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Luigi Longo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Luigi Longo Luigi Longo nel 1969 Luigi Longo nel 1969 Segretario generale del Partito Comunista Italiano Durata mandato 22 agosto 1964 – 16 marzo 1972

Gallo

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Politica

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Luigi Longo

Da Wikipedia, l'enciclopedia

libera.

Luigi Longo

Luigi Longo nel 1969

Luigi Longo nel 1969

Segretario generale del

Partito Comunista Italiano

Durata mandato 22 agosto

1964 –

16 marzo 1972

Predecessore Palmiro

Togliatti

Successore Enrico Berlinguer

Presidente del Partito

Comunista Italiano

Durata mandato 1972 –

1980

Predecessore carica creata

Successore Alessandro Natta

Dati generali

Partito politico Socialista

(fino al 1921)

Comunista (1921-'80)

Titolo di studio Licenza

media superiore

Professione Funzionario di

partito

on. Luigi Longo

Bandiera italiana Parlamento

italiano

Camera dei deputati

Luigi Longo

Luogo nascita Fubine

Data nascita 15 marzo 1900

Luogo morte Roma

Data morte 16 ottobre 1980

Professione funzionario di

partito

Partito Comunista Italiano

Legislatura I, II, III, IV, V,

VI, VII, VIII

Gruppo PCI

Coalizione col Partito

Socialista Italiano (fino al

1963)

Collegio Milano

Pagina istituzionale

on. Luigi Longo

Bandiera italiana Assemblea

costituente

Luigi Longo

Partito Comunista Italiano

Gruppo Partito Comunista

Italiano

Collegio collegio unico

nazionale

Incarichi parlamentari

Capogruppo del gruppo

parlamentare comunista

Membro Commissione per i

trattati internazionali

Membro prima commissione

per l'esame dei disegni di

legge

Pagina istituzionale

Luigi Longo detto Gallo

(Fubine, 15 marzo 1900 –

Roma, 16 ottobre 1980) è

stato un politico e

antifascista italiano,

segretario generale del

Partito Comunista Italiano dal

1964 al 1972.

Indice [nascondi]

1 Biografia

1.1 Il primo dopoguerra

1.2 La seconda guerra

mondiale

1.3 Il secondo dopoguerra

1.4 L'elezione a segretario

del partito

1.5 Il sessantotto

2 Il ruolo nel partito

3 Curiosità

4 Onorificenze

5 Note

6 Bibliografia

7 Altri progetti

8 Collegamenti esterni

Biografia[modifica | modifica

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Il primo dopoguerra[modifica

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Studente del Politecnico di

Torino, entra

nell'organizzazione giovanile

del Partito Socialista Italiano

e partecipa attivamente

dedicandosi alla pubblicistica

politica su posizioni marxiste.

Frequenta la sede di Ordine

nuovo e conosce Antonio

Gramsci e Palmiro Togliatti.

Nel 1921 è uno dei fautori

della scissione dal PSI al

congresso di Livorno e passa

nelle file del Partito

Comunista d'Italia, poi PCI,

insieme, tra gli altri, a

Gramsci, Togliatti, Bordiga,

Terracini.

Fervente antifascista, con

l'inizio della dittatura fascista

emigra in Francia e diventa

uno dei massimi dirigenti del

PCI. Nel 1922 è membro di

una delegazione che si reca a

Mosca per il congresso

dell'Internazionale, dove

incontra Lenin. Nel 1923 è

arrestato nell'ambito della

"battuta anticomunista" che

porta in carcere molti quadri

del partito. [1] Dal 1926, è

responsabile del Centro

estero della FGCI (mentre

Pietro Secchia era

responsabile del Centro

interno) e, in questa veste,

trascorre vari mesi a Mosca

come membro dell'Esecutivo

dell'Internazionale giovanile

comunista, partecipando al

congresso di Lione; a Mosca

ci va portando con sé il

figlioletto di tre anni, che ha

avuto da Teresa Noce, sua

compagna da qualche anno;

qui incontra Stalin e tutti i

vertici del Cremlino. Sul

piano internazionale, si

schiera a favore della linea

del socialismo in un solo

paese [2], mentre sul piano

interno - sostenuto da

Secchia - chiede di

abbandonare la parola

d'ordine dell'assemblea

repubblicana, per sostituirla

con quella del governo

operaio e contadino.

