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IL LAVORO FEMMINILE IN PROVINCIA DI VARESE:
GRADO DI SEGREGAZIONE E PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI
Coordinamento: Daniela Feliziani Manuela Samek Lodovici Gruppo di lavoro: Marinella Aprea Elisabetta Arcaini Sabina Mazzucchelli
La Provincia di Varese è da sempre particolarmente attenta al tema dell�occupazione femminile.
Numerosi sono i progetti e le iniziative che negli ultimi anni hanno impegnato l�Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale della Provincia con l�obiettivo di offrire alle donne che vivono nel nostro territorio adeguate opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.
E' in questa logica che la Provincia di Varese insieme ad una rete qualificata di enti presenti sul territorio ha dato vita al progetto �Varese in rete per le pari opportunità� .
Finanziato dal Fondo Sociale Europeo il progetto si propone di accrescere e valorizzare la presenza femminile delle donne nel mercato del lavoro agendo su due livelli:
• contribuendo al superamento dei pregiudizi e degli stereotipi presenti a livello culturale sia nelle aziende che nelle donne, che impediscono l�accesso a professioni genericamente considerate maschili, ma oggi sempre più accessibili anche alla componente femminile;
• sviluppando le capacità e le competenze dei servizi del territorio che operano sul fronte delle politiche attive del lavoro per realizzare interventi che tengano conto delle differenze di genere.
La prima fase del progetto si è focalizzata nella realizzazione di questa ricerca nella quale sono illustrati i dati dell�occupazione femminile, le scelte scolastiche e formative delle giovani donne e le opportunità presenti a livello locale
Questo lavoro rappresenta anche il tentativo di individuare degli indicatori, in un�ottica di genere, in grado di monitorare scolarità, formazione e occupazione femminile, un presupposto indispensabile per cogliere l�evoluzione della presenza delle donne nel mercato del lavoro e per impostare quindi azioni attente alle tematiche delle pari opportunità.
Ringraziamo quanti hanno collaborato alla ricerca, associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali ed aziende, che mettendo a disposizione la loro esperienza ci hanno consentito di raccogliere un prezioso patrimonio di informazioni che ci aiuteranno dare vita ad azioni per lo sviluppo dell�occupazione femminile ancora più efficaci.
Ringraziamenti
Si ringrazia per la collaborazione e la disponibilità dimostrate le seguenti aziende o associazioni di categoria contattate per l’analisi qualitativa: Dott. Albini –Coordinatore aree sindacali e responsabile gruppo merceologico meccanico UNIVA Dott. Berardi – R.S.U. FIOM Whirlpool Cassinetta Sig.ra Bergo – Direttore Risorse Umane de Il Melo Dott.ssa Boffi – Responsabile del Personale della Lati Industria Termoplastici S.p.A. Dott.ssa Bordiga Regional Supporter Manager Manpower SpA Ing. Borghi – Direttore Risorse Umane della LSG sky chefs Dott.ssa Brodolini – Responsabile Contratti Speciali Aermacchi S.p.A. Rag. Broggi – Consigliere delegato della ASCOM servizi di Busto Arsizio Sig.ra Brunato – Segretaria generale CGIL Camera del Lavoro Varese Dott.ssa Carrà – Direttore Risorse Umane della Lamberti Dott. Cattaneo – Direttore Responsabile della RSA Villa Fiammetta Dott.ssa Chin – Human Resources della Opengate S.p.A. Italy Dott. Corno – Gestione Risorse Umane Corno Consulting Group s.r.l. Dott.ssa Fabris –Responsabile della filiale Manpower S.p.A di Varese Dott.ssa Fabrizi – Sviluppo e Organizzazione della SEA Handling S.p.A. Dott. Franzetti – Assistente alla Direzione del Personale delle Utensilerie Associate S.p.A. Dott. Lignano – Human Resources Manager della Whirlpool Europe S.r.l. Dott.ssa Limido – Responsabile Risorse Umane de Il Gigante S.p.A. Dott. Livraghi – Responsabile del Personale della Michele Solbiati SASIL S.p.A. Dott.ssa Margnini - Responsabile Ufficio Studi UNIVA Rag. Monzoni – Direttore Personale e Organizzazione della Aermacchi S.p.A. Sig. Muroni – Ufficio Personale della Orrigoni Cedis s.r.l. Dott. Nanetti –Responsabile Selezione e Formazione della Lauda Air Dott.ssa Pintus – Personale e Organizzazione della SEA Handling S.p.A. Dott.ssa Pozzi – Titolare di Tessilidea S.p.A Dott.ssa Raimondi – Responsabile Selezione e Formazione della LSG sky chefs Dott. Rivolta – Segretario responsabile CGIL settore trasporti provincia di Varese Dott.ssa Ronchi – Presidente Imprenditoria femminile provincia di Varese Dott. Sommaruga – Direttore del Personale della Orrigoni Cedis s.r.l. Dott. Vitali – Amministratore Assicurazioni la Fondiaria di Busto Arsizio Dott.ssa Zanzi – HR Training & Communication Whirlpool Cassinetta
1
INDICE Presentazione e principali risultati della ricerca 3 Parte I - Posizione femminile nel mercato del lavoro e grado di segregazione occupazionale in provincia di Varese 13 Introduzione 15 Cap. 1 – Struttura e tendenze del mercato del lavoro in provincia di Varese 17 1.1. Il lavoro femminile in provincia di Varese 17
1.1.1 Partecipazione delle donne al mercato del lavoro 17 1.1.2 L’occupazione in provincia di Varese 20 1.1.3 Caratteristiche della disoccupazione 22
1.2 L’utenza femminile dei Centri per l’Impiego in provincia di Varese 26 1.3 La situazione occupazionale femminile e il grado di flessibilità 29
1.3.1 Cambiamenti nell’occupazione femminile nell’ultimo decennio 29 1.3.2 Un’analisi del grado di flessibilità del mercato del lavoro in provincia di Varese 33
1.4 L’occupazione femminile nelle circoscrizioni della provincia di Varese 38 1.5 I lavoratori frontalieri della provincia di Varese 43
Cap. 2 – Un approfondimento sul grado di segregazione occupazionale di genere in provincia di Varese 49 2.1 La segregazione di genere 49 2.2 Indicatori di misurazione della segregazione occupazionale di genere 50 2.3 La segregazione occupazionale in provincia di Varese 52 2.4 La segregazione di genere nelle circoscrizioni 60 Parte II – L’offerta e la domanda di lavoro: scelte di investimento in istruzione 69 e prospettive occupazionali
Cap. 3 - Differenze di genere nelle scelte di investimento in istruzione 71
Introduzione 71 3.1 Differenze di genere nella scuola superiore 71 3.1.1 Distribuzione degli iscritti per tipologie scolastiche e per genere 73 3.1.2 Segregazione femminile 76 3.2 L’Università 79 3.3 La formazione professionale 81 3.4 Conclusioni 86
Cap. 4 – Le previsioni della domanda di lavoro in provincia di Varese sulla base dell’indagine Excelsior 89
Introduzione 89 4.1 I movimenti previsti per il 2002 90 4.2 Le caratteristiche delle assunzioni previste 93 4.3 Le figure professionali richieste e le loro caratteristiche 97 4.4 La domanda di tecnici 104 4.5 Conclusioni 110
2
Cap. 5 – Fabbisogni professionali delle imprese e occupazione femminile: un’indagine qualitativa 113
Introduzione 113 5.1 La presenza delle donne nell’economia varesina 115 5.2 Le prospettive dell’occupazione femminile in Provincia di Varese 116 5.3 Criticità e positività legate alla presenza delle donne nelle professioni tecniche 117 5.4 Le politiche utili a migliorare la presenza femminile nelle professioni tecniche 118 5.5 L’offerta formativa della provincia di Varese 119 5.6 La situazione nei diversi settori 120 5.6.1 Le aziende tessili 120 5.6.2 Le imprese meccaniche e/o metalmeccaniche 121 5.6.3 Le aziende chimiche 122 5.6.4 Assicurazioni, informatica e altri servizi alle imprese 123 5.6.5 Commercio 126 5.6.6 Trasporti 127 5.6.7 Servizi alle persone 129 5.7 Un esempio di buona prassi aziendale 130
Bibliografia 133 Glossario delle principali fonti statistiche utilizzate 135 Appendice 139
Allegato A: Tabelle di approfondimento ai capitoli III e IV Allegato B: Questionario utilizzato per l’indagine sull’occupazione femminile nelle professioni tecniche
3
PRESENTAZIONE E PRINCIPALI RISULTATI DELLA RICERCA
1. OBIETTIVI E METODOLOGIA DI RICERCA
Nell’ultimo decennio la posizione femminile nel mercato del lavoro è molto
cambiata in provincia di Varese: da un lato lo sviluppo del terziario ha aumentato la
domanda di lavoro femminile, dall’altro lato, la crescita del tasso di scolarizzazione
femminile e le modificazioni nei comportamenti e nei modelli famigliari hanno accresciuto
l’offerta di lavoro femminile e la permanenza delle donne nel mercato del lavoro.
Nonostante ciò i tassi di partecipazione e di occupazione femminili continuano ad essere
inferiori a quelli maschili, mentre i tassi di disoccupazione sono più elevati. L’ occupazione
femminile continua inoltre ad essere molto concentrata in alcuni settori (soprattutto nei
servizi e nel settore tessile) ed in alcune mansioni (mansioni impiegatizie di tipo
amministrativo, esecutivo e a bassa qualificazione, nonostante la scolarità femminile sia
più elevata di quella maschile), confermando una tendenza alla segregazione
occupazionale. Le donne sono anche sovrarappresentate nelle forme atipiche di lavoro:
lavoro part-time, a tempo determinato, lavoro parasubordinato.
D’altro canto, in un contesto di crescente invecchiamento della popolazione e di
carenza di offerta di lavoro, come quello prevalente nelle aree forti d’Europa, è necessario
che aumenti l’offerta di lavoro qualificato e scolarizzato e, quindi, che aumentino i tassi
di partecipazione e di occupazione femminili. E’ per queste ragioni che il Consiglio Europeo
di Lisbona nel marzo 2000 ha indicato, tra gli obiettivi di medio periodo, che l’aumento del
tasso di occupazione femminile raggiunga almeno il 60% entro il 2010.
Scopo di questo lavoro è quello di analizzare le caratteristiche della presenza
femminile nel mercato del lavoro della provincia di Varese, al fine di individuare spazi e
opportunità di inserimento occupazionale nei prossimi anni e le politiche necessarie ad
accompagnare questo processo.
La ricerca che presentiamo in questo rapporto, all’interno di un più ampio progetto
promosso dalla Provincia di Varese, intende in particolare:
• Analizzare le condizioni dell’offerta e della domanda di lavoro femminile in
provincia di Varese attraverso la ricostruzione delle tendenze strutturali e del grado di
segregazione occupazionale;
4
• Analizzare le scelte scolastiche e formative delle giovani donne, con
particolare attenzione alla presenza delle giovani in percorsi scolastico/formativi di tipo
tecnico;
• Analizzare le opportunità di occupazione femminile, soprattutto in mansioni
tecniche e specialistiche: professioni altamente qualificate, presenti in tutti i settori, con
buone possibilità di sviluppo professionale e di carriera e attualmente ricoperte soprattutto
da personale maschile. La promozione dell’occupazione femminile in queste mansioni può
rappresentare un’importante opportunità sia per ridurre i problemi di carenza di personale
delle imprese manifatturiere di questa provincia, che per facilitare l’aumento
dell’occupazione femminile. Sono professioni che, come condizioni di lavoro e competenze
professionali, possono essere facilmente ricoperte da personale femminile, ma per cui sia
la domanda che l’offerta di lavoro femminile sono ancora molto scarse.
Ciascuna attività di ricerca ha comportato l’utilizzo di specifici strumenti di
indagine.
La ricostruzione delle caratteristiche e delle criticità della presenza
femminile nel mercato del lavoro provinciale, presentata nei capitoli 1 e 2, è stata
effettuata attraverso l’analisi integrata dei dati statistici e amministrativi disponibili a
livello provinciale (dati Istat, Excelsior, Inps, dei CPI).
L’analisi della domanda di lavoro e della presenza femminile in professioni
tecniche intermedie nel settore manifatturiero presentata nel capitolo 5, ha comportato
la realizzazione di interviste dirette ai responsabili del personale di 17 imprese di
dimensioni medio-grandi, operanti nei settori più rilevanti della provincia per dimensioni
occupazionali e prospettive di crescita. L’indagine ha avuto come obiettivo quello di
valutare l’entità della presenza femminile nelle diverse professioni, le difficoltà
organizzative legate alla presenza di donne, le principali motivazioni che determinano la
sottorappresentazione femminile in alcune professioni (normativa, modelli culturali
femminili di auto-segregazione professionale, discriminazione) e le opportunità di sviluppo
dell’occupazione femminile nelle diverse posizioni professionali.
Le scelte scolastiche e formative delle giovani donne in provincia di Varese
sono state considerate nel capitolo 3 analizzando le differenze di genere nelle iscrizioni alle
scuole superiori e alle Università presenti nella provincia di Varese, oltre che i partecipanti
ai corsi di formazione professionale finanziati con risorse pubbliche. Obiettivo di questa
analisi è stato quello di ricostruire i percorsi scolastici e formativi femminili e maschili e di
evidenziare i tassi di femminilizzazione dei diversi percorsi.
Infine, per discutere delle implicazioni di policy emerse dall’attività di ricerca,
sono state realizzate interviste a rappresentanti delle parti sociali e testimoni privilegiati
5
(associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, società di ricerca e di selezione del
personale, società di lavoro interinale).
2. I PRINCIPALI RISULTATI DELLA RICERCA
2.1 Mercato del lavoro e segregazione femminile nella provincia di Varese
L’analisi dei dati disponibili a livello provinciale, presentata nel primo capitolo del
rapporto, evidenzia alcune criticità in relazione alla posizione femminile nel mercato del
lavoro ed ai fabbisogni professionali delle imprese locali.
Le caratteristiche dell’offerta e della domanda di lavoro evidenziano in primo luogo
una maggiore partecipazione femminile al lavoro rispetto al resto della Regione, che però
sembra tradursi soprattutto in maggiore disoccupazione.
In provincia di Varese il tasso di attività femminile è più elevato sia di quello
regionale che, soprattutto, di quello nazionale. Nonostante ciò, la partecipazione1 rimane
comunque inferiore alla media europea (53,7% rispetto al 59.7 nel 2001) e molto inferiore
a quella maschile (74,5%).
Nonostante la crescente partecipazione femminile, solo la metà delle donne in età
lavorativa è attualmente occupata, rispetto al 72% degli uomini. Il tasso di occupazione
femminile in provincia di Varese è leggermente inferiore sia alla media regionale (51%)
che a quella europea (53% nel 2001), oltre che molto lontano dagli obiettivi di Lisbona.
La combinazione di una maggiore partecipazione femminile rispetto alla media
regionale e di una occupazione femminile inferiore, si riflette in un tasso di disoccupazione
femminile (7.8%) più elevato sia rispetto alle altre province lombarde che alla media
regionale (5.5%), oltre che molto più elevato di quello maschile (3.3%). La
disoccupazione femminile si concentra tra le donne più giovani (fino a 29 anni) e tra le
diplomate e laureate, che, insieme, rappresentano ben il 59,5% delle disoccupate in
provincia di Varese. Il relativamente basso tasso di disoccupazione delle donne adulte va
inoltre considerato con cautela perché può indicare una situazione di scoraggiamento: le
donne adulte che perdono il lavoro possono decidere di uscire del tutto dalle forze di
lavoro piuttosto che continuare a cercare un lavoro che pensano di non riuscire a trovare.
L’analisi della disoccupazione evidenzia significative differenze di genere: mentre
tra gli uomini la disoccupazione sembra colpire soprattutto i disoccupati in senso stretto
(64% delle persone in cerca di lavoro), tra le donne si tratta soprattutto di altre persone in
cerca di lavoro (54%) che sarebbero disposte a lavorare a particolari condizioni. Inoltre, il
59% degli uomini disoccupati in provincia di Varese ha al massimo la scuola dell’obbligo,
1 Il tasso di partecipazione è calcolato rispetto alla popolazione in età lavorativa (15-64 anni).
6
mentre, come si è visto, tra le donne la disoccupazione si concentra nei titoli di studio
medio-alti.
In secondo luogo il mercato del lavoro provinciale presenta elevati livelli di
segregazione occupazionale, nonostante il maggior livello di istruzione delle donne rispetto
agli uomini: gli indici di segregazione2 settoriale (calcolati sugli avviamenti) evidenziano
una forte concentrazione femminile nei servizi alle persone (soprattutto istruzione e
sanità) e nei servizi alle imprese. Sono invece relativamente poche le donne occupate
nell’industria manifatturiera e nelle costruzioni. Questa condizione di segregazione non
mostra significativi segnali di cambiamento nel tempo, anche se in termini di flussi di
avviamenti si rileva un miglioramento nel 2001 rispetto al 1991. Guardando alle qualifiche
del lavoro dipendente la segregazione femminile appare più contenuta rispetto a quella
settoriale e sembra riguardare soprattutto le posizioni operaie in cui le donne sono
largamente sottorappresentate. Anche i dati disponibili a livello sub-provinciale
evidenziano una maggiore segregazione occupazionale tra settori piuttosto che tra
qualifiche.
Una certa segregazione femminile si riscontra anche per tipologia contrattuale: gli
avviamenti femminili si concentrano nel lavoro a tempo determinato (che incide per ben il
72% sul totale degli avviamenti femminili nel 2001 rispetto al 25% del 1991, un livello
leggermente superiore al 70% maschile) e, soprattutto, nel part-time che incide per il
27% sugli avviamenti femminili rispetto al 10% di quelli maschili. E’ inoltre diminuita (dal
22% al 10%) rispetto al 1991 la percentuale di contratti a termine trasformati in contratti
a tempo indeterminato.
Le donne sono inoltre sovra-rappresentate tra i lavoratori parasubordinati e tra i
transfrontalieri: se le donne rappresentano il 40.8% dell’occupazione complessiva in
provincia, sono donne il 45% dei lavoratori parasubordinati ed il 43% dei frontalieri. Anche
all’interno di queste forme di lavoro ci sono significative differenze di genere. Nel lavoro
parasubordinato, le donne si concentrano tra i collaboratori, mentre tra gli uomini una
percentuale significativa (il 10,5 rispetto al solo 6% femminile) è rappresentata da liberi
professionisti. Nel lavoro frontaliero, le donne si concentrano nei servizi alle persone e nei
servizi immobiliari e sono occupate soprattutto in posizioni a bassa qualificazione (82%).
2Gli indici di segregazione considerati sono stati:i tassi di femminilizzazione dell’occupazione (rispetto al totale e all’occupazione maschile), i coefficienti di rappresentazione femminile, l’indice di dissimilarità e l’indice di entropia. Una descrizione e discussione dei diversi indici è presentata nel primo capitolo . La carenza di dati provinciali sufficientemente disaggregati per settore e, soprattutto, per qualifica/posizione professionale ha molto limitato l’analisi e obbliga a considerare gli indici di segregazione con estrema cautela. Riteniamo comunque il calcolo di questi indici un utile strumento di monitoraggio delle tendenze del mercato del lavoro provinciale in un’ottica di genere.
7
Il terzo elemento problematico che emerge dall’analisi del funzionamento del
mercato del lavoro in provincia di Varese è quello del mismatch tra domanda e offerta di
lavoro femminile.
L’offerta di lavoro femminile presenta maggiori livelli di istruzione rispetto a quella
maschile e migliori performance scolastiche e formative: la percentuale di diplomate e
laureate sull’offerta di lavoro femminile è pari al 58% rispetto al 52% dei maschi; inoltre
le ragazze presentano tassi di abbandono e di ripetenza molto inferiori rispetto a quelli
maschili.
Il sistema produttivo provinciale, soprattutto nel settore manifatturiero, richiede
però in larga misura figure operaie qualificate e specializzate e conduttori di impianti, con
una esperienza di lavoro in produzione piuttosto che con titoli di studio elevati3. Come
illustrato nel capitolo 4 operai specializzati e conduttori di impianti rappresentano ben il
42% delle assunzioni previste nel 2002 in provincia di Varese, rispetto al 35% della media
regionale, mentre nei servizi è richiesto soprattutto personale addetto alle vendite (20,7%
rispetto al 18.3% lombardo). Sono queste le professioni per cui le imprese lamentano le
maggiori difficoltà di reperimento. Si tratta di professioni che non richiedono titoli di studio
elevati, ma soprattutto esperienza e qualifiche professionali: non a caso in provincia di
Varese è maggiore rispetto alla media regionale la domanda di personale con qualifica di
formazione professionale (30% delle assunzioni previste rispetto al 21%
lombardo),mentre è inferiore al dato regionale la richiesta di diplomati di scuola media
superiore ( 29% rispetto al 31%) e, soprattutto, di laureati (6% rispetto al 10%). Anche la
richiesta di conoscenza delle lingue e di competenze informatiche è molto inferiore alla
media regionale:la conoscenza delle lingue è richiesta solo nel 20% delle assunzioni
rispetto al 25% lombardo e le conoscenze informatiche sono richieste nel 31% dei casi
rispetto al 40% lombardo. Negli anni recenti sta però emergendo, soprattutto tra le
imprese di dimensioni medie e grandi, la richiesta di professioni tecniche intermedie che
nel 2002 sono arrivate a rappresentare il 12% delle assunzioni previste dalle imprese che
operano sul territorio provinciale.
Il problema è che i percorsi formativi scelti dalle ragazze non sono quelli più adatti
a rispondere ai fabbisogni delle imprese che operano nel territorio, anche se negli ultimi
anni si rilevano alcuni cambiamenti. L’analisi dei percorsi scolastici, descritta nel terzo
capitolo del rapporto, evidenzia infatti che le ragazze in provincia di Varese scelgono in
larga misura di iscriversi ai Licei (41%), agli Istituti tecnici e professionali di tipo
commerciale (31%) e agli Istituti tecnici per periti aziendali (14%). Meno del 6% delle
ragazze è iscritta agli Istituti tecnici e professionali di tipo industriale che sono le scuole
3 I dati considerati provengono dall’Indagine Excelsior “Previsioni occupazionali e i fabbisogni professionali per il 2002” realizzata dalla Camera di Commercio di Varese, Ministero del Lavoro e Unioncamere.
8
che formano i profili professionali più richiesti dalle imprese manifatturiere locali e che
sono frequentate in prevalenza da ragazzi (46%)4. Anche la partecipazione a corsi di
formazione professionale e all’Università evidenzia percorsi molto differenziati per genere:
sono molto poche le ragazze nei corsi che formano profili tecnici per l’industria e quelle
iscritte ad ingegneria logistica e della produzione. Nell’Università la segregazione di genere
appare più marcata che nella scuola superiore: le ragazze si concentrano nelle facoltà di
Scienze, Medicina, mentre sono molto poche nelle facoltà di natura tecnica, come
Ingegneria. Nella formazione professionale va segnalata l’assenza di ragazze nei corsi di
formazione per l’industria metalmeccanica e del legno e la minoritaria presenza femminile
nell’ ambito dell’elettronica, informatica, grafica e alimentare. Dai dati considerati non si
può evincere che la segregazione formativa delle ragazze sia causa o effetto della
segregazione occupazionale nel mercato del lavoro, tuttavia la scelta del percorso di studio
ha un ruolo certamente importante per rompere il circolo vizioso della segregazione
femminile nel mercato del lavoro.
Le interviste dirette a responsabili del personale di 17 imprese operanti in provincia
di Varese hanno fatto emergere alcuni aspetti della domanda di lavoro in provincia di
Varese che consentono di capire quali variabili sono più rilevanti nel determinare la
presenza femminile nelle diverse professioni e su quali si potrebbe far leva per accrescere
le opportunità di occupazione femminile. Le imprese intervistate operano nei principali
settori produttivi della provincia: tessile, chimico-farmaceutico, gomma a materia
plastiche, meccanico, commercio all’ingrosso, trasporti, servizi alle imprese e servizi alle
persone e occupano in complesso il 5% dell’occupazione extra-agricola provinciale.
In primo luogo emerge con grande evidenza il basso tasso di femminilizzazione
complessivo dell’occupazione nelle imprese manifatturiere (20% dell’occupazione
complessiva, rispetto al 58% delle imprese operanti nei servizi) e la concentrazione
dell’occupazione femminile in posizioni impiegatizie esecutive nelle aree
dell’amministrazione, del controllo di gestione e del personale, oltre che operaie nel
settore tessile. Si trovano donne in posizioni dirigenziali quasi solo nei servizi alle persone,
dove la maggior parte del personale è femminile. La percentuale di donne nelle professioni
tecniche e specialistiche è molto bassa, soprattutto nelle imprese manifatturiere (dove
raggiunge solo il 5% del totale degli specialisti e tecnici occupati).
4 I dati dell’Osservatorio Permanente sull’Istruzione della Provincia di Varese (OpiVarese) qui riportati si riferiscono all’a.s. 2000/2001. Rispetto all’a.s. 1996/97 nelle scelte scolastiche delle ragazze si rileva un crollo nelle iscrizioni agli Istituti Magistrali (-54,4%) e agli IT Commerciali (da 751 a 704 –6.3%) e un significativo aumento nelle iscrizioni agli Istituti Professionali dell’Industria e Artigianato (da 133 a 224 iscrizioni, +68,4%), agli IP Commerciali (da 591 a 787, +33,2%), agli Istituti Tecnici per periti aziendali ( da 496 a 535, +7,9%) e ai Licei scientifici (da 674 a 738, +9,5%).
9
Se la presenza femminile è ancora scarsa nelle professioni tecniche e specialistiche
(soprattutto ingegneri e periti), le interviste hanno evidenziato che la domanda per queste
professioni dovrà crescere in futuro e che le prospettive per donne, se accompagnate da
percorsi formativi adeguati, dovrebbero aumentare. Aumenterà anche la domanda di
professioni legate alle vendite, di buyer e di analisti programmatori, di analisti di bilancio,
di gestione di siti internet, di addetti ai call-center e di telemarketing.
Le principali conseguenze della presenza di donne nelle professioni tecniche sono,
secondo gli intervistati, i problemi legati agli impegni famigliari nella gestione dei picchi di
produzione, la necessità di formazione ad hoc e le necessità di sostituzione di personale in
maternità (soprattutto nelle grandi imprese). Non si segnalano particolari problemi in
termini di organizzazione interna (segnalati soprattutto dalle imprese industriali) o di
rapporti con colleghi/clienti/fornitori.
Le valutazioni delle imprese sulle differenze di genere nel lavoro segnalano che, in
genere, le donne sono considerate più attente agli aspetti relazionali e dotate di maggiori
capacità di comunicazione, oltre che più precise, veloci e fedeli all’azienda, mentre gli
uomini sono considerati più competenti dal punto di vista tecnico e più flessibili. Non
siamo in grado di verificare se queste affermazioni sono basate su dati di fatto o su
stereotipi culturali, che risultano ancora molto presenti secondo altre ricerche sul settore
manifatturiero.
Un giudizio critico è stato dato dagli intervistati in relazione all’offerta formativa del
territorio: la carenza di scuole tecniche e lo scarso collegamento con il sistema produttivo
locale sono considerati i limiti principali. Si lamenta anche la scarsa offerta formativa per
figure di alto livello e le carenze per quanto riguarda la formazione linguistica e
informatica.
In relazione alle politiche per favorire la presenza femminile nelle professioni
tecniche, gli intervistati sottolineano le politiche di formazione e qualificazione; seguono le
politiche di offerta di servizi per aiutare le donne mantenere una presenza più continuativa
nel lavoro e quelle di orientamento verso le ragazze nella scelta del percorsi di studi dopo
la scuola dell’obbligo. Anche gli incentivi all’assunzione di donne e la revisione degli orari e
dell’organizzazione del lavoro sono segnalate come rilevanti. Nelle interviste dirette, gli
imprenditori hanno sottolineato inoltre la necessità di promuovere una nuova immagine
del lavoro industriale che, con le nuove tecnologie, presenta sempre meno condizioni di
lavoro disagiate.
Per quanto riguarda le prospettive future, tutti gli imprenditori intervistati hanno
sottolineato come l’occupazione femminile, soprattutto nelle professioni tecniche, non
possa che aumentare: le nuove tecnologie e l’internazionalizzazione dei mercati richiedono
sempre di più competenze di tipo informatico, conoscenza delle lingue, precisione e
10
affidabilità, tutte caratteristiche in cui spesso le donne primeggiano. E’ invece meno
rilevante rispetto al passato il “mestiere”, la conoscenza che deriva da una lunga
esperienza diretta in produzione che portava in passato a privilegiare la manodopera
maschile.
3. CONCLUSIONI E IMPLICAZIONI PER LE POLITICHE
Non era tra gli obiettivi di questo lavoro un’analisi dettagliata delle politiche per
promuovere l’occupazione femminile. Tuttavia alcune interessanti implicazioni di policy
emergono in modo chiaro sia dall’analisi della domanda di lavoro e delle scelte di
investimento in istruzione e formazione dell’offerta di lavoro femminile, che dalla
discussione con i rappresentanti delle parti sociali.
Si rileva soprattutto una ancora elevata segregazione femminile sia
nell’occupazione che nelle scelte scolastiche e formative, oltre che una presenza di
stereotipi di genere in merito alle possibilità di inserimento femminile, soprattutto nelle
professioni tecniche industriali; stereotipi che non sembrano riguardare solo le imprese,
ma anche le stesse ragazze e le loro famiglie5.
Sono dunque necessarie azioni di sensibilizzazione, di informazione e di
orientamento volte a promuovere una nuova immagine del lavoro industriale e delle
potenzialità dell’offerta di lavoro femminile soprattutto per le professioni di tipo tecnico.
Queste azioni devono coinvolgere tutti gli attori del sistema locale: le imprese e le loro
rappresentanze, il sistema scolastico e formativo, le ragazze e le loro famiglie. Le azioni di
promozione e orientamento possono inizialmente far leva sui casi di successo (che sono
ormai numerosi nel contesto provinciale) e sulla creazione di reti più strette ed integrate
tra sistema scolastico e formativo e sistema delle imprese.
Le attività di orientamento e di promozione devono però andare di pari passo con
politiche di sostegno all’occupazione femminile attraverso l’offerta di formazione e
riqualificazione professionale, di incentivi al lavoro part-time, di servizi di cura per
consentire alle donne con famigliari a carico la continuità nel lavoro, di servizi di
consulenza alle imprese per facilitare l’introduzione di forme più innovative di gestione e
5 La presenza di stereotipi di genere che influenzano le scelte scolastiche delle ragazze e dei ragazzi emerge con forza da una ricerca condotta dalla Consulta Femminile Provinciale intervistando una ventina di ragazze all’ultimo anno di scuola superiore in provincia di Varese. La scelta della scuola dopo la terza media viene operata nell’ambito di “una concezione culturale, anch’essa profondamente radicata nella società e nelle persone, che segmenta i mercati del lavoro in “femminili “ e “maschili”, influenza le scelte, indirizza i percorsi in cui tradizionale è la presenza femminile;per cui la “segregazione formativa”, seppur in presenza di una scolarità femminile numericamente superiore alla componente maschile, persiste ed è un fenomeno rilevante…” (B. Mapelli , Le aspettative delle giovani tra scuola e lavoro:significato e analisi della ricerca, intervento al Convegno “Giovani donne: quale futuro” del 11 aprile 2002, promosso dalla Provincia di Varese, Consulta Femminile)
11
sviluppo delle risorse umane e degli orari di lavoro (come il part-time o i cosiddetti “orari
amichevoli”) che sostengano la presenza femminile anche in mansioni tradizionalmente
maschili. Si tratta di servizi che richiedono un intervento su più piani, sia pubblico
(attraverso politiche attive del lavoro e servizi di cura che sostengano il lavoro femminile)
che privato. Anche le parti sociali e le stesse aziende possono infatti avere un ruolo
rilevante a questo proposito favorendo la sperimentazione di azioni positive e interventi di
riformulazione degli orari di lavoro oltre che l’offerta di servizi aziendali6. E’ comunque
importante che nell’offerta di servizi di cura si mantenga una costante attenzione alla
qualità del servizio e alla diffusione nel territorio, per evitare che fasce di popolazione ne
vengano escluse7.
I cambiamenti culturali richiedono tempo per diffondersi, ma sicuramente le
crescenti difficoltà delle imprese nel reperimento di manodopera maschile e l’innovazione
tecnologica, che richiede sempre più competenze tradizionalmente considerate femminili
nelle professioni tecniche, faciliteranno l’inserimento delle donne in queste professioni
contribuendo alla rimozione degli stereotipi attraverso l’aumento del numero di imprese
che “sperimenteranno” dal vivo l’inserimento femminile in posizioni tradizionalmente
maschili.
La promozione di sperimentazioni e di campagne promozionali che favoriscano
l’occupazione femminile anche in settori e mansioni tradizionalmente maschili dovrebbe
accelerare questi cambiamenti.
6 Un esempio di recente riorganizzazione degli orari di lavoro, che ha tenuto conto sia delle esigenze aziendali che di quelle delle lavoratrici, è quello realizzato da Whirpool in provincia di Varese. Altri esempi di buone prassi aziendali nella sperimentazione di orari amichevoli e/o nell’offerta di servizi aziendali per le proprie dipendenti sono presentati nel volume di M. Piazza, A Ponzellini, E Provengano e A. Tempia (1999), Riprogettare il tempo, Edizioni Lavoro, Roma. Sulle politiche aziendali di conciliazione in vece si veda il progetto “LavoroAmico” coordinato da A.M. Ponzellini e A. Tempia per la Regione Lombardia. 7 E’ questa la preoccupazione delle organizzazioni sindacali in relazione alla recente legge regionale di incentivo ai nidi aziendali, che rischierebbe di escludere dai servizi larghe fasce di popolazione (inoccupati, occupati in piccole e medie aziende), se questi non sono opportunamente integrati e aperti al territorio.
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PARTE I:
POSIZIONE FEMMINILE NEL MERCATO DEL LAVORO
E GRADO DI SEGREGAZIONE IN PROVINCIA DI VARESE
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14
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INTRODUZIONE
Nell’ultimo decennio il mercato del lavoro ha subito dei cambiamenti rilevanti sia
dal lato della domanda di lavoro che da quello dell’offerta e questi mutamenti hanno
coinvolto in modo particolare le donne.
Dal lato della domanda di lavoro si è assistito ad un incremento della richiesta di
figure professionali legate al settore dei servizi e, contemporaneamente, si è registrato un
aumento dell’offerta di lavoro femminile. In sostanza, con lo sviluppo del terziario si è
venuta a creare una convergenza tra caratteristiche soggettive e attitudini dell’offerta di
lavoro femminile e i fabbisogni delle imprese.
Anche l’evoluzione verso nuove forme contrattuali, quali il tempo determinato, le
varie tipologie di part-time e i contratti di collaborazione, ha indubbiamente favorito
l’ingresso nel mercato del lavoro delle donne.
L’analisi che segue sarà volta ad individuare se, e in che misura, questi mutamenti
hanno riguardato la Provincia di Varese.
Al fine di individuare le tendenze generali del mercato del lavoro per le donne nella
Provincia di Varese si utilizzeranno i dati delle Forze Lavoro ISTAT dal 1993 al 2001 (per
ragioni di comparabilità dei dati) che ci permetteranno di analizzare le variazioni nei tassi
di attività, di occupazione e di disoccupazione.
Tale analisi sarà poi approfondita attraverso l’esame dei flussi degli avviamenti per
settore, per qualifica e per tipologia di contratto, per la provincia nel suo insieme e,
scendendo più nel dettaglio, per le singole circoscrizioni e, inoltre, attraverso l’evidenza
delle principali caratteristiche dell’utenza femminile dei Centri per l’Impiego.
Evidenziate le peculiarità del mercato del lavoro femminile in Provincia di Varese,
l’analisi si concentrerà sul grado di segregazione occupazionale di genere, con l’utilizzo di
indicatori specifici di misurazione di tale fenomeno.
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CAPITOLO I:
STRUTTURA E TENDENZE DEL MERCATO DEL LAVORO
IN PROVINCIA DI VARESE
1.1 IL LAVORO FEMMINILE IN PROVINCIA DI VARESE
1.1.1 Partecipazione delle donne al mercato del lavoro
I dati delle Forze Lavoro ISTAT permettono di analizzare l’evoluzione del quadro
della popolazione per condizione lavorativa dal 1993 al 2001 e di effettuare un confronto
tra le dinamiche intervenute per la provincia di Varese e per la Lombardia. Come mostra la
tabella 1.1, le forze di lavoro sono aumentate sia nella provincia di Varese sia in
Lombardia e la crescita è in larga misura determinata da un aumento della partecipazione
al mercato del lavoro da parte della componente femminile (+11% Lombardia; +10%
Varese). Il dato di aumento dell’offerta di lavoro femminile viene confermato sia a livello
nazionale che europeo e risulta legato ai mutamenti socio-culturali intervenuti nel
decennio: si è indebolito il modello tradizionale di divisione del lavoro nella famiglia ed è
cambiata la concezione del lavoro che non è più solamente un mezzo per guadagnarsi da
vivere ma anche un canale di realizzazione personale e di riconoscimento sociale.
Il trend del numero di occupati risulta positivo, in particolare per le donne che, in
provincia di Varese, sono passate da 125 mila occupate nel 1993 a 143 mila nel 2001
facendo registrare una crescita del 14.4% (leggermente più pronunciata la crescita in
Lombardia +15%). D’altro canto, risultano in calo le persone in cerca di occupazione che
nel 2001, in provincia di Varese, risultano circa 19 mila ( 24 mila nel 1993) di cui 12 mila
donne (15 mila nel 1993). Percentualmente più rilevante la diminuzione delle persone in
cerca di lavoro in Lombardia (-34%). Complessivamente, dunque, la situazione
lavorativa, in particolare per le donne, risulta migliorata nel periodo considerato sia in
Lombardia sia in provincia di Varese: le donne si propongono molto di più nel mercato del
lavoro e sono riuscite ad occupare gran parte dei posti di lavoro che si sono creati.
L’aumento della partecipazione femminile al mondo del lavoro risulta
particolarmente importante considerando il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. Le persone che non fanno parte delle forze di lavoro e in età non lavorativa
(oltre i 65 anni) dal 1993 al 2001 hanno subito un incremento consistente a Varese
(+11%) e, in misura ancora più rilevante in Lombardia (+23%); appare chiaro che per far
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fronte alle richieste delle imprese e per sostenere il sistema pensionistico italiano la nuova
forza lavoro femminile costituisce una risorsa importante.
Tabella 1.1 Popolazione di 15 anni e oltre per condizione lavorativa –Variazioni 1993/2001
Dati espressi in migliaia e variazioni percentuali
Scendendo più nel dettaglio, nel 2001 risulta un tasso d’attività, ovvero il
rapporto tra le forze lavoro e la popolazione di almeno 15 anni, femminile in Provincia di
Varese del 42.5%, superiore di oltre un punto percentuale rispetto alla media regionale e
di ben 6 punti superiore al valore per l’Italia. Sebbene lo scarto con la componente
maschile sia rilevante (63.5% tasso d’attività maschile), Varese conferma, ed anzi
incrementa, una certa caratterizzazione femminile dell’offerta di lavoro1. Considerando la
serie storica dal 1993 si nota che la componente femminile è sempre stata
particolarmente presente nel mercato del lavoro varesino, mantenendo un tasso d’attività
costantemente superiore, tranne nel 2000, alla media regionale. Dal grafico 1.1 si può
notare il trend di crescita del tasso d’attività femminile sia per la Provincia di Varese sia
per la Lombardia, ad indicare un aumento della offerta di lavoro da parte delle donne negli
anni e un desiderio di maggiore partecipazione al mercato del lavoro.
1 Si veda LIUC-IRS (2001)
1993 2001 variazione % ‘93/’01
Provincia di Varese Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale
OCCUPATI 198 125 324 209 143 352 5,6 14,4 8,6
IN CERCA DI OCCUPAZIONE 8 15 24 7 12 19 -12,5 -20,0 -20,8
FORZE DI LAVORO 206 141 347 216 155 371 4,9 9,9 6,9
TOTALE NON FORZE LAVORO 122 218 340 124 210 334 1,6 -3,7 -1,8
-in età lavorativa 79 143 222 74 129 203 -6,3 -9,8 -8,6
-in età non lavorativa 43 75 118 50 81 131 16,3 8,0 11,0
TOTALE POPOLAZIONE PRESENTE 328 359 687 340 365 706 3,7 1,7 2,8
Lombardia Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale Uomini Donne Totale
OCCUPATI 2322 1377 3699 2374 1585 3959 2,2 15,1 7,0
IN CERCA DI OCCUPAZIONE 97 134 231 61 92 153 -37,1 -31,3 -33,8
FORZE DI LAVORO 2419 1511 3930 2435 1677 4112 0,7 11,0 4,6
TOTALE NON FORZE LAVORO 1226 2432 3658 1353 2383 3736 10,4 -2,0 2,1
-in età lavorativa 779 1647 2426 771 1448 2220 -1,0 -12,1 -8,5
-in età non lavorativa 447 785 1232 582 934 1516 30,2 19,0 23,1
TOTALE POPOLAZIONE PRESENTE 3645 3943 7588 3788 4060 7848 3,9 3,0 3,4
Fonte: nostre elaborazioni su dati forze lavoro - ISTAT
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Fonte: provincia di Varese – Settore Politiche del Lavoro e Formazione Professionale
Ovviamente, le forze di lavoro risultano concentrate nella fascia d’età centrale dai
30 ai 49 anni sia per gli uomini che per le donne (60% uomini; 59% donne). La forte
presenza sul mercato del lavoro delle donne in questa fascia d’età ci suggerisce che
sempre meno si realizza discontinuità nel percorso lavorativo nella fase della maternità e
ciò non può dunque costituire un fattore di grande differenziazione rispetto ai percorsi
professionali maschili.
Per effetto dell’uscita dal mercato del lavoro da parte delle donne anticipata
rispetto a quella degli uomini si notano, nella tabella che segue, differenze di genere per le
fasce d’età 50-64 (17.8% uomini; 15.4% donne) e oltre i 65 anni (1.7% uomini; 0.8%
donne). Le giovani donne, invece, costituiscono il 25% del totale della forza lavoro
femminile, segno che le nuove generazioni partecipano sempre più al mercato del lavoro.
Tabella 1.2 Provincia di Varese – Forze di lavoro per sesso e fasce d’età
media 2001 (valori in migliaia e composizione percentuale)
Grafico 1.1 Tasso di attività femminile
38,338,5 38,6
39,0 38,9
39,9
40,340,6
41,3
39,2
40,2
39,4
40,040,3
42,0 42,0
40,1
42,5
38,0
39,0
40,0
41,0
42,0
43,0
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
LOMB VA
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
valore assoluto composizione percentuale
Fasce d'eta Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
15-29 44,5 38,6 83,0 20,6 24,9 22,3
30-49 129,7 91,6 221,3 60,0 59,0 59,6
50-64 38,4 23,9 62,3 17,8 15,4 16,8
65 ed oltre 3,6 1,2 4,7 1,7 0,8 1,3
Totale 216,1 155,3 371,4 100,0 100,0 100,0
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20
1.1.2 L’occupazione in Provincia di Varese
L’espansione della forza lavoro femminile in Provincia di Varese è stata assorbita
dalla crescita occupazionale che ha consentito un aumento del tasso d’occupazione,
ovvero il rapporto tra occupati e popolazione di almeno 15 anni, femminile che nel 2001
risulta del 39.2%. Dal grafico che segue si nota che sia per Varese, sia per la Lombardia il
trend di lungo periodo è di una crescita del tasso d’occupazione femminile dal 35% del
1993 al 39% circa del 2001. Inoltre, possiamo notare che il tasso d’occupazione femminile
per Varese è rimasto sempre sopra la media della Lombardia dal 1993, tranne nel 2000,
ad indicare una maggiore caratterizzazione femminile dell’occupazione per la provincia di
Varese.
