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ANNO XXV NUMERO - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 4 DICEMBRE 2020 il Foglio Salute Le ombre sull Oms e i necessari passi indietro Non possiamo permettere che l ISS sia coinvolto in questo tsunami di vergogna F idarsi e affidarsi alle istituzioni politiche e sanitarie è diventato difficile. Le ombre sul- loperato dellOMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ente indipendente nato subito dopo la Seconda Guerra mondiale con lobbiettivo di vigilare e coordinare le azioni a favore del be- nessere del mondo, sono come macigni che pesa- no nel processo di fiducia: indipendenza signifi- ca dire la verità soprattutto quando è scomoda, e questo è un esercizio che non va inteso contro qualcuno ma ha invece lo scopo di migliorare le azioni, qualsiasi esse siano, in campo sanitario. In questa squallida vicenda, oltre a un ex direttore del ministero della Salute e attuale codirettore aggiunto (strana carica) dellOms, sono stati coinvolti sia il ministro Speranza che lIstituto superiore di sanità. Vorrei ri- cordare che Roberto Speranza è stato incari- cato di guidare il dicastero della salute a set- tembre 2019, e dopo pochi mesi si è trovato nel vortice della pandemia del Covid-19. Co- noscendolo e provando molta stima nei suoi confronti, sono sicura che alla domanda del- lesistenza di un piano pandemico i funziona- ri del ministero abbiano risposto positiva- mente, ma la recente storiaparla di una lista lunghissima di vuoti organizzativi che vanno dalla mancanza di un piano pandemico ag- giornato allassenza di dispositivi di protezio- ne, solo per fare qualche esempio. Nel 2015, Roberto Speranza nella sua coe- renza si è dimise da capogruppo alla Camera del Partito democratico, partito di maggio- ranza, rinunciando a quella poltrona di pote- re perché non condivideva le politiche del- lallora presidente del Consiglio Matteo Ren- zi, e mi viene difficile pensare che quella coe- renza sia svanita nel nulla. Linvito è quello di chiedere a quellex di- rettore di fare un passo indietro perché è ne- cessaria la massima chiarezza da parte delle istituzioni, soprattutto ora che dovremmo mettere in campo tutta lautorevolezza possi- bile per avviare la più grande operazione vaccinale dal Dopoguerra e non possiamo permettere che lIstituto Superiore di Sanità sia minimamente coinvolto in questo tsuna- mi di vergogna. LISS è percepito dallopinio - ne pubblica come rassicurante per il suo va- lore scientifico; il presidente Brusaferro ha avuto un atteggiamento impeccabile in tutti questi mesi divenendo un punto di riferimen- to per la nazione, e tutto questo deve essere preservato. È per questo che le istituzioni ita- liane, almeno per una volta, dovrebbero agi- re nel rimuovere tutte le ombre senza pro- muovere chi sbaglia, pratica spesso esercita- ta nel nostro paese, avviando così un modo di fare politica basata sulla capacità. Rosaria Iardino Presidente Fondazione The Bridge Cosa farà Speranza? Q uella che stiamo vivendo potrebbe diventare, anche se sembra para- dossale dirlo, una stagione straordina- ria, ma perché questo accada è necessa- rio superare i confini dellimmediatezza e provare ad avere una visione sul futu- ro. Sembra strano parlare di futuro in un momento come quello che tutto il mondo sta vivendo, eppure è proprio lì che si deve guardare, e farlo con i giusti mezzi. Next Generation EU è il progetto dellU- nione Europea che prevede lo stanzia- mento di un fondo per contrastare il gra- ve impatto che i paesi stanno subendo a causa del Covid. Se ne sente parlare mol- to in queste settimane in chiave economi- ca, ma è importante comprendere come Next generation EU sia anche lo stru- mento che potrebbe creare una nuova visione per lItalia, dellItalia, inserita in un contesto europeo nel quale si stanno ridisegnando spazi geopolitici e commer- ciali, nel quale le persone vanno rimesse al centro, ed è importante pensare al fu- turo anche ridisegnando il sistema salute affinché possa esserne assicurato il valo- re universalistico. Mettere al centro il benessere psicofi- sico delle persone significa cogliere loc - casione di sviluppare lambito delle scienze della vita, passando attraverso il tema della sperimentazione clinica ma accettando anche la sfida della sostenibi- lità energetica, prestando attenzione al tema del cambiamento climatico e del- linvecchiamento della popolazione. Lu- manità sta cambiando, e in questo senso la ricerca offre degli strumenti molto in- teressanti. Bisogna uscire è necessario! dalla logica delloggi, del qui e ora, e questo vale soprattutto per i decisori che sono chiamati ad assumere determinate scelte ragionando in prospettiva, perché non farlo significherebbe rischiare di ca- dere tragicamente in una povertà sia ma- teriale sia culturale, passando per quella delle risorse naturali. Ricerca e scienza trovano spazio nei 200 miliardi del Recovery plan, e a fron- te di questo investimento lItalia deve scegliere cosa vuole essere e come im- piegare le proprie energie. Se si vuol far vivere larticolo 32 della Costituzione e attualizzarlo (che determina in materia di salute, ndr), è necessario sottolineare quanto sia imprescindibile che si vada verso un sistema in cui la sanità sia so- stenibile per tutti, e perché ciò si verifi- chi bisogna prevedere unaccessibilità che non dipenda dalla carta di credito, dalla possibilità di prendere un aereo per andare allestero a farsi curare, o dalla fortuna di abitare in un territorio ben servito. In questi mesi il Covid ha evidenziato tutti i limiti del rapporto tra lo stato e le regioni, si è visto per esempio nella ge- stione della raccolta dei dati, che ha ri- sentito della mancanza di unitarietà do- vuta al fatto che ogni regione avesse una piattaforma singola e autonoma. Il siste- ma va ripensato, è evidente, e non si pos- sono più ignorare i segnali forti e chiari che arrivano dallesperienza, quella dei vaccini in primis, che aveva già eviden- ziato la necessità di riorganizzare in mo- do funzionale i dipartimenti di preven- zione. Pertanto riformare il sistema della prevenzione e molte delle funzioni del SSN è un tema necessario. Proprio nella riorganizzazione sta la forza per combat- tere il Covid ora, e le emergenze future con le quali verosimilmente si avrà a che fare. Il capitale umano, la ristrutturazione del personale e la logistica, messi insie- me e soprattutto normati, potranno per- mettere di parlare di un sistema paese che funziona. In tema di ricerca, bisogna considerare la sua capacità di caduta nelle vite di ognuno di noi: trasferimento tecnologico, nuovi distretti produttivi e la capacità di fare rete per esempio, co- me accade tra le piccole start up che sviluppano innovazione, può fare la dif- ferenza e rendere lItalia sempre più competitiva e fa crescere nuove econo- mie che si basano sulla conoscenza e sul- la sostenibilità ambientale. Possiamo fare affidamento su quello che siamo: formatori di uno straordinario capitale umano, primo hub industriale farmaceutico a livello europeo, terzo per dispositivi medici, questo significa che se investissimo qualche miliardo dei 200 a disposizione in ricerca biomedica, po- tremmo creare un terreno accogliente per valorizzare le risorse umane, il che si traduce nel formare le professionalità e poi assumerle con salari competitivi, in- vertendo così il trend che vede spesso il personale altamente specializzato anda- re allestero. E ancora significherebbe ri- manere una potenza in produzione, ricer- ca, investimento sulla scienza della vita. Investire ora su qualcosa che renderà nei prossimi anni. Il punto è e deve rima- nere questo. In Italia la sperimentazione clinica og- gi cuba 2 miliardi di