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Pagina 1 Il Gazzettino di Amnesty Lazio l l a a G G A A Z Z Z Z E E T T T T A A di AMNESTY LAZIO All'interno Editoriale 1 La pena di morte negli USA si può fermare 2 La pena di morte in Libia 4 La storia di Amnesty International 5 L'angolo dei Gruppi 7 Interviste 9 Buone Notizie 10 Il "punto di vista" 11 I gruppi del Lazio 12 Recensioni 14 La Posta 15 Editoriale E’ con grande orgoglio che vi presentiamo questo numero zero della “Gazzetta di Amnesty Lazio”, un giornale principalmente online che speriamo possa dimostrarsi utile ed interessante allo stesso tempo. L’idea di questo mensile è nata circa un anno fa per rispondere a varie esigenze degli attivisti di Amnesty International come ad esempio quella di diffondere gli eventi e le idee del movimento al di fuori dei soliti circuiti e quella di interagire e collaborare con gli altri gruppi del territorio. La Gazzetta sarà uno strumento di tutti, un posto virtuale dove discutere, migliorarsi e proporre nuove idee per la crescita del movimento. All’interno delle nostre (e vostre) pagine troveranno spazio tutte le strutture nazionali di Amnesty, dalla sezione ai gruppi, perché Amnesty è una ed è necessario che si lavori sempre insieme, senza perdere mai di vista i cambiamenti e le decisioni dell’associazione; la Gazzetta vuole essere l’intermediario che farà girare le idee, i pensieri e le critiche tra le varie strutture fornendo risposte agli attivisti, orientamenti d’idee alla sezione ed alla circoscrizione, informazioni alle persone che si avvicinano per la prima volta ad Amnesty International. Per il numero zero abbiamo voluto realizzare uno speciale sul tema della pena capitale per celebrare la giornata internazionale contro la pena di morte dello scorso 10 ottobre. Le nostre rubriche seguiranno quindi questo “filo rosso” per ribadire ancora una volta quanto barbaro ed inutile sia l’omicidio di Stato. Come spesso capita all’inizio di ogni nuova avventura, si parte con molto entusiasmo e poca esperienza, ed è per questo che chiediamo a voi tutti di essere critici nei confronti del prodotto e di indicarci la strada che secondo voi sarà la migliore da intraprendere per realizzare uno strumento che nei mesi e negli anni diventerà sempre più importante ed efficiente. A breve saranno operativi gli altri strumenti della Gazzetta quali social network e gli archivi online con schede utili ai gruppi (artisti, esperti, location “AI approved”). Vi ricordiamo infine che la Gazzetta sarà distribuita tramite mailing list (in costante crescita) e consigliamo ad ogni gruppo di stamparne qualche copia da distribuire durante i propri eventi. Buona lettura. La Redazione Simone Mercacci 1 Dicembre 2012 Numero 0

Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

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Il numero 0 della Gazzetta Amnesty Lazio

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Page 1: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 1 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

llaa GGAAZZZZEETTTTAAdi AMNESTY LAZIO

All'interno

Editoriale 1

La pena di morte negli

USA si può fermare 2

La pena di morte in

Libia 4

La storia di Amnesty

International 5

L'angolo dei Gruppi 7

Interviste 9

Buone Notizie 10

Il "punto di vista" 11

I gruppi del Lazio 12

Recensioni 14

La Posta 15

Editoriale

E’ con grande orgoglio che vi

presentiamo questo numero

zero della “Gazzetta di

Amnesty Lazio”, un giornale

principalmente online che

speriamo possa dimostrarsi

utile ed interessante allo

stesso tempo.

L’idea di questo mensile è

nata circa un anno fa per

rispondere a varie esigenze

degli attivisti di Amnesty

International come ad

esempio quella di diffondere

gli eventi e le idee del

movimento al di fuori dei

soliti circuiti e quella di

interagire e collaborare con

gli altri gruppi del territorio.

La Gazzetta sarà uno

strumento di tutti, un posto

virtuale dove discutere,

migliorarsi e proporre nuove

idee per la crescita del

movimento.

All’interno delle nostre (e

vostre) pagine troveranno

spazio tutte le strutture

nazionali di Amnesty, dalla

sezione ai gruppi, perché

Amnesty è una ed è

necessario che si lavori

sempre insieme, senza

perdere mai di vista i

cambiamenti e le decisioni

dell’associazione; la Gazzetta

vuole essere l’intermediario

che farà girare le idee, i

pensieri e le critiche tra le

varie strutture fornendo

risposte agli attivisti,

orientamenti d’idee alla

sezione ed alla circoscrizione,

informazioni alle persone che

si avvicinano per la prima

volta ad Amnesty

International.

Per il numero zero abbiamo

voluto realizzare uno

speciale sul tema della pena

capitale per celebrare la

giornata internazionale

contro la pena di morte dello

scorso 10 ottobre. Le nostre

rubriche seguiranno quindi

questo “filo rosso” per

ribadire ancora una volta

quanto barbaro ed inutile sia

l’omicidio di Stato.

Come spesso capita all’inizio

di ogni nuova avventura, si

parte con molto entusiasmo e

poca esperienza, ed è per

questo che chiediamo a voi

tutti di essere critici nei

confronti del prodotto e di

indicarci la strada che

secondo voi sarà la migliore

da intraprendere per

realizzare uno strumento che

nei mesi e negli anni

diventerà sempre più

importante ed efficiente.

A breve saranno operativi gli

altri strumenti della

Gazzetta quali social

network e gli archivi online

con schede utili ai gruppi

(artisti, esperti, location “AI

approved”).

Vi ricordiamo infine che la

Gazzetta sarà distribuita

tramite mailing list (in

costante crescita) e

consigliamo ad ogni gruppo

di stamparne qualche copia

da distribuire durante i

propri eventi.

Buona lettura.

La Redazione

Simone Mercacci

1 Dicembre 2012Numero 0

Page 2: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 2Numero 0

Esistono stati simbolo, dove

un comportamento sbagliato

sembra più sbagliato che in

altri posti. Gli Stati Uniti

sono uno di questi. La patria

della democrazia, del sogno

americano, della speranza

che un pessimo presente

possa trasformarsi in un

prospero futuro, ma anche la

patria di una delle più

discusse e combattute

pratiche: “la pena di morte”.

Il presidente Barack Obama

in una delle sue memorie ha

scritto, la “pena di morte fa

ben poco per reprimere il

crimine” ma è accettabile per

“casi così odiosi, così oltre il

normale, che la comunità è

giustificata nell’esprimere la

massima misura di oltraggio

disponendo la pena

capitale”.

