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SOMMARIO PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009 PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009 3° NUMERO SETTEMBRE 3° NUMERO SETTEMBRE NUMERI UTILI Sede territoriale FIOM-CGIL Santa Viola, via del Giglio7 Bologna Tel. 051-3145211 Fax 051-3145222 Uff. Segreteria FIOM-CGIL Via Marconi 69 Tel. 051-248210 Fax 051-251564 Per la posta de “Quelli che ben pensano” Pag.7 Valeria Frascari ..................................Pag.8 Sandra Sandrolini “Nel bel Paese.....Pag.10 Andrea Felisatti ..........................Pag.10 Fabrizio Torri IlRosso: Pag.2 Articolo di Mario Monari, delegato KPL Packaging. Rosso: Pag.2 Rosso: Pag.2 Articolo di Mario Monari, delegato Articolo di Mario Monari, delegato KPL Packaging. KPL Packaging. La posta de Il Rosso Rosso Rosso Per ricevere risposte e condividere notizie sul mondo G.D e non. [email protected] [email protected] [email protected] http://digilander.libero.it/fiomgd http://digilander.libero.it/fiomgd http://digilander.libero.it/fiomgd Scrivete a: IL ROSSO lo trovi anche su internet, sul sito dei delegati FIOM-G.D IL ROSSO IL ROSSO Pag.1 http://digilander.libero.it/fiomgd http://digilander.libero.it/fiomgd http://digilander.libero.it/fiomgd I DELEGATI FIOM SONO SU FACEBOOK SOMMARIO PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009 PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009 6° NUMERO NOVEMBRE 2010 6° NUMERO NOVEMBRE 2010 NUMERI UTILI Sede territoriale FIOM-CGIL Santa Viola, via del Giglio7 Bologna Tel. 051-3145211 Fax 051-3145222 Uff. Segreteria FIOM-CGIL Via Marconi 69 Tel. 051-248210 Fax 051-251564 La posta de IlRosso Rosso Rosso Per ricevere risposte e condividere notizie sul mondo G.D e non. [email protected] [email protected] [email protected] http://fiomgd.altervista.org http://fiomgd.altervista.org http://fiomgd.altervista.org Scrivete a: IL ROSSO lo trovi anche su internet, sul NUOVO sito dei delegati FIOM-G.D IL ROSSO IL ROSSO Pag.1 I DELEGATI FIOM SONO SU FACEBOOK: e FIOMGD RSU GD BOLOGNA FIOMGD FIOMGD RSU GD BOLOGNA RSU GD BOLOGNA Per la posta de Volantino: Detassazione lavoro notturno e straordinari IlRosso: Pag.2 Privatizzazione dell’acqua: storia di ordinaria disinformazione Hugo Liberi “La verità derogata” Pag.4 Fabrizio Torri Breve storia della FIAT .....Pag.8 Andrea Felisatti “Manifestazione 16 Ottobre 2010 Pag.12 e considerazioni personali (!) ” Valeria Frascari Pag.19 Rosso: Pag.2 Rosso: Pag.2 Privatizzazione dell’acqua: storia Privatizzazione dell’acqua: storia di ordinaria disinformazione di ordinaria disinformazione Hugo Liberi Hugo Liberi

Il rosso n6

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Page 1: Il rosso n6

SOMMARIO

PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009

3° NUMERO SETTEMBRE3° NUMERO SETTEMBRE

NUMERI UTILISede territoriale FIOM-CGIL

Santa Viola, via del Giglio7 Bologna

Tel. 051-3145211

Fax 051-3145222

Uff. Segreteria FIOM-CGIL

Via Marconi 69

Tel. 051-248210

Fax 051-251564

Per la posta de

“Quelli che ben pensano” Pag.7

Valeria Frascari

“..................................” Pag.8

Sandra Sandrolini

“Nel bel Paese.....” Pag.10 Andrea Felisatti

“..........................” Pag.10 Fabrizio Torri

IlRosso: Pag.2

Articolo di Mario Monari, delegato

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Rosso: Pag.2Rosso: Pag.2

Articolo di Mario Monari, delegatoArticolo di Mario Monari, delegato

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I DELEGATI FIOM SONO SU

FACEBOOK

SOMMARIO

PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009

6° NUMERO NOVEMBRE 20106° NUMERO NOVEMBRE 2010

NUMERI UTILISede territoriale FIOM-CGIL

Santa Viola, via del Giglio7 Bologna

Tel. 051-3145211

Fax 051-3145222

Uff. Segreteria FIOM-CGIL

Via Marconi 69

Tel. 051-248210

Fax 051-251564

La posta de IlRossoRossoRosso

Per ricevere risposte e

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Pag.1

I DELEGATI FIOM SONO SU

FACEBOOK:

e FIOMGD

RSU GD BOLOGNA

FIOMGDFIOMGD

RSU GD BOLOGNARSU GD BOLOGNA

Per la posta de

Volantino: Detassazione lavoro

notturno e straordinari

IlRosso: Pag.2

Privatizzazione dell’acqua: storia

di ordinaria disinformazione

Hugo Liberi

“La verità derogata” Pag.4

Fabrizio Torri

“Breve storia della FIAT.....” Pag.8

Andrea Felisatti

“Manifestazione 16 Ottobre 2010 Pag.12

e considerazioni personali (!) ”

Valeria Frascari

Pag.19

Rosso: Pag.2Rosso: Pag.2

Privatizzazione dell’acqua: storiaPrivatizzazione dell’acqua: storia

di ordinaria disinformazionedi ordinaria disinformazione

Hugo LiberiHugo Liberi

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Privatizzazione dell’acqua: storia

di ordinaria disinformazione

Privatizzazione dell’acqua: storiaPrivatizzazione dell’acqua: storia

di ordinaria disinformazionedi ordinaria disinformazione

Il recente decreto Ronchi (Dl. n. 135 del 25/09/2009), recante l’ obbligo di assegnare la gestione

delle società di distribuzione dell’ acqua a società private, offre lo spunto per dimostrare

materialmente il sistema di disinformazione che caratterizza la quasi totalità dei mezzi di

informazione in Italia.

