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A13 · il mondo — scoraggiassero i turisti, motore economico dell’isola. «Vieni a vedere per conto tuo» e non fidarti dell’immagine di peri-colo e miseria che i media stanno

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La realizzazione di questo volume è stata possibile anche grazie ai fondi di ricerca messi adisposizione dal Gran Sasso Science Institute (GSSI) – Social Sciences, L’Aquila.

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Cecilia Pasquinelli

Place branding

Percezione, illusione e concretezza

Prefazione diNicola Bellini

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Aracne editrice

[email protected]

Copyright © MMXVIIGioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale

[email protected]

via Vittorio Veneto,

Canterano (RM)()

----

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: marzo

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Indice

Prefazionedi Nicola Bellini

Introduzione

Capitolo IDefinizioni e evoluzione del place branding

.. Place branding: origine e sviluppi attuali, – .. Il linguaggio delplace branding, – .. Le variabili del place branding, – ... Im-magine e reputazione, – ... Le variabili dell’identità, – .. Ilparadigma relazionale: una possibile rilettura delle variabili del pla-ce branding, – ... Brand image, – ... Brand reality, –... Brand identity, .

Capitolo IIBrand territoriale e sviluppo locale tra competizione e “coopeti-zione”

.. La competizione territoriale, – .. Cos’è un brand di rete?, –.. Determinanti del brand di rete, – .. Effetti e rischi del brand direte, – .. Il caso NewcastleGateshead, .

Capitolo IIIInfrastrutture soft del territorio e branding dell’innovazione

.. Dinamiche evolutive delle infrastrutture soft del territorio, –.. Branding dell’innovazione: la marca territoriale high–tech, –.. Dalla Silicon Somewhere alla Smart City? Il ruolo delle imprese loca-li, – .. Branding dell’innovazione: moda, propaganda o strategiadella marca?, .

Capitolo IVBrand territoriale o rete territoriale di brand?

.. Brand territoriali e brand di prodotto nell’economia delle esperien-ze, – .. La rete territoriale di brand, – .. Relazioni territo-rio–prodotto: la dimensione emozionale, – .. Brand di destinazione

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Indice

turistica come piattaforma esperienziale, – .. Analisi del brandscape: ilcaso Firenze, .

Capitolo VPercezione, illusione e concretezza

.. Place branding: riflessioni conclusive, – .. Quale percezio-ne?, – .. Quale illusione?, – .. Quale concretezza?, .

Bibliografia

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Prefazione

di Nicola Bellini∗

Questo volume di Cecilia Pasquinelli riassume e completa un lungoed originale percorso di ricerca, che oggi colloca i lavori dell’autricetra quelli più regolarmente utilizzati e citati in ambito internazionaleogni qual volta si affronti il tema del place branding.

Si tratta di una tematica che ha attirato l’attenzione di studiosidi diverse matrici disciplinari, con una contaminazione che non hasempre dato risultati positivi, specie quando l’attingere a concetti estrumenti di discipline diverse è avvenuto in modo non del tuttorigoroso e non aggiornato alla frontiera della riflessione scientificadelle diverse discipline. A ciò ha molto contribuito la pressione diuna crescente domanda pubblica di consulenza sulle questioni d’im-magine del territorio, alimentata (anche, ma non solo in Italia) da unevidente “effetto moda”.

Ne è derivato, come ben nota l’autrice, una tendenza a privile-giare la dimensione normativa del place branding. Ci si è affrettativerso il “che fare”, con soluzioni spesso poco originali e “distintive”,senza soffermarsi sulle molte e irrisolte complessità analitiche, ossiasenza porsi troppe domande sul perché farlo e con quale direttricestrategica. Di qui una reputazione spesso negativa del fenomeno,anche tra il pubblico più ampio, che vede spendere risorse pubblichesignificative di cui non si riesce a spiegare quali siano gli effetti attesie, a posteriori, quali ne siano stati i risultati.

Questo libro ci invita dunque a riappropriarci pienamente e conrobusta consapevolezza scientifica dei fondamenti analitici di unascelta d’investimento collettivo, che, per il suo stesso carattere “intan-gibile”, è più difficile da narrare, da spiegare e da giustificare. Nonparadossalmente, proprio il recupero di rigore accademico ci restitui-

∗ Professore di Economia e gestione delle imprese, Istituto di Managament, ScuolaSuperiore Sant’Anna, Pisa e Tourism Management Institute, La Rochelle Business School, LaRochelle.

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Prefazione

sce una nuova e meno fragile concretezza degli elementi prescrittivi,come ben dimostra questo lavoro.

