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16/4/2014 °° Il Medico sportivo 2010 °° http://www.ilmedicosportivo.it/magaz/n1a10/03.htm 1/7 Ruolo dell’acido alfa- lipoico nelle neuropatie periferiche meccaniche di pertinenza ortopedica A. Tucciarone Sindromi da ipersollecitazione dell’arto superiore (sias) N. Teisseire XXIV Congresso Nazionale L.A.M.I.CA. Dal Messico al Sudafrica: il Medico dello Sport 40 anni dopo a cura della redazione La parola al radiologo Imaging ecografico delle complicanze delle lesioni muscolari da sport R. Sutera, A. Iovane, F. Candela Efficacia e tollerabilità di aceclofenac nel trattamento della gonartrosi sintomatica U. Zoppi Anno 10 - Numero 1 - 2010 IL MEDICO SPORTIVO Periodico di aggiornamento scientifico e professionale ?Imaging ecografico delle complicanze delle lesioni muscolari da sport ?Raffaello Sutera, Angelo Iovane, Fabrizio Candela Sezione di Scienze Radiologiche - DIBIMEL - Università degli Studi di Palermo ?In traumatologia sportiva le lesioni muscolari rappresentano il 30% del totale e spaziano dalle semplici contratture fino agli strappi muscolari con grave limitazione funzionale. La lesione muscolare normalmente evolve verso la completa restitutio ad integrum, tuttavia in una certa percentuale di casi il processo di guarigione determina esiti più o meno importanti, la cui tempestiva diagnosi risulta necessaria ai fini di un recupero pieno dell’atleta all’attività sportiva. L’ecografia (US) è stata la prima modalità di diagnostica per immagini utilizzata per lo studio dei muscoli e risulta attualmente la modalità di scelta anche per lo studio delle complicanze dei traumi muscolari. La disponibilità, il basso costo, e la rapidità dell’esame rendono, infatti, l’US superiore alla risonanza magnetica (RM) per il follow-up delle lesioni e la valutazione delle eventuali complicanze. Di seguito discuteremo del processo di guarigione, della formazione di cicatrici fibrose e delle altre complicanze muscolari post- Presentazione

IL MEDICO SPORTIVO Pr es ntazio ?Imaging ecografico delle ...ossificazione intramuscolare ad etiologia ancora poco chiara. Tipicamente sorge nei grandi muscoli degli arti, a contatto

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http://www.ilmedicosportivo.it/magaz/n1a10/03.htm 1/7

Ruolo dell’acido alfa-lipoico nelle neuropatieperiferiche meccaniche dipertinenza ortopedica A. Tucciarone

Sindromi daipersollecitazionedell’arto superiore (sias)N. Teisseire

XXIV CongressoNazionale L.A.M.I.CA.Dal Messico al Sudafrica: il Medico dello Sport 40anni dopoa cura della redazione

La parola al radiologoImaging ecografico dellecomplicanze delle lesionimuscolari da sport R. Sutera, A. Iovane, F.Candela

Efficacia e tollerabilità diaceclofenac nel trattamento dellagonartrosi sintomaticaU. Zoppi

Anno 10 - Numero 1 - 2010

IL MEDICO SPORTIVOPeriodico di aggiornamento scientifico eprofessionale

?Imaging ecografico delle complicanze delle lesionimuscolari da sport

?Raffaello Sutera, Angelo Iovane, Fabrizio Candela Sezione di Scienze Radiologiche - DIBIMEL - Università degli Studi diPalermo

