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GIUSEPPE LANDOLFI GRAMMATICA COMPARATA DEL FRANCESE E DELL’ ITALIANIO http://franceseitaliano.altervista.org/

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GIUSEPPE LANDOLFI

GRAMMATICA COMPARATA

DEL FRANCESE E DELL’ ITALIANIO

http://franceseitaliano.altervista.org/

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INTRODUZIONE

Attualmente, grazie alle nuove acquisizioni sulla natura del

linguaggio e sui processi di apprendimento da una parte,

all’attenzione sulle componenti sociali e politiche dell’uso della

lingua, dall’altra viene ridimensionato il ruolo dei mali didattici.

Hanno acquisito maggiore importanza gli aspetti umani coinvolti nel

processo di apprendimento e in questo ambito si caricano di

significato la personalità dell’insegnante, l’uso sociale della lingua, il

bisogno delle persone di comunicare. In un periodo in cui si parla

sempre di più di una Europa Unita assume sempre più importanza lo

studio delle lingue straniere. Gli errori che i soggetti in

apprendimento fanno e il significato di questi errori, l’influenza del

contesto culturale e sociale verso una lingua straniera e l’abilità

dell’insegnante a sviluppare una metodologia adatta, sostanziano

l’intera problematica didattica.

Per quanto possano essere individualizzate le programmazioni, a tutti

gli allievi vengono richiesti degli obiettivi minimi, traducibili in

abilità e competenze che devono essere verificate e valutate. In classe

gli insegnanti sono costretti ad adattare approccio, tecniche e

materiali a seconda dei bisogni degli allievi e delle situazioni

contingenti. Nel corso degli anni si è passati dal “metodo

tradizionale” (letture di autori, traduzioni, temi e versioni), al

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“metodo diretto” (analisi grammaticale, fonetica, forma orale), dal

metodo “audio - orale” a quello “audio - visuale”, fino a giungere al

più moderno “approccio nazionale funzionale”, che all’innovativo

concetto di “funzione” della lingua, cioè alle caratteristiche psico -

sociali - culturali dell’uso di un codice, affianca il concetto di

“nozione” (di base), vale a dire la conoscenza delle regole

grammaticali che rendono coerente tale uso. In questo ambito,

l’obiettivo dell’insegnamento della lingua straniera è la “competenza

comunicativa”, valutare le interferenze culturali e linguistiche che

possono ritardare l’apprendimento, individuare gli elementi linguistici

contrastanti in L2 e L1, focalizzare gli errori più frequenti fatti dagli

allievi nel processo di acquisizione della L2 e mettere in pratica le

osservazioni fatte nel modo più diretto possibile per selezionare e

ordinare gli elementi linguistici da insegnare. E in anni ed anni di

insegnamento mi sono reso conto che una delle fonti di errori era

paradossalmente la scarsa conoscenza della lingua italiana. Il non

conoscere la differenza tra un articolo determinativo ed un articolo

indeterminativo crea problemi anche nell’uso della L2. Questo è uno

dei motivi che mi ha spinto a scrivere questo manuale, pensando in un

primo tempo ad un uso e consumo personale (mio e dei miei studenti).

Inutile dire che non ho scoperto niente di nuovo. La grammatica

contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man

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mano che scrivevo, i nomi di Fries e Lado ritornavano ciclicamente

nella mia memoria e con essi i loro scritti: “La caratteristica

fondamentale di questo nuovo approccio all’insegnamento delle

lingue è una nuova base su cui costruire i materiali didattici. E questo

nuovo approccio è basato su:

a) un’analisi scientifica e descrittiva della lingua da imparare, nel

nostro caso il francese;

b) un’analisi scientifica e descrittiva simile alla precedente della

lingua di colui che apprende, nel nostro caso l’italiano;

c) un confronto sistematico di queste due analisi descrittive allo scopo

di scoprire le differenze strutturali dei due sistemi di linguaggio”.

(Fries)

Da questo punto di partenza si sono poi sviluppate le ricerche di Lado

e di Uriel Weinrich che per primo parla di “interferenze” e di

“transfer”.

“Indicheremo con il nome di fenomeni di interferenza quegli esempi

di deviazione dalle norme dell’una e dell’altra lingua che compaiono

nel discorso dei bilingui come risultato della loro familiarità con più

di una lingua”.

Quindi il termine di “interferenza” viene applicato per indicare il

riflesso negativo della lingua materna o di un’altra lingua quando essa

è fonte di errori. L’interferenza positiva, quella che aiuta ad

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impadronirsi di una nuova competenza linguistica, viene invece

chiamata “transfer”. Inutile dire che nessuno studio può elencare tutti

i casi di possibili interferenze, e lungi da me l’idea di accostarmi a tali

insigni studiosi, ma scopo del libro, che non sarà sicuramente esente

da errori, e anzi invito tutti coloro che ne troveranno a segnalarmeli

(indirizzo emait. [email protected]), è cercare di occuparsi almeno

delle opposizioni produttive, quelle cioè che consentono una migliore

conoscenza delle due lingue. Una classica opposizione è quella tra

“e” aperta ed “e” chiusa, che nel francese orale difficilmente si coglie,

e il non coglierla comporta inevitabilmente problemi anche nella

produzione del testo scritto:

les spectateurs qui arrivent/le spectateur qui arrive

les fils des voisins s’amusent/le fils des voisin s’amuse

Gli allievi rivelano molto spesso delle difficoltà a produrre anche

semplici testi, e non parlo solo di testi in lingua, ma anche in italiano.

Alcuni riescono ad elaborare solo pochi concetti con una enorme

fatica mentale. E’ necessario dunque motivare gli allievi a scrivere. E

in questo la diffusione di un potente mezzo di comunicazione come

INTERNET ci dà una mano, in quanto molti contatti avvengono

tramite testi scritti. Solo un uso frequente della scrittura ne migliora le

capacità. La produzione di un testo scritto serve a rivelare l’abilità

operativa di saper organizzare un testo, saper scrivere con grafi

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comprensibile, saper svolgere una elaborazione personale, saper

sviluppare una comprensione più o meno profonda. Studi recenti

hanno mostrato che la “coesione”, la rete di riferimento che rende un

testo un “tutto unificato”, l’abilità a soddisfare i rapporti grammaticali

e la connessione sintattica (punteggiatura, ortografia, morfosintassi) è

l’elemento che crea le più grandi difficoltà a coloro che apprendono

una L2. A volte bisogna comprendere a cosa fa riferimento un

pronome, ma per farlo bisogna prima sapere che cos’è un pronome.

Comprendere come le parti di un testo sono collegate tra loro è

fondamentale. Come abbiamo visto precedentemente l’opposizione

“e” aperta “e” chiusa è molto diffusa, ma in un caso è

importantissima, vale a dire nell’opposizione “je - j’ai”, quando je è

seguito da un verbo al passato remoto. Non è che la confusione tra i

due fonemi provochi un controsenso, ma spesso è il contesto che lo

rende inaccettabile. Un dettato tratto da René di Chateaubriand: “j’ai

couté la vie à ma mère en venant au mond; j’ai été tiré de son sein

avec le fer” ha generato negli studenti scritture tipo “je coutai”, per

quanto tale forma sia esclusa dalla presenza di “j’ai été tiré”. Lo

stesso sintagma è stato fonte anche di un altro errore, dovuto ad una

omofonia totale: ”j’écoutai” al posto di “j’ai couté”, rendendo la frase

del tutto assurda. Tali errori evidenziano un’altra opposizione “je

coutai/j’écoutai”. Il compito come si vede è assai arduo, in quanto la

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pronuncia dei parlanti francesi è fluttuante in questo campo. Ma tali

errori si possono evitare invitando i discenti a riflettere sui problemi

legati alla coesione. Molto utili si rivelano esercizi del tipo:

j’ai couté à mes parents de gros sacrifices

je coutai cher à mes parents lorsque j’étais en France

j’écoutai ses conseils avec attention

Ecco come la fonetica entra in correlazione con problemi

morfosintattici o di lessico, ed ecco come il possedere le nozioni

grammaticali rende più efficace ed il più possibile esente da errori

l’uso della lingua straniera. Altre fonti perenni di errori restano le

marche del numero, il passaggio al discorso indiretto e le interferenze

lessicali - sintattiche (“perdere il treno = manquer le train”, ma

“perdere la parola = perdre la parole”, “vado a dormire = je vais

dormir” e non “je vais à dormir). Per concludere, avendo parlato di

fonetica, non si può fare a meno di citare l’opera “Fondamenti di

fonologia” in cui Trubeckoj sente l’esigenza di due diversi tipi di

studio, non più una sola scienza dei suoni ma due: una dedicata alla

“parola” e l’altra alla “lingua”. La scienza dei suoni della “parola” ha

a che fare con fenomeni fisici concreti e deve usare metodi propri

delle scienze naturali (fisica, acustica, medicina). La scienza dei suoni

della “lingua” deve usare metodi di pura scienza linguistica

(psicologia sociale). Chiamiamo la scienza dei suoni della “parola”

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FONETICA e la scienza dei suoni della “lingua” FONOLOGIA. Vale

a dire che la fonetica vera e propria deve occuparsi unicamente del

lato materiale o acustico del linguaggio. La fonologia, invece, deve

studiare quali differenze di suono in una data lingua sono collegate a

differenze di significato. Finalmente abbiamo terminato con la

terminologia scientifica e possiamo passare a parlare di:

1.1 Vocali e consonanti

Secondo il Petit Robert, la “Voyelle” è:

“Son èmis par la voix sans bruit d’air, phonème caractérisé par

une

résonance de la cavitè buccale plus ou moins ouverte, parfois

en communication avec la cavitè nasale”

La “Consonne”:

“Phonème produit par le passage de l’air à travers la gorge, la

bouche,

formant obstacles”

Tra le due categorie dunque non esiste tanto una differenza

qualitativa, bensì una quantitativa, nel senso che le vocali si

differenziano dalle consonanti per un maggior grado di sonorità e di

apertura.

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La vocale “a” si realizza di solito con massima apertura orale e

minima elevazione linguale; la “e” e la “i” sono vocali “plateali”, si

realizzano all’altezza del palato e la seconda è più chiusa della prima;

la “o” e la “u” sono vocali velari, si realizzano all’altezza del velo

pendulo e la seconda è più chiusa della prima. In entrambe si realizza

una spinta in avanti delle labbra (protrusione labiale o procheilìa) che

non si ha invece per la “e” e per la “i”. Esiste una vocale “centrale”, di

suono indistinto, chiamata con termine ebraico “scevà”, che

corrisponde abbastanza bene alla cosiddetta “e muta” del francese, ed

è presente in sillaba non accentata in molte parole dei dialetti italiani

centro - meridionali. Nel caso delle consonanti distinguiamo

innanzitutto tra “modo di articolazione” e “luogo di articolazione”.

Secondo il modo le consonanti possono essere “sorde” (pronunciate

senza vibrazione delle corde vocaliche: “p”, “t”, “k” in italiano) o

“sonore” (pronunciate con vibrazione delle corde vocaliche: “b”, “d”,

“g” di gatto in italiano). Secondo il grado di apertura del punto in cui

avviene l’articolazione distinguiamo inoltre tra “occlusive o

momentanee”, che sono pronunciate con una chiusura completa degli

organi deputati alla fonazione (es. “t”), e “fricative o durature”, per la

pronuncia delle quali gli organi di fonazione si accostano

semplicemente, lasciando passare tra di loro l’aria proveniente dai

polmoni (es. “s”).

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In base al luogo di articolazione le principali consonanti sono “k”

(occlusiva velare sorda: es. “casa”), “g” (occlusiva velare sonora: es.

“gatto”), “h” (fricativa velare sorda: es. tedesco “Haus” = casa), “k”

(occlusiva palatale sorda: es. it. “chiesa”; dove è espressa

graficamente con la sequenza “chi”), “g” (occlusiva palatale sonora:

es. it. “ghiaia”), “t” (occlusiva dentale sorda: es. terra), “d” (occlusiva

dentale sonora: es. dono), “th” (fricativa interdentale sorda: es.

inglese “thing” = cosa), mentre il corrispondente suono sonoro è in

inglese “the” = il, lo; “p” (occlusiva labiale sorda: es. pane), “b”

(occlusiva labiale sonora: es. bere), “f” (fricativa labiodentale sorda:

es. fare), “v” (fricativa labiodentale sonora: es. vaso). Esistono anche

le labiovelari, consonanti la cui articolazione avviene all’altezza del

velo pendulo con simultanea protrusione delle labbra: le troviamo nei

suoni iniziali di it. “quasi” (labiovelare sorda) e “guasto” (labiovelare

sonora).

“Nasali”, in quanto l’aria proveniente dai polmoni risuona nelle fosse

nasali, sono “m” (con articolazione labiale) e “n” (con articolazione

dentale).

Si dicono “affricate” quelle consonanti che sono il risultato di una

occlusione seguita immediatamente da una fricazione con lo stesso

luogo di articolazione (es. “z” di zio, che è sorda ed è la somma di t +

s). Infine la “r” si può definire “vibrante” e la “l” “laterale” in quanto

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nel caso della prima l’organo di fonazione principale è l’apice della

lingua che vibra e nel caso della seconda l’aria passa lateralmente alla

lingua.

L’insieme delle vocali e delle consonanti costituisce l’alfabeto. Nella

lingua italiana abbiamo:

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z nella forma maiuscola

a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z nella forma minuscola

(a) (bi) (ci) (di) (e) (effe) (gi) (acca) (i) (elle) (emme) (enne) (o) (pi)

(cu)

(erre) (esse) (ti) (u) (“vu” o “vi”) (zeta)

cui però bisogna aggiungere altre lettere (prestiti di lingue straniere)

entrate nell’uso comune J K W X Y (i lunga) (cappa) (“vu” o “vi”

doppia) (ics) (ipsilon).

In italiano, le vocali “a”, “i”, “u” hanno ciascuna un proprio ed unico

suono: “anima”, “voci”, “umida”.

Le vocali “e”, “o” hanno ora suono aperto, ora suono chiuso. I due

suoni vengono distinti dagli accenti fonici:

accento grave (`) per il suono aperto

accento acuto (´) per il suono chiuso.

La “e” della parola “immènsa” ha suono aperto (accento grave).

La “e” della parola “crésta” ha suono chiuso (accento acuto).

La “o” della parola “talvòlta” ha suono aperto (accento grave).

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La “o” della parola “sólchi” ha suono chiuso (accento acuto).

Nella lingua parlata quindi le vocali diventano sette, in quanto sette

sono i suoni che corrispondono ai cinque segni delle vocali.

Non si possono formulare regole precise circa l’esatta pronuncia dei

suoni aperti o chiusi delle vocali “e” ed “o”. Nei casi dubbi può essere

d’aiuto un buon vocabolario.

L’accento è molto importante in italiano: alcune parole, che le

grammatiche chiamano “omografe”, perché scritte nella stessa

maniera, generano confusione e impongono di rigore l’accento:

àltero (verbo) altero (agg.)

àncora (sost.) ancora (avv.)

àmbito (sost.) ambito (part.)

attàcchino (verbo) attacchino (sost.)

bàcino (verbo) bacino (sost.)

bràmino (verbo) bramino (sost.)

càmpano (verbo)

càpito (pres. ind.) capito (part.)

circùito (sost.) circuito (part.)

cómpito (sost.) compito (agg.)

condòmini (propr. del condominio) condomini (pl. di condominio)

dècade (sost.) decade (verbo)

desìderi (verbo) desideri (sost.)

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diménticati (imperativo) dimenticati (part.)

esàmino (verbo) esamino (sost. diminutivo)

ètere (aria) etere (cortigiana)

férmati (imperativo) fermati (part.)

ìmpari (agg.) impari (verbo)

ìindice (sost.) indice (verbo)

ìntimo (agg.) intimo (verbo)

intùito (sost.) intuito (verbo)

ìsolano (verbo) isolano (agg.)

méndico (verbo) mendico (sost.)

nèttare (sost.) nettare (verbo)

òccupati (imp.) occupati (part.)

pàgano (verbo) pagano (sost.)

pèrdono (verbo) perdono (sost.)

persèguito (verbo) perseguito (part.)

pòrtale (imp.) portale (sost.)

prèdica (sost.) predica (verbo)

pròtesi (sost.) protesi (part.)

pròvino (verbo) provino (sost.)

rasségnati (imp.) rassegnati (part.)

regìa (sost.) regia (agg.)

rùbino (verbo) rubino (sost.)

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scrìvano (verbo) scrivano (sost.)

sùbito (avv.) subito (part.)

tèndine (sost. sing.) tendine (sost. pl.)

tùrbina (verbo) turbina (sost.)

venèfici (agg.) venefici (sost.)

vìola (verbo) viola (sost.)

vìolino (verbo) violino (sost.)

vòlano (verbo) volano (sost.)

C’è addirittura una parola con tre possibilità di accentazione:

Mancando il “capitano”, il tenente “capitanò” l’assalto: cose

che

“càpitano”.

Come si è visto tra la parola piana (accento sulla penultima) e la

sdrucciola (accento sulla terzultima) generalmente si opta per

l’accento sulla sdrucciola:

Non è “ancora” il momento di levar l’àncora.

Alcuni vocaboli richiedono un’attenzione ancora maggiore perché il

loro significato non dipende dalla collocazione dell’accento (prìncipi

e princìpi), bensì dalla sua natura: grave o acuto.

Accétta è una scure; accètta è la terza persona sing. Del verbo

accettare.

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Bótte (recipiente) ha la vocale tonica stretta, le bòtte (percosse

l’hanno larga:

Il garzone ruppe la bótte e il padrone lo riempì di bòtte.

Lètto (sost. e verbo), invece, conserva la stessa pronuncia e lo stesso

accento. Le parole che hanno la stessa pronuncia e lo stesso suono,

ma significato diverso, sono dette omofone (uguale suono). Il

significato di una parola omofona è suggerito dal senso della frase:

I commensali hanno riso quando è stato servito il riso senza

condimento.

Per piacere non fàccia la faccia burbera quando mi incontra.

Altri esempi di parole omografe:

téma (timore) tèma (argomento)

cólto (agg.) còlto (verbo)

mózzo (marinaio) mòzzo (perno di una ruota di bicicletta)

impòste (finestre) impóste (tasse)

pésca (il pescare) pèsca (frutta)

vènti (sost.) vénti (numero)

collèga (nome) colléga (verbo)

còppa (bicchiere) cóppa (insaccato)

fòro (piazza) fóro (buco)

lègge (verbo) légge (decreto)

pèste (malattia) péste (orme)

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pòrci (maiali) pórci (porre noi stessi)

scòpo (fine) scópo (verbo)

vòlgo (verbo) vólgo (popolo)

Per lo stesso timore di ambiguità si accentano i monosillabi “sé”

(pronome), “sì” (avverbio), “dà” (verbo), ecc. vedi pagina...

Le consonanti italiane si distinguono secondo il luogo del suono in:

Labiali: p - b - f - v - m

Dentali: t - d - s - z

Gutturali: c - g - q

Palatali: c - g (seguite da e - i) - n

Le consonanti si distinguono anche secondo l’intensità del suono

(modo). Si chiamano allora “mute” se prive di suono: la consonante

“h” di hai; “sibilanti” se suonano come un soffio: f - v - s - z; “liquide

se hanno suono scorrevole: l - r; “nasali” se hanno un suono nasale: m

- n.

Consonante “C”

Nelle parole: centri - cittadine

cattedrale - particolare - cui - chiusi

la consonante “c” ha suono:

“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”

“gutturale” negli altri casi.

Consonante “g”

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Nelle parole: ingente - immagini

legata - godere - glaciale - grida - luoghi

la consonante “g” ha suono:

“palatale” davanti alle vocali “e” - “i”

“gutturale” negli altri casi.

Consonante “s”

Nelle parole: sbaglio - sdentato - sgonfio - sleale - svelto

la consonante “s” ha suono dolce.

Invece, nelle parole: sale - asso - arso - scatola

la “s” ha suono aspro.

Seguita da altre consonanti la “s” è chiamata “impura”.

La lettera “s” non ha di per sé un suono dolce o aspro; tale diversità

dipende dalle vocali che la precedono o la seguono.

Consonante “z”

Nelle parole: azalea - zaino - zelo - zoo

la consonante “z” ha suono dolce perché è tra due vocali e perché è

seguita da vocale in principio di parola.

Invece nelle parole: bozzolo - pazzo - grazioso - paziente - oziare

la “z” ha suono aspro perché doppia e perché seguita dalle vocali io -

ie - ia.

Consonante “q”

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La consonante “q” ha suono gutturale ed è sempre seguita dalla

vocale “u”: quando - tranquilla - conquistare.

Consonanti “p” - “b”

Le consonanti “p” e “b” sono sempre precedute dalla “m”.

Ma si dice: benpensante - benportante.

Consonante “h”

La consonante “h” viene usata per rendere gutturale il suono di “c” e

“g” davanti alle vocali “e” ed “i”.

Ma viene anche usata nelle esclamazioni: ah! eh! uh! ohi! ecc.

La consonante “h” serve anche a distinguere:

“ho” verbo da “o” congiunzione

“hai” verbo da “ai” preposizione articolata

“hanno” verbo da “anno” nome.

Oggi solo queste quattro voci del presente indicativo del verbo avere

iniziano con la lettera “h”. Qualche tempo fa per esse si ricorreva

all’accento: “ò” per “ho”, “ài” per “hai”, “à” per “ha”, “ànno” per

“hanno”. Questa scrittura si può ritrovare solo in alcuni scrittori.

Raddoppiamento delle consonanti.

All’interno di una parola tutte le consonanti, con la sola eccezione

dell’ “h”, possono raddoppiarsi. Ma si dice:

acqua - nacque

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in quanto la consonante “q” si raddoppia soltanto nella parola

“soqquadro” e nei suoi derivati (negli altri casi diventa “cq”).

La consonante “b” non si raddoppia nelle parole terminanti in “bile”:

contabile - nobile - terribile.

La consonante “g” non si raddoppia davanti a “ione”:

ragione - prigione - stagione.

Si raddoppia davanti a “gine”, ma solo se la parte che precede ha un

proprio significato:

stupidaggine - testardaggine

(ma “immagine” - “indagine” perché “imma” e “inda” non hanno

significato).

La consonante “z” non si raddoppia davanti a “io”, “ia”, “ie”, “ione”:

spazio - mestizia - azienda - abitazione

Fanno eccezione:

pazzia - razzia - carrozziere - corazziere ecc.

Si scrive inoltre:

controfigura - sottomarino

in quanto le parole contro e sotto non raddoppiano la consonante che

segue.

Al contrario le parole “contra”, “sopra”, “fra”, “se”, “su” raddoppiano

la consonante che segue.

Digrammi

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Diverse consonanti possono trovarsi unite in modo da esprimere un

suono solo. E’ il caso del digramma (parola greca che significa lettera

doppia)

Digrammi “ch” - “gh”

I digrammi “ch” - “gh” hanno suono gutturale:

chiasso - chiave - ghisa - ghianda

Digramma “gl”

Nelle parole:

battaglia - foglia - figlia - maglia

il digramma “gl” si trova davanti alla vocale “i” e ha suono palatale.

Però, nelle parole:

glaciale - gleba - globo - glutine

“gl” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma

due suoni distinti.

Nelle parole:

glicerina - glicine - anglicano - negligenza

“gl” ha suono gutturale pur trovandosi davanti alla vocale “i”.

Digramma “gn”

Scrivo:

guadagnare - ingegnere - cognizione - ognuno

Il digramma “gn” ha suono nasale davanti a qualsiasi vocale.

Digramma “sc”

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Il digramma “sc” ha suono palatale davanti alle vocali “e” - “i”:

mascella - scervellato - uscire - scintilla

Però nelle parole:

scultura - stordiscono - vasca

“sc” ha suono gutturale e non costituisce digramma in quanto forma

due suoni distinti.

Divisione delle parole in sillabe.

La sillaba è quella particella della parola che, riferiscono le

grammatiche, viene pronunziata con una sola emissione di fiato. E’

costituita da una o più lettere, ma non deve mancare la presenza di

una vocale in quanto le consonanti da sole non si possono

pronunziare. Per la divisione delle parole in sillabe occorre conoscere

alcune regole che suggeriscono quando due o più vocali, due o più

consonanti appartengono alla stessa sillaba o devono essere separate.

Dittongo1

Le vocali del dittongo appartengono alla stessa sillaba:

gua - da - gno, muo - re, Gui - do

Trittongo

Le vocali del trittongo (tre vocali) appartengono alla stessa sillaba:

tuoi, a - iuo - la, ba - ciai.

1 Incontro di due vocali pronunciate con una sola emissione di fiato. I dittonghi “io” - “ie”, che si possono trovare

solo in sillaba accentata: scuola - cielo - muovo - viene sono detti “mobili” perché nelle parole derivate o nella

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Iato

Scompongo in sillabe:

so - la - tì - o, co - stù - i, Do - ro - tè - a, te - à - tro.

Le vocali dello iato (incontro di due vocali pronunziate

separatamente9 non appartengono alla stessa sillaba.

Consonanti doppie

Le consonanti doppie si separano:

cit - tà, ca - val - li, car - ret - ta.

Consonanti “cq”

Le consonanti “cq” si separano:

ri - sciac - quarsi, ac - quo - so, ac - qua - ti - co

Consonante “s”

La consonante “s”, quando si trova davanti ad altra consonante, si

unisce ad essa: fru - sta, ri - spo - se, di - scor - so.

Consonanti consecutive

Le consonanti consecutive (due o più di due) si uniscono alla vocale

che segue qualora insieme formino un gruppo di lettere che possa

stare in principio di parola:

pa - dro - ne, en - tra - va, gua - da - gna - to

coniugazione dei verbi perdono la prima vocale e su quella che rimane non cade più l’accento: SCUOLA -

SCOLARO, CIELO - CELESTE, VENE - VENITE.

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(con i gruppi di lettere “dro” - “tra” - “gna” iniziano parole come:

dromedario - trave - gnaulare).

Parole con prefisso

Molte parole con prefisso (“cis” - “dis” - “in” - “tras” ecc.)si dividono

come se fossero due parole distinte oppure seguendo le regole

generali:

cis - pa - da - na, dis - to - glie - re

ci - spa - da - na, di - sto - glie - re

Parole con apostrofo

Quando c’è l’apostrofo la divisione avviene:

del - l’a - si - no, l’a - mi - co

E’ ammissibile l’apostrofo in fin di riga. Si può cioè scrivere:

dell’/antico - tutt’/altro - un’/anima

In questo caso, mi sembra che la questione di una divisione sillabica

non sia neppure da considerare: qui si tratta della semplice

spezzettatura di un nesso sintattico, imposta da un limite di spazio.

Anzi l’apostrofo impedisce un autentico errore morfologico, a cui

l’orecchio potrebbe pericolosamente assuefarsi:

dello/antico, tutto/altro, allo/estremo.

Accento

Le sillabe colpite dall’accento si chiamano “toniche”, le altre si

dicono “àtone”. L’accento a sua volta può essere di due specie:

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acuto (´) e grave (`)

L’accento “acuto” secondo le grammatiche italiane dovrebbe porsi

sulle vocali “i” ed “u” quando vanno accentate (compì, più) e sulle

vocali “e” ed “o” quando hanno suono chiuso (baléna, dignitóso);

l’accento “grave” si pone sulla vocale “a” quando va accentata (papá)

e sulle vocali “e” ed “o” quando hanno suono aperto (pèrdere,

cappòtto). Esiste anche un terzo tipo di accento, il “circonflesso” (^)

che un tempo era molto usato per indicare parole contratte, cioè

ridotte (vôto per vuoto, fêro per fecero, principî per principii). Oggi

però, tale accento è inutile. Noi tutti siamo abituati alla doppia i,

laddove sussista possibilità di confusione:

assassinii da assassinio; assassini da assassino

Così come siamo pure abituati, quando scriviamo, a segnare

indistintamente gli accenti da sinistra a destra, cioè nella forma

dell’accento grave. Mentre i puristi non trovano niente da ridire per le

vocali “i” ed “u”, dato che in questi casi, l’accentazione non porta

alcun mutamento di suono, essi però, esortano a sforzarci di segnarci

correttamente gli accenti almeno sulla “e” e sulla “o”. Regola non

rispettata nemmeno dagli scrittori, dato che in romanzi famosi si

trovano le “e” di perché, benché, accentate gravi, invece che acute

come prescrive la regola. Le parole, secondo la posizione

dell’accento, si dividono in “tronche”, quando l’accento cade

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sull’ultima sillaba: virtù, bontà, papà, “piane”, quando l’accento cade

sulla penultima: amore, fratelli, “sdrucciole”, quando l’accento cade

sulla terzultima: tavola, libero possibile, “bisdrucciole”, quando

l’accento cade sulla quartultima: meritano, scivolano, “trisdrucciole”,

quando l’accento cade sulla quintultima: liberamelo.

In genere l’accento tonico non viene segnato nel corpo della parola.

E’ obbligatorio scrivere l’accento sulle tronche: città, varietà, bontà e

su alcuni monosillabi per distinguerli dagli omografi:

sì (avv. Affermativo) si (pronome)

sé (pronome) se (congiunzione)

né (cong. neg.) ne (pronome)

dì (nome) di (preposizione semplice)

dà (verbo) da (preposizione semplice)

lì (avv. Di luogo) li (pronome)

là (avv. Di luogo) la (articolo o pronome)

è (verbo) e (congiunzione)

tè (nome) te (pronome)

Sono lieto se Mario fa tutto da sé; verrò da te a prendere un tè; Luigi

mi dà il sapone da barba.

Rifiutano l’accento:

qui, qua, so, sto, sta, va, tre (però nei composti, si scrive

ventitrè, trentatrè), re, fu, su, ecc.

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Sull’accentazione di “se stesso” (e non “sé stesso”), dove il rischio di

confusione con la congiunzione “se” è fugato dalla presenza

dell’aggettivo “stesso”, i vocabolari, non è una novità, discordano:

Il Palazzi consiglia: sé stesso

Il Devoto - Oli: se stesso

Lo Zingarelli: sé stesso

Il Migliorini: sé stesso però ammette che taluni usano se stesso

Il Garzanti: sé stesso e se stesso.

Poiché siamo in tema di accenti, non sarà male ricordare che si dice:

gòmena, gratùito, Friùli, acrocòro, adùlo, àlacre, alchìmia, anòdino,

arterioscleròsi, callìgufo, cesàreo, congrèga, cosmpolìta, dàrsena,

dissuadére, edìle, edùle, infingardìa, insalùbre, ippòdromo, leccornìa,

madìceo, mollìca, protòtipo, salùbre, scandinàvo, scòrbuto, surrògo,

svalùto, utensìle, valùto, zaffìro.

La Rai, i mezzi di comunicazione di massa, il linguaggio della

pubblicità portano non lievi responsabilità, riguardo a errori

madornali come gratuìto (e non gratùito), leccòrnia (e non leccornìa),

bàule (e non baùle). Gli isòtopi si son mutati in “isotòpi” (non

mancano che gli “isogatti”), gli archètipi in “archetìpi”.

Elisione e apostrofo

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L’elisione è la soppressione della vocale finale (non accentata) di una

parola che si trova davanti ad un’altra parola che inizia per vocale. In

sostituzione della vocale soppressa si mette l’apostrofo:

c’è - dell’umiltà - un’arma

anziché:

ci è - della umiltà - una arma

L’elisione è obbligatoria con gli articoli “lo” - “la” - “una” e con le

preposizioni articolate formate con gli articoli “lo”, “la”:

lo amico = l’amico, la estasi = l’estasi, una epoca = un’epoca,

dello

orso = dell’orso, sullo incontro = sull’incontro.

Per evitare confusione si scriverà:

all’assistente (se è uomo), alla assistente (se è donna).

L’elisione è facoltativa dopo l’articolo “gli” (solo davanti a parole che

iniziano per “i”), dopo le particelle “ci” e “vi” (solo davanti a parole

che iniziano per “i” ed “e”:

gl’inni - gl’insetti

c’introdusse - v’erano

La preposizione “di” si elide:

d’aprile - d’intesa - una prova d’intelligenza

ma si dirà:

tintura di iodio

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perché la “i” seguita da vocale è considerata semiconsonantica; difatti

si dice senza elisione, lo iodio, lo Ionio, lo iato.

Per evitare confusione con “di”, la preposizione “da” non si elide:

difetto da eliminare

casa da affittare

Eccezioni:

d’ora in poi, d’altra parte, d’altronde, d’accordo sin d’allora.

E’ preferibile non apostrofare mai l’articolo “le”:

le amiche, le altezze, le epoche, le unità.

L’elisione è facoltativa dopo gli aggettivi: bello e quello, bella e

quella buona, nessuna e alcuna, grande, Santo e Santa:

bell’anello - quell’intruso - bell’età - quell’uscita - buon’amica -

nessun’assenza - alcun’alunna - grand’uomo - Sant’Antonio -

Sant’Anna.

Troncamento

Il troncamento è invece la caduta della vocale o della sillaba finale,

tanto se la parola seguente comincia con la vocale quanto se comincia

con consonante, e non vuole l’apostrofo. (Ciò avviene con i vocaboli

che, una volta caduta la vocale finale terminano con le consonanti “l”

- “m” - “n” - “r”:

signor giudice, mal di testa, suor Angelica, fra Michele, nessun

interesse, nessun vantaggio, per quel che mi riguarda.

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Se le consonanti L - N - R sono doppie, cade tutta la sillaba finale

per quel che mi riguarda

anziché

per quel che mi riguarda.

Altri esempi:

siam giovani - buon amico

san tutto - per tempo

anziché:

siamo giovani - buono amico

sanno tutto - porre tempo.

Si deve però scrivere:

bella spada - uno gnocco - quello psicologo

in quanto il troncamento non avviene davanti a parola che inizia per

“s impura” - “z” - “gn” - “ps”.

Ricapitolando, nell’elisione l’apostrofo ricorda la caduta di una

vocale che faceva parte integrante della parola: “Quest’inverno” è

un’elisione, dove la “o” è scomparsa, ma non dimenticata, e scriviamo

al suo posto un apostrofo. Invece nel troncamento la vocale o la

sillaba soppressa non è sostituibile da alcun segno ortografico, la

nuova parola vive autonomamente.

Da “buono” abbiamo i troncamenti:

buon amico, buon diavolo

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dove “buon” è parola autonoma, che si può premettere tanto ad

“amico” (iniziale vocalica) quanto a “diavolo” (iniziale consonatica),

senza bisogno di apostrofo. Si scriverà dunque:

qual era (e non qual’era)

perché “qual” è un troncamento. Difatti davanti a consonante noi

diciamo:

Qual buon vento ti porta?

Pertanto scriveremo

buon uomo (e non buon’uomo)

perché diciamo anche buon giorno.

Scriveremo

nobil uomo

perché davanti a consonante scriviamo “nobil donna2.

Invece

pover’uomo

vuole l’apostrofo perché se fosse un troncamento la forma “pover”

dovrebbe valere anche davanti a consonante e avremo “pover cane2, o

pover diavolo” cose che nessuno si sogna di scrivere.

“Grande” davanti a vocale subisce l’elisione:

grand’uomo, grand’ammiraglio

davanti a consonante subisce il troncamento:

gran capo, gran modo, gran farabutto

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Davanti a “s” impura e a “z”, le opinioni divergono. C’è chi scrive:

gran zizzania

concedendo il troncamento, chi invece lo rifiuta e preferisce:

il grande zaino, il grande spavento.

Comunque è buona norma evitare il troncamento davanti a “s

impura”, “z”, “gn”, “ps”.

“Bello” si elide davanti a vocale.

dell’arnese, sei bell’e spacciato

e si tronca davanti a consonante che non sia “s impura”, “z”:

bel ragazzo, bel divertimento, bello specchio, bello zaino.

Al riguardo diventa “begli” davanti a vocale, a “s impura” e “z”:

begli ornamenti, begli specchi, begli zaini.

Davanti alle altre consonanti, fa il plurale “bei”:

bei libri, bei quadri

però diventa “belli” se è posposto al nome:

In quella casa ho visto quadri belli.

“Santo” si tronca davanti a nome che comincia con consonante o con

“i” semiconsonantica:

San Giuseppe, San Jacopo

Davanti a vocale si elide:

Sant’Anna, Sant’Ignazio

Resta intero davanti a “s impura”:

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Santo Stefano, Santo Spirito

però davanti a “z” si tronca:

San Zeno

Eccezionalmente alcuni troncamenti vogliono l’apostrofo. Si tratta

degli imperativi

va’ (vai), sta’ (stai), fa’ (fai), di’ (dici)

che altrimenti si confonderebbero con il presente indicativo, terza

persona singolare:

egli va, egli sta, egli fa

Troncamenti sono anche considerati

mo’ (modo), po’ (poco) e il meno usato que’ (quei).

