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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 35 - 6 ottobre 2011 SCUDERI CI INSEGNA COME RESTARE IRRIDUCIBILMENTE FEDELI AL MARXISMO-LENINISMO-PENSIERO DI MAO di Federico Picerni PAG. 8 Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza PAG. 2 Un progetto riformista e anticomunista che vuole rilanciare la fallimentare “democrazia partecipativa” delle giunte antipopolari Bassolino e Iervolino IL “LABORATORIO NAPOLI E DELLA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI” DI DE MAGISTRIS E LUCARELLI E’ UNA TRAPPOLA PER RIDARE CREDIBILITA’ ALLE AMMINISTRAZIONI DELLA “SINISTRA” BORGHESE IL PMLI PROPONE, IN ALTERNATIVA, IL SOCIALISMO E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE FAUTRICI DEL SOCIALISMO PAG. 6 AL COMIZIO DI VENEZIA Bossi invoca la secessione Il caporione della Lega designa il figlio Renzo suo successore e promuove Calderoli suo “braccio destro” a Roma. Minacce fasciste ai giornalisti STANDARD & POOR’S DECLASSA L’ITALIA. CONFINDUSTRIA SCARICA IL GOVERNO. NAPOLITANO INVOCA L’“UNITÀ PER LA CRESCITA” MILANO Importante riunione di studio sulla linea giovanile del PMLI PAG. 3 PAG. 3 “Il Bolscevico” in PDF sul sito del PMLI Forte sostegno di Di Matteo PAG. 10 Colpo di mano della leader riformista di destra CAMUSSO FIRMA IL FAMIGERATO ACCORDO DEL 28 GIUGNO SENZA CONSULTARE GLI ISCRITTI CGIL DOPO AVERGLI CHIESTO DI RITIRARE LA FIRMA, LA SINISTRA DELLA CGIL LA RITIENE: “DECISIONE SBAGLIATA E GRAVE” PAG. 4 PAG. 10 Coinvolto nello scandalo P4 IL PARLAMENTO NERO E CORROTTO NEGA L’ARRESTO DI MILANESE PAG. 5 LA VERITÀ NASCOSTA DALLA DESTRA E DALLA “SINISTRA” BORGHESE Il primo intervento pubblicato è quello di Patrizia da Catania PAG. 9

Il Bolscevico- PMLI n.35

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Il Bolscevico- PMLI n.35

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Page 1: Il Bolscevico- PMLI n.35

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 35 - 6 ottobre 2011

SCUDERI CI INSEGNA COME RESTARE IRRIDUCIBILMENTE FEDELI AL

MARXISMO-LENINISMO-PENSIERO DI MAOdi Federico Picerni PAG. 8

Berlusconi è il nuovo Mussolini.Va abbattuto dalla piazza PAG. 2

Un progetto riformista e anticomunista che vuole rilanciare la fallimentare “democrazia partecipativa” delle giunte antipopolari Bassolino e Iervolino

IL “LABORATORIO NAPOLI E DELLA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI” DI DE MAGISTRIS E LUCARELLI E’ UNA TRAPPOLA PER RIDARE

CREDIBILITA’ ALLE AMMINISTRAZIONI DELLA “SINISTRA” BORGHESE IL PMLI PROPONE, IN ALTERNATIVA, IL SOCIALISMO E LE ISTITUZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE FAUTRICI DEL SOCIALISMO PAG. 6

AL COMIZIO DI VENEZIA

Bossi invoca la secessioneIl caporione della Lega designa il fi glio Renzo suo successore e promuove

Calderoli suo “braccio destro” a Roma. Minacce fasciste ai giornalisti

STANDARD & POOR’S DECLASSA L’ITALIA. CONFINDUSTRIA

SCARICA IL GOVERNO. NAPOLITANO INVOCA L’“UNITÀ PER LA CRESCITA”

MILANO

Importante riunione di studio sulla linea giovanile del PMLI

PAG. 3 PAG. 3

“Il Bolscevico” in PDF sul sito

del PMLIForte sostegno di Di Matteo

PAG. 10

Colpo di mano della leader riformista di destra

CAMUSSO FIRMAIL FAMIGERATO ACCORDO DEL 28 GIUGNO SENZA

CONSULTARE GLI ISCRITTI CGILDOPO AVERGLI CHIESTO DI RITIRARE

LA FIRMA, LA SINISTRA DELLA CGIL LA RITIENE: “DECISIONE SBAGLIATA E GRAVE”

PAG. 4PAG. 10

Coinvolto nello scandalo P4

IL PARLAMENTO NERO E CORROTTO NEGA L’ARRESTO

DI MILANESEPAG. 5

LA VERITÀNASCOSTA

DALLA DESTRAE DALLA “SINISTRA”

BORGHESE

Il primo intervento pubblicatoè quello di Patrizia da Catania PAG. 9

Page 2: Il Bolscevico- PMLI n.35

2 il bolscevico / regime neofascista N. 35 - 6 ottobre 2011

LA VERITÀ NASCOSTA DALLA DESTRA E DALLA “SINISTRA” BORGHESE

Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza

Berlusconi è politicamente “fi-nito”, è “ricattabile”, è “incapa-ce di governare” perché occupato unicamente a coprire i suoi scan-dali sessuali e a risolvere i suoi guai giudiziari: deve perciò “fare un passo indietro” per consentire la nascita di un nuovo governo “di salvezza nazionale”, oppure le ele-zioni anticipate. Questa in sostan-za è la posizione che la “sinistra” borghese, da Bersani a Vendola, su cui concordano anche Di Pie-tro e Ferrero, ripete come un man-tra nell’illusione che si traduca in realtà: o per un abbandono sponta-neo del campo da parte del neodu-ce, o per un passo falso in qualche passaggio parlamentare, oppure ancora per una delle sue tante pen-denze giudiziarie che finalmente lo tolgano di mezzo inchiodando-lo alle sue responsabilità.

Da parte sua il neoduce se ne ride di tutto ciò, e tira dritto sfi-dando tutti, persino i vescovi ita-liani che l’hanno abbandonato per la “questione morale”, a schiodar-lo dalla poltrona su cui si è abbar-bicato, forte della risicata eppure incrollabile maggioranza parla-mentare di nominati, corrotti e in-quisiti che si è comprato a suon di milioni e di prebende e del patto di sangue col caporione della Lega neofascista, secessionista e razzi-sta Bossi, il quale sa benissimo che la caduta di Berlusconi segnerebbe anche la sua e aprirebbe la guerra tra i suoi gerarchi, Maroni in testa, per la sua successione. L’alleanza con la Lega è solida, l’economia è salva dopo l’approvazione del-la manovra, il governo ha la fidu-cia del parlamento e durerà fino al 2013, facendo tutte le riforme eco-nomiche e costituzionali che ha in programma fin dal 1994: questa è la risposta strafottente del neodu-ce all’“opposizione” parlamentare che continua inutilmente a chiede-re le sue dimissioni.

Assurdo quindi sperare in un “passo indietro spontaneo” di Ber-lusconi, magari favorito da un “nuovo 25 luglio” dall’interno del

Roma, 6 settembre 2011. Il cartello del PMLI tra i manifestanti per lo sciopero generale indetto dalla CGIL

SENATO E CAMERA NERI RIFINANZIANO LE MISSIONI IMPERIALISTE ITALIANE

Napolitano frena sul ritiro dei militari dagli scenari di guerra.A fronte dei micidiali tagli alla spesa pubblica aumentano vertiginosamente

gli stanziamenti per micidiali e sempre più sofi sticati armamenti militari

Il finanziamento delle spese delle guerre imperialiste italiane è l’unico capitolo di spesa pub-blica che in Italia aumenta, tra gli ingenti tagli alla spesa sociale che hanno colpito tutti i settori di vi-tale importanza per le masse po-polari, dalla sanità, alla scuola ai trasporti, contenuti nelle recenti stangate.

Infatti, dopo il via libera del Senato del 26 luglio, anche la Ca-mera nera il 2 agosto ha approva-to definitivamente il decreto legge per il rifinanziamento delle spese militari, che è stato convertito in legge ad ampissima maggioran-za. I sì sono stati 493, solo 22 i no e 15 gli astenuti. Votano a favore compatti PDL, Lega, Popolo e ter-ritorio, UDC e PD. L’unico partito che ha votato contro il provvedi-mento è stato l’IDV, mentre i Ra-dicali si sono astenuti.

Per il secondo semestre 2011, il provvedimento stanzia 744 mi-lioni di euro, la spesa complessiva per l’anno ammonta a un centinaio di milioni di euro in più rispetto

all’anno scorso. Sono seicento mi-lioni in più rispetto a qualche anno fa, denunciano alcune organizza-zioni pacifiste. Sommando infat-ti agli 811 milioni di euro spesi nel primo semestre, i 744 stanziati per la seconda metà ed i 52 milio-ni per il reclutamento di persona-le militare per il 2011, otteniamo – calcolano alcune organizzazio-ni pacifiste - 1.607 milioni di euro complessivi. Si tace da ogni par-te su questa cifra enorme. Se solo fossero tagliati i fondi pubblici alle sanguinose guerre imperiali-ste italiane, camuffate da “missio-ni di pace”, si alleggerirebbero no-tevolmente le ricadute della crisi sulle masse lavoratrici e popolari italiane e si impedirebbe il massa-

cro di popolazioni inermi in giro per il mondo.

Aumentano anche le spese per fronteggiare, peraltro in maniera criminale, gli “effetti collaterali” della guerra di aggressione. In par-ticolar modo, il ministro degli in-terni Maroni, Lega, avrebbe dato via libera al varo del decreto del governo ad inizio luglio solo dopo aver ottenuto dal Consiglio dei ministri un’ordinanza che assegna 440 milioni di euro alla Protezio-ne civile per “gestire” l’emergenza profughi, provocata dalle rivolte in Africa del nord e dall’aggressione militare alla Libia, e il prolunga-mento del pattugliamento delle navi della Marina Militare contro i profughi di guerra davanti alle co-

ste africane fino al 31 dicembre.Il cosiddetto (dal governo) pia-

no di riduzioni, tanto pubbliciz-zato dal ministro della guerra, il fascista La Russa, PDL, fa riferi-mento unicamente al ritiro di due-mila militari da alcuni scenari di guerra e della nave Garibaldi dal-la Libia entro l’anno. La riduzione più forte riguarda il contingente di stanza in Libia, che passerà dalle 1.970 alle 1.086 unità (844 mili-tari in meno). Nessuna riduzione è prevista invece per quanto riguar-da la partecipazione dell’Italia al-l’aggressione militare all’Afgha-nistan. La Russa, inoltre, precisa che per quanto riguarda la Libia “si tratta di una diminuzione di uo-mini conseguente esclusivamen-

te ai risultati raggiunti: non c’era più bisogno della nave Garibaldi perché non esiste più la minaccia degli aerei di Gheddafi”. In parole povere la fase più intensa e costo-sa dell’assalto militare alla Libia è passata, ma il territorio non viene liberato per nulla dal calcagno im-perialista del governo Berlusconi.

Persino il rinnegato presidente della repubblica Napolitano frena sul ritiro delle truppe: “ipotesi di riduzioni dei contingenti che van-no decise di concerto con l’Onu e con gli organismi internaziona-li perché solo così possono esse-re effettive’’, ridimensionando la propaganda governativa sul pre-sunto taglio delle “missioni” al-l’estero dei militari italiani.

Fatto sta che, al di là della pro-paganda falsa e fuorviante circa l’impegno dell’esercito all’estero, le spese militari aumentano verti-ginosamente. Alla luce della poli-tica aggressiva dell’Italia imperia-lista di Napolitano e Berlusconi, i ritocchi alla spesa per il persona-le militare si spiegano unicamente con l’obbiettivo di aumentare gli stanziamenti per il nuovo modello di esercito professionale, supere-quipaggiato con armi modernissi-me. Infatti è prevista nei prossimi anni la spesa di 16 miliardi per ac-quistare 131 bombardieri invisibi-li F-35, e di centinaia e centinaia di milioni per aerei attrezzati per il trasporto di micidiali testate nu-cleari, di elicotteri, fregate, sotto-marini, veicoli corazzati, per l’am-modernamento dei Tornado.

E tutto ciò diventa ancor più in-sopportabile alla luce del fatto che in Italia le masse popolari sono allo stremo. L’unica soluzione è sollevare la piazza per abbattere il massacratore sociale!

PDL per formare un nuovo gover-no di “centro-destra” con un al-tro premier, come auspica Casini e di cui si accontenterebbe an-che il PD. Anche l’eventualità di essere sfiduciato dal parlamento è assai improbabile, come hanno riconfermato ultimamente l’asso-luzione di Milanese e l’annuncio che il salvagente della Lega sarà replicato anche per il ministro in-quisito per rapporti di mafia, Ro-mano. Anzi il neoduce, forte della copertura politica del nuovo Vit-torio Emanuele III, Napolitano, che teme una sua caduta in piena crisi finanziaria e che perciò non cessa di invocare la “coesione” at-torno al governo e alla sua politi-

ca economica stangatrice, rialza la posta e ne approfitta per met-tere all’ordine del giorno insieme alle ulteriori stangate in cantiere per la “crescita”, tutta una serie di leggi neofasciste “urgenti”, come la legge-bavaglio sulle intercetta-zioni, quella sul “processo lungo”, quella sulla “prescrizione breve”, la controriforma della giustizia, le “riforme istituzionali” e quant’al-tro torni utile a lui e al suo allea-to Bossi.

Quanto ad una caduta per mano giudiziaria i fatti hanno fin qui di-mostrato che finché il neoduce è al governo e controlla il parlamen-to, e può quindi infischiarsi del-le leggi, intralciarle e addirittura

cambiarle secondo la sua conve-nienza, corrompendo anche magi-strati e testimoni, le inchieste e i procedimenti giudiziari a suo cari-co vanno invariabilmente incontro all’archiviazione, all’avocazione da parte di qualche procura com-piacente con relativo insabbia-mento, o alla prescrizione.

La forza per cacciare Berlusconi c’è

Comunque, anche ammesso e non concesso che qualcuna o più d’una di queste ipotesi si realiz-zasse, non vorrebbe affatto dire che il Paese si sarebbe liberato per sempre di Berlusconi, e soprattut-to del berlusconismo. Eppure la forza c’è per abbattere Berlusco-ni e imprimere una svolta radica-le nel Paese. Lo dimostra la cre-scente ribellione alla sua politica di massacro sociale per scaricare la crisi economica e finanziaria del capitalismo sulle spalle dei lavora-tori e delle masse popolari: come lo straordinario successo dello sciopero generale della CGIL del 6 settembre scorso contro la stan-gata governativa da 55 miliardi, e come l’assedio al parlamento dei “sindacati di base”, dei precari e degli studenti durante l’approva-zione della manovra, mentre si sta preparando la manifestazione na-zionale del 15 ottobre a Roma che già si annuncia di grande forza e partecipazione.

E allora perché la “sinistra” borghese non appoggia e utiliz-za questa forza per dare la spal-lata decisiva a Berlusconi e al suo governo neofascista? Perché non solo condanna ogni manifestazio-ne di piazza antigovernativa che esca anche minimamente dai bi-nari della legalità borghese e del-la inoffensiva dimostrazione pa-cifica, ma è arrivata perfino ad attaccare lo sciopero del 6 settem-bre con un documento di una mi-noranza consistente del PD e co-

munque a rifiutarsi ufficialmente di parteciparvi come partito? Per-ché si ostina a rifiutare e condan-nare la lotta di piazza per buttare giù Berlusconi e fermare il massa-cro sociale, mentre invece insiste a pietire le sue dimissioni per i suoi scandali e il discredito internazio-nale che ha attirato sull’Italia, che pure ci sono e sono da condannare e perseguire, ma che non sono da considerare i soli e i più gravi dei suoi crimini?

Questo è il punto. Berlusconi va abbattuto per i suoi crimini po-litici, sociali e istituzionali, i tanti già commessi e quelli che si pro-pone ancora di realizzare. Ma la “sinistra” borghese liberale, com-presi i trotzkisti, di tutto lo accusa meno che di quelli. In che cosa si contrappone, infatti, nella sostan-za, la politica del PD da quella del governo, per quanto riguarda la politica economica liberistica, le “riforme istituzionali”, la politi-ca estera, ecc.? Dove stanno, per esempio, le differenze sostanziali con la politica di massacro socia-le del governo riguardo all’entità della manovra di lacrime e sangue (i famigerati saldi che non si toc-cano!), sui tagli alle pensioni, sul-le liberalizzazioni e privatizzazio-ni, sulla promozione delle “grandi opere” che devastano l’ambiente (vedi la posizione vergognosa sul-la TAV), e così via?

Un “nuovo 25 luglio” o un nuovo 25 Aprile?

Il fatto è che neanche il PD mette in discussione il sistema capitalistico e le ricette antipopo-lari e le controriforme costituzio-nali neofasciste, presidenzialiste, federaliste e liberiste per “salvar-lo” dalla crisi. Tant’è vero che ha lasciato passare la manovra sen-za opporre la minima resistenza, inchinandosi come un cagnolino agli ordini di Napolitano di non intralciarne l’approvazione lam-

po in parlamento. Ecco perché il partito liberale di Bersani preferi-sce accusare Berlusconi per il suo comportamento immorale piutto-sto che per i suoi misfatti politici, istituzionali, parlamentari, socia-li e sindacali. Dando a bere che basti che Berlusconi si faccia da parte per rimettere il Paese sul giusto binario. Ed ecco perché la “sinistra” borghese, in questo in piena complicità con la destra, nasconde la verità fondamenta-le che sta al fondo di tutto ciò: siamo in un regime neofascista e Berlusconi è il nuovo Mussolini. Altrimenti dovrebbe ammettere per coerenza che per abbatterlo ci vuole non un illusorio colpo di palazzo, come fu il 25 luglio per Mussolini e il fascismo, magari per un “governo di emergenza” alla Ciampi in attesa di un futuri-bile governo del “nuovo Ulivo”, bensì un nuovo 25 Aprile e la lot-ta di piazza, da subito, per spaz-zare via Berlusconi ma anche tut-to ciò che è stato da lui realizzato in questi anni e quello che ha an-cora in serbo per il Paese.

La “sinistra borghese” non può e non vuole dirlo, e per questo si assume una grave responsabili-tà storica. Noi invece lo gridiamo forte, con le parole del compagno Giovanni Scuderi, pronunciate nel discorso per la commemorazione del 35° anniversario della scom-parsa di Mao, invitando “tutte le forze politiche, sindacali, cultu-rali, religiose, antifasciste a unirsi per abbattere Berlusconi, il nuovo Mussolini e il principale massa-cratore sociale. Non possiamo certo aspettare la scadenza della legislatura nel 2013 perché egli può causare altri e più gravi dan-ni al popolo e al Paese e rivincere le elezioni”.

Un nuovo 25 Aprile si impone con urgenza per abbattere il nuo-vo Mussolini e il suo governo neo-fascista! Poi ognuno andrà per la propria strada, e il PMLI prosegui-rà la sua fino alla conquista del-l’Italia unita, rossa e socialista.

Page 3: Il Bolscevico- PMLI n.35

N. 35 - 6 ottobre 2011 interni / il bolscevico 3STANDARD & POOR’S

DECLASSA L’ITALIA. CONFINDUSTRIA SCARICA IL GOVERNO. NAPOLITANO INVOCA L’“UNITA’ PER LA CRESCITA”

“Il governo ha sempre ottenu-to la fiducia del parlamento dimo-strando così la solidità della pro-pria maggioranza. Le valutazioni di Standard & Poor’s sembrano dettate più dai retroscena dei quo-tidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considera-zioni politiche”: il 20 settembre, con questa nota stizzita di Palazzo Chigi, Berlusconi ribatteva imme-diatamente alla notizia che l’agen-zia internazionale di rating, Stan-dard & Poor’s, aveva declassato l’outlook (valutazione prospetti-ca) sul debito pubblico dell’Italia da “stabile” a “negativo”, facendo scendere il giudizio sulla sua sol-vibilità finanziaria un altro gradi-no al di sotto della Spagna.

A detta dell’infuriato neodu-ce quello di S&P sarebbe stato un “disegno preciso” di certi “circo-li anglofoni” interessati a specula-re sull’euro. Ma per quanto i voti delle agenzie di rating non siano da prendere per oro colato (ba-sti pensare che avevano occulta-to l’imminente fallimento della Leman Brothers, per sospettare di loro), dato che anch’esse sono parte integrante di quel circuito fi-nanziario-speculativo internazio-nale su cui dovrebbero vigilare, il declassamento dell’Italia da parte di S&P suona comunque un ulte-riore campanello d’allarme che non può essere semplicemente re-spinto al mittente con un “tutto va bene madama la marchesa” come fa l’inquilino di Palazzo Chigi. Tant’è vero che lo hanno preso in-vece molto sul serio i mercati fi-nanziari, facendo subito schizzare il differenziale tra i titoli di Stato

tedeschi e quelli italiani quasi a quota 400.

I “consigli”di Standard & Poor’s

Da parte sua Standard & Poor’s ribatteva imperturbabile alle accu-se scomposte del governo che le sue sono “valutazioni apolitiche e prospettiche del rischio di cre-dito fornite agli investitori”. Anzi aggiungeva che nei prossimi 12-18 mesi l’Italia rischia un nuovo taglio del rating se non ci sarà un aumento della crescita economica, e suggeriva anche la sua “ricetta” per evitare un tale scenario: niente patrimoniale, perché “le famiglie potrebbero decidere di spostare i capitali fuori dal Paese”. Avanti a tutta forza invece con maggiore flessibilità del mercato del lavoro e con liberalizzazioni e privatiz-zazioni. Insomma, manco a dirlo, anche per S&P il declassamento dovrà essere pagato dai lavoratori e dalle masse popolari.

Anche Napolitano prendeva molto sul serio il declassamento dell’Italia decretato da S&P, co-gliendo anzi la palla al balzo per rilanciare il suo ormai ossessivo ritornello della “coesione naziona-le” per fronteggiare la crisi: “Oc-corre un pacchetto, un insieme di misure. Sento parlare di un pia-no anche pluriennale; insomma, occorre una piattaforma meditata che nasca da consultazioni ampie per un rilancio della crescita”, di-chiarava infatti commentando la notizia mentre visitava una mo-stra a Roma. Cioè il nuovo Vitto-rio Emanuele III esorta tutti a so-

stenere il nuovo Mussolini e la sua politica di massacro sociale alme-no finché non sarà passata la tem-pesta finanziaria e il capitalismo italiano non sarà tratto in acque più tranquille.

L’ultimatumdi Marcegaglia

Appena un paio di giorni dopo anche Emma Marcegaglia impu-gnava il declassamento dell’Italia per lanciare un vero e proprio ul-timatum al governo: “Non è più tollerabile una situazione di stal-lo”, una situazione “in cui si vi-vacchia”, ha detto la presidentessa parlando all’assemblea della Con-findustria a Firenze. “Se il gover-no è disponibile a parlare con noi di grandi riforme noi siamo pron-ti a ragionare. Se invece il gover-no vuole andare avanti su piccole cose di manutenzione non siamo interessati, non siamo più dispo-nibili”.

Col che scaricava il governo Berlusconi solo pochi giorni dopo aver incassato il varo della sua ma-novra da massacro sociale. E a sot-tolineare la nuova presa di distan-za dall’esecutivo ha poi illustrato il “manifesto” confindustriale per la crescita, snocciolando le “rifor-me” urgenti che il governo si deve impegnare tassativamente a vara-re entro i prossimi giorni, oppure deve farsi da parte: misure di ridu-zione del carico fiscale sulle im-prese, liberalizzazioni delle pro-fessioni, privatizzazioni dei beni pubblici e riduzione delle parteci-pazioni pubbliche nell’economia, introduzione del principio della

libera concorrenza nella Costitu-zione, sblocco delle grandi opere, riduzione delle spese dei ministe-ri, e soprattutto il “superamento” delle pensioni di anzianità anti-cipando di un anno, al prossimo gennaio, l’adeguamento dell’età pensionabile all’indice di aspetta-tiva di vita, anche per le donne.

A sostegno di questo “manife-sto delle imprese per salvare l’Ita-lia” Marcegaglia chiama anche i vertici sindacali nel quadro di un nuovo patto sociale le cui basi sono già state gettate dall’accor-do sulla contrattazione e la rap-presentanza sindacale ratificato (senza la consultazione dei lavo-ratori) anche da Susanna Camus-so. In cambio la presidente degli industriali offre la disponibilità a una mini patrimoniale dell’1,5 per mille (sic).