Grafico 1.2 Tasso di occupazione femminile
34,9 34,9 35,135,5 35,5
36,4
37,437,9
39
35
35,6 35,7
36,5
35,6
36,9
38,5
36,8
39,2
34
35
36
37
38
39
40
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Lombardia
Varese
Fonte: provincia di Varese – Settore Politiche del Lavoro e Formazione Professionale
Confrontando i tassi d’occupazione femminili con quelli relativi alla popolazione
maschile ci accorgiamo che nel 2001 il gender gap, ovvero la differenza tra i tasso
d’occupazione maschile e tasso d’occupazione femminile, risulta piuttosto elevato (Varese
22.2%; Lombardia 23.7%), anche se in diminuzione dal 1993 al 2001. Sia per Varese, sia
per la Lombardia si evidenzia chiaramente un trend di diminuzione delle differenze tra i
generi in termini occupazionali. Varese mostra un gender gap costantemente inferiore al
valore per la Lombardia, tranne il picco del 2000, segno che le differenze di genere in
termini occupazionali risultano più contenute per la provincia di Varese.
-
21
Grafico 1.3 Gender gap nei tassi di occupazione
25,4
26,7
25,4
23,1
25,8
24,3
23,2
26
22,2
28,8
27,5 27,2
26,4 26,225,5
24,824,4
23,7
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
Varese
Lombardia
Fonte: nostre elaborazioni su dati – forze lavoro ISTAT
Analizzando in modo più dettagliato i dati relativi all’occupazione femminile nel
2001 possiamo evidenziare le principali caratteristiche, che verranno approfondite in
seguito, in riferimento alle fasce d’età, alla tipologia d’impiego e al settore d’attività.
I tassi d’occupazione più elevati per le donne della Provincia di Varese si registrano
per la fascia tra i 25 e i 29 anni (71.2%), mentre i valori più bassi sono quelli relativi alle
giovani donne tra i 15 e i 24 anni (24.5%). Rispetto alla componente maschile appare
evidente il differenziale nei tassi di occupazione nella fascia tra i 30 e i 64 anni (78.4%
uomini vs. 52.3% donne), sicuramente causato dal fatto che l’età pensionabile per le
donne è inferiore a quella maschile e, almeno in parte, legato ai problemi di gestione della
vita familiare (cura dei figli, anziani a carico) che, si suppone, una donna in questa fascia
d’età si trova a dover affrontare. La situazione appare analoga in Lombardia dove, però, si
rileva un tasso di occupazione decisamente più elevato per le giovani donne (24.5 Varese
vs. 35.8 Lombardia). Considerando la popolazione in età lavorativa (15-64) il tasso di
attività femminile si attesta al 50% circa sia in provincia di Varese sia in Lombardia,
ancora lontano dal 60% fissato come obiettivo dall’Unione Europea a Lisbona da
raggiungere entro il 2010 per la media dei paesi europei.
-
22
Tabella 1.3 Tassi di occupazione per fasce d’età – 2001
I dati per tipologia d’impiego indicano la presenza di una differente
composizione per uomini e donne: solo il 17.4% delle donne ha un lavoro indipendente
contro il 27.8% della componente maschile.
L’occupazione femminile è concentrata nel settore dei servizi, dove risulta un
differenziale elevato rispetto agli uomini (67.4% del totale delle donne; 45.9% per gli
uomini) mentre risultano più numerosi gli uomini impiegati nel settore industriale (52.2%
uomini; 31.9% donne). L’agricoltura pesa poco in termini occupazionali nella provincia di
Varese (solo 1.4%) e, ancora meno considerando solo la componente femminile (0.7%).
Tabella 1.4 Occupati per settore di attività e sesso – Varese 2001
1.1.3 Caratteristiche della disoccupazione
Nel 2001 la situazione delle donne appare migliorata anche in termini di
disoccupazione. Contrariamente alla tendenza che si evidenzia per la componente
maschile, il tasso di disoccupazione, ossia il rapporto tra persone in cerca d’occupazione
e le forze lavoro, della componente femminile, dopo il picco raggiunto nel 1998, risulta in
calo. Il valore del 2001 (7.8%) rimane comunque al di sopra della media regionale
Fonte: annuario statistico on-line della provincia di Varese – elaborazioni su dati ISTAT
15-24 25-29 30-64 15-64 Totale
Maschi 32,2 79,2 78,4 71,7 61,4
Varese Femmine 24,5 71,2 52,3 50,2 39,2
Totale 28,3 75,4 65,4 61,0 49,9
Maschi 42,1 83,4 78,7 73,7 62,7
Lombardia Femmine 35,8 72,5 50,1 50,5 39
Totale 39 78 64,5 62,2 50,4
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT – forze lavoro
Maschi Femmine Totale
Val. assoluto Peso % Val. assoluto Peso % Val. assoluto Peso %
TOTALE 209 100 144 100 353 100
dipendenti 151 72,2 119 82,6 270 76,5
indipendenti 58 27,8 25 17,4 83 23,5
AGRICOLTURA 4 1,9 1 0,7 5 1,4
INDUSTRIA 109 52,2 46 31,9 155 43,9
trasformazioni industriali 83 39,7 43 29,9 126 35,7
costruzioni 24 11,5 3 2,1 27 7,6
altro 2 1 0 0 2 0,6
SERVIZI 96 45,9 97 67,4 193 54,7
commercio 27 12,9 24 16,7 51 14,4
altro 69 33 73 50,7 142 40,3
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23
(5.5%) e risulta di molto superiore al tasso di disoccupazione maschile (3.3%). Anche in
termini di disoccupazione si rilevano differenze di genere di una certa entità.
Grafico 1.4 Tasso di disoccupazione femminile
Fonte: provincia di Varese – Settore Politiche del Lavoro e formazione Professionale
Delle 19 mila persone che in provincia di Varese nel 2001 hanno svolto azioni di
ricerca di un’occupazione il 63% risultavano donne. Tra le donne la maggioranza rientra
nel sottoinsieme “altre persone in cerca di occupazione” (54%), ovvero si sono dichiarate
casalinghe, studenti, ritirati dal lavoro, mentre la maggior parte degli uomini risultano
disoccupati in senso stretto (64%), ovvero coloro che avevano un lavoro ma lo hanno
lasciato o perso e ne stanno cercando un altro.
Tabella 1.5 Provincia di Varese - Persone in cerca di occupazione per sesso e tipologia
media 2001 (valori in miglia ia e composizione percentuale)
Fonte: nostre elaborazioni su dati forze lavoro – ISTAT
La disoccupazione femminile nella Provincia di Varese è concentrata nella fascia
d’età più bassa (15-24) con un tasso di disoccupazione che supera il 20% mentre risulta
10,8
11,4
9,4
8,6
11,6
12,2
8,58,3
7,8
8,9
9,59,1
8,9 8,9
7,4
6,7
5,5
9,2
5,0
6,0
7,0
8,0
9,0
10,0
11,0
12,0
13,0
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
VALOMB
valore assoluto composizione % % donneTotale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine
Persone in cerca di occupazione 19,2 7 12,1 100 100 100 63,0Di cui disoccupati 8,3 4,5 3,8 43,2 64,3 31,4 45,8Di cui in cerca di prima occupazione 3,1 1,2 1,9 16,1 17,1 15,7 61,3Altre persone in cerca di occupazione 7,8 1,3 6,5 40,6 18,6 53,7 83,3
-
24
contenuta per le donne dai 30 ai 64 anni d’età (5.3%). Le stesse tendenze si evidenziano
in riferimento alla disoccupazione maschile e per la Lombardia.
Tabella 1.6 Tassi di disoccupazione per fasce d’età – 2001
Fonte: annuario statistico on-line della provincia di Varese – elaborazioni su dati ISTAT
In provincia di Varese nel 2001 la ricerca di un lavoro per la fascia d’età più bassa
ha riguardato per la maggior parte persone con un diploma di scuola media superiore, in
particolare donne (55% delle donne, 41% uomini). Il titolo di studio risulta più basso man
mano che si considerano fasce d’età più elevate: il 48% delle persone in cerca di
occupazione nella fascia 30-49 ha una licenza di scuola media inferiore mentre per la
fascia 50-64 anni si ha una prevalenza di persone senza alcun titolo di studio ( 47%). Da
rilevare che nell’ultima fascia d’età il 70% delle donne in cerca di occupazione non ha
alcun titolo di studio mentre l’analoga percentuale per gli uomini è appena del 14% .
Tasso di disoccupazione
15-24 25-29 30-64 15-64 Totale
Maschi 14,7 8,9 1,8 3,3 3,3
Varese Femmine 20,9 15,6 5,3 7,9 7,8
Totale 17,5 12 3,3 5,2 5,2
Maschi 8,8 6,1 1,5 2,5 2,5
Lombardia Femmine 11,4 7,9 4,6 5,5 5,5
Totale 10 6,9 2,7 3,7 3,7
-
25
Tabella 1.7 Provincia di Varese - Persone in cerca di occupazione per sesso, classe d'età e titolo di studio media 2001 (valori in migliaia e composizione percentuale)
valore assoluto composizione %
15-29 M F T M F T
Senza titolo di studio 0,2 0 0,2 5,1 0,0 2,0
Licenza scuola media inferiore 1,4 1,7 3,1 35,9 28,3 31,0
Diploma scuola media superiore 1,6 3,3 4,9 41,0 55,0 49,0
Titolo di studio superiore 0,6 1 1,7 15,4 16,7 17,0
Totale 3,9 6 10 100,0 100,0 100,0
30-49 M F T M F T
Senza titolo di studio 0,5 0,5 1 20,8 9,8 13,3
Licenza scuola media inferiore 1,4 2,2 3,6 58,3 43,1 48,0
Diploma scuola media superiore 0,4 1,9 2,4 16,7 37,3 32,0
Titolo di studio superiore 0 0,5 0,5 0,0 9,8 6,7
Totale 2,4 5,1 7,5 100,0 100,0 100,0
50-64 M F T M F T
Senza titolo di studio 0,1 0,7 0,8 14,3 70,0 47,1
Licenza scuola media inferiore 0,4 0 0,4 57,1 0,0 23,5
Diploma scuola media superiore 0,2 0,4 0,6 28,6 40,0 35,3
Titolo di studio superiore 0 0 0 0,0 0,0 0,0
Totale 0,7 1 1,7 100,0 100,0 100,0
Totale M F T M F T
Senza titolo di studio 0,9 1,1 2 12,9 9,1 10,4
Licenza scuola media inferiore 3,2 3,9 7,1 45,7 32,2 37,0
Diploma scuola media superiore 2,3 5,6 7,9 32,9 46,3 41,1
Titolo di studio superiore 0,6 1,6 2,2 8,6 13,2 11,5
Totale 7 12,1 19,2 100,0 100,0 100,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati forze lavoro – ISTAT
In prima battuta possiamo quindi concludere che la situazione lavorativa per le
donne nella Provincia di Varese è migliorata nel periodo considerato, evidenziando una
tendenza positiva sia nei confronti del gap con la media regionale sia in termini di
differenze tra i generi. La Provincia di Varese, comunque, continua a presentare il tasso di
disoccupazione femminile più alto in tutta la Lombardia. Il dato di disoccupazione, però,
non deve essere interpretato esclusivamente come difficoltà d’inserimento nel mondo del
lavoro da parte della componente femminile, ma anche come segnale della forte e
costante crescita dell’offerta di lavoro femminile e come indicatore di determinazione ad
entrare o ritornare nel mercato del lavoro, nonostante le difficoltà e anche a prezzo della
disoccupazione.
Nel mercato del lavoro varesino, inoltre, permangono forti segnali di segregazione
femminile in termini di gender gap nei tassi di occupazione che, sebbene risultino in calo e
più contenuti rispetto ai valori rilevati per la Lombardia, è auspicabile continuino a
ridimensionarsi nel corso dei prossimi anni.
-
26
Grafico 1.5
1.2 L’UTENZA FEMMINILE DEI CENTRI PER L’IMPIEGO IN PROVINCIA DI VARESE
I dati del 2001 relativi agli iscritti al collocamento nella provincia di Varese2
indicano che sono soprattutto le donne ad utilizzare i servizi offerti dai centri per l’impiego
nella ricerca di lavoro: la componente femminile rappresenta oltre il 70% del totale degli
iscritti, dato, peraltro, praticamente invariato rispetto al 1991. L’elevata presenza
femminile nelle iscrizioni al collocamento riflette le maggiori difficoltà che incontrano le
donne nella ricerca di un’occupazione rispetto agli uomini; come sottolineato nel
precedente paragrafo, infatti, la disoccupazione femminile nella provincia di Varese è
notevolmente più alta di quella maschile. D’altro canto, la caratterizzazione femminile
degli utenti dei centri per l’impiego potrebbe ricondursi anche a comportamenti diversi tra
i due sessi in riferimento ai canali di ricerca di un impiego.
Risulta interessante analizzare la composizione per qualifica delle iscrizioni al
collocamento e la variazione intervenuta tra il 1991 e il 2001. Diminuiscono del 4.10% le
2 Nel presente lavoro facciamo riferimento ai dati delle iscrizioni al collocamento relativi alla prima classe, ovvero riferiti alle persone in cerca di prima occupazione e ai disoccupati con precedenti lavorativi
-
27
donne iscritte come operaie non qualificate, anche se continuano a costituire la
componente prevalente (40.4% delle iscritte). Anche per gli uomini la categoria degli
operai non qualificati registra la quota più elevata (38.8%) anche se in calo di quasi il
20% dal 1991. Le fasce più deboli sono ancora quelle che ricorrono in maniera
preponderante al servizio pubblico per avere un aiuto nella ricerca di un impiego e quelle
che più delle altre risentono del fenomeno della disoccupazione. In calo, solo per la
popolazione femminile, anche gli operai qualificati che nel 2001 rappresentano quasi il
22% sul totale delle donne iscritte mentre gli uomini in questa categoria risultano in
aumento del 10%. In aumento la categoria degli impiegati, soprattutto uomini (24%;
donne 3.6%). La quota di donne in questa categoria, comunque, continua a superare
l’analoga quota maschile (38% vs 33%). In particolare, risultano più che raddoppiate le
impiegate nei servizi (da 628 unità a 1391 unità). Questo dato sembra indicare che anche
le donne con un certo livello d’istruzione, si rivolgono ai centri per l’impiego per la ricerca
di lavoro.
La variazione nella composizione delle donne iscritte in base alle fasce d’età è di
una certa rilevanza. Le giovani donne che utilizzano il servizio pubblico all’impiego sono
passate dalle 6701 unità a 2547, facendo registrare nel decennio una variazione negativa
del 62%; per contro, sono aumentate del 72% le donne oltre i 30 anni che si rivolgono
agli sportelli dei centri per l’impiego della provincia di Varese. Nel 2001 le ragazze sotto i
25 anni rappresentano solo il 16.6% delle iscritte mentre le donne dai 30 anni in avanti,
svantaggiate nella ricerca di un impiego, raggiungono il 72.5%. Gli uomini iscritti sotto i
29 anni risultano in calo mentre sono in aumento del 90% i disoccupati sopra i 30 anni.
La variazione nella composizione degli iscritti per fasce d’età riflette il
cambiamento, intervenuto nel decennio considerato, tra persone in cerca di prima
occupazione e disoccupati con precedenti lavorativi. Nel 2001 le donne disoccupate
costituiscono l’82.5% del totale delle iscritte, mentre le donne in cerca della prima
occupazione risultano in calo rispetto al 1991 del 43% arrivando a solo al 17.5%. La
stessa tendenza si rileva per la componente maschile.
-
28
Tabella 1.8 Provincia di Varese - Iscritti al collocamento 1991/2001 Dati di stock a fine anno relativi alla prima classe per tipologia e qualifica
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Risulta interessante anche analizzare la composizione per settore dei dati del
collocamento e, in questo caso si deve limitare l’analisi alle sole donne al rientro nel
mercato del lavoro3. La classificazione per settore nel 2001 evidenza la seguente
composizione:
• In calo rispetto al 1991 il peso del settore industriale che nel 2001 raggiunge
quota 32.6% quale percentuale di disoccupate in questo settore.
• In crescita dal 1991 al 2001 risulta, invece, la quota riguardante la categoria
“altre attività”, e dunque i servizi, che arriva a costituire il 23% del totale.
• L’incidenza delle donne iscritte nel settore agricolo è irrilevante mentre quasi la
metà delle disoccupate non viene classificata in un settore specifico al momento
dell’iscrizione.
La situazione per gli uomini, invece, è rimasta sostanzialmente stabile nel periodo
considerato.
3 Quasi il 75% delle donne alla ricerca della prima occupazione non viene classificata in alcun settore al momento dell’iscrizione
2001 composizione % variazione 1991/2001Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Totale 100,0 100,0 100,0 -0,6 -0,9 -0,8
Tipologia
Disoccupati 84,3 82,5 83,0 21,9 17,9 19,1
In cerca di prima occupazione 15,7 17,5 17,0 -50,1 -43,5 -45,4
Qualifica
Operai qualif. 28,4 21,6 23,6 10,0 -2,4 1,7
Operai non qualif. 38,8 40,4 39,9 -19,9 -4,1 -9,2
Impiegati 32,8 38,0 36,5 24,4 3,6 8,4
Fasce d'età
Meno di 25 anni 26,3 16,6 19,5 -46,7 -62,0 -57,1
Tra 25 e 29 anni 9,6 10,8 10,5 -45,5 -28,2 -33,8
Maggiori di 30 anni 64,0 72,5 70,1 90,8 72,2 76,8
-
29
Tabella 1.9 Provincia di Varese – disoccupati iscritti al collocamento Dati di stock a fine anno relativi alla prima classe per settore
1.3 LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE FEMMINILE E IL GRADO DI
FLESSIBILITÀ
1.3.1 Cambiamenti nell’occupazione femminile nell’ultimo decennio
Raffrontando i dati relativi ai flussi degli avviamenti e delle cessazioni del 2001
con quelli del 1991 si nota che il quadro per settore è notevolmente variato nel decennio.
La situazione delle donne in cerca di lavoro nel 1991 risultava critica in quanto il flusso dei
cessati nell’anno superava di ben 3078 unità gli avviati dello stesso anno. La forte perdita
di posti di lavoro nell’industria, con un saldo negativo per le donne di 3500 unità, non
veniva compensata dalla creazione di nuovi posti di lavoro nei servizi (saldo positivo di
sole 223 unità). Nel 2001 i dati dei centri per l’impiego della provincia mostrano, invece,
una ripresa dell’economia varesina sostenuta dalla crescita dei servizi. L’occupazione
femminile nell’industria continua ad avere segno negativo (-1506 unità) ma la crescita dei
servizi, con un saldo positivo di 3883 donne avviate, compensa ampiamente la perdita di
posti di lavoro nel settore industriale. Va inoltre notato che, a fronte di un saldo
complessivo leggermente positivo per gli uomini (+139), i posti di lavoro aggiuntivi nel
2001 per le donne sono ben 2500.
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
1991 Composizione % 2001 Composizione %
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Agricoltura 0,7 0,2 0,3 0,7 0,2 0,3
Industria 50,6 45,8 47,2 49,6 32,6 37,6
Altre attività 15,2 19,2 18,0 17,1 23,3 21,5
Non classificabile in alcun settore 33,4 34,8 34,4 32,6 43,9 40,6
-
30
Grafico 1.6 Saldo avviati-cessati per settore – Provincia di Varese 2001
-8000
-6000
-4000
-2000
0
2000
4000
6000
8000
10000
Agricoltura Industria Altre attività Pubblica Amm. Totale
Maschi
Femmine
Totale
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Le donne, dunque, hanno saputo sfruttare le possibilità offerte dalla crescita dei
servizi e hanno risposto positivamente alla richiesta di nuove competenze, quali
l’attenzione alle relazioni interpersonali e le capacità comunicative, da parte delle imprese.
Nella società post-fordista, infatti, il sapere e la comunicazione sono diventati fattori critici
del processo produttivo e hanno trovato un riscontro positivo nelle caratteristiche
dell’offerta di lavoro femminile.
Il processo di deindustrializzazione che ha caratterizzato l’economia varesina
nell’ultimo decennio risulta evidente dalla variazione intervenuta tra il 1991 e il 2001 nella
composizione per settore del flusso degli avviati al lavoro dal collocamento. Nel 1991
le donne avviate nel settore industriale rappresentavano quasi il 43% degli avviamenti per
la componente femminile mentre dieci anni più tardi la medesima percentuale risulta
dimezzata. Come è noto, il ridimensionamento dell’industria varesina è stato, almeno in
parte, controbilanciato dalla crescita dei servizi: la quota di donne avviate al lavoro nei
servizi sale ad oltre il 78% nel 2001 dal 54% circa di dieci anni prima. Inoltre, va
sottolineato come le differenze di genere si siano ridimensionate nel decennio considerato.
-
31
Tabella 1.10 Provincia di Varese – Avviati 1991/2001
Flusso annuale per settore
Dalla tabella sopra riportata, appare comunque evidente che, ancora nel 2001, gli
uomini vengono occupati in misura superiore alle donne nel comparto industriale mentre
risulta più elevata la percentuale di donne avviate nei servizi. I dati di Manpower, società
di fornitura di lavoro temporaneo, confermano questa tendenza per la Provincia di Varese
sia nel 2001 che nel 20024. In particolare, nel 2002 i dati relativi alle missioni attivate
indicano:
• Un gender gap rilevante nel settore metalmeccanico (36.6% delle missioni
di uomini vs. 17.9% delle missioni di donne) e nel settore chimico (16% uomini vs. 7%
donne)
• Un utilizzo maggiore delle donne nella grande distribuzione (12.2% donne
vs. 4.5% uomini), nella vendita al dettaglio (5.4% donne vs 1.3% uomini) e nel servizio
(4.6% donne vs. 3.6% uomini).
Anche analizzando gli avviamenti e le cessazioni classificati in base alla qualifica
professionale emerge che la situazione lavorativa per le donne è migliorata nel decennio di
riferimento. Il 1991 vedeva un saldo negativo per qualsiasi posizione considerata, dagli
apprendisti agli impiegati, con una situazione preoccupante per le donne classificate come
operai qualificati (-2203). Il 2001, invece, evidenzia un saldo positivo per le donne in tutte
le categorie e, in particolare, per gli apprendisti e gli impiegati la componente femminile
registra avviamenti superiori alle cessazioni (rispettivamente +226 e +335 unità) mentre
per gli uomini il segno è negativo.
4 La fonte dei dati è l’Ufficio Strategie Studi e Programmazione di Manpower S.p.A. Occorre tener presente che tali dati non coprono l’intero universo dei settori e delle professioni, in quanto fanno riferimento esclusivamente alle missioni attivate dalla Manpower S.P.A. che, come società di lavoro interinale in provincia di Varese copre solo alcuni settori e categorie professionali.
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
1991 – Composizione % 2001 – Composizione %
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Agricoltura 2,1 0,6 1,5 1,7 0,4 1,1
Industria 70,4 42,9 58,7 35,1 21,1 29,3
Altre attività 26,8 53,6 38,1 63,2 78,1 69,4
Amm. Stato, enti pubblici 0,7 3,0 1,7 0,1 0,4 0,2
Totali 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
-
32
Grafico 1.7 Saldo avviati-cessati per qualifica – Provincia di Varese 2001
-1000
-500
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
Apprendisti Operaiqualificati
Operai nonqualificati
Impiegati Totale
Maschi
FemmineTotale
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Inoltre, sia i dati relativi agli avviamenti dei Centri per l’impiego sia i dati delle
missioni attivate da Manpower in provincia di Varese denotano che le donne vengono
occupate in misura superiore agli uomini come impiegate mentre risultano poco utilizzate
come operaie. Nello specifico, per le missioni attivate da Manpower nel 2002 risulta:
• La categoria degli operai rappresenta una quota del 91% sul totale delle
missioni attivate per gli uomini contro una percentuale pari a 65% per le donne
• Gli impiegati risultano il 8.6% per gli uomini mentre la quota per le donne
sale al 35%.
Tali differenze di genere nel livello di inquadramento sono connesse ai diverso
grado di istruzione di uomini e donne: la componente femminile occupata nel 2002 da
Manpower nella provincia di Varese registra livelli di istruzione più elevati rispetto agli
uomini (laurea 3.6% donne vs. 2% uomini; diploma 33.3% donne vs. 25% uomini; la
quota di donne con la sola licenza media 24.6% è, invece, inferiore al dato relativo agli
uomini 28%).
-
33
1.3.2 Un’analisi del grado di flessibilità del mercato del lavoro in provincia di
Varese
Negli ultimi anni si sono affermate esigenze di flessibilità e di “destandardizzazione”
dei rapporti di lavoro sia da parte delle imprese che da parte dei lavoratori, specialmente
donne, determinando il diffondersi di forme di lavoro “atipico”. Per quel che riguarda
l’universo del lavoro dipendente le principali forme di lavoro “atipico” sono il lavoro a
tempo determinato, atipico nel carattere temporale della prestazione, e il lavoro part-time,
atipico nell’orario di lavoro. I dati dei centri per l’impiego, relativamente al lavoro
dipendente, ci permettono di effettuare un’analisi temporale e di genere di queste forme
di flessibilità, nonché del grado di instabilità occupazionale per la provincia di Varese.
Nel paragrafo precedente abbiamo visto come la situazione occupazionale delle
donne sia notevolmente migliorata nel periodo considerato ma, analizzando in modo più
dettagliato le nuove assunzioni, ci accorgiamo che il grado di instabilità occupazionale è
alto e crescente, particolarmente per la componente femminile. Nel 2001, infatti, le donne
che sono state avviate al lavoro senza essere cancellate dalle liste del collocamento,
ovvero le donne assunte con un contratto a tempo determinato inferiore ai 4 mesi o con
un part-time sotto le 20 ore, costituiscono oltre il 56% degli avviamenti, quota
quadruplicata rispetto al 1991. Anche il livello di flessibilità delle donne nel mercato del
lavoro varesino è particolarmente elevato: nel 2001 il 72% delle donne avviate al lavoro
tramite collocamento è stata assunta con un contratto di lavoro a tempo determinato,
percentuale che dieci anni prima si aggirava attorno al 25%; il 27% ha avuto un contratto
part-time (9% nel 1991). Inoltre, la percentuale di contratti a tempo determinato
trasformati in contratti stabili risulta nel 2001 pari al 10%, dimezzata rispetto a dieci anni
prima. Le differenze di genere emergono sia rispetto al livello di instabilità occupazionale,
che per gli uomini risulta di 6 punti percentuali più contenuto rispetto alle donne, sia in
merito alla maggiore flessibilità dell’occupazione femminile in termini di orario di lavoro e
di precarietà del contratto di assunzione. I dati indicano che le trasformazioni di contratti
a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato sono leggermente superiori per
la componente femminile. Le donne, quindi, sono svantaggiate nella tipologia contrattuale
rispetto agli uomini anche se, una volta entrate in azienda, riescono ad ottenere un
contratto stabile in percentuale leggermente superiore agli uomini (10% vs. 9.5%).
-
34
Tabella 1.11 Provincia di Varese – Indici relativi agli avviamenti
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
I dati di Manpower per la Provincia di Varese confermano che il part-time risulta più
utilizzato per le donne. Nello specifico, i dati relativi al 2002 indicano che una quota del
10.8% di missioni attivate riguardanti la componente femminile sono a contratto part-time
mentre la stessa percentuale scende sotto il 5% considerando il dato per gli uomini
( 4.9%).
Per l’universo del lavoro autonomo i dati relativi alla gestione separata INPS ci
permettono di analizzare l’evoluzione del lavoro cosiddetto parasubordinato, atipico per
la natura del contratto in quanto spesso coniuga caratteristiche formali del lavoro
indipendente con tratti sostanziali propri del lavoro subordinato.
Gli iscritti alla gestione separata INPS, istituita nel 1995, si dividono in due
categorie: coloro che esercitano arti e professioni in modo abituale, anche se non
esclusivo, (professionisti) e coloro che svolgono attività di collaborazione coordinata e
continuativa (collaboratori). La gestione ha iniziato ad operare nel 1996 e prevede per gli
iscritti aliquote relativamente basse rispetto a quelle in vigore per le altre gestioni
assicurative dell’INPS, in particolare per i lavoratori dipendenti. Le aliquote attuali sono del
14% per i soggetti privi di tutela previdenziale e 10% per i pensionati e i soggetti coperti
da altre forme di previdenza.
I dati relativi al numero di iscrizioni dal 1996 al 2001 per la provincia di Varese
mostrano un incremento consistente: i lavoratori parasubordinati risultano quasi
raddoppiati (19.763 al 31 dicembre 1996 vs. 39.366 al 31 dicembre 2001) e, addirittura, i
soli collaboratori registrano una crescita superiore al 100%. Tale tipologia di lavoratori,
dunque, sta assumendo sempre maggiore peso nel panorama occupazionale della
provincia di Varese come, del resto, in tutta Italia. Nello stesso periodo, il medesimo stock
registra in Lombardia una crescita meno sostenuta (92.7% vs. 99.2%) per cui l’incidenza
dei lavoratori parasubordinati di Varese sull’insieme dell’economia lombarda cresce
dall’8.1% nel 1996 al 8.4% nel 2001. Il lavoro parasubordinato è cresciuto in misura
percentualmente più rilevante per la componente femminile (+124%) che nel 2001 arriva
1991 2001
Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale
Instabilità occupazionale 4,4 14,4 8,7 49,6 56,2 52,4
(avviati senza cancellazione/totale avviamenti *100)
Incidenza part-time 4,1 8,7 6,1 9,8 27,3 17,1
(avviati part-time/totale avviamenti*100)
Incidenza contratti a tempo determinato 25,9 24,5 25,3 70,1 72,4 71,0(avviati con contratto tempo determinato/totaleavviamenti*100)
Trasformazioni tempo det. in tempo indeterminato 19,3 21,9 20,4 9,5 10,0 9,7(contratti trasformati da tempo det ad indeterminato/totavviamenti*100)
-
35
a costituire il 45% del totale per tale tipologia contrattuale. L’elevato coinvolgimento
femminile, tipico di questa forma di impiego, risulta più marcato a Varese rispetto alla
media lombarda (45% Varese vs. 44% Lombardia), infatti l’incidenza di Varese sul totale
della Lombardia per le sole donne sale all’8.6% .
Tabella 1.12 Lavoratori parasubordinati - Provincia di Varese
Totale degli iscritti per sesso e tipologia d’iscrizione, variazione 1996/2001 in valore assoluto e percentuale.
Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS
Tabella 1.13 Lavoratori parasubordinati – Lombardia
Totale degli iscritti per sesso e tipologia d’iscrizione, variazione 1996/2001 in valore assoluto e percentuale
Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS
1996 2001 Var. valore assoluto variazione %Maschi
Collaboratori 10.289 18.900 8.611 83,7
Professionisti 1.462 2.276 814 55,7
Collaboratori/Professionisti 102 502 400 392,2
Totale 11.853 21.678 9.825 82,9
Femmine
Collaboratori 7.255 16.335 9.080 125,2
Professionisti 589 1.047 458 77,8
Collaboratori/Professionisti 66 306 240 363,6
Totale 7.910 17.688 9.778 123,6
Maschi + Femmine
Collaboratori 17.544 35.235 17.691 100,8
Professionisti 2.051 3.323 1.272 62,0
Collaboratori/Professionisti 168 808 640 381,0
Totale 19.763 39.366 19.603 99,2
1996 2001 Var. valore assoluto variazione %
Maschi
Collaboratori 130.240 229.405 99.165 76,1
Professionisti 17.433 26.203 8.770 50,3
Collaboratori/Professionisti 1.700 6.674 4.974 292,6
Totale 149.373 262.282 112.909 75,6
Femmine
Collaboratori 85.014 189.364 104.350 122,7
Professionisti 7.408 12.463 5.055 68,2
Collaboratori/Professionisti 924 3.716 2.792 302,2
Totale 93.346 205.543 112.197 120,2
Maschi + Femmine
Collaboratori 215.254 418.769 203.515 94,5
Professionisti 24.841 38.666 13.825 55,7
Collaboratori/Professionisti 2.624 10.390 7.766 296,0
Totale 242.719 467.825 225.106 92,7
-
36
Tra i lavoratori parasubordinati il peso maggiore è quello dei collaboratori che nel
2001 costituiscono il 90% del totale, con peso più consistente per le donne (92%). I
professionisti, che costituiscono il segmento più forte di questo universo, sono più
numerosi tra gli uomini con una quota del 10.5% sul totale mentre le donne professioniste
sono solo il 5.9%. Del tutto simile la situazione in Lombardia.
Tabella 1.14 Lavoratori parasubordinati – Varese e Lombardia
Composizione percentuale degli iscritti al 31 dicembre 2001 per sesso e tipologia d’iscrizione
Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS
Sulla base delle fasce d’età si evidenzia una composizione differente tra uomini e
donne. Le prime tre fasce d’età che presentano il peso maggiore per le donne sono 30-39,
25-29, 40-49 mentre gli uomini risultano mediamente più anziani in quanto sono
concentrati nelle fasce 30-39, 40-49, 50-59. Le medesime differenze di genere si
evidenziano per la Lombardia.
Tabella 1.15 Lavoratori parasubordinati - Provincia di Varese
Composizione percentuale degli iscritti per sesso, tipologia d’iscrizione ed età - 2001
Fonte: nostre elaborazioni su dati INPS
Varese Maschi Femmine Maschi + Femmine
Collaboratori 87,2 92,4 89,5
Professionisti 10,5 5,9 8,4
Collaboratori/Professionisti 2,3 1,7 2,1
Totale 100,0 100,0 100,0
Lombardia Maschi Femmine Maschi + Femmine
Collaboratori 87,5 92,1 89,5
Professionisti 10,0 6,1 8,3
Collaboratori/Professionisti 2,5 1,8 2,2
Totale 100,0 100,0 100,0
Classe di età <20 20-24 25-29 30-39 40-49 50-59 >=60 TotaleMaschi Collaboratori 0,3 4,7 11,7 26,3 20,6 20,8 15,6 100,0Professionisti 0,1 2,3 10,0 30,7 23,8 20,0 13,0 100,0Collaboratori/Professionisti 0,0 2,6 12,4 34,9 25,1 16,1 9,0 100,0Totale 0,3 4,4 11,5 27,0 21,1 20,6 15,2 100,0FemmineCollaboratori 0,5 9,0 19,7 32,2 18,3 14,0 6,3 100,0Professionisti 0,2 3,6 15,3 39,4 24,6 12,3 4,5 100,0Collaboratori/Professionisti 0,0 1,6 20,3 46,1 17,3 12,4 2,3 100,0Totale 0,4 8,6 19,5 32,8 18,7 13,9 6,1 100,0Maschi + Femmine
Collaboratori 0,4 6,7 15,4 29,0 19,6 17,7 11,3 100,0Professionisti 0,1 2,7 11,7 33,4 24,1 17,6 10,4 100,0Collaboratori/Professionisti 0,0 2,2 15,3 39,1 22,2 14,7 6,4 100,0Totale 0,4 6,3 15,1 29,6 20,0 17,6 11,1 100,0
-
37
Complessivamente, dunque, si denota una crescita dei contratti di lavoro
parasubordinati e la tendenza più evidente riguarda l’aumento dei contratti di
collaborazione per le donne tra i 25 e i 39 anni. Tale tipologia contrattuale, estremamente
flessibile, sembra costituire non solo un canale di ingresso nel mondo del lavoro per le
giovani donne ma anche una tipologia contrattuale sempre più utilizzata per consulenze
che richiedono qualifiche molto elevate e specialistiche che, naturalmente, sono
direttamente correlate all’età.
Ricordiamo i tratti tipici del rapporto di collaborazione coordinata e
continuativa:
• la continuità, ovvero il rapporto prevede un impegno costante da parte del
lavoratore e la prestazione non ha carattere occasionale
• la coordinazione, ovvero esiste un collegamento funzionale con la struttura
organizzativa del committente, il quale può dare direttive al collaboratore, nel rispetto
della sua autonomia professionale
• la personalità, ovvero per l’esecuzione della prestazione l’attività del
collaboratore ha carattere fondamentale e prevale sia sull’eventuale attività di altri sia sul
possibile utilizzo di mezzi.
Il rapporto di collaborazione si differenzia dal lavoro subordinato principalmente
perché il collaboratore non risulta inserito nell’organizzazione gerarchica dell’azienda e,
dunque, non è sottoposto alla vigilanza e alla potere direttivo del datore di lavoro ma gode
di un certo grado di autonomia in merito alle modalità e ai tempi di esecuzione della
prestazione. Nella pratica, però, spesso accade che il collaboratore, anche se formalmente
non sussiste alcun vincolo di subordinazione, sia sottoposto a direttive specifiche e
vincolanti da parte del committente, specialmente se il committente è unico, e sia di fatto
inserito nell’organizzazione aziendale con orari da rispettare e una prestazione da eseguire
a tempo pieno.
L’altra importante differenza con il lavoro subordinato si rileva in merito alle diverse
forme di tutela e garanzia che per i collaboratori sono più ristrette e comportano oneri più
contenuti per il committente. Recentemente, però, la legislazione ha cercato di garantire
prestazioni previdenziali ed assistenziali anche per i collaboratori (legge n. 335/95 per
l’iscrizione alla gestione separata INPS; D.Lgs. n. 38/00 per l’iscrizione all’Inail; l’indennità
di malattia in caso di ricovero; D.M. del 4 aprile 2002 per l’indennità di maternità e gli
assegni per il nucleo familiare).
-
38
1.4 L’OCCUPAZIONE FEMMINILE NELLE CIRCOSCRIZIONI DELLA
PROVINCIA DI VARESE
La situazione relativa al mercato del lavoro femminile nel 2001 delineata per la
provincia nel complesso nasconde differenze, anche di un certo rilievo, tra le diverse
circoscrizioni. Le circoscrizioni di Gallarate e di Luino registrano un saldo negativo
mentre in tutte le altre circoscrizioni le donne avviate al lavoro superano le cessazioni.
Tutte le circoscrizioni della provincia di Varese evidenziano un andamento negativo delle
assunzioni di donne rispetto alle cessazioni nel settore industriale ma, tranne per
Gallarate e Luino, i posti di lavoro creati nei servizi riescono a compensare ampiamente il
trend negativo dell’industria. Per Luino, invece, il saldo positivo dei servizi (+81 unità) non
riesce a colmare il calo di posti di lavoro nel settore industriale (-145 unità) mentre per
Gallarate risulta negativo anche il saldo dei servizi (-146 unità) portando il saldo
complessivo a –712 unità.
Grafico 1.8 Saldo avviamenti –cessazioni per le donne nel 2001 in base al settore
-1000
-500
0
500
1000
1500
Varese BustoArsizio
Gallarate LavenoMombello
Luino Saronno SestoCalende
Tradate
Industria
Altre attività
Totale
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Anche sulla base della qualifica, sempre facendo riferimento alla componente
femminile, si possono notare differenze tra le circoscrizioni:
• Varese, Busto Arsizio, Tradate registrano saldi positivi in tutte le categorie.
• Gallarate ha un saldo leggermente positivo per apprendisti e operai qualificati
mentre la situazione risulta preoccupante per gli operai senza qualifica; negativa anche la
situazione per gli impiegati.
-
39
• Laveno Mombello registra un saldo di poco inferiore allo zero per gli operai
specializzati, positivo per tutte le altre categorie.
• Luino ha un saldo positivo solo per la categoria degli operai non qualificati
(+74).
• Segno positivo per le qualifiche più basse nella circoscrizione di Saronno e
negativo per operai qualificati ed impiegati.
• Segno meno per il saldo di apprendisti e operai qualificati nella circoscrizione di
Sesto Calende.
Grafico 1.9 Saldo avviamenti – cessazioni per le donne nel 2001 in base alla qualifica
-800
-600
-400
-200
0
200
400
600
800
1000
1200
Varese BustoArsizio
Gallarate LavenoMombello
Luino Saronno SestoCalende
Tradate
Apprendisti
Operai qualificati
Operai non qualificati
Impiegati
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Soffermandoci sulla composizione degli avviamenti, sia per settore che per
qualifica, appare un quadro dell’occupazione femminile nel 2001 abbastanza differenziato
per le varie circoscrizioni del varesotto. La circoscrizione di Laveno Mombello è quella che
più delle altre mantiene una certa caratterizzazione industriale, con una quota di donne
avviate nel settore industriale di poco inferiore al 40% mentre la media provinciale è del
21% circa. Registrano valori superiori alla media nel settore industriale anche le
circoscrizioni di Saronno e Sesto Calende. Per contro, Busto Arsizio è la circoscrizione con
la più bassa quota di avviamenti nell’industria e la più alta quota di avviamenti nei servizi.
Sesto Calende è l’unica circoscrizione con una percentuale di avviamenti nell’agricoltura
superiore all’unità; seguono Laveno Mombello e Luino. Luino e Busto Arsizio registrano
rispettivamente 1.4% e 1.3% come quote di assunzioni nella pubblica amministrazione.
-
40
Tabella 1. 16 Provincia di Varese – Donne avviate nel 2001
Composizione percentuale degli avviamenti per settore e circoscrizione
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
La caratterizzazione settoriale della struttura produttiva delle diverse circoscrizioni
si riflette nella composizione degli avviamenti sulla base della qualifica.
Laveno Mombello, per la sua vocazione industriale, registra le più alte percentuali
nelle categorie meno qualificate (apprendisti e operai non specializzati), segue poi la
circoscrizione di Sesto Calende; la quota di donne avviate con la qualifica di impiegate è,
per Laveno, la più bassa.
La circoscrizione di Saronno ha avviato la quota più elevata di impiegate (34%),
seguita da Busto Arsizio, ma ha fatto registrare il livello più basso per gli operai
specializzati (solo 4%).
Per Varese è alta la percentuale di operai qualificati avviati nel 2001 mentre
risultano pochi rispetto alla media gli operai non specializzati che hanno trovato impiego in
questa circoscrizione. Situazione intermedia nelle varie categorie per Luino e Gallarate
mentre nella circoscrizione di Tradate la percentuale di apprendisti è la più bassa (non
raggiunge il 5%).