Secondo i dati della Gallup

(uno degli più autorevoli

istituti di sondaggi), seppure

con una diminuzione del 3%

rispetto ai dati del 2008, ben

il 61% degli americani era

favorevole alla pena di morte

nel 2011.

È necessario chiedersi se la

pena di morte sia davvero un

pilastro intoccabile della

società democratica USA.

Per capire il presente bisogna

analizzare il passato. La

pena di morte esiste negli

Stati Uniti dalla loro

fondazione. Gli inglesi hanno

esportato questa pratica fin

dagli albori della

colonizzazione americana,

ma ci sono stati episodi che

hanno cambiato

radicalmente l’opinione

pubblica sul tema.

Durante la seconda metà

degli anni settanta, la

negazione del lavoro ad

alcune minoranze,

soprattutto di colore, ebbe

l’effetto di spingere alcune

persone a dedicarsi ad

attività criminali. L’aumento

dei crimini, e del

conseguente senso

d’insicurezza, portò al

degrado alcuni quartieri con

la successiva svalutazione

delle abitazioni.

L’insicurezza crescente e la

perdita economica spinsero

molti americani a pensare

alla pena di morte come ad

uno strumento efficace,

veloce ed economico per

risolvere i problemi. Il

conseguente populismo,

incarnato da politici

interessati ad una facile

carriera politica, vanificò le

fino allora efficaci azioni

messe in atto dalle

associazioni in difesa dei

diritti umani contro la pena

di morte.

Fino a quel momento molte

sentenze e diversi episodi

avevano spinto molti stati

verso una moratoria della

pena di morte. C’è un

episodio che va raccontato.

La classe media americana

ha sempre considerato i

condannati a morte come

persone che vivono lontani

dai loro quartieri, dalle loro

famiglia o cerchia di amici.

Caryl Chessman, un

condannato a morte, riuscì

ad entrare nelle loro case e in

un certo senso nei loro affetti.

Caryl Chessman,

soprannominato il “Bandito

della Luce Rossa”, nel 1948

fu arrestato insieme ad un

suo amico David Knowles,

per stupro e rapina a danni

di coppiette appartate in

parcheggi o in altri posti

isolati, avvicinate esponendo

un lampeggiante rosso come

quello della polizia.

Le accuse di colpevolezza

furono basate sul

ritrovamento di un

lampeggiante rosso e di

alcuni vestiti femminili

nell’auto di Chessman, e sul

riconoscimento da parte di

una delle vittime avvenute in

circostanze paradossali. La

donna fu fatta affacciare da

una finestra in piena notte e

le fu chiesto di riconoscere,

quasi al buio, Chessman

come il suo rapinatore. La

donna confermò e Chessman

La pena di morte negli USA si può fermareStefano Gizzarone

Caryl Chessman

Page 3: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 3 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

fu arrestato e condannato

alla camera a gas. In

precedenza la donna aveva

dato una descrizione che non

coincideva con la fisionomia

di Chessman.

Ciononostante, Chessman

firmò una confessione, che

poi ritrattò affermando che

gli era stata estorta con la

violenza dalla polizia.

Quando due giornalisti

investigativi cominciarono

ad occuparsi del caso,

scoprirono una foto di

Chessman poco dopo

l’arresto, palesemente

tumefatto, ma questa non fu

presa in considerazione

durante il procedimento.

Fino a questo punto la storia

è simile a tante altre ma

Chessman riuscì a

trasformarla in qualcosa che

l’americano medio e le

autorità non si aspettavano.

Chessman capì che per

salvarsi, oltre ai mezzi

giudiziari, aveva bisogno di

far conoscere la sua storia e

la sua vita al dì là dei

crimini di cui era accusato.

Con la complicità dei

secondini e del suo avvocato,

nella prigione di San

Quentino, riuscì a scrivere e

portare alla ribalta il libro

“Cella 2455 Braccio della

morte”. Il libro trasformò un

criminale in un autore di

best seller.

Il nome di Chessman non

era più legato solo al crimine

ma si era trasformato in una

persona reale. Troppo per le

autorità della California che

cercarono in ogni modo di

fermare l’uscita degli altri

libri: “Violenza è la mia

legge”, “La legge mi vuole

morto” e “Il volto della

giustizia”. A questo punto

Chessman si trasformò

ancora una volta. Iniziò a

studiare diritto civile e

costituzionale e sfidò il

sistema portando il suo caso

davanti alla Corte Suprema,

chiedendo il diritto di

pubblicare i suoi libri.

Questo amplificò ancora di

più la sua popolarità. Un

condannato a morte che

sfida il sistema. Vinse la

causa. La vittoria, il successo

dei suoi libri e quattro rinvii

dell’esecuzione iniziarono a

far vacillare la pratica, fino

allora mai messa in

discussione della pena di

morte negli USA. L’opinione

pubblica ora vedeva in

Chessman lo scrittore che gli

aveva aperto le porte del

braccio della morte. Non era

più solo un criminale da

uccidere.

La pena di morte era

entrata nelle case di molti

americani e le associazioni

per i diritti umani iniziarono

a far pressione sulle autorità

chiedendo di commutare la

sentenza. Purtroppo questo

non bastò e il 2 maggio 1960,

Chessman entrò nella

camera a gas. In quegli anni

si registrò un calo notevole

del numero di persone a

favore della pena di morte.

Il cambio di direzione

dell’opinione pubblica portò

alla sentenza Furman vs

Georgia del 29 giugno del

1972. La Corte dichiarò

incostituzionale il modo

“arbitrario e capriccioso” con

cui la pena di morte era a

quel tempo amministrata

dagli stati, chiedendo alle

autorità competenti di

adoperarsi per adottare nei

propri statuti una legge che

disciplinava in modo chiaro

le procedure di condanna a

morte. Questo comportò la

moratoria in molti stati. Era

il momento giusto per

l’abolizione della pena di

morte in tutti gli Stati Uniti.

Purtroppo l’aumento dei

crimini durante gli anni

settanta e il populismo di

molti politici portarono ad

una veloce regolamentazione

della pena di morte che tornò

ad essere una pratica diffusa

negli Stati Uniti.

Amnesty International ha

seguito l’esempio di queste

storie combattendo per

l’abolizione della pena di

Attivista di Amnesty Int.

Page 4: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 4Numero 0

La Pena di Morte in Libia

La “Gran Giamahiria Araba

Libica Popolare Socialista”,

conosciuta come “Libia” è

uno Stato del Nord Africa,

situato tra la Tunisia e

l’Egitto.

La situazione dei Diritti

Umani non è mai stata delle

migliori negli anni passati in

Libia, un Paese cui sotto il

dominio di ben 42 anni del

Colonnello Mu’ammar al­

Gaddafi è stato privato della

libertà di parola, di

associanismo e riunione e

qualsiasi altro dissenso è

sempre stato represso.