Sul piano della ricerca, la caratterizzazione trans–disciplinare delplace branding ha portato ad una sua collocazione marginale all’in-terno delle singole discipline, a cominciare da quella dell’estensoredi questa nota, ossia l’economia e gestione dell’impresa. Troppospesso l’avvicinamento a questo tema è avvenuto nell’ambito di unapproccio datato che assume la trasversalità del marketing, ossia lasua capacità di interpretare ed indirizzare tutti i processi sociali in cuisi possa proporre la potente metafora del mercato (in questo caso la“vendita” del territorio a investitori, turisti, ecc.). Da ciò sono derivatii molti contributi che di fatto si sono limitati a trasporre al governodel territorio e della sua immagine gli “imperativi” del marketing:operazione unidirezionale, delle cui implicazioni concrete è legitti-mo dubitare e che alla ricerca in economia e gestione dell’impresarestituisce assai poco.

Eppure proprio in una fase in cui il marketing cerca di rifuggireuna visione sempre più sterile e “operativa”, per porsi al centro dellaricerca di management grazie ad una comprensione molto più ampia,dinamica e complessa dell’evolversi dei mercati globali, il brandingdei luoghi può offrire un terreno fertile innanzi tutto per esercitarsinel sempre più necessario confronto tra le scelte di marketing e dibranding, da un lato, e l’intreccio d’interessi e visioni della pluralitàdegli stakeholder, dall’altro. Vi è poi, come ben spiega l’autrice delvolume, tutta una frontiera di ricerca necessaria per comprendere,ben oltre le teorie standard sul country–of–origin, i sempre più nume-rosi casi in cui il brand di prodotto interagisce col brand di luogo allaricerca di associazioni geografiche che aggiungano valore ai prodottied alle esperienze di acquisto e consumo.

Giunge quindi opportuno questo lavoro di sistematizzazione cheCecilia Pasquinelli ci propone nel duplice segno della concretezza edel rigore. È riprendendo tali acquisizioni che la ricerca e la prassidel place branding potranno ripartire per una possibile nuova e piùfruttuosa stagione.

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Introduzione

Place branding: alcune premesse

Assolutamente vero! Sono stato a Creta per la prima volta negli anni ’ e daallora visito quest’isola ogni anno. . . c’è qualcosa di magico in quest’isola.Tutte le volte è una nuova esperienza! Arrivederci alla prossima estate,Creta. . . Saluti dall’Australia!

Questa è una delle tante reazioni che si trovano a commento delvideo promozionale See for yourself, feel for yourself su YouTube, lan-ciato dalla Regione di Creta nel a sostegno del turismo locale, inrisposta al timore che la crisi greca e le ondate di disordini e violenzanelle strade di Atene — così come narrate sui quotidiani di tuttoil mondo — scoraggiassero i turisti, motore economico dell’isola.«Vieni a vedere per conto tuo» e non fidarti dell’immagine di peri-colo e miseria che i media stanno diffondendo, qui si continua adandare al mare; tranquillità, ordine e piacevolezza del luogo sono in-tatte. Questo è quello che diceva la campagna turistica, che nel videopromozionale convinceva il protagonista a interrompere la letturadell’allarmista “Europe News” e godersi una splendida vacanza aCreta. Ma scorrendo i commenti, si vede che tra i locali ben diversesono state le reazioni: «Il fatto di essere oppressi e derubati dallo statoe dalle sue banche non è pubblicità negativa, è la verità. . . se l’im-magine che volete mostrare della Grecia è quella di un luogo in cuitutto va bene e la gente ride e si diverte, allora siete semplicementeidioti o ciechi».

Katja, invece, ha una passione per le biciclette e twitta su @swedenin un pomeriggio di novembre, commentando i tanti centimetri dineve caduti in Svezia negli ultimi giorni, e dice «Non so perché miamamma non capisca il motivo per cui non mi compro un paio di“eleganti scarpe coi tacchi” per andare a lavoro. Mamma, da dove

. I testi citati in questa sezione sono una traduzione dell’autore.

. Video promozionale della Regione di Creta, pubblicato su YouTube il luglio

(https://www.youtube.com/watch?v=OjRMIo_Cc).