euro, eppure quan- do se ne parla sembra sempre ci si riferi- sca a una realtà oscura, poco identifica- bile e non tracciabile. È esattamente il contrario, su tutti i fronti. La sperimenta- zione clinica avviene secondo norme ri- gide e ben precise, senza possibilità di deroghe. È un ambito molto serio che significa per i pazienti che entrano in trial avere magari qualche chance in più, e per i clinici acquisire un know how importante; se a ciò si aggiunge che la sperimentazione clinica è economica- mente a carico del proponente, va da sé che il beneficio appaia ulteriormente evidente. Molti governatori non conoscono que- sto ambito perché è molto tecnico e ci sono grandi problemi inerenti al conflit- to di interessi, tema sul quale sono inter- venuta in prima persona, con molto lavo- ro anche dei colleghi, per far sì che la sperimentazione clinica in Italia possa ripartire coi livelli di eccellenza che ci contraddistinguono. Nello specifico è stata approvata una modifica al comma 4 dellarticolo 6 del decreto legislativo 14 maggio 2019, n. 52 al fine di promuovere in Italia le speri- mentazioni cliniche essenziali per fare fronte allemergenza epidemiologica da Covid-19 e a eventuali altre emergenze epidemiologiche future. È stato un lavoro complesso e lungo, ma pone un ulteriore tassello verso la ripartenza che ho voluto sostenere anche con la creazione di un intergruppo parlamentare proprio sul te- ma della sperimentazione clinica, con la finalità di far lavorare trasversalmente esponenti del Parlamento per la causa della scienza, della ricerca e della speri- mentazione, e per portare in Parlamento temi certamente tecnici ma che riguarda- no ogni singolo cittadino. Appare evidente che manchi la cultura scientifica di massa, e che la materia debba entrare nel dibattito pubblico per diventare comprensibile a tutti ricordan- do sempre che se il mondo della scienza non è organizzato a livello di comunica- zione, quello dellantiscienza è invece strettamente legato alle fake news che riescono a infilarsi capillarmente in ogni strato della popolazione. Questo flusso va interrotto e poi invertito, per fare cultu- ra, per fare scienza, per fare salute. Dobbiamo recuperare il terreno per- duto e pensare alle generazioni future. Beatrice Lorenzin già ministro della Salute, responsabile nazionale del forum salute del Partito demo- cratico Investire su ricerca biomedica e sperimentazione SERVE UNA VISIONE SUL FUTURO PER ESSERE PRONTI A NUOVE EMERGENZE. USIAMO I SOLDI DEL RECOVERY PLAN Riformare il sistema della prevenzione e molte delle funzioni del SSN è un tema sempre più necessario Mancaculturascientificadimassa, deve entrare nel dibattito pubblico. Il lavoro in Parlamento per sostenere la causa della scienza Un Fascicolo elettronico per curare meglio i pazienti Lesperimento dell Emilia Romagna (con vista sull Europa) e la necessità di digitalizzare i servizi sanitari Lanno che si sta chiudendo è stato for- se uno dei più difficili e drammatici che il nostro paese ha vissuto in epoca re- cente. Oltre a piangere le tante troppe vittime, la pandemia ci ha costretto a fare i conti con quei limiti che finora si era ten- tato di nascondere come polvere sotto il tappeto. Il Covid-19, con tutta la sua bruta- lità, ci ha messo davanti allevidenza che sulla sanità pubblica non si può e non si deve più retrocedere di un passo. Abbia- mo il privilegio, troppe volte dato per scon- tato se non sottovalutato, di poter contare su un sistema che si poggia sul principio delluniversalità dellassistenza, valore che non può essere messo in discussione da tagli indiscriminati e scelte poco lungi- miranti. E tra i limiti che lattuale emergenza ha portato alla luce cè quello, ben noto, del- larretratezza del nostro paese nel percor- so di digitalizzazione, che comprende tan- to i settori economici, quanto il fronte sa- nitario: servizi non allineati alle nuove esi- genze dei cittadini e ancora intrappolati nella burocrazia. È però proprio in momenti di crisi che si presenta la possibilità di intraprendere percorsi di cambiamento strutturale: sulla digitalizzazione della sanità, sullinnova - zione e sulla semplificazione dei servizi al cittadino Grazie a un investimento di quasi 15 mi- lioni di euro per il biennio 2020/2021, lE- milia-Romagna ha scelto di percorrere questa strada, realizzando in automatico e da remoto per tutti cittadini il Fascicolo Sanitario Elettronico. Ela prima regione in Italia ad accelerare sulladeguamento alle disposizioni del Decreto rilancio: ulte- riore conferma di un servizio sanitario re- gionale allavanguardia e di riconosciuta efficienza, che da decenni lavora allalta qualità delle prestazioni per il cittadino. Il provvedimento che approveremo in Assemblea a breve, confido con una larga se non piena condivisione, impegna la Giunta ad ampliare il funzionamento di uno strumento che, come sappiamo, oltre a consentire di prenotare visite ed esami online con ricette elettroniche, permette di archiviare la storia clinica di un cittadi- no e semplificarne la lettura da parte del personale medico Un passo avanti da parte delle istituzio- ni che possono giocare un ruolo determi- nante nellottica di agevolare la digitaliz- zazione della sanità: fino a oggi infatti solo un milione e 200 mila residenti in Emilia- Romagna hanno attivato il Fascicolo Sani- tario Elettronico, a fronte di unutenza po- tenziale di oltre 4,5 milioni di persone. Questo a causa del solito appesantimento burocratico che finisce per demotivare il cittadino: a oggi infatti chi è interessato deve registrarsi online e recarsi a uno sportello AUSL per concludere la pratica. Grazie al Fascicolo Sanitario Elettroni- co è sempre disponibile in forma protetta la documentazione sanitaria dei cittadini, consultabile, nel rispetto della privacy, con lutilizzo di credenziali personali. Lefficacia di questo sistema digitale non passa però solo da questo primo, sep- pur indispensabile, intervento. È infatti centrale la completezza della documenta- zione, la possibilità per il cittadino di ave- re una autobiografia medicadigitale. Oggi sono caricati in automatico solo i do- cumenti prodotti da strutture pubbliche o private convenzionate del Servizio Sanita- rio Regionale, restando così esclusi tutti i referti e gli esami realizzati privatamente in strutture non convenzionate. Strutture che costituiscono una parte importante del complessivo sistema sociosanitario del paese. È una lacuna che bisogna colmare: non si può certo lasciare ai singoli utenti lone - re di aggiornare il proprio Fascicolo Elet- tronico, molti, soprattutto anziani, non ne hanno neanche le competenze. Pertanto come consigliera regionale solleciterò la Giunta dellEmilia-Romagna affinché si possa implementare questo servizio digi- tale con indagini, visite ed esami eseguiti in regime privatistico in ambito regionale e, quanto prima, nazionale. Per poi arriva- re, presto, fino allEuropa. Ogni cittadino deve poter avere con sé tutte le informazioni relative alla propria situazione sanitaria, indipendentemente da chi o da dove siano state effettuate le indagini. In questo modo si agevola unas - sistenza più completa e celere, fondamen- tale in casi di estrema urgenza, o in casi in cui il paziente non può autonomamente ri- costruire il suo percorso clinico. Garantire un accesso facile, veloce ed il più possibile completo alle informazioni cliniche personali contribuirà a far fare al Servizio Sanitario emiliano-romagnolo un ulteriore salto di qualità. Nadia Rossi Consigliera Regionale Emilia-Romagna e componente della commissione per la Salute e Politiche sociali Foto di Louis Reed su Unsplash Il Foglio Salute è un progetto realiz- zato in collaborazione con Enphasi e Fondazione The Bridge