Nel resto del mondo, in

questi ultimi anni sono stati

fatti passi importanti verso

la strada dell’abolizione. Dal

2002, 21 paesi hanno abolito

la pena di morte per tutti i

reati.

La tendenza mondiale

continua ad andare verso la

completa abolizione.

L’ultima decade ha visto un

grande incremento dei Paesi

che hanno ufficialmente

abolito la pena di morte,

hanno eliminato l’uso della

pena di morte nella pratica o

hanno ristretto la sua

applicazione (dati aggiornati

a marzo 2012):

141 paesi sono abolizionisti

per legge o nella pratica, di

questi:

97 paesi hanno abolito la

pena di morte per tutti i

reati.

8 paesi l’hanno abolita per i

crimini ordinari.

36 paesi sono abolizionisti

nella pratica.

La Libia, come altri Stati del

Nord Africa, continua ad

essere una Paese

“mantenitore” della Pena di

Morte: negli ultimi anni sono

state effettuate diverse

esecuzioni.

Ad esempio, nel 2008 si ha

notizia della messa a morte

di almeno 8 cittadini

stranieri e nel 2010 di ben 18

persone di origine libica.

Molto probabilmente il

numero è maggiore: in un

quotidiano del maggio 2011 è

riportato che nel braccio

della morte vi erano

rinchiuse oltre 200 persone.

Le Nazioni Unite hanno

proseguito a incoraggiare i

paesi mantenitori, compresa

la Libia, ad abolire l’uso

della pena di morte,

istituendo una moratoria

sulle esecuzioni o

limitandone il campo di

applicazione.

Amnesty International chiede

al nuovo governo libico,

subentrato a quello di al­

Gaddafi di eliminare del

tutto la Pena di Morte, in

quanto nel 2012 è rimasta in

vigore per diversi reati.

Penso sarà difficile che la

nuova Libia riesca a fare un

passo avanti in questa

direzione:nondimentichiamo

che le milizie d’opposizione

che hanno “liberato” la Libia

dalla dittatura gheddafiana,

il 20 ottobre 2011 hanno

messo a morte lo stesso al­

Ghaddafi, invece di istituire

un processo equo…..

Viviana Isernia

morte seguendo due strade.

Verso l’opinione pubblica,

raccontando le vite e le

storie degli uomini

prigionieri nel braccio della

morte e facendo pressione

sui governi, affinché

adottino leggi che

commutino la pena di

morte in forme di custodia.

La storia ci insegna che in

momenti di crisi, le

condizioni di disagio

vissute da molte persone

possono trasformarsi in atti

di vendetta.

Ma ci insegna anche che

quando scindiamo il

crimine dall’uomo

riusciamo ad essere più

giusti e capire che la

pratica della pena di morte

ci allontana dalla giustizia

e ci avvicina sempre di più

al baratro dell’inciviltà.

Amnesty International,

insieme ad altre

associazioni, lotta da anni

affinché uno Stato simbolo

come gli Stati Uniti diventi

il simbolo dell’abolizione

della pena di morte.

Page 5: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 5 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

La storia di Amnesty International

Siamo in Portogallo, è il

1960. Il Paese è in piena

dittatura di Antonio de

Oliveira Salazar, cui la

Costituzione portoghese da

pieni poteri e totale controllo

dello Stato: sopprime

sindacati e libertà di

stampa, e ostacola, stronca

qualsiasi forma di

dissidenza grazie alla

polizia segreta che

controlla. La sua è una

politica isolazionista ma

soprattutto colonialista:

il Portogallo rifiuta

infatti di concedere

l'indipendenza alle sue

colonie e, a causa di ciò,

nascono, in quelle

africane, movimenti

nazionalisti che chiedono

l'indipendenza e che si

muovono attraverso la

lotta armata. Tra l'opinione

pubblica portoghese

comincia ad esistere dello

smarrimento: nascono forti

gruppi di supporto alle lotte

d'indipendenza delle colonie.

Nel centro di Lisbona, in un

ristorante, due giovani

studenti festeggiano: sono

convinti assertori della

libertà contro il colonialismo

di Salazar, ed è proprio alla

libertà di tutti i popoli e di

ogni singolo essere umano

che brindano, non essendo

consapevoli che non troppo

lontano da loro è appostato

un uomo che li ascolta ed

osserva, e tantomeno che egli

sia un agente della polizia

segreta di Salazar. Pochi

minuti dopo, infatti, irrompe

nel locale un gruppo di

agenti armati che arresta i

due studenti. Questi vengono

processati e condannati a

sette anni di reclusione.

Il giorno dopo un avvocato

inglese, Peter Benenson,

sfogliando il "Daily

Telegraph", legge l'articolo

che racconta dell'arresto dei

due studenti portoghesi. Ne

rimane sconvolto. Benenson

da sempre si interessa alle

problematiche sociali, fin da

quando va a scuola, fin da

quando ha 16 anni, quando

scrive una petizione per i

bambini spagnoli rimasti

orfani in seguito alla strage

della guerra civile spagnola

del 1936­1939; in

quell'occasione coinvolge la

scuola stessa e crea un

comitato di raccolta fondi.

Lui stesso adotta un

bambino iberico a distanza.

Durante la Seconda Guerra

Mondiale, Benenson si

oppone all'ideologia nazista:

lo sconvolgono gli orrori cui

gli ebrei sono sottoposti; il

suo è il rifiuto di un essere

umano che non ammette la

sofferenza e la

prevaricazione di un altro

essere umano. Si unisce

dunque ad un'associazione

che aiuta gli ebrei ad

emigrare in Inghilterra e in

Svizzera. Si arruola nella

British Army e lavora

all'interno del Ministero

dell'Informazione, dove

scopre come è facile

manipolare le

informazioni, cosa da cui

rimane sconvolto; grazie a

ciò decide di studiare

giurisprudenza: divenire

avvocato gli sembra

l'unica maniera concreta

per combattere ingiustizie

e soprusi. Entra nel

Partito Laburista e, una

volta laureato, entra a far

parte degli avvocati

laburisti. Agisce per la

difesa dei diritti civili nei

tribunali di Spagna,

Ungheria e SudAfrica e con

alcuni colleghi fonda

"Justice", un'associazione

per la difesa della legge nel

mondo. Ma Benenson

vorrebbe fare di più: sente

l'esigenza di coinvolgere ogni

essere umano, non solo gli

avvocati. E' all'incirca a

questo punto della sua vita

che legge l'articolo sul "Daily

Telegraph" in quel fatidico

19 Novembre 1960; ed è la

goccia che fa traboccare il

vaso. Tutto il mondo deve

conoscere la storia di quei

ragazzi portoghesi ed

indignarsi allo stesso modo.