?In traumatologia sportiva le lesioni muscolari rappresentano il 30%del totale e spaziano dalle semplici contratture fino agli strappimuscolari con grave limitazione funzionale. La lesione muscolarenormalmente evolve verso la completa restitutio ad integrum,tuttavia in una certa percentuale di casi il processo di guarigionedetermina esiti più o meno importanti, la cui tempestiva diagnosirisulta necessaria ai fini di un recupero pieno dell’atleta all’attivitàsportiva.L’ecografia (US) è stata la prima modalità di diagnostica perimmagini utilizzata per lo studio dei muscoli e risulta attualmente lamodalità di scelta anche per lo studio delle complicanze dei traumimuscolari. La disponibilità, il basso costo, e la rapidità dell’esamerendono, infatti, l’US superiore alla risonanza magnetica (RM) per ilfollow-up delle lesioni e la valutazione delle eventuali complicanze.Di seguito discuteremo del processo di guarigione, della formazionedi cicatrici fibrose e delle altre complicanze muscolari post-

Presentazione

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traumatiche (Fig1).

Cicatrice fibrotica Dopo un trauma muscolare è necessario un certo intervallo di tempoper il ritorno alla normalità, e solitamente sono necessarie da pochesettimane a mesi per un recupero completo, ma questo processocompete con la formazione di una cicatrice fibrotica. Più ampia è lalesione iniziale, più lungo è il processo di guarigione e maggiore èla probabilità di formazione di una cicatrice fibrotica. L’US assume un ruolo fondamentale nel nel follow-up delle lesionimuscolari in quanto:• misura l’estensione della lesione tra i margini del muscolonormale; più ampia è la percentuale del coinvolgimento muscolare,più alta la proporzione di tessuto cicatriziale che si forma nelprocesso di guarigione.• determina lo stadio di guarigione dimostrando il riempimentodella cavità emorragica da tessuto iperecogeno che corrisponde alprocesso di guarigione; infatti, il ritorno ad un’attività atleticalimitata è sicuro (dopo valutazione clinica e funzionale negativa) nelmomento in cui la cavità ematica si è riempita e mostra già un certogrado organizzazione fibrotica con un’architettura muscolare piùregolare ai margini della lesione.• dimostra l’ampiezza del tessuto cicatriziale; le cicatrici fibrotichesono viste come zone iperecogene nel contesto del muscoloprecedentemente lesionato (Fig.2); spesso sono scarsamentesintomatiche se il paziente è ben conscio della loro presenza epratica un corretto riscaldamento muscolare a lungo prima dellacompetizione, ed il rischio di una nuova lesione è proporzionaleall’estensione di tessuto fibro-cicatriziale residuo nel muscolo.

PresentazioneCadaver Lab.Chicago

Intervista Dr. RobertoVianello

Intervista Prof. EnricoCastellacci

Intervista Dr.Marco Freschi

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Pseudocisti intramuscolareLe pseudocisti intramuscolari sono rare, dopo uno strappomuscolare. Esse si verificano quasi esclusivamente nel polpacciodopo una disinserzione mediale dell’aponeurosi del muscologastrocnemio mediale anche se sono stati riportati casi inletteratura di cisti conseguenti a trauma da contusione diretta sulmuscolo vasto intermedio. Ecograficamente presentano un aspettorotondeggiante ad ecostruttura del tutto anecogena con rinforzo diparete posteriore. Talvolta, possono permanere per mesi ed allora,nel caso di atleti che abbisognino di tornare quanto prima all’attivitàsportiva, risulta necessaria l’evacuazione eco-guidata o tramite unpiccolo intervento chirurgico.

Atrofia muscolare

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L’atrofia muscolare può avvenire dopo certi traumi muscolo-tendinei, disuso, o altri insulti. La sede più comune di atrofiamuscolare è quella dei muscoli della cuffia dei rotatori in seguito aduna rottura dei rispettivi tendini o alla formazione di una cisti cheoccupi lo spazio ove decorre il nervo soprascapolare (sindrome diParsonage-Turner o dello spazio quadrilatero). Dal punto di vistaecografico, un’atrofia muscolare è visibile come una degenerazioneadiposa e/o una riduzione del volume muscolare; il muscolo appareiperecogeno per il fatto che i fasci muscolari ipoecogeni sonoscomparsi e l’iperecogenicità all'interno del tessuto muscolare èdovuta all’infiltrazione adiposa (Fig.3). La RM può fornire informazioni aggiuntive circa lo stato diinfiltrazione adiposa anche con la spettroscopia.

