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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 206 (48.530) Città del Vaticano giovedì 10 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!;!=!z! L’appello del Papa all’udienza generale Garantire il diritto all’educazione nei Paesi colpiti da guerre e terrorismo Guerre e terrorismo hanno conse- guenze devastanti anche per il mon- do della scuola. E così, in occasione della prima Giornata internazionale della tutela dell’educazione dagli at- tacchi nell’ambito dei conflitti arma- ti, Papa Francesco ha invitato a pre- gare «per gli studenti che vengono privati così gravemente del diritto all’educazione». Al termine dell’udienza generale di mercoledì 9 settembre — svoltasi, come già la scorsa settimana, con la presenza effettiva di fedeli nel cortile di San Damaso del Palazzo apostoli- co vaticano — il Pontefice ha preso spunto dall’iniziativa dell’Onu per rivolgere alla comunità internaziona- le un appello «ad adoperarsi affin- ché vengano rispettati gli edifici che dovrebbero proteggere i giovani stu- denti. Non venga meno — ha esorta- to — lo sforzo per garantire ad essi ambienti sicuri per la formazione, soprattutto in situazioni di emergen- za umanitaria». E al mondo della scuola France- sco aveva rivolto il suo pensiero an- che nel saluto indirizzato poco pri- ma ai fedeli di lingua araba presenti a San Damaso o collegati attraverso i media. «In una società sempre più sconvolta da grandi sfide che inter- pellano l’uomo contemporaneo — ha detto — voi studenti e insegnanti, che in questi giorni siete tornati a scuola, siate i veri artefici del futuro. Possa il Signore aiutarvi a diventare protagonisti di un mondo più giusto e fraterno, più accogliente e solidale, dove la pace possa trionfare nel ri- fiuto di ogni forma di violenza». In precedenza, nell’ambito delle riflessioni dedicate alla necessità di guarire il mondo colpito dall’emer- genza del coronavirus, il Papa aveva svolto la sesta catechesi della serie — inaugurata il 5 agosto scorso — sul tema «Amore e bene comune», sot- tolineando appunto che «la risposta cristiana alla pandemia e alle conse- guenti crisi socio-economiche si basa sull’amore» verso ogni persona. Cer- to, ha riconosciuto, «amare tutti, compresi i nemici, è difficile, direi che è un’arte!». Però si tratta di «un’arte che si può imparare e mi- gliorare», perché «l’amore vero, che ci rende fecondi e liberi, è sempre espansivo e inclusivo. Questo amore cura, guarisce e fa bene». In questo contesto il Pontefice ha insistito soprattutto sulla necessità che l’amore fecondi anche «le rela- zioni sociali, culturali, economiche e politiche», permettendo così di co- struire quella che Paolo VI definiva “civiltà dell’amore”. Da qui l’invito a dar vita a una «buona politica» che ponga «al centro la persona umana e il bene comune». Dal Papa anche un nuovo appello affinché nell’azio- ne di contrasto al virus non preval- gano «gli interessi di parte» di «chi vorrebbe appropriarsi di possibili so- luzioni, come nel caso dei vaccini e poi venderli agli altri». PAGINA 8 Intervista al presidente della Conferenza episcopale peruviana Una goccia nel mare della crisi di SILVINA PÉREZ S ono trascorsi sei mesi da quando la pandemia è giunta in America Latina ma, a dif- ferenza di quanto sta accadendo in Asia, Europa e Stati Uniti, il virus sembra acquistare forza ogni gior- no di più in tutta la regione. La lotta contro il covid-19 in America Latina è limitata da una serie di fattori come la disuguaglianza strutturale, le città densamente po- polate, gli enormi eserciti di lavora- tori informali che non hanno con- tratto né previdenza sociale e vivo- no alla giornata, e le scarse struttu- re di assistenza medica che hanno indubbiamente contribuito a inde- bolire le politiche pubbliche volte ad affrontare la pandemia. Negli ultimi vent’anni, secondo dati del Fondo monetario internazionale, la disuguaglianza in America Latina ha fatto registrare i livelli più bassi della sua storia. La pandemia però minaccia di invertire questa ten- CONTINUA A PAGINA 6 Almeno dieci vittime nell’esplosione che ha investito un convoglio mentre attraversava il centro della capitale Kabul: attentato contro il vice presidente afghano Wa s h i n g t o n valuta sanzioni al governo b i e l o ru s s o MINSK, 9. «Violazione dei diritti umani» e «repressione»: queste le accuse rivolte dal segretario di stato Usa, Mike Pompeo, al governo bie- lorusso del presidente Alexander Lu- kashenko. Gli Stati Uniti — ha affer- mato Pompeo — stanno valutando l’imposizione di sanzioni nei con- fronti del paese che si trova nel pie- no di una grave crisi esplosa dopo le elezioni del 9 agosto, che hanno vi- sto la riconferma di Lukashenko, al potere dal 1994. Il voto è stato con- testato dall’opposizione e da gran parte della comunità internazionale. Washington — ha detto Pompeo — «chiede inoltre a Minsk di mettere fine alla violenza» ed «esprime preoccupazione per il sequestro» dell’esponente di spicco dell’opposi- zione, Maria Kolesnikova. Intanto, ieri sulla questione è in- tervenuto anche il cancelliere tedesco Angela Merkel. «Per chi batte il no- stro cuore è chiaro: per i dimostranti bielorussi». «Il governo tedesco de- ve continuare a discutere su come aiutare ma anche su quali siano i li- miti dell’aiuto. Si tratta di trovare un modo responsabile di sostenere l’opposizione». Intanto, oggi, diverse fonti di stampa hanno riferito che «uomini mascherati in borghese» avrebbero portato via l’attivista bielorusso dell’opposizione Maxim Znak. Le fonti citano un rappresentante del Consiglio di coordinamento dell’op- posizione bielorussa secondo cui «Maxim ha lasciato lo staff di Baba- riko (candidato alla presidenza bie- lorusso non registrato, ndr) insieme a uomini mascherati in borghese. Sono saliti su un furgone e se ne so- no andati». Nessun commento da parte delle autorità. Nel frattempo, secondo fonti dell’opposizione, la leader dell’oppo- sizione Maria Kolesnikova sarebbe detenuta nella regione di Gomel. Sfida al premier Abiy Ahmed Etiopia: elezioni regionali nel Tigré PAGINA 2 Premio Unesco Memory of the World al museo del genocidio in Cambogia Per non dimenticare l’orrore dei khmer rossi ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 3 A cento anni dalla nascita del padre gesuita Nazareno Taddei Quel muro (crollato) attorno a «La dolce vita» DARIO ED OARD O VIGANÒ A PAGINA 4 A colloquio con padre Armel Cresus Fakeye Solchi fioriti di stelle SILVIA GUIDI A PAGINA 5 In America Latina il mese dedicato alla Parola di Dio Ricostruire la casa comune MARCELO FIGUEROA A PAGINA 6 Lettera circolare della Congregazione per l’educazione cattolica Rimettere al centro la relazione con la persona PAGINA 7 ALLINTERNO KABUL, 9. Il terrorismo torna a col- pire in Afghanistan. Almeno dieci persone sono state uccise e dodici ferite oggi in un attentato dinami- tardo contro il convoglio di Amrul- lah Saleh, il primo vice presidente dell'Afghanistan noto per la sua ostilità nei confronti dei talebani. Il convoglio stava attraversando il centro della capitale, Kabul. Al mo- mento, nessuna rivendicazione. «Questa mattina, mentre andava- mo al mio ufficio, il nostro convo- glio è stato attaccato. Sto bene, ma alcune delle mie guardie sono state ferite» ha detto Saleh in un video pubblicato su Facebook, la mano coperta da una benda. «Ho ustioni sul viso e sulla mano» ha aggiunto l'ex capo dei servizi segreti afgani. In un’intervista concessa ieri sera a Tolo News, Saleh aveva accusato i talebani di «essere terroristi». Il presidente afghano Ashraf Ghani ha condannato l'attacco. Akmal Samsoorn, portavoce del ministero della Salute, ha detto al- l'Afp che dieci corpi e 12 feriti sono stati portati negli ospedali della ca- pitale. Il portavoce del ministero dell'interno Tareq Arian ha confer- mato l'attacco, dicendo che finora sono stati segnalati due morti e 12 feriti. «L'esplosione di oggi non ha niente a che fare con noi» ha detto il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid interrogato dall'Afp. Se- condo un membro dello staff del vi- cepresidente, che ha parlato con la Reuters in condizione di anonima- to, un attentatore suicida si è fatto esplodere vicino al convoglio men- tre Saleh si recava nel suo ufficio. Testimonianze raccolte riferiscono che anche un negozio che vende bombole di gas vicino al luogo dell’attacco avrebbe preso fuoco, provocando l'esplosione delle bom- bole. Noto per le sue posizioni ostili contro i talebani, Saleh era uscito il- leso da un precedente tentativo di omicidio la scorsa estate durante la campagna presidenziale, quando un attentatore suicida e uomini armati avevano attaccato i suoi uffici. L'at- tacco aveva provocato almeno 20 morti, la maggior parte civili, e 50 feriti. Saleh aveva puntato il dito anche contro l’intelligence pakista- na, a suo avviso coinvolta nell’atten- tato. «Sono un obiettivo molto, molto legittimo», aveva detto Saleh in un’intervista del 2009 a una rete televisiva statunitense, rivendicando il suo impegno contro il terrorismo. Intanto, la Nato ha condannato fermamente l’attacco nel centro di Kabul. In un post su Twitter l’uffi- cio dell’Alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan ha detto che «i nemici della pace continuano a ignorare la volontà del popolo af- ghano di fermare la violenza e av- viare negoziati intra-afgani. La Na- to sta con le forze di sicurezza na- zionali afghane per un Afghanistan sicuro». L’attacco avviene in un momento molto delicato per l’Afghanistan e rischia di avere ripercussioni negati- ve sul processo di pace tra governo e talebani. Alla fine di agosto sono ripresi i colloqui di pace tra gover- no e talebani sotto l’egida degli Sta- ti Uniti. Pochi giorni fa il governo ha deciso di liberare l’ultimo grup- po di prigionieri afghani, condizio- ne essenziale per portare avanti le trattative di pace. Tuttavia, le vio- lenze non si fermano e spesso gli attentati sono collegati a gruppi di talebani che non aderiscono ai col- loqui. Incendio nel campo profughi di Moria Migliaia di migranti in fuga ATENE, 9. Migliaia di migranti sono fuggiti dal campo di Moria, sull’isola greca di Lesbo, dopo che un vasto incendio, divampato nella notte, ha distrutto gran parte della struttura. Secondo le prime informazioni, le fiamme sarebbero state appiccate dai migranti in ri- volta contro le regole di isolamento per il coronavirus, ma la polizia non ha confermato. Circa 12.500 perso- ne vivono nel campo e nell’area circostante dove nell’ultima settimana sono state imposte ulteriori re- strizioni dopo che alcuni residenti sono risultati posi- tivo al covid-19. Secondo fonti delle ong che vi opera- no, nel campo, visitato da Papa Francesco nel 2016, migliaia di rifugiati vivono in condizioni disumane da anni. A Moria, ricorda l’Unhcr, sono presenti più di 4.000 bambini, di cui 407 non accompagnati, e altri gruppi vulnerabili, come donne incinte e anziani.

Garantire il diritto all’educazione nei Paesi colpiti da

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Page 1: Garantire il diritto all’educazione nei Paesi colpiti da

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 206 (48.530) Città del Vaticano giovedì 10 settembre 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+"!"!;!=

!z!

L’appello del Papa all’udienza generale

Garantire il diritto all’educazionenei Paesi colpiti da guerre e terrorismo

Guerre e terrorismo hanno conse-guenze devastanti anche per il mon-do della scuola. E così, in occasionedella prima Giornata internazionaledella tutela dell’educazione dagli at-tacchi nell’ambito dei conflitti arma-ti, Papa Francesco ha invitato a pre-gare «per gli studenti che vengonoprivati così gravemente del dirittoall’educazione».

Al termine dell’udienza generaledi mercoledì 9 settembre — svoltasi,

come già la scorsa settimana, con lapresenza effettiva di fedeli nel cortiledi San Damaso del Palazzo apostoli-co vaticano — il Pontefice ha presospunto dall’iniziativa dell’Onu perrivolgere alla comunità internaziona-le un appello «ad adoperarsi affin-ché vengano rispettati gli edifici chedovrebbero proteggere i giovani stu-denti. Non venga meno — ha esorta-to — lo sforzo per garantire ad essiambienti sicuri per la formazione,

soprattutto in situazioni di emergen-za umanitaria».

E al mondo della scuola France-sco aveva rivolto il suo pensiero an-che nel saluto indirizzato poco pri-ma ai fedeli di lingua araba presentia San Damaso o collegati attraversoi media. «In una società sempre piùsconvolta da grandi sfide che inter-pellano l’uomo contemporaneo — hadetto — voi studenti e insegnanti,che in questi giorni siete tornati a

scuola, siate i veri artefici del futuro.Possa il Signore aiutarvi a diventareprotagonisti di un mondo più giustoe fraterno, più accogliente e solidale,dove la pace possa trionfare nel ri-fiuto di ogni forma di violenza».

In precedenza, nell’ambito delleriflessioni dedicate alla necessità diguarire il mondo colpito dall’emer-genza del coronavirus, il Papa avevasvolto la sesta catechesi della serie —inaugurata il 5 agosto scorso — sultema «Amore e bene comune», sot-tolineando appunto che «la rispostacristiana alla pandemia e alle conse-guenti crisi socio-economiche si basasull’amore» verso ogni persona. Cer-to, ha riconosciuto, «amare tutti,compresi i nemici, è difficile, direiche è un’arte!». Però si tratta di«un’arte che si può imparare e mi-gliorare», perché «l’amore vero, checi rende fecondi e liberi, è sempreespansivo e inclusivo. Questo amorecura, guarisce e fa bene».

In questo contesto il Pontefice hainsistito soprattutto sulla necessitàche l’amore fecondi anche «le rela-zioni sociali, culturali, economiche epolitiche», permettendo così di co-struire quella che Paolo VI definiva“civiltà dell’a m o re ”. Da qui l’invito adar vita a una «buona politica» cheponga «al centro la persona umanae il bene comune». Dal Papa ancheun nuovo appello affinché nell’azio-ne di contrasto al virus non preval-gano «gli interessi di parte» di «chivorrebbe appropriarsi di possibili so-luzioni, come nel caso dei vaccini epoi venderli agli altri».

PAGINA 8

Intervista al presidente della Conferenza episcopale peruviana

Una goccianel mare della crisi

di SI LV I N A PÉREZ

Sono trascorsi sei mesi daquando la pandemia è giuntain America Latina ma, a dif-

ferenza di quanto sta accadendo inAsia, Europa e Stati Uniti, il virussembra acquistare forza ogni gior-no di più in tutta la regione. Lalotta contro il covid-19 in AmericaLatina è limitata da una serie difattori come la disuguaglianzastrutturale, le città densamente po-polate, gli enormi eserciti di lavora-

tori informali che non hanno con-tratto né previdenza sociale e vivo-no alla giornata, e le scarse struttu-re di assistenza medica che hannoindubbiamente contribuito a inde-bolire le politiche pubbliche voltead affrontare la pandemia. Negliultimi vent’anni, secondo dati delFondo monetario internazionale, ladisuguaglianza in America Latinaha fatto registrare i livelli più bassidella sua storia. La pandemia peròminaccia di invertire questa ten-

CO N T I N UA A PA G I N A 6

Almeno dieci vittime nell’esplosione che ha investito un convoglio mentre attraversava il centro della capitale

Kabul: attentato contro il vice presidente afghanoWa s h i n g t o n

valuta sanzionial governob i e l o ru s s o

MINSK, 9. «Violazione dei dirittiumani» e «repressione»: queste leaccuse rivolte dal segretario di statoUsa, Mike Pompeo, al governo bie-lorusso del presidente Alexander Lu-kashenko. Gli Stati Uniti — ha affer-mato Pompeo — stanno valutandol’imposizione di sanzioni nei con-fronti del paese che si trova nel pie-no di una grave crisi esplosa dopo leelezioni del 9 agosto, che hanno vi-sto la riconferma di Lukashenko, alpotere dal 1994. Il voto è stato con-testato dall’opposizione e da granparte della comunità internazionale.

Washington — ha detto Pompeo —«chiede inoltre a Minsk di metterefine alla violenza» ed «esprimepreoccupazione per il sequestro»dell’esponente di spicco dell’opp osi-zione, Maria Kolesnikova.

Intanto, ieri sulla questione è in-tervenuto anche il cancelliere tedescoAngela Merkel. «Per chi batte il no-stro cuore è chiaro: per i dimostrantibielorussi». «Il governo tedesco de-ve continuare a discutere su comeaiutare ma anche su quali siano i li-miti dell’aiuto. Si tratta di trovareun modo responsabile di sostenerel’opp osizione».

Intanto, oggi, diverse fonti distampa hanno riferito che «uominimascherati in borghese» avrebberoportato via l’attivista bielorussodell’opposizione Maxim Znak. Lefonti citano un rappresentante delConsiglio di coordinamento dell’op-posizione bielorussa secondo cui«Maxim ha lasciato lo staff di Baba-riko (candidato alla presidenza bie-lorusso non registrato, ndr) insiemea uomini mascherati in borghese.Sono saliti su un furgone e se ne so-no andati». Nessun commento daparte delle autorità.

Nel frattempo, secondo fontidell’opposizione, la leader dell’opp o-sizione Maria Kolesnikova sarebbedetenuta nella regione di Gomel.