IL FOGLIO QUOTIDIANO il Foglio Salute...SSN èun tema necessario.Proprio nella riorganizzazione sta laforza per combat-tere il Covid ora, e le emergenze future con le quali verosimilmente

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Page 1: IL FOGLIO QUOTIDIANO il Foglio Salute...SSN èun tema necessario.Proprio nella riorganizzazione sta laforza per combat-tere il Covid ora, e le emergenze future con le quali verosimilmente

ANNO XXV NUMERO - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 4 DICEMBRE 2020

il Foglio Salute

Le ombre sull’Oms e inecessari passi indietroNon possiamo permettere chel’ISS sia coinvolto in questo

tsunami di vergogna

Fidarsi e affidarsi alle istituzioni politiche esanitarie è diventato difficile. Le ombre sul-

l’operato dell’OMS (Organizzazione Mondialedella Sanità) ente indipendente nato subito dopola Seconda Guerra mondiale con l’obbiettivo divigilare e coordinare le azioni a favore del be-nessere del mondo, sono come macigni che pesa-no nel processo di fiducia: indipendenza signifi-ca dire la verità soprattutto quando è scomoda, equesto è un esercizio che non va inteso controqualcuno ma ha invece lo scopo dimigliorare leazioni, qualsiasi esse siano, in campo sanitario.

In questa squallida vicenda, oltre a un exdirettoredelministero della Salute e attualecodirettore aggiunto (strana carica) dell’Oms,sono stati coinvolti sia il ministro Speranzache l’Istituto superiore di sanità. Vorrei ri-cordare che Roberto Speranza è stato incari-cato di guidare il dicastero della salute a set-tembre 2019, e dopo pochi mesi si è trovatonel vortice della pandemia del Covid-19. Co-noscendolo e provando molta stima nei suoiconfronti, sono sicura che alla domanda del-l’esistenza di un piano pandemico i funziona-ri del ministero abbiano risposto positiva-mente, ma la recente storia parla di una listalunghissima di vuoti organizzativi che vannodalla mancanza di un piano pandemico ag-giornato all’assenza di dispositivi di protezio-ne, solo per fare qualche esempio.

Nel 2015, Roberto Speranza nella sua coe-renza si è dimise da capogruppo alla Cameradel Partito democratico, partito di maggio-ranza, rinunciando a quella poltrona di pote-re perché non condivideva le politiche del-l’allora presidente del Consiglio Matteo Ren-zi, e mi viene difficile pensare che quella coe-renza sia svanita nel nulla.

L’invito è quello di chiedere a quell’ex di-rettore di fare un passo indietro perché è ne-cessaria lamassima chiarezza da parte delleistituzioni, soprattutto ora che dovremmomettere in campo tutta l’autorevolezza possi-bile per avviare la più grande operazionevaccinale dal Dopoguerra e non possiamopermettere che l’Istituto Superiore di Sanitàsia minimamente coinvolto in questo tsuna-mi di vergogna. L’ISS è percepito dall’opinio -ne pubblica come rassicurante per il suo va-lore scientifico; il presidente Brusaferro haavuto un atteggiamento impeccabile in tuttiquesti mesi divenendo un punto di riferimen-to per la nazione, e tutto questo deve esserepreservato. È per questo che le istituzioni ita-liane, almeno per una volta, dovrebbero agi-re nel rimuovere tutte le ombre senza pro-muovere chi sbaglia, pratica spesso esercita-ta nel nostropaese, avviando così un mododifare politica basata sulla capacità.

Rosaria IardinoPresidente Fondazione The Bridge

Cosa farà Speranza?

Quella che stiamo vivendo potrebbediventare, anche se sembra para-

dossale dirlo, una stagione straordina-ria, ma perché questo accada è necessa-rio superare i confini dell’immediatezzae provare ad avere una visione sul futu-ro.

Sembra strano parlare di futuro in unmomento come quello che tutto il mondosta vivendo, eppure è proprio lì che si

deve guardare, e farlo con i giusti mezzi.Next Generation EU è il progetto dell’U-nione Europea che prevede lo stanzia-mento di un fondo per contrastare il gra-ve impatto che i paesi stanno subendo acausa del Covid. Se ne sente parlare mol-to in queste settimane in chiave economi-ca, ma è importante comprendere comeNext generation EU sia anche lo stru-mento che potrebbe creare una nuovavisione per l’Italia, dell’Italia, inserita inun contesto europeo nel quale si stannoridisegnando spazi geopolitici e commer-ciali, nel quale le persone vanno rimesseal centro, ed è importante pensare al fu-turo anche ridisegnando il sistema saluteaffinché possa esserne assicurato il valo-re universalistico.

Mettere al centro il benessere psicofi-sico delle persone significa cogliere l’oc -casione di sviluppare l’ambito dellescienze della vita, passando attraverso iltema della sperimentazione clinica maaccettando anche la sfida della sostenibi-lità energetica, prestando attenzione altema del cambiamento climatico e del-l’invecchiamento della popolazione. L’u-manità sta cambiando, e in questo sensola ricerca offre degli strumenti molto in-teressanti. Bisogna uscire – è necessario!– dalla logica dell’oggi, del qui e ora, equesto vale soprattutto per i decisori chesono chiamati ad assumere determinatescelte ragionando in prospettiva, perchénon farlo significherebbe rischiare di ca-dere tragicamente in una povertà sia ma-teriale sia culturale, passando per quelladelle risorse naturali.

Ricerca e scienza trovano spazio nei200 miliardi del Recovery plan, e a fron-te di questo investimento l’Italia devescegliere cosa vuole essere e come im-piegare le proprie energie. Se si vuol farvivere l’articolo 32 della Costituzione eattualizzarlo (che determina in materiadi salute, ndr), è necessario sottolinearequanto sia imprescindibile che si vadaverso un sistema in cui la sanità sia so-stenibile per tutti, e perché ciò si verifi-chi bisogna prevedere un’accessibilitàche non dipenda dalla carta di credito,dalla possibilità di prendere un aereoper andare all’estero a farsi curare, odalla fortuna di abitare in un territorioben servito.