Accanto ai troncamenti con apostrofo che vengono usati abbastanza

frequentemente, ve ne sono altri che si incontrano raramente, e solo in

poesia. Si tratta delle preposizioni:

a’ (ai), da’ (dai), ne’ (nei), co’ (coi), su’ (sui)

dei monosillabi:

mi’ (mio), tu’ (tuo), su’ (suo), i’ (io), e’ (egli), vo’ (voglio)

e degli imperativi:

to’ (togli), gua’ (guarda), ve’ (vedi), mi’ (mira)

L’apostrofo si usa anche davanti ai numeri che cominciano per

vocale:

l’8 settembre

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e per abbreviare l’indicazione degli anni:

la guerra del ’48

però è consigliabile scrivere: la rivoluzione dell’Ottantanove, perché

in questo caso le cifre richiederebbero due apostrofi (la rivoluzione

dell’89). Regola generale: per operare un troncamento occorre che la

sillaba finale contenga una delle seguenti consonanti: “m”, “n”, “l”,

“r”. Non è pensabile, per esempio, un troncamento in “b”: “un

superbo ingegno”.

Segni d’interpunzione (o segni di punteggiatura)

I segni d’interpunzione: (,) virgola - (;) punto e virgola - (: ) due punti

- (.) punto fermo - (!) punto esclamativo - (?) punto interrogativo.

La poesia moderna tende a sopprimere i segni d’interpunzione. Taluni

sono scomparsi anche dalla prosa. Per esempio, il punto esclamativo.

Resiste però il neutrale punto fermo. Dall’uso corrente sono stati

eliminati i puntini di sospensione ( . . . ), accusati di provincialismo,

di reticenze e di promesse non mantenute, come succede quando

preannunciano una battuta umoristica, e per quasi dicano: adesso

preparatevi a ridere, e arriva una battuta triste.

Persino le virgolette (“) tendono a scomparire. Nella prosa moderna il

“discorso diretto” viene incorporato nel contesto senza segni distintivi

(il figlio disse al padre non m’importa di ciò che pensi e se ne andò).

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Malgrado l’opinione del futurista Marinetti, che nel suo furore contro

il passato vagheggiava un mondo senza punteggiatura, è bene non

essere avari di segni. Spesse volte si incontrano cartelli del tipo:

“Qui si vendono impermeabili per bambini di gomma”

Per evitare dubbi sulla consistenza muscolare dei piccoli clienti,

bastava inserire una virgola:

“Qui si vendono impermeabili per bambini, di gomma”

o meglio ancora:

“Impermeabili di gomma per bambini”

La virgola è indispensabile. Essa rappresenta la pausa più breve (i

segni d’interpunzione indicano a chi legge l’obbligo di fermarsi). La

pausa più lunga è affidata al punto fermo; al punto e virgola, una

pausa intermedia.

La virgola è d’obbligo nei vocativi:

Mario, che cosa hai fatto?

Al principio e alla fine di un inciso, di un’apposizione, di espressioni

parentetiche, che si possono chiudere tra parentesi e togliere dal

contesto, senza danneggiarne il senso compiuto:

Marconi, genio italico, inventò il radiotelegrafo

Cesare, varcato il Rubicone, marciò verso Roma

La virgola si usa anche nelle elencazioni:

Al mercato ho comprato mele, pere, arance e prugne.

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I “due punti” (indicano una pausa quasi come quella del punto e

virgola)si usa quando si vogliono riferire parole di altre persone e per

chiarire o completare quanto detto in precedenza scrivo:

Mamma ha comprato: carne, pesce, uova, frutta

I due punti si usano prima di una enumerazione.

Il punto interrogativo (?) si usa alla fine di una interrogazione.

Segni ortografici (per indicazioni varie):

(´`) accenti, (‘) apostrofo, ( . . . ) puntini di sospensione, ( ) parentesi,

(“) virgolette, ( - ) lineetta, (= ) lineette, (-) tratto d’unione, ( * )

asterisco, ecc.

Alcuni di questi segni sono stati già trattati. Restano da considerare li

parentesi tonde ( ) usate per racchiudere parole o frasi che vengono

isolate dal resto del discorso in quanto non hanno con esso un preciso

legame:

La lettura (mi auguro che tu non l’abbia dimenticato) è

utilissima

per il buon uso della punteggiatura.

Le parentesi quadre [ ] si usano per introdurre parole estranee al testo:

Jolly [ pr. Jolly ]

La lineetta ( _ ) sostituisce le virgolette nel discorso diretto:

- Sei stato a prendere il fresco?

- Sì

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- E come si stava?

Le lineette ( = ) vengono usate per spezzare la parola in fondo alla

riga. Sono sostituite a volte da un semplice trattino ( - )

Il trattino d’unione (- ) è usato per congiungere due termini:

il confine italo - francese

L’asterisco ( * ) era ed è usato al posto di un nome che non si conosce

o si vuol tacere:

Il signor * è indisponente

Parte seconda

L’alfabeto francese

Il francese usa un alfabeto di 26 lettere per trascrivere 35 suoni

diversi. Quindi non c’è esatta corrispondenza tra suoni e lettere,

pertanto il francese non ha scrittura fonetica.

L’italiano ha sempre scrittura fonetica per le vocali e quasi sempre per

le consonanti (salvo “ch” e “sc”).

Dato che le lettere dell’alfabeto sono insufficienti a rappresentare tutti

i suoni di una lingua, per dare la trascrizione esatta della pronuncia di

una parola bisogna far ricorso ad uno speciale alfabeto, che consenta

di rappresentare ciascun suono con un segno diverso. Il sistema di

trascrizione più largamente diffuso e generalmente accettato è quello

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dell’alfabeto fonetico internazionale (v. vocabolario Petit Robert

fotocopia).

A gruppi di lettere diversi può corrispondere un identico suono:

Per esempio:

Ë = in, ain, aim (fin, impossible, bain, faim)

= ch, sch (chaud, schéma)

A una lettera possono corrispondere più suoni:

s = s, z (pense, “s” sorda, poison, “s” sonora)

A un suono possono corrispondere lettere diverse:

i = i, y

v = v, w

Alcune lettere non si pronunciano

e muta: un (e) petit (e) fill (e) (“e” non accentata in fine di parola)2

d, p, s, t: in fine di parola: trop, grand, petit, maisons

h: “en haut” (“h” aspirata iniziale rifiuta la “liaison”)

Sedici vocali

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i: lit, ville y: rue, vu u: vous

e: bébé, café Ø: peut, heureux o: auto, nos

: sept, père œ: seul, beurre : port, note

a: chat, pat : le a: passe, nation

Ê: pain, fin œ: un, brun ô: bon, oncle

ã: dans, chanter

La “e” breve

La “e” (breve) si pronuncia se si trova all’inizio di un gruppo:

Que veux - tu?

Reprends du fromage

Demain tu iras la voir

Le docteur va arriver

Si può invece sopprimere la seconda e del gruppo:

Ne m(e) prends pas d(e) billet

Je l(e) connais biens

Je r(e)garde la télévision le soir

Non si pronuncia mai la e, es, ent (desinenza verbale) alla fine di un

gruppo o di un vocabolo.

2 La vocale tra parentesi non si pronuncia

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Il va à la post(e) - Ell(es) dis(ent) qu’il est bêt(e)

Si pronuncia la “e” breve del pron. Pers. “le” dopo un verbo

all’imperativo:

Donnez - le - Apportez - le

All’interno di un gruppo:

Si pronuncia la e preceduta da due o più consonanti pronunciate:

Tous les vendredi - Apprenez bien vos leçon - exactement

Non si pronuncia la e preceduta da una sola consonante pronunciata:

Ell(e) n’a pas l(e) temps - La p(e)tite maison - d(e)vant la gare - Il

pass(e)ra dans la s(e)main(e) - cett(e) photo - laiss(e) - moi r(e)garder.

Le vocali intermedie

chiuse: e ø o

aperte: œ o

sono pronunciate aperte o chiuse secondo che siano seguite o meno da

una consonante pronunciata in sillaba accentata:

chiuse: assez ase peu pø beau bo

aperte: bête bt seul sœl porte port

Se la sillaba finisce con (z) (s sonora) i suoni o e eu sono chiusi:

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rose roz heureuse ørøz

Semivocali

w vois vwa loin lw

i fille fij pied pje vaille vaj

y lui lyi suis syi tuer tye

Sedici consonanti

In francese vi sono 16 consonanti, poiché jn, nasale palatale è

sostituita da molti francofoni con n + j. Si pronuncia:

Champagne ãpanj come panier panje

Le sei occlusive e le sei fricative sono raggruppate in due serie

parallele:

una serie sorda (p, t, k, f, s, ) e una serie sonora (b, d, g, v, z, )

Le altre quattro consonanti si pronunciano talvolta come sorde,

talvolta come sonore, secondo gli elementi fonetici che le circondano:

in “peuple”, l è sordo come “r” in “prend”.

Di solito in francese nessun suono particolare segnala le consonanti

doppie:

grammaire gramr

Il ritmo della frase

Il ritmo è caratterizzato da:

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- posto fisso dell’accento, sempre sull’ultima sillaba del gruppo

ritmico o della parola, se pronunciata isolata.

- accento di gruppo. Nell’enunciato la parola perde il suo accento a

vantaggio dell’accento del gruppo. L’accento cade sull’ultima sillaba

del gruppo.

Notate come l’accento si sposta da una parola all’altra:

la maison la grande maison la grande maison blanche la grande

maison grande et rouge.

L’accento di gruppo permette di spezzare l’enunciato in gruppi di

significato che coincidono con le unità sintattiche:

Elle est arrivée / hier / avec son père et sa mère

In italiano ogni parola ha il suo accento tonico, salvo qualche

preposizione o articolo:

elena cánta giocándo nel práto

Nadine chánte en jouant dans le pré

L’accento di regola, cade sull’ultima sillaba del gruppo ritmico

(accento ritmico):

Si tu es fatigué / nous prendrons l’autobus / à la prochaine station.

L’accento è sottolineato da una differenza di tono, di livello di voce e

da una modificazione della curva melodica.

Si tu es fatigué, nous prendrons l’autobus à la prochaine station.

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Bonjour, madame Ledoux - C’est ici - Philippe est là - C’est son

bureau

Un altro accento può integrare il primo per sottolineare quello che

sente o pensa chi parla. E’ l’accento di insistenza che poggia sulla

prima o sulla seconda sillaba che si vuol mettere in risalto:

C’est une règle absolue - Elle est adorable - C’est une spectacle ........

La sillaba che esprime le reazioni personali del locutore è pronunciata

con più forza delle altre.

L’intonazione della frase semplice dichiarativa è ascendente nella

prima parte e discendente nella seconda.

Se chi parla attribuisce particolare valore a un gruppo di significato

rispetto agli altri, può situare il tono più alto della voce alla fine del

gruppo che intende sottolineare.

L’intonazione sale:

- alla fine della frase in sospeso (esitazione, pausa)

- nelle domande (in genere)

Vous étiez là. Vous étiez là?

Nelle frasi imperative l’intonazione è discendente:

Venez! Viens ici!

Nelle frasi esclamative, l’intonazione si sposta in forma molto

accentuata o verso l’alto (più frequentemente) e allora indica sorpresa,

o verso il basso (rimprovero, delusione).

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Vous étiez là.

Gli accenti

In francese esistono quattro accenti. Si possono usare solo sulle

vocali. Di solito niente accento sulle maiuscole:

A Paris

accento acuto: (è) solo sulla “e” chiusa pronunciata in fine di parola o

di sillaba (seguita da una sola consonante):

bébé, répéter

L’accento acuto non è mai seguito da una “d”, da una “f” o da una “z”

finali:

pied, clef, nez

accento grave (à, è, ù): è frequente soprattutto sulla “e” (aperta): il

achète, sempre in fin di sillaba o davanti a “s” finale: mocès.

Permette di distinguere “à” preposizione da “a” (terza persona

singolare del presente verbo “avoir”), “la” articolo da “là” avverbio di

luogo, “ou” congiunzione da “où” interrogativo o relativo: çà - ça, dès

- des.

L’accento circonflesso (^): si può trovare su tutte le vocali, ma non è

molto frequente. Sostituisce molto spesso una “s” caduta:

pâte, bête, île, tôt, dû (part. pass. di “devoir” per non

confonderlo con “du” prep. articolata), crû (part. Pass. Di croître) cru

(part. Pass. Di croire), mûr (agg.) mur (nome).

Page 44: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Nelle corrispondenti parole italiane “l” e “s” spesso sopravvive: pasta,

bestia, tosto...

Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i

dittonghi, staccando una vocale dall’altra:

haïr (però je hais), aiguë, saül

Dieresi (tréma) (¨): si può trovare su “e”, “i”, “u”. Scioglie i dittonghi,

staccando una vocale dall’altra:

haïr (però Je hais), aiguë, saül

Elisione

L'elisione è la soppressione di una delle vocali finali “a”, “e”, “i”

davanti ad una parola che comincia per vocale o "h" muta:

S'il vient

Le elisioni che si fanno nella pronuncia non sono sempre segnate

nella scrittura:

fidèle ami, faible escorte

Quando l’elisione risulta nella scrittura, la vocale caduta è rimpiazzata

da un apostrofo:

l’or, d’abord, l’heure

L'elisione è obbligatoria negli articoli “la” et “le”:

l’église, l'homme

- nel pronome atono “la” davanti ai pronomi “en”, “y”, o davanti ad

un verbo:

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Cette voix, je l'entends - Elle a bien agi: je l'en félicite.

Elle refuse de partir: je 1’y contraindrai.

(ma: Laisse-la entrer; envoie-la ouvrir: perchè “la” è accentato)

- Nei pronomi “je”, “me”, “te”, “se”, “le” atono, seguiti dai pronomi

“en”, “y” o davanti ad un verbo:

J'ai, il m’entend, on l’aperçoit, il s’y perd

(ma: Fais - le asseoir, perchè “le” è accentato)

nel caso di “de”, “ne”, “que”, “jusque”, “lorsque” , “puisque”,

“quoique”, e nelle locuzioni congiuntive composte con “que”:

faible d’Esope, il n’a pas, ce qu’on a, je veux qu’il parte,

jusqu’ici, lorsqu’il dit.

Lorsqu’à des proposition...

Lorsqu’en 1637...

Puisqu’on veut - Quoiqu’un homme soit mortel - Avant qu’il

vienne.

- nel pronome “ce” seguito da “en” e davanti la “e” o la “a” inìziale di

una forma semplice o composta del verbo “être”:

C'est, ç’a été, c’eut été, c’en est fait

- in presq’ile, quelqu’un (o quelqu’ une), ma non in “presque entier”,

“presque achevé”, “quelque autre”

- in “entre”, elemento dei cinque verbi “s'entr’aimer”,

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“entr’apercevoir”, “s’entr’appeler”, “s’entr’ avertir”, “s’entr’

égorger”.

Senza apostrofo: “entre eux”, “entre amis”, “entre autres”

- nella congiunzione “si” seguita da “il” (o “ils”):

S’il vient, s'ils viennent, dis - moi s’il part

Non si apostrofano mai: “une”, “ma”, “ta”, “sa”, “ce” (agg.

dimostrativo); “qui” (pron. relativo soggetto).

L'elisione non ha luogo davanti al nome “un” (cifra o numero),davanti

a “huit”, “huitaine”, “huitième”, “uhlan”, “yacht”, “yak”, “yole”,

“yucca” ecc.

Nè davanti ad alcuni nomi propri come “Yemen”, “Yucatan” ecc.

C’è discordanza di pareri riguardo “oui”, “onze”, “onzième”.

Per alcuni nomi è possibile l’apostrofo:

Il suffit de oui, la bonne soeur fit signe que oui

Altri invece l'ammettono in determinati casi:

Je crois qu’oui, je lui fit signe qu’oui, je pense qu'oui, il dit qu’oui,

par un beau soleil d'onze heures, l’onzième volume.

Anche per “ouate” (ovatta si esita: si dice più spesso “1a ouate”che

“1’ouata”).

Liaison (legamento)

Si fa la “liaison” tra una consonante normalmente non pronunciata,ma

scritta, e la vocale iniziale (o “h” + vocale) della parola che segue.

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Le consonanti mute finali “s”, “t”, “d”, “x”, “z”, si pronunciano con

suono (z):

les idées jolies

mes de bonne idées

tes anniversaires belles

ses attendent l’avion

nos amis Ils habitent à Paris

vos allumettes ouvrent le livre

leurs étudiants arrivent

ces Elles ont vingt ans

des avions offrent un cadeau

Vous avez des amis - Nous sommes en France - Vous êtes avec lui -

Je suis à Paris.

Beaux elle

De jolis appareils chez eux

grands

petits

dix hommes

six oeufs (non si pronuncia la “f”)

- suono (n)

un autre cadeau son autre sac

un appartement mon appartement

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un anniversaire ton anniversaire

- suono (t)

C’est une femme C’est mon grand ami

Quand il vient

(d) - (t) quando la parola che segue inizia con vocale: grand effort

La “liaison” è obbligatoria all’interno di un gruppo ritmico, ma non si

effettua mai tra un gruppo e l'altro.

Il les ont apportés / en autobus

Mes parents / ont acheté / des oeufs

Niente liaison con “et”:

Il est grand /et / américain

e tra “mais” e “oui”: mais /oui

- con le parole che finiscono in “rt” si lega con “r” e non con “t”.

un court entretien: kurãtrtj

Enchaînement consonantico

Tra l’ultima consonante di un vocabolo e la vocale iniziale della

parola successiva non c’è interruzione di suono:

Il a un (e) amie Il est sept (h)eures

Avec un (e) amie C’est une bonn(e) idée

Ell (e) attend Il est toujour (s) avec elle

Cett(e) étudiant (e) est française

Echaînement vocalico

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Tra 1’ultima vocale di una parola e 1a vocale iniziale della parola

successiva non c’è interruzione di suono:

Il va au cinéma. Elle atten(d) un ami. Elle me(t) une robe.

Il va achete( r ) une chemise. Il est chez Hélène.

Il veut un chapeau. Il y a une carte postale.

La “cedille” (,) si pone sotto la “c” per addolcire il suono davanti ad

“a”, “o”, “u” e dunque per indicare che la consonante deve essere

pronunciata come “s” sorda:

Avança, leçon, reçu

Il “trait d'union” (-).

Serve a legare le parole:

Arc - en - ciel, dit - il, toi- même.

Il trait d’union è usato:

- nei nomi composti

- tra il verbo e il pronome personale (o “ce”, “on”) che lo segue:

Dis - je, voit - on, est - ce vrai?

- tra il verbo all’imperativo e i pronomi personali complemento, che

formano con esso un solo gruppo fonetico, senza pausa:

Crois - rnoi, prends - le, dites - le - moi , faites - le - moi savoir.

Senza trait d’union:

Veuille me suivre, viens me le raconter

- prima e dopo la consonante eufonica:

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Repliqua - t - il, chante - t - elle, convainc - t - on?

- nei numeri composti, tra le parti che sono minori di cento:

quatre - vingt - dix - huit, cinq cent vingt - cinq

- davanti a “ci” e “là” congiunti dalle diverse forme del pronome

“celui” o ai nomi preceduti da aggettivo dimostrativo:

Celui .- ci, ceux - là, cette personne - ci, ces chose - là

- nelle espressioni composte in cui siano usate “ci” e “là”:

Ci - contre, ci - joint, là - haut, jusque - là par - ici, par - là ecc.

- tra il pronome personale e l’aggettivo “même”:

moi - même, nous - même ecc.

Divisione in sillabe

Francese e italiano rispettano sostanzialmente la stessa divisione in

sillaba, eccetto con 1’ “s” impura (seguita da consonante):

it. un a - spet - to

fr. un as-pect

- non si dividono mai le sillabe tra due vocali che formano dittongo:

ca - mion (e non ca-mi-on)

- si divide tra due consonanti, purchè la seconda non sia una “r” o

“1”:

ar - tic1e, per - mis - sion, as - su -rer

invece: théâtre - théa-tre,

tableau - ta - bleau

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- si divide dopo la prima di tre consonanti consecutive, se la terza è

“r” o “l”:

en - tre - prise, ar-bre, exem - ple

altrimenti si divide tra la seconda e la terza consonante:

comp - ter

Come in ita1iano, le lettere maiuscole si usano all'inizio della frase e

all'inizio di un nome proprio (sia esso nome che cognome):

Victor Hugo

L’ALPHABET FRANCAIS

A B C D E F G H I J K L M

a b c d e f g h i j k l m

[a] [be] [se] [de] [ f [e] [a] i i ka l m

N O P Q R S T U V W X Y Z

n o p q r s t u v w x y z

n o pe ky r s te y ve dublve iks igrk zed

Les signes ortographiques

é: accent aigu; è: accent grave; ê: accent circonflexe; ë: le tréma

(Noël);

l’: l’apostrophe (f.); grand - père: le trait d’union.

Les signes, de ponctuation

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(.) le point - (,) la virgule1 - (;) le point et virgule - (...) les points

de suspension - ( ) les parenthèses (f.) - (?) le point d’ interrogation; -

(!) le point d’exclamation - (“”) les guillemets (m.) - ( - ) le tiret.

Tableau de la prononciation française

Accent tonique [aksã t nik]

a) sur la dernière syllabe: caméra, mercredi

b) sur la pénultième, si la dernière syllabe est muette, c’est - à - dire si

elle se termine par - e, - es, - ent (desinence verbale): idole, parole, ils

parlent.

Consonnes finales: pied, trop, 1it, assez, dix mots

(en général les consonnes “de”, “p”, “t”, “s”,”x”, “z” ne se prononcent

pas à la fin du mot)

Division des syllabes: es - prit, a - pos - to - lat, pos - tal.

(comme en italien, sauf pour le “s” devant consonne)

Les sons et les mots

l. Les voyelles

1. Le son [i] s’ècrit: i, y ami, type

2. Le son [e] s’écrit: è (en syllabe ouverte) clé, début

e (en syllabe finale fermée) nez, parler, pied

ai (dans les verbes et dans certains mots en

1 La virgola non va mai posta:

- tra soggetto e verbo, tra verbo e complemento oggetto

- prima di “et” e “on”.

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syllabe ouverte) j’ai, j’irai, gai.

3. Le son [ (e ouvert) s’écrit: ai la laine, il avait

ei pleine, reine

è père, mère, fière

e la pierre, le fer, la mer

ê forêt, prêt, arrêt

4. Le son [a] (a antérieur) s’écrit: a lac, bras, table

5. Le son [a] (a postérieur) s’écrit: a vase

â pâte

6. Le son [o] (o fermé) a’écrit: eau beau, l’eau, le marteau

au le taureau

o Monaco, dodo

7. Le son [ ] (o ouvert) s’écrit: o l’or, le trésor, le port

8. Le son [u] s’écrit: ou le souper, vous, nous

9. Le son [w] (sèmi - voyelle) s’écrit: ou (devant voyelle): oui

10. Le son [wa] s’écrit: oi roi, Blois

11. Le son [ (e atone) s’écrit: e le livre de lecture,

je parle le premier

(dans les monosyllabes et en

syllabe ouverte non finale,

précédé par deux consonnes)

12. Le son ø s’écrit: eu bleu, le pneu, le feu, heureux,

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il peut

13. Le son [œ] s’écrit: œ, œ u, eu l’œil, l’œuf, le bœuf, l’heure

14. Le son [y] (“u” pour les lèvres, “i” pour la langue)

s’écrit: u mur, dur

s’écrit: eu par exception:

j’eus, j’ai eu

15. Le son [ ] (semi - voyelle) est toujours suivi de i: huit, nuit

Les nasales

1.Le son [ nasal s’écrit: in, im1 vin grimper

yn, ym syncope, sympatique, thym

ain, ein saint, plein

en (après i) bien, mien

2. Le son ã nasal s’écrit:an, am (1) blanc, rampe

en, em encre, empire

3. Le son [] nasal s’écrit: on, om (1) ombre, son

4. Le son [œ] nasal s’écrit: un un son importun.

La mouillèe (i semi - voyelle)

Le son [ j ] s’ècrit: (i suivi d’une voyelle): pied, lion

y (entre voyelles): payer

- ill -: piller [ pije ], sillage

1 Se però “m”, “n”, fanno parte della sillaba che segue o sono seguiti da un’altra “n” o “m”, la vocale mantiene il

suono primitivo.

Es. homme, fine, ennemi

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-il (à la fine du mot prècèdè de voyelle):

vieil [ vijεj ]

mais: tranquille, mille, ville, village, illogique 8le mot italien a aussi

deux “1”

Les consonnes

1. Le son [ f ] s’ècrit: f, ph fable, photographie

2. Le son [ ] s’ècrit: J jouet, Jean, je joue, jeter

g (devant e i) manger, gigot

3. Le son [ k ] s’ècrit: c cancan. Cocorico

q, qu coq, qui, que, quoique

k kilo, kèpi

4.Le son [ s ] s’ècrit: s se, ses, s’est

c, ç c’est, ça, ce, garçon- ci

sc science, scène

5. Le son [ z ] s’écrit: s, z rose, bise, zéro, zézayer

6. Le son [ t ]s’écrit: t, th théÂtre, synthèse

7. Le son [ ] s’écrit: ch, sch chat, chocolat, schéma

8. Le son [ ] s’écrit: gn ignorant, peigne

9. H ne se prononce pas, mais influe sur l’article qui le précède.

Liaison

Eccezione: femme [fam], evidemment

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Les mots français ne se prononcent jamais seuls, mais par groupes

phonétiques: Il avait invité des amis [ ilavεvite dezami ]

Le signe [ : ] marque un allongement de la voyelle:

la chaise de Pierre

Parte terza

L’articolo

“Il” insieme con “lo” e “la” è articolo determinativo, perché determina

con precisione una certa persona o cosa.

“Il” deriva dal latino:

ille pater (quel padre), illa mater (quella madre)

col passare del tempo si sono trasformati in

il (le) pater, (il) la mater

cioè “il” padre, “la” madre.

“Un” e “uno” sono articoli indeterminativi, perché non determinano la

persona o la cosa. Restano nel vago.

Dammi il libro (quel certo libro)

Dammi un libro (uno qualsiasi)

“Uno” non ha plurale. In senso contabile, il plurale di uno sarebbe

“due”, “tre” ecc. Il plurale di uno è “alcuni”:

Ho bevuto un bicchiere un topo

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Ho bevuto alcuni bicchieri alcuni topi

“Uni” si usa come pronome:

Gli uni leggono, gli altri giocano

A differenza di altre parti del discorso (verbo, aggettivo, avverbio,

pronome, nome) che godono di una relativa mobilità, l’articolo sta

incollato al nome e può muoversi solo con esso.

Il plurale di “il”, “lo”, “la”, è “i”, “gli”, “le”.

“Uno” , “lo”, “gli” si usano:

- davanti a “s” impura

uno stupido, lo studente, gli sconosciuti

- davanti a “z”

uno zoccolo, lo zoppo, gli zaini

- davanti a “ps”, “gn”, “pn”, “x”

uno psichiatra, lo xilofono, gli pneumatici

Si evita così il suono contiguo di tre consonanti: il psichiatra darebbe

un cacofonico gruppo “lps”.

Il plurale di “Dio” è “gli dei” (e non “i dei”)

“Gli” si apostrofa davanti a parola che comincia con “i”

gl’inglesi (non scrivere mai gl’europei, ma volendo si può

scrivere anche gli inglesi).

“Lo” davanti a vocale si elide:

l’insetto l’amore, l’urto

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“Lo” e “gli” davanti a “i” semiconsonante (cioè seguita da vocale)

non si elidono:

lo iato, lo Ionio, gli iati

“La” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale

l’aurora, l’ombra

“Le” non si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale

le ansietà, le estremità

“Un” non si elide

un arco (e non un’arco)

perché “un” è troncamento di “uno”.

“Una” si elide davanti ai nomi che iniziano per vocale “a”:

un’afa, un’antenna, un’adunanza

mentre davanti a nomi che iniziano con altre vocali l’uso oscilla tra

l’elisione e la non elisione:

un’età e una età, un’ombra e una ombra

Presenza e assenza dell'articolo

I nomi maschili di persona rifiutano l’articolo (è dialettale dire il

Mario, il Giovanni) che è invece accettato, specie nell’uso familiare,

da quelli femminili (la Graziella, l’Antonietta9.

I cognomi degli illustri sono usati, anche senza articolo:

Manzoni, il Manzoni

Carducci, il Carducci

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Per le donne è ai rigore l'articolo, tanto se illustri:

la Garbo, la Jotti

quanto se oscure.

La bianchi, la Rossi

Quando il nome proprio è preceduto da un titolo, purchè non sia “ser”,

“messer”, “maestro”, “fra”, “san”, “don”, “donna” si premette

l’articolo:

il cavalier Anselmo, il dottor Zivago

però non si dice: il fra Cristoforo, il messer Ludovico, la donna Rachele

Articolo con nomi geografici

Mari, monti, fiumi, continenti e regioni vogliono l’articolo:

il Tirreno, il Cervino, il Po (ho pescato nel Po, ma: ho

pescato “in” Arno), la Lombardia, l’Europa.

Davanti ai nomi di città l'articolo si omette,

Torino, Milano, Recanati, Barletta

tranne: il Cairo, La Spezia, L’Aquila, La Mecca, L’Avana, L’Aia

Però si dirà:

La Torino Risorgimentale

La Milano industriale

La Firenze dei Medici

in quanto l’articolo viene usato davanti ai nomi di città accompagnati

da un aggettivo o da un complemento di specificazione.

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Le nazioni vogliono l’articolo:

La Spagna, il Belgio, la Germania

tranne:

Israele, Haiti, Cuba, San Marino, Monaco, Andorra

Le grandi isole vogliono l'articolo:

la Sicilia, la Sardegna, il Madagascar

però lo respingono:

Cipro, Creta, Cuba, Ischia, Capri, Caprera, Ponza, Rodi,

Malta, la Capraia, la Maddalena, la Gorgona

Articolo con nomi di parentela accompagnati da aggettivi possessivi.

Con padre, madre, sorella, cugino ed altri termini di parentela

preceduti dal possessivo non va l’articolo, pertanto si dirà:

mio padre, tua sorella, tua madre, suo zio, nostro nipote, suo

cugino, nostro cognato, vostro genero, vostra suocera.

Tali nomi, usati al singolare e preceduti da un aggettivo possessivo

(escluso “loro”), rifiutano l’articolo.

Eccezioni: il mio babbo, la tua mamma, il suo papà

perché i nomi di parente1a, quando sono alterati o di tono affettuoso

vogliono l’artico1o davanti al possessivo:

il mio nonnino

Tali nomi quando sono usati al p1urale o accompagnati da un

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aggettivo vogliono l’articolo:

i miei fratelli, il mio adorato padre, il suo ricco zio i suoi

suoceri, i loro figli, i vostri simpatici cugini.

E così quando il possessivo segue il nome:

il figlio suo, la madre tua

“Il” riacquista l’originario valore etimologico di “ille” (quello)

quando assume funzioni di dimostrativo:

Alessandro “il Grande”, Plinio “il Giovane”

Si usa omettere l'articolo:

- davanti ai nomi dei giorni quando sono sottintesi gli aggettivi

“prossimo” e “scorso”:

Giovedì (prossimo) non andrò a scuola

Domenica (scorsa) ho visitato gli scavi di Pompei

mentre:

Odio il lunedì (tutti i lunedì)

- davanti ai nomi dei mesi quando non sono accompagnati da

aggettivi:

Febbraio è il mese più corto

- davanti ai nomi usati nelle elencazioni:

Nella vecchia abitazione c’erano quadri, poltrone, vasi,

specchi

- davanti ai nomi nelle frasi interrogative:

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Hai libri e quaderni da prestarmi?

- davanti ai nomi usati nelle frasi negative:

Non ho tempo e denaro da sprecare

- davanti ai nomi che compaiono in brevi frasi:

Ho sonno. Avverto fame e sete. Vai a destra. Mi chiama

per nome.

Preposizioni articolate

La preposizione articolata è l’unione di una preposizione semplice

(“di” - “a” - “da” - “in” - “con” - “su” - “per”) con un articolo

determinativo (“il” - “lo” - “la” - “i” - “gli” - “le”).

Ecco lo specchietto di tutte le preposizioni articolate:

il lo 1a i gli le

di del dello della dei degli delle

a al allo alla ai agli alle

in nel nello nella nei negli nelle

con col coi

su sul sullo sulla sui sugli sulla

per

Nello specchietto sono rimasti vuoti gli spazi corrispondenti a quelle

forme che non vengono. più usate ( si possono trovare solo nelle

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opere poetiche ) Si dice:

con lo zio, per il viale, per la strada

D’altra parte anche a “col” e a “coi” si preferiscono le forme “con il”

e “con i”.

Articolo partitivo

La preposizione “di” composta con gli articoli può acquistare valore

partitivo.

Attenzione a:

L’auto di mio padre ha la leva “del” cambio rotta

La scuola dove studio ha intorno “del” verde

“Del” ha valore diverso nelle due frasi: nella prima è preposizione

articolata, nella seconda è articolo partitivo:

del, dello, dei, degli, della, delle

hanno valore partitivo quando significano “un po’”, “una certa

quantità”, “alcuni”:

Ho bevuto del vino. Ho trovato degli amici comprensivi.

Le grammatiche consigliano di non abusare del partitivo, costrutto

derivato proprio dalla lingua francese.

Si eviti ad esempio di dire:

Il pianista aveva delle mani bellissime

Essendo soltanto due, non v’è pericolo di sbagliare affermando che “il

pianista aveva mani bellissime”.

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Si obbedisce così ad un’altra regola, stilistica non grammaticale, che

suggerisce di eliminare il superfluo. Nella comunicazione linguistica,

tutto ciò che è inutile è dannoso.

La pubblicità a volte esorta:

“Pulitevi i vostri denti col dentifricio...”

“Lubrificate la vostra auto con l’olio...”

Anche questo è un uso ricalcato sul modello francese. Basterà dire:

“Pulitevi i denti...”

“Lubrificate la vostra auto...”

SCHEMA RIASSUNTIVO

Articolo determinativo Articolo indeterminativo

singolare: il - lo Maschile: un - uno

Maschile Femminile: una

plurale: i - gli

singolare: la

Femminile

plurale: le

Parte quarta

Il nome è la parte del discorso che serve a nominare le cose, le

persone animali, le cose, gli eventi. Si chiama anche sostantivo

perchè indica una sostanza, contrapposto in ciò all’aggettivo, che

indica una qualità o un’altra connotazione aggiuntiva (da

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“adjectivum”, che si aggiunge).

Il nome può essere “concreto” quando indica cose che cadono sotto i

sensi, “astratto” quando indica sentimenti, qualità, idee percepibili

con la mente:

“cane, pietra, sedia” sono concreti

“bontà, virtù, bellezza” sono astratti

Tuttavia è meglio non insistere su questo punto, perché a voler essere

precisi, troveremo il confine tra i due gruppi assai evanescente ed

opinabile.

Astratti sono quei nomi, insegnano le grammatiche tradizionali, che

indicano cose che non si possono vedere né toccare né sentire. Se

“bontà” è astratto, “angoscia” e “affanno” sono astratti o concreti?

Astratti, rispondono le grammatiche tradizionali, eppure in un certo

qual modo vengono percepite dai nostri sensi. Alcuni nomi sono poi

in alcuni casi astratti e in altri concreti.

Il nome può essere “comune” quando indica uno o più individui,

senza distinguerli da altri appartenenti alla stessa specie:

ragazzo, monte, fiume, signora, viso

e “proprio” quando si riferisce ad un determinato individuo,

isolandolo dal resto della specie:

Antonio, Cervino, Adige, Itali

Il nome proprio non ha plurale, tranne quando ha valore traslato:

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i Cesari = gli imperatori di Roma

oppure indica una famiglia:

gli Scipioni, i Fabii

Al nome proprio vanno assimilati i cognomi:

Peertini, Quasimodo, Ungaretti, Guttuso

- gli pseudonimi:

Alberto Moravia (all’anagrafe Alberto Pincherla)

Ignazio Silone (Secondino Tranquilli)

Collodi (Carlo Lorenzini)

Giosuè Carducci (Enotrio Romano)

Trilussa (Carlo Alberto Salustri)

- i soprannomi:

Carlo Magno, Giuliano l’Apostata, Scipione l’Africano

- i nomi patronimici:

il Pelide Achille (figlio di Peleo)

il Laerziade (Ulisse, figlio di Laerte)

i Merovingi (discendenti di Meroveo)

i Napoleonidi (discendenti di Napoleone)

- i nomi patronimici, indicanti la patria d’origine :

l’Aretino (nato ad Arezzo)

il Perugino (nato a Perugia)

Page 67: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

il Veronese (Paolo Caliari, nato

a Verona)

l’Urbinate (Raffaello Sanzio, nato ad Urbino)

- i titoli di libri e di opere d'arte:

Decamerone, Giudizio Universale

Il cognome va sempre posposto al nome, ma la burocrazia, la

consuetudine dell’appello per ordine alfabetico, a scuola, in caserma,

agli sportelli degli uffici, ha soffocato l’individualità presente nel

nome. I ben parlanti, però, diranno sempre Dante Alighieri, non

Alighieri Dante. Illustri o meschini, noi esistiamo prima come persone

e poi come famiglia. Così nella busta di una lettera scriveremo “al

dott. Mario Rossi”, non a “Rossi dott. Mario”.