Agricoltura Industria Altre attività Amm.Pubblica
Varese 0,2 19,9 79,8 0,0
Busto Arsizio 0,3 16,5 81,9 1,3
Gallarate 0,4 21,1 78,1 0,4
Laveno Mombello 0,9 38,9 59,9 0,3
Luino 0,8 18,6 79,2 1,4
Saronno 0,0 22,5 77,5 0,0
Sesto Calende 1,3 23,2 75,5 0,0
Tradate 0,1 21,0 78,9 0,0
-
41
Grafico 1.10 Donne avviate al lavoro nel 2001 per circoscrizione e qualifica
5%
30%
46%
19%10%
11%
55%
24%9%
4%
53%
34%
10%
28%
41%
21%
Tradate Sesto Calende Saronno Luino
11%
6%
68%
15% 8%
27%
36%
29%
7%
28%
34%
31%
8%
51%18%
23%Apprendisti
Operaiqualif icati
Operai nonqualif icati
Impiegati
Laveno Mombello Gallarate Busto Arsizio Varese
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Per quel che attiene la tipologia contrattuale utilizzata per l’assunzione di donne
nel 2001 si rileva che la situazione peggiore è quella di Tradate dove l’indice di instabilità
occupazionale supera di 12 punti percentuali la media provinciale arrivando al 68%; il dato
riflette il massiccio ricorso a contratti a termine, mentre i contratti part-time sono inferiori
al dato della provincia ed, anzi, presentano il valore più basso tra tutte le circoscrizioni.
La circoscrizione di Saronno sembra quella che registra la minore precarietà del
lavoro femminile: l’indice di instabilità occupazionale e l’incidenza dei contratti a tempo
determinato sono i più bassi, l’incidenza del part-time risulta inferiore alla media e i
contratti trasformati in assunzioni stabili superano, anche se di poco, la media di Varese.
Sesto Calende è la circoscrizione con il più alto ricorso al tempo parziale mentre
registra valori migliori della media per le altre variabili.
Anche a Laveno Mombello e Luino sono molti i contratti part-time e anche i
contratti a tempo determinato ma le due circoscrizioni sono quelle che in misura maggiore
hanno trasformato contratti precari in assunzioni stabili (17% e 14%).
Varese e Busto Arsizio hanno valori in linea con la media ma l’utilizzo di contratti a
brevissimo termine o di poche ore settimanali è più alto che nelle altre circoscrizioni; le
trasformazioni di contratti a termine in assunzioni definitive, invece, risultano inferiori alla
media, in particolare per Busto Arsizio si evidenzia il valore più basso (7.7%).
-
42
Per Gallarate l’utilizzo di contratti a tempo determinato e part-time è più alto
rispetto alla media ma per periodi superiori a 4 mesi o per un orario settimanale di più di 20 ore; in linea con la media la quota di conferma delle assunzioni.
Tabella 1.17 Indici relativi agli avviamenti per sesso e circoscrizione 2001
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
La maggiore flessibilità dell’occupazione femminile risulta evidente anche dai dati
delle circoscrizioni. Solo la circoscrizione di Saronno, evidenzia un’instabilità occupazionale
e un utilizzo del tempo determinato maggiore per gli uomini (rispettivamente 6.6% e
7.5%). Tradate, invece, evidenzia le differenze più marcate tra i generi a svantaggio delle
donne (instabilità occupazionale + 27.9%; incidenza tempo determinato +18.6%;
trasformazione di contratti precari in contratti stabili –2.1%).
Concludendo, il quadro del mercato del lavoro femminile nel 2001 in Provincia di
Varese risulta differenziato e le peculiarità di ciascuna circoscrizioni, rispetto alla media
provinciale, sono riassunte nella tabella che segue.
Instabilitàoccupazionale
Incidenza part-time Incidenza tempodeterminato
Trasformazioni det.in indeterminato
Maschi Femm. Totale Maschi Femm. Totale Maschi Femm. Totale Maschi Femm. Totale
Varese 49,5 58,3 53,6 9,4 24,2 16,3 66,8 70,2 68,4 9,0 9,2 9,1
Busto Arsizio 53,0 58,5 55,3 10,0 29,7 18,1 69,6 69,6 69,6 7,4 7,7 7,5
Gallarate 49,7 53,4 51,3 11,8 29,0 19,2 73,6 77,8 75,4 9,4 9,9 9,6
Laveno Mombello 45,8 52,1 48,3 14,7 30,6 21,0 76,2 73,9 75,3 16,5 16,8 16,6
Luino 39,9 53,8 44,7 12,0 30,6 18,5 68,8 73,5 70,4 10,8 14,0 11,9
Saronno 56,3 49,7 54,2 4,0 23,8 10,3 69,9 62,4 67,5 7,9 10,9 8,9
Sesto Calende 45,5 51,2 47,4 8,6 34,7 17,2 70,8 70,5 70,7 11,8 10,7 11,4
Tradate 40,4 68,3 54,0 7,0 21,7 14,1 62,5 81,1 71,5 12,0 9,9 11,0
-
43
Tabella 1.18 Peculiarità del mercato del lavoro femminile nelle varie circoscrizioni – 2001
Gallarate evidenzia un saldo avviamenti – cessazioni negativo sia nell’industria che nei servizi;
registra una situazione preoccupante per le operaie senza qualifica
Luino ha un saldo positivo per i servizi, ma non riesce a colmare la perdita di posti di lavoro
nell’industria
Laveno
Mombello
è la circoscrizione che più di tutte sembra mantenere una certa caratterizzazione
industriale (40% degli avviamenti di donne riguarda l’industria; 21% la media
provinciale) e registra le più alte percentuali di avviamenti nelle categorie meno
qualificate
Saronno è la circoscrizione con la più alta quota di avviamenti con la qualifica di impiegate
(34%); registra i livelli più bassi di precarietà del lavoro e di differenze tra i generi in
termini di tipologia contrattuale
Sesto
Calende
è l’unica circoscrizione con una percentuale di avviamenti nell’agricoltura superiore
all’unità; più all’unità; più elevati della media gli avviamenti di apprendisti e operai non specializzati;
registra il rico registra il ricorso più elevato al tempo parziale.
Busto
Arsizio
evidenzia la quota più ampia di avviamenti nei servizi e una quota di 1.3% nella
pubblica amministrazione; elevata la quota di avviati come impiegati (31%); i livelli di
trasformazione di contratti a tempo determinato in indeterminato sono i più bassi
Varese ha la più alta percentuale di avviamenti di operai specializzati; utilizza in percentuale
superiore alla media i contratti a brevissimo termine (sotto i 4 mesi) e i contratti part-
time di poche ore settimanali (sotto le 20 ore)
Tradate evidenzia la quota più bassa di apprendisti avviati al lavoro; l’instabilità occupazionale
raggiunge i livelli più elevati dato il massiccio ricorso a contratti a termine (81%);
elevate le differenze tra i sessi in termini di tipologia contrattuale
1.5 I LAVORATORI FRONTALIERI DELLA PROVINCIA DI VARESE
Il fenomeno dei lavoratori frontalieri coinvolge in modo particolare la provincia di
Varese. Nel 2001, infatti, il 47.2% dei frontalieri risulta residente in provincia di Varese
(40.3% Como, 12.3% Verbano-Cusio-Ossola, 0.2% altre).
In particolare, per la circoscrizione di Luino il lavoro frontaliero (5816 lavoratori nel
2001) ha un impatto rilevante sul mercato del lavoro della zona: i frontalieri residenti nel
Luinese costituiscono il 43% dei posti di lavoro e pesano il 10% sul totale della
-
44
popolazione. Segue la circoscrizione di Varese con 7583 frontalieri che costituiscono il
10% dei posti di lavoro e pesano il 3.7% sugli abitanti.
Tabella 1.19 Frontalieri residenti in provincia di Varese per circoscrizione
(1) Sono stati utilizzati i dati riguardanti la popolazione residente a fine 1999
(2) Sono stati utilizzati i dati del censimento 1991
Fonte: USTAT
Dai primi anni novanta i lavoratori frontalieri sono andati diminuendo e, per la
provincia di Varese, si è registrata una diminuzione del 19.8% dal 1991 al 2001. Negli
ultimi anni, però, si evidenzia, come mostra il grafico 1.12, un’inversione di tendenza e i
lavoratori frontalieri nel 2000 e nel 2001 risultano in crescita. Il lavoro frontaliero
femminile ha subito una diminuzione più contenuta (8.2% donne vs. 26.7% uomini nel
decennio 1991-01) cosicché la quota di donne sul totale dei frontalieri è salita al 42.9%.
1991 2000 2001 varizione %2000-20001
varizione %1991-2001
% sugliabitanti (1)
% sui postidi lavoro (2)
Varese 9173 7243 7583 4,7 -17,3 3,7 10,2
Busto Arsizio 29 31 34 9,7 17,2 0,0 0,1Gallarate 144 171 196 14,6 36,1 0,2 0,4Laveno Mombello 580 387 417 7,8 -28,1 0,7 2,0
Luino 7701 5458 5816 6,6 -24,5 10,1 43,1Saronno 38 30 30 _ -21,1 0,1 0,2
Sesto Calende 38 27 28 3,7 -26,3 0,1 0,4Tradate 973 842 876 4,0 -10,0 1,8 4,5
Provincia di Varese 18676 14189 14980 5,6 -19,8 2,2 6
Grafico 1.11 Frontalieri residenti in provincia di Varese – evoluzione 1989/2001
6740 7082 7001 6896 6443 6385 6353 6011 5688 5895 5770 6135 6426
1120311878 11675
106509596 9175 8908
83697804 7541 7500
80548554
1794318960 18676
17546
1603915560 15261
1438013492 13436 13270
1418914980
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
20000
1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001
DonneUominiTotale
-
45
Fonte: nostre elaborazioni su dati USTAT
Nel periodo considerato la composizione percentuale per settore di attività ha
subito dei cambiamenti rilevanti legati ai processi di terziarizzazione dell’economia. Nel
1989 l’83.4% dei frontalieri era occupato nel settore secondario e solo il 15.9% nel
terziario. Nel 2001 la quota di lavoratori del settore terziario risulta raddoppiata (31.7%).
Il ridimensionamento del settore secondario è legato principalmente alla riduzione
dell’edilizia (dal 22.4% nel 1989 al 11.8% nel 2001) e, nell’industria, al calo dei frontalieri
occupati nell’abbigliamento e calzature (19.4% vs. 9.5%). D’altro canto, il peso del
terziario è cresciuto grazie, soprattutto, all’impiego di nuovi lavoratori nel commercio,
banche, assicurazioni, dove i frontalieri sono passati da 990 unità nel 1989 a 2155 nel
2001, ma anche alla crescita del ramo alberghiero e della ristorazione (da 2.8% a 5.8%) e
di altri servizi, in particolare l’economia domestica e la sanità pubblica (rispettivamente da
2.3% a 3.6% e da 1.4% a 3.8%).
La distribuzione dell’occupazione tra settori è differente per uomini e donne. Nel
terziario le donne sono 2578 su un totale di 4749 frontalieri e, dunque, rappresentano una
quota del 54.3% mentre nel settore secondario la componente femminile costituisce il
37.8% dei lavoratori frontalieri. In particolare, le donne sono occupate in larga parte negli
“altri servizi” dove raggiungono quota 77.6% con 1123 addette, tra questi è rilevante, sia
in valore assoluto che percentuale, la presenza femminile nell’economia domestica (534
unità ovvero 98.8%) e nella sanità pubblica (418 unità ovvero 72.6%). Nell’industria,
invece, le donne vengono impiegate principalmente nel ramo dell’abbigliamento e
calzature (1219 unità ovvero 85.6%), nella meccanica (1169 ovvero 44%) e
nell’orologeria (547 ovvero 85.1%).
-
46
Tabella 1.20 Frontalieri residenti in provinica di Varese per ramo di attività economica
Ramo 1989 v. a. 1989 peso % 2001 v. a. 2001 peso%
Settore primario 138 0,8 95 0,6
Agricoltura, allevamento 18 0,1 33 0,2
Caccia, pesca 1 0,0 1 0,0
Orticoltura 112 0,6 55 0,4
Silvicoltura 7 0,0 6 0,0
Settore secondario 14959 83,4 10136 67,7
Cave, miniere 10 0,1 23 0,2
Industria 10926 60,9 8338 55,7
Abbigliamento, calzature 3479 19,4 1424 9,5
Alimentazione 615 3,4 437 2,9
Arti grafiche 67 0,4 31 0,2
Bevande 53 0,3 15 0,1
Carta 37 0,2 36 0,2
Cuoio, plastica 384 2,1 453 3,0
Industria chimica 133 0,7 292 1,9
Industria del petrolio 3 0,0 _ 0,0
Industria metallurgica 1919 10,7 1358 9,1
Lav. pietre e terre 222 1,2 126 0,8
Legno, sughero 351 2,0 103 0,7
Macchine, apparecchi, veic. 2533 14,1 2654 17,7
Orologeria 574 3,2 643 4,3
Tabacco 8 0,0 _ 0,0
Tessili 300 1,7 246 1,6
Altre industrie 248 1,4 520 3,5
Edilizia, genio civile 4021 22,4 1770 11,8
Elettricita, gas, acqua 2 0,0 5 0,0
Settore terziario 2846 15,9 4749 31,7
Commercio, banche, assicurazioni 990 5,5 2155 14,4
Banche, assicurazioni 48 0,3 97 0,6
Commercio 782 4,4 1634 10,9
Affari immobiliari 10 0,1 20 0,1
Rappr. interessi 150 0,8 404 2,7
Trasporti, comunicazioni 278 1,5 275 1,8
Alberghi, ristoranti 506 2,8 872 5,8
Altri servizi 1072 6,0 1447 9,7
Amministrazione pubblica 7 0,0 11 0,1
Assistenza sociale 132 0,7 49 0,3
Cultura, svago, sport 63 0,4 77 0,5
Economia domestica 409 2,3 544 3,6
Insegnamento, ricerca 41 0,2 72 0,5
Ministero pastorale 4 0,0 5 0,0
Pulizia 143 0,8 110 0,7
Sanita pubblica 249 1,4 576 3,8
Altri servizi 24 0,1 3 0,0
Totale 17943 100,0 14980 100,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati USTAT
-
47
Tabella 1.21 Frontalieri residenti in provincia di Varese per ramo di attività economica e sesso 2001
Ramo Uomini Donne Totale Quota di donne
Settore primario 79 16 95 16,8
Agricoltura, allevamento 27 6 33 18,2
Caccia, pesca 0 1 1 100,0
Orticoltura 47 8 55 14,5
Silvicoltura 5 1 6 16,7
Settore secondario 6304 3832 10136 37,8
Cave, miniere 23 0 23 0,0
Industria 4531 3807 8338 45,7
Abbigliamento, calzature 205 1219 1424 85,6
Alimentazione 264 173 437 39,6
Arti grafiche 26 5 31 16,1
Bevande 13 2 15 13,3
Carta 28 8 36 22,2
Cuoio, plastica 332 121 453 26,7
Industria chimica 153 139 292 47,6
Industria del petrolio _ _ _ _
Industria metallurgica 1193 165 1358 12,2
Lav. pietre e terre 107 19 126 15,1
Legno, sughero 102 1 103 1,0
Macchine, apparecchi, veic. 1485 1169 2654 44,0
Orologeria 96 547 643 85,1
Tabacco _ _ _ _
Tessili 176 70 246 28,5
Altre industrie 351 169 520 32,5
Edilizia, genio civile 1746 24 1770 1,4
Elettric ita, gas, acqua 4 1 5 20,0
Settore terziario 2171 2578 4749 54,3
Commercio, banche, assicurazioni 1212 943 2155 43,8
Banche, assicurazioni 65 32 97 33,0
Commercio 919 715 1634 43,8
Affari immobiliari 5 15 20 75,0
Rappr. interessi 223 181 404 44,8
Trasporti, comunicazioni 221 54 275 19,6
Alberghi, ristoranti 414 458 872 52,5
Altri servizi 324 1123 1447 77,6
Amministrazione pubblica 5 6 11 54,5
Assistenza sociale 20 29 49 59,2
Cultura, svago, sport 63 14 77 18,2
Economia domestica 10 534 544 98,2
Insegnamento, ricerca 36 36 72 50,0
Ministero pastorale 2 3 5 60,0
Pulizia 28 82 110 74,5
Sanita pubblica 158 418 576 72,6
Altri servizi 2 1 3 33,3
Totale 8554 6426 14980 42,9
Fonte: nostre elaborazioni su dati USTAT
-
48
Come è possibile vedere dal grafico 1.13, la maggior parte dei lavoratori frontalieri
sono occupati in funzioni di bassa qualifica. Il 62.5% dei frontalieri è occupato come
operaio o addetto ai servizi poco o non qualificato e la percentuale per la componente
femminile sale all’81.6%. Segue la categoria degli agricoltori, artigiani e operai qualificati
con 2954 addetti (19.7%), quasi tutti uomini (la componente femminile che rientra in
questa funzione rappresenta solo l’1.3% delle lavoratrici). La percentuale dei capi reparto,
ausiliari tecnici e impiegati qualificati risulta complessivamente del 13.5% e sale al 15%
per la sola componente femminile. Le qualifiche più elevate hanno poco peso sul totale
dell’occupazione frontaliera, in modo particolare per le donne. Gli ingegneri, i tecnici, gli
insegnanti e coloro che svolgono professioni artistiche sono il 2.2%, solo lo 0.8% tra le
donne, e, infine, le professioni accademiche e manageriali pesano per il 2.1%
sul totale, 1,2% per le donne.
Grafico 1.12 Lavoratori frontalieri residenti in provincia di Varese per funzione – 2001
Percentuali per riga
Fonte: nostre elaborazioni su dati USTAT
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
uomini 33,6 12,3 3,2 48,2 2,7
donne 1,3 15,0 0,8 81,6 1,2
totale 19,7 13,5 2,2 62,5 2,1
Agricoltori,artigiani e operaiqualificati
Capireparto,ausiliaritecnici,impiegati
Ingegneri sts etecnici,insegnanti
,prof.artistiche
Operai e addettiai servizi,poco onon qualificati
Professioniaccademiche e
manageriali
-
49
CAPITOLO II :
UN APPROFONDIMENTO SUL GRADO DI SEGREGAZIONE
OCCUPAZIONALE PER GENERE IN PROVINCIA DI VARESE
2.1 LA SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE DI GENERE
La segregazione occupazionale di genere può essere definita come la
concentrazione dell’occupazione femminile in determinati settori/professioni e le analisi di
tale fenomeno sono volte ad evidenziare le differenze nella distribuzione tra
settori/professioni tra uomini e donne. In letteratura si distingue tra segregazione
occupazionale orizzontale, che si verifica quando uomini e donne sono concentrati in
settori di attività economica o professioni differenti, e segregazione verticale, che fa
riferimento alla posizione occupata da uomini e donne nei diversi livelli gerarchici.
Strettamente connessa al tema della segregazione occupazionale è la questione
della discriminazione salariale di genere che si verifica in presenza di una sistematica
disparità nelle remunerazioni tra uomini e donne.
Diversi sono i modelli economici per spiegare il fenomeno della segregazione
occupazionale e, in estrema sintesi, possiamo affermare che la segregazione
dell’occupazione femminile è determinata da fattori che agiscono sia dal lato della offerta
di lavoro sia da quello della domanda. Dal lato dell’offerta di lavoro intervengono
meccanismi legati al modello di divisione del lavoro nella famiglia, al ruolo sociale del
lavoro, a diverse scelte d’investimento formativo tra uomini e donne. Dal lato della
domanda di lavoro agiscono pregiudizi in merito alla minore produttività femminile, in
relazione alla doppia occupazione delle donne (in casa e sul posto di lavoro), ma anche
preferenze soggettive dei datori di lavoro. Il perdurare di situazioni di segregazione
occupazionale è da collegarsi al fatto che il mercato del lavoro risulta suddiviso in
segmenti, nei quali storicamente si ha prevalenza di lavoratori dell’uno o dell’altro sesso, il
cui accesso è limitato e tra i quali la mobilità è ristretta e, solitamente, riguarda i livelli di
qualificazione più bassi.
Al fine di evidenziare e monitorare gli squilibri di genere nella ripartizione tra le
diverse occupazioni/professioni sono stati elaborati diversi indici di misurazione della
segregazione di genere. Tali indici risultano utili, appunto, per tenere sotto controllo
l’evoluzione temporale del fenomeno della segregazione ma è opportuno sottolineare che
essi possono dare solo una visione parziale della problematica in esame. Le variazioni
temporali degli indici di segregazione possono essere causate da tre fattori:
-
50
• variazioni intervenute nella ripartizione degli occupati, indipendentemente
dal sesso, tra settori/professioni legate a cambiamenti strutturali del sistema economico
• variazioni intervenute nella composizione per sesso nei diversi
settori/professioni
• variazioni causate dall’effetto combinato dei due fattori sopra esposti
Riuscire a distinguere in maniera netta i tre fattori è un’operazione particolarmente
complessa.
2.2 INDICATORI DI MISURAZIONE DELLA SEGREGAZIONE
OCCUPAZIONALE DI GENERE
Presentiamo i principali indicatori utilizzati nella letteratura per cogliere e misurare
la segregazione di genere1.E’ opportuno premettere che non esiste un indicatore migliore
in assoluto, ma diversi indicatori che forniscono informazioni differenti, spesso
complementari; pertanto, per ciascun indicatore evidenzieremo le possibilità di utilizzo ed i
principali limiti.
Il primo indicatore che può essere calcolato è il tasso di femminilizzazione
dell’occupazione totale, dato dal rapporto percentuale tra il numero di lavoratrici donne
sul totale degli occupati, che può essere calcolato per determinati settori, qualifiche
professionali, zone territoriali, per diversi periodi di tempo.
Indichiamo con:
fijth il numero di donne occupate nel settore i-esimo, nella zona territoriale j-esima,
al tempo t-esimo, con qualifica professionale h-esima
mijth il corrispettivo numero di occupati maschi
oijth il corrispettivo per il totale degli occupati
Il tasso di femminilizzazione dell’occupazione totale (TFT) è dato dal rapporto:
TFT = (fijth / oijth ) * 100
In pratica tale tasso rappresenta la quota di donne occupate sul totale degli
occupati. In assenza di lavoratrici donne il tasso assumerà valore 0, in caso di equilibrio
tra i sessi 50 e 100 se vi fossero solo donne occupate.
Un indicatore simile è dato dal rapporto percentuale tra numero di donne occupate
e il numero di uomini occupati: tasso di femminilizzazione rispetto all’occupazione
maschile. Tale tasso (TFM) è dato dall’espressione seguente:
TFM = (fijth / mijth) * 100
1 Per una trattazione più approfondita dell’argomento si rimanda a Livraghi (1987) e Zerbini (1987).
-
51
Questo indicatore, che può essere calcolato solo se l’occupazione maschile è
maggiore di zero, misura il numero di donne occupate ogni 100 uomini. Pertanto,
assumerà valore 0 in caso di assenza di donne, 100 nel caso di equilibrio tra i sessi, valori
superiori a 100 nel caso di prevalenza dell’occupazione femminile ed inferiori a 100 nel
caso contrario. Anche questo indicatore può essere calcolato per settori, qualifiche
professionali, zone territoriali, per diversi periodi tempo. Dobbiamo però sottolineare che i
tassi di femminilizzazione sono semplici rapporti statistici che non tengono conto della
composizione per genere dell’occupazione complessiva, ovvero dei diversi tassi
d’occupazione maschile e femminile. Il che significa che questi indicatori non riescono a
distinguere tra la diversa composizione per genere dell’occupazione complessiva e la
segregazione occupazionale delle donne rispetto alle variabili considerate
(settori/professioni).
Per ovviare a questo limite è opportuno calcolare un ulteriore indicatore: il
coefficiente di rappresentazione femminile. Tale indice è dato dal rapporto tra la
percentuale di donne presenti in un determinato settore (o professione) e la percentuale di
donne occupate nell’insieme dei settori (o professioni). In particolare, il coefficiente di
rappresentazione femminile relativo al settore i-esimo è definito dal rapporto:
CRFi = (fijt / oijt ) / (fjt / ojt )
Questo indicatore risulta depurato dalle distorsioni derivanti dalla diversa
composizione, maschile e femminile, dell’occupazione. Assume valore 0 in caso di assenza
della componente femminile nel settore (professione), assume valore 1 in caso di perfetto
equilibrio tra i sessi. Valori maggiori dell’unità indicano una prevalenza relativa di donne
mentre valori sotto l’unità indicano che la maggioranza di occupati sono uomini. Il
principale limite di tale indicatore è costituito dal fatto che tiene conto della diversa
composizione maschile e femminile dell’occupazione ma non considera le differenze di
genere nell’offerta di lavoro, ovvero prescinde dai diversi tassi di attività di uomini e
donne.
Gli ultimi due indicatori che presentiamo, l’indice di dissimilarità e l’indice di
entropia, sono indicatori sintetici, nel senso che riassumono la situazione di tutti i
settori/professioni.
L’indice di dissimilarità considera la differenza tra la percentuale di donne e di
uomini occupati in un settore (professione) specifico ed è definito dalla seguente
relazione2:
ID = ½ Σi ( fi / f ) – (mi / m)
con i=1,2,..p
2 La simbologia utilizzata è stata semplificata: abbiamo utilizzato fi ed f tralasciando gli indici di zona, di tempo e di qualifica che rimangono costanti.
-
52
p=numero dei settori
Scopo principale dell’indice è di evidenziare per ogni settore la discrepanza tra
occupati maschi e femmine. L’indice di dissimilarità, trasformato in percentuale, consente
un’interpretazione di particolare interesse: misura la quota di donne che dovrebbe
cambiare settore/professione affinché, sotto l’ipotesi di occupazione maschile stabile, non
si registri alcun grado di segregazione. La principale critica a questo indicatore,
considerato per lungo tempo il miglior indice di segregazione, è che quanto minore è la
quota di occupazione femminile e maggiore il livello di aggregazione dei settori (o
professioni) tanto minore risulta il valore di tale indice, anche in assenza di una reale
minore segregazione3.
Un indicatore che può essere utilizzato per misurare il grado di concentrazione della
componente femminile nei diversi settori (o fra le diverse professioni) è l’indice di
entropia. In riferimento al settore i-esimo l’indice di entropia H risulata così calcolato:
H i = Σi ( fi / f ) * log ( f / fi )
con i=1,2,..p
p=numero dei settori
L’indice di entropia può essere normalizzato (H’) dividendolo per il suo massimo,
ovvero log p.
H’= H/log p
L’indice di entropia normalizzato assume valore 0 in caso di minima eterogeneità,
ovvero quando le donne sono concentrate in uno stesso settore (professione), assume
valore 1 nel caso opposto, ovvero quando le donne sono ugualmente ripartite tra i vari
settori (professioni). Si tratta di un indicatore sintetico che permette di effettuare
facilmente il confronto tra la distribuzione delle donne tra settori (professioni), ad
esempio, in diverse zone territoriali.
2.3 LA SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE IN PROVINCIA DI VARESE
Come evidenziato nei precedenti paragrafi, nella provincia di Varese emerge una
diversa composizione per genere dell’occupazione e, attraverso l’utilizzo degli indicatori
della segregazione occupazionale, è possibile effettuare un’analisi più puntuale di tale
fenomeno.
3 Si veda Reyneri (1996).
-
53
Con i dati ISTAT sull’occupazione e i dati del collocamento sulle assunzioni in
Provincia di Varese è possibile svolgere un’analisi della segregazione occupazionale per
genere rispetto alle seguenti caratteristiche:
• tipologia d’impiego
• settore economico
• qualifica professionale
• tipologia contrattuale
La disaggregazione per settore d’attività economica dei dati ISTAT a livello
provinciale è ristretta ai macrosettori, pertanto l’analisi della segregazione occupazionale
di genere è svolta con un grado di dettaglio limitato. Anche la disaggregazione dei dati del
collocamento sulla base della qualifica professionale è limitata (apprendisti, operai
qualificati e non, impiegati) e non risulta possibile effettuare un’analisi della segregazione
verticale.
Calcolando gli indici di segregazione sopra esposti, e’ possibile effettuare un
confronto sull’evoluzione della segregazione in termini temporali ed un confronto tra zone
territoriali (Provincia di Varese rispetto alla Lombardia e, all’interno della provincia di
Varese, tra le varie circoscrizioni del collocamento).
I dati ISTAT Forze Lavoro suddividono l’occupazione tra dipendente ed
indipendente e ci permettono di svolgere un’analisi della segregazione di genere sulla base
della tipologia d’impiego.
Tabella 2.1 Indicatori di segregazione occupazionale di genere – Tipologia d’impiego
Nel 2001 emerge una situazione di segregazione occupazionale tra i generi, in
riferimento alla tipologia d’impiego, piuttosto rilevante, ma inferiore a quella regionale:
ogni 100 uomini occupati come lavoratori indipendenti ci sono solo 47 donne nella
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT- forze lavoro
TFT TFM CRF ID H
Varese 1993 4,69 0,702
Dipendente 40,32 67,55 1,04
Indipendente 33,80 51,06 0,87
Lombardia 1993 8,74 0,715
Dipendente 39,96 66,55 1,07
Indipendente 29,11 41,06 0,78
Varese 2001 8,52 0,696
Dipendente 43,49 76,97 1,07
Indipendente 32,14 47,37 0,79
Lombardia 2001 12,37 0,676
Dipendente 44,01 78,59 1,10
Indipendente 28,26 39,39 0,71
-
54
provincia di Varese e addirittura 39 in Lombardia. In particolare, in Provincia di Varese il
9% circa della componente femminile dovrebbe passare dal lavoro dipendente al lavoro
indipendente al fine di realizzare una eguale distribuzione tra le due tipologie d’impiego
per uomini e donne, percentuale che sale al 12% circa per la Lombardia. Anche
considerando il coefficiente di rappresentatività femminile il quadro appare più sfavorevole
alle donne in Lombardia rispetto alla provincia di Varese (0.71 vs. 0.79) per il lavoro
indipendente. Ovviamente, in proporzione, le donne sono occupate in misura maggiore
rispetto agli uomini come dipendenti (valori CRF superiori all’unità). Sia per Varese sia per
la Lombardia la segregazione femminile si è accentuata dal 1993 al 2001 come si può
dedurre dall’aumento dell’indice di dissimilarità. L’indice di entropia, espressione della
concentrazione femminile nelle due tipologie d’impiego, è rimasto sostanzialmente stabile
nel periodo considerato e mantiene valori molto simili per Varese e Lombardia. In prima
battuta, possiamo quindi affermare che i nuovi posti per lavoratori indipendenti, che si
sono creati nel periodo considerato, sono stati occupati in prevalenza da uomini.
Possiamo analizzare il livello di segregazione occupazionale di genere anche sulla
base del settore economico.
Tabella 2.2 Indicatori di segregazione occupazionale di genere – Settore economico 2001 Varese 2001
Lombardia 2001
Possiamo subito notare che sia per Varese sia per la Lombardia siamo lontani da
una situazione di parità tra i generi. Nel 2001, infatti, sia i tassi di femminilizzazione sia il
coefficiente di rappresentazione femminile per il settore agricolo e per l’industria risultano
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 20,00 25,00 0,49 -1,22
Industria in senso stretto 34,10 51,72 0,84 -10,11
Industria - costruzioni 7,69 8,33 0,19 -10,09
Terziario - commercio 47,06 88,89 1,15 3,75
Terziario - altro 51,41 105,80 1,26 17,68
21,43 0,68
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAt – forze lavoro
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 20,27 25,42 0,51 -1,54
Industria in senso stretto 32,38 47,90 0,81 -10,44
Industria - costruzioni 7,80 8,46 0,19 -9,56
Terziario - commercio 41,89 72,08 1,05 1,18Terziario - altro 51,41 105,80 1,28 20,37
21,54 0,67
-
55
di molto inferiori al valore di equilibrio tra i sessi ed indicano una situazione sfavorevole
per le donne. In particolare, il distacco tra uomini e donne è rilevante per il settore delle
costruzioni: ogni 100 uomini occupati in tale settore le donne risultano solo 8.
Ovviamente, tale dato è legato al fatto che in questo settore prevalgono lavori fisicamente
pesanti e da svolgere all’esterno in condizioni climatiche non sempre favorevoli che
difficilmente si incontrano con le caratteristiche e le attitudini femminili. Nel terziario,
invece, è la componente femminile a prevalere, con una differenza rilevante nei servizi ad
esclusione del commercio, ovvero i servizi alle imprese, i servizi sociali e personali (CRF
1.26 per Varese, 1.28 per la Lombardia). Come abbiamo già sottolineato in precedenza, il
settore dei servizi richiede competenze ed attitudini, quali l’attenzione alle relazioni
personali, la capacità di comunicazione e d’ascolto, l’attitudine all’assistenza e alla cura,
che, tipicamente, vengono riconosciute come caratteristiche femminili.
Il quadro in termini di segregazione femminile tra settori per la provincia di Varese
appare in linea con quello della Lombardia: in entrambi i contesti il 21.5% circa di donne
dovrebbe redistribuirsi tra i settori, in particolare dovrebbero uscire dal terziario ed
entrare nell’industria e in agricoltura, al fine di eguagliare la distribuzione maschile. Anche
l’indice di entropia assume valori simili per Varese e per la Lombardia ad indicare un livello
di concentrazione dell’occupazione femminile tra settori analogo nelle due realtà (0.68
Varese; 0.67 Lombardia).
Vediamo come appariva la situazione a Varese e in Lombardia nel 1993.
Tabella 2.3 Indicatori di segregazione occupazionale di genere – Settore economico 1993
Varese 1993
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 33,33 50,00 0,86 -0,21
Industria in senso stretto 31,34 45,65 0,81 -12,63
Industria - costruzioni 4,35 4,55 0,11 -10,26
Terziario - commercio 43,75 77,78 1,13 3,23
Terziario - altro 51,72 107,14 1,34 19,86
23,09 0,68
-
56
Lombardia 1993
Confrontando i dati del 2001 con quelli del 1993 ci accorgiamo che,
complessivamente, la situazione è rimasta sostanzialmente stabile in termini di
concentrazione dell’occupazione femminile tra settori sia per la Provincia di Varese sia per
la Lombardia. Da rilevare che l’indice di dissimilarità a Varese diminuisce, sintomo di una
distribuzione tra settori più simile per uomini e donne, mentre in Lombardia aumentano le
differenze di genere.
Scendendo più nel dettaglio e considerando il coefficiente di rappresentatività
femminile si rileva un peggioramento dell’equilibrio tra i sessi nel settore agricolo, un
miglioramento nel settore industriale - solo per la Provincia di Varese - un avvicinamento
al valore di equilibrio nel terziario, segno che anche gli uomini hanno saputo sfruttare le
nuove possibilità offerte dal settore dei servizi.
Anche analizzando i dati relativi alle assunzioni del collocamento, che consentono di
considerare la pubblica amministrazione separatamente, possiamo rilevare la presenza di
segregazione di genere tra settori.
Tabella 2.4 Indicatori di segregazione di genere sulle assunzioni del collocamento - Settore
economico
1991
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 16,8 20,3 0,4 -1,6
Industria 30,9 44,7 0,7 -27,5
Altre attività 59,5 146,8 1,4 26,8
Pubblica Amm. 75,8 313,5 1,8 2,3
29,04 0,6
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT – forze lavoro
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 22,99 29,85 0,62 -1,43
Industria in senso stretto 31,18 45,30 0,84 -10,08
Industria - costruzioni 6,80 7,30 0,18 -8,80
Terziario - commercio 40,11 66,97 1,08 1,85Terziario - altro 48,90 95,71 1,31 18,48
20,31 0,69
-
57
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
La distribuzione delle assunzioni tra settori risulta molto differenziata tra uomini e
donne. Nel 2001 tutti gli indicatori risultano distanti dal valore di equilibrio tra i sessi e, in
particolare nella pubblica amministrazione quasi l’80% del totale degli avviati nel settore
sono donne.
Confrontando i valori del coefficiente di rappresentazione femminile del 2001 con
quelli di 10 anni prima si evidenzia un allontanamento dai valori di parità tra i generi in
tutti i settori tranne nella sezione “altre attività” dove gli uomini recuperano, in parte, il
gender gap. In agricoltura si accentua lo svantaggio per la componente femminile mentre
nella pubblica amministrazione le donne incrementano il differenziale a loro favore; la
situazione nel settore industriale rimane sostanzialmente stabile.
Da notare che, complessivamente, le differenze di genere risultano meno marcate
nel 2001 rispetto a dieci anni prima (l’indice di dissimilarità scende da 29 a 15).
La diversa distribuzione tra settori delle assunzioni di uomini e donne si riflette sulla
distribuzione degli avviamenti sulla base della qualifica professionale.
Tabella 2.5 Indicatori di segregazione di genere sulle assunzioni del collocamento
Qualifica professionale
2001
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Agricoltura 13,6 15,7 0,3 -1,3
Industria 30,0 42,9 0,7 -14,0
Altre attività 46,9 88,3 1,1 14,9
Pubblica Amm. 79,0 377,1 1,9 0,3
15,29 0,41
1991
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Apprendisti 38,9 63,8 0,9 -2,2
Operai non qualificati 41,2 70,0 1,0 -12,1
Operai qualificati 29,9 42,7 0,7 -2,0
Impiegati 62,9 169,6 1,5 16,3
16,28 0,94
-
58
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Nel 2001 le donne assunte come impiegate superano gli uomini (115 donne ogni
100 uomini), dato che riflette la prevalenza di donne nei servizi e nella pubblica
amministrazione, mentre gli uomini vengo assunti in misura superiore alle donne come
operai non qualificati e specializzati. In particolare, il gender gap risulta evidente per gli
operai non qualificati, probabilmente molto utilizzati in agricoltura ma anche nell’industria.
Per quanto riguarda la categoria degli apprendisti risulta che ogni 100 uomini ci sono 83
donne assunte in questa categoria; il gap, però, si colma se si considera il coefficiente di
rappresentazione femminile, il quale indica una situazione di sostanziale parità tra uomini
e donne. Rispetto al 1991, considerando i valori del coefficiente di rappresentazione
femminile, la distribuzione delle assunzioni tra i sessi sulla base della qualifica risulta più
equilibrata, tranne per la categoria degli operai non qualificati dove lo svantaggio per le
donne si è accentuato. Le donne perdono parte del gap a loro favore come impiegate
mentre riescono a recuperare lo svantaggio nella sezione degli apprendisti.
Complessivamente la segregazione femminile sembra ridursi nel periodo
considerato: solo l’11% delle donne dovrebbe redistribuirsi tra le diverse qualifiche
professionali per realizzare una distribuzione uguale a quella degli uomini nel 2001,
contro il 16% di dieci anni prima.
In termini di livello di concentrazione siamo vicini ad una situazione di
equidistribuzione, anche se l’indice di entropia risulta leggermente peggiorato nel decennio
considerato.
I dati del collocamento sugli avviamenti ci permettono di effettuare un’analisi della
segregazione di genere anche in riferimento alla tipologia contrattuale, ovvero in
relazione al differente ricorso al tempo parziale e al tempo determinato per uomini e
donne.
2001
TFT TFM CRF diff. trageneri %
ID H
Apprendisti 45,3 82,9 1,09 1,13
Operai non qualificati 36,5 57,6 0,88 -2,51
Operai qualificati 39,7 65,9 0,95 -8,54
Impiegati 53,5 115,3 1,29 9,91
11,04 0,91
-
59
Tabella 2.6 Indicatori di segregazione di genere sulle assunzioni del collocamento
Part-time
1991
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Gli indicatori calcolati per il 2001 mostrano un’elevata segregazione femminile nei
contratti a tempo parziale. Infatti, ogni 100 uomini assunti con un contratto part-time le
donne risultano il doppio (TFM 199), mentre le assunzioni di donne a tempo pieno
risultano poco più della metà delle assunzioni di uomini (TFM 57). Appare evidente che le
donne, nella ricerca di un rapporto equilibrato tra tempi di lavoro e tempi della famiglia,
usufruiscono del contratto di lavoro a tempo parziale in misura decisamente superiore agli
uomini.
Analizzando l’evoluzione temporale di tale fenomeno ci accorgiamo che l’indice di
entropia è cresciuto, segno dello sviluppo della forma contrattuale part-time tra la
popolazione femminile, mentre le differenze di genere risultano più evidenti nel 2001
rispetto a dieci anni prima (l’indice di dissimilarità cresce da 4.62 a 17.50). Ciò significa
che il più frequente l’utilizzo del part-time risulta direttamente correlato alla crescita della
partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne. In sostanza le donne hanno
saputo sfruttare l’incremento della domanda di lavoro a tempo parziale per un inserimento
nel mondo del lavoro, gli uomini, invece, hanno utilizzato poco questa forma di flessibilità
cosicché il gander gap risulta nel 2001 rilevante.
Tra le diverse tipologie contrattuali i dati del collocamento consentono di
evidenziare solo gli avviamenti con contratto a tempo determinato sul totale degli
avviamenti, pertanto, l’analisi della segregazione di genere può basarsi su una
disaggregazione poco dettagliata.
TFT TFM CRF ID H
Avviati part-time 60,92 155,90 1,44
Avviati a tempo pieno 41,13 69,87 0,97
4,62 0,43
2001TFT TFM CRF ID H
Avviati part-time 66,57 199,12 1,60
Avviati tempo pieno 36,52 57,53 0,88
17,50 0,85
-
60
Tabella 2.7 Indicatori di segregazione di genere sulle assunzioni del collocamento
Tempo determinato
In riferimento ai contratti a tempo determinato nel 2001 le differenze di genere
risultano contenute. La differenza percentuale tra la composizione per tipologia
contrattuale tra uomini e donne risulta solo del 2%. Anche in questo caso le donne hanno
sfruttato, in misura superiore agli uomini, le possibilità offerte dallo sviluppo di tale
tipologia contrattuale cosicché le differenze di genere risultano incrementate.
2.4 LA SEGREGAZIONE DI GENERE NELLE CIRCOSCRIZIONI
Al fine di effettuare in modo agevole il confronto tra il grado di segregazione di
genere tra le 8 circoscrizioni della Provincia di Varese abbiamo calcolato, utilizzando i dati
delle assunzioni del collocamento nel 2001, l’indice di entropia tra settori (agricoltura,
industria, altre attività e pubblica amministrazione) e tra qualifiche (apprendisti, operai
non qualificati, operai qualificati, impiegati).
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
1991
TFT TFM CRF ID H
Avviamenti a tempodeterminato
41,02 69,56 0,97
Avviamenti con altretipologie contrattuali
42,77 74,75 1,01
1,36 0,80
2001TFT TFM CRF ID H
Avviamenti a tempodeterminato
42,45 73,76 1,02
Avviamenti con altretipologie contrattuali
39,68 65,77 0,95
2,35 0,85
-
61
Tabella 2.8 Indice di entropia tra settori e tra qualifiche
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Possiamo notare che la distribuzione delle donne tra settori risulta lontana da una
situazione di equidistribuzione (l’indice di entropia risulta distante dal valore 1). La
circoscrizione che evidenzia la concentrazione tra settori più elevata è Varese (0.37),
mentre Laveno Mombello è quella che più si avvicina ad una situazione di eguale
distribuzione tra settori relativamente alle assunzioni di donne.
Sulla base della qualifica, invece, le donne sono vicine ad una situazione di eguale
distribuzione (indice di entropia è vicino all’unità). Luino, Busto Arsizio e Gallarate sono le
circoscrizioni in cui le assunzioni di donne si sono distribuite abbastanza equamente tra le
varie qualifiche; Laveno Mombello, invece, è la circoscrizione con l’indice di entropia con il
valore più basso, ovvero con concentrazione di donne tra qualifiche più elevata.
Andiamo ora ad analizzare le differenze di genere nella distribuzione tra settori e
tra qualifiche calcolando l’indice di dissimilarità.
Tabella 2.9 Indice di dissimilarità tra settori e tra qualifiche
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Indice di dissimilarità
settore qualifica
Varese 15,62 8,18
Busto Arsizio 14,28 13,45
Gallarate 8,54 10,42
Laveno Mombello 17,80 7,30
Luino 27,33 8,21
Saronno 11,00 25,44
Sesto Calende 20,50 15,91
Tradate 33,70 9,26
Provincia di Varese 15,29 11,05
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Indice di entropia
settore qualifica
Varese 0,37 0,87
Busto Arsizio 0,38 0,92
Gallarate 0,41 0,92
Laveno Mombello 0,53 0,70
Luino 0,43 0,92
Saronno 0,39 0,76
Sesto Calende 0,44 0,83
Tradate 0,38 0,84
Provincia di Varese 0,41 0,91
-
62
Appare evidente che, complessivamente, le differenze tra uomini e donne più
rilevanti sono quelle riferite alla distribuzione tra settori piuttosto che tra qualifiche. La
situazione è molto differenziata tra le diverse circoscrizioni del collocamento. In
particolare, per quanto riguarda le differenze tra i sessi in riferimento alla distribuzione tra
settori esse appaiono complessivamente più rilevanti per la circoscrizione di Tradate (ID
33.7), mentre la minor segregazione si registra per la circoscrizione di Gallarate. In
relazione alla distribuzione tra qualifiche, invece, le differenze tra i generi più consistenti si
rilevano per Saronno, mentre risultano contenute le differenze tra i sessi nella
circoscrizione di Laveno Mombello.
Per analizzare nel dettaglio la segregazione occupazionale tra settori nelle varie
circoscrizioni calcoliamo i tassi di femminilizzazione e il coefficiente di rappresentatività.
Tabella 2.10 Indici di segregazione di genere tra settori
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
* Il valore non è calcolabile poiché le assunzioni di uomini nella pubblica amministrazione sono pari a zero
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Agricoltura Industria Altre attività Pubblica Amm.
TFT 8,57 34,28 52,18 100,00
Varese TFM 9,38 52,17 109,13 *
CRF 0,18 0,73 1,12 2,14
TFT 15,63 27,25 45,69 81,52
Busto Arsizio TFM 18,52 37,45 84,14 441,18
CRF 0,38 0,66 1,11 1,98
TFT 25,98 35,35 45,77 88,89
Gallarate TFM 35,11 54,69 84,40 800,00
CRF 0,60 0,82 1,06 2,07
TFT 21,52 31,58 48,19 85,71
Laveno Mombello TFM 27,42 46,16 93,03 600,00
CRF 0,54 0,80 1,21 2,16
TFT 5,38 20,00 44,22 75,00
Luino TFM 5,68 25,00 79,29 300,00
CRF 0,16 0,58 1,28 2,16
TFT 4,17 23,95 35,08 0,00
Saronno TFM 4,35 31,49 54,03 0,00
CRF 0,13 0,76 1,11 0,00
TFT 22,41 21,19 40,43 0,00
Sesto Calende TFM 28,89 26,89 67,87 0,00
CRF 0,68 0,64 1,22 0,00
TFT 18,18 26,84 62,26 0,00
Tradate TFM 22,22 36,70 164,98 0,00
CRF 0,37 0,55 1,28 0,00
TFT 13,56 30,02 46,88 79,04
Provincia di Varese TFM 15,69 42,90 88,26 377,14
CRF 0,33 0,72 1,13 1,90
-
63
Nel settore agricolo il coefficiente di rappresentatività femminile risulta inferiore
all’unità in tutte le circoscrizioni ad indicare una presenza di donne bassa in tale settore. Il
coefficiente più basso si registra per la circoscrizione di Saronno (0.13) mentre Sesto
Calende evidenzia il valore più elevato (0.68). Anche nel settore industriale sono gli
uomini a prevalere ma con un distacco inferiore rispetto a quello del settore agricolo (0.72
vs 0.33 per la media provinciale). Tradate registra il valore più basso (0.55) mentre la
circoscrizione di Gallarate evidenzia un valore prossimo all’equilibrio tra i sessi (0.82). Nei
servizi sono le donne a prevalere con un coefficiente di rappresentatività che varia dal
minimo di Gallarate (1.06) al massimo di Luino e Tradate (1.28). Nella pubblica
amministrazione i valori sono molto differenziati: Laveno Mombello e Luino registrano
valori favorevoli alle donne e molto elevati (2.16) mentre a Saronno, Sesto Calende e
Tradate le assunzioni di donne in tale settore sono nulle.
Analizziamo anche la segregazione sulla base della qualifica professionale nel
dettaglio.
Tabella 2.11 Indici di segregazione di genere tra settori
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Apprendisti Operai qualificati Operai non qualificati Impiegati
TFT 49,73 43,00 46,82 55,96
Varese TFM 98,91 75,44 88,04 127,04
CRF 1,06 0,92 1,00 1,20
TFT 44,35 38,78 34,89 54,33
Busto Arsizio TFM 79,68 63,34 53,58 118,97
CRF 1,08 0,94 0,85 1,32
TFT 47,49 41,22 38,06 52,48
Gallarate TFM 90,44 70,12 61,44 110,43
CRF 1,10 0,96 0,88 1,22
TFT 45,25 25,21 39,26 49,49
Laveno Mombello TFM 82,64 33,70 64,62 97,97
CRF 1,14 0,64 0,99 1,25
TFT 36,47 31,19 32,89 45,42
Luino TFM 57,40 45,33 49,01 83,23
CRF 1,05 0,90 0,95 1,31
TFT 44,51 15,88 25,26 55,59
Saronno TFM 80,21 18,88 33,80 125,19
CRF 1,41 0,50 0,80 1,76
TFT 35,38 20,97 30,74 55,99
Sesto Calende TFM 54,75 26,54 44,38 127,23
CRF 1,07 0,63 0,93 1,69
TFT 36,44 43,98 54,04 48,35
Tradate TFM 57,33 78,51 117,56 93,59
CRF 0,75 0,91 1,11 1,00
TFT 45,31 39,72 36,53 53,55
Provincia di Varese TFM 82,85 65,90 57,57 115,28
CRF 1,09 0,95 0,88 1,29
-
64
Per la qualifica degli apprendisti le donne risultano, in proporzione, rappresentate in
misura leggermente superiore agli uomini (CRF superiore all’unità) in tutte le circoscrizioni
ad eccezione di Tradate (0.75 CRF), mentre il coefficiente di rappresentatività femminile
più elevato si evidenzia per la circoscrizione di Saronno. Le assunzioni di operai qualificati
riguardano in prevalenza uomini in tutta la provincia di Varese, in particolare nella
circoscrizione di Saronno (0.50 CRF). Per gli operai non qualificati i valori sono abbastanza
differenziati: il coefficiente di rappresentatività più basso si registra nella circoscrizione di
Saronno dove sono le assunzioni di uomini a prevalere (0.80), il coefficiente più elevato è
quello di Tradate dove le asunzioni di donne prevalgono su quelle di uomini (1.11). La
categoria degli impiegati vede una sostanziale parità tra i sessi per la circoscrizione di
Tradate e una prevalenza delle assunzioni di donne in tutte le altre circoscrizioni, con
Saronno che evidenzia il distacco più evidente (1.76 CRF).
Come abbiamo evidenziato nel precedente paragrafo, esiste una correlazione
diretta tra lavoro femminile e lavoro a tempo parziale e, a tale proposito, è possibile
effettuare un approfondimento attraverso l’analisi delle assunzioni a livello di singola
circoscrizione.
Tabella 2.12 Indice di entropia e di dissimilarità – part-time
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
La circoscrizione di Sesto Calende è quella che evidenzia il coefficiente di entropia
più alto (0.93) e, al tempo stesso, registra il più elevato livello dell’indice di dissimilarità
(26.15). Appare evidente che in questa circoscrizione le donne hanno utilizzato in maniera
rilevante il tempo parziale, avvicinandosi ad una situazione di equidistribuzione tra
assunzioni con contratto a tempo pieno e part-time, mentre gli uomini registrano un basso
ricorso al tempo parziale. Il risultato è che le differenze di genere risultano, per tale
circoscrizione, le più evidenti all’interno della Provincia di Varese. Situazione opposta per
Tradate dove la popolazione femminile risulta concentrata nelle assunzioni a tempo pieno
Indice di entropia Indice di dissimilarità
Varese 0,80 14,86
Busto Arsizio 0,88 19,67
Gallarate 0,87 17,17
Laveno Mombello 0,89 15,96
Luino 0,89 18,61
Saronno 0,80 19,78
Sesto Calende 0,93 26,15
Tradate 0,75 14,72
Provincia di Varese 0,85 17,50
-
65
(entropia 0.75) con una distribuzione tra le due tipologie contrattuali simile a quella
maschile (dissimilarità 14.72).
Tabella 2.13 Indici di segregazione – part-time
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
Dalla tabella 2.13 si evince che in tutte le circoscrizioni del collocamento della
provincia di Varese è la componente femminile che utilizza in maniera preponderante il
contratto a tempo parziale. Saronno registra il più alto livello del coefficiente di
rappresentatività femminile per il part-time(2.32). Ciò significa che, in proporzione, le
assunzioni di donne con tale tipologia contrattuale sono decisamente superiori rispetto
alla popolazione maschile. Tale gap deriva principalmente dallo scarso utilizzo del tempo
part-time tempo pieno
TFT 69,40 42,33Varese TFM 226,83 73,39
CRF 1,48 0,91
TFT 67,47 35,32Busto Arsizio TFM 207,44 54,60
CRF 1,64 0,86
TFT 64,97 37,83Gallarate TFM 185,45 60,85
CRF 1,51 0,88
TFT 57,89 34,85Laveno Mombello TFM 137,47 53,50
CRF 1,46 0,88
TFT 57,51 29,51Luino TFM 135,37 41,86
CRF 1,66 0,85
TFT 73,33 26,90Saronno TFM 275,00 36,79
CRF 2,32 0,85
TFT 66,73 26,09Sesto Calende TFM 200,58 35,29
CRF 2,02 0,79
TFT 74,62 44,30Tradate TFM 294,03 79,53
CRF 1,54 0,91
TFT 66,57 36,52Provincia di Varese TFM 199,12 57,53
CRF 1,60 0,88
-
66
parziale da parte degli uomini4 . A Laveno Mombello, invece, il tempo parziale risulta
utilizzato con una certa frequenza anche nelle assunzioni di uomini: ogni 100 uomini
assunti a tempo parziale le donne sono 137, contro una media per l’intera provincia di
Varese di 199.
Risulta interessante esaminare le assunzioni nelle varie circoscrizioni con
particolare riferimento al tempo determinato.
Tabella 2.14 Indice di entropia e di dissimilarità – tempo determinato
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Indice di entropia Indice di dissimilarità
Varese 0,88 3,48
Busto Arsizio 0,89 0,03
Gallarate 0,76 4,18
Laveno Mombello 0,83 2,29 *
Luino 0,83 4,66
Saronno 0,96 7,48 *
Sesto Calende 0,87 0,29 *
Tradate 0,70 18,63
Provincia di Varese 0,85 2,35
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
* per questi valori la differente composizione per uomini e donne vede una percentuale di uomini
assunti con contratto a tempo determinato superiore all’analoga percentuale femminile
Dalla tabella 2.14 emerge che Tradate è la circoscrizione in cui le assunzioni di
donne risultano maggiormente concentrate nella tipologia dei contratti a tempo
determinato (entropia 0.70) e, al tempo stesso, emergono le differenze di genere più
rilevanti (dissimilarità 18.63). A Tradate, dunque, per le donne il ricorso al tempo
determinato è frequente mentre risulta limitato per la popolazione maschile5: ben il
18.63% delle assunzioni di donne dovrebbe uscire dalla categoria del tempo determinato
per eguagliare la distribuzione degli uomini. All’estremo opposto Saronno dove le donne
sono vicine ad una situazione di equidistribuzione tra assunzioni a tempo determinato e
altre forme contrattuali (entropia 0.96) e, inoltre, l’indice di dissimilarità nasconde un
vantaggio per la componente femminile. Nel caso di Saronno, infatti, è la quota di uomini
assunti con contratto a tempo determinato a superare l’analoga quota per la componente
femminile: il 7.5% di donne dovrebbe entrare nella categoria delle assunzioni a tempo
determinato per realizzare una parità con gli uomini.
Nel complesso, il gander gap in riferimento all’utilizzo del tempo determinato risulta
contenuto.
4 Si veda tabella con indici relativi agli avviamenti per sesso e circoscrizione 2001 del presente lavoro 5 Si veda anche tabella con indici relativi agli avviamenti per sesso e circoscrizione 2001 del presente
-
67
I risultati esposti vengono confermati dal calcolo puntuale dei tassi di
femminilizzazione e del coefficiente di rappresentatività femminile.
Tabella 2.15 Indice di entropia e di dissimilarità – tempo determinato
Calcolato sui dati delle assunzioni del collocamento nel 2001 per circoscrizione
Tempo determinato Altro
TFT 48,02 44,01
Varese TFM 92,37 78,60
CRF 1,03 0,94
TFT 41,14 41,10
Busto Arsizio TFM 69,90 69,79
CRF 1,00 1,00
TFT 44,40 38,88
Gallarate TFM 79,86 63,61
CRF 1,03 0,90
TFT 38,96 41,91
Laveno Mombello TFM 63,83 72,15
CRF 0,98 1,06
TFT 36,17 31,11
Luino TFM 56,68 45,16
CRF 1,04 0,90
TFT 29,27 36,65
Saronno TFM 41,38 57,84
CRF 0,92 1,16
TFT 32,99 33,30
Sesto Calende TFM 49,23 49,91
CRF 1,00 1,01
TFT 55,09 32,24
Tradate TFM 122,65 47,57
CRF 1,13 0,66
TFT 42,45 39,68
Provincia di Varese TFM 73,76 65,77
CRF 1,02 0,95
Fonte: nostre elaborazioni su dati del collocamento
lavoro.
-
68
-
69
PARTE II:
L’OFFERTA E LA DOMANDA DI LAVORO:
SCELTE DI INVESTIMENTO IN ISTRUZIONE E PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI
-
70
71
CAPITOLO III :
DIFFERENZE DI GENERE E SCELTE DI INVESTIMENTO IN
ISTRUZIONE
INTRODUZIONE
Il livello ed il tipo di percorso formativo intrapreso, unitamente all’esistenza o meno
di una esperienza lavorativa pregressa, sono i requisiti principali con cui un individuo si
affaccia al mercato del lavoro e ne condizionano il tipo di occupazione.
La teoria economica suggerisce che la relazione tra investimento formativo e
occupazione svolta è biunivoca: se da un lato, infatti, il titolo di studio conseguito orienta
la scelta del percorso professionale da avviare, dall’altra parte è anche vero che le
tendenze del mercato del lavoro spesso influenzano la scelta di investimento in istruzione.
Infatti, terminata la scuola dell’obbligo, nel momento in cui si decide la tipologia di
percorso formativo da intraprendere, due sono gli elementi condizionanti: da un lato
hanno un’estrema rilevanza le attitudini individuali, ma dall’altro anche le opportunità
occupazionali ed i profili professionali più richiesti dalla domanda di lavoro sono elementi
di attenta valutazione.
Nel contesto di questa ricerca, quindi, assume una grande rilevanza il tentativo di
capire se la segregazione riscontrata analizzando i dati sull’occupazione è già presente dal
lato dell’offerta “a monte”, vale a dire nelle scelte formative delle donne indirizzate verso
percorsi di studi orientati a lavori tipicamente “femminili” oppure è legata al
funzionamento stesso del mercato del lavoro tendente di per sé ad inserire
tradizionalmente le donne in determinati ambiti e profili professionali e settoriali.
3.1 DIFERENZE DI GENERE NELLA SUOLA SUPERIORE
L’osservatorio Permanente dell’Istruzione della provincia di Varese rappresenta una
ricca ed importante fonte di dati sulle iscrizioni dei giovani alle scuole superiori, ed è a
questa fonte che ci siamo riferiti per le elaborazioni che seguiranno.
In provincia di Varese gli studenti iscritti alle scuole secondarie superiori sono
34.778; di questi 17.028 ( il 49%) sono maschi e 17.750 (51%) femmine.1
1 Gli studenti che frequentano scuole serali sono 934. In tale caso il rapporto tra maschi e femmine si inverte, infatti solo il 23,2% (216) sono donne mentre il 76,8% (718) è costituito da uomini. Questo dato segnala le maggiori difficoltà che incontra il mondo femminile a reinserirsi in un percorso di studi nel mondo della scuola dopo un precedente abbandono scolastico.
72
Il 6,9% degli studenti iscritti (2.408 su 34.778) ripete il corso seguito nel
precedente anno scolastico. L’indice di ripetenza si differenzia notevolmente per genere:
il numero di maschi ripetenti2 (1.423 su 17.028 iscritti, 8,4%) è una volta e mezza quello
delle femmine (985 ripetenti su 17.750 iscritte, 5,5%).
Tabella 3.1 Iscritti alle scuole superiori in Provincia di Varese, anno scolastico 2001-2002
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
Altra informazione ricavabile dai dati relativi alle iscrizioni è sulla regolarità nel
percorso di studi: 9.140 studenti su 34.778 (26,3%) presenta un ritardo3 di almeno un
anno rispetto al normale andamento degli studi previsto per la loro classe di età. Anche
per l’indice di ritardo si presenta una forte differenza per genere: si passa dal 32% per i
maschi (5.449 ritardatari) al 20,8% per le femmine (3.691).
Nel grafico 3.1 si trova la distribuzione per genere degli iscritti alle differenti classi
di corso; è interessante osservare che mentre percentualmente le iscrizioni maschili
diminuiscono costantemente al crescere dell’anno di frequenza, le femmine (che
costituiscono il 51,04% di tutti gli iscritti) tendono ad aumentare al procedere dell’anno
del percorso di studi.
2 Da rilevare che per ripetenti si intendono quegli studenti che, non superato l’anno di corso, decidono di reiscriversi e non coloro che decidono di lasciare gli studi. L’Abbandono è un fenomeno ancora più ampio perché può riguardare anche studenti promossi. 3 Per ritardo si intende uno studente il cui anno di nascita è antecedente a quello del corso che frequenta.
Maschi Femmine TotaleTot. Iscritti 17.028 17.750 34.778 % 48,96 51,04 100,00Serali 717 217 934 % su tot serali 76,8 23,2 100 % su tot del genere 4,2 1,2 2,7Ripetenti 1.423 985 2.408 % su tot ripetenti 59 41 100 % su tot del genere 8,4 5,5 6,9Ritardo 1 anno 5.449 3.691 9.140 % su tot in rit. 1 anno 59,6 40,4 100 % su tot del genere 32 20,8 26,3
73
Grafico 3.1 Distribuzione degli iscritti alle scuole superiori per genere.
Provincia di Varese, 2001-2002
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
Questi dati segnalano dunque una maggior dispersione scolastica maschile, le
cui cause possono essere ricondotte sia ad un maggior ‘impegno’ o ‘bravura’ delle
femmine o ad una maggior assorbimento di manodopera maschile nel mercato del lavoro
giovanile o ad entrambe la cause.
3.1.1 Distribuzione degli iscritti per tipologie scolastiche e per genere
Dalla lettura dei dati sulle iscrizioni alle scuole superiori presenti nella provincia di
Varese si possono trarre alcune considerazioni sulle scelte del percorso di studi:
innanzitutto nei Licei Scientifici, che costituiscono la tipologia più frequentata nella
provincia (20,1% degli iscritti), la distribuzione per genere indica una preponderanza dei
maschi sulle femmine (53,8% maschi e 46,2% femmine), anche se lo scarto non è così
marcato come in altri indirizzi scolastici. Tutti gli altri corsi di studio presentano la netta
prevalenza di un genere tra gli iscritti: in particolare quello femminile domina negli Istituti
Professionali per i Servizi Commerciali e Turistici (78,9%), negli Istituti Tecnici Periti
Aziendali (89,7%), nei Licei Classici (77,9%), Artistici (73%) e Linguistici (85,9%), nelle
49,1
50,9 50,8
49,2 50,2 49,8
52,1
47,9
54,1
45,9
40,0
42,0
44,0
46,0
48,0
50,0
52,0
54,0
56,0
Femmine Maschi
Femmine 49,1 50,8 50,2 52,1 54,1 Maschi 50,9 49,2 49,8 47,9 45,9
1° anno 2° anno 3° anno 4° anno 5° anno
74
Scuole e Istituti Magistrali (89,6%) e negli Istituti Tecnici Commerciali (57,8% femmine e
42,2% maschi), che rappresentano la terza tipologia scolastica in ordine di importanza
(14,1% degli iscritti), mentre il genere maschile è superiore nelle restanti tipologie.
Osservando i dati meno recenti che si hanno a disposizione, relativi alle iscrizioni
effettuate nell’anno scolastico 1996-1997, e confrontandoli con quelli relativi all’anno 2001
si possono osservare degli interessanti cambiamenti nelle scelte scolastiche per genere
(grafico 3.2), che però non sembrano modificare il grado di segregazione.
Grafico 3.2 Variazione % degli iscritti per genere e tipologia scolastica.
Provincia di Varese. Anni 1996-97 e 2001-2002
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
La presenza femminile aumenta in modo consistente nei Licei Linguistici (61%),
negli Istituti Professionali per l’Industria e l’Artigianato (48,6%), negli Istituti Professionali
per i Servizi Commerciali e turistici (27,5%) e negli Istituti Tecnici Periti Aziendali
(27,1%). In calo la presenza degli Istituti magistrali (-49,8%) e negli Istituti Tecnici per
Geometri (-31,7%) e Commerciali (-20,8%) (Tab. 3.2).
Non sembra variare invece la struttura e la tipologia di segregazione già rilevata.
-60,00
-40,00
-20,00
0,00
20,00
40,00
60,00
80,00
100,00
120,00
140,00
Maschi Femmine Totale
Maschi 10,78 -24,11 80,00 -0,03 -14,29 42,93 17,24 -33,31 -17,36 -5,97 138,46 Femmine -2,89 25,32 61,06 -1,35 -49,86 27,07 20,82 -31,72 -20,79 48,57 27,48 Totale 0,46 9,90 63,52 -0,64 -47,60 28,54 17,53 -32,98 -19,37 0,79 41,37
Lar lcl Lli LSc Mag Itpa Iti Itg Itc Ipia Ipc
75
Tabella 3.2 Variazione assoluta e % degli iscritti. Anni 1996-’97 e-2001-02 Provincia di Varese
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
Per quanto riguarda la distribuzione degli iscritti per distretto e per genere, invece
la tabella 3.3 mostra la presenza di quattro distretti significativi in termini di iscritti :
Varese, Saronno, Busto Arsizio e Gallarate e che la prevalenza della presenza femminile
nelle iscrizioni è decisamente maggiore rispetto a quella maschile in sei distretti su nove
(Cittiglio, Varese, Viggiù, Sesto C., Tradate, Busto A.).
1° anno 5° anno Tot iscrittiM F Tot M F Tot M F Tot
Lic Artistico Var.1997-2001
6 -19 -13 25 77 102 40 -33 7
Var % 5,41 -6,76 -3,32 192,31 97,47 110,87 10,78 -2,89 0,46Lic Classico Var.1997-
2001-50 101 51 -25 122 97 -177 410 233
Var % -29,41 25,57 9,03 -19,84 46,21 24,87 -24,11 25,32 9,90Lic Linguistico Var.1997-
200115 74 89 17 15 32 56 287 343
Var % 214,29 148,00 156,14 106,25 10,34 19,88 80,00 61,06 63,52
Lic Scientifico Var.1997-2001
69 64 133 -59 -3 -62 -1 -43 -44
Var % 8,66 9,50 9,04 -8,54 -0,51 -4,85 -0,03 -1,35 -0,64
Magistrali Var.1997-2001
-27 -323 -350 21 -45 -24 -25 -1282 -1307
Var % -50,94 -54,38 -54,10 105,00 -11,81 -5,99 -14,29 -49,86 -47,60
Ist Tec Periti Aziendali Var.1997-2001
29 39 68 -4 112 108 85 526 611
Var % 60,42 7,86 12,50 -10,26 34,67 29,83 42,93 27,07 28,54
Ist Tec Industriale Var.1997-2001
155 4 159 -629 -40 -669 729 76 805
Var % 13,50 4,35 12,82 -84,77 -66,67 -83,42 17,24 20,82 17,53
Ist.Tec Geometri Var.1997-2001
-88 -5 -93 -106 -15 -121 -526 -131 -657
Var % -26,83 -7,69 -23,66 -30,55 -19,23 -28,47 -33,31 -31,72 -32,98
Ist.TecnicoCommerciale
Var.1997-2001
12 -47 -35 -188 -354 -542 -443 -749 -1192
Var % 2,44 -6,26 -2,82 -31,76 -38,77 -36,01 -17,36 -20,79 -19,37
Ist..Prof.leIndustria e Art.
Var.1997-2001
-117 91 -26 -51 8 -43 -191 220 29
Var % -12,21 68,42 -2,38 -11,67 10,96 -8,43 -5,97 48,57 0,79
Ist.Prof. Serv.Commerc. Turist
Var.1997-2001
152 196 348 12 -8 4 414 574 988
Var % 126,67 33,16 48,95 44,44 -2,23 1,04 138,46 27,48 41,37
Totale Iscritti Var.1997-2001
156 175 331 -987 -131 -1118 -39 -145 -184
Var % 3,686 4,246 3,962 -32,361 -4,016 -17,712 -0,229 -0,812 -0,527
76
Tabella 3.3 Iscritti alle scuole superiore per genere e distretto Provincia di Varese, 2001-2002
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
3.1.2 Segregazione femminile
Al fine di approfondire il tema della presenza femminile nelle differenti tipologie
scolastiche e soprattutto per verificare se la ‘segregazione’ dell’occupazione femminile è
verificabile già a partire dalla scelta scolastica, sono stati calcolati degli indici di
segregazione sui dati relativi alle iscrizioni effettuate nel 2001 in provincia di Varese in
tutte le 11 tipologie di scuole medie superiori.
A tal proposito si riprendono gli indici presentati nel capitolo sul mercato del
lavoro4, calcolandoli rispetto alle iscrizioni per singola tipologia scolastica, in base alle
iscrizioni totali, al primo anno di frequenza e all’ultimo (Tab.3.4).
4 Nella Tabella. 3.4 il tasso di femminilizzazione totale ed il tasso di femminilizzazione rispetto alla componente maschile sono calcolati nel primo caso come rapporto tra le femmine iscritte ad un corso di studi / totale degli iscritti allo stesso corso e nel secondo caso le femmine iscritte / i maschi iscritti ad uno stesso tipo di scuola. Per semplificare la leggibilità dei dati non si sono moltiplicati i rapporti per 100.
Maschi Femmine
Luino 832 717
% riga 53,7 46,3
Cittiglio 468 651% riga 41,8 58,2
Varese 4.344 5.102
% riga 46,0 54,0
Viggiù 207 261% riga 44,2 55,8
Sesto Calende 407 513% riga 44,2 55,8
Gallarate 2.542 2.439
% riga 51,0 49,0
Tradate 1.338 1.636% riga 45,0 55,0
Busto Arstizio 3.263 3.751
% riga 46,5 53,5Saronno 2.910 2.463
% riga 54,2 45,8
Totale 16.311 17.533
77
Tabella 3.4 Indici di segregazione calcolati sugli iscritti alle scuole superiori.
Provincia di Varese
TFT TFM CRF Diff % tra generi
ID
Lic Artistico 1° anno 0,69 2,24 1,41 3,47 5° anno 0,80 4,11 1,49 3,46 Totale 0,73 2,70 1,43 3,83 Lic Classico 1° anno 0,79 4,05 1,61 8,63 5° anno 0,79 3,82 1,47 8,30 Totale 0,78 3,64 1,54 8,16 Lic Linguistico 1° anno 0,84 5,39 1,72 2,37 5° anno 0,83 5,00 1,54 3,68 Totale 0,86 6,01 1,68 3,52 Lic Scientifico 1° anno 0,46 0,85 0,94 -2,26 5° anno 0,48 0,92 0,89 -4,97 Totale 0,46 0,86 0,91 -3,76 Magistrali 1° anno 0,91 10,42 1,86 5,73 5° anno 0,89 8,20 1,65 8,94 Totale 0,90 8,59 1,76 6,38 Ist Tec Periti Aziendali 1° anno 0,87 6,95 1,78 10,73 5° anno 0,93 12,43 1,71 12,23 Totale 0,90 8,72 1,76 12,25 Ist Tec Industriale 1° anno 0,07 0,07 0,14 -28,31 5° anno 0,11 0,12 0,19 -25,70 Totale 0,08 0,09 0,16 -26,63 Ist.Tec Geometri 1° anno 0,20 0,25 0,41 -3,99 5° anno 0,21 0,26 0,38 -6,85 Totale 0,21 0,27 0,41 -4,60 Ist.Tecnico 1° anno 0,58 1,40 1,19 5,08 Commerciale 5° anno 0,58 1,38 1,07 2,59
Totale 0,57 1,35 1,13 3,69 Ist.Prof Industria e A. 1° anno 0,21 0,27 0,43 -13,67 5° anno 0,17 0,21 0,32 -11,60 Totale 0,18 0,22 0,36 -13,86 Ist.Prof Serv Commer. 1° anno 0,74 2,89 1,52 12,22 Turistici 5° anno 0,89 8,27 1,65 9,91 Totale 0,79 3,74 1,55 11,00 1° anno 48,23 5° anno 49,11 Totale 48,84
Fonte: nostre elaborazioni su dati dell’o.p.i., provincia di Varese, 2002
TFT= Tasso di femminilizzazione sul totale TFM= Tasso di femminilizzazione rispetto ai maschi CRF= Coefficiente di rappresentazione femminile ID= Indice di dissimilarità
78
Si può osservare che in provincia di Varese esiste una forte caratterizzazione di
genere nelle scelte scolastiche. I tassi di femminilizzazione sul totale risultano molto
diversi dal valore di equilibrio tra uomini e donne, indicando una minore presenza
femminile negli Istituti Tecnici Industriali (0,08), negli Istituti Professionali per l’Industria e
l’Artigianato (0,18), negli Istituti Tecnici per Geometri (0,21) e nei Licei Scientifici (0,46).
In tutte le altre tipologie scolastiche il valore del tasso è superiore a 0,5, indicando quindi
una maggiore presenza femminile. Questi risultati non variano, se non in misura lieve, in
relazione all’anno di frequenza , confrontando cioè le iscrizioni del primo anno e dell’ultimo
anno con le iscrizioni totali.
Il tasso di femminilizzazione rispetto alle iscrizioni maschili evidenzia una
situazione simile a quella messa in evidenza in precedenza: in quasi tutte le scuole
superiori la presenza femminile è maggiore rispetto a quella maschile, ad eccezione degli
Istituti Tecnici Industriali (0,09), degli Istituti Professionali per l’Industria e l’Artigianato
(0,22), e degli Istituti Tecnici per Geometri (0,27). Una presenza inferiore rispetto a quella
maschile, anche se di lieve entità, si riscontra invece nei Licei Scientifici (0,86 donne
iscritte ogni uomo) e di poco superiore negli Istituti Tecnici Commerciali (1,35 donne
iscritte ogni uomo). Da rilevare la netta prevalenza della componente femminile in alcune
scuole quali gli Istituti Magistrali (TFT=0,9 e TFM=8,6), gli Istituti Tecnici di Periti
Aziendali (TFT=0,9 e TFM=8,7), i Licei Linguistici (TFT= 0,9 e TFM=6).
Questi due tassi di femminilizzazione sono semplici rapporti statistici, che non
tengono conto della composizione della popolazione iscritta alle differenti tipologie
scolastiche; la segregazione tra le diverse scuole potrebbe in parte derivare da un diverso
equilibrio tra popolazione maschile e femminile. Questi indicatori non riescono pertanto a
distinguere tra una sorta di segregazione scolastica di fondo, dovuta a una diversa
partecipazione delle donne alla scuola, e una segregazione tra scelte scolastiche in senso
stretto.
Il coefficiente di rappresentazione femminile5 relativo ad una specifica
tipologia scolastica, consente di superare questo limite.
A livello di iscrizioni totali il coefficiente assume valori inferiori a 1, indicando una
situazione in cui la presenza femminile è inferiore a quella maschile, negli Istituti Tecnici
Industriali (0,16), in quelli dell’Industria e l’Artigianato ( 0,36) dei Geometri (0,41) e nei
Licei Scientifici (0,91).
Si conferma quindi la separazione dei percorsi per genere: le ragazze prediligono
gli indirizzi letterari: Liceo Classico (1,54) , Linguistico (1,68), Istituti Magistrali (1,76); e,
5 L’indice è calcolato come il rapporto tra la quota di donne iscritte in un determinato tipo di scuola (sul totale) e la quota totale di donne iscritte alle scuole superiori (sul totale).
79
tra gli indirizzi tecnici, quelli commerciali rispetto a quelli industriali, verso cui sono
orientati prevalentemente i maschi .
Altro indicatore calcolato è l’indice di dissimilarità6, che conferma una situazione
di segregazione formativa tra i generi: infatti in provincia di Varese circa il 48,8% della
componente femminile dovrebbe redistribuirsi tra le differenti tipologie scolastiche per
equiparare la distribuzione maschile. In particolare dovrebbero uscire dai Licei Artistici,
Classici Linguistici, dalle Magistrali, e dagli Istituti per Periti Aziendali, Tecnici Commerciali
e Professionali Commerciale per iscriversi nei Licei Scientifici, negli Istituti Tecnici per
Geometri , Tecnici Industriali e Istituti Professionali per l’Industria e l’Artigianato.
In conclusione, i dati relativi alle iscrizioni alle scuole superiori in provincia di
Varese consentono di delineare alcune caratteristiche relative alla presenza femminile nel
mondo della scuola. Innanzitutto appare chiaro che le donne studiano di più e hanno
percorsi più regolari dei maschi (valori inferiori dell’indice di ripetenza e di ritardo), sono in
definitiva “più brave’” e più scolarizzate.
Inoltre, per quanto attiene ai percorsi di studi, emerge che le donne si orientano o
verso indirizzi in cui la presenza femminile è tradizionale o verso gli indirizzi commerciali.
Seppur in presenza di una scolarità femminile numericamente superiore alla
componente maschile, esiste comunque segregazione formativa, fenomeno che andrà ad
influenzare sia le scelte di ulteriore formazione sia quelle legate all’inserimento nel
mercato del lavoro.
3.2 L’UNIVERSITA’
Grazie ai dati fornitici dall’Università Carlo Cattaneo-LIUC di Castellanza,
dall’Università degli Studi dell’Insubria e dal Politecnico di Milano in relazione ai propri
laureati residenti in provincia di Varese abbiamo cercato di calcolare la presenza femminile
nella fase più avanzata del percorso formativo. Se per le scuole superiori i dati presentati
comprendevano l’intero universo delle iscrizioni provinciali, nel caso dei dati delle
Università la visione è parziale. Infatti, le università considerate non comprendono nel loro
insieme tutti i possibili corsi di laurea ed è comunque operazione non facile seguire le
scelte di localizzazione geografica delle sede prescelta al momento dell’iscrizione o della
laurea.
Anche se incompleti, tuttavia i risultati che emergono ci permettono di fare alcune
considerazioni sulla partecipazione femminile all’Università e sulle scelte del tipo di studi
intrapresi.
6 Tale indice considera la differenza tra le quote di donne e di uomini iscritti in un determinato indirizzo scolastico.
80
Considerando il tasso di femminilizzazione sul totale dei laureati (Tab. 3.5),
calcolato sulla somma dei laureati dal 1998 al luglio 2002 (per il Politecnico e per la LIUC
si parte dal 1997) emerge una situazione di segregazione femminile, più marcata rispetto
a quella emersa dalla lettura delle iscrizioni alle scuole superiori, in quanto la presenza
femminile differisce considerevolmente a seconda della facoltà considerata.
Tabella 3.5 Indici di segregazione calcolati sui laureati all’Università.
Fonte: nostre elaborazioni su dati forniti dall’università dell’insubria, dalla liuc e dal politecnico
Per quanto attiene all’Università dell’Insubria si segnala una consistente presenza di
donne laureate nella facoltà di Scienze (78,5) e Medicina (62,8), uguale situazione tra
uomini e donne a Giurisprudenza ed inferiore ad Economia (46,5).
Scarsissima la quota di donne laureate al Politecnico di Milano (14,2), indicatore
molto eloquente della ancora bassa presenza delle donne in un ateneo frequentato
tradizionalmente da maschi, anche se si riscontra un trend di donne laureate crescente
(dal 12,8 del 1997 al 16,6 del 2002).
Relativamente alla LIUC il diploma universitario in ingegneria gestionale e quello in
ingegneria (rispettivamente 6,9 e 7,6) segnano la più bassa presenza di diplomate,
confermando la elevata segregazione femminile nelle facoltà ingegneristiche, seguite da
Economia Aziendale (37).
Per quanto attiene ai master, il diploma in merchant banking è conseguito da poche
donne (22), mentre superiore è la quota femminile nel corso di direzione del personale
(75). Non vi sono donne che hanno conseguito il master in E-business e supply chain
* (fino a luglio)
Università dell'Insubria LIUC Master inEconomi
aMedicin
aGiurisp
.Scienz
eMMFFNN-CO
Scienze
MMFFNN-VA
Politecnicodi
Milano
D.U.Ingegneria
Ec.Azien.
Giurisp.
Ing.Gest.
Dir.Pers.
merchant
banking
previdenza
complementare
TFT1997 -- -- -- - -- 12,8 6,3 49,4 -- -- -- -- --1998 60,0 61,3 -- 100,0 91,3 16,5 0,0 37,5 -- -- -- -- --1999 42,3 60,5 50,0 66,7 75,0 11,2 0,0 31,2 -- -- -- -- --2000 43,3 60,7 66,7 0,0 75,0 13,5 15,4 35,5 -- -- -- -- --2001 49,5 66,2 40,9 0,0 84,3 14,4 23,1 43,0 -- -- -- 20 --2002* 48,2 66,7 50,0 0,0 71,8 16,6 0,0 32,1 100 6,9 75 25,0 100TOT 46,5 62,8 50,0 50,0 78,5 14,2 7,6 37,0 100 6,9 75 22,2 100TFM1997 -- -- -- -- -- 14,7 6,7 97,4 -- -- -- -- --1998 150,0 158,3 0,0 0,0 1050 19,7 0,0 60,0 -- -- -- -- --1999 73,4 153,1 100,0 200 300 12,6 0,0 45,3 -- -- -- -- --2000 76,3 154,5 200,0 0 300 15,6 18,2 55,0 -- -- -- -- --2001 98,0 195,8 69,2 0 537,5 16,9 30,0 75,3 -- -- -- 25,0 02002*
93,0 200,0 100,0 0 254,5 19,8 0,0 47,4 0 7,4 300 33,3 --
TOT 86,8 168,7 100 100 365,9 16,5 8,2 58,8 0 7,4 300 28,6 --
81
management ed in Economia e diritto dell’impresa, confermando la forte segregazione
riguardo a materie (e quindi professioni) legate all’informatica e alle nuove tecnologie.
Il tasso di femminilizzazione rispetto ai laureati maschi mostra che 16 donne
ogni 100 uomini si laurea al Politecnico di Milano; in particolare, per la LIUC, solo 7,4 (su
100 uomini) consegue il diploma universitario in Ingegneria Gestionale e 8,2 la laurea in
Ingegneria.
Per quanto riguarda le lauree all’Università dell’Insubria, solo nella facoltà di
Economia si segnala una quota inferiore di donne laureate (86,8); vi è parità invece per
Giurisprudenza (100), e vi è invece presenza maggiore di donne nel conseguimento della
laurea in Medicina e Scienze (rispettivamente 168,7 e 365,9).
In conclusione i dati relativi ai laureati, pur se parziali, mostrano la presenza di
segregazione femminile soprattutto in alcune facoltà. Le donne frequentano scarsamente
(o non portano a compimento il corso di laurea) le facoltà di natura ‘tecnico-scientifica’ che
per tradizione sono appannaggio degli studenti di genere maschile. In tal modo è preclusa
a priori la possibilità di accedere ad un segmento del mercato del lavoro che richiede profili
tecnici ingegneristici o informatici, di cui l’analisi Excelsior segnala una domanda
crescente.
3.3 LA FORMAZIONE PROFESSIONALE
Per completare il quadro dell’offerta formativa ci proponiamo di analizzare la
situazione relativa ai corsi di formazione professionale in provincia di Varese, facendo
riferimento, in particolare, ai dati degli allievi usciti dai corsi di 1° livello (post-obbligo) e di
2° livello (post-qualifica e post-diploma) sia del piano provinciale che del Fondo Sociale
Europeo (Obiettivo 2 e 3) dell’anno 1999 (Tavola A1, appendice), ultimo anno di cui si
dispone di dati disaggregati per genere.
E’ stato possibile svolgere questa sezione di analisi grazie al ricco database sulla
formazione della Provincia di Varese, che monitora costantemente l’andamento dei corsi di
formazione7.
Dei 1.340 allievi che hanno ottenuto una qualifica post-obbligo 743 (55,4%) sono
donne; così come, per i corsi post-qualifica e post-diploma, dei 1.167 totali, 706 (60,5%)
sono femmine; la componente femminile rappresenta quindi la maggioranza degli allievi
sia nei corsi di 1° che di 2° livello.
La distribuzione degli allievi per genere nei diversi settori formativi dei corsi di 1°
livello (Tavola A2, appendice) indica una elevata presenza femminile nell’ambito:
7 A tal proposito ringrazia il settore Formazione della Provincia di Varese per la disponibilità a collaborare.
82
• dei Servizi socio-educativi (29,7%), in particolare nel corso di Ausiliario socio-
assistenziale;
• dell’Acconciatura ed Estetica (12,2%);
• dell’Industria alberghiera e della Distribuzione commerciale (entrambi 10,6%)
rispettivamente nel corso di Aiuto cuoco e Addetto alla gastronomia e nel corso di Addetto
alla distribuzione commerciale e alle vendite;
• e dei Lavori di Ufficio (10%), per il corso di Operatore d'ufficio addetto alla
contabilità generale e di Information & Communication Technology.
Prima di trarre conclusioni sulle scelte formative delle donne diamo uno sguardo
agli indicatori di segregazione costruiti in modo simile a quelli relativi agli iscritti alle
scuole superiori in provincia di Varese e ai laureati.