In questi mesi il Covid ha evidenziatotutti i limiti del rapporto tra lo stato e leregioni, si è visto per esempio nella ge-stione della raccolta dei dati, che ha ri-sentito della mancanza di unitarietà do-

vuta al fatto che ogni regione avesse unapiattaforma singola e autonoma. Il siste-ma va ripensato, è evidente, e non si pos-sono più ignorare i segnali forti e chiariche arrivano dall’esperienza, quella deivaccini in primis, che aveva già eviden-ziato la necessità di riorganizzare in mo-do funzionale i dipartimenti di preven-zione. Pertanto riformare il sistema dellaprevenzione e molte delle funzioni delSSN è un tema necessario. Proprio nellariorganizzazione sta la forza per combat-tere il Covid ora, e le emergenze futurecon le quali verosimilmente si avrà a chefare.

Il capitale umano, la ristrutturazionedel personale e la logistica, messi insie-me e soprattutto normati, potranno per-mettere di parlare di un sistema paeseche funziona. In tema di ricerca, bisognaconsiderare la sua capacità di cadutanelle vite di ognuno di noi: trasferimentotecnologico, nuovi distretti produttivi ela capacità di fare rete per esempio, co-me accade tra le piccole start up chesviluppano innovazione, può fare la dif-ferenza e rendere l’Italia sempre piùcompetitiva e fa crescere nuove econo-mie che si basano sulla conoscenza e sul-la sostenibilità ambientale.

Possiamo fare affidamento su quelloche siamo: formatori di uno straordinariocapitale umano, primo hub industrialefarmaceutico a livello europeo, terzo perdispositivi medici, questo significa che seinvestissimo qualche miliardo dei 200 adisposizione in ricerca biomedica, po-tremmo creare un terreno accoglienteper valorizzare le risorse umane, il che sitraduce nel formare le professionalità epoi assumerle con salari competitivi, in-vertendo così il trend che vede spesso il

personale altamente specializzato anda-re all’estero. E ancora significherebbe ri-manere una potenza in produzione, ricer-ca, investimento sulla scienza della vita.

Investire ora su qualcosa che renderànei prossimi anni. Il punto è e deve rima-nere questo.

In Italia la sperimentazione clinica og-gi cuba 2 miliardi di euro, eppure quan-do se ne parla sembra sempre ci si riferi-

sca a una realtà oscura, poco identifica-bile e non tracciabile. È esattamente ilcontrario, su tutti i fronti. La sperimenta-zione clinica avviene secondo norme ri-gide e ben precise, senza possibilità dideroghe. È un ambito molto serio chesignifica per i pazienti che entrano intrial avere magari qualche chance inpiù, e per i clinici acquisire un knowhow importante; se a ciò si aggiunge chela sperimentazione clinica è economica-mente a carico del proponente, va da séche il beneficio appaia ulteriormenteevidente.

Molti governatori non conoscono que-sto ambito perché è molto tecnico e cisono grandi problemi inerenti al conflit-to di interessi, tema sul quale sono inter-

venuta in prima persona, con molto lavo-ro anche dei colleghi, per far sì che lasperimentazione clinica in Italia possaripartire coi livelli di eccellenza che cicontraddistinguono.

Nello specifico è stata approvata unamodifica al comma 4 dell’articolo 6 deldecreto legislativo 14 maggio 2019, n. 52al fine di promuovere in Italia le speri-mentazioni cliniche essenziali per farefronte all’emergenza epidemiologica daCovid-19 e a eventuali altre emergenzeepidemiologiche future. È stato un lavorocomplesso e lungo, ma pone un ulterioretassello verso la ripartenza che ho volutosostenere anche con la creazione di unintergruppo parlamentare proprio sul te-ma della sperimentazione clinica, con lafinalità di far lavorare trasversalmenteesponenti del Parlamento per la causadella scienza, della ricerca e della speri-mentazione, e per portare in Parlamentotemi certamente tecnici ma che riguarda-no ogni singolo cittadino.

Appare evidente che manchi la culturascientifica di massa, e che la materiadebba entrare nel dibattito pubblico perdiventare comprensibile a tutti ricordan-do sempre che se il mondo della scienzanon è organizzato a livello di comunica-zione, quello dell’antiscienza è invecestrettamente legato alle fake news cheriescono a infilarsi capillarmente in ognistrato della popolazione. Questo flusso vainterrotto e poi invertito, per fare cultu-ra, per fare scienza, per fare salute.

Dobbiamo recuperare il terreno per-duto e pensare alle generazioni future.

Beatrice Lorenzingià ministro della Salute, responsabile

nazionale del forum salute del Partito demo-cratico

Investire su ricerca biomedica e sperimentazioneSERVE UNA VISIONE SUL FUTURO PER ESSERE PRONTI A NUOVE EMERGENZE. USIAMO I SOLDI DEL RECOVERY PLAN

Riformare il sistema dellaprevenzione e molte dellefunzioni del SSN è un tema

sempre più necessario

Manca cultura scientifica di massa,deve entrare nel dibattito pubblico.

Il lavoro in Parlamento persostenere la causa della scienza

Un Fascicolo elettronico per curare meglio i pazientiL’esperimento dell’Emilia Romagna (con vista sull’Europa) e la necessità di digitalizzare i servizi sanitari

L’anno che si sta chiudendo è stato for-se uno dei più difficili e drammaticiche il nostro paese ha vissuto in epoca re-cente. Oltre a piangere le tante – troppe –vittime, la pandemia ci ha costretto a fare iconti con quei limiti che finora si era ten-tato di nascondere come polvere sotto iltappeto. Il Covid-19, con tutta la sua bruta-lità, ci ha messo davanti all’evidenza chesulla sanità pubblica non si può e non sideve più retrocedere di un passo. Abbia-mo il privilegio, troppe volte dato per scon-tato se non sottovalutato, di poter contaresu un sistema che si poggia sul principiodell’universalità dell’assistenza, valoreche non può essere messo in discussioneda tagli indiscriminati e scelte poco lungi-miranti.

E tra i limiti che l’attuale emergenza haportato alla luce c’è quello, ben noto, del-l’arretratezza del nostro paese nel percor-so di digitalizzazione, che comprende tan-to i settori economici, quanto il fronte sa-nitario: servizi non allineati alle nuove esi-genze dei cittadini e ancora intrappolatinella burocrazia.