Sfida al premier Abiy Ahmed

Etiopia: elezioniregionali nel Tigré

PAGINA 2

Premio UnescoMemory of the World al museodel genocidio in Cambogia

Per non dimenticarel’o r ro redei khmer rossi

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 3

A cento anni dalla nascitadel padre gesuita Nazareno Taddei

Quel muro (crollato)attornoa «La dolce vita»

DARIO ED OARD O VIGANÒ A PA G I N A 4

A colloquiocon padre Armel Cresus Fakeye

Solchi fioriti di stelle

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 5

In America Latinail mese dedicato alla Parola di Dio

R i c o s t ru i rela casa comune

MARCELO FIGUEROA A PA G I N A 6

Lettera circolare della Congregazioneper l’educazione cattolica

Rimettere al centrola relazionecon la persona

PAGINA 7

ALL’INTERNO

KABUL, 9. Il terrorismo torna a col-pire in Afghanistan. Almeno diecipersone sono state uccise e dodiciferite oggi in un attentato dinami-tardo contro il convoglio di Amrul-lah Saleh, il primo vice presidentedell'Afghanistan noto per la suaostilità nei confronti dei talebani. Ilconvoglio stava attraversando ilcentro della capitale, Kabul. Al mo-mento, nessuna rivendicazione.

«Questa mattina, mentre andava-mo al mio ufficio, il nostro convo-glio è stato attaccato. Sto bene, maalcune delle mie guardie sono stateferite» ha detto Saleh in un videopubblicato su Facebook, la manocoperta da una benda. «Ho ustionisul viso e sulla mano» ha aggiuntol'ex capo dei servizi segreti afgani.In un’intervista concessa ieri sera aTolo News, Saleh aveva accusato italebani di «essere terroristi». Ilpresidente afghano Ashraf Ghani hacondannato l'attacco.

Akmal Samsoorn, portavoce delministero della Salute, ha detto al-l'Afp che dieci corpi e 12 feriti sonostati portati negli ospedali della ca-pitale. Il portavoce del ministerodell'interno Tareq Arian ha confer-mato l'attacco, dicendo che finorasono stati segnalati due morti e 12feriti. «L'esplosione di oggi non haniente a che fare con noi» ha dettoil portavoce dei talebani ZabihullahMujahid interrogato dall'Afp. Se-condo un membro dello staff del vi-cepresidente, che ha parlato con laReuters in condizione di anonima-to, un attentatore suicida si è fattoesplodere vicino al convoglio men-tre Saleh si recava nel suo ufficio.Testimonianze raccolte riferisconoche anche un negozio che vendebombole di gas vicino al luogodell’attacco avrebbe preso fuoco,provocando l'esplosione delle bom-b ole.

Noto per le sue posizioni ostilicontro i talebani, Saleh era uscito il-leso da un precedente tentativo diomicidio la scorsa estate durante lacampagna presidenziale, quando unattentatore suicida e uomini armati

avevano attaccato i suoi uffici. L'at-tacco aveva provocato almeno 20morti, la maggior parte civili, e 50feriti. Saleh aveva puntato il ditoanche contro l’intelligence pakista-na, a suo avviso coinvolta nell’atten-tato. «Sono un obiettivo molto,molto legittimo», aveva detto Salehin un’intervista del 2009 a una retetelevisiva statunitense, rivendicandoil suo impegno contro il terrorismo.

Intanto, la Nato ha condannatofermamente l’attacco nel centro di

Kabul. In un post su Twitter l’uffi-cio dell’Alto rappresentante civiledella Nato in Afghanistan ha dettoche «i nemici della pace continuanoa ignorare la volontà del popolo af-ghano di fermare la violenza e av-viare negoziati intra-afgani. La Na-to sta con le forze di sicurezza na-zionali afghane per un Afghanistans i c u ro » .

L’attacco avviene in un momentomolto delicato per l’Afghanistan erischia di avere ripercussioni negati-

ve sul processo di pace tra governoe talebani. Alla fine di agosto sonoripresi i colloqui di pace tra gover-no e talebani sotto l’egida degli Sta-ti Uniti. Pochi giorni fa il governoha deciso di liberare l’ultimo grup-po di prigionieri afghani, condizio-ne essenziale per portare avanti letrattative di pace. Tuttavia, le vio-lenze non si fermano e spesso gliattentati sono collegati a gruppi ditalebani che non aderiscono ai col-lo qui.

Incendio nel campo profughi di MoriaMigliaia di migranti in fuga

ATENE, 9. Migliaia di migranti sono fuggiti dal campodi Moria, sull’isola greca di Lesbo, dopo che un vastoincendio, divampato nella notte, ha distrutto granparte della struttura. Secondo le prime informazioni,le fiamme sarebbero state appiccate dai migranti in ri-volta contro le regole di isolamento per il coronavirus,ma la polizia non ha confermato. Circa 12.500 perso-ne vivono nel campo e nell’area circostante dove

nell’ultima settimana sono state imposte ulteriori re-strizioni dopo che alcuni residenti sono risultati posi-tivo al covid-19. Secondo fonti delle ong che vi opera-no, nel campo, visitato da Papa Francesco nel 2016,migliaia di rifugiati vivono in condizioni disumane daanni. A Moria, ricorda l’Unhcr, sono presenti più di4.000 bambini, di cui 407 non accompagnati, e altrigruppi vulnerabili, come donne incinte e anziani.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 10 settembre 2020

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Sfida localista al premier Abiy Ahmed

Etiopia: elezioni regionalinel Tigré

BRUXELLES, 9. La Francia ha decisodi dimezzare i tempi della quarante-na, da quattordici a sette giorni, perchi è risultato positivo al coronaviruse per chi è entrato in contatto conun soggetto infetto. Secondo quantospiegato dal ministro della Sanità,infatti, «si è più contagiosi nei primicinque giorni dopo la comparsa deisintomi o dopo un test positivo. Poila contagiosità diminuisce in manie-ra molto significativa e dopo unasettimana rimane, ma è molto debo-le». Al momento la maggior partedei virologi sembrerebbero concordinell’affermare che sono effettivamen-te i primi giorni dell’infezione a es-sere quelli più pericolosi per il con-tagio e che nella fase iniziale, quan-do ancora il virus non si conosceva afondo i quattordici giorni erano piùche giustificabili.

Inoltre l’accorciamento dei tempidi isolamento, secondo gli analisti,dovrebbe incentivare una maggioreadesione alla regola da parte dellapopolazione. In questa fase dellapandemia gli asintomatici, che rap-presentano la maggior parte dei po-sitivi, riuscirebbe senza dubbio mol-to più facilmente a restare in isola-mento per una settimana rispetto al-le due settimane finora previste.

Soddisfazione in Francia è stataespressa dal mondo dell’i m p re n d i t o -ria francese secondo cui la quarante-na lampo «sarebbe una piccola boc-cata d’ossigeno per le aziende in ter-mini organizzativi». La modifica sul-la tempistica «sarebbe benvenuta»,ha detto il presidente della Confede-razione delle piccole e medie impre-se (Cpme), Francois Asselin.

Comunque la Francia, al momen-to è in Europa, secondo quanto ri-porta l’Organizzazione mondialedella sanità (Oms), il paese che hafatto registrare il maggior numerogiornaliero di contagi, oltre 6.500nelle ultime 24 ore, con un incre-mento di oltre 2.000 casi rispetto algiorno precedente. Il livello d’allertaè stato superato in 19 dipartimenti,incluso quello di Strasburgo, al pun-to che è stato deciso di trasferire laprossima plenaria dell’E u ro p a r l a -mento, in programma dal 14 al 17settembre, a Bruxelles.

La decisione francese verrà a que-sto punto vagliata anche dagli altrigoverni europei.

Luca Richeldi, pneumologo,membro del Comitato tecnico scien-tifico (Cts) italiano ha lasciato inten-dere che qualcosa potrebbe succede-re: «È una decisione che molto pro-babilmente verrà valutata anche inItalia, soprattutto perché avrebbegrande impatto nel rendere più sem-plici le misure di quarantena. È mol-to improbabile che una persona siaancora contagiosa dopo dieci giorni.Oggi siamo in una fase in cui proba-bilmente avendo una pressione infe-riore e meno emergenziale possiamoforse prenderci il lusso di scelte me-no conservative» ha dichiarato,avanzando una proposta caratteriz-zata da una quarantena differenziatasulla base delle diverse forme clini-che. Su questo fronte è intervenutoieri sera anche il primo ministro,Giuseppe Conte, affermando che, sefosse possibile accorciare la quaran-tena a sette giorni, «potremmo ri-durre i costi sociali ed economici».

Intanto sul fronte vaccino l’azien-da farmaceutica AstraZeneca checollabora con l’Università diOxford, ha deciso di sospenderetemporaneamente la sperimentazionedel vaccino anti-covid per una rea-zione avversa che ha sviluppato unvolontario in Gran Bretagna.

ADDIS ABEBA, 9. Si terranno ogginel Tigrè, la più settentrionale del-le regioni etiopiche, le contestateelezioni regionali che rappresenta-no una sfida localista al premierAbiy Ahmed e alla sua politica diarmonizzazione del Paese federaleafricano. Il governo centraledell’Etiopia non ha dato però for-

male autorizzazione per lo scruti-nio, definito illegale.

La regione dei Tigrè ha decisodunque in maniera unilaterale, no-nostante la tornata sia stata rinvia-ta, a livello nazionale, lo scorso 24giugno dalla Commissione elettora-le dell’Etiopia (Nebe) a causa delcoronavirus. Il Nebe — che alla fi-ne di marzo ha annunciato il rinvioa data da destinarsi anche delleelezioni parlamentari in program-ma il 29 agosto — ha da parte suaribadito che qualsiasi tentativo diindire elezioni senza la sua autoriz-zazione sarebbe «incostituzionale eillegale». Il premier è impegnato afar svolgere le elezioni nel 2021.

«Qualsiasi decisione di interrom-pere le elezioni nel Tigré equivar-rebbe a una dichiarazione di guer-ra» è stata la risposta forte e imme-diata da parte del Consiglio di Sta-to tigrino. «Sappiamo che c’è unaminaccia aperta da parte del pre-mier di intervenire militarmentecontro il Tigré e di tagliare i fondi,ma andremo comunque avanti», hadichiarato venerdì scorso il porta-voce del partito al governo nellaregione, il Fronte di liberazione delTigré (Tplf), Getachew Reda, an-nunciando la decisione di tenerecomunque il voto.

Da quando è entrato in caricanel 2018, il premier Premio Nobelper la pace — oltre alla distensionecon la confinante Eritrea — ha cer-cato di avviare riforme economicheliberali. Non sono però mancate letensioni presso le etnie che vedononelle innovazioni e nell’appro cciopan-etiopico di Abiy una minacciaper la loro autonomia garantita dalsistema federale.

Il Tigré ha perso gran parte del-la propria influenza proprio conl’avvento di Abiy, che proviene dal-la più popolosa regione dell’O ro-mia. Il Tplf, forza rilevante in Etio-pia dopo che una formazione ribel-le tigrina rovesciò nel 1991 il regimedel marxista Derg, sotto Abiy si èrifiutato di confluire nel suo Partitodella prosperità (che ha rimpiazza-to la coalizione quadripartitica delFronte democratico rivoluzionariodel popolo Etiope al potere per tredecenni. Un sondaggio Afrobaro-meter del mese scorso rivela che glietiopi sono divisi sui diritti all’au-todeterminazione delle regioni.

I Paesi del G7sul casoNavalny

MOSCA, 9. I ministri degli Esteri delG7 (Canada, Francia, Gran Bretagna,Italia, Germania, Stati Uniti e Giap-pone) hanno chiesto alla Russia difare «urgentemente piena chiarezza»sul caso dell’oppositore Alexey Na-valny, morto per avvelenamento. Iministri hanno sottolineato la neces-sità di trovare «chi è responsabile diquesto aberrante avvelenamento» e«portare i responsabili davanti allagiustizia» secondo quanto si legge inuna nota. «Continueremo a monito-rare come la Russia risponderà agliappelli della comunità internazionaleche chiede una spiegazione sul-l’odioso avvelenamento di Navalny»,prosegue la nota, che «condanna neitermini più duri» quanto accadutoall’oppositore russo.

Intanto ieri la Cnn ha riferito chetre volontari collegati a Navalny sisono sentiti male «dopo un misterio-so attacco con una sostanza scono-sciuta alla sede dove stavano lavo-rando a Novosibirsk», in Siberia.Secondo i testimoni, due uomini intuta da ginnastica con la mascherasono entrati nella sede di CoalitionNovosibirsk 2020 (l’o rg a n i z z a z i o n edi Navalny) e «hanno gettato all’in-terno una boccetta con un non me-glio precisato liquido giallo dall’o do-re pungente». I tre volontari colti damalore — ha raccontato alla Cnn Ol-ga Guseva, un’altra attivista — «sisono sentiti male e hanno avuto gi-ramenti di testa, convulsioni e nonriuscivano a respirare».

Contro governo e procura

Nuove proteste in Bulgaria

Manifestazione antigovernativa del 2 settembre a Sofia, Bulgaria (Reuters)

Giovane con la sindrome di Downucciso da due agenti in Sud Africa

Progressi di Skopje nel processoverso l’integrazione in Europa

Sassoli a Londra:c h i a re z z a

sulla Brexit

BRUXELLES, 9. Il presidente delparlamento Ue David Sassoli è«profondamente preoccupatoper la mancanza di progressi neinegoziati sulla relazione futuratra il Regno Unito e l’Ue». Egli impegni presi con Bruxelles«devono essere rispettati». Loha dichiarato lo stesso Sassoli,ieri, dopo aver incontrato il ca-po negoziatore Michel Barnier,in una dichiarazione teletrasmes-sa in diretta dai servizi audiovi-sivi del parlamento europeo.

«Tra 114 giorni il diritto co-munitario non sarà più applica-bile nel Regno Unito. Il temponon è dalla nostra parte e fran-camente sono profondamentepreoccupato, considerando lamancanza di progressi nei nego-ziati in questa fase avanzata».L’Ue — continua Sassoli — «ri-spetta la sovranità del RegnoUnito e ci aspettiamo che il Re-gno Unito rispetti i nostri prin-cipi fondamentali su cui siamostati trasparenti e chiari findall’inizio». Pur non volendoun accordo ad ogni costo,«esortiamo il Regno Unito a la-vorare con noi in maniera co-struttiva e a trovare dei compro-messi che siano nell’interesse dientrambe le parti». Inoltre,«qualsiasi tentativo da parte delRegno Unito di minare l’accor-do avrebbe gravi conseguenze».

SKO P J E , 9. Il corso politico di pie-na integrazione euroatlantica dellaRepubblica di Macedonia delNord e di attuazione del program-ma di riforme per la democratizza-zione e la modernizzazione delpaese è stato ribadito dal premierZoran Zaev. Parlando ieri a unacerimonia pubblica a Skopje inoccasione del 29/mo anniversariodell’indipendenza del paese balca-nico, Zaev, che è leader del partitosocialdemocratico, ha sottolineatola «ferma volontà» del suo nuovogoverno di proseguire nella lotta a

corruzione e criminalità, per l’af-fermazione di «una società basatasullo stato di diritto e sul rispettodelle leggi».

Zaev, fautore dell’importante ac-cordo con la Grecia sul nuovo no-me del Paese ex jugoslavo, chedue anni fa ha spianato la stradaall’integrazione di Skopje in Natoe Ue, ha annunciato l’avvio di unintenso processo di europeizzazio-ne del paese. Alla cerimonia perl’anniversario dell’indipendenza èintervenuto anche il presidenteStevo Pendarovski.

CITTÀ DEL CA P O, 9. Shock e indi-gnazione in Sud Africa per l’ucci-sione da parte di due poliziotti diun sedicenne con la sindrome diDown. L’omicidio è avvenuto loscorso 26 agosto, ma dopo l’a r re s t odei due agenti con l’accusa di aversparato all’adolescente monta larabbia. La famiglia e la comunitàdi Nathaniel Julies, questo il nomedel ragazzo, invocano giustizia.Una storia come purtroppo tante,in Sud Africa e non solo, ma chesembra aver portato gli animiall’esasp erazione.

Nathaniel, secondo la ricostruzio-ne della Bbc, stava mangiando deibiscotti vicino casa nel sobborgo diEldorado Park, a sud di Johanne-sburg, quando è stato ucciso «a san-gue freddo». La polizia ha negato leaccuse, replicando che l’adolescenteè rimasto vittima di una sparatoriatra agenti e bande criminali. In mol-ti sono però scesi in piazza, chieden-do la condanna degli agenti. I duesono comparsi nel tribunale di So-weto e resteranno in carcere fino allasentenza. All’udienza hanno parteci-pato decine di persone con cartelli

dalla scritta «Giustizia per Natha-niel». Gli agenti sono accusati nonsolo di omicidio premeditato, maanche di aver insabbiato il crimine:se condannati, rischiano l’e rg a s t o l o .La Bbc ha trasmesso anche una te-stimonianza secondo la quale il ca-davere del ragazzino sarebbe statotrascinato via da dove era cadutodopo il colpo mortale.

Gli abusi della polizia sono au-mentati con le misure imposte perarginare il covid. La tragica media èdi almeno un morto al giorno permano delle forze dell’o rd i n e .

Il premier etiope Amhed Abiy

SOFIA, 9. Nella capitale Sofia e indiverse altre grandi città della Bul-garia sono proseguite nella serata dilunedì, per il sessantaduesimo gior-no consecutivo, le proteste popolariper chiedere le dimissioni del pre-mier conservatore, Boyko Borissov,e del procuratore generale, IvanGhescev. I manifestanti spingonoinoltre per una riforma costituzio-nale del sistema giudiziario e per le

elezioni anticipate. Quelle regolarisono in agenda la primavera prossi-ma.

Il primo ministro e il procuratoregenerale sono accusati dai manife-stanti di corruzione e arbitrio, e difare gli interessi degli oligarchi edella mafia e non dei cittadini. Allarichiesta di dimissioni, il governoha risposto con aiuti sociali che tut-tavia non placano l’inso ddisfazione

dei bulgari. Ieri gli organizzatoridelle proteste a Sofia hanno lancia-to un appello agli ambasciatori inBulgaria dei Paesi dell’Unione eu-ropea, degli Stati Uniti e dellaGran Bretagna. Nel testo — inviatoanche ai media — si afferma che leproteste sono rivolte «contro la vio-lazione in Bulgaria dei fondamenta-li diritti civili, la dilagante corruzio-ne e la soppressione dei principidella democrazia».