Da parte sua il nuovo Musso-lini ha fatto sapere che sta prepa-rando, coadiuvato dai suoi fidati gerarchi Sacconi, Brunetta e Ro-mani, un pacchetto di misure “per la crescita” che vanno in direzione di quanto chiesto dagli industriali. E in cui, c’è da scommetterci, infi-lerà sicuramente condoni tombali, provvedimenti utili ad ingrassare le sue aziende e quant’altro serva a rafforzare i suoi poteri. A questo scopo ha preso direttamente lui le redini della faccenda emarginando Tremonti, che non vede l’ora di cacciare dal governo o quantome-no ridimensionare nei suoi pote-ri, per avere completa mano libera nel gestire la politica economica del governo secondo i propri inte-ressi e disegni politici.

AL COMIZIO DI VENEZIA

Bossi invocala secessioneIl caporione della Lega designa il fi glio

Renzo suo successore e promuove Calderoli suo “braccio destro” a

Roma. Minacce fasciste ai giornalistiProtetto dalle “forze del-

l’ordine” agli ordini di Maro-ni, che il giorno precedente ave-vano blindato la città e caricato selvaggiamente i manifestan-ti anti-lega ed anti-governativi, il neofascista, golpista, razzi-sta e xenofobo Umberto Bos-si, dal palco allestito per la 15a volta sulla Riva degli Schiavoni a Venezia, dinanzi a non più di 5mila persone, ha invocato nuo-vamente la secessione, per via referendaria o con le armi.

Un “comizio”, provocatorio quello pronunciato il 19 settem-bre scorso dal caporione leghi-sta, intriso del consueto trivia-le odio antimeridionale e di una demagogia populistica sempre più simile a quella di Goebbels. Un comizio assai pericoloso, con toni da guerra secessionista, da non sottovalutare. Soprattut-to dal punto di vista tattico.

Bossi ha infatti provato a porre un arginare alla crisi di consensi nel suo elettorato, cer-cando peraltro di prendere tre piccioni con una fava.

1) Spostare, con le invettive contro il Sud, l’attenzione del-la propria base in subbuglio per l’operato del governo. Si teme-vano infatti contestazioni “in-terne” per l’arrivo di gruppi di ‘epurati’ dalle segreterie locali, rei di avere dato segnali di non poterne più dell’appoggio in-condizionato dei dirigenti, dei parlamentari e dei ministri della Lega al puttanaio della “Roma ladrona” del plurinquisito neo-duce Berlusconi, Bossi non lo ha citato neanche una volta, tan-to più dopo l’approvazione del-la manovra di lacrime e sangue, ed in vista del voto contrario della Lega all’arresto del brac-cio destro e consigliere politico del ministro Tremonti, Marco Milanese, accusato di corruzio-ne, associazione a delinquere e rivelazione di segreti d’ufficio.

2) Rilanciare apertamente, dopo l’ultima rivendicazione-provocazione dello spostamento dei Ministeri al Nord, “la svol-ta” secessionista per fare a pezzi definitivamente l’Italia: sgancia-re il più rapidamente possibile il Nord dal Mezzogiorno d’Italia, agganciare l’area più industria-lizzata del paese alle economie trainanti, e lasciare quella più sottosviluppata alla deriva ver-so il Terzo Mondo. Un infame e criminale progetto eversivo, che ha fatto passi da gigante ne-gli ultimi due decenni, in quan-to sostenuto ufficialmente della “Fondazione Agnelli” e dai cir-coli economici e finanziari del Centro-Nord d’Italia è sposato anche dal “centro-sinistra”.

3) Porre fine alle divisioni e alle diatribe (vere o presun-te) tra i candidati alla sua suc-cessione. Sul palco galleggian-te sono rimasti infatti defilati “maroniani” e “cerchi magici” – ed è apparso sempre ben vi-sibile - Renzo Bossi, detto “il trota”, che aveva ricevuto, qual-che giorno prima, dal padre una prima investitura sulle rive del

Po, alla maniera medioevale. La squallida parata organizzata dal padre-padrone della Lega a Ve-nezia, è servita per confermare ufficialmente l’investitura ne-potistica del figlio, alla maniera della mafia, con tanto di santini e di ampolla. Non a caso attorno al caporione e al figlio del ca-porione, per legittimare l’even-to, c’erano gli altri gerarchi in camicia nero-verde: il mini-stro per la semplificazione Ro-berto Calderoli, i capo-gruppo Reguzzoni e Bricolo, i gover-natori Cota (Piemonte) e Zaia (Veneto) il neopodestà di Tre-viso, Gianpaolo Gobbo (rinvia-to a giudizio per banda armata), la vicepresidente della Senato Rosy Mauro, il sottosegretario Francesca Martini.

A dispetto delle illusorie aspettative della opposizione di burro del PD di Bersani, veri contrasti tra i capibastone Cal-deroli e Maroni non ce ne sono stati. Anzi: ‘’ci hanno spacca-to i coglioni i giornalisti che continuano a scrivere che nella Lega ci sono divisioni’’ ha tuo-nato paonazzo Calderoli, sen-za lesinare di vomitare un po’ di bile su quei sindaci leghisti, tentati in questi giorni dal pren-dere parte alle proteste di piaz-za contro gli spaventosi tagli agli enti locali, come i neopo-destà di Verona, Flavio Tosi, e quello di Varese, Attilio Fon-tana. “Sono fratelli coltelli” li ha bacchettati, forte della pro-mozione a “braccio destro” di Bossi a Roma: ‘’Polvere siete e polvere ritornerete. Io, Maroni, gli altri non saremmo un cazzo senza Bossi’’. Che scoperta! La novità semmai è che tra le righe dei comizi di Venezia si è potu-to leggere una chiara divisione dei compiti nel “gran consiglio del fascismo”: al neoduce Ber-lusconi il compito di aggredi-re e minacciare i magistrati che fanno il loro dovere, e di pro-teggere con l’immunità parla-mentare gli indagati per mafia, associazione segreta o corruzio-ne. A Maroni quello di pestare i manifestanti (operai, studen-ti, precari, pensionati, ambien-talisti e chiunque osa protesta-re in maniera dura e combattiva contro il governo nelle piazze), e di imprigionare gli immigra-ti, lasciandoli affogare all’oc-correnza. A Bossi e Calderoli il compito di minacciare e im-bavagliare la base della Lega, i sindaci non allineati e soprattut-to i giornalisti. “Lo dico ai gior-nalisti: prima o dopo piglierete una mano di botte, non ci di-struggerete con i vostri insulti” minacciava il 25 settembre dal palco di una festa del partito nel Varesotto.

La parola passa ora alla piaz-za, al popolo, unito, dal Nord, al Centro al Sud. Tutti a Roma il 15 ottobre per spazzare via per sempre il governo fascio-legista del massacro sociale e dell’ab-bandono del Sud e tutti i suoi lacchè!

Sponsorizzatodalle Coop il giro della “padania”Durissime proteste da parte delle masse popolari. Solidarietà del PMLI

LA “CORSA” VOLUTA DALLA LEGA FASCISTA, RAZZISTA E XENOFOBA

A settembre, tra proteste vi-branti e contestazioni, si è svol-to il vergognoso giro di “pada-nia” voluto dalla Lega fascista, razzista e xenofoba, e in partico-lare dal senatore Michelino Da-vico, per rilanciare la sua nefasta politica all’interno del governo del neoduce Berlusconi copren-dola dietro questa “corsa”. Nella zona del cuneese, a Savona, a Ro-vereto e a Piacenza le proteste più dure con blocchi stradali, scontri con le “forze dell’ordine” e lancio di puntine sul manto stradale per bloccare i ciclisti.

Il gravissimo evento è stato possibile anche grazie alla spon-sorizzazione delle cooperative co-siddette “rosse”, le stesse che da anni finanziano le feste prima del PCI, poi del PDS, dei DS e in ul-timo del PD. Si tratta di due veri e propri colossi del mondo coo-perativo dell’Emilia-Romagna, ossia le imprese di costruzione Coopsette e Unieco a sponsoriz-zare il famigerato giro promos-so dalla Lega Nord. Le due mega cooperative di costruzioni, con sede a Reggio Emilia e fattura-

ti importanti in Italia e all’estero, hanno deciso di mettere mano al portafogli e finanziare l’iniziativa promossa dal Carroccio tramite regolarissimi contratti di sponso-rizzazione.

A confermarlo senza pudore è il vice presidente di Coopsette, Fla-vio Ferrari: “Siamo un’impre-sa dalla mentalità aperta e non ci spaventa sponsorizzare even-ti come la festa del Pd, il mee-ting di Comunione e Liberazione a Rimini oppure il Giro della Pa-dania”. A confermare la cosa è il deputato leghista di Reggio Emi-lia Angelo Alessandri, che è an-che presidente dalla commissione ambiente e lavori pubblici del-la Camera: “Il Giro di Padania è una bella opportunità. Gli spon-sor sono stati cercati dal territorio e sul territorio, attraverso Provin-ce e Regioni che si sono mosse e hanno chiesto a vari soggetti eco-nomici. Coopsette e Unieco? Sono state individuate dal comitato pro-motore, che non è neanche tutto targato Lega Nord. Da dove sia-no arrivate queste sponsorizzazio-ni non ci interessa. A noi interessa

Una delle numerose contestazioni che hanno cercato di ostacolare il cosiddetto “giro della padania”. Sul cartello il parallelo tra le olimpiadi naziste del 1936 e il giro promosso dalla Lega secessionista

che sia stato svolto l’evento. Nien-te di politico. Peccato che qualcu-no non lo capisca e strumentalizzi la cosa”.

Tutt’altro che “niente di poli-tico” o tentativi di “strumentaliz-zazione”! Il giro della “padania” è una grande operazione politico-economica che vorrebbe far ac-cettare tra la popolazione un’en-tità politica che non esiste altro che nella politica razzista e seces-sionista della Lega di Bossi. An-cor più grave è la partecipazione

delle Coop “rosse” nonché il si-lenzio connivente del PD, sempre più corrotto dal sistema capitalista fino ad essere compiacente con il neoduce Berlusconi e i suoi com-pari.

Dal canto nostro esprimia-mo solidarietà ai denunciati dal-le “forze dell’ordine” del mini-stro fascio-leghista Maroni, rei di aver protestato, fermato e blocca-to questa ignobile farsa che nulla ha a che fare con un evento spor-tivo.

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4 il bolscevico / classe operaia N. 35 - 6 ottobre 2011

Colpo di mano della leader riformista di destra

CAMUSSO FIRMA IL FAMIGERATO ACCORDODEL 28 GIUGNO SENZA CONSULTARE GLI ISCRITTI CGILDOPO AVERGLI CHIESTO DI RITIRARE LA FIRMA, LA SINISTRA DELLA CGIL LA RITIENE: “DECISIONE SBAGLIATA E GRAVE”

Proprio in vista della riunione del direttivo nazionale tenutosi il 9 settembre, il Comitato centrale della FIOM, con un documento votato a larga maggioranza, ave-va chiesto alla CGIL di ritirare la sua adesione sull’accordo inter-confederale sul modello contrat-tuale e la rappresentanza sinda-cale del 28 giugno divenuto, di fatto, “carta straccia” a seguito della decisione del governo di inserire nella manovra l’articolo 8 i cui contenuti sono finalizzati a cancellare il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori, a di-struggere l’insieme dei diritti dei lavoratori; per giunta con il con-senso di Confindustria e di CISL e UIL. Una richiesta questa raffor-zata dallo straordinario successo di partecipazione allo sciopero generale del 6 settembre. Susan-na Camusso, segretario generale della Confederazione, e dietro di lei la maggioranza del direttivo hanno fatto orecchie da mercan-te: pur esaltando il risultato della

mobilitazione, pur continuando a rivendicare la cancellazione dell’articolo 8 della manovra, in modo contraddittorio e perden-te, hanno confermato il giudizio positivo e la volontà d applicarlo. Non solo, hanno rifiutato la pro-posta ragionevole e precauzio-nale, avanzata dagli esponenti della sinistra organizzati ne “La CGIL che vogliamo” di sospen-dere ogni decisione per verificare la disponibilità di Confindustria e di CISL e UIL per richiedere uni-tariamente al governo di togliere l’articolo contestato e comunque per concludere la consultazione tra gli iscritti e i lavoratori sul sud-detto accordo.

Nella sua relazione, la Camus-so questa posizione l’ha giustifi-cata così: “L’articolo 8 della ma-novra è stato fortemente voluto dal ministro del Lavoro e dal go-verno come reazione e negazio-ne – ha affermato in modo assai discutibile – dell’accordo del 28 giugno. È dunque evidente – ha

La Marcegaglia passa la penna alla Camusso per la fi rma del famigerato accordo del 28 giugno scorso

“L’Unità” del 23 settembe, a pochi giorni dalla ratifi ca dell’accordo del 28 giugno nella sede della Confi ndustria ha disinformato i lettori presentando come appiana-te tutte le contestazioni da parte della FIOM e quelle interne alla stessa CGIL

Gli operai di Fiat e indottodi Termini protestano sotto la sede del governo sicilianoBloccate autostrade e ferrovia. Proclamato lo sciopero. L’unica soluzione è nazionalizzare tutto il gruppo FiatALEMANNO BLOCCA LA MANIFESTAZIONE A ROMA E DENUNCIA I LAVORATORI ALLA MAGISTRATURA

Dal nostro corrispondente della Sicilia

È ripartita la dura lotta degli operai della Fiat di Termini Imere-se, lo stabilimento in provincia di Palermo, contro i piani del nuovo Valletta, Marchionne, che vuole la fabbrica chiusa definitivamente il 31 dicembre prossimo.

Dall’alba del 13 settembre gli operai hanno incrociato le brac-cia e dato vita a un sit-in davan-ti ai cancelli dello stabilimento, occupando poi simbolicamente il municipio, dove, al termine di un’infuocata assemblea hanno deciso che la protesta deve con-tinuare a oltranza.

La mattina del 14 settembre si è tenuta una marcia su Palermo, preceduta da un nuovo presidio. Nel capoluogo siciliano diverse centinaia di operai Fiat e indotto, con la presenza di Fiom, Fim e Uilm hanno manifestato sotto pa-lazzo d’Orleans, sede del gover-no siciliano, portando un grande striscione con scritto ‘’La Fiat di Termini Imerese non si chiu-de’’. Piazza Indipendenza è stata bloccata per ore. Non mollano gli operai del più grande stabilimen-to metalmeccanico della Sicilia, che conta 2.200 dipendenti, sen-za contare le diverse centinaia delle fabbriche dell’indotto. Il 15 e il 16 settembre le tute blu han-no occupato la Palermo-Messina e la Statale 113.

La chiusura dello stabilimento, infatti, sarebbe un colpo morta-le per l’economia del popoloso paese in provincia di Palermo, che conta circa 30.000 abitanti, di tutto il comprensorio, con ri-cadute a catena per tutta la Sici-lia. In primo luogo per le famiglie operaie di Termini, già colpite da lunghi periodi di cassa integra-zione. Come denuncia Renè Di Giacomo, operaio di Termini: “Se ti fai un giro nel centro di Termini vedi tutte le case con scritta ven-desi, perché la gente non può più pagare il mutuo”.

I politicanti borghesi finora hanno prodotto solo chiacchiere e, a volte, non hanno prodotto proprio nulla. È il caso del gover-natore siciliano Lombardo, MPA, e del suo governo tenuto in pie-di con i voti dei rinnegati del PD, che in tutti questi anni, ha lascia-to che la situazione si incancre-nisse.

Oggi si parla di fondi pubbli-ci per il rilancio di Termini. Solo la Regione siciliana promette di stanziare 200 milioni di euro per il “superamento della crisi dell’area industriale di Termini Imerese e per rilanciare i livelli occupazio-nali del dopo Fiat, attraverso un fondo di garanzia che integrerà le somme destinate dal Governo nazionale, oltre alle somme già previste in precedenza”, dichiara Salvino Caputo, PDL, presidente della Commissione parlamentare

Attività produttive primo firmata-rio di un decreto legge sugli im-pianti di Termini che porta anche le firme del del vice presidente della commissione Giuseppe Ap-prendi (PD) e del presidente della Commissione Bilancio Riccardo Savona, Alleati per la Sicilia.

Da notare che, in primo luo-go, gli stessi parlamentari siciliani che firmano il decreto che deve essere esaminato in parlamento hanno sentenziato la fine dell’era Fiat in Sicilia. In secondo luogo, almeno due dei soggetti firmata-ri del decreto Salvino Caputo e Riccardo Savona, hanno avuto problemi seri con la giustizia. I nomi dei due ricorrono proprio in inchieste che riguardano lo stan-ziamento di fondi pubblici a favo-re di aziende private, per lo più in odore di mafia. Indagini su appalti poco chiari hanno riguardato, ad esempio la metanizzazione della città di Palermo e la metropolita-na di Palermo.

Intanto, è dato per scontato che la Fiat andrà via dalla Sici-lia. Soluzione possibile al gover-natore e ai parlamentari siciliani appare incredibilmente il gruppo molisano Dr Motor di Massimo De Risio. Contro il parere degli stessi operai che manifestano forti dubbi su De Risio per il piano industriale che prevede soltan-to l’impiego di 1.300 lavoratori, nella migliore delle ipotesi, per Lombardo quella di De Risio è la

IN LOTTA CONTRO LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO

27 settembre 2011. La combattiva manifestazione dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese e dell’indotto a Roma per rivendicare la difesa del posto di lavoro e il rilancio dell’occupazione

aggiunto mentendo – che l’ipotesi d’intesa raggiunta con CISL, UIL e Confindustria rappresenta… uno strumento di tutela dei lavo-ratori”. Su questa linea la Camus-so ha espresso la necessità di trovare una modalità che “impe-gni tutte le parti firmatarie ad ap-plicare integralmente – comprese le deroghe al contratto nazionale, ndr - dell’intesa” Tempestivi sono giunti gli applausi del segreta-rio della CISL, Raffaele Bonanni, cui faranno seguito, si presume, quelli di Angeletti e della Marce-gaglia.

L’Indirizzo impresso dalla Ca-musso su questo aspetto cen-trale della linea della CGIL ha suscitato molti malumori e aper-te contestazioni da parte della sinistra. Per Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della FIOM, “con questa impo-stazione l’accordo del 28 giugno diventa la piattaforma con cui la Cgil va alla trattativa per ottenere qualche sconto sul decreto; ci si muove in una logica emendativa, in totale contraddizione con la radicalità del movimenti di prote-sta”. Il segretario generale FIOM. Maurizio Landini, ha ribadito che, con la manovra, “l’accordo del 28 è divenuto carta straccia” e quin-di non ci si deve sentire impegna-ti verso di esso, Per Landini va rafforzata la mobilitazione anche con scioperi. Anche perché, “se bisogna approfondire le contrad-dizioni emersi negli altri due sin-dacati” questa sembra essere la strada giusta.

Su questo punto specifico, se

confermare o rigettare l’accordo del 28 giugno gli esponenti de “La CGIL che vogliamo” hanno presentato un documento alter-nativo di minoranza ricevendo 18 voti. In esso tra l’altro si legge: “Alla luce di tali stravolgimenti (quelli provocati dall’articolo 8 della manovra che cancella con-temporaneamente il diritto del lavoro “garantiti dalla contratta-zione nazionale e dallo Statuto dei lavoratori”, ndr) l’ipotesi di accordo del 28 giugno dal quale la CGIL dovrebbe ritirare il so-stegno, non esiste più e la prio-rità per la CGIL, in questa fase è avviare una grande campagna di iniziativa” contro il complesso della manovra e contro la vergo-gna dell’articolo 8 “non escluden-do nessuna iniziativa finalizzata alla sua cancellazione, compreso il referendum abrogativo”.

Gianni Rinaldini, coordinatore

nazionale de “La CGIL che voglia-mo”, in una nota del 10 settem-bre ha definito sbagliate e gravi le decisioni assunte dal direttivo CGIL relative all’accordo del 28 giugno e al suo rapporto con il decreto sul lavoro contenuto nella manovra del governo. Sbagliate perché “non può coesistere – ha affermato - il sostegno di Confin-dustria, CISL e UIL ad un Decreto che prevede la cancellazione del Contratto nazionale, del diritto del lavoro, la legittimazione dell’ac-cordo Fiat, con u accordo unitario su democrazia e regole sinda-cali”. C’è un incompatibilità tra l’approvazione del Decreto lavoro “anche grazie al sostegno fonda-mentale di Confindustria, CISL e UIL, e la richiesta agli stessi sog-getti di confermare l’applicazio-ne dell’ipotesi di accordo”. Gravi perché il direttivo ha dato man-dato alla segreteria di svolgere la

verifica con CISL, UIL e Confindu-stria sulla loro disponibilità all’ap-plicazione dell’accordo di giugno “e su questa base procedere alla firma”. “Come dire – ha aggiunto Rinaldini – che è stata abolita la democrazia interna, cioè il voto vincolante degli iscritti alla CGIL come previsto dalle nostre norme statutarie della nostra organizza-zione”. “Si discute, si delibera, si decide sui contratti e sulla demo-crazia senza che i diretti interes-sati possano pronunciarsi e deci-dere liberamente”. Lungo questa strada, è la sua conclusione, si va verso una “vera e propria deriva che può riguardare la stessa mu-tazione genetica della CGIL”.

Ma il 21 settembre la Camusso ha firmato il famigerato accordo del 28 giugno, che noi abbiamo bollato come un nuovo Patto di Palazzo Vidoni, senza consultare gli iscritti alla CGIL.

migliore proposta arrivata. Circa 600 operai della Fiat di

Termini Imerese, il 27 settembre sono andati a Roma a piazza Montecitorio con un treno spe-ciale dalla Sicilia, in occasione dell’incontro al Ministero dello Sviluppo economico tra i rappre-sentanti dei lavoratori Fiat, l’advi-sor di Invitalia e la Regione Sicilia per chiedere risposte certe per il futuro dello stabilimento sicilia-no. Ma l’unica risposta certa che hanno ricevuto è la denuncia alla magistratura da parte del neo-podestà fascista Alemanno per blocco stradale e manifestazio-ne non autorizzata perché, a suo dire, “non si può tollerare” che si

paralizzi la città! Non importa al gerarca romano che 2.200 lavo-ratori tra Fiat e indotto, non pos-sono tollerare di essere gettati sul lastrico.

Non vi è altra soluzione, il pia-no di Marchionne deve essere re-spinto con grande forza e deter-minazione, non solo per gli alti e intollerabili costi sociali, in termini di occupazione, che comporta, in Sicilia ma per la sua totale man-canza di prospettiva industriale per la nostra regione. La Fiat deve rimanere in Sicilia. In ogni caso gli eventuali imprenditori che ri-leveranno lo stabilimento devono garantire la piena occupazione di tutti gli operai, compresi quelli

dell’indotto. In ogni caso bisogna avere il

coraggio di fare una scelta più radicale: l’esproprio dell’intero gruppo Fiat senza indennizzo; anche perché lo Stato ha già pa-gato a sufficienza per attuare una sua profonda riconversione indu-striale che abbia al suo centro la produzione dei mezzi di trasporto collettivi pubblici su rotaia e via mare, comprendendo in questo contesto anche la ricerca e la co-struzione dell’auto ecologica (me-tano e idrogeno). Solo così si può salvare lo stabilimento siciliano di Fiat, costruito col sudore e col sangue di numerose generazioni di operai che vi hanno lavorato.

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N. 35 - 6 ottobre 2011 interni / il bolscevico 5COINVOLTO NELLO SCANDALO P4

Il parlamento nero e corrottonega l’arresto di Milanese

L’ex braccio destro di Tremonti è accusato di associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreto d’uffi cioCENTINAIA DI MANIFESTANTI PROTESTANO DAVANTI MONTECITORIO CONTRO LA SCANDALOSA ASSOLUZIONE

Il 22 settembre la Camera nera ha inferto un colpo mortale all’in-chiesta dei Pubblici ministeri par-tenopei che indagano sul merci-monio di tangenti, appalti, nomine in diverse società controllate dal Tesoro (tra cui Ansaldo Breda,Oto Melara,Sogin,Sace) e rivelazione di segreti giudiziari tramati dalla cosiddetta cricca della P4 e del pi-duista Luigi Bisagnani.