Nel 1933 è membro della

commissione politica del

Komintern e nel 1934 firma il

patto di unità d'azione tra

PCI e PSI. Partecipa alla

guerra civile spagnola nelle

Brigate internazionali guidate

dal repubblicano Randolfo

Pacciardi in qualità di

ispettore delle truppe

repubblicane, col nome di

battaglia Gallo, dapprima

come membro del Comitato

Organizzatore delle Brigate

Internazionali, in seguito del

Comitato Militare. L'8

dicembre 1936 diventa

Commissario Politico della XII

Brigata Internazionale, con la

quale partecipa alla difesa di

Madrid. Incarico che lascia un

mese dopo, essendo stato

nominato Commissario

Ispettore Generale delle

Brigate Internazionali. Carica

che manterrà fino all'11

febbraio 1939 quando si

allontana dalla Spagna con

gli ultimi volontari. Dopo la

sconfitta della Repubblica

spagnola a opera del

generale Francisco Franco

ritorna in Francia. [3]

La seconda guerra

mondiale[modifica | modifica

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Con lo scoppio della Seconda

guerra mondiale e la

costituzione del governo

collaborazionista di Vichy,

guidato dal maresciallo

Philippe Pétain, è arrestato e

internato dai nazisti in un

campo di concentramento al

Vernet dal 1939 al 1941. Qui,

tra gli altri, conosce Leo

Valiani. Nel 1941 è

consegnato alle autorità

fasciste italiane e confinato a

Ventotene. [4]

Dopo il 25 luglio 1943 è

liberato e, successivamente

all'armistizio annunciato l'8

settembre 1943, entra a far

parte del Comando generale

delle Brigate Garibaldi, le

formazioni partigiane di

orientamento comunista, con

Pietro Secchia, Gian Carlo

Pajetta, Giorgio Amendola e

Antonio Carini[5]. Diventa

poi vicecomandante del

Corpo volontari della libertà e

stretto collaboratore di

Ferruccio Parri. Sul piano

politico, contrapponendosi a

Mauro Scoccimarro, si

schiera per un'unità

operativa ampia, ma

ribadisce la necessità di un

governo popolare, diretta

emanazione dei CLN, che

succeda allo screditato

governo Badoglio: nello

stesso tempo, attraverso il

giornale La nostra lotta,

porta avanti la

riorganizzazione dei quadri

comunisti.

Nell'aprile del 1945 è tra i

protagonisti dell'insurrezione

dell'Italia settentrionale:

secondo il partigiano Urbano

Lazzaro detto Bill sarebbe

stato proprio Luigi Longo,

celandosi sotto la falsa

identità di Valerio (Walter

Audisio), a dare il colpo di

grazia a Benito Mussolini

dopo la sua fucilazione, ma

su quell'episodio, mai chiarito

del tutto, esistono versioni

contrastanti[6].

Nel 1947 pubblicherà a suo

nome Un popolo alla macchia

descrivendo tutta l'epopea

resistenziale della quale era

stato testimone, in realtà il

libro fu scritto interamente

da Guglielmo Peirce,

all'epoca redattore capo della

terza pagina de l'Unità[7].

Il secondo

dopoguerra[modifica |

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Luigi Longo (a sinistra)

insieme a Palmiro Togliatti

durante l'VIII Congresso del

PCI (Roma - dicembre 1956)

Al V Congresso del PCI

(dicembre 1945), tiene una

relazione sulla prospettiva

del 'partito unico della classe

operaia' e subito dopo è

eletto alla carica di

vicesegretario. Dopo la

guerra fa parte della

Consulta nazionale e nel

1946 dell'Assemblea

Costituente; viene poi eletto

alla Camera dei deputati

nelle liste del PCI e

successivamente viene

sempre rieletto. Come

vicesegretario mantiene un

profilo politico più simile a

quello dell'amico Pietro

Secchia, preferendo sempre,

a differenza dell'impostazione

di Togliatti, una linea

d'azione più fondata sulla

lotta e sulla mobilitazione

delle masse anziché

primariamente sull'azione

politico-parlamentare. Ciò

nonostante fu sempre avulso,

come anche Secchia

d'altronde, da tentazioni

avventuristiche,

estremistiche o dommatiche,

e si riconobbe sempre nella

strategia politica togliattiana.

Tra le diverse iniziative

messe in campo, fu ideatore

e direttore della rivista "Vie

Nuove", strumento che

voleva conciliare mezzi di

comunicazione di massa,

necessità di svago e cultura

popolare con le finalità

dell'approfondimento politico.

L'elezione a segretario del

partito[modifica | modifica

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Luigi Longo (il primo a

sinistra) al Congresso del

Partito di Unità Socialista di

Germania (SED), nel 1963

Nel 1964, in seguito alla

morte di Palmiro Togliatti,

diventa segretario del PCI,

dichiarando di essere "un

segretario e non un capo".

Tra i suoi primi atti in qualità

di segretario, fa pubblicare il

"Memoriale di Jalta", uno

scritto considerato il

testamento politico di

Togliatti, altrimenti destinato

a rimanere riservato.

