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Presentazione a cura di Massaro Davide 3 a E

I Della Robbia

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Davide MassaroIII°E2004/2005

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Presentazione a cura di

Massaro Davide3a E

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I Della Robbia: Scultori e ceramisti

Famiglia di scultori e ceramisti fiorentini operanti fra il XV e il XVI secolo. Il più celebre è Luca (Firenze fine XIV sec.- 1482). Formatosi sulla lezione del Ghiberti e di Nanni di Banco ma anche sull'esperienza di Donatello, fu scultore famoso non solo per l'eccellenza delle sue opere ma, particolarmente, per l'invenzione della terracotta verniciata ("invetriata"), il cui segreto passò al nipote Andrea (Firenze 1435-1525) e al di lui figlio Giovanni (Firenze 1469-1529).

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Luca realizzò a Firenze opere insigni come la Cantoria per la Sagrestia del Duomo(1431-38), oggi nel Museo dell’Opera del Duomo, i bassorilievi della parte bassa del Campanile del Duomo (1437-39), i quattro grandi tondi nella volta della Cappella dei Pazzi, il monumento funebre del vescovo Benozzo Federighi in Santa Trinita (1454-57), lo splendido soffitto della Cappella del cardinale di Portogallo in San Miniato (1461-66). Il nipote Andrea, vicino al Verrocchio, è considerato scultore inferiore, troppo convenzionale e formale, dotato però di un'ampia gamma di cromie e maestro nel loro uso. Si ricordino di lui la Visitazione, nella Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia, la bella serie dei putti fra gli archi dello Spedale degli Innocenti (1463) e la sua lunetta sotto la loggia dell'ospedale di San Paolo in Piazza Santa Maria Novella (1490-95).

S. Maria del FioreCantoria, particolare

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L'opera migliore del figlio Giovanni sono i bei bassorilievi della facciata dell'ospedale di Pistoia, realizzati però sotto la direzione paterna. Con Giovanni la bottega inizia la produzione su larga scala di tabernacoli ed altari, sempre gradevoli ed onnipresenti in Toscana, ma scade sul piano del puro valore artistico. Un altro figlio, Gerolamo (Firenze 1488 ca. - Parigi 1566), lasciò nel 1527 la fiorente bottega di famiglia e si strasferì alla corte di Francia lavorando fra l'altro al castello di Fontainebleau.

Ospedale degl'Innocenti, formelle sulla facciata

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I Della Robbia passati alla storia per la loro importanza nella scultura sono quattro:

Luca Della RobbiaAndrea Della RobbiaGiovanni Della RobbiaGerolamo Della Robbia

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Della Robbia Luca (Firenze 1400 ca. – 1482), scultore e ceramista italiano del Rinascimento, fondatore di una bottega che produsse raffinati rilievi in terracotta fino a tutto il XVI secolo; tra i

collaboratori e prosecutori della sua arte, molti dei quali suoi familiari, si distinse il nipote Andrea.

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L’aggiornamento del linguaggio scultoreo centroitaliano alla luce dei principi dell’Umanesimo è ben visibile nella prima opera nota di Luca della Robbia, la decorazione a rilievo della Cantoria del Duomo di Firenze (1431-1438; Museo dell’Opera del Duomo, Firenze). Il classicismo dell’arte di Luca della Robbia si manifesta nella pacata compostezza delle figure (angeli, o putti), nella grazia e nella naturalezza delle espressioni, nell’equilibrio e nel ritmo chiaroscurale. Le cinque formelle esagonali che Della Robbia realizzò per il campanile di Giotto in Santa Maria del Fiore a Firenze, ispirate alle Arti liberali (1431-1439; oggi nel Museo dell’Opera del Duomo), mostrano invece ancora stilemi tardogotici, seppure coniugati con un gusto più moderno, forse influenzato da Donatello.

