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Il futuro oggi I CEO ITALIANI DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE 4.0 COME CONOSCERLA E GUIDARLA Marzo 2017 In collaborazione con:

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Il futuro oggi

I CEO ITALIANI

DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE 4.0

COME CONOSCERLA E GUIDARLA

Marzo 2017

In collaborazione con:

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Rapporto realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con SAP Italia.

I contenuti del presente rapporto sono di esclusiva responsabilità di The European House - Ambrosetti.

© 2017 SAP Italia S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Il

presente documento è di proprietà di SAP Italia S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A.

Nessuna parte di esso può essere in alcun modo riprodotta senza l’autorizzazione scritta di SAP Italia

S.p.A. e The European House - Ambrosetti S.p.A.

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I CEO ITALIANI DI FRONTE

ALLA RIVOLUZIONE 4.0

Come conoscerla e guidarla

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La presente Ricerca è stata realizzata da The European House - Ambrosetti

per SAP Italia.

Hanno contribuito alla Ricerca per conto di SAP Italia:

― Carla Masperi (Chief Operating Officer)

― Matteo Pozzuoli (Direttore Marketing)

― Livio Iannizzi (Head of Industry Value Engineering Team – Financial Services)

― Enrico Molinari (Industry Value Engineering – Energy)

― Claudio Coradeschi (Industry Value Engineering – Discrete Manufacturing)

― Cristina Spagarino (Industry Value Engineering – Consumer Industries)

― Marco Vatteroni (Industry Value Engineering – Services)

― Sandro Marcotto (Industry Value Engineering – Natural Resources)

― Anita Greco (Marketing & Communications Manager)

― Grazia Bruschi (Managing Partner, Imageware)

Il Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti che ha curato la Ricerca è formato

da:

― Paolo Borzatta (Senior Partner)

― Lorenzo Tavazzi (Direttore dell’Area Scenari e Intelligence; Project Leader)

― Pio Parma (Senior Consultant e Project Coordinator)

― Andrea Brugora (Analyst)

― Niccolò Seidita (Analyst)

― Ines Lundra (Staff)

Per la realizzazione di questa Ricerca, abbiamo sviluppato una approfondita mappatura

di casi di studio d’interesse e di soluzioni innovative adottate in Italia e all’estero e

ascoltato in qualità di opinion leader alcuni Capi Azienda di riferimento del sistema

produttivo del Paese.

Desideriamo ringraziare per i contributi, gli stimoli e i suggerimenti offerti nel corso del

progetto:

― Gianni Vittorio Armani (Presidente e Amministratore Delegato, Anas) con

Carmela Tagliarini (Direttore Amministrazione e Bilancio, Anas)

― Eugenio Aringhieri (Amministratore Delegato, Gruppo Dompé)

― Aldo Bisio (Chief Executive Officer, Vodafone Italia)

― Alberto Bombassei (Presidente, Brembo)

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― Sonia Bonfiglioli (Presidente, Bonfiglioli Group)

― Luca Valerio Camerano (Amministratore Delegato, A2A)

― Giacomo Campora (Direttore Generale, Allianz)

― Andrea Ferrero (Amministratore Delegato, Miroglio Textile)

― Aldo Fumagalli (Presidente, Candy Hoover Group) con Maurizio Previtali

(Direttore Industriale Washing Appliances Business Sector, Candy Hoover Group)

― Luca Ghidotti (Direttore Generale, Coop Consorzio Nord Ovest)

― Pietro Gorlier (Chief Executive Officer, Magneti Marelli; President and CEO

MOPAR Brand Service, FCA Group) con Dario Castello (CIO, Magneti Marelli)

― Alberto Irace (Amministratore Delegato, Acea)

― Claudio Marani (Direttore Generale, Gruppo SACMI)

― Emma Marcegaglia (Presidente, ENI; Vice Presidente e Amministratore Delegato,

Gruppo Marcegaglia)

― Barbara Morgante (Amministratore Delegato, Trenitalia) con Federica Santini

(Chief Strategy Officer, Trenitalia)

― Francesco Starace (Amministratore Delegato e Direttore Generale, Enel).

Un sentito ringraziamento va anche ai Chief Executive Officer e ai Vertici delle grandi

imprese italiane e multinazionali operanti in Italia del network dei servizi Ambrosetti

Club e Aggiornamento Permanente di The European House – Ambrosetti che hanno

partecipato alla rilevazione empirica realizzata per questa Ricerca e dato un importante

contributo al progetto.

I contenuti del presente rapporto di Ricerca sono riferibili esclusivamente al lavoro di analisi e di ricerca di The European House - Ambrosetti e possono non coincidere con le opinioni e i punti di vista delle persone intervistate. Si precisa inoltre che la casistica analizzata è stata sviluppata sulla base di dati e informazioni di pubblico dominio (siti web aziendali, presentazioni pubbliche, bilanci e altra documentazione pubblica) disponibili al momento della redazione del Rapporto con l’obiettivo di informare su temi di rilievo ai fini dello Studio, senza la pretesa di esaustività e senza voler dare indicazioni sulle strategie dei singoli operatori. The European House - Ambrosetti non è responsabile dell’eventuale inesattezza di dati e informazioni di pubblico dominio, non essendo la verifica di tali dati oggetto dell’incarico.

© SAP Italia e The European House - Ambrosetti – 2017

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INDICE

PREFAZIONE 6

I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO 8

CAPITOLO 1

LA GRANDE SFIDA CHE I CHIEF EXECUTIVE ITALIANI DEVONO COGLIERE PER

TRARRE VANTAGGIO DALLA RIVOLUZIONE 4.0 … 11

1.1. Come abbiamo misurato il sentiment dei decisori aziendali sulla

rivoluzione 4.0 11

1.2. Come i business leader del Paese vedono la nuova rivoluzione 13

1.3. Quale sarà l’impatto della rivoluzione 4.0 a livello aziendale secondo i

Chief Executive del Paese 18

CAPITOLO 2

…PERCHÉ LA RIVOLUZIONE 4.0 STA CAMBIANDO IL MODELLO DI BUSINESS E DI

SERVIZIO DELLE IMPRESE… 26

2.1. Servizi finanziari 27

2.2. Beni di largo consumo 38

2.3. Industria di trasformazione e di assemblaggio 48

2.4. Grande distribuzione organizzata e retail 56

2.5. Energia e utility 65

CAPITOLO 3

...E QUESTO RENDE IL CAMBIAMENTO UNA NECESSITÀ PER L’INDUSTRIA E

I SERVIZI 72

3.1. Oggi le economie avanzate devono adottare un nuovo paradigma di

crescita e di produzione 72

3.2. Alcune tecnologie abilitano la “rivoluzione 4.0” a 360 gradi… 77

3.3. … attraversando trasversalmente tutti i settori economici 83

PRINCIPALI FONTI DI RIFERIMENTO 86

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PREFAZIONE

I periodi di grande crescita economica sono stati sempre accompagnati da profonde

trasformazioni produttive. In “rivoluzioni industriali” le innovazioni tecnologiche hanno

determinato sensibili miglioramenti. Oggi sta accadendo di nuovo, uno straordinario

balzo tecnologico: la rivoluzione 4.0 promette catene di montaggio progressivamente

“autonome”, dotate di sensori interconnessi e dispositivi IoT, robot sempre più efficienti,

un’intelligenza artificiale e cognitive service sempre più sviluppati, per tassi di crescita a

due cifre. Non si tratta soltanto di produrre di più a costi inferiori, ma anche e soprattutto

di arrivare ad una produzione intelligente, flessibile, nella direzione della

personalizzazione di massa fino a ieri impensabile.

La rivoluzione 4.0 investirà tutti i settori di mercato e le diverse aree aziendali, offrendo

grandi opportunità. Le nostre organizzazioni dovranno trasformarsi per diventare parte

attiva del cambiamento. Dovranno acquisire una visione “live” dei flussi di business per

poter prendere decisioni in tempo reale. E non sarà sufficiente disporre delle migliori

tecnologie. Ciò che serve è visione, capacità di immaginare nuovi scenari e nuovi modi di

fare impresa. Serviranno leader responsabili, capaci di gestire gli impatti che questo

cambiamento è destinato a generare a livello di processi, organizzazione e gestione delle

risorse, finanziarie e soprattutto umane.

Voglio ringraziare tutti i business leader che hanno collaborato alla realizzazione di

questo Rapporto di The European House - Ambrosetti, condividendo la loro visione della

rivoluzione 4.0 e le sfide che sono chiamati ad affrontare ogni giorno. Il loro punto di

vista ci aiuta a conoscere meglio il fenomeno e a individuare i percorsi che possono dare

nuovo slancio al mercato e all’economia di questo Paese.

Le testimonianze e i casi citati rappresentano uno strumento di riflessione a favore di

una trasformazione culturale necessaria per cogliere tutte le opportunità della

rivoluzione 4.0

Luisa Arienti Amministratore Delegato, SAP Italia

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Oggi ci troviamo alle soglie di un cambiamento di portata epocale e sistemica, perché la

rivoluzione che stiamo vivendo subirà una accelerazione esponenziale (gli oggetti

connessi passeranno da 6,3 a 25 miliardi entro il 2020) e avrà un impatto profondo e

trasversale su industria, servizi, mercati, modelli di business e perfino sul nostro modo

di lavorare e vivere. Come Colombo quando varcò le “Colonne d’Ercole”, il nostro occhio

non vede in modo nitido tutte le implicazioni di questa “rivoluzione 4.0”, ma la nostra

mente intuisce che c’è un grande spazio di opportunità che si dispiega di fronte a noi.

Queste opportunità sono particolarmente rilevanti per le economie avanzate, la cui

crescita era rallentata già prima della lunga crisi, un fenomeno che ha portato a temere

il profilarsi all’orizzonte di una “stagnazione secolare”. La rivoluzione 4.0 può essere

l’occasione decisiva per il nostro Paese, bisognoso di tornare a crescere e di colmare il

gap di competitività e di produttività verso le altre principali economie del pianeta. Nel

2015 la produttività del lavoro in Germania era superiore del 23,7% rispetto all’Italia, del

27,5% in Francia e del 31,9% negli USA. Già oggi alcune imprese hanno riportato le

produzioni in Italia per aumentare innovazione e qualità. L’accelerazione impressa dalle

tecnologie 4.0 può essere il tassello più importante di una exit strategy dalla stagnazione.

Le rivoluzioni tecnologiche aumentano in velocità: ad esempio, alla radio per

raggiungere i 50 milioni di utenti sono serviti 38 anni, alla TV 13 anni, a Internet ne sono

bastati 3, a Facebook 1 e ad Angry Birds è stato sufficiente solo un mese. Questa velocità

e accelerazione del cambiamento rende la sfida innanzitutto culturale: per avere una

organizzazione 4.0 occorre che anche le persone abbiano una “testa 4.0”. Il lavoro si

sposterà dalle mansioni ripetitive (affidate all’intelligenza artificiale), a quelle a valore

aggiunto per cui l’uomo è indispensabile. Ma anche il Chief Executive ha un ruolo-chiave:

quando una trasformazione è di tipo culturale serve tempo, e se questo è limitato, il

cambiamento deve essere guidato da un leader con grande capacità di visione.

La rivoluzione 4.0 significa maggiore competitività, velocità di gestione del business e

capacità di essere in presa diretta con il Cliente, solo per citare i maggiori benefici che

possono scaturire lungo tutta la catena del valore. Quello che non è scontato è cosa pensa

chi sta ai “posti di comando” e si trova a dover guidare la trasformazione dell’azienda.

In questo Rapporto, che abbiamo realizzato per conto di SAP Italia, desideriamo offrire

un contributo sviluppato dai nostri consulenti anche attraverso una mappatura del punto

di vista dei Capi Azienda sulle sfide da affrontare. Dall’indagine che abbiamo condotto

presso la business community del Paese, sembra emergere uno scarto tra la

consapevolezza dei Chief Executive dell’importanza della rivoluzione 4.0 (riconosciuta

dall’86% dei rispondenti) e del fatto di doverne essere i protagonisti assoluti (solo poco

più della metà attribuisce un ruolo-chiave al CEO, mentre l’87% lo attribuisce ai CIO).

Una consapevolezza che auspichiamo venga riequilibrata, viste la pervasività e la

trasversalità dell’innovazione che richiedono un impegno in prima persona dei Vertici

aziendali.

Un ringraziamento particolare va all’Amministratore Delegato di SAP Italia, Luisa

Arienti, per la fiducia che ci ha dimostrato e all’Ing. Paolo Borzatta, Senior Partner e

Project Leader, al Gruppo di Lavoro The European House - Ambrosetti e SAP Italia,

nonché ai Capi Azienda delle grandi realtà italiane e multinazionali operanti in Italia che,

con il loro punto di vista, ci hanno permesso di fare chiarezza su un tema prioritario per

la competitività delle nostre aziende e del sistema-Paese.

Valerio De Molli Managing Partner & CEO, The European House - Ambrosetti

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I 10 PUNTI PIÙ IMPORTANTI DEL RAPPORTO

1._____________________________ Il “4.0” è una rivoluzione di forte discontinuità tecnologica che determina impatti

strutturali sull’organizzazione dell’azienda, sui modelli di business e di servizio e sulle

modalità di relazione con il Cliente finale. Questo nuovo paradigma risponde all’esigenza

di una domanda che cambia (personalizzazione di prodotti e servizi, nuove customer

experience, ecc.), alla necessità di rafforzare la relazione diretta con il Cliente (“Cliente

al centro”) e di reagire alle dinamiche competitive (ingresso di nuovi player non

tradizionali, pressioni sui costi, riduzione del time-to-market, ecc.).

2.____________________________ I benefici della rivoluzione 4.0 tagliano trasversalmente il sistema-Azienda con impatti

sull’efficacia strategica (migliore pianificazione delle attività, maggiore velocità del

business, offerta di soluzioni integrate, creazione di nuovi revenue stream, investimenti

4.0 di minore dimensione e con ritorni in tempi più rapidi, ecc.), sull’efficacia, efficienza

e qualità dei processi operativi (produzione, supply chain, R&S, ecc.) e sull’efficacia

commerciale (maggior capacità di essere vicini al Cliente e di analizzarne i feebdback,

offerta di prodotti/servizi a maggior valore aggiunto, guadagni sulla reputation, ecc.).

3.____________________________ A livello aggregato di sistema-Paese, i benefici sono altrettanto apprezzabili: maggiore

produttività e competitività delle produzioni nazionali, possibilità di reshoring,

accumulazione di know-how innovativo, anche da “esportare”, qualificazione del

profilo di competenze della forza lavoro. In uno scenario di basso dinamismo per le

economie avanzate, il 4.0 offre la possibilità di agganciare una nuova curva di crescita

sostenibile.

4.____________________________ Alcuni settori sono particolarmente beneficiati dalla rivoluzione 4.0: servizi finanziari,

beni di largo consumo, industria di trasformazione e di assemblaggio, grande

distribuzione organizzata e retail, energia e utility. Ciascuna di queste industry si trova

oggi a fronteggiare specifiche esigenze strategiche e trend di cambiamento e i casi di chi

sta già applicando le tecnologie 4.0 confermano le ampie opportunità e potenzialità

associate alla business transformation in questa direzione.

5.____________________________ I business leader italiani giudicano la rivoluzione 4.0 una priorità immediata per lo

sviluppo delle proprie Aziende. In accordo con la survey realizzata da The European

House - Ambrosetti, l’86% dei Chief Executive la ritiene il fenomeno di massima

portata strategica, associandola ad un nuovo paradigma nella gestione manageriale e

nelle logiche di competizione e dell’operatività day-by-day.

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6.____________________________ Il 4.0 è un processo organico di evoluzione dell’Azienda, alimentato da feedback

continui “a ritroso” e guidati dalla prospettiva del Cliente finale, pianificato nell’obiettivo

e nei tempi secondo una visione di medio periodo. Tale trasformazione è abilitata da

alcune tecnologie-chiave di digitalizzazione, automazione e connettività: Internet of

Things (IoT), Big Data analytics, cybersecurity, cloud computing, additive

manufacturing (stampa 3D), robotica avanzata, realtà aumentata, integrazione

orizzontale/verticale delle informazioni e cognitive computing.

7.____________________________ Il CEO ha il ruolo guida nella trasformazione. Occorre una forte presa di

consapevolezza della sfida, la volontà di “mettersi in gioco” e di dotarsi degli strumenti

concettuali, manageriali e di conoscenza specifica del nuovo contesto 4.0. Tale ruolo non

può essere delegato ad altri. Il CEO deve coltivare un “senso di inadeguatezza” per poter

essere più reattivo, riformando l’organizzazione dell’Azienda e creando la flessibilità e

l’apertura necessarie per rispondere con efficacia all’innovazione.

8.____________________________ Il cambiamento 4.0 interessa tutte le funzioni aziendali e i ruoli di chi li presidia. È

necessario individuare le aree di resistenza al cambiamento e gestire la naturale

“reazione immunitaria” dell’organizzazione. Alcune aree sono prioritariamente

impattate: Marketing e servizi post-vendita, Logistica, Produzione e Qualità, attività

amministrative. In questo quadro, le Risorse Umane hanno una sfida estremamente

delicata, anche se questa consapevolezza non è ancora pienamente percepita.

9.____________________________ I tempi e l’entità della trasformazione 4.0 sono una variabile critica da pianificare alla

luce dei mercati e delle catene del valore che si stanno frammentando. Questo impatta

sui modelli di investimento e sui relativi orizzonti temporali, che si accorciano, e sulle

attività di R&S, sempre più integrate con le operation e con obiettivi di breve o

brevissimo termine (1-3 anni), così da favorire la massima flessibilità e reattività

dell’Azienda e rendere più fluido il processo creativo e produttivo lungo tutta la catena

del valore.

10.___________________________ Le principali barriere ad oggi riconosciute dai business leader italiani rispetto alla

transizione 4.0 – e che rappresentano specifici cantieri di lavoro per il management

aziendale – sono: mancanza di competenze digitali, limiti delle infrastrutture

tecnologiche esistenti e legacy delle architetture IT, percezione circa tempi e costi del

cambiamento, difficoltà di implementazione pratica dei nuovi modelli 4.0, problemi di

riconversione e assorbimento della forza lavoro, timore per la sicurezza dei dati. Più in

generale, si tratta di un grande cambiamento della cultura aziendale: non si può

avere un prodotto 4.0 senza un’azienda anch’essa 4.0.

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CAPITOLO 1

LA GRANDE SFIDA CHE I CHIEF EXECUTIVE ITALIANI DEVONO

COGLIERE PER TRARRE VANTAGGIO DALLA RIVOLUZIONE 4.0…

1.1. COME ABBIAMO MISURATO IL SENTIMENT DEI DECISORI AZIENDALI SULLA

RIVOLUZIONE 4.0

1. La quarta rivoluzione industriale, da cui è scaturito il paradigma dell’“Industria

4.0”, sta cambiando – e continuerà a cambiare – il contesto in cui viviamo e lavoriamo,

così come l’ambiente competitivo in cui le imprese operano. L’era delle macchine

interconnesse e collegate con Internet e della digitalizzazione diffusa porta con sé un

profondo mutamento delle modalità con cui le imprese progettano, producono e

immettono sul mercato beni e servizi.

Questa trasformazione strutturale innesca un processo socio-economico che interviene

tanto sulle dinamiche organizzativo-manageriali, quanto sui processi di produzione e

approvvigionamento, nonché sulle relazioni con i clienti finali, generando nuove

opportunità e sfide e chiamando all’azione chi in azienda ha la responsabilità di gestire

la transizione verso i nuovi assetti 4.0, a partire dai Chief Executive.

2. Con questo Studio abbiamo voluto indagare il punto di vista dei business

leader del Paese sul cambiamento in corso, al fine di:

delineare un quadro di alta sintesi strategica sulle opportunità offerte dalle nuove

tecnologie (hardware e software) in Italia, a partire da alcuni settori dell’industria e

dei servizi1;

comprendere la prospettiva dei Chief Executive del Paese sulle conseguenze di questa

trasformazione sul sistema produttivo nazionale e sui rispettivi settori di

appartenenza;

investigare quali saranno, secondo la visione dei business leader, gli impatti della

rivoluzione 4.0 all’interno dell’azienda (funzioni, ruoli, processi);

individuare i fattori abilitanti su cui intervenire e le barriere da abbattere affinché le

aziende italiane siano in grado di gestire al meglio il cambiamento e trarre vantaggio

dalla rivoluzione 4.0.

3. Con l’obiettivo di aprire questa finestra di osservazione e riflessione, abbiamo

ascoltato i Capi Azienda di alcuni tra i gruppi di riferimento dell’industria e dei servizi in

Italia che stanno già declinando in realtà le nuove logiche 4.0. Le aziende coinvolte sono

attive su scala nazionale ed internazionale nei settori dell’energia, automotive,

meccanica e automazione, servizi e reti di trasporto, finanza, moda, farmaceutica e

grande distribuzione organizzata.

1 Nel dettaglio: servizi finanziari (banche e assicurazioni), beni di largo consumo, industria di trasformazione e di assemblaggio, grande distribuzione organizzata e retail, energia e utility (si veda il successivo capitolo 2).

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In aggiunta, abbiamo realizzato un’indagine strutturata rivolta ai business leader

appartenenti ad Ambrosetti Club e finalizzata a rilevarne il punto di vista2.

La survey, pur non avendo finalità statistiche, presenta un alto valore qualitativo, in

quanto ha coinvolto un campione molto qualificato e rappresentativo della classe

dirigente italiana.

4. Il panel degli intervistati, formato da alcuni Capi Azienda tra i più innovativi nel

panorama nazionale, e il campione dei rispondenti all’indagine del progetto compongono

un segmento rappresentativo dei decisori aziendali che, nei prossimi anni, dovranno

guidare l’implementazione della rivoluzione 4.0 nel nostro Paese.

L’analisi ha permesso di delineare la percezione dei Chief Executive – comune su alcuni

aspetti e più variegata su altri punti – toccando i principali ambiti legati all’affermazione

delle tecnologie 4.0: i benefici attesi, gli ostacoli al cambiamento, l’impatto su funzioni e

ruoli aziendali, le politiche di investimento e le modalità con cui le aziende preparano

l’innovazione.

È stato così possibile avere un osservatorio di alto livello sui punti di forza e le

criticità (e, talvolta, i preconcetti) che i business leader del Paese attribuiscono a quella

che sarà la maggiore trasformazione dell’industria e dei servizi nei prossimi anni.

2 L’indagine è stata condotta, attraverso una piattaforma online dedicata, tra febbraio e marzo 2017.

Focus – Il campione dell’indagine sulla rivoluzione 4.0 presso i business leader delle community

di The European House - Ambrosetti

L’indagine ha beneficiato del network delle aziende appartenenti ai servizi di The European House - Ambrosetti

riservati alle Alte Direzioni, Ambrosetti Club e Aggiornamento Permanente. In particolare, il servizio Ambrosetti

Club, nato nel 1999 e riservato ai massimi responsabili di gruppi e imprese nazionali e multinazionali operanti in

Italia (oggi riunisce più di 350 Capi Azienda), persegue diversi scopi, tra cui contribuire al progresso civile ed

economico dell’Italia in un’epoca di competizione globale.

Le risposte ottenute hanno interessato per il 78% Amministratori Delegati e Presidenti, e per il restante 22%

Direttori Generali e Consiglieri di Amministrazione di grandi imprese italiane e multinazionali operanti in Italia.

Con riferimento a dimensioni aziendali e tipologia di business, il 30% circa dei rispondenti appartiene a imprese

grandi o medio-grandi (fatturato superiore a 250 milioni di Euro), mentre le realtà con ricavi inferiori ai 50 milioni di

Euro rappresentano circa un terzo del campione dell’indagine.

Hanno preso parte all’indagine i diversi settori dell’economia italiana: attività manifatturiere, con una prevalenza

dei settori dell’automotive, meccanica ed automazione, seguiti dai comparti della chimica-plastica, dell’industria

alimentare, della siderurgia e metallurgia e del sistema moda e arredo; le realtà della finanza (banche,

assicurazioni e servizi finanziari); energia e utility; telecomunicazioni e ICT; trasporti e logistica; Pubblica

Amministrazione e agricoltura.

Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

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1.2. COME I BUSINESS LEADER DEL PAESE VEDONO LA NUOVA RIVOLUZIONE

I CHIEF EXECUTIVE RICONOSCONO L’IMPORTANZA PRIORITARIA DEL 4.0

5. Grazie alla interconnessione tra dimensione fisica e digitale, la rivoluzione 4.0

permette alle aziende di ragionare, pianificare e interagire in modo nuovo, innestando

soluzioni creative e funzionalità alternative nei prodotti e servizi esistenti (core o affini)

e ripensando sistemi, processi produttivi, canali distributivi e relazioni con il Cliente.

6. In una fase, come quella attuale, caratterizzata da un significativo salto tecnologico,

per molte realtà imprenditoriali la differenza fra avere la capacità di sfruttare queste

opportunità e non averla si tradurrà in un bivio molto pesante sul piano delle

conseguenze: lasciare la propria “confort-zone” e ridefinire il proprio business attraverso

le nuove potenzialità della tecnologia digitale, o vedersi spinti progressivamente verso la

marginalizzazione da competitor più reattivi. Non stupisce quindi che tra i business

leader italiani vi sia una grande consapevolezza rispetto alla portata strategica

della rivoluzione 4.0 come fattore determinante che le imprese devono presidiare per

aumentare (o difendere) la loro competitività. Ad esempio, l’86% dei Capi Azienda reputa

la digitalizzazione 4.0 del business “importante” (35%) o “molto importante” (51%), a

fronte di nessun rispondente che lo dichiara “poco importante” e meno di 1 su 10 che non

ne riconosce la rilevanza (“molto poco importante” al 6%).

Figura 1. Risposte alla domanda “Quanto giudica importante, per la crescita e la competitività della sua Azienda, la

digitalizzazione dei processi produttivi e dei servizi?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey di The

European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

7. Il riconoscimento della centralità di questa trasformazione è diffuso

trasversalmente tra tutti i settori, sebbene alcuni più di altri (come telecomunicazioni,

servizi finanziari e industria dell’automotive) stiano già subendo un impatto immediato

e rilevante del nuovo paradigma. Segmentando il campione, si osserva un diverso

orientamento in funzione delle dimensioni aziendali: la consapevolezza circa

l’importanza della rivoluzione 4.0 appare più accentuata nelle realtà di piccole

dimensioni (92,5% delle risposte “importante” e “molto importante”) rispetto ai grandi

gruppi (sopra i 500 milioni di Euro di fatturato, con il 75% delle risposte).

86%

Molto importante

51%Importante35%

Mediamente importante

8%

Molto poco importante

6%

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14

LA RIVOLUZIONE 4.0 SIGNIFICA MAGGIORE COMPETITIVITÀ, VELOCITÀ DI

GESTIONE DEL BUSINESS E CAPACITÀ DI ESSERE IN PRESA DIRETTA CON IL

CLIENTE

8. Nell’opinione comune, l’applicazione delle tecnologie 4.0 viene associata

prevalentemente ai risultati ottenibili in termini di maggiore efficienza: quasi 4

rispondenti su 5 (78% del campione) individuano nella nuova rivoluzione la leva

strategica per ridurre i costi operativi e massimizzare l’efficienza dei processi. Se si

considerano le cariche dei rispondenti alla survey, emerge che l’intero cluster dei CEO si

è espresso uniformemente sul vantaggio ottenibile in termini di efficienza dell’azienda

(100% delle risposte “rilevante” e “molto rilevante”).

9. La trasformazione secondo logiche 4.0 sposta il focus delle aziende verso un

approccio Cliente-centrico: al crescere della digitalizzazione della società e dei processi

produttivi, le aziende devono rendersi conto dell’importanza di “connettersi” con il

Cliente finale e di tener conto dei cambiamenti delle aspettative di quest’ultimo nella

definizione delle proprie policy. Infatti, l’indagine mostra che i Capi Azienda riconoscono

anche la possibilità di incidere positivamente sul fronte dell’efficacia commerciale e

di relazione Azienda-Cliente:

Più del 73% pone l’accento sulla possibilità di avvicinarsi maggiormente alle esigenze

del Cliente. In tal caso, il 100% dei rispondenti appartenenti al settore bancario-

assicurativo riconosce l’importanza di questo aspetto.

Per il 69% rileva l’opportunità di offrire soluzioni integrate, creando così nuovi flussi

di ricavi.

10. È proprio negli ambiti che esulano dall’impatto sulla riduzione dei costi operativi e

sui processi che si manifesta il più alto potenziale della digitalizzazione 4.0, in quanto

l’azienda può sviluppare e offrire nuovi prodotti e soluzioni, estendendo il perimetro di

attività e ripensando il proprio “DNA”.