Riguardo alla struttura, il nome può essere:

- primitivo, quando non deriva da nessun altro (casa, mano, suono)

In questo caso gli elementi costitutivi delle parole sono la “radice” e

la “desinenza”(giardin - o, sol - e, mar - e)

- derivato, quando deriva da un altro (casalinga, manovale, suonatore)

In quest’ultimo caso, il significato della parola primitiva rnuta

profondamente . Nel caso di:

giardiniere, sole, mareggiata, casalinga

tra radice e desinenza s’inserisce un. “suffisso”

mentre in

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de - merito, re - azione

s’inserisce un “prefisso” (la radice rimane)

La radice unita a prefisso o suffisso determina il “tema” della parola.

Nelle parole primitive radice e tema si identificano.

Quando invece si verifica un mutamento parziale superficiale, e il

senso nella sostanza rimane intatto, abbiamo il nome alterato:

donna, donnone, donnina, donnetta, donnaccia

Donnone è accrescitivo (da notare il passaggio al maschile, quasi a

potenziare la forza muscolare), donnina vezzeggiativo, donnetta

diminutivo, donnaccia dispregiativo. In pratica, il nome alterato

equivale a un sostantivo più un aggettivo:

donnone = donna grossa, donnina = donna

graziosa

donnetta = donna piccola, donnaccia = donna

scostumata

Attenzione: signorina non è una signora piccola, è una donna non

sposata.

Esistono dei nomi che a prima vista sembrano dei nomi alterati:

Esempi: il “bottone” non è una grossa botte

il “rubinetto” non è un piccolo rubino

il “burrone” non è un grosso pezzo di burro

il “brigantino” non è un piccolo brigante

Page 69: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

il “limone non è una grossa lima

il “mulino” non è un piccolo mulo

la “focaccia” non è una spregevole foca

Altri invece che in origine erano alterati, ma che hanno assunto

nell’uso un significato non alterato:

cavalletto (da “piccolo cavallo” a strumento in legno,

metallo

o plastica che serve per diversi usi)

cannone (in orgine “grossa canna”)

cartella e cartuccia (ambedue in origine “ piccola

carta)

Il nome alterato ha scarsa presenza nell’uso corrente, ed è peccato

perché offre una varietà di sfumature, di mezze tinte e mezzi toni, che

arricchiscono il pensiero. Qualche altra desinenza:

- ello: vinello

- uzzo: labbruzzo

- otto: ragazzotto

- astro: poetastro

- onzolo: pretonzolo

- iccio: sudaticcio

- acchione: matttacchione

- icciolo: porticciolo

Page 70: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

- uncolo: ladruncolo

- uccio: tesoruccio

- erelIo: vechierello

-.iciattolo: mostriciatto

- ucolo: avvocatucolo

- occio: grassoccio

- olo: figliolo

- ognolo: amarognolo

Non manca il diminutivo dell'accrescitivo, come “palla” che si gonfia

in “pallone” e poi si ridimensiona in “palloncino”. Così pure abbiamo

il dispregiativo del diminutivo. Di un cane diciamo “cagnetto”, e se

vogliamo aggiungere che è anche cattivo diciamo “cagnettaccio”.

Attenzione, quando scrivo:

Dopo pochi minuti la “nuvola” si è risolta in fitta

pioggia

Ben presto il “nuvolone” ha offuscato il sole

Il nome femminile “nuvola” con 1’aggiunta del suffisso “one” si

muta nel maschile “nuvolone”.

Anche altri suffissi (“ottolo”, “etta”, “ino”) cambiano il genere del

nome.

Qualche esempio:

La via (f) il viottolo(m)

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il sapone (m) la saponetta (f)

la villa (f) il villino (rn)

Generi dei nomi

E’ opinione molto diffusa e altrettanto errata che tutte le parole

uscenti in “a” siano femminili, perciò non di rado 1’anagrafe registra

neonate chiamate Vania (sebbene zio Vania di Cechov, fosse uomo),

Leonida (considerato femminuccia nonostante il virile coraggio

dimostrato alle Termopoli) e persino Enea.

E’ pur vero che la maggioranza dei nomi in “a” sono femminili ma

non tutti. Sono maschili:

il pirata, il boia, il problema,

l’elettrocardiogramma, il teorema, il telegramma

e molti altri

Ma nel popolo, osserva il Panzini, l’equivalenza tra la desinenza in

“a” e il genere femminile è talmente sentita che spesso si sente dire

“una inglesa”, “una francesa”.

Al genere femminile appartengono inoltre:

- i nomi dei frutti: la noce, la pera, la pesca

Fanno eccezione : il fico, il cedro, il limone, il dattero

- i nomi di città e di isole: Messina, Sardegna

Fanno eccezione: il Pireo, Il Cairo, Il Madagascar ecc.

Genere maschile

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Inversamente, tutti i nomi in “o” sono maschili, con alcune eccezioni:

la radio, la mano, la dinamo, l’eco (che però al

plurale è maschile: gli echi).

Appartengono a tale genere:

- molti nomi di fiumi, laghi e monti: Volturno, Cervino, Trasimeno

Fanno eccezione: la Dora, la Senna, le Alpi, le Ande ecc.

- i nomi dei giorni della settimana e dei mesi

Fa eccezione: la domenica

- molti nomi di piante e di alberi da frutto

Fanno eccezione: la vite, la palma, la quercia, la felce ecc.

- i nomi dei metalli

Genere comune

Esistono molti nomi che hanno una sola forma e per il maschile (il

genere si distingue dall’articolo o dall’aggettivo che li accompagna):

il nipote (m) la nipote (f)

il giornalista (m) la giornalista (f)

un parente (m) una parente (f)

un farmacista (m) una farmacista (f)

famoso cantante (m) famosa cantante (f)

bravo insegnante (m) brava insegnante (f)

un barista (m) una barista (f)

Particolarità del genere

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Contralto - soprano

sono nomi di genere femminile, ma indicano persone di sesso

femminile.

Esistono poi nomi di genere femminile che possono riferirsi ad

entrambi i sessi:

la spia, la guida, la persona, la sentinella, la

vedetta, la guardia (non hanno il maschile)

Tra i nomi di animali, alcuni presentano due nomi per indicare i due

sessi:

lupo (m) - lupa (f), gallo (m) - gallina (f), pecora

(f) - montone (m), cane (m) - cagna (f), maiale

(m) - scrofa (f), leone (m) - leonessa (f), gatto

(m) - gatta (f)

Per altri specificheremo:

la pantera maschio la pantera femmina

il cigno maschio il cigno femmina

il leopardo maschio il leopardo femmina

o la femmina del

leopardo)

Formazione del femminile

I nomi con desinenza in “o” hanno il femminile in “a”

amico (m) - amica (f), cuoco (m) - cuoca (f),

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pettegolo (m) - pettegola (f)

ma: avvocato (m) - avvocatessa (f)

- I nomi con desinenza in “e” hanno il femminile in “a” o in “essa”:

infermiere (m) - infermiera (f), signore (m) -

signora (f), leone (m) - leonessa (f),

professore (m) - professoressa (f)

- I nomi in “a” hanno il femminile in “essa”:

duca - duchessa, poeta - poetessa

- I nomi che terminano in “tore” hanno il femminile in “trice”

lavoratore - lavoratrice, attore - attrice

ma: dottore - dottoressa, impostore - impostora

Il nome femminile “mucca” è diverso dal maschile “bue”. In italiano

esistono nomi che hanno il femminile completamente diverso dal

maschile:

Babbo - mamma, padre - madre, uomo - donna, maschio - femmina,

cavaliere - dama, marito - moglie, fratello - sorella, genero - nuora,

celibe - nubile, montone - pecora

Attenzione: il femminile di re è regina, di doge dogaressa, di pastore

pastora, di frate suora, di cavaliere amazzone (a cavallo) e dama (in

salotto)

Altri esempi:

re - regina, dio - dea, stregone - strega, compare -

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comare, camoscio - camozza

Alcuni nomi, cambiando genere, mutano completamente il significato.

I più frequenti sono: il testo (opera scritta) - la testa (parte del corpo),

il boa (serpente) - la boa (segnale galleggiante), il fronte

(schieramento di un esercito) - la fronte (parte del corpo umano), il

mento (parte del volto umano) - la menta (pianta erbacea), il modo

(maniera) - la moda (usanza di breve durata), il buco (cavità che passa

da parte a parte) - la buca (cavità di terreno), il capitale (somma di

danaro) - la capitale (città principale di uno stato), il pianeta (astro che

non ha luce propria) - la pianeta (parametro sacerdotale), il fine

(scopo) - la fine (termine di un’azione), il lama (animale) - la lama

(parte tagliente del coltello), il collo (parte del corpo oppure cassa) -

la colla (adesivo), il figlio (pezzo di carta) - la foglia (appendice della

pianta), l’arco (arma) - l’arca (sarcofago), il carico (peso) - la carica

(energia), il lancio (effetto del lanciare) - la lancia (arma), il maglio

(grosso martello) - la maglia (intrecciatura del filo), il pieno (carico

completo) - la piena (aumento della portata di un corso d’acqua), il

palo (legno lungo e dritto) - la pala (attrezzo), il manico (impugnatura

di un oggetto) - la manica (parte del vestito), il galero (cappello

cardinalizio) - la galera (carcere).

L’emancipazione femminile ha creato problemi linguistici ignoti nel

passato anche recente. Un tempo le professioni e le cariche erano tutte

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in salda mano maschile. La società patriarcale riconosceva alla donna

il diritto di scegliere uno di questi tre mestieri: casalinga, serva,

cortigiana. Poi un po’ alla volta la donna è uscita dalle mura

domestiche ed è andata a scuola ad insegnare: nasce il femminile di

maestro, maestra. Ad un livello superiore fece la professoressa. Poi la

donna si laureò in medicina, curò i malati e fece la dottoressa, che non

è la moglie del dottore, come principessa lo è del principe, e fattoressa

del fattore, bensì indica una condizione professionale. Ma qual è il

femminile di sindaco? Fino ad ieri sindachessa era la moglie del

sindaco, nulla vieta di usare questo termine per indicare questa

funzione, svolta da una donna.

Più volte si legge sui giornali: “in tribunale l’avvocato Maria Rossi ha

pronunciato una brillante, applauditissima arringa”. Ma

grammaticalmente si potrebbe scrivere “avvocata”, trattandosi del

participio passato del verbo latino “ad - vocare” (chiamare uno come

consigliere). D’altronde il femminile di convocato è convocata. Per la

stessa ragione, meglio deputata che deputatessa. Per il ministro -

donna il discorso si fa più difficile, signora ministra non è usato, ed ha

preso piede “ministro”, riferito ad una donna. Lo stesso avviene per

la signora capotreno, per il direttore responsabile di un rotocalco e per

la pilota.

Numero del nome.

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I nomi col singolare in “a” cambiano al plurale la “a” in “e” se

femminili

sera - sere, paura - paure, signorina - signorine

Eccezioni: ala - ali, arma - armi;

i nomi maschili cambiano al plurale la “a” in “i”

dramma - drammi, poeta - poeti, pilota - piloti.

I nomi col singolare in “o” cambiano al plurale la “o” in “i”

tempo - tempi, argomento - argomenti,

gruzzolo - gruzzoli.

I nomi col singolare in “e” cambiano al plurale la “e” in “i”

classe - classi, dimostrazione - dimostrazioni,

lezione - lezioni.

Particolarità sul numero de1 nome

Nomi col singolare in “co”.

Per questi nomi è consigliabile consultare il vocabolario e scegliere.

In parecchi casi, infatti i vocabolari sono discordanti. Per esempio il

Palazzi assegna a “manico” il plurale manichi, lo Zingarelli manichi e

manici. Per stomaco, lo Zingarelli registra stomachi e stomaci,

contraddetto dal Palazzi, che prescrive testualmente “stomachi” e non

stomaci, che è errore. Una regola proposta da alcuni assegna il plurale

“ci” ai nomi sdruccioli, vale a dire con l’accento sulla terzultima

sillaba:

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(sdruccioli): canonico - canonici

medico - medici

sindaco - sindaci

- il plurale in “chi” ai nomi piani, con accento sulla penultima sillaba:

(piani): cieco - ciechi

palco - palchi

fico - fichi

Eccezioni: (nomi piani) amico - amici

nemico - nemici

porco - porci

greco - greci (ecc.)

(nomi sdruccioli) valico - valichi

carico - carichi

Nomi col singolare in “go”.

Stesso discorso per i nomi in “go”:

plurale in “gi” per i nomi sdruccioli (accento sulla terzultima sillaba);

(sdruccioli): teologo - teologi, asparago - asparagi

plurale in “ghi” per i nomi piani (accento sull’ultima sillaba):

(piani): castigo - castighi, albergo - alberghi, lago - laghi

mago - maghi (ma attenzione ai “Re Magi”)

Eccezioni:

(sdruccioli): dialogo - dialoghi, obbligo - obblighi,

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catalogo - cataloghi, astrologo - astrologi o astrologhi.

Nomi col singolare in “ga” e “ca”

Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghi” e “chi” se i nomi

sono maschili:

collega - colleghi, stratega - strateghi

duca - duchi, monarca - monarchi.

Le sillabe “ga” e “ca” cambiano al plurale in “ghe” e “che” se i nomi

sono femminili:

paga - paghe, vanga - vanghe

amica - amiche, barca - barche

Eccezione: Belga al plurale maschile fa Belgi

Nomi col singolare in “cia” e “gia”

1) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “cie”e “gie”

(conservano la “i”) se precedute da vocale e se la vocale “i” è atona

(senza accento)

ciliegia - ciliegie, valigia - valigie

socia - socie, audacia - audacie

2) Le sillabe “cia” e “gia” cambiano al plurale in “ce” e “ge” (perdono

la “i”) se sono precedute da consonante e se la vocale “i” è atona

(senza accento).

Lancia - lance, provincia - province,

pioggia - piogge, spiaggia - spiagge

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3) Se la “i” è tonica, la “i” si conserva, “cia” e “gia” cambiano al

plurale in “cie” e “gie”

farmacia - farmacie, bugia - bugie

Lingua viva

La regola sui plurali dei nomi che terminano in “cia” e “gia” (con “i”

atona) è tra le più contrastate dall’uno comune. Oggi1 si tende a far

sparire la “i” quando “cia” e “gia” sono precedute da vocale, in

contrasto con la regola, per cui si vede spesso scritto “valige”,

“ciliege”; al contrario si troverà “mancie”, “guance”, “striscie”,

“provincie”, “faccie”, “pioggie”, “scheggie”, “traccie”.

Nomi col singolare in “io”

I nomi in “io” conservano la “i” se è tonica (le vocali “io” cambiano

al plurale in “ii”):

zio - zii, mormorio - mormorii, vocio - vocii.

Altrimenti la perdono (se la “i” è atona le vocali “io” cambiano al

plurale in “i”:

bacio - baci, figlio - figli, premio - premi, specchio -

specchi, studio - studi.

Attenzione: principio al plurale va scritto “principii”, oppure

accentato “princìpi”, per non confonderlo con

“prìncipi” plurale di “principe”.

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Stesso discorso per “conservatorio”: al plurale va

scritto conservatorii (più raro conservatori) per

distinguerlo dai conservatori (partito politico).

Alcuni nomi col singolare in “o” formano il plurale in “a”, ma

diventano femminili:

centinaio - centinaia

il migliaio - la migliaia

il paio - le paia

l’uovo - le uova.

Attenzione: “mille” fa “mila”:

Ha percorso “mille” chilometri in bicicletta

Ha percorso due “mila” chilometri in bicicletta.

I nomi col singolare in “ie” restano di solito invariati al plurale:

la barbarie - le barbarie, la serie - le serie, la specie - le

specie ecc.

Ma: l’effigie - le effigi, la mogli - le mogli, la superficie - le superfici.

Alcuni nomi formano l plurale irregolarmente:

uomo - uomini, dio - dei, bue - buoi, tempio - templi.

Attenzione alle seguenti frasi:

La parola “abete” si scrive con una bi (e non “con un bi”)

Gradirei una spremuta d’arancia (e non “una spremuta d’arancio”)

1 Ad eccezione dei casi in cui si possa far confusione: si scrive sempre “camicie” perché c’è il “camice”;

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Gli aerei hanno ali enormi (e non “ale enormi”)

I tuoi vizi sono molti (e non “i tuoi vizii”)

Mi hanno regalato due belle camicie (e non “due belle camice”)

Ti piace la recitazione dei monologhi? (e non “dei monologi”)

Nomi difettivi

Vi sono nomi che al plurale mantengono invariata la desinenza del

singolare

Es. la città - le città

Altri nomi indeclinabili:

boa, boia, gorilla, nonnulla, sosia, vaglia (nomi in “a”)

auto, dinamo (nomi in “o”)

analisi, brindisi, dieresi, estasi, oasi, stasi (nomi in “i”)

caffè, falò, nudità, tribù, virtù (nomi terminanti con vocale

accentata)

re, gru, dì, tè (nomi monosillabi)

bi, effe, acca, elle, erre, zeta, (nomi delle lettere

dell’alfabeto)

bazar, caos, gas (nomi terminanti in consonante)

contachilometri, contagocce, portalettere, tagliacarte,

stuzzicadenti (nomi composti da verbo e nome

Enea, Luca, Bandiera (nomi propri maschili in “a” e

“ferocie” perché c’è l’aggettivo “feroce”.

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cognomi).

Nomi difettivi

Vi sono nomi che mancano del singolare o del plurale.

Nomi difettivi del singolare: forbici, annali, brache, calzoni, esequie,

frattaglie, redini, sponsali, spezie, viscere.

Nomi difettivi del plurale:

sangue, fame, sete, aria, fiele, miele, pepe, sale, senape,

avena, grano, orzo, riso, argento, bronzo, oro, ottone.

Alcuni nomi possono trovarsi al plurale, ma assumono un diverso

significato:

Gli argenti (oggetti d’argento), gli ori (oggetti d’oro), gli ottoni

(strumenti musicali d’ottone), i bronzi (opere di bronzo), i ferri (gli

strumenti), le uve (vari tipi di uva).

Nomi sovrabbondanti

Vi sono nomi con cui due forme di plurale:

Braccio: i bracci (della bilancia ecc.) le braccia (del corpo .umano)

Frutto: i frutti (della terra ecc.) la frutta (da tavola)

Fondamento. I fondamenti (d’una scienza) le fondamenta (d’una casa)

Muro: i muri (d’un edificio) le mura (che cingono una città)

Grido: i gridi (degli animali.) le grida (degli uomini)

Riso: i risi (qualità di piante) le risa (atto del ridete)

Dito: i diti (singolarmente considerati diti mignoli) le dita (nel loro

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complesso)

Anello: gli anelli (delle dita, di una catena) le anella (dei capelli)

Budello: i budelli (passaggi lunghi e stretti) le budella (dell’intestino)

0sso: gli ossi (degli animali) le ossa (dell'uomo)

Membro: i membri (d’una società) le membra (del corpo umano)

Labbro: i labbri (del vaso, d’una ferita) le labbra (dell’uomo)

Gesto: i gesti (movimenti del corpo) le gesta imprese gloriose)

Filo: i fili (dell'erba, del telegrafo ecc.) le fila (di una congiura,

dell’ordito)

Ciglio: i cigli (del burrone, della strada) le ciglia (degli occhi)

Corno: i corni (del dilemma, strumenti musicali, arnesi da caccia) le

Corna (degli animali)

Cervello: i cervelli (delle ersone) le cervella (degli animali e nella

frase: farsi saltare le cervella)

Fuso: i fusi (rocchetti per la filatura ecc. ) le fusa (del gatto)

Nomi composti

Se sono formati da due sostantivi mutano, generalmente al plurale

solo il secondo: arcobaleno, arcobaleni, ferrovia - ferrovie

cassapanca - cassapanche, pescecane - pescecani

ma: pescespada - pescispada, pomodoro fa pomodori, pomidoro e

pomidori.

Se sono formati da un sostantivo e da un aggettivo, mutano al plurale la

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desinenza finale o la desinenza di entrambe

8In genere se formati da sostantivo più aggettivo, entrambi vanno al

plurale: terracotta - terrecotte, cassaforte - casseforti, pellerossa -

pellirosse

Eccezioni: palcoscenico - palcoscenici, camposanto - camposanti

Se formati da aggettivo più sostantivo, muta al plurale solo il

sostantivo:

francobolli - francobolli, bassorilievo - bassorilievi,

biancospino - biancospini, granduca - granduchi

ma: mezzaluna - mezzelune.

I nomi formati dall’unione di due verbi restano invariati:

verbo il dormiveglia - i dormiveglia, il lasciapassare - i

lasciapassare, il saliscendi - i saliscendi, il parapiglia - i

parapiglia.

I nomi formati dall’unione di un verbo e di un sostantivo maschile in

genere mutano al plurale solo il sostantivo:

paragrafo - paragrafi, asciugamano - asciugamani,

grattacielo - grattacieli

ma alcuni restano invariati:

il copriletto - i copriletto, il cavatappi - i cavatappi,

l’attaccapanni - gli attaccapanni

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In genere i nomi formati dal nome di un verbo più sostantivo

femminile: restano l plurale invariato:

il fendinebbia - i fendinebbia, il portacenere - i

portacenere

ma il battimano diventa i battimani.

In genere i nomi formati dall’unione di un verbo e di un avverbio

restano invariati:

il posapiano - i posapiano, il benestare - i benestare,

il rompitutto - i rompitutto, il tuttofare i tuttofare

ma: il benestante - i benestanti, il maleducato - i maleducati, il

sottotenente i sottotenenti

I nomi formati dall’unione di una preposizione o avverbio e di un

sostantivo talvolta restano invariati, talvolta mutano al plurale la

desinenza finale:

contrattempo - contrattempi. dopopranzo - dopopranzi,

sottopassaggio - sottopassaggi

ma:

il sottoscala - i sottoscala, il doposcuola - i doposcuola

il senzatetto - i senzatetto

Nomi formati col sostantivo “capo”

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I nomi formati col sostantivo “capo” possono mutare al plurale

talvolta il primo elemento, talvolta il secondo, talvolta entrambe le

parole:

capoclasse - capiclasse, capostazione - capostazione

capobandito - capibanditi, capocronista - capicronisti

capomacchinista - capomacchinisti, capostipite

capostipiti

“Capoclasse”, “capofila”, “caposquadra” usati al femminile restano

invariati:

la capoclasse - le capoclasse, la capofila - le capofila

la caposquadra - le caposquadra

Molti nomi composti ammettono due plurali:

capocomico: capocomici e capicomici

capocuoco: capocuochi e capicuochi

capoluogo: capoluoghi e capiluoghi

altopiano: altopiani e altipiani

bassopiano: bassopiani e bassipiani

Una regola fissa non esiste: Non la danno nemmeno i vocabolari:

Garzan

ti

Palazzi Zingar

elli

Miglio

rini

Devot

o - Oli

i capilista

le

i

capilista

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capolista capoliste

capolista

le

capileste

capilista

capilist

a

capoluog

o

capoluog

hi

capiluogh

i

capoluog

hi

capiluogh

i

capoluog

hi

capiluogh

i

capoluog

hi

capiluogh

i

capoluog

hi

capocuoc

o

capocuoc

hi

capicuoch

i

capicuoch

i

capocuoc

hi

capicuoch

i

capocuoc

hi

capiluogh

i

capocuoc

hi

capicuoch

i

capoflila

i capilifa

le

capofile

capifila

capifila

capifila

capifila

capotreno capitreno

capotreni

capitreno

capitreno

capitreni

capitreno

(preferibil

e a

capitreni)

capitreno

capotreni

Parte quinta

L’aggettivo qualificativo

L’aggettivo qualificativo muta la vocale finale col variare del genere e

del numero.

Gli aggettivi maschili singolari in “o” hanno il plurale in “i”

maestoso - maestosi

quelli femminili singolari in “a” hanno il plurale in 2e”

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vicina - vicine

Gli aggettivi maschili singolari in “go” e “co” hanno il plurale in

“ghi”, “ci”, “chi”:

largo - larghi, pratico - pratici, stanco - stanchi

quelli femminili singolari in “ga” e “ca” hanno il plurale in “ghe” e

“che”

lunga - lunghe, stanche - stanchi

Gli aggettivi maschili e femminili in “e” hanno il plurale in “i”:

luccicante - luccicanti, ambulante - ambulanti

Plurale dell’aggettivo “bello”

Al plurale l’aggettivo “bello”, davanti ai nomi che cominciano per

vocale, s impura, z, gn, ps, x muta in “begli”

begli alberi, begli scarponi

Davanti ai nomi che cominciano per consonante (tranne naturalmente

s impura, z, gn, ps, x) l’aggettivo si tronca in “bei”

bei motoscafi, bei tuffi

Attenzione: l’aggettivo “bello”, posto dopo il nome, al plurale fa belli:

paesaggi beli - tramonti belli

Come “bello” si comporta l’aggettivo determinativo “quello”.

Quei piroscafi - quei rumori - quegli psicologi

Del singolare di “bello”, “buono”, “grande”, “quello”, “Santo” si è già

parlato a proposito di elisine e troncamento.

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Aggettivi invariabili

l’aggettivo “pari” e i suoi composti “dispari” sono invariabili

pari condizione - pari condizioni

numero dispari - numeri dispari

Aggettivi alterati

Anche gli aggettivi qualificativi hanno l’alterazione, che avviene,

come per i nomi, mediante l’aggiunta di un suffisso:

riccone - pallidino - cattivello - verdastro

Aggettivi primitivi e derivati

Gli aggettivi qualificativi possono essere come i nomi “primitivi” e

“derivati”:

alto - basso - amaro - dolce - bello - brutto

sono “primitivi” n quanto non derivano da altre parole.

Invece

affettuoso - benevolo - caritatevolo - ozioso

sono derivati in quanto hanno origine rispettivamente da: “affetto”,

“bene”, “carità”, “ozio”.

Aggettivi composti

Gli aggettivi qualificativi formati da due aggettivi mutano solo da

desinenza del secondo termine:

rossovivo - rossovivi, sacrosanta - sacrosante,

variopinto - variopinti

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La stessa regola vale anche quando i due aggettivi sono uniti da un

trattino .

aereo-navale, aereo-navali

italo-francese, italo-francesi

Aggettivi avverbiali

Molti aggettivi qualificativi, in determinate espressioni, assumono il

significato di avverbio. Alcuni (“svelto” e “serio”) mutano genere e

numero, altri (“piano” e “forte”) rimangono invariati:

cammina svelto - camminate svelti

parla piano - parlate piano

Aggettivi con due significati

Esistono alcuni aggettivi che assumono significati differenti:

Quel muratore si serve prevalentemente del braccio

sinistro

Fui avvisato della sinistra notizia

Nella prima frase “sinistro” significa “contrario di destro”, mentre

nella seconda ha il significato di “funestra, luttuosa”

Altri esempi:

Sono giunti allo zoo diversi (parecchhi) animali.

Sono giunti allo zoo animali diversi (differenti)

Rare (poche) persone hanno partecipato alla

riunione

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Persone rare (illustri) fanno parte del consiglio

Per domani ci è stato assegnato un semplice

(solo) riassunto

Il professore oggi ha spiegato una poesia semplice

(facile)

Concordanza dell’aggettivo

L’aggettivo concorda in genere e in numero con il sostantivo al quale

si riferisce:

cielo limpido - viaggi meravigliosi

gita costosa - buone feste

Se si riferisce a più nomi di cosa di genere diverso è preferibile usare

l’aggettivo al maschile plurale o concordarlo col nome più vicino:

Il mio libro, il mio quaderno e la mia penna sono

nuovi

I portici e le verande ampie caratterizzano i palazzi

di oggi

Se si riferisce, invece, a nomi di persona di genere diversi è regola

usare l’aggettivo al maschile plurale:

Quel vecchietto e quella vecchietta sono veramente

simpatici

I fanciulli e le fanciulle studiosi frequentano con

assiduità la scuola.

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Gradi dell’aggettivo

Lingua viva

Molte volte nei testi delle canzoni.(ma non solo in quelli) compaiono

frasi del tipo: “azzurro più intenso”, “cielo più immenso” ecc. Questi

tipi di frasi calpestano la grammatica, non potendosi mettere al

comparativo aggettivi che, per loro natura, non sopportano confronti,

come immenso, infinito, smisurato, sterminato, onnisciente,

onnipresente ecc. Sono valori che trascendono ogni possibilità di

misurazione e quindi di paragone. Esiste il pericolo che la capillare

penetrazione del mezzo audiovisivo diffonda tra le masse, anche negli

strati più sensibili alla corretta italianità, una codificazione dell’errore

spacciandola per espressione ortodossa (l’ha detto la tv!). Nelle

condizioni di immenso si trovano molti altri aggettivi, come enorme,

gigantesco, colossale, sublime. Di essi, come degli altri già citati, non

si può costruire il comparativo (più enorme) né il superlativo (il più

enorme di tutti, enormissimo) poiché indicano già di per sé una

qualità espressa al grado massimo. Quando un negoziante insiste: “Le

consiglio questo impermeabile grigio, è più impermeabile di quello

verde” rispetta forse la verità, ma non la grammatica. Se sono

veramente impermeabili, l’acqua non deve passare in nessuno dei due.

Pertanto se vorrà essere in regola con la grammatica (e con la verità)

il negoziante dirà: “Questo grigio è meno impermeabile di quello

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verde”, correndo però il rischio di poter far nascere il dubbio che

l’acqua penetri in entrambi.

Esistono dunque aggettivi che rifiutano ogni possibilità di gradazione,

esprimendo una qualità che non permette alcun aumento o

diminuzione.

Mancano di gradi:

- gli aggettivi che appartengono al linguaggio geometrico: triangolare,

circolare, esagonale, cubico, quadrato, quadrangolare ecc.

- gli aggettivi che indicano periodi di tempo: mensile, giornaliero,

estivo, settimanale, trimestrale, settembrino.

- gli aggettivi che indicano appartenenza ad una fede, ad una

ideologia: buddista, ateo, monarchico, socialdemocratico.

- gli aggettivi che indicano nazionalità o cittadinanza: greco, svedese,

sardo.

- gli aggettivi che indicano materia: ferreo, legneo, marmoreo,

argenteo.

- gli aggettivi: colossale, enorme, eterno, finale, immenso, mondiale,

sterminato, gigantesco, ecc, che hanno già in sé la qualità superlativa.

Il comparativo di maggioranza si forma premettendo all’aggettivo

“più”: “Mario è più diligente di Luigi”. Il superlativo relativo

premette “il più”: “Mario è il più diligente di tutti”. Il superlativo

assoluto, vale a dire non limitato, non condizionato da confronti

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diretti, si ottiene aggiungendo “issimo”: Mario è diligentissimo”.

Grado comparativo

Scrivo: Il missile è più veloce dell’aereo

L’aereo è meno veloce del missile

L’auto è tanto veloce quanto il treno.

Nel primo caso si ha il comparativo di maggioranza:

più... di...; più... che...

Nel secondo il comparativo di minoranza:

meno... di...; meno... che...

Nel terzo il comparativo di uguaglianza:

tanto... quanto... ; così... come...

Le due persone, animali cose fra cui avviene il paragone sono

rispettivamente chiamate “primo e secondo termine di paragone”.

Scrivo: Deplorevole è la disattenzione, ma più (della disattenzione)

l’indisciplina.

Il ferro è più utile che prezioso

Sono più infreddolito che affamato

E’ nella natura umana perdonare più che condannare.

Dagli esempi si deduce che:

- uno dei due termini di paragone può essere sottinteso (prima fase);

- il paragone può avere luogo tra due aggettivi: in tal senso il secondo

aggettivo è sempre preceduto da “che” (seconda frase)

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- “che” e non “di” si usa quando il paragone avviene tra due participi

o due infiniti (terza e quarta frase).

Grado superlativo

Il superlativo assoluto si forma:

- aggiungendo al tema del positivo le terminazioni - issimo per il

maschile e - issima per il femminile:

brav - o bravissimo bravissima

- premettendo all’aggettivo positivo un avverbio (molto, assai, troppo

ecc.)

largo - molto largo

pratico - assai pratico

- premettendo all’aggettivo prefissi come “arci”, “extra”, “sopra”,

“stra”, “onni” ecc.

milionario - arcimilionario

fine - extrafine - sopraffine

carico - stracarico

potente - onnipotente

- unendo al positivo un altro aggettivo con funzione rafforzativa:

pieno - pieno zeppo, ubriaco - ubriaco fradicio,

stanco - stanco morto, vecchio - vecchio decrepito

- ripetendo l’aggettivo:

lento lento, vicino vicino

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Superlativo relativo

Qui il superlativo esprime sempre una qualità di grado massimo (o

minimo), ma posta in relazione ad un determinato gruppo di persone:

Antonio è “il più alto “di tutti

Da questi esempi:

più energico - il più energico

meno comprensiva - la meno comprensiva

si deduce che il superlativo relativo si forma premettendo l’articolo

determinativo al comparativo di maggioranza o minoranza.

Comparativi e superlativi irregolari

Alcuni aggettivi hanno doppio comparativo e doppio superlativo

Positivo comparativo superlativo assoluto superlativo

relativo

buono più buono buonissimo il migliore

migliore ottimo il più buono

cattivo più cattivo cattivissimo il peggiore

peggiore pessimo il più cattivo

grande più grande grandissimo il maggiore

maggiore massimo il più grande

piccolo più piccolo piccolissimo il minore

minore minimo il più piccolo

alto più alto altissimo

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superiore sommo o

supremo

basso più basso bassissimo

inferiore infimo

interno più interno intimo

interiore

esterno più esterno estremo

esteriore

vicino più vicino vicinissimo

viciniore (raro) prossimo

molto più moltissimo

plurimo

Taluni aggettivi vogliono il superlativo in “errimo” e in “entissimo”:

acre acerrimo

aspro asperrimo

celebre celeberrimo

integro integerrimo

misero miserrimo

salubre saluberrimo

maledico maledicentissimo

benefico beneficentissimo

malefico maleficentissimo

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munifico munificentissimo

magnifico magnificentissimo

benevolo benevolentissimo

malevolo malevolentissimo

Tranne “acerrimo”, “integerrimo”, “celeberrimo” e

“munificentissimo” tutti gli altri superlativi in “errimo” e in

“entissimo” si usano raramente.

Al loro posto è prevalsa la forma dei superlativi avverbiali:

molto aspro - molto celebre - assai misero

veramente salubre - molto benefico - veramente

magnifico

assai benevolo - assai malevolo

Però si può trovare:

asprissimo - uva asprissima

miserissimo - condizione miserissima

Tra i comparativi e i superlativi irregolari troviamo anche:

ulteriore (comparativo)

ultimo (superlativo assoluto)

Chi scrive:

Mario è il ragazzo il più diligente di tutti

cade in un francesismo deplorato dalle grammatiche. Tuttavia nello

“Zibaldone” di Leopardi si legge:

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La donna la più bella

e similmente il Manzoni:

L’uomo il più felice di questo mondo

Con gli aggettivi uscenti in due vocali (estraneo, idoneo) è

consigliabile ricorrere ad un avverbio:

assai estraneo (invece di estraneissimo)

molto idoneo (invece di idoneissimo)

L’aggettivo ampio ha due forme di superlativi:

ampissimo, amplissimo

Lingua viva

Stando allo schema degli aggettivi che hanno doppio comparativo e

doppio superlativo (buono - più buono - migliore, buonissimo -

ottimo) è errato dire “viveva in condizioni della più infima miseria”,

“era il suo più intimo amico”, “si rivolse alla farmacia più prossima”.

Trattandosi di superlativi non è lecito superlativizzarli. Equivarrebbe

a dire: il più buonissimo. Ma fino a quando? Nella lingua moderna

non è difficile trovare parole che, pur avendo già in sé l’idea del

superlativo, aggiungono il suffisso “issimo” alla loro radice: esse

tendono a perdere col tempo il valore di superlativo. Una volta si

inorridiva al solo pensiero che qualcuno osasse fare il superlativo di

un sostantivo. Adesso abbiamo: il campionissimo, la finalissima,

l’ultimissima edizione del giornale, la partitissima, la canzonissima, e

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persino la poltronissima e un’auto chiamata “kilometrissima”. Non ci

si deve quindi scandalizzare quando si trova scritto primissimo,

intimissimo e il più intimo, il più prossimo: espressioni ormai entrate

nell’uso comune e non bastano gli anatemi dei puristi a scacciarle.