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Introduzione

comincio a spiegarti?». Katja vive in Svezia ed è una dei tanti cittadinisvedesi che, dal , si sono avvicendati, di settimana in settimana,nella gestione dell’account aperto da Visit Sweden, l’organizzazionepubblico–privata che si occupa di promozione turistica e promotricedel progetto Curators of Sweden. Si tratta di una piattaforma a suppor-to della “comunicazione libera e della democrazia”, come si leggenel sito dell’iniziativa (si parla proprio di democrazia!). Visit Swedenpromuove il paese e lo racconta ai turisti parlando di come si vivein Svezia, delle particolarità di questo paese, aspetti positivi ma an-che negativi in quello che è stato definito «l’account di twitter piùdemocratico al mondo». Questo lo spirito del progetto:

Nell’epoca della comunicazione di massa e di una crescente globalizzazione,per un paese conta molto come viene percepito all’estero. Obiettivi politici,commercio, investimenti, visitatori e scambi di talenti e creatività sono tuttifortemente dipendenti da come il paese viene visto da fuori. Lo sviluppoe la prosperità della Svezia dipendono molto dalle relazioni con il mondoesterno e da uno scambio attivo con gli altri paesi in diverse aree. Questoè possibile solo se un numero crescente di persone conosce la Svezia e siinteressa a questo paese e a cosa ha da offrire loro.

«Chengdu è la città che non vorrai lasciare una volta arrivato»,dice in chiusura il video diretto dal famoso regista Zhang Yimou,che ha lavorato alla campagna promozionale per la città a seguitodel terremoto del . Chengdu, capitale del Sichuan, si promuovecome meta di investimenti nei settori high–tech mettendo in mostraanche il proprio patrimonio culturale, la gastronomia, lo stile di vi-ta della regione, esaltandone i tratti distintivi, invece di rassicurarel’investitore straniero sulla possibilità di “sentirsi a casa”. A seguitodel terremoto, è stato significativo lo sforzo di comunicare un’imma-gine di resilienza della regione e della sua economia, puntando inmodo deciso sul ruolo della storia millenaria della regione e dellasua cultura come fattori di attrattività, ben comunicati a investitori eprofessionisti stranieri.

Questi tre esempi ci parlano dell’immagine di città, di regioni e dipaesi e del frequente ricorso alla costruzione di un brand territoriale,

. Traduzione dell’autore del testo pubblicato sul sito ufficiale di Curators of Sweden(http://curatorsofsweden.com/about/#conduct).

. C. P, Innovation branding for FDI promotion: building the distinctive brand, BergP.O., Bjorner E. (a cura di), Branding Chinese Mega–Cities. Policies, Practices and Positioning, Elgar,Cheltenham .

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Introduzione

sia nella necessità di affrontare forti discontinuità, come nel caso delterremoto a Chengdu e della crisi greca, sia nel gestire un patrimoniodi reputazione ereditato, favorendone il mantenimento e la crescita inuna direzione definita, come nel caso della Svezia che, come visto, sipromuove come “faro” di democrazia e parità. I tre esempi suggerisco-no elementi di riflessione che stanno alla base del perché sia cresciutaesponenzialmente l’attenzione per l’immagine territoriale.

Il primo elemento di riflessione riguarda la scelta del messaggioconsegnato, a prima vista non in linea con il destinatario e con quelloche ci si aspetta sia il suo interesse per un determinato territorio: siparla di democrazia ai turisti e di cultura e storia a potenziali investi-tori high–tech. Sembra che la costruzione dell’immagine territorialemiri a colpire un bersaglio non visibile in superficie, qualcosa chesta al di sotto di interessi specifici per un certo territorio, che nelcaso dell’investitore è un interesse per la localizzazione ottima, men-tre nel caso del visitatore per una destinazione turistica di qualità.Questo bersaglio è il place consumer, un “consumatore di luoghi” omeglio un consumatore di immagini di luogo, che influenzano il suocomportamento e le sue scelte, agendo sulla componente emotiva eaffettiva di queste ultime.

In letteratura si sostiene che, anche nel caso di scelte imprendito-riali, esistono fasi in cui le immagini di luogo vengono “consumate”,impattando sulla selezione delle possibili destinazioni di un investi-mento: d’altronde un’informazione perfetta e completa sull’insiemedelle possibili destinazioni non è pensabile. Pertanto le informazionidisponibili, la reputazione del luogo (anche derivante da pregresseinterazioni) e l’immagine con i suoi elementi emozionali e, se vo-gliamo, non razionali, influenzano quella che invece sembrerebberagionevole pensare come “semplice” scelta ingegneristica di localiz-zazione. A motivare l’interesse per lo studio dell’immagine territoria-le, della sua formazione, costruzione e gestione, c’è l’intuizione percui il percepito ha un ruolo nelle scelte di attori che influenzano l’evo-luzione di un territorio, da un punto di vista strettamente economico(scelte di investitori, visitatori, professionisti), ma anche demograficoe sociale (scelte di residenti attuali e potenziali).