«La simbiosi criminale — si leggenel documento — tra il potere ese-cutivo e la magistratura si è rivoltacontro i cittadini che protestano pa-cificamente». Si sottolinea, inoltre,come l’impotenza dei governantiabbia causato «un violento attaccoalle proteste pacifiche dei cittadinicon misure illegali da parte dellapolizia». I manifestanti denuncianomaltrattamenti e arresti illegali. «Latensione, inaspritasi nei giorni scor-si, è una minaccia per la pace civilein Bulgaria» rimarca ancora la nota.

Da luglio scorso migliaia di citta-dini continuano a riversarsi nellestrade di Sofia e di altre grandi cit-tà per chiedere le dimissioni di Bo-rissov e Ghescev. La protesta è ani-mata perlopiù da giovani, dei parti-ti nazionalisti della coalizione digoverno.

Si tratta della prima mobilitazio-ne non anticomunista dal 1989,quando centinaia di persone sceseroin piazza per festeggiare la fine delcomunismo. Da allora si sono sus-seguite diverse ondate di proteste.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 10 settembre 2020 pagina 3

Tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti

Verso la firmadell’a c c o rd o

Premio Unesco Memory of the World al museo del genocidio in Cambogia

Per non dimenticarel’orrore dei khmer rossi

Covid-19: oltret re c e n t o m i l a

decessiin America Latina

BUENOS AIRES, 9. Il bilancio deidecessi in America Latina e Carai-bi riconducibili a cause e compli-cazioni legate al nuovo coronavi-rus ha superato il tetto delle tre-centomila unità.

Il Brasile ha registrato ulteriori504 decessi tra la sera di lunedì equella di ieri (martedì) e 14.279nuovi contagi nelle ultime 24 ore:lo hanno comunicato in serata ilConsiglio nazionale dei segretaridella sanità (Conass) e il ministerodella Sanità brasiliani. Il totaledelle vittime dall’inizio della pan-demia ha raggiunto quota 127.463.

Il Perú, registrando 147 mortinelle ultime 24 ore, ha aggiornatoil bilancio complessivo delle vitti-me a 30.123 dall’inizio della pan-demia. Lo ha reso noto ieri sera ilministero della Sanità (Minsa) aLima, precisando che per quantoriguarda i contagi della giornata,sono stati 4.615, portando il bilan-cio generale da marzo a 696.190casi. Il Minsa ha poi aggiunto cheattualmente nelle strutture ospe-daliere di tutto il Paese sono rico-verate 11.087 persone affette dalcovid-19, delle quali 1.499 si trova-no nelle unità di rianimazione.Giorni fa il governo peruviano haesteso lo stato di emergenza in vi-gore in tutto il Paese per arginarelo sviluppo della pandemia fino al30 settembre, prorogando anche lemisure di quarantena: un lockdo-wn rigoroso si mantiene nelle re-gioni di Cusco, Puno e Tacna, ein 46 province di altri 14 diparti-menti.

La situazione è drammatica an-che sul fronte dei contagi dove seidei primi undici paesi con più casisi trovano proprio in America La-tina. Secondo i dati della JohnsHopkins University il Brasile, alterzo posto nella graduatoriamondiale con oltre 4.160.000 infe-zioni, è di gran lunga il paese piùcolpito nella regione. Il Perú e laColombia sono ormai prossimi or-mai alla soglia dei settecentomilacasi positivi. Il governo della co-lombiano ha riferito che la dimi-nuzione del numero di contagi evittime del coronavirus negli ulti-mi giorni potrebbe indicare che ilPaese stia superando il picco dellapandemia, raggiunto alla fine diluglio.

Il Messico ha totalizzato oltre640.000 contagi, mentre l’A rg e n t i -na proprio ieri ha superato il mez-zo milione di casi. Il Cile, undice-simo nella classifica mondiale deipositivi al covid-19, ne ha registra-ti complessivamente oltre 425.000.

Intervenuti su richiesta della madre che non riusciva a gestire una crisi di ansia del figlio

Usa: agenti sparanosu ragazzo autistico

Wa s h i n g t o nintende ridurre

le truppein Iraq

WASHINGTON, 9. Secondo quantoriporta l’Associated Pess, l’ammi-nistrazione Usa annuncerà merco-ledì il ritiro di ulteriori truppedall'Iraq. Un alto funzionario hadiscusso del ritiro con i giornalistia bordo dell'Air Force One, l’ae-reo presidenziale ieri, martedì.

Il funzionario, rimasto anoni-mo, ha detto che l'amministrazio-ne sta anche cercando di annun-ciare il ritiro di ulteriori truppenon solo dall’Iraq, ma anche dal-l'Afghanistan nei prossimi giorni.Gli annunci previsti arrivano men-tre il presidente Donald Trump èin piena campagna elettorale perun secondo mandato. Al momen-to ci sono più di 5.000 soldati sta-tunitensi in Iraq. A luglio, il capodelle truppe americane in Mediooriente, generale Frank McKenzie,aveva dichiarato che gli Stati Uni-ti manterranno una presenza mi-nore ma duratura nel paese.McKenzie ha detto che gli irache-ni «hanno accolto favorevolmentegli Stati Uniti e le truppe dellacoalizione» specialmente nella lot-ta in corso per impedire ai com-battenti del sedicente stato islami-co (Is) di prendere nuovamentepossesso del paese.

Due settimane fa Trump avevadetto ai giornalisti di «non vederel’ora che arrivi il giorno in cuinon dovremo essere lì».

Cristianocondannato

a mortein Pakistan

ISLAMABAD, 9. Un tribunale diLahore, nel Pakistan orientale,ha condannato a morte per bla-sfemia un cittadino di fede cri-stiana. Si tratta di Asif Pervaiz,37 anni, accusato di aver inviatomessaggi ritenuti blasfemi sul te-lefono di un suo ex supervisoreal lavoro. Lo ha detto il suo av-vocato, Saif-ul-Malook, all’emit-tente Al Jazeera, spiegando che«l’uomo che lo ha denunciatoera un supervisore nella fabbricadi calze dove Asif lavorava».Pervaiz ha negato tutte le accu-se. «Giustizia non è stata fatta»ha detto l’avvocato. «In tribuna-le non è stato veramente provatoche Pervaiz abbia commesso ilreato di blasfemia».

Tre candidati per la carica di nuovo presidente del partito liberal-democratico

Tokyo, parte la corsa per la successione ad Abe

TO KY O, 9. Prende il via da oggi lacampagna elettorale in Giapponeper la nomina del nuovo presidentedel partito liberal-democratico(Ldp), a capo della coalizione digoverno, destinato a sostituire ilpremier uscente Shinzo Abe, dimis-sionario per ragioni di salute. Il fa-vorito tra i tre candidati in lizza èl’attuale capo di Gabinetto Yoshihi-de Suga, 71 anni e fedele alleato delpremier Abe dall’inizio del suo se-condo mandato, nel 2012. Gli altridue sono l’ex ministro della DifesaShigeru Ishiba e l’attuale capo dellacommissione di vigilanza del partitoed ex ministro degli Esteri sottoAbe, Fumio Kishida.

In una conferenza stampa Sugaha ribadito che se eletto continueràle politiche di Abe sul piano econo-mico denominate Abenomics, e sulfronte fiscale, promuovendo unacampagna di digitalizzazione del-

l’amministrazione pubblica e favo-rendo lo sviluppo della tecnologianel settore dell’istruzione. Le elezio-ni si terranno lunedì 14 settembre eper vincere i candidati avranno bi-sogno della maggioranza dei 394

parlamentari Ldp e di altri 141 votidistribuiti tra tre rappresentanti diognuna delle 47 prefetture del Pae-se. Due giorni dopo, nel corso diuna sessione straordinaria il Parla-mento nominerà il nuovo premier.

I tre candidati alla carica di premier: Suga, Ishiba e Kishida (Epa)

di ANNA LISA ANTONUCCI

Per non dimenticare il genoci-dio perpetrato dai khmer rossitra il 1975 e il 1979 in Cambo-

gia, l’Unesco ha assegnato il premioJikji Memory of the World 2020 al

Museo di Tuol Sleng, creatonell’edificio che ospitò il centro didetenzione, tortura e uccisione uti-lizzato dal regime di Pol Pot percancellare gli oppositori.

In questa ex scuola conosciutacome S-21 Security Bureau (con Sche sta per sala e 21 il codice delSantébal, la Polizia di sicurezza)persero la vita più di 18 mila perso-ne, uomini, donne e bambini, lamaggior parte delle quali furono ar-restati, imprigionati e uccisi senzasapere quali accuse erano loro mos-se. Situato nel centro di PhnomPenh l’edificio fu racchiuso all’inter-no di un recinto di filo spinato elet-trificato.

Le classi furono trasformate inminuscole celle e camere della tortu-ra e tutte le finestre furono sbarratecon assi di ferro e filo spinato perevitare fughe di prigionieri. Di tuttii prigionieri incarcerati, solo settesopravvissero, in quanto ritenuti uti-li alla causa del partito. Già inseritodall’Unesco nell’elenco delle Memo-rie del mondo, il Museo Tuol Slengconserva nei suoi archivi le provedella strategia messa in atto daikhmer rossi al fine di terrorizzare lapopolazione e “p u l i re ” l’apparatostatale dei suoi avversari, sia veriche presunti.

Coloro che sopravvivevano agliinterrogatori, dopo aver confessatoil loro coinvolgimento in crimini ecomplotti per lo più immaginari, ve-nivano poi trasferiti nel centro disterminio di Choeung Ek. Con i so-spettati di tradimento venivano im-prigionati e giustiziati regolarmentetutti i famigliari più stretti, accusatidi connivenza o di mancata delazio-ne alla polizia segreta. Anche i neo-nati venivano barbaramente elimina-ti perché ritenuti incapaci di «totalepurificazione e dedizione agli stan-dard rivoluzionari» una volta chefossero divenuti adolescenti.

Almeno 1,5 milioni di cambogianisono morti durante il terrore deikhmer rossi, per le esecuzioni, la fa-me o la mancanza di cure.

«La missione del Museo del ge-nocidio di Tuol Sleng è fondamen-tale per promuovere la pace e ga-

rantire, attraverso i suoi archivi, chequesti crimini atroci non si ripetanomai più», ha detto la direttrice ge-nerale dell’Unesco, Audrey Azoulay.«Ecco perché lavoriamo insieme daoltre dieci anni per salvaguardare edigitalizzare questi archivi e renderliaccessibili a tutti. Il lavoro di questomuseo — ha aggiunto — è essenzialeper mantenere la memoria del geno-cidio oltre gli anni e la gradualescomparsa delle sue vittime e di co-loro che lo hanno perpetrato». Gliarchivi del Museo del genocidio diTuol Sleng, che fanno parte del Re-gistro della Memoria del mondodell’Unesco, hanno già beneficiatodi un progetto di conservazione edigitalizzazione per garantire l’ac-cesso sia agli storici che alle famigliedi persone scomparse che cercanoinformazioni sui loro cari.

Si tratta del fondo documentariopiù completo sul sistema carcerariodi Kampau e comprende le fotogra-fie di più di 5.000 prigionieri, non-ché le loro “confessioni” e biografie.Oltre quattro milioni di dati che sa-ranno resi disponibili al pubblicotramite un sito web che sarà lancia-to entro la fine dell’anno. Il proget-to è finanziato dall’Agenzia coreanaper la cooperazione internazionale( Ko i c a ) .

A sostegno del museo si aggiungeora anche il premio Unesco checonsiste in un finanziamento di 30mila dollari offerti dalla Repubblicadi Corea assegnato ogni due anniper contribuire alla conservazione eall’accessibilità del patrimonio docu-mentario come patrimonio comunedell’umanità e promuovere l’accessouniversale all’informazione e alla co-noscenza.

Il premio Jikji Memory of theWorld prende il nome dal più anti-co libro coreano stampato con carat-teri mobili durante la dinastia Ko-ryo. Originariamente composto dadue volumi, uno dei quali è scom-parso, il Jikji, pubblicato nel Tem-pio Heungdeok nel 1377 (come con-fermato da scavi archeologici nel1985), 78 anni prima di Johann Gu-tenberg, è conservato nella Bibliote-ca nazionale di Francia.I recenti disordini tra polizia e manifestanti a Portland (Afp)

WASHINGTON, 9. Israele e gli Emi-rati Arabi Uniti firmeranno il loroaccordo per normalizzare le relazio-ni durante una cerimonia alla CasaBianca il prossimo 15 settembre: lohanno detto fonti della Casa Biancaieri, martedì. Le delegazioni deidue paesi — hanno detto le fontidell’amministrazione alla AssociatedPress — saranno guidate dal pre-mier israeliano Benjamin Neta-nyahu e dal ministro degli esteridegli Emirati Sheikh Abdullah binZayed Al Nahyan, fratello del prin-cipe ereditario di Abu Dhabi.

Funzionari statunitensi, che han-no parlato a condizione di anoni-mato, hanno detto che la cerimoniasi svolgerà nel Rose Garden. Saran-no presenti anche numerosi espo-nenti dell’Amministrazione e delCongresso. Martedì scorso Neta-nyahu aveva twittato di essere «or-goglioso di partire per Washingtonsu invito del presidente Trump e dipartecipare alla storica cerimonia al-la Casa Bianca per firmare l'accor-do con gli Emirati Arabi Uniti».

La cerimonia della firma avverràa circa un mese dall'annunciodell’accordo per stabilire piene rela-zioni diplomatiche. L’annuncio èstato seguito dal primo volo com-merciale diretto tra i due paesi. GliEmirati Arabi Uniti hanno anche

annunciato la fine del boicottaggiodi Israele e quindi la ripresa di rela-zioni commerciali.

Come noto, i palestinesi hannocriticato l'accordo accusando l’am-ministrazione Usa di voler bloccarei negoziati di pace con Israele e im-pedire la soluzione dei due stati,quella che prevede la costituzionedi uno stato palestinese autonomo.Dal canto suo, in concomitanza conl’annuncio dell’accordo con AbuDhabi, Netanyahu ha detto che ilpiano di annessioni di parti dei Ter-ritori palestinesi è stato «sospeso»,ma non annullato.

Intanto, ieri, Netanyahu ha resonoto che una delegazione del Ciadè giunta a Gerusalemme per collo-qui con il governo israeliano. «Loscambio di ambasciatori fra Israelee Ciad, nonché la possibile apertu-ra di un’ambasciata a Gerusalem-me» sono stati i principali puntisul tavolo, ha spiegato il premierisraeliano. All’incontro hanno par-tecipato anche il capo dell’i n t e l l i-gence del Ciad Ahmed Kogri e ilconsigliere israeliano per la sicu-rezza nazionale, Meir Ben Shab-bat. Fra i temi discussi, inoltre, visono stati la cooperazione in setto-ri diversi fra cui la lotta al terrori-smo, le sfide del cyberterrorismo ele risorse idriche.

WASHINGTON, 9. Sconcerto negliStati Uniti per un nuovo caso diuso eccessivo della forza da partedella polizia. Questa volta l’episo-dio è avvenuto nello stato delloUtah, a Glendale, un sobborgo diSalt Lake City, dove venerdì scorsoun bambino autistico è stato grave-mente ferito da un agente della po-lizia. La notizia è stata diffusa daimedia statunitensi solo ieri.

Linden Cameron, 13 anni affettodalla sindrome di Asperger, era inuno stato di angoscia mentale e ur-lava a squarciagola quando sua ma-dre, Golda Barton, non riuscendo agestire la crisi del figlio, ha chiama-to il numero di emergenza statuni-tense per chiedere aiuto per ricove-rarlo. La mamma del ragazzo erarientrata, dopo più di un anno, pro-prio quel giorno al lavoro. Al suorientro a casa ha trovato il figlio inpreda a una crisi di ansia da separa-zione.

Quando gli agenti sono arrivatisul posto Linden è scappato e lapolizia lo ha inseguito. Gli agentiavrebbero intimato al ragazzo di 13anni di mettersi a terra e poi, nonascoltati, hanno aperto il fuoco, col-pendo il tredicenne diverse volte.Linden Cameron è ora ricoverato inospedale con ferite alla spalla, allecaviglie, all’intestino e alla vescica.Le sue condizioni sono state dichia-rate gravi ma comunque in miglio-ramento.

La mamma di Linden, intervista-ta dal’emittente americana Kutv, ri-cordando quei concitati momenti,ha dichiarato di aver detto agliagenti «è disarmato, non ha niente,si arrabbia e inizia a urlare e urlare,solo questo. È un bambino, sta cer-cando di attirare l’attenzione, nonsa come regolarsi». Ha poi aggiun-to che Linden non era armato e che«gli agenti avrebbero dovuto usareil minimo della forza per fermarlo».

Il sergente Keith Horrocks deldipartimento di polizia degli StatiUniti di Salt Lake City ha afferma-to che gli agenti sono stati chiamatiin una casa a Glendale, nello Utah,venerdì sera con una segnalazione«di un ragazzo che aveva minaccia-to alcune persone con un’arma». Almomento sono in corso le indaginiper ricostruire l’esatta dinamica del-la vicenda e stabilire se il comporta-mento tenuto dagli agenti del di-partimento di polizia degli StatiUniti sia stato irreprensibile.

Il dipartimento di polizia di SaltLake City ha affermato in una di-chiarazione diffusa ieri che — comeogni volta che si verifica una spara-toria che coinvolge un ufficiale —verrà istituita una squadra di proto-collo composta da agenti di più

agenzie senza legami con il diparti-mento di polizia di Salt Lake Cityconduce un'indagine indipendente.Nessun’arma sarebbe stata trovatasul luogo, ha riferito il Salt LakeTribune. Il sindaco di Salt Lake Ci-ty, Erin Mendenhall, dicendosi feli-ce perché il ragazzo sia ancora vivo,ha sottolineato come «indipenden-temente dalle circostanze, quelloche è successo è una tragedia e mi

aspetto che questa indagine vengagestita rapidamente e in modo tra-sparente per il bene di tutte le per-sone coinvolte».