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Intorno ai primi anni Quaranta lo scultore iniziò la produzione di terrecotte invetriate a bassorilievo, caratterizzate perlopiù da figure bianche in campo blu; tra le sue prime creazioni, ricordiamo il Tabernacolo per la Cappella di San Luca nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova a Firenze (1441-1443), in marmo e terracotta. Ma le sue opere per cui la bottega dei Della Robbia divenne presto famosa furono le numerose Madonne col Bambino, a mezzo busto o a figura intera, rese con forte effetto plastico in linee morbide e delicate (Madonna del Roseto, Museo nazionale del Bargello, Firenze): tipica la contrapposizione tra la semplicità cromatica (bianco-blu) del tondo e la decorazione della cornice, a ghirlande di fiori e frutti, a colori vivaci (giallo, verde). Risalgono al decennio d’oro dell’attività di Luca le lunette con la Resurrezione (1442-1445) e l’Ascensione (1446-1451) per le porte delle sacrestie del Duomo di Firenze; il Ciborio (1441-42) di San Miniato al Monte (ora alla Collegiata di Peretola); la Visitazione (1445 ca.) di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia; i tondi con gli Apostoli della Cappella dei Pazzi di Brunelleschi, in Santa Croce a Firenze. Tra le sue opere più tarde, di grande interesse sono il monumento funebre a Benozzo Federighi, vescovo di Fiesole (1454-1458, Santa Trinita, Firenze); i dieci rilievi in bronzo per le imposte della Sacrestia Vecchia del Duomo di Firenze; e la decorazione della volta nella Cappella del cardinale del Portogallo (1461-1466), in San Miniato al Monte.

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Della sua prima attività si conosce assai poco; la sua prima opera datata (1431-1438) è la Cantoria per Santa Maria del Fiore di Firenze (Museo dell'Opera): su dieci riquadri sono raffigurati giovinetti che suonano e cantano in lode del Signore. Costituiscono una completa illustrazione del Salmo 150 di David, il cui testo latino ricorre a grandi caratteri sulle cornici orizzontali. Già in questa cantoria si nota il naturalistico amore di Luca per la rappresentazione della bellezza giovanile, espressione di spirituale serenità.

Cantoria 1431-1438

Firenze, Museo dell'Opera del Duomo

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Tabernacolo del Sacramento1441-42

Firenze, Peretola, Santa Maria

 

In questa scultura fece uso per la prima volta della invetriatura, cioè l'uso della terracotta coperta da un lucente strato di smalto bianco o colorato. Questo procedimento tecnico, che non fu inventato da lui, ma che Luca perfezionò e da un uso prevalentemente artigianale, sollevò ad altissime e inconfondibili realizzazioni d'arte, di pura scultura, nelle quali il rivestimento policromo, destinato a proteggere la fragile materia fittile dagli agenti atimosferici, risponde ad un preciso intento stilistico conferendo il maggior risalto plastico al candore di forme nitidamente che si stagliano in bianco contro i fondi generalmente azzurri.

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Grazie all’appoggio di Filippo Brunelleschi, al quale lo legava una profonda amicizia, Luca, dopo il successo arriso alla Cantoria, poté cimentarsi nell’impiego monumentale della terracotta invetriata. Nella lunetta, collocata sopra la porta della Sagrestia delle messe nel Duomo di Firenze, egli adottò un rilievo scultoreo e realizzò figure bianche, impreziosite di dorature a “freddo”, su fondo cobalto. Intorno alla figura del Cristo benedicente dispose, secondo rigidi criteri di equilibrio e armonia compositiva, le figure degli angeli e dei soldati dormienti, vestiti di armature “all’antica”.

Resurrezione1442-1444terracotta invetriata Firenze, Santa Maria del Fiore

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Il gruppo pistoiese costituisce per Luca la prima prova di scultura a tutto tondo e precede di poco i due Angeli per il tabernacolo del Santissimo Sacramento nel Duomo fiorentino. Un lavoro di grande impegno, che per le dimensioni notevoli implicò problemi di cottura e di trasporto, risolti smontando e sezionando le figure con tagli ben dissimulati. Le due donne sono ritratte in pose composte e solenni mentre concentrano gli sguardi l’una sull’altra. L’episodio biblico dell’incontro tra la giovane Vergine e la più anziana Elisabetta viene risolto così in termini di lucida e sincera ispirazione devozionale: caratteristica questa che rese anche le Madonne col Bambino dell’artista care a un pubblico largo e variegato.

Visitazione1445 circaterracotta invetriata Pistoia, San Giovanni Fuorcivitas

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Si tratta della lunetta che sovrasta la porta della Sagrestia dei canonici nel Duomo di Firenze, eseguita come complemento alla Resurrezione del 1442-1444. Anche in questo caso la composizione si organizza intorno alla figura centrale del Cristo, ispirata a un lavoro di Lorenzo Ghiberti. Luca interpreta la scena in toni più descrittivi e pittorici e introduce nel paesaggio i colori naturalistici, svincolando così la tecnica della terracotta invetriata dalla sudditanza alla scultura marmorea.