Nel dibattito sull’immagine territoriale, l’intuizione di questemicro–dinamiche, appartenenti all’intangibile e all’immateriale, re-

. N. P, Place branding: evolution, meaning and implications, «Place Brandingand Public Diplomacy», , vol. (), pp. –.

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Introduzione

legate a una dimensione psicologica, difficile da connettere ai ma-cro–processi territoriali, si è spesso trasformata in verità assiomatica,non senza creare fraintendimenti e pratiche azzardate. In altre parole,si è accesa e consolidata l’illusione di un branding di luogo “semplice”,a volte semplificato anche rispetto al sempre più sofisticato brandingdi prodotto/servizio e d’impresa da cui, come vedremo, il placebranding prende ispirazione.

Anche un altro elemento di riflessione emerge dagli esempi fattiin apertura: la rappresentazione di un territorio finalizzata a colpireil place consumer è prodotta da una rete di attori che agiscono più omeno razionalmente. La loro natura (chi sono) e la loro logica diinterazione (ossia quale tipo di relazioni intercorrono) si rispecchianella rappresentazione del territorio. Per questo, oltre a non esseresempre in grado di colpire il bersaglio in modo efficace, il brandfinisce spesso per essere un racconto fortemente parziale del luogo.Il differenziale tra la reazione del turista australiano e quella del resi-dente nel caso di Creta suggerisce l’esistenza di dinamiche conflittualiintrinseche al processo di rappresentazione dei territori, tensioni chenon possono essere trascurate. Tensioni simili sono anch’esse partedel processo di costruzione dell’immagine territoriale, sia che esseemergano in modo spontaneo e non coordinato, sia che venganodirezionate in modo strategico come nel caso di un vero e propriocounter–branding.

Gli spunti fin qui suggeriti sono tutti parte del dibattito sul placebranding, un termine utilizzato sia nel mondo accademico che pro-fessionale, per racchiudere contributi, casi e riflessioni sull’immagineterritoriale, sui suoi processi di formazione e evoluzione, sulle politi-che e pratiche di branding che hanno tradotto l’immagine di luogoin dispositivo normativo per la gestione del brand territoriale. Il placebranding è un fenomeno che ha coinvolto città, regioni e nazioni alivello globale, diffondendo prassi di produzione della marca di luogocome elemento di costruzione di un vantaggio competitivo territoriale.Vi entrano in gioco, in altre parole, processi di creazione e gestionedell’immagine interna ed esterna di un territorio al fine di manteneree incrementare la mobilità in entrata di risorse umane, investimenti eflussi turistici. Come approfondiremo, la ricercata e necessaria interna-zionalizzazione dei territori nel quadro di una competizione globale

. M A., P C., Destruction or construction? A (counter) branding analysis ofsport mega–events in Rio de Janeiro, «Cities», , vol. , pp. –.

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Introduzione

per l’attrazione di investitori, turisti e talenti fa da sfondo alla nascitae rapida crescita del place branding. Anche però il cambiamento delmodo di comunicare e, in qualche caso, di costruire le politiche disviluppo economico internamente a città e regioni ha favorito questodibattito. Ne è derivato non poco scetticismo e non poche critichecirca l’opportunità e il senso di politiche di branding.

Come vedremo nei prossimi capitoli, la discussione sul placebranding presenta aspetti irrisolti, da un punto di vista logico, disci-plinare e linguistico. Dal punto di vista logico, l’espressione placebranding ha etichettato la ricerca applicata caratterizzata da un ap-proccio fortemente normativo: l’accento è stato posto su “come sifa” branding territoriale, alla ricerca di procedure e meccanismi damettere in moto per la produzione di un brand. Così, partendo dal-l’analisi delle dinamiche interne a un sistema e all’offerta territoriale,sono stati definiti metodi di posizionamento strategico fortementebasato su dinamiche e risorse endogene. Nel tempo l’attenzione èstata posta anche sul tema della costruzione di un brand che non soloparlasse ai potenziali investitori e turisti, ma anche ad investitori giàpresenti sul territorio in ottica aftercare, ai turisti durante la visita perla costruzione della loro esperienza sul posto, e in fine ai residenti,per un necessario dialogo partecipativo interno al territorio. I limitidi questo approccio sono stati una scarsa attenzione alla domandanel mercato (utilizzando una metafora che tratteremo nel dettagliosuccessivamente); la mancanza di critica nei confronti dell’idea cheil brand territoriale possa essere effettivamente creato e gestito (adifferenza di quanto avviene per branding di prodotto e d’impresa); euna scarsa capacità di misurare e valutare gli impatti delle politiche diplace branding. Se valutazione di impatto c’è stata, è stata piuttostosugli effetti negativi delle azioni di branding, nei casi in cui sono stateevidenti le reazioni conflittuali e di contrasto al messaggio lanciatodalle campagne ufficiali di marketing.