Il tasso di femminilizzazione sul totale dei diplomati di 1° livello mostra che
alcuni percorsi di studio sono intrapresi solo da donne: è il caso dei corsi che formano per
operare nell’ambito dell’industria dell’abbigliamento e del turismo (entrambi 100); inoltre
la presenza femminile prevale decisamente su quella maschile nel campo :
• dell’estetica (93,8), in particolare nei corsi per Estetiste (97,7);
• della distribuzione commerciale (92,9), in tutti i corsi ad esclusione di quelli per
Magazziniere;
• dei servizi socio-educativi (92,5), in tutti i corsi proposti;
• dell’industria tessile (71,4) nel corsi di Addetto riciclaggio materiale di scarto
delle aziende tessili;
• dei lavori d’ufficio (65,5), nei corsi di Information & Communication technology
(100), di Operatore d'ufficio addetto alla contabilità generale (81,6), di Addetto al sistema
di controllo di gestione (77,8), di Responsabile della funzione logistica integrata (63,6) e di
Operatore d'ufficio (60);
• dell’artigianato (57,9), nei corsi di Esperto della lavorazione artistica del vetro
(88,9);
• e dell’industria alberghiera (51,3) nei corsi di Addetto ai servizi ristorativi
(85,7), di Addetto alla ristorazione collettiva (83,3), di Addetto alla gastronomia (60,7) e
di Banconiere di prodotti alimentari (54,5).
Il tasso di femminilizzazione rispetto ai diplomati di genere maschile
evidenzia una situazione simile a quella messa in luce in precedenza: i corsi che preparano
ad operare nel turismo e nell’industria dell’abbigliamento sono frequentati solo da donne,
mentre in altre tipologie di corsi (per esercitare nella distribuzione commerciale, nel
campo dell’estetica e dei servizi socio-educativi) vi è una massiccia presenza femminile; in
altri ancora, vi è prevalenza di donne, ma con minor scarto rispetto alla presenza
83
maschile, e sono i corsi relativi all’industria tessile, ai lavori d’ufficio, all’artigianato e al
settore alberghiero e della ristorazione.
Il coefficiente di rappresentazione femminile, relativo ad una specifica
tipologia di indirizzo, assume valore nullo, individuando quindi una situazione di totale
assenza di donne, negli insegnamenti relativi alla meccanica – metallurgia e alla
falegnameria. Il coefficiente è invece inferiore a 1, ma maggiore di zero (indicando quindi
una situazione in cui c’è una relativa presenza femminile) nell’ambito dell’elettronica
(0,04), della grafica (0,3), dell’industria alimentare (0,7), dell’informatica (0,8).
Nei corsi che offrono una qualifica post-obbligo si rileva che le donne frequentano
soprattutto quelli che preparano a mansioni da svolgere in settori tipicamente ‘femminili’
(abbigliamento, turismo, estetica, distribuzione commerciale e lavori d’ufficio); scarso
invece è l’interesse a frequentare indirizzi di studio che avviano all’informatica, alla
meccanica, all’elettronica e all’industria del legno.
Nei corsi di 2° livello (Tavola A3, appendice) le donne frequentano soprattutto i
corsi per:
• lavori d’ufficio (42,6%, la quota maschile è 26,2%), soprattutto per diventare
Tecnico di amministrazione e gestione del personale (4,1), Esperto di amministrazione
aziendale (4%), Utilizzatore di software gestionale e di servizio (3,5%) ed esperto di
contabilità analitica (3,4%);
• attività promozionali e di pubblicità (9,9%, a fronte del 5,4% della componente
maschile) soprattutto per Tecnico della comunicazione pubblicitaria (2,1%) e Tecnico della
comunicazione e del marketing (2%);
• turismo (9,1%, mentre 1,3% è la quota maschile) per operare come Tecnico di
commercializzazione dei servizi turistici (4,4%) e Operatore turistico-ambientale (2,1%);
• informatica (6,5% contro il 25,6% maschile) per lavorare come Tecnico di
sviluppo di applicazioni grafiche (1,8%);
• estetica ed edilizia (entrambe 4,7%).
Anche per i diplomati di secondo livello sono stati calcolati gli indici di
segregazione. Dalla loro analisi emerge una situazione simile a quella segnalata dai corsi
di formazione di 1° livello; infatti le donne, una volta conseguita una qualifica od un
diploma, decidono di proseguire gli studi frequentando corsi di specializzazione che
preparano ad operare soprattutto in settori in cui prevalgono professioni femminili.
Il tasso di femminilizzazione sul totale dei diplomati assume valore 100,
indicando solo presenza femminile nelle seguenti professioni:
• Artigiano artista tradizionale;
• Disegnatore di moda, Disegnatore interprete di tendenze e Disegnatore
industriale;
84
• Assistente congressuale e Operatore turistico;
• Addetto al telemarketing per la customer satisfaction e le ricerche di mercato;
• Donne imprenditrici.
Assume valore inferiore a 50, indicando minor presenza femminile nei corsi che
preparano a professioni relative:
• all’elettricità ed elettronica (0);
• alla meccanica e metallurgia (6,7);
• ai trasporti (7,1);
• all’informatica (28), in particolare nelle professioni di Progettista cad per stampi
materie plastiche (9,1), Programmatore analista (31,6), Tecnico di sviluppo software e
gestione sistemi informatici (11,1) Tecnico di sviluppo su sistemi multimediali (42,9)
Tecnico informatico industriale (5,6) e Tecnico multimediale (25), Tecnico di sviluppo e
manutenzione soluzioni su rete (6,3);
• in alcune professioni del settore edile (43,4), quali il tecnico di progetti per
l’edilizia (12).
Il coefficiente di rappresentazione femminile relativo ad una specifica tipologia
di indirizzo assume valore maggiore di uno, individuando quindi una situazione di
maggiore presenza di donne, in quasi tutte le tipologie di corsi ad esclusione di quelli
relativi alla meccanica – metallurgia (0,1) e all’elettronica (0), all’informatica (0,5), in
particolare le professioni in cui le donne scarseggiano sono:
• il Progettista meccanico (0,2),
• l’Assistente a interventi di recupero edilizio e ambientale di abitazioni e siti
industriali dismessi (0,6), il Design multimediale con cad edile (0,9) ed il Tecnico di
gestione di progetti per l’edilizia (0,2);
• l’Operatore di indotto aereoportuale (0,1);
• il Tecnico di monitoraggio e controllo qualità della trasformazioni alimentari
(0,8);
• l’Esperto di logistica e di economia globale (0,8) e di gestione di processi
aziendali (0,8); l’Operatore addetto all’amministrazione di condomini (0,8) e il
Responsabile della qualità, sicurezza e ambiente (0,5); il Tecnico esperto in produzione e
organizzazione del telelavoro (0,8);
• Il Progettista cad per stampi in materie plastiche (0,1), il Programmatore
analista (0,5), il Tecnico di sviluppo soluzioni su reti (0,1) e di sviluppo software e
gestione sistemi informatici (0,2) ed il Tecnico informatico industriale (0,1).
Anche nei corsi di 2° livello si osserva segregazione nelle scelte formative delle
donne, totalmente assenti nelle professioni tipicamente maschili, quali quelle relative
all’elettronica e alla meccanica, e scarsamente presenti in un settore innovativo come
85
l’informatica. Tuttavia, rispetto ai corsi post-obbligo, la presenza femminile si allarga in
alcuni settori in espansione che non rientrano nelle mansioni tradizionalmente svolte dalle
donne (Ecologia e Ambiente, Edilizia).
In ultimo si possono visualizzare i dati degli allievi formati in base al
raggruppamento delle denominazioni dei corsi secondo la classificazione Istat delle
professioni conseguite nei corsi di 1° livello e 2° livello. La Tavola A4, in appendice, mette
in evidenza che :
• i 21 Disegnatori artistici usciti dai corsi di formazione della provincia di Varese
sono solo donne (il 1,4% del totale delle allieve formate), cosi come solo donne sono le 33
Hostess (2,3%), i 15 Addetti alla sorveglianza dei bambini (1%), i 68 Sarti, tagliatori
artigianali, modellisti e cappellai (4,7%) e gli 8 Altri artigiani della lavorazione del cuoio e
della calzature (0,6%).
• Nelle professioni di parrucchiere, in quelle relative alle attività turistiche, ai
servizi personali e sanitari, di assistente sociale, di restauratore le donne sono
decisamente superiori agli uomini, coprendo una quota superiore al 90%.
• A seguito vi sono con una quota superiore all’50% i Commessi, gli Archivisti, gli
Imprenditori di aziende private nel commercio, i Tecnici dell’ambiente, i Contabili, i Tecnici
della vendita e del marketing e delle distribuzione commerciale, gli Esercenti dei bar, i
Decoratori di vetro e ceramica, e gli Operatori delle macchine per il tessile.
Infine con questi dati è stata elaborata una classifica (Tav. 3.9, e Tav. A5), stilata
in ordine decrescente, che evidenzia le professioni in cui sono più numerose le donne.
Guardando i primi posti emerge che la maggior parte delle donne sceglie di svolgere
mansioni tradizionali, solo al nono posto si trova una professione innovativa: il
Programmatore informatico (1° posto nelle scelte maschili). In fondo alla classifica la
totale assenza di donne in settori quali l’elettronica, l’elettrotecnica, la meccanica mostra il
disinteresse delle donne a svolgere mansioni in ambiti tipicamente maschili, che evidenza
la presenza di segregazione femminile già a livello di scelta formativa.
86
Tavola 3.6 Graduatoria delle professioni scelte dagli allievi usciti dai corsi di formazione professionale 1999. Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti Valori assoluti in ordine decrescente
Classifica delle preferenze dei maschi Classifica delle preferenze delle femmine T O T A L E G E N E R A L E 1.058 T O T A L E G E N E R A L E 1449
1 Tecnici informatici - programmatori 116 1 Professioni serv. sanitari con particolari specializzazioni
193
2 Operatori macchine utensili automatiche e semiautomatiche
100 2 Parrucchieri, specialisti delle cure di bellezza e assimilati
124
3 Installatori linee elettriche, riparatori e cavisti
82 3 Contabili ed assimilati 103
4 Cuochi in alberghi e ristoranti 62 4 Commessi e assimilati 85 5 Contabili ed assimilati 48 5 Professioni intermedie attività turistiche 71 6 Meccanici artigianali, riparatori/manut.
automobili ed assimilati 44 6 Sarti, tagliatori artigianali, modellisti e
cappellai 68
7 Panettieri e pastai artigianali 42 7 Cuochi in alberghi e ristoranti 61 8 Tecnici delle costruzioni civili e assimilati 41 8 Operatori su macchine di calcolo,
elaborazione dati 55
9 Tecnici elettronici e in telecomunicazioni 30 9 Tecnici informatici - programmatori 51 10 Disegnatori industriali ed assimilati 29 10 Aiuto contabili e assimilati 45 11 Stampatori offset e alla rotativa 29 11 Tecnici della pubblicità e pubbliche
relazioni 42
12 Tecnici della difesa dell'ambiente ed assimilati
23 12 Tecnici di vendita e distribuzione 38
13 Idraulici e posatori tubazioni idrauliche e di gas
23 13 Segretari, archivisti, tecnici degli affari generali
37
14 Saldatori e tagliatori a fiamma 22 14 Tecnici del marketing 36 15 Agricoltori/lavoratori agricoli fiori/piante
ornamentali 22 15 Hostesses, stewards ed assimilati 33
16 Elettrotecnici 19 16 Tecnici della difesa dell'ambiente ed assimilati
30
17 Tecnici del marketing 19 17 Tecnici delle costruzioni civili e assimilati 27 18 Meccanici e montatori macchinario fisso per
lavorazioni industriali 17 18 Panettieri e pastai artigianali 27
19 Ebanisti, falegnami, operatori macchine lavorazione del legno
17 19 Disegnatori industriali ed assimilati 23
20 Altri tecnici in scienze dell'ingegneria, costruzioni e trasporti
15 20 Disegnatori artistici 21
21 Tecnici di vendita e distribuzione 15 21 Pittori, scultori, restauratori d'arte ed assimilati
19
22 Operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati
15 22 Tecnici della distribuzione commerciale 17
23 Tecnici della distribuzione commerciale 14 23 Personale di segreteria 17 24 Altri impiegati gestione stocks e amm.va dei
trasporti 13 24 Altre professioni intermedie
dell'insegnamento 16
25 Commessi e assimilati 11 25 Agricoltori/lavoratori agricoli fiori/piante ornamentali
16
26 Attrezzisti macchine utensili ed affini 11 26 Addetti alla sorveglianza di bambini ed assimilati
15
Fonte: nostre elaborazioni su dati del settore formazione professionale-provincia di Varese
3.4 CONCLUSIONI
Cerchiamo ora di trarre delle conclusioni generali sulla posizione della donna nelle
scelte di istruzione.
Relativamente alle scuole superiori, all’università e alla formazione professionale,
possiamo già dire che la presenza delle donne nel sistema scolastico rivela alcune
caratteristiche ricorrenti: le donne studiano più degli uomini, con risultati migliori e
seguono percorsi scolastici più regolari.
87
Inoltre, le scelte prevalenti nei percorsi di studio sono indirizzate verso percorsi in
cui tradizionale è la presenza femminile.
L’analisi di tutte le tipologie formative successive alla scuola dell’obbligo, da quelli
più brevi (diploma post-obbligo) a quelli che richiedono un maggior investimento
formativo (laurea e corso di specializzazione), ha mostrato che a tutti i livelli vi sono delle
regolarità: le scelte delle donne sono polarizzare in aree di studio che preparano a lavori e
a mansioni “femminili”.
Dai dati considerati non si può evincere se la segregazione formativa delle donne
sia causa od effetto della segregazione che si è vista esistere nel mercato del lavoro.
Certamente in questa relazione biunivoca la scelta del percorso di studio ha un ruolo molto
importante: infatti finché non ci saranno donne in grado di svolgere alcune delle mansioni
che, per tradizione, sono realizzate da maschi, la segmentazione di genere del mercato del
lavoro varesino permarrà.
Per chiarire quanto la formazione scolastica condiziona il lavoro o, viceversa, le
possibilità occupazionali pesano sulla scelta formativa, nella fase finale di questa ricerca
sono state fatte delle interviste rivolte sia ad aziende che operano in diversi settori
produttivi in provincia di Varese che a testimoni privilegiati. Il questionario è finalizzato a
valutare la situazione della segregazione femminile in provincia di Varese ed in particolare
le possibilità di occupazione femminile nelle professioni tecniche, viste come un bacino di
impiego adatto alle scelte formative intraprese dalle donne.
88
89
CAPITOLO IV:
LE PREVISIONI DELLA DOMANDA DI LAVORO IN PROVINCIA DI VARESE
SULLA BASE DELL’INDAGINE EXCELSIOR
INTRODUZIONE
Il Sistema Informativo Excelsior, promosso da Unioncamere in accordo con il
Ministero del Lavoro e l’Unione Europea, e la relativa indagine sui fabbisogni professionali
delle imprese rappresenta una importante fonte statistica per la conoscenza
dell’andamento del mercato del lavoro, con i relativi flussi in entrata e uscita previsti dalle
imprese e di tutta una serie di caratteristiche associate alle assunzioni previste dalle
imprese (tipo di figura professionale, titolo di studio, età, esperienza lavorativa, ecc.).
L’indagine costituisce, quindi, in Italia una delle più importanti fonti di informazione sulla
domanda di lavoro e sui fabbisogni di professionalità espressi dalle imprese.
La rilevazione, che in provincia di Varese coinvolge un campione di oltre 1.500
imprese, pari all’8% dell’universo, fornisce dati per tutte le dimensioni di impresa1, che
abbiano almeno un dipendente e che svolgano un’attività prevista dalla classificazione
NACE rev.1 - ATECO91; il campo di osservazione di Excelsior esclude pertanto: le unità
operative della pubblica amministrazione, le aziende pubbliche del settore sanitario, le
unità scolastiche e universitarie e le pubbliche organizzazioni associative2.
Le previsioni sulla domanda formulate dalle imprese3 vanno valutate tenendo conto
di alcuni elementi caratteristici, propri dell'indagine:
• il grado parziale di copertura dell'universo, che porta a sottostimare la domanda
di professioni concentrate nei settori esclusi dall’ambito di osservazione dell’indagine (ad
esempio molte libere professioni o del settore pubblico, e del “terzo settore”; a ciò si
aggiunge l’esclusione dall’indagine del segmento del lavoro autonomo, la cui rilevanza in
termini di capacità di assorbimento di forza-lavoro è indiscussa;
• la difficoltà di prevedere le uscite non dovute ad anzianità (ma per decisione
autonoma dei lavoratori), da cui può derivare una sottostima delle assunzioni per
sostituzione e i passaggi diretti da un'azienda all'altra;
1 Sono previste 4 classi dimensionali stabilite in base al numero di dipendenti: 1-9 , 10-49, 50-249, 250 e oltre. 2 Il progressivo miglioramento dell’indagine ha esteso sempre più il campo di osservazione, che nell’ultima rilevazione ha riguardato anche il settore agricolo, i cui risultati non sono stati ancora resi noti. 3 Va ricordato che, trattandosi di previsioni, i dati forniti dall’indagine sono caratterizzati da margini di incertezza, dovuta sia al possibile condizionamento al momento dell’intervista sia alla possibile revisione delle aspettative delle imprese nell’arco temporale considerato, necessaria nel caso di fasi congiunturali non prevedibili o diverse dalle attese.
90
• l'impossibilità di prevedere i movimenti di forza lavoro dovuti alla nati-mortalità
delle imprese, e quindi degli effetti che questa genera sui livelli della domanda di lavoro;
• nonostante i miglioramenti che si sono succeduti nella messa a punto della
rilevazione i confronti temporali non sono facilmente realizzabili, soprattutto nel caso di
un’analisi molto disaggregata.
Ai fini del presente lavoro, tuttavia, il maggiore limite presentato dall’Indagine
Excelsior è rappresentato dalla mancanza di dati che consentano la disaggregazione di
genere. Non è possibile quindi cogliere le previsioni quantitative e qualitative
dell’occupazione femminile, e specularmente non si può far emergere in quali profili
professionali la richiesta di personale di genere femminile è scarsa (o nulla).
Nonostante questa restrizione, l’analisi che seguirà è ugualmente utile poiché
permetterà di avere un quadro delle tendenze occupazionali in provincia di Varese,
consentendo di individuare i settori che assorbiranno più forza lavoro, le figure
professionali più richieste e le relative competenze e soprattutto le professioni per cui le
imprese incontreranno le maggiori difficoltà di reclutamento. L’indagine Excelsior quindi ci
consentirà comunque di acquisire delle informazioni rilevanti per individuare gli ambiti
verso cui orientare l’offerta di lavoro femminile, nonché il suo percorso formativo che
condizionerà poi l’ingresso nel mondo del lavoro.
Dopo aver considerato i movimenti occupazionali previsti e le caratteristiche delle
assunzioni, l’analisi focalizzerà l’attenzione sulle figure tecniche, esaminando i dati più
disaggregati4 a disposizione, che consentiranno di approfondire maggiormente le
caratteristiche di questo tipo di figure professionali e le competenze specifiche richieste
dalle imprese.
Il presupposto di tale scelta è da ricercare nella rilevanza accordata a questa
tipologia di figura in termini di prospettive occupazionali, visto che si tratta di professioni
in crescita, che richiedono titoli di studio medio alti e non presentano condizioni di lavoro
particolarmente pesanti o difficili.
4.1 I MOVIMENTI PREVISTI PER IL 2002
L’indagine Excelsior, realizzata a fine anno 2001 per indagare i fabbisogni
professionali delle imprese al 2002, segnala in provincia di Varese per il 2002
complessivamente una previsione di 9.687 assunzioni a fronte di 6.193 uscite, da cui
deriva un saldo di segno positivo pari a 3.494 unità. Tale valore corrisponde ad una
prevista crescita degli occupati dipendenti dell’1,8% (quale risultante di un tasso di
entrata del 4,9% e di un tasso di uscita del 3,1%). Superiori sono le aspettative di nuove
4 I dati presentati sono frutto di una estrazione ad hoc effettuata nel database di Excelsior
91
assunzioni a livello regionale, con un saldo pari a 2,6%, dato da un tasso di entrata pari a
5,9% e un tasso di uscita pari a 3,4%. (Tabella 4.1 e Tav. A6, in appendice5).
Tabella 4.1 Dipendenti delle imprese al 31.12.2201, movimenti e tassi previsti nel 2002 per settore di attività e classe dimensionale. Provincia di Varese, Lombardia 2002
MOVIMENTI PREVISTI AL 31.XII.2002
TASSI PREVISTI NEL 2002
DIPENDENTI
31.XII.2001
(v.a.) %
VARESE (v.a.) Entrate Uscite Saldo Entrate
Uscite Saldo
Industria 124.638 5.130 3.506 1.624 4,1 2,8 1,3
Servizi 74.049 4.557 2.687 1.870 6,2 3,6 2,5
Totale 198.687 9.687 6.193 3.494 4,9 3,1 1,8
LOMBARDIA
Industria 1.262.781 58040 33699 24.341 4,6 2,7 1,9
Servizi 1.042.661 79.078 43.574 35.504 7,6 4,2 3,4
Totale 2.305.442 137.118 77.273 59.845 5,9 3,4 2,6
CLASSE DIMENSIONALE
VARESE
1-9 dipendenti 48.724 4.053 1.089 2.964 8,3 2,2 6,1
10-49 dipendenti 55.415 1.546 759 787 2,8 1,4 1,4
50 dipendenti e oltre
94.548 4.088 4.345 -- 4,3 4,6 --
LOMBARDIA
1-9 dipendenti 548669 49463 10449 39014 9,0 1,9 7,1
10-49 dipendenti 600942 20608 8904 11704 3,4 1,5 1,9
50 dipendenti e oltre
1155831 67047 57920 9127 5,8 5,0 0,8
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
Gli andamenti tuttavia differiscono in funzione dei diversi settori di attività
economica delle imprese e delle dimensioni aziendali:
• nell'industria risultano complessivamente più bassi sia i tassi di entrata
(4,1%, cui corrisponde la previsione di 5.130 nuove assunzioni) sia quelli di uscita (2,8%,
equivalente a 3.506 posti di lavoro in meno) e pertanto la crescita si attesta intorno
all’1,3%(con un saldo positivo di 1.624 nuovi dipendenti); tale valore è inferiore al dato
regionale (1,9%, determinato da tassi di entrata e di uscita pari rispettivamente a 4,6% e
2,7%). Scendendo nell'analisi per comparti, si rileva come solo nel settore tessile, a
prevalente occupazione femminile, si registrano prospettive di occupazione dipendente
negative (tasso di crescita -0,2%, determinato dall’entrata di 559 nuovi assunti e
dall’uscita di 615 dipendenti). Il tasso di crescita atteso più elevato si rileva nel comparto
delle costruzioni, a prevalente occupazione maschile, che presenta un saldo di 745 unità
(pari al 6,8%), mentre quello più basso (0,4%) è nell'industria meccanica e mezzi di
trasporto (con una entrata pari a 634 e una uscita pari a 541 lavoratori), elettrica ed
5 Per non appesantire la lettura, nel testo vengono presentate tavole con valori aggregati, mentre in
92
elettronica (con l’ingresso di 330 nuovi assunti e la perdita di 302 posti di lavoro) e delle
industrie della carta e della stampa (87 nuovi assunti e 73 dipendenti in uscita).
• Per i servizi, a prevalente occupazione femminile, si prevede invece un tasso di
incremento dei dipendenti superiore al valore complessivo e pari a +2,5% (contro il 3,4%
a livello regionale), a cui corrisponde un saldo netto di 1.870 lavoratori dipendenti; tale
risultato scaturisce da un tasso di entrata del 6,2% (4.557 nuovi assunti) e da un tasso di
uscita del 2,5% (2.687 lavoratori in uscita). Nel settore dei servizi non si registrano
previsioni negative per l'occupazione dipendente per nessun comparto, ad eccezione dei
trasporti e delle attività postali, in cui ci si aspetta una perdita di 643 posti di lavoro, a
fronte di una richiesta da parte delle imprese di 428 nuovi occupati (tasso di crescita -
1,9%). Significativa la crescita, pari al 5,4%, prevista nell’ambito dei servizi alle
persone (con una entrata di 339 lavoratori ed una uscita di 99) nel comparto turistico
alberghiero (dove la crescita del 4,5% deriva da una entrata di 776 e da una uscita di
435 addetti) e nel commercio (1623 l’entrata e 617 l’uscita prevista di lavoratori).
Passando ad esaminare i dati per dimensione di aziendale, a Varese come in
Lombardia, la piccolissima impresa (fino a 9 dipendenti) è quella che appare più dinamica,
con tassi di variazione (6,1%) nettamente superiori a quelli medi generali, seguita dalle
medie imprese (dai 10 ai 49 dipendenti), che presentano tassi del 1,4%. La grande
impresa (dai 250 dipendenti in su) presenta invece tassi nulli. Questo dato sembrerebbe
indicare come la struttura dell'impresa varesina e lombarda in generale tenda a
modificarsi a vantaggio della piccola impresa.
Le imprese artigiane presentano un andamento simile a quello delle imprese di
piccola dimensione, con un tasso di variazione molto alto e superiore alla media regionale
(4,9%,contro 5,8% ), che sale all’6,4% per le imprese artigiane fino a 9 dipendenti e si
attesta al 1,3% per quelle con più di 10 (7,6% e 1,9% per la Lombardia). In valori assoluti
il saldo previsto per le imprese artigiane è pari a 1.504 unità (Tabella 4.2, e Tav. A7, in
appendice).
appendice si trovano le tavole corrispondenti con i valori disaggregati.
93
Tabella 4.2 Dipendenti delle imprese artigiane al 31.XII.2001 movimenti e tassi previsti nel 2002 per settore di attività - Provincia di Varese, 2002
MOVIMENTI PREVISTI NEL 2002 (v.a.)
TASSI PREVISTI NEL 2002
DIPENDENTI
31.XII.2001
(v.a.)
Entrat
e
Uscite Saldo Entrat
a
Uscita
Saldo
VARESE
Tot artigianato 30.761 2.266 761 1.505 7,4 2,5 4,9
Industria 24.996 1.766 637 1.129 7,1 2,5 4,5
Servizi 5.765 500 124 376 8,7 2,2 6,5
LOMBARDIA
Tot artigianato 306.362 23.483 5.690 17.793 7,7 1,9 5,8
Industria 242.682 17.371 4065 13.306 7,2 1,7 5,5
Servizi 63.680 6112 1625 4.487 9,6 2,6 7,0
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
Dai dati Excelsior emerge quindi che in provincia di Varese il volume della domanda
di lavoro prevista dalle imprese nel 2002 presenta saldi positivi, che risultano, in
particolare, più rilevanti in termini percentuali per il comparto delle imprese di piccola
dimensione e per i servizi, tuttavia si tratta di andamenti meno positivi di quelli che si
rilevano a livello regionale.
4.2 LE CARATTERISTICHE DELLE ASSUNZIONI PREVISTE
Excelsior non si limita a fornire previsioni quantitative, che sono comunque
importanti, ma offre informazioni anche in relazione alla qualità della forza lavoro che
potrà essere assorbita dal sistema produttivo locale. Risulta quindi particolarmente
interessante analizzare nel dettaglio le caratteristiche delle assunzioni previste in termini
di: livello di inquadramento, professione, titolo di studio richiesto, necessità di una
precedente esperienza lavorativa, tipo di contratto e necessità di conoscenze specifiche
(quali quelle linguistiche ed informatiche).
I dipendenti che, in base alle previsioni degli operatori interpellati, sarebbero
dovuti essere assunti nel corso del 2002 nelle imprese della provincia di Varese
ammonterebbero a 9.687 unità.
Per ciò che concerne i livelli di inquadramento, dalle previsioni formulate dalle
imprese del territorio, si rileva che i valori di saldo entrate-uscite (Tabella 4.3 e tav. A8, in
appendice) sono di segno positivo per tutti, ad eccezione dei dirigenti. Ad un calo dello
0,3% (7 lavoratori), si accompagna un aumento per i quadri e gli impiegati del 1,6% e per
gli operai del 1,9% (cui corrisponde la previsione di una entrata netta, rispettivamente, di
94
1.124 e di 2.377 nuovi addetti). In Lombardia il saldo è invece positivo per tutti i livelli,
con valori rispettivamente dello 0,2%, del 2,4% e del 2,8%.
Tabella 4.3 Saldo occupazionale e tasso di variazione previsto dalle imprese per il 2002 per settore di attività, classe dimensionale e livello di inquadramento. Provincia di Varese, 2002
SALDO PREVISTO AL 31.XII.2002 (v.a.) TASSO DI VARIAZIONE PREVISTO NEL 2002
Dirigenti Quadri, imp. tecnici
Operai e pers. non
qualif.
TOT Dirigenti Quadri, imp. tecnici
Operai e pers. non
qualif.
TOT
VARESE
Totale -7 1.124 2.377 3.494 -0,3 1,6 1,9 1,8
Industria 8 248 1.368 1.624 0,4 0,7 1,5 1,3
Servizi -15 876 1.009 1.870 -2,1 2,3 2,8 2,5
LOMBARDIA
Totale 73 22468 37304 59845 0,2 2,4 2,8 2,6
Industria -46 4492 19895 24341 -0,2 1,2 2,3 1,9
Servizi 119 17976 17409 35504 0,7 3,1 4,0 3,4
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
Il confronto con la media regionale risulta penalizzante sotto questo profilo
(maggiore infatti è la presenza di profili di alto livello in Lombardia e,
contemporaneamente, elevata è l’incidenza di figure di basso livello in provincia di Varese
rispetto al dato lombardo) soprattutto a causa della distorsione causata dalla presenza di
Milano dove si concentrano le sedi direttive di grandi imprese plurilocalizzate.
Come per la Lombardia, anche in provincia di Varese le figure professionali più
richieste per le assunzioni (Tabella 4.4 e Tav.A9, in appendice) risultano essere gli operai
specializzati (25,3%, superiore al 21,5% lombardo), per i quali si prevede di impiegare
2.450 nuovi lavoratori; le professioni della vendita e dei servizi alle famiglie (20,7%,
superiore alla media regionale con l’18,3%) con 2006 nuovi addetti; i 1.589 conduttori di
impianti e macchinari e montaggio (16,4% contro il 13,3% medio regionale), e le
professioni intermedie tecniche (12,2%, inferiore al 15,5% regionale) con 1.184 nuovi
lavoratori dipendenti.
95
Tabella 4.4 Assunzioni previste dalle imprese per il 2002 per grandi gruppi professionali (secondo classificazione ISCO), settore di attività e classe dimensionale. Provincia di Varese 2002
di cui: (valori %) TOTALE
ASSUNZIONI 2002
(v.a.)
Dirigenti e
direttori
Prof. Intelle
tt.-scienti
f.
Prof. tecniche
Prof.esec.ammin. e gestione
Prof. vendita e serv. fam.
Operai specializ
- zati (*)
Condutt. Impianti macchin
e
Pers. non
qualificato
VARESE
Totale % riga
9.687 30 0,3
340 3,5
1184 12,2
935 9,7
2006 20,7
2450 25,3
1589 16,4
1153 11,9
Industria %riga
5.130 26 0,5
147 2,9
621 12,1
266 5,2
129 2,5
2048 39,9
1419 27,7
474 9,2
Servizi %riga
4.557 4 0,1
193 4,2
563 12,4
669 14,7
1877 41,2
402 8,8
170 3,7
679 14,9
LOMBARDIA
Totale % riga
137118 952 0,7
10669 7,8
21280 15,5
14949 10,9
25078 18,3
29302 21,4
18293 13,3
16449 12,0
Industria % riga
58040 435 0,7
3150 5,4
9057 15,6
2592 4,5
506 0,9
22659 39
14556 25,1
5085 8,8
Servizi % riga
79078 517 0,7
7519 9,5
12223 15,5
12357 15,6
24572 31,1
6733 8,5
3737 4,7
11364 14,4
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
La qualifica di formazione professionale è richiesta nel 29,9% dei casi (20,8% in
Lombardia), il diploma di scuola media superiore nel 28,9% (contro il 31,2% lombardo) e
la laurea (compresi i diplomi universitari) nel 6% (decisamente inferiore al 10,9%
regionale) (Tav. A10, in appendice). In particolare in provincia di Varese le assunzioni di
laureati avrebbero dovuto costituire il 4,6% del totale nell'industria e il 7,6% nei servizi; si
tratta, per entrambi i settori, di valori percentuali molto al di sotto delle corrispondenti
quote regionali che risultano pari rispettivamente al 8,5% e al 12,7%.
Per quanto concerne il peso del titolo di studio all’interno dei diversi comparti si
rileva come il personale laureato sia richiesto in particolar modo nel settore dei servizi alle
persone, istruzione e servizi sanitari privati (il 20% dei nuovi assunti deve possedere un
titolo universitario), del credito (18,9%) dei servizi avanzati alle imprese (12,6%) e, per
quel che concerne l’industria, nel settore delle industrie chimiche e farmaceutiche
(28,2%).
Emerge una maggiore inclinazione delle grandi imprese all’assunzione di laureati e
diplomati (che rappresentano rispettivamente il 10,8% ed il 34,2% delle assunzioni nella
classe dimensionale maggiore, contro il 2% e 25% nella classe 1-9 addetti), mentre per le
piccole imprese prevale la licenza media (37,5% contro il 28,4% delle grandi aziende).
Complessivamente si registrano difficoltà nel reperimento di personale (Tav.
A11) per ben il 37,2% delle assunzioni previste (inferiore al 38,3% lombardo), soprattutto
per le aziende di piccola e media dimensione. Tale difficoltà sembra essere dovuta
principalmente alla mancanza della qualificazione necessaria e alla ridotta presenza della
96
figura professionale richiesta. La percentuale complessiva è del 42,1% nell’industria e del
31,7% nei servizi.
Un'esperienza pregressa è richiesta (Tav. A12) al 45,8% dei futuri lavoratori (a
fronte del 49,9% regionale); tale cifra cresce per le figure dei dirigenti, impiegati con
elevata specializzazione e tecnici (68%).
Significativa è inoltre la percentuale di nuovi assunti per i quali le imprese
prevedono l'esigenza di ulteriore formazione (46,6% che per i diplomati e per i laureati
sale rispettivamente al 49% e al 64,7%,) o comunque di corsi interni in azienda (32,9%)
(Tav. A13); questo dato, simile alla situazione che si presenta a livello regionale, sembra
indicare una forte esigenza di sviluppare ulteriormente i contatti tra il mondo della scuola
e quello del lavoro, promuovendo scambi e stage.
In merito alla tipologia del contratto prescelto (Tav. A14, in appendice), i
contratti di assunzione previsti in provincia di Varese saranno per il 58,7% a tempo
indeterminato, mentre in Lombardia risultano pari al 61,3%; l’11,3% delle assunzioni
riguarderà contratti di formazione lavoro, il 21,6% contratti a tempo determinato e il
rimanente 7,2% sarà composto da contratti di apprendistato e di altro tipo6.
La flessibilità contrattuale - con l’eccezione per l’apprendistato che è caratteristico
del comparto artigiano - viene utilizzata particolarmente dalle grandi imprese. La quota di
assunzioni con contratti di ingresso e forme di lavoro flessibile cresce, infatti,
all’aumentare delle dimensioni aziendali: i contratti di formazione lavoro dal 4,5% sul
totale dei contratti nelle piccole imprese passano al 19,8% del totale contratti nelle grandi;
il tempo determinato dal 15,3% nelle piccole imprese alle 25,1% delle grandi. Nelle
imprese più grandi, di conseguenza, emerge il più basso peso proporzionale delle entrate
a tempo indeterminato (50,2%, pari comunque a oltre 4088 assunzioni), che risultano
invece relativamente più frequenti nelle imprese fino a 9 dipendenti (66,75%).
Dal lato dell’offerta di lavoro, il part-time , il lavoro temporaneo, il lavoro autonomo
di seconda generazione rappresentano una importante opportunità per l’inserimento nel
lavoro di fasce secondarie dell’offerta di lavoro (donne con familiari a carico, giovani,
anziani) che hanno esigenze di allocazione del tempo di lavoro diverse dai lavoratori
primari perché coinvolti in attività alternative al lavoro (famiglia, studio, tempo libero…),
in particolare la letteratura sul tema evidenzia ad esempio l’esistenza di una correlazione
positiva tra diffusione del part-time e partecipazione/occupazione femminile.
Anche a Varese, come del resto in Italia, stenta peraltro ancora ad affermarsi la
modalità del lavoro part-time, così diffuso invece in molti paesi europei. La modalità di
assunzione part-time costituisce, infatti, il 9,2% del totale delle assunzioni complessive
(pari a 887 unità, 9,7% in Lombardia). Il ricorso al part-time é molto ridotto nell’industria
6 Il dato regionale è rispettivamente pari al 14,5% , al 16% e all’8,1.
97
(1,2%) e relativamente diffuso nei servizi (18,1%), con punte particolarmente accentuate
nel settore degli alberghi ristoranti e servizi turistici (30%) (Tav. A15, in appendice). Ciò
dipende dal fatto che le modalità di organizzazione del lavoro nelle imprese terziarie
prevedono più spesso l’utilizzo di flessibilità temporale rispetto all’industria, e dal fatto che
il ricorso al part-time e’ più elevato nell’occupazione femminile e impiegatizia, più
rappresentate nei servizi.
Con riferimento alla necessità di conoscenze specifiche, la conoscenza delle
lingue complessivamente non rappresenta un elemento particolarmente richiesto: è,
infatti, ricercata solo nel 20,5% dei casi Da questo punto di vista si rileva uno scostamento
dalla media regionale, dove per più del 25% degli assunti la conoscenza delle lingue
appare rilevante. Per quanto riguarda il titolo di studio richiesto, come del resto era
prevedibile, l’importanza della conoscenza delle lingue cresce con l’aumentare della
formazione scolastica; in particolare la richiesta della conoscenza delle lingue straniere
passa dal 4% degli assunti con titolo di studio di licenzia media al 53% dei nuovi assunti
con titolo di studio laurea.
Le conoscenze informatiche appaiono indubbiamente più importanti rispetto a
quelle linguistiche, essendo infatti richieste in ben il 31% delle nuove assunzioni (che sale
a più del 40% in Lombardia). Anche qui la quota di personale con conoscenza informatica
risulta crescere con l’aumentare della formazione scolastica e passa dal 7,2% dei nuovi
assunti con licenzia media al 71,9% dei laureati.
3.3 LE FIGURE PROFESSIONALI RICHIESTE E LE LORO CARATTERISTICHE
Nell’insieme dell’economia le previsioni di assunzione per il 2002 da parte delle
imprese varesine si sono rivolte (Tabella 4.4 e Tav. A16, in appendice):
• per il 25,3% ad operai specializzati (2.450 nuovi assunti);
• per il 20,7 ad addetti alle vendite (2.006 nuovi assunti);
• per il 16,4% a conduttori di impianti (1.589 nuovi assunti);
• per il 12,2% tecnici (1.184 nuovi assunti);
• per il 11,9% a personale non qualificato (1.153 nuovi assunti)
• per il 9,7 ad impiegati esecutivi (935 nuovi assunti);
• per il 3,5% ad impiegati con elevata specializzazione (340 nuovi assunti)
• per lo 0,3% a dirigenti (30 nuovi assunti).
98
Grafico 4.1 Assunzioni previste dalle imprese per grandi gruppi professionali. (Val. % sul totale assunti) – Provincia di Varese, 2002
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
Rispetto alle previsioni di assunzioni effettuate nel biennio 1997-1998 la variazione
più evidente e’ data dalla riduzione del livello di qualifiche richieste (v. grafico 4.1):
l’incidenza del segmento più’ basso, il personale non qualificato, passa dal 4% all’11,9% a
scapito:
• della quota della manodopera più qualificata: in particolare le previsioni di
aumento delle assunzioni degli operai specializzati, che passano da 1.410 a 2.450 unità
(rispettivamente il 18,1% ed il 25,3%) non è sufficientemente consistente da compensare
il calo da 2.520 a 1.589 unità dei conduttori di impianti (il 32,3% ed il 16,4%)
• dei segmenti più elevati, la contrazione da 47 a 30 addetti dei dirigenti, (da
0,6% a 0,3%), da 361 a 340 lavoratori appartenenti al gruppo delle professioni
intellettuali e scientifiche (4,6% 3,5%) e da 1.490 a 1.184 lavoratori dei tecnici intermedi
(da 19,1% a 12,2%).
Aumentano, invece, entrambe le professioni esecutive: gli addetti alle professioni di
vendita e servizi per le famiglie passano da 1.120 a 2.006 (che equivale a 14,3% e a
20,7%) e quello delle professioni esecutive di amministrazione e gestione aumentano da
547 a 935 (da 7% a 9,7%).
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0
Dirigenti e direttori
Professioni intellett.scient.di elevata spec.
Professioni intermedie (tecnici)
Professioni esecutive di amministraz/gestione
Professioni relative alle vendite e ai servizi per le famiglie
Operai specializzati
Conduttori di impianti, operatori di macchinari
Personale non qualificato
97-98 98-'99 99-2000 2002
97-98 0,6 4,6 19,1 7,0 14,3 18,1 32,3 4,0 98-'99 0,6 3,8 14,3 10,7 18,7 17,4 26,9 7,6 99-2000 0,5 3,5 17,7 11,8 15,3 19,2 25,0 7,0 2002 0,3 3,5 12,2 9,7 20,7 25,3 16,4 11,9
Dirigenti e direttori
Professioni intellett.scient.di
elevata spec.
Professioni intermedie
(tecnici)
Professioni esecutive di
amministraz/gesti
Professioni relative alle vendite e ai
Operai specializzati
Conduttori di impianti,
operatori di Personale non
qualificato
99
Tabella 4.5 Assunzioni previste nel biennio 1997-1998 e nel 2002, per grandi gruppi professionali Provincia di Varese, 1997-1998 e 2002 VARESE 1997-98 2002 v.a. % v.a %
TOTALE PROFESSIONI 7.809 100 TOTALE PROFESSIONI 9687 100
1 Conduttori impianti e macchinari 2.520 32,3 1 Operai specializzati 2450 25,3 2 Prof intermedie – tecnici 1.490 19,1 2 Profess di vendita e servizi per le
famiglie 2006 20,7
3 Operai specializzati 1.410 18,1 3 Conduttori impianti e macchinari 1589 16,4 4 Prof. Di vendita e servizi per le
famiglie 1.120 14,3 4 Prof intermedie - tecnici 1184 12,2
5 Prof. Esecutive di amministraz. e gestione
547 7 5 Personale non qualificato 1153 11,9
6 Prof. Intellettuali, scient. a elev. Specializz.
361 4,6 6 Profess esecutive di amministraz e gestione
935 9,7
7 Personale non qualificato 314 4 7 Prof. Intellettuali, scient a elev. specializz.
340 3,5
8 Dirigenti, direttori e responsabili 47 0,6 8 Dirigenti, direttori e responsabili 30 0,3
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
In termini di figure professionali richieste, le previsioni di assunzioni per il 2002
delle imprese lombarde non si discostano da quelle della provincia di Varese; infatti la
domanda di lavoro riguarda in primo luogo gli operai specializzati, seguiti dagli addetti alle
vendite. Solo al terzo posto si verifica una differenza rispetto alle previsioni formulate dalle
imprese varesine: in Lombardia i tecnici (15,5%) sono più richiesti dei conduttori di
impianti (13,3%), mentre a Varese si verifica la situazione opposta; per tutte le altre
figure la “graduatoria” regionale non si discosta da quella provinciale. Tabella 4.5-bis Assunzioni previste nel 2002, per grandi gruppi professionali - Lombardia, 2002
LOMBARDIA 2002 v.a % TOTALE PROFESSIONI 137.118 100,0
1 Operai specializzati 29302 21,4 2 Profess di vendite e servizi per le famiglie 25078 18,3 3 Professioni tecniche 21280 15,5 4 Conduttori impianti e macchinari 18293 13,3 5 Personale non qualificato 16449 12,0 6 Professioni esecutive di amministr e
gestione 14949 10,9
7 Prof intellettuali scient- elevata specializ 10669 7,8 8 Dirigenti e direttori 952 0,7
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
In termini più analitici, le tabelle 4.6a e 4.7b 7 (e per una analisi completa Tav.