Secondo la versione ufficiale propagandata, il suddetto decreto governativo avrebbe semplicemente

recepito la direttiva europea sulla liberalizzazione dei s ervizi nel me rcato interno (direttiva

2006/123/CE del 12/12/2006, meglio nota come “ex Bolkenstein”), la quale obbliga gli Stati

membri a liberalizzare i servizi di pubblica utilità gestiti da enti pubblici di qualunque natura. Di

fatto si tratta di una privatizzazione in regime di monopolio in quanto l’ utente del servizio non

dispone di una platea di operatori commerciali tra cui scegliere ma di un unico soggetto economico

che eroga il servizio a causa della natura dello st esso (“monopolio naturale”).

Tutto ciò, tradotto in pratica, indica che l’ utente non può scegliere tra più acquedotti quello che può

soddisfare meglio le sue richieste (ad es. in termini di preminenza della qualità o del prezzo del

servizio) come teorizzato dalla dottrina del libero mercato nella sua versione classica, al contrario

egli si trova di fronte ad un monopolio privato della più importante risorsa naturale.

La verità è ben diversa: la direttiva europea indica in maniera evidente che la libera prestazione di

servizi non si applica ai servizi di interesse economico generale forniti in un altro Stato membro,

fra cui i servizi di distribuzione e fornitura idriche, i servizi di gestione delle acque reflue (art. 17

comma 1 punto D) ed il trattamento dei rifiuti (punto E). La stessa direttiva lascia inoltre ai singoli

stati membri la possibilità di definire quali siano i servizi ad interesse economico e quali siano

intrinsecamente quelli non a scopo di lucro, consentendo per questi ultimi il divieto totale di

apertura al mercato (art. 1 comma 2 e 3). L'Italia, dopo 3 anni, non ha ancora stabilito una

distinzione di questo tipo e si avvia anche verso la privatizzazione di tutti i gli altri servizi.

In ultima analisi, il decreto accoglie un grossolano emendamento del PD (n. 15.504) in cui si

distingue, con un sofisma degno del miglior Azzeccagarbugli, tra la proprietà della risorsa idrica

(che rimane pubblica) e la “gestione” (che va in mano privata), come se il proprietario di fatto della

risorsa in questione non fosse lo stesso soggetto che ne re alizza la distribuzione! Il decreto è stato

dunque approvato da tutte le formazioni politiche ad eccezione dell’ IDV e di tre isolati senatori del

PD. La “necessità” di privatizzare l’ acqua per ottemperare la diret tiva europea come se fosse un

obbligo è quindi una palese falsità diffusa dai telegiornali di regime. Il motivo della mancata

smentita da parte della quasi totalità dei giornali d’opposizione parlamentare risiede nel contributo

apportato dall’ opposizione parlamentare stessa alla stesura del decreto.

Page 3: Il rosso n6

Pag3

C’è da chiedersi se sia politicamente accettabile che un settore vitale come l’ acqua (potremmo

aggiungere, poiché viviamo nel 21° sec., energia, telecomunicazioni, infrastrutture per il trasporto

di cose e persone, sanità, istruzione) sia affidato alla “gestione privata” (leggi “lucro”). La risposta è

negativa: è proprio l’ inconciliabilità tra l’ interesse privato e l’ interesse vitale della cittadinanza

alla buona e comunitaria gestione delle risorse essenz iali e/o strategiche per la Nazione che

costituisce la “ratio legis” (la motivazione alla base di una legge) degli art. 41 e 43 della

Costituzione, palesemente violati anch’ essi. Infatti nell’ art. 41 si indica che la iniziativa

economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l’ utilità sociale e nell’ art. 43

(alla cui lettura diretta rimandiamo il lettore) si indica la possibilità ai fini di ut ilità generale di

riservare originariamente o trasferire […]imprese […] che si riferiscano a servizi pubblici

essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente

interesse generale . Non vi è traccia invece nella Costituzione di un articolo o comma che preveda la

possibilità di percorrere a ritroso la strada tracciata dall’ art. 43, ovvero la “privatizzazione” dei

servizi pubblici etc.: anche questo elemento deve essere sfuggito alla politica ed alla stampa

nostrane, impegnate su questioni certamente di non maggiore rilevanza.

Alla doverosa difesa della parte “politica” della nostra Costituzione, che contempla il diritto alla

libertà d’ informazione, si deve aggiungere la difesa della parte “economica”, poiché quest’ ultima

non è meno importante di quella “politica”. Ne è invece il complemento, come ogni pilastro lo è

nella struttura di un palazzo. Il presidente Pertini ci ha ricordato, con la saggezza che gli era propria,

che “non c’ è giustizia senza libertà, e non c’è libertà senza giustizia”.

Noi siamo d’ accordo.

Hugo Liberi

Page 4: Il rosso n6

Pag.4

LA VERITA’ DEROGATAIl 29/9/2010 FIM-CISL, UILM-UIL e FEDERMECCANICA, hanno siglato un accordo che

apre “l’autostrada” per le deroghe al Contratto Nazionale separato, quello da loro firmato

nel 2009. Quel CCNL era stato votato solo dagli iscritti di FIM e UILM, quindi escludendo

la maggioranza dei lavoratori metalmeccanici; l’accordo sulle deroghe, invece, non l’ha

votato proprio nessuno. Ambedue però ricadono sulla testa di tutti i metalmeccanici.

