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Nato a Palestrina, vicino a Roma, già a dieci anni Giovanni era fanciullo cantore presso la Basilica di
Santa Maria Maggiore a Roma. Nel 1544 viene nominato organista e maestro di canto nel duomo di
Palestrina; incarico che regge per circa sette anni. Nel 1551 il vescovo di Palestrina diviene papa e
chiama a Roma il compositore ponendolo a capo della Cappella Giulia1 e nominandolo anche cantore
della Cappella Sistina. Nel 1555 il papa Paolo IV licenzia dal coro della Sistina tutti i cantori sposati fra
cui anche Palestrina; il musicista, tuttavia, verrà assunto - lo stesso anno - come maestro in San
Giovanni in Laterano. All’incarico nella Basilica di San Giovanni seguirà quello presso la Basilica di
Santa Maria Maggiore (1561) e nel seminario di Roma dove sarà maestro di canto.
La sua fama di grande compositore era così diffusa che molti grandi signori dell’Italia di quegli anni lo
invitarono presso le loro corti ma Palestrina preferì restare sempre a Roma a servizio della chiesa.
Morì nel 1594 e venne sepolto, con grandi onori, nella Basilica di San Pietro a Roma.
Lo stile e l’importanza di Palestrina.
Lo stile di Palestrina incarna la perfezione della polifonia sacra rinascimentale e viene preso ancora oggi
a modello di riferimento per il contrappunto e lo studio della composizione. Il compositore ammorbidì
molto l’uso di dissonanze producendo così musica dolce e delicata mai segnata da forti contrasti.
Nel corso della sua vita scrisse moltissima musica sacra - fra cui oltre 100 messe - e circa 140 madrigali
profani di cui, tuttavia, in età matura si vergognerà.
La sua importanza è tale che è stato il primo compositore di cui venne pubblicata l’intera produzione
già nel XIX secolo.
Ancora oggi durante le celebrazioni papali vengono eseguiti i brani di Palestrina.
1 La Cappella Giulia è il coro incaricato di accompagnare musicalmente le cerimonie celebrate in San Pietro dai
canonici, non presiedute dal Papa (dove invece interviene il coro della Cappella Sistina) e di interpretare in canto
gregoriano e polifonico i testi musicali previsti dalla liturgia, al fine di conferire a dette celebrazioni adeguato
splendore e solennità.
Giovanni
Pierluigi di
Sante da
Palestrina
(1525-1594)
2
Una leggenda
Fin dall’antichità si diffuse la leggenda che Palestrina avrebbe salvato la musica polifonica scrivendo la
sua celebre “Missae Papae Marcelli”. Secondo questa storia i padri del Concilio di Trento avrebbero
voluto abolire l’uso della polifonia nella musica sacra in quanto, secondo loro, essa rendeva
incomprensibile il testo cantato. Palestrina sarebbe riuscito a convincere i padri conciliari della bontà
della polifonia omaggiando il Papa con questa meravigliosa composizione di cui era possibile
comprendere ogni parola. Oggi sappiamo che non andò così e che la Messa in questione venne scritta
negli anni Sessanta del Cinquecento, diversi anni dopo la morte di papa Marcello.
Una presa in giro.
Uno dei più famosi madrigali profani di Palestrina è “Vestiva i colli”. Il brano era così famoso che a un
certo punto un compositore italiano, Adriano Banchieri (1568-1634), ne compose una presa in giro
parodiandone il testo.
Ascolti e video:
uno dei più famosi mottetti di Palestrina, “Sicut Cervus”, nella interpretazione del coro della Cappella
Sistina: https://www.youtube.com/watch?v=_oUqsGm9u94
il Kyrie dalla “Missae Papae Marcelli”: https://www.youtube.com/watch?v=EJj0as_Mic4
Palestrina utilizzato ancora oggi durante le celebrazioni pontificie:
https://www.youtube.com/watch?v=W4RneP0Bjgw
“Vestiva i colli”: https://www.youtube.com/watch?v=ac_fWKwxvMA [seguire con il testo riportato
sopra] ed ecco la simpatica presa in giro di Banchieri, “Rostiva i corni”:
https://www.youtube.com/watch?v=ac_fWKwxvMA