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MMVIII HYENA

Hyena - MMVIII

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Hyena’s female figures exert more charm that we can take. We cannot ignore their sensuality, perspiring from a decorous elegance, the mysterious grace that seems to animate them. They dance and they flow with gentile gestures of thankfulness, like antique goddesses from the woods: so human, yet so vaporized.

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HYENA

Favaro Veneto (VE) - Via Col San Martino, 37tel. 041 632671 - Fax 041 634850www.orler.it - E-mail:[email protected]

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“Quale fu l’immortale mano o l’occhioch’ebbe la forza di formare

la tua agghiacciante simmetria?”

William Blake, La Tigre.

Le figure femminili di Hyena esercitano un fascino al quale non si può sottrarsi.Non si può ignorare la sensualità della loro eleganza composta, la grazia misteriosa che le anima.Danzano e ondeggiano leggere in gesti di commiato o di ringraziamento come antiche divinità bo-schive o agresti: così umane eppure così rarefatte.

Sono vere presenze, anche quando, immagini negative tra fotografia e pittura, si avvicinano ai fanta-smi delle radiografie, sfuggono alla forma perfetta e definitiva, per lasciare intorno a sè una linea di movimento, di ricordo, di suggestione.

Le loro raffinate fattezze di luce, di volume, di forma e di informe, tuttavia, non sono oggetto di un desiderio carnale, bensì il frutto di una tensione alla conoscenza del mistero che le circonda.La loro bellezza carica di charis è il frutto di uno sguardo di pietas, l’affetto pudico e rispettoso verso il sacro.

In quest’ultimo lavoro Hyena ha inserito, come parte del proprio linguaggio, il mosso che già era comparso in precedenza nei lavori di II/V/I, dedicati al Jazz.La posa si arricchisce con le tracce del movimento, permette di ‘vedere’ la danza, i movimenti creativi dei musicisti sugli strumenti, ma anche la contrazione dolorosa di alcune figure che si avvicinano alla gestualità di Maddalene rinascimentali.Ninfe leggiadre o Maddalene contratte in un gesto di dolore, sono figure consolatrici e sfuggenti al tempo stesso, il cui volteggio è linea, forma e peso, fatto fotografico, grafico e pittorico insieme.

È l’ultima fase della ricerca di Hyena sulla musica e sul corpo, di cui 2008 è un florilegio.Il corpo è passato dal negativo, vicino al sogno e alla visione, al positivo di una fisicità più dramma-tica.I piedi, ma soprattutto le mani di modelle, musicisti, ballerine, sono sintesi dei gesti di tutta l’umanità e la luce li chiama ad emergere, mentre pudicamente nasconde l’individualità degli sguardi. È proprio il gesto il soggetto dei dittici che accostano positivo e negativo, gli spazi disposti su diago-nali si oppongono tragicamente: il bene e il male fanno la loro apparizione nella loro compresenza polare di innocenza ed esperienza.

Hyena ha rielaborato, nella sua ricerca artistica, una tecnica del tutto personale: al gesto distruttivo contro la stampa della fotografia segue un meticoloso, paziente, amorevole restauro su tela, portato a termine con tecniche antiche.

La figura infine è circondata di “rumore”: dripping, graffi, cicatrici dell’immagine, qualche lacerto di colore, movimenti di bianco come i cieli stellati di Kiefer o simili ai fiori di ciliegio fotografati da Ansel Adams, sfondi ocra che ricordano le pagine di antichi codici illustrati e al contempo la ricerca della sintesi di Rauschemberg, lastre di metallo nero e stampe in bromuro d’argento di fotogrammi di cinema muto

Lo spazio è bilanciato e impreziosito dalla grafia, dal brillare della vernice, dai percorsi dell’inchio-stro tra scrittura e tratto pittorico.

Dalle abrasioni della superficie, affiorano frammenti di altri alfabeti, nelle notizie di una quotidianità lontana, raccontata in cirillico e arabo. Generalmente ai lati dell’opera, in qualche occasione compaiono anche nello spazio della figura uma-na, come a interrompere e arricchire la sua vita distante e rarefatta, allusioni a un mondo vicino che non (ri)conosciamo.

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Le vistose cicatrici geometriche sulla tela ribadiscono che è scomparsa la possibilità del racconto univoco, della prospettiva monolitica su una realtà polverizzata.

Si tratta però, nel linguaggio originale di questo artista, di lacerti così amati, così carichi di dolorosa consolazione, nel suo ricomporli, che in qualche modo assumono una dignità più pregevole, più pro-fonda, più viva dell’immagine unitaria che insieme componevano.

Il nitore della superficie e l’equilibrio di immagine e di scrittura, recuperata nella sua arcana natura di segno bello e misterioso, riassorbono in sé il dramma dell’immagine spezzata, ricompongono la frammentazione del reale. Ciò che Hyena distrugge, restituisce in termini di simmetria, di eleganza grafica, di fantasioso ricorso alla linea di colore, all’arabesco del pennello.

Il corpo, gli strumenti musicali, i gesti diventano vivi, come la statua amata da Pigmalione.Il lavoro paziente, attento, compassionevole dell’artista che restaura e arricchisce i propri scatti resti-tuisce la vita alle opere perché il tempo della pazienza, della riflessione e dell’emozione si rende parte di esse nella fase di distruzione e ricostruzione.

Dopo le atmosfere blu, omaggio al timbro jazz e alla grafica in monocromia delle copertine della Bluenote, il colore acquista un ruolo proprio in questo passaggio del corpo da misura di una raffinata bellezza sensuale a presenza che suggerisce una qualche tragicità.

Con la danza si chiude un percorso di lento avvicinamento al femminile, prima colto nelle diagonali di un arto, nei profili enigmatici del negativo, poi ritratto interamente, infine rappresentato nella vita del movimento coreutico. La danza è la testa di ponte e il punto di arrivo tra la musica e il corpo, tra la presenza fisica e agita del gesto umano e l’atmosfera aerea della melodia e della creatività del jazz.

Hyena non sovrappone nemmeno una parola alle sue opere, con mite understatement accetta il mar-gine di insondabilità del reale che egli stesso sceglie di rappresentare: rinuncia al titolo e alla didasca-lia, non impone alcuna interpretazione, accettando per primo che non ve ne sia alcuna definitiva.

L’opera è la sintesi potente della frequentazione con i suoi auctores, è il frutto delle sue emozioni e della sua visionarietà che si muove per analogia e non per logiche razionali. La sua simmetria perfetta è terribile perché non le si può imporre una lettura univoca, il suo equi-librio suggerisce qualcosa d’altro, rimane perturbante, come sempre è la bellezza: non le si può im-porre una cornice.Quando il nostro racconta di entusiasmarsi all’opera di William Blake, si riferisce a questo desiderio di visionarietà, di immaginazione e intuizione come strumenti creativi e conoscitivi insieme.

Hyena riesce nelle sue opere nel difficile compito di sintetizzare la propria personale esperienza dell’arte, la propria lettura, visione, il proprio ascolto entusiasta dei (suoi) classici, in un’immagine che fa riferimento a molti codici e ne costituisce essa stessa uno nuovo: un linguaggio personale, raf-finato e ancora vibrante degli armonici che lo hanno composto.

Lucia Pergreffi

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“What immortal hand or eyeCould frame thy fearful symmetry?”

William Blake, The Tiger.

Hyena’s female figures exert more charm that we can take.We cannot ignore their sensuality, perspiring from a decorous elegance, the mysterious grace that seems to animate them.They dance and they flow with gentile gestures of thankfulness, like antique goddesses from the woods: so human, yet so vaporized.

But they are real, even when, as negative images caught between photography and painting, they resemble ghosts from x-rays, escaping perfect and definitive shape, leaving a trail of mo-vement, memory and suggestion.

It must be noted that their refined features of light, volume shape and non-shape, don’t come from a carnal desire, but from an investigation in the mystery that surrounds them.Their beauty loaded with charis is the result of a point of view full of pietas, the decent and respectful feeling towards what’s sacred.

In his latest work, Hyena has introduced the “movement as blur” as its language, as previously seen in the series II/V/I, dedicated to Jazz music.We find it enriched by the traces of movement, which allow the viewer to “see” the dancing and the creative acts of the musicians and their instruments, but it also shows the painful contrac-tions of some of the subjects, making them similar to gestures of Renaissance Magdalens.

Graceful nymphs or painfully contracted Magdalens, they’re comforting and evasive at the same time, their twirls are line, shape and weight: photographic element, graphic and pictorial together.

This is the latest phase in Hyena’s research on music and body, of which “2008” is really an anthology.The body has transitioned from being displayed in negative, closer to dreams and visions, to positive, loaded with drama.

Feet and hands of models, musicians and ballet dancers are symbols of gestures for all, and light calls them to emerge, whilst it decently hides individual glances.