La norma vieta anche di costruire il comparativo del comparativo. E’

errato dire “Prima cala l’inflazione e più migliorerà l’esportazione”.

Sono stati commessi due errori. Primo: la costruzione regolare vuole:

Quanto prima... tanto più...

Secondo: più migliorerà equivale a “diventerà più migliore” e dire

“più migliore” non è lecito. Basta dire:

Quanto prima calerà l’inflazione, tanto migliore sarà

l’esportazione.

Un altro avverbio molto usato (al posto di “molto” e “assai”) è

“estremamente:

Il romanzo è estremamente affascinante

Mio figlio è estremamente preparato in matematica

E così “ulteriore” ha preso il posto di “nuovo”, “altro”, “successivo”

Si avrà un ulteriore abbassamento della temperatura

Ulteriori particolari saranno dati col telegiornale della

notte

L’uso di “cioè” è quasi del tutto scomparso; gli umoristi ne hanno

fatto un simbolo di balbuzie mentale e di idee insistenti. In compenso

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resiste il participio passato di esigere, con funzioni di aggettivo:

“esatto”. Il fatto dipende forse dalla fortuna dei programmi a base di

“quiz”: “La risposta è esatta”. L’approvazione può esprimersi con

“esatto”:

“Sei andato a sciare?”

“Esatto”

Coloro che usano il “si” spesso lo sbagliano, scrivendolo senza

accento. Nelle campagne elettorali di referendum fanno bella mostra

di sé, cartelloni con: “VOTA NO - VOTA SI”.

Altri aggettivi molto usati sono: grosso, valido, stimolante,

carismatico, rozzo.

Aggettivi determinativi

Aggettivo possessivo

Maschile Femminile

singolare plurale singolare plurale

mio miei mia mie

tuo tuoi tua tue

suo suoi sua sue

nostro nostri nostra nostre

vostro vostri vostra vostre

loro loro loro loro

proprio propri propria proprie

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altrui altrui altrui altrui

I nomi di parentela usti al singolare e preceduti da un aggettivo

possessivo (escluso “loro”), rifiutano l’articolo (v. pag... ):

mio padre, tua sorella, sua cugina, vostro genero

Al contrario: la madre tua, il figlio suo, in quanto il possessivo segue

il nome.

I nomi di parentela usati al plurale e preceduti da un aggettivo

possessivo (compreso “loro”) vogliono l’articolo: i miei fratelli, i

nostri cugini ecc.

Aggettivo dimostrativo

Maschile Femminile

singolare plurale singolare plurale

questo questi questa queste

codesto (cotesto) codesti (cotesti) codesta (cotesta) codeste

(coteste)

quello quelli quella quelle

stesso stessi stessa stesse

medesimo medesimi medesima medesime

tale tali tale tali

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altro altri altra altre

“Questo” indica la vicinanza rispetto a chi parla.

“Codesto” indica la vicinanza rispetto a chi ascolta (ma non tutti

condividono questa rappresentazione).

“Quello” indica la lontananza da chi parla e da chi ascolta.

“Questa” si abbrevia in “sta” nelle parole “stamattina”, “stasera”,

“stanotte”.

“Codesto” si usa per rivolgere istanza a enti, istituti, uffici ecc.

Il sottoscritto chiede a codesta Direzione...

“Stesso” e “medesimo” si usano per indicare identità:

E’ sempre lo stesso (medesimo) mendicante che bussa

“Stesso”, posto dopo un nome ha il significato di: in persona, proprio

lui; viene usato quindi per richiamare l’attenzione sul nome cui si

riferisce:

Il preside stesso ha consegnato la pagella agli alunni

“Tale” è usato nel significato di: come quello, di quella specie:

Tale spettacolo è di una bellezza incomparabile

“Altro” è usato nel significato di: “diverso”

Mi è stato detto di compilare un altro modulo

Aggettivo numerale

Numeri cardinali Numeri ordinari

1 uno I primo

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2 due II secondo

3 tre III terzo

4 quattro IV quarto

5 cinque V quinto

6 sei VI sesto

7 sette VII settimo

8 otto VIII ottavo

9 nove IX nono

10 dieci X decimo

11 undici XI undicesimo

12 dodici XII dodicesimo

13 tredici XIII tredicesimo

14 quattordici XIV quattordicesimo

15 quindici XV quindicesimo

20 venti XX ventesimo

30 trenta XXX trentesimo

40 quaranta XL quarantesimo

quadragesimo

50 cinquanta L cinquantesimo

quinquagesimo

100 cento C centesimo

500 cinquecento D cinquecentesimo

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1000 mille M millesimo

2000 duemila MM duemillesimo

Scrivo: Uno scienziato - mille abitanti

una scienziata - diecimila abitanti

trentun banchi - cinquantun aule

venti e uno zaino - ottanta e uno scolaro

un milione di dollari - sei milioni di dollari

un miliardo d lire - sei miliardi di lire

“Uno” (“una”) e “mille” (“mila”) sono declinabili (sono gli unici

numerali cardinali che si declinano). I composti di “uno” quando

precedono il sostantivo, possono usarsi nella forma tronca al maschile

e al femminile. Con “venti e uno”, “ottanta e uno” ecc. il sostantivo

richiede il singolare, tuttavia si trova scritto anche: ottantuno zaini.

“Milione” e “miliardo” sono usati come sostantivi e formano il plurale

regolarmente.

Lingua viva

Il sistema di numerazione in uso presso di noi procede sempre di

mille in mille, per cui un milione è uguale a mille migliaia, un bilione

o miliardo a mille milioni, un trilione a mille bilioni o miliardi ecc.

Presso i tedeschi, gli inglesi ed altri popoli nordici, invece, dal

milione in poi si procede di milione in milione. In quei paesi, quindi,

il bilione è un milione di milioni (quello che noi chiamiamo trilione),

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mentre il trilione è quello che noi chiamiamo quintilione ( un milione

di miliardi).

Negli Stati Uniti un bilione è uguale ad un miliardo, come in Italia.

Numeri ordinali

Il primo uomo nello spazio fu Yuri Gagarin

Il colore della terza automobile mi piace molto

Il primo gennaio (ma il sedici settembre)

Il secolo XX (o ventesimo) - Papa Paolo VI (o sesto)

La regina Elisabetta II (o seconda)

I numerali ordinali sono declinabili.

Con l’ordinale viene indicato il primo giorno del mese.

Gli ordinali sono usati per indicare i secoli e per distinguere papi,

sovrani, principi. In tali casi si preferiscono le cifre romane.

I segni fondamentali della numerazione romana sono:

I (1) V (5) X (10) L (50) C (100) D (500) M (1000)

L’accostamento di tali segni determina gli altri numeri:

IX (9) XC (90) LV (55) MD (1500)

I numeri a sinistra del numero maggiore devono intendersi sottratti,

quelli a destra aggiunti.

Numeri distributivi

Scrivo: Le scimmiette entrarono in gabbia tre alla volta

Ogni sette giorni vado in campagna

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“Tre alla volta”, “ogni sette” sono aggettivi numerali moltiplicativi

(determinano quante volte viene moltiplicata una certa quantità).

Eccone altri:

Triplo - quadruplo - decuplo - centuplo - multiplo

duplice - quadruplice ecc.

Numeri frazionari

“Un terzo”, “tre quinti”, “un millesimo” sono aggettivi numerali

frazionari.

Eccone altri:

due terzi - quattro sesti - nove decimi ecc.

Numerali collettivi

Scrivo: Mi sono ferito ad ambo le mani

Ambedue sono state punite

Entrambi sono stati premiati

“Ambo”, “ambedue”, “entrambi” sono aggettivi numerali collettivi e

indicano l’insieme di un determinato numero di cose o esseri.

“Ambo” ed “ambedue” sono indeclinabili; “entrambi” al femminile fa

“entrambe”.

Scrivo: Mio fratello ha superato il biennio di ingegneria

In poesia la quartina è l’insieme di quattro versi.

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“Biennio” e “quartina” sono aggettivi collettivi con valore di

sostantivi, così come: trio, terno, quartetto, decina, quindicina,

centinaio, migliaio.

“Decina”, “quindicina”, “ventina” ecc. indicano un insieme di cose o

esseri in modo approssimativo.

Aggettivo indefinito

“Molti” indica una quantità in modo indeterminato:

...molti forestieri corsero ad ammirarlo.

E’ aggettivo indefinito.

Questi aggettivi possono dividersi in quattro gruppi:

1) ogni, qualche, qualsiasi, qualsivoglia, qualunque, appartengono al

primo gruppo e sono usati solo al singolare maschile e femminile;

2) certo, altro, poco, molto, parecchio, tanto, troppo, tutto, alquanto,

altrettanto sono usati in entrambi i generi e i numeri;

3) ciascuno, nessuno sono usati solo al singolare e variano nel genere;

4) alcuno, taluno, sono usati quasi sempre al plurale e variano nel

genere.

Esempi: Ogni sera vado a letto tardi - Nessun alunno era presente in

classe.

Alcuni animali trascorrono l’inverno in letargo.

Aggettivo interrogativo

Scrivo: Che libri leggi nelle ore libere?

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In quali pianure italiane si coltiva il riso?

Quanta benzina consuma la “Fiat Uno” ogni cento

chilometri?

Desidero sapere che libri leggi nelle ore libere

Dimmi in quali pianure italiane si coltiva il riso

Sono curioso di sapere quanta benzina consuma la “Fiat

Uno”

ogni cento chilometri.

Che... ? è invariabile in genere e in numero

quale... ? è invariabile soltanto nel genere

quanto... ? è invariabile in genere e in numero

Aggettivo esclamativo

Gli aggettivi “che”, “quale”, “quanto” sono usati anche nelle frasi

esclamative:

Che bel film abbiamo visto!

Quanta nebbia nel tratto Milano - Torino!

Aggettivo sostantivato

Quando l’aggettivo non è unito al nome ed è preceduto da un articolo

assume la funzione di sostantivo:

Il saggio va ascoltato e rispettato

Non dargli retta: è un ambizioso e un falso

A quanto pare i vostri intendono agire da soli

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Il suffisso di un aggettivo spesso aiuta a capirne il significato:

- ibile, - abile, indicano possibilità, potenzialità

leggibile, vendibile, transitabile

- oso, abbondanza disponibilità d’una cosa:

famoso, spiritoso, glorioso, misericordioso

- ano, - ino, - ese, appartenenza

toscano, musulmano, argentino, trentino, inglese

- ando, - endo, necessità, azione che deve o sta per compiersi:

esaminando, corrigendo, venerando

- esco, appartenenza

trecentesco, libresco, militaresco

- ardo, apprezzamento negativo

codardo, infingardo, testardo, bugiardo, patriottardo, bastardo,

beffardo.

Il prefisso (particella che si premette alla parola):

In, dis, s, indicano negazione:

felice - infelice, certo - incerto, attento - disattento, ordinato -

disordinato, fortunato - sfortunato, conosciuto - sconosciuto;

anti ha valore avversativo, di opposizione:

antidemocratico, antinevralgico, antisportivo, antifascista;

a (corrispondente all’alfa privativo dei greci) denota privazione,

mancanza estraneità:

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apolitico, apatico, agnostico.

Nota che per indicare un avversario del comunismo si dice

anticomunista, invece con acomunista si indica chi non è comunista,

ma non è nemmeno contrario al comunismo. Gli è semplicemente

indifferente.

Altri prefissi:

arci: arcinoto, arcimiliardario

auto: autobiografico, autocritico

contro: controproducente, contraddittorio, controverso

extra: extravergine, extraterritoriale, extraparlamentare

foto: fotoelettrico, fotosensibile

inter: internazionale, interurbano, intercomunicante

para: parastatale, paramedico, paramilitare

pre: prenatale, preordinato, prepotente

radio: radioattivo, radioterapeutico, radiofonico

sopra: soprannaturale, sovrabbondante

sotto: sottomultiplo, sottosviluppato, sottoposto

stra: straricco, straordinario, stragrande

sub: subalterno, subacqueo, suburbano

super: supersonico, superalcolico, superfluido

tele: televisivo, telericevente, telesettivo

ultra: ultravioletto, ultramoderno, ultrasensibile

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Lingua viva

L’aggettivo, come l’articolo, è sempre accompagnato da un

sostantivo. Però l’articolo lo precede sempre; l’aggettivo invece può

precederlo oppure seguirlo. Con qualche sfumatura nel significato.

Premesso al sostantivo, l’aggettivo perde rilevo:

E’ caduta la bianca neve

Ma se per uno strano fenomeno meteorologico cadesse neve colorata

di rosso, diremmo:

E’ caduta neve rossa

Mettendo in risalto, con l’aggettivo in posizione finale, la

eccezionalità dell’evento, che invece passerebbe in secondo piano

qualora dicessimo:

E’ caduta la neve rossa

In altri casi non si tratta più di sfumature, ma di un totale mutamento

di senso, come nelle copie che seguono:

“un certo giorno” è diverso da “un giorno certo”

Con il “povero nonno” alludiamo al nonno scomparso, mentre il

“nonno povero” è il vivo e vegeto, ma da lui non ci aspettiamo alcuna

eredità.

Chi si ciba di “puro latte” non è detto che si cibi di “latte puro”.

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I “libero docente” non va confuso col “docente libero”, il

“gentiluomo” con l’uomo gentile, e la “buona società” non sempre è

una “società buona”.

L’aggettivo “mezzo”

“Mezzo” è un aggettivo che si concorda col sostantivo quando lo

precede:

E’ stato un mezzo disastro

Ho bevuto mezza bottiglia

Non amo i mezzi termini

ma quando lo segue, prende forma avverbiale, invariabile:

Ho dormito due ore e mezzo

Ho mangiato una mela e mezzo

E’ avverbio anche quando si accompagna ad un aggettivo o participio

per attenuarne il significato:

Erano mezzo ubriachi

Maria era mezzo vestita

Mezzi ubriachi... mezza vestita sono forme popolari.

Parte sesta

Il pronome

Il pronome è quella parte del discorso che sostituisce il nome (dal

latino “pro” al posto di, in luogo di “nomen” nome).

I pronomi si distinguono in:

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pronomi personali

io - tu - egli - ella - esso - essa - noi - voi - essi - esse hanno, nel

discorso, funzione di soggetto.

Me - te - lui - lei - noi - voi - loro - sé hanno funzione di complemento

Mi - ti - ci - vi- lo - la - li - le - gli - si - ne costituiscono le particelle

pronominali e hanno, nel discorso, funzione di complemento.

Dei pronomi personali, “tu” è il più vilipeso dal corrente linguaggio

cinematografico, televisivo e salottiero, molti addirittura lo

considerano dialettale, e pensano di ingentilire il loro modo di

esprimersi esclamando:

l’hai detto te; te non devi pensare a queste cose

io e te ci ameremo sempre

“Te” non è soggetto, e la sua sostituzione strisciante al “tu” nella

funzione di soggetto suona ancora come errore.

Invece è accettata, sempre nella funzione di soggetto, la sostituzione

di “lui” ad “egli”:

Ho visto tuo padre, egli mi ha detto (ma anche: lui mi ha

detto)

“Egli” e “lui” si usano riferiti a persone; “esso” si riferisce agli

animali e alle cose: Non scherzare col cane, esso può morderti

Ingenti furono i danni dell’incendio: esso fu domato solo

dopo

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tre ore.

“Essa” invece può essere riferita anche a persona:

Sono venuto senza moglie: essa è a letto ammalata

“A lui” si può sostituire con “gli”:

Non ho telefonato a Luigi, però gli ho scritto una lettera

E’ errore grave scrivere:

Non ho telefonato a Luigi, però “ci” ho scritto una lettera

“Ci” non sta mai per “gli”. “Ci” pronome è complemento oggetto di

“noi”:

Tu ci punisci

oppure funge da complemento di termine, al plurale:

Tu ci (a noi) hai dato una delusione

“Ci” davanti a “i” si apostrofa:

Egli c’invito a cena

Qualcuno lo apostrofa anche davanti ad altra vocale:

C’era una volta ( la grammatica lo consente)

I puristi preferiscono però:

Ci eravamo tanto amati

Invece è errore grave apostrofare:

perché c’hai lasciati?, gli amici c’hanno rovinato.

“Gli” si usa da solo oppure composto con “lo”, “la”, “le”, “ne”, “li”:

glielo dissi, gliela consegnai, gliene parlerò

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glieli invierò per posta

Tali pronomi accoppiati possono agganciarsi ad una voce verbale

(imperativo, infinito, gerundio) formando con essa una sola parola:

diteglielo che no accetto raccomandazioni

voleva fargliela di nascosto, ma non c’è riuscito.

Adesso “gli” si usa anche per “loro”, “a loro”

Entrati gli amici, gli offrì da bere

ma è ancora sentito come errore grave il “gli” nel senso di “a lei”:

Quando la zia mi telefonò gli dissi... (le dissi)

Mario, incontrata la fidanzata, gli diede un bacio (le

diede)

Quadro completo dei pronomi personali

singolare: io - me - mi

Prima persona

plurale: noi - ce - ci

singolare: tu - te - ti

Seconda persona

plurale: voi - ve - vi

singolare: egli, ella, essa, esso, lui, lei

Terza persona gli, lo, le, la, sé, si, ne

plurale essi, esse, loro, li, le, sé, si, ne

Pronome “ne”

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Scrivo: E’ svogliata, ma ne apprezzo la cordialità (di lei)

Sono distratti, ma ne (di loro) apprezzo la bontà

E’ influente e ne (da lui) spero validi aiuti

Sono saggi e ne avrò utili consigli (da loro)

Il pronome “ne” funge da complemento diverso dal complemento

oggetto e di termine: di lui, da loro ecc.

Attenzione: con le voci dell’imperativo “da’”, “di’”, “fa’”, “sta’”,

“va’”, ecc. le particelle pronominali mi, me, ti, te, ci, ce, lo, la, li, le,

ne raddoppiano la consonante:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Fallo per me, stanne lontano

Dinne quello che vuoi, ma mi piace

Pronomi me, te, se, ce, ve

Le particelle pronominali “mi, ti, ci, si, vi” quando si accompagnano

ai pronomi “lo, la, li, le, ne” si mutano in “me, te, se, ve, ce”.

Ecco il quadro completo

me lo me la me li me le me ne

te lo te la te li te le te ne

se lo se la se li se le se ne

ce lo ce la ce li ce le ce ne

ve lo ve la ve li ve le ve ne

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Attenzione: I pronomi “ me lo”, “te lo”, “se lo” ecc. possono

agganciarsi ad una voce verbale (imperativo, infinito, gerundio)

formando con essa un’unica parola:

E’ mio interesse parlartene oggi stesso

Conducetemela qui al più presto.

Lingua viva

L’uso capriccioso della lingua, che oggi consacra come regola quello

che fino a ieri era considerato un errore, non è esente da stranezze.

Talvolta mette il pronome là dove non sarebbe necessario; talaltra

sopprime l’aggettivo interrogativo, ritenendo sufficiente il tono.

Il popolaresco “a me mi piace” ad esempio, è adoperato da molti

scrittori, che non intendono rinunciare alla carica affettiva e polemica

racchiusa nella ripetizione. Alcuni distinguono addirittura tre gradi di

intensità:

mi piace Teresa, a me piace Teresa, a me mi piace Teresa. E per

scoraggiare i possibili rivali, ne aggiunge un quarto: Teresa piace a

me.

Si cade in una ripetizione anche quando si urla:

La camicia la voglio stirata

frase più energica di:

Voglio stirata la camicia

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Tuttavia si consiglia di usare parcamente queste ripetizioni, che se

troppo frequenti diventano fastidiose ed ambigue. Se leggiamo:

Il figlio il padre lo prese a schiaffi

non si capisce bene chi dia e chi prenda lo schiaffo. Scriveremo

perciò:

Il padre prese a schiaffi il figlio

oppure:

Il figlio prese a schiaffi il padre

Anche il “ne” è usato più del necessario. La frase essenziale:

Che dici di questo romanzo?

diventa: Che ne dici di questo romanzo?

Dove il ne è pleonastico (sovrabbondante) ma considerato più

indispensabile del necessario.

Al contrario si sottrae all’interrogativo “che cosa” l’aggettivo “che”.

La frase:

Che cosa hai fatto?

diventa

Cosa hai fatto.

Pronomi e verbi servili

Con i verbi servili (potere, dovere, volere) il pronome si può

accoppiare indifferentemente al servile o all’infinito:

io non devo amarlo - io non lo devo amare

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tu non puoi lasciarla - tu non la puoi lasciare

Se c’è il verbo fare, il pronome si congiunge a questo verbo e non

all’infinito:

gli faccio vedere io (non: faccio vedergli)

le feci parlare (non: feci parlarle)

Attenzione: nelle esclamazioni il pronome personale prende la forma

del complemento, non del soggetto:

te beato! - povero me! (non: tu beato! povero io!)

Lo stesso accade quando il pronome personale è predicato dei verbi

essere, sembrare, parere:

io non sono te (non: io non sono tu)

tu non sei me (non: tu non sei io)

Eccezione: io non sono io

Nota la frase: Morto io (oppure morto me) gli altri si arrangeranno

Le due forme sono indifferenti, purché il pronome sia soggetto.

Se invece è complemento oggetto, vuole la forma del complemento:

Interrogato me, l’insegnante spiegò la lezione

Pronome relativo

Il pronome relativo “che”, “il quale” ecc. istituisce una relazione, un

collegamento tra due proposizioni, facendo, nella seconda, le veci di

un nome contenuto nella prima:

La città, che abbiamo visitata, è molto bella

Page 122: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

“che” è invariabile (equivale a “il quale, i quali, le quali, la quale) e

funge da soggetto e da complemento oggetto. “Che” preceduto

dall’articolo determinativo o dalla proposizione articolata, significa

“ciò”, “la qual cosa”:

Quel ragazzo si impegna molto a scuola, il che

dimostra la

sua buona volontà

Sei venuto a trovarmi dopo l’incidente, del che (della

qual

cosa) ti ringrazio

Altri pronomi relativi:

“Cui” - invariabile e di solito preceduto da una preposizione:

Ho visto finalmente quel film di cui tutti parlano

Quando “cui” è preceduto dall’articolo o dalla preposizione articolata

equivale a “di cui”

Nell’isola di Pasqua ci sono statue enormi la cui origine

(l’origine

delle quali) è incerta

Al posto di “a cui” si può scrivere semplicemente “cui”

Perché vuoi sapere chi era la persona cui (a cui) ho telefonato

oggi?

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“Chi” - si usa soltanto al singolare e riferito a persona. Corrisponde a

“colui che”, “colei che”:

Chi (colui) che non vuol venire torni a casa

dove (ove) e “donde” - corrispondono rispettivamente a “nel quale”,

“nella quale” ecc.:

Questa è la piazza dove (nella quale) ti ho conosciuto

e a “del quale”, “dalla quale” ecc.

Il luogo donde (dal quale) venne rimase sconosciuto

“quanto” - che nel discorso assume anche altre funzioni, è pronome

relativo quando significa “quello che”, “quelli che”:

Ho ascoltato quanto (quello che) hai detto

“chiunque” - è pronome relativo quando significa: qualunque persona

che:

Chiunque bussi, non rispondere

“checché” (poco usato) - ha i significati: qualunque cosa che,

qualunque sia la cosa che:

Checché tu faccia, non mi importa nulla

Attenzione: nella frase “Sono malato, per cui resto a letto”

cui non fa le veci di alcun nome, è un pronome abusivo che non

sostituisce nulla, perciò si dovrà cambiare la frase in:

Sono malato, ragione per cui resto a letto

Attenzione: “che” può essere anche

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- pronome relativo: il pane che hai mangiato

- pronome interrogativo: che fai ?

- aggettivo interrogativo: che ora è ?

- aggettivo esclamativo: che uomo! Che bella giornata!

- congiunzione comparativa: è più intelligente che studioso

- congiunzione imperativa: che nessuno si muova

- congiunzione finale: guardava che non fuggissero

- congiunzione causale: godo che tu sia guarito

- congiunzione consecutiva: era così forte che vinse

- congiunzione dichiarativa: penso che pioverà

“che” pronome è preceduto raramente da preposizioni, tuttavia si

notino le frasi:

“non ha di che vivere”; “grazie, non c’è di che”

Le grammatiche consigliano di evitare, come inutile francesismo, la

frase:

E’ per questo che ti voglio bene

e l’altro stilema:

Non è che io sia esperto di queste faccende

sostituendole con:

Per questo ti voglio bene

Non sono esperto di queste cose

La costruzione “è...che...” è accettabile solo in funzione personale:

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E’ lui che ti ha salvato.

Si consiglia, inoltre, di usare il meno possibile “il quale, la quale, i

quali, le quali”. Siccome appesantiscono il discorso è meglio

sostituirli con il “che”. A volte però accade che siano indispensabili

per motivi di chiarezza:

Ecco le pesche del podere che non abbiamo venduto.

E’ poco chiaro se sono invendute le pesche o il podere. Se sono le

pesche a non essere state vendute, cacceremo ogni ambiguità

scrivendo:

Ecco le pesche del podere, le quali non abbiamo venduto

Pronomi possessivi

Dai sei pronomi possessivi derivano sei aggettivi e pronomi

possessivi:

mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro.

A questi va aggiunto un settimo aggettivo, “proprio”, necessario in

qualche caso per evitare confusione, e “altrui” che è un po’ meno

usato.

Se dico: Carlo presta a Mario la sua auto

si capisce che l’auto è di Carlo. Ma se dico:

Carlo saluta Mario e sale sulla sua auto

nasce il dubbio: l’auto è di Carlo o di Mario. Per far capire che l’auto

è di Carlo, dirò:

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Carlo saluta Mario e sale sulla propria auto

Tranne “loro” e “altrui” (indeclinabili) gli altri pronomi possessivi

variano nel genere e nel numero e richiedono sempre l’articolo

determinativo:

I miei libri ed i suoi

I tuoi quaderni e i loro

Il tuo quaderno ed il loro

Pronome dimostrativo

Questo, quello (e anche “stesso”, “medesimo”, “codesto”, “tale” sono

simili alle forme corrispondenti degli aggettivi dimostrativi:

I suoi gusti sono sempre gli stessi

“Codesti”, “costoro” (e anche colui, colei, coloro, costui) non hanno

riscontro con gli aggettivi, sono riferiti a persona e usati con un certo

senso di spregio: Chi è costui?

“Ciò” è invariabile e sta per: questo, questa cosa, quello, quella cosa.

“Questo” e “quello” quando fungono da soggetto e sono riferiti a

persona singolare maschile nominata precedentemente possono

trovarsi sostituiti da:

“questi” (per la persona più vicina) “quegli” (per la persona più

lontana):

Cavour e Mazzini furono due grandi artefici del

Risorgimento

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italiano: questi era repubblicano, quegli monarchico.

Anche “lo”, “la”, “le”, “li”, “ne”, “ci”, possono essere pronomi

dimostrativi:

Come sta tua cugina? Non la vedo da molto tempo.

Molti i concorrenti iscritti al torneo, ma al momento

dell’inizio delle gare, se ne sono presentati solo dieci.

Posseggo molti libri, ma ne ho letti ben pochi.

Appena giungemmo tutti ci (pron. Personale)

salutarono.

Mi hai offeso, ma ti prego di non pensarci (pron.

Dimostrativo) più.

Pronome indefinito

“Chiunque” è pronome relativo indefinito, che introduce una

preposizione subordinata, col verbo al congiuntivo. Si eviti pertanto

di dire:

Parlava con chiunque

e si preferisca:

Parlava con chiunque incontrasse

oppure:

Parlava con tutti, con chicchessia

Lo stesso discorso vale per “dovunque”:

Dovunque tu vada, ti seguirò

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Si eviti di usarlo al posto di “dappertutto”:

Questa medicina si trova dappertutto (non: dovunque)

Analogamente reggono il congiuntivo “comunque” e “qualunque”:

Qualunque cosa tu faccia, sbagli

Comunque sia, non ci credo

Si eviti la frase sospesa:

Gli scriverò comunque

e si preferisca:

Gli scriverò in ogni caso (in ogni modo)

Posposto ad un sostantivo l’aggettivo qualunque acquista un

significato spregiativo:

Un medico qualunque

Qualunque non tollera di essere seguito da “che”:

Qualunque cosa che Mario dica, non gli credo

ha un “che” di troppo.

“Niente”, “nulla”, “nessuno” vogliono il “non”, se seguono il verbo:

Non feci niente di male

Non mi disse nulla

Non entrò nessuno

Se lo precedono, rifiutano il “non”:

Niente di male feci, nulla mi disse, nessuno entrò

I pronomi indefiniti sono:

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alcuno - alquanto - altrettanto - altro - certo - ciascuno

molto - nessuno - parecchio - poco - quanto - taluno -

tanto

troppo - tutto - uno - tale - ognuno - qualcuno -

chiunque

chicchessia - qualcosa - niente - nulla - chi

“Uno” varia solo nel genere (uno - una), ma assume la forma plurale e

varia quindi anche nel numero in correlazione con “altri” (gli uni e gli

altri).

“Ognuno”, “qualcuno” sono usati solo al singolare maschile e

femminile:

Ognuno (ognuna) rispetti il regolamento

“Chiunque”, “chicchessia” sono usati solo al singolare per entrambi i

generi.

Significano: qualunque persona:

Chiunque è libero di esprimere le proprie idee

“Chi” è usato nel significato di “qualcuno”, “alcuni”:

Chi gira a destra, chi a sinistra

C’è chi dorme e chi veglia

Pronome interrogativo ed esclamativo

“Chi” può incontrarsi anche nelle interrogazioni dirette e indirette:

Chi credi di essere?

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I pronomi interrogativi sono:

Chi... ? che... ? quale... ? quanto... ? quanti... ?

Qualche esempio di interrogazione indiretta:

Dimmi con chi vai alla festa

Fammi sapere quali sono le tue intenzioni

Ti ho chiesto quanto vale quell’auto usata.

Gli stessi pronomi possono essere usati per introdurre

un’esclamazione:

Quanto ho sofferto oggi!

Che sento!

Che bello!

La nota regola che impone all’aggettivo di appoggiarsi ad un

sostantivo, non viene violata allorquando diciamo “che bello!”,

intendendosi non “bello2 aggettivo, ma sostantivato, vale a dire “il

bello, la bellezza”.

Parte settima

La phrase

Noi pensiamo e parliamo, non attraverso parole separate, ma

attraverso unioni di parole. Ognuna di queste unioni, logicamente e

grammaticalmente organizzata, è una frase.

La frase semplice (phrase simple)

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La frase semplice è l’insieme di due elementi fondamentali: un

soggetto che indica la persona o l’oggetto che compie l’azione o si

trova in una certa situazione;

un predicato che dice qualcosa a proposito del soggetto.

L’intonazione normale di una frase è ascendente nella prima parte

(soggetto) e discendente nella parte del predicato, se si tratta di una

frase dichiarativa. Soggetto e predicato sono funzioni grammaticali e

indicano i rapporti esistenti tra le due parti della frase semplice.

Queste funzioni sono espresse da un gruppo che ha come elemento

principale un nome, chiamato “gruppo nominale”, e da un gruppo il

cui elemento principale è un verbo e che viene chiamato “gruppo

verbale”.

Talvolta alcuni elementi della frase possono essere soppressi, come

per esempio:

- all’imperativo, il soggetto: Travaillez

- in una risposta, la parte che si conosce già e si sottintende:

Qu’est - ce que tu regardes?

La neige (Je regarde la neige)

“Travaillez” e “la neige” restano comunque delle frasi.

Talvolta si possono aggiungere altri elementi come:

- i complementi del verbo:

Partez / le plus vite possible

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Ils sont partis / enfin

FRASE SEMPLICE

TIPO DEL Gruppo nominale Gruppo verbale

GRUPPO

Les

petits

Les

frères

Il

garçon

jouent

Partez

observe

sortent

les

petits

frères.

(l)

du

cinéma.

(2)

enfin.

Quand

je vous

le

dirrai.

Determi

nanti e

aggettiv

i

nucleo

nominal

e

nucleo

verbale

gruppo

nominal

e

avverbi

o o

gruppo

nominal

e

proposi

zionale

verbo compl.

del

verbo

(l)

compl.

Oggetto

(2)com

pl.indir

etto

FUNZIONE SOGGETTO PREDICATO

COMPLEMENTO

DI FRASE

TIPO DEL GRUPPO NOMINALE

GRUPPO

7. 2 I diversi tipi di frase

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La frase dichiarativa affermativa semplice del tipo

Mes parents sont arrivés à cinq heures

La chance a tourné

può essere considerata come la struttura di base della frase francese.

L’intonazione di questa frase è del tipo ascendente discendente.

L’intonazione discendente caratterizza il predicato.

Un secondo tipo di frase semplice è:

Cet enfant est malade

Le ciel est bleu

con la sequenza: SOGGETTO VERBO ATTRIBUTO

Questo tipo di frase presenta pure un attributo.

Il soggetto è collegato ad un aggettivo o ad un secondo gruppo

nominale tramite un verbo come ÊTRE, SEMBLER, PARAÎTRE,

AVOIR L’AIR (Cette femme a l’air heureuse) o come DEVENIR,

RESTER, VIVRE, MOURIR (Elle restera jeune très longtemps).

Gli altri tipi di frase sono il risultato di trasformazioni.

7. 3 Le frasi interrogative

Le frasi interrogative appartengono a due tipi:

PRIMO TIPO: L’interrogazione riguarda l’intera frase (interrogazione

totale). La risposta è OUI, SI, NON.

La si può ottenere in vari modi:

1) Trasformando l’intonazione discendente in intonazione ascendente:

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Elles sont arrivées Elles sont arrivées?

In italiano la curva di intonazione è diversa nelle frasi interrogative:

Sono arrivate?

2) Facendo precedere la frase affermativa da EST- CE - QUE (est - ce

- qu’ davanti a vocale):

Est - ce qu’elles sont arrivées?

L’intonazione può anche restare discendente.

3) Spostando il soggetto (se è un pronome) dopo la forma verbale

coniugata (inversione del soggetto):

Elles sont arrivées Sont - elles arrivés?

Di regola in italiano niente inversione

4) Aggiungendo un pronome (dello stesso genere e numero del

soggetto sostantivo) dopo la forma verbale coniugata:

Tes soeurs sont arrivées Tes soeurs sont - elles

arrivées?

5) Facendo seguire la frase dichiarativa da n’est - ce pas?

Elles sont arrivées, n’est - ce pas?

Analoga struttura italiana: frase affermativa + non è vero?

RIASSUNTO

1 2

Elles sont arrivées? Est - ce qu’elles sont

arrivées?

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Elles viendront? Est - ce que tes soeurs

viendront?

3 4

Sont - elles arrivées? Tes soeurs sont - elles

arrivées?

Viendront - elles? Tes soeurs viendront - elles?

5 Elles sont arrivées, n’est - ce pas

Le forme 1, 2 e 5 sono le più frequenti nel francese parlato.

Le forme 3 e 4 si trovano quasi esclusivamente nel francese scritto

oppure in frasi contenenti brevi forme verbali di uso molto frequente

come:

Où vas - tu? Comment allez - vous?

Attenzione: Inversione del soggetto

- Se alla terza persona singolare, il verbo finisce in - t (il vient) o - d

(il prend) non bisogna dimenticare di inserire il trattino d’unione (-):

Connaît - il l’anglais? Prend - elle l’avion?

- Se alla terza persona singolare il verbo non finisce con - t o - d,

aggiungete - t (i trattini d’unione saranno due):

Aime - t - il français? Neigera - t- il en janvier?

Ira - t - il à la montagne? Prendra - t - il le train?

7. 4 Interro - negativa

Page 136: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

L’interrogazione può essere espressa anche in forma negativa. Si avrà

allora una frase interrogativa - negativa, che unisce i caratteri di

entrambe le forme:

Tu ne pars pas?

Est - ce que vous n’irez pas?

Ne vas - tu pas?

In questo caso, la risposta affermativa viene data con SI e non più

con OUI:

Tu ne pars pas? Si, je pars

Est - ce qu’elles ne sont pas arrivèes? Si, elles sont là

Vos soeurs ne viendront - elles pas? Si

La risposta affermativa in italiano è sempre SI .

NON, OUI, SI, possono bastare come risposta. La risposta può, però,

anche riprendere il gruppo verbale contenuto nella domanda:

Si, elles viendront.

7. 5 Interrogazione parziale

SECONDO TIPO: L’interrogazione riguarda solo un gruppo nella

frase:

Les garçons sortent de l’école.

D’où sortent les garçon?

La trasformazione interrogativa si effettua in tre tempi:

1° TEMPO: Sostituzione

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Il gruppo a cui si riferisce la domanda viene sostituito da un elemento

o da un gruppo di elementi interrogativi:

Les garçons sortent de l’ècole

d’où?

Queste frasi si possono sentire spesso nella conversazione corrente:

Les garçons sortent d’où?

Tes soeurs arrivent quand?

2° TEMPO: Spostamento dell’elemento interrogativo all’inizio della

frase:

D’où… (D’où les garçons sortent? È inaccettabile)

3° TEMPO: Aggiunta di un segnale interrogativo.

Secondo i casi si può scegliere tra

- D’où est - ce que les garçon sortent?

(est -ce que è forma più regolare ed essa è quasi sempre accettabile)

- D’où les garçons sortent - ils?

Si aggiunge un pronome personale dopo il verbo solo se il soggetto è

un nome.

Se il soggetto è un pronome, si sposta quest’ultimo dopo il verbo

(inversione):

Où vas - tu?

D’où sortent les garçon? (L’inversione è possibile solo

raramente se il soggetto è un nome).

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L’intonazione è discendente.

Attenzione: Il soggetto espresso con un nome può essere spostato

dopo il verbo solo:

- se la frase inizia con QUAND, COMBIEN, COMMENT, OÙ,

D’OÙ, QUEL (Variabile), DE QUI, À QUI...

Comment s’appelle votre amie?

Combien de livres lira ta soeur, pendant les vacances?

- se è soggetto di una frase relativa introdotta da “que” compl. Ogg.:

Voilà le livre que lit mon frère.

7. 6 L’interrogazione riguarda solo il soggetto, nome di persona.

Esempio:

André est venu - Qui est venu?

Si usa solo il 1° tempo (sostituzione), dato che il 2° tempo è già

automaticamente realizzato ed il terzo tempo è impossibile in quanto

QUI (soggetto) deve restare all’inizio della frase.

Si può dire anche QUI EST - CE QUI EST VENU?

Il pronome interrogativo QUI si usa per le persone.

QUI soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare:

Qui as - tu vu?

Per le cose si usa QUE o QUOI.

All’inizio della frase interrogativa, per le cose si usa sempre QUE.

Eccezione: QUOI DE NEUF? (Quoi + de + aggettivo).

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QUOI si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta) quando

è preceduto da preposizione:

De quoi parlent - ils? A quoi est - ce que ça sert?

Persone Cose

Soggetto QUI ...........

Compl. Ogg. QUI QUE

de

sur

à qui

pour

ecc.

de

sur

à quoi

pour

ecc.

ATTENZIONE:

Persone Cose

Soggetto Qui est - ce qui Qu’est - ce qui...

compl. Ogg. Qui est - ce que Qu’est - ce que...

I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi

QUI e QUE.

ATTENZIONE:

Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il soggetto

riferito a cosa. (Que tombe non è accettabile in francese)

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QUE, QU’EST - CE QUI e QU’EST - CE QUE nelle frasi

interrogative indirette si trasformano in “CE QUI” (soggetto) e “CE

QUE” (complemento ogg.)

Qu’est - ce qu’il veut? Je ne sais pas ce qu’il veut.

CHE COSA è invece l’unica forma italiana sia per le interrogative

dirette sia per le interrogative indirette:

Che cosa vuole?

Non so che cosa voglia.

7.7. L’interrogazione riguarda il soggetto, nome di cosa.

La niege tombe

Ci si serve unicamente della forma: Qu’est - ce qui tombe?

Attenzione

- Dopo QUI o QUOI soggetto, il verbo è sempre al singolare

- Qui est - ce qui (per le persone), Qu’est - ce qui (per le cose)

servono a porre domande relative al soggetto.

7.8. L’interrogazione riguarda il verbo:

La niege tombe

1 Tempo: fait quoi?

Il verbo TOMBE è sostituito da FAIRE, verbo con significato

generico e dall’elemento interrogativo QUOI

2 Tempo: QUOI si sposta all’inizio della frase e si trasforma in QUE.

ATTENZIONE:

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QUOI è sempre sostituito da QUE quando si viene a trovare all’inizio

di una frase interrogativa.

3 Tempo: Inserimento di EST - CE QUE o inversione

Qu’est - ce que la niege fait? Oppure Que fait la niege?

7.9. L’interrogazione riguarda l’attributo

Ces enfants son grands (qualità)

sont ces enfants?

Comment Comment ces enfants sont - ils?

est - ce que ces enfants sont?

Ces enfants sont nombreux (quantità)

Combien Combien sont ces enfants?

Cette voiture est rouge (colore)

De quelle couleur De quelle couleur est cette

voiture?

QUEL (quelle, quels, quelles) è un aggettivo interrogativo che si

accorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.

I pronomi LEQUEL / LESQUELS, LAQUELLE / LESQUELLES, e

le loro forme composte DUQUEL / DESQUELS, DE LAQUELLE /

DESQUELLES, AUQUEL / AUXQUELS, À LAQUELLE /

AUXQUELLES ecc. implicano un’idea di scelta e richiedono nella

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frase una precisazione (possono riferirsi a un nome già espresso o

essere seguiti da un complem. di specificazione):

De ces deux chapeaux, lequel prèfères - tu?

Auquel de ces hommes parlait - il?

ATTENZIONE:

Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato)

In italiano vi è un unico corrispondente, QUALE (i) preceduto o

meno da preposizione: Di questi due cappelli, quale preferisci?

A quale di questi uomini parli?

Qual è il tuo nome?

Il est cinq heures

Quelle heure Quelle heure est - il?

Il est médecin (professione)

Quoi Qu’est - ce qu’il est?

7.10. L’interrogazione riguarda il complemento oggetto

1 Tempo: Ils terminent leur repas

Quoi?

2 Tempo: QUOI si trasforma in QUE passando all’inizio della frase

3 Tempo: Qu’est - ce qu’ils terminent?

Que terminent - ils?

Vous avez vu Jean

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Qui Qui avez - vous vu?

Qui - est - ce que vous avez vu?

Qu’est - ce que (per le cose)

Qui est - ce que (per le persone)

servono a fare domande relative al complemento oggetto.

7.11. L’interrogazione riguarda il complemento di termine.

Cette voiture appartient à mon frère

à qui

est - ce que cette voiture appartient?

A qui appartient cette voiture?

cette voiture appartient - elle?

Ils jouent au football

à quoi? A quoi est - ce qu’ils jouent?

jouent - ils?

Attenzione:

Se il verbo è all’infinito o al participio presente si usa:

Pour faire quoi? oppure Pour quoi faire?

En faisant quoi? oppure En quoi faisant

7.12. L’interrogazione riguarda un complemento di tempo, di luogo,

di

modo, di causa.

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TEMPO : Les parents sont partis en 1975

Ils sont partis quand?

est - ce qu’ils sont partis?

Quand sont - ils partis?

vos parents sont - ils partis?

LUOGO: Ils vivaient en France.

est - ce qu’ils vivaient?

Ils vivaient où? Où vivaient - ils?

vos parents vivaient - ils?

MODO: Ils sont venus en voiture

est - ce qu’ils sont venus?

Ils sont venus comment? Comment sont - ils venus?

vos parents sont - ils venus?

CAUSA: Ils sont venus parce qu’ils voulaient travailler.

est - ce qu’ils sont venus?

Ils sont venus pourquoi? Pourquoi sont - ils venus?

vos parents sont - ils venus?

7.13. Risposta all’interrogazione totale (riferita all’intera frase)

Può essere sufficiente rispondere con OUI, SI (in risposta ad una

domanda espressa in forma interrogativa - negativa) e NON:

Tu ne pars pas? Si, je pars

Oui

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Aime - t - il le français?

Non

7.14. Risposte negative brevi o ellittiche.

C’est ennuyeux? - non, pas du tout.

Je vous ai fait mal? - non, ce n’est rien

Il y a encore du lait? - non, plus du tout.

Voulez - vous une cigarette? - non, merci.

Tu veux du dessert? - non, merci, pas du dessert.

Je ne fume pas, et vous? - Moi, non plus.

7.15. Risposta all’interrogazione parziale.

E’ limitata alla parola o al grippo a cui si riferisce l’interrogazione:

A quelle vitesse roulait - il? - A 100 kilomètres à l’heure.

De quelle couleur était sa veste? - Rouge.

Combien coûte la viande? - Cher

8.1 Le frasi imperative

Si ottengono sopprimendo il soggetto della frase dichiarativa alla

seconda persona singolare e plurale e alla prima persona plurale del

presente indicativo:

Tu passes de bonnes vacances Passe de bonnes vacances

Nous partons vite Partons vite

L’intonazione è discendente.

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L’imperativo esprime un ordine, un consiglio, un invito, un desiderio,

un incoraggiamento secondo l’intonazione e il contesto:

Asseyez - vous

Passez de bonnes vacances

Parle!

Dors!

Ne dors pas tout le temps!

La forma negativa si costruisce regolarmente:

Ne + verbo coniugato + pas Ne parle pas

ATTENZIONE: I verbi in er (1 gruppo + aller) alla seconda persona

singolare non prendono la “s”:

Tu ne me donnes pas le journal Ne me donne pas le journal

In italiano invece la seconda persona singolare dell’imperativo

negativo è irregolare e si forma con l’infinito:

Dormi Non dormire!

Parla Non parlare!

L’imperativo può esprimere un’ipotesi:

Faites - lui confiance, il vous volera (Si vous lui faites

confiance)

Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali

complementi lo seguono: Se vi sono contemporaneamente due

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pronomi personali, compl. ogg. e complemento indiretto si mettono

nell’ordine indicato nei seguenti schemi:

- le

- la

- les

- moi

- toi

- nous

- vous

- lui

- leur

- m’

- t’

- nous

- vous

- lui

- leur

- en

- y

(usato

solo)

Attenzione:

- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il

trattino d’unione.

- i pronomi “me” e “te”, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in

“moi” e “toi”:

Tu me parles Parle moi

- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -

bas.

- eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della seconda

pers. sing. dei verbi del 1 gruppo finisce con “s” all’imperativo,

quando questo è seguito da “y” o “en” :

Parles - en à ton ami: portes - y Nadine, le film est très beau.

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ATTENZIONE: Con être e avoir si usano, per l’imperativo, le

corrispondenti persone del congiuntivo presente, senza soggetto.

que tu aies de la chance Aie de la chance

Je veux que

nous soyons heureux Soyons heureux

- L’imperativo non ha né la terza persona singolare né la terza persona

plurale. In caso di necessità si usano le corrispondenti persone del

congiuntivo esortativo:

Qu’il aille à la mer!

Qu’ils viennent me voir!

Je veux, je désire que...

9. Le frasi esclamative

Tutte le frasi dichiarative o interrogative possono trasformarsi in frasi

esclamative, se pronunciate con intonazione ascendente o discendente

o molto accentuata.

La sorpresa, l’ammirazione, lo stupore, l’indignazione ecc. possono

riferirsi ad uno solo degli elementi della frase o alla frase intera.

Spesso la frase inizierà con un elemento esclamativo:

Il gruppo nominale: QUEL..., QUE DE..., COMBIEN DE...:

Quel (excellent) film nous avons vu!

Quel tableau!

Que de monde!

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L’aggettivo attributivo: COMME..., QUE..., CE QUE...

Comme il est mignon!

Que c’est beau!

Ce qu’il est beau!

Il verbo: COMBIEN, CE QUE

Combien je regrette!

Ce que je regrette!

La frase: COMMENT, QUE, POURVU QUE, QUAND

Comment, vous partez!

Que j’ai eu peur!

Pourvu qu’il ne la trouve pas!

Quand je vous le disais!

L’esclamazione si riduce spesso ad una frase ellittica o ad una sola

parola.

Idiot! (Tu es / vous êtes un idiot)

Félicitations! (Je vous fais mes félicitations)

Quoi! Comment! Non!

10. Le frasi enfatiche.

E’ possibile mettere in risalto un elemento o un gruppo della frase:

- mettendo all’inizio della frase un elemento che di solito si trova in

posizione successiva:

Nous partirons après - demain Après - demain nous partirons

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Les vacances sont finies Finies, les vacances

- mettendo un gruppo nominale soggetto o compl. oggetto all’inizio

della frase e riprendendolo poi con il pronome personale

corrispondente:

Mon frère est venu hier Mon frère, il est venu hier

J’ai envoyé sa lettre Sa lettre, je l’ai envoyée

- usando c’est... qui... (se si tratta di un soggetto)

c’est... que... (se si tratta di un compl. ogg. o di un compl.

indiretto):

Mon frère est venu hier C’est mon frère qui est venu hier

J’ai envoyé sa lettre C’est sa lettre que j’ai envoyée

J’ai téléphoné à ma mère C’est à ma mère que j’ai téléphoné

Una analoga struttura esiste anche in italiano, solo che il verbo

“essere” non è preceduto dal soggetto e non si fa distinzione tra “che”

soggetto e “che” complemento oggetto: E’ mio fratello che è venuto

E’ la sua lettera che ho spedito

ATTENZIONE:

I pronomi personali complementi subiscono variazioni se usati

all’interno della struttura “c’est... que” e “c’est... qui”

Tu me l’as dit C’est toi qui me l’as dit

C’est à moi que tu l’as dit

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Tu leur as donné ce livre C’est à eux (elles) que tu l’as donné

11. Le frasi passive

12. Perché una frase attiva (che contiene un verbo con un tempo

semplice o composto) possa essere trasformata in passiva, bisogna

che il verbo sia transitivo, cioè che regga un complemento oggetto:

Tous ses amis ont félicité Jean Jean a été félicité par tous ses

amis.

“Tout ses amis” soggetto compl. d’agente preceduto da par.

“Jean”, compl. oggetto soggetto

“ont félicité” verbo attivo “a été félicité” verbo passivo coniugato

con être.

Una analoga trasformazione avviene in italiano dove il compl.

d’agente è introdotto con “da”.

L’ausiliare être, oltre che per il passivo, serve per formare i tempi

composti dei verbi pronominali (je me suis levé) e una serie di

quattordici verbi e loro composti: ALLER / VENIR; MONTER /

DESCENDRE; ENTRER / SORTIR; ARRIVER / PARTIR; NAITRE

/ MOURIR; TOMBER /RESTER; PASSER /DEVENIR.

Per gli altri verbi, di solito, i tempi composti sono formati col verbo

avoir.

ATTENZIONE:

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Avoir fa funzione di ausiliare per il verbo être:

Nous avons été appelés

Questo è un grave rischio di errore: l’italiano usa essere come

ausiliare di se stesso: Siamo stati chiamati.

Être non è mai l’ausiliare di se stesso.

Il senso della frase non muta, ma la prima parola, soggetto della frase

passiva, viene messa in risalto.

ATTENZIONE:

Il verbo avere non ha la forma passiva:

Jean a un frère non può esser trasformata in frase passiva

Dopo certi verbi il compl. d’agente è preceduto da de : être aimé

(suivi, précédé, composé, fait) de…

11.1 Il soggetto della frase attiva è indefinito

Se il soggetto della frase attiva è indefinito: ON, QUEL’UN, DES

GENS… alla forma passiva si sopprime il compl. d’agente.

Quelqu’un a perdu son sac Un sac a été perdu

Il compl. d’agente par quelqu’un cade perché non aggiunge nessuna

informazione utile

ATTENZIONE:

Se il soggetto della frase attiva è un pronome personale, la forma

passiva non è accettabile:

Tu manges une pomme Une pomme est mangée par toi

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(errore)

Fanno eccezione i casi in cui si voglia mettere in risalto un contrasto

tra due complementi d’agente:

La maison n’a pas été construite par lui, mais par moi

11.2 Altre costruzioni possono ugualmente dare un senso passivo alla

frase:

- Quando si tratta di una situazione abituale o di un fatto generale:

Les journaux d’information se vendent bien

Ce vin se boit très frais.

Quando l’azione è in corso:

Le repas se prépare (est en train d’être préparé). La course se

termine

- La costruzione con ON:

Ici, on parle français On ouvre la porte avec une clé

ON è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da un

verbo alla terza persona singolare:

On dit souvent des mensonges (= Les gens disent…)

On a faim (nous avons faim)

On dit qu’il fera froid cet hiver (= Quelqu’un dit…)

ATTENZIONE:

Nella frase passiva, il part. Passato deve essere preceduto

dall’ausiliare être: Le vin est vendu

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In italiano il participio passato può essere preceduto sia da ESSERE

che da VENIRE: Il vino è venduto

viene

12. Le frasi negative

A qualunque tipo appartenga, una frase può essere positiva o

negativa.

La negazione può riferirsi all’intera frase:

ne…pas, ne…plus, ne…jamais…

stanno a cavallo del verbo coniugato.

Ils n’aiment pas le pain

Ils n’ont pas aimé le pain

La negazione si compone sempre di due elementi: di solito ne…pas; il

pas può però essere sostituito da PERSONNE, RIEN, AUCUN (E),

NUL, JAMAIS, PLUS, NI.

In italiano non esiste il corrispettivo di pas . È perciò spesso

sufficiente un solo elemento negativo.

I pronomi complementi precedono il verbo:

Elles n’y vont jamais Ne lui en donnez pas

ATTENZIONE:

Entrambi gli elementi della negazione riuniti (ne pas...) precedono il

verbo all’infinito:

Je préfère ne pas y aller

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ATTENZIONE:

Dopo sans non appare nessuno dei due elementi della negazione:

Elle est partie sans le voir

12. 1 La negazione può riferirsi al gruppo nominale

Tu veux la (balle) rouge? Non pas la rouge, la bleu

J’ai vu quelqu’un Je n’ai vu personne

Elle a entendu quelque chose Elle n’a rien entendu

Il y en avait un(e) Il n’y en avait aucun(e)

Quelqu’un est venu (Plus) personne n’est venu

Attenzione:

Dopo sans, attenzione alla diversa posizione di rien e personne

voir personne

Ils sont partis sans

rien voir

avoir vu personne

Ils sont partis sans

avoir rien vu

12. 2 La negazione doppia (si negano due elementi della frase)

Ils ont des frères Ils n’ont ni frères ni soeurs

et des soeurs.

Je bois de la bière Je ne bois ni bière ni vin

et du vin Je ne bois ni de la bière ni du vin, mais de l’eau

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Elles aiment les gâteaux Elles n’aiment ni les gâteaux ni le

et le champagne champagne

Elle a dansé et chanté Elle n’a ni dansé ni chanté

Il veut travailler et Il ne veut ni travailler ni continuer ses études

continuer ses études

Attenzione:

Ni lui ni ses frères ne sont venus

Ils n’ont écrit ni l’un ni l’autre = Aucun des deux n’a écrit

Elles n’ont écrit ni l’une ni l’autre = Aucune des deux n’a écrit

Ils n’ont répondu ni les uns ni les autres = Aucun d’eux n’a

repondu

Il ne dit ni oui ni non

12. 3 La negazione può riferirsi ad un avverbio

toujours

ne plus

encore

déjà ne... pas encore

Il l’aime encore Il ne l’aime plus

Il a déjà lu le journal Il n’a pas encore lu le journal

ATTENZIONE:

ne... que...

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= seulement

ne... plus que...

Il n’a lu que le titre ( = Il a lu seulement le titre)

Elle n’a regardé que la première page

Je n’ai plus qu’une paire de chaussures

In italiano la forma restrittiva con “non... che” è poco frequente; si

preferisce usare soltanto o solo. In francese accade il contrario.

Ha guardato solo la prima pagina

Il n’a regardé que la première page

ATTENZIONE:

Ne deve sempre precedere il verbo quando nella frase appare pas,

ni... ni, personne, rien, nul, jaimais, plus (che sostituiscono pas) o que

(frasi restrittive).

ATTENZIONE:

Personne

+ de + aggettivo

Rien

Personne d’autre Rien de nouveau

13. Il gruppo nominale

1. Les enfants

2. Mes deux meilleurs amis

sortent

ont

de l’école (b)

des goûts très differents (a)

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3. Jean

4. Elles

ouvre

tournent

cette porte

Gruppo nominale: soggetto Gruppo

verbale:

predicato

nucleo

verbale

Gruppo nominale compl.

(a) e ( c ) compl. ogg. (b)

compl. di luogo

Nei gruppi nominali delle quattro frasi si trovano:

dei nomi comuni: amis, enfants, goûts, école, porte;

un nome proprio: Jean;

un pronome: elles

Sono i nuclei di questi gruppi nominali

Questi nuclei sono preceduti:

da determinanti: les, des, mes, cette, deux (articoli, aggettivi

possessivi, aggettivi dimostrativi, aggettivi numerali... )

Preceduti o seguiti da

- aggettivi qualificativi: meilleurs, différents che possono essere

seguiti a loro volta da un complemento del nome:

de l’école où j’allais

Si tratta di un gruppo posizionale: de l’école où j’allais.

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L’ordine dei costituenti del gruppo nominale non è libero, ma segue

regole precise.

Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i

determinanti del nome (p. es. Tous ses premiers grands films) ed i casi

di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e

possessivo, né possessivo e dimostrativo)

Quel (le) (s)

le, la, les

Tout / toute

Tous /toutes

mon, ton, son

mes, tes, ses

ma ta sa

notre, votre, leur,

nos, vos, leurs

ce, cet, cette, ces

Numerali

un (e)

du, de la, des, de l’

aucun (e), chaque, quelque (s), plusieurs

nul (le), pas un (e)

certains, beaucoup de, peu de...

13.1 Il nome

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E’ il costituente centrale, o nucleo, del gruppo nominale. Le

classificazioni possibili dei nomi sono varie. Per esempio, si possono

suddividere in:

animati, nomi che indicano esseri animati, persone o animali;

inanimati, tutti gli altri.

Agli animati ed agli inanimati corrispondono pronomi interrogativi e

pronomi negativi di diversa forma

ANIMATI INANIMATI

Qui appelle? Que se passe - t - il?

A qui parles - tu? De quoi parles - tu?

Personne n’est - venu Rien ne s’est passé

Nelle interrogative, per gli animali si usa di solito il pronome che

serve per gli inanimati: Qu’est - ce qui aboie?

13. 2 Nomi propri e nomi comuni

Questa è la classificazione tradizionale più frequente

I nomi propri indicano:

- una persona: Jean, Monsieur Durand

- un animale: Trompette (chienne), Minet (chat)

- dei titoli: Président, Docteur, Monsieur, Durand

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- qualche inanimato (luoghi in genere): Paris, la France, le Mont

Blanc

Si tratta di un animato o di un inanimato ben definito.

Iniziano tutti con la lettera maiuscola.

I nomi comuni possono riferirsi a classi di animati o inanimati:

tigre, chaise, courage

13. 3 Altre classificazioni

Nomi concreti: homme, maison, chien

Nomi astratti: liberté, égalité, fraternité

Nomi numerabili (che possono essere contati e diventare plurali):

livre, femme, jardin

Nomi no numerabili (che indicano una qualità, una materia, un

gruppo indivisibile): eau, beurre, liberté.

ATTENZIONE:

Lo stesso vocabolo può appartenere sia ai numerabili che ai non

numerabili, ma il suo significato cambia:

Le vin est cher (non numerabile)

Les vins de Bordeaux sont chers (numerabili)

La forma del vocabolo può suggerire anche un’altra classificazione:

Nomi semplici: chien, plage, clef

Nomi composti: porte - clefs, aérotrain, vhemin de fer, pomme de

terre

Page 162: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Nomi derivati. Dépannage (da dépanner, panne), pollution (da

polluer)

13.4 Il genere dei nomi

In francese i nomi comuni possono essere maschili o femminili:

Per gli animati il genere grammaticale è determinato dal sesso: ciò

vale per gli esseri umani: mâle/femelle, le garçons/la fille, le

boucher/la bouchère, e per gli animali domestici: le chien/la chienne,

le coq/la poule

ATTENZIONE:

Per gli inanimati si possono delineare alcune categorie. In genere

sono maschili:

- i nomi che finiscono in - age, - ment, - isme:

le bricolage, le moment, le tourisme

- i nomi di giorni, mesi e stagiono:

le dimanche, le printemps, cet été est plutôt frais.

In italiano alcuni di essi sono femminili: la domenica, la primavera,

quest’estate è fresca.

- i nomi di molte piante (non i frutti che sono femminili: la poire):

le poirier, le chêne, le palmier.

Spesso i nomi di piante sono maschili anche in italiano. Però: la

palma, la quercia.

Sono femminili:

Page 163: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

- i nomi che finiscono in - tion, - tè, - ie, - eur:

la solution, la gravité, la compagnie

la couleur, la douleur, la belle fleur

In italiano i corrispondenti nomi in - ore sono tutti maschili.

ATTENZIONE:

sono maschili: le bonheur, le malheur, l’honneur, le coeur e i nomi

tecnici (le moteur ecc.).

ATTENZIONE

Spesso esiste una sola forma per il maschile e per il femminile:

l’architecte, le professeur, la vedette, la souris (il sorcio), la mouche,

l’éléphant, la sentinelle (quando indica un soldato).

Quando i nomi diventano femminili:

nell’orale

- se il nome termina con vocale non si percepisce alcun cambiamento.

- se il nome termina con consonante, questa, muta al maschile, verrà

pronunciata al femminile:

ORALE

Maschile variazione del determinante + forma maschile

un ami n ami une amie yn ami

Maschile variazione del determinante + consonante

sonora

un parent parâ une parente yn parãt

Page 164: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

un Français [ frâs une Française [yn frasz]

un berger une bergère yn br r

un sot une sotte yn s t

(vocale nasale) variaz. Del determinante + vocale orale

davanti

a n (denasalizzazione)

un cousin une cousine yn kuzin

un paysan pizã une paysanne yn pizan

un lion [ ljõ] une lionne yn lj n

Nello scritto:

per formare il femminile, quando questo esiste, si aggiunge di solito

una - e alla forma maschile.

13. 2 Variazioni ortografiche

Nomi che

finiscono in...

Variazione

ortografica al

femminile

Maschile

- er, - ier - (i) ère un ouvrier

- en, - ien

- on, - an

2 nn un lycéen

un lion

une lycéenne

une lionne

- vocale + t - vocale + tte un chat une chatte

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un sot une sotte

- el

- eau

- elle un colonel

un jumeau

une colonnelle

une jumelle

- x - se un époux une épouse

- f - ve un veuf une veuve

- eur - euse un vendeur une vendeuse

invece: - teur - trice

- teuse

un directeur

un chanteur

un directrice

une chanteuse

- e - esse une prince

une tigre

une princesse

une tigresse

13. 3 Forme particolari per il femminile

- nomi di animati umani:

compagnon compagne roi reine

copain copine serviteur servante

favori favorite speaker speakerine

neveu nièce héros héroïne

- nomi di animati non umani:

canard cane mulet mule

dindon dinde loup louve

13. 4 Nome unico con un solo genere:

Page 166: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Un agent, amateur, architecte, auteur, assassin, chef, défenseur,

déserteur, écrivain, guide, imposteur, ingénieur, juge, magistrat,

médecin, possesseur, professeur, sauveur, sculpteur, successeur,

témoin:

Cette femme est le seul témoin encore en vie

Attenzione: Il determinante resta maschile.

13. 5 Nome unico con due generi:

artiste e tutti i nomi in - iste

bibliothécaire e tutti i nomi in - aire

ed anche: aide, camarade, collègue, complice, concierge, élève,

enfant, esclave, garde, malade, patriote.

Russe, Belge, Slave, Tzigane

La camarade de ce Belge est une enfant

Il determinante diventa femminile

ATTENZIONE: I nomi di nazionalità sempre maiuscoli

13. 6 Nomi diversi per il maschile e per il femminile

un homme une femme

un garçon une fille

un oncle une tante

un père une mère

un taureau

une vache

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un boeuf

un cheval une jument

13. 7 Nomi che cambiano significato cambiando genere (omonimi)

ATTENZIONE:

le livre (lecture) la livre (½ kilo)

le mousse (jeune marin) la mousse (herbe)

le page (enfant au service des nobles) la page (dans un livre)

le poêle (pour se chauffer) la poêle (pour faire la

cuisine)

le vase (pour mettre des fleurs) la vase (terre + eau)

l’aide (celui, celle qui aide) l’aide (action d’aider)

le critique (personne qui critique) la critique (action de

critiquer)

le garde (personne qui garde) la garde (action de garder)

le manche (pour tenir un outil) la manche (partie du

vêtement)

le mémoire (étude) la mémoire (faculté)

le mode (grammatical) la mode (vestimentaire)

le voile (vêtement) la voile (pour les bateaux)

le poste (emploi) la poste (bureau de poste)

le tour (promenade) la tour (èdifice)

13. 8 Genere dei nomi geografici

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- Nomi di nazione: se terminano in - e, sono di solito femminili:

La France, l’Italie, la Grèce

Eccezioni: Le Mexique, le Bengale, le Cambodge.

Se terminano con altra vocale o in consonante sono in genere

maschili:

Le Brésil, le Japon, le Pérou

- Nomi di città: valgono le stesse regole dei nomi di nazioni; si

riscontrano però molte eccezioni.

- Nomi di montagne: sono in genere maschili salvo: les Alpes, les

Andes, les Cévennes, les Pyrénées, les Vosges

ATTENZIONE: per riconoscere il genere bisogna basarsi sul

determinante.

Al singolare, quasi sempre è il determinante che fornisce

l’informazione relativa al genere.

13. 9 Il numero dei nomi

PLURALE DEI NOMI NUMERABILI:

Nella lingua parlata il singolare ed il plurale si distinguono

unicamente in base alla forma del determinante. Per i nomi che

iniziano per vocale o h muta la marca del plurale è sottoliveata anche

dal suono z della “liaison”.

l’école [lek l] les écoles [lsek l]

cette école [stek l ces écoles szek l

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mon auto m noto mes auto mzoto

Nella lingua scritta, di regola, il plurale si forma aggiungendo una s

alla forma del singolare:

une maison des maisons

CASI PARTICOLARI

- I nomi che terminano con s, x o z non cambiano al plurale:

le fils l fis les fils l fis

la voix la vwa les voix l vwa

le nez l ne les nes l ne

- I nomi che terminano in - au, - eau, - eu prendono una x al plurale:

le bateau l bato les bateaux l bato

le jeu l ø] les jeux [l ø]

ATTENZIONE:

un pneu des pneus

- Prendono una x anche i seguenti 7 nomi:

bijou, caillou, chou, genou, hibou, joujou et pou

- In alcuni nomi la silla ba finale - al o - ail si trasforma al plurale in -

aux:

l’animal les animaux

le cheval les chevaux

le journal les journaux

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un travail des travaux

un vitrail des vitraux

13. 10 La pronuncia varia tra il singolare ed il plurale di alcuni nomi:

un boeuf [ bœf] des bœfs [d bø]

un œuf [ n œf] des œufs [d zø] cade la consonante

un os [ n os] des os [d zo

un œil [ œj] des yeux [d zjø]

13. 11 Plurale dei nomi non numerabili

Di solito questi non hanno plurale. Se esso esiste, il nome assume un

altro significato:

la peinture (art du matière) les peintures (les oeuvres)

le cuivre (le métal) les cuivres (instruments de musique

en cuivre)

13. 12 Plurale dei nomi composti

- I nomi composti scritti in una sola parola seguono la regola

generale.

Le passeport les passeports

ATTENZIONE

Monsieur messieurs

Madamr mesdames

Mademoiselle mesdemoiselles

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Bonhomme bonshommes

Però: une dame , cette dame. Cade il possessivo (ma, mes) e il nome

ritorna semplice (dame, demoiselle) quando è preceduto da un

articolo (une, la, des), un agg. dimostrativo (cette, ces), un numero

(deux…), un agg. indefinito (quelques, certaines…):

La dame qui parle.Voilà deux demoiselles. J’ai connu quelques

dames.

- Se gli elementi del nome composto sono scritti separati o sono uniti

da un trattino d’unione, il plurale delle varie parti dipende dalla loro

natura grammaticale o dal senso. Se il 2° nome fa da complemento al

1° resta di solito invariato:

des timbres postes (des timbres pour la poste)

des arcs - en - ciel (il n’y a qu’un ciel)

REGOLA GENERALE: solo i nomi e gli aggettivo possono prendere

la marca del plurale:

des choux - fleurs, des sourds - muets

I verbi, gli avverbi e le preposizioni restano invece invariati:

des porte - avions, des contre - attaques

Il plurale dei nomi composti è molto irregolare anche in italiano, ma

con particolarità diverse.

13.13 Plurale dei nomi propri

I nomi propri prendono la marca del plurale quando indicano:

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- i popoli: les Tunisiens, les Italiens

- le famiglie illustri: les Bourbons

- un insieme di paesi: les Indes, les Amériques

I nomi propri non prendono la marca del plurale quando.

- indicano intere famiglie: les Thibault

- sostituiscono dei nomi comuni: On ne rencontre pas des Einstein (de

génies) tous les jours.

- si indicano le opere con il nome del loro autore: elle possédait deux

Picasso.

13.14 L’ accordo in genere e in numero

Questi due accordi si fanno contemporaneamente.

Si fa l’accordo tra:

- nome e determinante: une table, des tables

- nome e aggettivo qualificativo: une table ronde, des tables rondes

- gruppo nominale (soggetto) e verbo (coniugato e participio passato):

Ton amie est venue/Tes amies sont venues

Il part. passato può restare invariato, o accordarsi col soggetto o col

complemento oggetto secondo i seguenti casi:

- se è coniugato con l’ausiliare être il part. passato deve essere

accordato con il soggetto:

Ma soeur est venu Elles sont descendues de la montagne

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con i verbi riflessivi, si fa l’accordo solo se le particelle pronominali

rappresentano un compl. oggetto:

Ils se sont habillés Ils se sont saluées (uno saluta l’altro)

invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)

- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:

1) non si accorda se il complemento oggetto non c’è o se segue il part.

passato:

Ils ont reussi Nous avons conduit cette voiture

I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir (salvo pochi

casi).

Non avendo essi per definizione il compl. oggetto, il loro participio

passato è sempre invariabile.

2) si deve accordare con il compl. oggetto se questo precede il part.

passato.

Il compl. oggetto è di solito un pronome personale:

J’ai mangé les fruits Je les ai mangés

Il a vu Brigeitte Il l’a vue

o il pronome relativo que

C’est l’histoire qu’il nous a racontée. Voilà les films que nous avons

vus.

ATTENZIONE:

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En non è mai complemento oggetto, quindi il part. passato non si

accorda:

Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.

In italiano l’accordo del participio passato si fa anche nei seguenti

casi: Ecco delle fragole; io ne ho già mangiate.

ATTENZIONE:

Il participio passato si accorda con il complemento oggetto che

dipende da esso e non da altri verbi della preposizione. Pertanto,

spesso non vi è accordo del participio passato seguito da infinito.

Fait seguito da infinito non si accorda mai:

Il les a fait construire exprès

(in italiano invece: le ha fatte costruire apposta)

Attenzione alle interferenze: con i verbi di reciprocità, in italiano, si

fa sempre l’accordo col participio passato, senza distinzioni:

Si sono salutati Si sono parlati

In italiano, quando i verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare

essere il participio passato si accorda:

Essi sono riusciti

Nell’orale è il determinante che prende la marca:

sa maison sa mzõ]

mes filles [m fij

ed anche l’aggettivo femminile, in certi casi:

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une grande maison yn grad mzõ]

Nello scritto la marca del numero (plurale) segue la marca del genere:

les petites écolières

13. 14 Nomi alterati

Solo raramente in francese il diminutivo, il vezzeggiativo,

l’accrescitivo, e il peggiorativo vengono espressi con un unico nome:

un garçonnet (un ragazzetto) un aiglon (un aquilotto)

une maisonnette (una casetta) Voilà Louison! (ecco Lugino)

Il suffisso - on in francese è diminutivo, mentre - one in italiano è

accrescitivo: E’ un librone!

Di solito si fa precedere il nome da un aggettivo appropriato:

- accrescitivi: grand, gros C’est un gros livre

- diminutivi: petit, jeune Voilà un petit cadeau pour toi

(se esseri viventi) C’est un jeune cheval

- vezzeggiativi: joli Il m’a donné de jolies petites fleurs

- peggiorativi: vilain Quel vilain temps!

13. 15 I determinanti del nome

Generalmente il nome è preceduto da un determinante: articolo,

aggettivo possessivo, aggettivo dimostrativo.

Il determinante è una forma dipendente che non può esistere in una

frase che non contenga un nome.