A17a e A17b) mostrano il dettaglio delle professioni più’ richieste a Varese, in termini sia
di valori assoluti che di incidenza percentuale nel 2002 e nel biennio 1999-20008. 7 Nelle tabelle troviamo sia quelli che nell’analisi Excelsior vengono chiamati “grandi gruppi professionali” sia le ‘professioni più richieste’, vale a dire rispettivamente il livello di osservazione più aggregato e più dettagliato: nel commento si prenderà in considerazione quest’ultimo, più ricco di informazioni. 8 Non è stato possibile calcolare la crescita rispetto a periodi più lontani nel tempo poiché la classificazione delle professioni più richieste dalle imprese a livello di massima disaggregazione si è modificata nel tempo in modo tale da non poter essere raffrontabili.
100
Tabella 4.6a Le professioni più richieste, in termini di assunzioni previste. Provincia di Varese, 1999-2000 e 2002. PIU' RICHIESTE 2002 1999-
2000 v.a. v.a.
1 Addetti alle vendite: commessi e dimostratori
1059 1 Addetti alle vendite: commessi e dimostratori
812
2 Addetti all'edilizia 829 2 Operatori tecnici industriali di produzione 811
3 Addetti ai servizi domestici e della ristorazione
544 3 Tecnici amministrativi 641
4 Fabbri, addetti costruzione utensili e prodotti metallici e affini
523 4 Altre professioni (tecnici) 609
5 Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 413 5 Addetti macchine per lavorazione prodotti tessili, pelletteria
550
6 Meccanici e riparatori di macchinari 375 6 Addetti ai servizi domestici e della ristorazione
548
7 Manovali industriali 337 7 Addetti alle linee di produzione automatizzate e ai robot industriali
541
8 Tecnici amministrativi 335 8 Aiuto contabili, addetti rilev. Elememtari e a compiti di controllo
495
9 Addetti macchine per lavoraz. di prodotti tessili, di pelletteria
321 9 Addetti all'edilizia 472
10 Addetti alle pulizie e ai servizi di lavanderia
302 10 Impiegati addetti alla registrazione dei materiali ed ai trasporti)
460
11 Addetti alla segreteria e operatori Office 300 11 Altre professioni (operai specializzati) 450
12 Impiegati addetti alla gestione dei dati numerici
286 12 Meccanici e riparatori di macchinari 440
13 Manovali nel settore trasporti e addetti al carico/scarico merci
276 13 Addetti macchine per lavoraz. di prodotti in gomma e in plastica
340
14 Operatori tecnici industriali di produzione 276 14 Tecnici finanziari e delle vendite 274
15 Tecnici finanziari e delle vendite 269 15 Manovali nel settore trasporti e addetti al carico/scarico merci
257
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
101
Tabella 4.6b Le professioni meno richieste, in termini di assunzioni previste. Provincia di Varese, 1999-2000 e 2002. MENO RICHIESTE
1 Esperti controllo qualità, scienze statistiche, econom e sociali
0 1 Addetti alle pulizie e ai servizi di lavanderia
0
Tecnici conduzione impianti, tecnici dei processi industriali
0
Agenti e rappresentanti di commercio 0 Aiuto contabili, addetti rilev.elementari e a
compiti di controllo 0
Altre professioni (vendita) 0 Manovali addetti all'assemblaggio meccanico 0 2 Dirigenti, direttori, responsab.: area comm.
e amministrativa 1 2 Dirigenti, direttori.: area direzionale e
organizzativa 15
Altre professioni (esecutive) 1 3 Altre professioni (p. non qialificato) 2 3 Dirigenti, direttori : area tecnica e
produttiva 16
4 Addetti alle macchine per le lavorazioni alimentari e affini
5 4 Altre professioni (p. non qialificato) 18
5 Altre professioni (intellett.scentif.) 11 5 Netturbini e affini 19 6 Dirigenti, direttori e responsabili: area
tecnica e produttiva 12
Specialisti delle scienze della vita 12 Altri conduttori di veicoli a motore 12 7 Dirigenti, direttori,: area direzionale e
organizzativa 17 6 Dirigenti, direttori, .: area commerciale
e amministrativa 32
8 Specialisti legali 18 7 Architetti, ingegneri e specialisti affini 33 Addetti impianti per la lav. legno e per
produzione carta 33
9 Specialisti scienze della salute (eccetto infermieristica)
19 8 Specialisti informatici 38
Architetti, ingegneri e specialisti affini 19 Specialisti aziendali 38 10 Altre professioni (Conduttori impianti) 23 9 Specialisti legali 40
Altri conduttori di veicoli a motore 40 11 Netturbini e affini 26 10 Addetti ai servizi di sicurezza personale 41 12 Addetti ai servizi di sicurezza personale 28 11 Esperti controllo qualità, scienze
statistiche, econ. e sociali 42
13 Dirigenti e direttori 30 12 Impiegati addetti alla gestione dei dati numerici
46
14 Addetti alla stampa e affini 34 13 Assemblatori-cablatori apparecc. elettriche ed elettroniche
48
Manovali addetti all'assemblaggio meccanico
48
15 Fattorini, portabagagli, portieri e affini 36 14 Istruttori per gli handicappati e per la rieducazione
49
Altre professioni (operai specializzati) 41 15 Addetti trattamento del legno, falegnami, ebanisti, costrut, mobili
52
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
102
Tabella 4.6-bis Le professioni più e meno richieste, in termini di assunzioni previste. Lombardia, 2002 PIÙ RICHIESTE – v.a. MENO RICHIESTE
1 Addetti alle vendite: commessi e dimostratori 13136 Docenti e ricercatori universitari 6
2 Addetti ai servizi domestici e della ristorazione
7324 Ispettori di polizia e investigatori 7
3 Tecnici finanziari e delle vendite 7167 Assistenti sociali 16
4 Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 6175 Manovali dell'agricoltura, della pesca e affini 20
5 Addetti alle pulizie e ai servizi di lavanderia 6135 Assistenti didattici: scuola materna, asili nido e affini
21
6 Addetti all'edilizia 5476 Direttori generali & amministratori delegati 31
7 Impiegati addetti alla gestione dei dati numerici
5109 Controllori e tecnici navali e del traffico aereo
33
8 Specialisti informatici 4434 Tecnici delle scienze biologiche, alimentari e affini
38
9 Manovali nel settore trasporti e al carico/scarico delle merci
4040 Addetti alle macchine per la lav in serie di prodotti in legno
43
10 Tecnici amministrativi 3885 Professori scuola media superiore e inferiore 48
PIÙ RICHIESTE – v.% MENO RICHIESTE
1 Addetti alle vendite: commessi e dimostratori 9,6 Direttori generali & amministratori delegati 0
2 Addetti ai servizi domestici e della ristorazione
5,3 Docenti e ricercatori universitari 0
3 Tecnici finanziari e delle vendite 5,2 Professori scuola media superiore e inferiore 0
4 Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 4,5 Controllori e tecnici navali e del traffic o aereo
0
5 Addetti alle pulizie e ai servizi di lavanderia 4,5 Tecnici e ispettori della sicurezza e della qualità
0
6 Addetti all'edilizia 4 Tecnici delle scienze biologiche, alimentari e affini
0
7 Impiegati addetti alla gestione dei dati numerici
3,7 Assistenti didattici: scuola materna, asili nido e affini
0
8 Specialisti informatici 3,2 Ispettori di polizia e investigatori 0
9 Manovali nel settore trasporti e carico/scarico delle merci
2,9 Assistenti sociali 0
Impiegati d'ufficio (NAC) 0 10 Tecnici amministrativi 2,8
Addetti agli impianti minerari e di lavorazione dei minerali
0
Addetti alle centrali elettriche e affini 0
Addetti alle macchine per la lav in serie di prodotti in legno
0
Manovali dell'agricoltura, della pesca e affini 0
Fonte: ns. elaborazioni su dati Sistema Informativo Excelsior, 2002 Unioncamere–Ministero del Lavoro
Le specifiche figure professionali in vetta alla classifica sono date da:
• Al primo posto, come nel 1999, gli addetti alle vendite: commessi e
dimostratori, per i quali le previsioni di assunzioni passano da 812 a 1.059 addetti, che
rappresentano una quota del 10,9%;
• Al secondo, appartenenti al gruppo degli operai specializzati, gli addetti
all'edilizia, per cui si prevedono 829 nuove assunzioni (472 nel biennio 1999-2000), con
una quota dell’8,6%;
• Tra le Professioni relative alle vendite e ai servizi per le famiglie per gli addetti
ai servizi domestici e della ristorazione si prevede l’assunzione di 544 nuovi addetti, con
una incidenza percentuale dello 5,6%;
103
• Il fabbisogno di 523 lavoratori appartenenti alla categoria dei fabbri, addetti
costruzione utensili e prodotti metallici (5,4%), tra gli operai specializzati, li colloca al
quarto posto, in netta crescita rispetto al dato precedente di 90 addetti.
• Come pure tra i tecnici, quelli delle scienze fisiche e di ingegneria, il cui
fabbisogno espresso dalle imprese cresce da 171 a 413 addetti (da 1,5% a 4,3%)
• Al sesto posto tra gli operai specializzati si riducono le previsioni della domanda
di meccanici e riparatori di macchinari da 440 a 375, con una quota di 3,9%.
• Cresce, invece, in modo consistente (da 198 a 337) quella dei manovali
industriali (3,5%) che rientrano nella categoria del personale non qualificato.
• Del gruppo dei tecnici per gli amministrativi si prevede un ridimensionamento
del numero di assunzioni da 641 a 335 addetti, con una riduzione della incidenza
percentuale da 5,5% a 3,5%.
• Le assunzioni previste degli addetti macchine per lavorazione di prodotti tessili,
di pelletteria si riducono da 550 a 321.
Tra le prime posizioni quindi si trovano, ad eccezione degli Addetti alle vendite e gli
addetti alla ristorazione, figure legate esclusivamente all’ambito manifatturiero ed
industriale (addetti all’edilizia, fabbri, meccanici, manovali industriali, operatori di
macchine utensili).
Vengono poi, dopo il decimo posto, altre figure legate esclusivamente all’ambito
terziario (addetti alle attività commerciali e di servizio alla persona) o trasversali a
industria e terziario (addetti alla amministrazione e alla segreteria). E’ interessante
rilevare come nei primi posti delle figure maggiormente richieste compaiano professioni
che attengono alle funzioni dei servizi, anche se per alcuni profili la domanda può
provenire indifferentemente dal terziario o dall’industria (impiegati addetti alla gestione
dei dati numerici, alla segreteria, tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria, e
amministrativi).
Inoltre, scorrendo l’elenco delle professioni più richieste, appare chiaro che quelle
legate esclusivamente o parzialmente a funzioni terziarie sono in modesta minoranza,
rispetto a quelle richieste tipicamente dall’industria. Va infine segnalato che la maggior
parte delle professioni terziarie richieste dalle imprese della provincia di Varese, ad
eccezione delle due in vetta alla classifica, sono caratterizzate da una elevata
qualificazione (tecnici finanziari, specialisti informatici) e provengono dai segmenti meno
tradizionali del terziario.
Ancora appare evidente come molti dei profili che figurano tra i primi posti
appartengano al gruppo degli ‘operai specializzati’.
Ne scaturisce inevitabilmente una riflessione sulla vocazione ancora fortemente
industriale della provincia di Varese. Se la dinamica economica e conseguentemente
104
l’impatto sulla richiesta di figure professionali in ambito locale risultano cosi’ strettamente
intrecciate ai destini dell’industria, e’ chiaro come il futuro del sistema produttivo varesino
possa da un lato contare sulla forza del proprio apparato industriale – irrobustito come si
e’ visto da un innalzamento del livello di qualifica del proprio organico – ma dall’altro
debba forse anche considerare l’opportunità di fornire maggiori stimoli verso una
diversificazione in grado di aprire nuove vie per lo sviluppo terziario.
Ciò appare tanto più vero se si considera che figure come gli informatici ed i tecnici
telematici figurano rispettivamente oltre la trentesima e la quarantesima posizione tra le
figure più ricercate in provincia di Varese.
Considerando infine le professioni per cui si prevede una scarsa richiesta di
personale da parte delle imprese, si trovano alcuni profili alti (Esperti controllo qualità,
scienze statistiche, economiche e sociali, Dirigenti e direttori di area commerciale e
amministrativa e di area tecnica e produttiva, Specialisti delle scienze della vita, Dirigenti
e direttori di area direzionale e organizzativa, Specialisti legali e Specialisti scienze della
salute, Architetti e ingegneri), alcune figure tecniche (Tecnici conduzione impianti e Agenti
e rappresentanti di commercio) ed amministrative (Aiuto contabili) e infine personale non
qualificato (Manovali addetti all'assemblaggio meccanico, Addetti alle macchine per le
lavorazioni alimentari e affini, Netturbini, Addetti ai servizi di sicurezza personale, Addetti
alla stampa e affini, Fattorini e portieri).
4.4 LA DOMANDA DI TECNICI
Presentiamo un approfondimento sulle figure tecniche, che prevedono occupazioni
e mansioni non tradizionalmente svolte da donne, pur rappresentando un segmento
potenzialmente importante per l’occupazione femminile in provincia di Varese.
Il gruppo professionale dei tecnici con il 12,2% delle assunzioni previste presenta
una flessione rispetto al biennio 1999-2000, passando da 2.043 a 1.183 unità lavorative, e
riducendo l’incidenza percentuale da 17,7% a 12,2% (graf. 4.1).
Per analizzare meglio questa categoria professionale è opportuno scendere nel
dettaglio dei singoli profili (Tav.A18-a e Tav.A18-b).
• Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria, occupati per la maggior parte
(78%)9 nell’industria, sono soprattutto richiesti nel settore della chimica e delle materie
plastiche (24,5%) e nelle costruzioni (17,9%). Nonostante lo scarso fabbisogno
complessivo nell’ambito del terziario (22%), i servizi avanzati alle imprese e l’informatica
9 La percentuale è calcolata sul totale Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria, per vedere in che settori è maggiore la presenza di questo profilo. E così per tutte le altre percentuali di questa sezione.
105
sono interessati rispettivamente ad assumere il 15,3% ed il 5% di questa figura
professionale.
• Per i Tecnici informatici e affini le previsioni di assunzione tra industria e
servizi è simile (rispettivamente 53,1% e 46,9%); i settori in cui maggiormente si
segnalano possibilità di impiego sono: la meccanica 34,7%, l’elettronica 22,4%, la
produzione di metalli, leghe ed elementi metallici (14,3%) e nel terziario il settore
dell’informatica e delle telecomunicazioni (38,8%).
• Le previsioni di assunzioni per i Tecnici e ispettori della sicurezza e della
qualità si concentrano in due settori del terziario: nei trasporti (66,7%) e nei servizi alle
persone (33,3%)
• I Tecnici finanziari e delle vendite, che per il 60,1% sono richiesti
dall’industria, in particolare si concentrano in imprese industriali della lavorazione del
metallo, della gomma e delle materie plastiche (14,9%), del legno e del mobile (10,1%);
per il terziario nel commercio (11,6%) e nell’ambito del credito e delle assicurazioni
(10,8%).
• Gli Addetti ai servizi alle imprese e intermediari commerciali sono richiesti per
il 96,4% nell’industria del mobile e per il restante 3,6% nel settore turistico-alberghiero.
• E’ nei servizi (66,6%) che si propongono maggiori possibilità di impiego per i
Tecnici amministrativi, soprattutto nel commercio (27,5%), nei servizi avanzati alle
imprese (17,3%) e nell’informatica e nelle telecomunicazioni (7,2%). Il rimanente 33,4%
che troverà possibilità di lavoro nell’industria, in particolare si concentrerà nella
meccanica e nei mezzi di trasporto(21,5%), nelle macchine e negli apparecchi elettrici ed
elettronici (16,7%) e nell’industria petrolifera, chimica, e delle materie plastiche(6,3%).
• gli Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche, i Tecnici paramedici
gli infermieri professionali ed ostetriche, gli Insegnanti di sostegno, gli Istruttori tecnici e
altri insegnanti specializzati trovano possibilità lavorative unicamente nell’ambito
dell’istruzione e della sanità privata;
• mentre i Controllori e tecnici del traffico aereo, nel settore dei trasporti. Per
le restanti figure professionali di natura tecnica (i tecnici delle scienze biologiche,
alimentari e affini, gli assistenti didattici: scuola elementare e affini, gli assistenti didattici:
scuola materna, asili nido e affini, gli ispettori di polizia e investigatori e gli assistenti
sociali) non ci sono previsioni di assunzione.
La dimensione di impresa (Tabella 4.7) non cambia la previsione di assunzione
dei tecnici intermedi, anche se, nel dettaglio, si nota che i tecnici della contabilità
(75,5%), gli agenti di vendita e i rappresentanti del commercio (58%) e i tecnici delle
scienze chimiche e fisiche (57,7%), sono soprattutto assunti in imprese di piccole –medie
dimensioni (con meno di 50 addetti).
106
Tabella 4.7 Assunzioni previste dalle imprese per il 2002 di dirigenti, impiegati, tecnici e addetti alle vendite e servizi per le famiglie, per grandi gruppi professionali più richieste di ciascun gruppo e principali caratteristiche – Provincia di Varese, 2002
di cui (valori %)
TOTALE
ASSUNZIONI 2002 (v.a.)
in imprese
con meno di 50 dip.
a tempo Indeterin
ato
senza esperienz
a specifica
di difficile reperi- mento
in sostit. di analoga
figura
Totale professioni 9.687 57,8 58,7 54,2 37,2 31,5
Tecnici 1.184 50,0 75,8 29,1 38,3 25,9
Tecnici della contabilità e assimilati 319 75,5 84,6 0,3 12,9 24,8
Tecnici delle scienze chimiche e fisiche
104 57,7 67,3 67,3 17,3 31,7
Tecnici e responsabili commerciali e vendite
96 31,3 57,3 35,4 64,6 41,7
Agenti di vendita e rappres. di commercio
88 58,0 86,4 53,4 55,7 25,0
Tecnici dei processi, programmazione, qualità
86 31,4 74,4 41,9 29,1 38,4
Altre professioni 491 37,3 73,7 32,0 52,5 20,4
Fonte: nostre elaborazioni su dati Sistema Excelsior, 2002 Unioncamere – Ministero del Lavoro
A livello aggregato per questo profilo professionale è importante una particolare
esperienza lavorativa pregressa (70,9% dei nuovi assunti deve avere già maturato
una precedente competenza); sono previste assunzioni anche senza esperienza specifica
solo per i tecnici delle scienze chimiche e fisiche (67,3%) e per gli agenti di vendita e i
rappresentanti del commercio (53,4%).
Le difficoltà di reperimento (Tavola A.19, in appendice) costituiscono uno degli
indicatori attraverso cui l’indagine Excelsior esprime lo squilibrio tra domanda ed offerta di
lavoro: è infatti del tutto verosimile che maggiori sono le difficoltà, tanto più le figure
richieste sono “rare” e/o con livelli di competenze non soddisfacenti. Le difficoltà di
reperimento riguardano una quota tutt’altro che marginale delle assunzioni previste di
tecnici, ben il 38,3%, al di sopra del valore medio relativo a tutte le professioni (37,2%).
Le ragioni di queste difficoltà sono molteplici, ma quattro hanno raccolto la maggior quota
di segnalazioni da parte delle imprese, e, per i tecnici, sono:
• la vera e propria scarsità quantitativa delle figure richieste e la forte
concorrenza tra le imprese, che peraltro possono essere considerate consequenziali,
riguarda il 20,9% dei tecnici (17,5% totale di tutte le figure);
• la mancanza di qualificazione necessaria (i candidati ci sono, ma non hanno i
requisiti necessari), è indicata nell’11,1% dei casi, inferiore al valore totale (12,1%);
• l’inadeguatezza delle strutture formative presenti sul territorio provinciale,
difficoltà che riguarda il 2,6% dei tecnici (ed il 3% di tutte le professioni), ha scarsa
importanza; il che significa che l’offerta di formazione è adeguata, ma non è assorbita in
maniera consona dai potenziali utenti. Da ciò sembra emergere l’importanza
dell’orientamento finalizzato a sbocchi lavorativi concreti;
107
• poche segnalazioni riceve invece la presenza di livelli retributivi non adeguati
alle aspettative (1,7% per i tecnici e 0,8% per tutte le figure).
Analizzando le singole professioni appartenenti al gruppo dei tecnici emerge che di
difficile reperimento risultano essere soprattutto i controllori e i tecnici del traffico aereo
(91,3%), per i quali le imprese lamentano sia la ridotta presenza e la forte concorrenza
della domanda (56,5%), sia la mancanza di esperienza (34,8%); gli infermieri
professionali ed ostetriche (89,1%), per i quali le imprese lamentano soprattutto la ridotta
presenza e la retribuzione elevata (rispettivamente 43,8% e 26,6%);i tecnici informatici
ed affini (75,5%). Relativamente a questa figura professionale le imprese lamentano la
mancanza della necessaria qualificazione ed esperienza (40,8%), la ridotta presenza
nonché la forte concorrenza tra le imprese (34.7%) (Tav. A.19).
Nella tavola A.20 si considera livello di istruzione richiesto ai tecnici da parte
delle imprese che prevedono di assumere nuovo personale. In generale si osserva che il
percorso formativo di questa figura professionale è mediamente alto: per quasi l’80% dei
nuovi assunti si richiede il diploma di scuola superiore e per l’11,4% la laurea (a fronte,
rispettivamente, del 29,8% e del 4,5%medio totale di tutte le professioni).
La laurea è molto importante per gli Istruttori tecnici e altri insegnanti specializzati
(44,4%) e per i Tecnici finanziari e delle vendite (35,1%), soprattutto negli indirizzo
linguistico-letterario-artistico per i primi ed economico-giuridico-sociale ed agro-
alimentare per i secondi.
Il diploma universitario, invece, è indispensabile (100%) per i Tecnici paramedici
(eccetto assistenza infermieristica), gli Infermieri professionali ed ostetriche e gli
Insegnanti di sostegno specializzati.
Il diploma di suola superiore, soprattutto di indirizzo tecnico-industriale e
amministrativo-commerciale, è il livello di istruzione maggiormente diffuso per le figure
intermedie, indispensabile per i Tecnici informatici e affini, per gli Operatori di
apparecchiature ottiche ed elettroniche, per i Tecnici e ispettori della sicurezza e della
qualità, per gli Addetti ai servizi alle imprese e intermediari commerciali; molto
importante per i Tecnici amministrativi , delle scienza fisiche e di ingegneria e per i
controllori e tecnici del traffico aereo.
La quota di personale tecnico con livello di istruzione inferiore –istruzione
professionale, formazione professionale e licenza media è molto esigua.
Il post-diploma (tabella 4.8) è un caratteristica formativa scarsamente richiesta ai
tecnici; infatti solo nel 14,7% delle nuove assunzioni è ritenuto necessario (valore
comunque superiore al totale delle assunzioni 4,6%). La situazione cambia unicamente
per gli Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche, per i quali il post-diploma è
richiesto nel 66,7% dei casi.
108
Tavola 4.8 Totale assunti per classi e per post-diploma – Provincia di Varese, 2002
Post-diploma non previsto
Post-diploma necessario
Post-diploma non necessario
Totale professioni 71,1 4,6 24,3
Totale tecnici 21,5 14,7 63,8 Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 13,1 24,5 62,5 Tecnici informatici e affini -- 22,4 77,6 Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche -- 66,7 33,3 Controllori e tecnici navali e del traffico aereo 8,7 34,8 56,5 Tecnici e ispettori della sicurezza e della qualità -- 33,3 66,7 Tecnici paramedici (eccetto assistenza infermieristica) 100,0 -- -- Infermieri professionali ed ostetriche 100,0 -- -- Insegnanti di sostegno specializzati 100,0 -- -- Istruttori tecnici e altri insegnanti specializzati 44,4 -- 55,6 Tecnici finanziari e delle vendite 37,7 10,8 51,5 Addetti ai servizi alle imprese e intermediari commerciali -- -- 100,0
Fonte: Unioncamere -Mministero delLlavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2002
Le esigenze formative (tabella 4.9) rappresentano un altro aspetto di particolare
interesse per l’indagine, che denuncia da un lato l’inadeguatezza della formazione
istituzionale, e dall’altro, il gap che l’evoluzione tecnologica crea tra le competenze
professionali in possesso dell’offerta di lavoro e quelle richieste dal sistema produttivo.
Altra interpretazione non si può dare al fatto che per il 48,6% dei tecnici da assumere si
prevede la necessità di ulteriore formazione. Tale esigenza riguarda soprattutto gli
informatici ed i tecnici finanziari e delle vendite. Per la maggior parte (38,1%) delle nuove
assunzioni la formazione avverrà con corsi interni all’azienda.
Tabella 4.9 Totale assunti per classi e per tipologia di formazione – Provinc ia di Varese
Formazione non richiesta
Formazione con corsi interni
Formazione con corsi esterni
Affiancamento a personale
interno Totale professioni 53,4 28,8 5,8 11,9 Tot Tecnici 51,4 38,1 4,1 6,3
Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 50,1 42,6 3,4 3,9 Tecnici informatici e affini 12,2 69,4 16,3 2,0 Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche
-- 100,0 -- --
Controllori e tecnici del traffico aereo 34,8 65,2 -- -- Tecnici e ispettori della sicurezza e della qualità 66,7 33,3 -- -- Tecnici paramedici (eccetto assistenza infermieristica)
100,0 -- -- --
Infermieri professionali ed ostetriche 68,8 28,1 -- 3,1 Insegnanti di sostegno specializzati -- 100,0 -- -- Istruttori tecnici e altri insegnanti specializzati 100,0 -- -- -- Tecnici finanziari e delle vendite 34,3 45,5 10,1 10,1 Addetti ai servizi alle imprese e intermediari commerciali
100,0 -- -- --
Tecnici amministrativi 69,3 22,1 -- 8,7
Fonte: Nostre Elaborazioni Sistema Excelsior, 2002 Unioncamere – Ministero Del Lavoro
109
Considerando altre specifiche competenze richieste ai tecnici nuovi assunti, la
conoscenza delle lingue (tabella 4.10) è specificata nella metà dei casi dalle imprese
varesine, mentre lo è solo per il 20,5 per il totale assunti, per cui si evidenzia una minore
attenzione verso competenze chiave dello sviluppo professionale. In particolare è
indispensabile per gli Addetti ai servizi alle imprese e intermediari commerciali (100%), ed
è molto richiesta per i Controllori e tecnici del traffico aereo (91%) e gli Operatori di
apparecchiature ottiche ed elettroniche (66,7%). La quasi totalità delle imprese richiede
come lingua straniera la conoscenza dell’inglese (49% rispetto al 50% cui è richiesta la
conoscenza di una lingua) ed al rimanente 1,2% (che è riconducibile ai soli tecnici
finanziari e delle vendite 5,2%) il tedesco.
Tabella 4. 10. Totale assunti per classi e per lingua straniera richiesta – Provincia di Varese, 2002
Nessuna Inglese Francese Tedesco Altra Lingua
Totale professioni 79,5 19,3 0,1 0,2 0,9 Totale Tecnici 49,8 49,0 1,2
Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 46,7 53,3 Tecnici informatici e affini 57,1 42,9 Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche 33,3 66,7 Controllori e tecnici navali e del traffico aereo 8,7 91,3 Tecnici e ispettori della sicurezza e della qualità 66,7 33,3 Tecnici paramedici (eccetto assistenza infermieristica) 100,0 Infermieri professionali ed ostetriche 100,0 Insegnanti di sostegno specializzati 100,0 Istruttori tecnici e altri insegnanti specializzati 55,6 44,4 Tecnici finanziari e delle vendite 44,4 50,4 5,2 Addetti ai servizi alle imprese e intermediari comm. 100,0 Tecnici amministrativi 48,4 51,6
Fonte: Nostre Elaborazioni Sistema Excelsior, 2002 Unioncamere – Ministero Del Lavoro
Ancora, le competenze informatiche ( tabella 4.11)sono una caratteristica molto
importante per i tecnici, richiesta quasi nel 90% delle nuove assunzioni, e solo nel 33,2%
del totale assunti. Indispensabile per i Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria, per gli
Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche e per gli Addetti ai servizi alle imprese
e intermediari commerciali (100%), è rilevante anche per i tecnici amministrativi (99,4%),
per gli informatici (85,7%), per i tecnici finanziari e delle vendite (76,6%) e per il
personale paramedico (71,4%). La conoscenza informatica richiesta è soprattutto per i
lavoratori visti come utilizzatori (86,8%); solo per i tecnici informatici lo skill richiesto
consiste nella programmazione (59,2%).
110
Tabella 4.11 Totale assunti per Classi e per Conoscenze informatiche – Provincia di Varese, 2002
Da utilizzatore Da programmatore Non richiesta Totale professioni 31,0 2,2 66,8
Totale tecnici 86,8 3,0 10,2 Tecnici delle scienze fisiche e di ingegneria 100,0 -- -- Tecnici informatici e affini 26,5 59,2 14,3 Operatori di apparecchiature ottiche ed elettroniche
100,0 -- --
Controllori e tecnici navali e del traffico aereo 65,2 -- 34,8 Tecnici e ispettori della sicurezza e della qualità 33,3 -- 66,7 Tecnici paramedici (eccetto infermieristica) 71,4 -- 28,6 Infermieri professionali ed ostetriche 67,2 -- 32,8 Insegnanti di sostegno specializzati -- -- 100,0 Istruttori tecnici e altri insegnanti specializzati 33,3 -- 66,7 Tecnici finanziari e delle vendite 76,1 1,5 22,4 Addetti ai servizi alle imprese e intermediari comm.
100,0 -- 0,0
Tecnici amministrativi 99,4 -- 0,6
Fonte: Nostre Elaborazioni Sistema Excelsior, 2002 Unioncamere – Ministero Del Lavoro
3.5 CONCLUSIONI
I dati Excelsior forniscono un quadro della domanda attuale di professionalità delle
imprese del settore privato in provincia di Varese (nei dati qui presentati con esclusione
della sola agricoltura),ma non prevedendo una disaggregazione di genere, non forniscono
informazioni di questo tipo. Sono comunque preziosi poiché, individuando i fabbisogni
delle imprese, mostrano sia settori che più necessitano di risorse umane, sia la richiesta
delle specifiche professionalità e le relative caratteristiche.
Nell’analisi proposta si sono esaminati i dati più disaggregati possibili, frutto di
estrazioni ad hoc e relativi alle professioni in modo da far emergere in quali settori e per
quali professioni si aprono spazi occupazionali. In particolare si è cercato di focalizzare
l’attenzione sui tecnici, quale figura che meglio sembra offrire possibilità occupazionali alle
donne, in quanto è un profilo di un certo rilievo occupazionale (quarto in ordine di
importanza) e che richiede un buon livello di scolarizzazione (caratteristica che spesso si
associa alle donne). L’analisi qualitativa presso le imprese ci permetterà di verificare
l’effettiva presenza di queste possibilità lavorative per l’offerta di lavoro femminile.
A questo proposito era attesa l’elevata domanda di figure intermedie, ma è
inaspettata e preoccupante la bassa anche se crescente domanda di persone con titoli
universitari, in corrispondenza con una evoluzione della forza lavoro che al contrario va
verso un innalzamento della scolarizzazione.
111
Va inoltre notato che i volumi maggiori di nuove assunzioni previste si manifestano
soprattutto nelle classi dimensionali di imprese più piccole, che hanno tradizionalmente
alimentato flussi di nuove assunzioni caratterizzati da bassa scolarità e da bassa
specializzazione: è su questo tipo di realtà che si deve manifestare il maggiore sforzo di
qualificazione e formazione dell’occupazione.
112
113
CAPITOLO V:
FABBISOGNI PROFESSIONALI DELLE IMPRESE
E OCCUPAZIONE FEMMINILE: UN’INDAGINE QUALITATIVA
INTRODUZIONE
Grazie ai dati fin qui analizzati è stato possibile delineare le caratteristiche
principali del mercato del lavoro in Provincia di Varese, soprattutto per quel che riguarda
l’occupazione femminile.
Come si è visto, nel 2001 si sono avviati ben 2500 nuovi posti di lavoro riservati
alle donne contro i 139 degli uomini, mostrando una continuità con il trend di crescita
dell’occupazione femminile riscontrato negli anni precedenti. Tuttavia in provincia di
Varese il gender gap, ovvero la differenza tra il tasso d’occupazione maschile e quello
femminile, resta piuttosto elevato1.
Inoltre le donne trovano occupazione soprattutto nel settore dei servizi, mentre in
quello industriale c’è un minore assorbimento dell’occupazione femminile.
Questa segregazione occupazionale di genere può essere quindi spiegata da molti
fattori che risalgono sia ad una minore partecipazione femminile in determinati ambiti sia
alle diverse scelte d’investimento formativo da parte delle donne. Esiste infatti un
mismatch tra le figure professionali richieste dalle imprese e le scelte formative delle
donne nella provincia di Varese.
Per tentare di approfondire tali aspetti si è svolta un’indagine qualitativa sul campo
che, attraverso delle interviste presso le imprese o presso le principali associazioni di
categoria operanti sul territorio, permettesse di cogliere maggiormente i reali fabbisogni
professionali delle imprese coniugati con le concrete possibilità di assorbimento di
occupazione femminile.
I settori interessati dall’analisi sono stati quelli tradizionalmente trainanti
dell’economia della provincia di Varese, vale a dire quelli aventi un peso rilevante
all’interno del sistema produttivo in termini di occupazione dipendente, e i settori che sono
risultati “emergenti” dall’analisi dei dati Excelsior, e che mostrano quindi una tendenza
verso la crescita o comunque un saldo positivo delle assunzioni.
L’indagine ha coinvolto 17 imprese appartenenti ai diversi settori, così suddivise:
1 Tale affermazione è valida soprattutto se si confronta il dato provinciale ( 22,2%) con il dato regionale (23,7%).
114
Imprese coinvolte nell’indagine qualitativa e settori di appartenenza
Settore economico Numero imprese coinvolte
Tessile 2
Chimico farmaceutico, gomma e
materie plastiche
2
Meccanico/metalmeccanico 3
Commercio all’ingrosso 3
Trasporti 2
Assicurazioni, informatica e altri servizi
alle imprese
3
Servizi alle persone 2
Lo scopo dell’analisi qualitativa era soprattutto quello di cogliere degli elementi
legati alle tendenze generali del mercato del lavoro varesino, ben lontano quindi dalla
pretesa di delineare delle conclusioni applicabili a singoli settori o tanto meno all’universo
delle imprese operanti sul territorio varesino.
Essendo emersa dall’analisi dei dati Excelsior una particolare rilevanza delle figure
tecniche come possibili professioni in crescita, l’analisi si è concentrata particolarmente su
tali tipi di professionalità, cercando di capire se effettivamente esse rivestono anche una
connotazione femminile in termini di tipologia di attività da svolgere e attitudini
necessarie, e, soprattutto, se possono rappresentare un’area di occupazione per le donne.
Uno dei maggiori problemi incontrati nel corso dell’indagine è stato quello di
riuscire a definire quali siano le professioni tecniche. Non sempre si è infatti riscontrata
una chiara percezione delle funzioni dei tecnici.
Nelle imprese di piccole dimensioni, spesso l’imprenditore, ricoprendo più ruoli
all’interno dell’azienda, incorpora anche la figura tecnica stessa. Per evitare tali eventuali
sovrapposizioni di ruoli si è scelto di focalizzare l’indagine su imprese di dimensione medio
grande, dove le mansioni sono più specificatamente definite2.
Sempre a proposito del concetto di figura tecnica, dato il connotato tipicamente
industriale dell’economia varesina, c’è il rischio di intendere con esso la figura dell’operaio
specializzato, date le sue mansioni che a volte sono molto specifiche. E’ per questo che
nell’indagine, soprattutto in alcuni settori, è stata inserita anche tale figura.
Le interviste sono state rivolte ai responsabili delle risorse umane delle imprese e
associazioni coinvolte, avendo come traccia il questionario allegato (v. allegato B),
costituito da una prima parte rivolta ad indagare sui problemi legati all’occupazione
femminile e le prospettive occupazionali delle donne e da una seconda parte concentrata
2 Delle imprese intervistate 3 hanno meno di 50 dipendenti, 4 hanno tra i 50 e i 249 dipendenti e 10 hanno oltre i 250 dipendenti.
115
sulle figure tecniche presenti in azienda, sulla relativa presenza femminile, sui metodi di
reclutamento utilizzati, sui fattori che influenzano l’assunzione e le eventuali difficoltà
incontrate in fase di reclutamento di particolari figure.
5.1 LA PRESENZA DELLE DONNE NELL’ECONOMIA VARESINA
In riferimento alle imprese intervistate, è emersa una buona presenza femminile
all’interno di quelle che operano nei servizi, dove la percentuale delle donne occupate
raggiunge il 58%. Nelle imprese del comparto industriale che fanno parte del campione di
indagine, le donne presenti sono solo il 20% degli addetti.
Le aree funzionali in cui si concentra maggiormente l’occupazione femminile sono
quella amministrativa, quella gestionale e quella del personale. In alcuni casi in tali aree
sono occupate esclusivamente donne, e ciò è dovuto anche alla scelta dei percorsi
formativi fatta dalle stesse, che preferiscono scuole “tradizionalmente femminili” quali gli
istituti professionali per i servizi commerciali, gli istituti tecnici per periti aziendali o i licei
linguistici3.
Le donne lavorano soprattutto negli uffici contabili, del controllo di gestione e
pratiche amministrative; di rado sono presenti in fabbrica, ad eccezione delle due
industrie tessili, dove la maggioranza, se non la totalità, delle mansioni operaie è costituita
da donne.
In molti casi la scarsa presenza femminile è dovuta al tipo di lavoro richiesto che
risulta essere fisicamente gravoso e quindi poco adatto alle donne; tuttavia, tale
situazione si riscontra anche negli impianti a più elevata automazione, che non richiedono
particolari sforzi fisici.
Nelle imprese industriali intervistate, le donne che lavorano nelle aree
amministrative, gestionali e del personale rappresentano il 55%, arrivando ad una
percentuale del 60% nelle industrie tessili. Nelle imprese considerate che operano nei
servizi la percentuale sale al 70%.
Per quanto riguarda le posizioni dirigenziali, dal campione esaminato, è risultato
che le donne sono in media il 17%.
Le imprese presso le quali le donne occupano posizioni dirigenziali sono
prevalentemente tra quelle operanti nel terziario, e soprattutto nei servizi alle persone. La
scarsa presenza nel settore industriale è dovuta ad una molteplicità di cause, tra le quali
un certo retaggio culturale che vuole le posizioni di responsabilità come tipicamente
maschili. Inoltre questo tipo di posizioni richiede una presenza continuativa e costante,
3 Vedi capitolo terzo di questo lavoro.
116
nonché una certa mobilità territoriale che non sempre le donne riescono a garantire
dovendo, il più delle volte, conciliare il proprio lavoro con la cura della famiglia.
Per quel che riguarda le professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata
specializzazione l’occupazione femminile, nelle imprese oggetto dell’indagine, raggiunge il
14,7%, dato da attribuire essenzialmente al settore dei servizi, dove le donne occupate in
tali posizioni sono il 18,5%. In particolare, va detto, che nelle imprese che erogano servizi
alle persone, l’80% del personale è rappresentato da donne (ASA e OSS )4.
Nelle 7 imprese del comparto industriale la percentuale di specialisti donne è di
poco superiore al 5%. L’assenza delle donne da questo tipo di professioni è da imputare,
ancora una volta, alla scelta dei percorsi formativi. Sono ancora troppo poche ad esempio
le donne che scelgono di diventare periti chimici o ingegneri.
5.2 LE PROSPETTIVE DELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE IN PROVINCIA DI VARESE
Facendo un riesame delle opinioni degli intervistati, le maggiori prospettive
occupazionali per le donne, in provincia di Varese, vengono a registrarsi nelle imprese che
operano nei servizi, in particolare negli esercizi commerciali (grande distribuzione) e
nell’assistenza sanitaria.
Molto richiesti sono anche i ragionieri, gli analisti di bilancio e gli esperti in
contabilità analitica. Nell’area marketing, quasi tutte le imprese intervistate lamentano la
mancanza di buyer e di analisti programmatori. Per queste posizioni, non essendosi
riscontrata una distinzione di genere, le donne possono avere vasto mercato.
Altre figure emergenti che possono riguardare le donne sono quelle relative alla
vendita, alla gestione di siti internet, ai call center, e al tele-marketing. Tutte queste
professioni sono ritenute più adatte alle donne, giudicate più attente agli aspetti relazionali
e con maggiori capacità comunicative.
Nelle 7 imprese del comparto industriale, le prospettive occupazionali migliori
riguardano gli ingegneri, soprattutto quelli gestionali in grado di occuparsi dell’analisi
organizzativa, della pianificazione, dell’analisi dei processi e dei costi, i periti chimici e i
progettisti. Queste posizioni potrebbero pertanto rappresentare delle buone prospettive
per l’occupazione femminile.
Per quel che riguarda le professioni tecniche in particolare, gli intervistati ritengono
siano professioni in cui le donne potrebbero essere più valorizzate. Tale affermazione è
condivisa dal 76% del totale degli intervistati e riguarda quindi sia il settore industriale sia
il terziario.
4 Per ASA si intendono gli ausiliari socio- assistenziali; mentre per OSS gli operatori socio sanitari.
117
Tuttavia, è anche vero che secondo il 70,5% del campione oggetto dell’indagine, le
professioni tecniche possono essere svolte indistintamente da uomini e donne. E su questo
punto sono d’accordo il 70% delle imprese intervistate che erogano servizi e il 71% di
quelle appartenenti al settore industriale. In quest’ultimo caso va considerato che ci sono
particolari professioni che per motivi oggettivi (soprattutto a causa di una fatica eccessiva
richiesta) non possono essere svolte dalle donne. La stessa percentuale di intervistati
ritiene infatti che in merito alle professioni tecniche siano le stesse donne a non proporsi.
Sono convinte di ciò 6 delle imprese intervistate: in quelle assicurative, ad esempio, non ci
sono donne venditrici di prodotti assicurativi. In questo caso sembra siano proprio le
donne ad evitare di proporsi soprattutto a causa dell’indubbia mobilità territoriale
necessaria per lo svolgimento di tale incarico.
5.3 CRITICITÀ E POSITIVITÀ LEGATE ALLA PRESENZA DELLE DONNE NELLE
PROFESSIONI TECNICHE
Tendenzialmente alle donne vengono riconosciute sia una maggiore attenzione agli
aspetti relazionali sia maggiori capacità comunicative. Circa il 40% degli intervistati
ritiene che le donne abbiano una maggiore capacità di lavorare in gruppo, maggiori
capacità organizzative nel lavoro e che nelle professioni tecniche siano più produttive degli
uomini. Condividono queste affermazioni 4 delle 10 imprese del settore dei servizi e 3 di
quelle del settore industriale.