Gesture becomes the subject of the diptychs, where positive and negative coexist side by side. Spaces placed on diagonal opposites are tragic contradictions: good and bad make their appe-arance in their polarized coexistence of innocence and experience.

In his artistic quest, Hyena has developed a very personal technique: after a destructive act aimed at the printed photograph follows a meticulous, patient, affectionate restoration on can-vas, using antique procedures.

What’s left is then surrounded by “noise”: drippings, scratches, image scars, fragments of color, white movements like Kiefer’s star skies or Ansel Adams’s cherry blossoms, ochre backdrops si-milar to pages of antique illustrated codes; there’s Rauschemberg’s research of synthesis, black metal plates and silver bromide prints of frames of mute cinema.

Space is then balanced and enriched with handwriting, glittering paint and ink trips, between writing and pictorial element.Fragments of other alphabets rising from the abrasions, narrating a distant daily existence, writ-ten in Cyrillic or Arab.

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Usually at the far ends of a piece, sometimes these signs overlap with the human figure, as if to in-terrupt and enrich its distant and rarified life, hinting to a near world that we don’t understand.Considerable geometric scars on the canvas remind us that we have lost a chance of unity, of a monolithic view on a now pulverized reality.

In the unique language of the artist, these sutured scars are so dear, so loaded with painful comfort that they somehow acquire a new level of dignity, depth and life, higher than the intact image they once belonged to.

The cleanliness of the surface, the balance between image and writing as wonderful and my-sterious sign: these elements all absorb the drama of a broken image, and reconstruct the breakdown of reality.

What Hyena destroys, he gives back in symmetry, graphic elegance and creative resort to the line of color, to the arabesque of a brush.

Body, musical instruments and gestures: they all come to life, like the statue that Pigmalione loved so much. The patient, attentive, compassionate work of the artist who repairs and enriches his own pictures brings life back into the works, as the time of patience, introspection and emotion is embedded into them, during the destruction and rebuilding phases.

After the blue atmospheres dedicated to jazz and to the monochromatic graphics of Bluenote’s record sleeves, the color inherits its own role, whilst the body goes from being the measure of a refined sensual beauty to a presence that hints some sort of tragedy.

With the theme of ballet, the path of slow approach to the feminine is completed; at first cap-tured in the diagonals of a limb, in the enigmatic profiles of the negative image, then fully portrayed and finally displayed in the movement of ballet.

Ballet is the solid foundation and the landing point between music and body, between the phy-sical presence of the human gesture and the airy atmosphere of jazz’s melody and creativity.

Hyena does not overlap one word to his works, he quietly accepts that the reality cannot be fully explored: he holds back on titles and subtitles, he doesn’t super impose an interpretation, being the first to accept there may not be one.

These works are the powerful sum of his “hanging out” with his auctores: it’s the result of his emotions and his visioning that runs with analogy, not logic rationality.

His perfect symmetry is cruel, it cannot be linked to a unique meaning; his balance whispers something else, something disturbing, as beauty always does: a frame simply doesn’t fit.

When our artist tells us he’s enthusiastic with William Blake’s work, he refers to the desire to use vision, imagination and intuition as creative and cognitive tools.

In his work, he manages to collapse his own personal experience of art, his readings, his visions, his enthusiastic sessions of music listening, condensing all of it into something that relates to many codes, and creates a completely new one: a personal language, still vibrating from the harmonics that brought it to life.

translated by James Fabbi

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Hyena, nato il 24/12/1965 a Novellara (RE) dove vive e lavora.

Mostre recenti :

2008Galleria d’arte Orler - VENEZIA

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Nerazzurra: 100 Artisti per 100 anni di Inter - Mandelli Arte Contemporanea, Seregno - MILANO (Collettiva)

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6X9 Galleria Annovi , Sassuolo - MODENA (collettiva)WG’S 9 appartamenti x 11 artisti - REGGIO EMILIA

VANITAS VITAE (4 artisti sulla pena di morte) Sala delle ghirlande - REGGIO EMILIAGalleria civica Novellara - REGGIO EMILIA

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Torre civica , Guastalla - REGGIO EMILIAVIII Festival internazionale di Ragazzola - PARMA

2002Galleria 4gatti - REGGIO EMILIA

Un ringraziamento particolare a Sabrina Agarossiper il suo determinante contributo

Progetto grafico e impianti stampa:La Fotolito - Poviglio - RE

Stampa: Artigrafiche De Pietri - RE

Finito di stampare nel mese di Novembre 2008

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