Tuttavia, tra i business leader italiani non si riscontra ancora piena consapevolezza su

questo punto: in media solo 3 rispondenti su 5 indicano l’opportunità di ripensare il

proprio modello di business/servizio alla luce delle potenzialità offerte dal digitale.

Nel segmento dell’energia, la quota di queste risposte è sensibilmente più alta (90%)

rispetto al campione complessivo (61%): ciò si spiega alla luce della possibilità per gli

operatori energetici di aprirsi all’integrazione e all’ibridazione con altre industrie di rete

– come telecomunicazioni, ICT e trasporti – grazie alle applicazioni del digitale e della

connettività.

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15

Figura 2. Cosa significa la rivoluzione 4.0 per i Chief Executive italiani (scala crescente da 1 a 6; somma delle

percentuali di risposta 5 = “rilevante” e 6 = “molto rilevante”). Fonte: risultati della survey di The European House -

Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

11. La trasformazione modifica anche le logiche di competizione e

collaborazione tra imprese attraverso lo scambio di dati e informazioni, ma una

percentuale ridotta di Chief Executive (poco più della metà del campione) attribuisce

rilevanza a questa possibilità.

12. È d’interesse notare anche che meno di 1 rispondente su 5 esprime preoccupazione

per i rischi associati al mantenimento dei livelli occupazionali attuali a seguito

dell’automazione e digitalizzazione di determinate attività o mansioni. Pur con valori

relativamente bassi, questo elemento rappresenta però un punto di attenzione e, in

potenza, un elemento molto delicato nella gestione della transizione 4.0. Come verrà

rappresentato più avanti, soprattutto per alcuni settori, la ristrutturazione della forza

lavoro – anche in termini di nuove mansioni – e l’aggiornamento delle skill costituiscono

un aspetto critico per poter realizzare con successo la rivoluzione tecnologica in corso.

DALLA NUOVA RIVOLUZIONE POSSONO SCATURIRE BENEFICI LUNGO TUTTA LA

CATENA DEL VALORE PER L’AZIENDA

13. L’applicazione delle tecnologie 4.0 può dispiegarsi su molteplici fronti (si veda

anche il capitolo 2), attraversando trasversalmente l’azienda e generando miglioramenti

sul lato dell’efficienza e dell’efficacia. In coerenza con la visione espressa al quesito

precedente, l’attenzione dei business leader italiani è posta soprattutto sui vantaggi

associati al recupero di produttività a 360°. In particolare, i benefici cui oltre 4 Chief

Executive intervistati su 5 attribuiscono maggiore importanza sono:

la flessibilizzazione dei processi produttivi, declinabile in maggiore scalabilità e

velocità e riduzione del time-to-market (85%);

77,6%

73,5%

69,4%

61,2%

53,1%

14,6%

Una leva strategica per ridurre i costi operativi e massimizzare l’efficienza dei processi

Un nuovo paradigma per essere più vicini alleesigenze del Cliente

Una modalità per offrire soluzioni integrate ecreare nuovi revenue stream

Una opportunità per ripensare il proprio modello dibusiness/servizio

Una trasformazione radicale delle logiche dicompetizione e collaborazione tra le imprese

Un rischio per il mantenimento degli attuali livellioccupazionali

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la pianificazione/programmazione in tempo reale dei processi (ad esempio, controllo

della qualità, manutenzione predittiva degli impianti, ecc.), che ottiene in media l’83%

delle risposte con i punteggi più alti.

Seguono, in terza e quarta posizione, la semplificazione e la razionalizzazione dei flussi

informativi (come la riduzione di sovrapposizioni e lo snellimento delle verifiche interne

a livello amministrativo) e l’efficientamento dei costi operativi dovuto all’utilizzo di

minori input produttivi e a minori scarti di lavorazione ed emissioni.

Figura 3. Risposte alla domanda “Secondo Lei, quali saranno i principali benefici associati alla trasformazione delle

aziende secondo logiche 4.0?” (scala crescente da 1 a 6; somma delle percentuali di risposta 5 = “rilevante” e 6 =

“molto rilevante”). Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del

Paese, 2017

14. I benefici che si possono ottenere grazie alla miglior conoscenza del Cliente, alla

personalizzazione dell’offerta, allo sviluppo di diverse dinamiche competitive e

collaborative e all’evoluzione della forza lavoro, sono ancora percepiti come

determinanti-chiave da una quota inferiore di Capi Azienda. È interessante notare alcune

polarizzazioni delle risposte per settore di attività all’interno del campione:

La totalità dei rispondenti (100%) proveniente dal settore bancario-assicurativo

esprime ampio apprezzamento per la possibilità di ridurre i costi operativi, potenziare

le attività di business intelligence e di pianificazione strategica – grazie alla maggior

disponibilità di informazioni – e semplificare i processi amministrativi. Questo

orientamento del top management appare in linea con le policy di razionalizzazione

e contenimento dei costi attuate dalle banche negli ultimi anni (si veda il sotto-

capitolo 2.1), anche per effetto dell’inasprimento del contesto regolamentare. Per

contro, si nota una certa “chiusura” dell’industry finanziaria a logiche di co-opetition:

solo il 33% del cluster bancario-assicurativo attribuisce importanza alla maggiore

collaborazione e integrazione tra gli attori lungo la filiera.

Le aziende energetiche e le utility puntano l’attenzione non solo sulle attività di

business intelligence abilitata dai Big Data analytics (si veda il sotto-capitolo 2.5), ma

anche sull’elevato livello di personalizzazione dell’offerta permessa dalle tecnologie

4.0 (89% delle risposte 5 = “rilevante” e 6 = “molto rilevante”).

84,8%

82,6%

76,6%

74,5%

72,3%

71,7%

67,4%

59,6%

Flessibilizzazione dei processi produttivi

Pianificazione/programmazione in tempo reale dei processi

Semplificazione/razionalizzazione dei flussi informativi nei processiamministrativi

Efficientamento dei costi operativi

Migliore capacità di business intelligence e pianificazione strategica graziealla maggiore disponibilità di informazioni

Maggiore collaborazione/integrazione tra gli attori lungo la filiera del valore

Elevato grado di personalizzazione dell’offerta di prodotti/servizi

Ottimizzazione della capacità di lavoro delle risorse umane

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17

Focus – I first mover nell’automazione e nel digitale sono i settori cui i Chief Executive italiani

guardano con maggiore interesse

Nella transizione dell’organizzazione verso il cambiamento digitale, alcune industry, svolgendo il ruolo di capofila

e first mover, possono esercitare un’azione di traino e stimolo anche a livello di sistema-Paese nell’innovazione

dei processi e nella produzione e offerta di beni e servizi secondo logiche 4.0.

In media, un Capo Azienda italiano su 5 (19,8%) considera il mondo dell’automotive e della meccanica un

benchmark da cui trarre ispirazione e nuovi stimoli sulla applicazione delle tecnologie 4.0. Questa tendenza si

rileva in particolare nel manifatturiero (31,9% del sottocampione) ed è imputabile al fatto che il settore della

meccanica è stato tra i primi a recepire le nuove soluzioni abilitate dalla digitalizzazione (filiere produttive

automatizzate, sensoristica di controllo, ecc.) e, grazie a cospicui investimenti in R&S, è in grado di immettere sul

mercato soluzioni all’avanguardia.

Tra i settori di maggiore stimolo per i business leader sono indicati anche l’e-Commerce (12,9% del campione

complessivo), in considerazione della capacità di essere vicini al Cliente finale e di esplorare nuovi ambiti di

business, così come il comparto bancario-assicurativo (12,1%), che negli ultimi anni sta sperimentando

approcci innovativi per ripensare prodotti/servizi, canali e processi (si veda anche il sotto-capitolo 2.1).

Figura 4. Risposte alla domanda “A quale industry la Sua organizzazione guarda con maggiore interesse come esempio di

modello innovativo e di successo in ambito digitale?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey di The European

House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

19,8

%

12,9

%

12,1

%

10,3

%

9,5%

7,8%

6,9%

20,7

%

Aut

omot

ive

/ Mec

cani

ca

e-C

omm

erce

Ban

che

/ Ass

icur

azio

ni

Logi

stic

a

ICT

Tel

ecom

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Ene

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Altr

i set

tori

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1.3. QUALE SARÀ L’IMPATTO DELLA RIVOLUZIONE 4.0 A LIVELLO AZIENDALE

SECONDO I CHIEF EXECUTIVE DEL PAESE

IL CHIEF EXECUTIVE HA IL RUOLO GUIDA NELLA BUSINESS TRANSFORMATION

4.0

15. La consapevolezza circa la necessità di adeguare priorità, ruoli e responsabilità di

fronte alle sfide della rivoluzione 4.0 è un elemento di successo per governare il processo

di trasformazione di ogni azienda. Poiché gli impatti si eserciteranno trasversalmente su

tutte le funzioni aziendali, l’organizzazione è chiamata a giocare un ruolo attivo, ma il

cambiamento nelle imprese deve partire dall’alto, con un ruolo guida del CEO.

L’intera organizzazione, dal top management al personale amministrativo, deve

interiorizzare l’importanza della digitalizzazione e della connettività per applicarla

nell’azienda. In questo momento di grande trasformazione connotata, più che in passato,

da aspetti molto “tecnici”, i Chief Executive devono rendersi conto di eventuali

inadeguatezze in ambito digitale e provvedere a colmare questo gap per dotarsi di una

“testa 4.0”, anziché delegare la gestione della trasformazione digitale agli “addetti ai

lavori”:

L’integrazione del digitale nella strategia aziendale deve essere una prerogativa del

Vertice. Ciò è centrale per garantire la sostenibilità e la competitività del

business nel medio-lungo termine, attraverso il ripensamento del modello di

business o di servizio e l’ampliamento della base Clienti.

Il CEO, quale attore e stimolatore del cambiamento, è la figura deputata a

capire in prima persona la rivoluzione 4.0 e a far capire, all’interno dell’azienda, la

portata della sfida e dell’opportunità che si presenta.

16. Ad oggi, non sembra esserci ancora una piena consapevolezza del profondo

cambiamento che il 4.0 comporterà direttamente sulle figure apicali. Infatti, secondo la

maggioranza dei business leader intervistati, la rivoluzione 4.0 determinerà un

ripensamento di priorità, compiti e responsabilità innanzitutto a partire dal

responsabile dell’area innovazione tecnologico-digitale – il Chief Innovation

Officer (CIO), il Chief Technology Officer (CTO) o il Chief Digital Officer (CDO). Nel

campione complessivo tale percezione interessa l’88% delle risposte attribuite ai

punteggi più elevati, raggiungendo il 100% nel settore finanziario, nell’energia, nei

trasporti e nelle telecomunicazioni. L’importanza attribuita al responsabile IT

aumenta al crescere delle dimensioni aziendali: nelle realtà più piccole (con

ricavi inferiori ai 50 milioni di Euro) tale figura ottiene l’85% delle risposte prioritarie,

mentre sale al 92% tra le aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato.

17. Le figure dei CIO, CTO e CDO generalmente si focalizzano sulla gestione day-by-

day (fondamentale per la business continuity) e non sono direttamente responsabili

della business transformation, ma possono agire da facilitatori per una maggiore

sensibilizzazione nell’azienda sulle nuove tecnologie. L’istituzione di un Chief

Transformation Officer, in presa diretta con il CEO, può supportare e favorire il

cambiamento nelle varie funzioni, secondo un approccio olistico, in termini di diffusione

di nuove idee e condivisione di standard di natura tecnologica e innovativa, sfruttando

al meglio gli sviluppi delle tecnologie digitali per ridefinire processi e risultati.

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19

18. La figura del CEO e di altri ruoli apicali si pone solo in quarta posizione (54%),

dietro al Responsabile Produzione e al Responsabile Marketing (più di 7 risposte su 10

relative ai punteggi 5 e 6). In particolare, le aziende del settore bancario-assicurativo e

finanziario si presentano compatte (100%) nel riconoscere la rilevanza della sfida 4.0 per

il ruolo di Responsabile Marketing, a conferma della crescente peso delle attività di

relazione e ingaggio del Cliente nel nuovo scenario digitale.

Figura 5. Risposte alla domanda “Pensando alla Sua organizzazione, quanto la rivoluzione 4.0 comporterà un

ripensamento di priorità, compiti e responsabilità per i principali ruoli aziendali?” (scala crescente da 1 = “minore

impatto” a 6 = “maggiore impatto”; somma delle risposte 5 e 6, valori percentuali). Fonte: risultati della survey di The

European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

19. Una punto d’attenzione è legato alla percezione dell’impatto della nuova

rivoluzione sul Responsabile delle Risorse Umane, che appare sottostimato dai

Capi Azienda partecipanti alla survey: solo il 45% reputa che il cambiamento 4.0 avrà

conseguenze “rilevanti” o “molto rilevanti” per questa figura.

Come è stato messo in evidenza anche nel corso delle interviste con i CEO, al contrario,

l’evoluzione delle competenze (da meccaniche/manuali a digitali) e la necessità per

l’azienda di dotarsi di profili dotati di competenze più “rotonde” e nuovi skill, rafforzano

le responsabilità dell’HR Manager in virtù della sua capacità di:

Ripensare le policy di selezione del personale, per cercare e assumere profili con

competenze nuove.

Formare e valorizzare le risorse già presenti nell’organizzazione, nell’ottica di un

upgrade professionale (competenze più elevate e maggiore responsabilità e

autonomia nel proprio ruolo).

Ingaggiare e sensibilizzare le persone su temi di leadership condivisa e di

comprensione dei trend indotti dal 4.0.

La consapevolezza su questi aspetti aumenta al crescere del grado di complessità

gestita dalle imprese: mentre solo il 39% delle aziende sotto i 50 miliardi di Euro di

fatturato riconosce l’importanza della sfida per il Responsabile HR, tale valore raggiunge

il 67% tra i Capi Azienda alla guida delle aziende di maggiori dimensioni.

87,8%

75,0%

74,5%

54,2%

45,8%

Chief Innovation/Technology/Digital Officer

Responsabile Produzione

Responsabile Marketing

CEO e ruoli apicali

Responsabile Risorse Umane

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20

TUTTE LE AREE FUNZIONALI DELL’AZIENDA SARANNO COINVOLTE NEL

CAMBIAMENTO

20. La rivoluzione 4.0 richiederà alle imprese grande capacità di adattamento, in

un contesto ricco di opportunità e di sfide: tutte le funzioni aziendali sono coinvolte,

secondo livelli diversi di intensità e complessità gestionale e tecnologica. Alcuni degli

impatti attesi sono connaturati all’applicazione delle nuove soluzioni digitali, tra cui:

flessibilizzazione ed efficientamento della produzione, con l’evoluzione verso la

personalizzazione delle linee produttive in customizzazione di massa e la possibilità

di rendere più fluido il processo creativo e produttivo lungo tutta la catena del valore,

eliminando i colli di bottiglia e il capitale circolante collegato;

velocizzazione dei tempi di R&S di prodotti e servizi;

efficientamento della manutenzione di impianti e macchinari;

maggiore rapidità nella gestione del magazzino e della logistica;

migliore presidio delle funzioni legate a Vendite e Customer Care, grazie alla capacità

di saper rispondere con tempestività ai bisogni del Cliente e contestualizzarli

adeguatamente (proporre un’offerta commerciale di un nuovo prodotto/servizio al

momento giusto in cui serve al Cliente).

21. L’indagine presso i Capi Azienda italiani conferma l’allineamento sulla percezione

delle opportunità offerte dalle logiche 4.0 per il Marketing (71% delle risposte con i

punteggi più alti) e i Servizi post-Vendita (69%). Inoltre, quasi 7 Chief Executive su

10 indicano come prioritari gli effetti della digitalizzazione su Magazzino e Logistica e

sulla filiera produttiva. Le aree funzionali che, nell’opinione del campione, saranno meno

impattate dalla trasformazione digitale sono i Servizi Amministrativi (52%) e

l’Approvvigionamento di Materie Prime (33%).

Figura 6. Risposte alla domanda “Quali aree funzionali lungo la catena del valore aziendale saranno più interessate,

a Suo parere, dai benefici dall’applicazione delle nuove soluzioni digitali?” (scala crescente da 1 = “minimo beneficio”

a 6 = “massimo beneficio”; somma delle percentuali di risposta 5 e 6). Fonte: risultati della survey di The European

House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

33,3%

52,1%

60,4%

67,3%

68,8%

69,5%

70,8%

Approvvigionamento materie prime

Servizi amministrativi

Ricerca & Sviluppo

Produzione (beni/servizi)

Magazzino e Logistica

Servizi post-vendita

Marketing e Vendite

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21

22. L’analisi per settore mostra che:

Le aziende manifatturiere e le realtà di grandi dimensioni – anche in considerazione

dell’attività di business e delle economie di scala ottenibili – attribuiscono un

maggior rilievo all’impatto sulla Produzione di beni e servizi (88% e 83% delle

risposte “beneficio elevato” e “massimo beneficio” rispetto al 67% del campione di

riferimento).

Le stesse aziende della manifattura valutano la funzione Magazzino e Logistica

mediamente più sensibile ai benefici del digitale rispetto al campione (84% delle

risposte con i punteggi più alti rispetto al 69% del campione).

Il comparto finanziario nel suo complesso e l’industria energetica puntano

invece con decisione sulla rilevanza di Marketing e Vendite (100% delle risposte

con punteggio più alto rispetto al 71% medio del campione). Anche con riferimento

ai Servizi post-Vendita, le risposte sui valori di maggiore rilevanza si attestano al

100% nella Finanza e all’89% nell’Energia (69% nel campione).

LE AZIENDE DEVONO SUPERARE VINCOLI CULTURALI E ORGANIZZATIVI

23. La rivoluzione 4.0 impatta su alcuni fattori che, se non gestiti tempestivamente ed

efficacemente, possono rappresentare delle barriere alla trasformazione di processi,

sistemi e persone.

Per cogliere i benefici della rivoluzione 4.0, occorre realizzare un cambiamento –

non solo culturale – in tutta l’azienda, superando le resistenze insite

nell’organizzazione. Le risposte ottenute dai Capi Azienda nella survey confermano la

necessità di intervenire su due fronti prioritari: il primo di tipo “soft” (le persone), il

secondo di tipo “hard” (l’infrastruttura e i sistemi).

24. Il 67% delle risposte di priorità (5 e 6 su una scala da 1 a 6) individua nella

mancanza di competenze digitali adeguate il principale freno all’adozione delle

innovazioni digitali nei processi e all’interno dell’azienda, con un valore che sale al 92%

nelle aziende di maggiori dimensioni e al 100% nel segmento bancario-assicurativo.

Come detto, la rivoluzione in corso rimette in discussione le competenze di tutti (dal

manager all’operaio), con riferimento non solo alla capacità di interfacciarsi con i diversi

device tecnologici, ma soprattutto alla reattività necessaria per cogliere gli spunti che

arrivano dall’esterno e alla capacità analitica e interpretativa delle grandi masse di

informazioni e dati (strutturati e non) generati dalla maggior connettività. Cambieranno

di conseguenza le competenze e le abilità ricercate: in futuro, il “problem solving”

rimarrà la soft skill più ricercata e, parallelamente, diventeranno più importanti il

pensiero critico e la creatività.

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Figura 7. Risposte alla domanda “Secondo Lei, quali sono le principali barriere che possono frenare l’adozione delle

innovazioni digitali nei processi e all’interno dell’azienda nel Suo settore di attività?” (scala crescente da 1 = “minore

rilevanza” a 6 = “maggiore rilevanza”; somma delle percentuali di risposta 5 e 6). Fonte: risultati della survey di The

European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

67,3%

61,2%

55,3%

52,1%

50,0%

30,6%

Mancanza di competenze digitali adeguate

Limiti della infrastruttura esistente (es. legacy dell’architettura digitale, problemi di integrazione tra sistemi)

Percezione di elevati tempi e costi per realizzare il cambiamento

Difficoltà di implementare nella pratica i nuovi modelli 4.0

Difficoltà nella riconversione / riassorbimento della forza lavoro

Timore per la sicurezza nel trattamento/archiviazione dei datigestiti

Case study – Come favorire la transizione 4.0: soluzioni innovative per promuovere l’innovazione

dal basso e il cambiamento digitale dentro l’organizzazione

Un numero crescente di aziende sta adottando meccanismi organizzativi per promuovere la creatività e

l’adeguamento delle competenze digitali ai diversi livelli della scala gerarchica. La creazione di una cultura

aziendale “pro-digital” aiuta la struttura a sensibilizzare e ingaggiare i dipendenti e a farli sentire parte di una

sfida comune, mettendo in gioco le persone e attirando risorse talentuose e innovative.

Per esempio, nella GDO, Coop ha lanciato un progetto cui partecipano persone provenienti dal mondo

cooperativistico, con l’obiettivo di fare emergere nuove idee e declinarle in modo vicino alle esigenze del settore

retail. L’attività si struttura in gruppi di lavoro interfunzionali e interdirezionali, finalizzati a discutere sui nuovi

bisogni del settore in un ambiente libero da pregiudizi e rigidi vincoli gerarchici*.

Simili meccanismi sono stati adottati anche in Acea per contribuire ad accelerare il percorso di cambiamento

digitale del Gruppo, attraverso l’integrazione del modello gerarchico funzionale con quello tipico delle “start-up”,

con una struttura agile di tipo reticolare che mette al centro l’idea e sfrutta la passione delle persone (si veda il

sotto-capitolo 3.3).

Vodafone ha avviato un programma (l’iniziativa “Digital Ninja”) volto a cambiare la cultura delle persone sul tema

digitale: sono stati selezionati 200 top manager del Gruppo nel mondo, ognuno dei quali ha a disposizione un

digital native con cui portare avanti un programma personalizzato di aggiornamento digitale con sessioni di

lavoro periodiche. Si crea così un percorso positivo di continuo scambio di esperienze e costruzione della

cultura aziendale: i più giovani istruiscono i manager più senior sulla continua evoluzione dell’ecosistema digitale,

facendo luce sulle nuove app e sugli aggiornamenti dei software, mentre questi ultimi illustrano ai digital native le

logiche di funzionamento di una grande multinazionale.

________________________

* Da questo approccio “dal basso” basato sul confronto tra professionalità diverse sono emerse, ad esempio, le idee per l’allestimento del punto vendita (il distretto del cibo del futuro) e la strategia di comunicazione di Coop ad EXPO 2015 e per il concept store FiorFood aperto a Torino.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Coop (www.e-coop.it), Acea (www.acea.it) e Vodafone

(www.vodafone.it), 2017

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23

25. Un secondo fattore critico, per oltre il 61% dei rispondenti, è rappresentato dai

limiti della infrastruttura esistente (in particolare, legacy dell’architettura digitale

e problemi di integrazione tra sistemi). A riprova degli importanti investimenti in

tecnologia effettuati in passato – e dei limiti legati alla relativa stratificazione – nelle

aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato questo aspetto ottiene la totalità delle

risposte.

26. Tempi, costi e modalità di implementazione operativa dell’innovazione sono

percepiti come tendenzialmente più complessi rispetto a quanto lo siano effettivamente,

nonostante la tecnologia sia sempre più avvicinabile ormai da aziende grandi e piccole.

Il 55% delle risposte alla survey indica una barriera nei possibili tempi e costi elevati per

realizzare il cambiamento, mentre in un caso su 2 preoccupa la difficoltà di implementare

nella pratica i nuovi modelli 4.0 (per esempio, nel settore dell’energia, tale valore

aumenta al 78% rispetto al 52% medio del campione complessivo).

27. Infine, i business leader non sembrano individuare un fattore ostativo nella

necessità di riconversione o riassorbimento della forza lavoro dovuta alla progressiva

automazione e digitalizzazione dei processi (in media 1 su 2) o di garantire adeguati livelli

di sicurezza al trattamento e all’archiviazione dei dati gestiti (media del 31% delle

risposte), in un mondo sempre più interconnesso e con scambi di flussi informativi

continui, su più fronti e in tempo reale. Con riferimento alla sfida della cybersecurity

(gestione di temi quali Data security, privacy, IP-security, ecc.) si nota tuttavia una

polarizzazione in funzione delle dimensioni delle aziende rispondenti (14% nelle PMI e

42% nelle aziende sopra i 500 milioni di Euro di fatturato), principalmente dovuta alla

mole di dati posseduti e archiviati nei database delle aziende più grandi e strutturate.

ANCHE IL MODELLO D’INVESTIMENTO DELLE AZIENDE DEVE CAMBIARE

28. Per sfruttare le potenzialità della digitalizzazione e della connettività, le aziende

devono ripensare l’allocazione delle risorse, orientando gli investimenti sulle aree da cui

possono sprigionarsi i maggiori benefici per l’efficienza operativa e l’efficacia

commerciale. Abbiamo chiesto ai business leader italiani di indicare gli ambiti su cui

stanno realizzando (o intendono effettuare) investimenti con tecnologie 4.0. I risultati

evidenziano una preferenza per i processi produttivi (31,7% delle prime scelte) e per

l’offerta di nuovi servizi (26,8%), seguiti da investimenti volti a migliorare i processi

organizzativi.

29. Diventa fondamentale definire la tempistica della realizzazione di questi

interventi e scegliere se l’azienda intende porsi come early adopter, first mover o

follower, in funzione della maturità del mercato. Questo impatta sui modelli di

investimento e determina un orizzonte d’azione più ristretto, che obbliga gli operatori ad

essere più reattivi e seguire le logiche del “live business”.

Ad esempio, nella Ricerca e Sviluppo, riduzione del time-to-market e integrazione con le

operations diventano sempre più un aspetto cruciale, in quanto l’orizzonte degli

investimenti per nuovi progetti si sta riducendo drasticamente (in media, da 5-10 anni a

1-3 anni) e cambia anche l’entità degli stessi.

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Figura 8. Ambiti prioritari in cui le aziende italiane intendono effettuare investimenti con tecnologie 4.0 (distribuzione

delle risposte sull’area di investimento indicata come prioritaria, valori percentuali). Fonte: risultati della survey di The

European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

30. La declinazione degli interventi di rinnovamento dell’azienda può seguire diverse

strade: più di 1 Capo Azienda su 2 preferisce affidare questi interventi a partner

esterni, a fronte di circa un terzo del campione che invece dichiara di voler sviluppare

le nuove soluzioni internamente (31,1%). Meno di un Capo Azienda su 10 è disponibile

ad avviare processi di acquisizione (per esempio, start-up innovative) per soddisfare

questa esigenza.

Figura 9. Risposte alla domanda “Nei prossimi 2-3 anni, la Sua azienda ha in previsione di effettuare

progetti/investimenti relativi a tecnologie 4.0?” (percentuale delle risposte). Fonte: risultati della survey di The European

House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

31. Come si vedrà in maggior dettaglio nel capitolo 3, la rivoluzione 4.0 è abilitata da

alcune tecnologie. Abbiamo quindi chiesto alla business community del Paese su quali

nuove frontiere tecnologiche vogliono “scommettere” per garantire il successo della loro

azienda. Quasi un quinto dei Capi Azienda guarda con interesse agli investimenti in

robotica avanzata (22%), seguita da Internet of Things (14%), cloud computing e

additive manufacturing (12%). Il quadro delineato dalle risposte alla survey sembra

indicare una concezione della “Innovazione 4.0” ancora legata alle tecnologie hardware

per la smart production (nuove tecnologie produttive che creano collaborazione tra tutti

gli elementi presenti nella produzione, ovvero collaborazione tra operatore, macchine e

31,7%

26,8%

17,1%

12,2%

12,2%

Processi produttivi

Nuovi servizi

Processi organizzativi

Canali distributivi

Nuovi prodotti

Sì, in outsourcing

54,1%

Sì, con sviluppo in-

house31,1%

Sì, attraverso processi di

acquisizione9,8%

No, li ha già effettuati

3,3%

No, non ha in previsione di realizzarne

1,6%

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25

strumenti). Si apre così spazio all’opportunità di realizzare futuri investimenti in aree

strettamente tipiche del mondo digitale (come Big Data analytics, cybersecurity e

cognitive computing).