È però proprio in momenti di crisi che si

presenta la possibilità di intraprenderepercorsi di cambiamento strutturale: sulladigitalizzazione della sanità, sull’innova -zione e sulla semplificazione dei servizi alcittadino

Grazie a un investimento di quasi 15 mi-lioni di euro per il biennio 2020/2021, l’E-milia-Romagna ha scelto di percorrerequesta strada, realizzando in automatico eda remoto per tutti cittadini il FascicoloSanitario Elettronico. E’ la prima regionein Italia ad accelerare sull’adeguamentoalle disposizioni del Decreto rilancio: ulte-riore conferma di un servizio sanitario re-gionale all’avanguardia e di riconosciutaefficienza, che da decenni lavora all’altaqualità delle prestazioni per il cittadino.

Il provvedimento che approveremo inAssemblea a breve, confido con una largase non piena condivisione, impegna laGiunta ad ampliare il funzionamento di

uno strumento che, come sappiamo, oltre aconsentire di prenotare visite ed esamionline con ricette elettroniche, permettedi archiviare la storia clinica di un cittadi-no e semplificarne la lettura da parte delpersonale medico

Un passo avanti da parte delle istituzio-ni che possono giocare un ruolo determi-nante nell’ottica di agevolare la digitaliz-zazione della sanità: fino a oggi infatti soloun milione e 200 mila residenti in Emilia-Romagna hanno attivato il Fascicolo Sani-tario Elettronico, a fronte di un’utenza po-tenziale di oltre 4,5 milioni di persone.Questo a causa del solito appesantimentoburocratico che finisce per demotivare ilcittadino: a oggi infatti chi è interessatodeve registrarsi online e recarsi a unosportello AUSL per concludere la pratica.

Grazie al Fascicolo Sanitario Elettroni-co è sempre disponibile in forma protetta

la documentazione sanitaria dei cittadini,consultabile, nel rispetto della privacy,con l’utilizzo di credenziali personali.

L’efficacia di questo sistema digitalenon passa però solo da questo primo, sep-pur indispensabile, intervento. È infatticentrale la completezza della documenta-zione, la possibilità per il cittadino di ave-re una “autobiografia medica” digitale.Oggi sono caricati in automatico solo i do-cumenti prodotti da strutture pubbliche oprivate convenzionate del Servizio Sanita-rio Regionale, restando così esclusi tutti ireferti e gli esami realizzati privatamentein strutture non convenzionate. Struttureche costituiscono una parte importantedel complessivo sistema sociosanitario delpaese.

È una lacuna che bisogna colmare: nonsi può certo lasciare ai singoli utenti l’one -re di aggiornare il proprio Fascicolo Elet-

tronico, molti, soprattutto anziani, non nehanno neanche le competenze. Pertantocome consigliera regionale solleciterò laGiunta dell’Emilia-Romagna affinché sipossa implementare questo servizio digi-tale con indagini, visite ed esami eseguitiin regime privatistico in ambito regionalee, quanto prima, nazionale. Per poi arriva-re, presto, fino all’Europa.

Ogni cittadino deve poter avere con sétutte le informazioni relative alla propriasituazione sanitaria, indipendentementeda chi o da dove siano state effettuate leindagini. In questo modo si agevola un’as -sistenza più completa e celere, fondamen-tale in casi di estrema urgenza, o in casi incui il paziente non può autonomamente ri-costruire il suo percorso clinico.

Garantire un accesso facile, veloce ed ilpiù possibile completo alle informazionicliniche personali contribuirà a far fare alServizio Sanitario emiliano-romagnolo unulteriore salto di qualità.

Nadia RossiConsigliera Regionale Emilia-Romagna e

componente della commissioneper la Salute e Politiche sociali

Foto di Louis Reed su Unsplash

Il Foglio Salute è un progetto realiz-zato in collaborazione con Enphasi eFondazioneThe Bridge

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ANNO XXV NUMERO - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO VENERDÌ 4 DICEMBRE 2020

Pubblico e privato insieme per uscire dalla pandemia senza peggiorare la crisi sanitaria e socialeRI-NASCITA ITALIA, UN PROGETTO DELLA FONDAZIONE GUIDO CARLI PER UN MANIFESTO DI IDEE E RICETTE PER LA RIPARTENZA E LO SVILUPPO DEL PAESE. PARLA LA PRESIDENTE ROMANA LIUZZO

In momenti di crisi come questo, unpaese chiama a raccolta le energie

migliori, le eccellenze dell’imprendito -ria e del management, della sanità edella scienza, puntando a favorire unsistema efficiente, integrato e ispiratoal principio costituzionale di sussidia-rietà per realizzare di fatto, e sul campodi questa emergenza, il vero welfaremix.

È questa la mission che anima il pro-getto, a cura della Fondazione GuidoCarli, Ri-nascita Italia: un manifesto diidee e ricette per la ripartenza e lo svi-luppo della nazione, che viene presenta-to oggi presso la Sala Sinopoli dell’Audi -torium Parco della Musica a Roma, conl’obiettivo far dialogare i vertici del si-stema economico ed elaborare proposteconcrete per il rilancio. Così pubblico eprivato, a quattro mani, sono chiamati aconcorrere per un disegno comune di ge-stione della pandemia e di uscita dallastessa perché, adesso più che mai, nessu-no si salva da solo. Abbiamo intervistatoRomana Liuzzo, Presidente della Fonda-zione Guido Carli, nonché ideatrice diRi-nascita Italia, per capire i primi passidi questo percorso a favore della cresci-ta, che sarà connettore di idee e forierodi un possibile nuovo “Rinascimento ita-liano”.

La pandemia da Covid19 è crisi sanita-ria ma anche economica. Ospedali allostremo e economia del paese sotto stress.Come l’emergenza sanitaria rischia di di-ventare emergenza sociale?

La pandemia ha già messo in ginocchiointeri settori produttivi falcidiati dallacrisi. Si pensi solo al turismo, del tuttoibernato, o al commercio, per non parla-re della ristorazione. Le previsioni del-l’Unione europea per il nostro paese nonsono affatto incoraggianti. Si stima chel’Italia possa “ristagnare” in una crisiassai lunga, perfino più di quella checomunque stanno attraversando altri sta-ti dell’Unione. Solo nel secondo trime-stre di questo drammatico 2020 il numerodelle persone occupate ha subìto una ri-duzione di 470 mila unità, mezzo milionedi persone ha perso il posto di lavoro traaprile e giugno, meno due per cento. Eattendiamo ancora le stime relative allaseconda ondata. Questo, nonostante il di-vieto imposto dal governo di licenziare.Quando il divieto verrà meno, si rischiadi assistere alla rottura della diga, coneffetti incalcolabili. Eventualità che bi-sogna evitare a tutti i costi. Eppure, cre-do che queste stime possano essere ri-baltate. Che si possa trasformare la crisiin opportunità. Grazie alla resilienza, al-l’intraprendenza e soprattutto al talentodegli italiani. Da tutto questo si può rina-scere.

L’emergenza Covid ha dimostrato quan-

to sia importante avere un SSN appropria-to. Il finanziamento alla sanità, alla forma-zione dei medici e alla ricerca è sufficien-te? Quanto è importante quindi la sussi-diarietà attuata dalle fondazioni come lavostra?