QUE(LE) (s)

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Tout:mon,ton,son

ma,ta,sa mes tes,

ses

Toute: notre, votre,

leur, nos, vos, leur

Tous

Toutes: ce, cet,

cette, ces

Numerali

Alcuni

aggettivi

qualificativi

Nome

Aggettivi o

compl. del

nome o frase

relativa

du, de la, des, de l’ aucun(e),chaque

quelque(s),

plusieurs

nul(le),pas un(e)

certains,beauco

up de,peu de

Questo specchietto indica l’ordine nel quale si possono disporre i

determinanti del nome (p. es. Tous mes premiers grands films) ed i

casi di incompatibilità (p. es. mai insieme successivamente articolo e

possessivo, né possessivo e dimostrativo).

In italiano è invece normale trovare: il mio amico (art. det. + agg.

poss.), un mio amico (art, indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg.

dim. + agg. poss.).

Attenzione a trasformare queste costruzioni secondo le seguenti forme

corrette francesi:

C’est mon ami (J’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)

C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre eux)

Je parlerai à chacun de mes amis

Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)

Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup d’autres)

Cet ami à toi va partir (Je veux souligner le lien d’amitié et indiquer

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la personne à la fois)

ATTENZIONE: L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai

nomi che indicano:

- oggetti personali: Donne - moi mon manteau

- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle

- malattie ricorrenti: elle a sa migraine.

Negli stessi casi, in italiano non c’è possessivo: Dammi il cappotto, lo

zio ti chiama, ha il solito mal di testa.

Attenzione ad inserirlo quando ci esprimiamo in francese

ATTENZIONE: Mai dei due aggettivi possessivi davanti allo stesso

nome.

Il secondo possessivo in francese si presenta sotto forma di pronome e

segue il verbo:

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.

L’italiano, invece, ammette entrambe le strutture:

La mia e la sua auto...

La mia auto e la sua…

13. 16 Uso dell’apostrofo

L’articolo determinativo le, la si apostrofa davanti ai nomi che

iniziano con vocale o h muta: l’arbre, l’homme, l’école

Si possono apostrofare anche me, te, se, que, si (solo davanti a il o

ils), ce sogg. del verbo essere (c’est lui)

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ATTENZIONE:

Non si apostrofano mai une, ma, ta, sa, ce (agg. dimostrativo), qui

(pronome relativo soggetto).

13. 17. Il nome si trova raramente solo, non preceduto da

determinanti.

Fanno eccezione i seguenti casi:

- Nomi propri: Henri t’a téléphoné

Attenzione: se si tratta di tutta la famiglia: Les Durand

- I nomi contenuti nei proverbi, nei titoli di opere e nei manifesti:

Patience et longueur de temps font plus que force ni que rage

“Memoires de guerre”. Coiffeur pour dames: Défense d’afficher.

Chapitre V

- Il nome attributo: Il est ingénieur, catholique, Espagnol.

- I nomi preceduti da ni...ni...: Il n’avait ni foi ni loi.

Dopo ni...ni... non si mette né preposizione semplice, né preposizione

articolata: Il n’a ni livres ni cahiers.

- o da soit...soit...: Soit économie, soit misère il ne mangeait rien.

- i nomi contenuti in alcune locuzioni verbali: avoir peur, avoir faim,

avoir mal, faire justice, prendre femme

- i nomi che hanno funzione di complemento in un nome composto:

une pomme de terre.

- i nomi facenti parte di gruppi preposizionali non definiti:

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par paresse, sans raison, avec autorité, de droit, à pied, puor mémoire.

13. 18 L’articolo determinativo

Può essere preceduto da preposizione.

le, la, l’ - les

Attenzione:

à + le = au à + les = aux

de + le = du de + les = des

Però de l’arbre, à l’ombre, à l’heure quando il nome inizia con vocale

o h muta.

In italiano vi sono forme composte contratte anche con altre

preposizioni: nel, col... che in francese si risolvono con il normale

accostamento dei due elementi distinti:

E’ nel giardino = il est dans le jardin

Le due principali funzioni dell’articolo determinativo sono:

la determinazione specifica e la generalizzazione.

13. 19 La determinazione può derivare:

- dalla situazione: si possono considerare le cose di cui si parla,

oppure si può fare riferimento ad una realtà ben conosciuta dalla

persona cui si parla: La table, le professeur

Va chez le boucher

- dal fatto che si tratta di persone o cose uniche:

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Le roi, le soleil, la gauche (in opposizione a la droite), la terre,

la

feu, la Noël, la Seine.

- dal contesto linguistico:

con referente anteriore:

Voilà le livre que je voulais acheter

J’aime me promener dans les rues de Paris.

13. 20 La generalizzazione:

L’articolo determinativo indica che la cosa di cui si parla appartiene

ad una specie: Le beurre est cher J’aime les enfants

Altri usi:

13. 21 Davanti ai nomi geografici:

Niente articolo davanti alla maggior parte dei nomi di città (ed ai

nomi, in genere maschili, di alcune isole):

Je vais à Paris Elle vient de Madagascar

Si usa l’articolo determinativo davanti a:

- nomi di fiumi: la Seine, le Rhône, le Nil

- nomi di territori (nazioni, regioni): la France

Ils sont allés au Portugal

Nous rentrons des Etats - Unis

Attenzione:

Cuba Ils sont allés à Cuba

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ATTENZIONE: En e de (preposizioni di luogo) non prendono

l’articolo davanti ai nomi di regioni, nazioni, isole e continenti

femminili

Il vient de France

Il va en Corse

ATTENZIONE: Davanti ai nomi maschili: au

Au Portugal. Au Brésil.

Se però questi iniziano con vocale: en

En Iran.

Se i nomi di nazione sono plurali: aux

Aux Etats - Unis. Aux Indes.

Se de non è preposizione di luogo, ma complemento di specificazione

si usa l’articolo:

Les guerres de la France

Les beautés de l’Italie

Se il luogo è determinato è preceduto da dans + articolo

Il vit en Allemagne / Il a vécu dans l’Allemagne de l’Après

guerre.

I dipartimenti, le regioni, le montagne, gli oceani sono pure preceduti

da dans + articolo:

Dans la Gironde, dans les Alpes, dans l’Atlantique, dans la

Manche.

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ATTENZIONE:

En Bretagne, en Normandie, en Savoie (nomi di antiche regioni)

En Méditerranée, en Mer du Nord (nomi di mari)

13. 21 Dvanti ai nomi propri

Generalmente niente articolo determinativo, eccetto:

Les Durand (articolo plurale davanti ai nomi indicanti tutta la

famiglia, invariabili).

Le grand Racine, le petit Paul (nome proprio preceduto da un

aggettivo).

Ce n’était plus le Jean que nous avions connu (nome determinato:

quel Giovanni e non un altro).

Davanti ai nomi propri l’italiano usa spesso l’articolo: il Manzoni

scrisse... . Il francese lo rifiuta a meno che non si tratti di autori

italiani celebri del Rinascimento: il Tasso scrisse Le Tasse écrivit...

13. 22 Davanti ai giorni della settimana

Niente articolo determinativo se si tratta di un giorno singolo, di fatto

occasionale: Venez me voir mardi (prochain)

Il est venu dimanche (soir)

Si mette l’articolo determinativo se si tratta di giorno ricorrente:

Le samedi soir, ils regardent la télévision ( = chaque

samedi)

13. 23 Davanti ai nomi di mesi e stagioni (preceduti da en):

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Niente articolo:

En janvier, en avril dernier. En hiver, en été, en automne

però: Au printemps (vedi unità: Il genere dei nomi)

13. 24 L’articolo indeterminativo

maschile: un + consonante un garçon

Singolare + vocale un enfant nãfã]

femminile: une une fille

une amie

d + consonante des chats d a

Plurale forma unica: des

dz + vocale des amis dz ami

negazione della quantità negazione della qualità

Elle n’a pas de chat (s) Ce n’est pas un Apollon

Ce ne sont pas des amis

L’articolo indeterminativo indica:

- una quantità: un o des (parecchi)

J’ai acheté un livre (Je n’est pas acheté de livre) (vedi unità Art.

partitivo)

J’ai acheté des livres (negativo: Je n’est pas acheté de livres)

- una qualità:

C’est un ami (negativo: Ce n’est pas un ami, c’est un ennemi)

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Ce ne sont des amis (negativo: Ce ne sont pas des amis)1.

- un nome che non è ancora stato definito : Un ami c’est utile

- un + nome proprio (con valore di nome comune):

Le musée vient d’acheter un Picasso ( un tableau peint par Picasso)

(negativo: Le musée n’a pas acheté de Picasso)

C’est un Apoll (trés bel homme) Ce n’est pas un Apollon.

ATTENZIONE:

un e une possono essere aggettivi numerali: in questo caso, nella

forma negativa, non sono sostituiti da “de”:

J’ai un chat Je n’ai pas un chat

(un seul) ( = je n’ai pas un seul chat, j’ai plus d’un

chat).

13. 24 L’articolo partitivo

singolare plurale negazione della quantità

maschile femminile

de, de l’ de la, de l’ des Je n’ai plus de pain

du pain de la viande des pains Il n’y a pas d’eau

de l’air de l’eau des oeufs

negazione della qualità

Ce n’est pas du lait,

c’est de l’eau

1 In italiano si usa un - una sia alla forma affermativa che alla forma negativa: Ho comprato un libro; Non ho

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N’achète pas de la

viande, mais du

poisson

L’articolo partitivo è un uso particolare dell’articolo indeterminativo

davanti ai nomi non numerabili.

Indica una parte di un tutto (sostanza, qualità) non divisibile in

elementi numerabili. E’ obbligatorio in francese, salvo pochi casi.

Si distingue:

du lait (una certa quantità) Donne - moi du lait

le lait (sostanza in genere) J’aime le lait

un lait (una certa qualità di latte) Le lait Nestlé est bon.

In italiano la preposizione articolata che dovrebbe precedere il nome

partitivo molto spesso si omette:

Ho buoni amici a Parigi

Ha messo del pane in tavola

Non vuole latte

Davanti al nome preso in senso partitivo:

- si usano le preposizioni articolate (vedi le prime 3 colonne dello

schema)

1) nelle frasi affermative: Elle a mis du pain sur la table

comprato un libro. C’è interferenza col francese un de.

Page 186: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

2) nelle frasi restrittive (indicano una affermazione, ma limitata da

ne... que): (vedi): Elle n’a que du pain sur la table

- si usa la preposizione de (invariabile)

nelle frasi negative: elle ne veut pas de lait

Je ne lis jamais de journaux

ATTENZIONE: se quello che si nega non è la quantità, ma la qualità

(e questo si verifica spesso quando nella frase c’è il verbo être ), si

usano le preposizioni articolate variabili:

Ce n’est pas du lait, c’est de l’eau

- dopo gli avverbi di quantità (plus de, moins de, beaucoup de, trop

de, autant de, qu de, ecc.):

Elle boit beaucoup de lait

Vous mangez peu de fruits

- quando il nome plurale è preceduto da un aggettivo:

J’ai de bons ami à Paris

La norma non vale se l’aggettivo forma, con il nome che lo segue, un

nome composto: Je mange souvent des petits pois (piselli)

Ce sont fdes jeunes gens que je connais (giovanotti)

ATTENZIONE: non si mette né preposizione semplice, né

preposizione articolata:

- dopo sans: Il va à l’école sans livres

Il travaille sans enthousiasme

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- dopo avec + nome astratto: Il a agi avec fermeté

- dopo ni... ni... : Il n’a ni livres ni cahiers

- in alcune locuzioni verbali (avoir + nome):

avoir faim (soif, sommeil, chaud, froid...)

avoir tort (raison, besoin, envie...)

Attenzione: si usa il partitivo per:

Jouer du Mozart, di Chopin (un pezzo di musica di...)

Faire du cent à l’heure.

Non confondere il paetitivo con il compl. di specificazione che, anche

in francese, si esprime sempre con preposizione articolata:

Ho (dei) buoni amici a Parigi ( = partitivo)

I consigli dei buoni amici sono utili ( = compl. di specific.)

Les conseils des bons amis sont utiles.

13. 25 L’aggettivo dimostrativo

Singolare Plurale

Maschile Femminile

ce (+ consonante) cette ces

cet (+ vocale o h muta) (forma unica)

ATTENZIONE:

Mai due aggettivi dimostrativi davanti allo stesso nome. Si accetta

invece un aggettivo e un pronome:

Ce livre - ci et celui - là parlent de la France

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L’italiano ammette le due strutture: Questo e quel libro... (ossia due

aggettivi dimostrativi davanti al nome) e Questo libro e quello...

Gli aggettivi dimostrativi servono ad indicare la posizione di persone

o cose: Cet homme, cet avion, ce chien, cette maison, ces enfants.

Si possono rafforzare aggiungendo, dopo il sostantivo, le particelle -

ci (vicinanza) e - là (lontananza).

Vite! Déplace cette valise - là et ce paquet - ci.

Cette femme - là, je ne veux plus la voir.

L’italiano distingue la cosa vicina dalla cosa lontana usando due

aggettivi diversi (questo / quello; questa / quella). Attenzione

all’interferenza.

L’italiano distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t

o l) all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese

ottiene invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.

Attenzione a non confondere: celle = pronome (questa - quella)

con cette = aggettivo (questa - quella)

Là talvolta indica anche una presenza vicina: Je suis là.

ATTENZIONE: Per distinguere tra due cose nominate si usano

sempre - ci e - là: Ce livre - ci coûte plus cher que cette revue - là.

Di solito non si mette l’aggettivo dimostrativo davanti a nome seguito

da una frase relativa (che ha di per sé valore determinante):

Le livre que tu as acheté est très beau

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però si può dire: Ce livre que tu as acheté... (celui - là seul, et pas un

autre) = Quel certo libro, proprio quel libro...

Quel libro che hai comprato è bello

è una struttura comune in italiano.

13. 26 Gli aggettivi possessivi

Singolare Plurale

(si possiede una sola cosa) (si possiedono più cose)

Persona Maschile Femminile

un

possessore

[ ] mon [ ]

[ ] ton [ ]

[ ] son [ ]

[ma] ma, mon [ ] (1)

[ta] ta, ton [ ] (1)

[sa] sa, son [ ] (1)

mes [m (z) (1)

tes t (z) (1)

ses s (z) (1)

due o più

possessori

notre n tr

votre v tr

leur lœr]

nos [no (z) ] (1)

vos [vo (z) ] (1)

leurs [lœr]

(1) Da usare davanti a nomi inizianti con vocale o h muta: Mon école

est là, Mon heure va commencer.

La n finale non sarà più nasale: mon ami.

La s finale sarà pronunciata (liaison): tes amis sont là

ATTENZIONE:

Articolo determinativo, articolo indeterminativo, aggettivi possessivi,

aggettivi dimostrativi e aggettivi indefiniti sono incompatibili tra loro.

Pertanto le forme corrette francesi sono le seguenti:

C’est mon ami (j’ai un seul ami, je ne parle que de celui - ci)

C’est un de mes amis (j’ai plusieurs amis; je parle d’un entre

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eux)

Je parlerai à chacun de mes amis (vedi pronomi indefiniti)

Ton ami va partir (j’accentue le lien d’amitié)

Cet ami va partir (j’indique un ami parmi beaucoup

d’autres)

Cet ami à toi va partir (je veux souligner le lien d’amitié et

indiquer la personne à la fois)

In italiano invece è normele trovare: il mio amico (art. determinativo

+ agg. possessivo);

un mio amico (art. indet. + agg. poss.), questo tuo amico (agg. dim. +

agg. poss.).

Attenzione nel trasformare queste costruzioni secondo le strutture

suddette.

ATTENZIONE:L’aggettivo possessivo è sempre usato davanti ai

nomi che indicano:

- oggetti personali: Donne - moi mon manteau

- rapporti affettivi di parentela o amicizia: Ton oncle t’appelle

- malattie ricorrenti: Elle a sa migraine.

Negli stessi casi in italiano, non c’è possessivo: Dammi il cappotto.

Lo zio ti chiama. Ha il solito mal di testa. Attenzione a inserirlo

quando ci si esprime in francese.

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Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso

nome. Il secondo aggettivo possessivo in francese si presenta sotto

forma di pronome e segue il verbo:

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas

L’italiano invece ammette entrambe le strutture: La mia auto e la

sua... La mia e la sua auto...

13. 27 Determinanti che indicano la quantità

Ci sono dei determinanti che indicano la quantità senza fissarne il

numero esatto:

AUCUN (E), (NE) PAS DE / PLUS DE, NUL (LE), PEU DE, UN

PEU DE, QUELQUE (S), CERTAINS / DIVERS / DIFFÉRENTS,

MOINS DE, AUTANT DE, ASSEZ DE, PLUS DE (DAVANTAGE),

BEAUCOUP DE, UN KILO / LITRE DE, TOUT LE, TOUT LES,

TANT DE, TELLEMENT DE, TROP DE.

ATTENZIONE: PEU DE, BEAUCOUP DE, PLUS DE, AUTANT

DE, ASSEZ DE, TANT DE, TROP DE, COMBIEN DE,

TELLEMENT DE, PAS DE, precedono sempre il nome, sono

invariabili e sono sempre seguiti da DE (e mai dall’articolo):

Tu bois beaucoup d’eau, trop d’eau

Il a peu de ressources

- moins de, autant de, plus de, que de si usano anche per formare il

comparativo.

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In italiano invece poco, molto, troppo sono variabili e mai seguiti da

di:

Ho molti amici, ma pochi libri

I determinanti possono essere seguiti da:

- nomi numerabili:

J’ai peu de livres J’ai autant de livres que lui

- nomi non numerabili:

J’ai peu d’argent sur moi J’ai autant d’argent que toi.

Ai determinanti suddetti si possono aggiungere i distributivi.

13. 28 Tout (e) - Chaque

Singolare

(non hanno plurale)

Maschile Femminile

tout toute

chaque

Tout homme doit respecter la loi (dovere comune a tutti)

Chaque homme a ses défauts (ciascuno ha i suoi).

In italiano ogni è forma unica, che indica sia la categoria presa in

senso generale, sia un elemento della specie preso nella sua

particolarità

(valore distributivo): Ogni uomo deve rispettare la legge

Ogni uomo ha i suoi difetti.

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13. 29 Quelques = qualche, alcuni...

E’ usato quasi sempre al plurale perché si riferisce a più di una

persona o cosa: Elle a quelque amis.

Qualche non ha plurale in italiano, pur sottintendendo quasi sempre

un’idea di pluralità: Ha qualche amico (più d’uno). Attenzione

all’interferenza.

ATTENZIONE: Les quelques = i pochi, le poche, tutti i, tutte le:

Il a vu les quelques personne qui connaissaient son père

Certains = non tutti, alcuni:

Certains élèves trouvent que le français est facile a apprendre

ATTENZIONE: Un (e) certain (e) si usa al singolare quando si ignora

la precisa identità della persona o della cosa di cui si parla:

Un certain M. Blot

13. 30 PLUS DE, UN PEU PLUS DE, BEAUCOUP PLUS DE: hanno

valore comparativo:

Il y a plus de femmes que d’hommes

Attenzione: da non confondere con ne... plus de negazione della

quantità:

Je n’ai plus d’argent

PLUSIEURS, DIVERS, DIFFÉRENTS: stesso significato di plus

d’un (deux, trois, quatre...):

plusieurs

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J’ai diverses choses à vous dire

différents

Divers e différents si usano però preceduti da les... se significano tous

les...:

toutes les

diverses

Je vous di les différentes choses que j’ai à vous dire

quelques

AUTRES = altri (vedi pronomi indefiniti)

QUELCONQUE = qualunque (in senso dispregiativo)

N’IMPORTE QUEL = qualunque (di qualsiasi specie)

On m’a donné des produits quelconques

J’assiste volontiers à n’importe quel film (policier, d’aventures...)

13. 31 TOUT

Senza articolo = chaque (vedi)

Tout travail mérite salaire

Con l’articolo: Tout le (la), tous les... indica la totalità:

Tous les hommes sont mortels

Tout può precedere anche altri determinanti (vedi anche determinanti

del nome): tout ce..., tout cette..., tous / toutes ces..., tout mon..., toute

ma..., tous / toutes mes..., tout un...

ATTENZIONE: tout non può precedere du, de la, des.

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13. 32 Numeri cardinali

0 zéro

1 un 11 onze 21 vingt et un

2 deux 12 douze 22 vingt - deux

3 trois 13 treize 23 vingt - trois

4 quatre 14 quatorze 24 vingt -

quatre

5 cinq 15 quinze 25 vingt - cinq

6 six 16 seize 26 vingt - six

7 sept 17 dix - sept 27 vingt - sept

8 huit 18 dix - huit 28 vingt - huit

9 neuf 19 dix - neuf 29 vingt - neuf

10 dix 20 vingt 30 trente

40 quarante 100 cent 200 deux cent

50 cinquante 101 cent un 201 deux cent un

60 soixante 102 cent deux 202 deux cent deux

70 soixante et onze 103 cent trois 600 six - cents

72 soixante - deux 104 cent quatre 601 six cent un

80 quatre - vingts 105 cent cinq 1000 mille

81 quatre - vingt - un 106 cent six 1001 mille un

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82 quatre - vingt - deux 107 cent sept 1101 mille cent un

90 quatre - vingt - dix 108 cent huit 1000000 un million

91 quatre - vingt - onze 109 cent neuf

110 cent dix

ATTENZIONE: Dal 70 al 99 si procede per somma di numeri

(soixante - dix = 60 + 10 = 70, soixante - quinze = 60 + 15 =75) o per

moltiplicazione (quatre - vingts = 4 × 20 = 80) o per moltiplicazione e

somma (quatre - vingt - neuf = 4 × 20 = 80 + 9 = 89, quatre - vingt -

qutorze = 4 × 20 = 80 + 14 = 94).

Al di sotto di cento bisogna mettere un trattino d’unione tra le varie

parti di un numero composto:

cinquante - sept, quatre - vingt - quinze

Mai il trattino d’unione:

- quando c’è la congiunzione et: soixante et un.

- quando il numero supera il 100: huit cent trois.

I cardinali sono invariabili ad eccezione di:

- un che prende la marca del genere come per esempio in: Les mille et

une nuits;

- quatre - vingts, che perde però la marca del plurale se è seguito da

altri numeri: quatre - vingt - trois;

- cent, che prende la marca del plurale: deux cents, trois cents...

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ma non quando è seguito da altri numeri: trois cent trente - deux.

ATTENZIONE: si pronuncia la consonante finale

7 Sept [st, 5 cinq , 6 six sis, 8 huit it, 10 dix dis

Se il numero si trova isolato

Se precede una parola che inizia con consonante si pronuncerà:

5 , 6 si, 8 i, 10 di

mentre se precede una parola che inizia con vocale o h muta la

consonante finale si pronuncerà con la liaison:

6 siz six homme siz m 9 in neuf heures si pronuncia nœv œr]

10 [diz] dix heures [dizœr], 20 in 22 - 23 - 24... 29 si pronuncia [v t]

13. 33 I numeri cardinali

- possono essere usati come nomi nei sguenti casi:

Deux et deux font quatre J’ai eu un zéro en mathématiques

- possono essere preceduti da altri determinanti (articoli, aggettivi

possessivi, aggettivi dimostrativi):

Je vous présente mes deux enfants. Ces trois garçon sont

insupportables. Les trois hommes sont partis.

ATTENZIONE:

Le deux mai Le premier mai Les années trente (de 1930 à

1939).

Luis XIV (quatorze), Henry II (deux), invece François premier (solo

con premier).

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Dopo i nomi di re, in italiano si usa invece l’ordinale: Luigi XIV

(quattordicesimo), Enrico II (secondo).

ATTENZIONE:

Paragraphe trois, acte deux, scène un

- Nelle date che indicano solo l’anno niente articolo:

Il a travaillé de 1950 à 1969 (dal... al)

Invece: Il a travaillé du premier janvier 1950 au 31 décembre 1969

In italiano invece si usa sempre la preposizione articolata.

- per indicare i secoli

Au XIXe siècle

Au XIXe et XXe siècle (se sono più di uno)

“Nell’800”, “Nel XIX secolo” sono equivalenti in italiano. La prima

forma però non è accettabile in francese.

Anche la preposizione iniziale è diversa: nel = su.

13. 34 Numeri ordinali

1er premier / première 11 onzième 100 centième

2e deuxième 12 duzième 101 cent unième

3 troisième 13 troisième 1000 millième

4 quatrième 14 quatorzième

5 cinquième 15 quinzième

6 sixième 16 seizième

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7 septième 17 dix - septième

8 huitième 18 dix - huitième

9 neuvième 19 dix - neuvième

10 dixième 20 vingtième

Pour la troisième fois Ce deuxième voyage

I numeri frazionari:

1/2 un demi o la moitié 1/5 le cinquième, un cinquième

1/3 le tiers, un tiers 1/6 le sixième, un sixième ecc.

1/4 le quart, un quart

un kilo et demi (1,5 kg) une heure et demie

un demi - kilo (1/2 kg) une demi heure

Attenzione: se demi precede il nome resta invariato

13. 35 I moltiplicativi

Le double o deux fois

Le triple o trois fois

per i successivi si preferirà: quatre fois, cinq fois, six fois, sept fois...

ecc., salvo che per:

cent: le centuple.

Quatre fois cinq vingt (4 5 = 20)

13. 36 Nomi che indicano un numero approssimativo

Solo nei seguenti casi:

8 une huitaine de jours 15 une quinzaine de jours

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10 une dizaine de jours 20 une vingtaine de jours

12 une douzaine de jours 30 une trentaine de jours

1000 une millier de jours

Con gli altri numeri si usano le seguenti forme:

environ, à peu près:

Dans six jours environ Il y avait environ cinq cents

personnes

Dans à peu près huit jours

13. 37 I determinanti interrogativi e/o esclamativi

Singolare Plurale

Maschile quel quels

Femminil

e

quelle quelles

Quel precede il nome a cui si riferisce la domanda o l’esclamazione.

Di regola, si accorda in genere e numero con il nome:

Dans quelle rue habitez - vous? Quel avion! Quelle belle journée!

L’esclamazione può anche essere espressa con:

La belle journée! (articolo + aggettivo + nome)

L’italiano dirà preferibilmente soprattutto nelle esclamative: In che

via abitate? Che aeroplano! Che bella giornata!

13. 38 Gli aggettivi qualificativi

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L’aggettivo qualificativo “qualifica” il nome ed indica una qualità

inerente alla cosa o alla persona di cui si parla.

Une fleur rouge, tra tutti i fiori possibili (si può trattare solo di un

fiore che ha la particolarità di essere rosso).

Le petit enfant (il bimbo si distingue dagli altri perché è piccolo).

Rouge e petit sono chiamati aggettivi attributivi e fanno parte del

gruppo nominale.

Ma nelle frasi: La fleur est rouge, l’enfant est petit, rouge et petit sono

aggettivi predicativi. Non fanno parte del gruppo nominale, ma vi

sono collegati tramite il verbo être.

ATTENZIONE: La qualità può essere espressa in altri modi:

- per mezzo di un complemento del nome: une fleur du jardin

- per mezzo di una proposizione relativa: l’enfant qui mange du

chocolat.

13. 39 Accordo dell’aggettivo qualificativo

L’aggettivo qualificativo si accorda in genere e numero con il nome a

cui si riferisce.

Les petites filles agg. qualif. Attributivo femm. Plur.

Ces valise sont lourdes agg. predicat. femm. plur.

Attenzione: l’aggettivo riferito a due o più nomi sarà plurale:

La mère et la fille étaient absentes (2 nomi femm. agg. femm.

plur.)

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Le père et la fille étaient absents (1 masch. + 1 femm. agg. masch.

Plur.)

Attenzione: gli aggettivi di colore si accordano (des feuilles vertes).

Restano invariati se il colore è indicato con un sostantivo (marron,

orange) o forma un aggettivo composto con un altro aggettivo o

nome:

Des chassures marron

Une chemise bleu ciel

Une voiture vert foncé

13. 40 Le marche del genere (maschile / femminile)

Nella lingua scritta il femminile degli aggettivi si forma aggiungendo

una e alla fine dell’aggettivo maschile.

Se l’aggettivo maschile finisce in e, al femminile resta invariato:

utile / utile Un livre utile Une chose utile

Se l’aggettivo maschile finisce in è aggiunge regolarmente la marca

del femminile:

tourné / tournée Il a la tête tournée

Il segno grafico e non fa variare la pronuncia del vocabolo quando

questo termina con una vocale:

joli / jolie bleu / bleue

Se l’aggettivo termina in consonante muta al maschile, la e del

femminile fa pronunciare questa consonante:

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vert / verte grand / grande petit / petite

[vr vrt grã] [grãd] [pti ptit

13. 41 Cambiamento d’ortografia

Senza variazioni di pronuncia:

- el: naturel / naturelle - bel / belle

cruel / cruelle - nul / nulle

- eil: pareil / pareille

con variazioni di pronuncia:

- et: muet / muette

ATTENZIONE: complet / complète - inquiet / inquiète, secret /

secrète - concret / concrète, discret / discrète

- en: européen / européenne

- ien: ancien / ancienne

- on: bon / bonne

- an: paysan / paysanne

- s: gros / grosse - gras / grasse - bas / basse - épais / épaisse

- il: gentil / gentille

- er: léger / légère

- f: neuf / neuve - actif /active - bref /brève

- eux: hereux / hereuse - joyeux / joyeuse

- x: jaloux / jalouse

- eur: flatteur / flatteuse - trompeur /trompeuse - moquer / moqueuse

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ATTENZIONE: blanc / blanche, roux / rousse, favori / favorite, franc

/ franche, doux / douce, frais / fraîche, sec / sèche, long / longue.

13. 42 Casi particolari

Alcuni aggettivi hanno due forme per il maschile e una sola forma per

il femminile:

M: bel davanti a nome iniziante con un bel avion

beau vocale o h muta un bel homme

F: belle

M: nouvel davanti a nome iniziante con

nouveau vocale o h muta le Nouvel An

F: nouvelle

M: vieil davanti a nome iniziante con

vieux vocale o h muta un vieil ami

F: vieille

M: fol davanti a nome iniziante con

fou vocale o h muta un fol amour

F: folle

13. 43 Le marche del numero (singolare / plurale)

Nella lingua scritta si aggiunge una s alla fine dell’aggettivo

singolare:

un petit garçon / de petits garçons

une femme rousse / des femmes rousses

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Questa s non produce alcuna modificazione della pronuncia.

Gli aggettivi che, al singolare, terminano con s o x non variano al

plurale:

un homme hereux / des hommes hereux

un ciel bas / des ciels bas

Gli aggettivi che, al singolare, terminano in eau prendono una x al

plurale:

un jour nouveau / des jours nouveaux

La maggior parte degli aggettivi che, al singolare, terminano in al,

trasformano al in aux al plurale:

un sourir amical / des sourires amicaux

ATTENZIONE: banal, fatal, glacial, naval prendono una s al plurale:

des combats navals

13. 43 Posizione dell’aggettivo qualificativo

Secondo i casi, alcuni aggettivi qualificativi possono trovarsi:

- in genere davanti al nome (anteposti)

- sempre dopo il nome (postposti)

- ora prima ora dopo il nome.

Aggettivi qualificativi che precedono il nome:

Solo pochi aggettivi vengono messi prima del nome in funzione

attributiva. La maggior parte di essi è contenuta nello schema

seguente.

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Quando se ne usa più di uno nella stessa frase, si deve rispettare

l’ordine suggerito in tale schema.

Pertanto si dirà: Un bon petit garçon

mentre non si sentirà mai dire: un petit bon garçon.

1 2 3 4 5

Determi

nanti

autre

numerali

cardinali

e

ordinali

premier

deuxièm

e

.............

dernier

nombreu

x

nouveau

jeune

vieux

vrai

mauvais

faux

bon

beau

joli

grand

petit

NOME

Altri

aggettivi

o compl.

del

nome

o

proposiz

ione

relativa

D’autres jolies petites filles

Les premiers vrais beaux jours de l’année

13. 44 Aggettivi qualificativi posti sempre dopo il nome:

Sono:

- gli aggettivi attributivi (indicano una qualità specifica che permette

d’identificare ciò di cui si parla):

une idée originale

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des chaussures rouges (tutti gli aggettivi di colore seguono sempre il

nome)

- i participi e gli aggettivi verbali:

un verre cassé un journal intéressant

nos salutations distinguées

In italiano l’aggettivo verbale e quello derivato dal participio passato

possono precedere il nome: ... i nostri distinti saluti.

13. 45 Aggettivi qualificativi posti ora prima ora dopo il nome

Molti aggettivi qualificativi che di solito seguono il nome possono

talvalta precederlo. In questo caso il loro significato tende a fondersi

con quello del nome ed aggiunge di solito a quest’ultimo un valore

più morale che fisico:

un bonhomme affreux (molto brutto) un affreux bonhomme (terrible,

inquietante).

L’aggettivo precede il nome in alcune frasi fatte:

à plat ventre faire la sourde oreille.

13. 46 Alcuni aggettivi cambiano significato secondo che precedono

o seguono il nome:

un brave homme (bon, honnête) un homme brave (courageux)

un certain livre (un livre particulier) une nouvelle certaine (sûre)

mon cher livre (aimé) un livre cher (coûteux)

le dernier mois de l’année (le 12e) le mois dernier (celui d’avant)

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un dur métier (fatigant) un metal dur ( mou)

un grand homme (important) un homme grand (par la taille)

ma propre chemise (bien à moi) ma chemise propre ( sale)

une simple question (une question seulement) une question simple

(sans problème)

un petit homme (sans idéaux) un homme petit (par la taille)

13. 47 Il comparativo

Si parla di comparativo quando la qualità espressa dall’aggettivo

mette a confronto due o più cose o persone.

Se l’aggettivo esprime il valore massimo di una persona o cosa

rispetto a tutto il gruppo di cui fa parte si ha il superlativo relativo.

COMPARATIVO SUPERLATIVO

Maggioranza plus grand que... le plus grand (de, du, de la, des)

la plus grande (de, du, de la, des)

les plus grand (e) s (de, du, de la, des)

Minoranza moins grand que... le moins grand (de, du, de la, des)

la moins grande (de, du, de la, des)

les moins grand (e) s (de, du, de la, des)

Uguaglianza aussi grand que...

Nel comparativo di qualità il paragone fa perno sull’aggettivo:

Pierre est aussi grand que son frère

Pierre est aussi grand que gros

Page 209: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Comparativo di qualità plus (aggettivo)... que...

(aggettivo) aussi (aggettivo)... que...

moins (aggettivo)... que...

Il paragone può imperniarsi però anche su un nome o su un verbo:

plus de (nome)... que...

Comparativo di qualità autant de (nome)... que...

moins de (nome)... que...

Pierre a autant d’argent que son frère

ATTENZIONE: plus de (nome)... que de (nome)...

autant de (nome)... que de (nome)...

moins de (nome)... que de (nome)...

Pierre a autant d’argent que de bonne volonté

Comparativo d’azione plus que...

(verbo) autant que...

moins que...

Pierre travaille autant que son frère

Anche in italiano, nel comparativo d’azione i due elementi

comparativi si riuniscono (più di = plus de).

Autant si usa solo con i nomi ed i verbi, mentre con gli aggettivi si

deve usare aussi.

Attenzione: Tanto (i), in italiano può essere usato sia con gli

aggettivi che con i nomi ed i verbi.

Page 210: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Il secondo termine di paragone è sempre introdotto da que (o da que

de).

ATTENZIONE: Si useranno plus de, moins de se questi sono seguiti

da un numero (in questo caso infatti hanno perduto il valore

comparativo e si usano come avverbi di quantità).

Il a gagné plus de dix mille francs

In italiano, il secondo termine di paragone può essere introdotto

variamente (più...di, tanto...quanto, così...come) o può limitarsi ad un

solo elemento: come: E’ ricco come te. Queste differenze tra le due

lingue sono fonte di frequenti errori.

Superlativo relativo:

Di solito l’aggettivo è posto dopo il nome, ma deve sempre essere

preceduto dall’articolo (le, la, les) che si accorda in genere e numero

con il nome a cui il superlativo si riferisce.