Con 312 voti contrari e 306 fa-vorevoli il parlamento in camicia nera ha negato l’autorizzazione al-l’arresto di Marco Milanese, l’ex braccio destro di Tremonti, accu-sato di associazione per delinque-re, corruzione e rivelazione di se-greto d’ufficio dai giudici della procura di Napoli che il 7 luglio scorso hanno spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare in carcere accusandolo di essere il “deus ex machina delle nomine e di aver ricevuto in cam-bio regali e altre utilità”.

Una conferma di quanto deci-so il 13 settembre dalla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che, sia pure con un solo voto di scarto, (11 a 10) aveva ne-gato l’arresto di Milanese.

“Ce l’ho fatta per poco. Sono salvo per il rotto della cuffia” ha sospirato Milanese al termine del-la votazione conclusasi con soli 3

200 MILA ALLA MARCIA PERUGIA-ASSISII LIMITI DEL PACIFISMO INTERCLASSISTA

MANGANELLI INVECE DI OCCUPAZIONE PER GLI OPERAI IRISBUSCome avevano promesso le

tute blu dell’Irisbus della Valle Ufita il 21 settembre si sono pre-sentate sotto le finestre del mini-stero dello sviluppo economico a Roma per “presidiare” quel quarto tavolo di trattativa fra il governo e le parti sociali ed evitare che an-dasse a vuoto come i precedenti. Nell’incontro tra il ministro Pao-lo Romani, sindacati e aziende si è solo ottenuto un rinvio da parte di Fiat alla chiusura dello stabilimen-to, prorogata al 31 dicembre, e una ripresa delle trattative con Di Risio e altri imprenditori per la “svendi-

ta” della fabbrica. Mentre il gover-no non si è preso nessun impegno per finanziare il rinnovo del parco bus pubblico, obsoleto e inquinan-te (per il quale si rischia anche di pagare una multa salata alla comu-nità europea), quindi nessuna nuo-va commessa per l’azienda Fiat-Iveco, unica azienda a produrre autobus in Italia.

Il nulla di fatto ha scatenato la rabbia e la disperazione dei mani-festanti che in corteo al grido: “È una vergogna”, volevano raggiun-gere piazza Montecitorio, davan-ti alla Camera, dove stazionavano

gli altri lavoratori. I trenta lavo-ratori, insieme ad alcuni dirigen-ti sindacali della CGIL di Avelli-no, tra cui il segretario provinciale Vincenzo Petruzziello, sono sta-ti caricati da un centinaio di poli-ziotti in assetto antisommossa; un esorbitante schieramento di poli-zia che non ha esitato a manganel-lare tutti per impedire e zittire ogni fastidiosa contestazione al gover-no del massacratore sociale Berlu-sconi che procedeva spedito nella ratifica della manovra finanziaria piena di misure inique, antipopo-lari, fasciste e anticostituzionali,

che segneranno un nero futuro per le masse operaie e popolari.

“È stata una vile aggressione - denuncia Petruzziello - con uno spiegamento di forze ingiustifica-to. Dalle dieci siamo costretti a sta-re in via Molise, senza nemmeno la possibilità di usufruire dei servi-zi igienici”. I lavoratori non erano “autorizzati” a difendere il proprio posto di lavoro e quindi manga-nellati a sangue (un anziano lavo-ratore è rimasto ferito in maniera grave), mentre il nuovo Valletta è autorizzato dal governo, con tantodi legge, a dismettere, licenziare e

annientare l’unico sito produttivo della Valle Ufita, lasciando ancor più povero il nostro martoriato Sud.

Se le prospettive sono queste, il sindacato ha già contrapposto il suo rifiuto organizzando un’as-semblea per lunedì 25 e la richie-sta di un incontro direttamente con la presidenza del consiglio.

Un’assemblea infuocata con-clusasi con un comunicato dove i lavoratori non hanno risparmia-to critiche ai sindacati per gli im-pegni non mantenuti e ricordato loro che “qualora le richieste fos-sero state disattese dal governo,

le organizzazioni sindacali unita-riamente avrebbero effettuato una grande manifestazione a Roma en-tro e non oltre il 21”. “La verten-za Irisbus – continua il comunica- to - diventi finalmente nazionale anche per il sindacato per cui chia-miamo a discutere con e per i lavo-ratori (in fabbrica e nei palazzi del potere) i segretari nazionali confe-derali unitamente ai segretari na-zionali di categoria... e, infine, che si indichi al più presto uno sciope-ro nazionale generale del gruppo Fiat e uno sciopero generale della provincia di Avellino”.

“Tagliare le spese militari e non i servizi sociali per affronta-re la crisi”, questo è il messaggio che hanno voluto lanciare gli oltre duecentomila manifestanti prove-nienti da tutta Italia che hanno pre-so parte alla XIX edizione della marcia Perugia-Assisi “per la pace e la fratellanza tra i popoli”, svol-tasi il 25 settembre scorso.

24 Km di percorso, 6 ore di cammino, per una lunga fiumana colorata di giovani e anziani, in larga parte provenienti dal varie-

gato mondo dell’associazionismo cattolico. In testa centinaia di gon-faloni di comuni riuniti nel “coor-dinamento nazionale delle città per la pace”, e al centro una gran-de bandiera arcobaleno. La parola d’ordine prescelta è quella di sem-pre: “contro tutte le guerre, anche contro quelle umanitarie”.

Molte le denunce che sono ri-suonate spontaneamente nel corteo, compresi i temi della precarietà del lavoro, ma scarsi, vista la gravità della situazione, gli slogan contro il

governo guerrafondaio e della ma-celleria sociale, che ha trovato uno dei suoi strenui protettori nel Presi-dente, Giorgio Napolitano.

Sottotono anche il versante del-le prese di posizione. “L’Italia è in guerra in Libia e in Afghanistan”, ha denunciato Flavio Lotti, coor-dinatore della Tavola della pace, ma senza citare i responsabili. Lu-ciano Della Vecchia, assessore ai Trasporti della provincia di Peru-gia ha invece ribadito: “Non è pos-sibile tagliare i servizi di trasporto

GLI IMMIGRATI SI RIBELLANO AL PIANO RIMPATRI VOLUTO DAL MINISTRO FASCIO-LEGHISTA MARONI

Rivolta al CIE di LampedusaLa senatrice della Lega Nord Maraventano invita a mettere in galera i migranti

Una rivolta annunciata è stata quella scatenata dagli immigrati reclusi e stipati come animali dal governo del neoduce Berlusconi nel famigerato Cie di Lampedu-sa, il “Centro di Identificazione ed Espulsione” presente in locali-tà Imbriacola, la cui capienza è di 200 posti. Da mesi ben 1300 mi-granti sono chiusi dentro questo carcere a cielo aperto, con condi-zioni igieniche disastrose, cibo ra-zionato, bambini non curati e con la paura di subire un rimpatrio in-giusto da terre, come la Libia o la Tunisia da dove scappati per evi-tare la morte o semplicemente per

chiedere diritto di asilo in Italia. Qui, nonostante anche i richiami dell’Unione europea sulla que-stione accoglienza e solidarietà, il governo del neoduce Berlusco-ni e il suo fido scagnozzo, il mi-nistro fascio-leghista Maroni, non hanno fatto altro che far peggio-rare la situazione, non allestendo strutture adeguate per gli isolani e i migranti, ma percorrendo la stra-da più consona al regime neofa-scista: la repressione e il manga-nello. Così il 19 e il 20 settembre scorsi sono scoppiate durissime rivolte degli immigrati stipati nel Cie contro le “forze dell’ordine”,

il Centro è andato in fiamme, cui sono seguiti decine di intossica-ti e centinaia di migranti in fuga che hanno cercato accampamenti di fortuna.

Una situazione intollerabile, con Lampedusa in ginocchio che cerca con il dialogo tra isolani e migranti una soluzione che il go-verno del nuovo Mussolini nega da mesi. Una impotenza che si traduce inevitabilmente nel razzi-smo più becero come quello pro-pugnato dalla senatrice leghista Angela Maraventano che invita ad un rimpatrio immediato in Tu-nisia e un invito a collocare nel-

le “patrie galere” i migranti, in barba a qualsiasi principio di ac-coglienza, persino con i rifugiati politici; istigazione al razzismo e alla violenza che trova seguito an-che nel neopodestà lampedusia-no Dino De Rubeis, già indaga-to per un episodio analogo dalla procura di Agrigento, che parla di “popolazione che vuole scendere con i manganelli” e “gli immigra-ti come gente di malaffare”. Un fatto gravissimo che la dice lunga sull’anima nera che ormai permea il regime neofascista dal governo del nuovo Mussolini alle istituzio-ni locali.

voti in più rispetto a quelli che ser-vivano.

A parte il voto del vicesegreta-rio del PD Enrico Letta che non è stato registrato per un errore tec-nico, dai conteggi risulta che ci sono stati 7 franchi tiratori che hanno votato con le “opposizio-ni” e quindi a favore dell’arresto. Il dato emerge analizzando le pre-senze dell’aula da cui risulta che “l’opposizione” schierava 299 de-putati, mentre i sì all’arresto sono

stati 306. Ma c’è anche chi sostie-ne che ci sia stato un “travaso” di voti e che dal terzo polo o dal PD siano arrivati “aiutini” per Milane-se che hanno compensato eventua-li fughe di PDL e Lega. Infatti è di dominio pubblico che nelle ultime settimane Milanese “passava più tempo tra i banchi delle opposi-zioni che non in quelli della mag-gioranza”.

Comunque sia, risulta chia-ro che anche questa volta, come è

già successo col deputato Alfon-so Papa (spedito a Poggioreale), i voti della Lega sono stati determi-nanti: nel primo caso sono servi-ti per condannare Papa, ora hanno salvato Milanese e soprattutto Tre-monti dai guai giudiziari.

La differenza l’hanno fatta 29 deputati: quelli che il 20 lu-glio hanno votato per mandare in carcere Papa e che oggi si sono schierati per salvare Milanese. A luglio i deputati che votarono

per negare l’arresto furono 293 (e non furono sufficienti perché i sì furono 319); oggi quelli che sono riusciti a salvare Milanese sono stati 29 di più: in gran parte le-ghisti che l’altra volta decisero di scaricare Papa.

Non a caso il caporione Bossi si è affrettato a sottolineare che: “nessun leghista ha tradito” Mi-lanese! Infatti ad essere traditi in pieno sono il mandato e la fidu-cia dei elettori. Un tradimento che

risulta ancora più vergognoso in quanto compiuto proprio da co-loro che ai tempi di Tangentopoli agitavano il cappio in parlamento contro i corrotti e i mafiosi.

All’annuncio dell’assoluzione di Milanese, davanti a Monteci-torio centinaia di manifestanti che hanno seguito la votazione attra-verso una radiolina attaccata a un megafono hanno alzato un coro di “No e di Vergogna!”.

per i disabili e continuare a fab-bricare caccia bombardieri”, men-tre il presidente Fnsi ha espresso sconcerto per l’assenza del tema delle spese militari sui giornali, “nonostante l’insistenza della so-cietà civile sulla necessità di ta-gli”. Tonino Dell’Olio per Libera ha ricordato il legame tra guerre, mafie internazionali e crisi econo-mica: “120 – 150 miliardi l’anno è il fatturato delle mafie secondo la commissione parlamentare an-timafia, 60 miliardi l’anno si per-dono nella corruzione secondo la Corte dei Conti, bisogna aggredi-re la crisi partendo da qui. Il 90% dell’oppio del narcotraffico pro-viene dall’Afghanistan, da quando è presidiato dalle forze militari in-ternazionali c’è stato un aumento esponenziale della produzione”.

La volontà degli organizzatori è stata come e più di sempre quella di invocare una pace generica sen-za colpire in alcun modo le radi-ci storiche ed economico-politiche che alimentano non la guerra senza aggettivi ma le guerre imperialiste. E nel quadro di questo pacifismo riformista, imbelle, interclassista e non violento ha sguazzato quella “sinistra” borghese con alla testa il PD che ha fortemente condiziona-to la marcia cercandole di impri-mere il suo appoggio politico, or-ganizzativo e mediatico. La stessa “Unità” le dedicava domenica 25 un inserto giornalistico dove spic-cavano gli interventi di Bersani e di Vendola che si sono guardati bene dal denunciare le responsabi-lità del sistema economico e poli-

tico imperialista e l’imperialismo italiano con le sue guerre di ag-gressione che chiama missioni mi-litari all’estero, dall’Afghanistan alla Libia, ed erano infarcite di ri-chiami a un pacifismo umanitario, interclassista e non violento.

Per quanto riguarda i limiti sto-rici della marcia pacifista Perugia-Assisi occorre prestare attenzione alla analisi di Lenin: “La guer-ra attuale è stata generata dal-l’imperialismo. Il capitalismo ha raggiunto la sua fase supre-ma. Le forze produttive della società e l’entità del capitale hanno superato gli stretti li-miti dei singoli Stati nazionali. Da qui deriva la tendenza del-le grandi potenze ad asservire nazioni straniere, a conquista-re colonie, come fonti di mate-rie prime e sbocchi per l’espor-tazione del capitale. Tutto il mondo si fonde in un unico organismo economico, tutto il mondo è diviso fra un pugno di grandi potenze. Le condizioni oggettive del socialismo sono giunte a completa maturazio-ne e la guerra attuale è una guerra dei capitalisti per otte-nere privilegi e monopoli che possano ritardare il crollo del capitalismo”, e alle conclusioni di Mao: “La storia conosce solo due tipi di guerre: le guerre giu-ste e le guerre ingiuste. Noi sia-mo per le guerre giuste e contro le guerre ingiuste. Tutte le guer-re controrivoluzionarie sono in-giuste, tutte le guerre rivoluzio-narie sono giuste”.

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6 il bolscevico / napoli N. 35 - 6 ottobre 2011

Un progetto riformista e anticomunista che vuole rilanciare la fallimentare “democrazia partecipativa” delle giunte antipopolari Bassolino e Iervolino

IL “LABORATORIO NAPOLI E DELLA COSTITUENTE DEI BENI COMUNI” DI DE MAGISTRIS E LUCARELLI E’ UNA TRAPPOLA PER RIDARE

CREDIBILITA’ ALLE AMMINISTRAZIONI DELLA “SINISTRA” BORGHESE IL PMLI PROPONE, IN ALTERNATIVA, IL SOCIALISMO E LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE FAUTRICI DEL SOCIALISMO“È partita da Napoli la rivolu-

zione politica dei beni comuni e della democrazia partecipativa”: con queste tronfie e roboanti paro-le il 1° luglio scorso il neoasses-sore Alberto Lucarelli ha annun-ciato, dinanzi ad alcune centinaia di persone riunite nell’antisala dei baroni del Maschio Angioi-no, la nascita del progetto “Labo-ratorio Napoli e della Costituente dei bene comuni”. Il 6 luglio si è svolta la prima assemblea con una bassa partecipazione (poco più di un centinaio di persone per lo più appartenenti all’entourage della giunta) presso la municipalità di Scampia, da sempre luogo simbo-lo del degrado sociale (segno che le masse hanno accolto con fred-dezza l’annuncio del disegno del-la giunta).

Il “Laboratorio Napoli e della Costituente dei beni comuni”: organizzazione e

obiettivi Lucarelli ha esordito afferman-

do che “il modello che seguiamo è quello definito dalla convenzio-ne di Aarhus (legge dello Stato dal 2001) con cui l’Ue prevede che i cittadini partecipino alla determi-nazione delle politiche ambienta-li, non solo alle fasi di proposta o controllo”. “Ma noi - ha sottoli-neato - pensiamo a qualcosa di più della democrazia partecipativa. Si può definire democrazia delibe-rativa e a Napoli verrà estesa non solo ai temi ambientali ma a tutte le tematiche locali. Verranno isti-tuite – ha spiegato ancora - dodici consulte, una per ciascun assesso-rato, autogestite dai cittadini ma in contatto on line tra loro e con l’as-sessorato, ciascuna consulta avrà

Due momenti della campagna astensionista del PMLI a Napoli in occasione delle elezioni amministrative della primavera scorsa (foto Il Bolscevico)

Il PMLI in azione alla manifestazione di Napoli per lo sciopero generale del 6 settembre. Al centro, col pugno alzato, il compagno Franco Di Matteo, Responsabile del PMLI per la Campania (foto Il Bolscevico)

una propria “Carta d’intenti”, inte-se “promuovere il coordinamento dell’azione delle amministrazio-ni locali con associazioni e movi-menti; definire, anche su scala so-vracomunale, strategie unitarie di intervento; promuovere laborato-ri sperimentali e istituti di Demo-crazia partecipativa sullo sviluppo locale autosostenibile”. Il “Labo-ratorio Napoli e della Costituen-te dei bene comuni” non è altro che una rimasticatura, riveduta e corretta, di quel progetto che fal-lì miseramente nel giro di qualche anno portando solo acqua al muli-no della “sinistra” borghese.

L’inganno si perfeziona con la parola d’ordine della “tutela dei beni comuni” come “categoria in-clusiva e collettiva in contrasto con i principi escludenti, individualisti-ci e borghesi della proprietà”.

Dunque la giunta De Magistris va ad aggiungersi ad un vecchio e sovra-saturo settore della sto-ria, quello di chi ricerca una im-possibile “terza via” per cambiare, dall’interno, nella “legalità”, e in modo indolore, il marcio, odioso e recessivo, sistema capitalistico; in questo caso con la ricetta mal-destra di una “tutela dei beni co-muni” ancora tutta de definire, se si esclude il solo avvio del proces-so di ripubblicizzazione dell’Arin (l’azienda di risorse idriche parte-nopea). Del resto a sgomberare il campo da ogni ipotetico equivo-co circa la visione strategica che anima la nuova giunta era stato lo

stesso neosindaco, novello S. An-tonio, quando nel discorso inau-gurale, aveva voluto tranquillizza-re tutto l’ambiente: “a Palazzo S. Giacomo non sono arrivati i So-viet”.

Una trappola per ridare credibilità alla “sinistra borghese”, ai revisionisti vecchi e nuovi e ai trotzkisti

Questo “laboratorio politico” non rappresenta affatto un’alterna-tiva alle istituzioni locali borghesi: si tratta solo di una “nuova” stra-tegia riformista tutta interna al si-stema capitalistico dominante. La premessa di questa strategia già la dice lunga sulla sua reale natura

riformista, al punto che essa vie-ne presentata dai suoi sostenitori come la risposta alla crisi di legit-timità e credibilità della demo-crazia borghese. Le teste d’uovo della Giunta De Magistris sanno benissimo che occorre recuperare il malcontento che serpeggia tra le masse popolari napoletane soprat-tutto a sinistra e nei quartieri popo-lari. Ma dimenticano che si tratta di un progetto fallimentare fin dal-la sua genesi, atteso che già alcu-ne amministrazioni, tra cui quella partenopea guidata dalla democri-stiana Iervolino e quella capitolina guidata dal rinnegato del comuni-smo Veltroni, avevano introdotto

una delega al “bilancio parteci-pato’’, ma, in entrambi i casi, gli assessori di Rifondazione Co-munista, rispettivamente Raffae-le Tecce a Napoli e Luigi Nieri a Roma hanno miseramente fallito. Il vero ma inconfessabile obiettivo della suddetta novità non è perciò quello di “ri-consegnare’’ (e quan-do mai l’avrebbero avuto?) “il po-tere decisionale a chi vive il terri-torio’’, né di “sperimentare forme di democrazia diretta’’, come so-stengono i trotzkisti e i movimen-tisti sponsor del “bilancio parteci-pato’’. L’obiettivo è di contribuire a ridare credibilità (e voti dagli astensionisti di sinistra) alle varie amministrazioni. Questa opera-zione serve quindi a provare a dre-nare il dilagante astensionismo di sinistra, determinato dalla scolla-tura fra l’elettorato di sinistra e le istituzioni borghesi, che è divenu-ta così profonda da provocare ter-remoti politici e perdita di governi persino nelle roccaforti della sini-stra borghese.

Il socialismo rimane l’unico vero “altro mondo possibile”

per la classe operaia e le masse sfruttate

e oppresseLa proposta storica dei marxi-

sti-leninisti è quella di dare una qualificazione politica ed orga-nizzativa alle masse astensioniste attraverso la creazione, a partire dai singoli quartieri, di autentici governi popolari. Per trasformare l’astensionismo generico in asten-sionismo organizzato, in astensio-nismo politicamente qualificato dal punto di vista anticapitalista, antiparlamentare, antistituzionale e antigovernativo abbiamo propo-sto di creare ovunque le istituzio-ni rappresentative delle masse fau-trici del socialismo costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari. È questa la proposta ri-voluzionaria che il PMLI rivolge a tutto l’elettorato di sinistra. Stu-

diandola attentamente sarà eviden-te che organizzazione, metodo ed obiettivo strategico sono diame-tralmente opposti, assolutamente alternativi e inconciliabili con il modello di “democrazia parteci-pativa” della giunta De Magistris.

Dunque nessuna collaborazio-ne e alleanza organica e stabile sono possibili con la nuova giun-ta e con i suoi laboratori borghesi. Ciò non esclude che ci possono es-sere delle convergenze su questio-ni concrete a favore delle masse napoletane. Intanto condanniamo senza mezzi termini la tremenda ondata repressiva in città, con la militarizzazione del territorio, la polizia municipale intenta a sgom-berare immigrati e ambulanti da piazza Garibaldi anche con l’uso di gas urticanti, come denuncia-to da alcuni consiglieri comunali della lista ‘Napoli Tua’ di De Ma-gistris, l’ultimo fatto vergognoso della cacciata di decine di famiglie povere da via Neghelli nel quartie-re di Fuorigrotta.

ConclusioniIl progetto “Laboratorio Napo-

li e della Costituente dei bene co-muni” non è altro che una sirena diretta a recuperare la forte crisi di consensi e di credibilità delle isti-tuzioni rappresentative borghesi fra l’elettorato di sinistra. Svanita l’illusione degli anni trascorsi del “buon governo” delle cosiddet-te “giunte rosse”, verificato nella pratica il “centro-sinistra” nel go-verno di migliaia di città, provin-ce e regioni, nonché al governo centrale, la scollatura fra l’eletto-rato di sinistra e le istituzioni bor-ghesi è divenuta così profonda da provocare il terremoto politico di Napoli, con una percentuale sto-rica e senza precedenti di lettori (pari alla metà della popolazione) che ha disertato le urne, ha lascia-to la scheda in bianco o la ha an-nullata.

Il Laboratorio dà potere consul-tivo alle masse, ma in ultimo deci-derà solo la giunta, la quale non può essere mai revocata se non ri-spetta i programmi e le votazioni popolari, ma anzi starà comoda-mente sulle sue poltrone, spargen-do nuove illusioni tese a rafforzare le istituzioni rappresentative bor-ghesi, rilegittimandole e offrendo loro una nuova credibilità. Si tratta solo di pseudo democrazia.

Questa strategia della giun-ta dello “sceriffo” De Magistris va rigettata in toto, infine, perché tenta di ricondurre e ingabbiare su un terreno istituzionale borghese i movimenti noglobal, per la pace, antiberlusconiani che sono esplosi in questi anni, disperderli in mille rivoli localistici, impedirne lo svi-luppo su un terreno anticapitalista e antimperialista. Per noi marxisti-leninisti l’unico vero “altro mondo possibile” per la classe operaia e le masse sfruttate e oppresse rima-ne e rimarrà sempre il socialismo e non i “laboratori” della “sinistra” borghese.

Cellula “Vesuvio Rosso”di Napoli del PMLI

Napoli, 25 settembre 2011

più tavoli tematici e dalle consul-te verranno proposte delibere per l’assessore competente. La Giunta deve attenersi al deliberato, oppu-re argomentare la scelta differente. Questo processo si chiude ancora all’‘assemblea del popolo’, con un giudizio politico sull’operato degli assessorati e della giunta nel suo complesso. Ne immagino 2-3 in un anno”.

Lucarelli spiega che “questa trasformazione passerà attraver-so forme sperimentali di gover-no pubblico partecipato: i sogget-ti che si iscriveranno alle consulte, siano essi singoli cittadini, asso-ciazioni, reti o comunità, avranno

un ruolo centrale nella determina-zione delle proposte e nel proces-so decisionale che ne seguirà. Sa-ranno informati nella fase iniziale del processo decisionale nelle di-verse aree tematiche in modo ade-guato, tempestivo ed efficace”.