Un’altra logica seguita nel dibattito sul place branding è quelladell’approccio puramente analitico. Anche al di là dell’esistenzadi vere e proprie strategie di branding e marketing territoriale, lepolitiche locali e regionali sono leggibili attraverso simboli e rap-

. MC E.J., City marketing, in Rob K., Nigel T. (a cura di), International Encyclopediaof Human Geography, Elsevier, Oxford .

. M.A. G, Branding New York. How a city in crisis was sold to the World, Routledge,Londra .

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Introduzione

presentazioni di una realtà, connotandosi come “narrative dentrouna trama” (emplotted narrative). Queste riassumono uno scenariodi partenza, finalità, motivazioni e attori territoriali. In questo caso,la logica è diametralmente opposta a quella descritta precedente-mente. Si parte dalla constatazione che città, regioni e paesi di fattohanno un’immagine che entra in circolazione ed è consumata eper questo sono “trattabili” come brand. Si utilizza così un’analogiache spesso finisce per non rendere la complessità a cui si vuolealludere, anche a causa di una mancanza di consapevolezza perla complessità generale del branding, specialmente in ambiti nontecnici. Partendo dalle narrazioni simboliche di un territorio, chepossono essere o meno sistematizzate e sfruttate economicamente,si vuole risalire ai processi e percorsi storici, culturali, politici edeconomici che le hanno determinate. Questi processi produconorelazioni identitarie forti, da intendersi come relazioni tra spazi,attori e risorse che raccontano le traiettorie di sviluppo economicodi un dato territorio.

Per Barbara Czarniawska la dimensione narrativa gioca un ruoloattivo negli interventi di gestione e sviluppo della città (in particolare,si riferisce al city management). Secondo tale tesi, questi dipendonoprofondamente da un lavoro di rappresentazione della realtà urba-na. Nel suo libro A Tale of Three Cities, prendendo come esempiRoma, Stoccolma e Varsavia, Czarniawska spiega come la percezio-ne locale di una narrativa europea su come una moderna capitaledovesse presentarsi abbia dettato le politiche urbane degli anni No-vanta. Possiamo dire che dietro la rappresentazione di un territorioesistono forze e dinamiche sia integralmente interne a un sistemalocale sia connesse e provenienti dall’esterno che plasmano il proces-so di sviluppo locale e regionale: la ricostruzione e la discussione diqueste forze è parte rilevante dell’agenda di ricerca chiamata placebranding. L’approccio analitico è adottato anche per trattare casi dibranding interno le cui implicazioni politiche, economiche e socia-li hanno acceso quella che potremmo definire una discussione dipolitical economy sul branding territoriale, su cui ritorneremo piùapprofonditamente in seguito.

. O.B. J Culture stories: Understanding cultural urban branding, «Planning Theory»,, vol. (), pp. –.

. B. C, A tale of three cities: or the globalization of city management, OxfordUniversity Press, Oxford .

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Introduzione

Anche l’approccio analitico presenta tuttavia dei limiti, primo fratutti la difficoltà di produrre chiare e dirette implicazioni di policye di dare indicazioni su come costruire un brand. In secondo luogo,questo approccio si avvale del linguaggio del branding e in alcunicasi del suo apparato teorico–concettuale, anche in casi dove è dif-ficile assimilare un dato territorio a un vero e proprio brand, perl’assenza di un’azione strategica di branding oppure per la mancanzadi una chiara e forte immagine che giustifichi l’utilizzo di una certaterminologia (e delle teorie e metodologie connesse).