Benenson deve solo trovare

qualcuno che possa metterlo

Arianna Eberspacher

Peter Benenson

Page 6: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 6Numero 0

in contatto con il mondo e

che condivida i suoi ideali,

per poter attuare in un

futuro non troppo lontano

una campagna mondiale

contro tutti i tipi di

persecuzione religiosa e

politica; gli serve un giornale

influente, che possa parlare

con chi abbia potere

decisionale, ma che

comunichi anche con il

popolo, con la gente: il

giornale è il "The Observer" e

l'uomo adatto ne è il

direttore, David Astor;

poichè anche lui, come

Benenson, ha in sè quegli

ideali di giustizia e di

rispetto dei diritti umani in

qualsiasi parte del pianeta, e

li trasmette ad un giornale,

il "The Observer", che

pubblica le opinioni di tutte

le fazioni politiche senza

schierarsi apertamente, e che

punta l'attenzione sulle

cause civili più importanti

del suo tempo. Dunque

Benenson decide di

raccontare ad Astor di ciò

che ha letto e della sua

profonda indignazione a

riguardo; Astor condivide il

suo pensiero e decide di

assecondare la richiesta che

Benenson gli avanza di fare

un appello a tutti i lettori

dell'Observer affinchè si

indignino a loro volta e

scrivino delle lettere di

protesta. L'appello che

Benenson scrisse, "The

forgotten prisoners"

("Prigionieri dimenticati"),

viene pubblicato sul "The

Observer" il 28 maggio 1961.

Tutto il mondo legge questo

appello e nei giorni

successivi la redazione del

giornale viene sommersa da

lettere di solidarietà per i

due portoghesi. Al fine di

coordinare la richiesta di

amnistia per i due ragazzi

portoghesi viene fondata da

Benenson Amnesty

International. A simbolo

dell'associazione vi è una

candela accesa avvolta dal

filo spinato. Dice Benenson:

<<Quando ho acceso la

prima candela di Amnesty

avevo in mente un vecchio

proverbio cinese: "Meglio

accendere una candela che

maledire l'oscurità". Questo

è anche oggi il motto per noi

di Amnesty.>>. La missione

di Amnesty International è

quella di svolgere azioni e

ricerche per prevenire e far

cessare gravi abusi dei

diritti, affinchè il mondo

divenga un luogo in cui

siano riconosciuti i diritti

sanciti dalla Dichiarazione

Universale dei Diritti Umani

del 1948. Amnesty è una

realtà concreta che agisce per

la difesa dei prigionieri di

coscienza, tutti coloro che

vengono perseguitati a causa

delle loro idee, religione, o

colore della pelle. Peter

Benenson e David Astor

hanno creduto e sperato nel

potere della gente di

provocare cambiamenti,

dando alle persone stesse, e

ad ognuno di noi,

l'opportunità di fare la

differenza nella difesa dei

diritti umani in tutto il

mondo. <<La candela di

Amnesty non brucia per noi,

ma per tutte quelle persone

che non siamo riusciti a

salvare dalla prigione, che

sono state uccise, torturate,

rapite, scomparse;>> dice

Benenson <<per loro brucia e

non si consumerà mai.>>.

Page 7: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 7 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

Storia del gruppo Italia 002

Il gruppo Italia 2 è uno dei

gruppi storici della Sezione

italiana di Amnesty

International. Nato

nell’ottobre 1974, è stato tra i

primi 5 gruppi che hanno

partecipato all’Assemblea del

1975 che ha fondato la

Sezione italiana.

Rievocando quel lontano

passato della nostra storia,

vien fatto di constatare

quanto diverso fosse il

contesto nazionale e

internazionale in cui si

operava, e quanto diverso

fosse anche il lavoro di AI.

La Sezione italiana era agli

esordi e le sue strutture

molto modeste: la sede era

un monolocale più i servizi,

in Via della Penna 51, dove

entravamo a malapena nelle

riunioni. Il nostro

movimento era sconosciuto

in Italia, e… non avevamo

l’informatica come prezioso

strumento di lavoro! Quelle

petizioni scritte a

macchina…a volte in più

copie e ogni errore era una

tragedia!

Da quei tempi pionieristici, il

gruppo ha seguito via via lo

sviluppo del mandato,

sviluppo resosi

indispensabile per il mutare

delle situazioni, fino

all’attuale “visione” di un

mondo in cui i diritti umani

siano riconosciuti per tutti.

Il gruppo è strutturato in

modo che ogni settore:

campagne, pena di morte,

donne, EDU ecc. sia

coordinato da una persona.

Ed è particolarmente

impegnato nell’EDU, anche

perché molti soci insegnano o

sono stati insegnanti. Cerca

di fare il suo meglio anche

per la raccolta fondi.

Il gruppo è affiatato e cerca

di essere attivo e presente

pur nei suoi limiti. Si

riunisce ogni lunedì alle

16,30 nei locali della

Libreria Claudiana, a

Piazza Cavour 32.

L’orario pomeridiano

determina in un certo senso

la caratteristica del gruppo,

formato principalmente – ma

non solo – da persone

pensionate, molte delle quali

non verrebbero in orario

serale.

L'angolo dei GruppiLilia Girardet Sommani

"Il Gruppo 277 di Formia

(LT) lavora da circa 8 anni,

con una decina di attivisti e

attiviste, nella zona

sudpontina (da Terracina a

Minturno), nell'alto­

casertano (Sessa Aurunca e

Cellole) e nella città di

Cassino. Il gruppo si

riunisce a Formia presso i

locali della Chiesa di

S.Erasmo, almeno una volta

al mese. Gestisce un gruppo

facebook e un proprio sito

internet.

Il gruppo organizza attività

di educazione ai diritti

umani negli istituti

scolastici, cineforum, cene

solidali, stand informativi e

presentazioni di libri presso

"La Libreria di Margherita",

via Rubino 42 ­ Formia.

In particolar modo, il

gruppo 277 di Formia si

occupa delle seguenti

tematiche: Donne, Minori,

Pena di Morte e LGBTI.

Il territorio di cui ci

occupiamo è piuttosto vasto e

siamo sempre alla ricerca di

nuovi attivisti/e. Se vuoi

entrare anche tu in Amnesty

International, ecco i nostri

contatti:

[email protected]

http://www.facebook.com/#

!/groups/129083105037/ "

Il “Gruppo 221 – Roma

Centro” è composto al

momento da 24 attivisti, la

cui età media si attesta sui

quarant’anni, con una

“distribuzione” dai trenta ai

settanta.