Figura 10. Tecnologie 4.0 su cui le aziende italiane intervistate intendono investire maggiormente (distribuzione delle

risposte sulla scelta di investimento indicata come prioritaria, valori percentuali). Fonte: risultati della survey di The

European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

32. In sintesi, l’indagine condotta presso la business community italiana offre

numerose conferme, ma solleva anche alcuni punti d’attenzione. Se da un lato i Capi

Azienda del Paese concordano (86% dei rispondenti) nel giudicare la rivoluzione 4.0 una

priorità immediata per lo sviluppo delle proprie Aziende, dall’altro permangono aspetti

su cui si auspica una maggiore consapevolezza da parte dei decisori aziendali:

Il CEO deve svolgere un ruolo guida nella business transformation e non può

delegare ad altri tale compito. Coltivare (e saper gestire) un “senso di inadeguatezza”

può portare ad una maggiore reattività, che aiuta il CEO a riformare l’organizzazione

dell’Azienda (snellimento e “appiattimento” dell’attuale gerarchia e organigramma,

con superamento dei silos verticali e maggiore responsabilizzazione/delega dei ruoli)

e a generare la flessibilità e l’apertura necessarie per rispondere con efficacia

all’innovazione.

La funzione Risorse Umane è centrale nell’accompagnamento del percorso di

ripensamento dell’Azienda in chiave 4.0 (ricerca e selezione dei talenti,

aggiornamento delle competenze tecniche e professionali, ecc.), ma tale aspetto non

sembra essere ancora pienamente percepito.

La survey evidenzia una tendenziale focalizzazione dei rispondenti sui benefici

ottenibili dalle tecnologie 4.0 nei processi interni: efficienza e produttività sono

senz’altro ambiti in cui l’Azienda può migliorare la propria performance, ma ampie

potenzialità possono emergere in termini di relazione più diretta con il Cliente

e di maggiore reattività dell’organizzazione al cambiamento.

I rispondenti all’indagine, infine, non sembrano valutare rilevante la dimensione

collaborativa della rivoluzione 4.0: si tratta di una importante opportunità per le

imprese, che richiede tuttavia un profondo cambiamento di mentalità rispetto al

passato, per poter accedere a nuovi eco-sistemi dell’innovazione (con clienti,

fornitori, istituti di ricerca, partner commerciali e tecnologici, ecc.).

22,0%

14,0%

12,0%

12,0%

10,0%

10,0%

8,0%

8,0%

4,0%

Robotica avanzata

Internet of Things (IoT)

Cloud computing

Additive manufacturing (stampa 3D)

Realtà aumentata

Integrazione orizzontale/verticale delle informazioni

Big Data analytics

Cybersecurity

Cognitive computing

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26

CAPITOLO 2

…PERCHÉ LA RIVOLUZIONE 4.0 STA CAMBIANDO IL MODELLO DI

BUSINESS E DI SERVIZIO DELLE IMPRESE…

33. Gli impatti della rivoluzione 4.0 attraversano trasversalmente tutti i comparti

dell’industria e dei servizi (si veda il sotto-capitolo 3.3).

L’ingresso della digitalizzazione e della automazione in azienda spinge verso un profondo

ripensamento dei modelli di business e di servizio tradizionali, oltre che delle logiche

organizzative e dei modelli di lavoro.

34. All’interno di questo quadro generale, grande potenziale – per effetto

dell’applicazione a impianti, prodotti e servizi, sistemi e processi – si risconta in cinque

macro-settori, dettagliati in questo capitolo:

a. I servizi finanziari (banche e assicurazioni).

b. I beni di largo consumo.

c. L’industria di trasformazione e di assemblaggio, con un focus particolare sulla

siderurgia e metallurgia, meccanica, automotive e mezzi di trasporto.

d. La grande distribuzione organizzata (GDO) e il settore retail.

e. L’energia e le utility.

Per ciascuno di questi ambiti, secondo una vista di carotaggio “verticale”, verranno di

seguito approfondite:

le principali esigenze strategiche e i trend di cambiamento cha stanno

interessando il settore;

le opportunità abilitate dalle diverse declinazioni della rivoluzione 4.0.

Per dimostrare i benefici legati al processo di cambiamento dell’azienda, saranno inoltre

illustrati alcuni casi di studio, a livello nazionale ed internazionale, che sono d’interesse

per alcune specifiche modalità di applicazione delle nuove tecnologie abilitanti 4.0 (si

veda il sotto-capitolo 3.2) e per i risultati ottenuti.

L’illustrazione non vuole avere un carattere esaustivo di tutte le possibilità ottenibili,

bensì offrire una panoramica delle principali linee di tendenza e di alcuni aspetti

caratterizzanti di particolare interesse.

In generale, le soluzioni presentate forniscono una risposta ad esigenze comuni che vanno

dalla necessità di rispondere in maniera efficace ed efficiente alla pressione sui costi (e sui

margini), alla crescente competizione e “commoditizzazione” di prodotti e servizi e alla

domanda di progressiva personalizzazione e centralità della relazione con il Cliente finale.

Alcuni degli aspetti che verranno toccati, possono poi impattare ed essere rilevanti anche

e non solo per il particolare settore dove sono trattati, ma avere una valenza più ampia e

trasversale.

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27

Figura 11. Come la rivoluzione 4.0 cambia il sistema produttivo: i cinque macro-settori che abbiamo analizzato. Fonte:

elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

2.1. SERVIZI FINANZIARI

LE PRINCIPALI ESIGENZE STRATEGICHE E I TREND DI CAMBIAMENTO NEL

SETTORE

35. Nell’ultimo decennio il settore finanziario sta assistendo all’intensificarsi della

concorrenza da parte di attori non tradizionali (come le fintech, le società di

telecomunicazioni, i player dell’e-commerce, le piattaforme peer-to-peer, ecc.) che

disintermediano la filiera.

Servizi finanziari

Beni di largo consumo

GDO e Retail

Energia e Utility

Rivoluzione

4.0

Industria di

trasformazione e

di assemblaggio

Focus – I nuovi attori che mettono sotto pressione l’industry finanziaria

Nuovi player stanno sempre più intercettando quote di mercato, margini di intermediazione e liquidità in ambiti in

precedenza di esclusiva competenza degli istituti tradizionali. In particolare per le banche questo attiene non solo

alle attività di deposito, pagamento e transazione, ma anche alla concessione di credito e i servizi d’investimento.

Gli attori emergenti afferiscono a categorie differenti:

operatori “digital native” che possono fare leva su network estesi di clientela (attuale e potenziale), spesso su

scala globale (come Google, Yahoo, Amazon, ecc.);

operatori tecnologici che presidiano il mercato dei dispositivi mobili, al quale possono affiancare l’offerta di

servizi e soluzioni integrate (come Apple, Samsung, ecc.);

società di telecomunicazioni (telco), che possono utilizzare le infrastrutture e le piattaforme di rete già in loro

possesso per avviare partnership con altri operatori finanziari (interni o esterni al settore);

player finanziari alternativi, generalmente specializzati in ambiti specifici – come, ad esempio, le fintech che

offrono soluzioni tecnologiche per specifici servizi o che si sono sviluppati “per adiacenza” su prodotti o servizi

simili a quelli bancari (come nel caso di poste e assicurazioni); le insurtech nel comparto assicurativo, che

stanno conoscendo una rapida crescita nel settore corporate venture);

imprese finanziarie di tipo corporate, dotate di una rete fisica estesa (provenienti da settori come l’industria

manifatturiera o la GDO).

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

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28

36. Pur in uno scenario di progressiva riduzione del numero di operatori3,

accompagnata da politiche di razionalizzazione della rete (per esigenze di contenimento

dei costi di struttura), il settore finanziario italiano resta connotato da una forte

frammentazione, a causa della presenza di molte imprese di medie e piccole

dimensioni che faticano a realizzare economie di scala, essere redditizie e affrontare con

efficienza e velocità le criticità che si presentano a livello macro-economico (bassi tassi

d’interesse) o interno (difficoltà dovute alla gestione dei crediti deteriorati e

all’inasprimento dei requisiti di patrimonializzazione e di governo dei rischi imposti da

Basilea II per le banche; adeguamento del sistema di gestione dei rischi richiesto dal

regime regolamentare Solvency II per le imprese di assicurazioni e, più in generale,

investimenti in capitale umano, tecnologico ed organizzativo). Allo stesso tempo, il

sistema bancario e assicurativo è dominato dai gruppi di maggiori dimensioni. L’analisi

dei dati a fine 2015 evidenzia che:

Le prime 10 banche rappresentano l’84% del totale attivo tangibile e controllano circa

il 75% del mercato in termini di crediti verso clienti e sportelli4.

Nel settore assicurativo, su 114 imprese con sede legale in Italia, i primi 10 gruppi

controllano il 77% del mercato nel ramo vita e l’86% del mercato nel ramo danni5.

Figura 12. Numero di banche e di imprese di assicurazione stabilita in Italia (valori assoluti), 2006-2015. Fonte:

elaborazione The European House - Ambrosetti su dati ABI e ANIA, 2017

3 La riduzione del numero di banche in Italia è stata pari a -17,3% tra 2006 e 2015, e a -8,3% nel settore assicurativo; la contrazione ammonta però -33,3% se si considerano solo le compagnie assicurative aventi sede legale in Italia (passate da 171 nel 2006 a 114 nel 2015). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ANIA, 2017. 4 Analisi effettuata da The European House - Ambrosetti sulle 488 principali banche italiane sulla base dei dati R&S Mediobanca, “Le principali società italiane”, ottobre 2016. 5 Elaborazione The European House - Ambrosetti su dati IVASS e ANIA, 2017.

No banche No filiali bancarie

793804 806 805 799

754

710

685670

656

650

670

690

710

730

750

770

790

810

830

850

30.000

30.500

31.000

31.500

32.000

32.500

33.000

33.500

34.000

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Settore bancario Settore assicurativo

171

166

167

156

151

142

135

131

122

114

69 76 79 85 91 97 100

102

100

106

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Rappresentanze di imprese estere

Imprese nazionali

240

242

246

241

242

239

235

233

222

220

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29

37. Nel settore bancario, si riduce la marginalità: tornata su valori positivi – dopo

anni consecutivi di perdite – solo dal 2014, è però ancora lontana rispetto a quella degli

intermediari europei6. Nei primi nove mesi del 2016, il ROE per i maggiori gruppi bancari

italiani è sceso dal 3,4% all’1,4%, mentre sono aumentati i costi operativi (+6,1%)7.

La situazione nel comparto assicurativo, mostra un andamento che anche in questo caso

ha sofferto la crisi. Attualmente i valori sono in recupero e su livelli superiori rispetto alla

performance delle banche (nel 2015, il ROE delle imprese assicurative italiane si è

attestato in media sull’11% nel ramo vita e sull’8% nel ramo danni8), anche se rimangono

spazi di ulteriore recupero e miglioramento, in particolare per il ramo vita.

Figura 13. Redditività (ROE) del sistema bancario (2006-2018e) e assicurativo (2006-I semestre 2016). Fonte:

elaborazione The European House - Ambrosetti su dati European Banking Federation, Banca d’Italia, ABI e ANIA,

2017

38. Aumentare, o perlomeno non vedere ridotti, i margini – anche attraverso nuovi

revenue stream – rappresenta una priorità per gli intermediari finanziari italiani,

soprattutto alla luce della persistenza nel tempo di tassi d’interesse bassi, o addirittura

negativi sulle scadenze più brevi, che contribuisce a mettere sotto ulteriore pressione il

modello di attività di banche, fondi pensione ed assicurazioni.

39. In aggiunta ai problemi di natura strutturale che il settore deve fronteggiare, le

imprese finanziarie italiane – come le omologhe a livello internazionale – devono

confrontarsi con un Cliente che sta cambiando le abitudini di consumo e di fruizione dei

servizi e, al contempo, sta modificando le modalità di dialogo con la propria banca o

compagnia di assicurazione all’evolvere delle nuove soluzioni rese possibili dalla

tecnologia.

Rispetto al passato, anche recente, oggi il Cliente non solo è più consapevole ed esigente

sugli standard ricercati e sulla possibilità di essere sempre “connesso”, ma diventa

6 Rendimento medio del capitale e delle riserve (al netto delle componenti di reddito straordinarie) del 3,0% nel periodo 2005-2015 rispetto al 7,5% dei principali 50 gruppi bancari europei e svizzeri. Tale gap può essere spiegato dal peggiore andamento del ciclo economico e da un modello di attività ancora fortemente orientato all’intermediazione tradizionale. Si veda: Banca d’Italia, “Rapporto sulla stabilità finanziaria 2/2016”, novembre 2016. 7 Fonte: Banca d’Italia, 2017. 8 Fonte: IVASS, 2016.

12,0%9,6%

4,3%

2,9% 3,8%

-6,4%

-1,0%

-6,1%

2,2%0,9% 1,4% 1,7% 2,6%

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

e

2017

e

2018

e

ROE del sistema bancario italiano

11,3%10,6%

-7,8%

15,2%

1,1%

-8,8%

17,3%

9,8%

10,1%

10,9%

5,9%

11,6%

14,6%

-0,9%

0,3%

-4,6%-4,7%

3,1%9,7%

10,2%

7,9%

4,7%20

06

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

I sem

201

6

ROE del sistema assicurativo italiano

Ramo vita Ramo danni

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30

sempre più mobile e si riduce la sua fidelizzazione verso gli istituti bancari e

assicurativi, anche per effetto dell’offerta disponibile su numerosi fronti di scelta. Recenti

indagini condotte a livello globale9 evidenziano infatti che:

Il 63% dei clienti bancari già utilizza prodotti o servizi fintech e per il 55% sarebbe

propenso a consigliare a parenti e amici il proprio provider fintech rispetto alla

propria banca (38%).

Il 23,4% dei millennial (il 14,1% in Europa) si dichiara disponibile a valutare l’acquisto

di polizze da provider tecnologici concorrenti sullo stesso segmento delle

assicurazioni tradizionali10.

40. La presenza del Cliente, attuale o potenziale, su più canali di vendita e punti di

contatto, spinge gli intermediari verso il lancio di strategie multi- o omni-channel

per rinnovare l’offerta e raggiungere nuove tipologie di clientela interagendo in modo

semplice, funzionale e personalizzato. Pur restando lo sportello o l’agenzia il canale

privilegiato dove acquistare i servizi bancari ed assicurativi, Internet e le applicazioni

su dispositivi mobili diventano un’opzione sempre più interessante per gli italiani: non

a caso, tra il 2008 e il 2015, nel nostro Paese la frequenza delle visite mensili presso lo

sportello si è ridotta da 1,5 a 1,1 volte al mese, mentre l’utilizzo del canale online per le

operazioni bancarie è cresciuto da 1,1 a 1,9 volte al mese11.

Figura 14. Preferenze per canale di fruizione dei servizi bancari ed assicurativi espresse dai clienti in Italia (valori

percentuali, possibilità di risposta multipla), 2016. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati

EFMA, 2016

9 Si vedano: EFMA, “World Retail Banking Report 2016” e “World Insurance Report 2016”. 10 Riferita al campione della popolazione nazionale, tale quota è del 34,6% in Italia rispetto al 32,9% in Spagna, al 24,9% nel Regno Unito, al 15,9% in Germania e al 9,8% in Francia. Fonte: EFMA, “World Insurance Report 2016”. 11 Nel 2015 è avvenuto il sorpasso delle connessioni in mobilità degli italiani rispetto a quelle con personal computer, a conferma del fatto che, con la rapida diffusione di smartphone e tablet, gli italiani stanno utilizzando ormai i dispositivi mobili per lo svolgimento delle operazioni più comuni della vita quotidiana. Fonte: ABI, 2016.

40,0

%

22,1

%

44,9

%

29,6

%

47,2

%

20,7

%

31,9

%

22,6

%

Sportello / agenzia Telefono Internet Applicazioni mobile

Servizi bancari Servizi assicurativi

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31

QUALI OPPORTUNITÀ SONO RESE POSSIBILI DALLA RIVOLUZIONE 4.0

41. La trasformazione delle imprese bancarie e assicurative secondo logiche 4.0 può

determinare significativi impatti sull’operatività gestionale e, in particolare, in tre aree:

Efficacia strategica.

Efficacia commerciale.

Efficienza dei processi.

42. Con riferimento all’efficacia strategica, la digitalizzazione permette di

ottimizzare le procedure di “Know Your Customer” (KYC), intese come le attività

di due diligence finanziaria connessa alla raccolta di informazioni circa l’identità

anagrafica, professionale e lavorativa del Cliente12, che consentono di inquadrare il

rapporto Cliente-operatore in termini di maggiore o minore rischiosità, anche per

soddisfare le crescenti richieste in ambito regolamentare nel settore bancario e

assicurativo.

Allo stesso tempo, contribuisce a rafforzare la capacità di intelligence, con una

migliore comprensione e analisi del cambiamento dello scenario e del contesto

competitivo.

43. È nell’ambito della relazione con il Cliente – prima, durante e dopo la vendita –

che le tecnologie 4.0 possono dispiegare il loro maggiore potenziale per il settore

finanziario, grazie alla possibilità di ripensare e migliorare il customer journey,

ossia il percorso cognitivo e decisionale che l’utente compie durante la fruizione di un

servizio o l’acquisto di un prodotto, dal momento in cui ne viene a conoscenza fino al

termine del suo utilizzo. Infatti, se il customer journey resta immutato in alcune fasi

“strutturali” (come la ricerca delle informazioni desiderate sui canali off- e on-line, il

contatto con il venditore, l’elaborazione della decisione di acquistare un certo

prodotto/servizio e la sua fruizione), cambiano invece le modalità con cui il Cliente

12 Ad esempio, situazione finanziaria, attività, eventuali situazioni di rischio, sofferenze, movimenti di denaro, portafoglio di investimenti, apertura/chiusura di società, ecc..

Focus – Il settore assicurativo italiano ruota ancora attorno al canale fisico

Nell’assicurazione vita (vita umana, fondi d’investimento, malattia, capitalizzazione, fondi pensione, ecc.), gli

sportelli bancari e postali sono il principale canale distributivo (63,4% del mercato nel 2015), seguiti dalla rete di

promotori finanziari (15,9%) e di agenti (12,8%).

Al contrario, nel ramo danni (auto, casa, infortuni, ecc.), gli agenti si confermano il principale canale di raccolta

premi con il 78,6% del comparto, nonostante la progressiva contrazione del volume degli affari intermediati (nel

2011, la quota di mercato ammontava all’81,8%). Per tale ragione, le vendite effettuate esclusivamente tramite

Internet e telefono detengono oggi una quota di mercato del 4,7% nell’assicurazione danni. Ad esclusione del

comparto polizze auto/moto, dove circa 1 assicurato su 5 ricorre al canale online (18%, in crescita rispetto al 15%

del 2013), sembra che, rispetto al settore bancario, Internet non rappresenti per il Cliente italiano, perlomeno nel

breve termine, un canale di vendita “antagonista” a quello tradizionale fisico (5% nelle polizze mediche e infortunio,

2% nelle polizze per casa e famiglia).

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati ANIA, “L’assicurazione italiana 2015-2016”, 2016

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32

affronta i singoli passaggi di questo processo e l’impresa bancaria o assicurativa può

incidere in ciascuno di questi momenti.

44. La digitalizzazione del rapporto banca/assicurazione-Cliente si può esprimere,

nello specifico, su diversi fronti:

La capacità di raggiungere il Cliente su molteplici punti di contatto, dall’agenzia fisica

“digitalmente evoluta” – ad esempio, con touchscreen e soluzioni di videoconferenza,

personale “mobile-friendly”, layout consulenziali virtuali, accesso Wi-Fi sicuro per la

clientela, ecc. – fino ai canali di contatto a distanza (Internet, mobile banking e banca

telefonica).

La possibilità di ampliare l’offerta di prodotti e servizi, rendendoli maggiormente

rispondenti alle esigenze dell’utente.

L’evoluzione del portafoglio di prodotti e servizi verso le componenti a maggior valore

aggiunto (come i servizi di consulenza su investimenti), per effetto della

personalizzazione dell’offerta e del miglioramento della customer experience.

La diminuzione del rischio della progressiva “commoditizzazione” dei prodotti/servizi

(con bassi margini per singola transazione e basso prezzo unitario per i prodotti “mass

market”) e lo sviluppo di nuovi business “per adiacenza”, grazie all’opportunità di

generare nuovi flussi di reddito tramite l’estensione in segmenti contigui, per

soddisfare una gamma più ampia di bisogni del Cliente, anche non necessariamente

finanziari (si pensi ai servizi di consulenza immobiliare, attraverso specifiche

applicazioni per dispositivi mobile che danno all’utente la possibilità di analizzare

l’offerta del mercato e calcolare, in tempo reale, le migliori condizioni di

finanziamento).

45. Tra le tecnologie 4.0, i sistemi di Big Data analytics aiutano gli istituti di credito

e le compagnie assicurative a migliorare la conoscenza del Cliente e a definire le migliori

strategie da seguire (ad esempio, ridisegnare il proprio portfolio prodotti, offrire servizi

personalizzati, ecc.), aumentando la rapidità nel time-to-market e massimizzando

l’efficacia dell’azione/soluzione meglio rispondente all’opportunità da proporre o al

problema da risolvere, grazie alle caratteristiche di velocità, volume e ampiezza

dell’analisi.

In ambito B2B, la banca può così esprimere al meglio il ruolo di “orchestratore”

nell’ecosistema dei propri Clienti corporate, mettendo a loro disposizione servizi

aggiuntivi e a maggior valore aggiunto, senza esserne il diretto fornitore (ad esempio,

raccolta e rielaborazione delle informazioni sulle transazioni effettuate presso la rete di

esercenti convenzionati con la banca, affinché i commercianti possano inviare ai

Consumatori sms o email di alert su promozioni in corso via smartphone, attraverso

sistemi di geolocalizzazione).

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33

Case study – La trasformazione digitale di Commonwealth Bank of Australia: una piattaforma 4.0

per migliorare il contatto con il Cliente e aumentare l’efficienza (Australia)

Commonwealth Bank of Australia – il principale operatore del settore finanziario in Australia, con asset per 971,7

miliardi di Dollari a fine 2016, 1.100 filiali bancarie e 3.700 sportelli postali nel Paese – ha identificato

nell’innovazione tecnologica uno dei pilastri per guidare la sua strategia di crescita.

Il Top Management di CommBank ha infatti avviato un processo di reingegnerizzazione della banca e dei

servizi core durato 5 anni e terminato nel 2012, a fronte di un investimento complessivo pari a oltre un miliardo di

Dollari.

Il progetto ha portato alla creazione di una piattaforma IT flessibile, scalabile ed efficiente, che ha permesso

una maggior flessibilità sulle operazioni bancarie secondo le esigenze del Cliente 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, il

lancio di un minor numero di prodotti, più semplici e con maggiori opzioni di personalizzazione. Nel dettaglio, la

trasformazione digitale della banca – che ha comportato la migrazione di oltre 12 milioni di conti correnti sulla

nuova piattaforma – ha generato significativi risultati sul fronte gestionale e commerciale:

l’ottimizzazione del time-to-market (riduzione del 75% del tempo necessario per immettere nuovi prodotti sul

mercato);

il rafforzamento del canale digitale e la differenziazione dei canali per tipologia di utente (ad esempio, il lancio di servizi bancari via Facebook, la creazione del primo digital wallet in Australia, lo sviluppo di nuove funzionalità per NetBank, la banca online del gruppo CBA, ecc.);

la razionalizzazione del portafoglio prodotti, passati da 610 varianti a soli 18 prodotti finanziari core;

l’incremento del 36% di cross-selling dei prodotti (aumento da 2,2 a 3,0 prodotti venduti per Cliente);

il miglioramento della soddisfazione dei clienti (CommBank è passata dalla 4° alla 1° posizione tra le principali

banche australiane);

la riduzione del 30% negli errori tra le filiali della rete causate dalla precedente architettura legacy*, per

effetto di processi più semplici e standardizzati e l’eliminazione di 26 processi interni.

In aggiunta, l’evoluzione della banca a livello tecnologico ha modificato anche il modo di interfacciarsi con i clienti

e le abitudini di questi ultimi: se all’inizio del 2011, appena il 14% degli accessi ai servizi di online banking avveniva

tramite un dispositivo mobile, alla fine del 2012 tale cifra arrivava già al 50%.

Oggi circa 5,8 milioni di clienti di CommBank utilizzano il canale digitale per eseguire attività bancarie, con in media

27 milioni di accessi settimanali sulla app della banca.

Negli ultimi anni, CommBank ha lanciato ulteriori soluzioni innovative, tra cui Albert (tablet per i commercianti),

l’autenticazione via Touch ID per il mobile banking, applicazioni per smart-watch e tablet, sistemi di alert in tempo

reale via sms, e-mail e notifiche sulle app.

________________________

* Parte dei mainframe della banca risaliva all’ammodernamento informatico realizzato negli anni Sessanta del secolo scorso.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Commonwealth Bank of Australia, 2017

(www.commbank.com.au)

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46. Anche nel settore assicurativo, la digitalizzazione consente di ripensare il modello

di business e di servizio attraverso:

un dialogo più diretto i clienti, facilitando così il processo di vendita;

la definizione di politiche mirate di pricing dei prodotti;

l’offerta di coperture più interessanti per determinate tipologie di assicurati;

una valutazione e gestione più precisa dei rischi nei rami assicurazione vita e danni;

la possibilità di monitorare in tempo reale gli indicatori-chiave di produttività.

Si spazia dai sistemi, già ampiamente diffusi, di relazione online con la clientela ai

dispositivi portabili che, grazie alle applicazioni della telematica, raccolgono e rielaborano

le informazioni sugli stili di comportamento degli assicurati – come, ad esempio, i

rilevatori di attività fisica o, nel ramo RC Auto, i sensori installati a bordo delle automobili

per controllare il comportamento alla guida dei clienti (si veda il caso seguente).

Le sinergie tra Big Data e Predictive analytics potranno supportare l’evoluzione in corso

nel settore assicurativo, con il passaggio da un modello basato sul risarcimento danni a

un modello impostato sulla prevenzione degli stessi.

47. In particolare, l’ingresso dell’Internet of Things (come smart car e smart home),

con nuovi dispositivi che sono assicurati e vengono automatizzati, modificherà

sostanzialmente il modo di lavorare nel settore, generando un “ecosistema” esterno che

cambia e abilita nuove opportunità di business.

Case study – mBank e la personalizzazione dell’offerta grazie all’analisi predittiva (Polonia)

mBank, istituita nel 1986 con l’acronimo BRE (Export Development Bank) e parte al gruppo Commerzbank, è la

quarta banca per asset posseduti e la prima banca online in Polonia: oggi serve circa 5 milioni di clienti retail e

quasi 20.000 clienti corporate nell’Europa Centrale (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia).

Per sostenere il proprio successo e restare all’avanguardia nell’innovazione della propria offerta, mBank ha

avvertito la necessità di conoscere in anticipo le esigenze dei clienti, interpretarle accuratamente e fornire una

customer experience personalizzata. Grazie all’adozione di un sistema di analisi predittiva per la

modellizzazione dei dati transazionali e demografici, la banca è in grado di:

orientare efficacemente e rapidamente le campagne di marketing multicanale;

indirizzare offerte mirate alle categorie target di clienti (in buona parte appartenenti alla fascia dei millennial)*

alla luce della profilazione degli utenti.

A seguito dell’introduzione dell’analisi predittiva dei dati, il tasso di successo è aumentato del:

400% per i prodotti creditizi;

200% per i prodotti assicurativi;

250% per i prodotti di risparmio.

________________________

* In Polonia, la clientela retail di mBank è formata per il 32% da popolazione tra i 18 e i 30 anni e per il 34% tra i 30 e 40 anni.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati mBank, 2017 (www.mbank.pl)

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48. Il terzo ambito di maggiore impatto dalla rivoluzione 4.0 nel settore finanziario

riguarda l’efficienza dei processi, comportando una riduzione dei costi operativi e di

back-office, con benefici in termini di sicurezza, flessibilità e scalabilità. Nello specifico,

banche e compagnie di assicurazione possono applicare le nuove tecnologie per:

Automatizzare e/o dematerializzare delle attività di back-office. Tra le

applicazioni possibili: accesso in tempo reale ai dati, riduzione degli spazi fisici

necessari per archiviare la documentazione e/o minor personale coinvolto per

operazioni time consuming.

Case study – L’applicazione della telematica nel settore assicurativo: l’esperienza di Discovery

Insure (Sudafrica)

Il gruppo assicurativo sudafricano Discovery Insure* ha sviluppato un modello di analisi comportamentale

(basato su una applicazione mobile, sensoristica installata nelle autovetture e sistemi di Big Data analytics)** che

prevede:

meccanismi premiali in funzione del comportamento di guida “virtuoso” del Cliente (ad esempio, rimborso fino

al 50% del costo per rifornimenti di benzina o del biglietto dei treni ad alta velocità);

la personalizzazione e disponibilità in tempo reale del servizio offerto, tra cui l’utilizzo dei dati per assistenza

immediata in caso di incidente o furto dell’automobile, la verifica di divergenze ed anomalie rispetto al profilo

di guida standard dell’assicurato.