Questo scritto potrebbe tranquillamente finire qui, i significati nel merito e nel metodo di

quello che è avvenuto e la totale mancanza di rispetto di quello che pensano i lavoratori

metalmeccanici nel loro insieme, sono di per se più che evidenti. Però forse vale la pena di

esplicitare meglio qualche considerazione. Quando si deroga un contratto, si riduce il suo

ambito di applicazione, il che in soldoni significa che uno o più temi in cui

precedentemente si è trovato un accordo, non vengono più applicati; si parte da qui e c’è

poco da fare o da giustificare. Da un pò di tempo a questa parte, FIM e UILM non si

risparmiano davvero in giustificazioni sul loro operato. Ma la cosa vera è un’altra, ed è

qualcosa che sta tra il ridicolo ed il grottesco, cioè le deroghe le esigono i padroni e la

rincorsa a tranquillizzare i lavoratori la fanno i sindacati complici di quegli accordi. D’altra

parte i padroni fanno il loro mestiere e, da sempre, non è che provino particolari simpatie

per il sindacato, in particolar modo un per un sindacato come la FIOM che ha la pretesa -

ma che parolone inaccettabile per il padrone! - di fare almeno delle mediazioni ragionevoli

quando si tratta di stipulare un’accordo. Allora è evidente che quando mal si sopporta la

mediazione, la prima cosa che si fa, quando le condizioni generali te lo consentono, è

quella di cominciare a togliere attraverso lo strumento della deroga, quanto

precedentemente concordato. Ad onor del vero le hanno chiamate “intese modificative del

CCNL”, termine “politicamente corretto” creato per ... non indurre apprensione nel

lavoratore ... ma sempre di deroghe si tratta, ovviamente. I padroni hanno per lo più

giustificato questa necessità, appellandosi alla crisi in atto; di fatto affermando che una

crisi la si affronta riducendo i diritti dei lavoratori e che le quote di produttività e redditività

da recuperare, sono strettamente correlate a quel peggioramento e non ad investimenti in

innovazione del prodotto, da tradursi principalmente - come pensa invece la FIOM - in

investimenti sulla progettazione, sui macchinari e sulla professionalità dei lavoratori. Quale

è stata invece la pensata di FIM e UILM ? “ I padroni hanno ragione!”. Poi magari un

giorno ci spiegheranno come mai, ad esempio, l’accordo alla FIAT di Pomigliano, non sta

producendo gli effetti desiderati: gli investimenti promessi da Marchionne non sono ancora

stati sbloccati, gli ultimi dati sul settore auto parlano di una FIAT in calo delle vendite di

Page 5: Il rosso n6

Pag.5

circa il 40% contro un calo medio del settore, a livello internazionale, di circa il 23%. Ma

non sarà che la produttività la recuperi facendo investimenti su un prodotto vendibile e non

togliendo diritti? Banale ma vero! Premesso che ciascuno di noi ha il diritto di “vederla

come vuole”, bisognerebbe però almeno capire che condividere coi padroni questo

percorso di riduzione dei diritti, come stanno facendo FIM e UILM, significa accettare il

concetto di “redistribuzione della miseria”, cioè di una rincorsa - in un paese come l’Italia

con un costo del lavoro principalmente costruito su decenni di lotte sindacali per migliorare

diritti e salario per tutti - verso condizioni di lavoro tipiche di quei paesi con poche o

nessuna regola o tutela. Paesi dove i lavoratori, sono obbligati ad accettare salari che

valgono magari un terzo o anche meno di quelli spesso già insufficienti erogati in Italia.

Significa disincentivare ulteriormente gli investimenti nel lavoro e lasciare che il padronato

sposti sempre più le sue risorse in investimenti finanziari. Significa incentivare un

arretramento culturale generale e di cultura industriale in particolare; non dimentichiamo

mai che solo la difesa dei diritti e del salario attraverso le lotte sindacali cioè il “mettere dei

paletti” su questi temi, ha obbligato negli anni il padronato a porre l’asticella degli

investimenti produttivi più i n alto. Ed ancora, significa allargare le sacche di disagio

sociale, fatte di lavoratori e di famiglie a cui si chiede di farsi carico in tutto e per tutto della

crisi in atto. Significa alimentare una rabbia che purtroppo c’è e che solo gli stolti si

rifiutano di vedere. Significa, estremizzando il concetto, contribuire a minare alle

fondamenta il sistema industriale e sociale italiano. E’ questa l’idea di lavoro, di società,

che si vuole trasmettere alle generazioni future? Invece di creare un fronte comune

sindacale e politico che cominci a porre delle questioni concrete rispetto al ricatto tipico di

molti padroni: “o mi date quello che voglio o vado a progettare e produrre fuori dall’Italia”,

cosa hanno pensato di fare FIM e UILM ? Hanno scelto la strada degli accordi separati e

delle deroghe a quegli accordi. La solerzia con cui hanno voluto essere più “realisti del Re”

è provata dal fatto che la loro disdetta del CCNL 2008, l’ultimo firmato unitariamente ed in

scadenza alla fine del 2011, è datata estate 2009. Nemmeno i padroni hanno avuto un

approccio così estremista, infatti la loro disdetta - pardon...recesso - a quel CCNL è stata

formalizzata nel Settembre del 2010. Per inciso una delle motivazioni di questa presa di

posizione , così come evidenziato nel comunicato di FEDERMECCANICA del 7/9/2010, è

quella tesa ad ostacolare il più possibile le azioni legali che la FIOM ha messo e metterà in

campo per garantire l’applicazione del CCNL 2008. Non mi sembra che questo attacco

frontale alla FIOM da part e di F EDERMECCANICA, che e segue un ordi ne di

CONFINDUSTRIA, che esegue un ordine della Marcegaglia, che esegue un ordine di

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Pag.6

Marchionne, abbia scandalizzato più di tanto FIM e UILM. Scusate, ma a me lo schema

della “Fabbrica Italia Delle Nuove Relazioni Sindacali” (chiamiamola così.....) sembra

abbastanza chiaro. All’interno di quel perimetro c’è la FIAT che con i suoi diktat ha preso

in ostaggio perfino Confindustria, l’attuale Governo con le sue idee sul mondo del lavoro e

con uno “Statuto Dei Lavori” destinato nelle sue intenzioni a sostituire in toto lo “Statuto

Dei Lavoratori”, dove fin dal titolo è abbastanza chiaro che la centralità del lavoratore deve

essere sostituita con la centralità dell’impresa, e ci sono dei sindacati più o meno piccoli,

complessivamente poco rappresentativi anche se molto ben visti da Confindustria e

Governo, che si affannano a dire ai lavoratori di stare tranquilli che si derogano i contratti,

ma in “ambiente controllato”. Almeno fino a quando qualcuno gli imporrà di firmare un

accordo che deroga “l’ambiente controllato“ stesso.