Al di là dei diversi approcci, dobbiamo poi precisare che sottol’etichetta “place branding” convivono diversi filoni di ricerca chesi avvalgono di prospettive disciplinari eterogenee e che si pongo-no domande piuttosto diverse. Questi filoni di discussione spessonon dialogano, così da creare confusione e incomunicabilità all’inter-no del macro–tema. Si è ancora piuttosto lontani dalla produzionedi framework transdisciplinari — e forse il contesto accademicocontemporaneo non ne facilita la comparsa — ma non è detto chefuture linee di ricerca non portino a superare tale frammentazione.Il dibattito si raggruppa in tre aree:

a) studi urbani: in quest’area il place branding entra soprattuttocome critica delle politiche di branding e marketing terri-toriale che, reificando l’immagine della città e pretendendodi commercializzarla, accompagnano e segnalano processidi gentrificazione, di esclusione dalla rappresentazione dellacittà (una rappresentazione anche e soprattutto politica) diinteri quartieri periferici di grandi aree urbane, di alcune etniee più in generale di identità sociali e culturali. È soprattutto illato conflittuale del place branding che emerge e viene bendescritto e discusso, in parallelo a una critica delle politiche disviluppo urbano neoliberista. L’utilizzo del termine brand

. Per una definizione di transdisciplinarità e una discussione sul tema si veda L

R.J., D C., Futures of Transdisciplinarity, «Futures», , vol. (), pp. –.

. In questa area di studi si ricordano a titolo esemplificativo i seguenti contributi: P

C., K G., Culture, History, Capital: A critical introduction to the selling of places, Kearns G.,Philo C. (a cura di), Selling Places. The city as cultural capital, past and present, Pergamon PressOxford, Oxford ; W K.G., Front Rentiers to Rantiers: “Active Entrepreneurs”, “StructuralSpeculators” and the Politics of Marketing the City, «Urban Studies», , vol. (), pp. –;G. E, Hard–branding the cultural city — From Prado to Prada, «International Journal of Urbanand Regional Research», , vol. (), pp. –.

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Introduzione

in quest’area è prevalentemente non–tecnico, facendo ecoalle espressioni utilizzate dalle politiche urbane;

b) studi di branding: in questo caso la tesi di base è che ci siaspazio per trattare una città o, più in generale, un territoriocome un brand, posizionando la riflessione sulla marcadi luogo a pieno titolo negli studi di branding. In questavisione il branding territoriale mantiene le sue caratteristi-che distintive e si connota per un forte bisogno di sforziesplorativi dedicati, in certi frangenti allontanandosi anchedagli altri domini del branding (di prodotto, di servizio, diimpresa e di persona). Eppure la discussione rimane neldominio del branding, pur introducendo elementi presi inprestito dalla geografia per quanto riguarda la dimensionespaziale e più prettamente geografica del luogo. Addirit-tura è stato sostenuto che il place branding potrebbe aprirela strada per rileggere gli studi di branding nel loro com-plesso, per la natura politica delle sfide che affronta e peri metodi di coinvolgimento di diverse comunità coesisten-ti all’interno di un certo territorio. In questo ambito sistudia la produzione, circolazione e consumo del brand diluogo, con particolare attenzione ai sistemi di management,alla dimensione organizzativa del brand o brand governan-ce, al brand come identità organizzativa e alle strategie dibranding, tra cui il co–branding e, più in generale, le brandalliance. A questo proposito, occorre aggiungere le riflessio-ni sulle associazioni geografiche delle marche di prodotto elo studio del place–of–origin. Come vedremo, questo si arti-cola in due filoni di riflessione paralleli: uno che afferisce almarketing internazionale e l’altro alla geografia economica,su cui ritorneremo per approfondimenti successivamente;

. G. A, M. K, Towards Effective Place Brand Management: BrandingEuropean Cities and Regions, Elgar, Cheltenham .

. In questa area di studi si ricordano a titolo esemplificativo i seguenti contributi:A G., K M., Beyond the logo: Brand management for cities, «Journal of BrandManagement», , vol. , pp. –; R. G, F.M. G, Place branding. Glocal, Virtualand Physical Identities, Constructed, Imagined and Experienced, Palgrave, London ; M.K, Place Branding: A review of trends and conceptual models, «The Marketing Review»,, vol. , pp. –.

. W. O, Trading Identities. Why countries and companies are taking on each other’s role,The Foreign Policy Centre, Londra .

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Introduzione

c) studi turistici: con una forte integrazione con il marketingturistico, questi studi riflettono sulla produzione e gestionedel destination brand nelle sue componenti rappresentative eesperienziali, associate all’intero ciclo di vita turistico, dallacreazione delle aspettative e delle preferenze del visitatore, al-l’esperienza in situ e alla gestione del ricordo e della memoriaanche tramite l’utilizzo di piattaforme social. Esistono spazidi forte contatto con il punto precedente e in un certo sensoquesto terzo filone potrebbe essere inserito sotto gli studi dibranding, soprattutto alla luce degli sviluppi più recenti chetendono a integrare funzionalmente il branding turistico conaltre forme di branding. Vale però la pena mantenerli separatianche per il diverso percorso di sviluppo seguito dalle duearee: mentre il destination branding è rimasto saldamente an-corato agli studi di branding convenzionale (qui da intendersicome branding di prodotto e di servizio), sotto gli studi dibranding si categorizza quella parte del dibattito che ha mo-strato, se non altro, l’ambizione di sviluppare un campo delsapere dedicato al brand di luogo.