L’avvio del programma Vitalitydrive ha comportato dei benefici anche in termini di minore incidentalità degli

assicurati. La compagnia assicurativa ha riscontrato infatti:

la riduzione del 15% nella frequenza di incidenti entro il primo mese dall’adesione al programma (la frequenza

di incidenti è diminuita dal 97,15% al 87,79% tra il primo semestre 2014 e il primo semestre 2016).

la riduzione del 35%-40% di sinistri per i conducenti più esperti e la promozione di una condotta alla guida

più sicura e prudente (i frequent user del programma hanno ridotto le corse notturne del 15%);

una minore frequenza delle richieste di risarcimento all’aumentare della durata del programma: -61%

tra i clienti di lungo termine rispetto ai nuovi entranti o non ancora coinvolti nel programma Vitalitydrive;

il mantenimento degli assicurati RC auto di più lunga data nel portafoglio clienti dell’azienda: il loss ratio

passa dal 100% per i clienti di 1 anno all’80,2% per i clienti di 3 anni o più.

A seguito del processo di concessione della licenza e delle approvazioni regolamentari da parte della South African

Reserve Bank ed altri enti nazionali, Discovery sta inoltre per entrare nel mercato bancario retail, facendo leva

sulla divisione carte di credito, con oltre 250.000 clienti.

________________________

* Discovery è nata come assicurazione sanitaria privata nel 1992 per poi espandere progressivamente la propria offerta nel campo degli investimenti, delle carte di credito, assicurazioni nel ramo vita, danni e copertura infortuni. Oggi conta oltre 5,1 milioni di clienti.

** Tecnologia sviluppata con la start-up statunitense Cambridge Mobile Telematics (CMT) che fornisce tecnologie per convertire i dati grezzi raccolti dai sensori presenti su smartphone, autovetture e altri dispositivi mobili in accurate deduzioni su quello che questi apparati stanno facendo.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Discovery, 2017 (www.discovery.co.za)

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Presidiare efficacemente la sicurezza digitale delle informazioni e dei dati

sensibili (gestiti, archiviati e scambiati, ecc.) e prevenire il rischio di attacchi

informatici, a livello interno ed esterno, in considerazione del fatto che con il crescente

utilizzo della tecnologia digitale negli scambi, aumentano anche i cyber-attacchi.

Focus – Le frontiere dell’offerta nei servizi finanziari: la consulenza finanziaria automatizzata

I cosiddetti servizi di robot-advisory, attraverso specifiche elaborazioni software, permettono di individuare il profilo

di rischio e gli obiettivi del risparmiatore, per poi costruire il portafoglio ottimale per l’investitore. Tramite le proprie

piattaforme, i robot-advisor riescono a capire il profilo di investitore del Cliente, definire i propri obiettivi attraverso

l’uso di algoritmi e successivamente creare dei piani di investimento con una asset allocation personalizzata e

guidare il risparmiatore nel tempo, ribilanciando i portafogli laddove necessario.

Oltre a consentire uno scale-up nel livello di innovazione della propria offerta di servizi, l’introduzione di servizi di

consulenza finanziaria automatizzata può portare a significativi benefici in termini di efficienza operativa: secondo

alcune stime*, i robot-advisor hanno consentito al 26% delle banche utilizzatrici una riduzione dei costi operativi

del 15% nell’ultimo anno e le previsioni sono del 55% per i prossimi 3-5 anni.

Altri potenziali benefici sono:

la riduzione del rischio di errore;

una più attenta e veloce gestione delle attività;

una più efficace e precisa standardizzazione del flusso di lavoro;

la possibilità di fornire ed elaborare un quantitativo di dati significativamente superiore.

________________________

* Fonte: Cognizant, “The robot and I: how new digital technologies are making smart people and businesses smarter by automating rote work”,

2015

Focus – La convergenza tra finanza e rischio e il contributo offerto dalle tecnologie 4.0

In vista dell’applicazione, a partire dal 2021, degli International Financial Reporting Standard (IFRS) nel settore

finanziario, occorrerà sviluppare dei modelli integrati capaci di orientare il management aziendale, affinché possa

reagire in modo ottimale alle sfide dettate dalle nuove normative.

La crescente complessità dei processi amministrativi, dovuta a maggiori oneri legati agli adeguamenti richiesti a

livello regolamentare, comporterà un aumento dei costi operativi. Con Solvency II, le compagnie bancario-

assicurative dovranno quindi elaborare e fornire ai clienti un maggior numero di dati e informazioni (anche in termini

di crescente dettaglio analitico).

In tal senso, le nuove tecnologie offrono un valido supporto nella direzione di una maggiore efficienza dei processi

per accompagnare la convergenza di finanza e rischio comune a banche e assicurazioni.

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2017

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La dotazione di sistemi di cybersecurity, da un lato, risponde al timore da parte del

Cliente di vedere sottratte informazioni personali (password, ecc.) o subire frodi/furti

nell’eseguire operazioni di online banking o di acquisto online13 e, dall’altro,

garantisce a istituti di credito e assicurativi un elevato livello di protezione ai dati

aziendali nelle operazioni front-end e back-office.

Ottimizzare le politiche per il

personale, attraverso l’aggiornamento

delle competenze digitali secondo logiche

di apprendimento nel continuo, il

presidio dei ruoli digitali chiave con

responsabilità end-to-end e la

redistribuzione delle risorse umane a

livello organizzativo (ad esempio,

customer center, banca virtuale, ecc.). Un

elemento centrale, per un settore come

quello dei servizi finanziari, riguarda la

capacità delle persone di gestire e

processare le grandi masse di dati

(Big Data) oggi disponibili, secondo

un approccio quantitativo e strutturato.

Razionalizzare e modernizzare la rete distributiva tradizionale (gli sportelli

per le banche, gli sportelli bancari e postali e le agenzie per le compagnie assicurative).

Già oggi gli intermediari finanziari stanno ripensando l’assetto e le funzioni delle filiali

fisiche secondo un modello “Hub & Spoke” caratterizzato dalla presenza di agenzie

“principali” e di agenzie “satellite”. L’integrazione del digitale permette quindi di

comunicare e interagire con il Cliente senza soluzione di continuità secondo

l’approccio omni-canale ispirato al principio “anytime, anywhere” (applicazioni

mobile, Internet banking, CRM multichannel, filiali di nuova generazione, ecc.).

13 Il 17,3% degli italiani dichiara di temere per la violazione delle password per i servizi di pagamento online, mentre il 23,8% esprime preoccupazione per il furto dei dati associati alla propria carta di pagamento. Fonte: indagine Paysafecard, 2015.

Focus – Le banche italiane e le misure di sicurezza per il mobile banking

Alla luce del crescente utilizzo di smartphone e tablet da parte dei clienti, nel sistema bancario italiano si stanno

introducendo – come già avvenuto nel canale di Internet banking – strumenti capaci di monitorare eventuali

anomalie rispetto alle transazioni condotte via app o altre piattaforme mobili (61% delle banche), di effettuare

un’analisi di semplice accesso al sito mobile (54,5%) e alla app (43%) o di rilevare malware* nei dispositivi mobili

dell’utente (25,1%).

Sono state inoltre implementate da alcune banche soluzioni di monitoraggio in rete della presenza di “app clone”

finalizzate sottrarre informazioni sensibili o denaro dai conti delle vittime.

________________________

* Codice che può permettere al truffatore l’accesso ad informazioni riservate.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati ABI, 2016

Focus – Le nuove expertise ICT ricercate

dal settore bancario e assicurativo

Le aziende italiane faticano a reperire e sviluppare

talenti con competenze adeguate nelle aree

digitali. Nel settore bancario e assicurativo, cresce

la domanda di “nuove” figure specializzate nel

mondo ICT per accompagnare la trasformazione

digitale dell’impresa, tra cui: ICT Security

Specialist, Enterprise Architect, Business Analyst,

Data Scientist, Social Media Manager e Digital

Marketing Manager.

Fonte: interviste effettuate da The European House -

Ambrosetti con business leader del settore, 2016

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2.2. BENI DI LARGO CONSUMO

LE PRINCIPALI ESIGENZE STRATEGICHE E I TREND DI CAMBIAMENTO NEL

SETTORE

49. La crescente diffusione di dispositivi tecnologici e piattaforme digitali ha permesso

al consumatore di guadagnare “peso specifico” nei confronti delle aziende: rispetto al

passato oggi il Cliente è più evoluto, esigente, competente e in grado di controllare – e,

quindi, in parte guidare – il processo di

acquisto. Di conseguenza, non fa più parte di

un gruppo ben delineato e definito, ma è un

soggetto in grado di differenziarsi e alla

ricerca di prodotti e servizi che siano in grado

di soddisfare esattamente i suoi

bisogni.

50. Gli acquisti effettuati sul canale

digitale continuano a crescere in Italia,

anche se si attestano su valori

significativamente lontani da quelli degli altri

principali Paesi europei: solo il 29% della

popolazione italiana ha acquistato beni o

servizi online nell’ultimo anno, contro il 44%

in Spagna, il 66% in Francia, il 74% in

Germania e l’83% nel Regno Unito. Nel 2015,

il valore del commercio elettronico B2B è

stato pari a 20 miliardi di Euro e a 18 miliardi

di Euro del B2C14: tuttavia, le imprese italiane che vendono online in Italia sono solo il 7%

del totale rispetto al 17% medio europeo.

Figura 15. Individui che hanno acquistato beni o servizi online negli ultimi 12 mesi in Italia (percentuale della

popolazione), 2006-2016. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2017

14 Fonte: Osservatorio Cribis-Netcomm, 2016. Nel 2015, il numero di siti italiani di eCommerce B2B è aumentato del 46%, passando da 7.660 a 11.200.

9% 10% 11

% 12% 15

%

15% 17

% 20% 22

%

26% 29

%

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Focus – La digitalizzazione della società

italiana in pillole

65 miliardi di Euro: è il valore del mercato

digitale in Italia.

Ci sono 40,4 milioni di smartphone attivi nel

nostro Paese: nel solo 2016 ne sono stati

venduti 15 milioni (+16% rispetto all’anno

precedente).

Le app scaricate nel 2016 ammontano a 1,7

miliardi.

150 minuti: è il tempo di permanenza media

degli italiani sui social network (1 italiano su 2

utilizza i canali social via rete mobile).

Sono 37,7 milioni gli utenti Internet in Italia

(pari al 62% dell’intera popolazione).

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti

su dati Istat e “Rapporto Coop 2016”

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51. Le strategie digitali per i beni di largo consumo – dai beni alimentari

all’abbigliamento, dai prodotti per la casa a quelli farmaceutici e per la cura personale –

rispondono a queste nuove necessità e sono a stretto contatto con l’evoluzione del mercato

globale, secondo alcuni macro-trend, tra cui:

L’abbattimento delle tradizionali barriere politiche, economiche e informative, che

porta i consumatori a ritagliarsi un ruolo da protagonisti nell’arena digitale.

La diminuzione dei costi legati alla comunicazione e ai trasporti superando, di fatto, i

limiti geografici che hanno impedito a molte realtà corporate di espandersi secondo

logiche di mercato.

La crescente necessità di soddisfare i bisogni di una nuova “classe media” che si sta

affermando nelle economie in via di sviluppo, alcune delle quali vantano un enorme

potenziale in termini di bacino di utenza (si pensi solo ai mercati di Cina e India, ma

anche del Sud-Est asiatico e dell’Africa Sub-Sahariana).

52. Il consumatore è sempre più attento a tre aspetti che sono enfatizzati dall’era

digitale (le cosiddette “3 Digital-T”):

Transparency: grazie alla massiva circolazione delle informazioni sui canali web, il

Cliente del Ventunesimo secolo è sempre più attento a conoscere gli aspetti di

responsabilità (sociale, ambientale, ecc.) dell’azienda che commercializza un

determinato prodotto.

Traceability: il Cliente è interessato a conoscere dove sono avvenute le diverse fasi

produttive e qual è la qualità delle materie prime o delle componenti utilizzate nel

processo di trasformazione (ad esempio, provenienza dei prodotti alimentari o Paese

di lavorazione di un capo di abbigliamento).

Tailor-made: il consumatore esige che il prodotto che intende acquistare soddisfi

pienamente i suoi bisogni e aspettative, secondo specifici livelli di

personalizzazione.

Figura 16. Le “3 Digital-T” abilitate dalla rivoluzione 4.0. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

TRACEABILITY

TAILOR-MADETRANSPARENCY

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40

53. In sintesi, il “consumatore 4.0” dei beni di largo consumo presenta alcune

caratteristiche specifiche:

È sempre meno segmentabile ed inquadrabile all’interno di perimetri definiti: questo

induce le aziende a creare customer experience personalizzate e a produrre beni

secondo le esigenze specifiche dei Clienti.

Utilizza il canale online e i social media come strumento di ricerca di informazioni,

acquisto di prodotti e servizi, espressione e condivisione della propria opinione ed

esperienza di consumo. Il digitale può quindi essere declinato come leva strategica per

raggiungere realtà territoriali poco servite da negozi fisici, ma che desiderano sentirsi

parte di un mercato globale. L’azienda dovrà comprendere su quale cluster focalizzarsi

o decidere se accorpare territori vicini, ma differenti in termini culturali.

Desidera semplificare il processo di acquisto, risparmiare tempo e ricevere maggiori

informazioni. Avendo a disposizione maggiori servizi, app e prodotti, il consumatore

può:

o confrontare i prezzi di un prodotto con maggiore facilità rispetto al passato;

o rendere disponibile, in tempo reale, la propria opinione riguardo a un servizio

utilizzato, alimentando il “feedback loop”, un meccanismo in grado di fornire

informazioni preziose per l’azienda;

o condividere – prima, durante e dopo l’acquisto – la propria esperienza tramite i

canali social.

Vuole essere parte attiva nel processo di

ideazione, creazione e personalizzazione

del prodotto. È infatti in atto una

disintermediazione globale nell’area

digitale, che tende ad azzerare le distanze

tra consumatore e produttore.

Una di queste tendenze in corso è quella

della co-creazione, intesa come

processo, promosso dalle aziende, per

generare nuove idee (e trasformarle,

eventualmente, in progetti) collaborando

con il Cliente. In questo modo, il concetto

di mercato muta, diventando un “punto di

incontro” per lo sviluppo condiviso di un

prodotto. Con la co-creation si è in grado

di combinare risorse, skill e conoscenze

appartenenti a realtà differenti, con

l’obiettivo di coinvolgere maggiormente i

consumatori nella realizzazione di prodotti che saranno a loro destinati e di creare

valore aggiunto per il progetto che si andrà a definire. Questo percorso può rendere

più efficiente, grazie ai minori costi, l’attività di Ricerca e Sviluppo di un prodotto.

Case study – LEGO Ideas: più spazio alla

creatività del Cliente finale (Danimarca)

Attraverso la piattaforma digitale creata da

LEGO, la multinazionale danese di giocattoli,

l’utente può disegnare e proporre una ipotesi di

costruzione in mattoncini LEGO.

Una volta caricata in rete, i progetti che sono stati

maggiormente apprezzati dal web, superando la

soglia di 10.000 like, sono selezionati e valutati dal

team di LEGO.

Attraverso questo processo, la miglior creazione

di LEGO Ideas diventa un playset LEGO a

livello globale e una percentuale delle vendite

relative al prodotto verrà destinata all’“ideatore

digitale”.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti

su dati LEGO, 2017 (https://ideas.lego.com/)

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Figura 17. Le caratteristiche del “consumatore 4.0”. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

54. Per poter sostenere e accogliere le sfide connesse alla digitalizzazione, le aziende

produttrici di beni di largo consumo sono quindi chiamate a:

Fare evolvere il proprio modello di business, trasformando uno schema tradizionale

in un modello digitale operativo.

Partendo da un’ottica prodotto-centrica, riposizionare la propria visione di

sviluppo sul Cliente, mettendo l’utilizzatore finale al centro del processo di studio

di un bene/servizio sviluppato ad hoc.

Focalizzarsi sulla qualità del prodotto, che è – e rimane – un elemento-chiave per

il Cliente.

55. L’importanza della qualità,

all’interno del processo di decisione di

acquisto da parte del consumatore,

costituisce un punto d’attenzione soprattutto

per la competitività delle imprese italiane, sul

mercato domestico ed estero. Si sta

assistendo, infatti, al reshoring delle

produzioni manifatturiere (si veda

anche il sotto-capitolo 3.3): molte aziende –

121 a metà 2016, che hanno reso l’Italia la

capofila in Europa su questo fronte – hanno

deciso di rilocalizzare, in toto o parzialmente,

gli stabilimenti produttivi in Italia per

sfruttare la maggiori competenze qualitative

offerte nel territorio di origine. In particolare,

l’utilizzo crescente di robot e di soluzioni di

integrazione delle tecnologie digitali per le

produzioni nei Paesi sviluppati sta

Vuole tutto.

E subito.

E’ connesso.

Sempre.

Ha una mente social.

Social-mente utile?

Co-crea.

Con-vincendo.

E’ protagonista.

Prima, durante e

dopo l’acquisto.

IL "CONSUMATORE 4.0"

Focus – La Moda “made in Italy” e il

reshoring 4.0

Dopo anni di delocalizzazione spinta verso Paesi

dell’Est Europa, del Nord Africa e dell’Asia sulla

base dei vantaggi di costo della manodopera e

delle materie prime, diversi produttori italiani di

abbigliamento e pelletteria hanno avviato un

processo di ri-localizzazione degli hub produttivi

verso i distretti della moda nel Centro e Nord Italia.

Le principali motivazioni del rimpatrio sono

riconducibili all’eccellenza delle lavorazioni

artigiane nazionali e la possibilità di avere, in ottica

futura, un maggior controllo della linea produttiva

che, a tendere, andrà a delinearsi secondo logiche

4.0.

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progressivamente abbattendo il vantaggio competitivo delle economie in via di sviluppo,

tradizionalmente basato sul minore costo del lavoro: ci si può dunque attendere che

alcune produzioni possano rientrare nei Paesi di origine, grazie alla maggiore produttività

del fattore capitale15.

QUALI OPPORTUNITÀ SONO RESE POSSIBILI DALLA RIVOLUZIONE 4.0

56. Sul fronte commerciale, poiché – come si è detto – il consumatore utilizza i canali

digitali (ad esempio, i social network) come strumento per esprimere il proprio

“sentiment” nei confronti del brand, l’integrazione tra Big Data analytics, Internet of

Things e dispositivi portabili permette una più chiara comprensione dei comportamenti

del Cliente, con la possibilità di implementare strategie di marketing mirate.

57. Il nuovo paradigma per il settore dei beni di largo consumo è, quindi, l’offerta di

prodotti personalizzati e brand experience di successo, attraverso i diversi canali

di marketing disponibili. Per poter avvicinarsi correttamente al consumatore 4.0, le

aziende devono identificare i punti di contatto su cui intervenire durante il processo di

avvicinamento: per fare questo in modo efficace, risulta necessario individuare le tecniche

migliori da utilizzare e le nuove skill richieste in azienda.

58. Si delinea così un nuovo approccio di marketing 4.0 che si caratterizza per:

Un nuovo paradigma digitale che renda la struttura aziendale più flessibile, rapida ai

mutamenti, scalabile ed efficiente nell’approcciare un mercato frammentato.

Un approccio olistico, in grado di fare adottare all’azienda strategie digitali “adattive”

al comportamento dei consumatori, sempre più imprevedibile e rapido nel cambiare

il proprio parere e rinnovare le proprie esigenze.

L’elaborazione di un piano di Digital Asset Management integrato, volto ad aiutare i

marketer a lavorare sinergicamente su diversi canali su cui si esprime la consumer

experience.

In particolare, l’estensione dei canali di comunicazione/pubblicità attraverso il canale

digitale – non solo comunicazione face to face, ma anche mass media communication

(one-to-many) e screen-to-face (one-to-one, many-to-many e one-to-many) – diventa

circolare ed amplia esponenzialmente il numero di destinatari potenziali, a fronte di

ridotti costi infrastrutturali aggiuntivi.

15 Si veda: UNCTAD, “Robot and industrialization in developing countries”, Policy Brief n.50, 2016.

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Figura 18. Le caratteristiche del Marketing 4.0. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2017

59. La presenza delle aziende nella vita del consumatore diventa più continua,

accompagnandolo lungo tutte le fasi della consumer journey: dalla scoperta del prodotto,

alla scelta e alla consegna dell’acquisto effettuato, fino al primo utilizzo e alle successive

recensioni. La gestione dell’intera filiera produttiva, da monte a valle, diventa quindi più

complessa, in quanto declinata per ottenere l’attenzione e la soddisfazione del Cliente.

Figura 19. La consumer journey 4.0 per i beni di largo consumo: esemplificazione delle principali fasi e delle esigenze

del Cliente finale. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2017

60. L’attivazione di un più stretto dialogo tra produttore e consumatore lungo il ciclo

della customer experience consente di superare la tradizionale distanza tra azienda e

Cliente finale. Si crea infatti una relazione più profonda tra i due attori, non limitata

esclusivamente alla vendita del prodotto, ma declinata anche come reciproco aiuto: dal

lato del consumatore, nell’informarlo in tempo reale delle offerte disponibili che possono

interessarlo, dal lato del produttore, nel saper interpretare e comprendere quali sono le

problemi o i punti di forza associati ai prodotti introdotti sul mercato, creando di fatto

una “strategia win-win” per entrambe le parti.

61. Tra diverse opportunità abilitate dalla tecnologia 4.0, le frontiere più interessanti

per il marketing riguardano:

Analisi predittive realizzate con il supporto dei Big Data analytics, finalizzate ad

anticipare e seguire i trend di mercato in tempo reale, differenziando così l’esperienza

del consumatore in linea con le sue esigenze.

Flessibilità di

approccio

Competenze

trasversali e globali

Digital Asset Management integrato

Marketing

4.0

CIC

LOD

EL

CU

STO

MER

JOU

RN

EY

Acquisizione di consapevolezza

sul prodotto

Raccolta di informazioni

Raccolta diconsigli

sull’acquisto

Acquisto del prodotto

Consegna del prodotto

Consumo / utilizzo del prodotto

PRESENZA PERSONALIZZAZIONE INTERAZIONE SEMPLICITÀ UBIQUITÀ FEEDBACK

Condivisione dell’esperienza

RAPIDITÀ

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L’integrazione multi- e omini-canale (negozio fisico, piattaforma web, app per

dispositivi mobili, social network, ecc.).

Supply chain personalizzate, per essere più vicini al Cliente finale, sfruttando le

tecnologie di geo-localizzazione e di studio dei dati esperienziali.

CRM (Customer Relationship Management) digitale: integrando con il CRM in modo

automatizzato i diversi strumenti disponibili (sito web corporate, campagne online,

blog, social network, ecc.) e le informazioni da questi raccolte, si evitano processi

manuali ex post di import dei dati nel database aziendale, creando nuove opportunità

di vendita e migliorando la relazione con i clienti esistenti.

Social commerce per aumentare la reputazione/notorietà del brand, fidelizzare i

clienti ed offrire loro un servizio-clienti efficace (ad esempio, tramite e-mail e live

chat, direttamente sul sito web o sulle pagine social aziendali).

62. Anche con riferimento ai processi organizzativi, l’utilizzo in linea di sistemi ciber-

fisici di produzione determina un profondo cambiamento nelle logiche operative (così

come nella supply chain e nelle attività di back-office), agevolando lo scambio di

informazioni end-to-end, nell’ottica di ridurre i costi legati alla integrazione tra le diverse

fasi e alla produzione di singoli prodotti, con la possibilità di realizzare una

“personalizzazione di massa” dell’offerta, anche in lotti unitari di produzione e

soddisfare nicchie di mercato non ancora presidiate.

Case study – La trasformazione digitale di Kering Eyewear per una maggiore reattività sul

mercato (Italia/Francia)

Nell’ambito della creazione ex novo di una piattaforma cloud per il ciclo di business della nuova realtà aziendale

(divisione del gruppo francese del fashion Kering e dedicata allo sviluppo, design, produzione e

commercializzazione delle collezioni di occhiali in ambito high-end), la tecnologia 4.0 ha reso più efficienti i

processi tipici del settore in tempi rapidi: ordini/acquisti, logistica, qualità, finance, controlli, pianificazione

finanziaria, vendita e post-vendita. La trasformazione dell’azienda ha permesso maggiore velocità e la possibilità

di avere un’unica interfaccia per le diverse attività (come il licensing e la gestione delle infrastrutture

tecnologiche).

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Kering Eyewear, 2017 (www.kering.com)

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63. Alcuni nuovi modelli di business sostenuti dalle tecnologie 4.0 si stanno

materializzando nella società dei consumi:

Integrazione dell’esperienza fisica e digitale (si veda anche il successivo sotto-

capitolo 2.4 dedicato alla GDO e al retail). Il mercato digitale emergente porta a

ridimensionare il ruolo dei negozi, che devono quindi adattarsi al nuovo paradigma

4.0 adottando strategie ibride attraverso l’introduzione di soluzioni digitali nel punto

fisico di vendita.

Le aziende iniziano a vendere direttamente ad un target specifico di

consumatori (approccio “direct business-to-customer” – dB2C): i Clienti sono

selezionati in funzione del numero di acquisti ripetuti nel tempo, sfruttando le

potenzialità dei Big Data analytics.

La combinazione tecnologica con piattaforme terze si focalizza

sull’integrazione di sistemi cloud, mobile computing, social network e Big Data

analytics, all’interno di un ambiente a tecnologia cloud con cui interagiscono

dispositivi fisici come smartphone, sensori e macchinari.

L’adozione di tecnologie finalizzate a semplificare (ad esempio, e-wallet e altri sistemi

di pagamento elettronico) o a rendere unica e personalizzata l’esperienza-Cliente (ad

esempio, soluzioni di realtà aumentata).

Case study – Coca-Cola e il miglioramento della supply chain per rendere più semplice ed

efficiente il processo di ordine (USA)

L’introduzione di un sistema di raccolta e gestione degli ordini basato su tecnologia VoIP ha permesso a Coca-

Cola di rendere più efficiente e semplice il processo di distribuzione dei beni per 3.000 dipendenti in oltre

100 strutture che gestiscono più di 7,5 milioni di ordini all'anno. Coca-Cola ha sostituito gran parte dei processi

precedentemente svolti manualmente o pilotati su tastiera, introducendo funzionalità di riconoscimento vocale per

le operazioni di gestione del magazzino, trasporto e servizio di assistenza. L’operazione ha consentito alla

multinazionale statunitense, leader globale nel settore del beverage, di ottenere:

risparmi netti per 2 milioni di Dollari sui costi del capitale (spese in hardware per nuovi pc);

un incremento del 10% nella produttività della forza lavoro;

un tasso di accuratezza dell'ordine in uscita pari al 99,8%, molto al di sopra del valore storico del 90%.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati The Coca Cola Company, 2017 (http://www.coca-

colacompany.com)

Case study – Swarovski e la gestione integrata del supporto IT per i processi aziendali (Austria)

Nel settore dei beni di lusso, Swarovski – noto brand di prodotti di cristallo di alta qualità (gioielli, accessori, oggetti

decorativi per la casa, ornamenti e sculture) – ha implementato una soluzione integrata per la gestione del supporto

IT nei processi aziendali (sistema di monitoraggio continuo delle operazioni aziendali) con benefici in termini di:

riduzione del 10% dei problemi riscontrati nell’attività di supporto IT, a un anno dall’implementazione del

nuovo sistema;

diminuzione delle operazioni di acquisto bloccate per errore, passate da 15.000 a 69.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Swarovski, 2017 (www.swarovski.com)

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Figura 20. Nuovi modelli di business emergenti per i beni di largo consumo nell’era 4.0. Fonte: elaborazione The

European House – Ambrosetti, 2017

64. Si genera quindi, attraverso le nuove tecnologie 4.0, un sistema integrato che porta

alla creazione di un ecosistema digitale in cui convergono aziende produttrici,

fornitori, distributori e consumatori.

È possibile osservare questa tendenza in numerosi ambiti: si riportano di seguito alcune

esperienze internazionali di successo tratte dal comparto farmaceutico16 e dei dispositivi

medicali e dell’abbigliamento sportivo.

16 Ad esempio, nella farmaceutica le opportunità del 4.0 sono collegate alla possibilità di: incrementare il livello di compliance e di qualità nel processo produttivo, rendendolo più controllato ed abbattendo le possibilità di errore (con maggiore sicurezza per il paziente che utilizza il farmaco); ottimizzare i processi di produzione secondo una maggior flessibilità e velocità dei cicli; introdurre e interconnettere tecnologie già utilizzate per distribuire e condividere le informazioni generate dai processi produttivi in cloud e attraverso Big Data analytics; coinvolgere più attivamente il paziente lungo la catena del valore del settore della salute.