La preparazione di base è

molto alta e l’esperienza

amnestiana è consistente,

comprendendo diversi casi

che superano i dieci anni di

attivismo, anche se negli

ultimi tempi si è registrato

un consistente afflusso di

“new entry”.

Il Gruppo annovera referenti

specializzati per le

“Campagne”, la “Questione

femminile”, l’EDU,

l’Attivismo”, le “Azioni

urgenti”, la “Discriminazione

in Europa”, il

“Coordinamento Africa

orientale e centrale”, nella

Page 8: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 8Numero 0

cui RAN è iscritto, e prevede

uno specifico “Addetto

stampa”.

L’attività del Gruppo

presenta un significativa

esposizione verso l’EDU, nel

corso di ogni ciclo annuale

registra una “raccolta firme”

costantemente buona e da

diversi anni riesce a

organizzare un evento

musicale di rilievo nel segno

della campagna contro la

violenza sulle donne, un

concerto di musica barocca

che registra costantemente il

“tutto esaurito”.

Nel recente passato Il

Gruppo 221, oltre

all’ordinaria attività in

termini di EDU,

organizzazione di “tavolini”

ed eventi, nonché di

partecipazione alle maggiori

iniziative sezionali e

circoscrizionali, si è distinto

per aver partecipato

attivamente alla definizione

delle mozioni finalizzate

all’introduzione di una

“policy” nei confronti della

“criminalità organizzata”,

iniziativa culminata con

l’approvazione da parte

dell’Assemblea Generale di

Chianciano nel 2008,

seguita nel 2009 da quella

dell’ICM.

Negli anni successivi il

Gruppo ha poi proposto in

via autonoma una

ridefinizione della “policy”

sull’acqua, intesa quale

“bene comune”, mettendo a

punto una mozione

straordinaria, presentata

all’A.G. di Torino, e una

ordinaria discussa all’A.G.

di Paestum, che, per quanto

rigettate letteralmente per un

“soffio”, hanno però riscosso

un esteso consenso, giunto a

sfiorare la metà

dell’assemblea; un

argomento peraltro sul quale

s’intende tornare.

La raccolta fondi e quindi il

bilancio del Gruppo sono

stabilmente buoni.

Il Gruppo si riunisce tutti i

giovedì, alle 20, nella sede

circoscrizionale di via

Cattaneo 22/b, che però, con

una certa frequenza, viene

alternata con le abitazioni di

alcuni soci, a testimonianza

della notevole coesione della

compagine, in cui i rapporti

reciproci sono andati

crescendo nel tempo fino a

sfociare nell’amicizia vera e

propria.

Per contatti, ci si può

rivolgere al responsabile del

Gruppo, Massimo

Grandicelli (cell.

335.6162751), o alla

responsabile dell’Attivismo

Lidia Ferrari (cell.

335.5953640).

Page 9: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 9 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

Ornella Turrini – Staff,

Ufficio attivismo

Quando ha sentito parlare

per la prima volta di

Amnesty Ornella era una

ragazzina, ascoltava un

programma alla radio e

pensava “Mi piacerebbe

incontrare queste persone e

stringere loro la mano”.

Qualche anno dopo,

nel1988, si è iscritta per la

prima volta ed ha iniziato a

fare attivismo nel Gruppo

60, che poi si è sciolto, e nel

Coordinamento Sud Asia.

Dal 1991 è entrata a far

parte dello staff e si occupa

dei rapporti con i gruppi.

Insomma Ornella è cresciuta

insieme ad Amnesty, da

ragazzina è diventata una

signora con qualche filo

bianco nella gran massa

di capelli neri, ma ha

mantenuto sempre lo

stesso entusiasmo e lo

stesso impegno da

volontaria.

­ Hai lavorato in tutte le

sedi di Amnesty e

conosciuto nel corso degli

anni tantissime persone

che vi sono passate. Ce n’è

una che ti ha lasciato un

Elisa Dragonetti – Attivista

nel Gruppo 015

Elisa ha 27 anni, occhi

sognanti, sorriso luminoso e

uno charme innato che

deriva probabilmente dal

suo 50% di geni francesi.

Il suo primo incontro con

Amnesty International

risale a più di dieci anni

fa, quando ascoltò gli

attivisti del Gruppo 015

presentare l’associazione

agli studenti del suo liceo.

­ Qualche anno dopo, nel

2007, quando ero già

all’università ho deciso di

iscrivermi e ho cominciato

a fare attivismo nello stesso

gruppo Il mio primo incarico

è stato quello di occuparmi

della campagna Cina, per le

Olimpiadi 2008. Mi è

piaciuto molto, perché mi ha

dato lo spunto per

approfondire la conoscenza

di un paese tanto lontano e

diverso. Poi mi sono

occupata di pena di morte e

ho fatto parte del gruppo

EDU, per un anno sono stata

anche viceresponsabile del

gruppo. Nel 2009 mi sono

laureata in Giurisprudenza,

faccio pratica notarile e tra

non molto dovrò affrontare il

concorso, di conseguenza il

tempo da dedicare ad

Amnesty purtroppo si è

ridotto.

­ Ricordi qualche iniziativa

che ti ha coinvolto o divertito

di più delle altre?

­ Molto piacevole è stata la

giornata dell’attivismo 2009

con il giro di Roma in

bicicletta.

­ Sei mai riuscita a

coinvolgere parenti o amici

nelle tue attività in

Amnesty?

­ Certo, anche ultimamente.

Il mio ragazzo suona in un

gruppo, gli Aguirre, e con

loro stiamo organizzando

una serata di raccolta

fondi. Poi c’è una mia

amica attrice che è sempre

disponibile a darci spazi

quando ha degli spettacoli.

­ In conclusione pensi che

riuscirai a conservare un

po’ di tempo per Amnesty

anche quando sarai

un’affermata notaia?

­ Ce la metterò tutta perché

per me è importante sentirmi

parte di un movimento che

mi da la possibilità di capire

e anche incidere su realtà

che altrimenti rimarrebbero

lontane.

IntervistePatrizia Sacco

Ornella Turrini

Elisa Dragonetti

Page 10: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 10Numero 0

Buone Notizie

Ecco le ultime da tutto il

mondo in tema di diritti

umani:

Polonia ­ Il 31 ottobre 2012

la Corte europea dei diritti

umani ha condannato la

Polonia per aver violato i

diritti di una 14enne cui era

stato negato un aborto

legale. Dopo essere stata

stuprata, la minorenne ha

subito pressioni e

intimidazioni da parte dei

medici e della polizia

affinché non tentasse di

abortire. La sua

riservatezza è stata violata

pubblicando su Internet il

suo nome e altri dettagli

della sua storia. Respinta da

due ospedali nonostante la

legislazione in vigore le

consentisse di abortire, ha

dovuto farlo in un ospedale a

500 chilometri dalla sua

residenza.