Ascensione di Cristo1446-1451terracotta invetriata Firenze, Santa Maria del Fiore

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Madonna della mela (Firenze, Bargello, 1441-45)Madonna del Roseto (Firenze, Bargello, 1460-70)

Le due madonne del Roseto e della mela, pur appartenenti a periodi cronologici leggermente diversi, sono considerate due splendidi esempi nella scultura femminile tipica di Luca Della Robbia

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Luca della Robbia: Madonna con Bambino

Nella foto, una elegante Madonna con Bambino, realizzata per la chiesa di San Michele a Firenze

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Della Robbia Andrea (Firenze 1435-1525), scultore e artista della ceramica italiano, nipote di Luca Della Robbia e il più famoso dei suoi successori. Istruito dallo zio circa le tecniche di lavorazione del marmo e delle ceramiche, si specializzò in "multipli", opere

strutturate su uno schema iconografico ripetuto con leggere variazioni, spesso concatenate in uno sviluppo narrativo. La sua

opera più nota è la serie dei Putti (1463 ca.), dieci tondi raffiguranti bambini in fasce, sulla facciata del portico

dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze. A lui sono inoltre attribuite le sculture del Santuario della Verna (Annunciazione, Madonna

adorante, Assunzione, Crocifissione, 1479 ca.) e la lunetta con il rilievo Incontro di san Francesco e san Domenico (1490-1495 ca.), nella loggia dell'Ospedale di San Paolo a Firenze, oltre a capolavori

come le sculture di Sant’Antonio, San Bernardino, Sant’Elisabetta e Santa Chiara e altre ( Diapositiva 21, Diapositiva 22,

Diapositiva 23). Tutti i cinque figli di Andrea furono maestri nell'arte della terracotta invetriata: ricordiamo in particolare Giovanni (Firenze 1469-1529) e Gerolamo (Firenze 1488 ca. -

Parigi 1566). La loro opera, comunque, non raggiunse mai gli alti esiti artistici di quella del padre e dello zio. Gerolamo fu anche

architetto e scultore; si trasferì in Francia e lavorò molti anni nei pressi di Parigi.

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La lunetta fa parte di una serie di interventi commissionati ad Andrea nel brunelleschiano Spedale degli Innocenti e, prima di finire nel museo, coronava la pala d’altare della cappella Del Pugliese di Piero di Cosimo (1493). Alla classica austerità delle figure dello zio, Andrea sostituisce un’impaginazione più colloquiale e dinamica, dai toni fortemente narrativi, esemplata sulle prove contemporanee di Antonio Rossellino, del Verrocchio, del Perugino. Ai colti committenti fiorentini, finanche allo stesso Lorenzo il Magnifico, piacevano particolarmente gli effetti di brillantezza e smaltata luminosità delle superfici lavorate con la tecnica dell’invetriatura.

Annunciazione1490 circaterracotta invetriata Firenze, museo dello Spedale degli Innocenti

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Nell’ultimo decennio del secolo il rigore devozionale di Andrea, acceso dalla predicazione del Savonarola, lo indusse ad abbandonare l’esuberante vivacità delle composizioni precedenti e ad adottare un linguaggio austero, semplificato. Le composizioni, animate da figure rigide, avvolte in vesti castigate e dalle fisionomie stereotipe, riscossero un enorme successo presso il pubblico meno colto e vennero utilizzate soprattutto per la decorazione degli ospedali, dei ricoveri e delle chiese degli ordini mendicanti. Emblematici di questa produzione sono i sette medaglioni con Santi francescani dello Spedale di San Paolo dei Convalescenti, posto di fronte alla chiesa di Santa Maria Novella.

Sant'Antonio da Padova,San Bernardino,Sant'Elisabetta,Santa Chiara1495 circaFirenze, portico delloSpedale di San Paolo deiConvalescenti

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Questa graziosa scultura in terracotta smaltata fa parte dell'opera più celebre di Andrea Della Robbia, la serie

dei Putti che orna la facciata dell'Ospedale degli Innocenti di Firenze.