Illusioni ed inganni controrivoluzionari e

anticomunistiQuello del “nuovo laborato-

rio politico” voluto e propugnato dall’assessore Lucarelli non è al-tro che l’ennesimo inganno che ri-lancia le vecchie parole d’ordine riformiste tipo ‘democrazia par-tecipata’, ‘bilancio partecipato’, ‘nuovo municipio’, al solo scopo di tenere legato l’elettorato di sini-stra alle istituzioni rappresentative borghesi. Questa linea sarebbe, se-condo quanto afferma il professo-re borghese, non solo la soluzione al “deficit” di democrazia esistente in città, ma addirittura lo strumen-to per iniziare a costruire “un nuo-vo mondo”. Al punto che lo stesso parla addirittura di ‘rivoluzione’: “è una rivoluzione perché così si va a destrutturare il concetto di di-ritto pubblico che prevede finora un processo decisionale ottocen-tesco, la finzione giuridica dello stato borghese per cui la sovranità appartiene al popolo ma la esercita qualcun altro a suo nome”. Sem-pre nella presentazione del pro-getto riformista, Lucarelli parla di una dimensione addirittura ‘co-munista’ del laboratorio: “oggi af-fermiamo una quarta dimensione quella partecipativa che si può af-fermare solo se passa una catego-ria giuridica nuova, quella dei beni comuni, una dimensione comuni-sta, in grado di uscire dalla stret-toia dei regimi proprietari pubblici o privati, dall’accentramento deci-

sionale, dalle politiche sociali ca-late dall’alto e dallo sfruttamento sui beni pubblici e privati”.

Si è di fronte, invece, ad un progetto controrivoluzionario e anticomunista che ricalca quel-lo del “Cantiere del nuovo muni-cipio” e della “Associazione rete del nuovo municipio” che, tra il 2002 e il 2003, sull’onda del pri-mo Forum sociale mondiale di Porto Alegre del 2001, promosse, con tanto di statuto, un largo mo-vimento, tra i cui fondatori c’era anche il kennediano Walter Vel-troni, con amministratori locali, associazioni, movimenti, intellet-tuali che, ispirandosi ai principi di

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Cominciamo a pubblicare qui di seguito le impressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni militanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul discorso del compagno Giovanni Scuderi.

N. 35 - 6 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 7IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLI

SULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

Il rosso vulcano delineato da Scuderi inonda

e si riversa sulle coscienze dei sinceri fautori del

socialismoIl discorso pronunciato dal Se-

gretario generale, compagno Gio-vanni Scuderi in occasione del 35° anno della scomparsa del maestro del proletariato internazionale, presidente Mao, è un rosso baci-no colmo di fluido magma marxi-sta-leninista che raccoglie al suo interno le componenti fondamen-tali per guidare ed aprire gli oc-chi dei sinceri fautori del sociali-smo. In esso il compagno Scuderi offre uno storico e brillante spac-cato della storia marxista-leninista internazionale, delle gesta e impe-rituri insegnamenti di Mao, degli imbroglioni storici, dei compiti ri-voluzionari del PMLI. Se studiato attentamente e approfonditamente esso è catalizzatore di energia ri-voluzionaria e ci fa comprende-re perché il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la “scienza della rivoluzione”.

In particolare il compagno Scu-deri afferma che: “Mao è scom-parso 35 anni fa (...) ma è sempre con noi, perché l’influenza del suo pensiero, della sua opera e del suo esempio è tuttora viva, forte e ope-rante nel PMLI e nei suoi dirigen-ti e semplici militanti, della vec-chia e delle nuove generazioni”. Perché è importante questa affer-mazione? Perché è fondamenta-le che il pensiero di Mao sia for-te e operante all’interno del nostro amato Partito? Come spiega bril-lantemente il nostro Segretario ge-nerale: “Per 55 anni Mao ha de-

dicato ogni giorno della sua vita alla rivoluzione socialista, accu-mulando (...) un’esperienza unica nella storia, di fondamentale im-portanza per tutti i rivoluzionari del mondo, specie per i marxisti-leninisti. Per chi vuol fare la ri-voluzione socialista non può pre-scindere dal pensiero e dall’opera di Mao”. Mao, ha dedicato la sua vita alla causa rivoluzionaria e al-l’emancipazione del proletariato e degli sfruttati tutti e lo ha fatto con modestia e dedizione, sempre al servizio delle masse. Prosegue il compagno Scuderi: “Mao da sem-pre ha lottato per l’emancipazione del popolo cinese, ma da giovane lo faceva su una base democrati-co borghese e riformista”. Le can-nonate della Rivoluzione d’Otto-bre prima e la lettura degli scritti dei maestri fondatori del sociali-smo scientifico poi, gli indicano la giusta via da seguire, secondo le parole di Scuderi: “La sua conce-zione del mondo ormai aveva su-bito una trasformazione radicale, da democratica borghese e rifor-mista a proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista”. Mao, studia il marxismo-leninismo e lo applica creativamente alle condizioni spe-cifiche del suo paese, preparando le condizioni per la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato.

Allo stesso modo in cui alcuni vulcani emettono solo gas e pol-veri e non riescono a sprigionare

la rossa lava che cambia e stravol-ge tutto ciò che li circonda, gli op-portunisti di destra e gli opportu-nisti di “sinistra” confondevano il proletariato cinese allontanan-doli dalla conquista del sociali-smo; i primi capitolarono al par-tito nazionalista del Kuomintang, i secondi spingevano il movimen-to rivoluzionario all’avventuri-smo, dunque al fallimento. Scude-ri spiega: “Mao ha la meglio sugli opportunisti di destra e di ‘sinistra’ grazie alla sua approfondita cono-scenza del marxismo-leninismo e della realtà cinese, alle sue capa-cità dialettiche di convincimento e alle vittorie riportate dall’Esercito Rosso, che lui stesso aveva contri-buito a fondare il 1° agosto 1927”. Il pensiero di Mao è dunque di fondamentale importanza perché ci indica la corretta via da segui-re per non scivolare negli imbrogli di destra e di “sinistra”, ci insegna che lo studio delle opere dei pio-nieri del socialismo abbinato allo studio della realtà oggettiva che ci circonda sono elemento chiave per guidare il proletariato sulla strada dell’emancipazione dalla borghe-sia e alla dittatura del proletariato.

Perché è importante la lotta tra le due linee, quella proletaria e ri-voluzionaria marxista-leninista e quella borghese e revisionista di destra o di “sinistra”? Perché è fondamentale che vi sia un Parti-to autenticamente rivoluzionario? I revisionisti hanno delle colpe storiche, tradiscono il popolo e lo gettano nell’abisso del parlamen-tarismo, lo rimettono in catene e lo costringono a vivere sotto la dit-tatura della borghesia. Questo è avvenuto in Russia, alla morte di Stalin con il golpe della vecchia volpe di Krusciov, questo è avve-nuto in Cina alla morte di Mao con la cricca revisionista e fascista di Deng Xiaoping. L’esistenza di un partito rivoluzionario che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxi-

sta-leninista è di primaria impor-tanza se si vuole conquistare il so-cialismo. Nel suo discorso Scuderi cita Mao: “Se si vuol fare la rivo-luzione, ci deve essere un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzio-naria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-le-ninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l’impe-rialismo e i suoi lacchè”. Scude-ri prosegue: “Il marxismo- lenini-smo-pensiero di Mao è la cultura del proletariato, il liberalismo è la cultura della borghesia. O sceglia-mo l’una o scegliamo l’altra. Non è possibile un’altra soluzione, nemmeno quella di pescare in tut-te e due le culture. In questo caso la bilancia penderebbe a favore della cultura borghese”. Le masse popolari se acquisiscono la cultura del proletariato, si impadronisco-no dunque di un’arma invincibile contro gli sfruttatori ma “essi non potranno mai acquisire una cultu-ra proletaria se non vi è apporta-ta dal Partito del proletariato e se non studiano il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao”. Il Partito rivoluzionario deve dunque essere lo strumento organizzativo predi-sposto e funzionale alla rivoluzio-ne, deve basarsi sulla teoria e sullo stile rivoluzionario marxista-leni-nista, stile che come spiega Scu-deri “deve essere improntato al materialismo storico e al materia-lismo dialettico”. Questo partito in Italia è il PMLI.

Nel paragrafo “Sulla storia del Partito del proletariato in Italia”, il compagno Scuderi delinea i pas-saggi fondamentali che ci mostra-no chiaramente come gli imbro-glioni storici revisionisti italiani abbiano tradito il proletariato e le masse popolari, già smaschera-ti dai maestri del proletariato in-ternazionale, Lenin e Mao. Il ca-pitalismo, nella sua fase suprema imperialista con le sue crisi e con-traddizioni interne, sta schiaccian-do le masse popolari ma esso può essere abbattuto poiché esiste un partito autenticamente marxista-leninista, il PMLI, il partito del proletariato italiano: “La nostra missione storica è quella di sop-primere il capitalismo, disarcio-nare dal potere la borghesia e gui-dare il proletariato alla conquista del potere politico e del sociali-smo”. Il rosso vulcano delineato dal compagno Scuderi, se studiato attentamente e approfonditamen-te, sprigiona completamente la sua potenza rivoluzionaria, inonda e si

riversa sulle coscienze dei sinceri fautori del socialismo, scoraggia e travolge i revisionisti e riformisti e forma così l’edificio vulcanico marxista-leninista, costituito dalla rossa lava rivoluzionaria degli in-segnamenti del maestro del prole-tariato internazionale, presidente Mao Zedong.

Che tutti i sinceri fautori del socialismo si uniscano al PMLI

per farne un Gigante Rosso anche nel corpo!

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scude-ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Alba - Scozia

Il discorso di Scuderiuna vera e propria lezione

di come agire in modo rivoluzionario

1° Ottobre a Milano, 9 ottobre a Napoli e a Firenze

RIUNIONI DI STUDIO DEL PMLI SUL DISCORSO DI SCUDERI “APPLICHIAMO

GLI INSEGNAMENTI DI MAOSUL PARTITO DEL PROLETARIATO”

L’11 settembre 2011 è stato un gran bel giorno per tutto il Parti-to e per l’Organizzazione di Bina-sco del PMLI che per la seconda volta ha avuto il piacere di parte-cipare alla commemorazione di Mao Zedong, il grande timoniere del popolo cinese e uno dei Mae-stri per i marxisti leninisti di tutto il mondo.

Il suo pensiero, unito alla pra-tica, è e sarà per noi un esempio ad unire sempre la teoria all’azio-ne rivoluzionaria.

Accolti sempre con calore dai compagni, ascoltiamo con gioia le parole della compagna Moni-ca Martenghi, che nell’introdur-re gli interventi e i saluti dei com-pagni provenienti da tutta Italia e dall’estero, sottolinea l’attività, la costanza e l’affidabilità delle Cellule, delle Organizzazioni, dei singoli compagni che non si ri-sparmiano per fare del Partito un Gigante Rosso.

Abbiamo inoltre apprezzato l’umanità della compagna Mar-tenghi che ha ricordato i compa-gni assenti e quelli deceduti che hanno contribuito allo sviluppo del Partito.

Come sempre gli interventi non sono retorici, ma calati nella real-tà dei propri paesi, città, regioni, miranti a cogliere le contraddizio-ni dell’imperialismo, del capitali-smo, della borghesia, del revisio-nismo, e propositivi per quanto riguarda la soluzione di queste contraddizioni attraverso la via ri-voluzionaria, anche mediante lo studio e il miglioramento di ogni singolo compagno.

Ed eccoci all’intervento del compagno Segretario generale, Giovanni Scuderi, che esordisce

con umiltà ringraziando il Comi-tato centrale per l’onore a lui con-cesso nel commemorare il 35° del-la scomparsa di Mao Zedong.

Per noi compagni di Binasco era la prima volta che ascoltava-mo dal vivo un discorso del Se-gretario generale, il quale ci ha of-ferto una vera e propria lezione di come agire in modo rivoluziona-rio, senza mai perdere il senso del-la realtà, filtrando ciò che accade attraverso il setaccio della scienza materialista del marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao, e senza per-dere il piacere di ciò che è bello (vedi il riferimento alla poesia del compagno Pier, dedicata a Mao), poiché non c’è niente di più bel-lo che vivere per la rivoluzione so-cialista.

Per noi, nuovi alla militan-za nel PMLI, è stata una scossa ascoltare questo discorso e abbia-mo molto gradito il riferimento alla vita personale, lavorativa, alla salute di tutti i compagni, segnale di un interesse umano che non si riscontra nella dirigenza di nessun altro partito.

Dopo averlo ascoltato e im-parato, dobbiamo ora fare uno sforzo (o molti) in più in tutte le direzioni: dallo studio, all’auto-critica, all’umiltà, per poter esse-re degni rappresentanti del PMLI tra le masse lavoratrici, gli stu-denti, le donne che, sempre più immiseriti da politiche al servi-zio del capitale, non esiteranno ad unirsi a noi sulla strada della Rivoluzione.

Con Mao per sempre! Viva i cinque Maestri! Viva il PMLI!

Stefano –Binasco (provincia di Milano)

Firenze, 11 settembre 2011. Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI (al centro), insieme al compa-gno Mino Pasca e a una giovane partecipante alla Commemorazione di Mao per il 35° Anniversario della sua scomparsa

Milano

Su iniziativa del Comitato lombardo sabato 1° Ottobre, in occasione del 62° Anniversario della fondazione della Repub-blica Popolare Cinese, si terrà la Riunione di studio regionale sul Discorso integrale del Segretario generale del PMLI, compagno

Scuderi, tenuto alla Commemo-razione di Mao svoltasi a Firen-ze lo scorso 11 settembre. La riu-nione avrà luogo presso la Sede milanese del Partito, via Meucci 27, a cominciare dalle ore 15.

Il Comitato lombardodel PMLI

NapoliDomenica 9 ottobre - ore

10,30 - nella Sede napoletana de “Il Bolscevico” in via Dioda-to Lioy 9f, la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI svol-gerà una riunione aperta ai sim-patizzanti e agli amici del PMLI per studiare e discutere lo splen-dido, lungimirante e memora-bile discorso pronunciato l’11 settembre scorso dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario ge-nerale del PMLI, in occasione del 35° anniversario della scom-parsa di Mao.

Un’occasione importante per militanti, simpatizzanti e ami-ci partenopei, che potranno così esprimere il loro pensiero e le proprie riflessioni sul discor-so del Segretario generale del PMLI.

La Cellula “Vesuvio Rosso”di Napoli del PMLI

FirenzeDomenica 9 ottobre alle ore

10 nella sede di via Giober-ti 101, la Cellula “Lucia ‘Neri-na’ Paoletti” di Firenze terrà una riunione di studio e discussione aperta a simpatizzanti e amici sul discorso del compagno Gio-vanni Scuderi, Segretario gene-rale del PMLI, in occasione del 35° anniversario della scompar-sa di Mao.

Cellula “Lucia ‘Nerina’ Paoletti” di Firenze del PMLI

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8 il bolscevico / PMLI N. 35 - 6 ottobre 2011

SCUDERI CI INSEGNA COME RESTARE IRRIDUCIBILMENTE FEDELI AL MARXISMO-LENINISMO-PENSIERO DI MAO

Il discorso pronunciato dal compagno Giovanni Scuderi alla Commemorazione di Mao di que-st’anno è ricco di insegnamenti ed ha un respiro congressuale che ne accentua ulteriormente l’impor-tanza.

In questi tre anni dal 5° Con-gresso il Partito è stato politica-mente e organizzativamente atti-vo. Penso alle tre sessioni plenarie del 5° Comitato Centrale, che han-no provveduto a importanti obiet-tivi posti in sede congressuale, in particolare sviluppando la linea del Partito per quel che riguarda il fronte operaio e sindacale e quel-lo studentesco, i due fronti princi-pali per lo sviluppo nazionale del PMLI. Penso agli acuti editoria-li del Segretario generale per gli anniversari della fondazione del PMLI. Penso ai numerosi docu-menti del CC e dell’Ufficio politi-co su scottanti questioni politiche e sociali. Penso ai brillanti discorsi dei compagni Mino Pasca e Denis Branzanti alle scorse commemo-razioni di Mao. Penso infine alla nascita di nuove organizzazioni del Partito, anche all’estero, e alla conquista di nuove sedi.

Adesso il discorso del compa-gno Scuderi sviluppa, arricchisce e aggiorna la linea del 5° Congres-so, spronandoci tutti, dirigenti e militanti (ma anche i simpatizzan-ti attivi), a fare di più e meglio per dare al PMLI un corpo da Gigan-te Rosso, fornendoci al contempo i dovuti strumenti per farlo. E lo fa partendo da Mao, il grande Mae-stro che ha difeso e sviluppato la concezione leninista del partito.

Il compagno Scuderi ci spro-na a seguire l’esempio e gli in-segnamenti di Mao e respinge-re con decisione tutte le tendenze errate: “l’individualismo, il libe-ralismo, il soggettivismo, il set-tarismo, il dogmatismo, il revi-sionismo di destra e di ‘sinistra’, l’empirismo, lo schematismo, lo stile stereotipato nei discorsi, nei

volantini e negli articoli, l’intellet-tualismo, l’astrattismo e il metodo libresco”; tendenze che esistono in noi come inevitabili residui del-la nostra formazione precedente e come riflesso della lotta di clas-se. Per liberarcene ed essere dei marxisti-leninisti completi e coe-renti, noi dobbiamo trasformare la nostra concezione del mondo in senso proletario, rispettare scrupo-losamente il centralismo democra-tico e fare sano uso della critica e dell’autocritica. Indicazioni ros-se fondamentali, tanto più per la fase di sviluppo che il Partito sta attraversando ora, e che coronano quanto il Segretario generale affer-mò al 5° Congresso e ribadì alla 3a Sessione plenaria del 5° CC tenu-tasi il 3 aprile scorso, quando esor-tò a “difendere con i denti la linea politica e organizzativa” del PMLI e disse che “Unità-lotta-unità è il principio che deve guidarci nella risoluzione delle contraddizione in seno al popolo”.

Il compagno Scuderi ci inse-gna, dandocene un esempio tangi-bile, come restare irriducibilmente fedeli al marxismo-leninismo-pen-siero di Mao senza però cadere nel dogmatismo, mantenendone intat-ti tutta la vitalità e tutto il carattere scientifico che gli appartengono. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è una guida per l’azione e pertanto va impiegato per analiz-zare e trasformare la realtà; solo così e solo venendo afferrato dalle masse proletarie, popolari, giova-nili e femminili, può sprigionare quell’“enorme forza materiale” di cui è capace. Proprio per trasmet-tere questa scienza rivoluzionaria alle masse e per dare pieno sfogo alla sua forza materiale, noi dob-biamo conoscere a fondo la real-tà nella quale operiamo. Del resto lo stesso Mao dice che “occorre partire dalla realtà effettiva che esiste oggettivamente e dedurre da essa le leggi a cui poi ispirarsi nel corso della propria azione”.

3 aprile 2011. Il compagno Federico Picerni insieme al compagno Giovanni Scuderi a conclusione della lettura del rapporto sui giovani alla 3ª Sessione ple-naria del 5° CC del PMLI

di Federico Picerni*

Dopodiché dobbiamo calarvi la li-nea marxista-leninista e proletaria rivoluzionaria del Partito per poter risolvere i problemi che ci trovia-mo davanti, e “per fare questo, ci dobbiamo fondare non sulla no-stra immaginazione soggettiva, non sull’euforia del momento, non sulla lettera morta di un li-bro, ma sui fatti oggettivamente esistenti, dobbiamo prendere co-noscenza con cura del materiale e, ispirandosi ai principi genera-li del marxismo-leninismo, trar-re le conclusioni giuste” (Mao). “Studiare, concentrarsi sulle prio-rità, radicarsi; radicarsi, concen-trarsi sulle priorità, studiare” è la parola d’ordine che guida il nostro lavoro su queste basi.

Il compagno Scuderi ci forni-sce un esempio di come realizzare questa integrazione di teoria e pra-

tica rivoluzionarie nell’analisi che compie della storia del Partito del proletariato in Italia e nel quadro che dà della situazione nazionale e internazionale.

Un’analisi, quest’ultima, im-peccabile, specie in riferimento al massacro sociale imbastito dal neoduce Berlusconi e da “quel 10% di italiani che possiede il 45-50% della ricchezza del Paese” che non si fa scrupoli di proteg-gere i propri interessi economici bagnandosi le mani del sangue e del sudore delle masse lavoratrici e popolari, motivo per cui bisogna respingere nettamente la “coesio-ne nazionale” (abbracciata anche dal vertice della CGIL, pensia-mo solo al recente inaccettabile “fronte comune sulla crescita” con Confidustria caldeggiato dalla Ca-musso) tra oppressi e oppressori,

perché “ciò significa unicamen-te rafforzare il capitalismo, le sue istituzioni e i suoi governi e frena-re la lotta di classe”. Prezioso l’in-vito ai movimenti di massa (all’in-terno dei quali dobbiamo batterci in tal senso) a restare fuori dalle istituzioni borghesi, evitando così di impantanarsi e affondare nella palude dell’illusoria “democrazia partecipativa”.

Dobbiamo riflettere a fondo sulle massime di Mao: “Servire il popolo con tutto il cuore e non solo con metà, o due terzi”; “I veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridi-coli, se non comprendiamo que-sto, non possiamo acquisire nep-pure le nozioni più elementari”.

Insomma, il discorso del com-pagno Scuderi ci dà delle indi-cazioni ben precise, ecco perché dobbiamo studiarlo e ristudiar-lo, introiettarne gli insegnamenti fondamentali e applicarlo, ciascu-no nel proprio fronte di lotta. Sul fronte giovanile dobbiamo impe-gnarci, da una parte, perché i gio-vani militanti ma anche i giovani simpatizzanti del PMLI facciano propri il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao e la linea del Partito senza cadere nelle tendenze errate, a cui i giovani ma più in generale i nuovi militanti sono particolar-mente soggetti (vuoi per mancan-za di esperienza, vuoi per nocive esperienze passate), mantenendo così la struttura e il carattere bol-scevichi del nostro Partito; dal-l’altra, approfondire la nostra co-noscenza della realtà che interessa le masse giovanili e studentesche, sviluppando il nostro dialogo con loro, elaborando le piattaforme e le rivendicazioni appropriate per risolvere i loro problemi, trovando il modo giusto per farle passare; il nostro auspicio resta comunque quello di conquistarle alla causa del socialismo in numero sempre maggiore, facendo loro compren-dere che solo realizzando l’Italia unita, rossa e socialista potran-no migliorare stabilmente le loro condizioni di lavoro, studio e vita. Per realizzare tutti questi obiettivi,

siamo aiutati e orientati dal docu-mento sui giovani approvato dal-la già citata Sessione plenaria del CC di aprile.

“Il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao è la cultura del pro-letariato, il liberalismo è la cultu-ra della borghesia. O scegliamo l’una o scegliamo l’altra.” Su que-sta base il discorso del compagno Scuderi si rivolge alla classe ope-raia, incitandola a “fare i dovuti sforzi per studiare la cultura del proletariato, perché solo acquisen-do la propria cultura la classe ope-raia può diventare una classe per sé in grado di unire tutte le mas-se sfruttate e oppresse, i giovani e gli intellettuali progressisti su un terreno rivoluzionario, di fare e vincere la rivoluzione socialista, abbattere la classe dominante bor-ghese e conquistare e mantenere il potere politico e il socialismo”.

Nonostante tutte le diffamazio-ni, gli attacchi e le menzogne che la borghesia e i suoi servi revisio-nisti vomitano sul marxismo-leni-nismo-pensiero di Mao, la scien-za rivoluzionaria del proletariato è viva e vegeta e continuamen-te comprovata dai fatti. L’attuale crisi generale del capitalismo e in particolare il predominio sfaccia-to del capitale finanziario sulla co-siddetta “economia reale”, carat-teristica tipica dell’imperialismo, lo dimostrano ampiamente. Fanno perciò al caso nostro queste paro-le di Lenin: tutti i “grandi periodi della storia universale posteriori all’apparizione del marxismo” hanno “portato al marxismo nuove conferme e nuovi trionfi. Ma il prossimo periodo storico apporterà al marxismo, dottri-na del proletariato, un trionfo ancora più grande”.