“Ma in G.D tutto questo....” qualcuno si domanderà. Beh, intanto G.D non si è, ad oggi ,

ancora dissociata dalle decisioni di FEDERMECCANICA (e non sto a rifare la filiera di chi

decide per chi ...). Avremo anche un padrone progressista...però...boh...al momento non è

che su questo tema la cosa emerga particolarmente, anzi...il silenzio è preoccupante. C’è

comunque una vertenza per il rinnovo del Contratto Aziendale G.D alle porte che, credo,

chiarirà la situazione. Nel senso che in quell’ambito, come abbiamo già detto in svariate

assemblee, chiederemo la riconferma di quanto concordato nel CCNL 2008. Ricordo che

questa è la linea assunta dalla FIOM a livello nazionale e che quindi vale per tutte le

aziende metalmeccaniche italiane. Fronte ampissimo, da conquistare metro dopo metro,

dagli esiti incerti, ma che potevamo fare? Abbandonare i lavoratori alla barbarie di una

logica di contrattazione sempre più al ribasso, come ho cercato di spiegare prima? Senza

neanche tentare? Non credo proprio! Non appartiene alla nostra storia!

All’interno della vicenda G.D, in q uest’ultimo periodo sono poi accadute delle cose o

meglio sono apparsi dei volantini della FIM-CISL che affermano che in G.D la FIOM ha già

condiviso con loro e con la UILM, alcune deroghe al CCNL. Si fa riferimento esplicito

all’Accordo sui nuovi orari di lavoro per le Officine siglato unitariamente nel 2005 e

aggiornato con miglioramenti di natura principalmente salariale nel 2010. In particolare la

FIM-CISL afferma che i sabati programmati, che ogni anno vengono concordati tra RSU e

Azienda, sono di per se una deroga al suddetto CCNL. Davvero, lungi da me l’idea di

offendere qualcuno, però...davanti ad un’affermazione del genere non si sa se ridere o

piangere. Io ero assolutamente convinto che i Delegati della FIM-CISL avessero capito

Page 7: Il rosso n6

Pag.7

che in quell’ambito sono stati contrattati elementi flessibilità così come previsto dal CCNL,

almeno fino all’ultimo firmato unitariamente: mi sbagliavo nel mio giudizio?. Ripeto, i sabati

programmati sono, annualmente, “oggetto di confronto preventivo con la RSU”, che ai

lavoratori eventualmente inseriti nel piano annuale è “lasciata libertà di

autoregolamentazione” rispetto all a pres enza (i vir golettati s ono frasi del s uddetto

accordo). Le deroghe producono imposizioni, in G.D non si deroga, si fa un confronto e si

ricerca un accordo. Ed ancora, sono sabati che la RSU ha sempre bloccato durante i

periodi di lotta con blocco d elle flessibilità. Son o sab ati i n cui se av viene un a

manifestazione Sindacale, - come è successo a quella organizzata dalla FIOM il 16

ottobre a Roma - il lavoratore che ha il sabato programmato, vi può partecipare

tranquillamente. Insomma...dirò sicuramente una banalità (e fanno due!), ma credo che gli

Accordi non vadano solo letti, ma vadano soprattutto capiti, a maggior ragione se capita

poi di doverli firmare. Perchè se no, si rischia di scrivere, come segnalavo prima, volantini

pieni di sciocchezze come quello, appunto, della FIM -CISL. A meno che non sia tutta una

cosa fatta in piena malafede, frutto locale del pesante fardello nazionale che Bonanni ha

voluto caricare sulle spalle della sua organizzazione. Segni di malcelato

nervosismo?...chissà...

Certo è che in mezzo a tutto questo, dove si potrà mai collocare la credibilità di FIM -CISL

e UILM-UIL rispetto alle loro pressanti richieste di un percorso unitario nella Contrattazione

Aziendale G.D ?

Chiedo scusa, ma non l’ho mica capito.................................................................................

Fabrizio Torri

Page 8: Il rosso n6

Pag.8

Breve storia della FIATLa FIAT potrebbe riuscire benissimo

in qualsiasi regime economico,

perchè in Italia l'industria meccanica

in generale e quella automobilista in

particolare, se pure hanno deficienza

di materie possono contare su un

mercato basso della manodopera più

che altrove e per de cenni. Era il 6

aprile 1946 quando Vittorio Valletta

spiegò così, alla Commissione

economica per la Costituente, il

segreto della strategia FIAT: salari

bassi e di conseguenza comando

incontrastato sulla forza lavoro. In

quell'inizio di aprile, alba della

ricostruzione post-bellica, il

professore era tranquillo. Sapeva di

essere uscito indenne dal processo di epurazione che, nel marzo dell' anno precedente, lo

aveva costretto a lasciare la direzione della FIAT. Il senatore Giovanni Agnelli , presiden te

della FIAT, era morto in dicembre e la sua scomparsa rese più facile l'archiviazione del

procedimento per compromissione con il regime. Gli americani premevano per il ritorno del

professore al comando e il PCI, pragmatico, era concorde. La priorità era ricostruire gli

stabilimenti, riavviare a pieno ritmo il processo produttivo ed a tal scopo chi meglio di

Vittorio Valletta, classe 1883, direttore centrale dell'azienda nel 1921, direttore generale

nel '28, amministratore delegato dal '39, l'uomo che conosceva la FIAT come le proprie

tasche, tanto che nei mesi di epurazione era stato necessario chiedergli continuamente

consiglio. Del resto, il senatore e il professore, si erano preparati per tempo e già nel '44

avevano spedito il vicepresidente della FIAT in missione segreta presso gli americani per

segnalare i vantaggi che avrebbe offerto la solita carta vincente dell'azienda torinese,

manodopera a basso costo. In quello stesso aprile Valletta fu reintegrato nel ruolo di

amministratore delegato e poche settimane dopo mise il giovane Gianni Agnelli di fronte al

secco aut aut, "Qui il presidente o lo fa lei o lo faccio io" e l'avvocato non es itò a

rispondere: "Professore, lo faccia lei". Alla morte, nel '67, il quotidiano la stampa avrebbe

definito Valletta "il primo operaio della FIAT". In vent'anni il professore avrebbe esercitato

Page 9: Il rosso n6

Pag.9

in FIAT un potere assoluto, tale da consentirgli di trattare alla pari con i vari governi

repubblicani e di intrecciare autonome e redditizie relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.