Uno dei dieci “Putti”

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LA CROCIFISSIONE DI GESU',di Andrea Della Robbia.Cappella delle stimmate, altare maggiore

Al centro Gesù sulla croce, sotto la quale è posto un teschio a significare la vittoria sulla morte ad opera del Redentore.In basso, a sinistra, S. Francesco genuflesso e la Vergine in piedi, in atteggiamento di dolorosa preghiera.Dalla parte opposta si vedono San Giovanni Evangelista e San Girolamo che, genuflesso, si percuote il petto con una pietra;Otto angeli, quattro per parte ai lati della croce.Sopra le braccia laterali della croce si vedono il sole e la luna piangenti; sopra la croce un pellicano che si svena per nutrire i propri piccoli, simbolo del Redentore, che per la salvezza dell'umanità ha versato il Suo Sangue.Ai piedi della croce si legge:"O vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videre, si est dolor sicut dolor meus". Alle estremità della scritta lo stemma della famiglia Alessandri e alla sommità della cornice è raffigurato lo Spirito Santo.

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Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia.

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Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia.

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Ecco un’altra scultura di Andrea Della Robbia.

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Giovanni Della Robbia(1469 - 1529 ca.)Terzogenito di Andrea fu Giovanni Della Robbia nato a Firenze nel 1469 e scomparso nella stessa città nel 1529, specializzato in fregi e medaglioni decorativi; "Opere di misericordia" nell'ospedale del Ceppo a Pistoia e soprattutto con "Cristo e Santi“, ora al Bargello di Firenze. Considerato dal Vasari assai meno dotato dei fratelli, eramolto industrioso ma fu in realtà discontinuo nel livello delle sue produzioni, mantenendo però in vita la bottega di famiglia che a partire dal 1525 i suoi fratelli, trasferitisi nelle Marche e in Francia, avevano abbandonato.Fu scultore, decoratore e all'occorrenza anche vasaio. Fece esperienza con suo padre ed è documentato che lavorò nella bottega di famiglia dal 1487, dove ha collaborato su progetti quali l'altare di marmo di Santa Maria delle Grazie a Arezzo (1487-93). Dal 1495 circa ha lavorato anche indipendentemente. Il suo primo lavoro documentato, il lavabo nella sacrestia della Santa Maria Novella (Firenze), completato nel 1498, già mostra la sua esuberanza decorativa caratteristica e ha un paesaggio particolarmente bello ed un fiume verniciate nel lunette. Lo stile specifico di Giovanni appare maggiormente in due altari fatti per il convento di San Girolamo in Volterra, in cui le figure sono molto vivaci. Inoltre ha prodotto giare, vasi e stemmi decorativi, per esempio 36 vasi ordinati per l'ospedale di Santa Maria Nuova, Firenze, di cui un esempio è conosciuto (1507; Sevres, Museo Nazionale della ceramica). Tipiche sculture esemplari di Andrea sono l’ Incredulità di san Tommaso e la Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti

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Lavabo1498terracotta invetriata Firenze, Santa Maria Novella (sagrestia) Giovanni esordì come artista autonomo con quest’opera, dove le influenze del padre Andrea (evidenti nel gruppo della Madonna col Bambino tra due angeli) si uniscono a caratteristiche nuove, mutuate dalla poetica del Verrocchio e di Fillipino Lippi. L’artista punta sull’esuberanza decorativa, sull’utilizzo giocoso della citazione classica (originali le candelabre e i vasi antichizzanti con delfini lungo le lesene e i pilastri), prediligendo gli effetti pittorici della materia, come è ben evidente nell’inserzione del paesaggio fluviale in prospettiva aerea al centro dell’architettura. La sua proposta sembra dunque consistere da subito nel potenziamento del rapporto scambievole tra dato plastico e pittorico.

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Incredulità di san Tommaso1510 circaQuarto (Firenze), Conservatorio delle Montalve alla Quiete

Dichiarate simpatie verrocchiesche emergono in quest’opera, parte di un gruppo di tre lunette commissionate all’artista per la chiesa di San Jacopo a Ripoli. Le due figure citano, senza variazioni sostanziali, il famoso gruppo realizzato dal Verrocchio per una delle nicchie di Orsanmichele (finito nel 1483). Giovanni colloca i personaggi davanti a un estroso paesaggio, vivacizzato dalla presenza di colombe, conigli e cerbiatti. Esplicite citazioni dalla pittura fiorentina del secondo Quattrocento, segno dell’orientamento dell’artista verso forme sempre più leziose, si ritrovano nel contemporaneo fonte battesimale di San Giovanni Battista a Galatrona.