Il caso di Linden Cameron ricor-da quello di Daniel Prude, unafroamericano di 41 anni con pro-blemi di salute mentale, morto persoffocamento dalla polizia dopo ilsuo arresto il 23 marzo a Rochester,nello stato di New York.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 10 settembre 2020

di DARIO ED OARD O VIGANÒ

«P apà licenziato perchélodò La dolce vita». Èil titolo di un pezzo afirma di Carlo Verdo-ne uscito su «La Let-

tura» del «Corriere della sera» lo scorso30 agosto. Si tratta di uno squarcio delfilm di Fellini che oltre a dividere la criti-ca portò al licenziamento di Mario Verdo-ne dal «Il Quotidiano» come ci ricorda ilfiglio Carlo. Il libro da cui Carlo trae lefonti è conservato nella biblioteca dei Ver-done e tra i miei scaffali grazie agli anniin cui sono stato membro del Cda delCentro Sperimentale. Si tratta di un volu-me curato da Domenico Moretti e Giu-seppe Ricci dal titolo La dolce vita raccon-tato dagli archivi Rizzoli. Dopo averlo sfo-gliato, mi sono accorto che «L’O sservato-re Romano» è intervenuto nella polemicaben sei volte. Nella mia libreria conservoanche un altro volume Le mie vite allospecchio, pubblicazione del complesso cor-pus diaristico di Gian Luigi Rondi dal1947 al 1997 (Edizioni Sabinae). In data 14febbraio del 1960 si trova una equilibratalettura dell’episodio: «Quanti non condi-videvano la diagnosi pessimistica de Ladolce vita avevano diritto di dirlo (in mo-do urbano, però) esercitando quegli stessidiritti di libertà che avevano consentito aFellini di esprimerci il suo pensiero con ilsuo film». Poi ricorda come la sua stessa«difesa del film» l’abbia riproposta «su“C o n c re t e z z a ”, il mensile diretto da GiulioAndreotti e sulla “Fiera Letteraria”, il set-timanale diretto da Diego Fabbri». Cosìho chiamato Carlo Verdone dopo aver let-to il suo pezzo. La nostra riflessione è vo-lata sulla questione Fellini e La dolce vitae sul riferimento al padre gesuita, Nazare-no Taddei. Nel 2005 gli avevo consegnatoil Premio Speciale Robert Bresson quandoero presidente dell’Ente dello Spettacolo.È stato Carlo a suggerirmi di scrivere diquesto Premio sia perché non è conosciu-to sia perché era stato l’Ente dello Spetta-colo a consegnarlo, una scelta di rilievo vi-sto che il film fu classificato come “sconsi-gliato” proprio dal Centro Cattolico Cine-matografico. Per questo ho deciso di ono-rarne il ricordo nel centenario dalla nasci-ta del padre regista e teorico.

Il Premio fu consegnato il 24 novembredel 2005 al monastero di Santa Scolasticache, come disse l’allora Abate «non sem-bri un luogo strano perché» esistono «le-gami strettissimi tra mondo monastico be-nedettino e la Compagnia [di Gesù].Ogni volta che viene eletto il nuovo gene-rale, una delle prime celebrazioni che ilgenerale eletto fa è proprio al Sacro Specodi Subiaco». Quell’evento non fu sempli-cemente la consegna di un Premio, ma unvero e proprio momento ecclesiale con lapresenza dell’arcivescovo Francesco Ca-cucci e del vescovo Farina. Aspettavamoanche monsignor Zaccheo che ebbe peròun imprevisto. Ricordo di aver ricevuto al-cuni scritti dei padri gesuiti e anche di cri-tici. Tra le lettere mi decisi a leggere unain particolare: quella di Fabrizio Costa.«Finalmente un riconoscimento a un uo-mo — scriveva — che ha fatto molto per lacultura e per la storia del pensierodell’Italia. Mi rincresce molto non poterpresenziare al premio che l’Ente delloSpettacolo attribuisce al padre Taddei…Tuttavia vorrei scrivere qui due parole diringraziamento e di testimonianza del la-voro svolto in tutti questi anni dal padre.Mi pare fosse il 1972 quando per la primavolta incontrai il padre Taddei nella suasede di via Siria a Roma. Ero un ragazzi-no con una gran voglia di fare il cinema,frequentavo l’università di lettere dopoaver preso la maturità in una scuola di ge-suiti a Roma. Fu proprio il rettore dellascuola che mi consigliò di chiedere consi-glio a Taddei per intraprendere la difficilee, per allora, misteriosa carriera del cine-ma. L’incontro con il padre fu per me in-dimenticabile: in poche parole mi spiegòche il cinema era un linguaggio e che perpraticarlo e per leggerlo bisognava impa-rarlo proprio come se fosse una nuovaesperienza della mente. Di questa espe-rienza ne feci tesoro. Presi a collaborarecon il padre Taddei per tanti anni. Feciimportanti incontri soprattutto nelle scuo-le dove presiedevo dei cineforum, ma so-prattutto imparai il metodo critico dellarealtà che mi permise di focalizzare unostile. Oggi racconto storie per e con im-magini grazie a quello stile maturato inquegli anni... Il metodo ti consente diproseguire sulla tua strada con coraggio ecoerenza artistica. Questa è la strada chemi ha insegnato il padre Taddei».

Il Premio, nato dal confronto con l’allo-ra direttore dell’Ufficio nazionale per lecomunicazioni sociali monsignor ClaudioGiuliodori e l’allora segretario generaleCei, il cardinale Giuseppe Betori, ha avu-to due momenti speculari: la testimonian-

za di monsignor Cacucci e la riflessioneteorica del professor Francesco Casetti.«Esprimo gratitudine per questo momento— disse monsignor Cacucci — che diventaanche per me colmo di commozione…Più di 50 anni che padre Taddei vive que-sto servizio alla comunicazione socialenell’ambito della Chiesa… Il mio primoincontro risale appena sacerdote proprio a

Dyer, La dolce vita, (Londra, 2018) equello di Stephen Gundle, Dolce vita. Sesso, potere e politica nell’Italia del casoMo n t e s i , (Milano 2012).

Al di là della vicenda sofferta, legata alcaso del film di Fellini che padre Taddeiripercorrerà nel suo discorso in occasionedel Premio, in quella occasione è stato im-portante l’intervento di Francesco Casetti.

mette in luce non solamente la differenzatra l’immagine e la “cosa rappresentata”,ma mette in gioco l’intero quadro di quel-lo che si può chiamare il processo di si-gnificazione. Dunque il cinema come lin-guaggio e processo di significazione che ilcinema riesce a sviluppare».

Fino a questo punto poteva apparire unmomento celebrativo di una persona che

rità ecclesiastica, l’Ente dello Spettacolo, el’altro dell’autorità religiosa, almeno dallaCompagnia di Gesù. Il mio lavoro è sem-pre stato benedetto e sostenuto dallaCompagnia di Gesù e soprattutto dai mieitre padri generali che ho vissuto; forsequalcuno non avrà notato, e io l’ho nota-to, che qui a rappresentare la Compagniadi Gesù in questo giorno c’è soltanto unoscolastico che non ha nessuna autorità arappresentare la Compagnia di Gesù ed èuno scolastico, studente ancora, destinatoad essere professore in una università delBrasile, il nostro giovanissimo padre Pam-paloni, l’unico, che penso non rappresentila Compagnia di Gesù e credo che nessu-no gli abbia dato questo incarico. Comun-que voglio dire che anche se la Compa-gnia di Gesù non è presente fisicamente inquesta giornata devo dire con tutta since-rità e con tutta la forza con cui lo possodire che alle spalle di questo premio c’èanzitutto la Compagnia di Gesù perché èla Compagnia di Gesù che mi ha messo inquesta strada, che ha capito subito fin daallora l’importanza di questo incarico».Per la verità la Compagnia di Gesù avevafatto pervenire un biglietto di vicinanza epartecipazione.

Taddei non cita mai il caso La dolce vitama fu proprio l’uscita del film di Fellini ele recensioni su “L e t t u re ” del padre che al-zarono “quel muro” di incomprensioni ediffidenze con il Centro cattolico cinema-tografico (confluito nell’Ente dello Spetta-colo) e il mondo ecclesiastico istituzionale.Nel discorso padre Taddei ha ripercorsol’inizio del suo impegno nel mondo dellacomunicazione.

«Ero in Seminario a Trento, al confinecon l’Austria che era appena diventataReich. Avevamo dei collegamenti per cuivenivamo informati di quello che succede-va e, dicevo: ma come mai Hitler è riusci-to a fare queste cose qua? Risposta unica:radio, cinema. Hitler è riuscito a fare quelche ha fatto nel bene e nel male, soprat-tutto nel male, perché si è servito della ra-dio, dei giornali e poi, quando è arrivato,del cinema. E allora nella mia giovinezza,avevo 16 anni circa, mi sono detto… edu-cazione all’immagine…. Ma educazionecosa vuol dire? Capire che cosa diconoquesti media per poterci contrapporre. Macome ci possiamo contrapporre? Ed eccoil secondo settore della mia attività: l’edu-cazione con l’immagine».

Taddei collaborò con la Rai a partiredagli inizi degli anni Cinquanta. Nel 1953ricevette, dall’allora cardinale di MilanoSchuster, l’incarico di curare le trasmissio-ni della Rai di Milano e se ne occupò finoal 1960. Durante il premio ricorderà: «Perdue volte la Rai con i miei lavori, per duevolte, ha vinto il primo premio internazio-nale della televisione, per due anni di se-guito 1958/1959 (probabilmente si riferivaa due documentari Tra gli zingari e Disse:alzati e cammina che ricevettero il premiointernazionale Unda). Non mi inorgogli-sco perché sarebbe stupido, non le hoscritte io quelle cose, le ho scritte sottodettatura, non era roba mia, era roba delPadre Eterno».

La conclusione del discorso a braccio —di cui qui alcuni stralci dalla sbobinatura— torna ancora una volta al senso più pro-fondo per lui: il premio che chiude unastagione, lunga e sofferta, di sospetto econtrapposizione aperta proprio nel 1960.«Fabrizio Costa ha detto: finalmente qual-cuno che fa un riconoscimento, e questova bene. Ma riconoscimento alla provvi-denza perché tutto nel mondo è provvi-denziale… Notate bene che la sera primache io sapessi che mi era stato attribuito ilpremio, stavo preparando il convegno cheadesso si farà appunto a febbraio, e inpieno accordo con i miei collaboratoriavevamo deciso di invitare a parlare alconvegno, cosa che non era mai stata ac-cettata, proprio quelli dell’Ente delloSpettacolo: pensate se non è provvidenzaquesta. E il giorno dopo mi dicono: ti ab-biamo assegnato il premio. Voi avete fattocrollare il muro da parte vostra, io ho cer-cato di far crollare il muro da parte mia,quindi tutto è provvidenziale ed è un fattostorico che un Ente dell’autorità ecclesia-stica e un Ente dell’autorità religiosa, chenon hanno mai potuto lavorare anzi, lacui collaborazione è stato molto spesso ri-fiutata, questi due Enti si trovano oggi, inquesta giornata, in questo piccolo evento,che è molto più grosso di quello che puòsembrare. È un avvenimento storico equindi quel grazie che ho detto con la Ggrossissima è chiaro che il primo grazie vaall’Ente dello Spettacolo che mi ha asse-gnato il premio, a tutti quelli che hannopartecipato, a quelli che sono stati nomi-nati, a quelli che non sono stati nominatima che sono nel mio cuore… quindi unbel grazie a tutti».

A cento anni dalla nascita del padre gesuita Nazareno Taddei

Quel muro (crollato)attorno a «La dolce vita»

uno dei primi, forse il secondo corso spe-cifico... Per 10 giorni abbiamo fatto, percosì dire, una indigestione di lettura strut-turale del film che… ha segnato la mia vi-ta».

Su padre Taddei e la vicenda de La dol-ce vita molto è stato scritto sia a livello di-vulgativo sia accademico. Mi limito a ri-cordare gli studi di Tomaso Subini, il li-bro di Antonio Costa, Federico Fellini. Ladolce vita (Torino 2020) quello di Richard

costituisce un piccolo ma importanteevento nella storia della Chiesa italiana —così ha esordito padre Taddei —. Piccoloper lo scarso spessore che ha avuto la miapresenza in questo club, ma storico perchécon questo premio è stato fatto crollare unmuro di incomprensioni e di diffidenzeche c’era tra due Enti dedicati allo stessoscopo, nello stesso nome di Cristo chenon potevano collaborare… uno dell’auto-

stagione strana della teoriadel cinema che sono statiappunto gli anni Sessanta.Arrivo subito al punto. Pa-dre Taddei con i suoi libriha scompaginato le carte, èentrato, come si direbbe conlinguaggio moderno sporti-vo, a gamba tesa su alcunecose. L’atmosfera italianaera un’atmosfera ancora cheviveva fortemente, diciamo,l’ultima stagione del reali-smo. Il neorealismo e l’ip o-tesi mimetica del cinema co-me misesi della realtà erano

certamente aveva segnato la storia dellapresenza della Chiesa nel mondo della co-municazione, ma il valore di quel momen-to al Monastero di Santa Scolastica dove-va ancora essere svelato. E lo sarà propriodalle parole di Taddei, quell’eco ha segna-to una novità rispetto alla lettura delle in-comprensioni e contrapposizione nellaChiesa rispetto al film La dolce vita.

«Benvenuti a tutti. E a tutti una solap a ro l a … ma una sola parola con una Gmolto grossa che deve comprendere tutto:“grazie”, la parola è grazie. A chi? A chiha organizzato questo premio che per me

Con i suoi libriha scompaginato le carteè entrato a gamba tesa su alcune coseIn un mondo che viveva fortementel’ultima stagione del realismoricordò una verità apparentemente elementareIl cinema è anche e soprattutto linguaggio

Padre Nazareno Taddei

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg ne «La dolce vita» di Federico Fellini (1960)

«Ho accettato molto volentieri l’invito didon Dario… cosa che mi ha portato a ri-leggere i libri che avevano marcato una fa-se importante di studio e a riflettere suuna stagione grande di Taddei... il gruppodi libri che Taddei ha scritto negli anniSessanta: Il trattato di teoria cinematografi-ca, Lettura strutturale del film e Giudiziocritico del film. Collocare molto brevemen-te questi tre libri che poi si affiancano allastraordinaria attività di organizzatore cul-turale e anche all’attività di regista (noiabbiamo alcuni suoi film in deposito inUniversità Cattolica). Collocarlo in questa

ancora fortemente portati avanti; ed eccoche padre Taddei, soprattutto con il Tra t -tato di teoria cinematografica ci ricordaun’altra verità apparentemente elementarema poi non tanto elementare: il cinema èanche e soprattutto linguaggio. Control’ipotesi mimetica, l’ipotesi che in queglianni si stava sviluppando su un altro fon-tre: l’ipotesi semiologica… L’idea del cine-ma come linguaggio comporta che Taddei

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 10 settembre 2020 pagina 5

A colloquio con padre Armel Cresus Fakeye, «mistico in versi» francescano

Solchifioriti di stelle

Oriente e Occidente nei racconti dello scrittore argentino Roberto Arlt

Nella mentedi un allevatore di gorilla

I libri di Arlt sono popolatida cantastorie, mendicantivenditori cerimoniosidalla doppia vita, assassinigentiluomini, donne coraggiose

scrivendo esprimo unaferita e che alla fine tro-va guarigione sono feli-ce, ogni volta che lamia poesia si fa stradanella quotidianità, sonofelice, ogni volta cheper esempio parlandodel vino, oppure di unarealtà banale, trasportolo sguardo, l’immagina-zione, l’ispirazione dellettore al di là diquell’immagine percontemplare la vite, illavoro dietro il vino, ilgusto del vino, la faticadegli operai, la raccolta,sono felice. E ogni vol-ta che la mia poesia di-ce l’inaudito sononell’allegria. La felicitàcompleta è quandoogni poesia mia si tra-sforma in un amboneitinerante. Quando tut-to questo non emergene sono rattristato. C’èun regno del mio cuoreche la poesia non riescea penetrare. C’è la poe-sia declamata, c’è lapoesia scritta, ma ci so-no anche tante poesiemute.

Qui in Italia, forse ci so-no più poeti che lettori.

Ramiro Valdata, «Roberto Arlt» (2016, particolare)

È morto il musicologo Mario Messinis

di SI LV I A GUIDI

«D ietro l’a rc h i t r a v edi ogni incontro/ si nasconde /il mormorio del-l’insolito / Co-

me un inno di ringraziamento e dimeraviglia», si legge in una delle poe-sie più belle di padre Armel CresusFakeye, mistico in versi, francescanodi abito e di cuore. La porta di ogniincontro spalanca possibilità inedite,perché si affaccia sull’immensa fanta-sia di Dio. La terra, la vita quotidia-na, la materia apparentemente piùpiatta e banale che sostanzia il nostrotempo nasconde una luce imprevista.Non a caso il suo ultimo libro si inti-tola Solchi stellati (Viterbo, Casa Edi-trice Serena, 2020, pagine 128, euro15) e una delle sue citazioni preferite èil consiglio in versi di RabindranathTagore «non piangere mai perché hai

quest’avventura si stringe un’alleanzatra due persone. Quest’alleanza lachiamo «la conquista da parte diDonna Poesia». Donna Poesia è statasempre per me una compagna. E. inun certo senso, parossismo del viaggiopoetico è immagine della sinergia pro-fonda che c’è tra il maschio e la fem-mina. Ogni poesia è incrocio di gene-re, di razze.

Che cosa la rende felice quando scrive?