C’est le journal le plus intéressant

Ce sont les journaux les plus lus

In italiano il superlativo relativo si può presentare in due forme:

E’ il giornale più interessante (senza articolo)

E’ il più interessante giornale

Attenzione: Comparativi e superlativi irregolari:

bon meilleur (e) le (la) meilleur (e)

mauvais pire le (la) pire

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(o plus mauvais(e) que) (le (la) plus mauvais(e))

petit moidre le (la) moindre

(o plus petit(e) que) (le (la) plus petit(e))

13. 48 Usi particolari del comparativo e del superlativo

Se più comparativi o superlativi si susseguono si deve ripetere: plus,

moins, aussi, le plus, le moins davanti ad ogni aggettivo:

Rien n’est plus simple, plus facile, plus agréable à la fois

ATTENZIONE: alcuni avverbi possono rafforzare il comparativo:

bien, beaucoup, de beaucoup:

Sa femme est plus âgée que lui Sa femme est bien plus âgée que

lui

Elle est la plus âgée Elle est de beaucoup la plus âgée

13. 49 Forme irregolari

supérieur = plus haut

Il habite à l’étage supérieur

inférieur = plus bas

Cet article est de qualité trés inférieure

Attenzione:

majeur = plus grand

La majeure partie des gens présents

Il est majeur = il a plus de 18 ans (è maggiorenne)

mineur = plus petit

Page 212: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Des oevres mineures

Il est mineur = il n’a pas encore 18 ans (è minorenne)

Le Lac Majeur, l’Asie Mineure (nomi geografici)

Maggiore non corrisponde a majeure: E’ il maggiore (il primogenito)

= Il est l’ainé.

E’ maggiore di lui (età) = Il est plus âgé que lui

E’ maggiore di lui (statura) = Il est plus grand que lui

Ha maggiori possibilità = Il a plus de chances

Lo stesso accade per minore.

E’ il minore (ultimogenito) = Il est le cadet

E’ minore di lui (età) = Il est moins âgé que lui

E’ minore di lui (statura) = Il est moins grand que lui

Ha minori possibilità = Il a moins de chances

13. 50 Il superlativo assoluto

Per esprimere il grado assoluto dell’aggettivo è sufficiente farlo

precedere da avverbi di intensità come:

très, fort, bien, tout à fait, extrêmement...ecc.

très

fort

Il est bien beau

tout à fait

extrêmement

Page 213: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

In italiano, il superlativo assoluto, oltre alle forme comuni in - issimo

o con l’avverbio molto + aggettivo, si ottiene anche, ma più

raramente, con assai + agg. : E’ assai bello. Attenzione a non tradurlo

con assez, che in francese ha altro significato:

C’est assez difficile = E’ abbastanza difficile

Il superlativo assoluto si può anche esprimere usando:

- alcuni prefissi: extra, sur, super, archi, ultra:

C’est surfait!

C’est archifaux!

C’est super - extra! (linguaggio familiare)

- il suffisso - issime (ma molto raramente):

Un objet rarissime Un prince richissime

- le espressioni: comme tout, comme pas un:

C’est simple comme tout Il est menteur comme pas un

- le forme: on ne peut plus, tout ce qu’il y a de plus

C’est on ne peut plus vrai C’est tout ce qu’il y a de plus vrai

13. 51 I pronomi

Un pronome è una parola che può sostituire un gruppo nominale. Di

solito sostituisce un nome determinato:

Donnez - moi aussi des oeufs - Bien, je les mets dans votre sac

Achète donc du jus d’orange - Je ne bois que ça

Ma chambre est grande - La sienne est grande aussi

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Aucun ami n’est venu? - Non, personne n’est venu

Si tu trouves des pommess, achètes - en un kilo

Le parole in grassetto sostituiscono rispettivamente les oeufs, du jus

d’orange, sa chambre, aucun ami, des pommes, ossia dei gruppi

nominali contenenti un nome determinato. I pronomi possono

esprimere tutte le funzioni grammaticali del nome (soggetto, compl.

oggetto, compl. indiretto).

Alcuni pronomi possono anche sostituire: un aggettivo

Il est vraiment gran? Mais oui, il l’est

- un altro pronome:

Les siens sont beaux. Je les ai vus

- un gruppo di parole:

Danser toute la nuit, ça ne se fait pas

13. 52 I pronomi personali

pronomi uniti al verbo forme deboli (atone)

pronomi

separati dal

verbo

forme forti

(toniche)

persona soggetto compl. oggetto e di termine

prima del

verbo dopo il

verbo

sing. 1ª

sing. 2ª je

tu me, m’

te, t’ - moi

- toi

moi

toi

plur. 1ª

plur. 2ª nous

vous sing. 3ª complemento

(sia prima sia dopo il verbo)

compl.

oggetto compl. di

termine

maschile

Page 215: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

femminile

I pronomi personali prendono le marche del genere e del numero dei

gruppi nominali che sostituiscono.

Attenzione: lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile:

J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone

Je connais ce garçon; je lui parle souvent

leur è invariabile anche se riferito a nome plurale.

J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé

Il pronome personale complemento di termine ha in italiano due

forme distnte: una per il maschile ed una per il femminile:

Chiamo Elena e le parlo al telefono

Conosco quel ragazzo e gli parlo spesso

ATTENZIONE: Vous (2ª pers. plur.) è usato, nella forma di cortesia,

per indicare una sola persona.

Que faites vous aujourd’hui? - Je travaille

Est - ce que vous êtes prête? (in questo caso anche l’attributo è al

singolare).

In italiano per la forma di cortesia si usa “lei” + verbo alla terza

persona singolare: Che fa lei oggi? - Lavoro

E’ pronta?

Page 216: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

13. 53 La forma del pronome può variare secondo che questo è unito

direttamente al verbo o ne è separato.

- pronomi uniti al verbo (forme deboli) (vedi schema precedente)

Tu ne me parles pas? Parle - moi! (posti subito

(posto subito prima del verbo) Dis - le - leur dopo il verbo)

- pronomi separati dal verbo:

Sono le forme forti (toniche) dei pronomi che si usano:

- se il pronome è preceduto da preposizione (compl. indiretto), se una

pausa lo separa dal resto della frase (soggetto) o se è seguito da un

infinito:

Je les ai entendus venir derrière Eux, ils ne nous ont rien dit

Moi, faire cela?

- nella forma di insistenza: c’est...qui, c’est...que

C’est toi qui l’as dit.

- per attirare l’attenzione su due atteggiamenti contrastanti:

Moi, je parle et toi, tu n’écoutes pas

- quando ci sono più soggetti pronomi

Toi et lui, vous ne comprenez rien

- in una risposta (senza verbo coniugato) che riprende (frase eco) il

concetto della frase precedente.

J’aime les gâteaux - Moi aussi

Je ne veux pas partir - Moi non plus

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Qui vient avec nous? - Moi

In italiano:

a) il tono della voce è sufficiente per sottolineare il contrasto:

Io, parlo e tu, non mi ascolti

b) non si introduce un terzo pronome riassuntivo dei primi due:

Tu e lui non capite nulla.

13. 54 I pronomi personali soggetti

Il pronome personale soggetto è un mezzo per indicare la persona,

soggetto del verbo. E’ obbligatorio esprimere il pronome soggetto.

Infatti, siccome un verbo come chanter al presente indicativo ha solo

cinque forme scritte diverse (chante, chantes, chantons, chantez,

chantent) e addirittura solo tre forme distinguibili tra loro all’orale, è

unicamente attraverso il pronome soggetto espresso che è possibile

conoscere la persona che agisce (ed il genere del soggetto alla 3ª

persona).

Il chante Elles chantent

In italiano è spesso superfluo esprimere il soggetto, dato che le varie

persone hanno desinenze diverse: Canto, canta, cantano.

ATTENZIONE: il pronome soggetto precede immediatamente il

verbo

Tra il pronome soggetto ed il verbo coniugato possono inserirsi solo:

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ne negativo e/o i pronomi personali complementi atoni (forme

deboli), y e en compresi.

Je ne sais pas. Je ne le sais pas. J’en veux, J’y vais

- On è un pronome soggetto indefinito che si usa sempre seguito da

un verbo alla 3ª persona singolare.

On a vu de beaux tableaux au Louvre

On può indicare qualsiasi persona, secondo la situazione.

On dit souvent des mensonges (= Les gens disent...)

On a faim (= Ces personnes ont faim / Nous avons faim)

Alors, on se promène aujourd’hui? (= Tu te promènes / Vous vous

promenez)

Si richiede una strurrura completamente diversa, in italiano.

Si sono visti dei bei quadri

Se però sostituiamo il si con l’uomo, la gente, si ottiene una struttura

uguale a quella francese: La gente ha visto molti...

e cioè: variazione dell’ausiliare (essere avere) verbo alla 3ª persona

singolare.

On dit qu’il fera froid cet hiver (0 Quelqu’un dit.../ Des gens disent...)

Attenzione: On a fermè la porte (e non Ils ont fermé la porte, se non si

sa esattamente chi compie l’azione).

In italiano è molto frequente la 3ª persona plurale: hanno chiuso la

porta.

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Se e soi sono i pronomi complementi da usare riferiti a on

On se souvient de vous

On a toujours besoin d’un plus petit que soi

- Il è il soggetto impersonale per i verbi mancanti di soggetto esplicito

(tale soggetto non rimanda né ad una persona né ad una cosa precisa).

Il est arrivé des touristes. Il est cinq heures. Il reste du gâteau. Il faut,

il pleut, il fait froid, il est tard...

La frase italiana, nei casi paralleli, inizia col verbo senza soggetto e

alla terza persona singolare o plurale, secondo il numero del nome a

cui si riferisce: Sono arrivati dei turisti. Sono le cinque. Resta un po’

di torta.

13. 55 La costruzione base del francese è:

soggetto + verbo + compl. oggetto + altri compl.

La costruzione: verbo + pronome personale soggetto viene chiamata

inversione.

Si fa l’inversione:

- nelle interrogative dirette: Que dites - vous? Où va - t - elle?

- in talune forme esclamative: Est - elle bête!

- con i verbi incidentali in un discorso diretto: Oui, dit - il, je suis là.

Se il verbo è alla forma composta, l’inversione si fa all’ausiliare, ossia

sulla forma coniugata del nucleo verbale:

Qu’avez - vous dit? Où est - elle allée?

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Attenzione: se la desinenza del verbo alla 3ª pers. sing., non finisce

con - t o - d, tra il verbo ed il soggetto si deve inserire una -t eufonica:

Parle - t - il?

- Altra forma d’inversione è quella del doppio soggetto (o pronom de

reprise).

Si presenta così:

soggetto sostantivo + verbo + soggetto di richiamo.

Si ricorre a questa forma quando il soggetto è un nome proprio o

comune:

Tes amis sont - ils partis?

Pourquoi ta soeur ne va - t - elle pas lui parler?

Attenzione: Se la frase però inizia con un aggettivo o avverbio

interrogativo (salvo pourquoi) anche il soggetto sostantivo si sposta

dopo il verbo. (vedi interrogative di secondo tipo): Où sont allés tes

amis?

13. 56 Pronomi personali riflessivi

- Questo pronome si riferisce sempre alla persona che è soggetto del

verbo:

Tu te lèves? Ils se promènent Vous vous en servez.

Il pronome riflessivo ha forme sue proprie solo alla 3ª persona:

- forma debole (atona) se per il complemento oggetto e per il compl.

di termine

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- forma forte (tonica) soi per i complementi separati dal verbo e

preceduti da preposizione.

Attenzione: per le altre persone si usano i pronomi personali

complementi della 2ª e 3ª colonna dello specchietto precedente:

Nous nous levons tôt. Tu te lèves tard

Il pronome riflessivo non tollera complementi indiretti davanti al

verbo. Questi dovranno essere posti dopo il verbo, preceduti da

appropriata preposizione:

Il s’est approché de lui

Quand il se présente devant moi...

L’italiano accetta sia il doppio pronome davanti al verbo, sia la

struttura parallela a quella francese:

Si è avvicinato a lui / Gli si è avvicinato

13. 57 Uso di soi, lui, eux / elle, elles

pronome

riflessivo

pronome soggetto esempi

soi indefiniti singolari:

on, personne, chacun,

ceci, cela, ça,

quiconque, tout

Chacun pour soi

On a souvent besoin d’un plus

petit que soi. Cela va de soi.

Lui, eux, elle,

elles, se.

Il, ils, elle, elles

+ indefiniti plurali:

plusieurs, la plupart

La plupart ne pensent qu’à eux.

Elles se regardent dans la glace.

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In italiano si usa sempre sé: Ognuno per sé.

La maggior parte pensa a sé

13. 58 I pronomi personali complementi

- complemento oggetto:

me / m’, te / t’, lui, nous, vous, le, la / l’, les

- complemento di termine:

me / m’, te / t’, lui, nous, vous, leur

lui e leur valgono sia per il maschile che per il femminile

J’appelle Hélène et je lui parle au téléphone

Je connais ce garçon; je lui parle souvent

leur è invariabile anche se riferito a nome plurale:

J’ai rencontré Hélène et Monique et je leur ai parlé

Questi pronomi si possono usare anche davanti a voicì e voilà.

Tu viens? - Oui, me voilà.

Le fa pure funzione di pronome neutro, equivale a cela e può

sostituire un intero gruppo o una frase:

Tu n’es pas contente, je le vois (= Je vois que tu n’es pas contente)

Il se déplacera s’il le faut (= s’il faut qu’il se déplace)

Lo in funzione di pronome neutro è più raro in italiano: Si sposterà, se

occorre.

13. 59 Y e i complementi che si costruiscono con la prep. à

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- Quando il complemento introdotto da à è un nome di persona (e

talvolta di animale) si può usare sia il pronome lui, leur, sia à lui, à

elle, à eux, à elles, secondo il verbo.

- Se il complemento introdotto da à è un nome di animale o di cosa, lo

si sostituisce col pronome y:

Je pense à mes amis Je pense à eux

Vous ressemblez à votre frère Vous lui ressemblez

Elle s’adapte à sa nouvelle vie Elle s’y adapte

Verbi che reggono la preposizione à:

Compl. indiretto s’attaquer à, faire attention à, s’habituer à,

animato o s’opposer à, penser à, s’interesser à

inanimato

Compl. indiretto assister à, croire à, se décider à, jouer à, se mettre

à

solo inanimato prendre part à, se préparer à, réfléchir à, travailler

à

faire face à...

Ils font face à ce nouveau problème Ils y font face

Attenzione: con alcuni verbi che normalmente reggono la

preposizione à si usa però lui, leur (senza à) quando reggono:

Compl. indiretto

animato o échapper à, resister à

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inanimato

Compl. indiretto faire mal à, faire peure à, rendre service à, rendre

solo animato visite à.

Vous faites peur à ces enfants Vous leur faites peur

13. 60 En e i complementi introdotti da de

- Quando il complemento introdotto da de è un nome di persona si

usa: de lui, d’elle, d’eux, d’elles

- se il complemento è un nome d’animale o un inanimato si usa en:

Elle se moque de son ami Elle se moque de lui

Il se plaint du froid Il s’en plaint

Verbi che reggono:

Compl. indiretto avoir assez de, se charger de, se contenter de,

se

animato o débarrassez de, discuter de, (se) douter de, se

inanimato moquer de, se passer de, avoir peur de, profiter

de, servir de, se souvenir de.

Compl. indiretto s’apercevoir de, avoir envie de, avoir

l’habitude

inanimato de, jouer de, se rendre compte de

Attenzione: Se il complemento è rappresentato da un infinito, il suo

pronome complemento è le o l’:

Il a décidé de partir Il l’a décidé

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Altri verbi che accettano la stessa costruzione:

accepter de, défendre de, demander de, éviter de, mériter de, ordonner

de, oublier de permettre de, promettre de, proposer de.

Attenzione: certi verbi non tollerano il pronome complemento:

s’arrêter de, commencer de, finir de, choisir de, se dépêcher de, avoir

raison / tort de.

Tu continues de jouer? - Oui, je continue.

13. 61 Se un complemento oggetto è preceduto da una indicazione

della quantità (partitivo), si sostituisce con:...en + verbo + indicazione

della quantità:

Tu as acheté des oeufs? - Oui, j’en ai acheté six.

La stessa regola vale anche per i nomi non numerabili:

Tu as portè du beurre? - Oui, j’en ai porté (une livre).

E’ errato sostituire “des oeufs” e “du beurre” con les, le.

Attenzione se la frse è negativa, non deve mai apparire l’indicazione

della quantità (si tratta infatti di quantità 0).

Jean a une voiture. Moi, je n’en ai pas

Tu veux du lait? - Non, je n’en veux pas

Attenzione: Si usa en in espressioni come:

s’en aller, en vouloir a quelqu’un, s’en faire (= se faire du souci).

Il s’en va. Ne t’en fais pas.

13. 62 Posizione dei pronomi personali complementi

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Il pronome personale complemento (compl. oggetto e compl. di

termine - vedi specchietto) in genere precede il verbo.

Y e en seguono la stessa costruzione:

Je ne le leur ai jamais dit. N’en prenez pas

Nous y allons

In italiano, il pron. Pers. compl. di termine può sia precedere il verbo

coniugato, sia seguirlo (ed il pronome sarà preceduto da a). Loro

segue sempre il verbo: Quando mi parla... / Quando parla a me... /

Egli parla a loro.

In francese deve sempre precederlo: Quand il me parle... / Il leur

parle.

Ordine di precedenza in cui devono essere posti i pronomi personali

complementi, se nella stessa frase davanti al verbo ce ne sono due:

Gli accoppiamenti 1 - 3 e 3 - 4 sono inaccettabili. Je les leur ai vite données

4 e 5 si trovano uniti solo nell’espressione il y en a Vous m’en enverrez

me (m’)

te (t’)

se (s’)

nous

vous

se (s’)

le

la l’

les

lui

leur

y

en

1 2 3 4 5

Non vi possono essere più di due pronomi consecutivi

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Nous porterons ces lettres à mes parents pour M.Ledoux

Vous les leur porterons pour M.Ledoux

Vous avez porté ces paquets à la maison

Vous les y avez portés

ATTENZIONE: Tu le lui envoies tout de suite

- Se i pronomi pers. compl. sono preceduti da preposizione (pour, sur,

avec...) la loro posizione può variare. Possono trovarsi all’inizio della

frase (prima del gruppo nominale) o dopo il verbo + compl. oggetto.

Avec lui, il n’y a pas de danger

Je l’ai fait pour toi (J’ai fait ce travail pour toi).

La diversa costruzione tra le due lingue genere ha frequenti errori.

Glielo le lui: Glielo mandi subito Tu le lui envoies tout de suite.

Se il verbo è all’infinito, il pronome personale complemento lo

precede:

Il a dit de le donner à ce monsieur.

Se il verbo è composto (ausiliare + part. passato), il pronome

personale complemento precede l’ausiliare:

Il leur a recommandé de rentrer à l’heure

- Se il verbo è coniugato con devoir, pouvoir, vouloir... il pronome

personale precede l’ausiliare:

Je dois lui parler

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- Se vi sono più verbi, in frasi coordinate, il pronome personale

complemento deve essere ripetuto davanti ad ogni verbo:

Il me parle et me dit que...

- Se nella stessa frase ci sono 2 pron. Pers. complemento oggetto (o 2

compl. di termine), essendo impossibile metterli entrambi davanti al

verbo, si riassumono con nous o vous, e i due pron. Pers. seguiranno

poi il verbo:

Il nous a vus, toi et moi

Je vous écrirai, à toi et moi

In italiano:

- il pronome personale segue l’infinito:

Ha detto di darlo a... Il a dit de le donner à...

- il pron. Pers. può sia precedere il verbo servile, sia seguire l’infinito:

Gli devo parlare Je dois lui parler

Devo parlargli

- niente pronome riassuntivo:

Ha visto te e me Il nous a vus, toi et moi

13. 63 Se il verbo è all’imperativo affermativo, i pronomi personali

complementi lo seguono. Se vi sono contemporaneamente due

pronomi personali (compl. oggetto e di termine) si metteranno

nell’ordine indicato nei seguenti schemi:

- le - moi - m’

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- toi - t’

- la - nous - nous

- vous - vous - en - y

- lui - lui usato solo

- les - leur - leur

Donnez - les - nous Portez - leur - en Vas - y

Attenzione:

- tra il verbo e i pronomi personali che lo seguono ci deve essere il

trattino d’unione.

- i pronomi me e te, spostandosi dopo il verbo, si trasformano in moi e

toi:

Tu me parle Parle - moi

- non si dirà mai Rendez - vous - y, ma piuttosto: Rendez - vous là -

bas.

- Eccezionalmente, per ragioni eufoniche, la desinenza della 2ª pers.

sing. dei verbi del 1° gruppo finisce con s all’imperativo, quando

questo è seguito da y o en:

Parles - en à ton ami Portes - y Nadine

In italiano i pron. pers. compl. seguono il verbo non solo alla forma

imperativa affermativa, ma anche alla forma imperativa negativa:

Parlami. Non parlarmi.

In francese all’imperativo neg. Segue la regola generale:

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Ne me parle pas

I pronomi indefiniti

13. 64 Pronomi indefiniti che indicano la quantità

pronome indefinito soggetto

aucun (e)

pas un (e)

personne (per le persone)

rien (per le cose)

Aucune d’elles ne

Quantità 0: Aucun (e), pas un (e), personne (per le persone), rien (per

le cose). Possono essere usati come:

- soggetto: Aucune d’elles ne parle

Personne ne viendra

Rien n’a changé

- compl. oggetto: Je n’en ai pris aucun

Je n’ai vu personne

Je ne sais rien

- compl. di termine: Ca n’appartient à aucun d’entre nous

Je n’ai rien à dire à personne

Ca ne change rien à rien

Attenzione: Aucun (e), personne, rien, pas un soggetti di una frase

esigono sempre ne prima del verbo coniugato (vedi ne... que...)

Personne ne viendra Rien n’est plus intéressant que cela

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Personne

+ de + aggettivo

Rien

Personne d’autre Rien de nouveau.

In italiano invece una negazione è sufficiente:

Nessuno verrà

- Personne = negazione totale riferita a persone

- Aucun (e) = negazione totale riferita a cose

negazione ristretta ad un gruppo di persone

Il n’y a personne dans la rue (= la rue est vide)

Il n’y a aucun de mes amis dans la rue (= la rue n’est pas vide; il y a

d’autres gens).

J’ai des livres, mais je n’en lis aucun

Quantità uno: (l’) un (e), quelqu’un, quelque chose

Esempi: Ce sac est à l’un de vous

Quelqu’un me l’a dit

A quelque chose malheur est bon

Quantità due o più: certains, plusieurs, autres

Esempi: Certains pensent aux conséquences de leurs actes (= Il y en a

qui pensent...)

Page 232: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Combien de livres avez - vous achetés? J’en acheté plusieurs. J’en ai

d’autres.

Quantità totalità: tout / toute

tous / toutes

tout le monde

Esempi: Prenez tout si vous voulez

Jouer le tout pour le tout

Elles sont toutes venues

Tout le monde peut entrer

Quantità parti di un insieme considerate singolarmente: chacun (e)

Esempi: A chacun sa vérité

Il y a un cadeau pour chacune

- la totalità può essere espressa da tous (se ci si riferisce ad un nome

già citato) o da tout le monde (se non si indicano persone ben

individuabili):

Tout le monde en parle (= on ne sait pas exactement qui

parle)

J’ai invité des ami; ils arriveront tous à cinq heures (tous mes

amis)

Anche in questo caso l’italiano ha una forma unica: tutti + verbo alla

3ª pers. plurale: Tutti ne parlano

Attenzione: Tout le monde + verbo alla 3ª persona singolare

Page 233: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Tous + verbo alla 3ª pers. plurale (Non si trova mai

all’inizio di un discorso. La “s” finale è sonora).

- Quelqu’un è variabile: Quelqu’un quelques - uns

Quelqu’une quelques - unes

- Autres, sia aggettivo che pronome indefinito:

- se è usato in senso partitivo sarà preceduto da d’ :

J’ai d’autres problèmes

J’en ai d’autres

- se è complemento di specificazione, sarà preceduto da des:

Pense aussi aux difficultés des autres!

Pense aussi aux difficultés des autres élèves!

In italiano, altri, aggettivo o pronome, partitivo o compl. di

specificazione è sempre preceduto da degli (sottinteso spesso se il

senso è partitivo).

Ho degli altri problemi.

Ne ho degli altri.

Pensa alle difficoltà degli altri!

13. 65 I pronomi indefiniti che permettono l’identificazione.

Possono indicare:

- identità: le (s) même con valore di pronome

Leurs problèmes sont toujours les mêmes

Quel programme as - tu regardé? Le même qu’hier

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pronome personale + même (s):

Il te le dira lui - même

Faites - le vous - même

- diversità: l’un

l’une l’autre

les uns

les unes les autres

Vous n’aimez pas ce livre, alors lisez l’autre

L’un parle de sport, l’autre de politique

Aimez - vous les uns les autres

- determinazione imprecisa: quoi que ce soit

quoi que ce soit

quiconque

qui

n’importe quoi

le quel

Quoi que ce soit que vous fassiez, ce sera bien.

Il ne faut pas le dire à qui que ce soit.

Quiconque le demandera pourra l’obtenir

N’importe qui peut faire çà (= tout le monde)

J’achèterai n’importe lequel

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Quiconque (= chiunque) si usa se in relazione con 2 verbi, come nei

due casi seguenti: Quiconque le demandera pourra l’obtenir

(quiconque = sogg. di due verbi).

Attenzione: I due verbi retti da quiconque saranno sempre allo stesso

modo e allo stesso tempo. E’ il tempo della frase secondaria che si

adegua al tempo della principale: Quiconque le saurait, devrait le dire.

- Ce livre sera envoyé à quiconque le demandera (quiconque = compl.

di un verbo e soggetto dell’altro).

Spesso, in italiano, i due verbi retti da “chiunque” appartengono a

modi e tempi diversi: Chiunque lo domandi, lo potrà ottenere

Chiunque lo sapesse, dovrebbe dirlo.

Le frasi negative non rispettano la regola generale:

Ne parlez pas de cette histoire à quiconque.

Comunque quiconque si usa di rado; i concetti delle frasi precedenti

sarebbero più comunemente espressi come segue:

Tous ceux qui le demanderont pourront l’obtenir

Ce livre sera enviyez à tous ceux qui le demanderont

Attenzione: Non si confonda: quoi que ce soit = qualunque cosa (per

le cose) con qui que ce soit = chiunque (per le persone).

13. 66 I pronomi dimostrativi

Si dividono in:

semplici: maschile singolare: celui

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maschile plurale: ceux

femminile singolare: celle

femminile plurale: celles

composti: maschile singolare: celui - ci / celui - là

maschile plurale: ceux - ci / ceux - là

femminile singolare: celle - ci / celle - là

femminile plurale: celles - ci / celles - là

- forme invariabili:

singolare: ce

plurale: ceci

cela, ça

I pronomi dimostrativi semplici si usano solo se seguiti da:

- de + gruppo nominale:

Jean a porté la table. - Celle de la cuisine? - Non celle de la salle à

manger

- pronome relativo (qui, que, à qui, où...) + preposizione (vedi

pronomi relativi): Donne - moi le livre. Lequel? Celui qui est sur la

table.

Attenzione: Non mettete mai un aggettivo dopo un pronome

dimostrativo.

Sostituite il pronome dimostrativo con l’articolo:

Quel livre veux - tu? Le rouge?

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con un giro di parole:

Celui qui est tombé .....= quello caduto

In italiano, il pronome dimostrativo si usa normalmente davanti agli

aggettivi: quello rosso?

Attenzione: Non si confonda: celle = pronome (questa, quella)

con cette o aggettivo (questa, quella)

L’italiano distingue il vicino dal lontano con la diversa consonante (t o l)

all’interno del pronome e dell’aggettivo dimostrativo. Il francese ottiene

invece la distinzione con l’aggiunta di - ci e - là.

- I pronomi dimostrativi composti si usano per:

- indicare persone o oggetti:

vicini: - si usa il pronome seguito da - ci (=ici)

lontani: - si usa il pronome seguito da - là (=là - bas)

Serve anche per rifiutare qualcosa o allontanarla dalle proprie

preoccupazioni: Qu’est - ce qu’il veut encore, celui - là?

- per mettere in opposizione due persone o cose che si stanno indicando:

Quel gâteaux est - ce que tu préfères?

Celui - ci ou celui - là?

Attenzione: Mai due aggettivi dimostrativi davanti a un nome (vedi

determinanti del nome) Si accetta invece un aggettivo e un pronome:

Ce livre - ci et celui - là parlet de la France

L’italiano ammette le due strutture: Questo libro e quello

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Questo e quel libro (ossia due aggettivi

dimostrativi davanti al nome)

13.67 Uso di ceci - cela - ça

- Ceci, cela = questo, quello (neutri, sostituibili da “ciò”)

Ceci est vrai, cela est faux

- Ça sostituisce abitualmente cela nel francese parlato:

Comment ça va?

A part ça, quoi de neuf?

Ça m’est égal.

Ça ne se dit pas

Allons à la campagne. - Ça, c’est une excellent idée

Tu penses qu’on a un examen à passer? - Je ne pense qu’a ça

13.68 Uso di ce:

- se seguito da un pronome relativo (qui, que, dont.....):

Ce que j’aime le plus en elle, c’est sa gentilesse

Ce qui m’ennui, c’est de ne pas savoir la vérité

Ce que je veux c’est qu’elle arrive tout de suit

Ce qui nome

+ verbo + c’est + de + infinito

Ce que que + verbo coniugato

Attenzione:

invece Ce qui

+ verbo + est + aggetivo

Ce que

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Ce que tu dis est incompréhensible

- se seguito dal verbo être (est, sera, serait....):

per mettere in risalto un nome o un gruppo nominale o preposizionale:

C’est mon ami

In italiano invece, la frase inizia direttamente col verbo: è, ora, sarà...

Non c’è alcun prenome soggetto iniziale

la jeune femme

(soggetto)

vous

qui

est sortie

le dites

la piéce (c.

oggetto)

que vous avez vue

C’est aujourd’hui

à lui

pour elle

avec plaisir

en France

que

Je arrive

tu l’as donnè

vous l’avait fait

j’irai vous voir

je passerai mes

vacances

In alcuni casi, il verbo être deve essere preceduto da il anziché da ce:

nomi di:

- professioni

- nazionalità

- religioni

Il est

+aggettivo

o

+nome

Il est anglais

elle est anglaise

il est protestant

Il est médecin

Il est cuisinier

invece c’est

+determinante

+nome

C’est un

Anglais (c’est

une...)

que j’ai connu

(e) à Londres

C’est le frère de

Sylvie

C’est notre

médecin

C’est ce

cuisinier qui a

inventè ce gâteu

nomi propri il est

pronomi C’est C’est Jean (Qui

est-ce?)

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C’est Madame

Meunier

C’est

elle(Lequel est-

ce)

C’est celui que

j’ai vendu

ce qui il est

ce que c’est C’est ce qui

l’inquiète

C’est ce que

vous m’aviez

montré.

Avverbi di

quantità il est

c’est c’est assez.

C’est trop. C’est

beaucoup. Avverbi di

tempo il est Il est tard. Il est

tôt. Il était une

fois...

c’est C’était hier.

C’est

aujourd’hui.

C’est lundi. Ore il est Il est cinq

heures

c’est Tiens! C’est

midi! Aggettivi il est + de +

infinito

+ que + verbo

coniugato

Il est grand, le

château.

Elle est haute, la

tour Eiffel.

Il est inutile de

protester.

Il est inutile que

tu pleures.

C’est Versailles, c’est

grand.

La tour Eiffel,

c’est haut.

Protester, c’est

inutile.

Si usa la stessa costruzione se, anziché être, il verbo è devoir être o

pouvoir être: C’est Pierre - Ce doit être Pierre

13. 69 I pronomi possessivi

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Un solo possessore più possessori

un solo

oggetto

più oggetti un solo

oggetto più oggetti

masch

1ª pers.

femm.

le mien

la mienne

les miens

les miennes

le (la) nôtre

les nôtres

masch

2ª pers.

femm.

le tien

la tienne

les tiens

les tiennes

le (la) vôtre

les vôtres

masch

3ª pers.

femm.

le sien

la sienne

les siens

les siennes

le (la) leur

les leurs

Il pronome possessivo è sempre preceduto dall’articolo.

Ma voiture est là. Où est la tienne?

Nous avons plusieurs vélos. En fait nous avons chacun le nôtre.

A qui sont ces cartes? - Ce sont les miennes (= elles sont à moi)

Attenzione: Due aggettivi possessivi non possono precedere lo stesso

nome (vedi incompatibilità dei determinanti). Il secondo possessivo in

francese si presenta sotto forma di pronome e segue il verbo:

Ma voiture et la sienne se trouvent là - bas.

L’italiano, invece, ammette entrambe le strutture: La mia e la sua

auto... La mia auto e la sua....

13. 70 I pronomi interrogativi

Quando si vuole interrogare, si usa il pronome qui per le persone e

que o quoi per le cose.

persone cose

soggetto qui ...................

compl. oggetto qui que

complementi

de

sur

de

sur

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indiretti à qui

pour

ecc.

à quoi

pour

ecc.

- Qui est venu? Qui as - tu vu?

Qui soggetto è sempre seguito da un verbo al singolare.

- Que se passe - t - il?

All’inizio della frase interrogativa, per le cose, si usa sempre que.

Fa eccezione:

Quoi de neuf? (Quoi + de + aggettivo) (vedi frasi interrogative)

- Quoi si usa in inizio di frase (interrogativa diretta o indiretta)

quando è preceduto da preposizione:

De quoi parlent - ils? A quoi est - ce que ça sert?

persone cose

soggetto Qui est - ce qui... Qui est - ce qui...

compl. oggetto Qui est - ce que... Qu’est - ce que...

I pronomi di questo schema sono usati più spesso delle forme brevi

qui e que.

Attenzione: Qu’est - ce qui tombe? È l’unica forma possibile per il

soggetto riferito a cosa.

Que tombe? Non è accettabile in francese.

- Que, qu’est - ce qui e qu’est - ce que nelle frasi interrogative

indirette si trasformano in ce qui (soggetto) e ce que (compl. oggetto):

Qu’est - ce qu’on voit là bas? - Il ne sait pas ce qu’on voit là - bas

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Qu’est - ce qui t’ennui? - Je veux savoir ce qui t’ennui.

In italiano, “che cosa”, è forma unica sia per interrogativa diretta sia

per l’interrogativa indiretta:

Che cosa si vede...?

Non so che cosa si vede...

Qu’est - ce qu’il veut? Je ne sais pas ce qu’il veut

Che cosa vuole? Non so che che cosa voglia.

Per le persone si usa sempre qui:

Qui (est - ce qui) parle? Il ne veut pas me dire qui parle.

- I pronomi lequel / lesquels, laquelle / lesquelles, e le loro forme

composte duquel / desquels, de laquelle / desquelles, auquel /

auxquels, à laquelle / auxquelles, avec lequel /avec lesquels ecc...

implicano un’idea di scelta e richiedono nella frase una precisazione

(possono riferirsi a un nome già espresso o essere seguiti da un

compl. di specificazione).

De ces deux chapeaux, lequel préfères - tu?

Auquel de ces hommes parlait - il?

Attenzione: Quel est ton nom? (quel + v. essere + nome determinato).

In italiano, l’unico pronome interrogativo corrispondente è quale (i)

(preceduto o meno da preposizione):

Di questi due cappelli, quale preferisci?

A quale di questi uomini parli?

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Qual è il tuo nome?

14. IL GRUPPO VERBALE (ins. parte italiana corrispondente)

Consideriamo le sei frasi seguenti:

1. Sylvie mange

2. Sylvie va au cinéma

3. Sylvie voudrait aller au cinéma avec ses amis

4. Sylvie n’ira pas au cinéma

5. Sylvie est prête

6. Sylvie est venu souvent

Il gruppo verbale di queste frasi è stato sottolineato.

Si nota subito che il gruppo verbale può essere formato da uno o più

vocaboli.

14. 1

Il gruppo verbale si compone di due parti di cui una sola è

rappresentata da un verbo e contiene una forma variabile (mange, va,

voudrait, ira, est...): si tratta del nucleo verbale.

- L’altra parte può essere un gruppo nominale o un aggettivo o un

avverbio.

Si tratta dei complementi del verbo.

Il nucleo verbale presenta almeno un elemento la cui forma varia in

funzione della persona, del tempo, del modo cui esso appartiene.

14. 2 Le marche della persona

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Sono rappresentate:

- dai pronomi personali che possono sostituire un gruppo nominale

alla 3ª persona e che sono sempre presenti quando si tratta della 1ª e

2ª persona, salvo all’imperativo (vedi frasi imperative)

- dalle desinenze che si aggiungono alla radice del verbo, ossia

all’elemento che è comune a tutte le forme, tempi e persone del verbo

(chant).

Le desinenze da sole non permettono però di distinguere sempre

chiaramente la persona a cui ci si riferisce (je chante, il chante).

In italiano invece le desinenze sempre diverse permettono di

individuare senza equivoci le varie persone e dispensano quindi

dall’uso costante del soggetto: Canto, canti...