Anche riguardo all’impegno/serietà che le donne mettono nel lavoro, il 35,3% degli
intervistati (il 42,8% delle industrie e il 30% delle imprese del terziario) ritiene sia
maggiore rispetto a quello degli uomini.
D’altro canto, però, si sottolinea che gli uomini hanno una maggiore autonomia,
sono più flessibili in termini di orari e di disponibilità ad effettuare gli straordinari. Inoltre
si rileva come gli uomini hanno una maggiore conoscenza degli strumenti e delle tecniche
specifiche per le professioni tecniche (condivide questo punto di vista il 25% degli
intervistati, di cui il 33,3% delle imprese industriali e il 20% di quelle dei servizi).
Degna di nota è l’affermazione sostenuta soprattutto dalle imprese operanti nel
settore industriale, secondo cui la presenza delle donne in professioni tipicamente maschili
può rendere più complessi i rapporti con i colleghi maschi. Solo una minoranza (operante,
di nuovo, nel settore secondario) ritiene che la presenza delle donne richieda modifiche
nell’organizzazione interna.
In generale comunque si può affermare che l’idea che la presenza delle donne
nelle professioni tecniche possa creare delle criticità è confutata dagli intervistati.
118
Infatti quasi tutte le imprese coinvolte nell’ indagine hanno segnalato quale unica
criticità legata alla presenza di donne la necessità di reclutare nuovo personale per
sostituire coloro che erano assenti per maternità.
In particolare questi problemi sono stati avvertiti soprattutto in quelle aree, come
quella amministrativa o del personale, ad alta concentrazione femminile.
Solo una delle aziende intervistate ha segnalato come difficoltà la necessità di
qualche cambiamento nell’organizzazione e nella struttura interna.
Per i percorsi di carriera, tutte le aziende intervistate hanno sottolineato come
questi siano previsti indistintamente per uomini e per donne e come gli avanzamenti di
carriera siano basati, essenzialmente, su capacità e meriti5.
In relazione alle proporzioni tra uomini e donne che abbiano beneficiato di
avanzamenti di carriera/retribuzione, siamo in perfetta parità, fatta eccezione per quelle
imprese dove la forza lavoro è tipicamente maschile (industrie meccaniche e chimiche) o
tipicamente femminile (imprese che operano nel tessile e nei servizi alle persone).
5.4 LE POLITICHE UTILI A MIGLIORARE LA PRESENZA FEMMINILE NELLE PROFESSIONI
TECNICHE
Alle imprese intervistate è stato chiesto di indicare quali politiche si potrebbero
attivare per migliorare la situazione occupazionale delle donne nelle professioni tecniche.
7 delle 10 imprese che operano nei servizi e 3 delle 7 del comparto industriale
hanno ritenuto l’orientamento verso professioni e percorsi formativi non tipicamente
femminili come un intervento indispensabile per aumentare l’occupazione femminile.
Altre azioni mirate all’inserimento lavorativo delle donne riguardano
l’incentivazione di servizi che le aiutino a mantenere una presenza continuativa nel
mercato del lavoro. Tale politica acquista rilevanza soprattutto nel caso delle donne
inserite in un contesto industriale, mentre nel caso dei servizi non è ritenuta
indispensabile, perché molte donne impiegate in tale settore hanno la possibilità di
accedere al part-time. Nel settore industriale, invece, per motivi legati ai cicli di
produzione, la concessione del tempo parziale è meno diffusa.6
Altre politiche, quali l’istituzione di incentivi all’assunzione delle donne nelle
professioni non tipicamente femminile, o la revisione dell’organizzazione e degli orari di
5 Tali indicazioni però sembrano essere in contraddizione con i dati relativi alla presenza di dirigenti e direttori donne, che come si è visto hanno quote percentuali molto basse. 6 Solo 2 imprese sulle 6 intervistate prevedono al loro interno contratti part-time. Nei servizi questo tipo di contratto è utilizzato da 5 delle 10 imprese.
119
lavoro, sono considerate prioritarie solo dal 33% delle aziende intervistate che
appartengono al settore industriale e dal 20% di quelle che operano nei servizi.
La politica dell’ incentivazione viene ad acquistare rilevanza nel caso delle aziende
in cui già prevale la presenza di donne. Non a caso è il settore tessile per l’industria e
quello dei servizi a sottolineare tale esigenza.
5. 5 L’OFFERTA FORMATIVA DELLA PROVINCIA DI VARESE
L’inserimento delle donne nelle professioni tecniche risulta piuttosto difficile, anche
a fronte dell’offerta formativa presente in provincia di Varese, ritenuta carente, o quanto
meno poco adatta alle esigenze delle stesse imprese, dalla maggior parte degli intervistati.
Si è rilevata l’insufficiente presenza di scuole professionali a fronte di una scuola
superiore troppo teorica. I diplomati, ma anche i laureati, sebbene in misura minore, non
sono sufficientemente preparati a rapportarsi al mondo del lavoro. Dalle interviste
emerge che le università non sempre riescono a formare i propri studenti in funzione
dell’inserimento nel mondo del lavoro, e ciò spesso implica che i giovani si trovano
impreparati ad affrontare un contesto lavorativo.
Mancano sia l’orientamento sia l’attitudine al lavoro. In molti ritengono necessari
più stage in azienda, in modo da avvicinare i giovani al mondo del lavoro già durante il
percorso formativo.
Le carenze del sistema formativo varesino sono rilevate dal 90% degli intervistati
appartenenti al settore secondario. Non c’è un’adeguata offerta formativa per le figure di
alto livello, come quelle manageriali. La formazione offerta dai CFP è ritenuta di basso
livello e soprattutto poco mirata, rispetto a quelle che sono le effettive necessità del
tessuto industriale. In questi casi le imprese, se hanno l’esigenza di inserire e/o di formare
profili più alti, devono rivolgersi a società specializzate o all’Unione Industriali o ancora a
strutture formative situate al di fuori del territorio provinciale.
Le industrie tessili intervistate lamentano la mancanza di corsi atti a formare le
figure tipiche di questo comparto e sono costrette a promuovere tirocini formativi e/o
periodi di affiancamento. La formazione avviene, quindi, on the job.
Anche alcune aziende intervistate operanti nel settore dei servizi hanno sottolineato
la carenza dell’offerta qualitativa presente sul territorio sia per quanto riguarda
l’acquisizione di professionalità specifiche sia sotto il profilo delle competenze linguistiche
sia di quelle informatiche. Ad esempio, nella grande distribuzione, le aziende intervistate
hanno provveduto al proprio interno a formare i banconisti per le macellerie e le
salumerie, così come le 2 imprese che operano nel campo dell’assistenza sanitaria hanno
formato il proprio personale al loro interno. Inoltre, anche il settore delle assicurazioni
120
rileva la mancanza di corsi di formazione per consulenti assicurativi nonché quelli per i
venditori di polizze.
5.6 LA SITUAZIONE NEI DIVERSI SETTORI
5.6.1 Le aziende tessili
Le 2 aziende tessili intervistate hanno rilevato le seguenti professioni tecniche :
Area: Professioni tecniche/operai specializzati:
Progettazione/produzione Tessitrici; annodatrici; orditrici; incrociatori; addetti
al controllo del tessuto grezzo; campionaristi;
addetti al CAD; addetti ai laboratori; addetti
all’assistenza tessile; manutentori.
Amministrazione/gestione Tecnici di contabilità, finanza, controllo di gestione
Personale Addetti alle paghe, responsabili del personale.
Marketing/vendita Responsabile vendite; venditori.
In queste aziende il 60% degli addetti è rappresentato da donne, presenti
soprattutto nell’area amministrativa e in quella produttiva. In percentuali inferiori sono
presenti anche nelle aree del personale e in quella del marketing.
Il reclutamento delle diverse figure tecniche presenti in queste aziende si presenta
piuttosto difficoltoso, soprattutto a causa di una offerta di lavoro spesso poco qualificata. Il
reclutamento avviene prevalentemente attraverso canali informali o attraverso il ricorso
ai CPI. Per altre posizioni, invece, più legate alla manodopera operaia, queste aziende si
affidano alle agenzie interinali, che molte volte provvedono con appositi corsi di
formazione a formare le figure richieste.
Vengono poi valutate le autocandidature e si ricorre alla pubblicizzazione dei posti
vacanti. In questi casi, però, le aziende segnalano una scarsa motivazione e preparazione
dei candidati.
I fattori ritenuti indispensabili per l’assunzione presso queste aziende sono
un’esperienza pregressa nel settore o nella mansione specifica, una buona motivazione al
lavoro e la disponibilità a lavorare su turni.
Sono altresì gradite le conoscenze linguistiche, quelle informatiche, la disponibilità
alle trasferte, nonché le qualifiche professionali. Questi requisiti, però, sono richiesti per
particolari figure. Risultano indifferenti l’età e il titolo di studio.
Le maggiori difficoltà di reperimento di figure professionali che sia in passato sia in
prospettiva, vengono sottolineate dalle imprese tessili intervistate sono i periti tessili, le
tessitrici, le orditrici, le incrociatrici e altre figure operai specifiche del settore. Tali
professionalità sono tradizionalmente svolte da personale femminile.
121
Viene comunque ribadita una carenza nel livello medio di preparazione conseguito
da coloro che hanno frequentato corsi specifici legati al settore (ad esempio dei periti
tessili). Contemporaneamente si sottolinea come questi stessi corsi attraggano un numero
sempre minore di iscrizioni, soprattutto a causa del declino del settore tessile e delle
conseguenti minori garanzie occupazionali che ne derivano.
Ne consegue che le imprese stesse hanno investito al loro interno in attività di
formazione specifica per i nuovi assunti.
5.6.2 Le imprese meccaniche e/o metalmeccaniche
Le professioni tecniche individuate nell’ambito delle imprese meccaniche e
metalmeccaniche intervistate sono le seguenti:
Area: Professioni tecniche/operai specializzati:
Progettazione/produzione Production foreman; project leader; platform leader; module leader;
ingegneri progettisti; ingeneri di produzione; tecnici di controllo qualità;
specialisti dei sistemi informativi; addetti al CAD-CAM; addetti alle fasi
della produzione; addetti agli stampi; addetti alle stamperie a caldo;
addetti al reparto mole; addetti al reparto pulitura; addetti al collaudo;
tornitori; manutentori.
Amministrazione Tecnici di contabilità; tecnici di fatturazione; tecnici di bilancio; analisti;
controller.
Gestione Specialisti del controllo di gestione; department supervisor.
Personale Addetti alla gestione, amministrazione del personale; functional human
resources, human resources professional; generalist.
Marketing/vendita Addetti all’ufficio marketing; buyer; addetti alle vendite; promotori
tecnico-commerciali; brand marketing specialist; trade research
specialist; product literature specialist.
Le donne risultano essere il 28,8% degli addetti e sono presenti soprattutto nelle
aree amministrative (dove rappresentano il 60%) e nell’area del personale e del marketing
(rispettivamente pari al 49,1% e al 42%). Nell’area della produzione sono soltanto il 13%.
Le donne sono poco presenti nelle aree produttive delle 3 imprese, dove il lavoro
richiesto è particolarmente gravoso. Inoltre, gli intervistati hanno sottolineato come siano
poche le donne che si propongano come operaie e hanno ammesso che il più delle volte le
loro candidature sono considerate con riserva, perché si ritiene che il loro inserimento, in
ambienti prettamente maschili, possa creare problemi.
Gli strumenti di reclutamento del personale utilizzati da queste aziende dipendono
dal tipo di figura ricercata. Per le professionalità che richiedono una preparazione di più
ampio respiro si rivolgono alle università (LIUC, Politecnico di Milano) per i laureati e alle
scuole professionali e tecniche del territorio (IPSIA e ITIS) per i diplomati. Per le figure più
specializzate le aziende ricorrono alla pubblicizzazione dei posti vacanti, mentre, per le
122
figure medio – basse, alle agenzie di intermediazione, e in particolare alle agenzie
interinali.
Anche tali aziende, nel tentativo di sopperire alla carenza del sistema formativo del
territorio, promuovono in larga misura dei corsi di formazione ad hoc per le varie figure.
Requisiti ritenuti rilevanti per l’inserimento lavorativo in tali aziende sono, oltre alle
conoscenze linguistiche e informatiche, la motivazione al lavoro, la disponibilità a lavorare
su turni, nonché la flessibilità di orario e la disponibilità alle trasferte soprattutto per
alcune mansioni. Un’ esperienza pregressa nel settore è in genere molto gradita.
Riguardo alle difficoltà di reperimento riscontrate in passato ma ritenute
caratteristiche del settore in cui tale imprese operano, gli ingegneri areonautici e gli
specialisti del controllo di gestione, nonché le varie figure legate alla progettazione e alla
produzione risultano essere dei profili critici. Tali posizioni peraltro potrebbero essere
occupate indifferentemente da uomini o da donne, anche se queste ultime si propongono
di meno.
Mentre per gli ingegneri aeronautici la difficoltà di reperimento sembra essere
legata alla mancanza di offerta sul mercato, per i tecnici del controllo di gestione il fattore
critico è dato dalla complessità del lavoro che tale specialista è chiamato a svolgere,
mentre per gli specialisti della progettazione e della produzione si rileva una crescente
competizione tra le imprese del settore acutizzata dalla scarsa offerta sul mercato.
Un’ultima difficoltà di reperimento è stata segnalata riguardo alla figura del commerciale
export, anche questa vista come risorsa scarsa.
5.6.3 Le aziende chimiche
Le professioni tecniche rilevate presso le aziende chimiche intervistate sono:
Area: Professioni tecniche/operai specializzati
Progettazione/produzione Responsabile di R&S; ingegneri chimici; tecnici di
laboratorio; responsabili di produzione; tecnici del
controllo qualità; manutentori; magazziniere;
quadristi; operai specializzati.
Amministrazione Responsabile degli acquisti; tecnici di
amministrazione; tecnici di finanza, tecnici del
controllo di gestione.
Gestione Tecnici di information tecnology; sistemisti; analisti;
sappisti (tecnici del sistema informativo SAP).
Personale Responsabile del personale.
Marketing/vendita Venditori; area manager; export manager; customer
service; tecnici applicativi.
123
La maggioranza delle donne occupate in questo settore (sono il 19,5% del totale
degli addetti) è presente nelle aree relative alla gestione del personale e
all’amministrazione, dove rappresenta il 66%. Solo il 21,5% si occupa di marketing e
soltanto il 7,5% di progettazione e produzione.
In entrambe le aziende non ci sono donne in fabbrica perché le mansioni richieste
sono tipicamente “maschili”, così come viene segnalata la carenza di donne che svolgano
funzioni da ingegnere. Al momento delle interviste era presente una sola donna laureata
in ingegneria.
Anche nel settore delle vendite, venendo richiesta una competenza specifica
propria dei periti chimici, non ci sono donne.
Il bacino di reclutamento per queste 2 imprese è rappresentato in larga parte dalla
scuola, seguita poi dal mercato esterno. Per gli elenchi dei laureati si fà riferimento alla
LIUC, alla Bocconi e all’Università dell’Insubria. Molto usato è anche il ricorso alle
autocandidature, spesso reperite attraverso Internet.
Un titolo di studio specifico di settore è ritenuto dai responsabili del personale di
queste aziende un fattore indispensabile per le professionalità specifiche, così come per le
mansioni alte è fondamentale l’esperienza pregressa nel settore. Oltre alle specifiche
qualifiche professionali, viene ad acquistare rilevanza la disponibilità alle trasferte
(soprattutto per alcune mansioni) e al lavoro a turni. Importanti sono, poi, la motivazione
al lavoro e l’empatia nel colloquio. Le conoscenze informatiche e quelle linguistiche sono
mediamente ritenute essenziali.
Le difficoltà di reperimento di figure professionali sottolineate da queste imprese
hanno riguardato, in passato, ingegneri chimici, chimici (periti e laureati) e manutentori.
Queste posizioni sono tradizionalmente ricoperte da uomini e l’offerta di lavoro femminile,
adeguatamente preparata, potrebbe, a detta degli stessi intervistati, rappresentare
un’ottima soluzione.
5.6.4 Assicurazioni, informatica e altri servizi alle imprese
Per questo settore sono state intervistate imprese molto eterogenee tra loro, tra
cui anche quelle appartenenti al comparto informatico e le assicurazioni. Per questo
motivo le figure tecniche presenti sono molto diversificate.
124
In particolare troviamo:
Area: Professioni tecniche:
Progettazione/produzione Tecnici addetti alla valutazione dei rischi; tecnici
addetti alla quotazione dei premi assicurativi;
tecnici addetti alla stesura dei contratti
Amministrazione/Gestione Tecnici di amministrazione, tecnici di finanza,
tecnici del controllo di gestione; addetti al
recupero crediti; addetti alla tesoreria.
Personale Responsabile della selezione e formazione del
personale; tecnici della gestione e sviluppo del
personale.
Marketing/vendita Sale controller; supervisore; venditori di prodotti
assicurativi; addetti ai rapporti con la clientela;
account marketing di prodotto; account marketing
di canale; account esterno (si occupano della
gestione dei clienti); operatori telesales.
Presso queste imprese il 58% del personale è costituito da donne, presenti
soprattutto nell’area amministrativa, dove raggiungono l’83%. Nell’area
progettazione/produzione, invece, rappresentano il 30%.
Nell’area assicurativa non ci sono venditori, né tanto meno dirigenti donne, come
anche nell’area informatica. In queste imprese le donne sono molto presenti nell’area
progettazione, in quanto si occupano soprattutto dei rapporti con la clientela, mansione
per la quale le donne risultano più adatte, perché dotate di maggior predisposizione ai
rapporti interpersonali.
Per le altre tipologie di imprese intervistate in questo settore (quindi per i servizi
alle imprese), la percentuale di donne dirigenti sale al 17%, a fronte però di poche donne
presenti nell’area della produzione, dato che il lavoro richiesto, nella maggioranza dei casi,
comporta il carico e lo scarico di merci.
Vista la mancanza di corsi specifici, tutte le aziende provvedono con corsi interni
alla formazione del personale. Inoltre, le agenzie assicurative investono inizialmente nella
presentazione ai propri dipendenti dell’uso del software adottato, così come le aziende
informatiche devono continuamente aggiornare e specializzare i propri addetti all’utilizzo
dei nuovi prodotti hardware e software.
Il bacino tipico di reclutamento delle professionalità richieste dalle imprese
intervistate, è rappresentato dalle scuole (professionali e tecniche) del territorio e dalle
università (Insubria, LIUC, Bocconi e Cattolica).
Tra gli strumenti più utilizzati, oltre agli elenchi diplomati/laureati, ci sono la
valutazione della autocanditure e i canali informali. Va detto, però, che nell’ambito
125
assicurativo le imprese si rivolgono in misura minore ai laureati che hanno pretese di
carriera e stipendio piuttosto elevate. In altri casi, soprattutto per reclutare figure con
qualifiche medio – alte, queste aziende ricorrono a società di recruitment. In una di
queste aziende l’inserimento avviene, solitamente, attraverso lo stage o con contratti di
lavoro a tempo determinato, poi trasformati in contratti a tempo indeterminato.
Tra i fattori che influenzano l’assunzione di personale tecnico in queste imprese,
risultano indispensabili le conoscenze informatiche, l’empatia nel colloquio e la
motivazione al lavoro. Per alcune figure, poi, sono necessarie le conoscenze linguistiche, la
disponibilità alle trasferte e la residenza in zona.
Sono, invece, graditi l’esperienza pregressa nel settore o nella mansione e la
flessibilità nell’orario di lavoro. L’età è ininfluente.
Le difficoltà di reperimento di figure professionali sono state diverse per ogni
impresa.
Per le aziende informatiche, in passato, è stato difficile reperire i responsabili dei
sistemi informativi per l’area finanza. Tale figura, dovendo gestire un sistema informativo
finanziario specifico, deve possedere una preparazione finanziaria oltre che informatica. La
ragione della difficoltà risulta legata alla mancanza di formazione e di esperienza
adeguata. Si tratta, però, di una posizione consulenziale, non necessariamente maschile,
che perciò potrebbe offrire opportunità di lavoro anche alle donne.
In futuro le maggiori difficoltà che queste imprese prevedono riguardano le figure
ad elevata specializzazione, come i product manager, per i quali è indispensabile
l’esperienza pregressa nella mansione. Anche per tale figura non si sono riscontrate
preferenze di genere.
Per le aziende intervistate che si occupano di assicurazioni, le maggiori difficoltà di
reperimento riguardano i venditori dei prodotti assicurativi. Tale posizione è ricoperta
tradizionalmente da personale maschile. Le ragioni di queste difficoltà sono da attribuirsi
ad una mancanza di formazione pregressa ad hoc, ma anche ad una carenza di “cultura
assicurativa”, cui si aggiunge il basso livello remunerativo. I venditori, infatti, sono pagati
a provvigione. Per il futuro si prevedono le stesse difficoltà, probabilmente accentuate in
quanto le “mandanti” ridurranno ancora di più il livello delle provvigioni.
Per le aziende intervistate operanti nei servizi alle imprese, le difficoltà di
reperimento riguardano i supervisori e gli autisti. Per i primi, che possono essere
indistintamente uomini e donne, la ragione è da ricercarsi nella scarsa conoscenza delle
lingue, che spesso contraddistingue l’offerta. Per gli autisti, posizione esclusivamente
maschile, le difficoltà di reperimento sono legate alla bassa retribuzione prevista.
126
5.6.5 Commercio
Le professioni tecniche presenti presso le 3 aziende intervistate, risultano le
seguenti:
Area: Professioni tecniche:
Progettazione/produzione Architetti; geometri (realizzano i centri
commerciali)
Amministrazione Programmatori; contabili; addetti all’elaborazione
dati; analisti; consulenti.
Gestione Addetti all’accoglienza; responsabili dei punti
vendita; ispettori di zona; capi reparto:
Personale Analisti di organizzazione; formatori -
selezionatori:
Marketing/vendita Addetti alle ricerche di mercato; buyer; grafici
pubblicitari; banconieri; ripartisti; addetti alle
vendite; cassiere.
In media le donne rappresentano circa il 54% degli addetti e sono impiegate
soprattutto nell’area amministrativa e nell’area vendite.
Le aziende intervistate hanno evidenziato che ci sono alcune figure, come gli
ispettori di zona o i responsabili dei punti vendita, per le quali le donne non si propongono.
Motivo di ciò è la loro scarsa mobilità sul territorio che contraddistingue le donne, nonché
problemi legati agli orari di lavoro. Per i responsabili dei punti vendita, infatti, è richiesta
una presenza costante e continuativa e un rilevante impegno in termini di tempo e di
energie che molto spesso le donne, per problemi legati alla gestione familiare, non
possono garantire.
Le modalità di reclutamento in questo settore sono le più varie e varia a seconda
delle figure cercate. Per le qualifiche medio – alte queste aziende consultano gli elenchi dei
laureati, per quelle specialistiche fanno ricorso alla pubblicizzazione dei posti vacanti, per
le altre valutano le autocandidature e pongono in essere convenzioni con le scuole per gli
stage e i tirocini.
Per alcune figure specifiche, sono queste stesse aziende a provvedere alla loro
formazione. Tali corsi sono realizzati in collaborazione con le strutture formative
territoriali.
I requisiti richiesti per l’assunzione nel settore commerciale, data la peculiarità
delle figure ricercate, sono innanzitutto la motivazione al lavoro e l’empatia nel colloquio.
Sono comunque gradite l’esperienza pregressa nel settore o nella mansione, le conoscenze
informatiche e la disponibilità a lavorare su turni. Ininfluenti risultano la disponibilità alle
trasferte e le conoscenze linguistiche. Discorso a parte va fatto per l’età, dove una delle
aziende intervistate ha manifestato la propria preferenza per la fascia di età fino ai 24 anni
in modo da poter usufruire dei contratti di apprendistato e di quelli di formazione e lavoro.
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Le difficoltà di reperimento, per queste aziende, hanno riguardato e riguarderanno
anche nel prossimo futuro i buyer e i banconieri. Per i primi le difficoltà sono state dovute
all’incremento della domanda di tale figura non sostenuto da un uguale aumento
dell’offerta. Per queste posizioni, che vengono a rappresentare una buona possibilità di
occupazione anche per le donne, in provincia di Varese non esistono corsi di formazione
specifici, per cui le figure richieste devono essere formate direttamente in azienda.
Anche per i banconieri accade la stessa cosa: c’è poca offerta a fronte di una
grande concorrenza tra le imprese. E anche per loro è l’azienda che provvede a fornire
l’adeguata formazione, con il rischio di vederli poi assunti dalla concorrenza. C’è anche da
rilevare che non si prevedono spazi possibili per l’occupazione femminile in questo profilo,
in quanto si tratta di un lavoro piuttosto faticoso, poco adatto ad una donna.
5.6.6 Trasporti
Le figure tecniche presenti presso le aziende intervistate sono:
Area: Professioni tecniche:
Progettazione/produzione Addetti alle registrazioni; camionisti; macchinisti; agenti
rampa(coordinano le operazioni sul piazzale); addetti lost
and found (bagagli smarriti); controllori di volo; ingegneri.
Amministrazione/Gestione Tecnici addetti al controllo di gestione; tecnici addetti alla
pianificazione e controllo; tecnici addetti alla finanza; tecnici
addetti ai sistemi informativi; tecnici addetti
all’organizzazione e allo sviluppo; tecnici addetti al controllo
qualità; agenti di scalo; assistenti di volo; flying dispatcher
(organizzano i piani di volo).
Personale Responsabile dei turni di produzione; responsabile della
pianificazione delle risorse umane:
Marketing/vendita Addetti alle relazioni con l’estero; key account.
Il 40% del personale impiegato nelle aziende oggetto dell’indagine, e che operano
nei trasporti, è costituito da donne. Ma vanno fatte alcune opportune distinzioni.
Nei trasporti ferroviari, su gomma e nel trasporto merci, la presenza femminile è
piuttosto esigua, data anche le caratteristiche del lavoro stesso (si tratta di professioni
tipicamente maschili come camionisti e macchinisti). Il lavoro femminile, indicativamente,
rappresenta il 3% degli addetti. In particolare le donne risultano concentrate negli uffici
amministrativi, dove sono più del 75%.
Nel trasporto aereo e nell’indotto la presenza femminile sale al 50%. In particolare
le donne costituiscono indicativamente il 40% del personale addetto al servizio passeggeri,
al check in, alla pulizia interna degli aerei, e agli uffici amministrativi.
Ci sono problemi ad impiegare le donne nei lavori più gravosi, come la pulizia a
terra degli aerei, la manutenzione e lo smistamento bagagli. Si tratta di lavori fisicamente
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pesanti in quanto richiedono di sollevare pesi e di lavorare anche in orario notturno e
all’aperto.
Nelle compagnie aeree la presenza femminile si concentra soprattutto tra gli
assistenti di volo, dove le donne rappresentano il 75% e negli uffici amministrativi e di
gestione del personale. Tra i flying dispatcher sono poche le donne, visti i turni di 12 ore
previsti per questa figura. Anche tra i piloti le donne sono rare.
Per tutte le figure tecniche è previsto un periodo di formazione/addestramento.
Vengono anche promosse, periodicamente, azioni di formazione rivolte a tutti gli addetti in
base alla mansione svolta.
Il bacino tipico di reclutamento di queste aziende è rappresentato dalla scuola,
seguito dal mercato esterno e dalla progressione interna. Le modalità più utilizzate sono
la valutazione delle autocandidature, soprattutto per gli assistenti di volo, la
pubblicizzazione dei posti vacanti, il ricorso ai CPI delle province di Varese e Novara. Per le
figure più tecniche, invece, queste aziende ricorrono alle società di lavoro interinale e in
alcuni casi, come per gli ingegneri, alle università (Politecnico di Milano e Università di
Forlì).
Per lavorare presso queste aziende sono indispensabili il titolo di studio, la
conoscenza delle lingue e dell’informatica, la disponibilità a lavorare su turni e alle
trasferte, nonché la flessibilità nell’orario di lavoro. Sono graditi l’esperienza pregressa nel
settore o nella mansione. Ininfluenti, invece, le qualifiche professionali. Per alcune figure
(assistenti di volo) anche l’età diviene discriminante (massimo 35 anni).
Le difficoltà di reperimento di figure tecniche, che in passato hanno incontrato
queste aziende, ma che si prevedono anche per il futuro, hanno riguardato soprattutto i
tecnici manutentori. Sono pochi coloro che scelgono di fare questa professione e perciò il
più delle volte si sottraggono alle imprese concorrenti, con conseguenti elevate pretese
economiche. Si tratta di posizioni esclusivamente maschili, in quanto particolarmente
faticose.
Le prospettive migliori per l’occupazione femminile in provincia di Varese nel
settore dei trasporti potrebbero riguardare, in caso di sviluppo del settore aereo, le
addette al check in, le addette rampa, le addette al cargo, le assistenti di volo, le addette
al catering e alla pulizia degli aerei. Ma tutto dipenderà dalle condizioni economiche
generali, e per la provincia di Varese, dalla questione sullo sviluppo di Malpensa, legata a
decisioni politico-strategiche sulla rete degli aeroporti italiani.
Attualmente l’impatto occupazionale di Malpensa è di circa 17.000 unità,
sicuramente inferiore alle aspettative (si stimava ci sarebbero stati 4,5 occupati esterni
per ogni occupato all’interno dell’aeroporto). Gli occupati attuali sono proporzionali al
129
numero medio dei passeggeri che annualmente transitano dall’aeroporto varesino,
anch’esso inferiore alle aspettative.
Secondo gli intervistati, il problema Malpensa potrebbe essere risolto individuando
un soggetto forte che utilizzi l’aeroporto come hub e che sia in grado di trascinare le altre
compagnie aeree in loco. Tale soggetto è stato individuato in Alitalia, ma occorrebbe
potenziare maggiormente la flotta e, soprattutto, fare una chiara scelta tra Linate e
Malpensa.
Un’altra azione auspicabile sarebbe il potenziamento delle infrastrutture e dei
collegamenti per raggiungere l’aeroporto. Manca un collegamento con le ferrovie dello
stato (Gallarate) e il collegamento stradale con le città (Milano, Varese) non è adeguato.
Le strade intorno a Malpensa sono in cattivo stato a livello di manutenzione e questo non
favorisce di certo lo sviluppo dell’indotto.
E’ stata poi segnalata l’esigenza di una chiara volontà politica per lo sviluppo di
Malpensa. Al di là dei noti problemi legati al terrorismo internazionale, gli investimenti
destinati al trasporto aereo sono destinati ad aumentare e, di conseguenza, anche
l’occupazione relativa al settore. Esiste una potenziale domanda di trasporto aereo,
piuttosto rilevante, in quanto, al momento, in Italia c’è una propensione all’utilizzo
dell’aereo inferiore alla media europea, ma che sembra destinata ad aumentare. La sfida
sarà quella di effettuare una progettazione adeguata.
5.6.7 Servizi alle persone
Presso le imprese intervistate che operano nel settore le figure tecniche presenti
sono:
Area: Professioni tecniche:
Amministrazione Addetti alla contabilità
Gestione Fisioterapisti, ASA, OSS, infermieri professionali,
animatori, educatori professionali
Marketing/vendita Addetto alle relazioni con i parenti degli assistiti.
La maggior parte delle donne occupate presso queste aziende risulta concentrata
nell’area gestionale (assistenziale) e/o amministrativa.
Le modalità di reclutamento più utilizzate da queste imprese sono gli elenchi forniti
dai CFP, dove si svolgono tirocini atti a formare in particolar modo la figura delle ASA.
Vengono, poi, valutate le autocandidature, soprattutto per reclutare fisioterapisti,
animatori ed educatori professionali. Solo una delle due aziende ricorre alle agenzie di
fornitura di lavoro temporaneo e lo fa esclusivamente per le figure medio–basse.
I fattori ritenuti indispensabili per poter operare presso queste aziende sono, oltre
all’acquisizione di professionalità specifiche, la disponibilità a lavorare su turni e la
flessibilità nell’orario di lavoro. Sono inoltre graditi l’esperienza pregressa nel settore o
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nella mansione, nonché l’empatia nel colloquio e la motivazione al lavoro. Sono considerati
ininfluenti le conoscenze linguistiche ed informatiche, la disponibilità alle trasferte e l’età.
Le difficoltà di reperimento segnalate dalle aziende hanno riguardato, in passato,
gli infermieri professionali, professione ad alta concentrazione femminile. Queste difficoltà
risultano legate alla ridotta offerta della figura richiesta (il percorso professionale per
infermieri, infatti, risulta piuttosto impegnativo: dura 3 anni e perciò richiede una buona
motivazione) e alle pretese piuttosto elevate per quel che riguarda retribuzioni e percorsi
di carriera.
Altre difficoltà di reperimento sono emerse per i fisioterapisti e per gli animatori,
anche in questo caso per mancanza di offerta.
Per le ASA, invece, non si sono riscontrate difficoltà di reperimento quanto
piuttosto si sono rilevate delle carenze nel grado di qualificazione e di preparazione.
Figura emergente in questo settore è quella delle OSS, che nel lungo periodo
tenderà a sostituire la figura ASA. In alcuni casi, infatti, le OSS, proprio per ragioni di
scarsa offerta di infermieri, svolgono mansioni tipicamente infermieristiche.
L’investimento formativo nel caso delle OSS, essendo solo di un anno, con 400 ore
di tirocinio, attira molte donne, allettate anche da retribuzioni crescenti. Si è rilevata
tuttavia un’estrema incertezza però riguardo al ruolo effettivo delle OSS, perché non
sufficientemente chiarito a livello politico.
5.7 UN ESEMPIO DI BUONA PRASSI AZIENDALE
In questo studio sulle prospettive occupazionali delle donne non si può tralasciare
un esempio di riorganizzazione aziendale che, tenendo conto delle esigenze della
produzione e dei lavoratori, ha favorito in larga misura l’inserimento di lavoro femminile.
Si tratta dello stabilimento Whirpool di Cassinetta di Biandronno, che, dato l’interesse
investito proprio come esempio di buona prassi aziendale, si è analizzato in maniera più
approfondita.
Tale impianto si caratterizza per una elevata femminilizzazione della propria
occupazione, distribuita sia nelle mansioni operaie (anche specializzate) sia in profili
amministrativi e gestionali con qualifiche medio-alte. La percentuale di donne che lavorano
in tale stabilimento è intorno al 40%.
Attraverso una serie successiva di accordi relativi alla riorganizzazione degli orari di
lavoro, si è stabilita una struttura innovativa dei turni di lavoro, che permettessero, dal
lato aziendale, di utilizzare al meglio la capacità produttiva e di gestire i picchi di lavoro e,
dal lato dei lavoratori, di ricorrere a nuove assunzioni e di ottimizzare i tempi di lavoro
individuali. In particolare il nuovo regime di orario in vigore, che si basa sullo sviluppo di
131
un regime di 36 ore su base bisettimanale organizzato su tre turni7, ha favorito
decisamente un incremento dell’occupazione femminile. L’impatto occupazionale di tale
accordo infatti è stato decisamente positivo: si parla di 1000 assunzioni a tempo
indeterminato dal 1999 ad oggi, il cui 50% è costituito da donne.
7 L’innovatività di tale regime di orario sta nel superamento della tradizionale struttura dei turni: il primo turno va dalle 6 alle 12,35 (per sei giorni, dal lunedì al sabato), il secondo dalle 12,35 alle 19,05 (per cinque giorni, dal lunedì al venerdi), il terzo dalle 19,05 alle 1,05.
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BIBLIOGRAFIA
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GLOSSARIO DELLE PRINCIPALI FONTI STATISTICHE UTILIZZATE
INDAGINE SULLE FORZE DI LAVORO ISTAT
L'indagine sulle forze di lavoro rileva trimestralmente, a gennaio, aprile, luglio e ottobre, i
principali aggregati dell'offerta di lavoro. Alla fine di ogni anno viene calcolata la media dei
dati relativi alle quattro rilevazioni.
L'indagine è campionaria ed è effettuata intervistando, attraverso la compilazione di un
questionario, ogni volta circa 200 mila persone in circa 1.400 comuni di tutte le province
del territorio nazionale. Le domande sono formulate in modo da rilevare le informazioni
utili a classificare la popolazione in base alla condizione lavorativa e a produrre indicatori
omogenei e comparabili a livello europeo.
I principali aggregati ed indicatori relative alle forze lavoro sono i seguenti: Popolazione residente: comprende le persone, di cittadinanza italiana e straniera,
dimoranti abitualmente nel territorio nazionale, anche se temporaneamente assenti, ad
esclusione dei residenti in convivenze. La fonte per il calcolo della popolazione residente e
della sua dinamica è costituita dall'anagrafe esistente presso ciascun Comune, i cui dati
vengono comunicati all'Istat con cadenza mensile. Forze di lavoro: comprendono le persone occupate e quelle in cerca di occupazione. Occupati: comprendono le persone di 15 anni e più che alla domanda sulla condizione
professionale rispondono:
- di possedere un’occupazione, anche se nella settimana di riferimento non hanno svolto
attività lavorativa (occupati dichiarati);
- di essere in una condizione diversa da occupato, ma di aver effettuato ore di lavoro
nella settimana di riferimento (altre persone con attività lavorativa). Persone in cerca di occupazione: comprendono le persone di 15 anni e più che
dichiarano:
- una condizione professionale diversa da occupato;
- di non aver effettuato ore di lavoro nella settimana di riferimento dell'indagine;
- di essere alla ricerca di un lavoro;
- di aver effettuato almeno un’azione di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono
la rilevazione;
- di essere immediatamente disponibili (entro due settimane) ad accettare un lavoro,
qualora venga loro offerto.
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Le persone in cerca di occupazione possono essere suddivise, in base alla condizione
dichiarata, in:
a) disoccupati in senso stretto, coloro che avevano un lavoro ma lo hanno lasciato o
perso e ne stanno cercando un altro;
b) l'insieme delle persone in cerca di prima occupazione
c) le altre persone in cerca di lavoro, ovvero il sottoinsieme composto da persone che
si dichiarano casalinghe, studenti oppure ritirati dal lavoro Non forze di lavoro: comprendono le persone che dichiarano di essere in condizione
professionale diversa da occupato e di non aver svolto alcuna attività lavorativa, né aver
cercato lavoro nella settimana di riferimento; oppure di averlo cercato, ma non con le
modalità già definite per le persone in cerca di occupazione. Le non forze di lavoro
comprendono inoltre gli inabili e i militari di leva o in servizio civile sostitutivo e la
popolazione in età fino a 14 anni. Tasso di attività: si ottiene dal rapporto tra le persone appartenenti alle forze di lavoro e
la popolazione di 15 anni e più. Tasso di occupazione: si ottiene dal rapporto tra gli occupati e la popolazione di 15 anni
e più. Tasso di disoccupazione: si ottiene dal rapporto tra le persone in cerca di occupazione e
le forze di lavoro.
I DATI DEL COLLOCAMENTO Gli Uffici Provinciali del Lavoro e della Massima Occupazione producono sistematicamente
informazioni relative a fenomeni del mercato del lavoro. I principali aggregati rilevati sono
i seguenti: Iscritti alle liste di collocamento: si tratta di persone che si registrano presso gli Uffici
Provinciali del Lavoro e della Massima Occupazione. Tale aggregato non coincide con le
persone in cerca di occupazione della rilevazione ISTAT. La ricerca di un’occupazione,
infatti, non comporta di per sè l’iscrizione al Collocamento e, d’altro canto, la registrazione
nelle liste di collocamento può avvenire per motivi diversi dalla ricerca di un impiego (ad
esempio per motivi di tipo assistenziale o previdenziale). Gli iscritti al collocamento si
suddividono in quattro gruppi:
1° classe: comprende i disoccupati, ovvero le persone che hanno perso una precedente
attività lavorativa regolata dal contratto di lavoro subordinato, e le persone in cerca di
prima occupazione.
2° classe: comprende i lavoratori occupati che vorrebbero cambiare occupazione.
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3° classe: comprende i titolari di trattamento pensionistico di vecchiaia e/o di anzianità
disponibili a svolgere un’attività lavorativa.
Non disponibili: comprende le persone iscritte al collocamento per motivi diversi dalla
ricerca di un’occupazione e che non sono disponibili all’avviamento. Avviamenti: contratti di lavoro stipulati, ovvero persone che hanno trovato
un’occupazione. Avviamenti senza cancellazione: persone che hanno trovato un’occupazione con un
contratto a part-time il cui monte ore è inferiore alle 20 ore settimanali oppure con un
contratto tempo determinato della durata non superiore ai quattro mesi. Cessazioni: risoluzioni di rapporti di lavoro, ovvero contratti che hanno avuto termine.
I DATI INPS La gestione separata INPS dal 1996 raccoglie le iscrizioni e i dati relativi ai lavoratori
parasubordinati, il cui contratto di lavoro spesso coniuga caratteristiche formali del lavoro
dipendente con tratti sostanziali propri del lavoro subordinato. Gli iscritti si suddividono in
due categorie: Professionisti: coloro che esercitano arti e professioni in modo abituale, anche se non
esclusivo. Collaboratori: coloro che svolgono attività di collaborazione coordinata e continuativa.
I DATI USTAT L’USTAT, nell’ambito del programma Interreg II, Progetto frontalieri ha realizzato una
serie di Annuari sul frontalierato ed ha raccolto un numero elevato di informazioni sul sulla
categoria della manodopera dei frontalieri ( sesso, età, provenienza, professione, attività
economica,…).I dati raccolti coprono il periodo dal 1989 al 2001.