Una caratteristica del poeta è la li-bertà. Quando l’emozione, la parola, isentimenti vengono imprigionati dallosguardo esteriore, la bellezza creativaviene meno. Scrivevo nella poesiaL’allegria umana che «la gioia non èun volto perfetto, senza rughe né fla-gellazioni, abbozzando la storia diun’umanità coccolata e priva di sacri-fici», la felicità è nell’essere. Quindiogni volta che scrivendo riesco a direl’essere sono felice, ogni volta che

realtà generale anche da me, nel mioPaese. Mentre facevo la promozionedel mio primo libro in francese: LesConfidences d’un prêtre, de roses etd’e s p é ra n c e , un editore francese ha fat-to i complimenti alla casa editrice cheha accettato di pubblicare la mia ope-ra, dicendo che oggi nessuno vuoleparlare di poesia. L’industria del libroha fatto una scelta ben precisa, i ro-manzi vengono finanziati più facil-mente rispetto alla poesia. Tuttavia,affermo con Victor Hugo che la poe-sia sarà sempre quella stella che con-duce i re, i pastori, ogni essere umanoalla trascendenza, a Dio. Desiderosperare in una rinascita della poesia.Paragonando la realtà qui in Italia almio Paese, direi che si legge ancoratanto. Però scavando più in profondi-tà, si direbbe che la lettura risulta me-no appassionante di come era in pas-sato. Che cosa si legge oggi? Occorredare in famiglia più spazio al libro.Mi ricordo che da bambino ero iscrit-to alla biblioteca e ci andavo per leg-gere. Quando ero piccolo, i regali,spesso, erano libri. A scuola, gli inse-gnanti erano talmente appassionati diletteratura che ci trasmettevano la loropassione. Da piccolissimi, quando eral’ora di andare a nanna, eravamo cul-lati dalla lettura. Dubito che si faccia-no ancora queste cose oggi. Bisognainventare una nuova cultura della let-tura, come celebrazioni in famiglia,una cultura che si rende presente e vi-sibile in tutti gli ambiti della nostravita. La nostra letteratura dovrebbeessere più semplice. Non intendo nébanale né triviale: semplice. La lette-ratura che rispecchia il vissuto non la-scia indifferente.

Dal fascino di uno sguardo umano (nelsuo ultimo libro cita l’«èloge du regard»di Lucrèce André) alla scoperta dellosguardo di Dio...

L’aneddoto che mi viene subito inmente risale alla mia infanzia. Quan-do ero piccolo dicevo ai genitori ve-dendo un sacerdote in tv (monsignorIsidore De Souza) che volevo esseresacerdote come lui. Ero talmente pre-so che a casa con gli amici organizza-vo delle scenette per mimare una cele-brazione eucaristica con pure la distri-buzione della comunione. Ed eccomiadesso sacerdote. Anche se sono cre-sciuto in una famiglia cristiana, la miafede si è radicata in Dio gradualmen-te. Uno dei mei ricordi preferiti ri-guarda l’esperienza vera e viva che hofatto della parola di Dio soprattutto,Ma t t e o 6, 33: «Cercate il regno dei cie-li e la sua giustizia e tutte queste cosesi saranno date in aggiunta». Nel2013, sette anni fa, ero preso da tantecose. Dovevo accompagnare spiritual-mente tante persone, pregare per loroe facevo fatica a dedicare il tempo do-vuto agli studi. Non ce la facevo più.Avevo sia la tentazione di tralasciarequesti impegni e che di trascurarel’impegno degli studi. In preghiera,ho chiesto a Dio come fare, e dentrodi me ho ricevuto come risposta quelversetto, Ma t t e o 6, 33. Vi posso assicu-rare che quel periodo è stato il mo-mento in cui ho avuto meno tempomateriale per studiare, ma i voti piùalti li ho avuti proprio quell’anno. Edè ancora così.

perso di vista il sole, le lacrime ti im-pediranno di vedere le stelle». PadreArmel viene dal Benin, e ha ancoranegli occhi la struggente bellezza del-le albe sul Lago Nokouè cantate daAngélique Kidjo. La natura parla, ri-pete padre Fakeye nei suoi versi, tuttele cose brulicano del «mormoriodell’insolito». La natura loda il suoCreatore con la sua stessa esistenza,come scriveva, tanti secoli fa, il figliodi un mercante stoffe da un borgo ru-rale dell’Italia centrale. Un ragazzocome tanti altri, Francesco di Bernar-done, che decise di prendere sul seriole domande che sentiva sgorgare den-tro. Da quel momento, niente fu piùcome prima. Il Cantico delle creaturecontinua a inanellare le sue strofe an-che in questo scorcio di ventunesimosecolo, con altre voci, provenienti daaltre latitudini, ma con la stessa pro-fonda, intima gratitudine distillata incanto. Anche una semplice intervistapuò essere «un’occasione per renderepiù visibile e dare più vita e soffio allapoesia», Visitazione misteriosa e im-prevedibile, dono impossibile da pro-gettare a tavolino perché «scrivere perme — ribadisce padre Armel — è sem-pre un avvenimento, un evento ina-sp ettato».

Ha scritto più volte, nei suoi libri, chetutto è cambiato nella sua vita da quan-do è stato conquistato da Donna Poesia.Un amore che riserva sempre nuove sco-perte...

Risalendo nella storia della lettera-tura in modo generale, è evidente chela poesia è la figlia maggiore della let-teratura, soprattutto nella sua espres-sione orale. Partendo da questa consi-derazione, la poesia si rivela a mesempre come un rapimento, anzi piùcome un innamorarsi che un innamo-ramento. Innamorarsi, perché accadeuna relazione in cui l’essenziale è ilprotagonista. Questa esperienza tantobella quanto affascinante non si ridu-ce ad un sentimentalismo, e nemmenoad un romanticismo, ma sorge dallacelebrazione delle nozze dell’ispirazio-ne. Per scrivere poesia e perdurare in

Di chi è la responsabilità, secondo lei, diquesta diffusa “disattenzione”?

Senza cercare di incolpare qualcu-no, direi semplicemente che la sua os-servazione traduce le priorità odiernedella nostra umanità, ma anche le suemalattie. Un’umanità strappata viadalla sua esistenza, dal senso della so-sta, della meraviglia, dell’attesa,dell’inaspettato, del ringraziamento,non può che diventare nemica dellapoesia. Tanto è vero che, arrivati aquesto punto della nostra storia, leg-gere e capire la poesia ci appare comeun’impresa assurda. La poesia è nataraccontando il quotidiano. Fuori dellarealtà umana, non c’è più poesia. Cre-do che abbiamo, ad un certo momen-to, perso questo. È purtroppo una

di MARCO TESTI

Forse occorrerebbepartire dalla fine. Perla precisione dallaconclusione di un li-bro di Emmanuel

Carrère, Limonov: il protagoni-sta racconta all’i n t e r v i s t a t o reche per la fine della sua vitavorrebbe non una bella pensio-ne, non la ricchezza e la fama,ma sedersi «all’ombra delle

D all’esperienza africana nasco-no i racconti di un libro che ciriporta di nuovo in contattocon i vagabondi (chissà se perscelta o per necessità, si inter-roga l’uomo d’occidente) i can-tastorie, i mendicanti ciechi (ela cecità è un archetipo diffuso,si pensi a Omero) i venditoricerimoniosi dalla doppia vita,gli assassini gentiluomini, ledonne che vanno oltre la loroapparente condizione di subor-dinazione per cambiare le cartein tavola e capovolgere il gio-co. Arlt non si pone apparente-mente la questione del fascino

che causa «un piacere vertigi-noso nel degradare la mia di-gnità umana». Arlt riesce inpoche parole a cogliere i mo-menti essenziali in cui l’incon-scio animale torna ad emergere,semplicemente perché l’io ra-zionale viene messo alla provadalla paura, dalla fame, dall’in-giustizia, dalla violenza dell’al-t ro .

E il riferimento all’umiliazio-ne della Germania, che vennepraticamente consegnata allafame, dopo la fine della primaguerra mondiale, con il risulta-to di risvegliare la belva del ri-

moschee» come quei mendican-ti «senza età, senza occhi» chesì, saranno anche dei relitti, masono anche dei re. Partiamo daqui, perché è qui che ci ponia-mo la domanda che assilla laletteratura d’occidente: perquale motivo la povertà, il va-gabondaggio, la lontananza daibeni d’occidente, hanno sempreaffascinato non solo artisti,scrittori, poeti, filosofi, ma uo-mini comuni che sono sparitisenza lasciare traccia?

A questa domanda rispondo-no libri che a tutta prima nonsembrano nascere con questafunzione. Ad esempio L’alleva-tore di gorilla ( M o n t e ro t o n d o ,Fuorilinea, 2019, 16 euro, 187pagine), di Roberto Arlt, tra imaggiori scrittori argentini delNovecento (1900-1942) che ven-ne inviato in Spagna e in Afri-ca come corrispondente di «ElMundo» a partire dal 1934.

angoli che improvvisamentehanno tanta “forza poetica” dafar chiedere ai protagonisti seper caso non fossero l’antica-mera del paradiso.

Ma c’è dell’altro: se da unaparte l’occidentale rimane stra-niero, come nel caso dei prota-gonisti del Tè nel deserto (più didieci anni dopo) di Paul Bo-wles, anche se percepisce inparte il richiamo dell’ignoto,dall’altra il narratore non puòfare a meno di raccontare losprofondamento in quello cheforse è uno dei modelli di Arlt,il Conrad di Cuore di tenebra,l’orrore del ritorno. Orrore insenso religioso, come contattoustionante con quello che nellaRoma protostorica si chiamavail piaculum, l’oggetto, l’animaleo l’uomo che era entrato incontatto con il divino e che nelcaso del racconto Gli uominif i e ra diventa l’orrore della tra-sformazione dell’uomo in pre-d a t o re .

E qui sta l’abilità dello scrit-tore: il processo di animalizza-zione non viene montato comescena horror, ma semplicemen-te con la descrizione della rea-zione del personaggio razionalee colto di fronte all’i m p ro v v i s aapparizione della bestia nell’al-t ro .

La risposta difensiva del sot-tosuolo pre-psichico e nel «de-siderio violento di mordere»,

sentimento, viene subito allamemoria: questo fa parte dellacapacità della letteratura dipercepire le profondità dietro lea p p a re n z e .

La confessione del magistra-to al sacerdote cattolico segnaun passaggio da non sottovalu-tare, soprattutto perché non di-chiarato dalla voce narrante eperciò appartenente al sé pro-fondo autoriale: la ragione dei-ficata è stata spesso spodestatadal ritorno alla fiera primitiva,e il motivo è che essa è solouna parte della immensa e nonquantificabile energia dell’esse-re .

La religione è ricerca delleradici di senso, non superstizio-ne, emerge — senza che sia maidetto esplicitamente — da que-ste pagine.

Merito dei racconti di Arlt èquello di non giudicare e dinon sottostare alla presunta so-vranità della logica d’o ccidente:la magia, la religione, sia essaislamica che cristiana, ebraica oquella arcaica dei luoghi narra-ti, la constatazione che la ra t i opuò aiutare fino ad un certopunto nel contatto con altreculture, rappresentano l’ele-mento profondo di storie chenarrano, avrebbe detto Ariosto,«altri piani, altre valli, altremontagne».

dell’ignoto, semplice-mente perché nei suoiracconti si confondecon le resistenze dellaragione d’occidente, laseduzione della vio-lenza e del ritornoall’animalità pura, maanche con il tentativodi distanza del testi-mone che deve rac-contare. Per cui loscrittore che negli anniprecedenti aveva datovoce agli emarginati diBuenos Aires con i lo-ro espedienti per so-pravvivere, si trova oraa tentare la narrazionedi qualcosa di diverso,apparentemente: il pa-norama metropolitanocede il posto a stradenon asfaltate, piazzepiù simili «a un puz-zolentissimo letamaio,pavimentato con del-l’orrenda ghiaia sparsaa caso», ma anche ad

di MARCELLO FILOTEI

Senza precedenti per intere generazioni. Saràdecisamente un avvenimento senza prece-denti per molti non vedere quest’anno Ma-

rio Messinis tra il pubblico della Biennale Musicadi Venezia. Da decenni non se ne era persa una edal 1979 al 1996, con qualche interruzione, ne ave-va dirette più di una decina. Il grande musicolo-go è morto ieri nella sua Venezia all’età di 88 an-ni, lasciando al Teatro La Fenice, che lo ha vistosovrintendente dal 1998 al 2001, il compito di da-re l’annuncio e la triste incombenza di esporresulla facciata la bandiera a mezz'asta.

Critico acuto e grande organizzatore culturale,come talvolta accade a quelli particolarmente ca-paci ha ricoperto a lungo importanti incarichi inalcune delle maggiori istituzioni culturali italiane,non solo in laguna. Quando la Rai aveva ancorapiù di un’orchestra sinfonica, fu direttore artisticoprima di quella di Torino, dal 1986 al 1989, e su-bito dopo di quella di Milano, fino al 1994. Lì haideato un festival interamente dedicato a BrunoMaderna: ventitrè concerti, un convegno e una

serie di serminari che indagavano sull’attività diun grande compositore da poco scomparso.

A farne un protagonista del mondo musicale èstata proprio l’attenzione alla contemporaneità,soprattutto alla Biennale, divenuta sotto la suaguida una delle realtà più aggiornate in questoambito. Con passione e curiosità non comuni,Messinis è stato capace di mettere in luce i pas-saggi cruciali della post avanguardia firmandomanifestazioni come «Dopo l’avanguardia: pro-spettive musicali intorno agli anni ‘80» (1981),«Con Luigi Nono» (1993) o «L’ora di là dal tem-po» (1995).

Ultimamente arrivava in teatro in motoscafo,evitando passeggiate troppo lunghe tra le calli e icampi di Venezia. Assieme a qualche acciaccoportava con sé una curiosità che non si era spentanegli anni. Aveva le sue idee, ma non la spocchiadi chi le vuole imporre a ogni costo. Era rimastoaperto al mondo, soprattutto ai giovani, che comeha sottolineato il direttore artistico della BiennaleMusica, Ivan Fedele, «sosteneva a prescindere dalloro orientamento estetico».

Massimo Cacciari ha chiesto al Comune di in-titolargli un’istituzione.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 10 settembre 2020

Una goccia nel mare della crisiIntervista al presidente della Conferenza episcopale sulla campagna «Respira Perú»

L’appuntamento biblico in Brasile

Quel rapporto tra fede e vita

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

denza. Il Perú ha dovuto lottarecontro una diffusione dell’epidemiatra le più alte nel mondo, con le gra-vi conseguenze economiche che sistanno facendo sentire. L’a rc i v e s c o v odi Trujillo, Héctor Miguel CabrejosVidarte, presidente della Conferenzaepiscopale peruviana e del Consiglioepiscopale latinoamericano (Celam),è stato naturalmente alla guida dellaChiesa locale durante questa crisisenza precedenti. In un’intervistaconcessa da Lima a «L’O sservatoreRomano», il presule analizza ciò cheha significato questo ultimo periodoe l’opera della Chiesa per soddisfarele necessità primarie delle persone,prima fra tutte quella creata dalla ca-renza di respiratori.

Il Perú è il Paese con il tasso più altodi mortalità al mondo a causa del co-vid-19; secondo dati del ministero dellaSalute peruviano l’indice di mortalità èdel 4,56 per cento. La scarsità di ossi-geno ha condizionato duramente la lot-ta contro la pandemia. Come vede lasituazione? Quali bisogni ha la gente?

In primo luogo, ringrazio sincera-mente «L’Osservatore Romano» per

Chiesa per l’umanità dinanzi allapandemia del covid-19, orientamentiche il Dicastero per il servizio dellosviluppo umano integrale della San-ta Sede sta attuando. In tal senso,crediamo che la lotta contro il covid-19 sia un compito che non riguardasolo lo Stato, ma tutti i settori delPaese. Per questo noi, Conferenzaepiscopale peruviana, Società nazio-nale delle industrie e Accademia na-zionale delle scienze, avendo lo stes-so obiettivo, ossia quello di salvarevite, abbiamo deciso di creare il pro-gramma «Respira Perú», al fine dirispondere alla mancanza di ossige-no medicale nel nostro Paese e di in-fondere così speranza nel popoloperuviano in mezzo a tanta sofferen-za, per dire a tutti i cittadini che inquesta lotta per la vita e la salutenon sono soli, perché la loro soffe-renza è parte della sofferenza della

tribuire a soddisfare i bisogni, in ba-se a quanto abbiamo raccolto. In talsenso, stiamo contribuendo a finan-ziare impianti di ossigeno medicale.Ne abbiamo già acquistati quattro, ilpiù grande è di 60 metri cubi e sitrova nella città di Arequipa. Abbia-mo anche comprato quasi millebombole di ossigeno che sono statedistribuite alle diocesi in tutto il Pe-rú affinché possano darle in uso aicentri medici che più ne hanno biso-gno in questo momento. Inoltre so-no stati consegnati a settantunoospedali del Paese 960 ventilatorimeccanici per uso temporaneo perevitare a chi viene contagiato di do-ver essere ricoverato in un reparto di

nali come la Commissione economi-ca per l’America Latina (Cepal) in-dicano che l’impatto sull’economiasarà molto serio e genererà un au-mento dei tassi di povertà e di po-vertà estrema e disoccupazione inAmerica Latina e nei Caraibi. Men-tre l’epidemia non inciderà molto suisettori più ricchi, quelli più vulnera-bili ne saranno duramente colpiti. Segià si parlava di un decennio diffici-le per la regione, la pandemia puòfar sì che ci sia un altro decennioperso (come negli anni Ottanta). Aessere maggiormente colpiti sarannole persone che vivono alla giornata,che svolgono lavori informali, chenon godono di diritti lavorativi, e

questa intervista che mi consente diillustrare la dura realtà che stiamoaffrontando e in che modo la Chiesae la società nel suo insieme si sianoprese per mano per mandare avantiil Paese. Oggi il Perú è una delle na-zioni del mondo più colpite dallapandemia del covid-19, con oltre690.000 casi positivi accertati e qua-si 30.000 deceduti. A causa di tuttociò, stiamo attraversando una dellecrisi sanitarie, economiche e socialipiù gravi della nostra storia. Nei pri-mi mesi della pandemia si è consta-tato che molte persone non sonoriuscite a raggiungere un centro sa-nitario per poter essere assistite ehanno vissuto grandi difficoltà eco-nomiche e ritardi nell’ottenere bom-bole di ossigeno medicale.