Miosite ossificanteLa miosite ossificante post-traumatica è un disordine benigno diossificazione intramuscolare ad etiologia ancora poco chiara.Tipicamente sorge nei grandi muscoli degli arti, a contatto con leossa, e può essere asintomatica o presentarsi come massa dura edolorosa. Lo stadio iniziale (fase pre-calcifica) della miosite ossificante è il piùproblematico per l’US, che può riscontrare una massaapparentemente solida con evidente segnale Doppler specialmentealla periferia della lesione, e tali reperti sono molto suggestivi di unsarcoma ed allora appare necessaria la valutazione dei datianamnestici, in quanto il sarcoma è la diagnosi più probabile incaso di assenza di traumi importanti in anamnesi. In seguito, lamiosite ossificante può apparire ecograficamente come una massaipoecogena o eterogenea, con immagini lineari iperecogene dinatura calcifica orientate alla periferia, e con un pattern divascolarizzazione periferico e centrale al controllo Doppler. Con lamaturazione della lesione, compaiono ecograficamente anche leombre acustiche posteriori (Fig.4).

Ernie muscolariRappresentano lesioni piuttosto rare e sono scarsamentesintomatiche. Si formano per un difetto della fascia nell’adiacenteaponeurosi muscolare. L’US va eseguita secondo accorgimenti che rendano visibile l’ernia.Infatti, è possibile vedere ecograficamente il tessuto muscolarenormale estendersi attraverso un focale difetto della fascia se sichiede al paziente di contrarre il muscolo nella sede della presuntaernia. Inoltre, è necessario applicare una pressione leggera egentile con la sonda per dimostrare eventuali riduzioni dell’ernia.Infine, è ovviamente molto importante ridurre la pressione con lasonda quando l’ernia non sia evidente clinicamente.

Flogosi muscolare o ascessoLa flogosi muscolare (miosite) può essere il risultato di un trauma,un’infezione o una malattia sistemica. Le infezioni batteriche checoinvolgono i muscoli sono rare nelle nazioni sviluppate maendemiche in alcune nazioni africane. All’US, in presenza di miositesi evidenzia un aspetto ecografico del muscolo colpito inverso aquello del muscolo normale, con iperecogenicità delle fibremuscolari ed ipoecogenicità dei setti fibroadiposi, riempiti datessuto infiammatorio.

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Inoltre, vi è un aumento dello spessore muscolare. Tuttavia, questireperti sono aspecifici e vanno correlati coi sintomi ed il quadroclinico.

RabdomiolisiIl termine di “rabdomiolisi” indica una necrosi muscolare e puòavere diverse cause, tra cui l’ipossia ed i traumi muscolari. Leindagini di laboratorio sono fondamentali per porre la diagnosicorretta, potendosi riscontrare elevati livelli plasmatici di enzimimuscolari, mioglobinuria ed iperuricemia. La rabdomiolosi, se nondiagnosticata precocemente può portare all’insufficienza renaleacuta, ad una iperkaliemia secondaria ed alla coagulazioneintravascolare disseminata (CID). L’US, in fase acuta, puòevidenziare un aumento dello spessore dei muscoli affetti, chepresentano ecostruttura disomogeneamente ipoecogena per lapresenza di piccole aree iso- o iperecogene (Fig.5). In fase tardiva, l’US può, talvolta, evidenziare degli spot iperecogeniall’interno delle lesioni stesse, riferibili a bolle di aria. La RM può essere di supporto alla diagnosi, dimostrando facilmentel’aumento delle dimensioni del ventre muscolare colpito, l’edemamuscolare diffuso ed un incremento del segnale muscolare nellesequenze T2-pesate e STIR.