In questa veste, egli

prosegue la linea togliattiana

nota come "via italiana al

socialismo"; nel campo delle

relazioni estere e del

movimento comunista

internazionale, sviluppa la

tematica togliattiana del

"policentrismo", tendendo a

superare ogni tipo di

subordinazione acritica e

incondizionata del PCI a

partiti o stati "guida", pur

nell'ambito di un unico ed

unito movimento

internazionalista che, al di

sopra delle particolarità e

della diversità delle vie al

socialismo per le diverse

nazioni del mondo, si

riconosca attorno a precisi

principi teorici. Sostenne

Alexander Dubček e la

primavera di Praga, il

movimento di riforma da

questi diretto, vedendovi

un'occasione di

rafforzamento e insieme di

rinnovamento della

democrazia socialista. Col

viaggio a Praga ai primi di

maggio manifestò al Dubček

la solidarietà dei comunisti

italiani allo sviluppo del

socialismo cecoslovacco.

Dopo l'intervento del Patto di

Varsavia in Cecoslovacchia,

Longo e il PCI espressero il

loro "grave dissenso",

dissociandosi dai sovietici.

Questo fatto provocò

risentimenti da parte del

PCUS, partito che era sempre

stato un fondamentale

riferimento nella linea politica

del PCI.

Sempre in ambito

internazionale, si espresse

per il superamento della

logica dei blocchi

contrapposti e per una

politica di sicurezza collettiva

europea. Favorì l'Ostpolitik di

Brandt, vedendovi una

politica di sicurezza, di

coesistenza pacifica e di

possibile avanzata per i

partiti comunisti dell'Europa

capitalistica. Sotto la sua

segreteria il PCI mutò anche

le sue opinioni nel campo

dell'integrazione europea,

considerata ora un'occasione

per le forze di sinistra e

socialiste europee per

sviluppare linee strategiche e

politiche comuni e per

costruire un'Europa dei

popoli, democratica, non

fondata sui grandi poteri

economici. L'attenzione

internazionalistica di Longo si

concentrò anche sulla

necessità di aiutare e favorire

i movimenti antimperialisti e

anticolonialisti del Terzo

Mondo e di coordinare le

forze politiche antimperialiste

del Mediterraneo per la

riaffermazione della sovranità

delle nazioni da ingerenze

esterne. Sotto la sua

direzione nel PCI si polarizza

lo scontro interno tra

"amendoliani" e "ingraiani";

suo compito fu perciò di

mediare tra le due ali del

partito, valorizzandone da un

lato alcuni elementi e

temperandone dall'altro gli

eccessi.

Il sessantotto[modifica |

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Tentò di aprire un dialogo

con il movimento del

sessantotto, ma il suo

tentativo trovò resistenze

anche nelle file dello stesso

PCI. Nel maggio incontrò

comunque un gruppo di

studenti romani del

movimento, sostenendo la

necessità di ancorare le lotte

studentesche alle lotte

operaie. Colpito da ictus alla

fine del 1968, sarà affiancato

da Enrico Berlinguer come

vicesegretario già nel

febbraio 1969 e nel 1972 ne

sostiene la candidatura a suo

successore alla guida del

partito. Da quell'anno, fino

alla morte, viene nominato

presidente onorario del PCI.

Nei confronti della politica

della "Solidarietà nazionale"

ha modo di esprimere

obiezioni e contrarietà.

Il ruolo nel partito[modifica |

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Luigi Longo era circondato

nel suo ambito politico da

un'aura di particolare

autorevolezza derivatagli

certamente dal ruolo di primo

piano ricoperto durante la

guerra di Spagna e nella

Resistenza, ma soprattutto

dalla sua statura

intellettuale. Spesso veniva

chiamato "Comandante

Gallo", sebbene non tutti

fossero abituati alle

nomenclature rivoluzionarie.

Si sapeva comunque che

contava molto nel Partito in

una linea gerarchica non

corrispondente a quella

ufficiale.

Così come Togliatti, Luigi

Longo non frequentava il

Transatlantico né dava

troppa confidenza a persone

estranee alla sua cerchia.

Certamente Longo aveva un

ruolo molto importante

all'interno del gruppo

parlamentare: spettava a lui

dare il via libera per

manifestazioni di dissenso,

corali, di cui governava

anche l'intensità e la

durata[8]. L'apporto ai

dibattiti parlamentari non fu

ininfluente: molti discorsi

furono rivolti contro i governi

e le maggioranze di

centro-sinistra, in favore di

una nuova maggioranza che

includesse tutte le forze

comuniste, socialiste e

democratiche assieme ai laici

e ai cattolici di sinistra per un

governo in grado di avviare

le riforme di struttura e

l'applicazione della

Costituzione.

Particolarmente sensibile alle

necessità delle classi

contadine e del mondo

agrario (egli stesso proveniva

da famiglia contadina),

rimase famoso un suo

intervento contro il dazio sul

vino. Nella base del PCI

aveva grandissima popolarità

per lo stile modesto e

fraterno con cui intratteneva

rapporti anche con piccole

sezioni e singoli militanti;

questa popolarità ebbe peso

rilevante per la sua elezione

a segretario.

