distribuita.

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ritoriale ed urbanistica e termina con il re-

cupero e il riciclaggio del materiale prove-

niente dalla demolizione dei fabbricati e

delle infrastrutture.

E se si osserva ancora il grafico 14, è possi-

bile notare come il ruolo del progettista sia

un ruolo che deve interfacciarsi con tutte le

fasi del ciclo di vita del manufatto, del pro-

dotto edilizio, da quelle iniziali a quelle fi-

nali di recupero dei materiali.

Quello descritto, è un ruolo nuovo che ar-

ricchisce la tradizionale veste professionale

e amplia le competenze e l’impegno anche

a nuove professionalità5.

Oggi i progettisti, di fronte alla sostenibi-

lità, sono chiamati certamente più di altri

attori della filiera a trasformare il proprio

approccio, perché è sul loro lavoro, sulla

5 CRESME Rapporto Congiunturale 2002.

Grafico 14. Schema di un distretto integrato caratterizzato da un ampio insieme di tecnologie integrate traloro sia nella fase di progettazione che nella fase di gestione

Fonte: ENEA

GENERAzIONE DISTRIBUITA

- micro/poli - generazione- microturbine

- pompe ad assorbimento

ECO-BUILDINGS

- involucro- climatizzazione avanzata

- controllo qualità aria ed illuminazione- integrazione fotovoltaico

- solar cooling

ICT

- gestione ottimale del power park- progettazione power park

RINNOVABILI

- biomasse, biocombustibili- solare termico e fotovoltaico

LOGISTICA

- rete combustibile- rete di trasporto

- veicoli a basso consumo

RECUPERO ENERGETICO

- recupero energetico residui

RETE NAzIONALE

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loro lettura strategica, sulla loro capacità di

innestare percorsi e processi di eccellenza,

che si introducono altre pratiche della so-

stenibilità, che altrimenti da sole rischiano

di essere esclusivamente fattori di efficienza

di specifiche fasi, ma poco efficaci nel pro-

durre effetti a lungo termine.

Allo stesso modo di come sono stati indivi-

duati i responsabili della sicurezza, nel fu-

turo potrebbe esistere una nuova figura (o

compito) professionale: il responsabile della

sostenibilità. Attraverso una gestione coe-

rente dei diversi aspetti legati alla sosteni-

bilità in realtà si realizza anche una

riduzione dei costi dovuta all’ottimizza-

zione dei trasporti; alla diminuzione dei

consumi energetici; l’utilizzo di risorse mate-

riali locali significa valorizzare le produzioni

locali e realizzare sinergie verticali di filiera;

mentre la riduzione degli output materiali si-

gnifica risparmiare sui costi di smaltimento.

Pertanto, attraverso una corretta politica di

dematerializzazione della produzione, at-

traverso la ricerca di una maggiore effi-

cienza delle risorse materiali impiegate,

attraverso una corretta politica di riutilizza-

zione e riciclaggio dei materiali di recupero,

attraverso l’utilizzazione maggiore delle

tecniche di produzione e gestione dei ma-

nufatti, attraverso la progettazione non

solo di manufatti, ma dell’intero ciclo di vita

del prodotto edilizio e dei distretti urbani,

in modo efficiente dal punto di vista ener-

getico, è possibile implementare delle vere

politiche di sviluppo sostenibile.

In questo quadro possiamo sostenere che il

progettista oggi ha due questioni di fondo

da affrontare, strettamente correlate tra di

loro: la prima riguarda la sua crescita tec-

nico culturale; la seconda riguarda il ruolo

che il progettista può e deve avere rispetto

alla crescita della filiera di settore.

Per quanto riguarda l’importanza del nuovo

mercato la consapevolezza è un elemento

primario. Potremmo dire che da questo

punto di vista negli ultimi anni sono stati

fatti passi da gigante.

Nelle recente indagine realizzata dal Cresme

per in Consiglio Nazionale degli Architetti Pro-

gettisti Pianificatori e Conservatori, interrogati

sui segmenti di mercato che cresceranno di

più nei prossimi anni, hanno fatto emergere,

di gran lunga, il risparmio energetico come il

principale mercato di riferimento.

Gli intervistati vedono prospettive nello svi-

luppo di processi innovativi nelle tecnologie

edilizie e nei materiali, nell’informatizza-

zione della progettazione e, soprattutto,

nella domanda di Energy Techonology.