La frase del suo vero erede, Cesare Romiti, è fra le più celebri: " La FIAT è sempre stata

governativa ", prendere il più possibile, dare il meno possibile. Il professore, come nuovo

re insediato sul trono, iniziò subito a prendere a piene mani. Nel '47, per contrastare la

recessione, fu creato il Fondo per l'assistenza meccanica, e finì per la massima parte nelle

casse della FIAT. Nel '48 l'azienda si assicuro da sola il12% dei fondi americani stanziati

col piano Marshall. Il 18 aprile dello stesso anno, la vi ttoria elettorale della DC permise a

Valletta di ripristinare la disciplina operaia col pugno durissimo. Migliaia di licenziamenti

per motivi disciplinari, spostamento dei militanti operai nei reparti confino a partire

dall'officina sussidiaria ricambi creata nel '52 e immediatamente riba ttezzata dagli operai li

confinati, Officina Stella Rossa. La repressione serviva a garantire il mantenimento

dell'asso nella manica, i salari bassi, ma era necessario anche per accontentare gli

americani, il cui appoggio era utile per esercitare le debite pressioni sul governo italiano.

Ricostruzione significava infatti operare scelte strategiche che per la FIAT erano

determinanti. Si trattava di scegliere tra il puntare solo sull'industria leggera dell'auto o se

difendere anche il peso dell'industria pesante, incarnata dalle Reggiane e dall'Ansaldo. Si

trattava di scegliere tra il potenziamento del trasporto pubblico e il suo abbandono, a tutto

vantaggio dell'industria dell'auto. Si trattava infine di costruire una rete autostradale

finalizzata proprio a sopportare la strategia di Valletta, centrata sul consumo di massa. Il

professore vinse su tutti i fronti: i suoi viaggi nella capitale sempre più frequenti, dettava

legge, disegnava i percorsi delle autostrade in costruzione, indirizzava la politica a tutto

vantaggio dell'industria pesante, chiedeva e prontamente otteneva qualsiasi supporto gli

apparisse di volta in volta necessario, condizionava a piacimento il governo in virtù dello

stato nello stato rappresentato dalla FIAT. Ma anc he del d eterminante a ppoggio

dell'ambasciatore americano a Roma, il quale, appena nominato, incontrò Valletta a

Roma, lamentando che nonostante i cospicui aiuti americani, i comunisti continuavano ad

aumentare in Italia ed in particolare in FIAT. Valletta non si fece pregare ed inviò agli

americani un corposo rapporto segreto in cui vantava i numerosi licenziamenti politici,

sottolineava la creazione dei reparti confino per quegli operai militanti contro i quali non

era stato possibile trovare appigli per il licenziamento, illustrava il prossimo passo:

l'introduzione, ogni anno, di trecento nuovi operai bene educati attraverso le scuole

professionali FIAT e destinati a diventare in seguito capisquadra. Ci fù poi, da parte

dell'azienda, la fondazione del s indacato giallo (Sida), che nel '58 arrivò addirittura a

Page 10: Il rosso n6

Pag.10

vincere le elezioni per la Commissione interna. La mattanza sociale diede i suoi frutti. Nel

'55 la Fiom perse per la prima volta le elezioni in FIAT. Per ricostruire una presenza forte

in fabbrica il sindacato dei metalmeccanici CGIL ci mise dieci anni e passa. Per la FIat di

Valletta furono gli anni del trionfo: fatturato aumentato dal '52 al '68 di oltre il 500%,

volume produttivo decuplicato, capacità degli impianti passata dalla produzione di 500

auto al giorno del '52 alle 7mila del '68. Nel '66 Val letta fu messo alla porta e l'anno

seguente morì, proprio alla vigilia di una ripresa del conflitto operaio. Gli anni del

contropotere operaio in fabbrica videro un secco peggioramento negli armoniosi rapporti

tra la nuova FIAT di Gianni Agnelli ed i l potere politico. La firma del contratto dei

metalmeccanici nel dicembre del '69, a termine dell'autunno caldo e poi il varo dello

statuto dei lavoratori, furono bocconi amari per la FIAT, e d inaugurarono un decennio

pieno di dispiaceri. Quando nel 1980, pianificò la sua battaglia frontale con quella che era

stata la classe operaia più agguerrita, Cesare Romiti, sapeva di non potere contare su di

un governo che era contrarissimo all'affondo. Romiti andò alla guerra con le spalle coperte

da Mediobanca e prevedendo sgambetti da parte del governo. Previsione confermata: alla

vigilia dell'offensiva, l' intero stato maggiore di Corso Marconi, si recò dal capo

dell'esecutivo il quale chiese di evitare i previsti licenziamenti. Poco più di due settimane

dopo, a battaglia oramai ingaggiata il ministro del lavoro presentò alle parti un piano

ultimativo. Prevedeva il ritiro dei licenziamenti e 12mila prepensionamenti, ma il cuore del

progetto era nella proposta di 24mila casse integrazioni a rotazione, l'opposto di quello

che voleva la FIAT che puntava invece su casse integrazioni senza nessunissima

rotazione. Due giorni dopo a Mirafiori arrivò Enrico Berlinguer. Il segretario del PCI sapeva

che esisteva una concreta ipotesi di occupazione della FIAT. Nel governo, c’era chi

chiedeva un atto di imperio per costringere la FIAT ad acc ettare il piano presentato dal

ministro del lavoro, senza escludere neppure il decreto. Non si arrivò a tanto, ma una

pressione fortissima era imminente e difficilmente la FIAT avrebbe potuto tenervi testa. Se

non fosse che proprio a quel punto, per un voto, il governo venne abbattuto su un

decretone economico che aumentò il prezzo della benzina. Chissà se in quel voto

negativo al governo, c’era lo zampino di Corso Marconi come in molti sospettavano. O per

una volta era davvero solo il destino che aveva messo al tappeto, non solo la classe

operaia della Fiat, ma l'intera sinistra italiana? Certo è che Romiti non si lasciò sfuggire

l'occasione. Tre giorni dopo, nel vuoto del potere politico, comunicò i nomi dei futuri

cassaintegrati, ovviamente senza rotazione, ed una volta indicati i sommersi ed i salvati,

molto, se non il più fù fatto. Il resto: la marcia dei 40mila, la storica sconfitta operaia, l'avvio