Quel che è avvenuto in Italia negli ulti-mi dieci anni somiglia parecchio a un’o-perazione di vero e proprio smantella-mento del sistema sanitario pubblico.Basti pensare ai duecento ospedali “ta -gliati” come rami secchi in ossequio auna politica e a un’economia del rigore.Oggi la copertura territoriale è garantitada non più di mille nosocomi. I 311 mila

posti letto della fine degli anni Novantasono diventati 151 mila, la metà. Per nondire degli investimenti nella ricerca, nel-la quale il nostro paese è fanalino dicoda in Europa. In un contesto così de-strutturato, è inevitabile che la sussidia-rietà garantita da “privati” diventi fon-damentale. Le grandi fondazioni costitui-scono le scialuppe di salvataggio, assie-me ad associazioni di volontariato eOnlus. La Fondazione Guido Carli da undecennio fa la sua piccola parte con isuoi modesti fondi: una goccia in unoceano, per citare Madre Teresa di Cal-cutta.

L’iniziativa di quest’anno nasce sullabase di “un approccio dialettico e impron-tato alla leale collaborazione” fra istituzio-ni e parti politiche. La politica riesce afare altrettanto? Quali consigli è giustodare a chi è oggi in posti di responsabilitàdecisionale?

La politica ha dato dimostrazione dibuona volontà e spirito di iniziativa, madi fronte a un avversario brutale e im-prevedibile come il virus, e la pandemiache ne è conseguita, l’impressione chehanno dato segnatamente il governo ita-liano e la Commissione europea è stataquella di una gigantesca improvvisazio-

ne. Allora diventa fondamentale, direivitale, la collaborazione col mondoscientifico per approntare le misure ne-cessarie. Ma forse lo si è fatto affidandositroppo a pletore di esperti, comitati, taskforce, capaci di produrre fino a 21 para-metri per definire, ad esempio, quale re-gione colorare di giallo o di rosso o diarancione. Non abbiamo la presunzionedi poter o voler dare consigli. Forse peròuna maggiore capacità di ascolto nei con-fronti di chi ha esperienza e talento saràdecisiva per uscire dall’emergenza. LaFondazione Guido Carli promuove conquesta convention una squadra d’eccel -

lenza, formata dal meglio dell’imprendi -toria e del management italiano. Le lororicette, il loro manifesto, saranno il no-stro contributo per rilanciare, anzi farrinascere il paese.

Impresa sanitaria privata: qual è oggi ilruolo di questa in un sistema integratoispirato al principio di sussidiarietà?

La sanità privata non può esistere sen-za una sanità pubblica efficiente e capa-ce di garantire assistenza medica soprat-tutto a chi ha più bisogno. Allo stessotempo, nell’occidente del 2020 è impen-sabile prescindere del tutto dall’eccel -lenza di molte strutture private. L’inte -grazione e la sussidiarietà che ne deriva-no diventano decisive per mettere in si-curezza il bene primario che deve resta-re – al di là dei guadagni del privato e deiconti in regola del pubblico – la salutedei cittadini.

Multidisciplinarietà e integrazione fra icomparti: la sanità non è sola ma può con-tare su industria biomedica, nuove tecno-logie e grande impresa italiana. Quali lesinergie da favorire?

Le sinergie più efficaci non possonoche essere quelle frutto del sodalizio trala grande finanza – penso agli istitutibancari più solidi e radicati ma anchealle Casse pubbliche nazionali – le azien-de di alto fatturato non solo nel ramosanitario e il mondo della sanità pubbli-ca e privata. Il tavolo che si insedieràoggi, il progetto complessivo della Fon-dazione, va in quella direzione.

Pensiamo alle altre grandi pandemiedel Novecento: quali i punti in comune equali le differenze anche evocando i rac-conti di suo nonno Guido Carli?

Come non ripensare alla grande pan-demia della Spagnola del 1919-1920, giu-sto un secolo fa. Quel che mi ha impres-sionato, anche rivedendo foto di famiglia– mio nonno Guido aveva 6 anni, è natonel 1914 – ma anche immagini d’epoca inbianco e nero, è stato vedere i nostri aviin mascherina bianca. Con gli stessi occhispauriti che possiamo avere noi oggi.Mancavano i selfie in mascherina, questosì. Ma bando alle inopportune ironie sul-la tragedia, i 40 milioni di morti nel mon-do di allora grazie al cielo non sono para-gonabili a quel che pur drammaticamen-te anche noi stiamo vivendo. La scienzaha fatto i suoi progressi e speriamo cheun vaccino possa davvero aiutarci a scon-figgere in tempi record, già dal 2021, ilnostro nemico con la corona. Sarà questaalla fine la grande differenza rispetto al-la pandemia del secolo scorso. In ognicaso, quanto avvenuto allora come oggi èla conferma che la presunzione di onni-potenza dell’uomo sulla natura è un’illu -sione maligna e fuorviante. Anch’essa, co-me il virus, da accantonare per sempre.

Bianca Maria Sacchetti

Quello della ristorazione è uno dei settori più colpiti dalle conseguenze delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del coronavirus (nella foto LaPresse, un locale chiuso a Roma, la scorsa primavera)

Certamente chi legge si chiederà per-ché si è scelto di parlare di odontoia-

tria pubblica proprio in un momento sto-rico così complicato dal punto di vista sa-nitario, mentre le priorità legate alla pan-demia sono evidentemente di ben altrotipo.

La prima risposta è che proprio l’emer -genza epidemica ha mostrato in modo ine-quivocabile come nei pochissimi ospedalilombardi dove l’odontoiatria è ancora ge-stita direttamente, i locali dedicati a taleattività siano obsoleti e poco sicuri per ilpersonale e il paziente. Il numero di riu-niti isolati totalmente dal resto dell’am -biente con un proprio ricircolo di aria èestremamente ridotto: per ottimizzare lospazio si è scelto, tempo addietro, di ricor-rere a stanze enormi, in cui possono tro-varsi anche 10 o 12 poltrone odontoiatri-che, separate da divisori incompleti. E’quindi intuibile che tale situazione logi-stica sia sfavorevole e poco pratica poichéin odontoiatria la maggior parte delle pre-

stazioni provoca la formazione di dropletse di aerosol in conseguenza dell’utilizzo ditrapani o turbine con raffreddamento adacqua, e sappiamo come tale microam-biente possa favorire la diffusione del vi-rus nello spazio e la sua permanenza pro-lungata anche sugli arredi. La pandemiaha quindi finalmente mostrato l’assolutanecessità di creare ambienti odontoiatricimoderni con riuniti chiusi e isolati nonsolo per motivi di privacy ma anche direale sicurezza; per fare un paragone conla medicina, il Covid-19 dovrà costringerei nostri ospedali a passare da una odon-toiatria di corsia a una odontoiatria constanze doppie e singole.

Ha ancora senso parlare oggi di odon-toiatria pubblica? Se sì, siamo in grado dicreare un modello economicamente soste-nibile?

Ci saremmo posti la stessa domanda seinvece di odontoiatria stessimo parlandodi otorinolaringoiatria, ortopedia o qua-lunque altra branca medica specialistica?

