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Convegno Scientifico Internazionale di Neuroetica LE NEUROSCIENZE TRA SPIEGAZIONE DELLA VITA E CURA DELLA MENTE Università di Padova, Aula Nievo, Palazzo del Bo, via VIII Febbraio Neuroscienze e psicoterapia , 11 maggio 2012. venerdì 11 maggio 2012

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Rossella Guerini e Massimo Marraffa

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Convegno Scientifico Internazionale di NeuroeticaLE NEUROSCIENZE TRA SPIEGAZIONE DELLA VITA E CURA

DELLA MENTEUniversità di Padova, Aula Nievo, Palazzo del Bo, via VIII

FebbraioNeuroscienze e psicoterapia, 11 maggio 2012.

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Mindreading e introspezione sono due capacità indipendenti e dissociabili,

realizzate in meccanismi cognitivi distinti.

S. Nichols & S. Stich (2003), Mindreading: an integrated account of pretence, self-awareness, and understanding other minds. Oxford UP

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L’introspezione fonda e precede il mindreading.Ossia il mindreading poggia sull’accesso introspettivo ai nostri stati mentali, oltre che su vari tipi di processi d’inferenza e di simulazione

A. Goldman (2006), Simulating Minds: the philosophy, psychology, and neuroscience of mindreading

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L’introspezione si è evoluta per svolgere un ruolo di supervisione nei confronti di processi cognitivi di primo ordine (per es. intervenendo in quei processi in caso di difficoltà, dando inizio a nuove strategie, verificando che i compiti venissero svolti secondo le attese, e così via).

In breve: l’introspezione si è evoluta per svolgere quei compiti cognitivi che vengono normalmente rubricati sotto la voce «metacognizione».

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Introspezione = attività interpretativa che si fonda su meccanismi guidati dalla stessa teoria utilizzata per etero-attribuire stati mentali.

Tali meccanismi sono attivati da informazioni concernenti stati di cose esterni alla mente es. il comportamento del mentalizzatore e/o la situazione in cui il comportamento ha luogo.

Tesi = simmetria funzionale fra l’attribuzione mentalistica in I e quella in III persona => teoria simmetrica dell’autoconoscenza (o della parità io/altro).

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Disegno sperimentale => i Ss non hanno accesso introspettivo alle motivazioni reali (ossia le cause) della loro condotta nell’esperimento.

I Ss non identificano tali cause si impegnano invece in un’attività di razionalizzazione (o confabulazione).

Ossia: fabbricano, in base a teorie esplicative, spiegazioni immaginarie, ma apparentemente ragionevoli, delle motivazioni inerenti ai propri comportamenti, giudizi o decisioni.

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Dehaene S., Naccache L., Cohen L., Le Bihan D., Mangin J.F., Poline J.B. e Rivière D. (2001), Cerebral mechanisms of word masking and unconscious repetition priming, in «Nature Neuroscience», 4(7), pp. 752-58.

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Una serie di sistemi percettivi trasmettono i loro output (per es. dati sensoriali provenienti dall’ambiente, dati relativi a eventi interni come le immagini mentali e il «discorso interiore», dati somatosensoriali e propriocettivi) a un insieme di sistemi concettuali «consumatori».

Tra questi ultimi figurano sistemi deputati alla formazione delle credenze e alla presa di decisione, nonché un sistema multicomponenziale deputato al mindreading (SM).

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SM è una singola facoltà metarappresentazionale che si è evoluta, innanzitutto, ai fini del mindreading.

Per fare il suo lavoro deve avere accesso a percezioni dell’ambiente. Infatti, se SM deve interpretare le azioni altrui, deve evidentemente accedere a rappresentazioni percettive di tali azioni.

SM può ricevere in ingresso qualsiasi stato sensoriale o quasi-sensoriale che viene «trasmesso globalmente» a tutti i sistemi concettuali.

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Il sistema di mindreading riceve input dai sistemi sensoriali. Ma non riceve input dai sistemi deputati alla formazione delle credenze e alla presa di decisione.

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SM riceve in input gli stati percettivi, ed è dunque in grado di riconoscere questi percetti e generare autoattribuzioni della forma ‘vedo qualcosa di rosso’, ‘mi fa male’, ‘ho fame’, e così via.

SM, però, non riceve input dai sistemi che generano eventi di atteggiamento proposizionale (per es. giudicare o decidere).

Di conseguenza SM non può autoattribuirsi direttamente tali eventi, ma li deve inferire sfruttando l’input percettivo (insieme agli output di vari sistemi di memoria).

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I dati sulla confabulazione sono solide prove del fatto che l’autoattribuzione di eventi di AP avviene in virtù di un’autointerpretazione rapida e inconscia.

Invece di avere accesso diretto a giudizi e decisioni, il soggetto interpreta il proprio comportamento, attribuendosi stati mentali nello stesso modo in cui potrebbe attribuirli a un altro agente.