Nuovi strumenti di

pagamento elettronico

Modelli commerciali ibridi

(canale fisico+digitale)

Soluzioni di realtà

aumentata

Direct Business-to-

Consumer (dB2C)

Piattaforme terze

(es. Cloud)

Case study – Roche Diagnostics e l’applicazione di Big Data e IoT per il monitoraggio e

trattamento del diabete (Svizzera)

Nel settore healthcare, le sinergie tra la capacità di elaborare dati personali e serie statistiche (Big Data analytics)

e lo sviluppo di dispositivi mobile e wearable (Internet of Things) per monitorare e mantenere il benessere dei

pazienti – attuali o potenziali – rappresentano per l’industry e i sistemi sanitari nazionali una fonte di maggiore

efficacia con costi operativi sensibilmente ridotti. In particolare, medicina personalizzata, telemedicina e

coinvolgimento attivo del paziente nella terapia sono in grado di accelerare i cicli di sviluppo anche nel settore

farmaceutico, facendo leva sulle nuove tecnologie 4.0.

La multinazionale svizzera Roche, specializzata nelle aree strategiche di farmaceutica e diagnostica, ha cercato

di esplorare modalità innovative di prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie croniche. Ha infatti

sviluppato una applicazione di autodiagnostica (Accu-Chek) per la gestione del diabete e la prevenzione di

complicazioni future: grazie alla combinazione tra un apparecchio di monitoraggio glicemico, un dispositivo

portatile di “fitness tracking” e una app sviluppata per integrare il tutto, il medico ricevere in tempo reale i dati dei

pazienti. Tra i risultati più rilevanti resi possibili da questa innovazione in campo healthcare, si è registrato un

miglioramento del rapporto medico-paziente, un aumento della probabilità di adozione delle terapie suggerite da

parte dei pazienti e la possibilità di sviluppare piani terapeutici personalizzati e, quindi, di curare le malattie in modo

più accurato.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Roche Diagnostics, 2017 (http://www.roche.com/)

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65. Per fare questo, l’azienda deve costruire una cultura corporate votata al

digitale, con un management attento agli approcci innovativi e legati ai canali digitali e

un nuovo ruolo attribuito alla funzione di Information Technology, “ponte” necessario

per guidare nel day-by-day i dipartimenti aziendali verso la completa integrazione nelle

azioni digitali. Per poter arrivare a digitalizzare l’intera filiera, si presentano nuove sfide:

Comprendere quali sono i dati rilevanti per lo sviluppo della strategia digitale,

identificando la dimensione delle attività social/digital, gli investimenti da dover

effettuare e le tecniche di raccolta ed elaborazione dei dati.

Determinare chi analizzerà i dati e quali competenze debba avere per rendere

l’operazione efficiente e flessibile, sviluppando una architettura digitale in grado di

entrare in contatto con i mercati target.

Sviluppare le sinergie tra le diverse funzioni aziendali, con l’obiettivo di sviluppare

approcci analitico-quantitativi trasversali e condivisi.

66. In sintesi, tra i principali vantaggi associati alla rivoluzione 4.0 per le aziende

operanti nel settore dei consumer good vi sono:

La capacità di ingaggiare i Clienti, incentivandoli ad interagire con l’azienda

produttrice in tutte le fasi di “avvicinamento” al momento dell’acquisto.

La migliore conoscenza del comportamento dei consumatori e la costruzione di una

consumer experience in grado di ridefinire il concetto di brand relevance e valore

aziendale.

Lo sviluppo e lancio di campagne pubblicitarie personalizzate a basso costo, per

raggiungere anche nicchie di mercato specifiche.

La riduzione dei costi della funzione del marketing, grazie a strutture in cloud e alla

implementazione di tecnologie integrate di supporto per l’IT aziendale.

Case study – Under Armour: dalla vendita di abbigliamento sportivo alla creazione di una digital

health platform (USA)

Under Armour è un’azienda statunitense fondata nel 1996 e specializzata nell’abbigliamento e accessori tecnici

per lo sport (in particolare, per football americano, basket e corsa). La società sta puntando a crescere sul mercato

e a raggiungere un nuovo pubblico, proponendo capi di elevata qualità dei materiali e pensati per migliorare le

prestazioni sportive (performance apparel), nonché facendo leva sulle campagne di marketing.

Under Armour ha creato un sistema integrato che combina dati, utenti e applicazioni legate alla salute e al fitness,

in un’unica applicazione che – connettendo 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 ogni dispositivo portatile – monitora e

gestisce i vari momenti della giornata (ad esempio, alimentazione, esercizi di fitness, sonno, attività cardiaca,

peso, ecc.). La piattaforma di digital health (che commette oltre 38 milioni di persone) ha portato a questi risultati:

la possibilità per il Cliente di condividere le proprie informazioni con altri utenti, di confrontare la propria

performance con i dati e le medie statistiche di riferimento;

la possibilità per l’azienda di offrire servizi innovativi anche in ottica predittiva (ad esempio, il

monitoraggio dell’aumento del rischio di infortunio legato all’usura dei modelli di scarpe sportive dall’analisi

dei chilometri percorsi correndo ed invio di sms di alert ai clienti al superamento di tale soglia) e di fidelizzare

maggiormente i clienti.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Under Armour, 2017 (http://investor.underarmour.com)

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2.3. INDUSTRIA DI TRASFORMAZIONE E DI ASSEMBLAGGIO

LE PRINCIPALI ESIGENZE STRATEGICHE E I TREND DI CAMBIAMENTO NEL

SETTORE

67. L’industria di trasformazione e di assemblaggio – inclusi i settori tradizionali

dell’industria pesante per la produzione e lavorazione di materiali ad uso industriale

(come siderurgia e metallurgia) e quelli rientranti nel cosiddetto discrete

manufacturing (intesa come produzione industriale specializzata in componentistica,

macchinari e utensili destinati a più ambiti, tra cui automotive e mezzi di trasporto,

meccanica/automazione ed elettronica) – ha da tempo visto una intensificazione delle

pressioni competitive e un progressivo cambiamento dello scenario di riferimento, con

diverse dinamiche in corso: una aumentata efficienza nei processi produttivi, un

allargamento della concorrenza in particolare dalle economie emergenti (favorite dal

basso costo del lavoro), un “accorciamento” delle distanze tra i consumatori di un Paese e

i produttori di un altro.

68. Buona parte degli aumenti di efficienza derivano dall’automazione dei processi

produttivi e dall’introduzione dei robot che hanno permesso di ridurre l’apporto umano,

con una tendenziale riduzione di tempi e di costi. Questo ha permesso di esplorare le

potenzialità della lean production, che mira alla sincronizzazione di tutte le fasi della

produzione con la domanda di mercato in una logica pull in sostituzione della tradizionale

logica push e parallelamente alla riduzione delle scorte di magazzino. Una concezione

dell’organizzazione produttiva di questo tipo è stata di per sé rivoluzionaria, ma alcuni

cambiamenti non sarebbero stati possibili senza una digitalizzazione dei processi.

In quest’ottica, se l’automazione ha già rimodulato le logiche adottate nei processi

produttivi e distributivi, in parte deve ancora esprimersi soprattutto con riferimento alla

potenzialità legate alla connessione, grazie alle tecnologie 4.0, tra linee di produzione e le

attività aziendali a valle, per venire incontro alle esigenze di customizzazione

dell’utilizzatore intermedio o finale. Inoltre, è continuo il miglioramento delle prestazioni

dei computer, specialmente con l’adozione di capacità di calcolo “in-memory”17, a

supporto del miglioramento dell’efficienza e delle performance di business.

69. Accanto a questi miglioramenti delle linee di produzione, si assiste da tempo ad una

progressiva riduzione dei costi e soprattutto dei tempi di sviluppo dei nuovi prodotti,

grazie alla modellizzazione digitale che ha affiancato (e in alcune produzioni quasi

sostituito) la realizzazione di prototipi. In questo modo è stato possibile velocizzare

notevolmente i tempi di collaudo e di trasferimento dei nuovi prodotti dalla R&S alla linea

di produzione.

70. Tra i trend che caratterizzano il comparto industriale figura già, almeno in parte, la

“quarta rivoluzione” che è appunto prima di tutto una rivoluzione industriale. A differenza

di altri settori, l’industria – tradizionalmente alla testa di Ricerca e Innovazione nel

sistema economico – ha già cominciato al applicare i vantaggi della digitalizzazione e della

rivoluzione 4.0. Se alcune potenzialità che quest’ultima trasformazione apre sono tipiche

17 La tecnologia “in-memory” è una logica di high performance computing e distributed computing utilizzata dai database di nuova generazione che garantisce il supporto necessario per rispondere a requisiti di velocità richiesti dai processi di gestione dei Big Data.

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dell’industria manifatturiera e di trasformazione/assemblaggio industriale, come le

innovazioni che riguardano la linea di produzione, altre che sono condivise con altri

settori talvolta si declinano in modo specifico e comportano implicazioni esclusive per il

mondo industriale. Per esempio, la possibilità di una “connessione” con il Cliente è

condivisa da tutti i settori, ma nel caso dell’industria ha precisi impatti sulle possibilità di

modificare il percorso di un prodotto sulla base delle richieste del Cliente stesso e di

ottimizzarlo sulla base di quelle dell’utilizzatore recependole direttamente sulla linea

produttiva.

71. Anche per i processi collaterali alla produzione – come ricerca, sviluppo,

manutenzione e controllo della qualità – esiste un impatto specifico della rivoluzione 4.0.

La possibilità di introdurre telediagnostica e manutenzione in tempo reale

modifica radicalmente la concezione di tale funzione e ha impatti positivi sui tempi di

fermo dei macchinari, sui costi di scarto, sulla flessibilità della produzione e quindi sulla

possibilità di ritardare il tempo ultimo di modifica degli ordini che può essere spinto al

limite fino a zero.

72. Alcune delle innovazioni già iniziate e ancora in corso modificano sostanzialmente

prodotti e servizi, ma buona parte di queste parlano del passato più che del futuro. Oggi

difficilmente può esistere una azienda che opera sui mercati internazionali senza aver già

digitalizzato, almeno in parte, i propri processi produttivi. Sebbene vi sia ancora un

potenziale innovativo legato alla realizzazione di prodotti e servizi – ad esempio, quello

introdotto dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale – la parte più consistente delle

potenzialità dispiegate dalla trasformazione dell’industria in 4.0 potrebbe invece

riguardare soprattutto i modelli di business, sempre più orientati a spostarsi verso la

cosiddetta “servitizzazione” dell’industria, in cui il prodotto non viene più venduto da

solo, ma in combinazione con un servizio erogato.

Ad esempio, l’additive manufacturing (stampa 3D) sposterà parte della produzione fuori

dalle grandi fabbriche, rivoluzionando di conseguenza i metodi produttivi nella direzione

di modelli di produzione diffusa, mentre in altri casi consentirà di internalizzare alcune

attività, come l’ingegnerizzazione e prototipazione dei modelli.

Focus – L’additive manufacturing per la creazione di un ecosistema digitale collaborativo

La comparsa delle stampanti 3D ha introdotto la possibilità di realizzare prodotti di qualunque tipo aggregando

materiale (che varia sulla base del tipo di stampante) a partire da un qualsiasi modello tridimensionale digitale.

Questo implica non solo il nuovo modello di business di imprese che mettono a disposizione stampanti 3D per

permettere agli utenti di stampare prodotti da realizzare a richiesta in esemplari unici o in piccole quantità (ad

esempio, abbattendo i costi per la sostituzione di componenti meccaniche non più in produzione per motivi di

scala).

La nuova tecnologia può quindi non solo abilitare una più stretta collaborazione, in ottica di open innovation, tra

grandi aziende lungo la catena del valore, ma aprire il sistema produttivo anche a PMI e start-up, fino raggiungere

gli utenti stessi, che possono diventare a loro volta produttori. La capacità delle produzioni autonome potrà essere

rivenduta sul mercato a “distributori di capacità produttiva”, con il potenziale avvio di nuove attività imprenditoriali

focalizzate sulla facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta, in un’ottica di sharing economy dal lato dell’offerta.

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

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73. Per alcuni settori industriali – come la produzione di automobili e mezzi di

trasporto, elettrodomestici (white goods), dispositivi per la domotica, ecc. – la

connettività determina un cambiamento più forte del modello di business e del prodotto

(ad esempio, nella componentistica per il settore automotive trasforma quella che prima

era una semplice autoradio in un portale integrato e multi-funzione di comunicazione del

Cliente). In una fase di grande discontinuità in cui si affacciano numerosi modelli di

business innovativi, occorre saper scegliere quali opportunità potranno generare valore

duraturo per il Cliente. Le opportunità emergeranno soprattutto per le aziende che

offriranno non solo prodotti, ma anche “soluzioni”, rendendo così più labili i confini tra

manifattura e servizi.

Infatti, se oggi un prodotto industriale può essere monitorato in tempo reale dall’azienda

attraverso una connessione mobile, numerose attività lungo la catena del valore non

saranno più concentrate solo sulle tradizionali fasi di R&S e produzione, ma tenderanno

a spostarsi progressivamente verso i servizi correlati all’uso del bene stesso. È dall’offerta

di bundle di prodotti e servizi a maggior valore aggiunto che le aziende manifatturiere

possono, quindi, aumentare la propria marginalità e rafforzare la relazione con il Cliente.

Un esempio è offerto, nel caso dell’industria dell’automotive, dalla vendita – abbinata

all’autovettura – di soluzioni accessorie come: polizze assicurative, servizi di assistenza in

caso di incidente stradale o guasto meccanico, servizi di manutenzione periodica del

veicolo e sistemi di aggiornamento dei software di navigazione.

74. L’aumento della connettività delle imprese e dei processi produttivi spiega un’altra

esigenza che ha acquisito, in tempi recenti, una crescente importanza: quella della

cybersecurity. Si tratta di un ambito “sotto osservazione” da parte di tutte le aziende

manifatturiere e di servizi e sul quale anche le aziende di trasformazione e assemblaggio

industriale stanno effettuando significativi investimenti, perché – in uno scenario sempre

più “open” e interconnesso – diventa una necessità impellente assicurare un adeguato

livello di protezione di dati e informazioni nelle diverse attività (R&S, produzione, back-

office, ecc.).

QUALI OPPORTUNITÀ SONO RESE POSSIBILI DALLA RIVOLUZIONE 4.0

75. Nel settore della trasformazione e assemblaggio industriale, gli ambiti

maggiormente impattati dalla rivoluzione 4.0 in termini di cambiamento e di opportunità,

tagliano trasversalmente divere funzioni-chiave, dalla Ricerca e Sviluppo, alla

produzione, dalla Supply Chain e Logistica alle Risorse Umane.

76. In tema di R&S, uno degli effetti più importanti è il cambiamento

dell’ingegnerizzazione del prodotto, modificando così il concetto stesso di R&S, che

diventa più ricco e non solo legato al prodotto, ma a nuovi elementi fisico-meccanici e di

connettività.

Nell’industria automotive – quella che prima e più di altri settori ha esplorato ed applicato

le soluzioni della rivoluzione 4.0 – cresce anche l’integrazione tra l’elettronica di bordo e

le componenti tradizionali della macchina, un processo che a tendere porterà alle

automobili a guida autonoma dove la comunicazione con l’ambiente circostante

diventerà assoluta. Di conseguenza, il modo di operare della divisione dedicata allo

Sviluppo sarà meno standard rispetto ad oggi e avrà bisogno di competenze specifiche e

di risorse e modalità organizzative più flessibili.

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77. Anche l’ideazione di nuovi prodotti può risultare potenziata dall’apporto della

connettività. Ad esempio, alcuni produttori di ciclomotori e motoveicoli hanno introdotto

elementi di connettività e di raccolta di informazione nei propri punti vendita: questi dati

vengono poi utilizzati e rielaborati per tenere conto delle inclinazioni del Cliente nella

messa a punto dei nuovi prodotti. Sia il prodotto che i punti vendita diventano quindi una

preziosa fonte di informazioni per le funzioni di Ricerca e Sviluppo.

78. Nella produzione, le applicazioni della rivoluzione 4.0 alla linea produttiva sono

quelle tradizionalmente associate alla quarta rivoluzione industriale e sono in parte

comuni ad altri settori. In primo luogo, l’utilizzo di sensori, attuatori e oggetti

intelligenti e la connessione degli impianti produttivi nell’ambito dell’Internet of Things

(IoT) consente una integrazione della supply chain sempre maggiore, da monte a valle.

Robot e automazione permettono l’ottimizzazione costante delle fasi di produzione e

logistica, con notevoli riduzioni di stock e di tempi di fermo nei magazzini, e una

conseguente riduzione dei costi.

79. L’integrazione digitale di Produzione e Logistica (si veda il caso seguente)

garantisce al sistema produttivo una maggiore flessibilità, anche con la possibilità di

produrre in lotti piccoli e crescenti livelli di personalizzazione dei prodotti

(potenzialmente totale e funzionale all’ordine del Cliente). Infatti, i prodotti saranno

realizzati sempre più su richiesta del Cliente, e la “customizzazione tardiva” dell’ordine

potrà essere spinta al limite.

Case study – Piaggio e la nuova concezione in direzione IoT della mobilità su due ruote (Italia)

Per soddisfare le crescenti esigenze di mobilità del Cliente “digitalizzato”, oggi interessato non solo alla possibilità

di spostarsi su due ruote, ma anche di vivere e condividere esperienze e informazioni attraverso le più moderne

forme della rete e interazione col proprio mezzo, Piaggio ha sviluppato una bicicletta elettrica (Wi-Bike) che sfrutta

le potenzialità delle tecnologie 4.0 con un sistema “powertrain”.

Attraverso l’interfaccia tra uomo e mezzo meccanico (integrazione di un motore elettrico, una batteria, un modulo

GPS/GSM che agisce da antifurto satellitare e mezzo di trasmissione e ricezione di dati e un display “contactless”

di controllo che si alimenta via NFC), Wi-Bike garantisce la condivisione continua di dati col mondo e l’interazione

da qualunque luogo e con qualunque ambiente nella sua dimensione fisica e sociale.

Questo prodotto (interamente progettato, sviluppato e fabbricato negli stabilimenti del Gruppo Piaggio in Italia) si

basa sul sistema “Piaggio Multimedia Platform” (PMP), che permette al Cliente – attraverso l’integrazione wireless

via Bluetooth del proprio smartphone con il veicolo, il comando vocale o i tasti sul manubrio – di programmare gli

itinerari e il piano di navigazione, lo sforzo richiesto per la pedalata, consultare mappe e meteo, gestire il livello di

assistenza del motore elettrico: lo scooter o la bicicletta elettrica si arricchiscono così di un sofisticato

“computer di bordo” multifunzione connesso alla rete.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Piaggio (www.it.piaggio.com)

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80. L’automazione dei processi produttivi faciliterà l’aggiornamento degli stessi, con un

più rapido recepimento degli avanzamenti della ricerca e dell’innovazione negli impianti.

I tempi di trasferimento dallo sviluppo del nuovo prodotto concepito alla produzione

verranno potenzialmente azzerati.

81. L’installazione di sensori e telecamere di sorveglianza consentirà un

monitoraggio costante di macchine, processi produttivi, con impatti in termini di

riduzione di sprechi, migliore qualità delle produzioni, minori costi di manutenzione

(come la verifica dello stato di usura degli impianti in tempo reale) e incremento della

sicurezza per il personale.

Questo aspetto appare di particolare importanza per i settori dell’industria pesante,

connotati da impianti di grandi dimensioni e da linee produttive molto estese

(tipicamente siderurgia e metallurgia – si veda il box seguente).

Case study – Harley Davidson l’automazione end-to-end della produzione per personalizzare

l’offerta e ridurre il lead time (USA)

Per aumentare marginalità, flessibilità e velocità di risposta alle esigenze dei clienti, lo storico brand statunitense

di motociclette Harley Davidson ha trasformato ed automatizzato il processo produttivo* attraverso:

l’implementazione di una supply chain digitale unica (spostamento delle moto con veicoli automatizzati,

pronti a modificare il prodotto in qualsiasi momento);

il collegamento dei dispositivi con una rete informatica unica; i principali interventi hanno riguardato: il

monitoraggio delle singole fasi in tempo reale, la creazione di unico sistema gestionale, flussi diretti fra

funzione Commerciale e Produzione e la condivisione delle informazioni su grandi schermi digitali installati

nello stabilimento per prendere decisioni in tempo reale.

Non solo la digitalizzazione della filiera ha consentito un aumento dell’efficienza (-7% di costi e +2,4% della

produttività dei dipendenti) e conseguentemente della marginalità (+19%), ma anche il ciclo di pianificazione della

produzione delle motociclette si è ridotto da 21 giorni a 6 ore, con impatti positivi sulla rotazione più veloce del

magazzino vendite (tempi di permanenza dei prodotti diminuiti da 8-10 giorni a 3 ore in media).

Figura 21. Impatti della digitalizzazione del processo produttivo in Harley Davidson (variazione percentuale). Fonte:

elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Harley Davidson, 2017

________________________

* Progetto pilota avviato nello stabilimento di York (Pennsylvania, USA).

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Harley Davidson, 2017 (www.harley-davidson.com)

-7,0%

2,4%

19,0%

Costi Produttivitàdipendenti

Margine netto

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82. Alle innovazioni aperte dalle applicazioni dell’Internet of Things, si affiancano

quelle relative ai Big Data analytics, attraverso cui acquisire informazioni dai dati

raccolti da diverse fonti, come i motori di ricerca e altri siti Internet e i social network.

Un esempio concreto di combinazione di innovazione relativa a entrambi gli ambiti è

offerto non solo dal comparto manifatturiero della fabbricazione di mezzi di trasporto, ma

anche dai settori “destinatari” di tali produzioni, come quello dei servizi di trasporto

ferroviario, in cui si sta applicando l’IoT per la manutenzione predittiva del materiale

rotabile e per consentire una alta visibilità ed informazioni in real-time sulle attività negli

stabilimenti, ma anche il monitoraggio in tempo reale della customer satisfaction.

Case study – La sensoristica e i Big Data per una produzione tailor-made: il caso di ABS Acciai

(Italia)

ABS Acciai, azienda siderurgica del Gruppo Danieli e attiva nella produzione di acciai speciali*, ha trasformato i

processi di lavorazione sfruttando le potenzialità offerte dalle tecnologie 4.0.

L’installazione di sensori e telecamere lungo le linee di produzione e il ricorso ai Big Data analytics consentono di

monitorare le diverse fasi di lavorazione, con benefici operativi come la previsione di difetti dei prodotti, di

eventi ad alto rischio e di malfunzionamenti nei macchinari. In tal modo, la tracciabilità dei prodotti promuove

l’adozione di logiche di just in time, con l’ottimizzazione del magazzino e la riduzione delle scorte. ABS Acciai ha

anche introdotto dispositivi indossati dai dipendenti, per garantire una maggiore sicurezza nello svolgimento del

lavoro**.

A livello aziendale, è stata effettuata una revisione organizzativa, con l’identificazione di tre aree di innovazione

(innovazione di processo, innovazione di prodotto e tecnologie “non core”), ciascuna con un responsabile con

ruolo di coordinamento centrale, e la creazione di un board dedicato all’Innovazione.

Queste iniziative hanno spostato il focus dell’azienda, tradizionalmente capital-intensive, verso un approccio più

attento alle esigenze del Cliente. Le tecnologie 4.0 abilitano infatti:

la capacità di personalizzare la produzione (tendenzialmente destinata a nicchie di mercato***) per mezzo

dell’interfaccia in tempo reale con il Cliente durante le fasi di produzione e di immagazzinaggio/spedizione;

una maggior efficienza operativa e presidio della qualità (ad esempio, sono diminuiti i costi di scarto e di

riallocazione delle colate, sono richiesti minori test di ingegnerizzazione dei nuovi prodotti ed è migliorata

l’allocazione delle risorse umane).

________________________

* Nata nel 1988 dalla fusione delle acciaierie “Officine Bertoli” e “Safau”, ABS è oggi presente in 42 mercati. Nel 2015 ha realizzato un fatturato di 621 milioni di Euro ed occupa oltre 1.200 dipendenti.

** Invio di una segnalazione di allarme in caso di incidente o di danni o anomalie di macchinari e impianti.

*** Un esempio è offerto dallo sviluppo e produzione di acciai speciali con contenuto di additivi e caratteristiche diversi a seconda della tipologia di utilizzo o di destinazione.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati ABS Accciai, 2017 (http://www.absacciai.it)

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54

Case study – L’esperienza di Trenitalia: ascolto del Cliente e telediagnostica per una maggior

vicinanza all’utente finale (Italia)

Trenitalia, leader nel trasporto passeggeri su ferro in Italia, è stata tra le prime realtà ad adottare un approccio di

smart transport: non a caso la Digital & Customer Centricity è uno dei pilastri strategici del Piano Industriale 2017-

2026 del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane* per trasformare FS nel “punto di accesso” della mobilità integrata.

Per migliorare l’esperienza di viaggio del Cliente, Trenitalia sta intervenendo sui vari touch point ed investendo sul

materiale rotabile. In particolare, ha varato un progetto di rilevazione della customer satisfaction, con l’avvio e il

continuo aggiornamento di una piattaforma di Big Data Gathering per il social monitoring in tempo reale*. I

dati dalla piattaforma gestionale sono raccolti e storicizzati su un database dedicato, calcolando i KPI di interesse

e visualizzandoli in analitiche (grafici e/o tabelle). La dashboard gestionale è quindi la base dati abilitante le

scelte strategiche sulla “Voce del Cliente”, secondo un timing molto più snello e veloce, con una capacità di

risposta molto rapida alle esigenze del Cliente. Questa iniziativa contribuisce a diffondere la cultura di

monitoraggio, gestione e sfruttamento dei canali social per la valorizzazione della reputation e dell’offerta

di Trenitalia, agendo tempestivamente rispetto agli input ricevuti, con una analisi sistematica di grandi volumi di

dati.

Figura 22. Dal processo di social monitoring al nuovo modello di lettura della “Voce del Cliente”: i benefici raggiunti da

Trenitalia. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Trenitalia, 2017

Dall’applicazione di IoT e Big Data analytics, Trenitalia sta anche implementando soluzioni di telediagnostica e

di analisi predittiva (smart equipment) per la manutenzione dinamica dei convogli ferroviari e il monitoraggio da

remoto dei parametri in tempo reale. Il progetto in corso – finalizzato all’intervento sulle componenti di locomotori

e carrozze quando i dati raccolti (5.000 segnali al secondo da centinaia di sensori installati su ogni treno) e

analizzati, anticipano che sta per verificarsi un problema – ha evidenziato la possibilità di:

risparmiare circa l’8% dei costi manutentivi (la manutenzione è la seconda voce di costo per l’azienda,

pari a circa 1,3 miliardi di Euro all’anno) e ridurre di circa 10-20 milioni di Euro i costi di disservizio;

ottimizzare il ciclo di vita dei mezzi e migliorare il livello di disponibilità degli asset rotabili (stimato in media a

+6,5%), attraverso l’analisi dei dati delle diverse componenti in relazione a indicatori di utilizzo e performance.

Il miglioramento del servizio permesso dall’applicazione delle nuove tecnologie, determina quindi ricadute positive

sull’esperienza dei clienti e sul modo di organizzare il lavoro delle equipe di manutenzione.

________________________

* Il Gruppo FS Italiane conta 8.000 treni al giorno, 600 milioni di passeggeri e 50 milioni di tonnellate di merci all’anno. La flotta di Trenitalia comprende circa 30.000 locomotive, treni elettrici e leggeri, veicoli per trasporto passeggeri e merci.