Insomma, lo scenario di opportunità che gli

stessi architetti tracciano è assai chiaro: rispar-

mio energetico, riqualificazione residenziale,

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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riqualificazione urbana, tecnologia, insieme a

segmenti specifici e concreti, come le nuove

politiche dei fondi immobiliari per l’Housing

Sociale e il Project Financing, che hanno a che

fare con un nuovo modo di progettare.

Elementi che insieme tracciano il percorso di

innovazione e trasformazione che la profes-

sione dovrà seguire nei prossimi anni, anni in

cui la crescente concorrenza ridurrà gli spazi,

spingendo verso la maggiore specializzazione.

Ma il cuore di questa crescita, prima della

domanda, è la conoscenza, la capacità di

padroneggiare il processo di innovazione.

Figura 6. I segmenti di mercato che cresceranno di più nei prossimi anni secondo gli architetti (% delle risposte)

Fonte: Osservatorio Professione Architetto CNAPPC - Cresme

Nuova costruzione

Promozione immobiliare

Case per anziani

Opere Pubbliche

Ampliamenti Piano Casa 2

Project financing

Altro

Housing sociale Piano Casa 1

Tecnologia

Riqualificazione urbana

Riqualificazione residenziale

Risparmio energetico

Bio-edilizia ed energie rinnovabili

2,4

3,2

4,1

4,6

4,9

5,4

5,8

6,3

8,8

12,4

16,9

23,6

1,7

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Il secondo aspetto è più complesso.

In un lavoro di indagine qualitativa svolto dal

CRESME per conto dell’ENEA, attraverso

focus group con gli attori dell’offerta della fi-

liera delle costruzioni coinvolti a vario titolo

nel mercato della riqualificazione energetica

legate agli incentivi fiscali “del 55%” (imprese

di costruzioni, artigiani edili; amministratori

o responsabili marketing di aziende di pro-

dotti elettrici e elettronici (domotica, illumi-

notecnica, ecc.), climatizzatori estivi ed

invernali, laterizio, isolamenti e coibenti;

gruppi di rivenditori di materiale edile e

componentistica, ecc.), sono emerse alcuni

aspetti interessanti sui quali vale la pena di

riflettere, che gettano una luce importante

sul settore, sulle politiche energetiche e sul

ruolo del progettista.

Il primo di questi aspetti è relativo ai desi-

derata, cioè sia alla proroga pluriennale del

provvedimento, sia alle modifiche che esso

potrebbe avere per ottenere un maggior ri-

sultato di carattere economico-commer-

ciale per i settori produttivi rappresentati

dai soggetti intervistati;

il secondo argomento riguarda le potenzia-

lità che tale provvedimento porta con sé:

emersione del “nero”, occupazione, spinta

all’innovazione;

il terzo argomento concerne invece gli ostacoli:

pigrizia e disinformazione, innanzitutto neces-

sità di una figura guida per la filiera edilizia.

Per tutti gli interlocutori, il provvedimento

di defiscalizzazione si è rivelato un volano

importante consistente.

“Gli incentivi hanno permesso di sviluppare

volumi importanti (tetti, pareti, cappotto, ser-

ramenti, climatizzazioni e riscaldamento, cal-

daie a condensazione e bassa temperatura)

per centinaia di milioni di euro e sviluppato

lavoro per impiantisti e indotto.” È buona la

valutazione che viene data anche sulle proce-

dure, ritenute piuttosto veloci ma, in partico-

lare al fatto che “ha permesso di fare

emergere una quota importante di nero”.

Lo stesso settore dei laterizi, il cui giro d’af-

fari è prevalentemente costituito dalle

nuove costruzioni, ha beneficiato in misura

diretta e indiretta: da una parte, i suoi rap-

presentanti, ritengono che i materiali da co-

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

6.1. Leadership di filiera: riflessione a partire da una indagine sugli effetti delle politiche di defiscalizzazione

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pertura (tegole e coppi) abbiano ricevuto un

buon impulso, attraverso il ricorso alle fac-

ciate ventilate e all’isolamento del tetto;

dall’altra parte, l’iniziativa legislativa accresce

ulteriormente la sensibilità verso i temi ener-

getici ed ambientali già insite nella domanda:

prova ne è la crescita di solai in lateroce-

mento e, soprattutto, dei blocchi da muro al-

leggeriti che garantiscono una maggior

coibentazione e isolamento. L’auspicio è che

“non si faccia marcia indietro” proprio ora

che tale possibilità sta diffondendosi - anche

culturalmente - fra i proprietari immobiliari.