Monsignor Cabrejos Vidarte, come vedela missione della Chiesa nel contestodella crisi sanitaria provocata dal co-vid-19?

Il lavoro della Chiesa in Perú ri-sponde agli orientamenti dati dallaCommissione istituita da Papa Fran-cesco per esprimere l’amore della

Chiesa e del Paese, e che solo insie-me potremo uscire da questa crisiche ci colpisce ancora oggi.

Quando si potrà iniziare a vedere unaluce alla fine del tunnel, tenendo contoche il tasso di contagio ha cominciato adiminuire nelle ultime settimane? Qualè il bilancio della campagna «RespiraPerú»? Quali sono i passi da compie-re ?

Il programma «Respira Perú» è losforzo congiunto di Chiesa, impresaprivata e Accademia per contribuirea uscire da questa emergenza sanita-ria che la nazione sta vivendo. In talsenso abbiamo messo a disposizionedi questo sodalizio il meglio diognuno. La Conferenza episcopaleperuviana e le quarantasei giurisdi-zioni ecclesiastiche in cui è pastoral-mente strutturata stanno collaboran-do per raccogliere le richieste in ma-teria sanitaria da ogni angolo delPaese per poter così ottimizzare gliaiuti. Insieme all’impresa privata,all’Accademia e al ministero dellaSalute abbiamo cercato di capire checosa manca in ogni regione, per con-

terapia intensiva. Al momento stia-mo acquistando altri 960 ventilatori.Stiamo anche distribuendo cinquan-ta concentratori di ossigeno e centi-naia tra flussometri, maschere Wa-yrachi e ossimetri. Ci sarà poi unaseconda fase di «Respira Perú» incui si cercherà di fare un nuovo ap-pello alla solidarietà a tutti i peru-viani per continuare ad acquistareapparecchiature di emergenza sanita-ria per alleviare il bisogno di ossige-no medicale del nostro popolo chesta ancora soffrendo a causa di que-sta grave malattia. Lo sforzo artico-lato della Chiesa peruviana non ri-guarderà solo questa fase di emer-genza, ma si proietterà anche nel pe-riodo post-pandemia, poiché le con-seguenze del covid-19 genererannonel nostro Paese gravi problemi so-ciali ed economici.

In che misura crede che il covid-19contribuirà ad aumentare i già gravitassi di povertà nella regione? Qualisettori sono i più colpiti?

Tutte le informazioni che ci forni-scono le organizzazioni internazio-

che, costretti a stare in quarantena,non hanno potuto generare risorse.Non dobbiamo inoltre dimenticare imilioni di migranti, sia centroameri-cani in cammino verso gli Stati Uni-ti, sia i venezuelani in Sud America,che subiranno con maggior durezzale conseguenze economiche e socialidel coronavirus.

Fino a che punto, o in che misura, cisarà un prima e un dopo per la società– un modus vivendi dell’essere umano– dopo questa pandemia di coronavi-rus?

Sì, molte cose nelle nostre societàcambieranno, in bene e in male. Ilmodo di comunicare, di stabilirerapporti umani, di proteggerci difronte a questo tipo di nemici invisi-bili, la salute, l’educazione, la tecno-logia si adegueranno ai nuovi tempi.Ma credo anche che molte cose po-trebbero diventare più evidenti, cioèaccentuarsi: la disuguaglianza, la po-vertà, la concorrenza tra Stati, l’asce-sa di leader nazionalisti con discorsipoco democratici, come sta già acca-dendo nel mondo e anche in Ameri-ca Latina. La cooperazione dovreb-be fluire proprio come la grande ri-sposta per far fronte a questo tipo diminacce globali, ma non ci sono se-gnali che il mondo stia procedendoin questa direzione. Di fronte alladifficile situazione attuale, dobbiamotener presenti i messaggi di PapaFrancesco, che ci esorta a cercaremodi creativi che consentano di tra-sformare questa crisi in un’opp ortu-nità di costruire un mondo semprepiù fraterno e giusto, e considerareal contempo gli obiettivi della Com-missione vaticana covid-19, secondo iquali insieme dobbiamo «agire ades-so per il futuro; guardare al futurocon creatività; comunicare la speran-za; cercare dialogo e riflessioni co-muni; e sostenere per custodire».Desidero concludere con una frasedi Papa Francesco, pronunciata du-rante lo straordinario momento dipreghiera dello scorso 27 marzo, do-ve, di fronte alla paura, ci ha esortatiad «abbracciare il Signore per ab-bracciare la speranza: ecco la forzadella fede, che libera dalla paura edà speranza».

Una paziente ricoverata in un repartoospedaliero a Lima (a destra);

il presidente della Conferenza episcopaleperuviana, arcivescovo Héctor Miguel

Cabrejos Vidarte (sotto)

In America Latina il mese dedicato alla Parola di Dio

R i c o s t ru i rela casa comune

di MARCELO FIGUEROA

La restaurazione dell’identitàcome popolo di Dio, il rin-novamento della speranza

nella comunità, il ritorno alla fidu-cia sociale in politici giusti, il biso-gno di recuperare l’eredità di paceintergenerazionale e la rivalorizza-zione della fede come ethos nazio-nale sono stati gli assi centrali delregno di Giosia in Giuda (cfr. 2Re, 22, 1-23, 30; 2 C ro n a c h e , 34, 1-35, 27). Ma una simile ricostruzioneecumenica, avendo radici nell’habi-tat, sguardo nell’essere individualee sociale e proiezione nella spiri-tualità ancestrale, poteva essere in-tegrale solo se si cominciava dallacasa di Dio, specchio teologale del-la casa comune. Consapevole dellanecessità e dell’urgenza di questoindispensabile compito liberatore,dopo tanti anni di disgrazia, doloree morte, Giosia lo intraprese (cfr. 2Re, 22, 4-6).

Non appena misero mano al-l’opera di ricostruzione fondaziona-le, trovarono la pietra fondamenta-le che avrebbe cambiato l’asse e ilsenso del regno restauratore delpronipote di Ezechia: la Parola diDio. Il testo biblico lo narra così:«Mentre si prelevava il denaro de-positato nel tempio, il sacerdoteChelkia trovò il libro della leggedel Signore, data per mezzo diMosè» (2 C ro n a c h e , 34, 14). Unavolta ricevuto il libro sacro, Giosia,dopo aver consultato la profetessaCulda sui passi da compiere, intra-prese la missione più profonda del-la ricostruzione del suo regno diGiuda, la casa comune, ossia il rin-novamento dei voti del popolo edei governanti attorno al patto conil Creatore: «Per suo ordine si ra-dunarono presso il re tutti gli an-ziani di Giuda e di Gerusalemme.Il re salì al tempio del Signore in-sieme con tutti gli uomini di Giudae con tutti gli abitanti di Gerusa-lemme, con i sacerdoti, con i profe-ti e con tutto il popolo, dal piùpiccolo al più grande. Ivi fece leg-gere alla loro presenza le parole dellibro dell’alleanza, trovato nel tem-pio. Il re, in piedi presso la colon-na, concluse un’alleanza davanti alSignore, impegnandosi a seguire ilSignore e a osservarne i comandi,le leggi e i decreti con tutto il cuo-re e con tutta l’anima, mettendo inpratica le parole dell’alleanza scrit-te in quel libro. Tutto il popoloaderì all’alleanza» (2 Re, 1-3).

In America Latina, a settembre,si celebra il Mese della Bibbia. LaChiesa cattolica lo celebra per ri-cordare san Girolamo, autore dellaVu l g a t a , la prima traduzione dellaBibbia in latino, la Chiesa ortodos-sa per sottolineare che i santi van-geli e gli altri libri del Nuovo Te-stamento furono scritti in greco ele Chiese evangeliche e protestantiper commemorare la traduzionedei testi biblici in spagnolo, la Bib-bia Reina-Valera.

Il racconto del re Giosia, sebbe-ne sia situato cronologicamente ne-gli anni 640-609 avanti Cristo e ab-bia una connotazione storica pre-babilonese e un contesto veterote-stamentario profetico, può illumi-nare in modo significativo il nostropresente. Questo Mese della Bib-bia, nei Paesi latinoamericani, citrova immersi nella fase più criticadel covid-19. Il nostro è un conti-nente attraversato da una pande-mia che ha fatto collassare granparte del già debole sistema sanita-rio e che si è dolosamente tradotta

in milioni di malati e centinaia dimorti. Inoltre il terremoto sanitariodel virus sta provocando uno tsu-nami di tragedie alimentari, lavora-tive e sociali che hanno innalzato itassi di povertà e di disoccupazio-ne a livelli mai visti. Tutto ciò nelquadro di una crisi ecologica che,avendo il proprio epicentro nel-l’ecocidio amazzonico, si sta riper-cuotendo su tutta la casa comunedi quella che a queste latitudinichiamiamo “la patria grande lati-noamericana”.

Dobbiamo avviare il prima pos-sibile la restaurazione dell’identitàcome popoli, il rinnovamento dellasperanza comunitaria, il ritornodella fiducia sociale in politici giu-sti, il recupero dell’eredità di paceintergenerazionale e la rivalorizza-zione della fede semplice, pura epopolare come ethos culturale. Inquesta ricostruzione integrale edecumenica della casa comune mo-rena, dobbiamo incontrarci nuova-mente con la Parola di Dio. Noncome mero strumento religioso, eneppure come freddo strumentoletterario, e ancor meno come amu-leto dalla vuota simbologia politi-ca; bensì come parola di fede, disperanza, di carità, di riconciliazio-ne e di fratellanza latinoamericana.Come Parola viva che sappia dialo-gare con i poveri della terra, con laterra generosa, con tutte le cultureancestrali e le confessioni di fedepopolari meravigliosamente diver-se.

Allora, parafrasando l’ultimo te-sto biblico citato, dobbiamo, conogni voce della fraternità america-na, «esortare tutte le nazioni, tutti irappresentanti, dagli anziani fino aibambini, a rispettare le condizionidell’alleanza. E allora tutti i popoliaccetteranno l’impegno». Impegnodi curare la casa comune integral-mente, sotto lo sguardo misericor-dioso della Parola incarnata che so-stiene l’universo intero (cfr. E b re i , 1,3).

BRASÍLIA, 9. La frase scelta è «Apri la mano atuo fratello» e prende spunto da un passo delDeuteronomio: così i presuli brasiliani hannovoluto illustrare il Mese biblico che ha preso ilvia il 1° settembre. Il libro ispiratore dello sloganriveste un ruolo importante, ha sottolineato ilvescovo di Luziânia, Waldemar Passini Dalbello,membro della Commissione per l’animazione bi-blica e catechetica della Conferenza episcopalebrasiliana. «Abbiamo bisogno dell’Antico Testa-mento — ha proseguito il presule — perché è untesto che pone al centro la Legge di Dio, quellache promuove i rapporti tra fratelli. Mosè ne è ilgrande mediatore e qui troviamo anche la rispo-sta che il popolo eletto deve al suo Dio, ovveroil rispetto dei comandamenti».

Due gli orientamenti indicati da monsignorPassini Dalbello: «Attenersi alla lettura del testoproposto perché aiuta a comprendere il contestostorico e il modo in cui si inserisce la preghieranel contesto stesso. In secondo luogo sarà im-portante pregare con i brani suggeriti. Nonmancheranno le proposte di approfondimentodella Parola di Dio di sacerdoti e di laici». Il ve-scovo di Luziânia ha poi osservato come laChiesa in Brasile e la Commissione episcopaleper l’animazione biblica e catechetica stiano vi-vendo un momento di trasformazione e di adat-tamento «dovuti anche ai drammi che stanno vi-vendo tutte le nostre comunità», in riferimento

al persistente contagio di covid-19 e all’appro c-cio diversificato che inevitabilmente sarà propo-sto ai fedeli. «Non possiamo ignorare l’avanza-mento del virus ma ciò non significa che dob-biamo fermarci», ha precisato. Di fronte a even-tuali nuove restrizioni il luogo della riflessione edella preghiera non potrà che essere la famiglia,«ambito ideale e prioritario» per la crescita diquella “Chiesa domestica” che già nei mesi scor-si ha avuto modo di riunirsi con più frequenza.«Per le riunioni e gli approfondimenti faremo le-va sulle piattaforme on line che potranno esserecoordinate direttamente dalle parrocchie o dallestesse comunità», ha aggiunto il presule che haanche ricordato la storia del Mese biblico, ini-ziativa specifica della Chiesa brasiliana: «Affon-da le sue radici nel lontano 1947. Da allora ogniultima domenica di settembre è stata dedicataalla Bibbia».

Quest’anno, inoltre, il 30 settembre coincidecon la festa di san Girolamo, «grande conoscito-re del testo sacro, esegeta e traduttore». Dal sin-golo giorno si è passati, infine, nel 1976, al veroe proprio mese celebrativo. «Fu l’arcidiocesi diBelo Horizonte — ha concluso il vescovo — asperimentare la nuova formula che da oltre qua-rant’anni viene ormai proposta a tutto il Paese».

Un appuntamento che si rinnova e che neltempo ha portato significativi frutti. «In Brasi-le l’esperienza dei circoli biblici ha ormai una

lunga tradizione — ha raccontato sulle paginedi “Mondo e missione” padre Francesco Sor-rentino, missionario del Pontificio istituto mis-sioni estere dal 2007 nello Stato sudamericano— espressa con piccoli gruppi di cristiani che siritrovano nelle case a leggere insieme la Paroladi Dio. Fulcro dell’esperienza è stato il Centrodi studi biblici fondato nel 1979 dal frate car-melitano Carlos Mesters con al centro propriol’idea di una lettura popolare ed ecumenicadella Scrittura». Dove la parola “p op olare” siriferiva a una lettura che fosse in grado dicoinvolgere tutto il popolo di Dio, «tesa amettere al centro dell’attenzione soprattutto ilrapporto tra la fede e la vita», e aiutasse a fareluce sulle personali ombre dell’anima. E così icircoli biblici, ha spiegato padre Sorrentino,sono diventati «una modalità di prima evange-lizzazione» portando molti frequentanti nonbattezzati a una vera conversione: molti adulti,dopo un percorso di approfondimento dellaParola, hanno chiesto di ricevere il sacramen-to. «Magari erano anche totalmente indifferen-ti rispetto alla fede — ha aggiunto il missiona-rio — ma ci si sono ritrovati in pieno perché lamoglie o il figlio hanno iniziato a invitare altriin casa a leggere la Bibbia. Alla fine anche lo-ro hanno scelto di spegnere la televisione emettersi in ascolto insieme a tutti gli altri».

Julius Schnorr von Carolsfeld, «Giosia ascolta la lettura della legge» (1858)

Page 7: Garantire il diritto all’educazione nei Paesi colpiti da

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 10 settembre 2020 pagina 7

Lettera circolare della Congregazione per l’educazione cattolica alle scuole, alle università e alle istituzioni educative

Rimettere al centro la relazionecon la persona concreta e reale

fondamente cambiato durante glianni, tanto dal punto di vista socialequanto dal punto di vista tecnico —ha bisogno di essere sostenuto attra-verso una solida formazione continuache sappia andare incontro alle esi-genze dei tempi, senza perdere quel-la sintesi tra fede, cultura e vita, checostituisce la peculiare chiave di vol-ta della missione educativa attuatanella scuola e nell’università cattoli-ca. Sui docenti gravano tante re-sponsabilità e il loro impegno devesempre di più trasformarsi inun’azione reale, creativa e inclusiva.Grazie a loro si alimenta uno spiritodi fraternità e condivisione non solocon i discenti, ma anche tra le gene-razioni, le religioni e le culture, non-ché tra l’uomo e l’ambiente.

La persona al centroAffinché ciò avvenga, occorre

sempre rimettere al centro dell’azio-ne educativa la relazione con la perso-na concreta e tra le persone reali checostituiscono la comunità educativa;relazione che non può trovare casasufficiente nell’interazione mediatada uno schermo o nelle impersonaliconnessioni della rete digitale. Lapersona concreta e reale è l’anima stes-sa dei processi educativi formali einformali, nonché fonte inesauribiledi vita per la sua natura essenzial-mente relazionale e comunitaria, chesempre implica la duplice dimensio-ne verticale (aperta alla comunionecon Dio) e orizzontale (comunionetra gli uomini). L’educazione cattoli-ca — ispirandosi alla visione cristianadella realtà in tutte le sue espressioni— mira alla formazione integrale del-la persona chiamata a vivere in ma-niera responsabile una specifica vo-cazione in solidarietà con gli altriuomini.

In un mondo, in cui «tutto è inti-mamente relazionato»2, ci sentiamouniti nel trovare — secondo l’a n t ro -pologia cristiana — percorsi formati-vi nuovi che ci consentano di cresce-re insieme utilizzando gli strumentirelazionali che ci offre la tecnologia

di oggi, ma soprattutto aprendociall’insostituibile ascolto sincero dellavoce dell’a l t ro , donando tempo peruna comune riflessione e progettuali-tà, facendo tesoro dei racconti perso-nali e progetti condivisi, degli inse-gnamenti della storia e della saggez-za delle generazioni passate. In unsimile processo di formazione nella re-lazione e nella cultura dell’incontro t ro -va spazio e valorizzazione anche la“casa comune” con tutte le creature,poiché le persone, proprio mentre siformano alla logica della comunionee della solidarietà, già lavorano «perrecuperare la serena armonia con ilc re a t o » 3, e per configurare il mondocome «spazio di una vera fraternità»(cfr. Gaudium et spes, 37).