** 7 canali web 2.0 attivi, 8 macro ambiti di raccolta e analisi dei dati (insight), 6 lingue di conversazione classificate in automatico, 17 indicatori sui diversi canali.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Trenitalia, 2017 (http://www.fsitaliane.it)

AR

EA

D’IM

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TT

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TR

UM

EN

TI/ A

ZIO

NI

Monitoraggio operativo

continuo dei canali social(Youtube, Twitter, Facebook,

Google+, Instagram, Apple

Store, ecc.) e altri canali di

Trenitalia

Social Analysis

Possibili indagini on-line

sui canali social

Azioni di engagement del

Cliente in tempo reale:

Proactive selling/cross-

selling

Outbound

Social caring

Analisi mirate per interpretare i

fenomeni emergenti sui diversi segmenti (Trenitalia, mercato Le

Frecce, servizio universale, servizio

regionale, vendita e assistenza,

ecc.) e valutare azioni tempestive

di miglioramento

Mappatura dei principali dati di

sintesi, highlight e fenomeni

rilevati su base

settimanale/mensile

Management reporting

Sistema di alert

Governo del

Big Data setGestione degli insight

Miglioramento della customer

experience

Ingaggio del Cliente in ottica

multicanale

Capacità di ascolto del Cliente

Integrazione dei dati (strutturati e destrutturati) per cogliere la

Voice of the Customer

Comprensione dell’esperienza del Cliente e maggiore customer

intimacy con analisi del linguaggio naturale e funzionalità

avanzate di data/text miningDas

hboa

rd

dire

zion

ale

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55

83. Importanti benefici possono derivare, per specifiche produzioni (come la

componentistica per i settori automotive ed aerospaziale e per l’elettronica), anche

dall’additive manufacturing, con benefici legati alla diminuzione degli stock, alla

riduzione degli sprechi di lavorazione e all’eliminazione di alcune fasi di lavorazione (con

conseguente contrazione dei tempi). Come detto in precedenza, una parte di questa può

essere delegata alle stampanti 3D all’interno o all’esterno dell’azienda, con nuovi assetti

di business e risparmi sui costi di realizzazione di macchinari di produzione capital-

intensive, oltre ad un aumento consistente della flessibilità degli impianti stessi dal

momento che le stampanti 3D possono essere teoricamente applicate alla produzione di

output tra loro eterogenei. Anche questo permetterà un migliore adeguamento alle

richieste del Cliente, con possibilità di elevata customizzazione.

84. I processi produttivi dovranno anche adeguarsi alla maggiore velocità indotta dalla

trasformazione 4.0: componenti e device avranno una vita utile molto più breve, perché

saranno superati più velocemente dai cicli dell’innovazione continua e dovranno

confrontarsi con nuove esigenze, attribuendo così rinnovata attenzione alla gestione delle

attività di manutenzione e di assistenza post-vendita.

L’industria dell’automotive è forse quella più esposta a questa dinamica: non a caso, è

frequentemente indicata come punto di riferimento in tema di innovazione 4.0, essendo

stata l’automobile uno tra i primi prodotti industriali assemblati a recepire le innovazioni

abilitate dalle nuove tecnologie digitali. Come il settore automobilistico e dei mezzi di

trasporto, altre industry e imprese che operano in business tipicamente diretti al Cliente

finale dovranno fronteggiare un’accelerazione esponenziale in funzione della

velocità con cui raccolgono e rielaborano le informazioni quasi in tempo reale. Il

marketing avrà la possibilità di promuovere un prodotto “evoluto” che soddisfa nuove

Case study – La stampa 3D per l’automazione industriale seriale: alcuni casi di successo

Volvo Construction Equipment (VCE), la divisione specializzata nella produzione di macchine movimento terra

del Gruppo svedese Volvo, sta realizzando una sperimentazione per l’integrazione della stampa 3D nel processo

di produzione della componentistica per motori.

Grazie all’additive manufacturing per la fabbricazione di un alloggiamento per una pompa ad acqua, l’azienda ha

potuto ottenere:

un risparmio di 18 settimane di lavoro (da 20 a 2 settimane);

il taglio del 92% dei costi rispetto alla prototipazione tradizionale (da 10.000 a 770 Dollari).

Anche in Italia, diverse realtà manifatturiere – di dimensioni grandi o medio-piccole – stanno esplorando le

opportunità offerte dalla stampa 3D. Ad esempio, il gruppo meccanico veronese Pedrollo, attivo nel settore della

produzione di elettropompe*, realizza internamente all’azienda prototipi per elettropompe con stampa 3D. In

questo caso, benefici ottenuti sono confermati dai minori tempi di realizzazione dei prototipi (compressi da 2/3

giorni a 24 ore), oltre che dalla migliore capacità di contrastare la contraffazione (fonte di un danno annuo del

30%-40% del fatturato aziendale) e tutelare i brevetti in modo più efficace, grazie allo sviluppo in-house della

prototipazione.

________________________

* Pedrollo produce ogni anno 2,5 milioni di elettropompe per acqua (sommerse, sommergibili e di superficie) dal contenuto innovativo e tecnologico all’avanguardia, con un fatturato consolidato di 210 milioni di Euro nel 2015, per circa il 90% esportato in 160 Paesi.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Volvo Construction Equipment (VCE) e Pedrollo S.p.A., 2017

(www.volvoce.com; www.pedrollo.com)

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funzioni d’uso e risponde ai nuovi bisogni dell’utente (si pensi, ad esempio, alla

segnalazione del cambio-olio attraverso l’installazione di sensori di bordo nel settore

automotive).

85. Anche il campo della logistica e della supply chain potrà godere di molti dei

benefici descritti in relazione alla produzione: l’esigenza di spostare prodotti semilavorati

e finiti prenderà forme nuove con applicazioni di IoT e intelligenza artificiale, con

l’introduzione di nuovi metodi volti a ridurre al minimo l’utilizzo dei magazzini e le scorte

di merci. Attraverso impianti di sensoristica installati nelle strutture aziendali e sui mezzi

di trasporto (sistemi di geolocalizzazione a bordo, ecc.), sarà possibile avere informazioni

in tempo reale sulla disponibilità/posizione delle merci ed ottimizzare le operazioni

logistiche sulla base di queste flussi informativi.

86. Un ultimo aspetto di rilievo, con riferimento all’impatto della rivoluzione 4.0 sulle

produzioni industriali, è quello legato alla riconversione delle risorse umane: la

sfida dell’upgrade delle competenze e degli skill della forza lavoro riguarda da vicino

l’industria, dove il contributo umano verrà progressivamente sostituito dall’automazione

dei processi e da strumentazioni di robotica evoluta, a partire dalle operazioni pesanti,

pericolose e ripetitive.

Questo mega-trend globale impatta in modo particolare sull’industria di lavorazione e

assemblaggio e spinge le aziende a rimettere in discussione le competenze necessarie del

personale, a tutti i livelli (dal top management agli operai). Sarà quindi necessaria una

riqualificazione e adeguamento delle competenze, con la formazione di figure adatte a

ricoprire ruoli e mansioni “a tutto tondo”. Quella che nella struttura aziendale è una

opportunità per “liberare” i dipendenti da occupazioni poco stimolanti e routinarie,

rappresenta per le imprese e per il sistema dell’istruzione secondaria e terziaria del Paese

una sfida di rilancio della competitività del sistema manifatturiero nazionale.

Tutto questo non implica necessariamente una riduzione dei posti di lavoro, ma piuttosto

uno spostamento verso occupazioni a maggiore valore aggiunto, traendo il

massimo beneficio dalla quarta rivoluzione industriale.

2.4. GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA E RETAIL

LE PRINCIPALI ESIGENZE STRATEGICHE E I TREND DI CAMBIAMENTO NEL

SETTORE

87. Negli ultimi decenni, la grande distribuzione organizzata è stata esposta ad alcune

tendenze, in corso a livello globale, che ne stanno influenzando, in maniera profonda, le

direttrici di sviluppo attuale e futuro:

La crescente competizione da parte di player non convenzionali, che generano

maggiore pressione sui costi e sul mantenimento delle quote di mercato.

La graduale migrazione delle catene di distribuzione e retail alle nuove tecnologie

digitali (dall’adozione di soluzioni mobile fino allo sfruttamento delle potenzialità

offerte dai Big Data analytics), con impatti sulla concezione stessa dei tradizionali

punti vendita fisici.

L’avvento di nuove modalità di acquisto e vendita sui canali offline e online.

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88. Come detto, similmente ad altri settori, anche la GDO e il retail si trovano a dover

fronteggiare la concorrenza di operatori non tradizionali, anche provenienti dal

mondo digitale, che rispondono all’esigenza manifestata dal Cliente di velocità di

consegna e/o convenienza dei prodotti18, spingendo così l’intero comparto verso

l’implementazione di logiche di vendita multi-channel e omni-channel.

89. I segnali di una crescente apertura della distribuzione moderna alla digitalizzazione

non mancano: tra il 2011 e il 2016, il numero di italiani che comprano online è più che

raddoppiato (passando da 9 a quasi 19 milioni), con il 21% degli acquisti effettuato tramite

smartphone. Dal 2010, il valore degli acquisti online è cresciuto fino a raggiungere un

valore di 20,9 miliardi di Euro, all’interno di un mercato digitale che, in Italia, vale circa

65 miliardi di Euro19.

18 Ne è un recente esempio il lancio della piattaforma Amazon Prime, che – secondo alcune stime – ha raggiunto a livello globale circa 65 milioni di sottoscrittori a fine 2016. 19 Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Istat e ANCC – Coop, “Rapporto Coop 2016”.

Focus – I Facts & Figures della GDO in Italia

Una famiglia italiana effettua una spesa media mensile di 2.500 Euro.

Nel nostro Paese vi sono più di 945.000 esercizi commerciali (per oltre il 55% appartenenti alla GDO).

Dopo una prolungata riduzione delle vendite al dettaglio in Italia, meno marcata nel segmento food, dal 2014

si assiste ad una ripresa dei consumi.

Il sistema distributivo italiano resta frammentato e poco internazionalizzato: nella distribuzione alimentare, i primi 5 gruppi della GDO rappresentano circa il 52% del mercato (rispetto al 68% in Germania e al 73% in Francia).

L’offerta complessiva nel segmento food è elevata: in media, vi sono 289 m2 di area di vendita della GDO ogni 1.000 abitanti.

Nel periodo 2011-2015, il fatturato dei maggiori gruppi della GDO alimentare è cresciuto del 4,5% (+1,9% nel

2015).

Nel 2015, l’area di vendita della GDO è aumentata del 33% rispetto ad una contrazione nelle superfici della

vendita al dettaglio (-100.000 m2).

Figura 23. Vendite del commercio al dettaglio in Italia per categoria merceologica (numero indice, 2010=100), 2010-2016e.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Federdistribuzione, 2017

100,0

102,0 101,8

100,7

99,1

100,0

101,3

99,7

96,3

92,6

91,2

92,5

93,9

100,999,2

96,8

95,2

96,3

97,7

2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016e

Alimentare Non alimentare Totale

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Nel nostro Paese, tuttavia, anche per motivi di natura culturale, lo scenario appare

diversificato a livello territoriale, con un ruolo-chiave detenuto ancora dai punti vendita

fisici nei centri medio-piccoli e con la clientela più propensa all’acquisto tramite il canale

digitale soprattutto nei centri urbani di maggiori dimensioni.

90. In un mondo dominato dalla circolazione di grandi masse di dati, la capacità di

tracciare, analizzare e trarre valore dalle informazioni sulle abitudini di acquisto e sui

gusti dei Clienti assume un ruolo sempre più strategico nelle campagne di marketing e

nell’innovazione dell’offerta nella GDO e può fare leva sulle molteplici fonti di generazione

di tali informazioni (si pensi alle transazioni registrate su carte fedeltà o ai pagamenti con

carta di credito, alle visite ed ordini sui siti web delle catene di supermercati, ai commenti

nei forum di discussione sui social network, ecc.).

91. Si assiste, in parallelo, ad un processo di progressiva digitalizzazione e

dematerializzazione dei punti vendita, a partire da supermercati e dalle catene di

retail della moda, con l’installazione di macchinari (ad esempio, casse self-service,

schermi touchscreen per ottenere informazioni aumentate sui prodotti, camerini virtuali,

ecc.) che, da un lato, creano un nuovo tipo di esperienza di acquisto per il Cliente e,

dall’altro, implicano nuove competenze (anche digitali) alla forza lavoro del settore.

92. Al mutare delle esigenze della domanda, nella distribuzione moderna si affermano,

a fianco degli store tradizionali “Brick & Mortar”20, nuovi business model che

rivoluzionano il modo di relazionarsi con il Cliente finale e richiedono un ripensamento

dei processi interni e delle strutture distributive.

93. Un esempio è offerto dalla modalità “Click & Collect”, intesa come il processo che

porta il consumatore ad acquistare prodotti sul sito web (o sulla app del

distributore/rivenditore) e a ritirarli di persona presso il negozio fisico, che li tiene in

deposito in un’area logistica dedicata21. Questo spinge quindi verso una crescente

ibridazione tra e-commerce e negozio fisico.

Il vantaggio, per il Cliente, è poter acquistare un prodotto online e decidere di ritirarlo

quando è per lui più comodo, senza dovere attendere la consegna a domicilio22. Si crea

così una sinergia tra i distributori online e i negozi radicati sul territorio,

rendendoli di fatto piccoli hub logistici funzionali alla consegna della merce. Questa

modalità richiede investimenti nelle opzioni di consegna e nell’espansione delle strutture

di distribuzione, al fine di rendere più veloce il servizio di consegna.

Rispetto ai mercati dell’Europa centro-settentrionale, il servizio “Click & Collect” non è

ancora sviluppato in Italia: solo nel 9% dei 30.000 punti vendita fisici è possibile ritirare

un prodotto acquistato online (nel 2% dei casi, questi si affidano ai locker), mentre poco

più di un terzo dei siti di shopping online offrono questa opzione.

20 Si tratta dei punti vendita fisici tradizionali, in cui i clienti possono recarsi di persona per vedere ed acquistare i prodotti. 21 Normalmente il prodotto spedito viene conservato in locker centralizzati, presenti nei negozi e controllati da software gestionali in cloud collegati ai sistemi online dello spedizioniere. 22 Un modello alternativo è l’opzione “click & drive”, in base alla quale, dopo aver effettuato l’ordine online, il Cliente passa a ritirare gli acquisti in automobile in un luogo specifico (“drive-trough”).

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Figura 24. Quota di store online che offrono il servizio di ritiro degli ordini presso una sede fisica nei principali Paesi

europei (valori percentuali), 2016. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Idealo, 2017

QUALI OPPORTUNITÀ SONO RESE POSSIBILI DALLA RIVOLUZIONE 4.0

94. La trasformazione in chiave 4.0 delle imprese operanti nella GDO e nel retail può

incidere sull’operatività aziendale in molteplici ambiti; tra i principali:

L’ottimizzazione e razionalizzazione dei processi organizzativi, come supply

chain, logistica e attività di back-office.

L’efficacia delle strategia commerciale e di marketing.

La digitalizzazione e dematerializzazione dei punti vendita.

95. In ambito logistico, la tecnologia digitale contribuisce a migliorare i passaggi lungo

la filiera, rendendo più veloce ed efficiente lo svolgimento delle diverse attività. Per le

realtà della GDO, la gestione del magazzino deve adattarsi ai nuovi e rapidi cambiamenti

del mercato, per renderlo un comparto estremamente flessibile ed efficiente. Le aziende

devono quindi comprendere quale livello di automazione implementare, che tipo di unità

di movimentazione utilizzare e quale strategia di evasione degli ordini attuare. Ad

esempio, il contributo offerto dai sistemi di analisi predittiva si concretizza nella

possibilità di stimare i tempi medi di giacenza futura dei prodotti in magazzino.

75%

68%

60%

34%

27%

Germania

Regno Unito

Francia

Italia

Spagna

Case study – The Hillshire Brands e l’automazione della supply chain (USA)

L’azienda statunitense di distribuzione di prodotti alimentari The Hillshire Brands (incorporata dal 2014 in Tyson

Foods per creare un gruppo da 40 miliardi di Dollari di fatturato) ha deciso di integrare nella sua supply chain, un

sistema in grado di velocizzare i tempi di coordinamento con 50 fornitori strategici attraverso ordini automatici

e cooperazione in tempo reale.

L’implementazione della nuova piattaforma ha richiesto 14 settimane di lavoro e l’intervento sulla filiera logistica

di 13 differenti impianti produttivi. Tra i risultati più interessanti, si segnalano:

una sostanziale riduzione dei costi operativi, con un risparmio immediato stimato di 1,5 milioni di Dollari relativi

all’attività di magazzino;

risparmi annui fino a 500.000 Dollari per minori spese dirette in materiali e minore obsolescenza dei prodotti

in magazzino.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati Tyson Foods, 2017 (http://www.tysonfoods.com)

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96. Tra le aree di attività maggiormente impattate dalle tecnologie 4.0, vi è il

marketing, declinabile in “digital marketing”. Grazie agli strumenti di analisi dei dati

raccolti da più fonti (Big Data analytics, sistemi predittivi, cognitive computing, ecc.), è

possibile comprendere ed anticipare il comportamento dei consumatori: questo si rivela

una leva strategica per poter impostare la shopping experience in modo più accurato e

personalizzato.

97. Con riferimento al Customer Relationship Management (CRM), la gestione delle

interazioni dell’azienda con il Cliente (attuale e potenziale) e l’analisi dei dati storici

possono essere potenziate:

raccogliendo i pareri del Cliente sui social network;

lanciando iniziative promozionali che mettono il Cliente “al centro”;

creando innovativi programmi di fidelizzazione;

implementando piattaforme di social shopping e meccanismi di coupon digitali.

Case study – La digitalizzazione del sistema dei pagamenti in American Eagle Outfitters (USA)

Il retailer di abbigliamento American Eagle Outfitters* ha investito in un piano di digitalizzazione totale del

sistema dei pagamenti aziendale. Questo ha permesso di verificare e monitorare rapidamente i processi di

acquisto e vendita effettuati, anche con l’utilizzo di strumenti analitici di misurazione dell’impatto dei costi sui

comparti aziendali, le marginalità e i trend degli acquisti dei clienti.

L’adozione di un approccio comune ha determinato maggiore semplificazione ed efficienza: in precedenza,

infatti, il sistema di fatturazione per i pagamenti prevedeva fino a 18 passaggi, in un sistema largamente basato

su documentazione cartacea e che coinvolgeva più processi e sistemi tra loro separati. Dopo l’intervento, i

passaggi per la fatturazione sono stati ridotti del 66%. L’operazione ha determinato, in termini economici, un

risparmio sui costi amministrativi e di reportistica compreso tra i 4 e gli 8 milioni di Dollari all’anno.

________________________

* American Eagle Outfitters conta oltre 1.000 punti vendita negli USA, Canada, Messico, Cina, Hong Kong e Regno Unito ed opera attraverso licenziatari in 22 mercati esteri.

Fonte: rielaborazione The European House – Ambrosetti su dati American Eagle Outfitters, 2017 (https://www.ae.com)

Case study – L’automazione del processo di attività promozionale: il caso di Metro Inc. (Canada)

Metro è uno dei maggiori operatori della grande distribuzione alimentare in Canada. Forte di una rete di più di 600

store nelle province del Quebec e Ontario, conta 65.000 dipendenti e un fatturato di oltre 12 miliardi di Dollari.

Metro ha realizzato un sistema integrato, in grado di gestire automaticamente le tempistiche delle offerte

disponibili sul sito e il pricing di tutti i prodotti, così da accelerare i processi decisionali per l’attuazione delle

strategie di marketing. Tra i risultati ottenuti, si è registrata la riduzione dei tempi di lancio degli sconti promozionali

(con un risparmio di 24 ore lavorative alla settimana) e di etichettatura dei prezzi (-8 ore). Sul fronte della gestione

dei prodotti commerciali, l’azienda è stata in grado di incrementare il numero di prodotti messi in commercio,

raggiungendo la quota record di 10.000 prodotti.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Metro Inc., 2017 (www.metro.ca)

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61

98. Un ulteriore aspetto che può essere

sfruttato ai fini commerciali facendo leva

sulle nuove tecnologie è il fenomeno della

“gamification”, ossia un’esperienza di

gioco creata attorno alla shopping

experience.

Attraverso tecniche ludiche, ma applicate ad

un contesto “non gaming”, questo strumento

sta diventando sempre più un utile strumento

per coinvolgere i Clienti, influenzandone i

comportamenti e le abitudini di acquisto.

L’adozione di soluzioni cloud-based e la

dotazione di dispositivi mobile (come

touchscreen e tablet) nei punti vendita ha

permesso di offrire soluzioni (ed esperienze)

di gioco completamente integrate nei sistemi

aziendali.

99. L’ingresso di forme di digitalizzazione, più o meno evoluta, tra le corsie dei

supermercati e la progressiva dematerializzazione del punto vendita sono due

fenomeni che gli operatori dovranno saper affrontare negli anni a venire.

100. Già oggi l’adozione di soluzioni basate sul cloud e la dotazione agli addetti dei punti

vendita di device mobili (smartphone e tablet) consente la riduzione dei tempi e l’ottimale

presidio delle funzioni operative tradizionali (come la richiesta di ordini dal banco, la

gestione delle etichette, la movimentazione dei prodotti direttamente a scaffale, la verifica

dei prezzi e l’inventario) o evolute (come l’accesso diretto in mobilità ai sistemi di back-

office).

I nuovi dashboard intelligenti, a disposizione dei dipendenti, permettono di accedere

a nuovi contenuti formativi come, ad esempio, video-pillole su tecniche di vendite,

planogrammi in 3D per la disposizione dei prodotti sui ripiani degli scaffali e sugli

espositori e live-coaching, in modo da poter soddisfare le richieste del Cliente in tempo

reale.

101. L’integrazione delle soluzioni mobile nei negozi fisici risponde all’esigenza dei

clienti di cercare informazioni, consultare pareri e recensioni, confrontare prezzi, ricevere

offerte in tempo reale, abbattendo così la distanza tra esperienza di acquisto online e

Case study – L’uso dei social network per indirizzare le campagne di marketing di Seiyu

(Giappone)

La catena di supermercati Seiyu, l’insegna del gruppo statunitense Walmart in Giappone, dove detiene 341 punti

vendita, ha lanciato una campagna promozionale via Twitter per ricevere input dalla clientela e sviluppare una

efficace strategia di marketing.

È stato chiesto ai follower di votare quale fosse il prodotto presente in catalogo che meritasse uno sconto. Dopo

due settimane di votazioni, la catena ha deciso di abbassare per un mese i prezzi dei 100 prodotti più votati dagli

utenti, su un totale di 10.000 prodotti disponibili nel catalogo online.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Seiyu, 2017 (www.seiyu.co.jp)

Case study – Rue La La: la gamification per

aumentare la base-clienti (USA)

Rue La La, retailer statunitense di abbigliamento

attivo sul canale online, ha creato una semplice

applicazione che prevede che con l’inserimento del

proprio indirizzo email (a fronte della sola

registrazione sul sito web), i Clienti possono

tentare la fortuna una volta al giorno, cercando di

indovinare in quale delle tre “scatole virtuali” si

nasconda uno dei numerosi premi in palio. La

pubblicazione continua (e il monitoraggio)

dell’andamento del gioco su Facebook ne ha

amplificato il successo, garantito dalla facilità di

accesso e dal non dover acquistare nessun

prodotto.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti

su dati Rue La La, 2017 (www.ruelala.com)

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62

offline. Diverse innovazioni tecnologiche sono in fase di sperimentazione nella GDO e nel

settore retail, tra cui:

Le casse automatizzate23, le app mobile per gli acquisti (attraverso le funzionalità della

videocamera integrata negli smartphone) e i sistemi evoluti di check-out, che –

attraverso la combinazione di Internet of Things e digital wallet – minimizzano i

tempi della spesa per il Cliente e riducono i costi operativi degli store.

I “camerini virtuali” introdotti sul canale online (web e mobile) e offline (negozi fisici

delle catene di abbigliamento) per offrire al Cliente una esperienza-utente innovativa

e completa.

I sistemi di audience recognition, che permettono alle aziende di raccogliere

informazioni sui clienti all’interno e all’esterno dei punti vendita, tracciandone i

comportamenti.

Figura 25. I nuovi strumenti a disposizione della GDO e del retail nell’era 4.0. Fonte: elaborazione The European

House - Ambrosetti, 2017

23 L’accesso alle casse automatizzate, attraverso un piccolo terminale portatile sincronizzato con i codici a barre di prodotti depositati nel carrello reale, consente al Cliente di ridurre i tempi di attesa per eseguire il pagamento della propria spesa.

Prezzi

dinamici

Scaffali

Smart

Sistemi evoluti di

self-check out

Dashboard

intelligenti

Soluzioni di

gamification

GDO e Retail 4.0

Audience

recognition

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Case study – La virtualizzazione delle catene della grande distribuzione: i casi di Home plus

(Corea del Sud) e Amazon GO (USA)

In considerazione dello scarso tempo a disposizione della popolazione sudcoreana, dal 2011, la catena britannica

della GDO Tesco e Samsung (attraverso la joint-venture Home plus) hanno creato degli store “virtuali” all’interno

di spazi pubblici. Con una app mobile i clienti possono inviare l’ordine di acquisto dei prodotti desiderati (e ricevere

i prodotti a domicilio) semplicemente fotografando con il proprio smartphone i codici QR abbinati alle immagini

delle merci riprodotte su pannelli retroilluminati o manifesti affissi alle pareti delle stazioni della metropolitana o sui

mezzi pubblici. Il successo dell’intuizione è stato confermato dai 900.000 download della app realizzati in meno di

un anno, con un incremento del 130% delle vendite sul canale digitale della società e del 76% del numero

di clienti registrati online.

Anche l’operatore globale dell’eCommerce Amazon sta sperimentando – a partire dal test-pilota in corso a Seattle

– modalità innovative di customer experience attraverso la dematerializzazione e digitalizzazione degli spazi fisici:

con la app Amazon GO, l’azienda intende creare il primo store completamente automatizzato, senza l’impiego

di personale (ad esclusione degli addetti per il rifornimento degli scaffali in corsia).

All’ingresso del negozio sarà sufficiente “strisciare” il proprio smartphone dotato di app Amazon GO, per poi

effettuare la spesa ed uscire senza fare code alla cassa o estrarre il proprio portafoglio. Infatti, l’integrazione tra

sistemi di riconoscimento facciale, algoritmi di intelligenza artificiale (deep learning), sensori di posizione e

tecnologia “Just Walk Out” consente di monitorare e tracciare automaticamente se i prodotti presi dal consumatore

ritornino o meno al loro posto (con un sistema smart di scaffali nei negozi) e di addebitare sull’account personale

del Cliente il costo dei prodotti effettivamente prelevati. Questo inoltre offrirà ad Amazon il vantaggio competitivo

di acquisire dati su abitudini, modalità di consumo e preferenze di acquisto dei suoi clienti, da utilizzare anche sugli

altri segmenti di mercato dell’azienda.

Figura 26. Gli acquisti via smartphone in una stazione della metropolitana in Corea del Sud (immagine di sinistra) e il primo

store-pilota di Amazon GO a Seattle dove sarà possibile vivere l’esperienza di un acquisto cash-free senza code alla cassa

(immagine di destra)

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Home plus e Amazon, 2017

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64

Case study – La realtà aumentata entra nelle catene di negozi di abbigliamento

Alcuni dei maggiori retailer della moda, tra cui H&M (Svezia), GAP (USA) e Zara (Spagna), stanno realizzando

sperimentazioni su varie declinazioni tecnologiche del virtual dressing room rese possibili dalla realtà aumentata:

si spazia dalle applicazioni per smartphone alle simulazioni sui siti web delle aziende fino all’installazione di veri e

propri camerini virtuali all’interno dei punti vendita. Queste soluzioni implicano:

da un lato, il miglioramento della shopping experience, con la possibilità per il Cliente di provare vestiti che il

negozio non ha in magazzino, prendendo le misure del proprio corpo in tempo reale e ordinando il vestito

online;

dall’altro lato, risparmi per le aziende in termini di minori costi per resi dei capi, minor tempo dedicato al

Cliente e riduzione del numero di personale di vendita.

Alle frontiere della innovazione 4.0 nel settore retail si colloca anche la tecnologia per la cosiddetta audience

recognition: si tratta di sistemi di video-analisi di lettura dei parametri biometrici dei clienti attraverso telecamere

installate nei negozi e/o nei manichini che abilitano il riconoscimento in tempo reale di sesso, età e conformazione

fisica dei clienti e analizzano le abitudini di comportamento (ad esempio, il tempo speso davanti alla vetrina

osservando un determinato abito esposto), inviando le informazioni raccolte al database del negoziante/punto

vendita per una successiva rielaborazione ad uso delle strategie di marketing.

La diffusione di sistemi di audience recognition consentirà anche di aggiornare ed allestire le vetrine dei negozi

secondo i gusti prevalenti della clientela, lanciare promozioni/offerta speciale ai potenziali acquirenti “profilati” (ad

esempio, riconoscimento facciale) e prevenire possibili furti della merce esposta nei punti vendita.