È però diffusa l’opinione dei produttori che

molto spesso gli interventi agevolati non

coincidano con quel mix equilibrato di in-

terventi che consentirebbe un maggior ri-

sparmio energetico.

Altrettanto diffusa l’opinione che ci sia stato

uno sbilanciamento a vantaggio dei serra-

menti. La stessa associazione dei produttori

di un materiale per infissi ritiene che il rischio

risieda nel focalizzarsi soltanto sugli aspetti

più immediati dell’isolamento termico bana-

lizzando la tematica senza comprenderne la

prospettiva. “È necessario fare capire a tutti

gli attori del processo, compreso il pubblico,

che il problema va affrontato nella sua com-

plessità. Si deve parlare di involucro edilizio

a 360°, articolato in materiali sempre più per-

formanti e integrazione con tutti gli altri ele-

menti che concorrono: climatizzazione ecc”.

O ancora: “L’efficienza energetica dell’edi-

ficio non è legata al singolo componente -

serramenti, tetti, superfici opache - e alle

sue caratteristiche, come la trasmittanza;

l’efficienza deve essere complessiva, il cal-

colo del consumo energetico riguarda tutto

l’insieme, è il progettista che deve pensare

all’involucro nel suo insieme.”

Una composizione equilibrata degli inter-

venti e dei materiali non deve essere indi-

scriminata: andrebbe predisposta una

griglia di “incoraggiamenti” diversificata

sulla base del tipo edilizio, della sua epoca

di costruzione e delle sua collocazione sul

territorio nazionale. Per esempio in base

alle zone climatiche e alla vetustà energe-

tica passiva e attiva dell’edificato.

“Buona parte del patrimonio edilizio ita-

liano è antecedente al 1970, scarsamente

efficiente: investimenti moderati possono

dare risultati importanti in breve tempo, ad

esempio la sostituzione di tutte le caldaie

ancora a olio combustibile permetterebbe

di risparmiare decine di milioni di tonnellate

di derivati del petrolio.

Se poi si usassero combustibili da fonte rin-

novabile (biomasse, pellets, sistemi di geoter-

mia, solare termico abbinato a geotermia)

oggi tutti disponibili sul mercato, efficaci,

con rapporto costi benefici sostenibili e con

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un ritorno degli investimenti in meno di 10

anni, si otterrebbe un duplice effetto: utilizzo

di fonti rinnovabili e risparmio energetico.”

“Le energie rinnovabili da sole non possono

rappresentare una svolta. Solo accoppiate

alla logica dell’involucro danno risparmio. In

questi anni sono cresciuti molto il fotovoltaico

e il solare termico per la produzione di acqua

calda ma, ponendosi il problema anche in

funzione della stagione estiva, si potrebbero

utilizzare queste tecnologie per raffrescare gli

edifici attraverso macchine frigorifere ad as-

sorbimento. Ma si deve ridurre il consumo, al-

trimenti le superfici dovrebbero essere troppo

estese. Di qui la necessità di ragionare in ter-

mini complessivi di involucro dell’edificio per-

ché la produzione di acqua calda in un

edificio rappresenta il 5% dei consumi mentre

l’involucro è responsabile del 60% per raffre-

scamento e riscaldamento.”

In altri termini, secondo gli operatori dell’of-

ferta di materiali e impianti, “anche grazie al

“55%” la strada è tracciata”, servono tuttavia

ancora delle risorse pubbliche per sollecitare

una maggiore presa di coscienza della do-

manda e incoraggiare l’industria affinché

viva della sua forza ed economicità, del rin-

novo tecnologico, dei materiali e prodotti.

“Occorre un cambiamento che porti a consi-

derare l’edificio non solo come consumatore

ma anche produttore di energia che la mette

in rete. Uno schema che veda interagire edi-

fici integrati e indipendenti energeticamente,

il sistema della rete, misuratori intelligenti di

energia e calore, normative. Un modello de-

centrato di generazione dell’energia.”

È evidente che la spinta verso la ricerca di

sistemi attivi e passivi sia iniziata a prescin-

dere dall’istituzione delle agevolazioni fi-

scali. È sufficiente pensare che le aziende

che producono materiali e componenti per

l’edilizia sono, spesso, di proprietà stra-

niera; a volte la casa madre, risiede proprio

in quei Paesi dove la cultura dell’efficienza

energetica è più antica e radicata nell’eco-

nomia e sul territorio. È chiaro, quindi, che

nella logica del mercato, tali aziende abbiano

svolto la funzione di apripista, seguite, per

emulazione dai competitors.