Il posizionamento del presente studio: cosa serve oggi al dibattito?

Lo studio vuole costruire una riflessione che contribuisca a ridefinirei contorni del place branding a partire dai presupposti fin qui delinea-ti, e cioè quelli di un dibattito multiforme e fortemente frammentato,per provare a fare un passo in avanti rispetto ai limiti riscontrati espesso dovuti all’incomunicabilità tra le diverse agende di ricerca. Seanche la varietà e dissonanza dei contributi emersi è, in realtà, da con-siderarsi un elemento di ricchezza e di stimolo intellettuale, metterein fila una serie di elementi emersi con robustezza nella discussionedegli ultimi venticinque anni è un esercizio utile e necessario se sivuole capire dove è giunta la comunità internazionale e dove pos-siamo e dobbiamo eventualmente ancora arrivare; non da meno è

. In questa area di studi si ricordano a titolo esemplificativo i seguenti contributi: H- G., The management of destination brands: Five guiding principles based on recent developmentsin corporate branding theory, «Journal of Brand Management», , vol. , pp. –; N. M-, A. P, R. P, Destination branding. Creating the unique destination proposition,Elsevier, Burlington ; S. P, Tourism destination branding complexity, «Journal of Product& Brand Management», , vol. (), pp. –.

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Introduzione

l’utilità di individuare dove la riflessione non ci sta conducendo edove sarà probabilmente difficile arrivare.

La necessità di “fare ordine” nel dibattito sul place branding èd’altra parte anch’essa un tema affrontato dalla comunità interna-zionale. Nel un gruppo di studiosi (tra cui chi scrive) si detteappuntamento all’American Marketing Association Summer MarketingEducators Conference, in una sessione speciale intitolata Place Branding:Are we wasting our time? con l’obiettivo di dibattere, divisi in duegruppi predefiniti in base al metodo Oxford–style debate, le ragionia sostegno della riflessione internazionale sul place branding e leragioni contrarie all’utilità e al senso di questa discussione. Si trattòdi un utile esperiemento in cui differenti filoni di ricerca venneromessi a confronto facendo emergere chiaramente la necessità di unarilettura critica di quello che la comunità sta producendo in questocampo del sapere (gli esiti della sessione sono stati pubblicati nel«Journal of Place Management and Development»).

Ripartendo anche da questa esperienza, il presente studio propo-ne una ricostruzione della discussione sul place branding, attingendodalle tre marco–aree evidenziate in precedenza e ricercando una terzavia tra l’approccio analitico e normativo sopra illustrati. Attraverso laricostruzione del linguaggio del place branding, in modo che possaservire da riferimento per il dibattito nel suo complesso, il testo sipropone di ripercorrere l’approccio analitico, per ricostruire le dina-miche e le relazioni interne a un territorio attraverso la mappatura disegmenti narrativi, per poi restituirne — sulla base dell’analisi — leimplicazioni di livello normativo che possano informare le politichedi branding.

Quando si parla di place branding siamo di fronte a un campo delsapere dai confini molto sfocati e in continua ridefinizione, poichécostantemente arricchiti dall’apporto di diversi linguaggi disciplinari.Se questo, come detto, contribuisce alla ricchezza della discussione, èanche vero che mettere “la teoria in pratica” non è certo immediato,forse non possibile e neanche completamente sensato. Quello cheperò emerge chiaramente è la possibilità di offrire uno strumentodi orientamento ai professionisti e ai policy–makers che si occupa-no di place branding e marketing territoriale, in modo da favorire

. D. M, K. S, L. D N, C. P, S. Z, Place branding:are we wasting our time? Report of an AMA special session, «Journal of Place Management andDevelopment», , vol. (), pp. –.