Evidentemente no e la ragione risiede nelfatto che l’odontoiatria è considerata or-mai da tutti (istituzioni, cittadino, medicie persino molti odontoiatri) altro rispettoalla medicina.

Nel nostro paese, a partire dal 1980, l’i-ter formativo dell’odontoiatra è diversoda quello del medico, in quanto da quelladata è stato attivato uno specifico corso dilaurea che, dopo l’esame di stato, abilitaall’esercizio della professione previaiscrizione all’albo degli odontoiatri. Pri-ma del 1980 la professione era esercitatadal laureato in Medicina in assenza dispecializzazione o il più delle volte dopoil conseguimento di una specializzazionedella durata di altri 3 anni post laurea.

L’avvento del corso di laurea in Odon-toiatria, peraltro con numero chiuso sindalla sua istituzione, ha certamente crea-to una classe di giovani odontoiatri moltopreparati dal punto di vista tecnico e al-trettanto innegabilmente ha portato a uninnalzamento della qualità della presta-

zione odontoiatrica media nei suoi diversiambiti, dalla protesi alla conservativa fi-no all’ortodonzia e alla chirurgia. Paralle-lamente ha modificato nell’immaginariocollettivo la percezione della figura del-l’odontoiatria che da allora è stato vistocome altro rispetto al medico. Anche lapubblicità ha fatto la sua parte: dietro cer-ti messaggi vi è la convinzione che la pre-stazione odontoiatrica non sia un atto me-dico ma solo un gesto tecnico in cui nonvalga quello che in medicina è regola fon-dante, vale a dire somministrare una tera-pia solo dopo una corretta diagnosi. Inodontoiatria la visita sembra essere pro-pedeutica alla preparazione di un preven-tivo, un atto svuotato di significato scienti-fico e medico, con l’attenzione rivolta allavelocità di cura e rilevanza puramenteestetica del trattamento; poca attenzionealla qualità dei materiali o alla prepara-zione professionale necessaria per ese-guire una certa prestazione.

La bocca è parte integrante del nostroorganismo e risponde alle medesime leggibiologiche. Infatti in bocca, molto piùspesso di quanto non si ritenga, si manife-stano lesioni a carico di altre strutturerispetto ai denti quali le mucose di rive-stimento che possono essere colpite damalattie neoplastiche o infiammatoriecroniche del tutto sovrapponibili a quelledi tutte le prime vie aereo-digestive. Ilcancro del cavo orale rappresenta la setti-ma causa di malattia neoplastica nella

donna e la quinta nell’uomo e ha gli stessifattori di rischio degli altri tumori delleprime vie digestive. La capacità dell’o-dontoiatra di intercettare lesioni poten-zialmente maligne e di diagnosticare tu-mori nelle prime fasi di sviluppo è impre-scindibile nella lotta a questa malattia.Come se ciò non bastasse a sottolinearel’appartenenza a tutti gli effetti dell’odon -tostomatologia alle discipline mediche ri-cordo che numerose patologie prettamen-te mediche quali infezioni cardiache par-tono da focolai di infezioni orali o ancoracome malattie onco-ematologiche, qualilinfomi e leucemie, hanno non raramentela prima manifestazione clinica a livelloorale. I danni legati a una mancata dia-gnosi o a un trattamento odontoiatrico in-congruo non sono solo estetici, non rap-presentano solo la perdita o la mancatarealizzazione di un bel sorriso ma possonoessere anche fonte di gravi problematichesistemiche.

Sottolineo come molte persone affetteda patologie generali acute e croniche fa-tichino a trovare assistenza odontoiatricaqualificata e disponibile alla loro presa incura. Mi riferisco, ad esempio, alle perso-ne colpite da demenza, i cosiddetti “invi -sibili” o “fantasmi” per rimarcare un gra-ve vuoto assistenziale, a tutte quelle interapia anticoagulante ed antiaggreganteper malattie del sistema cardiocircolato-rio, a chi viene sottoposto a trapianto d’or -gano, ai pazienti oncologici e la lista è

ancora più lunga…In molti casi il problema non è econo-

mico: un’ampia aneddotica evidenzia co-me nemmeno a pagamento queste perso-ne e i loro familiari trovino assistenzaodontoiatrica.

Per tutti questi motivi sarebbe impor-tante avere un servizio di odontostomato-logia all’interno dei grandi ospedali lom-bardi gestito in maniera diretta e non dauna struttura privata come i cosiddetti“services” . Appare davvero sorprendentecome nella maggior parte degli ospedalilombardi il servizio di odontoiatria nonsia gestito, come quello di ogni altro re-parto specialistico, da medici strutturatiospedalieri. La scelta lombarda – comple -tamente fallimentare – è stata spessoquella di demandare questa attività inoutsourcing, cioè a società esterne. Il con-trollo dell’attività di queste società è, co-me dimostrato da avvenimenti giudiziaridegli ultimi anni e degli ultimi giorni, ine-sistente, soprattutto dal punto di vista del-la qualità e della volontà nella presa incura delle fragilità cliniche.

Antonella Sparaco,Direttore U.O.C. Odontoiatria ASST

Fatebenefratelli-Sacco, MilanoAldo Bruno Giannì

Professore ordinario di Chirurgia Maxillo-Facciale, Università degli Studi di Milano e

Direttore U.O.C. di Chirurgia Maxillo-Facciale e Odontostomatologia, Fondazione

Ca’ Granda IRCCS Policlinico di Milano

Idee per cambiare e migliorare i repartidi odontoiatria negli ospedali pubblici

LOMBARDIA, BASTA SOCIETÀ ESTERNE. SI TORNI ALLA GESTIONE DIRETTA NELLE STRUTTURE

L’importanza delle regioni nell’organizzazione dei sistemi sanitariIl lavoro dell’Agenas tra problemi da risolvere e sfide per il futuro prossimo. Parla Domenico Mantoan, nuovo direttore generale

Domenico Mantoan ha recentemente ri-messo il suo mandato come presidente

di Aifa al ministro Speranza e alle regioni, eil suo incarico come direttore generale dellasanità in Veneto, per assumere il ruolo didirettore generale dell’Agenzia nazionaleper i servizi sanitari regionali (Agenas). Loabbiamo intervistato su alcuni temi chiavedella sanità.

Come riassumerebbe i punti chiave/la stra-tegia per ridare linfa all’Agenzia che è chia-mata ad occuparsi di questioni focali come lavalutazione dei LEA, l’analisi dei costi e del-l’innovazione, il monitoraggio delle liste d’at -tesa?

Andiamo con ordine. La verifica dell’ero -gazione dei Livelli Essenziali di Assistenzain condizioni di appropriatezza e di effi-cienza nell’utilizzo delle risorse, nonché lacongruità tra le prestazioni da erogare e lerisorse messe a disposizione dal ServizioSanitario Nazionale, spetta al cosiddettoComitato LEA. L’Agenas, come prevede l’In -tesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, forni-sce il supporto tecnico necessario. Certa-mente un ruolo importante soprattutto inconsiderazione dell’introduzione dal primogennaio 2020 del Nuovo Sistema di Garanziache, con i suoi ben 88 indicatori, rappresen-ta un importante aggiornamento il sistemaintrodotto nel 2000.