Altrettanto evidente è che l’agevolazione

del 55% abbia accompagnato la domanda

a crescere, fornendo al tessuto produttivo

quegli stimoli necessari per intensificare ri-

cerca ed innovazione.

Ad esempio, in questi anni il sistema indu-

striale di serramenti e facciate ha pensato ai

prodotti in funzione dell’efficienza energe-

tica dando vita a prodotti che sono tra i pro-

tagonisti di tale settore; sono nati prodotti

di 2° 3° e 4° generazione con ottime presta-

zioni a cui si affiancano principi di domotica

(ad esempio serramenti che si chiudono da

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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soli quando piove dando migliore qualità

della vita oltre a efficienza energetica).

Si producono serramenti con vetri sempre

più performanti e quindi appetibili.”

Sempre a proposito delle facciate ventilate,

emerge un chiaro segnale a non pensare

esclusivamente al prodotto isolato ma alla si-

nergia edilizia che fornisce i risultati più effi-

caci: “Le facciate sono una questione più

articolata poiché, quando si progettano, si

affrontano tra le prime questioni proprio il ri-

sparmio energetico e la capacità di interagire

con tutto il sistema energetico dell’edificio:

integrazione con fotovoltaico, minimizza-

zione del problema dell’illuminazione in-

terna, climatizzazione fatta non solo con

grandi impianti.”

Anche per quei prodotti il cui mercato è pre-

valentemente della nuova costruzione, in

concomitanza con la crisi generalizzata e

piuttosto intensa che sta vivendo questo

comparto, si sono avviate collaborazioni e

studi con università e istituti di ricerca. So-

stanzialmente i temi di innovazione toccati

dai produttori di calcestruzzo, cemento, la-

terizi, ecc, sono “necessità di risparmio ener-

getico, di contenimento delle emissioni in

atmosfera, attenzione alla sostenibilità, i ter-

remoti hanno posto i problemi di costruire in

modo antisismico. Intanto si sono fatte

avanti nuove soluzioni per l’architettura:

legno, materiali compositi, acciaio, vetro, ecc.

che danno risposte a queste nuove esigenze.

Per rimediare agli errori sono state avviate ri-

cerche con Università che hanno lavorato su

nuovi prodotti: murature armate, blocchi ter-

mici, soluzioni isolante-laterizio, latero-ce-

mento, ecc. in grado di dare risposte anche a

tematiche complesse come l’isolamento e il

comfort in estate. Inoltre le aziende assu-

mono personale tecnico molto qualificato per

dare le giuste risposte in ambito commerciale,

trattare le tematiche di trasmittanza, antisi-

smica, fonoisolamento, muratura armata,

marcatura CEN ecc. per rispondere alle neces-

sità articolate del progettista.”

La ricerca tecnologica, inoltre, è in fase di af-

finamento: etichettature energetiche e, so-

prattutto, grande attenzione alle esigenze

dell’edificato e del territorio: “l’etichettatura

energetica dei serramenti (che nasce dalla di-

rettiva UE ecodesign) offredel serramento la

stessa informazione che oggi c’è ad esempio

per i frigoriferi, semplice: quanta luce o aria

fa passare, quale manutenzione, quanta

energia per produrlo ecc. Una scelta per

mettere in relazione il prodotto con il terri-

torio e il progetto. Un progetto per contri-

buire a una maturazione della domanda.

L’etichetta A non avrà lo stesso valore a Pa-

lermo o a Bolzano per il bene del consuma-

tore e dell’energia.

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Altrimenti si rischia di creare condizioni ottime

per l’inverno ma poi d’estate servono grandi

spese per raffrescare.” Pertanto il mercato for-

nisce i primi segnali di mutamento della cul-

tura sia della domanda che dell’offerta.

Certo è opinione comune che la ricerca, l’in-

novazione, ma soprattutto il buon esempio,

il modello di riferimento, dovrebbe decol-

lare dal settore edilizio pubblico: “l’edilizia

pubblica dovrebbe essere l’attore princi-

pale, dovrebbe essere obbligata a esporre

in una targhetta i parametri di consumo

energetico, ma nessun ufficio tecnico pub-

blico sa queste cose e nessun ente sarebbe

in grado di gestire queste operazioni. Ba-

stano piccoli interventi per ridurre consumi

enormi, l’edilizia pubblica è quella messa

peggio e continua a costruire in modo ina-

deguato, mentre il privato mostra più atten-

zione anche per la richiesta del mercato.