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Introduzione

una consapevolezza delle specifiche condizioni di opportunità, deirischi e dei limiti della costruzione e gestione della marca di luogo.Può sembrare molto articolato il processo logico che passa da unapproccio meramente analitico ad uno tendenzialmente normativo,ma d’altra parte questa necessità nasce dal dubbio che larga partedel dibattito accademico si sia concentrata troppo velocemente sulladomanda «come si costruisce un brand di luogo?», mentre menoattenzione analitica è stata data a forze e dinamiche che, al di fuori diun quadro strategico di gestione della marca, di fatto creano brandrobusti, difficilmente intaccabili. Si tratta in altre parole di un richia-mo alla concretezza, a riflettere accuratamente su quanto la comunitàinternazionale che si occupa di place branding stia effettivamente ri-spondendo alle domande poste; e anche a chiedersi fino a che puntole domande che sono state poste siano da considerarsi davvero quelle“giuste”.

Con queste riflessioni in mente, nei prossimi capitoli ci si propor-rà di discutere i seguenti punti:

Quali sono i significati di place brand e place branding? Fino a che puntoil termine — preso in prestito dal linguaggio aziendale — è efficace nelcontenere finalità, modalità e processi di rappresentazione dei luoghi?

Qual’è la relazione tra rappresentazione e realtà nelle molte esperienze diplace branding che la letteratura ci ha consegnato?

E dunque, qual’è la relazione possibile tra branding e politiche di sviluppoeconomico territoriale?

Nella letteratura nazionale così come in quella internazionalemanca un lavoro che affronti organicamente questo tema, una rifles-sione che invece è necessaria in un momento cruciale nell’evoluzionedella materia a seguito dei forti ripensamenti della logica con cuisi concepisce il processo di produzione della marca negli studi dibranding: un ripensamento dovuto alle nuove tecnologie, all’utilizzointensivo dei social media ma anche al radicale cambiamento nel-le architetture di governance della marca, con il ruolo sempre piùnecessario e critico di una molteplicità di attori.

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Introduzione

La struttura del libro

Il primo capitolo ha due obiettivi: da una parte ricostruire le radici e ilpercorso storico del place branding, che pur non rappresentando unanovità ha visto una vera e propria crescita esponenziale dagli anniOttanta ad oggi. C’è da capire infatti se, in questi decenni, le premessedel place branding siano mutate o stiano cambiando e quale sia latraiettoria in atto. In secondo luogo, il capitolo darà una definizionedi place branding e di brand di luogo e spiegherà i termini chiave delsuo linguaggio.

Il secondo capitolo prenderà in considerazione le premesse dacui scaturisce la logica che sottende all’applicazione del marketingall’immagine territoriale, argomentando la necessità di un passoindietro rispetto al linguaggio di branding, al fine di recuperare ilpiù ampio dibattito su competizione e competitività territoriale. Ilcapitolo discuterà i limiti di una lettura distratta dell’analogia delmercato applicata ai territori e proporrà una riflessione sulle strategiecollaborative — o meglio coopetitive — di sviluppo territoriale. Inetwork brand saranno dunque discussi tramite una esplicitazione deipresupposti teorici e una presentazione di casi di studio.

Il terzo capitolo tratta il branding dell’innovazione, discutendole politiche che hanno avvicinato il tema dello sviluppo industrialea quello dello sviluppo dell’immagine territoriale. Oltre a spiegarei motivi di questo dialogo tra dimensione hard e soft dell’economiaterritoriale, si ripercorreranno i meccanismi di costruzione dellareputazione della città–regione come luogo in cui si produce e siconsuma “innovazione”. Dalla cosiddetta Silicon Somewhere arrive-remo a discutere l’emergere del modello smart city, argomentandoun processo di mimesi in atto a livello globale. Quella che verrà inparticolare evidenziata è la relazione tra la narrazione simbolica delterritorio e le visioni di sviluppo economico locale.

Nel quarto capitolo si rifletterà sulla dimensione “di prodotto”del brand di luogo, andando a rileggere due filoni di ricerca — ilmarketing internazionale e la geografia economica — che, seppurdialogando scarsamente, hanno sviluppato un corpus di principi, teo-rie e evidenze empiriche significative, da cui è possibile estrarre ilconcetto di origine geografica della marca di prodotto, nelle suedeclinazioni più sofisticate emergenti dalle reti di creazione del valo-

. R. F, The Rise of the Creative Class, Basic Books, New York .

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Introduzione

re globali e fortemente frammentate. Si tratta di una riflessione che“esplode” il concetto di place brand e lo riconfigura come nodo di unarete simbolica ampia, in cui vari altri nodi interagiscono, producendovalore apprezzato e riconosciuto in diversi mercati.

Le considerazioni finali saranno affidate al quinto capitolo cheriprenderà le domande presentate in queste prime pagine. Saran-no inoltre proposti percorsi di riflessione e di ricerca che sono almomento parzialmente o totalmente inesplorati.