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degli anni '80 sotto il segno della restaurazione del comando mai più tramontata, sono

storia. Nella seconda repubblica le cose sono cambiate, in peggio!!! Gli eredi hanno dato,

e dato, e dato, senza nemmeno provare a farsi restituire dai sovrani del Li ngotto

qualcosina. Destinata a passare alla storia la dichiarazione di Montezemolo del 2009,

secondo cui, la sua FIAT, non aveva ricevuto un soldo dallo Stato. Una bugia smentita

dall' Amministratore Delegato Marchionne, che valutava gli aiuti incassati sottoforma di

ecoincentivi, in 600milioni di euro e altrettanti quelli incamerati dal 2004 sottoforma di aiuti

alla ricerca e altre agevolazioni. Senza contare la cassa integrazione, ma soprattutto,

senza mai dare nulla in cambio.

Andrea Felisatti

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16 Ottobre 2010: Diario di bordo e considerazioni personali

Sabato 16 ottobre 2010, ore 06.45

Noi che siamo appena arrivati alla Stazione Centrale di Bologna, ancora non sappiamo che questa

manifestazione entrerà nella storia come una delle più imponenti d’Italia degli ultimi anni.

Ci troviamo nel piazzale esterno alla stazione. Ho una lista di lavoratori G.D della qual e vado

assolutamente fiera, un gruppo numeroso di persone che vogliono esserci, non solo con lo spirito,

ma fisicamente. Alla nostra lista si sono aggiunti anche lavoratori della Datalogic. Siamo tutti

puntuali e alle 07.15 ci dirigiamo verso il treno speciale che ci porterà a Roma. La nostra carrozza è

la 7 e direi che per l’80% è tutta occupata dalla G.D.

Ci dicono che la FIOM di BOLOGNA aprirà uno dei due cortei, quello che parte da Ostiense.

Inoltre, alla FIOM Emilia Romagna sarà affidato il servizio d’ordine sotto il palco e nell’area

antistante. Partiamo in orario, che per un treno speciale è già una conquista. Sul treno scambiamo

qualche chiacchiera con il controllore che ci dice essere di sin istra e comunista, inoltre ci fa notare

che alla guida del treno abbiamo un macchinista che si vanta di essere il migliore del mondo. E’

sicuramente vero perché arriviamo a Roma alle 12.30 spaccate, orario perfetto. Scendiamo carichi e

affrettiamo il passo perché dobbiamo arrivare alla testa del corteo. Ci perdiamo un pò in

chiacchiere, chi a mangiare qualcosa, chi a salutare amici di altre aziende e non ci accorgiamo che

la testa del corteo è già partita. Partiamo di corsa, inseguendo la FIOM di Bologna che è avanti a

noi di troppi chilometri. E’ lunghissimo, un fiume di bandiere e felpe rosse, fischietti, cori, famiglie

intere dal papà al figlio, chi segue il corteo sui pattini, chi in bicicletta. Non riesco a vedere la testa

del corteo, mi giro e la stess a cosa vale per la coda. Arriviamo in piazza S.Giovanni, è già piena, il

secondo corteo deve ancora arrivare. Troviamo posto sul prato per ascoltare gli interventi dal palco.

I ringraziamenti vanno soprattutto all’ANPI che ha partecipato in gran numero, ad EMERGENCY

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che poco dopo entra in piazza con il suo corteo e viene accolta con l’applauso spontaneo delle

persone. Sul palco si alternano per gli interventi anche degli studenti, ce ne sono molti in piazza con

la FIOM. Scuola e lavoro sono unite contro un disegno che li accomuna, perché la Gelmini fa

sapere che il disegno Marchionne lo vuole importare anche all’interno della scuola. Il futuro di

questi ragazzi è sempre più cupo. Non vedono prospettive e non vedono sbocchi professionali in un

posto di lavoro sicuro. Ma ci sono: determinati, pieni di carica positiva, pieni di speranze, si

riconoscono nella FIOM e sono con lei. Alcuni di loro erano a Pomigliano e hanno spalleggiato le

scelte della FIOM e dei lavoratori.

Non solo lavoratori, sindacalisti o studenti si sono espressi dal palco, ma anche esponenti di altre

organizzazioni, come la figlia di Teresa Sarti e Gino Strada, Cecilia Strada, che alla fine del suo

intervento dice “la FIOM sta con Emergency ed Emergency sta con la FIOM”. Anche molti artisti,

scrittori, intellettuali, giornalisti, esponenti del mondo della cultura, hanno voluto rimarcare la loro

adesione alla manifestazione della FIOM, schierandosi apertamente, come: Sabina Guzzanti, Paolo

Flores d’Arcais, don Andrea Gallo, Margherita Hack, Dario Fo, Moni Ovadia, Andrea Camilleri,

Gino Strada, Luigi De Magistris, Valerio Mastandrea e Andrea Rivera che ha fatto un intervento

bellissimo, poi tanti altri, tantissimi. Partecipano anche alcuni esponenti politici, da Di Pietro a

Nichi Vendola, quest’ultimo accolto da applausi e strette di mano, segnale importante per un centro

sinistra che esita a farlo emergere (sbagliando!) . E’ il momento di Maurizio Landini, appena sale

sul palco la folla si anima e sale dalla piazza il coro “MAURIZIO MAURIZIO”. La voce rotta

dall’emozione da il via ad un intervento impeccabile, pieno di contenuti e forza, le sue frasi

rimbombano per la piazza e si lascia andare anche a qualche frase ironica del tipo “il ministro

Brunetta ci accusa di difendere i fannulloni e i nullafacenti, NON E’ VERO, noi lui non lo abbiamo

mai difeso!!!”, ne ha anche per le affermazioni di Maroni e dice “E' sbagliato e pericoloso

alimentare un clima mediatico che cerca di modificare il senso e le ragioni della manifestazione”.