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scude-ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

Con i Maestri e il PMLI vince-remo!

* Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapitalista, antiregime neofascista e per l’Italia unita, rossa e socialista. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socialismo per aiutarlo eco-nomicamente, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interes-se del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il governo del neoduce Berlusconi e il regime capitalista, neofascista, presidenziali-sta, federalista e interventista e i suoi partiti.

Aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettora-li, parlamentari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

Page 9: Il Bolscevico- PMLI n.35

Iniziamo la pubblicazione di al-cuni pareri di simpatizzanti e ami-ci del PMLI sul discorso di Scu-deri per il 35° anniversario della morte di Mao.

Anche se non ero presente alla commemorazione del maestro Mao, ho letto il discorso del Se-gretario generale Giovanni Scu-deri sul sito del PMLI.

Un discorso impeccabile, come sempre. Articolato, dettagliato e ricco di riferimenti importanti del-le parole e dei discorsi di Mao.

È sconvolgente come ad ogni frase mi trovo sempre ad essere d’accordo al 100%.

Questo è uno dei motivi fonda-mentali per cui mi sono avvicina-ta al PMLI.

Soprattutto trovo la mia stes-

sa linea di pensiero sui discorsi di Mao su come dev’essere un vero comunista, anche se non è sempre facile cambiare il nostro modo di vivere e la nostra cultura borghese in cui siamo nati e cresciuti.

Mentre leggevo pensavo alla situazione odierna del nostro Pae-se: quanto queste parole potrebbe-ro aiutarci e questi insegnamenti fare cambiare la situazione in po-sitivo. Vorrei la rivoluzione e so che, come me, tanti altri ancora la vogliono.

Spero in un’Italia migliore e mi trovo un’altra volta d’accordo con il compagno Scuderi quando

scrive: “chiediamo la cancellazio-ne del debito pubblico, della costi-tuzionalizzazione del pareggio di bilancio e della totale libertà del-le imprese” e soprattutto “chiedia-mo l’uscita dell’Italia dall’Unione europea e la restaurazione del-la lira, la nazionalizzazione delle banche”, e poi ancora ”il dimezza-mento delle spese militari, il ritiro dei soldati italiani da tutte le ‘mis-sioni’ all’estero, lo stipendio dei parlamentari non più del triplo del salario medio operaio, l’abolizio-ne del vitalizio dei parlamentari, l’assunzione a tempo indetermina-to dei precari, un piano per la pie-

na occupazione, la cancellazione dei ticket sanitari e dell’aumento dell’IVA”.

Faccio i miei più sinceri com-plimenti per il memorabile discor-so! Certo che vederlo e sentirlo di persona doveva essere tutta un’al-tra cosa!

Concludo cosciente di ispirar-mi ogni giorno, per quanto mi sia possibile, alla frase di Mao: “Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra”, perché è quello che faccio ogni volta che posso.

Patrizia - Catania

N. 35 - 6 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 9Mi ispiro ogni giorno a Mao perché

vi trovo la mia linea di pensiero

MISURARSI COL PMLIPER NON CADERE NELNUOVO IMBROGLIODELLA “RICOSTRUZIONEDEL PARTITO COMUNISTA”

“Mao si è adoperato per smascherare il revisionismo del PCI facendo pubblicare due importanti editoriali sulla stampa del Partito. Il primo su il “Quotidiano del popolo”, organo del CC del PCC, del 31 dicembre 1962 dal titolo “Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi”, il secondo su “Bandiera Ros-sa”, organo teorico del CC del PCC, del giugno 1963 dal tito-lo “Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”.

Questi due interventi di alto contenuto ideologico sono stati essenziali per i primi quattro pionieri del PMLI per far loro comprendere la natura revisionista del PCI, per orien-tarli ideologicamente, politicamente e organizzativamente e per combattere, a cominciare dal 1967, la cricca revisionista di Togliatti.

Subito dopo la sua chiusura, il posto del PCI è stato pre-so dal partito trotzkista Rifondazione comunista di Armando Cossutta, Diliberto e Garavini, e poi di Fausto Bertinotti, Ni-chi Vendola e Franco Giordano, infine di Paolo Ferrero. Al-tri partiti, gruppi e movimenti si autodefiniscono comunisti, in primo luogo il PdCI di Diliberto e di un ex esponente di “Lotta continua” Marco Rizzo. Quest’ultimo, dopo che è sta-to espulso dal partito, ha fondato Comunisti-sinistra popolare legata al partito comunista greco.

Un filo comune lega tutti costoro: Gramsci; qualcuno, come Fosco Giannini dell’“Ernesto”, aggiunge Lenin, per es-sere sicuro che il nuovo imbroglio della “ricostruzione del partito comunista” coinvolga coloro che vogliono “fare come in Russia”. Sarà però difficile che si faccia abbindolare chi conosce a sufficienza Lenin.

Ormai il proletariato italiano ha il suo Partito, il PMLI, e quindi i sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia vera-mente cambiare questa società borghese hanno tutte le possi-bilità per capire da che parte stare e cosa fare, una volta che vengono a conoscenza del Partito”.

(Brani tratti dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Commemora-zione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pronunciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Applichiamo gli insegna-menti di Mao sul Partito del proletariato”)

Impressioni sulla commemorazione di MaoContinuiamo la pubblicazione

di alcune impressioni di simpatiz-zanti e amici del PMLI che hanno partecipato l’11 settembre alla commemorazione del 35° anni-versario della scomparsa di Mao.

Un’esperienza esaltanteDomenica 11 settembre 2011,

è finalmente giunto un giorno importantissimo della mia vita! Sveglia alle 6,00 e dopo un viag-gio di circa 300 Km e un po’ di difficoltà incontrate, abbiamo fi-nalmente raggiunto il Palazzo dei congressi di Firenze dove il PMLI tiene la Commemorazione della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale Mao Zedong.

L’emozione è straripante.Le sensazioni che mi attraver-

sano sono inebrianti e la smania di essere lì, presente con i com-pagni del PMLI, a vivere questo evento di cui non conosco anco-ra la portata, mi attanagliano e, finalmente, a pochi secondi dal-l’inizio della commemorazione, riesco a prendere posto.

Fa caldo, la giornata è estiva, sudo abbondantemente a causa della camminata che, con mio figlio, abbiamo dovuto sostenere per raggiungere i compagni.

La grandezza dell’evento a cui assistiamo mi fa però presto di-menticare i problemi climatici ed entro immediatamente in sintonia con chi si sta rivolgendo alla pla-tea.

Un particolare importante, per onorare al meglio la Commemo-razione, indosso una maglietta rossa e un foulard che raffigura ciò che caratterizzare la lotta del-la classe operaia/lavoratrice, la falce e il martello accompagnate dall’immancabile effigie del gran-

de Maestro del proletariato inter-nazionale Mao Zedong.

Praticamente tutti i presenti, militanti nel Partito e simpatiz-zanti, sono avvolti dalle parole scandite della compagna Monica Martenghi che si rivolge loro in maniera esaltante.

I militanti in sala sono dele-gati a rappresentare le realtà lo-cali del Partito presenti sull’intero territorio nazionale e molti di loro, dal palco, espongono il lavoro di proselitismo svolto nella zona in cui diffondono la dottrina dei Maestri.

Con un ritmo incalzante si snocciolano gli interventi. Tut-ti denotano amore profondo e grande ed entusiasmante attac-camento nella dottrina scientifi-ca dei Maestri del proletariato e in particolare, tutti inneggiano al grande Mao Zedong.

Arriva il momento che tutti i presenti aspettano. Il compa-gno Giovanni Scuderi prende la parola e delizia i presenti con un discorso ben scandito che tocca tutti i temi cari al PMLI. La Commemorazione volge al termi-ne, il canto degli Inni del Partito da parte di tutti i presenti mi fa correre i brividi lungo la schiena. Sono momenti esaltanti e io me li godo come non mai cantando coi compagni.

Al termine della Commemora-zione vado a salutare i compagni della presidenza e tutti gli altri che riesco a salutare. Infine, mi rivol-go al compagno Giovanni Scude-ri e con grande piacere stringo la mano a lui e a chi è lì vicino.

Fantastica giornata … da ripe-tere! Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Con Mao per sempre! Mario “Redpassion” -

Sesto San Giovanni (Milano)

Grazie al PMLIla parola rivoluzionenon mi fa più paura

Care compagne e cari com-pagni,

con piacere ho raccolto l’invito a partecipare a questa importan-te Commemorazione di Mao, in quanto arricchisce la mia cono-scenza della vita e dell’opera di Mao, portandomi a riflettere su temi come il Partito. Il discorso del Segretario generale Giovanni Scuderi, non solo mi trova d’ac-cordo ma mi ha reso più chiara la necessità di un autentico Partito marxista-leninista che è il solo che può portare le masse alla conquista e vittoria del sociali-smo.

Sono cosciente che non basta partecipare alla Commemorazio-ne per cogliere fino in fondo tutti gli spunti e l’importanza politica che riveste il tema del Partito e mi impegno a studiare Il Bolscevico per appropriarmene di più.

Altresì riconfermo il mio impe-gno nel Partito per far conoscere la linea marxista-leninista-pensie-ro di Mao e portare fino in fondo la lotta per il socialismo dando il mio modesto contributo.

Concludo esprimendo un pensiero che mi ha fatto riflettere: “Prima la parola rivoluzione mi fa-ceva un po’ paura, ora non più”.

Elisa - Firenze

Ringrazioil Partito per

la fantastica giornataInnanzitutto volevo ringraziarvi

per la fantastica mattinata tra-scorsa a Firenze durante la quale ho presenziato alla Commemora-zione della scomparsa del grande

Maestro del proletariato interna-zionale Mao Zedong.

Una grandiosa iniziativa del PMLI!

Oggi, 17 settembre, entra in vigore l’innalzamento dell’Iva di 1 punto, grazie alla fantastica finan-ziaria del governucolo che siamo costretti ancora a sopportare. Speriamo che tutto ciò stimoli le masse, così da poter mettere le basi per realizzare quanto auspi-ca il PMLI e quanto auspico io. A mio modesto parere, anche se gli italiani sono stufi, ci vorrà ancora un po’ più di tempo per far sì che capiscano che si devono final-mente dare una svegliata.

Questo perché le persone sono condizionate, soprattutto dai media e dalle false promesse di un governo assolutamente ridi-colo. Ma ce la faremo, un giorno la “signoria dei medici”, P2, P3 o P4 (la storia si ripete), chiamia-mola come volete, sparirà.

Ciò a fronte di una comunio-ne di intenti di tutti noi, e con noi intendo gli sfruttati italiani e non che abitano sul suolo del cosid-detto tapino stivale.

Forza PMLI, coi Maestri e il PMLI vinceremo. Uniti vincere-mo.

Con Mao per sempre.Luca -

Sesto San Giovanni (Milano)

Viva il PMLISono un simpatizzante e l’11

settembre ero presente alla Com-memorazione. Il discorso fatto dal Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi mi è piaciuto molto.

Viva il PMLI!Adolfo – Vicopisano (Pisa)

Pubblicato da “Luminoso Futuro” il discorso di Giovanni Scuderi, “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”

“GRAZIE PMLI, FARO INTERNAZIONALISTA E GUIDADEL PROLETARIATO ITALIANO E DI TUTTO IL MONDO”

I marxisti-leninisti panamen-si hanno pubblicato sul loro blog “Luminoso Futuro” il discorso integrale pronunciato da Giovan-ni Scuderi: “Applichiamo gli in-segnamenti di Mao sul Partito del proletariato”, tributando al PMLI e al suo Segretario generale, com-pagno Giovanni Scuderi, grandi riconoscimenti per il ruolo di faro e guida del proletariato italiano e di tutto il mondo. Quella che pub-blichiamo è la nota di “Luminoso Futuro” che introduce la pubbli-cazione del discorso.

In questa occasione pubbli-chiamo l’importante e brillante discorso del compagno Giovanni

Scuderi, Segretario Generale del Partito marxista-leninista italiano, tenuto nella città di Firenze, Italia, alla commemorazione del 35º an-niversario della morte del compa-gno Mao Zedong, che è avvenuta il 9 settembre 1976. Discorso che il compagno Giovanni Scuderi ha pronunciato l’11 settembre nella Sala Verde del Palazzo dei Con-gressi di Firenze. Dal momento in cui la morte del compagno Mao ha aperto un vuoto incolmabile nel cuore e nella mente del proleta-riato internazionale e dei paesi op-pressi del mondo, l’internazionali-sta, fermo nei principi universali del marxismo-leninismo-pensie-

ro di Mao e sempre corretto Par-tito marxista-leninista italiano non ha mai mancato all’appuntamento storico di rendere un omaggio mi-litante alla sua memoria.

Benché il compagno Mao non sia più nel mondo dei vivi, il “suo pensiero, la sua opera ed il suo esempio” continuano vivi ed at-tuali. Oggi più che mai, mentre il sistema imperialista affonda nella sua più spaventosa crisi generale ed il movimento comunista marxi-sta-leninista, superando particolari difficoltà di crescita ed ispirandosi a lui osa scalare nuove cime, il suo messaggio rivoluzionario proleta-rio e internazionalista continua ad

essere una Grande Bandiera Rossa e fonte di ispirazione per il compi-mento dei nostri compiti storici di emancipazione sociale e liberazio-ne nazionale.

Grazie compagni marxisti-le-ninisti italiani del PMLI per con-tinuare a essere un faro interna-zionalista e guida del proletariato italiano e della classe operaia di tutto il mondo. Il proletariato di Panama e i comunisti (marxisti-leninisti) del nostro paese saranno sempre riconoscenti per le vostre posizioni che rafforzano il nostro spirito di combattimento intransi-gente antimperialista, antirevisio-nista ed anti-neorevisionista.

Coi cinque Maestri vinceremo!Ci scusiamo per gli errori che

possiamo aver fatto in questa tra-duzione del discorso. Non parlia-mo l’italiano, non lo compren-diamo nel suo senso profondo, e non possiamo ricorrere all’aiuto di compagni che possano tradur-re in maniera più precisa e cor-retta possibile. Questa traduzione dunque, è un sforzo dettato dalla necessità di fornire comunque ai compagni e amici lettori di un te-sto carico di insegnamenti marxi-sti-leninisti-maoisti, in generale, e in particolare rispetto ai contributi del compagno Mao allo sviluppo della teoria del Partito comunista lì dove l’hanno lasciata Marx, En-gels, Lenin e Stalin.

“IL PROLETARIATO E I MARXISTI-LENINISTI PANAMENSI VI SARANNO SEMPRE RICONOSCENTI”

La riproduzione del blog “Luminoso Futuro” e la parte relativa al discorso del compagno Giovanni Scuderi

Page 10: Il Bolscevico- PMLI n.35

10 il bolscevico / PMLI N. 35 - 6 ottobre 2011

INTERVENITE PUBBLICAMENTE SUL DISCORSO DI SCUDERI SULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

In questo numero de “Il Bolscevico” inauguriamo la rubrica “Sul discorso di Scuderi alla commemora-zione di Mao” per dare la possibilità ai simpatizzanti e agli amici del PMLI, non-ché ai compagni di base dei partiti della “sinistra” borghese, di esprimere pubblicamente la loro opi-nione su tale discorso.

Possono quindi interve-nire anche chi non condivi-de il discorso o lo condivi-de solo parzialmente.

Il nostro auspicio è che colgano l’invito soprattut-to i sinceri comunisti, che militano in partiti, gruppi e movimenti che si defini-scono comunisti, per dirci apertamente quali sono i punti della linea del PMLI

che non condividono. Que-sta apertura di dialogo e confronto potrebbe avere un carattere storico.

Auspichiamo che si fac-ciano sentire anche le ope-raie e gli operai scontenti dei partiti della “sinistra” borghese e che attualmen-te seguono i leader della sinistra della Cgil e i “sin-dacati di base”.

Non dovrebbero igno-rare questo nostro invito, nemmeno le studentesse e gli studenti che si stanno battendo contro la macel-leria sociale, per l’istruzio-ne pubblica e per cambiare questa società.

A tutti raccomandiamo solo di essere sintetici e di non superare le 6.000 bat-tute. Grazie.

LETTERA DEL RESPONSABILE DEL PMLI PER LA CAMPANIA SUL NOSTRO GIORNALE IN FORMATO PDF

Un mezzo efficace e rivoluzionario per far conoscere, discutere e apprezzare dalle masse popolari “Il Bolscevico”

Care compagne e cari com-pagni,

complimenti per aver posto sul sito del PMLI il nostro glorioso organo di stampa Il Bolscevico in formato PDF. Questa iniziati-va rappresenta un avvenimento storico per tutto il nostro amato Partito e per il proletariato italia-no, per quello internazionale e per tutti quei sinceri comunisti che hanno a cuore il ristabilimen-to storico del vero socialismo e la conquista del potere da parte della classe più lungimirante della storia, la classe operaia.

Sicuramente in questa fase storica, nonostante la tremen-da povertà che ostacola i nostri obiettivi immediati e a lungo ter-mine di estendere e radicare il Partito in tutto il Paese e di con-quistare il cuore e la mente di tanti sinceri comunisti e di tanti proletari rivoluzionari, rappresen-ta un sacrificio enorme.

Oggi mettere a disposizione Il Bolscevico in PDF su internet, la potente arma del PMLI, del pro-letariato e delle masse popolari che lotta contro il governo del neoduce Berlusconi e il capitali-smo, rappresenta per noi marxi-sti-leninisti, che strenuamente e infaticabilmente lottiamo per l’Ita-lia unita, rossa e socialista, una decisione importante e strategica che, secondo il mio modesto pa-rere, si misura in maniera intelli-gente e rivoluzionaria contro il ruolo sporco dei mass media che si dimostra sempre più un mono-polio di pennivendoli manipolati al servizio della classe dominante borghese. Una scelta che, sicu-ramente, sarà premiata in futuro

da tanti successi e simpatie per il nostro glorioso giornale.

Attualmente l’uso d’internet a livello giornalistico è diffuso in maniera larghissima tra interi strati sociali e anche nel proleta-riato. Dunque, utilizzare Il Bolsce-vico in PDF sul nostro sito diventa una scelta strategica, un mezzo efficace e rivoluzionario per farlo conoscere, discutere e infine ap-prezzare da larghe masse popo-lari che navigano su internet. Sì, apprezzare perché molti non lo conoscono, molti altri lo “evitano” perché non si vogliono esporre, tuttora condizionati dal bombar-damento mediatico del regime e dai danni causati dai revisionisti e dai falsi comunisti. Inizialmente molti avranno solo la curiosità di leggerlo. Ma, in ultima analisi, chi è sinceramente e lealmente per il socialismo, in futuro, lo sosterrà e lo apprezzerà con tutto il cuore.

Infine, penso che in futuro molti si abboneranno e tanti altri lo sosteranno, come tanti lo dif-fonderanno perché chi vuol ab-battere questo sistema marcio e putrefatto del capitalismo e vuole l’Italia unita, rossa e socialista e un nuovo mondo, in cui lo sfrut-tamento dell’uomo sull’uomo non regni più ma regnino finalmente il benessere e l’uguaglianza, farà de Il Bolscevico il suo agitatore politico.

In sostanza si avrà la possibi-lità di conoscere la potente arma giornalistica, politica, ideologica e organizzativa che esso rappre-senta e marciare con il Partito del proletariato, verso il socialismo.

È altrettanto importante anche per noi militanti che lo potremmo

avere subito a disposizione, e in certi casi “diffonderlo” appena fatto, così da annullare quei ri-tardi cronici e a volte scandalosi della consegna tramite il servizio postale in mano ai capitalisti.

Care compagne e cari com-pagni,

grazie di cuore per questo bel regalo e per quanto avete fatto! Ma anche tante grazie per tutto quello che svolgete per il nostro glorioso organo, l’unico giornale autenticamente marxista-lenini-sta e rivoluzionario che in Italia dà filo da torcere al capitalismo, alle istituzioni borghesi, al fascismo e ai traditori del proletariato.

Come giustamente afferma il nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi: “La classe dominante borghese si è resa immediatamente conto della pericolosità de Il Bolscevico e ha cercato di sopprimerlo fin dai suoi primi numeri. In un primo tempo attraverso l’allora pretore France-sco Fleury, oggi procuratore ag-giunto della procura di Firenze, e successivamente ricorrendo agli allora sostituti procuratori, oggi magistrati di grido, Pierluigi Vigna e Carlo Casini. Ma Il Bolscevico non si è fatto mai intimidire, anzi ha continuato la sua opera con maggior forza e consapevolezza del suo ruolo politico e storico. Fino al punto di divenire rapida-mente un giornale che non ha precedenti nella storia del movi-mento operaio italiano. Mai infat-ti nel nostro Paese c’è stato un giornale autenticamente proleta-rio e marxista-leninista, anche se molti in passato, a cominciare da ‘l’Unità’, e ancora oggi si defini-

A MILANO

Importante riunione di studio sulla linea giovanile del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Mao” di Milano

Domenica 18 settembre mi-litanti e simpatizzanti della Cel-lula “Mao” di Milano del PMLI si sono riuniti, presso la Sede milanese del Partito, per stu-diare il documento dal titolo “I giovani e il lavoro del PMLI sul fronte giovanile e studentesco”, che è stato approvato dalla 3ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI lo scorso 3 aprile, rece-pendo il rapporto del compagno Federico Picerni, Responsabile del lavoro giovanile del Partito. Il documento è stato ripubbli-cato in un volume della Picco-la biblioteca marxista-leninista in occasione della memorabile Commemorazione di Mao nel 35° anniversario della scompar-sa svoltasi a Firenze lo scorso 11 settembre.

I partecipanti alla riunione di studio hanno appreso un’ag-giornata e puntuale analisi di classe e marxista-leninista del-l’attuale condizione giovanile in tutti i suoi aspetti da quello eco-nomico, a quello sociale, sco-lastico e universitario, politico, culturale e morale. Lo studio di questo importante documento è di fondamentale importanza per essere preparati alle immi-nenti lotte autunnali dato che ri-lancia con forza, articolandola e aggiornandola, la linea giovani-le e studentesca del Partito sulla base della linea del 5° Congres-so nazionale del PMLI e degli ultimi avvenimenti politici e so-ciali che hanno investito il mon-do giovanile.

Dallo studio si è appreso concretamente che gli obiettivi centrali del nostro lavoro giova-nile sono i giovani operai e gli studenti. Nella pratica, date le forze attualmente a nostra di-sposizione e per via del fatto che proprio nelle scuole si ha la massima concentrazione di gio-vani, il lavoro studentesco va considerato al primo posto.

L’iniziativa, che ha entusia-smato tutti i suoi partecipanti, risponde alle necessità di for-nire ogni militante e simpatiz-zante marxista-leninista della necessaria preparazione politi-ca per affrontare il lavoro di ra-dicamento e di massa che è ba-silare per rendere il PMLI un Gigante Rosso capace innanzi-tutto di suscitare un nuovo 25 Aprile che abbatta il governo del neoduce Berlusconi e il re-gime neofascista su cui si reg-ge, per poi perseguire il nostro obiettivo strategico di abbatte-re il capitalismo nel nostro Pae-se al fine di conquistare l’Italia unita, rossa e socialista!

Napoli. Il compagno Franco Di Matteo diffonde “Il Bolscevico” sul 4° Con-gresso nazionale del PMLI alla mani-festazione dei disoccupati e LSU del 7 gennaio 1999 (foto Il Bolscevico)

Ho conosciutoil marxismo in piazza

vedendo Maosulla bandiera del PMLI

Ho conosciuto il PMLI in un corteo studentesco l’anno scor-so. Se non ricordo male fu quel-lo in memoria di Piazza Fontana, cui era presente appunto anche il PMLI. Si potrebbe anche dire, vo-lendo, che ho conosciuto il marxi-smo proprio dopo aver visto il vol-to di Mao sulla vostra bandiera!

Per quanto riguarda Il Bol-scevico, mi ha messo curiosità un’edicola a Sesto San Giovanni.Nonostante io ammiri il PMLI e lo consideri il miglior partito co-munista italiano (forse l’unico...), ho qualche divergenza di pensie-ro in merito ad alcuni personag-gi storici. Quando riterrò giunto il momento, fisserò un appuntamen-

to presso la sede milanese del Par-tito.