Slovacchia ­ Il 30 ottobre

2012 il tribunale regionale

di Presov ha definitivamente

stabilito che la scuola

elementare di Sarisské

Michal'any ha violato la

legge istituendo classi

separate per i bambini e le

bambine rom.

Turchia ­ Il 12 ottobre 2012 è

stato scarcerato l'obiettore di

coscienza Inar Suver. Era

stato arrestato a Istanbul il

12 settembre durante un

controllo di documenti e

inviato in carcere a scontare

una precedente condanna a

cinque mesi per essere evaso

da un ospedale militare, nel

quale era recluso per aver

rifiutato di svolgere gli

obblighi di leva. Amnesty

International aveva lanciato

un'azione urgente per

sollecitare il suo rilascio.

Argentina ­ Il 15 ottobre 2012

un tribunale di Comodoro

Rivadavia ha condannato

all'ergastolo tre ex ufficiali

della Marina per il massacro

di Trelew, avvenuto il 22

agosto 1972, quando furono

fucilati 19 militanti di

gruppi armati.

Indonesia ­ Il 17 settembre

2012, a seguito di un'azione

urgente di Amnesty

International, Filep Karma è

stato autorizzato a lasciare il

carcere di Abepura, nella

provincia di Papua, per

sottoporsi a una serie di

accertamenti medici, che

hanno scongiurato la

presenza di un tumore al

colon ma hanno rilevato

un'infiammazione allo

stomaco, per la quale è stato

sottoposto a terapie per una

settimana. Il 26 settembre è

rientrato in carcere, dove sta

scontando una condanna a

15 anni di carcere per aver

sventolato la bandiera

dell'indipendenza di Papua.

Amnesty International

continua a sollecitare il suo

rilascio.

Repubblica democratica del

Congo ­ L'11 ottobre 2012 è

stato rilasciato Eugene

Diomi Ndongala, presidente

ricordo indelebile?

­ Senz’altro Palden Gyatso, il

monaco tibetano che i cinesi

hanno imprigionato e

torturato per più di

trent’anni. Lo conobbi negli

anni ’90 nella vecchia sede

di Viale Mazzini e l’ho

rivisto nel 2007 quando ha

partecipato all’Assemblea

Generale di Vasto.

­ C'è una frase che ti

rappresenta o che riassume

il tuo modo di pensare?

­ Il saluto rituale degli

indiani Lakota, che dice

"Tutto è correlato, siamo

tutti parenti ".­ Tu sei la voce

amica che risponde alle

telefonate di chi chiama

l’Help desk attivismo. C’è un

consiglio che puoi dare per

migliorare i rapporti tra

attivisti e staff?

­ Senz’altro quello di non

sentirsi in contrapposizione

gli uni con gli altri, siamo

tutti parte dello stesso

movimento e averlo ben

presente è fondamentale

perché tutto funzioni nel

migliore dei modi.

Patrizia Sacco

Page 11: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 11 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

della Democrazia cristiana

congolese. Arrestato il 27

giugno dai servizi di

sicurezza, era stato tenuto

per 100 giorni in isolamento

senza accusa né processo.

Il "punto di vista" ­ di Max

Vi dirò che aspettavo questo

momento quasi da subito

dopo aver deciso di divenire

attivista. Correva la fine del

2004, quando mi associai al

G221 e devo ammettere che

ci misi un po’ a capire

“L’ordine delle cose”,

all’interno di Amnesty.

Subito dopo però non tardai

ad accorgermi di quella che

a me appariva come una

sorta di “stonatura”,

nell’esecuzione di

un’orchestra peraltro del

tutto affiatata. Le violazioni

dei diritti umani rivestivano

allora il pianeta come una

seconda pelle e le cose non

sono affatto cambiate nel

tempo; semmai sono

comparse forme nuove di

“evasione” dai principi della

carta, nemmeno si trattasse

di “virus” che sopravvivono

mutando continuamente.

Però d’Italia non si parlava

mai, ecco la nota stonata. Le

molte esperienze vissute mi

descrivevano un paese in cui

quattro regioni sono

letteralmente ostaggio delle

mafie, con le altre tutte più o

meno infiltrate. Inoltre le

stagioni politiche vissute

dalla fine del “secolo breve”

in avanti hanno registrato

l’insorgere di una serie di

mostruosità e soprusi

giuridici, culminati poi con

leggi che definire “razziali” è

cortese eufemismo, tali da fa

impallidire quelle vituperate

del 1938, mentre si

diffondeva la sensazione che

l’operato almeno di una

parte delle Forze dell’Ordine

stesse subendo

un’involuzione ai limiti

dell’eversione. E mentre, su

questo scenario, il concetto

stesso di “Lavoro” andava

lentamente degradandosi, la

violenza sulle donne

cresceva, portando l’Italia

ad avvicinarsi sempre a più

ai paesi il cui livello di

civiltà e socialità appare

tuttora dubbio. Perché,

allora, solo Egitto, Sudan,

Iran, l’eterna Colombia?

Su questo tema, negli anni

scorsi ho avuto veri e propri

scontri, dialettici

ovviamente. Ho partecipato

a definire le “tesi di Gioiosa”

sulla criminalità

organizzata e ho visto

cambiare qualcosa; ma solo

marginalmente, nei fatti.

Così quando domenica 11

scorso, in Consiglio

Circoscrizionale ci è stato

mostrato che il Piano di

Lavoro 2013 comporta una

sezione “ad hoc” per il “caso

Italia”, ho avuto un

soprassalto: “Eppur si

muove”, mi sono detto. Ci

sarà tanto da fare: mentre

scrivo siamo al 102esimo

omicidio nei confronti di

una donna, ad opera sempre

di congiunti, spasimanti,

pazzoidi e quant’altro:

dobbiamo interrompere

questa spirale perversa o

presto saremo in compagnia

dei paesi più malfamati

della Terra; qualcuno di

essi, su aspetti per niente

banali come la “trasparenza”

degli atti pubblici, ci ha già

superato; e, di certo, nel più

ristretto novero dei paesi usi

ad ammantarsi

dell’appellativo “civile”

siamo ormai il fanalino di

coda. Salutiamo pertanto

con entusiasmo questa vera e

propria “presa di coscienza”

della nostra associazione.

Solo uno scrupolo, però:

pochi giorni fa sono stati

lanciati i “16 giorni di

attivismo contro la violenza

sulle donne” e nel

programma, se ho letto bene,

il nome dell’Italia non si fa

mai. È vero, mi si dirà (anzi

mi è stato detto), ma il

“Piano” riguarda il 2013. Lo

so, ma il 102esimo

“femminicidio” è di adesso:

giova, aspettare sempre?