L’edilizia pubblica non rispetta una legge del

‘91 che obbligava a utilizzare energie rinno-

vabili per l’impiantistica salvo la dimostra-

zione dell’infattibilità tecnica ed economica.

Ma non ci sono relazioni che spiegano que-

sta impossibilità per giustificare l’uso degli

impianti tradizionali.”

La domanda retorica tuttavia che ricorre fre-

quentemente fra gli intervistati è: “ma si è

formato un tessuto di competenze?”. Le ca-

renze vengono ravvisate soprattutto nella ri-

dotta informazione, nel ritardo di installatori

e distributori di materiale edile, nella pigrizia

“nei confronti della procedura, peraltro sem-

plice….e così si perdono occasioni”.

E poi, la domanda, progettisti da una parte e

utenti finali: si ravvedono sacche di confu-

sione: “sono diffusi atteggiamenti integralisti,

semplificati ma poco precisi. Si chiedono pre-

stazioni termiche mostruose, indipendente-

mente dalla collocazione geografica o

dall’esposizione (sud o nord).

C’è una sorta di perversione della domanda,

come per l’acustica, ci preoccupano l’eccesso

di semplificazione e superficialità.

È necessaria una campagna di informazione

anche per il progettista.

Ci sono più progettisti in grado di compren-

dere tutte le tematiche legate alla complessità

di una facciata e meno progettisti che danno

il giusto valore al prodotto da impiegare”

Spesso, fra segmenti della stessa filiera, si

rimanda al mittente l’accusa di inattività

nella crescita della cultura del risparmio

energetico e dell’utilizzo della norma del

55%, per esempio per i rivenditori di pro-

dotti per l’edilizia: “I materiali innovativi

presenti nelle rivendite sono pochi perché

non sono prodotti che si acquistano sem-

plicemente, come il cemento e i prodotti di

base in genere. Per proporre i prodotti le-

gati al risparmio energetico serve una strut-

L’architetto e il risparmio energetico: nuova conoscenza e leadership di filiera | capitolo 6

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tura adeguata a dare una risposta e un’in-

formazione pre e post vendita.

La distribuzione non è ancora matura e

pronta, anche perché manca l’impulso del-

l’industria che dovrebbe fare investimenti

verso i 10 mila distributori per illustrare e

promuovere.

Per questi prodotti occorre una precisa filoso-

fia: tecnica, di prestazione di un servizio spe-

cifico e particolare, in questo l’industria deve

favorire la diffusione della cultura legata a

queste categorie di prodotti per potere offrire

la consulenza ai privati e ai progettisti, spesso

peraltro un pò restii a rivolgersi al nuovo.

Non si parla di semplice vendita, tutti gli attori

devono dare il loro contributo per una cre-

scita generalizzata. Il ritmo dell’innovazione

dell’industria è più lento di quanto dovrebbe

essere per rispondere al mercato, forse perché

occorre ammortizzare gli impianti tradizionali

prima di avviarne nuovi.”

Esiste un grande spazio vuoto nel processo

di innovazione che ha al centro il risparmio

energetico e la qualità ambientale: è quello

di una figura in grado di conoscere e gui-

dare il processo di innovazione nel rapporto

tra domanda e offerta. È lo spazio di mer-

cato più grande per l’architetto di oggi

Finito di stampare

Roma, maggio 2011

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Eliana CangelliCoordinatore del Dottorato di Progettazione Ambientale de La Sapienza e membro fondatore della Consulta per la Bioedilizia dell’Ordine degli Architetti di Roma. Svolge dal 1993 attività scientifica, didattica e di sperimentazione progettuale con l’obiettivo di fornire un contributo alla conoscenza e allo sviluppo dei nessi logici e tecnico-operativi che intercorrono tra cultura tecnologica e ambientale della progettazione, innovazione e trasformazioni dell’ambiente costruito.

Patrizia CollettaArchitetto, dal 2005 è Consigliere all’Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia. È Presidente della Consulta “per il progetto sostenibile e l’efficienza energetica” e della Commissione in materia di certificazione energetica dell’Ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e provincia.Dal 2005 al 2009 è stata Presidente del “Comitato per la Qualità Urbana e Edilizia di Roma Capitale”.Ha partecipato, come membro di giuria, a diversi Concorsi di progettazione, relatore a numerosi convegni, seminari e workshop, è autore di diverse pubblicazioni in materia urbanistica, edilizia, paesaggistico-ambientale nonché di sostenibilità ambientale.