Il servizio come fineLa situazione attuale ha fatto

emergere con forza l’esigenza di unpatto educativo sempre più comunitarioe condiviso, che — traendo forza dalVangelo e dagli insegnamenti dellaChiesa — concorra in generosa eaperta sinergia alla diffusione diun’autentica cultura dell’i n c o n t ro . Perquesto, le scuole e le università cat-toliche sono chiamate a formare per-sone disponibili a mettersi al serviziodella comunità. Nel servizio, infatti,possiamo sperimentare che c’è piùgioia nel dare che nel ricevere (cfr.At 20, 35) e che il nostro non puòpiù essere il tempo dell’i n d i f f e re n z a ,degli egoismi e delle divisioni: «Tut-to il mondo sta soffrendo e deve ri-trovarsi unito nell’affrontare la pan-demia», dal momento che «la sfidache stiamo affrontando ci accomunatutti e non fa differenza di perso-ne»4. La formazione al servizio nellasocietà per la promozione del benecomune interpella tutti a «unire glisforzi in un’ampia alleanza educativaper formare persone mature, capacidi superare frammentazioni e con-trapposizioni e ricostruire il tessutodi relazioni per un’umanità più fra-terna»5.

Lavorare in reteL’evidenza che «la pandemia ha

messo in risalto quanto siamo tuttivulnerabili e interconnessi»6 chiedealle istituzioni educative — cattolichee non — di contribuire alla realizza-zione di un’alleanza educativa che,come in un movimento di squadra,abbia l’obiettivo di «ritrovare il pas-so comune per ravvivare l’imp egnoper e con le giovani generazioni, rin-novando la passione per un’educa-zione più aperta e inclusiva, capacedi ascolto paziente, dialogo costrut-tivo e mutua comprensione»7. Ciòpuò essere favorito da una rete piùintegrata di cooperazione, la quale siconfigura come un punto di parten-za per fissare e condividere alcuniobiettivi irrinunciabili verso cui farconvergere — in modo creativo econcreto — modelli di convivenza al-ternativi rispetto a quelli di una so-cietà massificata e individualista8. Sitratta di una responsabilità ampia eaperta a tutti quelli che hanno acuore la costruzione di un rinnovatoprogetto educativo di lungo periodo,sulla base di istanze etiche e norma-tive condivise. Un prezioso contri-buto può essere dato dalla pastoralescolastica e universitaria nonché daisingoli cristiani presenti in tutte leistituzioni educative.

ConclusioneLa Congregazione per l’Educazio-

ne Cattolica — come già espresso nelcomunicato del 14 maggio 20209 —

rinnova la propria vicinanza edesprime vivo apprezzamento a tuttele comunità educative delle istituzio-ni scolastiche e universitarie cattoli-che che, nonostante l’emergenza sa-nitaria, hanno garantito lo svolgi-mento delle proprie attività per noninterrompere quella catena educativache è alla base non solo dello svilup-po personale, ma anche della vitasociale. Nella prospettiva della futu-ra programmazione scolastica e acca-demica, pur fra incertezze e preoccu-pazioni, i responsabili della societàsono chiamati a dare maggiore rile-vanza all’educazione in tutte le suedimensioni formali e informali, coor-dinando gli sforzi per sostenere e as-sicurare, in questo tempo difficile,l’impegno educativo di tutti.

È tempo di guardare avanti con co-raggio e speranza. Le istituzioni edu-cative cattoliche hanno in Cristo —via, verità e vita (cfr. Gv 14, 6) — illoro fondamento e una fonte peren-ne di «acqua viva» (cfr. Gv 4, 7-13)che rivela il senso nuovo dell’esisten-za e la trasforma. Pertanto, ci sosten-ga la convinzione che nell’educazio-ne abita il seme della speranza: unasperanza di pace e di giustizia.

Città del Vaticano, 10 settembre2020

Giuseppe Cardinale Ve r s a l d iP re f e t t o

Angelo Vincenzo ZaniArcivescovo titolare di Volturno

S e g re t a r i oProt. n. 553/2020

La diffusione del covid-19 ha pro-fondamente cambiato la nostra esi-stenza e il modo di vivere: «Ci sia-mo trovati impauriti e smarriti. Co-me i discepoli del Vangelo siamostati presi alla sprovvista da unatempesta inaspettata e furiosa»1. Alledifficoltà sanitarie si sono aggiuntequelle economiche e sociali. I siste-mi educativi di tutto il mondo han-no sofferto la pandemia a livello siascolastico sia accademico. Ovunquesi è cercato di assicurare una celererisposta mediante piattaforme digita-li per la didattica a distanza, la cuiefficacia è stata però condizionata dauna marcata disparità delle opportu-nità educative e tecnologiche. Secon-do alcuni recenti dati forniti delleagenzie internazionali, circa diecimilioni di bambini non potrannoavere accesso all’istruzione nei pros-simi anni, aumentando il divarioeducativo già esistente.

A ciò si unisce la drammatica si-tuazione di scuole e università catto-liche che, senza sostegno economicodello Stato, rischiano la chiusura oun radicale ridimensionamento. Ep-pure, le istituzioni educative cattoli-che (scuole e università) hanno sa-puto, anche in questo caso, farsifrontiera avanzata della preoccupa-zione educativa ponendosi a serviziodella comunità ecclesiale e civile, as-sicurando un servizio formativo eculturale di carattere pubblico, a be-neficio dell’intera comunità.

Educazione e relazioneIn questo contesto, purtroppo an-

cora incontrollato in diverse partidel mondo, sono emerse alcune sfi-de. Anzitutto, la didattica a distanza— sebbene necessaria in questo mo-mento di estrema criticità — ha mo-strato come l’ambiente educativo fat-to di persone che si incontrano, inte-ragendo direttamente e “in presen-za”, non costituisca semplicementeun contesto accessorio all’attivitàeducativa, ma la sostanza stessa diquel rapporto di scambio e di dialo-go (tra docenti e discenti), indispen-sabile per la formazione della perso-na e per la comprensione critica del-la realtà. Nelle classi, nelle aule e neilaboratori si cresce insieme e si co-struisce un’identità di relazione. Intutte le età della vita, ma tanto piùnell’infanzia, nell’adolescenza e nellaprima età adulta il processo di cre-scita psico-pedagogico non può rea-lizzarsi senza l’incontro con gli altrie la presenza dell’altro fa nascere lecondizioni necessarie per il fioriredella creatività e dell’inclusione. Nelcampo della ricerca scientifica,dell’investigazione accademica e, ingenerale, dell’attività didattica, le re-lazioni interpersonali costituiscono il“luogo” in cui transdisciplinarità einterdisciplinarità emergono comecriteri culturali fondamentali per ar-ginare i rischi di frammentazione edisintegrazione dei saperi, nonché

per l’apertura di questi stessi saperialla luce della Rivelazione.

La formazione degli educatori

L’ampia diffusione e la persistenzanel tempo della pandemia hanno su-scitato un diffuso senso di incertezzaanche nei docenti e negli educatori.Il loro preziosissimo apporto — p ro -

Vicinanza e incoraggiamentoin questo tempo difficile

La Congregazione per l’educazione cattolica, competente per l’educazio-ne in generale, le scuole, le università cattoliche ed ecclesiastiche nonchéper l’accompagnamento di tutti coloro che sono impegnati nei processi diformazione delle giovani generazioni, ha condiviso con tutte le istituzionile enormi difficoltà vissute durante questo anno, che ha visto la sospen-sione e chiusura delle attività didattiche e accademiche.

Mentre in alcune parti del mondo ricominciano le attività nelle scuolee nelle università, e in altre si sta andando verso la loro conclusione, il di-castero della Santa Sede, con questa lettera circolare, esprime vicinanza eincoraggiamento alle famiglie, ai docenti e dirigenti, al personale ammini-strativo e, soprattutto, agli studenti.

L’educazione è una straordinaria occasione di rilancio della vita socialee culturale di tutte le società, ed è il migliore investimento per costruire ilfuturo, formando le giovani generazioni.

10 settembre 2020

Il santo agostiniano Nicola da Tolentino

Vero povero di Cristodi RO CCO RONZANI

«N icolaus, verus Christipauper. Virgo a Deoelectus, obedientiam iu-

giter servans. Heremitarum ordinemsignis et virtutibus decoravit». Cosìl’antifona al Magnificat dei primiVespri della festa di san Nicola daTolentino (†1305) compendia la vitadel primo religioso canonizzato de-gli Eremitani di Sant’Agostino (oggipiù semplicemente Agostiniani).

I frati agostiniani erano nati pervolontà della Sede apostolica che,nel corso del Duecento, aveva favo-rito l’unione di vari gruppi eremiti-ci, per lo più di regola agostiniana,destinandoli al servizio della Chiesauniversale sul modello degli altrigrandi ordini mendicanti già esi-stenti: i Predicatori di San Domeni-co e i discepoli di Francesco di As-sisi. Nel 1244, per volontà di Inno-cenzo IV (1243-1254), i frati eremita-ni celebrarono il loro primo capitoloa Roma, nella basilica di Santa Ma-ria del Popolo. In seguito, PapaAlessandro IV (1254-1261) unì algruppo originario altre famiglie reli-giose.

Nicola (nato nel 1245 a Sant’An-gelo in Pontano, in provincia diMacerata) era entrato giovanissimoin uno di questi gruppi religiosi, glieremiti fondati a San Biagio diBrettino, località nei pressi di Fano(Pesaro), da un gruppo di cittadinifanesi che volevano vivere in pover-tà, preghiera e penitenza: tratti ca-ratteristici della fisionomia del san-to. Oltre ai Brettinesi, confluirononell’ordine agostiniano gli eremiti diTuscia, diffusi tra la Toscana e l’Al-to Lazio dagli inizi del XII secolo,quelli di san Guglielmo di Malaval-le (†1157) e i frati del beato manto-vano Giovanni Bono (†1249); piùtardi, si unirono anche gruppi diconvertiti come i Poveri cattolici e ipenitenti detti frati del Sacco cheseguivano la Regola agostiniana dal1238.

Facendo dei gruppi eremitici un

menti: dal mondo feudale si stavapassando al mondo delle città, deimercanti e delle università, incentra-to sulla riscoperta e la valorizzazio-ne dell’uomo. I mendicanti divenne-ro gli animatori di una stagione dirinnovamento dei grandi centri distudio; percorrendo tutte le vie delcontinente, si dedicarono alla predi-cazione e con il loro ministero, ladirezione spirituale, le confessioni el’amministrazione dei sacramenti

raggiunsero in modo capillare ogniangolo dell’Europa, dalle isole delNord al Mediterraneo, luogo di in-contro e di dialogo con altre culturee religioni. Anche i frati eremitanidovettero lasciare nel tempo i predi-letti luoghi appartati e impegnarsinel grande agone della nuova evan-gelizzazione e così anche Nicola fuordinato sacerdote nel 1265 a Cingo-li. Dopo aver esercitato il suo mini-stero in molti centri delle Marche,

giunse a Tolentino dove visse il re-sto della sua vita terrena.

Sulla vita di Nicola siamo ampia-mente ragguagliati dagli atti delprocesso di canonizzazione e dalleantiche vite dedicate alla sua esi-stenza esemplare. È noto che l’ago-stiniano dedicava buona parte dellasua giornata alla preghiera e al di-giuno, eppure per tutti era un santo“sorridente”, diffondeva serenità emetteva allegria. Ai poveri che bus-savano numerosi alla porta del con-vento egli provvedeva cibo e vestia-rio, trascurando spesso le sue esi-genze personali. Tra molti altri epi-sodi caratteristici della vita, narratidalle fonti, ricordiamo quello legatoai “panini benedetti”, un segno del-la devozione mariana del santo. Ni-cola, gravemente malato, ottenne lagrazia della guarigione per interven-to della Vergine Maria che, apparsain visione, gli aveva assicurato:«Chiedi in carità, in nome di mioFiglio, un pane. Quando lo avrai ri-cevuto, tu lo mangerai dopo averlointinto nell’acqua, e grazie alla miaintercessione riacquisterai la salute».Il santo non esitò a mangiare il pa-ne ricevuto in carità da una donnadi Tolentino e si rimise in salute.Da quel giorno san Nicola prese adistribuire il pane benedetto ai ma-lati che visitava, esortandoli a confi-dare nella protezione della VergineMaria per ottenere non solo la gua-rigione dalle malattie, ma soprattut-to la liberazione dal peccato.

San Nicola è anche patrono delle“anime del Purgatorio” per un altroepisodio che illustra la sua miseri-cordia verso i bisognosi, non solonelle necessità del corpo, ma anchedello spirito. Un sabato sera nel-l’eremo agostiniano di Valmanente,vicino a Pesaro, appena coricato, ilfrate aveva udito un grido: «Nicola!Uomo di Dio, guardami!». Sobbal-zando, Nicola si alzò e vide una fi-gura che non riuscì sul momento aidentificare. «Sono l’anima di fraPellegrino da Osimo — disse la figu-ra — e sono tormentato nel Purgato-rio, dove sono trattenuto per purifi-

carmi dalle mie colpe». Dopo esser-si presentato, Pellegrino chiese alsanto di celebrare una messa in suosuffragio. Nella visione, fra Pellegri-no mostrò anche a Nicola una valla-ta enorme piena di una folla di ani-me di tutte le condizioni, età e ses-so, molti erano chierici e religiosi,implorando di pregare per tutti e dinon respingere le suppliche di tantagente. La mattina Nicola raccontò aun suo superiore la visione e chieseil permesso di celebrare durante tut-ta la settimana la santa messa insuffragio delle anime sofferenti. Pre-gò per loro giorno e notte e, passatisette giorni — donde la tradizionedel settenario delle anime purganti— fra Pellegrino venne a ringraziarloperché lui e un gran numero dicompagni di pena godevano ormaidella visione beatifica in Paradiso.

Papa Eugenio I V, che canonizzòl’agostiniano nel 1446, ebbe a direpiù volte: «Non ci fu santo dal tem-po degli Apostoli che superasse sanNicola da Tolentino in numero egrandezza di miracoli». Il processodi canonizzazione infatti narra gran-di prodigi, come la risurrezione del-la dodicenne Filippina di Fermo, diJacopuccio Fateboni e di Venturinodi Gigliolo, e altri trecento miracoliper i quali il santo è riconosciutocome uno dei più grandi taumatur-ghi del Medioevo.

Per grazia di Dio, Nicola ha con-sacrato al Signore la sua vita e haseguito in tutto la scelta di vita diCristo, povero, casto e obbedienteal Padre secondo la Regola disant’Agostino. Con i suoi miracoli econ le sue virtù ha arricchito la vitadelle comunità cristiane in cui haumilmente servito il popolo di Dio,dispensando il pane e la parola, di-venendo strumento straordinario dibenedizione e di misericordia. Vene-rato in molte città e regioni, non so-lo in Italia e in Europa, ma anchein America latina e altrove in tuttoil mondo, san Nicola è stato il prin-cipale modello di santità del suo or-dine e continua a esserlo ancoraoggi.

ordine animato dallaricerca di Dio e deditoal servizio del popolodi Dio, i Pontefici vol-lero che i frati seguis-sero il Praeceptum diAgostino, vivendonela spiritualità e appro-fondendone la dottri-na. È per tale ragioneche, nell’iconografiatradizionale, anche sanNicola è sempre raffi-gurato con un libroaperto tra le mani, laRegola agostiniana,sul quale si legge:«Praecepta Patris meisemper servavi»:espressione che richia-ma la sua conforma-zione a Cristo checompie pienamente lavolontà del Padre e, almedesimo tempo, lasequela del magisterospirituale del “b eatissi-mo padre Agostino”contenuto in sintesinel P ra e c e p t u m .

La vita regolare deimendicanti era ordina-riamente congiunta alministero sacerdotale eall’impegno intellet-tuale, finalizzati l’unoe l’altro inscindibil-mente all’evangelizza-zione, in particolare diuna società europeaattraversata da profon-di ed epocali cambia-

Pietro Gagliardi, «San Nicola da Tolentino intercede per leanime del Purgatorio» (1860 ca., Roma, basilica di S. Agostino)

1. Papa Francesco, Momento straordinario di preghiera sul sagrato della Basi-lica di San Pietro, 27.03.2020.

2. Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, 137.3. Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, 225.4. Papa Francesco, Messaggio Urbi et Orbi, 12 aprile 2020.5. Papa Francesco, Messaggio per il lancio del Patto educativo, 12 settembre

2019.6. Papa Francesco, Udienza generale, 12 agosto 2020.7. Papa Francesco, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Con-

gregazione per l’Educazione Cattolica, 20 febbraio 2020.8. Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Educare all’umanesimo

solidale. Per costruire una civiltà dell’amore a 50 anni dalla «Populorum pro-g re s s i o » , 16 aprile 2017, VI.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 10 settembre 2020

All’udienza generale il Papa ricorda che la risposta cristiana alla pandemia si basa su un amore senza barriere o distinzioni

È possibile una buona politicaal servizio del bene comune

Nuovo appello affinché non prevalgano gli interessi di parte nella ricerca del vaccino

Una «buona politica» che metta alcentro «la persona umana e il benecomune» è «possibile, anzi, doverosa».Lo ha affermato Papa Francescoall’udienza generale del 9 settembre,proseguendo le sue catechesi dedicatealla necessità di guarire il mondo intempo di pandemia. Come già la scorsasettimana, l’incontro del mercoledì si èsvolto con la presenza effettiva di fedelinel cortile di San Damaso del Palazzoapostolico vaticano. Dopo la lettura diun passo del Vangelo di Matteo (15,32-37), il Pontefice ha svolto lariflessione che pubblichiamo di seguito,incentrata sul tema «Amore e benecomune».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!La crisi che stiamo vivendo a causadella pandemia colpisce tutti; possia-mo uscirne migliori se cerchiamotutti insieme il bene comune; al con-trario, usciremo peggiori. Purtroppo,assistiamo all’emergere di interessi diparte. Per esempio, c’è chi vorrebbeappropriarsi di possibili soluzioni,come nel caso dei vaccini e poi ven-derli agli altri. Alcuni approfittano

amano, amo anche quelli che non miconoscono, amo anche quelli che so-no stranieri, e anche quelli che mifanno soffrire o che considero nemici(cfr. Mt 5, 44). Questa è la saggezzacristiana, questo è l’atteggiamento diGesù. E il punto più alto della santi-tà, diciamo così, è amare i nemici, enon è facile. Certo, amare tutti,compresi i nemici, è difficile — d i re iche è un’arte! Però un’arte che sipuò imparare e migliorare. L’a m o revero, che ci rende fecondi e liberi, èsempre espansivo e inclusivo. Que-sto amore cura, guarisce e fa bene.Tante volte fa più bene una carezzache tanti argomenti, una carezza diperdono e non tanti argomenti perdifendersi. È l’amore inclusivo cheguarisce.