Ricorda ancora il perché del NO a Fedrmeccanica con questa frase “Se vogliono cancellare i diritti e

i contratti diremo sempre no”.

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Il suo intervento si conclude con un’ovazione di tutto il popolo presente. Sale ora sul palco

Guglielmo Epifani: non fa in tempo ad iniziare il suo intervento, che dalla folla si alza il grido di

“SCIOPERO GENERALE” a ricordare alla CGIL che la FIOM, non va lasciata sola, che v a

sostenuta e i numeri dei partecipanti, obbligano la risposta del segretario generale della CGIL, che

dice: “La Cgil non lascerà sola la Fiom in queste battaglie, se non arriveranno risposte positive,

dopo la manifestazione del 27 novembre a Roma, si andrà allo sciopero generale”. La

manifestazione chiude gli interventi con Epifani, Landini e Cremaschi che applaudono questa marea

di lavoratori, di precari, di disoccupati, di studenti, di lavoratori di altre categorie che si sentono di

sostenere la FIOM e sono tutti, ma proprio tutti, uniti per la rinascita da quella piazza, di una nuova

Italia che ricorda a tutti che “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità

appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

La manifestazione si scioglie, ognuno torna verso i treni e i pullman che li riporteranno a casa.

Stanchi, ma felici, pieni di una speranza che si stava quasi affievolendo. Ritrovarsi così in tanti,

assieme, uniti in un unico pensiero, ci ha ricordato che questa Italia non è ancora persa. Questo era

il mio resoconto della manifestazione, ora però vorrei esprimere qualche parere personale per tutto

ciò che è circolato attorno alla giornata del 16 ottobre, lo farò toccando il lato umano e non tanto

quello sindacale e politico. La manifestazione del 16 faceva parecchia paura al Governo, il fatto

stesso che dei ministri si permettano di cercare di modificare il senso della manifestazione

facendola passare per una massa di delinquenti che scendono in piazza per distruggere e creare

incidenti, la dice lunga. Che addirittura si arrivi ad invocare il morto per far si che vada tutto a rotoli

è da pazzi malati.

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Sacconi dice che in piazza quel sabato è scesa la minoranza, verrebbe da dire che per Natale un bel

pallottoliere, sarebbe il regalo giusto da fargli. A dare una mano al Governo, come se ce ne fosse

bisogno, interviene Bonanni il quale ha usato e spressioni come “ Rossi in stile fascista” o

“'Squadracce che si muovono con uno stile da fascisti”, non sa nemmeno di cosa parla e

sicuramente gli brucia sentire che viene considerato il galoppino di Confindustria e Governo, ma

questo è. L’unica spiegazione per il quale ha venduto i lavoratori e anche i suoi iscritti è solo uno,

per un attimo di vanità e visibilità, non certo perché mosso da valori o ideali. Come se non bastasse,

Emma Marcegaglia, ha rincarato la dose sulla manifestazi one dicendo “isolate i violenti… perchè il

timore che il Paese vada in una direzione di spirale di violenza è un fatto molto negativo”. Io la

inviterei a partecipare ad una manifestazione come quella del 16 ottobre. Io inviterei tutti gli

imprenditori a scendere in piazza una volta sola nella loro vita, in incognito, fra la folla. Perché io

penso che quando si ricoprono ruoli del genere, ci si dimentica che i numeri dei quali parlano, sono

persone. I violenti che ho visto sabato avevano dai 3 ai 90 anni, le armi che avevano a disposizione

erano bandiere, fischietti e cappellini, qualche palloncino e …. ah si, c’era anche una banda, in

effetti, quei tromboni e quei sassofoni potevano essere delle armi contundenti. La risata di un

bambino, la carezza ad un cane con una bandiera della FIOM legata al collo, gli scherzi fra amici, le

nuove amicizie strette, tutte queste cose sono il massimo della violenza vista sabato.

E poi, cara Emma, ad ognuno il suo lavoro ed è vero. Ma allora penso, il lavoratore che non fa il

suo dovere viene richiamato e paga lo sbaglio fatto, ma fino qui, tutto giusto. Ma se ci sono

imprenditori o dirigenti che fanno scelte manageriali sbagliate, perché devono comunque far pagare

ai lavoratori le loro inadempienze?! Il lavoratore non si sveglia la mattina e decide cosa farà o cosa

non farà, non decide come dovrà essere l’organizzazione del proprio lavoro e non farà scelte

imprenditoriali! Si sveglierà, andrà al lavoro e farà ciò che il datore di lavoro o il dirigente preposto

gli dirà di fare. L’azienda andrà male? Ma perché devono essere i lavoratori a pagare??!!! Non ci

vuole una scala, non è fantascienza, è la verità e basta.

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Accipicchia, sai cosa faccio io imprenditore? Voglio avere minima spesa e massima resa, sposto

l’azienda e tutte le lavorazioni all’est o in Cina, ma sì, così avrò manodopera sottopagata e non avrò

tutte quelle seccature dei lavoratori italiani che vogliono stipendio adeguato e diritti. E allora via,

via tutti, lasciamola marcire questa Italia, che di Italiano, lavor ativamente parlando, ha ormai ben

poco. E i lavoratori italiani lasciati a casa? Pazienza, si arrangeranno. Cara Emma, ormai una

grande parte di imprenditori dei quali sei a capo, di Italiano hanno solo il nome. Dove sta quindi la

vostra forza? Perché non lottate anche voi per qualcosa di più alto che non sia un facile profitto?!