Mi va bene essere iscritto alla vostra mailing-list.

Una volta pagata la quota di ab-bonamento per Il Bolscevico, pos-so benissimo sedermi e attendere il postino?

Saluti.Marco - Milano

Spero di riattivarmial più presto

in favore del PMLI

Cari compagni,dopo un lungo silenzio, di cui

mi dispiaccio molto e di cui vi chiedo scusa, voglio complimen-tarmi con voi e con l’ottimo Se-gretario Scuderi per la bellissima commemorazione del presiden-te Mao, di cui ho letto sul vostro sito.

Desidererei riprendere l’abbo-namento a Il Bolscevico, interrot-to come anche la mia (relativa in ogni modo) attività politica a cau-sa di problemi familiari e di stu-dio.

Spero al più presto di poter tornare ad attivarmi in favore del PMLI e del marxismo-leninismo.

Saluti marxisti-leninisti e buon lavoro!

Francesco -provincia di Frosinone

Datemi informazioni per futuro tesseramento al PMLI

Salve,vorrei più info, per un mio fu-

turo tesseramento.Saluti rossi.

Alessio, via e -mail

“Il Bolscevico”in formato PDF mi aiuterà

a studiarepiù velocemente

le posizioni del Partito

Grazie,l’iniziativa di pubblicare l’or-

gano del Partito Il Bolscevico in formato elettronico pdf è una scel-ta molto importante.

Ringrazio il Partito per questo grande passo, sicuramente mi aiu-terà ad accedere velocemente alle posizioni del Partito e poterle stu-diare in qualsiasi momento del-la giornata, dal momento che per lavoro sono spesso impegnata in collegamenti Internet.

Un caro saluto ai compagni.Aurora - Palermo

Un’ideaassolutamente geniale

Cari compagni,ho appena letto la notizia che

è disponibile Il Bolscevico in for-mato pdf. È un’idea assolutamen-te geniale!

La lettura ne viene notevol-mente avvantaggiata data la co-modità. Forse però questo inciderà sugli abbonamenti?

Avrei una proposta da fare: si può istituire, nel sito del Partito, una sezione di canti comunisti, an-tifascisti e proletari? Se serve, io ne ho diversi che potrei mandarvi.

Saluti marxisti-leninisti.Antonio, 15 anni - Firenze

Fantastico avere“Il Bolscevico” in pdf

Trovo fantastico aver messo Il Bolscevico in formato pdf.

Saluti marxisti-leninisti.Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!Pao - Polonia

Ottimo “Il Bolscevico” integrale al computer

Cari compagne e compagni,è un’ottima idea poter vedere Il

Bolscevico integrale al computer prima ancora che arrivi per posta.

Lo condivido fortemente, sin da quando l’ho visto la prima volta.

Adolfo - Vicopisano (Pisa)

Vorrei sapere tutto su “Lenin, la vita e l’opera”

Buongiorno!Volevo chiedervi informazio-

ni sulla seguente vostra pubblica-zione: “Lenin, la vita e l’opera” (pagg. 605). Grazie e buon lavoro.

Francesca, via e-mail

BANCHINI PER IL PROSELITISMODEL PMLI A NAPOLI

DOMENICA 23 OTTOBREdalle ore 10,30 – Piazza del Gesù

DOMENICA 30 OTTOBREdalle ore 10,30 – Piazza Dante

Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

vano o si definiscono comunisti, quando in realtà sono revisionisti di destra o revisionisti di ‘sinistra’, cioè trotzkisti”.

Evviva Il Bolscevico in PDF, una potente arma del PMLI, del proletariato e delle masse contro il governo del neoduce Berlusco-ni!

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scuderi sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri, col PMLI e Il Bol-scevico vinceremo!

Franco Di MatteoResponsabile del PMLI

per la Campania

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N. 35 - 6 ottobre 2011 cronache locali / il bolscevico 11

Anche De Magistris bacia l’ampolla

col sanguedi San Gennaro

“Sono credente e cattolico”

DOPO LE FALSE PROMESSE DI STABILIZZAZIONE

Pisapia lascia a casa 130 educatrici precarie dei nidi e 928 bambini in lista di attesa

La giunta milanese vuole colmare i posti vacanti con le cooperative private. Solidarietà del PMLI alle educatrici in lotta per il lavoro stabile

Una contraddizione fi rmata Expo 2015

RADDOPPIANO I BINARI… DIMEZZANO I TRENI!

La battaglia per l’acqua pub-blica è ancora lunga.

La gestione del servizio idri-co nei 76 comuni tra la piana del fiume Sarno e le pendici del Ve-suvio è ancora nella mani della Gori Spa, controllata Acea, con in pancia quasi il 10% della mul-tinazionale Suez. Il colosso roma-no in sette anni ha accumulato de-biti per oltre 125 milioni di euro, senza fare investimenti per ammo-dernare la rete, tanto che l’acqua, nella rete colabrodo, è quasi ovun-que inquinata e i cittadini sono alle prese con disservizi e bollette paz-ze (ci sono stati casi da 18 mila euro) e soprattutto con gli estorso-ri di Equitalia che arrivano a sigil-lare contatori e a pignorare.

Tra i politici più attivi nel cal-pestare la volontà popolare, il pre-sidente dell’Ato, il senatore Car-

lo Sarro (PDL), che ha deliberato l’aumento delle bollette per ripia-nare i debiti, con un ulteriore rial-zo entro il 2012, attraverso l’uni-ficazione delle tariffe del bacino A (costo base schizzato a 1,3 euro a metro cubo) e quelle del baci-no B (aumento al 1,1 euro a me-tro cubo). Inoltre, grazie alle “con-cessioni” del governatore Stefano Caldoro, la Gori continua a prele-vare l’acqua alla fonte senza ver-sare un soldo.

Nell’ultima assemblea del-l’Ato all’ordine del giorno c’era il risultato referendario: ripubbliciz-zazione del servizio ed elimina-zione dalla bolletta del costo per il capitale investito (dal 7% a ol-tre il 27%). È andata deserta. Stes-sa tattica dell’Ato2 Napoli-Caser-ta (bacino 2.500.000 abitanti): nell’assemblea del 12 settembre

mancavano tutti i delegati del-l’area casertana, oltre cento, e il presidente Vincenzo Iodice. I Co-mitati sospettano che l’obietti-vo sia la scissione del napoletano dal casertano, per poi spingere il secondo verso la privatizzazione sotto la sigla Ato5, già prevista dalla giunta Bassolino e rilancia-ta dal presidente della provincia e parlamentare UDC, Domenico Zinzi.

Non mancano quindi le criti-che all’assessore ai Beni comu-ni del Comune di Napoli, Alberto Lucarelli, per una “accelerazione verso l’acqua pubblica, che ma-gari trascini altre amministrazio-ni”, rammentando che “Napoli rappresenta il 37% dell’assem-blea Ato, ed in seconda convo-cazione non è necessario il 50% delle quote”. L’assessore è sta-

to inoltre invitato ad impegnarsi per la ripubblicizzazione dell’ac-quedotto campano, nelle mani dell’Acqua Campania spa e de-gli speculatori della Vianini La-vori, la società con cui il gruppo Caltagirone, oltre all’acqua del salernitano, mira alla gestione dell’acquedotto pugliese in una cordata con ACEA.

Vergognoso è in tal senso l’operato del sindaco-demago-go Luigi De Magistris che, sen-za consultare gli abitanti di Ba-gnoli è volato in Gran Bretagna, insieme ai “nemici” della cam-pagna elettorale, Caldoro e Ce-saro, per stringere accordi con l’“American Cotton Exporters Association”. I ricorsi al Tar evi-dentemente non bastano: occor-re tornare in piazza, come nel 2006!

Redazione di MilanoIl neopodestà Pisapia da quan-

do si è insediata la sua giunta “arancione” non perde giorno per smentire clamorosamente, un pun-to dietro l’altro, il suo “favoloso” programma elettorale che dove-va fanfaronescamente “cambiare il vento” nell’amministrazione del capoluogo lombardo. Uno di quei punti prometteva, seppur in modo aleatorio, di combattere la pre-carietà del lavoro. Ma ad oggi ad anno scolastico iniziato 130 edu-catrici degli asili nido invece di ot-tenere l’assunzione a tempo inde-terminato sono state lasciate a casa

disoccupate, mentre le restanti sono ancora precarie con i carichi di lavoro più che raddoppiati.

Com’erano belle le promesse del programma elettorale di Pisa-pia dove si prometteva “di valo-rizzare le competenze interne dei dipendenti pubblici” perché “ven-ti anni di esternalizzazioni delle funzioni pubbliche lasciano il for-te dubbio che non si sia davvero risparmiato mentre la qualità dei servizi ha certamente subito molti colpi”. Oggi però, a fronte di 928 bambini iscritti nelle lista d’attesa per i nidi d’infanzia, il sindaco vi-cario Maria Grazia Guida, che de-

Durante la festività cattolica dedicata al santo patrono napo-letano S. Gennaro, che si svolge ogni anno nella metà del mese di settembre, si ripete il gesto oscurantista intriso di supersti-zione, smentito più volte dalla scienza moderna, dello “scio-glimento” del sangue del santo stesso, raccolto in una teca.

Anche quest’anno non sono

mancati all’avvenimento non solo gli alti prelati della Chie-sa, tra cui il cardinale Sepe, ma anche le autorità di regi-me, dal prefetto agli alti gra-di delle “forze dell’ordine”, tutti in prima fila in attesa del fatidico “bacio”. Dopo la fan-tomatica rivoluzione arancio-ne propugnata dal neo “scerif-fo” De Magistris ci si aspettava una sua diserzione o comunque una partecipazione in tono mi-nore all’avvenimento; nulla di tutto questo, invece. L’ex pub-blico ministero si faceva foto-grafare in primo piano mentre baciava l’ampolla con il sangue di S. Gennaro, retta dal cardi-nale Sepe, in maniera contratta, compunta, quasi genuflessa.

Come nella peggiore tradi-zione democristiana, e al pari dei suoi predecessori Bassoli-no e Iervolino, il nuovo bacia-pile De Magistris, in un copio-ne ben recitato, è stato invitato a porgere le labbra alla teca da un entusiasta Sepe; un gesto che altro non significa che la prostrazione di quello “stato

laico”, difeso a parole in cam-pagna elettorale dal “rivoluzio-nario arancione”, nei confronti delle autorità e del potere ec-clesiastici. Uno spettacolo che giova alla Chiesa che certifica fortemente agli occhi di tutti il suo controllo ideale e mate-riale, mentre il nuovo sceriffo cerca pietosamente di raccatta-re consensi presso l’elettorato

cattolico giustificandosi così: “Si è trattato di un gesto che ho trovato assolutamente natu-rale (sic!), il dibattito non ap-passiona nessuno, i napoletani hanno altro a cui pensare: tutte le istituzioni, a partire dal pre-fetto e dagli ufficiali delle for-ze dell’ordine, l’hanno bacia-ta. E poi non dimentichiamoci che si tratta sempre del sangue di una persona, un martire, che rappresenta l’unità di tutti i cit-tadini napoletani, al di là della propria confessione religiosa. Da sindaco, rappresento la lai-cità di un’istituzione ma la mia politica è improntata all’apertu-ra verso tutte le religioni: sono credente e cattolico”.

Parole che dovrebbero far riflettere chi ha votato l’ex pm, che è passato in meno di quattro mesi da “sceriffo” e manganel-latore di disoccupati, immigra-ti, ambulanti e sfrattati a bacia-pile della Chiesa oscurantista di Sepe e Ratzinger, gettando nel fosso della superstizione quel poco di laicità che ipocritamen-te cianciava di avere.

Nel segno di un’opprimente continuità, l’attuale sindaco di Napoli De Magistris bacia l’ampolla col “sangue” di S. Gennaro come già fece il suo predecessore, l’operaista Bassolino

Redazione di MilanoDopo l’aumento del 20% sul-

le tariffe dei treni di questi ulti-mi mesi, nella manovra finanzia-ria del nero governo Berlusconi ci sono tagli al trasporto pubblico lo-cale che avranno effetti devastanti sulle masse lavoratrici e popolari.

Per i pendolari lombardi, in particolare, ci saranno 266 milioni di euro in meno. Il che significa, come ha dichiarato l’assessore re-gionale alla mobilità Raffaele Cat-taneo: o la mazzata dell’aumen-to del costo dei biglietti di circa il 60%, oppure il taglio del 50% del-le corse attuali. Ciò vuol dire che o i passeggeri pagheranno il 60% del prezzo del biglietto in più, op-pure saranno costretti a viaggiare su veri e propri “treni merci”. In

entrambi i casi siamo platealmente e chiaramente di fronte al tracollo del trasporto pubblico.

Ciò che più irrita e indigna è che, mentre il governo del neo-duce Berlusconi fa tagli di questa portata, calpestando impunemen-te ogni diritto sociale e cancellan-do molti servizi pubblici per dar-li in mano al privato, i neopodestà arancioni di Rho e di Milano, il PD Pietro Romano e il SEL Giu-liano Pisapia, invece di opporsi a spese inutili, chiedono una deroga al patto di stabilità per proseguire l’iter per realizzare le opere con-nesse ad EXPO 2015.

Tra queste grandi ed inutili opere c’è il raddoppio dei binari sul tratto Rho-Gallarate e il rac-cordo per potenziare il collega-

mento tra Rho-Fiera e Malpensa. E mentre viene detto che taglie-ranno la metà dei treni che circo-lano attualmente e che, dunque, non passerà più dalla stazione di Rho un treno ogni quarto d’ora (già sovraffollato), ma uno ogni mezz’ora, dall’altra parte affer-mano che bisogna investire oltre 500 milioni di euro per potenzia-re la linea ferroviaria col progetto del terzo e quarto binario per po-ter arrivare così ad avere una cor-sa ogni 7 minuti nelle ore di punta. Una contraddizione lampante, che mostra l’inutilità di questi progetti e la malafede lucrosa di chi li por-ta avanti.

Ancora una volta i germi di questo sistema capitalistico trag-gono profitti dalle grandi ed inu-

tili opere di urbanizzazione, che costano sempre più tasse estorte a lavoratori e pensionati e rendono sempre più difficoltosa la loro mo-bilità sui mezzi pubblici.

La Cellula “Mao” di Milano e il Comitato lombardo del PMLI appoggiano la lotta del Centro Sociale “Fornace” di Rho e del Comitato NO EXPO che, nelle prossime settimane, saranno nuo-vamente in stazione a Rho, perché non siano le masse lavoratrici pen-dolari e popolari a pagare la cri-si e l’EXPO, ma i “poteri forti”, i capitalisti azionisti di Fiera Mila-no S.p.A. in primis, che ha forte-mente spinto la candidatura di Mi-lano ad ospitare la grande mostra internazionale in funzione dei pro-pri esclusivi interessi.

IN PROVINCIA DI TERAMO

Nuovi tagli in vista per l’ospedale di Atri

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Pineto del PMLIDopo le magagne e le ruberie

d’ogni genere nella sanità abruz-zese perpetrate per anni dalla giunta regionale di “centro-sini-stra” con a capo Ottaviano Del Turco (oggi riciclatosi nelle liste del PDL), l’odierno antipopola-re e affamatore governatore della Regione, il berlusconiano Gianni Chiodi, non ha indugiato di certo a far pagare pesantemente alle mas-se popolari abruzzesi l’enorme de-bito accumulato dalla malagestio-ne del servizio sanitario regionale. Ed ora i tagli ai reparti e ai servi-zi nei vari presidi ospedalieri sono così diffusi e generalizzati da met-tere a repentaglio la funzionalità complessiva del servizio sanitario regionale.

Il neopodestà di Atri (Teramo), Gabriele Astolfi (PdL) appog-gia risolutamente il piano di tagli ai servizi ospedalieri varati dalla

giunta regionale Chiodi che coin-volgono l’ospedale “S. Liberatore” di Atri e i suoi reparti a più alta af-fluenza come UTIC (Unità terapia intensiva cardiologica), Urologia, Psichiatria, Centro trasfusionale, Medicina nucleare, (oltre alla chiu-sura dell’ORL-otorinolaringoiatria e del Maxillo facciale).

Da tre anni c’è un Comitato cittadino Difesa dell’ospedale di Atri, guidato dall’ex-sindaco PD Mauro Marchese che ha imposta-to il contrasto ai tagli dei servizi ospedalieri sul piano dell’opposi-zione alla giunta Astolfi, ma cer-cando di far guadagnare consensi al PD. Invece, occorre che la bat-taglia del Comitato, condivisa e appoggiata dall’Organizzazione di Pineto del PMLI, non finisca con-dizionata dalle smanie elettorali di alcuni suoi promotori, che la pri-verebbero della necessaria forza e legittimità popolari atte a fermare il devastante piano di tagli alla sa-nità abruzzese.

IN CAMPANIAL’ACQUA RESTA PRIVATIZZATA E

AUMENTANO LE BOLLETTE

Calpestato il referendum sull’acqua pubblica

tiene la delega all’Educazione, non trova di meglio che annunciare che prenderà a contratto persona-le educativo esterno direttamente dalle cooperative private. Negan-do l’evidenza del grave disservizio pubblico arrecato alle masse fem-minili lavoratrici la Guida dichiara che l’anno scolastico è cominciato “senza intoppi e senza ritardi” giu-stificando la drastica riduzione del servizio come conseguenza dei li-miti di spesa imposti dal governo col famigerato “Patto di stabilità”.

La verità è che la giunta Pisa-pia, come quella passata della Mo-ratti, si rifiuta di mettere in priori-tà nei capitoli di spesa del bilancio i pubblici servizi preferendo dila-pidare i fondi pubblici per servi-re gli interessi privati capitalistici. Pur volendo stare negli angusti li-miti di spesa ingiunti dal governo del neoduce Berlusconi, bastereb-be tagliare, vista l’urgenza socia-le, le spese previste per l’Expo ed

altri progetti socialmente inutili, come la “Città della moda”, volti solo a soddisfare gli appetiti “im-prenditoriali”, commerciali e della speculazione edilizia.

In questo contesto è intollera-bile e vergognoso che l’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, nelle priorità di bilancio preveda un mi-lione di euro per la prossima visita del papa a Milano. Che se la paghi l’opulenta chiesa cattolica!

La Cellula “Mao” di Milano del PMLI appoggia la lotta delle educatrici precarie e disoccupa-te cominciata il 5 settembre scor-so contro la giunta Pisapia, che da una parte non vuole riconosce-re loro il diritto al lavoro stabile e dall’altro si prepara a colmare i posti vacanti con altro personale precario e supersfruttato sommi-nistrato da privati senza scrupoli che risparmiano, su tutto, e quin-di anche sulla formazione profes-sionale.

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12 il bolscevico / firenze e provincia N. 35 - 6 ottobre 2011

I piddini governatore toscano e sindaco del capoluogo approvano il progetto RFI

ROSSI E RENZI SIGLANO L’INTESA “ALTA VELOCITA’” A FIRENZE

La città venduta ai capitalisti per profi tto e privatizzazione, a discapito delle reali esigenze delle masse e della loro salute

GIUSTA PROTESTA DEL COMITATO “NO TUNNEL TAV”Dal nostro corrispondente della Toscana

La lunga mano dei pescecani capitalisti si allunga sul capoluo-go toscano.

Ad agosto è stata firmata l’in-tesa per l’Alta Velocità (AV) e la nuova stazione interrata, progetta-ta da Norman Foster. Un accordo siglato da Regione Toscana, Co-mune e Provincia di Firenze, Rete ferroviaria italiana (Rfi), con il be-neplacito e l’appoggio del governo del neoduce Berlusconi rappresen-tato dal gerarca delle infrastrutture Altero Matteoli.

Un progetto con cifre da capo-giro: 1,35 miliardi di euro e una prospettiva da “paura” di ben 4 anni di cantieri per Firenze.

Forti anche della vergognosa recente assoluzione nel proces-so d’appello di tutti i 39 imputati della Cavet (che fa capo a Impre-gilo nota per l’affare “emergenza rifiuti”) per i danni documentati e visibili dei lavori Alta Velocità tra Firenze e Bologna nel Mugello, il governo è riuscito a far siglare an-che quest’accordo, fregandosene delle proteste più che giustifica-te per un progetto pericolosissimo

FIRENZE

Battersi controil privatizzatore

RenziUn’operazione sciagurata che

ridurrebbe anche i fondi per la spesa corrente del comune, compresi i servizi

Redazione di Firenze

Mentre si sta preparan-do lo sciopero del 7 ottobre contro la privatizzazione dei dipendenti ATAF, l’azienda di trasporto pubblico con princi-pale azionista il Comune di Fi-renze, alcuni sindacati presenti nella RSU, CGIL, CISL, FAISA e UGL, hanno annunciato un possibile accordo basato sul sì alla divisione in due di ATAF ma un no alla privatizzazione prima della gara per un unico appalto regionale per il trasporto unico locale. Anche al Maggio Mu-sicale, istituzione guidata dal Comune di Firenze e personal-mente dal neopodestà Matteo Renzi (PD), i sindacati aprono alla trattativa sul ridimensiona-mento dell’organico e dei van-taggi del contratto aziendale.

“Sono due segnali da co-gliere perché se venissero la-sciati cadere il rischio sarebbe altissimo”, ha dichiarato il se-gretario della CGIL fiorentina, Mauro Fuso, evidentemente nostalgico della concertazione con Palazzo Vecchio e deside-roso di mettere la sordina alle battaglie contro l’antipopolare gestione Renzi.

Il nostro parere è diame-tralmente opposto, occorre combattere le privatizzazioni di Renzi senza cedere di un mil-limetro. Il neopodestà piddino vuole privatizzare praticamen-te tutto: a giugno, dopo il re-ferendum, ha annunciato che vuole creare entro l’anno una grande holding che dovrebbe inglobare le partecipazioni di Palazzo Vecchio nelle aziende dell’acqua, gas e rifiuti e “pro-porsi all’attenzione del merca-to”, questo vuol dire che Renzi punta a quotarla in borsa.

Più nel concreto vorrebbe anche rivedere l’assetto del-le quote societarie. Si parla di vendere il 50% delle quote possedute di Toscana Energia (gas), il 10% del totale, per un valore di 50 milioni, una vendi-ta che porterebbe il comune a rinunciare alla metà degli oltre 4 milioni di utile che ottiene all’anno. Inoltre la cifra rica-vata dalla vendita, per legge, potrebbe essere solo utilizza-ta per investimenti e non nella spesa corrente.

Sul fronte dell’acqua il co-mune dichiara di voler riacqui-stare le quote cedute alla mul-tinazionale Acea; ma poiché Acea non dovrebbe vendere, tutto probabilmente rimarrà com’è; ricordiamo che, secon-do un’indagine di giugno della Federconsumatori, le bollette dell’acqua a Firenze sono le più care d’Italia.

Un’altra azienda candidata alla privatizzazione è il Qua-drifoglio (rifiuti) che verrebbe inglobata da Helios, una socie-tà che riunisce anche altre spa pubbliche e che è candidata a vincere l’appalto per la ge-stione di tutti i rifiuti nei territori di Firenze, Prato e Pistoia per vent’anni.

Il prossimo anno dovrebbe essere venduta anche la Mukki, la centrale del latte per il 40% in mano al Comune di Firenze; essa peraltro garantisce un mercato di qualità ai consuma-tori e ai piccoli produttori di lat-te della provincia. La quota del comune ha un valore di circa 5 milioni di euro.

Il comune è intenzionato anche a cedere le quote di SIL-FI (illuminazione), SAS (segnali stradali), Firenze Parcheggi e AFAM (farmacie).

Provincia di Firenze

RIAPRE LA SCUOLA: REPRESSIONE PREVENTIVA E SILLABARI A PAGAMENTO

Affi ssa nelle scuole la locandina del PMLIRedazione di FirenzeLe scuole nella provincia di Fi-

renze si sono riaperte sotto i peg-giori auspici per alunni, studenti e genitori, dalle elementari alle me-die superiori.