Dunque, l’amore non si limita allerelazioni fra due o tre persone, oagli amici, o alla famiglia, va oltre.Comprende i rapporti civici e politi-ci (cfr. Catechismo della Chiesa Catto-lica [CCC], 1907-1912), incluso il rap-porto con la natura (Enc. Laudato si’

[LS], 231). Poiché siamo esseri socialie politici, una delle più alte espres-

accompagniamo, lo aiutiamo”. Tuttauna vita dei genitori per quel figliodisabile. Questo è amore. E i nemici,gli avversari politici, secondo la no-stra opinione, sembrano essere disa-bili politici e sociali, ma sembrano.Solo Dio sa se lo sono o no. Ma noidobbiamo amarli, dobbiamo dialo-gare, dobbiamo costruire questa ci-viltà dell’amore, questa civiltà politi-ca, sociale, dell’unità di tutta l’uma-nità. Tutto ciò è l’opposto di guerre,divisioni, invidie, anche delle guerrein famiglia. L’amore inclusivo è so-ciale, è familiare, è politico: l’a m o repervade tutto!

Il coronavirus ci mostra che il ve-ro bene per ciascuno è un bene co-mune non solo individuale e, vice-versa, il bene comune è un vero be-ne per la persona (cfr. CCC, 1905-1906). Se una persona cerca soltantoil proprio bene è un egoista. Invecela persona è più persona, quando ilproprio bene lo apre a tutti, lo con-divide. La salute, oltre che indivi-duale, è anche un bene pubblico.Una società sana è quella che siprende cura della salute di tutti.

Un virus che non conosce barrie-re, frontiere o distinzioni culturali epolitiche deve essere affrontato conun amore senza barriere, frontiere odistinzioni. Questo amore può gene-rare strutture sociali che ci incorag-giano a condividere piuttosto che acompetere, che ci permettono di in-cludere i più vulnerabili e non discartarli, e che ci aiutano ad espri-mere il meglio della nostra naturaumana e non il peggio. Il vero amo-re non conosce la cultura dello scar-to, non sa cosa sia. Infatti, quandoamiamo e generiamo creatività,quando generiamo fiducia e solida-rietà, è lì che emergono iniziativeconcrete per il bene comune2. Equesto vale sia a livello delle piccolee grandi comunità, sia a livello inter-nazionale. Quello che si fa in fami-glia, quello che si fa nel quartiere,quello che si fa nel villaggio, quelloche si fa nella grande città e interna-zionalmente è lo stesso: è lo stessoseme che cresce e dà frutto. Se tu infamiglia, nel quartiere cominci conl’invidia, con la lotta, alla fine ci saràla “guerra”. Invece, se tu incomincicon l’amore, a condividere l’a m o re ,il perdono, allora ci sarà l’amore e ilperdono per tutti.

Al contrario, se le soluzioni allapandemia portano l’impronta del-l’egoismo, sia esso di persone, im-prese o nazioni, forse possiamo usci-re dal coronavirus, ma certamentenon dalla crisi umana e sociale che ilvirus ha evidenziato e accentuato.Quindi, state attenti a non costruiresulla sabbia (cfr. Mt 7, 21-27)! Percostruire una società sana, inclusiva,giusta e pacifica, dobbiamo farlo so-pra la roccia del bene comune3. Ilbene comune è una roccia. E questo

è compito di tutti noi, non solo diqualche specialista. San Tommasod’Aquino diceva che la promozionedel bene comune è un dovere di giu-stizia che ricade su ogni cittadino.Ogni cittadino è responsabile delbene comune. E per i cristiani è an-che una missione. Come insegnaSant’Ignazio di Loyola, orientare inostri sforzi quotidiani verso il benecomune è un modo di ricevere e dif-fondere la gloria di Dio.

Purtroppo, la politica spesso nongode di buona fama, e sappiamo ilperché. Questo non vuol dire che ipolitici siano tutti cattivi, no, nonvoglio dire questo. Soltanto dico chepurtroppo la politica spesso non go-de di buona fama. Ma non bisognarassegnarsi a questa visione negativa,bensì reagire dimostrando con i fattiche è possibile, anzi, doverosa unabuona politica4, quella che mette alcentro la persona umana e il benecomune. Se voi leggete la storiadell’umanità troverete tanti politicisanti che sono andati per questastrada. È possibile nella misura incui ogni cittadino e, in modo parti-colare, chi assume impegni e incari-chi sociali e politici, radica il proprioagire nei principi etici e lo animacon l’amore sociale e politico. I cri-stiani, in modo particolare i fedelilaici, sono chiamati a dare buona te-stimonianza di questo e possono far-lo grazie alla virtù della carità, colti-vandone l’intrinseca dimensione so-ciale.

È dunque tempo di accrescere ilnostro amore sociale — voglio sotto-lineare questo: il nostro amore socia-le —, contribuendo tutti, a partiredalla nostra piccolezza. Il bene co-mune richiede la partecipazione ditutti. Se ognuno ci mette del suo, ese nessuno viene lasciato fuori, po-tremo rigenerare relazioni buone alivello comunitario, nazionale, inter-nazionale e anche in armonia conl’ambiente (cfr. LS, 236). Così neinostri gesti, anche quelli più umili,si renderà visibile qualcosa dell’im-magine di Dio che portiamo in noi,perché Dio è Trinità, Dio è amore.Questa è la più bella definizione diDio della Bibbia. Ce la dà l’ap ostoloGiovanni, che tanto amava Gesù:Dio è amore. Con il suo aiuto, pos-siamo guarire il mondo lavorandotutti insieme per il bene comune,non solo per il proprio bene, ma peril bene comune, di tutti.

1. Messaggio per la X GiornataMondiale della Pace 1° gennaio 1977: AAS 68 (1976), 709.

2. Cfr. SAN GI O VA N N I PAOLO II,Enc. Sollicitudo rei socialis, 38.

3. Ibid., 10.4. Cfr. Messaggio per la Giornata

Mondiale della Pace 1° gennaio 2019(8 dicembre 2018).

Ripartire tutti insiemecon lo stile dell’oratorio

Ripartire insieme, senza lasciareindietro nessuno, con l’entusiasmoappassionato proprio dei ragazzi: ècon questa prospettiva che gliadolescenti degli oratori delleparrocchie di San Bartolomeo aColere, nel Bergamasco, e deiSanti Marco e Gregorio a ColognoMonzese hanno fortementedesiderato incontrare il Papa,all’udienza generale, a poche oredalla complessa riapertura dellescuole.«Siamo venuti da Francesco perfare il pieno di speranza» dice ilparroco di Colere, don AntonioLocatelli, che non ricorre certo agiri di parole per raccontareemozioni e storie dei ragazzi:«Abbiamo vissuto e stiamo ancoravivendo un tempo difficile,abbiamo versato tante lacrime epreghiamo che lo Spirito Santo ciaiuti ad asciugarle perché il doloreci ha veramente segnati e hasegnato i ragazzi».«La nostra — racconta — è unapiccola parrocchia, appena milleabitanti: abbiamo avuto dieci mortie tante, tante persone direttamentecolpite dall’epidemia». Concommozione don Antonio ricorda,in particolare, i venticinqueconfratelli bergamaschi che sonomorti per il virus.«Ho accompagnato qui, dal Papa,diciotto ragazzi — aggiunge —proprio per vivere insieme unmomento di ripartenza: siamosicuri che il suo incoraggiamento ela sua benedizione ci aiuteranno adaffrontare un tempo che siprospetta non facile».Gli fa eco don Alessandro Asa,assistente dell’oratorio parrocchialedi Cologno Monzese: «Quest’annonon è stato possibile organizzarel’ormai tradizione pellegrinaggiodegli adolescenti dell’arcidiocesi diMilano e così abbiamo voluto darel’opportunità almeno a quindicinostri ragazzi di vivere comunqueun’esperienza insieme, alle radici

della fede per conoscere più davicino i testimoni della Vangelo».E intanto le bandiere bianco-rossedel Libano sono sventolate nelcortile San Damaso anche inquesta seconda udienza generale.Particolarmente significativa è statala presenza del vicario generale delpatriarcato di Antiochia deimaroniti, con cinque rappresentantidell’associazione di volontariatoitalo-libanese: «Siamo venuti aringraziare il Papa per la suaattenzione e la sua preghiera pertutto il popolo libanese,musulmani e cristiani: le sue parolee la sua iniziativa di preghiera,come anche la presenza delcardinale segretario di Stato PietroParolin a Beirut, hannotestimoniato che Francesco e conlui la Chiesa intera ci sono vicini,ci sostengono e ci incoraggianovivere uniti questo momentodifficile».Per Dolla, giovane rappresentantedell’associazione italo-libanese, «leparole del Papa sono per tutto ilpopolo libanese, e anche per ilibanesi che vivono all’estero, unasperanza straordinaria che ci dàforza per ricostruire un futuro dipace. In questo momento il Libanoha bisogno della preghiera edell’aiuto di tutti».Una delegazione dell’ambasciatadella Costa d’Avorio presso laSanta Sede — con l’a m b a s c i a t o reLouis Léon Boguy Bony — hapresentato a Francesco ilfrancobollo emesso per celebrare ilcinquantesimo anniversario dellerelazioni diplomatiche. L’emissionefilatelica congiunta con lo Statodella Città del Vaticano è statapossibile grazie all’iniziativapromossa dal servizio Poste eFilatelia: erano presenti all’udienzail capo ufficio don Attilio Riva e ilvice capo ufficio don FrancescoMazzitelli.L’ambasciatore di Panamá pressola Santa Sede, Mirolsava RosasVargas, ha donato al Papaun’immagine di Santa María LaAntigua, nel giorno della festapatronale. Nel cortile c’eranonumerosi fedeli panamensi.Francesco è arrivato, in un’auto, aSan Damaso intorno alle ore 9.10E ha fatto rientro a Casa SantaMarta intorno alle ore 11.15. Alungo — prima e dopo la catechesi,in tutto per circa un’ora — ilPontefice ha salutato le personepresenti, dialogando con tutti. Nonha mancato di scherzare coibambini (in particolare con unvivacissimo ragazzino che aveva inmano il modellino di Superman),di benedire la promessa dimatrimonio di due fidanzati venutidalla Polonia, di incoraggiare glisposi novelli e anche due coppiecon cinque figli ciascuna.In tanti gli hanno presentatoiniziative solidali: lo hanno fattoanche due religiose dellacongregazione missionaria dimadre Teresa di Calcutta. InfineFrancesco ha benedetto quattro“prime pietre” per nuove chiese.Tra i doni per il Papa, oltre a unadelicata rosa rossa, anche a unantico crocifisso e a un quadroraffigurante sant’Ignazio di Loyola.Inoltre, nella prospettiva del “pattoeducativo globale”, don GiovanniEmidio Palaia ha presentato aFrancesco il volume bilingue, initaliano e in inglese, Il villaggiodell’educazione. Un incontro tra i figlidi Abramo sull’uomo creatura di Dio(Lumsa - Cittadella editrice), conla prefazione dell’a rc i v e s c o v oAngelo Vincenzo Zani, segretariodella Congregazione perl’educazione cattolica.

Nel saluto ai fedeli di lingua araba il Pontefice parla della scuola

Studenti e insegnanti siano i veri artefici del futuro«Voi studenti e insegnanti, che in questi giornisiete tornati a scuola, siate i veri arteficidel futuro»: lo ha detto il Papa ai fedeli arabial termine della catechesi, indirizzando espressionidi saluto ai vari gruppi linguistici presentia San Damaso o collegati attraverso i media

Saluto cordialmente i fedeli di lingua france-se.

La ricerca del bene comune, di cui le nostresocietà hanno tanto bisogno, richiede la parte-cipazione di tutti. Facciamo crescere nei nostricuori l’amore per la società in cui viviamo.Agiamo preoccupandoci del bene dei nostrifratelli nelle nostre azioni quotidiane, e ren-diamo così testimonianza dell’amore di Dioche abita in noi. Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli di lingua ingle-se. La grazia del Signore vi sostenga nel por-tare l’amore del Padre ai fratelli e alle sorelle,specialmente ai più bisognosi. Su di voi e sul-le vostre famiglie invoco la gioia e la pace diCristo. Dio vi benedica!

Saluto con affetto i fedeli di lingua tedesca.La Beata Vergine Maria, di cui ieri abbiamocelebrato la Natività, ci mostra che il Signorefa grandi cose in coloro che umilmente seguo-no la sua volontà. Ella ci aiuti a vivere in que-sta consapevolezza per diffondere nel mondol’amore di Dio.

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini dilingua portoghese, invitando tutti a rimanerefedeli a Cristo Gesù. Egli ci sfida a usciredal nostro mondo piccolo e ristretto per cer-care insieme il bene comune. Lo Spirito San-to vi illumini affinché possiate portare la be-nedizione di Dio a tutti gli uomini. La Vergi-ne Madre vegli sul vostro cammino e vi pro-tegga.

Saludo cordialmente a los peregrinos delengua española. Pidamos a Dios, Trinidad deamor, que nos ayude a cultivar la virtud de lacaridad, a través de gestos de ternura, gestosde cercanía hacia nuestros hermanos. Así, consu ayuda, podremos curar el mundo, trabajan-do unidos por el bien común. Que el Señorlos bendiga a todos.

Saluto i fedeli di lingua araba. In una so-cietà sempre più sconvolta da grandi sfide cheinterpellano l’uomo contemporaneo, voi stu-denti e insegnanti, che in questi giorni sietetornati a scuola, siate i veri artefici del futuro.Possa il Signore aiutarvi a diventare protago-nisti di un mondo più giusto e fraterno, piùaccogliente e solidale, dove la pace possatrionfare nel rifiuto di ogni forma di violenza.

Il Signore vi benedica tutti e vi proteggasempre da ogni male!

Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Ieriabbiamo celebrato la festa della Natività dellaBeata Vergine Maria, chiamata in Polonia an-che “la festa della Madonna della Semina”.Facendo benedire il grano per la semina diquest’anno, avete pregato affinché tutti gli uo-

mini ad imitazione di Maria fruttifichino ilcentuplo. Ella ha donato al mondo un fruttoimpagabile: Gesù, nostro Salvatore. Anche noisiamo chiamati da Dio a portare frutto, attra-verso le opere buone. Sia lodato Gesù Cristo.

Oggi si celebra la prima Giornata internazio-nale della tutela dell’educazione dagli attacchi,nell’ambito dei conflitti armati.

Invito a pregare per gli studenti che vengo-no privati così gravemente del diritto all’edu-cazione, a causa di guerre e terrorismo. Esortola Comunità internazionale ad adoperarsi af-finché vengano rispettati gli edifici che do-vrebbero proteggere i giovani studenti. Nonvenga meno lo sforzo per garantire ad essiambienti sicuri per la formazione, soprattuttoin situazioni di emergenza umanitaria.

Rivolgo un cordiale saluto ai fedeli di lin-gua italiana, ed auguro che quest’incontro e lavisita alle tombe degli Apostoli rinsaldino lavostra fede per una sempre più generosa testi-monianza cristiana.

Il mio pensiero va infine, come sempre, aglianziani, ai giovani, ai malati e agli sposi no-velli. Ieri abbiamo celebrato la memoria litur-gica della Natività della Beata Vergine Maria.Il suo esempio e la sua materna intercessioneispirino e accompagnino la vostra vita.

della situazione per fomentare divi-sioni: per cercare vantaggi economicio politici, generando o aumentandoconflitti. Altri semplicemente non siinteressano della sofferenza altrui,passano oltre e vanno per la lorostrada (cfr. Lc 10, 30-32). Sono i de-voti di Ponzio Pilato, se ne lavano lemani.

La risposta cristiana alla pande-mia e alle conseguenti crisi socio-economiche si basa sull’a m o re , anzi-tutto l’amore di Dio che sempre ciprecede (cfr. 1 Gv 4, 19). Lui ci amaper primo, Lui sempre ci precedenell’amore e nelle soluzioni. Lui ciama incondizionatamente, e quandoaccogliamo questo amore divino, al-lora possiamo rispondere in manierasimile. Amo non solo chi mi ama: lamia famiglia, i miei amici, il miogruppo, ma anche quelli che non mi

sioni di amore è proprio quella so-ciale e politica, decisiva per lo svi-luppo umano e per affrontare ognitipo di crisi (ibid., 231). Sappiamoche l’amore feconda le famiglie e leamicizie; ma è bene ricordare che fe-conda anche le relazioni sociali, cul-turali, economiche e politiche, per-mettendoci di costruire una “civiltàdell’a m o re ”, come amava dire SanPaolo VI1 e, sulla scia, San GiovanniPaolo II. Senza questa ispirazione,prevale la cultura dell’egoismo,dell’indifferenza, dello scarto, cioèscartare quello a cui io non vogliobene, quello che io non posso amareo coloro che a me sembra sono inu-tili nella società. Oggi all’entratauna coppia mi ha detto: “Preghi pernoi perché abbiamo un figlio disabi-le”. Io ho domandato: “Quanti anniha? — Tanti — E cosa fate? — Noi lo