Dici che bisogna riformare ed essere competitivi. E come, uscendo dall’Italia? Dici che la causa dei

dieci punti di competitività che avete perso, sono da attribuire anche alle relazioni sindacali, ne sei

sicura? O queste sono solo scuse per mascherare che il vero problema parte dalle vostre scelte

sbagliate e dal Governo?! Confindustria è alla mercè di Marchionne che ha minacciato di uscirne se

non aveva il tuo appoggio. A Pomigliano, prender e o lasciare è quello che ave te imposto a i

lavoratori, sancendo assieme a CISL e UIL, un accordo che è solo un ricatto. Basterebbe solo capire

che i diritti sono il fondamentale elemento che fa si che un lavoratore sia considerato un essere

umano. Dire al Governo che le cose così non vanno, non basta, lo avete visto anche voi,

riconoscendo che siete in imbarazzo anche voi imprenditori. Voi che viaggiate il mondo in giro per

clienti e che dovete giustificare la scelta di un Governo che molti d i voi hanno appoggiato. Allora

perché non provare a cambiare le cose assieme, perché non riprenderci tutti la n ostra Italia

mantenendo il lavoro qui e cercando di arrivare tutti allo stesso scopo, avere un lavoro, diritti e uno

stipendio che permetta a tutti di vivere degnamente. Non si svegliano i lavoratori e decidono di far

fallire una fabbrica, un’azienda, sanno bene che hanno bisogno tutti di lavorare e di fare andare

bene le cose e allora, perché non provarci tutti!

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ITALIANI !!!!SMETTETE DI VOTARE ANTONIO LA TRIPPA!!!!

Ciò che sabato 16 ottobre è successo in quella piazza, nessuno lo può negare, è stata la

dimostrazione che ormai la maggior parte degli italiani sono stanchi. Sfiniti di vergognarsi del

proprio paese perchè governato da ignoranti senza cultura, amareggiati perché si sentono solo merce

di scambio o pedine senza un’anima, indignati perché non è possibile che ad oggi, non venga tenuto

conto del loro parere quando è grazie a loro che tutti questi politici ed imprenditori campano.

Questo Governo che pensa che gli Italiani siano ciechi, questo Governo che pensa di poter

governare con la repressione mediatica, togliendo il potere di informazione e propinando bugie su

bugie, negando anche l’evidenza. Questo Governo che non tiene conto del parere del popolo e che

continua con il suo gioco forza al Parlamento. Le teste pensanti non sono un optional e non sono

certo le loro. Accozzaglia colorita quella di questi politici pronti a vendere al miglior offerente le

teste della propria gente. E ora capisco perché c’è sempre più gente che si candida per il

Parlamento, voglio dire, si sbaglia se si dice che il Parlamento italiano è tutto un bordello? Dico

qualcosa di così trascendentale? No, ora io non ho niente contro queste signorine Escort che

lavorano con questi politici, bellissime ragazze sicuramente, lo dico io che mi sento un “Doblò” e

che quindi apprezzo la loro bellezza. Ma con tutti gli ENORMI problemi che abbiamo in Italia cosa

me ne frega di chi si porta a letto chi! Giusto una cosa, con che soldi le pagano?? Soprattutto, voglio

qualcuno che si meriti i profumati e scandalosi stipendi che percepisce per un lavoro che non fa

minimamente!

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Tutte le bellissime foto della manifestazione sono state scattate dai lavoratori e dai delegati presenti alla manifestazione. Grazie a tutti voi!

Nel mondo, nel corso dei secoli, siamo stati etichettati come “Italiani = mafia e mangia spaghetti…

italiani brava gente”, cosa vogliamo aggiungere anche pu….. ?! Non lo scrivo ma avete capito.

Cresciamo tutti intellettualmente, culturalmente, nonché politicamente e convinciamoci che non

sono le belle parole di un buffo nano o dei giullari che gli stanno attorno (compresi quelli che “si ti

do la fiducia…no aspetta ci ho ripensato….però forse sto comunque con te….no non ci sto più), che

ci risolvono i problemi, ma i fatti concreti. Arriverà, speriamo (ma ci sarebbe già per quello che mi

riguarda), qualcuno che sappia che governare un paese è ben altro che pensare ai proprio interessi. Il

16 ottobre ha segnato una svolta, l’Italia forse si sta svegliando: le persone vedono, sentono e

finalmente si confrontano, sta rifiorendo una cultura sociale e sono orgogliosa che la sveglia sia

stata la FIOM!

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Finalmente l’ Agenzia delle Entrate ha formaliz zato la de cisione di posticipare al 2011 le richieste di rimborso per l’errata applicazione della detassazione (imposta sostitutiva del 10% anziché tassazione ordinaria) su notturno, straordinari e salario produttività negli anni 2008 e 2009. Il datore di lavoro dovrà quindi indicare nel CUD/2011 le somme erogate negli anni 2008 e 2009 soggette a detassazione e il dipendente potrà recuperare il proprio credito mediante la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2011. ATTENZIONE , però: le circolari 47/E e 48/E del 27/9/2010 della Agenzia delle Entrate indicano una serie di altri aspetti legati a questo tema e più esattamente : • Sugli straordinari è opportuno sapere che:

1. sono stati agevolati senza ulteriori condizioni solo nel 2008 (Art.2 D.L. 93/2008)

2. nel 2009 / 2010 le di sposizioni che ne prev edevano la detassazione, non sono state prorogate, pertanto l’imposta sostitutiva del 10% può essere applicata solo a straordinario riconducibile a incrementi di produttività (quindi legato a parametri di produttività)

3. il nesso tra lavoro straordinario e incrementi di produttività, deve trovare riscontro in una documentazione fornita dall’Azienda

• Lavoro notturno e lavoro organizzato su t urni: l’agevolazione delle retribuzioni è subordinata anch’essa al perseguimento di un incremento di produttività che trovi riscontro in una dichiarazione dell’Azienda.

Come si vede non esiste nessun automatismo che determini l’esigibilità dell’imposta sostitutiva del 10% da parte del Lavoratore. I Delegati FIOM della RSU-G.D, si ritengono quindi impegnati a ricercare elementi chiarificatori su questi temi, attraverso un confronto con l’Azienda. In tal senso invitiamo i Lavoratori ad attendere l’esito di questa discussione.

Bologna 25/10/2010 I Delegati FIOM della RSU-G.D

DETASSAZIONE LAVORO NOTTURNO

E STRAORDINARI

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16 OTTOBRE 2010

GRAZIE A TUTTI!!!!