Max Weber descrisse bene

l’etica della Responsabilità,

nell’atto pubblico, ma ebbe

anche l’acutezza di osservare

che essa, perché risulti

efficiente, deve andar di pari

passo con l’etica della

Convinzione. Non temiamo

quindi di apparire troppo

convinti: è importante.

Massimo Grandicelli

Page 12: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 12Numero 0

Ufficio regionale:

Telefono e fax: 06 64501011

Indirizzo: via Cattaneo 22/b

00185 Roma

Indirizzo web:

www.amnesty.it/lazio

Email: [email protected]

ROMA

Gruppo 001

Zona: Roma Est (Prenestina,

Casilina, Tuscolana, Appia

Nuova)

Telefono: 3294270127

Fax: 06 97252438

Indirizzo: Bottega del Mondo

Kinkelbà

via Macerata, 54 (zona

Pigneto)

00176 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://www.amnestyroma1.i

t

Scrivi un'email al Gruppo

001

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 20.30

Gruppo 002

Zona: Prati, Delle Vittorie,

Balduina

Indirizzo: Libreria

Claudiana

piazza Cavour, 32

00193 Roma (RM)

Quando si riunisce: tutti i

lunedì alle 16.30 (in estate

17.00)

Scrivi un'email al Gruppo

002

Gruppo 015

Zona: Trieste, Salario,

Parioli

Telefono: 366 3666108

Indirizzo: presso la

Parrocchia del Sacro Cuore

via Poggio Moiano, 12

(presso Piazza Vescovio)

00199 Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

015

Quando si riunisce: tutti i

mercoledì ­ dalle 19.00 alle

21.00

Gruppo 056

Zona: Aurelio, Bravetta,

Boccea, Montespaccato,

Casalotti, Primavalle, Monte

Mario

Telefono: 338 4795737

Indirizzo: presso la casa di

una socia in zona

Torrevecchia

Scrivi un'email al Gruppo

056

Quando si riunisce: di solito

tutte le settimane, il martedì

­ h. 21.00

Gruppo 105

Zona: Portuense,

Monteverde, Trastevere,

Testaccio

Telefono: 329 6265981

Indirizzo: Coordinamento

del Volontariato della XVI

Circoscrizione

via del Casaletto, 400

Roma (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

105

Quando si riunisce: cadenza

bisettimanale, martedì ­ h.

21.00

Gruppo 159

Zona: S. Basilio,

Valmelaina, Montesacro,

Africano, Tiburtina

Telefono: 335 7510539

Indirizzo: Associazione La

Maggiolina ­ via

Bencivenga, 1 (altezza

Batteria Nomentana)

Roma

Indirizzo web:

www.amnestygr159.altervist

a.org

Scrivi un'email al Gruppo

159

Quando si riunisce: ogni

mercoledì ­ h. 19.30

Gruppo 221

Zona: centro storico

Telefono: 335 5953640

Indirizzo: Via Carlo

Cattaneo, 22/B

00185 Roma (RM)

Indirizzo web:

http://www.amnesty221.alte

rvista.org

Scrivi un'email al Gruppo

221

Quando si riunisce: tutti i

giovedì ­ h. 20.00 (telefonare

per conferma)

Gruppo 251

Zona: Roma sud (Ardeatina,

Colombo, Ostiense)

Telefono: 349 1677272

Indirizzo: presso la Scuola

Elementare 75simo Circolo,

viale dell'Elettronica, 3

(Eur)

Indirizzo facebook: Amnesty­

International­ITA­251

Scrivi un'email al Gruppo

251

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h.20.30

Gruppo Giovani 085

Gruppo universitario Roma

Scrivi un'email al Gruppo

Giovani 085

CASTELLI ROMANI

Gruppo 140

Telefono: 335 5742242

Scrivi un'email al Gruppo

140

I gruppi nel Lazio

Page 13: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 13Numero 0

Quando si riunisce: incontri

settimanali o quindicinali

nei giorni di lunedì, martedì

o mercoledì,

alle h. 21.00, in casa di

alcuni attivisti del gruppo, a

rotazione a Marino,

Grottaferrata e Frascati.

CIVITAVECCHIA (RM)

Gruppo 240

Telefono: 328 3378273

Indirizzo: presso la propria

sede

piazza Luigi Piccinato, 10

00053 Civitavecchia (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

240

Quando si riunisce: tutti i

martedì ­ h. 21.00

FORMIA ­ FONDI ­ GAETA

­ SPERLONGA ­ ITRI

Gruppo 277

Telefono: 3495457563

Indirizzo: sale della Chiesa

di S.Erasmo ­ Formia

Indirizzo web:

www.amnestyformia.net

Scrivi un'email al Gruppo

277

Pagina Facebook: Gruppo

Amnesty 277 ­ Formia (LT)

Quando si riunisce:

pomeriggio 2° sabato del

mese

FIANO ROMANO ­

MONTEROTONDO ­

MORLUPO

Gruppo 245

Telefono: 347 8467219

Indirizzo:Circolo Ricreativo

Culturale Ponte Storto

Piazza delle Terrazze, 6/a

località Ponte Storto a

Castelnuovo di Porto (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

245

Quando si riunisce: primo

martedì di ogni mese ­

h.18.00

LITORALE ROMANO

(OSTIA, POMEZIA,

FIUMICINO)

Gruppo 267

Telefono: 329 7870922

Indirizzo: Centro sociale

Affabulazione

piazza M.V. Agrippa, 7/H

00141 Ostia Lido (RM)

Scrivi un'email al Gruppo

267

Quando si riunisce:

quindicinale, il mercoledì ­

h. 21.00

Page 14: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 14 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

Recensioni"Occhio per occhio. La pena

di morte in 4 storie" di

Sandro Veronesi ­ Libro

"quattro storie di delitto e

castigo", ma anche "quattro

riflessioni sul diritto alla

vita", come recita la quarta

di copertina, caratterizzano

"Occhio per occhio", nuova

edizione del libro uscito nel

1992 da Mondadori, che

l'autore Sandro Veronesi

chiama un reportage

narrativo sulla pena di

morte. L'autore realizza

un'opera che coniuga gli

strumenti della cronaca,

dall'intervista alle

testimonianze, con quelli

della letteratura, facendo e

derivare pagine di grande

spessore narrativo, in cui

Veronesi non rinuncia a

caratterizzare i protagonisti,

penetrando nelle ragioni

delle loro azioni e nelle

relative conseguenze

psicologiche. Il libro di

rivela un documento

importante perché

testimonia, con il rigore di

una inchiesta giornalistica,

di quattro storie esemplari.