Curiosità[modifica | modifica

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Luigi Longo intendeva

regalare alle donne per il

giorno dell'8 marzo delle

violette: Teresa Mattei

intervenne suggerendo un

fiore più povero e diffuso

nelle campagne, la mimosa.

Onorificenze[modifica |

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Ordine di Lenin - nastrino per

uniforme ordinaria Ordine di

Lenin

L'11 marzo 1980 il

presidente jugoslavo Josip

Broz Tito insignì Luigi Longo

dell'onorificenza:

Ordine dell'Eroe popolare

(Jugoslavia) - nastrino per

uniforme ordinaria Ordine

dell'Eroe popolare

(Jugoslavia)

«per i meriti ottenuti nel

corso della lotta al

nazifascismo, e per il

contributo dato allo sviluppo

dei rapporti italo-jugoslavi.»

— Belgrado, 11 marzo 1980

Note[modifica | modifica

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^ Umberto Terracini nel

febbraio del 1923, scrisse in

una lettera "Il governo

fascista ha aperto la grande

battuta anticomunista da

tempo preannunciata. Nello

spazio di una settimana la

polizia ha arrestato oltre

5000 compagni...". Arrigo

Cervetto, Il primo processo al

Partito Comunista d'Italia in

Lotta comunista n. 92, aprile

1978. Reperibile in Marxists

Internet Archive

^ La linea del 'socialismo in

un solo paese' sostenuta da

Stalin, si contrapponeva a

quella della rivoluzione

permanente propugnata da

Trotsky

^ L'esodo dal territorio

spagnolo dei combattenti

repubblicani antifascisti è

chiamato la Retirada.

^ Commissione di Roma,

ordinanza del 20.4.1942

contro Luigi Longo (“Attività

comunista in Italia e

all'estero. Commissario

generale delle Brigate

internazionali in Spagna”).

In: Adriano Dal Pont,

Simonetta Carolini, L'Italia al

confino 1926-1943. Le

ordinanze di assegnazione al

confino emesse dalle

Commissioni provinciali dal

novembre 1926 al luglio

1943, Milano 1983

(ANPPIA/La Pietra), vol. IV,

p. 1467

^ Luigi Longo, "I centri

dirigenti del PCI nella

Resistenza", Editori Riuniti,

Roma, 1973, p.38

^ Vedi l'articolo di Dario

Fertilio Seniga: "non fu

Longo ad uccidere il Duce.

Era con me a Milano" in

Corriere della Sera, 5 agosto

1993, p. 21, Archivio storico

^ Nello Ajello, Il lungo addio,

Roma-Bari, Laterza, 1997, p.

56

^ Si veda Giuseppe Vacca e

Aldo Agosti, Luigi Longo: la

politica e l'azione, Editori

Riuniti, Roma 1992

Bibliografia[modifica |

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Aldo Agosti (a cura di), Luigi

Longo: la politica e l'azione,

Roma, Editori Riuniti, 1992.

ISBN 88-359-3603-9.

Aldo Agosti, Storia del Partito

comunista italiano:

1921-1991, Roma - Bari,

Laterza, 1999. ISBN

88-420-5965-X.

Giorgio Galli, Storia del

partito comunista italiano,

Milano, Il Formichiere, 1976.

Carlo Galluzzi, Togliatti,

Longo, Berlinguer, Milano,

Sperling & Kupfer, 1989.

Alexander Höbel, Il Pci di

Luigi Longo (1964-1969),

prefazione di Francesco

Barbagallo, Napoli, Edizioni

scientifiche italiane, 2010.

Alexander Höbel, Luigi

Longo, una vita partigiana

(1900-1945), prefazione di

Aldo Agosti, Roma, Carocci,

2013

Luigi Longo, La nostra parte,

scritti scelti a cura di Renzo

Martinelli, Roma, Editori

Riuniti, 1984.

Mauro Maggiorani e Paolo

Ferrari (a cura di), L'Europa

da Togliatti a Berlinguer,

testimonianze e documenti,

1945-1984, postfazione di

Giorgio Napolitano, Bologna,

Il mulino, 2005.

Renzo Martinelli, Storia del

Partito comunista italiano,

VI. Il "Partito nuovo" dalla

Liberazione al 18 aprile,

Torino, Einaudi, 1995. ISBN

88-06-13877-4.

Renzo Martinelli, Giovanni

Gozzini, Storia del Partito

comunista italiano, VII.

Dall'attentato a Togliatti

all'VIII Congresso, Torino,

Einaudi, 1998

Paolo Spriano, Storia del

Partito comunista italiano, 5

voll., Torino, Einaudi,

1967-1975.