Una sfida importante è senza dubbioquella dell’Health Tecnology Assessment(HTA). Si tratta di un processo multidisci-plinare che va ben al di là del solo aspetto di

analisi dei costi, bensì sintetizza informa-zioni sulle questioni cliniche, economiche esociali connesse all’uso di una determinatatecnologia sanitaria, in modo sistematico,trasparente e imparziale. L’attività di HTAin questo momento è frazionata in più entidel nostro SSN, oltre ad Agenas penso inparticolare all’Istituto Superiore di Sanità eall’Agenzia italiana del farmaco ma, in futu-ro molto prossimo, mi aspetto una ridefini-zione delle competenze che vedrà certa-mente l’Agenzia protagonista.

Ultime, ma non certo per importanza leliste di attesa. Nel marzo del 2019 è stata si-glata l’Intesa Stato-Regioni che ha reso ope-rativo il Piano Nazionale di Governo delleliste di attesa. Le Regioni avevano due mesidi tempo per recepirlo e per la piena attua-zione è stato istituito presso la direzione ge-nerale della programmazione del ministerodella Salute l’Osservatorio Nazionale sulleliste di attesa che vede, tra gli altri enti, Age-nas protagonista. Il Parlamento, nell’artico -lo 29 del Decreto Legge 104/2020 ha approva-to delle importanti disposizioni in materiadi liste di attesa al fine di affrontare i ritardicausati dalla prima fase dell’emergenza Co-vid. Purtroppo la recrudescenza del virus

non ha permesso, di fatto, la piena attuazio-ne dei piani stilati dalle regioni. Su questofronte Agenas è impegnata affinché i citta-dini ricevano tutte le prestazioni necessariee in modo uniforme in tutta la nostra peniso-la. Le posso anticipare che già nel mese digennaio abbiamo intenzione di organizzareun momento di confronto con tutti i protago-nisti della Rete Oncologica per (ri)organiz-zare sia l’attività ospedaliera sia quella ter-ritoriale al fine di individuare buone prati-che da diffondere su tutto il territorio.

La sanità è oggetto di un graduale processodi trasferimento di poteri e di responsabilitàdallo stato alle regioni. Mentre a livello euro-peo la politica della coesione sembra rappre-sentare la principale politica d’investimento,in Italia i dati continuano a evidenziare fortidifferenze regionali in termini di prevenzio-ne e di presa in carico dei pazienti. Per risol-vere tali diseguaglianze sarebbe auspicabileandare verso un maggiore centralismo o ver-so un maggior federalismo regionale?

Sicuramente l’emergenza epidemiologi-ca ha dimostrato l’importanza delle regio-ni nell’organizzazione dei sistemi sanitaricon particolare riferimento per la partededicata al territorio. In questi mesi abbia-

mo avuto modo di apprezzare realtà chehanno dato un’ottima risposta alle proble-matiche di presa in carico dei pazienti.Certo non è stato così in tutto il paese. Pro-prio per questo motivo occorre lavorarecon ancora maggiore determinazione perrafforzare la capacità di coordinamento alivello centrale. Con molta probabilità sa-rà necessario un passaggio in Conferenzastato-regioni per regolamentare le modali-tà di collaborazione. Da questo punto di vi-sta sarebbe importante descrivere tempi emodi nei quali organizzare un supporto al-le strutture in difficoltà da parte sia del mi-nistero della Salute che degli organi tecni-co-scientifico del SSN quali Agenas, Aifaoltre che, ovviamente, l’Istituto Superioredi Sanità.

A fronte di un Decreto Legge che dal 2013impone agli Enti del SSN di ottemperare aiprincipi di pubblicità e trasparenza, per i cit-tadini è difficile accedere a dati riguardantitemi di interesse pubblico come liste d’attesae prestazioni erogate; la mancata trasparenzacostituisce un indicatore di scarsa efficienzao esiste una pretesa di sovrainformazione?

Mi verrebbe da dirle “mi rifaccia questadomanda tra qualche mese” perché così

avrei il tempo di mostrarle qualcosa di con-creto attraverso il sito di Agenas. Scherzi aparte, la trasparenza per chi lavora nellapubblica amministrazione deve essere undovere da tenere sempre in considerazionein tutte le azioni che si svolgono. In Agenzia,in queste settimane, abbiamo creato un cru-scotto di monitoraggio a disposizione di tut-ti, operatori e cittadini, per aggiornare quo-tidianamente i livelli di occupazione dei po-sti letto siano essi di terapia intensiva o diarea non critica. Non solo, i nostri tecnicistanno lavorando per una rivisitazione delsito istituzionale dell’Agenzia adeguandoloalle normative Agid, con l’obiettivo di daremaggiori e migliori informazioni rispetto atutti gli ambiti di competenza di Agenas. C’èmolto da fare. L’impegno è massimo.

Il Covid-19 rappresenta, tra l’altro, una sor-ta di stress-test per il nostro SSN. Se da un latoil lavoro nell’ambito della ricerca e la capaci-tà di risposta dei reparti di infettivologia han-no descritto un’eccellenza, dall’altro la medi-cina territoriale e la mancata attenzione deipazienti no-Covid hanno evidenziato forti cri-ticità; analizzando queste ultime, vede la ne-cessità di un ripensamento del modello orga-nizzativo sanitario?

Intanto mi permetta una precisazione,non userei le parole “mancata attenzione ri-spetto ai pazienti no-Covid”. Tutto il perso-nale impegnato all’interno del nostro servi-zio sanitario nazionale in questi mesi ha da-to prova di grande professionalità e abnega-zione. Ci siamo ritrovati ad affrontare – Ita -lia primo paese in occidente – un’emergen -za sanitaria che nessuno di noi aveva maiaffrontato prima. Non è stato semplice e nonlo è tutt’ora, ma l’attenzione, mi creda, èmassima per tutti i cittadini. Venendo alladomanda, l’assistenza distrettuale, vale adire l’insieme delle attività e dei servizi sa-nitari e socio-sanitari presenti su tutto il ter-ritorio, ha certamente bisogno di essere or-ganizzata per rispondere in modo attento al-le necessità di cura dei cittadini. In questosenso anche l’ausilio delle nuove tecnologiepuò essere un valido supporto. In propositolo scorso settembre in Conferenza stato-re-gioni è stato approvato un importante docu-mento per le prestazioni di specialisticaambulatoriale a distanza. Inoltre, stiamo la-vorando in piena sinergia con il gruppo dilavoro del ministero della Salute “Monito -raggio e valutazione dei percorsi diagnosti-co-terapeutico assistenziali” affinché si in-dividuino indicatori di qualità, efficienza eappropriatezza dell’assistenza territorialeperché, come diceva Luigi Einaudi, “primaconoscere, poi discutere e poi deliberare”.

Luisa BrogonzoliResponsabile Centro Studi

Fondazione The Bridge