Il 21 settembre 18 presidi di scuole medie superiori hanno gio-cato d’anticipo per scoraggiare ogni contestazione al disegno neo-fascista della scuola di Berlusconi e della Gelmini. Riuniti all’istituto Saffi di Firenze hanno presentato alla stampa una lettera aperta per studenti e genitori in cui annuncia-no in via “preventiva” la più seve-ra repressione di eventuali lotte e occupazioni; minacciano di far in-tervenire la polizia “in caso di il-

legalità” (leggi “occupazioni del-le scuole”), invitando “politici e genitori nostalgici del ’68” a non sostenere “contestazioni impro-duttive e inutili per la crescita dei giovani”. Fra i firmatari il preside Massimo Primerano del liceo Mi-chelangelo di Firenze che lo scor-so anno scolastico denunciò 22 ragazzi per “danneggiamenti” du-rante l’occupazione contro la “ri-forma” Gelmini.

I compagni di Firenze del PMLI hanno affisso nelle scuole superiori locandine con il testo del volantino del Partito che invita gli studenti a riprendere la lotta.

Odiosa anche la decisione del-la giunta del neopodestà piddi-

no di Calenzano, Alessandro Bia-gioli, di far pagare i sillabari nelle scuole elementari (escluse solo le famiglie con reddito Isee sotto i 16 mila euro l’anno) che va contro il principio della gratuità della scuo-la dell’obbligo (articolo 34 della Costituzione) e si va ad aggiun-gere alla miriade di sottoscrizioni (per i pennarelli, ecc.) che le fami-glie sono costrette a versare dato lo sfascio della scuola pubblica. La scusa accampata è che il co-mune non può sopperire allo Sta-to che riduce i finanziamenti. Co-munque, la scelta di far ricadere la scure sulle famiglie degli alunni allinea Biagioli al massacro socia-le dell’odiato governo Berlusconi.

GLI ANTIFASCISTI MUGELLANI IN CORTEO PER IL 67° ANNIVERSARIO DELLA

LIBERAZIONE DI BORGO SAN LORENZOPresente uffi cialmente il PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Vicchio del Mugellodel PMLIDomenica 18 settembre si è

svolto il corteo per le vie di Borgo San Lorenzo (Firenze) per depor-re le corone, in onore ai partigiani e alla Resistenza, ai cippi e mo-numenti siti nel paese in occa-sione del 67° Anniversario della Liberazione della cittadina dal nazifascismo.

I partecipanti, circa duecento, si sono ritrovati in piazza Dante, presenti i gonfaloni dei vari co-muni mugellani, di Firenze e quelli di regione e provincia.

Al monumento ai partigiani la banda musicale ha eseguito per la gioia dei presenti “Bella Ciao”, visto che in precedenza il reperto-rio musicale era, negli ultimi anni, intriso di nazionalismo e patriotti-smo con l’esecuzione dell’inno di Mameli e de “Il Piave mormorò”.

Presente l’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI con le bandiere del Partito, unico Par-tito a livello ufficiale. I nostri com-pagni portavano il fazzoletto ros-

Borgo San Lorenzo (Firenze), 18 settembre 2011. Un aspetto del corteo per il 67° Anniversario della Liberazione (foto scattata dal compagno del PRC Antonio)

COMUNICATO DEGLI INSEGNANTI DELLA MEDIA “MALTONI” DI PONTASSIEVE (FIRENZE)

La scuola inizia violando il dirittoallo studio e alla sicurezza degli alunni

Pubblichiamo ampi estratti del comunicato dell’Assemblea de-gli insegnanti della scuola media statale “M. Maltoni” di Pontassie-ve (Firenze).

L’assemblea dei docenti del-la S.S. 1° “M. Maltoni” ritiene opportuno informare le famiglie degli alunni e la cittadinanza della grave situazione creatasi all’inizio di questo anno scolastico.

La scuola inizia nella signifi-cativa violazione del diritto allo

studio e alla sicurezza, con una particolare ricaduta sugli alunni con maggiori difficoltà.

Garantire l’orario normale quindi può comportare:

- distribuzione degli alunni delle classi senza docente nelle altre classi, andando contro le più basilari norme di sicurezza;

- un orario notevolmente ridot-to rispetto a quello normalmente previsto per gli alunni con disabi-lità grave;

- utilizzazione degli insegnanti delle altre discipline per coprire

le ore mancanti per il sostegno e garantire il normale inserimento di tutti gli alunni.

Pertanto gli insegnanti chiedo-no ai genitori e alla cittadinanza una condivisione di obiettivi co-muni:

1) ottenere la copertura oraria necessaria per il sostegno;

2) sveltire la procedura di as-segnazione degli insegnanti man-canti;

3) ridurre il numero di alunni per classe secondo la normativa vigente.

Firenze. Un momento della protesta organizzata dal Comitato “No tunnel Tav” al Ponte al Pino, che si trova sul tracciato della Tav, con un presidio informativo

per la salute dei fiorentini e per la stabilita geologica della città.

Sono state ignorate le denun-ce e l’esposto del Comitato “No tunnel Tav di Firenze” che han-no evidenziato in un comunicato “l’inosservanza della normativa antisismica”, “la minaccia immi-nente di danno ambientale nel Co-mune di Cavriglia (Arezzo) loc. S. Barbara per contaminazione da in-quinamento causato dai rifiuti di scavo dei tunnel ferroviari TAV Firenze”.

Sordo a tutto ciò il tanto “eco-logista”, “ambientalista” e “ami-

co dei lavoratori” governatore del-la Toscana Enrico Rossi (PD) ha affermato che “l’investimento è un fatto decisivo per lo sviluppo della Regione”. Anche il suo as-sessore all’urbanistica e al territo-rio, Anna Marson (IdV) che aveva sempre espresso dubbi e contra-rietà all’Alta velocità non ha avu-to il coraggio di esprimere un voto contrario e codardamente è uscita dalla giunta al momento del voto sul protocollo d’intesa.

Il berlusconino neopodestà fio-rentino Matteo Renzi, anche per tenere buone le proteste dei suoi

elettori in merito all’AV, nei mesi scorsi aveva richiesto a Rfi una va-lutazione d’impatto ambientale. Peraltro Renzi non si è mai espres-so contro la Tav per la quale ha at-taccato esplicitamente anche i val-susini in lotta.

Invece Rfi, guidata dall’ammi-nistratore delegato Mauro Moret-ti (inquisito per la P4) ha pagato il comune di Firenze e così Renzi a fronte di 110 milioni si è riman-giato tutto affermando che “la mia amministrazione aveva chiesto di valutare soluzioni diverse ma ab-biamo preso atto che i contratti firmati non potevano esser rimes-si in discussione.... ben venga un tunnel per l’alta velocità se poi ci sono tutte le infrastrutture neces-sarie”. Renzi si è fatto anche stan-ziare 300 mila euro, sempre da Rfi, per la “campagna informati-va”. Per Rfi tutti questi soldi sono una bazzecola a fronte dei forti in-troiti che avrà da questa specula-zione edilizia.

I 110 milioni stanziati da Rfi non saranno spesi per le reali ne-cessità dei fiorentini che dovreb-bero oltretutto decidere come e per cosa destinarli, bensì per la nuova tramvia della linea 2. Così Firen-ze non solo si troverà bucata e sot-tosopra per l’AV, ma contempora-neamente anche per la costruzione di un’altra linea di tramvia.

Noi appoggiamo la protesta del Comitato “No tunnel Tav” che si è svolta per sei giorni al Ponte al Pino dove la scavatrice bucherà il terreno per uscire a Castello. Si sono alternati dibattiti, volantinag-gio e raccolta di firme riscontran-do fra la popolazione maggiore in-teresse rispetto ad altre occasioni.

so del PMLI al collo, con le spille dei Maestri e del Partito appunta-te sulle camicie rosse. Presenza non passata certo inosservata, in particolare da un giovane lavora-tore che ha sottolineato che si fa bene ad alzare la “bandiera ros-sa”, oggi più che mai ammainata da chi si diceva a parole comu-nista.

Ringraziamo il compagno An-tonio del PRC per averci curato il servizio fotografico.

A conclusione dell’iniziativa dal palco di piazza Dante, dopo i discorsi ufficiali, vi sono state del-le toccanti e coinvolgenti letture sulla Resistenza, di condannati a morte, eseguite dal Teatro Idea di Borgo S. Lorenzo.

Page 13: Il Bolscevico- PMLI n.35

N. 35 - 6 ottobre 2011 cronache locali / il bolscevico 13Intervento del PMLI all’assemblea catanese di preparazione della manifestazione

nazionale di Roma del 15 ottobre prossimo

SCHEMBRI: “CREIAMOUN FRONTE UNITO CONTRO IL GOVERNO BERLUSCONI”

Dal corrispondentedella Cellula “Stalin”della provincia di CataniaIl 20 settembre, presso il salo-

ne della Camera del Lavoro CGIL di Catania, si è tenuta l’assemblea per discutere punti, caratteristiche, logistica e organizzazione della manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma. Tra i movimen-ti, gruppi, partiti e realtà presenti a Catania, invitata ufficialmente an-che la Cellula “Stalin” del PMLI.

Le molteplici forze sociali pre-senti all’assemblea sono state invi-tate a portare i propri appelli, con i propri contenuti, con le proprie lot-te e proposte al fine di delinearne i punti condivisi per costruire la mo-bilitazione catanese e farla conver-gere nella manifestazione naziona-le. I marxisti-leninisti catanesi, pur non potendo sottoscrivere il docu-mento del Coordinamento 15 Ot-tobre (“People of Europe, rise up. Cambiare l’Italia, cambiare l’Eu-ropa”), in quanto nelle sue parti consta di alcuni punti che perdo-no assolutamente di vista l’essenza stessa della lotta di classe, lampan-te l’assenza della critica al governo Berlusconi, hanno aderito all’as-semblea al fine di far conoscere la linea del Partito sul governo e sulla situazione politica attuale nell’otti-

Il compagno Sesto Schembri, Segretario della Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI, durante la manifestazione del 12 marzo scorso Catania contro il governo Berlusconi (foto Il Bolscevico)

Stangata sulla sanità pubblica

varesinaTagli per 3,5 milioni di euro che andranno ad intaccare uno dei diritti fondamentale

delle masse, il diritto alla saluteDal corrispondente dell’Organizzazionedi Viggiù del PMLILa sanità pubblica a Varese è

sotto attacco. Dopo i ticket sulle prestazioni ambulatoriali intro-dotti a luglio, il dittatore ciellino presidente della regione Lombar-dia Roberto Formigoni (PDL), col pretesto di far cassa a causa dei tagli del governo, abbatte la scu-re dei tagli sulla testa delle masse popolari varesine intaccando uno dei diritti fondamentali delle mas-se, il diritto alla salute.

Solo così possiamo definire il taglio di 3,5 milioni di euro che il Pirellone richiede all’ospedale del Circolo di Varese. Si tratta di una scelta scellerata, avallata senza batter ciglio dal direttore generale dell’ospedale Walter Bergama-schi (di area Lega Nord).

I tagli che si abbatteranno sul-l’ospedale saranno pesanti e toc-cheranno vari settori. I più colpiti saranno quello chirurgico con un drastico taglio dei posti letto con inevitabili ripercussioni sulle liste d’attesa, il blocco del turn over, sia medico che infermieristico, e la possibilità che unità operative come otorinolaringoiatria e neu-rochirurgia rischiano di ridurre al lumicino l’assistenza chirurgica.

Lettere di “cessazione di rap-porto” starebbero già arrivando a chi ha il contratto fino a settembre. In corsia sarà la carenza di infer-

mieri a impensierire perché creerà inevitabilmente la contrazione nei posti letto. E come se non ba-stasse si sta facendo largo anche l’ipotesi di chiusura del distacca-mento ospedaliero di Cuasso che scaricherà i suoi servizi e i suoi pazienti sui già martoriati ospedali di Circolo e Del Ponte.

Tutti questi disservizi andran-no a pesare sulle condizioni di vita delle masse popolari e in particolare sui lavoratori già tar-tassati dalla manovra di lacrime e sangue del massacratore Ber-lusconi, mentre si fa largo il pia-no Formigoni di smantellamento della sanità pubblica a favore di quella privata controllata in larga parte dalla lobby della “Compa-gnia delle opere”, braccio econo-mico di Comunione e Liberazione, organizzazione clerico-fascista di cui lo stesso Formigoni fa parte.

Il PMLI a questo massacro sociale e nel caso specifico sa-nitario, non ci sta. Ribadisce in-vece la sua ferma posizione per una sanità pubblica, universale, gratuita, gestita con la partecipa-zione diretta dei lavoratori e delle masse popolari, che disponga di strutture capillari di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione su tutto il territorio nazionale e che sia finanziata tramite la fiscalità generale.

Ottimo risultato del volantinaggio del PMLI a TroinaIN PROVINCIA DI RAGUSA

Uno scandalo investe l’ASP di Modica

A MESSINA VOGLIONO INTITOLARE UN VIALE AL FUCILATORE DI PARTIGIANI ALMIRANTE

Pubblichiamo estratti di un lungo e dettagliato articolo pub-blicato dal mensile “Dialogo” di Modica (Ragusa) che ci ha inviato il suo direttore, Piero Vernuccio.

Accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica di Mo-dica, il Gip del Tribunale ha emes-so ordinanza per l’applicazione di misure cautelari nei confronti di tre impiegati dell’ASP di Modica, in servizio presso il CUP di Via Aldo Moro, indagati per pecula-to continuato in concorso, truffa aggravata e continuata in con-corso.

Le investigazioni a carico di numerosi soggetti sono iniziate alla fine del 2009. In particolare, si appurava che il Dott. Roccaro Francesco, medico in servizio presso il CUP (Centro Unico Pre-notazione) di Modica, con la qua-lifica di Dirigente Servizio, l’estate del 2009, grazie alla complicità di una impiegata in servizio presso il medesimo ufficio dell’ASP, si era fatto attestare la presenza, men-tre, in realtà, si trovava a Malta, in vacanza con la famiglia.

Si verificava che alcuni dei soggetti individuati, subito dopo

avere timbrato il proprio bad-ge personale, si allontanavano arbitrariamente dall’ufficio. Per quanto concerne la condotta del Roccaro, questi, quotidiana-mente, era solito fare ingresso in ufficio solo in tarda mattinata per uscirne alle successive ore 13.00. Contestualmente, si rile-vava una sospetta ed inusuale puntuale presenza in ufficio di Roccaro nelle ore pomeridiane, nonché uno strano movimento di persone che accedevano nel-l’ufficio di quest’ultimo, proprio in tale arco temporale. Sospettan-do che il predetto professionista fosse dedito allo svolgimento di altra attività parallela, in regime di intra-moenia, la P.G. effettuava, nel marzo 2010, una telefonata esplorativa scoprendo che l’uffi-cio prenotazioni dell’ASP di Ra-gusa invitava gli utenti a rivolgersi personalmente al Dott. Roccaro, presso il suo ufficio.

Veniva accertata la consoli-data prassi del Roccaro di effet-tuare le visite specialistiche nelle ore pomeridiane, a volte durante gli ordinari orari lavorativi, a volte mentre era libero dal servizio; tali visite venivano prenotate chia-

mando direttamente l’utenza del-lo studio medico dell’indagato, aggirando il sistema ufficiale delle prenotazioni presso lo sportello, e venivano pagate direttamente nelle mani del Dott. Roccaro e/o di una delle sue collaboratrici - una delle quali era priva della qualifica di infermiera -; le presta-zioni avevano una tariffa variabile tra 30 e 60 euro e, talvolta, veni-vano fatte in regime di esenzione totale o parziale, nell’ottica di una logica clientelare adottata dal medico.

Il Roccaro non rilasciava al-cuna ricevuta fiscale e, pertan-to, gli introiti dell’illecita attività intra-moenia venivano percepiti dal medico in regime di totale evasione fiscale e senza alcun rendiconto all’ASP, omettendo di versare all’azienda sanitaria competente quanto di spettanza della stessa, in tal modo appro-priandosene; inoltre, necessitan-do tale illecita attività - volta alla realizzazione di interessi privati - delle attrezzature di proprietà dell’ASP, il medesimo Roccaro faceva un uso abusivo di tali beni, che avrebbe in realtà dovuto de-stinare a pubbliche finalità.

di Antonio Mazzeo - MessinaA Messina, il consiglio della 2ª

circoscrizione ha approvato con il voto unanime di “centro-destra” e “centro-sinistra” una delibera che chiede all’amministrazione comunale d’intitolare il “grande viale nella parte alta del villaggio Minissale” a Giorgio Almirante, fondatore del partito-movimen-to MSI-Destra nazionale ma che oggi rivive grazie all’ultranazio-nalista messinese Gaetano Saya, per sua diretta ammissione fasci-sta, agente segreto di Gladio e massone alla corte del venerabile Licio Gelli.

Chi si attendeva a Messina una mezza sollevazione popolare o perlomeno le proteste delle for-ze politiche e sociali antifasciste, si è dovuto ricredere. La delibera, pubblicata sul quotidiano locale, è passata inosservata e le voci cri-tiche, come sempre, sono meno delle dita di una mano. “Nella città

del primo parlamentare siciliano comunista, l’avvocato Francesco Lo Sardo, che morì nelle galere di Mussolini, apprendiamo sbalorditi e indignati che il fascista Giorgio Almirante sarebbe stato una delle figure di spicco della politica ita-liana del dopoguerra”, commenta con amarezza il professore Citto Saija, critico cinematografico ed ex segretario provinciale di De-mocrazia proletaria. “Se si voles-se sottilizzare potremmo tacciare l’iniziativa della circoscrizione di ‘apologia di fascismo’. Purtroppo tantissimi eredi della subcultu-ra fascista, sdoganati anche dai partiti del cosiddetto ‘centro-si-nistra’, imperversano nelle nostre amministrazioni a cominciare dal Comune di Messina. Mi chiedo a questo punto cosa intenda fare il Partito democratico all’opposi-zione o come intendano muoversi i sindacati e i partiti della Sinistra radicale”.

“A razzisti e boia non si dedi-cano strade”, ha prontamente ri-sposto Giuseppe Restifo, docente di Storia moderna dell’Università di Messina e membro della com-missione toponomastica. “Da storico nato nello stesso anno della Costituzione repubblicana, voglio ricordare che nel 1942 Al-mirante scriveva “Esclusivamen-te e gelosamente fascisti noi sia-mo nella teoria e nella pratica del razzismo”, un teorema che per tre anni ancora avrebbe messo in pratica, con estrema coerenza. Il ruolo di tenente della brigata nera del Minculpop lo portò a essere fucilatore di partigiani e complice della deportazione degli ebrei. Momenti emblematici che hanno segnato la giovinezza del fonda-tore dell’MSI, di cui però non si fa cenno alcuno nell’edulcorata bio-grafia allegata alla delibera della 2ª circoscrizione”.

Dal corrispondente della Cellula “Mao” di Troina

Il 22 settembre i militanti e i simpatizzanti della Cellula “Mao” di Troina (Enna) del PMLI hanno effettuato una diffusione a tappeto del volantino “i servi-zi sociali a Troina non funziona-no”. Copie del volantino sono state diffuse nei circoli, nei bar e persino messe nelle buche

delle lettere. Il 24 la diffusione è continuata nei mercati.

Nel volantino, accolto con grande interesse dai troinesi, si denuncia l’inefficienza dei servizi sociali a Troina condotti allo sfacelo dall’amministrazio-ne comunale di Salvatore Co-stantino, ex-AN, mentre coloro che hanno estremo bisogno dei servizi sociali in paese ver-sano in condizioni di abbando-

no quasi totale, come disoccu-pati, invalidi e anziani.

Nel volantino i marxisti-leni-nisti di Troina chiedono un’effi-cace e capillare rete di servizi sociali e assistenziali pubblici.

Diversi tra coloro che hanno letto il testo e sono interessati al tema ci hanno dato una mano a diffonderlo e ci hanno offerto la loro disponibilità ad aiutarci per le prossime diffusioni.

ABBONATI A IL BOLSCEVICOTariffe annue:

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ca di fronte unito.L’assemblea ha avuto inizio

con l’intervento del portavoce del-la CGIL-Catania, che ha sottoli-neato l’importanza di fare fronte unito tra le varie realtà cittadine, come è successo per lo sciopero generale del 6 settembre scorso, poiché soltanto mediante la coo-perazione tra le varie realtà politi-che e forze sociali si potranno ave-re risultati positivi. Il sindacalista ha inoltre proposto di organizza-re volantinaggi, banchini, comizi,

al fine di far arrivare il messaggio di mobilitazione e i suoi contenuti alle larghe masse popolari.

Il portavoce del movimento stu-dentesco ha ribadito la partecipazio-ne attiva degli studenti alla manife-stazione nazionale del 15 ottobre.

Il Segretario della Cellula “Sta-lin” della provincia di Catania del PMLI, compagno Sesto Schembri, ha preso la parola, ringraziando i presenti per l’invito e riportan-do l’attenzione dell’assemblea al tema fondamentale: la lotta contro

il governo Berlusconi. Impugnan-do l’invincibile arma del materia-lismo dialettico, ha affermato, “i marxisti-leninisti sono “indigna-ti” da tempo contro il sistema eco-nomico capitalistico nel quale vi-viamo, sistema responsabile delle crisi economiche che a catena si abbattono sulle masse popolari in Italia e a livello mondiale”. In Ita-lia è il governo Berlusconi il prin-cipale responsabile del massacro sociale. Il compagno ha ribadito l’importanza di “creare un fron-te unito che miri ad arrivare alle masse popolari con parole d’ordi-ne mirate contro questo governo e le sue leggi antipopolari che gra-vano sui lavoratori”.

Il segretario del PRC nel suo intervento ha attaccato Giorgio Napolitano, indicandolo come uno dei padri putativi della maxistan-gata e soffermandosi sul fronte unito contro le politiche “neolibe-rali” ed il sistema capitalistico.

L’assemblea si è aggiornata a un prossimo incontro per delinea-re meglio alcuni aspetti organizza-tivi e politici solo preliminarmente accennati in sede di prima riunio-ne.

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14 il bolscevico / esteri N. 35 - 6 ottobre 2011

LO HA CHIESTO ABU MAZEN ALL’ASSEMBLEA GENERALE

Arriva all’ONU la richiestadel riconoscimento dello Stato di Palestina

Il presidente dell’Autorità Na-zionale Palestinese (Anp) Mah-moud Abbas (Abu Mazen), ha consegnato il 23 settembre nelle mani del Segretario generale del-le Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, la richiesta ufficiale di adesione al-l’Onu del futuro stato di Palestina. In caso di rifiuto da parte del Con-siglio di sicurezza potrebbe girare la richiesta all’Assemblea Genera-le affinché elevi lo status della de-legazione palestinese a Stato “os-servatore”, dall’attuale semplice osservatore permanente, attribui-to a organizzazioni come la Cro-ce Rossa.

La decisione del Consiglio Onu è attesa per la prima metà di ottobre ma la bocciatura è sconta-ta dopo la dichiarata opposizione degli Usa di Obama, che stanno cercando alleati per respingere la domanda e non essere costretti a mettere il veto.

Il passaggio in Assemblea ge-nerale è invece garantito dal pare-re favorevole di una larga maggio-ranza di paesi. Da ricordare che l’Assemblea generale ha già rico-nosciuto lo Stato palestinese di-chiarato da Arafat, nel 1988, con 104 voti favorevoli, due contrari e

36 astenuti.Nell’intervento in assemblea

Abu Mazen ha illustrato la richie-sta formale di un riconoscimento della Palestina alle Nazioni Unite entro i confini del 1967 e con capi-tale Gerusalemme. Ha sottolineato che “siamo l’ultimo popolo sotto occupazione straniera, questa ri-chiesta non può essere respinta”, ha denunciato che “Israele conti-nua la sua campagna demolitrice e la sua pulizia etnica verso i pa-lestinesi”, e che “lo stato ebraico minaccia i nostri luoghi sacri. Gli insediamenti minacciano l’esisten-za stessa dell’Anp. Questa politica israeliana provoca lo stop del pro-cesso di pace e distrugge le pos-sibilità di arrivare alla soluzione ‘due popoli due Stati’, sulla quale c’è il consenso della comunità in-ternazionale”. E che è la trappola per negare i diritti dei palestinesi, che invece verrebbero tutelati con la formula di un solo Stato.

‘’È giunto il nostro tempo – ha affermato il presidente palestinese - dopo i popoli arabi, anche i pale-stinesi hanno diritto alla loro pri-mavera. Sono qui a nome del mio popolo, che chiede solo di eserci-tare il diritto a una vita normale’’.