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su fonti varie, 2017

Focus – L’elaborazione dei dati in tempo reale per elaborare politiche di prezzo dinamico

Un fenomeno oggi diffuso nel settore retail è il cosiddetto showrooming: il Cliente si reca nel negozio fisico per

visionare o provare un determinato prodotto e, successivamente, per ottenere un risparmio sul prezzo di vendita,

ordina online la merce desiderata dal distributore più conveniente.

Una strategia di risposta, già attuata da diverse catene distributive e nel settore Ho.re.ca., è il ricorso ai prezzi

dinamici: grazie all’utilizzo di Electronic Shelf Labeling (targhette digitali), i retailer sono in grado di fornire prezzi

in tempo reale, elaborati attraverso software capaci di analizzare e prevedere l’andamento dei prezzi per un

determinato prodotto (esattamente come in un mercato borsistico). Un’ulteriore possibilità è quella di generare i

prezzi in base all’andamento delle vendite durante l’arco della giornata (ad esempio, riduzione dei prezzi per

incrementare le vendite nei momenti di scarsa affluenza nel punto vendita, oppure il loro aumento negli orari di

punta).

________________________

* Questo trend è stato avviato indirettamente da Amazon quando ha iniziato a vendere prodotti a prezzi più bassi rispetto ai negozi fisici che, sostenendo costi più elevati rispetto alla concorrenza digitale, si sono trovati obbligati a vendere lo stesso prodotto ad un prezzo superiore.

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su fonti varie, 2017

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65

2.5. ENERGIA E UTILITY

LE PRINCIPALI ESIGENZE STRATEGICHE E I TREND DI CAMBIAMENTO NEL

SETTORE

102. Lo scenario del mercato energetico è dominato da alcune tendenze, tra loro

interrelate e abilitate da cambiamenti e nuovi cicli tecnologici, che si stanno consolidando

a livello globale:

La crescita globale delle energie rinnovabili, sotto la spinta del progressivo

spostamento della generazione elettrica da fonti fossili a fonti alternative e la

crescente attenzione verso modalità di efficienza energetica, seguendo

l’orientamento delle policy nazionali ispirate ad obiettivi di decarbonizzazione e

maggiore sostenibilità economico-ambientale;

La trasformazione delle reti elettriche di ieri nelle reti energetiche “intelligenti”

(smart) del futuro, un’evoluzione che è favorita della convergenza del settore verso

altri comparti industriali o dei servizi (tra cui ICT e mobilità).

La crescente domanda di soluzioni innovative da parte dei Clienti, che aspirano a

rivestire – grazie alle nuove opzioni tecnologiche – un ruolo più attivo e consapevole

nel mercato. In aggiunta, il Cliente si aspetta non solo soluzioni più appropriate, ma

anche una relazione sempre più digitale e in tempo reale.

Il processo di liberalizzazione del mercato dell’energia24 porterà le aziende

energetiche, nell’ottica di differenziare l’offerta con beni e servizi a maggior valore

aggiunto, a creare business network tra aziende di vendita e partner tecnologici,

in ottica di bundle di prodotti.

L’effetto combinato di questi fenomeni determina una profonda ristrutturazione delle

catene del valore e dei business model tanto dei grandi attori energetici quanto delle

utility operanti a livello locale e/o regionale.

103. In una situazione di consumi di energia elettrica tendenzialmente stagnanti (in

Italia, dopo 3 anni di domanda in calo, nel 2015 si è registrata una crescita del 2%), il

sistema energetico italiano ha assistito nell’ultimo decennio alla crescita sostenuta della

generazione di elettricità da fonti alternative alle fonti fossili, che ha determinato impatti

nel funzionamento dell’intero mercato elettrico nazionale:

La produzione lorda di energia elettrica da fonte rinnovabile ha registrato un tasso

medio annuo composto di crescita (CAGR) del 9% tra 2010 e 2015, passando da 77 a

107 TWh (per oltre il 40% da fonte idroelettrica)25.

La quota del consumo lordo di elettricità generata da impianti ad energia rinnovabile

è aumentata, tra 2004 e 2014, dal 16,1% al 33,4%, ponendosi insieme ad altri Stati

Membri (come Spagna, Portogallo e i Paesi scandinavi) al di sopra della media

europea (27,5%).

24 In Italia, a partire dal 2018, è prevista la fine del mercato di maggior tutela e il passaggio al libero mercato per elettricità e gas naturale. 25 Elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Istat e GSE, 2017.

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66

La disponibilità di grandi quantità di energia richiede lo sviluppo di sistemi di

accumulo dell’elettricità per la rete (pari, in Italia, a 7 GW di capacità installata), come

batterie elettro-chimiche e sistemi meccanici di pompaggio idroelettrico. Questi

strumenti consentono di sopperire alla intermittenza della produzione energetica da

rinnovabili e riducono così i problemi di bilanciamento dei carichi e regolazione della

frequenza nel corso della giornata.

Figura 27. Elettricità generata da fonti rinnovabili in Italia ed UE-28 (incidenza percentuale del consumo elettrico lordo),

2004-2014. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2017

104. Digitalizzazione e iper-connettività sono i due fattori tecnologici che stanno

inducendo l’industry dell’energia a cambiare il proprio DNA: il sistema si sta spostando

da una struttura della supply chain da verticale a orizzontale, con il passaggio da un

modello centralizzato, basato sull’offerta e su infrastrutture di rete gerarchizzate, ad un

modello sempre più decentralizzato, costruito attorno al Cliente e secondo meccanismi

partecipativi. In un contesto di crescente digitalizzazione di asset, relazioni con il Cliente

e processi, è richiesto un adeguamento delle competenze digitali anche alle risorse umane

(tecnici sul campo, personale amministrativo, ecc.).

105. In questo contesto, il consumatore assume un ruolo nuovo lungo la filiera, aspetto

testimoniato dal fenomeno della cosiddetta auto-produzione di elettricità, noto anche

come prosumerism).

QUALI OPPORTUNITÀ SONO RESE POSSIBILI DALLA RIVOLUZIONE 4.0

106. Nel settore energetico, la catena del valore è molto lunga e su di essa insistono

numerose tecnologie (hardware e software), tra loro eterogenee, che impattano in modo

diverso sull’operatività aziendale a seconda del posizionamento lungo la filiera

(generazione, trasmissione, distribuzione, ecc.) e delle attività core svolte (elettricità, gas

naturale, gestione dei servizi idrici e ambientali, ecc.): si crea così un Digital Energy

Network dalla produzione all’utente finale.

16,1

%

16,3

%

15,9

%

16,0

%

16,6

%

18,8

%

20,1

% 23,5

% 27,4

% 31,3

%

33,4

%

14,4

%

14,9

%

15,4

%

16,1

%

17,0

%

19,0

%

19,7

%

21,7

%

23,5

%

25,4

%

27,5

%

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Italia UE-28

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67

107. I driver legati allo sviluppo tecnologico che sono di maggior rilievo per l’industry

si possono suddividere in due tipologie:

innovazioni strettamente connesse alle attività del mercato dell’energia (IoT,

intelligenza artificiale, Internet mobile, sistemi per l’efficienza e l’accumulo di

energia);

evoluzioni tecnologiche in settori adiacenti che portano a ibridazioni e generano

impatti indiretti sul comparto energetico (come, ad esempio, i veicoli elettrici e/o a

guida autonoma).

Questi cambiamenti tecnologici comportano un profondo ripensamento della catena del

valore dell’energia, a livello sia interno agli impianti (asset management) che esterno

(manutenzione delle reti infrastrutturali di trasmissione e distribuzione, ruolo e relazioni

con il Cliente finale, crescente attenzione alla sostenibilità ambientale, ecc.).

108. Nella Produzione, svolgono un ruolo di primo piano i Big Data analytics, che

consentono, ad esempio, alle aziende attive nella generazione elettrica di affrontare

efficacemente la flessibilizzazione del parco centrali, senza intervenire – su base

incrementale – sulle performance di singoli asset (come caldaie, turbine a gas e a vapore,

ecc.), ma sfruttando in chiave sistemica l’analisi dei dati relativi al funzionamento degli

impianti, con benefici diretti anche in termini di recupero di competitività di mercato di

alcuni impianti (si veda il caso seguente). Anche la Distribuzione (e, in generale, ogni

fase/attività in cui vi siano asset digitali) può sfruttare queste possibilità offerte dalla

rivoluzione 4.o.

109. Il potenziamento della capacità di analisi può essere anche utilizzato per rendere

più efficienti i processi amministrativi e di reportistica grazie alla combinazione e analisi

dei Big Data.

Case study – Il digitale e la flessibilizzazione degli impianti di generazione elettrica: l’esperienza

di A2A (Italia)

Il Gruppo A2A* ha applicato, con logiche di avanguardia innovativa, a partire dalla centrale di Chivasso, in

Piemonte, il processo di analisi dei Big Data allo scopo di potenziare la performance degli impianti e rendere

le scelte gestionali più efficienti ed efficaci grazie alla maggiore visibilità operativa, flessibilità ed affidabilità

dello stabilimento.

Dopo 3 anni di fermo forzato a causa dall’incapacità della struttura di rispondere abbastanza velocemente alle

variazioni nelle esigenze della rete, la centrale di Chivasso (un impianto turbogas con due moduli a ciclo

combinato, costruito nel 1950 e soggetto a successivi interventi di ammodernamento) è stata riavviata nel

novembre 2015, riuscendo ad adattarsi più rapidamente alle condizioni del mercato elettrico nazionale, a fronte di

minori costi di gestione e migliori prestazioni tecniche ed ambientali**.

Alla luce dei risultati positivi ottenuti dalla trasformazione digitale industriale realizzata nel test-pilota, l’uso delle

nuove tecnologie digitali sarà esteso ad altre centrali del Gruppo A2A in Italia.

________________________

* Il Gruppo A2A è attivo su 5 aree di business (energia elettrica, gas naturale, teleriscaldamento, gestione dei rifiuti e ciclo idrico integrato) e ha conseguito nel 2015 ricavi consolidati per oltre 4,9 miliardi di Euro.

** La centrale di Chivasso ha raggiunto un livello minimo di carico pari a 65 MW per singola turbina a gas, con un incremento massimo di 50 MW al minuto (una velocità pari a 2,5 volte quella standard). L’intervento ha permesso anche una riduzione del tempo di inattività e delle interruzioni nella produzione della centrale.

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati A2A, 2017 (www.a2a.eu)

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110. Un ulteriore sviluppo derivante dalla crescente connettività del mercato energetico,

legato in parte all’accessibilità di sistemi di produzione da fonti rinnovabili e di sistemi di

accumulo dell’energia, riguarda la Generazione Distribuita e le “Energy

Community”, che già oggi sono presenti in Paesi come Regno Unito, Germania e

Danimarca e si stanno affermando progressivamente anche in Italia.

111. Nella gestione e manutenzione delle reti di distribuzione, l’applicazione

dell’Internet of Things evidenzia un ampio spettro di opportunità applicative, in

particolare nell’ambito delle reti elettriche intelligenti (smart grid) che sono l’elemento-

chiave per lo sviluppo della loro estensione a livello extra-aziendale: le città del futuro, le

smart city. Queste reti evolute affiancano infatti al sistema distributivo una rete di

comunicazione e controllo con cui monitorare in tempo reale, gestire ed ottimizzare i

flussi bidirezionali di energia tra utility e clienti finali, minimizzando gli sprechi ed

accumulando eventuali surplus di energia prodotta.

Le smart grid saranno uno strumento chiave per guidare la trasformazione digitale del

sistema elettrico. Tali iniziative sono anche un volano di investimenti significativi per

Case study – E.ON: processi decisionali e verifiche analitiche più veloci grazie ai Big Data

analytics (Germania)

L’operatore energetico tedesco E.ON* ha creato un’unica piattaforma di data warehouse per consentire processi

decisionali più rapidi e la riconciliazione delle informazioni su consumi e vendite raccolte da una base di 6 milioni

di clienti.

L’operazione ha permesso al gruppo di potenziare la capacità di analisi dei dati, anche su base individuale, con

una riduzione del 62% del tempo necessario per caricare i dati statistici sulle vendite e nell’ordine dell’89%-99%

dei tempi di interrogazione del sistema. Allo stesso tempo, si è abilitata maggiore rapidità nella verifica su fatture

scadute e mancati ricavi: attività che, in precedenza, potevano essere evase in ore o addirittura giornate di lavoro,

oggi sono svolte in 5 minuti.

Automatizzare la raccolta dati più rapida, solida e accurata e produrre stime in tempo reale su domanda e margini

per tipologia di singolo prodotto/consumatore ha avuto impatti concreti sulla gestione operativa, in particolare sul

fronte commerciale e della reportistica.

________________________

* Il Gruppo E.ON, on oltre 56.000 dipendenti e ricavi per circa 116 miliardi di Euro nel 2015, si concentra su tre aree: fonti rinnovabili, reti di distribuzione e soluzioni per i clienti.

Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati E.ON Energie Deutschland GmbH, 2017 (www.eon.com)

Focus – Lo sviluppo delle Energy Community in Italia per un ecosistema “intelligente”

Un possibile strumento per raggiungere una crescente autonomia, sostenibilità ed efficienza rispetto alle necessità

energetiche è offerto dalle Energy Community: si tratta di comunità di utenze (private, pubbliche, o miste)

localizzate in una determinata area di riferimento in cui gli utilizzatori finali (cittadini, imprese, Pubblica

Amministrazione, ecc.), gli operatori del mercato, i progettisti, gli addetti alla pianificazione e i politici cooperano

attivamente per sviluppare livelli elevati di fornitura “intelligente” di energia, favorendo l’ottimizzazione

dell’utilizzo delle fonti rinnovabili e dell’innovazione tecnologica nella generazione distribuita e abilitando

l’applicazione di misure di efficienza energetica.

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2017

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costruire e/o riprogettare reti elettriche molto estese che spesso risalgono a 40-50 anni

fa.

112. Il contributo di digitalizzazione e connettività per migliorare la distribuzione di

energia si sostanzia in numerose soluzioni, tra cui:

L’adozione di metodi di trasmissione e distribuzione più flessibili finalizzati a

bilanciare le fluttuazioni dell’approvvigionamento.

L’impiego di tecnologie di stoccaggio per la mitigazione o la riduzione dei picchi di

domanda e per l’integrazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili nella rete di

trasmissione.

La trasmissione e analisi di dati sulla domanda e sui consumi del Cliente, attraverso i

contatori intelligenti, con la possibilità di modulare in tempo reale l’erogazione di

elettricità in ambito domestico nel corso della giornata.

L’integrazione di sistemi di monitoraggio e controllo per la prevenzione di interruzioni

di elettricità.

L’ottimizzazione delle prestazioni energetiche nei siti industriali e dell’efficienza

energetica a livello residenziale (ad esempio, sensori di rilevazione automatica della

temperatura negli spazi, con conseguente azioni mirate di riscaldamento o

raffrescamento).

La diffusione, in contesti urbani, di sistemi di mobilità elettrica per la riduzione

dell’impatto ambientale e/o con funzionalità IoT integrate nei comandi dei veicoli, per

una maggiore sicurezza alla guida.

Case study – L’analisi predittiva: l’esperienza di CenterPoint Energy (USA)

Negli Stati Uniti d’America, CenterPoint Energy, multiutility presente in 32 Stati attiva nella trasmissione e

distribuzione di elettricità (2,4 milioni di clienti) e nella distribuzione di gas naturale (3,4 milioni di clienti), ha

effettuato la completa trasformazione della propria rete di distribuzione, da analogica a digitale, attraverso

l’installazione di dispositivi di smart metering e l’applicazione di predictive analytics per migliorare l’assistenza al

cliente, con la combinazione di oltre 14 milioni di data point raccolti da dati storici e rielaborati in 1 secondo per

stimare il probabile motivo delle chiamate in entrata.

Grazie a questi interventi, l’azienda ha potuto razionalizzare e rendere più efficiente il servizio di manutenzione:

Incremento da 88.000 a oltre 220 milioni di letture di contatori al giorno.

Capacità di soddisfare circa 14 milioni di richieste con controlli da remoto (con un risparmio di 12.000

tonnellate di emissioni di CO2 nell’atmosfera per i minori spostamenti dei manutentori).

Possibilità di effettuare interventi, in tempo reale e in remoto, in caso di guasti o interruzioni della fornitura e

di inviare ai Clienti messaggi di alert per in caso di disastri naturali.

Sono anche migliorate la capacità di analisi delle modalità di consumo – con l’offerta di prodotti innovativi per la

vendita al dettaglio – e la gestione dei call center, in termini di capacità di risolvere i problemi dei Clienti (+15%

delle chiamate gestite e +200% della produttività).

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati CenterPoint Energy, 2017 (www.centerpointenergy.com)

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113. La crescente ibridazione e convergenza industriale tra il settore energetico e altre

industrie (è il caso della e-mobility o della domotica, ecc.), può potenziare il sistema

produttivo del Paese a livello nazionale e sovranazionale, grazie alla generazione di

spillover positivi che abilitano nuovi prodotti e servizi ed innovazioni applicabili

all’industria automobilistica ed aerospaziale, al trasporto passeggeri e merci su strada e

su ferro, ai comparti della meccanica e dell’automazione.

Un esempio è offerto dalla evoluzione del modello di business offerto dalla

“smartizzazione” delle reti elettriche per il trasporto di elettricità e connessione

voce-dati a banda larga e ultra-larga26: pur non essendo operatori di

telecomunicazioni, gli attori del mercato energetico potranno fare l’ingresso nel settore

dei network della banda larga, sfruttando la capillarità della rete elettrica di

distribuzione (cavidotti, cabine e contatori). Le stesse smart city abilitano la raccolta di

input che serviranno alle aziende e alla P.A. per pianificare i servizi di trasporto pubblico

locale, impostare l’erogazione dei servizi amministrativi sul territorio, ecc.: come detto, si

tratta di implicazioni di larga scala che derivano da soluzioni di sistema a cui il settore

energetico, da un lato, contribuisce e, dall’altro ne beneficia in un circolo virtuoso.

114. Se le fasi a monte della filiera industriale dell’energia – essendo legate alla

generazione e quindi più capital-intensive – si focalizzano principalmente sull’asset

management, le attività a valle (marketing e assistenza clienti) possono beneficiare

dall’apporto di Internet mobile, IoT e sensori nella ridefinizione i processi di interazione

con i Clienti. In particolare, la relazione digitale con il Cliente è resa più efficiente

dall’adozione di soluzioni di machine learning e di intelligenza artificiale, che può

diventare person-to-machine, ad esempio con l’introduzione di chabot27, nei servizi di

customer care.

Questo vale soprattutto per le multiutility, che devono garantire contemporaneamente

l’efficienza operativa e la soddisfazione del Cliente su più aree di business. In questi casi,

una trasformazione digitale dell’azienda a 360° può favorire la diffusione

nell’organizzazione di una “cultura 4.0” a tutti i livelli.

26 Le connessioni veloci e ultra-veloci a Internet rappresentano una condizione necessaria per offrire una serie di servizi, dai più semplici (come videochiamate o teleconferenze) a quelli più evoluti (telelavoro, telemedicina, ecc.) e per attuare la completa informatizzazione dei rapporti fra cittadini e P.A. (Istruzione, Sanità, Fisco, ecc.). 27 Un chabot è un programma interattivo di intelligenza artificiale (regolato da schemi e comandi precisi) che permette di automatizzare attività di comunicazione, senza l’intervento umano.

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Case study – Un’azienda 4.0 al servizio del Cliente: la business transformation di Acea (Italia)

Il Gruppo Acea ha avviato una trasformazione digitale con l’ambizione di innovarsi nel profondo, abilitando nel

Gruppo una nuova strategia di business volta ad incrementare radicalmente le performance operative ed

economiche e condividere il valore generato verso tutti gli stakeholder (clienti, azionisti, ambiente, dipendenti).

Il percorso di trasformazione è stato caratterizzato da un nuovo modello operativo per la gestione dei business a

rete, dal ridisegno dei processi in ottica end-to-end in grado di realizzare una nuova customer experience, da

modelli organizzativi snelli che semplificano la governance dei processi di Gruppo, da nuove competenze tecniche

e manageriali. La trasformazione digitale ha utilizzato in pieno le leve ICT e sviluppato una visione tecnologica per

il continuo miglioramento delle performance basandosi su tre pilastri fondamentali: integrazione, strumenti mobile

e real time.

Significativi investimenti nell’innovazione tecnologica, hanno consentito ad Acea di concretizzare importanti

risultati che la stanno portando ad essere riconosciuta tra le utility più avanzate d’Europa. Nel 2016 l’aumento

dell’EBITDA consolidato (+22,4%) e degli investimenti (+23,6%) sono stati conseguiti anche grazie alle efficienze

generate dall’innovazione dei processi operativi e dalle misure di razionalizzazione societaria, senza costi sociali

connessi. La business transformation di Acea è stata caratterizzata nello specifico da:

L’ottimizzazione della gestione del lavoro: oggi circa 3.000 tecnici adottano una nuova tecnologia e nuovi

processi con performance fino a 3 volte superiori, (ad esempio, nel servizio idrico, tempi ridotti da 30 a 10

giornate lavorative per la preventivazione, da 20 a 6 giornate lavorative per la sostituzione del misuratore, da

9 a 3 giornate lavorative per l’attivazione della fornitura). Le nuove tecnologie hanno consentito una

programmazione degli interventi sul territorio più efficiente e al tempo stesso un miglioramento della work life

balance delle persone in campo. I processi sono gestiti in tempo reale e il servizio offerto diventa sempre più

personalizzato.

Il miglioramento della interazione con il cliente e della qualità del servizio: attraverso il potenziamento

dei canali digitali, migliora la customer experience e la reputazione aziendale. I nuovi canali hanno consentito

un minor afflusso allo sportello e al call center, permettendo ai dipendenti di dedicarsi maggiormente alla cura

del cliente e ad attività a maggior valore aggiunto.

Il rafforzamento della People Strategy: accanto alla gerarchia è stato promosso un “network”, una struttura

agile di tipo reticolare, in cui le persone hanno la possibilità di promuovere direttamente e senza filtri della

gerarchia, soluzioni innovative e contribuire spontaneamente al cambiamento. Il “sistema duale” è

un'organizzazione fondata sulla partecipazione volontaria dei dipendenti dedicata all'accelerazione del

cambiamento, in cui il network (circa 4.500 volontari disponibili al cambiamento e circa 2.000 persone

attivamente ingaggiate) affianca la gerarchia condividendone l’urgenza del cambiamento e realizzando un

modello di leadership diffuso. Questo approccio ha modificato il modo in cui le persone del Gruppo pensano

al proprio lavoro e lo realizzano, rendendo possibile il cambiamento come forma mentis aziendale e ha

consentito ad Acea di pensare e agire in modo “snello” (lean thinking) e “digitale” (digital thinking) per

ripensare, rafforzare e rivoluzionare le logiche di business, così da cogliere le opportunità del 4.0.

________________________

* Acea è una delle principali multiutility italiane, attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente. È il primo operatore nazionale nel settore idrico (8,5 milioni di abitanti serviti nel Lazio e Centro Italia), tra i principali player italiani nella distribuzione e vendita di energia, e il sesto operatore in Italia nel settore del waste to energy (770.000 tonnellate di rifiuti trattati).

Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Acea, 2017 (www.acea.it)

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72

CAPITOLO 3

…E QUESTO RENDE IL CAMBIAMENTO UNA NECESSITÀ PER

L’INDUSTRIA E I SERVIZI

3.1. OGGI LE ECONOMIE AVANZATE DEVONO ADOTTARE UN NUOVO PARADIGMA

DI CRESCITA E DI PRODUZIONE

115. L’introduzione delle tecnologie 4.0 nelle aziende industriali e di servizi è in grado

di innescare importanti ricadute anche a livello di sistema, su un orizzonte di

medio-lungo termine. La globalizzazione, che ha caratterizzato lo scenario economico a

partire dagli ultimi decenni, ha comportato significativi cambiamenti per effetto di

fenomeni come l’integrazione delle catene globali del valore28, la delocalizzazione dei siti

produttivi e l’inasprimento della competizione tra economie mature ed emergenti sulla

base del costo della forza lavoro.

In tale quadro, l’evoluzione tecnologica realizzata attraverso l’automazione delle fasi

produttive e la digitalizzazione di processi, prodotti e servizi, rendono i mercati più

“fluidi” e fanno sì che la concorrenza sia dettata da tempi di azione-reazione sempre

più rapidi.

116. Nelle economie avanzate, il rallentamento della crescita è iniziato già prima della

crisi economica globale del 2008: infatti, tra il 1995 e il 2000, le economie dei Paesi OCSE

sono cresciute ad un tasso composto medio annuo del 3,4% rispetto al +2,3% del periodo

2000-200529. Questo ha indotto esperti ed economisti ad interrogarsi se – in assenza di

un rinnovamento complessivo dei modelli produttivi – il Ventunesimo secolo possa

portare le economie mature, nel medio-lungo termine, verso una pericolosa situazione

di stagnazione.

117. La situazione di rallentamento o di impasse dell’economia dei Paesi industrializzati

può essere spiegata dal minor “traino” esercitato da alcuni fattori-chiave quali, da un

lato, lo sviluppo dei flussi globali del commercio e, dall’altro, le “ondate” successive di

innovazione tecnologica, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella crescita degli

ultimi secoli.

118. Se si considera l’orizzonte di breve termine, variabili come la spesa pubblica, i tassi

di interesse e gli investimenti in capitale fisso lordo (che, per quanto rilevanti, spostano

solo temporaneamente il percorso di crescita di un’economia), rivestono una importanza

relativa rispetto a quelli di natura strutturale – come i fattori della produzione e la

loro produttività – che incidono con effetti di lungo periodo e trasversali a più

settori e mercati.

Se infatti i primi sono frutto principalmente delle scelte di politica economica nazionale,

l’innovazione tecnologica si diffonde superando i confini geografici e aumentando la

produttività, anche se spesso con un certo ritardo temporale.

28 L’accesso a una catena globale del valore (CGV) offre alle aziende la possibilità di eseguire le fasi del processo produttivo in cui si detengono le migliori competenze, senza dover quindi sviluppare l’insieme delle attività, e di esternalizzare le altre lungo la filiera, con vantaggi di costo e differenziazione. 29 Elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE, 2017.

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73

119. L’impatto di alcune innovazioni si genera prevalentemente in settori specifici,

mentre altre innovazioni sono di portata “epocale”, poiché entrano in modo pervasivo

nel tessuto economico-sociale, stravolgendone le logiche di funzionamento30. Lo stesso

vale per innovazioni organizzative o di processo (come, ad esempio, la catena di

montaggio o la lean production), che hanno anch’esse un impatto sulla produttività,

anche se in minor misura confinato a livello settoriale. La globalizzazione ha reso i tempi

di propagazione di queste innovazioni più veloci, con la conseguenza che i cambiamenti

che agiscono sulla produttività acquisiscono sempre più una dimensione transnazionale.

120. Queste trasformazioni seguono normalmente la dinamica della “curva

logistica” (o “curva della crescita”)31: il suo andamento assume una forma

sigmoidale, in cui si succedono gradualmente una prima fase di accelerazione e

una seconda fase di decelerazione. La curva logistica descrive bene quei processi

che iniziano lentamente, accelerano fino a una velocità massima e poi esauriscono il loro

effetto.

Nel caso dell’impatto delle innovazioni, questo incrementa lentamente nella fase iniziale

di prima implementazione quando è appena stata messa a punto, accelera con la sua

diffusione e con il moltiplicarsi delle sue applicazioni, fino ad un punto di progressivo

stallo in cui – essendosi ormai diffusa e avendo già dispiegato gran parte delle sue

potenzialità in tutti i campi – diventa difficile trovare nuove applicazioni originali. Da lì

in avanti, la crescita procede rallentando e i suoi effetti degradano finché si esaurisce

tutto il potenziale innovativo.

30 È stato il caso dell’introduzione del telaio meccanico e della macchina a vapore alla fine del Diciottesimo secolo o, in tempi più recenti, dell’avvento di Internet alla fine del Ventesimo secolo. 31 Tale nome è ispirato dai fenomeni di crescita biologica, comune anche a gran parte dei processi sociali.

Focus – La portata disruptive dell’innovazione secondo cicli successivi

Già nel 1966 Simon Kuznets, Premio Nobel per l’Economia nel 1971, parlava di “innovazioni epocali” e del loro

impatto: secondo l’economista statunitense, le epoche economiche non sono altro che il risultato delle applicazioni

e delle ramificazioni delle più importanti innovazioni*.