Sindrome compartimentale acutaLa sindrome compartimentale acuta si verifica tipicamente nellelesioni traumatiche muscolari (sia contusive, sia distrattive) che,determinando formazione di un ematoma e rigonfiamentomuscolare all’interno di una fascia inestensibile, portano in un breveintervallo di tempo all’aumento della pressione interstiziale. Dal punto di vista sintomatologico, tale sindrome si manifesta condolore severo che si evidenzia caratteristicamente sia durante imovimenti attivi che passivi del gruppo muscolare coinvolto. La diagnosi dovrebbe essere sospettata su base clinica e ladecompressione chirurgica dovrebbe essere comunque eseguita sevi è qualche dubbio. Un ritardo nella diagnosi può sfociare, infatti,nella morte muscolare irreversibile con contrattura e le richieste peresami di imaging non dovrebbero contribuire a ritardare iltrattamento definitivo.

Le tecniche di imaging e in particolare l’US hanno, comunque,notevolmente contribuito a fornire una diagnosi certa in tempirapidi, soppiantando la misura pressoria intracompartimentale cheera caratterizzata da una bassa accuratezza diagnostica. L’USdimostra un quadro di diffusa iperecogenicità delle fibre muscolarimentre la RM appare meno specifica, in quanto dimostra un quadrosimile a quello della rabdomiolisi, con un maggior incremento delledimensioni muscolari. Nella diagnosi differenziale tra tali lesioni muscolari occorre inoltretenere presente il dato anamnestico e gli esami clinico -laboratoristici.Sindrome compartimentale cronicaLa sindrome compartimentale cronica, come la controparte acuta, èla conseguenza dell’anossia muscolare secondaria ad un aumentodella pressione compartimentale in atleti con notevole incrementodella massa muscolare in un breve lasso di tempo. La variante cronica colpisce comunemente l’arto inferiore ed entra in

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diagnosi differenziale con fratture da stress, periostiti,intrappolamento dell’arteria poplitea, claudicatio, lesioni distrattive.L’indicazione alla fasciotomia è presente qualora i sintomipersistano per più di 6 mesi nonostante la terapia conservativa. Ingenerale, l’anamnesi è sufficiente a fare una diagnosi clinica. Quando eseguiti, gli esami di imaging tendono ad essere negativi,anche se possono dimostrare talvolta variazioni flogistiche dei settiintermuscolari del compartimento affetto. Infatti, l’US e la RMfrequentemente non dimostrano significative alterazioni del muscolo(a parte in alcuni casi in cui si evidenzia edema infiammatorio,ipoecogeno all’ecografia ed iperintenso nelle sequenze T2-pesate eSTIR alla RM), ma evidenziano costantemente un aumento di circail 10% della massa muscolare.

In conclusione, l’US, con una tecnica appropriata, ed una attentavalutazione del paziente, possiede una notevole abilità adimostrare anomalie della struttura muscolare rendendola unamodalità altamente sensibile per la valutazione delle complicanze ditraumi muscolari. L’ecografia, inoltre, mostra diversi vantaggi sulla RM per il fatto diessere una modalità rapida, economica ed eseguibile incomparativa con l’arto presunto sano ed in contrazione attiva. ?

?Bibliografia1. Koh ESC, McNally EG. Ultrasound of Skeletal Muscle Injury. SeminMusculoskelet Radiol 2007;11:162–173.2. Bianchi S, Martinoli C. Ultrasound of the musculoskeletal system.Springer-Verlag 20073. De Marchi A, Robba T, Ferrarese E, et al. Imaging in muscolo-skeletal injuries: state of the art. Radiol Med 2005;110:115-131. 4. Megliola A, Eutropi F, Scorzelli A, et al.. Ultrasound and magneticresonance imaging in sports-related muscle injuries. Radiol Med.2006;111:836-45.5. Beggs I. Sonography of muscle hernias. AJR Am J Roentgenol.2003;180:395-399

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