Sudan, Taiwan, Unione

Sovietica e California i paesi

protagonisti di queste storie,

che pur descrivendo realtà

geografiche eterogenee, si

confondono nel

denominatore comune di

una giustizia inadeguata,

che trova il suo compimento

nella pena di morte.

L'amore che non muore ­

Patrice Leconte di Maria

Carla Indice ­ Film

Nel 1849, nell’isola francese

di Saint­Pierre, un uomo

viene condannato a morte

per omicidio. Nell’attesa che

la ghigliottina e il boia

arrivino sull’isola, il

condannato, Neel, viene

preso in custodia dal

capitano della guarnigione e

da sua moglie, Madame La.

Nei lunghi mesi d’attesa,

Neel riesce a farsi conoscere,

apprezzare e addirittura

amare dalla gente dell’isola,

contraria che la condanna

venga eseguita.

Il tema della pena di morte è

trattato con estrema

delicatezza, diventando, in

alcuni punti, semplice sfondo

di una trama che rivela

sfaccettature sempre più

profonde e inaspettate.

La speranza del perdono e di

una giustizia che non si

macchi le mani sono la forza

che fa stringere l’intero

villaggio intorno a Neel, che,

prima ancora di essere un

assassino, è un uomo, e sono

gli aspetti del suo carattere

ad essere portati alla luce: la

sua umiltà, la voglia di

conoscere, il desiderio di

integrarsi e rendersi utile …

L’amore del titolo non è il

classico amore romantico,

ma un amore quasi al limite,

“strano” per certi versi,

proprio perché immenso,

lacerante, che non si ferma

nemmeno di fronte alla

morte, che non subisce

nessuna condanna e che

sopravvive … sempre.

"Tanto, tanto bene",

commedia in due atti di

Mauro Eberspacher, va in

scena al Teatro Elettra dal

23 al 2 Dicembre.

Si tratta di una commedia

sentimentale a geometria

variabile, di solida moralità

non consentita, in cui amore,

odio, pianto e riso

s'impastano con un lieve

senso di nostalgia. Il tutto

miscelato con una manciata

di sorprese.

Due parole sulla

trama...insomma...beh, è

giusto dirla, tanto poi la si

scopre comunque.

Allora: c'è un bel giovane

che... sì, insomma... Ed un

uomo che dentro casa... Poi

due ragazze, prima una, poi

l'altra... E ogni tanto due

signore... Ma alla fine non ti

compare...? Ecco, appunto.

Chiaro, no?

A chi presenta il tesserino

Amnesty verrà applicata la

riduzione sul biglietto

d'ingresso.

Page 15: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 15Numero 0

La PostaCari lettori e care lettrici,

come aprire la rubrica

dedicata alla Posta dei

lettori se non con una lettera

destinata a voi, per

presentarci e cercare di

spiegarvi ciò che intendiamo

fare nei prossimi numeri?

Ciò che vogliamo fare in

questa pagina, che sarà

quella dedicata alla Posta

inviata da voi, è creare una

vera e propria interazione

non solo tra noi Redazione e

voi lettori, ma anche tra voi e

la Circoscrizione Lazio.

A noi potrete (e dovrete!)

dare suggerimenti e pareri

per migliorare quella che è

La Gazzetta di Amnesty

International Lazio, visto

che questo che state leggendo

è il numero di partenza, e

ancora molta strada c’è da

fare. In fondo nessuno di noi

è professionista del settore, e

grazie al vostro aiuto

potremo sicuramente

perfezionare quello che per

ora è ancora un esperimento.

Fateci quindi sapere cosa vi

piace, cosa non vi piace, cosa

vorreste leggere o a cosa

secondo voi dovremmo dare

più visibilità: ogni feedback

(critica o complimento) è

prezioso per rendere questo

giornale più interessante e

fruibile! Inoltre sarebbe

interessante vedere come

vengono accolti da voi i

nostri articoli, ai quali

potrete “rispondere” anche

indirizzandovi direttamente

all’autore dell’articolo che ha

suscitato in voi un

particolare interesse. Questo

numero ad esempio è quasi

interamente dedicato al tema

della pena di morte: voi che

ne pensate? Siete a

conoscenza di qualche caso

che è stato tralasciato? O al

contrario avete letto qualche

notizia che non conoscevate

che vi ha colpito

particolarmente! Ci

piacerebbe saperlo!

Inoltre, oltre che a noi,

potrete indirizzare le vostre

mail/lettere anche alla

Circoscrizione Lazio, per

dare a loro i vostri consigli,

opinioni o anche per

esprimere disappunto.

Spesso infatti quando si

hanno lamentele o

apprezzamenti nei confronti

del lavoro di pertinenza

della Circoscrizione, non si

sa bene a chi rivolgersi o a

chi scrivere, ed è proprio per

questo che noi cercheremo di

essere un ponte tra voi e loro.

In questa sezione

pubblicheremo tutto ciò che

voi ci invierete, in modo da

poter dare spazio a tutte le

vostre voci e di creare una

“piazza” in cui la

comunicazione è aperta a

tutte le opinioni. Cercando di

svolgere la funzione di un

vero e proprio tramite tra voi

e la Circoscrizione,

chiederemo naturalmente

una risposta o un commento

da parte della Circoscrizione

ai vostri punti di vista,

replica che si potrà trovare, a

seconda della tempistica,

nello stesso numero o in

quello successivo, in modo da

avere un botta e risposta

immediato.

Allora, adesso tocca a voi:

mandate mail o lettere

indirizzate alla

Circoscrizione o a noi in cui

fate sentire la vostre voce. Un

giornale è un mezzo di

comunicazione molto più

efficiente di quanto non si

possa immaginare e potrebbe

diventare la culla di

interessanti dibattiti e

questioni, aspettiamo solo un

vostro spunto!

Al prossimo mese,

La redazione

Per scriverci e contattare la

Circoscrizione scrivete a

redazionegazzettalazio@amn

esty.it

DOVE

Al Teatro Elettra a Roma, in

Via Capo d'Africa 32, molto

vicino al Colosseo.

QUANDO

Da Venerdì 23 Novembre a

Domenica 2 Dicembre. In

scena Venerdì e Sabato alle

ore 21 e la Domenica alle 18

QUANTO

Biglietto intero 10 euro,

ridotto 7 euro

Page 16: Gazzetta Amnesty Lazio 00 2012

Pagina 16 Il Gazzettino di Amnesty Lazio

Amnesty International

Circoscrizione Lazio

Via Carlo Cattaneo 22b, Roma

Tel. e fax 06­64501011

email: [email protected]

web: www.amnestylazio.it

Simone Mercacci

Stefano Gizzarone

Viviana Isernia

Arianna Eberspacher

Patrizia Sacco

Sandro Veronesi

Maria Carla Indice

Autori