La stessa denominazione di “rivoluzione 4.0” allude alla classificazione delle tre precedenti rivoluzioni industriali

avvenute grazie a innovazioni tecnologico-organizzative che hanno ridefinito radicalmente il sistema produttivo ed

economico: l’energia meccanica da vapore alla fine del Diciottesimo secolo, la catena di montaggio all’inizio del

Novecento e l’elettronica negli anni Settanta del secolo scorso. Se si analizza la storia dell’economia globale, è

possibile osservare che le epoche di espansione economica corrispondono a quelle di crescita demografica e di

fioritura della creatività intellettuale ed artistica, inaugurate da grandi innovazioni che hanno permesso di

elevare il limite superiore della capacità produttiva dato dai fattori della produzione e dalla loro produttività**.

________________________

* Fonte: Simon Kuznets, “Modern economic growth: rate, structure and spread”, Yale University Press, 1966.

** Si veda, tra gli altri: Rondo E. Cameron, “Storia economica del mondo”, Ed. Il Mulino, 1993.

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74

Figura 28. L’andamento della “curva logistica” o “curva della crescita”. Fonte: elaborazione The European House -

Ambrosetti, 2017

121. Una medesima dinamica si riscontra con riferimento all’impatto delle grandi

innovazioni e di quelle di minor portata, con la differenza che queste ultime generano un

“balzo” economico più ridotto. Infatti, poiché le invenzioni si presentano in modo

inaspettato e imprevedibile, gli effetti di queste innovazioni si sovrappongono nel tempo,

mescolandosi nei dati economici. Tuttavia, le innovazioni più importanti hanno un

impatto così significativo da poter essere rintracciate nei dati economici: ad esempio, se

si considera l’andamento del Prodotto Interno Lordo nell’Europa occidentale tra il 1600

e il 1950, si può identificare in modo abbastanza definito l’andamento sigmoidale delle

prime due rivoluzioni industriali, con la seconda che si innesta sul finire della prima.

Figura 29. Andamento del Prodotto Interno Lordo dell’Europa occidentale (milioni di 1990 International Geary-Khamis

Dollar) e approssimazione con curve logistiche in corrispondenza con la prima e con la seconda rivoluzione industriale,

1600-1950. Fonte: rielaborazione The European House - Ambrosetti su dati Groningen Growth and Development

Centre, 2010

122. Poiché le innovazioni nascono e si propagano dai Paesi avanzati a quelli in via di

sviluppo, il loro impatto si sviluppa nei loro sistemi economici e produttivi in tempi

diversi. I Paesi che sono alla frontiera dell’innovazione beneficiano prima degli

Tempo0 N

Pro

dotto

Inte

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Lord

o

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400.000

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1.200.000

1.400.000

1.600.000

1600 1700 1820 1870 1900 1913 1940 1950

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199

0 In

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Seconda rivoluzione

industriale

Prima rivoluzione

industriale

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75

effetti positivi delle innovazioni tecnologiche, ma arrivano anche prima ad esaurire il loro

potenziale innovativo. Quando questo accade, le prospettive di crescita si affievoliscono

fino a quando l’introduzione di nuova innovazione determina la partenza di una nuova

curva.

Figura 30. Andamento del Prodotto Interno Lordo reale di Asia e dei Paesi avanzati (milioni di 1990 International

Geary-Khamis Dollar) e approssimazione con curve logistiche, 1989-2008. Fonte: rielaborazione The European House

- Ambrosetti su dati Groningen Growth and Development Centre, 2010

123. La rivoluzione 4.0 può consentire di ridurre il rischio di stagnazione/decrescita

dell’economia. Oggi tutte le economie mature – tra cui anche l’Italia – si collocano

lungo la seconda fase della curva (ossia quella del rallentamento), poiché si stanno

esaurendo i potenziali delle innovazioni realizzate e immesse sul mercato nei decenni

precedenti, legate a Internet e alla digital economy. La digitalizzazione nei Paesi avanzati

è in gran parte già avvenuta tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila: per

continuare a crescere a tassi elevati (e ritardare così la stagnazione), le economie

avanzate devono imboccare una nuova curva, “agganciandosi” ad una nuova rivoluzione

tecnologica. Se si guarda all’orizzonte, la prossima rivoluzione ad impatto globale sarà la

trasformazione verso l’industria e i servizi 4.0.

124. Per l’Italia, la rivoluzione 4.0 può rivelarsi un fattore critico di rilancio

dell’economia nazionale e di rafforzamento del comparto produttivo. Il

nostro Paese, infatti, soffre – più di altri competitor – dell’assenza di crescita:

Tra il 2010 e il 2015, il PIL dell’Italia si è contratto del 4,7%, mentre in Germania e

negli USA è cresciuto del 15,0% e in Francia dell’8,9%32.

32 Elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE, 2017.

Curva logistica dei Paesi avanzati

Curva logistica dell’Asia

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76

La scarsa crescita ha un impatto significativo sull’occupazione (il tasso di

disoccupazione in Italia si attesta intorno al 12%, mentre nell’UE è pari all’8,5% e in

Germania è inferiore al 5%), così come sui consumi attraverso i redditi e sugli

investimenti a causa della diminuita fiducia nel sistema economico.

L’economia italiana è cresciuta meno di altri Paesi avanzati già prima della crisi,

anche a causa della scarsa produttività del lavoro, su cui a partire dall’inizio

degli anni Novanta del secolo scorso si è ampliato il divario rispetto alle maggiori

economie industrializzate: nel 2015 la produttività per ora lavorata risultava più

elevata del 23,7% in Germania, del 27,5% in Francia e del 31,9% negli USA rispetto

all’Italia).

Figura 31. Produttività del lavoro per ora lavorata in alcune economie industrializzate (Prodotto Interno Lordo espresso

in Dollari PPP), 1990-2015. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati OCSE, 2017

125. In sintesi, la rivoluzione 4.0 offre all’economia italiana la possibilità di

riguadagnare competitività, non solo attraverso un aumento della produttività, ma

anche grazie alla specializzazione delle imprese in una gamma di nuovi prodotti e servizi

ad alto contenuto di tecnologia e di lavoro ad elevata qualifica e all’upgrade di prodotti e

servizi esistenti secondo l’evoluzione 4.0.

In tal modo, l’Italia può creare prodotti sempre più personalizzati e di elevata qualità in

chiave industriale: ad esempio, negli ultimi anni la produzione manifatturiera a

tecnologia alta e medio-alta ha conosciuto una ripresa rispetto agli altri segmenti.

Essere capaci di preparare un nuovo “balzo tecnologico”, agganciando una nuova curva

innovativa, può risultare determinante per dare al Paese la possibilità di tornare a

crescere a tassi sostenuti.

60,859,0

47,7

47,1

47,7

62,9

30

35

40

45

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55

60

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2010

2011

2012

2013

2014

2015

Francia Germania Italia Spagna Regno Unito USA

US

Dol

lar,

PP

P

Germania =

+23,7% vs. Italia

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77

Figura 32. Indice del volume della produzione nel settore manifatturiero in Italia per intensità di tecnologia (numero

indice 2010=100), 2000-2016. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Eurostat, 2017

3.2. ALCUNE TECNOLOGIE ABILITANO LA “RIVOLUZIONE 4.0” A 360 GRADI…

126. La rivoluzione 4.0 aprirà un nuovo gap, dopo quello prodotto dalla

digitalizzazione, tra le imprese (e i rispettivi territori) che riusciranno a realizzare una

sua rapida implementazione e quelle che, al contrario, resteranno al margine.

127. Affinché il potenziale della rivoluzione 4.0 possa dispiegarsi pienamente e

determinare gli effetti di ripresa attesi sia a livello produttivo che di sistema-Paese,

occorre – come per tutte trasformazioni innovative – sviluppare una tecnologia

abilitante. Nel caso di questa nuova rivoluzione, non vi è una sola tecnologia abilitante,

ma un aggregato di più tecnologie (hardware e software) tra loro

interconnesse:

a. Internet of Things (IoT);

b. Big Data analytics;

c. Cybersecurity;

d. Cloud computing;

e. Additive manufacturing (stampa 3D);

f. Robotica avanzata;

g. Realtà aumentata;

h. Integrazione orizzontale/verticale delle informazioni;

i. Cognitive computing.

85

90

95

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1

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5

201

6

Manifattura totale

Manifattura ad altatecnologia

Manifattura a tecnologiamedio-alta

Manifattura a bassatecnologia

Manifattura a tecnologiamedio-bassa

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78

Figura 33. Le tecnologie che abilitano la rivoluzione 4.0. Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti, 2017

128. La connessione, non mediata da persone, di oggetti e macchine a Internet

(Internet of Things - IoT) è una delle maggiori evoluzioni tecnologiche che si sta

preparando per i prossimi anni, e segnerà un notevole miglioramento nella capacità di

raccogliere, analizzare, mettere in relazione e distribuire dati trasformandoli in

informazioni e conoscenza. Tra il 2008 e il 2009 il numero degli oggetti connessi a

Internet ha superato quello delle persone connesse e si prevede che nel 2020 il numero

totale di dispositivi connessi sarà pari a circa 50 miliardi.

Internet of Things(IoT)

Big Data analytics

Cyber security

Cloudcomputing

Robotica avanzata

Realtà aumentata

Cognitive computing

Le tecnologie

abilitanti della

rivoluzione 4.0

Additive

manufacturing

Integrazione

orizz./vert.

informazioni

Focus – Il Piano Nazionale “Industria 4.0” del Governo italiano

Queste tecnologie sono incluse nei cluster abilitanti individuati nel Piano Nazionale “Industria 4.0 2017-2020”,

frutto del lavoro di una Cabina di Regia a livello governativo e con il coinvolgimento di attori pubblici e privati,

presentato nel settembre 2016. La strategia identifica una serie di linee strategiche di intervento, suddivise tra

direttrici chiave (focalizzate su investimenti innovativi, competenze, governance e awareness) e direttrici di

accompagnamento (focalizzate su infrastrutture abilitanti e strumenti pubblici di supporto). Per ciascun ambito il

Governo delinea obiettivi e misure di incentivazione agli investimenti, come misure di iperammortamento e di

superammortamento, credito d’imposta sulla ricerca e detrazioni fiscali a favore di Industria 4.0, venture capital e

start-up.

Il documento riconosce i seguenti benefici per il sistema industriale italiano derivanti dall’Industria 4.0:

Maggiore flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala.

Maggiore velocità dal prototipo alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative.

Maggiore produttività attraverso minori tempi di set-up, riduzione errori e fermi macchina.

Migliore qualità (e minori scarti) grazie ai sensori che monitorano la produzione in tempo reale.

Maggiore competitività del prodotto grazie alle maggiori funzionalità derivanti dall'IoT.

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Governo italiano, settembre 2016

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La vera trasformazione riguarda i cosiddetti oggetti intelligenti: escludendo PC, tablet

e smartphone (che si interfacciano con esseri umani), si stima che gli oggetti intelligenti

collegati alla rete nel 2020 saranno 25 miliardi. Le reti di comunicazione che dovranno

connettere gli oggetti intelligenti sono molto diverse tra di loro e, mentre alcune trovano

applicazione in modo trasversale in diversi ambiti, altre hanno caratteristiche tali da

renderle utilizzabili solamente in ambiti specifici. Per esempio, non tutte le tecnologie di

rete consentono di comunicare con oggetti in movimento su grandi distanze, come quelli

installati sulle autovetture.

Figura 34. Alcuni esempi di tecnologie di rete e dei relativi ambiti di applicazione. Fonte: rielaborazione The European

House - Ambrosetti su dati IoT Lab - Politecnico di Milano, 2016

129. Anche a causa del previsto impatto sul sistema economico della rivoluzione IoT, le

tecnologie di rete sono in rapidissima evoluzione per soddisfare le necessità specifiche

poste da questa nuova tecnologia. Alcuni risultati sono già disponibili: le reti più

innovative, come le Low Power-Wide Area (anche dette cellular-like), consentono di

combinare i vantaggi di tecnologie diverse. Nello specifico, permettono di associare un

basso consumo energetico, simile a quello delle reti wireless, ad un ampio raggio di

azione, analogo a quello delle reti per telefoni cellulari.

130. I dispositivi IoT saranno solo una delle nuove fonti di dati con cui le banche dati

dovranno interfacciarsi: oltre ai dati registrati intenzionalmente da persone e aziende, ci

saranno quelli generati automaticamente già oggi da oggetti come i telefoni cellulari, e

quelli generati dagli utenti stessi, ad esempio sui social network. Questo genera i Big

Data (ossia grandi archivi di dati, strutturati o non strutturati, eterogenei tra loro e

provenienti da un grande numero di sorgenti) e apre enormi possibilità associate alla

loro analisi ed interpretazione (Big Data analytics).

Smart

metering e

smart grid

Smart city e

smart

environment

Smart asset

management

Smart

logisticsSmart factory

Smart

agricultureE-Health

Smart home

& buildingSmart car

Reti dei cellulari

RFId passivo

RFId attivo

RFId passivo

RFId attivo

PLC

W-Bus W-Bus W-Bus

Reti Mesh Low-Power

WiFi WiFi

Personal communicationPersonal

comm.

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80

Figura 35. Come si generano i Big Data: tipologie di informazioni che confluiscono nelle banche dati per provenienza.

Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti, 2017

131. In vista di questa evoluzione, occorre progettare fin da subito banche dati adatte

ad interfacciarsi con più sistemi, tenendo ben presente che la mole di dati che verrà

prodotta sarà tale da creare complessità nella gestione e organizzazione degli

stessi. Si stima infatti che i dati informatici creati a livello mondiale nel 2020 saranno

pari a 50 volte quelli esistenti nel 2010.

Per evitare i rischi di un sovraccarico di dati e trarre beneficio dai nuovi dati resi

disponibili, è decisivo, ad esempio, mettere in campo una strategia finalizzata a

frazionare il dato, conservando solamente le informazioni utili e non i dati in quanto tali.

Questo approccio, oltre a rendere più gestibile la gestione dei dati, va incontro

all’esigenza di sicurezza che è intrinseca nella gestione dei dati sensibili degli utenti.

132. La nuova mole di connessioni e trasmissione di dati richiederà tecnologie, processi,

prodotti e standard per proteggere dispositivi, collegamenti e dati (ad esempio, proprietà

intellettuale, dati personali relativi a dipendenti e/o clienti, accordi di riservatezza con

clienti e fornitori, password di conti correnti e carte di credito, ecc.) e tutelare la privacy

di privati e aziende: si entra così nel campo della cybersecurity.

Si tratta di un ambito che, in virtù della sua rilevanza strategica, attraversa

trasversalmente anche le altre tecnologie della rivoluzione 4.o e diventa parte

integrante di qualsiasi scelta, sistema o soluzione. Man mano che si sviluppano

nuove tecnologie, verranno anche introdotte nuove regole che stimoleranno il mercato

della cybersecurity. Per minimizzare i rischi occorre, dunque, individuare i requisiti di

architettura di sistema e tecnologici che consentono di massimizzare la cybersecurity e

le logiche da seguire per regolare la materia della proprietà del dato e del suo successivo

utilizzo.

133. I dati non verranno solo immagazzinati ma anche condivisi tra utenti e sistemi. Il

cloud computing (l’insieme di tecnologie che permettono di elaborare, archiviare,

memorizzare e trasmettere dati tramite l’uso di risorse hardware e software distribuite

nella rete) renderà possibili nuovi servizi, processi digitali e forme di interazione tra

aziende, cittadini e Pubblica Amministrazione.

Banche

dati

Dispositivi IoT

(dati registrati

intenzionalmente)

Dati generati da

utenti (social

network, ecc.)

Dati generati

automaticamente

(smartphone, ecc.)

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81

134. Sul fronte produttivo, la diffusione e l’evoluzione delle stampanti 3D (il

cosiddetto additive manufacturing) consentirà la produzione di oggetti fisici

tridimensionali da parte di chiunque e con una forte riduzione degli sprechi. I

consumatori potranno decidere di diventare anche produttori, dando vita a nuovi

modelli di business legati alla produzione diffusa, e consentendo l’ottimizzazione di tutta

la supply chain. È possibile che in molti settori, la nuova tecnologia faccia sì che, a

tendere, non si vendano più prodotti, ma modelli digitali.

135. Nell’era 4.0, anche le macchine continueranno a migliorare in automazione e

flessibilità, procedendo verso l’autonomia e la collaborazione, sia tra loro sia tra esseri

umani. Già oggi, la robotica italiana è all’avanguardia e, con un valore di quasi 4,7

miliardi di Euro nel 2014, è applicata in molti casi nella manifattura per migliorare la

produttività, la qualità dei prodotti e la sicurezza dei lavoratori.

136. Le frontiere dell’innovazione si estendono anche alle tecnologie di realtà

aumentata: gli esseri umani potranno utilizzare strumenti che permettono di gestire

informazioni che vanno oltre i cinque sensi naturali. Questo muterà la concezione di tutti

gli ambiti in cui è possibile avvalersi di questi sistemi, dallo sviluppo e design dei

prototipi alla scelta dei prodotti nei negozi, dalla fruizione di servizi culturali e di

intrattenimento alla pubblicità. Si stima che nel 2020 il giro d’affari legato alla realtà

aumentata ammonterà, a livello globale, a 120 miliardi di Dollari.

137. L’integrazione orizzontale e verticale delle informazioni lungo la catena

del valore, dal fornitore al consumatore, rende i confini aziendali sempre più “liquidi” e

permette di disporre di una visione d’insieme di tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto:

con l’integrazione orizzontale di informazioni e processi, la catena del valore viene

ridefinita da reti di collaborazione con aziende partner e fornitrici;

con l’integrazione verticale, si modifica la relazione tra gli strumenti di produzione

delle aziende, grazie alla comunicazione machine-to-machine (M2M) e

all’integrazione con i servizi della “factory digitale”.

Conseguenze di uguale natura si generano nelle aziende che forniscono servizi, ad

esempio, nel campo delle utility e dei servizi finanziari.

138. Il Ventunesimo secolo sta assistendo anche allo sviluppo dei sistemi di calcolo e dei

software di analisi che consentono di interpretare ed estrarre valore da quanto

oggi è “invisibile” alle aziende33. I sistemi di cognitive computing potenziano,

estendono e accelerano la scala della conoscenza umana e la disponibilità di servizi

digitali, rendendo più veloci ed efficaci i processi decisionali in azienda. Con i sistemi di

intelligenza artificiale sarà possibile automatizzare attività d’ufficio routinarie, il

controllo dei robot avanzati, l’interazione con i Clienti attraverso le chatbot e l’analisi dei

dati, anche fotografici, con significativi aumenti di produttività, offrendo alle persone la

possibilità di specializzarsi su lavori più creativi e meno ripetitivi.

33 Si stima che oggi l’80% delle informazioni sia disponibile in forma destrutturata: le tecnologie cognitive, per effetto di una capacità di calcolo avanzata e potenzialmente infinita, sono in grado di decodificare, analizzare in tempo reale e correlare enormi quantità di dati, restituire le informazioni in forma organizzata e schematizzata in aree tematiche e semantiche, fornire risposte a domande complesse sulla base di ipotesi, considerazioni, argomentazioni e raccomandazioni, basandosi sull’autoapprendimento continuo.

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139. Le tecnologie abilitanti sopra illustrate possono essere declinate da ogni azienda su

tre ambiti principali:

a. macchinari e impianti;

b. processi e sistemi;

c. le persone.

L’implementazione e la gestione della transizione 4.0 in ciascun ambito determina nuove

sfide e solleva anche alcune criticità che devono essere affrontate secondo un approccio

parcellizzato e specifico in funzione della singola area.

140. La digitalizzazione di macchinari e impianti (ad esempio, sensori, macchine

intelligenti, scambio di dati, ecc.) consente di intervenire su oggetti che non sono “digital

native” al fine di sfruttarli al meglio, aumentandone la produttività, o di abilitare

operazioni in precedenza non possibili grazie a nuove funzionalità. Allo stesso tempo,

come si è detto, la crescente interconnessione tra le macchine e lo scambio continuo di

informazioni in tempo reale richiedono investimenti per garantire la sicurezza del

trattamento e la protezione dei dati sensibili.

141. Con riferimento a processi e sistemi, la digitalizzazione offre alle aziende

(soprattutto a quelle di maggiori dimensioni) la possibilità di risolvere il problema della

stratificazione di tecnologie interne e di intervenire sulle infrastrutture legacy in

chiave di maggiore razionalizzazione e semplificazione.

La completa revisione in ottica 4.0 della infrastruttura di gestione dei processi ai vari

livelli – come attività di back-office, servizi di contatto con fornitori e clienti, ecc. –

permette di intervenire sull’interfaccia adeguandola al variare delle regole (interne ed

esterne) e senza intaccare il sistema core dei processi aziendali. Questo consente anche di

generare una piattaforma comune ed omogenea anche per le entità estere appartenenti

allo stesso gruppo.

142. La digitalizzazione determina un impatto anche (e soprattutto) sulle persone che

lavorano nell’azienda. Si riscontra infatti una tendenziale correlazione inversa tra

l’aumentare dell’età anagrafica e del livello del ruolo ricoperto nell’organizzazione e

l’apertura alla digitalizzazione.

Per superare le resistenze al cambiamento occorre promuovere iniziative di

sensibilizzazione e percorsi formativi rivolti tanto alla forza lavoro, quanto alla classe

dirigente. A valle del processo di creazione di una cultura aziendale digital-driven, grazie

all’adozione di un “linguaggio” comune, una organizzazione “digitalizzata” anche nelle

risorse umane è in grado di comprendere meglio e anticipare le esigenze dei

propri clienti e fornitori.

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3.3. … ATTRAVERSANDO TRASVERSALMENTE TUTTI I SETTORI ECONOMICI

143. La rivoluzione 4.0 è un fenomeno di portata strutturale e di sistema che tocca

trasversalmente l’industria e i servizi: cambia gli assetti di business, le modalità

organizzative e strategiche dell’azienda, i modelli di collaborazione. Pertanto vi saranno,

sia nell’industria che nei servizi, fattori di impatto e benefici trasversali non

collegati a singoli settori (si veda il capitolo 2), tanto a livello aziendale quanto di sistema-

Paese.

144. A livello aziendale, l’impatto e i benefici possono riguardare due ambiti

principali:

Sul fronte interno, viene coinvolto tutto quello che attiene ai processi,

all’organizzazione e ai metodi manageriali (si veda quanto scritto nel sotto-capitolo

3.2). In questo ambito, l’impatto delle logiche 4.0 non è necessariamente disruptive,

ma piuttosto una forma di modernizzazione che genera benefici diffusi. In altre parole,

le attività core dell’azienda, nella loro essenza, restano sempre le stesse (produzione,

risorse umane, marketing, finanza, supply chain, ecc.), ma grazie alla digitalizzazione

possono diventare molto più efficienti ed efficaci.

Nelle relazioni con l’esterno, cioè nelle attività che sono più a contatto diretto con il

Cliente finale, la portata è potenzialmente disruptive, in quanto offre la possibilità di

fare qualcosa di radicalmente nuovo. Il Cliente – che è la chiave di volta del successo

di ogni azienda – può essere messo realmente “al centro” e, dal feedback che si ottiene

dal contatto diretto e dalla raccolta di dati in tempo reale, si possono derivare

informazioni essenziali per migliorare l’offerta di prodotti e servizi.

145. I benefici che riguardano tutte le imprese, senza distinzione di settore, sono

molteplici, e tra questi ne figurano molti di cui si è trattato nei capitoli precedenti:

la sempre maggiore integrazione della produzione con la ricerca con una

compressione del time-to-market e la conseguente possibilità di lavorare quasi in real

time;

l’introduzione di ambiti di flessibilità, sfruttando un’intelligenza “live” che permette

di individuare prontamente nuove opportunità di business e di ideare più velocemente

nuovi prodotti e servizi;

la customizzazione di prodotti e servizi;

il recupero di produttività anche su prodotti a minor valore aggiunto;

il miglioramento della reputazione per effetto della maggiore qualità della

produzione e al migliore trattamento dei dipendenti.

146. Una dimensione che, più di tutte le altre, viene esaltata dalla rivoluzione 4.0 è la

capacità di prendere decisioni più che tempestive, in tempo reale: il concetto

di “live business” è reso possibile dall’accesso istantaneo (e con un grado di dettaglio

prima inimmaginabile) alle informazioni e dalla interconnessione tra persone, partner,

oggetti e ambiente esterno che estende i processi aziendali in tempo reale e migliora

l’efficienza operativa dell’azienda.

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147. Anche a livello di sistema-Paese – a condizione che si realizzi la trasformazione

4.0 nel tessuto produttivo e nel settore dei servizi (inclusa la P.A.) – ci sarà un impatto

importante, in primo luogo in termini di attrazione di eccellenze e investimenti sul

territorio.

Un ambiente innovativo è infatti più attrattivo per le imprese che vogliono insediare i

propri siti produttivi, di ricerca e i propri quartieri generali e per i detentori del capitale

finanziario che sono alla ricerca di opportunità di investimento. Non sarà sufficiente che

la singola impresa investa in innovazione: è necessario un substrato fertile in cui tutti gli

attori – pubblici e privati – del mondo della ricerca e della società civile contribuiscono

insieme al progresso verso modelli di business e tecnologie più evolute.

148. La rivoluzione 4.0 è sì una operazione dell’azienda, ma anche di “ecosistemi” di

aziende che stimolano un circolo virtuoso di innovazione e di messa a sistema di risorse,

creando vantaggio competitivo.

149. Un effetto collaterale importante dell’aumentata attrattività è quello legato al

fenomeno del re-shoring, ossia la tendenza a riportare indietro la produzione

precedentemente dislocata in altri Paesi in virtù di inferiori costi di produzione, e in

particolare del lavoro. Sono numerosi i casi di reshoring registrati tra le imprese italiane,

per ragioni di mantenimento e controllo di standard di qualità elevati che altrove non

possono essere raggiunti: i casi spaziano dall’elettronica e automotive alla moda. La

rivoluzione 4.0 favorirà fortemente questo processo, permettendo aumenti di produttività

sufficienti a bilanciare il maggior costo del lavoro, ma anche creando importanti

occasioni di innovazione tecnologica e ambientale.

150. Con un rapido sguardo alle tecnologie abilitanti di cui si è trattato nel sotto-capitolo

3.2, è evidente che la rivoluzione 4.0 implica un forte impatto anche sull’occupazione,

e in particolare sulla sua qualità. Le operazioni manuali saranno via via sostituite da quelle

automatizzate grazie ai robot, e l’intelligenza artificiale apre la strada anche

all’automatizzazione delle operazioni intellettuali ripetitive.

Focus – Il reshoring per rendere l’innovazione tecnologica esportabile nel mondo

Alcuni importanti gruppi hanno già scelto di riportare le produzioni in Italia. Per esempio, L’Oreal ha reso lo

stabilimento di Settimo Torinese il primo al mondo per milioni di unità prodotte tra i 44 del Gruppo. Oltre ad essere

totalmente carbon neutral, il sito produttivo è diventato fonte di una innovazione rivoluzionaria che può essere

trasferita nelle fabbriche di altri Paesi dove questa rivoluzione non potrebbe avvenire: la tecnologia che L’Oreal ha

potuto sviluppare in Italia viene replicata altrove con grande beneficio per il Gruppo in tutto il mondo. L’azienda è

riuscita a mantenere la propria competitività su scala internazionale, con forti investimenti in tecnologia realizzati

con il supporto dei fornitori italiani, leader mondiali della meccanica avanzata e dell’automazione industriale.

In Germania, da sempre BMW mantiene attivo il suo sito produttivo a pochi passi dal quartier generale di Monaco

di Baviera per gli spillover positivi che genera la vicinanza degli uffici alla fabbrica, e soprattutto perché, pur nello

spazio a ridosso della città e con costi del lavoro elevati, quella fabbrica rappresenta un continuo stimolo

all’innovazione e all’automazione dei processi, aprendo la strada agli altri siti produttivi nei cinque continenti.

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151. La tecnologia gioca quindi il ruolo fondamentale di facilitatore e di supporto, ma

non di ultimo decisore: sarà sempre l’uomo a prendere la decisione, e dovrà essere

pertanto più preparato, con uno spostamento deciso verso l’occupazione qualificata.

I dipendenti passeranno dall’essere meri esecutori di funzioni amministrative a gestori di

servizi e linee di produzione, con la necessità di sviluppare skill di alto livello, sia di tipo

tecnico che “soft”. Alcune professioni saranno destinate a scomparire, mentre ne

nasceranno di nuove, per cui sicuramente si renderà necessaria una preparazione media

superiore a quella attuale. Questa è una grande sfida per le imprese, per il settore pubblico

e per il sistema educativo-universitario, ma anche una immensa opportunità per

“liberare” le persone da lavori ripetitivi verso ruoli di maggiore responsabilità e creatività.

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