Attenzione: nell’orale, tutti i verbi francesi, salvo tre (gli ausiliari être

e avoir e il verbo aller), hanno una forma unica per le tre persone

singolari del presente indicativo: per certi verbi questa stessa forma

orale vale anche per la 3ª persona plurale:

chanter: je / tu / il / ils [ãt]

courir: je / tu / il / ils [kur]

voir: je / tu / il / ils [vwa]

- All’imperfetto, sempre nell’orale, le tre persone singolari e la 3ª

plurale sono identiche per tutti i verbi:

je / tu / il / ils [ãt kur vwaj

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- Nello scritto, la desinenza precisa meglio la persona a cui l’azione

del verbo si riferisce; in vari casi però le desinenze possono essere

identiche.

Questo avviene con:

- la 1ª e la 3ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi del 1°

gruppo:

(je / il chante)

- la 1ª e la 2ª pers. sing. del presente indicativo dei verbi appartenenti

agli altri gruppi: (je / tu mangerais)

Attenzione: La desinenza mette in evidenza l’opposizione singolare /

plurale (numero):

Je chante nous chantons

Pierre boit Pierre et Jean boivent

14. 3 Le marche del tempo e le marche del modo

Le varie forme verbali sono raggruppate in serie che vengono

chiamate modi del verbo. In ogni modo si distinguono vari tempi

(vedi schemi successivi). “Tempi” e “modi” sono parole utili solo per

classificare. Non si deve però attribuire loro un valore assoluto. Un

tempo grammaticale può avere valori diversi nel tempo reale:

Il vient (maintenant) Il vient demain.

Questi valori sono chiariti sia dal contesto, sia da un complemento di

tempo che accompagna il verbo:

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Il vient tous les jours...

Un passato prossimo può acquistare così valore di futuro:

J’ai fini dans cinq minutes

Analogamente, ai vari modi possono corrispondere valori diversi nel

tempo reale.

Chi parla usa:

- l’infinito quando indica stati o azioni, prese in senso generale. Il

valore di questo modo è quello che più si avvicina a quello di un

nome:

Marcher est agréable La marche est agréable

- l’indicativo quando considera l’azione come un fatto che si realizza

in un dato momento:

Elle ouvre la porte (en ce moment) (adesso)

- l’imperativo quando vuole esprimere la sua volontà di vedere

l’azione realizzata:

Ouvre la porte!

- il congiuntivo quando prospetta la possibilità di realizzare l’azione,

ma senza situarla nel tempo. E’ per questo che indica di solito quello

che si vuole o si desidera...

Il désire que tu vienne

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14. 3 Le marche del tempo e del modo sono contenute nella desinenza

che viene aggiunta alla radice; talvolta però esse sono presenti nella

radice stessa che può variare secondo il modo e il tempo:

p. es. aller (andare): va (indicativo - imperativo)

aille (congiuntivo) oppure v - ais

allons (presente)

allais (imperfetto)

ira (futuro)

- Le desinenze dell’indicativo presente, dell’imperativo e del

participio passato possono variare secondo il gruppo a cui appartiene

il verbo. (vedi schemi seguenti).

Je chante Je finis Je prends

Il mange Il finit Il prend

14. 4 Nei tempi composti le marche del tempo, del modo e della

persona appaiono nell’ausiliare être o avoir (per la coniugazione vedi

paragrafi seguenti).

Être e avoir sono seguiti dal participio passato del verbo che indica

l’azione. Tutti questi tempi presentano un aspetto compiuto,

conclusivo (azione conclusa nel passato).

Attenzione: Di solito è l’ausiliare avoir che serve per formare i tempi

composti.

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Restano esclusi i verbi pronominali (tipo je me suis levé, verbi che

sono sempre accompagnati da una particella pronominale riferita al

soggetto, vedi paragrafo) e una serie di quattordici verbi: ALLER /

VENIR, MONTER / DESCENDRE, ENTRER / SORTIR, ARRIVER

/ PARTIR, NAITRE / MOURIR, TOMBER / RESTER, PASSER /

DEVENIR e loro composti, che prendono l’ausiliare être.

In quest’ultimo caso il participio passato si accorda in genere e

numero con il soggetto:

Elles sont venues

Ma soeur est venu

Attenzione: con i verbi riflessivi, si fa l’accordo del participio passato

solo se le particelle pronominali rappresentano un complemento

oggetto (vedi verbi riflessivi):

Ils se sont habillés

Ils se sont salués (uno saluta l’altro)

invece: Ils se sont parlé (uno ha parlato all’altro)

- Se è coniugato con l’ausiliare avoir, il participio passato:

- non si accorda se il compl. oggetto non c’è o se segue il part. passato

Ils ont réussi

Nous avons conduit cette voiture

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Attenzione: I verbi intransitivi si coniugano con l’ausiliare avoir

(salvo i quattordici verbi suddetti). Non avendo essi per definizione il

compl. oggetto, il loro participio passato è sempre invariabile.

- Il part. passato si deve accordare con il compl. oggetto se questo lo

precede. Il compl. oggetto di solito è un pronome personale:

J’ai mangé les fruits Je les ai mangés

Il a vu Brigitte Il l’a vu

- o il pronome relativo que:

C’est histoire qu’il nous a racontée

Voilà les films que nous avons vus

Attenzione: en non è mai compl. oggetto, quindi il part. passato non si

accorda: Voilà des fraises; j’en ai déjà mangé.

Attenzione: il part. pass. Si accorda con il compl. oggetto che dipende

da esso e non da altri verbi della proposizione. Pertanto, spesso, non

vi è accordo del part. pass. Seguito da infinito.

Fait seguito da infinito non si accorda mai:

Il les a fait construire exprès

- L’ausiliare être serve pure per il passivo, che non ha in francese altra

forma: Les chats mangent les oiseaux

Les oiseaux sont mangés par les chats.

(Attenzione a non confondere il passato prossimo coniugato con

l’ausiliare être con la forma passiva, vedi frasi passive).

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L’italiano può invece servirsi anche di venire:

Gli uccelli vengono mangiati....

- AVOIR fa funzione di ausiliare per il verbo être:

Nous avons été appelés.

Attenzione: être non può mai essere l’ausiliare di sé stesso. Grave

rischio di errore. L’italiano usa essere come ausiliare di sé stesso.

Siamo stati chiamati

Passando da una lingua all’altra può cambiare l’ausiliare.

14. 5 Semi ausiliari

Sono dei verbi che servono per indicare l’aspetto o la modalità del

verbo che precedono:

aller, devoir, être sur le piont de, être en train de,être pour,

faillir, manquer de, faire, ne faire que de, laisser, paraître,

sembler, pouvoir, venir de, vouloir.

14. 6 Oltre che semi - ausiliari aller e venir sono anche verbi di moto:

semi - ausiliare verbi di moto

Il va faire son travail Il va à la Sorbonne

Il vient de faire son travail Il vient de la Sorbonne.

Con valore di semi - ausiliare si coniugano solo al presente e

all’imperfetto:

Il va pleuvoir (futuro imminente)

Il allait pleuvoir

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Il vient de pleuvoir (passato recente)

Il venait de pleuvoir

Negli altri tempi i verbi aller e venir sono solo verbi di moto.

In italiano si usa: stare per + infinito (per il futuro imminente)

ausiliare + appena + part. pass. (per il pass. recente)

Sta per piovere

E’ appena piovuto

Attenzione:

Il est en train de lire (ha già cominciato, non ha ancora finito =

sta leggendo).

Non confondere: Sta per leggere (azione futura) e sta leggendo

(azione in corso).

14. 6 Il semi - ausiliare faire

- Faire è usato al posto di un altro verbo o gruppo verbale e assume

allora un significato indefinito:

Il lit Que fait - il?

- Faire + infinito (faire è la causa di un’azione)

Pierre fait tomber Hélène (Hélène tombe).

Il soggetto Pierre è la causa di quello che succede a Hélène

Jean fait apprendre sa leçon à Jacques (Jacques apprend sa leçon)

- Se faire + infinito: Il se fait comprendre en français

Un bruit se fasait entendre

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14. 7 L’aspetto

Il nucleo verbale può anche indicare l’aspetto, cioè rivelare il modo in

cui si svolge l’azione espressa dal verbo.

Il se lève tôt (tous le matins): aspetto di ripetizione (interattivo).

Il s’est levé tôt (ce matin): aspetto conclusivo (l’azione si è conclusa

recentemente.

Il se leva: aspetto puntuale; l’azione si è conclusa da tempo. Conta

solo il fatto che l’azione sia avvenuta.

Il vient de se lever: l’azione ha avuto luogo in un passato recente.

Il va se lever: l’azione sta per avvenire in un futuro prossimo.

In tal modo si può far risaltare il fatto che l’azione è presentata per se

stessa, che ha una certa durata, che viene ripetuta, che è conclusa, che

inizia, che è appena avvenuta, che sta per avvenire.

L’aspetto viene spesso sottolineato da altre parole (p. es. da

complementi di tempo: tous les matins, ce matin), dall’insieme del

contesto, da altre forme verbali come venir de, aller, ecc...Il nucleo

verbale ha analoghe funzioni anche in italiano.

14. 8 La modalità

Il nucleo verbale può esprimere una modalità, cioè il punto di vista

del parlante e la colorazione intellettuale, morale, affettiva, che egli

dà a ciò che dice.

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Qu’il vienne! Augurio, desiderio di colui che parla (locutore); il verbo

è al congiuntivo.

Il vient: fatto reale presentato senza nessun giudizio da parte del

locutore. Il verbo è all’indicativo.

Viens: ordine dato dal locutore; il verbo è all’imperativo.

L’atteggiamento del locutore è spesso espresso o con l’aiuto di altri

verbi:

Je désire qu’il vienne (desiderio)

Je veux qu’il vienne (volontà)

Je crois qu’il viendra (probabilità)

Je suis certain qu’il viendra (certezza)

Je crois pouvoir venir (probabilità + possibilità)

o da frasi la cui interpretazione dipende dall’intonazione con cui si

pronunciano.

S’il pouvait venir (desiderio) Il viendra! (volontà)

14. 9 La coniugazione

Un verbo può avere più di settanta forme diverse nei suoi vari modi e

tempi. L’insieme di queste forme costituisce la coniugazione. I verbi

più semplici, quelli appartenenti al 1° gruppo, che si coniugano come

chanter, ne hanno più di trenta nello scritto e solo sedici nell’orale.

(In italiano le forme verbali sono molto più numerose, anche nei verbi

regolari). Ognuna di queste forme si compone di radice e desinenza:

Page 255: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

finiss - ons

radice + desinenza

Attenzione: La radice non coincide sempre con la forma base

dell’infinito (ossia l’infinito senza la desinenza - er, - ir, - oir, - re

ils chant - aient ils chanter - ont

tu fini - s ils finiss - ent ils finir - ont

je bois nous buv - ons ils boir - ont

Presentiamo qui di seguito la classificazione tradizionale dei verbi

suddivisi in tre gruppi, classificazione basata sulla desinenza

dell’infinito:

1° gruppo: verbi con l’infinito in - er (esclusi aller e envoyer).

2° gruppo: verbi con l’infinito in - ir e con il participio presente in -

issant.

3° gruppo: gli altri verbi, detti irregolari.

14. 10 Verbi del primo gruppo in - er

Costituiscono la coniugazione più numerosa (comprendente i 9/10

dei verbi francesi), la più regolare e quella che ha meno forme diverse

(16 nell’orale e 30 nello scritto). I nuovi verbi che entrano a far parte

della lingua francese appartengono tutti a questa coniugazione.

Verbo modello: chanter

Questa coniugazione, comprendente parecchie migliaia di verbi e

aperta a tutti i verbi di nuova formazione (filmer, téléviser...), è quindi

Page 256: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

una coniugazione viva. Parecchi verbi appartenenti a questo gruppo

presentano delle particolarità ortografiche rispetto alla coniugazione

regolare. Li studieremo secondo questi tipi:

acheter (se lever), appeller (jeter), espérer, essayer, placer, manger

CHANTER

Indicativo

Presente Imperfetto Passato prossimo

Je chant - e Je chant - ais J’ai chanté

tu chant - es tu chant - ais tu as chanté

il chant - e il chant - ait il a chanté

nous chant - ons nous chant - ions nous avons chanté

vous chant - ez vous chant - iez vous avez chanté

ils chant - ent ils chant - aient ils ont chanté

Trapassato prossimo Passato remoto Futuro

J’avais chanté Je chant - ai Je chanterai

tu avais chanté tu chant - as tu chanteras

il avait chanté il chant - a il chantera

nous avions chanté nous chant - âmes nous chanterons

vous avez chanté vous chant - âtes vous chanterez

ils avaient chanté ils chant - èrent ils chanteront

Futuro anteriore

J’aurai chanté

tu auras chanté

il aura chanté

nous aurons chanté

vous aurez chanté

ils auront chanté

Condizionale

Presente Passato Imperativo

Je chanter - ais J’aurais chanté chant - e

tu chanter - ais tu aurais chanté chant - ons

il chanter - ait il aurait chanté chant - ez

nous chanter - ions nous aurions chanté

Page 257: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

vous chanter - iez vous auriez chanté

ils chanter - aient ils auraient chanté

Congiuntivo

Presente Imperfetto

Que je chant - e que je chant - asse

que tu chant - es que tu chant - asses

qu’ il chant - e qu’il chant - ât

que nous chant - ions que nous chant - assions

que vous chant - iez que vous chant - assiez

qu’ils chant - ent qu’ils chant - assaent

Infinito

Presente Passato

chanter avoir chant - è

Participio

Presente Passato Passato composto

chant - ant chant è (e) ayant chant - è

Il condizionale è considerato in francese come un tempo (futuro nel

passato vedi futuro e condizionale).

Il participio presente e passato composto in francese copre un’area più

ampia che in italiano e talvolta corrisponde al gerundio italiano.

Il participio presente, infatti, può essere usato come aggettivo (si

accorda in genere e numero con il nome che qualifica):

Une réponse satisfaisante Des choses plus intéressantes

encoore

e come verbo: (è invariabile e può avere un soggetto e reggere dei

complementi):

Page 258: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Une secrétaire sachant l’anglais

Les renseignements concernant l’affaire.

Questa struttura è molto frequente in francese, perché snellisce il

periodo, sostituendo una frase relativa introdotta da qui o da que.

In questi casi, invece, l’italiano, anziché il participio presente,

preferisce la frase relativa: “Una segretaria che conosce l’inglese”.

Il participio presente inoltre, può formare con il suo soggetto una vera

proposizione indipendente e, soprattutto nel francese scritto, può

sostituire una più lunga frase causale:

La crise économique devenent plus intense, il perdit beaucoup

d’argent. (comme la crise économique devenait...)

Ses amis l’y encourageant, il décide de monter une affaire. (puisque

ses amis l’encourageaient à faire cela...).

Si deve rispettare la struttura base della lingua:

soggetto + verbo + compl.

In italiano, invece, il soggetto segue il verbo:

Diventando grave la crisi economica, egli decise...

Incoraggiandolo i suoi amici, egli decise...

In questi casi il participio presente francese corrisponde al gerundio

italiano.

Attenzione: Analogamente al verbo chanter, nella forma attiva, quasi

tutti i verbi si coniugano con l’ausiliare avoir nei tempi composti.

Page 259: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

14. 11 Variazioni fonetiche e ortografiche della radice

Verbi che hanno una e nella penultima sillaba dell’infinito.

Radice con alternanza [ : prendono un accento grave sulla e o

raddoppiano la consonante quando la desinenza inizia con e muta:

et / ett t] [t] Verbi come appeler: Indicativo presente

el / ell [l] [l] j’appelle

tu appelles

il appelle

nous appellons

vous appelez

Altri verbi: ils appellent

se rappeler futuro

jeter... j’appellerai

condizionale

j’appellerais

et / èt t] [t] Verbi come acheter: Indicativo presente

j’achète

tu achètes

il achète

nous achetons

vous achetez

ils achètent

Altri verbi:

se lever, emmener futuro

se promener, geler... j’achèterai

condizionale

j’achèterais

Attenzione: Raddoppiano la consonante soltanto i verbi in - ter o in -

ler (salvo acheter, geler e pochi altri di uso raro).

Page 260: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Tutti gli altri verbi con e muta nella penultima sillaba dell’infinito si

coniugano come acheter.

14. 12 Verbi che hanno una è nella penultima sillaba dell’infinito:

espérer, préférer, accélér, considérér

s’inquiéter, suggérer, protéger

Trasformano è in è alla 1ª, 2ª, 3ª pers. sing. e alla 3ª pers. plur. Del

presente indicativo.

Indicativo espérer

presente

j’espére

tu espéres

il espére

nous espérons

vous espérez

ils espérent

futuro j’espérerai

condizionale j’espérerais

14. 13 Verbi con infinito che termina in - yer:

tutoyer, appuyer, essayer, payer,

s’ennuyer, nettoyer

envoyer (al futuro: j’enverrai)

y i quando è seguita da e muta

Indicativo davanti a e muta davanti a vocale pronunciata

presente

j’essaie

tu essaies

il essaie

nous essayons

Page 261: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

vous essayez

ils essaient

futuro je paierai

condizionale je m’ennuierais

14. 14 Verbi con l’infinito che termina in:

- cer: commencer, avancer, annoncer, placer, forcer, prononcer

- ger: manger, changer, nager, neiger, ranger, arranger, déranger,

protéger

solo davanti a a e o: c c e g ge

davanti a e e i c ç

davanti a e e o

g ge

je place

nous avancions

je plaçais

nous avançons

tu changes

nous nagion

tu changeais

nous nageons

14 . 15 Verbi del secondo gruppo in - ir

Sono poco più di trecento i verbi che si coniugano come finir e che

hanno tre radici: la forma base dell’infinito, fini - , una seconda

radice, finiss - , usata per le terze persone plurali del presente, per

tutto l’imperfetto indicativo, per tutto il congiuntivo e per il participio

presente, e la radice finir - , che coincide con l’infinito, per il futuro e

per il condizionale. I verbi come courir o couvrir, il cui participio

presente è courant e couvrant, non fanno parte del secondo gruppo.

Page 262: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Anche questa coniugazione è considerata “viva”, ma per un unico

caso:

atterrir, amerrir, alunir (toccare la superficie di un

pianeta).

FINIR

Indicativo

Presente

Je fini - s

tu fini - s

il fini - t

nous finiss - ons

vous finiss - ez

ils finiss - ent

Trapassato prossimo

j’avais fini

tu avais fini

il avait fini

nous avions fini

vous aviez fini

ils avaient fini

Futuro anteriore

j’aurai fini

tu auras fini

il aura fini

nous aurons fini

vous aurez fini

ils auront fini

Condizionale

Presente

Je finir - ais

tu finir - ais

il finir - ait

nous finir - ions

vous finir - iez

ils finir - aient

Imperfetto

je finiss - ais

tu finiss - ais

il finiss - ait

nous finiss - ions

vous finiss - iez

ils finiss - aient

Passato remoto

je fin - s

tu fini - s

il fini - t

nous finî - mes

vous finî - tes

ils fini - rent

Passato

j’aurais fini

tu aurais fini

il aurait fini

nous aurions fini

vous auriez fini

ils auraient fini

Passato prossimo

j’ai fini

tu as fini

il a fini

nous avons fini

vous avez fini

ils ont fini

Futuro

je finir - ai

tu finir - as

il finir - a

nous finir - ons

vous finir - ez

ils finir - ont

Imperativo

fini - s

finiss - ons

finiss - ez

Page 263: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Congiuntivo

Presente

que je finiss - e

que tu finiss - es

qu’il finiss - e

que nous finiss- ions

que vous finiss - iez

qu’il finiss - ent

Infinito

Presente Passato

fin - ir avoir fini

Imperfetto

que je fin - isse

que tu fin - isses

qu’il fin - ît

que nous fin- issions

que vous fin - issiez

qu’ils fin - issent

Participio

Presente Passato

finiss- ant fini,

finie

Passato composto

ayant fni

14. 16 Verbi del terzo gruppo, detti “verbi irregolari”

A questo gruppo appartengono tutti gli altri verbi e cioè: aller, i

verbi in - ir diversi dalla coniugazione regolare di finir (con

participio presente in - issant), i verbi in oir, i verbi in - re.

Questa coniugazione viene chiamata morta perché non trova posto

in essa nessun nuovo verbo; anzi molti dei suoi verbi tendono a

sparire, sostituiti da sinonimi appartenenti al primo gruppo. Fanno

però parte di questo gruppo parecchi verbi importanti, molto usati e

di cui non esistono sinonimi nel primo gruppo; è pertanto

necessario conoscere bene tutte le loro complesse coniugazioni.

ALLER

Page 264: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Nei tempi composti, si coniuga con l’ausiliare être. E’ intransitivo.

Non si può usare alla forma passiva.

Indicativo

Presente

Je vais

tu vas

il va

nous allons

vous allez

ils vont

Trapassato prossimo

j’étais allé

tu étais allé

il était allé

nous étions allé

vous étiez allés

ils étaient allés

Futuro anteriore

je serai allé

tu seras allé

il sera allé

nous serons allé

vous serez allé

ils seront allé

Condizionale

Presente

j’irais

tu irais

il irait

nous irions

vous iriez

ils iraient

Congiuntivo

Presente

que j’aille

que tu ailles

qu’il aille

Imperfetto

j’allais

tu allais

il allait

nous allions

vous alliez

ils allaient

Passato remoto

j’allai

tu allas

il alla

nous allâmes

vous allâtes

ils allèrent

Passato

je serais allé

tu serais allé

il serait allé

nous serions allés

vous seriez allés

ils seraient allés

Imperfetto

que j’allasse

que tu allasses

qu’il allât

Passato prossimo

je suis allé

tu es allé

il est allé

nous sommes allés

vous êtes allés

ils sont allés

Futuro

j’irai

tu iras

il ira

nous irons

vous irez

ils iront

Imperativo

va

allons

allez

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que nous allions

que vous alliez

qu’ils aillent

Infinito

Presente Passato

aller être allé

que nous allassions

que vous allassiez

qu’ils allassent

Participio

Presente Passato

allant allé, allée

Passato composto

étant allé

Nella forma interrogativa, si intercala la lettera - t tra il verbo (alla

3ª persona singolare del presente indicativo) e il pronome soggetto:

va - t - il?

- Nell’imperativo, la 2ª persona singolare prende una s se seguita da

y e en: vas - y!

- S’en aller si coniuga come aller (p. es. je m’en vais, ecc...)

Attenzione all’imperativo! Va - t - en, allons - nous - en, allez -

vous - en ( v. posizione dei pronomi personali complementi)

AVOIR

Indicativo

Presente

j’ai

tu as

il a

nous avons

vous avez

ils ont

Trapassato prossimo

j’avais eu

tu avais eu

il avait eu

nous avions eu

vous aviez eu

Imperfetto

j’avais

tu avais

il avait

nous avions

vous aviez

ils avaient

Passato remoto

j’eus

tu eus

il eut

nous eûmes

vous eûtes

Passato prossimo

j’ai eu

tu as eu

il a eu

nous avont eu

vous avez eu

ils ont eu

Futuro

j’aurai

tu auras

il aura

nous aurons

vous aurez

Page 266: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

ils avaient eu

Futuro anteriore

j’aurai eu

tu auras eu

il aura eu

nous aurons eu

vous aurez eu

ils auront eu

Condizionale

Presente

j’aurais

tu aurais

il aurait

nous aurions

vous auriez

ils auraient

Congiuntivo

Presente

que j’aie

que tu aies

qu’il ait

que nous ayons

que vous ayez

qu’ils aient

Infinito

Presente Passato

avoir avoir eu

ils eurent

Passato

j’aurais eu

tu aurais eu

il aurait eu

nous aurions eu

vous auriez eu

ils auraient eu

Imperfetto

que j’eusse

que tu eusses

qu’il eût

que nous eussions

que vous eussiez

qu’ils eussent

Participio

Presente Passato

ayant eu, eue

ils auront

Imperativo

aie

ayons

ayez

Passato composto

ayant eu

Il verbo avoir, usato da solo, indica possesso: i’ai une poupée

Il verbo avoir usato come ausiliare permette di formare:

a) i suoi stessi tempi composti: Ils ont eu tort

b) i tempi composti di quasi tutti i verbi transitivi attivi e

intransitivi:

Page 267: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

Vous auriez réussi, si vous aviez travaillé

In italiano, invece, alcuni verbi intransitivi si coniugano con avere,

altri con essere:

Voi sareste riusciti....

Attenzione: La 1ªe la 2ª persona plurale del presente congiuntivo e

dell’imperativo si scrivono: ayons, ayez

ÊTRE

Indicativo

Presente

je suis

tu es

il est

nous sommes

vous êtes

ils sont

Trapassato prossimo

j’avais été

tu avais été

il avait été

nous avions été

vous aviez été

ils avaient été

Futuro anteriore

j’aurais été

tu auras été

il aura été

nous aurons été

vous aurez été

ils auront été

Condizionale

Presente

je serais

tu serais

Imperfetto

j’étais

tu étais

il était

nous étions

vous étiez

ils étaient

Passato remoto

je fus

tu fus

il fut

nous fûmes

vous fûtes

ils furent

Passato

j’aurais été

tu aurais été

Passato prossimo

j’ai été

tu as été

il a été

nous avons été

vous avez été

ils ont été

Futuro

je serai

tu seras

il sera

nous serons

vous serez

ils seront

Imperativo

sois

soyons

Page 268: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

il serait

nous serions

vous seriez

ils seraient

Congiuntivo

Presente

que je sois

que tu sois

qu’il soit

que nous soyons

que vous soyez

qu’ils soient

Infinito

Presente Passato

être avoir être

il aurait été

nous aurions été

vous auriez été

ils auraient été

Imperfetto

que je fusse

que tu fusses

qu’il fût

que nous fussions

que vous fussiez

qu’ils fussent

Participio

Presente Passato

étant été

soyez

Passato composto

ayant été

Il verbo être usato da solo significa “esistere”: Je pense donc je suis.

Il verbo être usato con un attributo funge da copula: Il est

sympatique.

Il verbo être usato come ausiliare permette di formare:

a) tutti i tempi dei verbi passivi: Elle sera aimée

i tempi composti dei verbi pronominali, che si possono coniugare

sia con due pronomi (soggetto + particella pronominale) sia con un

nome

a) + particella pronominale relativa al nome:

Je me suis levé. Les enfants se sont levé aussi

Page 269: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

b) i tempi composti di alcuni verbi intransitivi (aller, venir, monter,

descendre, entrer, sortir, arriver, partir, naître, mourir, tomber,

rester, passer, devenir: Le train était arrivé à l’heure.

Attenzione: Être, nei tempi composti, si coniuga con avoir. Non è

mai ausiliare di se stesso: Vous avez été applaudi.

Invece in italiano si coniuga sempre con essere: Voi siete stati

applauditi.

Attenzione: Été, participio passato del verbo être, è invariabile.

L 1ª e la 2ª persona plurale del presente congiuntivo e

dell’imperativo si scrivono: soyons, soyez

14 . 17 Quadro generale dei verbi del 3° gruppo:

(esclusi avoir, être, aller, vedi pagine precedenti).

Indicativo

Infinito Persone Presente Imperfetto Pass. rem. Futuro

acquérir

(conquer

ir,

quérir,

requérir)

j’

tu

il / elle

nous

vous

ils / elles

acquiers

acquiers

acquiert

acquérons

acquérez

acquièrent

acquérais

acquérais

acquérait

acquérions

acquériez

acquéraient

acquis

acquis

acquit

acquîmes

acquîtes

acquirent

acquerrai

acquerras

acquerra

acquerrons

acquerrez

acquerront

Congiuntivo

Presente Imperfetto Imperativo Participio

Presente

Participio

Passato

que j’

acquières

acquières

acquière

acquérions

acquériez

que j’

acquisse

acquisses

acquît

acquissions

acquissiez

acquiers

acquérons

acquérez

acquérant acquis

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acquièrent acquissent

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato remoto Futuro

s’asseoir

Congiuntivo

Presente

que je m’asseye

je m’assieds

tu t’assieds

il s’assied

nous asseyons

vous asseyez

ils s’asseyent

Imperfetto

que je m’assisse

je m’asseyais

Imperativo

assieds

asseyons - nous

asseyez - vous

je m’assis

Participio

Presente

s’asseyant

je

m’assiérai

Passato

assis

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Paasato remoto Futuro

battre

Congiuntivo

Presente

que je batte

je bats

tu bats

il bat

nous battons

vous battez

ils battent

Imperfetto

que je batisse

battais

Imperativo

bats

battons

battez

battis

Participio

Presente

battant

battrai

Passato

battu

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato remoto futuro

boire

Congiuntivo

Presente

que je boive

tu boives

il boive

nous buvions

je bois

tu bois

il boit

nous buvons

vous buvez

ils boivent

Imperfetto

que je busse

tu busses

il bût

nous bussions

je buvais

Imperativo

bois

buvons

buvez

je bus

Participio

Presente

buvant

je boirai

Passato

bu

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vous buviez

ils boivent

vous bussiez

ils bussent

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato remoto futuro

conclure

Congiuntivo

Presente

que je conclue

conclues

conclue

concluions

concluiez

concluent

je conclus

tu conclus

il conclut

nous concluons

vous concluez

ils concluent

Imperfetto

que je conclusse

je concluais

Imperativo

conclus

concluons

concluez

je conclus

tu conclus

il conclut

nous conclûmes

vous conclûtes

ils conclurent

Participio

Presente

concluant

je

conclura

i

Passato

conclu

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato remoto futuro

courir

Congiuntivo

Presente

que je connaisse

je cours

Imperfetto

que je connusse

je courais

Imperativo

connais

connaissons

connaissez

je courus

Participio

Presente

connaissant

je

courrai

Passato

connu

Così si coniugano paraître, connaître e tutti i loro composti. I verbi

in - aître prendono un accento circonflesso sulla “i” che precede la

“t”, come accade per tutti i verbi in - oître.

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato

remoto

futuro

courir

Congiuntivo

Presente

je cours

Imperfetto

je courais

Imperativo

je courus

Participio

Presente

je

courrai

Passato

Page 272: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

que je coure que je courusse cours

courons

courez

courant couru

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato

remoto

futuro

craindre

Congiuntivo

Presente

que je craigne

je crains

tu crains

il craint

nous craignons

vous craignez

ils craignent

Imperfetto

que je craignisse

je cragnais

tu cragnais

il cragnait

nous craignions

vous craigniez

ils craignaient

Imperativo

crains

craignons

craignez

je craignis

Participio

Presente

craignant

je

craindrai

Passato

craint

Allo stesso modo si coniugano tutti i verbi in - aindre, - eindre, -

oindre.

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato

remoto

futuro

croire

Congiuntivo

Presente

que je croie

je crois

tu crois

il croit

nous croyons

vous croyez

ils croient

Imperfetto

que je crusse

je croyais

tu croyais

il croyait

nous croyons

vous croyez

ils croyaient

Imperativo

crois

croyons

croyez

je crus

Participio

Presente

croyant

je croirai

Passato

cru

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto passato

remoto

futuro

cueillir

je cueille

tu cueilles

je cueillais

je cueillis

je cueillerai

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Congiuntivo

Presente

que je cueille

il cueille

nous cueillons

vous cueillez

ils cueillent

Imperfetto

que je cueillisse

Imperativo

cueille

cueillons

cueillez

Participio

Presente

cueillant

Passato

cueilli

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

devoir

Congiuntivo

Presente

que je deive

je dois

tu dois

il doit

nous devons

vous devez

ils doivent

Imperfetto

que je dusse

je devais

Imperativo

dois

devons

devez

je dus

Participio

Presente

devant

je devrai

Passato

Il participio passato femminile e plurale si scrivono senza accento

circonflesso (^): due, rendue, dus ecc...

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

dire

Congiuntivo

Presente

je dis

tu dis

il dit

nous disons

vous dites

ils disent

Imperfetto

je disais

Imperativo

je dis

tu dis

il dit

nous dîmes

vous dîtes

ils dirent

Participio

Presente

je dirai

Passato

Page 274: GIUSEPPE LANDOLFI -  · PDF fileLa grammatica contrastiva si studiava all’università già da molto tempo, infatti man . ... che nel francese orale difficilmente si coglie,

que je dise que je disse dis

disons

dites

disant dit

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

écrire

Congiuntivo

Presente

que j’écrive

j’écris

tu écris

il écrit

nous écrivons

vous écrivez

ils écrivent

Imperfetto

que j’écrivisse

j’écrivais

Imperativo

écris

écrivons

écrivez

j’écrivis

Participio

Presente

écrivant

j’écrirai

Passato

écrit

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

envoyer

Congiuntivo

Presente

que j’envoie

j’envoie

tu envoies

il envoie

nous envoyons

vous envoyez

ils envoient

Imperfetto

que j’envoyasse

j’envoyais

Imperativo

envoie

envoyons

envoyez

j’envoyai

Participio

Presente

envoyant

j’enverr

ai

Passato

envoyé

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

faire

je fais

tu fais

il fait

nous faisons

vous faites

ils font

je faisais

je fis

tu fis

il fit

nous fîmes

vous fîtes

ils firent

je ferai

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Congiuntivo

Presente

que je fasse

Imperfetto

que je fisse

tu fisses

il fit

nous fissions

vous fissiez

ils fissent

Imperativo

fais

faisons

faites

Condizionale

je ferais

Participio

Pres. faisant

pass. fait

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

falloir

Congiuntivo

Presente

qu’il faille

il faut

Imperfetto

qu’il fallût

il fallait

Imperativo

manca

il fallut

Participio

passato

fallu

il faudra

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

fuir

Congiuntivo

Presente

que je fuie

tu fuies

il fuie

nous

fuyions

vous fuyiez

ils fuient

je fuis

tu fuis

il fuit

nous

fuyons

vous fuyez

ils fuient

Imperfetto

que je

fuisse

je fuyais

tu fuyais

il fuyait

nous

fuyions

vous fuyiez

ils fuyaient

Imperativo

fuis

fuyons

fuyez

je fuis

tu fuis

il fuit

nous

fuîmes

vous fuîtes

ils fuirent

Participio

Presente

fuyant

je fuirai

tu fuiras

il fuira

nous

fuirons

vous fuirez

ils fuiront

Passato

fui

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Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

lire

Congiuntivo

Presente

que je lise

je lis

tu lis

il lit

nous lisons

vous lisez

ils lisent

Imperfetto

que je

lusse

je lisais

Imperativo

lis

lisons

lisez

je lus

Participio

Presente

lisant

je lirai

Passato

lu

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

mettre

Congiuntivo

Presente

que je mette

je mets

tu mets

il met

nous mettons

vous mettez

ils mettent

Imperfetto

que je misse

je mettais

Imperativo

mets

mettons

mettez

je mis

Participio

Presente

mettant

je mettrai

Passato

mis

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

mourir

Congiuntivo

je meurs

tu meurs

il meurt

nous mourons

vous mourez

ils meurent

je meurais

je mourus

Participio

je

mourrai

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Presente

que je

meure

Imperfetto

que je

mourusse

Imperativo

meurs

mourons

mourez

Presente

mourant

Passato

mort

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

mouvoir

Congiuntivo

Presente

que je

meuve

je meus

tu meus

il meut

nous mouvons

vous mouvez

ils meuvent

Imperfetto

que je musse

je mouvais

Imperativo

meus

mouvons

mouvez

je mus

Participio

Presente

mouvant

je

mouvrai

Passato

Emouvoir si coniuga come mouvoir, ma il suo part. pass. “ému” non

prende l’accento circonflesso.

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

naître

Congiuntivo

Presente

que je naisse

je nais

tu nais

il naît

nous

naissons

vous naissez

ils naissent

Imperfetto

que je

naquisse

je naissais

Imperativo

nais

naissons

naissez

je naquis

Participio

Presente

naissant

je naîtrai

Passato

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Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

ouvrir

Congiuntivo

Presente

que j’ouvre

j’ouvre

Imperfetto

que

j’ouvrisse

j’ouvrais

Imperativo

ouvre

ouvrons

ouvrez

j’ouvris

Participio

Presente

ouvrant

j’ouvrirai

Passato

ouvert

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

partir

Congiuntivo

Presente

que je parte

Je pars

tu pars

il part

nous

partons

vous partez

ils partent

Imperfetto

que je

partisse

je partais

Imperativo

pars

partons

partez

je partis

Participio

Presente

partant

je partirai

Passato

parti

I verbi sentir, servir, sortir, dormir e partir, nella 1ª, 2ª, 3ª persona

singolare del pres. ind. perdono la t, m, v finale della radice.

Infinito Indicativo

Presente Imperfetto Passato

remoto

Futuro

plaire

Congiuntivo

Presente

que je plaise

je plais

tu plais

il plait

nous plaisons

vous plaisez

ils plaisent

Imperfetto

que je plusse

je plaisais

Imperativo

plais

plaisons

plaisez

je plus

Participio

Presente

plaisant

je plairai

Passato

plu

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