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Pietà tra san Giovanni e la Maddalena dolenti1514terracotta invetriata Firenze, Museo nazionale del Bargello All’inizio del secondo decennio del

secolo Giovanni comincia ad allontanarsi dalla misurata metrica spaziale degli altari paterni e ad adottare un linguaggio popolare, ricco di inflessioni pietistiche. Nella Pietà, realizzata per la chiesa di Santa Maria della Scala a Firenze, egli utilizza elementi propri del lessico familiare, caricandoli di effetti pittorici e decorativi. Le figure aggettano dal fondo della pala che accoglie, insieme alla croce e ai simboli della Passione, un largo paesaggio con, in lontananza, Gerusalemme. Non è esclusa la partecipazione all’opera dei tre figli dell’artista, Marco, Lucantonio e Simone, «che morirono di peste l’anno 1527, essendo in buon’espettazione», come riferisce il Vasari.-indietro-

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Gerolamo Della Robbia (1488 - 1556)“Andrea (...) lasciò molti figlioli, i quali a gli invetriati attendevano similmente come esso. Dei quali il minore, chiamato Gerolamo fece opre di marmo lodate e stette per lungo tempo in Francia, et anco Luca suo fratello vi condusse”.E' questo lo stringato ma eloquente profilo su Gerolamo fornito da Giorgio Vasari nella prima edizione delle "Vite" del 1550, messo a chiuso della biografia di Luca il Vecchio. E nelle edizioni successive il Vasari sottolinea sempre più il suo apprezzamento per il giovane Girolamo che viene definito "valent'uomo" pari ad un Jacopo Sansovino o al Bandinelli.Attivo a Parigi dal 1571 Gerolamo ebbe in effetti il merito di sostenere ed amplificare il prestigio dell' arte robbiana su uno scenario internazionale e assai sofisticato come la corte francese, tipico esempio la scultura di San Gerolamo nella Natura.

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Ecco un’opera attribuita a Gerolamo Della Robbia. Essa rappresenta San Gerolamo in atto di inchinarsi a un crocifisso di Gesu’ . Lo sfondo riguarda in se la natura, con molti animali e alberi in secondo piano. Da notare il tipico teschio alla base della croce.

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Il Campanile di GiottoIl campanile di Santa Maria del Fiore, uno dei più belli d'Italia, è una geniale (e costosissima) invenzione di Giotto, creata più come monumento decorativo che funzionale. Nel 1334, quando i lavori per la nuova cattedrale languivano ormai da oltre trent'anni, il grande artista viene nominato capomastro della fabbrica con il compito di portarne avanti la costruzione. Ma piuttosto che impegnarsi nella prosecuzione del progetto di Arnolfo per il Duomo, Giotto preferisce idearne uno tutto suo: il campanile. Al nuovo elemento architettonico che va ad arricchire la piazza, il maestro lavora dal 1334 al 1337, anno della sua morte, ma del progetto riesce a vedere realizzata solo la prima zona, quella dove si apre l'ingresso cuspidato.

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L'ospedale degli Innocenti è la prima istituzione di questo genere in Europa (1419). Ideato per curare e allevare i bambini orfani o abbandonati e dar loro un mestiere, lo "Spedale" fu edificato al tempo della Repubblica Fiorentina per volontà dell’Arte della Lana, che lo finanziò interamente, e affidato a Filippo Brunelleschi, che qui realizzò un esempio armonico e razionale di architettura ospedaliera nell'insieme di chiostri, portici, refettori, dormitori, infermerie e "nursery".

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Piazza Santa Maria Novella, dalla caratteristica forma a cinque lati, è una delle più grandi del centro storico di Firenze: fu infatti allargata più volte per ospitare le folle richiamate dalla predicazione dei frati dell’Ordine domenicano, che nel 1221 si erano stabiliti in quell'area costruendovi un convento. Grazie alla sua ampiezza, la piazza fu poi scelta come sede del Palio dei Cocchi, di cui sono ricordo i due obelischi in marmo eretti dal Giambologna sopra quattro tartarughe di bronzo.

Oltre alla Basilica domenicana e all'area conventuale, che comprende anche l'antica Farmacia dei frati, la piazza ospita sul lato sud il lungo loggiato dell'ex Ospedale di San Paolo, costruito negli anni 1489-96 a imitazione della Loggia degli Innocenti del Brunelleschi. Sotto il lato destro del portico si nota la lunetta in terracotta policroma di Andrea della Robbia, autore anche dei tondi fra le arcate del portico. La lunetta raffigura un incontro fra San Francesco e San Domenico, che la tradizione vuole sia avvenuto in questo luogo nel 1221.

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