E ha concluso sottolineando che “siamo pronti a tornare al tavolo del negoziato sulla base della lega-lità internazionale e della fine del-l’attività degli insediamenti”.

In successive interviste è tor-nato sull’argomento: l’ho detto al presidente Obama, l’ho ripetuto nell’intervento all’Assemblea Ge-nerale, lo ribadisco ora sono pron-to a riaprire da subito il negoziato diretto ma su basi chiari, su conte-nuti concreti; i palestinesi non pos-sono negoziare qualsiasi proposta che non sia basata su confini del 1967 (con qualche modifica, ndr) e non garantire un congelamento de-gli insediamenti in Cisgiordania”.

Tornare al negoziato è il suo vero obiettivo. Per questo ha ripre-so la proposta lanciata da Obama nel maggio scorso, quando il pre-sidente americano aveva sostenu-to che il futuro stato palestinese avrebbe dovuto basarsi sui confi-ni del ’67, come stabilito dalle ri-soluzioni Onu 242 e 338, e aveva parlato di “scambi di territori in accordo fra le due parti”.

La proposta di Obama era sta-ta bocciata dal premier sionista Benjamin Netanyahu, che all’Onu ha ripetuto il suo No. “È tempo che

i palestinesi riconoscano Israele come lo Stato ebraico. Viene pri-ma la pace con noi, poi lo Stato palestinese”, ha dichiarato dalla tribuna dell’assemblea generale, intervenendo poco dopo il presi-dente palestinese. Una posizione arrogante che rende ridicola anche la nuova proposta del Quartetto dei mediatori per il Medio Oriente (Onu, Ue, Russia ed Usa) che ha definito un nuovo percorso per far ripartire i negoziati tra israeliani e palestinesi con la richiesta del-l’impegno a “entrambe le parti per raggiungere un accordo entro un arco temporale che non vada ol-tre la fine del 2012”. Una proposta che allunga di ancora un anno la scadenza del fantomatico negozia-to rilanciato da Obama dalla stessa tribuna dell’Onu lo scorso anno.

Il presidente americano ha in-sistito di nuovo: “sono convinto – ha sostenuto nell’intervento del 21 settembre - che non esistano scorciatoie per la fine di un con-flitto che è durato per decenni. La pace non arriverà tramite le di-chiarazioni e le risoluzioni delle Nazioni Unite. Sono gli israelia-ni e i palestinesi, non noi, a dover raggiungere un accordo sulle que-

stioni che li dividono: sui confini e sulla sicurezza, sui rifugiati e su Gerusalemme”. Era la spiegazio-ne del No degli Usa ala richiesta dell’Anp. Ma Obama non si è li-mitato a questo, ha voluto anche ribadire il forte sostegno della sua amministrazione ai sionisti israe-liani. “L’impegno americano per la sicurezza di Israele è inamovi-bile”, aggiungeva Obama ricor-dando che “la nostra amicizia con Israele è profonda e duratura” e che Israele merita “riconoscimen-to e relazioni normali con i propri vicini”. Perché “parliamoci chia-ro, Israele è circondata da vici-ni che le hanno mosso guerra più volte, questa è la realtà”. Un atto di fede che gli avrà, forse, garanti-to l’appoggio della lobby ebraica alla sua rielezione.

La proposta di Abu Mazen non trova del tutto concordi altre for-mazioni palestinesi, da Hamas alla Jihad che non erano state consul-tate. Il portavoce di Hamas, Faw-zi Barhoun, ha sottolineato che il presidente dell’Anp “ha parlato delle sofferenze del popolo pale-stinese, dell’assedio a Gaza, ma la soluzione proposta non è all’al-tezza delle aspettative del popo-

lo palestinese, soprattutto perché prevede il ritorno ai negoziati. E la cosa più grave del suo interven-to è il riconoscimento dello Stato di Israele, mentre vuole uno Sta-to che comprenderebbe solo il 22 percento della Palestina storica’’. Sono negati per Hamas il diritto alla resistenza e all’autodetermi-nazione, nonché il diritto al ritor-no dei profughi palestinesi costret-ti a lasciare le loro case nel 1948, a causa dall’occupazione israeliana.

Anche il Movimento giovani-le palestinese (Pym), in una nota diffusa il 20 settembre, si era det-to contrario al riconoscimento del-lo stato di Palestina entro i con-fini del 1967 perché “rimuove la questione dal suo contesto stori-co: il regime coloniale israeliano. La proposta normalizza il regime e compromette i diritti e le aspira-zioni dei palestinesi in esilio e di quelli residenti nei territori occu-pati nel 1948. Li spinge a limitare le rivendicazioni dentro un quadro neocoloniale”. Inoltre “non affron-ta le questioni fondamentali: Ge-rusalemme, le colonie, i rifugiati, i prigionieri politici, l’occupazione, le frontiere e il controllo delle ri-sorse”, affidate ai negoziati.

Mentre si acutizza il confl itto con Cipro dopo la scoperta di un enorme giacimento sottomarino di gas

L’AMBIZIONE DELLA TURCHIA DI ERDOGAN: DIVENTARE UNA POTENZA DEL MEDIORIENTE

Il governo turco annunciava il 18 settembre di essere pronto a congelare le relazioni con l’Unio-ne europea (Ue) se Cipro si in-sedierà alla presidenza di turno come previsto a giugno del 2012 senza che sia risolta la questione della divisione dell’isola. La Tur-chia non riconosce la Repubblica di Cipro, nella parte sud dell’iso-la abitata dai greco-ciprioti e che dal 2004 è membro della Ue; rico-nosce, ed è l’unica, la Repubblica turca di Cipro del Nord, nella qua-le vive la comunità turca, nata nel 1975 dopo l’invasione delle truppe

di Ankara dell’anno precedente.Nel 2004 i greco-ciprioti re-

spinsero con un referendum il pia-no dell’Onu per la riunificazione che era stato accettato dai turco-ciprioti. Una posizione avallata dalla Ue che aprì le porte alla Re-pubblica di Cipro, lasciando aper-to il contenzioso che si è trascinato finora in inutili negoziati.

La questione della sospensione delle relazioni diplomatiche con l’Ue era stata preannunciata nel luglio scorso dal primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, che chiedeva una soluzione alla divi-

sione di Cipro entro il 2011. È sta-ta rilanciata adesso da Ankara e ad acutizzare il conflitto ha certamen-te contribuito l’annuncio, il 19 set-tembre, da parte del governo di Ni-cosia dell’avvio delle esplorazioni di ricerca di gas e petrolio al lar-go delle coste meridionali, dove è stato individuato un enorme giaci-mento sottomarino di gas, condot-ta da tecnici americani e israeliani.

Il premier Erdogan rispondeva che “molto presto anche noi fare-mo prospezioni nel braccio di mare della Repubblica turca di Cipro”, mentre il ministro dell’Energia, Taner Yildiz, spiegava che “fin-ché i greco-ciprioti non avranno fermato queste attività di ricerca di gas e petrolio, Ankara scorterà con aerei e navi militari le proprie piattaforme per l’esplorazione dei fondali”. Si profila una possibile guerra del gas che potrebbe aprire un nuovo capitolo della sfida che il governo di Ankara ha lanciato a Tel Aviv.

Lo scorso 2 settembre Anka-ra aveva espulso il rappresentan-te israeliano in Turchia in risposta alle mancate scuse di Tel Aviv per l’assalto alla nave Mavi Marmara che trasportava aiuti umanitari alla Striscia di Gaza; l’abbordaggio della nave turca che faceva parte della Freedom Flotilla umanitaria il 31 maggio 2010 aveva causato la morte di 9 attivisti.

Il governo turco chiedeva a Tel Aviv di scusarsi ufficialmente per il blitz contro la nave, risarcire le vittime e porre fine all’assedio della Striscia di Gaza. Condizioni che il regime sionista ha rifiutato. Una posizione arrogante rafforza-ta il 2 settembre dalla pubblicazio-ne del vergognoso rapporto Onu

che assolveva i sionisti e dichia-rava legittimo il blocco su Gaza. Ankara rispondeva con l’espulsio-ne dell’ambasciatore israeliano e la sospensione dei trattati di coo-perazione militare con Israele.

Il premier Erdogan annunciava inoltre che “navi da guerra turche saranno autorizzate a protegge-re le nostre navi che portano aiuti umanitari a Gaza. D’ora in poi non lasceremo che queste navi venga-no attaccate da Israele come av-venne con la Freedom Flottilla’’. Una dura presa di posizione anche se non ha però detto quando e se questi aiuti partiranno. Intanto non ha mosso un dito contro il blocco nei porti greci della seconda Free-dom Flotilla nel luglio scorso.

Il 13 settembre Erdogan era al Cairo dove davanti ai ministri de-gli Esteri della Lega Araba ha af-fermato che “Lo Stato palestine-se deve essere riconosciuto. Non ci sono altre scelte. È un dove-re”. La visita al Cairo faceva parte del viaggio trionfale compiuto in Egitto, Tunisia e Libia, nei pae-si protagonisti delle rivolte arabe che le hanno liberate dai dittatori e oggi oggetto di peloso interes-se dei paesi imperialisti, Francia e Gran Bretagna in testa. Anche la Turchia cerca la sua parte e non a caso Erdogan si è portato in de-legazione sei ministri e circa 200 imprenditori.

La Turchia è la seconda eco-nomia in crescita del mondo nei primi sei mesi dell’anno, con un tasso sopra il 10%; è il sedicesi-mo paese più ricco che punta a en-trare velocemente nei primi dieci; ha il terzo esercito più potente nel-la Nato, dopo Usa e Gran Breta-gna. Anche se non esente dai ri-

flessi della crisi economica che ne limitano le disponibilità di dena-ro liquido, la Turchia di Erdogan ha tutti i numeri per ambire a un ruolo di potenza quantomeno nel Medioriente come rivela il prota-gonismo esibito in politica estera e l’ambizione di porsi a modello e a riferimento dei paesi arabi del-la regione.

“Perché la Turchia è oggi uno dei Paesi più importanti? Sempli-ce: perché si trova al centro di tut-to”, ha sostenuto il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, in partenza per l’Assemblea del-le Nazioni Unite, dove è arriva-to dopo la significativa tappa in Egitto, inaugurando con il gover-no del Cairo quello che ha defi-nito “un nuovo asse di potere, un asse di vera democrazia fra le due

maggiori nazioni nella regione, da nord a sud, dal Mar Nero alla Val-le del Nilo in Sudan”. E non a caso ha ricordato una “affinità psicolo-gica” fra Turchia e mondo arabo, con quei paesi sottomessi dall’Im-pero ottomano.

Lo scorso anno Ankara aveva lanciato l’idea della costruzione dell’area Shamgen, un’area regio-nale di libero scambio da costruire insieme a Siria, Giordania e Liba-no, al momento congelata a causa della crisi siriana. Fra gli obietti-vi del progetto vi era quello di al-largare l’intesa all’Iraq, forse al-l’Iran, certamente a Egitto e altri paesi nord-africani. Se la Ue le chiude la porta, Ankara non pian-ge e lavora per costruirsi un ruo-lo da protagonista a livello regio-nale.

Accade nullaattorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a te,

che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove stu-di, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vor-resti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corri-spondenza delle masse e Sbatti i signori del pa-lazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi “pezzi’’ a:

[email protected]

IL BOLSCEVICO - C.P. 477 - 50100 FIRENZE

Fax: 055 2347272

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIIndirizzo postale: Il Bolscevico - C.P. 477 - 50100 Firenzee-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itAbbonamento annuo:Ordinario € 60,00; sostenitore € 100,00; estero € 100,00; a prezzo politico (disoccupati,cassintegrati, lavoratori precari, pensionati sociali, operai, casalinghe, studenti, immigrati senza lavoro, con lavoro precario o a salario operaio) € 30,00. Chi ha diritto al prezzo politico può fare un abbonamento semestrale € 15,00 oppure quadrimestrale € 10,00I versamenti vanno effettuati attraverso il c.c.p. 29675501 intestato all’Editoriale Il Girasole - C.P. 477 - 50100 Firenze.Dlgs 196/03 - I dati degli abbonati vengono utilizzati solo per l’invio del giornale e non ven-gono ceduti a terzi.Redazione centrale: via Gioberti, 101 - 50121 Firenze - Tel. e fax 055.2347272Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeStampa: Litografia IP - FirenzeEditore: Editoriale Il Girasole - FirenzeIscrizione al Roc n. 8292ISSN: 0392-3886 Associato all’USPI

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chiuso il 28/9/2011ore 16,00

Page 15: Il Bolscevico- PMLI n.35

N. 35 - 6 ottobre 2011 esteri / il bolscevico 15La Cina capitalista vara

la sua prima portaerei contro lo “strapotere armato Usa”

Tokyo lancia “l’allarme per il dinamismo e l’espansionismo militare di Pechino”Lo scorso 10 agosto, annuncia-

va l’agenzia ufficiale Nuova Cina, la portaerei Varyag, la prima por-taerei cinese, era uscita prima vol-ta dal porto di Dalian per un “test di navigazione”.

La portaerei varata dalla ma-rina dell’allora Urss nel 1985 era passata nel 1991 all’Ucraina, era stata messa all’asta dal governo di Kiev e acquistata da Pechino nel 1998. Il governo cinese affermava che la portaerei, una volta termi-nati i lavori di ammodernamento, sarà usata per “la ricerca scienti-fica, l’esplorazione e l’addestra-mento”.

Non è esattamente quello che affermano invece i vertici milita-ri di Pechino che poco prima del varo della portaerei sottolineava-no che “la nuova nave bilancerà il potere militare negli oceani. Me-glio l’equilibrio, piuttosto che lo strapotere armato Usa”.

“Le forze armate cinesi – ri-badiva un servizio del Quotidia-no del Popolo - sono tecnolo-gicamente indietro rispetto agli Usa. Ma una portaerei equilibre-rà i rapporti nella regione”. Cer-to “nessuno spenderebbe quasi 5 miliardi di euro solo per vedere se e come funziona un’ex barca so-vietica”, evidenziava il servizio e non servono altri commenti all’af-fermazione che “per i paesi che faranno errori strategici nel mare cinese meridionale ora ci saranno conseguenze. Non rinunceremo alla nostra sovranità, concedendo ad altri di rosicchiare territorio”.

Un avvertimento lanciato dalla superpotenza imperialista cinese che si arma.

La nuova portaerei non è di quelle a propulsione nucleare ma può comunque trasportare 52 bombardieri di ultima generazio-ne. Molto meno delle portaerei americane ma sufficiente a pareg-giare con la Russia e scavalcare Giappone, India e Thailandia.

Pechino ha già sottolineato che il Pacifico del sud è un’area dove sono in gioco gli “interessi fon-damentali” del paese, in un’area ricca di risorse naturali dove ci

sono tre gruppi di isole contese: le Diaoyu/Senkaku, rivendicate da Giappone, Cina e Taiwan; le Spra-tili, rivendicate da Cina, Taiwan, Malaysia, Filippine, Vietnam e Brunei; le Paracelse, rivendicate da Cina, Taiwan e Vietnam.

Evidente la preoccupazione del concorrente imperialista giap-ponese che al varo della portaerei cinese ha riposto lanciando “l’al-larme per il dinamismo e l’espan-sionismo militare di Pechino”, che modernizza flotta navale e ae-rea.

A partire dalla costruzione di

altre due nuove portaerei, in can-tiere a Shanghai. Per non parla-re dello sviluppo dei sommergi-bili classe Jiaolong che lo scorso 26 luglio ha toccato la profondi-tà record di 5038,5 metri sotto il livello dell’oceano. L’obiettivo dei progettisti cinesi è di arriva-re a quota meno 7 mila per poter raggiungere gran parte dei fonda-li del pianeta e essere tra i primi nella ricerca e sfruttamento delle risorse naturali in fondo ai mari. Oltre che a raggiungere un ampio margine di invisibilità ai radar mi-litari di Usa e Giappone.

La prima portaerei cinese, la Varyag, in uscita per la prima volta dal porto di Dalian, nel nordest della Cina

CONTESTATOIL VIAGGIO

DI PAPA RATZINGER IN GERMANIA

Benedetto XVI in visita di Stato in Germania avrebbe do-vuto raccogliere un consenso generale se non altro per il fatto di visitare la sua patria e di par-lare la sua lingua madre a que-gli stessi tedeschi che lo anno-verano come cittadino, ma così non è stato: sono infatti state molte le proteste esplicite con-tro la sua visita ufficiale, con-tro la sua persona e soprattutto contro le sue posizioni pastorali e politiche.

Clamorose soprattutto sono state le assenze istituzionali, in quanto oltre cento parlamentari dell’opposizione di “centrosini-stra” (Linke, SPD e Verdi) han-

no prima annunciato e motivato politicamente, e poi effettiva-mente attuato il boicottaggio al discorso che Benedetto XVI ha pronunciato al Bundestag: essi hanno abbandonato l’Aula pro-prio mentre Benedetto XVI si apprestava a entrare, uno spetta-colo che di certo non sarà pia-ciuto al pontefice. Il quale però ha da riflettere seriamente su tale protesta, in quanto i deputati as-senti hanno dato una chiara mo-tivazione politica al loro gesto, la stessa motivazione che poi ha portato una ventina di essi a par-tecipare a un corteo di oltre ven-timila persone a Berlino.

Le accuse che il movimento di contestazione ha mosso con-tro il papa sono di violare (con la sua visita in parlamento) il principio giuridico della sepa-razione tra Stato e Chiesa, di contribuire alla discriminazione della comunità LGBT, di lottare

contro divorzio e aborto a sca-pito dei diritti delle donne, di appoggiare brutali dittature che perseguitano gli appartenenti alla comunità LGBT, di impe-dire la prevenzione dell’AIDS con le reiterate prese di posizio-ne contro l’uso dei profilattici e infine di aver taciuto ai fede-li e al mondo intero (pur essen-do a conoscenza da tanto tempo del problema) dell’infame piaga della pedofilia coltivata da nu-merosi preti.

Il movimento di protesta era già nato nel web a giugno con la redazione di un documento inti-tolato “Der Paps Kommt” e ha raccolto nei mesi l’adesione di

oltre settanta gruppi della socie-tà civile fino all’esito clamoroso della defezione dei parlamenta-ri. Oltre che a Berlino manife-stazioni di protesta si sono svol-te in tutte le città della Germania interessate dalla visita papale.

Anche la Comunità ebrai-ca tedesca ha fatto sapere in una nota di essere estremamen-te preoccupata per il processo di beatificazione di Pio XII per i suoi silenzi di fronte ai cam-pi di sterminio nazisti e per la protezione che alti prelati del Vaticano nell’immediato dopo-guerra fornirono ai criminali di guerra nazisti consentendogli di fuggire nell’America Latina.Per ultimo la Chiesa evangeli-ca luterana, certamente ben più aperta alla società civile rispetto a quella cattolica, ha fatto sentire la sua voce critica su numerosi temi sociali per bocca di un nu-trito gruppo di Pastori a Erfurt.

Berlino, 22 settembre 2011. La manifestazione contro la visita di Ratzinger

POLONIA

I clericofascisti del Pis a caccia dei voti tra le tifoserie

antisemite e razzisteNella nuova Polonia dei “Pan”

(signori terrieri) ormai non fa più notizia il fatto che i clerico-fascisti del PIS (legge e giustizia) flirtino con le frange fasciste delle tifose-rie di calcio. Il giornale reaziona-rio “Gazeta Polska” (letteralmente Giornale polacco), testata vicino ai baciapile del PIS, ha perfino pre-so le difese dei tifosi fascisti che durante le partite di calcio, pun-tualmente, intonano slogan anti-semiti e apertamente razzisti, defi-nendo addirittura tali tifoserie dei “patrioti” e costituendo insieme al PIS un sindacato a difesa dei tifo-

si. E per fare il pieno di voti tra le tifoserie più reazionarie e fasciste il PIS ha pensato bene di inserire nelle liste anche alcuni capi ultrà dei tifosi di calcio.

Le masse popolari polacche in vista delle prossime elezio-ni parlamentari dovrebbero im-pugnare la potente arma del-l’astensionismo elettorale non recandosi alle urne o annullando la scheda.

Questa è la chiave per togliersi dal giogo dei nuovi pescecani ca-pitalisti polacchi e stranieri.

Pao – Polonia

Scozia

SI PREPARA UN “AUTUNNO CALDO” CONTRO LA POLITICA DI LACRIME

E SANGUE DEL GOVERNO SALMONDGrande sciopero in preparazione per il 30 novembre

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLIIl meteo ammonisce circa le

temperature particolarmente rigi-de previste per i prossimi mesi ma in realtà si prospetta un autunno di fuoco che sta già facendo trema-re i vertici del parlamento scozze-se. Le misure antipopolari varate dal governo Salmond prevedono tagli a tutti i settori principali del Paese, primi fra tutti l’aumento dei contributi pensionistici di ol-tre il 3%, l’aumento dell’età pen-sionabile innalzata a 67 anni, po-litiche di austerity, tagli ai salari medio bassi che riducono il potere d’acquisto e ingrossano le file dei richiedenti sussidio di disoccupa-zione mentre banchieri e padroni hanno innalzato il bonus del 70% negli ultimi anni.

L’economia è in blocco tota-le con meno dell’1% di crescita quest’anno, mentre istituzioni ca-

pitalistiche internazionali, come la OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Eco-nomico), prevedono che il peggio deve ancora venire, preannuncian-do 10 anni di austerity. Intanto, au-menta vorticosamente il numero di giovani gettati nella disoccupazio-ne, sottoccupazione e bollati dal governo come “economicamente inattivi”.

Nonostante le innegabili colpe del reazionario Partito nazionale scozzese, l’opposizione, con in te-sta il Partito laburista, si è unita al-l’appello lanciato ai sindacati dal governo Salmond “consigliando” di non scendere in piazza a scio-perare e di ricercare piuttosto un “compromesso”. Il “consiglio” dato, assume a tratti il tono di mo-nito a tinte forti, come dimostra-no le dichiarazioni rilasciate del ministro del Tesoro scozzese che ha affermato: “Penso che questi colloqui (tra governo e sindacati)

possono avere successo, ma se i sindacati scendono in piazza non avranno il sostegno dell’opinio-ne pubblica, la maggioranza del-le persone comprende appieno la necessità di una riforma”. Oppu-re le dichiarazioni di Ed Miliband, portavoce del Partito laburista, che definisce “irrilevanti” e “un fal-limento per il Paese” gli scioperi preannunciati per l’inverno.

A dimostrazione di quanto sia-no false, reazionarie e antipopola-ri queste affermazioni i tre princi-pali sindacati UNISON, UNITE e GMB hanno annunciato durante la conferenza STUC (Confederazio-ne Sindacati Scozzesi) una mas-siccia protesta di piazza prevista per il prossimo 30 novembre che si preannuncia come la più parte-cipata e sentita dallo sciopero ge-nerale del 1926. Il portavoce del-la Confederazione dei Sindacati, Brendan Barber, ha annunciato che oltre venti sindacati si sono detti pronti ad aderire allo sciope-ro, compresi i sindacati degli im-piegati comunali, degli studenti (NUS), del servizio sanitario na-zionale (NHS), degli insegnanti, dei funzionari pubblici e dei vigili

del fuoco. I sindacati preannuncia-no scioperi a catena che minaccia-no di prolungare sino alla prossi-ma estate.

Le misure varate per fare fron-te alla crisi finanziaria capitalisti-ca con tagli al lavoro, ai servizi, ai benefit, a paghe e pensioni stanno gettando le larghe masse popola-ri nella miseria sulle cui reali di-mensioni i dati ufficiali danno solo un’idea parziale. Si preannuncia dunque un inverno di lotte che si aprirà con il corteo organizzato a Glasgow per il 1° ottobre per ri-bellarsi allo sfruttamento spietato del proletariato e delle larghe mas-se popolari.

Come si leggeva nell’artico-lo della rivista sovietica n. 4 del 1952 “Voprosy ekonomiki” (Ri-vista economica): “Nessuna for-za potrebbe distruggere il capita-lismo, insegna Lenin, se la storia stessa non l’avesse già eroso da tempo. I tentativi delle forze rea-zionarie dell’imperialismo di fre-nare il corso del progresso storico sono quindi votati al fallimento, non essendoci al mondo una tale forza che possa far tornare indie-tro la ruota della storia”.

www.pmli.it

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