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APPENDICE
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ALLEGATO A
TABELLE DI APPROFONDIMENTO AI CAPITOLI III E IV
Tav. A1 Allievi usciti dai corsi di formazione professionale per non occupati nel 1999
Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti
PRINCIPALI DATI RIASSUNTIVI PER TIPOLOGIA DI ENTI, FINANZIAMENTO E LIVELLO
N. ALLIEVI TOTALE N. ALLIEVI TOTALETIPOLOGIA ENTI CORSI FORMATI CORSI FORMATIFINANZIAMENTO
Maschi Femmine Maschi Femmine
C.F.P. del sistema pubblico (*)Piano provinciale 82 610 661 1.271 43,4 48,0 52,0 100,0
FSE integrativi (Ob. 3 2.1 e 2.4) 16 118 73 191 8,5 61,8 38,2 100,0
FSE Ob. 3 altri sub-assi 17 64 121 185 9,0 34,6 65,4 100,0
FSE Ob. 2 3 15 19 34 1,6 44,1 55,9 100,0
Corsi riconosciuti 2 7 26 33 1,1 21,2 78,8 100,0
TOTALE 120 814 900 1.714 63,5 47,5 52,5 100,0
Enti gestori corsi privati riconosciutiCorsi privati riconosciuti 15 19 134 153 7,9 12,4 87,6 100,0
Enti gestori FSEObiettivo 3 35 134 281 415 18,5 32,3 67,7 100,0
Obiettivo 2 19 91 134 225 10,1 40,4 59,6 100,0
TOTALE 54 225 415 640 28,6 35,2 64,8 100,0
TOTALE GENERALE 189 1.058 1.449 2.507 100,0 42,2 57,8 100,0
(*) Compresi CFP Comune di Vergiate e Servizio Formazione Professionale Intercomunale del Comune di Saronno
N. Allievi Allievi TOT Allievi Allievi TOTLIVELLO corsi formati formati formati formati
M F M F
1 Post-obbligo 98 597 743 1.340 44,6 55,4 100,0
2 Post-qualifica e post-diploma 91 461 706 1.167 39,5 60,5 100,0
Fonte: nostre elaborazioni dati forniti dal Settore Formazione Professionale -Provincia di Varese
Tav. A2 Allievi usciti dai corsi di formazione professionale nel 1999. 0,5544776 Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti 1° LIVELLO - Allievi formati per sesso, settore, denominazione
Valori assoluti % colonnaM F Tot M F Tot TFT CRF
AGRICOLTURA 22 16 38 3,7 2,2 2,8 42,11 0,76Addetto alla manutenzione aree verdi 6 4 10 1,0 0,5 0,7 40,00 0,72Florovivaista 9 4 13 1,5 0,5 1,0 30,77 0,55Manutentore di parchi e giardini 7 8 15 1,2 1,1 1,1 53,33 0,96
MECCANICA METALLURGIA 199 0 199 33,3 0,0 14,9 -Costruttore montatore gruppi meccanici 17 - 17 2,8 - 1,3 -Installatore manutentore impianti termoidraulici 23 - 23 3,9 - 1,7 -Manutentore riparatore autoveicoli 44 - 44 7,4 - 3,3 -Operatore macchine utensili 88 - 88 14,7 - 6,6 -Operatore macchine utensili (costr. stampi materie plastiche) 12 - 12 2,0 - 0,9 -Saldatore 15 - 15 2,5 - 1,1 -
ELETTRICITA' ELETTRONICA 82 2 84 13,7 0,3 6,3 2,38 0,04Installatore manutentore impianti elettrici bassa tensione 29 - 29 4,9 - 2,2 -Montatore manutentore sistemi elettromeccanici-elettronici 37 - 37 6,2 - 2,8 -Operatore di impianti elettrici 16 2 18 2,7 0,3 1,3 11,11 0,20
LEGNO, MOBILI, ARREDAMENTO 17 - 17 2,8 - 1,3 -Addetto alle lavorazioni di falegnameria 17 - 17 2,8 - 1,3 -
GRAFICA, FOTOGRAFIA, CARTOTECNICA 29 6 35 4,9 0,8 2,6 17,14 0,31Operatore cartotecnico e legatore 11 1 12 1,8 0,1 0,9 8,33 0,15Stampatore offset 18 5 23 3,0 0,7 1,7 21,74 0,39
ARTIGIANATO 8 11 19 1,3 1,5 1,4 57,89 1,04Addetto esperto lavorazione ceramiche, vetroceramiche e affini 3 2 5 0,5 0,3 0,4 40,00 0,72Esperto nella lavorazione artistica del vetro 1 8 9 0,2 1,1 0,7 88,89 1,60Manutentore del verde, stabili e arredi 4 1 5 0,7 0,1 0,4 20,00 0,36
INDUSTRIA ALIMENTARE 42 27 69 7,0 3,6 5,1 39,13 0,71Addetto alla panificazione 8 5 13 1,3 0,7 1,0 38,46 0,69Panificatore-pasticcere 34 22 56 5,7 3,0 4,2 39,29 0,71
INDUSTRIA TESSILE 2 5 7 0,3 0,7 0,5 71,43 1,29Addetto riciclaggio materiale di scarto aziende tessili 2 5 7 0,3 0,7 0,5 71,43 1,29
INDUSTRIA ABBIGLIAMENTO, PELLI 0 50 50 - 6,7 3,7 100,00 1,80Operatore d'abbigliamento - 42 42 - 5,7 3,1 100,00 1,80Operatrice di modelleria e taglio pelle - 8 8 - 1,1 0,6 100,00 1,80
ACCONCIATURA, ESTETICA 6 91 97 1,0 12,2 7,2 93,81 1,69Acconciatore maschile e femminile 5 48 53 0,8 6,5 4,0 90,57 1,63Estetista 1 43 44 0,2 5,8 3,3 97,73 1,76
TURISMO 0 40 40 - 5,4 3,0 100,00 1,80Addetta promozione e commercializzazione iniziative turistiche - 13 13 - 1,7 1,0 100,00 1,80Operatrice di servizi aeroportuali di accoglienza - 27 27 - 3,6 2,0 100,00 1,80
LAVORI D'UFFICIO 39 74 113 6,5 10,0 8,4 65,49 1,18Information & Communication technology - 15 15 - 2,0 1,1 100,00 1,80sistema di controllo di gestione: il controller 2 7 9 0,3 0,9 0,7 77,78 1,40Formazione all'imprenditorialità 7 - 7 1,2 - 0,5 - Operatore d'ufficio 4 6 10 0,7 0,8 0,7 60,00 1,08Operatore d'ufficio addetto contabilità generale 7 31 38 1,2 4,2 2,8 81,58 1,47Operatore informatico gestionale polivalente 7 6 13 1,2 0,8 1,0 46,15 0,83Responsabile della funzione logistica integrata 4 7 11 0,7 0,9 0,8 63,64 1,15Tecnico esperto antiinfortunistica e sicurezza sul lavoro 8 2 10 1,3 0,3 0,7 20,00 0,36
INDUSTRIA ALBERGHIERA E RISTORAZIONE 75 79 154 12,6 10,6 11,5 51,30 0,93Addetto alla gastronomia 11 17 28 1,8 2,3 2,1 60,71 1,09Addetto ai servizi ristorativi 2 12 14 0,3 1,6 1,0 85,71 1,55Addetto alla ristorazione collettiva 2 10 12 0,3 1,3 0,9 83,33 1,50Aiuto cuoco 47 22 69 7,9 3,0 5,1 31,88 0,58Banconiere prodotti alimentari 5 6 11 0,8 0,8 0,8 54,55 0,98Operatore sala bar 8 12 20 1,3 1,6 1,5 1,08
DISTRIBUZIONE COMMERCIALE 6 79 85 1,0 10,6 6,3 92,94 1,68Addetto alla distribuzione commerciale 0 42 42 5,7 3,1 100,00 1,80Addetto alle vendite - 18 18 2,4 1,3 100,00 1,80Addetto gestione punto vendita settore abbigliamento e moda - 14 14 1,9 1,0 100,00 1,80Operatore addetto alla gestione punto vendita e magazzino 6 5 11 1,0 0,7 0,8 45,45 0,82
INFORMATICA 7 6 13 1,2 0,8 1,0 46,15 0,83Esperto delle comunicazioni visive e multimediali 7 6 13 1,2 0,8 1,0 46,15 0,83
SERVIZI SOCIO-EDUCATIVI 18 221 239 3,0 29,7 17,8 92,47 1,67Addetto assistenza agli handicappati 1 13 14 0,2 1,7 1,0 92,86 1,67Assistente domiciliare agli anziani - 15 15 2,0 1,1 100,00 1,80Ausiliario socio-assistenziale 17 178 195 2,8 24,0 14,6 91,28 1,65Operatrice sociale di infanzia - 15 15 2,0 1,1 100,00 1,80
VARIE - Attività formative destinate a disabili - 45 36 81 7,5 4,8 6,0 44,44 0,80Addetto lavorazioni di assemblaggio 3 3 6 0,5 0,4 0,4 50,00 0,90Addetto servizi mensa e pulizia 2 6 8 0,3 0,8 0,6 75,00 1,35Formazione al lavoro 10 6 16 1,7 0,8 1,2 37,50 0,68Formazione disabili: lavori artigianali 11 7 18 1,8 0,9 1,3 38,89 0,70Formazione prof.le e orientamento al lavoro disabili psichici 4 2 6 0,7 0,3 0,4 33,33 0,60Formazione in postazione finalizzata all'integrazione lavorativa 5 2 7 0,8 0,3 0,5 28,57 0,52Operatore gestionale polivalente 3 5 8 0,5 0,7 0,6 62,50 1,13Utilizzo software e applicativi 7 5 12 1,2 0,7 0,9 41,67 0,75
TOTALE 597 743 1340 100,0 100,0 100,0
Tav. A3 Allievi usciti dai corsi di formazione professionale nel 1999. 0,6 Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti 2° LIVELLO - Allievi formati per sesso, settore, denominazione
Valori assoluti % colonnaM F Tot M F TOT TFT CRF
MECCANICA METALLURGIA 28 2 30 6,1 0,3 2,6 6,67 0,11Montatore attrezzista 11 - 11 2,4 - 0,9 - - Tecnico della contabilizzazione energetica 3 1 4 0,7 0,1 0,3 25,00 0,41Progettista meccanico 7 1 8 1,5 0,1 0,7 12,50 0,21Tecniche di saldatura idraulica 7 - 7 1,5 - 0,6 - - ELETTRICITA' ELETTRONICA 62 0 62 13,4 0,0 5,3 0,00 0,00Tecnico manutenzione impianti 20 - 20 4,3 - 1,7 - - Tecnico di automazione industriale 13 - 13 2,8 - 1,1 - - Tecnico di manutenzione di impianti automatizzati 10 - 10 2,2 - 0,9 - - Tecnicno di manutenzione di apparecchiature elettriche 9 - 9 2,0 - 0,8 - - Tecnico di sviluppo e manutenzione di sistemi di telecontrollo 10 - 10 2,2 - 0,9 - - EDILIZIA 43 33 76 9,3 4,7 6,5 43,42 0,72Assistente a interventi di recupero edilizio e ambientale 9 5 14 2,0 0,7 1,2 35,71 0,59Design multimediale con cad edile 7 8 15 1,5 1,1 1,3 53,33 0,88Tecniche urbanistico/catastali 3 11 14 0,7 1,6 1,2 78,57 1,30Tecnico di conservazione e di restauro d'arte 2 6 8 0,4 0,8 0,7 75,00 1,24Tecnico di gestione di progetti per l'edilizia 22 3 25 4,8 0,4 2,1 12,00 0,20LEGNO, MOBILI, ARREDAMENTO 3 12 15 0,7 1,7 1,3 80,00 1,32Esperto arredamento bioecologico 3 12 15 0,7 1,7 1,3 80,00 1,32TRASPORTI 13 1 14 2,8 0,1 1,2 7,14 0,12Operatore di indotto aeroportuale 13 1 14 2,8 0,1 1,2 7,14 0,12GRAFICA, FOTOGRAFIA, CARTOTECNICA 6 18 24 1,3 2,5 2,1 75,00 1,24Tecnico della grafica e della comunicazione visiva 1 7 8 0,2 1,0 0,7 87,50 1,45Tecnico di prestampa 5 11 16 1,1 1,6 1,4 68,75 1,14ARTIGIANATO ARTISTICO - 13 13 - 1,8 1,1 100,00 1,65Artigiano artista tradizionale - 13 13 - 1,8 1,1 100,00 1,65INDUSTRIA ALIMENTARE 5 5 10 1,1 0,7 0,9 50,00 0,83Tecnico di monitoraggio e controllo qualità 5 5 10 1,1 0,7 0,9 50,00 0,83INDUSTRIA TESSILE 2 5 7 0,4 0,7 0,6 71,43 1,18Tecnico della qualità del prodotto tessile 2 5 7 0,4 0,7 0,6 71,43 1,18INDUSTRIA ABBIGLIAMENTO, PELLI 0 47 47 0,0 6,7 4,0 100,00 1,65Disegnatore di moda - 9 9 - 1,3 0,8 100,00 1,65Disegnatore interprete tendenze moda - 12 12 - 1,7 1,0 100,00 1,65Modellista industriale 0 26 26 0,0 3,7 2,2 100,00 1,65ACCONCIATURA, ESTETICA 1 33 34 0,2 4,7 2,9 97,06 1,60Estetista (specializzazione) 1 33 34 0,2 4,7 2,9 97,06 1,60TURISMO 6 64 70 1,3 9,1 6,0 91,43 1,51Assistente congressuale - 6 6 - 0,8 0,5 100,00 1,65Operatore per l'orientamento e l'assistenza ai turisti 3 12 15 0,7 1,7 1,3 80,00 1,32Operatore turistico-ambientale - 15 15 - 2,1 1,3 100,00 1,65Tecnico di commercializzazione dei servizi turistici 3 31 34 0,7 4,4 2,9 91,18 1,51LAVORI D'UFFICIO 121 301 422 26,2 42,6 36,2 71,33 1,18Assistente agli operatori esteri 2 11 13 0,4 1,6 1,1 84,62 1,40Assistente ai servizi di comunicazione e segreteria 1 17 18 0,2 2,4 1,5 94,44 1,56Assistente alla direzione estero - settore moda 1 5 6 0,2 0,7 0,5 83,33 1,38Contabilità fiscale 3 11 14 0,7 1,6 1,2 78,57 1,30Donna imprenditrice - 14 14 - 2,0 1,2 100,00 1,65Esperto area manager mercato cinese 6 5 11 1,3 0,7 0,9 45,45 0,75Esperto di amministrazione aziendale 12 28 40 2,6 4,0 3,4 70,00 1,16Esperto di analisi e gestione dei processi decisionali 5 7 12 1,1 1,0 1,0 58,33 0,96Esperto di commercializzazione e marketing del prodotto 2 7 9 0,4 1,0 0,8 77,78 1,29Esperto di contabilità analitica e controllo di gestione 9 24 33 2,0 3,4 2,8 72,73 1,20Esperto di logistica e di economia globale 10 10 20 2,2 1,4 1,7 50,00 0,83Esperto gestione processi aziendali 13 11 24 2,8 1,6 2,1 45,83 0,76Esperto in network marketing 7 12 19 1,5 1,7 1,6 63,16 1,04Export manager 4 8 12 0,9 1,1 1,0 66,67 1,10Tecnico di controllo di gestione e budget di PMI 4 7 11 0,9 1,0 0,9 63,64 1,05Operatore addetto alla amministrazione dei condomini 6 7 13 1,3 1,0 1,1 53,85 0,89Responsabile della qualità, sicurezza, ambiente 7 3 10 1,5 0,4 0,9 30,00 0,50Tecniche di amministrazione e controllo di gestione 4 9 13 0,9 1,3 1,1 69,23 1,14Tecniche di assistenza fiscale 2 14 16 0,4 2,0 1,4 87,50 1,45Tecnico commercio estero 5 12 17 1,1 1,7 1,5 70,59 1,17Tecnico contabile con competenze informatiche 2 13 15 0,4 1,8 1,3 86,67 1,43Tecnico di amministrazione e gestione del personale 5 29 34 1,1 4,1 2,9 85,29 1,41Tecnico esperto in produzione e organizzazione del telelavoro 3 3 6 0,7 0,4 0,5 50,00 0,83Utilizzatore software gestionali 4 9 13 0,9 1,3 1,1 69,23 1,14Utilizzo software gestionale e di servizio 4 25 29 0,9 3,5 2,5 86,21 1,42
segue
Tav. A3 Allievi usciti dai corsi di formazione professionale nel 1999. Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti 2° LIVELLO - Allievi formati per sesso, settore, denominazione
Valori assoluti % colonnaM F Tot M F TOT TFT CRF
INDUSTRIA ALBERGHIERA E RISTORAZIONE 2 3 5 0,4 0,4 0,4 60,00 0,99Responsabile amm. dei servizi di ristorazione collettiva 2 3 5 0,4 0,4 0,4 60,00 0,99
ATTIVITA' PROMOZIONALI E PUBBLICITA' 25 70 95 5,4 9,9 8,1 73,68 1,22 Addetto telemktg customer satisfaction, ricerche di mercato - 10 10 - 1,4 0,9 100,00 1,65Addetto alla comunicazione di impresa integrata e multimediale 7 8 15 1,5 1,1 1,3 53,33 0,88Marketing e comunicazione 6 8 14 1,3 1,1 1,2 57,14 0,94Tecniche di comunicazione pubblicitaria 4 15 19 0,9 2,1 1,6 78,95 1,30Tecniche di marketing 4 9 13 0,9 1,3 1,1 69,23 1,14Tecnico della comunicazione e del marketing 3 14 17 0,7 2,0 1,5 82,35 1,36Tecnico della comunicazione pubblicitaria 1 6 7 0,2 0,8 0,6 85,71 1,42ECOLOGIA E AMBIENTE 16 27 43 3,5 3,8 3,7 62,79 1,04Esperto di tutela, salvaguardia e risanamento ambientale 5 10 15 1,1 1,4 1,3 66,67 1,10Operatore della tutela ambientale 1 7 8 0,2 1,0 0,7 87,50 1,45Tecnico gestione e salvaguardia risorse ambientali 7 6 13 1,5 0,8 1,1 46,15 0,76Tecnico per il monitoraggio e analisi della qualità dell'ambiente 3 4 7 0,7 0,6 0,6 57,14 0,94
INFORMATICA 118 46 164 25,6 6,5 14,1 28,05 0,46Progettazione cad per stampi materie plastiche 10 1 11 2,2 0,1 0,9 9,09 0,15Programmatore analista 13 6 19 2,8 0,8 1,6 31,58 0,52Tecniche di comunicazione informatiche e telematiche 4 4 8 0,9 0,6 0,7 50,00 0,83Tecnico cad per la meccanica e l'arredamento 6 8 14 1,3 1,1 1,2 57,14 0,94 Tecnico in architettura di rete 11 - 11 2,4 - 0,9 - - Tecnico di sviluppo di applicazioni grafiche multimediali 6 13 19 1,3 1,8 1,6 68,42 1,13Tecnico di sviluppo e manutenzione soluzioni su rete 15 1 16 3,3 0,1 1,4 6,25 0,10Tecnico di sviluppo software e gestione sistemi informatici 16 2 18 3,5 0,3 1,5 11,11 0,18Tecnico di sviluppo su sistemi multimediali 8 6 14 1,7 0,8 1,2 42,86 0,71Tecnico informatico industriale 17 1 18 3,7 0,1 1,5 5,56 0,09Tecnico multimediale 12 4 16 2,6 0,6 1,4 25,00 0,41SERVIZI SOCIO-EDUCATIVI 10 26 36 2,2 3,7 3,1 72,22 1,19Animatore sociale 4 10 14 0,9 1,4 1,2 71,43 1,18Operatore di psicologia del disagio psicofisico 1 10 11 0,2 1,4 0,9 90,91 1,50Tecniche di musicoterapia 5 6 11 1,1 0,8 0,9 54,55 0,90
TOTALE 461 706 1.167 100,0 100,0 100,0
Fonte: nostre elaborazioni dati forniti dal Settore Formazione Professionale -Provincia di Varese
Tav. A4 Allievi usciti dai corsi di formazione professionale nel 1999 Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti ALLIEVI FORMATI PER SESSO E FIGURA PROFESSIONALE CON RAGGRUPPAMENTO DELLE DENOMINAZIONI DEI CORSI IN BASE ALLA CLASSIFICAZIONE ISTAT DELLE PROFESSIONI
M F Tot M F M F TotFIGURA PROFESSIONALE % riga % colonnaImprenditori aziende private nel commercio 7 14 21 33,3 66,7 0,7 1,0 0,8Specialisti rapporti con il mercato 6 5 11 54,5 45,5 0,6 0,3 0,4Pittori, scultori, restauratori d'arte ed assimilati 2 19 21 9,5 90,5 0,2 1,3 0,8Disegnatori artistici - 21 21 - 100,0 - 1,4 0,8Tecnici informatici - programmatori 116 51 167 69,5 30,5 11,0 3,5 6,7Disegnatori industriali ed assimilati 29 23 52 55,8 44,2 2,7 1,6 2,1Elettrotecnici 19 - 19 100,0 - 1,8 - 0,8Tecnici elettronici e in telecomunicazioni 30 - 30 100,0 - 2,8 - 1,2Tecnici delle costruzioni civili e assimilati 41 27 68 60,3 39,7 3,9 1,9 2,7Altri tecnici in scienze dell'ingegneria, costruzioni e trasporti 15 5 20 75,0 25,0 1,4 0,3 0,8Tecnici della difesa dell'ambiente ed assimilati 23 30 53 43,4 56,6 2,2 2,1 2,1Segretari, archivisti, tecnici degli affari generali 8 37 45 17,8 82,2 0,8 2,6 1,8Contabili ed assimilati 48 103 151 31,8 68,2 4,5 7,1 6,0Tecnici addetti alla gestione del personale 3 3 6 50,0 50,0 0,3 0,2 0,2Altre professioni intermedie amm.ve ed organizzative 6 7 13 46,2 53,8 0,6 0,5 0,5Tecnici di vendita e distribuzione 15 38 53 28,3 71,7 1,4 2,6 2,1Tecnici del marketing 19 36 55 34,5 65,5 1,8 2,5 2,2Tecnici della pubblicità e pubbliche relazioni 9 42 51 17,6 82,4 0,9 2,9 2,0Tecnici della distribuzione commerciale 14 17 31 45,2 54,8 1,3 1,2 1,2Professioni intermedie dell'attività alberghiera 5 5 10 50,0 50,0 0,5 0,3 0,4Altre professioni intermedie delle attività turistiche 6 71 77 7,8 92,2 0,6 4,9 3,1Altre professioni intermedie dell'insegnamento 9 16 25 36,0 64,0 0,9 1,1 1,0Tecnici della stampa e dell'editoria 5 11 16 31,3 68,8 0,5 0,8 0,6Assistenti sociali ed assimilati 1 10 11 9,1 90,9 0,1 0,7 0,4Altre professioni intermedie assistenza e previdenza sociale 8 2 10 80,0 20,0 0,8 0,1 0,4Operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 15 55 70 21,4 78,6 1,4 3,8 2,8Personale di segreteria 1 17 18 5,6 94,4 0,1 1,2 0,7Altro personale d'ufficio con compiti esecutivi 4 6 10 40,0 60,0 0,4 0,4 0,4Aiuto contabili e assimilati 9 45 54 16,7 83,3 0,9 3,1 2,2Personale con compiti di controllo, verifica e assimilati 2 7 9 22,2 77,8 0,2 0,5 0,4Altri impiegati con funzioni specifiche non altrove classificabili - 10 10 - 100,0 - 0,7 0,4Altri impiegati gestione stocks e amm.va dei trasporti 13 1 14 92,9 7,1 1,2 0,1 0,6Hostesses, stewards ed assimilati - 33 33 - 100,0 - 2,3 1,3Commessi e assimilati 11 85 96 11,5 88,5 1,0 5,9 3,8Cuochi in alberghi e ristoranti 62 61 123 50,4 49,6 5,9 4,2 4,9Esercenti di bar e baristi 8 12 20 40,0 60,0 0,8 0,8 0,8Professioni serv. sanitari con particolari specializzazioni (*) 17 193 210 8,1 91,9 1,6 13,3 8,4Parrucchieri, specialisti delle cure di bellezza e assimilati 7 124 131 5,3 94,7 0,7 8,6 5,2Addetti alla sorveglianza di bambini ed assimilati - 15 15 - 100,0 - 1,0 0,6Altre professioni relative a servizi personali 1 13 14 7,1 92,9 0,1 0,9 0,6Idraulici e posatori tubazioni idrauliche e di gas 23 - 23 100,0 - 2,2 - 0,9Addetti alle rifiniture delle costruzioni 4 1 5 80,0 20,0 0,4 0,1 0,2Saldatori e tagliatori a fiamma 22 - 22 100,0 - 2,1 - 0,9Attrezzisti macchine utensili ed affini 11 - 11 100,0 - 1,0 - 0,4Meccanici artigianali, riparatori/manut. automobili ed assimilati 44 - 44 100,0 - 4,2 - 1,8Meccanici e montatori macchinario fisso per lavorazioni industriali 17 - 17 100,0 - 1,6 - 0,7Installatori linee elettriche, riparatori e cavisti 82 2 84 97,6 2,4 7,8 0,1 3,4Pittori e decoratori su vetro e ceramica 4 10 14 28,6 71,4 0,4 0,7 0,6Stampatori offset e alla rotativa 29 6 35 82,9 17,1 2,7 0,4 1,4Agricoltori/lavoratori agricoli fiori/piante ornamentali 22 16 38 57,9 42,1 2,1 1,1 1,5Panettieri e pastai artigianali 42 27 69 60,9 39,1 4,0 1,9 2,8Ebanisti, falegnami, operatori macchine lavorazione del legno 17 - 17 100,0 - 1,6 - 0,7Sarti, tagliatori artigianali, modellisti e cappellai - 68 68 - 100,0 - 4,7 2,7Altri artigiani lavorazione cuoio, pelli, calzature - 8 8 - 100,0 - 0,6 0,3Operatori macchine utensili automatiche e semiautomatiche 100 - 100 100,0 - 9,5 - 4,0Altri operatori macchinari industria tessile e confezioni 2 5 7 28,6 71,4 0,2 0,3 0,3
Attività non classificabili (corsi polivalenti riservati ad utenti disabili) 45 36 81 55,6 44,4 4,3 2,5 3,2
T O T A L E G E N E R A L E 1.058 1.449 2.507 42,2 57,8 100,0 100,0 100,0
Fonte: nostre elaborazioni dati forniti dal Settore Formazione Professionale -Provincia di Varese
Tav. A5 Graduatoria delle professioni scelte dagli allievi usciti dai corsi di formazione professionale nel 1999 Attività del Piano annuale provinciale, corsi F.S.E. Obiettivi 2 e 3 e corsi riconosciuti
Valori assoluti in ordine decrescente
Classifica delle preferenze dei maschi Classifica delle preferenze delle femmineT O T A L E G E N E R A L E 1.058 T O T A L E G E N E R A L E 1.449
1 Tecnici informatici - programmatori 116 1 Professioni serv. sanitari con particolari specializzazioni 1932 Operatori macchine utensili automatiche e semiautomatiche 100 2 Parrucchieri, specialisti delle cure di bellezza e assimilati 1243 Installatori linee elettriche, riparatori e cavisti 82 3 Contabili ed assimilati 1034 Cuochi in alberghi e ristoranti 62 4 Commessi e assimilati 855 Contabili ed assimilati 48 5 Altre professioni intermedie delle attività turistiche 716 Meccanici artigianali, riparatori/manut. automobili ed assimilati 44 6 Sarti, tagliatori artigianali, modellisti e cappellai 687 Panettieri e pastai artigianali 42 7 Cuochi in alberghi e ristoranti 618 Tecnici delle costruzioni civili e assimilati 41 8 Operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 559 Tecnici elettronici e in telecomunicazioni 30 9 Tecnici informatici - programmatori 5110 Disegnatori industriali ed assimilati 29 10 Aiuto contabili e assimilati 4511 Stampatori offset e alla rotativa 29 11 Tecnici della pubblicità e pubbliche relazioni 4212 Tecnici della difesa dell'ambiente ed assimilati 23 12 Tecnici di vendita e distribuzione 3813 Idraulici e posatori tubazioni idrauliche e di gas 23 13 Segretari, archivisti, tecnici degli affari generali 3714 Saldatori e tagliatori a fiamma 22 14 Tecnici del marketing 3615 Agricoltori/lavoratori agricoli fiori/piante ornamentali 22 15 Hostesses, stewards ed assimilati 3316 Elettrotecnici 19 16 Tecnici della difesa dell'ambiente ed assimilati 3017 Tecnici del marketing 19 17 Tecnici delle costruzioni civili e assimilati 2718 Meccanici e montatori macchinario fisso per lavorazioni industriali 17 18 Panettieri e pastai artigianali 2719 Ebanisti, falegnami, operatori macchine lavorazione del legno 17 19 Disegnatori industriali ed assimilati 2320 Altri tecnici in scienze dell'ingegneria, costruzioni e trasporti 15 20 Disegnatori artistici 2121 Tecnici di vendita e distribuzione 15 21 Pittori, scultori, restauratori d'arte ed assimilati 1922 Operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 15 22 Tecnici della distribuzione commerciale 1723 Tecnici della distribuzione commerciale 14 23 Personale di segreteria 1724 Altri impiegati gestione stocks e amm.va dei trasporti 13 24 Altre professioni intermedie dell'insegnamento 1625 Commessi e assimilati 11 25 Agricoltori/lavoratori agricoli fiori/piante ornamentali 1626 Attrezzisti macchine utensili ed affini 11 26 Addetti alla sorveglianza di bambini ed assimilati 1527 Tecnici della pubblicità e pubbliche relazioni 9 27 Imprenditori aziende private nel commercio 1428 Altre professioni intermedie dell'insegnamento 9 28 Altre professioni relative a servizi personali 1329 Aiuto contabili e assimilati 9 29 Esercenti di bar e baristi 1230 Segretari, archivisti, tecnici degli affari generali 8 30 Tecnici della stampa e dell'editoria 1131 Altre professioni intermedie assistenza e previdenza sociale 8 31 Assistenti sociali ed assimilati 103 Esercenti di bar e baristi 8 3 Altri impiegati con funzioni specifiche non altrove classificabili 1033 Imprenditori aziende private nel commercio 7 33 Pittori e decoratori su vetro e ceramica 1034 Parrucchieri, specialisti delle cure di bellezza e assimilati 7 34 Altri artigiani lavorazione cuoio, pelli, calzature 835 Specialisti rapporti con il mercato 6 35 Altre professioni intermedie amm.ve ed organizzative 736 Altre professioni intermedie amm.ve ed organizzative 6 36 Personale con compiti di controllo, verifica e assimilati 737 Altre professioni intermedie delle attività turistiche 6 37 Altro personale d'ufficio con compiti esecutivi 638 Professioni intermedie dell'attività alberghiera 5 38 Stampatori offset e alla rotativa 639 Tecnici della stampa e dell'editoria 5 39 Specialisti rapporti con il mercato 540 Altro personale d'ufficio con compiti esecutivi 4 40 Altri tecnici in scienze dell'ingegneria, costruzioni e trasporti 541 Addetti alle rifiniture delle costruzioni 4 41 Professioni intermedie dell'attività alberghiera 542 Pittori e decoratori su vetro e ceramica 4 42 Altri operatori macchinari industria tessile e confezioni 543 Tecnici addetti alla gestione del personale 3 43 Tecnici addetti alla gestione del personale 344 Pittori, scultori, restauratori d'arte ed assimilati 2 44 Altre professioni intermedie assistenza e previdenza sociale 245 Personale con compiti di controllo, verifica e assimilati 2 45 Installatori linee elettriche, riparatori e cavisti 246 Altri operatori macchinari industria tessile e confezioni 2 46 Altri impiegati gestione stocks e amm.va dei trasporti 147 Assistenti sociali ed assimilati 1 47 Addetti alle rifiniture delle costruzioni 148 Personale di segreteria 1 48 Elettrotecnici -49 Altre professioni relative a servizi personali 1 49 Tecnici elettronici e in telecomunicazioni -50 Disegnatori artistici - 50 Idraulici e posatori tubazioni idrauliche e di gas -51 Altri impiegati con funzioni specifiche non altrove classificabili - 51 Saldatori e tagliatori a fiamma -52 Hostesses, stewards ed assimilati - 52 Attrezzisti macchine utensili ed affini -53 Professioni serv. sanitari con particolari specializzazioni - 53 Meccanici artigianali, riparatori/manut. automobili ed assimilati -54 Addetti alla sorveglianza di bambini ed assimilati - 54 Meccanici e montatori macchinario fisso per lavorazioni industriali -55 Sarti, tagliatori artigianali, modellisti e cappellai - 55 Ebanisti, falegnami, operatori macchine lavorazione del legno -56 Altri artigiani lavorazione cuoio, pelli, calzature - 56 Operatori macchine utensili automatiche e semiautomatiche -
Fonte: nostre elaborazioni dati forniti dal Settore Formazione Professionale -Provincia di Varese
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ALLEGATO B
QUESTIONARIO UTILIZZATO PER L’INDAGINE SULL’OCCUPAZIONE
FEMMINILE NELLE PROFESSIONI TECNICHE
INDAGINE SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE
NELLE PROFESSIONI TECNICHE
A Professioni tecniche e occupazione femminile all’interno dell’impresa
A1 Quali sono le professioni tecniche nella sua azienda/settore nelle seguenti aree
funzionali?
Area: Professioni tecniche:
Progettazione/produzione
Amministrazione
Gestione Personale
Marketing/vendita
A2 Quale è indicativamente la percentuale di donne attualmente occupate nella vostra
azienda nelle seguenti professioni?
% di donne Dirigenti e direttori Specialisti (professioni intellettuali, scientifiche ad elevata specializzazione
Impiegati tecnici (professioni intermedie) Impiegati amministrativi Operai specializzati e qualificati Personale non qualificato Altro
A3 Quale è la presenza femminile attuale nelle professioni tecniche nelle seguenti aree
funzionali?
% di donne Progettazione/produzione Amministrazione Gestione Personale Marketing/vendita
B Innovazione tecnologica/organizzativa formazione ed occupazione femminile
nelle professioni tecniche
B1 La presenza di donne nelle professioni tecniche intermedie ha comportato alcune di
queste conseguenze?
SI NO Necessità di formazione ad hoc per le occupate Necessità di qualche cambiamento nell’organizzazione e nella struttura interna
Si sono verificati problemi con i colleghi Si sono verificati problemi con i fornitori/colleghi di altre aziende/clienti Gli impegni famigliari delle donne creano qualche inconveniente nella gestione dei carichi /picchi di lavoro non previsti
Necessità di reclutamento di personale in sostituzione di assenze per maternità
Altro (specificare)
B2 In quale area funzionale sono emerse principalmente tali criticità?
B3 Sono previsti, all’interno dell’azienda, percorsi di carriera per le figure tecniche
intermedie, ad esempio in termini retributivi e/o crescita dell’inquadramento?
B4 Più nello specifico, quali tra le seguenti?
Avanzamento di livello per anzianità Avanzamento in base al merito e alle capacità Formazione specifica per alcuni lavoratori/lavoratrici Altro (specificare)
B5 Negli ultimi anni quale è all’incirca la proporzione % tra uomini e donne che hanno
beneficiato di un avanzamento di carriera/retributivo nell’ambito di una professione
tecnica in una delle seguente aree funzionali?
Uomini Donne
Progettazione/produzione
Amministrazione
Gestione
Personale Marketing/vendita
C Reclutamento C1 Quale è il bacino tipico di reclutamento delle figure professionali richieste?
scuola mercato esterno
progressione interna altro (specificare)
C2 Più in particolare quali sono, tra le seguenti, le modalità utilizzate dall’azienda per
reclutare personale
Elenchi laureati/e
elenchi diplomati/e delle scuole territoriali
valutazione di autocandidature
pubblicizzazione dei posti vacanti
agenzie di intermediazione
canali informali
altre (specificare)
C3 Come valuta la preparazione di ragazze e ragazzi provenienti da scuole tecniche del
territorio:
Ragazzi Ragazze
Ottima
Discreta
Sufficiente
Piuttosto carente Gravemente carente
C4 L’azienda ha promosso o promuove qualche azione di formazione/orientamento delle
figure tecniche intermedie rivolta specificatamente alle donne?
SI NO Azioni di formazione in azienda
Azioni di formazione in collaborazione con strutture formative territoriali
Azioni di formazione in collaborazione con gli attori locali
Azioni di orientamento nelle scuole Azioni di orientamento nelle scuole in collaborazione con attori e istituzioni locali
Sono state promosse azioni di formazione/orientamento per le figure tecniche intermedie anche se non rivolte specificatamente alle donne
Altro
C5 Fattori che influenzano/condizionano l’assunzione di personale tecnico femminile
ininfluente gradito indispensabile Titolo di studio Esperienza pregressa nel settore Esperienza pregressa nella mansione Qualifiche professionali Conoscenza lingua straniera Conoscenze informatiche Empatia nel colloquio Motivazione al lavoro Disponibilità a lavorare su turni Flessibilità orario di lavoro Disponibilità trasferte Italia Disponibilità trasferte estero Età Patente Altro C6 Difficoltà di reperimento di figure professionali in passato (ultimi 5 anni) e in
prospettiva (prossimi 5 anni)
Passato Futuro Per quale posizione professionale di natura tecnica ci sono state/prevede ci saranno maggiori difficoltà di reperimento?
Si tratta di posizioni /aree in cui tradizionalmente è occupato
personale maschile?
Perché ritiene che ci siano state/ci saranno difficoltà proprio per queste figure/aree? (ad esempio aumento di domanda da parte delle imprese e concorrenza tra imprese del settore, mancanza di formazione adeguata, ecc)
Ritiene che con una adeguata azione di orientamento e formazione ci si potrà rivolgere all’offerta di lavoro femminile per queste posizioni? Perché?
Negli ultimi anni si è sperimentata/si prevede che si sperimenterà qualche difficoltà nel reperimento di personale tecnico intermedio? - nell’azienda - nel settore di attività
SI Per quali mansioni ed in quali aree funzionali?
Ragioni della difficoltà di reperimento • mancanza /ridotta presenza della figura richiesta (indicare
quale) • mancanza di formazione o esperienza adeguate • mancanza di strutture che formano questa figura • crescita delle concorrenza tra le imprese • aspettative dei candidati su retribuzioni e percorsi di
carriera troppo elevate • Altro (specificare)
C7 In relazione a tali difficoltà di reclutamento, il personale femminile ha
rappresentato/potrebbe rappresentare una soluzione?
In Passato (ultimi 5 anni) NO Per quali dei seguenti motivi:
SI per quale figura tecnica in particolare?
- Mancanza della figura: le donne non intraprendono percorsi formativi che consentono di svolgere determinate mansioni (quali ad esempio le figure tecniche intermedie)
- La preparazione delle donne che si propongono non è adeguata
- La presenza di donne in professioni tipicamente maschili potrebbe rendere più complessi i rapporti con i colleghi
- La presenza di donne in professioni tipicamente maschili potrebbe rendere più complessi i rapporti con i fornitori/colleghi di altre aziende/clienti
- Ci sono professioni difficilmente conciliabili con le esigenza di flessibilità espresse dalle lavoratrici (ad esempio maternità, impegni fam…)
- Si renderebbe necessario qualche cambiamento nell’organizzazione interna
In futuro (prossimi 5 anni) NO Per quali dei seguenti motivi:
SI per quale figura tecnica in particolare?
- Mancanza della figura: le donne non intraprendono percorsi formativi che consentono di svolgere determinate mansioni (quali ad esempio le figure tecniche intermedie)
- La preparazione delle donne che si propongono non è adeguata
- La presenza di donne in professioni tipicamente maschili potrebbe rendere più complessi i rapporti con i colleghi
- La presenza di donne in professioni tipicamente maschili potrebbe rendere più complessi i rapporti con i fornitori/colleghi di altre aziende/clienti
- Ci sono professioni difficilmente conciliabili con le esigenza di flessibilità espresse dalle lavoratrici (ad esempio maternità, impegni fam…)
- Si renderebbe necessario qualche cambiamento nell’organizzazione interna
D Valutazioni generali sulle possibilità di occupazione femminile in provincia di
Varese
Situazione attuale
D1 Quali sono le possibilità di occupazione femminile nel suo settore di attività in provincia
di Varese? In particolare quale futuro occupazionale nelle professioni tecniche?
D2 Quali sono le ragioni principali di questa situazione (ad esempio, lavori faticosi e non
adatti alle donne - non conviene all’impresa avere dipendenti donne perché questo
imporrebbe costose ristrutturazioni degli impianti ed un maggiore rischio di assenza,- le
donne non vogliono lavorare in alcune posizioni per le condizioni di lavoro disagevoli, - le
donne non hanno il tipo di formazione adatto, ecc. )
D3 Quali sono le possibilità di occupazione in professioni tecniche in altri settori (industria,
servizio alle persone, terzo settore, servizi alle imprese, servizi commerciali..)?
D4 Quale è la valutazione sull’offerta formativa in provincia di Varese? E’ adeguata o meno
alle necessità della sua azienda e del suo settore?
D5 Quali sono i profili di qualificazione/formazione più adatti per trovare lavoro in
professioni tecniche nel suo settore?
D6 Pensando alle professioni tecniche, è d’accordo con le seguenti affermazioni? SI NO
Sono professioni in cui le donne potrebbero essere più valorizzate Le donne hanno una maggiore capacità di lavorare in gruppo
Sono professioni per la quali e donne non si propongono
Le donne candidate per queste professioni risultano generalmente meno qualificate
Sono professioni che possono essere svolte indistintamente da uomini e donne
Le donne mettono un maggiore impegno/serietà nel lavoro
La performance lavorativa delle donne in queste professioni è inferiore a quella degli uomini
La presenza delle donne in queste professioni richiede modifiche nell’organizzazione interna
Le donne sono più attente agli aspetti relazionali e hanno maggiori capacità comunicative
La presenza delle donne in professioni tipicamente maschili può rendere più complessi i rapporti con i colleghi
Le candidate donne per queste professioni sono più qualificate
Gli uomini mostrano una maggiore autonomia e una maggiore capacità organizzativa
La presenza delle donne in professioni tipicamente maschili può rendere più complessi i rapporti con i fornitori /clienti
Gli uomini sono generalmente più flessibili Le donne in queste professioni sono più produttive degli uomini Le donne mostrano una maggiore capacità organizzativa nel lavoro Gli uomini hanno una maggiore conoscenza degli strumenti e delle tecniche specifiche per queste professioni
D7 La diffusione di innovazioni tecnologiche ed organizzative può accrescere le possibilità
di occupazione femminile nel suo settore?
Se no per quali ragioni?
Se si in quali aree e posizioni professionali?
D8 Che tipo di formazione e qualificazione professionale sarebbe necessaria per favorire
questo processo?
Politiche per migliorare la presenza femminile nelle professioni tecniche D9 Che tipo di interventi sarebbero necessari per accrescere il peso dell’occupazione
femminile in professioni tecniche nel suo settore di attività? ( ad esempio modificando la
legislazione, riducendo il costo del lavoro della manodopera femminile, accrescendo il
livello di formazione e qualificazione dell’offerta di lavoro femminile, ecc)
D10 Che tipo di azioni si potrebbero attivare per migliorare la situazione occupazionale
femminile in professioni tecniche in provincia di Varese? (ad esempio iniziative di
orientamento, di formazione, di assistenza all’infanzia, sussidi alle imprese che occupano
personale femminile, ecc)
D11 Indichi l’ordine di priorità delle seguenti politiche per favorire la presenza femminile
nelle professioni tecniche?
orientare e ragazze verso professioni non tipicamente femminili
promuovere presso le donne percorsi formativi non tipicamente femminili
accrescere il livello di qualificazione delle donne che hanno intrapreso percorsi formativi di carattere tecnico
istituire incentivi all’assunzione di donne in quelle professioni non tipicamente femminili
potenziare l’offerta di servizi che aiutino le donne a mantenere una presenza continuativa nel mercato del lavoro
rivedere l’organizzazione e gli orari di lavoro altro (specificare)
Professioni emergenti per le donne in Provincia di Varese D12 Al di là delle professioni tecniche, quali ritiene siano le professioni emergenti per le
donne nella sua attività/settore?
D13 Quali le principali caratteristiche (area, modalità di reclutamento, formazione,
difficoltà di reperimento) ?
Dati sull’impresa Ragione Sociale-------------------------------------------------------------------------------
Settore di attività-----------------------------------------------------------------------------
Prodotto-Servizio-----------------------------------------------------------------------------
Indirizzo-----------------------------------------------------Tel-------------------------------
Numero di dipendenti------------------------------------ di cui donne---------------------
Intervistato--------------------------------------------------Ruolo ricoperto-----------------