NOTA: i Ss che confabulano sono in errore non solo quando riferiscono le cause dei loro atteggiamenti ma anche quando riportano gli atteggiamenti stessi.

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Nella prospettiva mindreading prima, noi non abbiamo accesso introspettivo ai nostri atteggiamenti proposizionali.

L’unica forma di accesso a tali eventi è attraverso l’autointerpretazione, rivolgendo la capacità di mindreading su noi stessi e impegnandoci nell’interpretazione inconscia del nostro comportamento, della situazione circostante e di eventi sensoriali quali le immagini visive e il discorso interno.

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Il sistema di mindreading si è evoluto ai fini della previsione, spiegazione e dunque anche manipolazione del comportamento altrui (Byrne e Whiten).

Dal momento che il sistema è «focalizzato sull’esterno», esso deve poter accedere alla percezione dell’ambiente.

Per interpretare le azioni altrui è ovviamente necessario accedere alle rappresentazioni percettive di tali azioni.

Il riorientamento della capacità di mentalizzazione su se stessi, al fine di spiegare il proprio comportamento, è invece un fenomeno secondario, che non è il frutto di una selezione indipendente.

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L’introspezione si è evoluta per svolgere un ruolo di supervisione nei confronti di processi cognitivi di primo ordine

per es. intervenendo in quei processi in caso di difficoltà, dando inizio a nuove strategie, verificando che i compiti venissero svolti secondo le attese, e così via.

In breve: l’introspezione si è evoluta per svolgere quei compiti cognitivi che vengono normalmente rubricati sotto la voce «metacognizione».

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in molti casi il suo ruolo di supervisione non è tale da richiedere una capacità introspettiva separata dalla capacità di mentalizzazione in terza persona;

gli interventi metacognitivi non esercitano quell’influenza diretta sull’elaborazione cognitiva che la metacognizione dovrebbe invece avere se realmente si fosse evoluta a tale scopo.

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Regolazione metacognitiva funzioni esecutive quali la pianificazione, l’allocazione di risorse, il monitoraggio, il controllo, la rilevazione e correzione dell’errore.

Tale regolazione è spesso suddivisa in processi di monitoraggio e processi di controllo.

Monitoraggio vs. Controllo: distinti in base alla direzione che prende il flusso delle informazioni: verso oppure a partire dal metalivello.

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Nel monitoraggio (per es. la registrazione della comprensione del materiale che si sta leggendo), il metalivello riceve informazioni dalla cognizione di livello oggetto che sta avendo luogo: il flusso è verso il metalivello.

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Nel controllo (per es. allocare sforzo e attenzione al materiale importante piuttosto che a quello banale), il metalivello modifica la cognizione: il flusso è, dunque, a partire dal metalivello.

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Ipotesi il metalivello contiene un meta-modello del livello oggetto, ossia costruisce metarappresentazioni dei processi e degli eventi del livello oggetto.

Obiezione vi sono molti processi di monitoraggio e controllo che non hanno carattere metarappresentazionale.

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Questo tipo di monitoraggio dell’azione è del primo ordine: non richiede la rappresentazione dell’intenzione motoria, e neppure delle esperienze derivanti dall’azione.

E ancor meno richiede un accesso introspettivo a intenzioni o esperienze; tanto più che la velocità con cui opera il processo di monitoraggio lascia ben poco margine per

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Dunque, non necessariamente i processi di monitoraggio e controllo hanno un carattere metarappresentazionale.

Ciò significa che il loro ruolo di supervisione non è tale da

presupporre una capacità introspettiva separata dalla capacità di mindreading.

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Obiezione: ma vi è un corpus di dati che attesta l’esistenza di processi che sono metacognitivi nel senso di essere metarappresentazionali.

Risposta: anche in questo caso ci sono problemi per l’ipotesi che la capacità introspettiva si sia evoluta per svolgere questi processi di monitoraggio e controllo.

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I processi metacognitivi, anche quando sono metarappresentazionali, operano senza poter intervenire direttamente sugli stati e i processi rappresentati.

Per es. la maggior parte delle capacità di metamemoria richiedono unicamente la capacità di dar inizio a, o di intervenire su, il comportamento.

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Un bambino può selezionare un compito di memorizzazione piuttosto che un altro in base al fatto che il primo contiene un minor numero di items: il che comporta una conoscenza della memoria ma non la capacità di intervenire sul processo mnemonico stesso.

Un Sg potrebbe ripetere mentalmente alcuni numeri nel linguaggio interno come ausilio alla loro memorizzazione: questo è non già un intervento diretto ma un’influenza comportamentale indiretta sulla memoria.

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Quanto abbiamo visto non è ciò che ci si aspetterebbe se la metamemoria fosse una sorta di capacità introspettiva che si è evoluta ai fini del controllo esecutivo, consentendo ai soggetti di intervenire direttamente sui processi di memorizzazione e rievocazione.

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L’ipotesi secondo la quale la capacità introspettiva si sarebbe evoluta al fine di svolgere compiti esecutivi di monitoraggio e controllo non è confermata dai dati.

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