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Come spesso accadeva in America durante il periodo della colonizzazione Spagnola vi fu la sottomissione delle popolazioni indigene a vantaggio dei conquistadores spagnoli. Gli spagnoli essendo profondamente religiosi erano consapevoli del fatto che secondo Dio l’uccisione di altri uomini fosse un peccato mortale e dunque dovettero trovare una giustificazione ai loro genocidi. E quale giustificazione è migliore di questa? Gli indios sono senza anima e per questo si possono ritenere bestie! A vantaggio di questa teoria troviamo il pensiero di Juan de Ginés de Sepulveda che definisce gli indios degli omuncoli nei quali difficilmente si possono trovare tracce di umanità, privi di cultura, di capacità, di intelletto, privi di leggi e di storiografie, con ricordi della loro storia dati solo da delle pitture, e che avevano solo dei riti, delle istituzioni e dei costumi barbari caratterizzati dalla presenza di crudeli sacrifici. A parer suo tali omuncoli dovevano essere sottomessi dalla popolazione spagnola poiché essa era nettamente superiore e capace di dare benefici anche agli indios. Il primo uomo che andò contro questa tesi fu Fra Bartolomè de Las Casas. Egli il giorno di Pasqua del 1514 leggendo alcuni versetti del capitolo 34 della Bibbia si rese conto del peccato fino ad allora commesso e invitò gli encomenderos a liberare gli schiavi poiché altrimenti

Gli Indios: Uomini o Bestie?

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Articolo che tratta della polemica intorno al 1500 sull'umanità degli indios

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Page 1: Gli Indios: Uomini o Bestie?

Come spesso accadeva in America durante il periodo della colonizzazione Spagnola vi fu la sottomissione delle popolazioni indigene a vantaggio dei conquistadores spagnoli. Gli spagnoli essendo profondamente religiosi erano consapevoli del fatto che secondo Dio l’uccisione di altri uomini fosse un peccato mortale e dunque dovettero trovare una giustificazione ai loro genocidi. E quale giustificazione è migliore di questa? Gli indios sono senza anima e per questo si possono ritenere bestie! A vantaggio di questa teoria troviamo il pensiero di Juan de Ginés de Sepulveda che definisce gli indios degli omuncoli nei quali difficilmente si possono trovare tracce di umanità, privi di cultura, di capacità, di intelletto, privi di leggi e di storiografie, con ricordi della loro storia dati solo da delle pitture, e che avevano solo dei riti, delle istituzioni e dei costumi barbari caratterizzati dalla presenza di crudeli sacrifici. A parer suo tali omuncoli dovevano essere sottomessi dalla popolazione spagnola poiché essa era nettamente superiore e capace di dare benefici anche agli indios. Il primo uomo che andò contro questa tesi fu Fra Bartolomè de Las Casas. Egli il giorno di Pasqua del 1514 leggendo alcuni versetti del capitolo 34 della Bibbia si rese conto del peccato fino ad allora commesso e invitò gli encomenderos a liberare gli schiavi poiché altrimenti avrebbero subito una dannazione eterna da parte di Dio; ma liberare gli schiavi significava far crollare le basi del guadagno e della politica dei coloni e perciò essi non ascoltarono le parole del frate che poco tempo dopo ritornò in Spagna. Quindi le uccisioni degli indios continuarono per lungo tempo utilizzando come motivo di guerra il rifiuto da parte di alcune popolazioni di convertirsi al cristianesimo e perciò commettendo dei delitti umani consapevolmente, a nome della Chiesa e di Dio.

Fonti: