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FW Turna S.r.l. Impianto agro-fotovoltaico da 37.688,4 kWp (33.000 kW in immissione) Comune di Paternò (CT) – Località Zappulla Progetto Definitivo Impianto agro-fotovoltaico Allegato I – Relazione Tecnico Agronomica e modalità di coltivazione dei terreni nell’area di Impianto Rev. 0 emesso il 31 Agosto 2018

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FW Turna S.r.l.

Impianto agro-fotovoltaico da 37.688,4 kWp (33.000 kW in

immissione)

Comune di Paternò (CT) – Località Zappulla

Progetto Definitivo Impianto agro-fotovoltaico

Allegato I – Relazione Tecnico Agronomica e modalità di coltivazione dei terreni nell’area

di Impianto

Rev. 0 emesso il 31 Agosto 2018

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Impianto agro-fotovoltaico da 37.688,4 kWp

(33.000 kW in immissione)

Comune di Paternò (CT) – Località Zappulla

Relazione tecnico-agronomica e modalità di coltivazione dei

terreni nell’area di Impianto

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INDICE

1 INTRODUZIONE ................................................................................................................... 4

2 IL CONTESTO NORMATIVO .................................................................................................. 5

3 DESCRIZIONE DEL SITO E DELLO STATO DEI LUOGHI ............................................................. 7

3.1 Ubicazione dell’appezzamento ............................................................................................. 7

3.2 Stato dei luoghi e colture praticate ....................................................................................... 8

4 PRODUZIONI AGRICOLE CARATTERISTICHE DELL’AREA IN ESAME ....................................... 11

4.1 L’areale di riferimento descritto dal Censimento Agricoltura 2010 ................................... 11

4.2 Produzioni vinicole D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) .................................. 14

4.2.1 Sicilia D.O.C. (D.M. 22/11/2011 – G.U. n.284 del 6/12/2011) ..................................... 14

4.3 Olio di oliva D.O.P. “Monte Etna” ....................................................................................... 16

4.4 Pecorino Siciliano D.O.P. ..................................................................................................... 16

4.5 Arancia Rossa di Sicilia I.G.P. ............................................................................................... 17

4.2.2 Tarocco ......................................................................................................................... 18

4.2.3 Moro ............................................................................................................................. 18

4.2.4 Sanguinello ................................................................................................................... 18

4.2.5 Cenni storici .................................................................................................................. 18

4.6 Ficodindia dell’Etna D.O.P. .................................................................................................. 19

5 IL PROGETTO ..................................................................................................................... 21

5.1 Ingombri e caratteristiche degli impianti da installare ....................................................... 21

5.2 Fascia arborea perimetrale ................................................................................................. 22

6 PRINCIPALI ASPETTI CONSIDERATI NELLA DEFINIZIONE DEL PIANO COLTURALE .................. 23

6.1 Gestione del suolo ............................................................................................................... 23

6.2 Ombreggiamento ................................................................................................................ 24

6.3 Meccanizzazione e spazi di manovra .................................................................................. 24

6.4 Presenza di cavidotti interrati ............................................................................................. 25

7 LA DEFINIZIONE DEL PIANO COLTURALE ............................................................................ 26

7.1 Valutazione delle colture praticabili tra le interfile ............................................................ 26

4.2.6 Copertura con manto erboso ....................................................................................... 26

4.2.7 Colture per la fienagione ............................................................................................. 29

4.2.8 Piante aromatiche e officinali a raccolta meccanica ................................................... 31

4.2.9 Coltivazione di cereali e leguminose da granella ......................................................... 35

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7.2 Colture arboree della fascia perimetrale ............................................................................ 36

7.3 Descrizione del piano colturale definito per l’impianto agro-fotovoltaico ......................... 40

8 MEZZI PREVISTI PER L’ATTIVITA’ AGRICOLA ....................................................................... 41

9 ANALISI DEI COSTI/RICAVI DELL’ATTIVITA’ AGRICOLA ........................................................ 44

9.1 Cronologia delle opere/lavori ............................................................................................. 44

9.2 Computo metrico estimativo dei costi di realizzazione ...................................................... 44

9.3 Costi di gestione ipotizzati ................................................................................................... 45

9.4 Ricavi ipotizzati .................................................................................................................... 45

10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE .......................................................................................... 47

ALLEGATI

Tavola 01 Planimetria con l’identificazione delle colture attualmente praticate

Tavola 02 Planimetria con l’identificazione del piano colturale nei primi due anni di esercizio

dell’impianto fotovoltaico

Tavola 03 Planimetria con l’identificazione del piano colturale dopo due anni dall’avvio

dell’esercizio dell’impianto fotovoltaico

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1 INTRODUZIONE

Lo scrivente Dott. Agr. Arturo Urso, nato a Catania il 18/05/1983, domiciliato in V.le Alcide De

Gasperi n. 187 – 95127 - Catania - CT, iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori

Forestali della Provincia di Catania con il numero 1280, su incarico ricevuto in data 07/03/2018

dalla Società FW Turna S.r.l. (Cod. contratto FWT/PAT/ORD/2018/04), ha redatto la presente

Relazione Tecnico Agronomica dell’area interessata dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico e

delle relative opere connesse, redatta ai sensi della L.R. 29/2015 e del paragrafo 13.3 del D.M.

10/09/2010.

L’elaborato è finalizzato:

1. alla descrizione dello stato dei luoghi, in relazione alle attività agricole in esso praticate,

focalizzandosi sulle aree di particolare pregio agricolo e/o paesaggistico;

2. all’identificazione delle colture idonee ad essere coltivate nelle aree libere tra le strutture

dell’impianto fotovoltiaco e degli accorgimenti gestionali da adottare per le coltivazioni

agricole, data la presenza dell’impianto fotovoltaico;

3. alla definizione del piano colturale da attuarsi durante l’esercizio dell’impianto

fotovoltaico con indicazione della redditività attesa.

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2 IL CONTESTO NORMATIVO

Secondo i dati definitivi per l’anno 2016 diffusi dal GSE con il rapporto dal titolo “Fonti rinnovabili

in Italia e in Europa – Verso gli obiettivi al 2020” pubblicato nel mese di marzo 2018, il nostro

paese risulta essere ad oggi terzo nella classifica comunitaria dei consumi di energia rinnovabile,

con 21,1 Mtep (Mega tonnellate equivalenti di petrolio) sui 195 Mtep complessivamente

consumati all’interno del blocco da fonti verdi nel 2016.

Per gli esperti del settore o gli appassionati dell’argomento è oramai cosa nota che l’Italia abbia

da tempo superato quanto chiesto dall’UE per la fine di questo decennio: con diversi anni di

anticipo è stata portata la percentuale di energie rinnovabili sui consumi finali sopra la fatidica

quota del 17% (overall target). Con 21,1 Mtep verdi il nostro paese rappresenta circa l’11% dei

consumi di energia da fonte rinnovabile europei.

Ad oggi in Italia si consuma il 34,01% di rinnovabili nel mix elettrico e il 18,88% in quello termico.

Inoltre, tra il 2005 al 2016 le fonti alternative in Europa sono aumentate di 85 Mtep. In termini

assoluti, dopo la Germania, sono Italia e UK i paesi che hanno registrato l’incremento maggiore. Ed

è sempre l’Italia ad occupare il secondo posto nella classifica europea di riduzione dei consumi

energetici.

A questi dati nazionali, ogni regione ha contribuito in maniera differente. Ovviamente, ciò è

causato dalla differenziazione geografica degli impianti: il 76% dell’energia elettrica prodotta da

fonte idrica, ad esempio, si concentra in sole sei Regioni del Nord Italia. Allo stesso modo sei

Regioni del Sud Italia possiedono il 90% dell’energia elettrica prodotta da eolico. Gli impianti

geotermoelettrici si trovano esclusivamente nella Regione Toscana, gli impieghi di bioenergie e il

solare termico si distribuiscono principalmente nel Nord Italia. Analizzando invece il peso delle

singole Regioni nel 2016 in termini di quota FER regionale sul totale FER nazionale si nota che la

Lombardia fornisce il contributo maggiore, seguita da Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e

Toscana.

Tuttavia, la produzione di energia da fonte rinnovabile non è esente da problematiche, anche di

carattere ambientale. Per questo motivo l’attuale Strategia Energetica Nazionale, con testo

approvato in data 10 novembre 2017, alle pagine 87-88-89 (Focus Box: Fonti rinnovabili, consumo

di suolo e tutela del paesaggio.), descrive gli orientamenti in merito alla produzione da fonti

rinnovabili e alle problematiche tipiche degli impianti e della loro collocazione. In particolare, per

quanto concerne la produzione di energia elettrica da fotovoltaico, si fa riferimento alle

caratteristiche seguenti:

- Scarsa resa in energia delle fonti rinnovabili. “Le fonti rinnovabili sono, per loro natura, a

bassa densità di energia prodotta per unità di superficie necessaria: ciò comporta

inevitabilmente la necessità di individuare criteri che ne consentano la diffusione in

coerenza con le esigenze di contenimento del consumo di suolo e di tutela del paesaggio.”

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- Consumo di suolo. “Quanto al consumo di suolo, il problema si pone in particolare per il

fotovoltaico, mentre l’eolico presenta prevalentemente questioni di compatibilità con il

paesaggio. Per i grandi impianti fotovoltaici, occorre regolamentare la possibilità di

realizzare impianti a terra, oggi limitata quando collocati in aree agricole, armonizzandola

con gli obiettivi di contenimento dell’uso del suolo. Sulla base della legislazione attuale, gli

impianti fotovoltaici, come peraltro gli altri impianti di produzione elettrica da fonti

rinnovabili, possono essere ubicati anche in zone classificate agricole, salvaguardando però

tradizioni agroalimentari locali, biodiversità, patrimonio culturale e paesaggio rurale”.

- Forte rilevanza del fotovoltaico tra le fonti rinnovabili. “Dato il rilievo del fotovoltaico per il

raggiungimento degli obiettivi al 2030, e considerato che, in prospettiva, questa tecnologia

ha il potenziale per una ancora più ampia diffusione, occorre individuare modalità di

installazione coerenti con i parimenti rilevanti obiettivi di riduzione del consumo di suolo

[…]”.

- Necessità di coltivare le aree agricole occupate dagli impianti fotovoltaici al fine di non far

perdere fertilità al suolo. “Potranno essere così circoscritti e regolati i casi in cui si potrà

consentire l’utilizzo di terreni agricoli improduttivi a causa delle caratteristiche specifiche

del suolo, ovvero individuare modalità che consentano la realizzazione degli impianti senza

precludere l’uso agricolo dei terreni […]”.

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3 DESCRIZIONE DEL SITO E DELLO STATO DEI LUOGHI

3.1 Ubicazione dell’appezzamento

L’appezzamento di Paternò (CT) - per il quale la società richiedente ha stipulato con i proprietari

N. 4 contratti preliminari di compravendita - interessato dall’installazione dell’impianto agro-

fotovoltaico, ha una superficie catastale pari a 76 Ha, 91 are, 42 centiare. Si trova su un’area,

perfettamente pianeggiante, al limite nord della Piana di Catania. La superficie risulta interamente

destinata a seminativo, anche se si trova all’interno di una vasta area per la maggior parte

dedicata all’agrumicoltura.

Le superfici ricadono su due fogli catastali limitrofi, e sono identificate catastalmente dalle

particelle elencate nella seguente tabella 3.1 (NCT del Comune di Paternò).

Tabella 3.1: Individuazione catastale dell’appezzamento di Paternò (TP) – Località Zappulla

Foglio Particella Qualità Classe Superficie [ha.aa.ca]

Reddito Dominicale Reddito Agrario

92 23 SEMINATIVO IRRIGUO 2 16.19.95 € 1.773,66 € 836,63

92 26 SEMINATIVO 2 01.80.32 € 93,13 € 27,94

92 28 SEMINATIVO 2 01.18.88 € 61,40 € 18,42

92 147 SEMINATIVO IRRIGUO 2 00.01.09

€ 2,49 € 0,89 SEMINATIVO 2 00.02.10

92 158 SEMINATIVO 3 30.02.56 € 1.240,55 € 310,14

98 1 FABBRICATO DIRUTO - 00.03.22

98 311 SEMINATIVO 2 13.84.32 € 714,94 € 214,48

98 312 SEMINATIVO 2 13.78.98 € 1.011,30 € 569,75

Anche se distanti solo pochi metri nel punto più vicino, di fatto la superficie è costituita da due

appezzamenti, uno sul foglio 92 (area NW), e l’altro sul foglio 98 (area SE).

L’appezzamento al foglio 92 presenta in pianta una forma “a martello” e risulta orientato per la

massima lunghezza in direzione NW-SE.

Si può accedere facilmente agli appezzamenti percorrendo per circa 600,0 m una traversa

asfaltata (ma con fondo stradale in pessime condizioni) della SP 24, a soli 9,0 km dall’uscita

autostradale di Gerbini-Sferro.

Si forniscono in allegato al presente studio le planimetrie dell’appezzamento con indicazione

dettagliata dello stato dei luoghi e delle colture attualmente praticate. La rilevazione è stata

eseguita sia con la consultazione della documentazione fornita dal richiedente (fascicoli aziendali,

visure catastali, fogli di mappa) sia tramite sopralluoghi, durante i quali è stata eseguita la geo-

referenziazione delle aree mediante palmare GIS, con relativa documentazione fotografica.

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3.2 Stato dei luoghi e colture praticate

L’appezzamento si presenta pianeggiante, e regolarmente coltivato a seminativo. Al centro

dell’appezzamento di nord-ovest - p.lla 158 - è presente un invaso artificiale in terra battuta, con

recinzione sulla parte alta delle sponde, che occupa una superficie complessiva in pianta pari a

0,85 ha circa, del tutto vuoto e in evidente stato di abbandono (Figura 3.1). Non sono state fornite

documentazioni quali autorizzazioni/concessioni del Genio Civile in merito a tale invaso.

Fig. 3.1: Invaso in terra battuta in disuso alla p.lla 158

L’area è servita dal Consorzio di Bonifica n. 9 di Catania, ed è presente infatti una presa consortile

nei pressi dell’estremità a sud-ovest dell’appezzamento (in un punto esterno al fondo). Su tutta la

superficie del fondo sono presenti varie prese d’acqua (Figura 3.2) di un impianto di irrigazione, un

tempo utilizzato probabilmente per un vecchio agrumeto o per il funzionamento di irrigatori a

pioggia.

Figura 3.2: Presa d’acqua dell’impianto irriguo presente nel fondo

In prossimità dell’invaso è presente un fabbricato, identificato come unità collabente del catasto

fabbricati del comune di Paternò al Fg. 92, p.lla 245, ormai del tutto irrecuperabile (Figura 3.3). Il

fabbricato è anch’esso oggetto di compravendita.

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Fig. 3.3: Fabbricato collabente ripreso dalla sponda dell’invaso (appezzamento di nord-ovest).

Anche l’appezzamento di sud-est presenta un laghetto per uso irriguo di piccole dimensioni in

completo abbandono da molti anni ed un fabbricato diruto, classificato al catasto terreni di

Paternò al Fg. 98, particella 245 (Figure 3.4 e 3.5).

Fig. 3.4: Invaso in abbandono nell’appezzamento di sud-est.

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Fig. 3.5: Fabbricato diruto nell’appezzamento di sud-est.

Ad una semplice visione del sito, si nota una certa differenza nelle tonalità di colore dei terreni

superficiali, dovuta a caratteristiche disomogenee nella glanulometria oltre che nella

composizione minerale degli stessi. Tali differenze vengono messe in evidenza anche nella

relazione geologia fornita dalla Società committente, che descrive i terreni che affiorano nell’area

in esame come “[…] terreni che presentano condizioni di permeabilità molto diverse sia in

relazione alla varietà dei termini costituenti le varie successioni stratigrafiche, sia alla frequente

variabilità degli aspetti litologici e strutturali riscontrabili all’interno delle singole unità che

compongono tali successioni. La permeabilità degli affioramenti presenti nell’area in oggetto

risulta essere molto eterogenea visto che tali depositi costituiti da un’alternanza di livelli sabbiosi

di colore giallastro, livelli limoso-argillosi e livelli conglomeratici eterometrici, presentano spesso

passaggi laterali di facies che vanno a modificare puntualmente sia la componente argillo-sabbiosa

che la tessitura dei vari depositi. L’area in studio è sede di una falda freatica che viene alimentata

prevalentemente da apporti pluviometrici, che si attesta mediamente ad una profondità di -15/-20

m dal piano di campagna”.

Nell’area di pertinenza si coltivano principalmente agrumi (alternando periodi di mercato

favorevoli a gravi crisi), olivi e, per quanto riguarda i seminativi, cereali e foraggere.

L’area di pertinenza risulta comunque essere fortemente antropizzata.

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4 PRODUZIONI AGRICOLE CARATTERISTICHE DELL’AREA IN ESAME

Il territorio preso in esame, per quanto concerne le caratteristiche del paesaggio agrario,

comprende un’area omogenea che parte proprio dalla zona interessata dalla realizzazione

dell’impianto agro-fotovoltaico per poi estendersi a Sud su una vastissima area pianeggiante,

denominata comunemente “Piana di Catania”, che giunge fino ai comuni più a Nord della

provincia di Siracusa (Francofonte, Lentini e Carlentini).

4.1 L’areale di riferimento descritto dal Censimento Agricoltura 2010

Sulla base del più recente Censimento Agricoltura (2010), per quanto concerne le produzioni

animali l’areale preso in esame risulta essere fortemente dedicato alle “coltivazioni legnose”

(Tabella 4.1), che nel caso della Piana di Catania, sono costituite per la quasi totalità da agrumi: il

solo comune di Paternò rappresenta quasi il 10% delle superfici a colture arboree dell’intera

Provincia di Catania.

Elevatissimo risulta essere - prurtroppo - anche il dato sulle superfici agricole non utilizzate (oltre

16.000 ha nell’intera Provincia), dovuto principalmente al progressivo abbandono degli

appezzamenti dimensioni minori - solitamente con superfici comprese tra 1,00 e 2,50 ha - molto

diffusi nella Provincia di Catania.

Pressoché irrisorie, invece, risultano essere le produzioni animali nel comune di Paternò come in

tutta la Provincia di Catania, nonostante abbiano ricoperto fino ai primi anni ’90 un ruolo

importantissimo nell’economia della Piana di Catania, specie con gli allevamenti di bovine da latte.

I dati Istat confermano in pieno questa tendenza (Tabella 4.2).

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Tabella 4.1: Utilizzazione delle superfici agricole della Provincia di Catania.

Fonte: ISTAT, Censimento Agricoltura 2010.

seminativi vite coltivazioni

legnose

agrarie,

escluso

vite

orti

familiari

prati

permanenti e

pascoli

Territorio

Provincia di Catania 196.857,55 171.164,99 81.349,27 5.659,64 49.242,35 230,28 34.683,45 366,04 9.059,90 16.266,62

Aci Bonaccorsi 4,49 4,33 .. .. 4,09 0,07 0,17 .. .. 0,16

Aci Castello 161,12 150,00 4,03 .. 114,02 0,81 31,14 .. 1,20 9,92

Aci Catena 172,46 161,11 16,05 .. 133,61 0,69 10,76 .. .. 11,35

Aci Sant'Antonio 211,08 161,09 27,16 24,91 83,50 1,59 23,93 .. 0,40 49,59

Acireale 1.313,35 1.201,32 66,02 21,79 1.057,22 3,07 53,22 .. 9,76 102,27

Adrano 2.373,48 2.006,79 451,74 31,39 1.078,31 7,13 438,22 .. 102,15 264,54

Belpasso 7.635,59 6.756,20 2.113,55 51,97 4.351,20 6,83 232,65 .. 38,12 841,27

Biancavilla 1.904,30 1.626,52 171,84 154,28 1.005,46 3,69 291,25 .. 30,84 246,94

Bronte 18.190,94 12.436,70 2.073,04 75,55 3.150,13 41,76 7.096,22 17,76 5.065,30 671,18

Calatabiano 867,71 766,19 75,41 8,43 492,14 3,00 187,21 .. 10,51 91,01

Caltagirone 25.967,43 23.006,75 15.018,58 969,61 2.747,21 24,07 4.247,28 21,46 515,59 2.423,63

Camporotondo Etneo 121,22 87,35 6,75 6,38 43,03 0,10 31,09 .. 1,97 31,90

Castel di Iudica 8.675,44 8.072,60 6.729,17 2,00 608,97 0,33 732,13 12,60 23,14 567,10

Castiglione di Sicilia 4.400,08 3.362,41 94,50 607,80 1.079,34 14,91 1.565,86 0,61 296,17 740,89

Catania 7.989,72 7.240,73 4.466,10 33,83 2.409,45 2,16 329,19 .. 61,82 687,17

Fiumefreddo di Sicilia 628,20 586,38 78,08 0,20 503,18 0,89 4,03 .. 1,73 40,09

Giarre 1.112,49 983,97 82,90 34,94 848,45 7,62 10,06 .. 12,73 115,79

Grammichele 1.542,26 1.395,73 621,57 5,04 672,49 6,55 90,08 1,34 32,10 113,09

Gravina di Catania 40,71 36,99 15,07 .. 11,92 .. 10,00 .. .. 3,72

Licodia Eubea 7.440,10 6.712,64 3.881,56 1.015,87 445,46 3,89 1.365,86 0,20 83,80 643,46

Linguaglossa 1.273,35 1.054,46 9,51 183,77 257,18 1,99 602,01 2,73 46,19 169,97

Maletto 1.276,41 901,90 524,01 5,47 61,88 4,78 305,76 0,50 346,23 27,78

Maniace 3.743,49 3.488,54 1.206,50 15,31 392,22 8,23 1.866,28 .. 116,34 138,61

Mascali 1.565,91 1.387,08 102,56 59,61 1.141,07 3,04 80,80 1,00 50,42 127,41

Mascalucia 76,59 52,52 1,15 24,21 25,55 0,91 0,70 .. 2,00 22,07

Mazzarrone 2.204,88 1.798,28 492,62 950,60 274,98 2,96 77,12 .. 106,39 300,21

Militello in Val di Catania 3.388,01 3.169,09 1.038,09 2,86 1.111,88 0,04 1.016,22 0,38 0,10 218,44

Milo 388,29 272,81 0,56 123,04 125,13 2,22 21,86 1,32 66,93 47,23

Mineo 17.057,08 15.345,37 9.735,71 18,86 4.365,63 8,56 1.216,61 151,08 193,40 1.367,23

Mirabella Imbaccari 1.100,30 953,04 769,32 2,30 143,49 2,87 35,06 11,21 14,58 121,47

Misterbianco 1.127,69 993,99 73,36 12,93 850,81 1,76 55,13 .. 1,26 132,44

Motta Sant'Anastasia 1.785,89 1.626,18 292,73 13,53 1.131,09 2,36 186,47 .. 0,11 159,60

Nicolosi 398,06 132,69 1,99 44,26 33,87 1,83 50,74 .. 28,44 236,93

Palagonia 3.631,85 3.417,73 885,23 4,16 2.277,13 0,36 250,85 .. 0,05 214,07

Paternò 9.017,06 8.089,29 2.754,71 5,31 5.088,83 4,40 236,04 8,00 8,94 910,83

Pedara 192,14 159,08 1,51 22,34 34,84 0,39 100,00 .. 13,29 19,77

Piedimonte Etneo 715,86 571,99 47,60 62,92 316,84 2,52 142,11 3,91 38,96 101,00

Raddusa 1.754,85 1.631,04 1.545,87 2,56 54,66 0,28 27,67 .. 0,20 123,61

Ragalna 498,53 340,56 6,69 11,58 267,51 1,81 52,97 .. 48,51 109,46

Ramacca 24.583,67 22.895,76 16.944,99 28,38 5.668,83 1,38 252,18 56,28 107,78 1.523,85

Randazzo 12.215,89 10.855,45 2.646,02 427,30 585,77 5,10 7.191,26 53,66 472,27 834,51

Riposto 676,54 606,93 171,07 0,14 431,74 3,28 0,70 .. 3,11 66,50

San Cono 199,79 186,88 66,44 2,61 101,55 8,08 8,20 .. 1,00 11,91

San Giovanni la Punta 67,53 60,46 1,67 1,57 56,33 0,39 0,50 .. .. 7,07

San Gregorio di Catania 98,50 68,22 .. .. 46,98 0,51 20,73 .. .. 30,28

San Michele di Ganzaria 1.229,97 1.139,09 597,35 48,91 255,31 7,93 229,59 .. 14,26 76,62

San Pietro Clarenza 38,26 27,77 0,48 0,90 25,66 0,73 .. .. .. 10,49

Santa Maria di Licodia 1.204,47 1.008,69 35,08 62,93 873,10 2,44 35,14 .. 7,80 187,98

Santa Venerina 661,60 595,34 32,96 108,62 442,54 5,30 5,92 .. 7,58 58,68

Sant'Agata li Battiati 58,32 45,82 .. 17,00 28,70 .. 0,12 .. .. 12,50

Sant'Alfio 476,56 412,57 1,51 58,14 342,56 1,50 8,86 2,60 29,09 32,30

Scordia 1.380,49 1.227,23 239,87 .. 902,49 0,12 84,75 .. .. 153,26

Trecastagni 277,26 174,63 20,52 87,35 62,64 0,87 3,25 0,10 68,67 33,86

Tremestieri Etneo 71,31 70,26 32,00 3,60 5,08 0,29 29,29 .. .. 1,05

Valverde 74,31 54,99 1,23 1,64 45,64 0,70 5,78 .. 0,01 19,31

Viagrande 184,22 157,65 7,46 74,81 74,23 1,15 .. .. 4,46 22,11

Vizzini 10.579,24 9.062,10 5.063,29 10,67 324,33 6,72 3.657,09 2,30 828,09 686,75

Zafferana Etnea 831,21 373,71 4,49 115,46 175,10 3,32 75,34 17,00 146,11 294,39

Utilizzazione dei terreni dell'unità

agricola

superficie

totale

(sat)

superficie totale (sat)

superficie

agricola

utilizzata

(sau)

superficie agricola utilizzata (sau) arboricoltura

da legno

annessa ad

aziende

agricole

boschi

annessi ad

aziende

agricole

superficie

agricola non

utilizzata e

altra superficie

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Tabella 4.2: Numero di capi allevati per comune e tipologia.

Fonte: ISTAT, Censimento Agricoltura 2010.

totale bovini

e bufalinitotale suini

totale ovini

e caprini

totale

avicoli

Territorio

Catania 28.961 5.803 83.242 309.141

Aci Bonaccorsi .. .. 90 45.000

Aci Castello .. .. 240 ..

Aci Catena 40 .. 118 ..

Aci Sant'Antonio 228 .. 530 51.000

Acireale 170 140 497 50

Adrano 476 94 766 220

Belpasso 282 2.526 2.657 382

Biancavilla 112 28 1.013 ..

Bronte 3.214 174 11.542 16.170

Calatabiano 102 .. 1.130 ..

Caltagirone 4.503 106 7.321 206

Camporotondo Etneo .. .. .. 1.200

Castel di Iudica 923 8 4.714 ..

Castiglione di Sicilia 558 .. 1.440 13.000

Catania 506 68 3.930 110

Fiumefreddo di Sicilia .. .. .. 2.220

Giarre 125 .. 309 507

Grammichele 144 143 596 175

Gravina di Catania .. .. 70 602

Licodia Eubea 874 .. 2.137 ..

Linguaglossa 166 44 450 671

Maletto 535 128 2.230 30

Maniace 2.996 258 1.898 430

Mascali 3 82 1.637 24.230

Mazzarrone 35 .. 200 ..

Militello in Val di Catania 921 .. 1.745 12

Milo 6 .. 159 ..

Mineo 907 1 3.660 2.245

Mirabella Imbaccari 6 40 610 50

Misterbianco .. 23 601 1.860

Motta Sant'Anastasia 159 .. 200 80.000

Nicolosi .. 4 100 ..

Palagonia 230 .. 1.620 4.000

Paternò 489 46 4.374 70

Pedara .. .. 750 ..

Piedimonte Etneo 172 907 101 149

Raddusa 157 .. 579 ..

Ragalna .. .. 300 ..

Ramacca 592 8 8.084 10

Randazzo 4.886 479 6.174 315

Riposto 6 .. .. 1.000

San Giovanni la Punta .. .. 98 149

San Gregorio di Catania 115 .. 150 24

San Michele di Ganzaria 60 31 484 ..

San Pietro Clarenza .. .. .. 10.000

Santa Maria di Licodia 65 92 710 40

Santa Venerina .. 325 225 52.814

Sant'Alfio .. 8 .. ..

Scordia 66 6 316 10

Trecastagni .. .. 10 40

Tremestieri Etneo .. .. 600 ..

Valverde 18 .. 160 50

Viagrande .. .. .. 20

Vizzini 4.095 .. 4.669 ..

Zafferana Etnea 19 34 1.248 80

Tipo allevamento

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4.2 Produzioni vinicole D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata)

L’unica produzione vinicola D.O.C. ottenibili nel territorio in esame è la “Sicilia D.O.C.”.

Il territorio del comune di Paternò rientra solo parzialmente tra quelli in cui è possibile ottenere la

produzione “Etna D.O.C.”: in base si confini indicati sul disciplinare di produzione l’area interessata

dalla realizzazione dell’impianto agro-fotovoltaico ne risulta esclusa.

4.2.1 Sicilia D.O.C. (D.M. 22/11/2011 – G.U. n.284 del 6/12/2011)

Come suggerito dal nome, il territorio di questa D.O.C. comprende l’intero territorio

amministrativo della Regione. Si tratta di una D.O.C. che comprende un’amplissima varietà di vini,

producibili di fatto con tutte le cultivar autoctone siciliane.

Base ampelografica:

- Bianco (anche in vendemmia tardiva): Inzolia, Catarratto, Grillo, Grecanico, da soli o

congiuntamente, minimo al 50%, possono concorrere alla produzione altri vitigni a bacca

bianca, idonei alla coltivazione nella regione Sicilia, iscritti nel Registro Nazionale delle

Varietà di vite per uve da vino, massimo al 50%;

- Spumante Bianco: Catarratto, Inzolia, Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot

Nero, Moscato Bianco e Zibibbo, da soli o congiuntamente, min. 50%, possono concorrere

alla produzione altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella regione Sicilia,

iscritti nel Registro Nazionale delle Varietà di vite per uve da vino, max. 50%;

- Spumante Rosato: Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Pinot Nero e Frappato, da soli o

congiuntamente, min. 50%, possono concorrere alla produzione altri vitigni a bacca nera,

idonei alla coltivazione nella regione Sicilia, iscritti nel Registro Nazionale delle Varietà di

vite per uve da vino, max. 50%;

- Rosato, Rosso (anche vendemmia tardiva, riserva): Nero d’Avola, Frappato, Nerello

Mascalese e Perricone, da soli o congiuntamente, min. 50%, possono concorrere alla

produzione altri vitigni a bacca nera, idonei alla coltivazione nella regione Sicilia, iscritti nel

Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino, max. 50%;

- Con menzione dei vitigni bianchi: Inzolia, Grillo, Chardonnay, Catarratto, Carricante,

Grecanico, Fiano, Damaschino, Viognier, Muller Thurgau, Sauvignon Blanc, Pinot Grigio

min. 85%, possono concorrere altre uve a bacca bianca, idonee alla coltivazione nella

Regione Sicilia max. 15%;

- Con menzione dei vitigni rossi: Nero d’Avola, Perricone, Nerello Cappuccio, Frappato,

Nerello Mascalese, Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Pinot Nero e

Nocera, min. 85%, possono concorrere altre uve a bacca nera, non aromatizzate, idonee

alla coltivazione nella Regione Sicilia max. 15%;

- Con menzione di due vitigni: coppie di varietà a bacca bianca o rossa fra quelle menzionate

precedentemente.

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Norme per la viticoltura:

- per i nuovi impianti e reimpianti sono ammesse esclusivamente le forme di allevamento a

controspalliera o ad alberello ed eventuali varianti similari e la densità minima deve essere

di 3.200 ceppi/ha;

- è consentita l’irrigazione di soccorso;

- la resa massima di uva in coltura specializzata e il titolo alcolometrico volumico minimo

naturale devono essere di 13 t/Ha e 10,50% vol. per lo Spumante Bianco, 11,50% vol. per

Bianco, Inzolia, Grillo, Chardonnay, Catarratto, Carricante, Grecanico, Fiano, Damaschino,

Viognier, Muller Thurgau, Sauvignon e Pinot Grigio, 12 t/Ha e 10,50% vol. per lo Spumante

Rosato, 12,00% vol. per Rosato, Rosso, Rosso Riserva, Perricone, Nerello Cappuccio,

Frappato, Nerello Mascalese, Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Pinot

Nero e Nocera, 8 t/Ha e 15,00% vol. per Bianco Vendemmia Tardiva e Rosso Vendemmia

Tardiva.

Norme per la vinificazione:

- le operazioni di vinificazione, ivi compreso l’invecchiamento obbligatorio, laddove previsto,

devono essere effettuate nell’ambito dell’intero territorio amministrativo della Regione

Sicilia;

- l’elaborazione per la produzione dei vini spumanti deve essere effettuata con il metodo

della fermentazione naturale in bottiglia o in autoclave;

- la tipologia Vendemmia Tardiva deve provenire da uve che abbiano subito un

appassimento sulla pianta tale da raggiungere una gradazione minima naturale del 15,00%

vol.;

- è consentito l’arricchimento dei mosti e dei vini, nei limiti stabiliti dalle norme comunitarie

e nazionali, con mosto concentrato proveniente da uve di vigneti coltivati nella Regione

Sicilia, oppure con mosto concentrato rettificato o a mezzo concentrazione a freddo o altre

tecnologie consentite dalla vigente normativa;

- è ammessa la colmatura dei vini, in corso di invecchiamento obbligatorio, con vini aventi

diritto alla stessa denominazione d’origine, di uguale colore e varietà di vite, anche non

soggetti a invecchiamento obbligatorio, per non oltre il 5%, per la complessiva durata

dell’invecchiamento;

- il vino a Denominazione di Origine Controllata “Sicilia” Rosso Riserva deve essere

sottoposto ad un periodo di invecchiamento minimo di 2 anni, a decorrere dal 1°

novembre successivo all’anno di produzione delle uve.

Norme per l’etichettatura:

- nella presentazione e designazione dei vini, con l’esclusione delle tipologie Spumante, è

obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’annata di produzione delle uve.

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4.3 Olio di oliva D.O.P. “Monte Etna”

La coltura dell’olivo fu introdotta nella parte orientale dell’Isola a partire dal I millennio a. C. ad

opera dei Fenici e successivamente dai Greci che colonizzarono Katane (Catania) nel 750 a. C.

La presenza dell’Etna, le cui frequenti manifestazioni effusive erano ben conosciute già nel mondo

antico, ha alimentato il mito, attraverso il quale ci giungono suggestive informazioni circa la

coltura dell’olivo in questa zona. Storia, mito, fascino, unicità di paesaggio e tecniche colturali

particolari, concorrono a fare dell’extra vergine d’oliva Monte Etna un prodotto tipico molto

apprezzato dagli intenditori.

Le caratteristiche orografiche e la natura dei suoli dell’area di produzione sono fortemente

caratterizzate da ciò che resta dall’attività vulcanica. Le aree pedemontane dell’Etna sono quelle a

maggiore vocazione che interessano la coltura, sia da olio che da mensa.

La superficie complessiva della denominazione è di circa 7.000 ettari e interessa 12.500 aziende

circa. Si estende dal versante Sud-Ovest a quello Nord dell’Etna, interessando le province di

Catania, Enna e Messina. Nel Catanese comprende i comuni di: Adrano, Belpasso, Biancavilla,

Bronte, Camporotondo Etneo, Castiglione di Sicilia, Maletto, Màniaci, Motta S. Anastasia, Paternò,

Ragalna, Randazzo, S. Maria di Licodia, S. Piero Clarenza; nell’Ennese il comune di Centurie; nel

Messinese i comuni di Malvagia, Mojo Alcantara, Roccella Valdemone e S. Domenica Vittoria.

L’olio DOP Monte Etna è ottenuto dalla Nocellara etnea (per almeno il 65%) e dalle varietà:

Moresca, Tonda iblea, Ogliarola messinese, Biancolilla, Brandofino o Castiglione, che da sole o

congiuntamente non devono superare il 35%.

4.4 Pecorino Siciliano D.O.P.

Formaggio grasso, di breve, media e lunga stagionatura, a pasta dura. Prodotto in tutta la Sicilia

con latte di pecora di varie razze. Le tipologie sono individuate a seconda della maturazione:

Tuma, Primo Sale, Secondo Sale, Stagionato. È uno dei più antichi formaggi siciliani, fonte

alimentare del popolo. L'intensità aromatica è medio-elevata. Particolarmente interessante per le

diversità determinate dalla zona d'origine in cui viene prodotto.

Il pecorino siciliano DOP è prodotto esclusivamente con latte di pecora intero, fresco e coagulato

con caglio di agnello. Il latte da caseificare proviene da pecore allevate al pascolo spontaneo. La

salatura viene applicata manualmente su ciascuna forma.

Il periodo di stagionatura viene effettuato in locali areati naturalmente e non è inferiore ai 4 mesi.

Solo in questo modo il pecorino siciliano DOP acquisisce la propria personalità, mantenendo in se

tutti i sapori della Sicilia. Il pecorino Siciliano DOP ha la caratteristica forma cilindrica a facce piane

o lievemente concave. Il suo peso varia tra 4,0 e 12,0 kg, lo scalzo è alto circa 10-18 cm. La crosta è

bianca-giallognola. La superficie è molto rugosa a causa della modellatura lasciata dal canestro. La

pasta è compatta, di colore bianco o giallo paglierino, con occhiatura scarsa.

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Fra le caratteristiche peculiari del Pecorino Siciliano DOP, vanno annoverati anzitutto il gusto

leggermente piccante e l’incantevole profumo. Il sapore è caratteristico, l'aroma intenso.

Il periodo di stagionatura varia dai 4 agli 8 mesi. Il latte da caseificare deve essere quello della

mungitura mattutina o serale, raccolto in una tina di legno assieme al caglio in pasta di agnello o

capretto. La cagliata viene rotta con una rotula di legno e ridotta in pezzi grandi quanto un chicco

di riso; viene poi aggiunta acqua calda a 70°.

Dieci minuti dopo l'aggiunta dell'acqua la pasta viene spurgata con le mani nella piddiaturi e posta

nei fasceddi, i canestri di giunco che conferiscono al Pecorino la sua forma tradizionale.

Dopo circa venti minuti d'assestamento nei canestri, si sottopone la pasta alla scottatura per circa

2-3 ore. Successivamente la cagliata viene stesa su di un piano inclinato (tavoliere) per uno o due

giorni. Le forme vengono rivoltate più volte nelle fascedde per conferire al Pecorino Siciliano DOP

la caratteristica forma a cilindro.

La salatura viene praticata a mano il giorno successivo alla produzione e dopo dieci giorni le forme

vengono poste ad un nuovo trattamento. La crosta del Pecorino Siciliano DOP è gialla e molto

rugosa. Questo per via dei segni lasciati dalle fascedde, i caratteristici canestri in giunco nelle quali

le forme vengono adagiate.

La pasta del formaggio è bianca e compatta. Attraverso l'osservazione dell'occhiatura un'occhio

esperto può determinare la quantità di grasso presente.

Infatti, maggiore è la sostanza oleosa che fuoriesce al momento del taglio maggiore è il grasso

contenuto, di conseguenza, più forte è il suo sapore.

4.5 Arancia Rossa di Sicilia I.G.P.

La zona di produzione dell’“Arancia rossa di Sicilia” comprende quella parte di territorio della

Sicilia orientale situato in prossimità del vulcano Etna, che abbraccia i seguenti comuni della

Provincia di Catania: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Caltagirone, Castel di Judica, Catania,

Grammichele, Licodia Eubea, Militello in Val di Catania, Mineo, Misterbianco, Motta

Sant’Anastasia, Palagonia, Paternò, Ramacca, Santa Maria di Licodia, Scordia e Randazzo

limitatamente all’area detta “isola di Spanò”. Il territorio include anche i comuni della Provincia di

Siracusa: Lentini, Francofonte, Carlentini, Melilli, Augusta.

Le arance coltivate in altre zone della Sicilia, ma in territori diversi da quelli su elencati ovvero in

altre regioni d’Italia, come ad esempio le arance calabresi, hanno caratteristiche organolettiche e

salutistiche certamente non paragonabili a quelle dell’Arancia Rossa di Sicilia.

Le arance rosse contengono le antocianine, che conferiscono alle arance il caratteristico colore

rosso più o meno intenso a seconda della varietà, del grado di maturazione del frutto e delle

condizioni pedoclimatiche. Appartengono a questa categoria esclusivamente le arance di qualità

“Tarocco”, “Moro” e “Sanguinello”. Il superiore valore biologico delle arance rosse, rispetto alla

arance bionde, è da ascrivere all’elevato contenuto di vitamina C, fino a 90 mg/100 ml di succo nel

Tarocco.

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4.2.2 Tarocco

Arancia pigmentata (antociani), probabile mutazione del Sanguinello. Le sue origini risalgono

all’inizio del secolo in territorio di Francofonte (Siracusa). E’ la varietà più diffusa in Italia. I

numerosi cloni disponibili e le differenti condizioni pedoclimatiche dei diversi ambienti di

coltivazione rendono possibile un calendario di maturazione del Tarocco molto ampio che va’ da

inizio dicembre ad aprile. I frutti di pezzatura elevata hanno buccia fine di colore giallo-arancio con

aree rosse. La polpa è di colore giallo-arancio con screziature rosate più o meno intense.

4.2.3 Moro

Questo tipo d’arancia ha la polpa priva di semi ed è di colore rosso scuro. Nasce nel territorio di

Lentini (SR), matura precocemente già ad inizio dicembre e si mantiene bene sulla pianta sino a

febbraio. I frutti distribuiti all’esterno della chioma e spesso a grappolo, sono di pezzatura media.

La buccia è di medio spessore e colore arancio con sfumature rosso-vinose.

4.2.4 Sanguinello

I frutti sono di pezzatura media con buccia di medio spessore, colore arancio intenso con

sfumature rosso-vinose. La polpa è ricca di succo, di colore rosso intenso con screziature

sanguigne. L’epoca di maturazione è medio tardiva (febbraio – marzo) e i frutti, raggiunta la

maturazione, hanno breve persistenza sulla pianta.

Anche le arance rosse si prestano bene a molte ricette, oltre che primi e secondi piatti, si usano

per la preparazione di gelatine, creme dolciarie, marmellata, nella preparazione delle glasse, nelle

conserve e liquori come il Gran Marnier. La buccia viene utilizzata, inoltre, nei gelati, nei sorbetti e

come frutta candita. Oltre che in cucina l’arancia viene utilizzata in svariati settori, quello

cosmetico, ad esempio, utilizza la scorza per le proprietà antirughe e avvizzimento della pelle,

oltre che per il profumo; il settore farmacologico ne sfrutta le capacità digestive, acidanti e anti-

ossidanti.

4.2.5 Cenni storici

Gli agrumi in Sicilia sono presenti da quasi 2000 anni, tanto che lo stesso Virgilio nelle Georgiche

ne descrisse i caratteri, mentre la massiccia introduzione si realizzò nel X secolo e nel XII secolo

d.C. ad opera degli arabi con particolare riferimento all’arancio e al limone. Merito di Cristoforo

Colombo e degli spagnoli fu quello di diffondere le diverse specie di agrumi nelle Americhe tra la

fine del 1400 e gli inizi del 1500. In Sicilia la coltivazione vera e propria degli agrumi inizia dopo il

1800 con una superficie di ben 7500 ettari. Sono diffusi in massima parte nella provincia di

Catania. La Sicilia infatti è l’unica regione al mondo in cui vengono prodotte arance rosse di

elevato standard di qualità. Infatti i tentativi messi in atto da Spagna, Marocco e California di

impiantare queste coltivazioni, non hanno dato un risultato di grande rilievo.

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4.6 Ficodindia dell’Etna D.O.P.

La pianta appartiene alla famiglia delle Cactacee, della specie Opuntia ficus-indica. La pianta venne importata dalle Americhe nord-occidentali (credute originariamente le Indie, da cui il nome) sul finire del XVI secolo. Ha la caratteristica di resistere ai climi aridi e secchi e cresce in zone impervie con terreni medi e grossolani di natura lavica. La pianta del ficodindia non presenta tronco ma solo foglie, che si inerpicano dalle radici formando le cosiddette pale alle cui estremità superiori si formano i frutti. La sua riproduzione avviene attraverso i rami che vengono interrati per i due terzi nel terreno. Nella sua coltivazione non vengono utilizzati antiparassitari e/o anticrittogamici poiché la pianta assume delle difese proprie contro i parassiti, non necessita poi di trattamenti particolari assumendo la produzione biologica. Il ficodindia dell’Etna DOP è ricco di fibre e vitamine e può essere utilizzato come integratore contro fatica e stress, aiuta a rigenerare le cellule ed è efficace per i problemi legati all’attenzione e alla mancanza di concentrazione. Aiuta a far rilassare i muscoli soprattutto degli anziani e aumenta le difese dell’organismo ed è un equilibratore psichico che agisce in modo benefico sull’umore. Sono presenti molte tipologie: Surfarina o Nostrale dal colore giallo-arancio; Sanguigna dal colore rosso fuoco; Muscaredda e Sciannina dal colore bianco. La zona di produzione è principalmente la provincia di Catania, nelle zone dei paesi etnei alle falde del vulcano, quindi le zone di Adrano, Biancavilla, Belpasso, Paternò, Motta Sant’Anastasia, Santa Maria di Licodia. La produzione dei frutti avviene secondo tecniche secolari applicate alla pianta. La prima fioritura avviene tra maggio e giugno con formazione dei frutti verdi. Per ottenere un prodotto di maggiore qualità si applica la tecnica detta di scozzolatura, che porta ad eliminare i frutti fioriti per ottenere dei frutti più grossi e buoni. La seconda fioritura avviene tra settembre e dicembre e dà luogo a frutti denominati in dialetto fioroni, che garantiscono la produzione. Fra le tecniche di coltivazione è molto importante la fase della scozzolatura che viene eseguita tra la fine del mese di maggio e la prima metà del mese di giugno, in relazione alle zone di produzione e alle condizioni climatiche (che consiste nell’asportare fiori, frutticini appena allegati e giovani cladodi). Le operazioni di raccolta, in relazione alle zone di produzione e all’andamento climatico, si svolgono dalla seconda decade di agosto per i frutti di prima fioritura («Agostani»), da settembre a dicembre per i frutti di seconda fioritura («Scozzolati» o «Bastardoni»). I frutti dopo la raccolta devono essere immagazzinati in locali idonei ventilati e asciutti. I frutti vengono distinti in ordine al periodo di maturazione: «Agostani» o «Latini» (primo fiore); «Scozzolati» (seconda fioritura). Cultivar: gialla, rossa, bianca. I «Fichidindia dell’Etna» all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle comuni norme di qualità e alle seguenti caratteristiche: – peso frutto non inferiore a 95 g; – percentuale di polpa non inferiore al 60% del peso fresco dell’intero frutto; – frutti esenti da malformazioni;

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– colore e forma, caratteristici della cultivar (sono ammessi frutti raccolti nella fase di invaiatura); – grado rifrattometrico non inferiore al 13%; – rintracciabilità: per consentire l’attività di controllo e vigilanza agli organismi certificatori, il prodotto D.O.P. sarà quello dei produttori operanti nel territorio riconosciuto dal disciplinare e che dovranno risultare iscritti in un apposito elenco. Il «Ficodindia dell’Etna» può essere immesso al consumo solo con il logo della denominazione d’origine protetta figurante su ogni confezione commerciale, nel rispetto delle norme generali e metrologiche del commercio stesso. Sulle confezioni deve figurare, in caratteri chiari, indelebili e nettamente distinguibili da ogni altra scritta, la denominazione «Ficodindia dell’Etna». È consentita l’utilizzo della dicitura «Cactus Pear». Debbono inoltre comparire gli elementi atti ad individuare nome, ragione sociale, indirizzo del confezionatore, peso lordo all’origine, nonché l’eventuale nome delle aziende da cui provengono i frutti. È facoltativa l’indicazione della settimana di raccolta del prodotto ed i termini «Agostani» o «Latini» e «Scozzolati» o«Bastardoni» riferiti all’epoca di maturazione. Il marchio d’identificazione è rappresentato dalla scritta D.O.P. Denominazione d’origine protetta, dalla sottostante raffigurazione del vulcano Etna, da due cladodi con quattro frutti e sottostante scritta «Ficodindia dell’Etna», con a destra il logo D.O.P. UE. Alla fine del sedicesimo secolo in Sicilia, gli spagnoli introdussero alcune nuove e importanti piante quello più comunemente usato era il ficodindia proveniente dall’America Tropicale (Indie occidentali, secondo C. Colombo). I fichidindia trasformeranno le campagne della Sicilia, capaci di sopportare lunghe siccità e di propagarsi facilmente nelle spaccature delle rocce, infatti venivano di proposito piantati per frantumare la lava nei fertili pendii del monte Etna. Questa ammirevole pianta a siepi con i suoi frutti ha contribuito alla dieta di ricchi e di poveri nella vita quotidiana dei siciliani sin dai tempi più antichi fino ad oggi.

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5 IL PROGETTO

La Committente intende realizzare nel territorio del Comune di Paternò (TP), Località Zappulla,

un impianto fotovoltaico da 37.688,4 kWp (33.000 kW in immissione) con inseguitore monoassiale

(inseguitore di rollio), comprensivo delle relative opere di connessione in AT alla RTN. Le aree

interessate dagli interventi sono descritte in dettaglio ai paragrafi seguenti e riportate sugli

elaborati cartografici allegati alla presente relazione.

La Società, in data 20/09/2017, ha presentato a Terna S.p.A. la richiesta di connessione alla RTN

per una potenza in immissione di 50 MW. In data 19 Ottobre 2017 il gestore ha trasmesso la

soluzione tecnica minima generale per la connessione (STMG), formalmente accettata dalla

Società in data 12 Febbraio 2018. La STMG prevede che l’impianto agro-fotovoltaico debba essere

collegato in antenna a 150 kV con la sezione 150 kV dell’esistente stazione elettrica 380/150 kV

della RTN di Paternò (CT) (la “Stazione RTN”).

A seguito del ricevimento della STMG è stato possibile definire puntualmente le opere

progettuali da realizzare, che si possono così sintetizzare:

1) Impianto agro-fotovoltaico ad inseguimento monoassiale, della potenza complessiva

installata di 37.688,4 kWp, ubicato in località Zappulla, nel Comune di Paternò (CT);

2) N. 2 dorsali di collegamento interrate, in media tensione (30 kV), per il vettoriamento

dell’energia elettrica prodotta dall’impianto alla futura stazione elettrica di trasformazione

150/30 kV. Il percorso dei cavi interrati, che seguirà la viabilità esistente, si svilupperà per

una lunghezza di circa 6,5 km;

3) Futura stazione elettrica di trasformazione 150/30 kV (Stazione Utente), di proprietà della

Società, da realizzarsi nel Comune di Paternò (TP). La stazione sarà ubicata a nord-est

dell’impianto agro-fotovoltaico, ad una distanza di circa 5 km in linea d’aria;

4) collegamento in cavo a 150 kV tra lo stallo arrivo linea della Stazione Utente ed il nuovo

stallo arrivo produttore nella sezione a 150 kV dell’esistente Stazione RTN di Paternò,

avente una lunghezza di circa 240 m;

5) Nuovo stallo arrivo produttore a 150 kV che dovrà essere realizzato nella sezione a 150 kV

dell’esistente Stazione elettrica 380/150 kV della RTN di Paternò, di proprietà del gestore di

rete.

5.1 Ingombri e caratteristiche degli impianti da installare

Secondo le informazioni fornite dal richiedente, l’impianto in progetto, del tipo ad inseguimento

monoassiale (inseguitori di rollio), prevede l’installazione di strutture di supporto dei moduli

fotovoltaici (realizzate in materiale metallico), disposte in direzione Nord-Sud su file parallele ed

opportunamente spaziate tra loro (interasse di 10,5 m), per ridurre gli effetti degli

ombreggiamenti. I moduli ruotano sull’asse da Est a Ovest, seguendo l’andamento giornaliero del

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sole (Figura 5.1). L’angolo massimo di rotazione dei moduli di progetto è di +/- 60°. L’altezza

dell’asse di rotazione dal suolo è pari a 2,18 m.

Lo spazio libero minimo tra una fila e l’altra di moduli, quando questi sono disposti

parallelamente al suolo (ovvero nelle ore centrali della giornata), risulta essere pari a 6,39 m.

L’ampio spazio disponibile tra le strutture, come vedremo in dettaglio ai paragrafi seguenti,

fanno in modo che non vi sia alcun problema per quanto concerne il passaggio di tutte le tipologie

di macchine trattrici ed operatrici in commercio.

Figura 5.1. Prospetto trasversale e longitudinale delle strutture da installare

Prospetto trasversale (visione est-ovest)

Prospetto longitudinale (visione nord-sud)

5.2 Fascia arborea perimetrale

Al fine di mitigare l’impatto paesaggistico, anche sulla base delle vigenti normative, è prevista la

realizzazione di una fascia arborea lungo tutto il perimetro del sito dove sarà realizzato l’impianto

fotovoltaico (fascia di larghezza pari a 10 m).

Come meglio dettagliato nei paragrafi seguenti, dopo una valutazione preliminare su quali specie

utilizzare per la realizzazione della fascia arborea, si è scelto di impiantare un moderno

mandorleto su due file parallele.

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6 PRINCIPALI ASPETTI CONSIDERATI NELLA DEFINIZIONE DEL PIANO COLTURALE

Coltivare in spazi limitati è sempre stata una problematica da affrontare in agricoltura: tutte le

colture arboree, ortive ed arbustive sono sempre state praticate seguendo schemi volti

all’ottimizzazione della produzione sugli spazi a disposizione, indipendentemente dall’estensione

degli appezzamenti; in altri casi, le forti pendenze costringono a realizzare terrazzamenti anche

piuttosto stretti per impiantare colture arboree. Di conseguenza, sono sempre stati compiuti (e si

continuano a compiere tutt’ora) studi sui migliori sesti d’impianto e sulla progettazione e lo

sviluppo di mezzi meccanici che vi possano accedere agevolmente. Le problematiche relative alla

pratica agricola negli spazi lasciati liberi dall’impianto fotovoltaico si avvicinano, di fatto, a quelle

che si potrebbero riscontrare sulla fila e tra le file di un moderno arboreto.

6.1 Gestione del suolo

Per il progetto dell’impianto agro-fotovoltaico in esame, considerate le dimensioni relativamente

ampie dell’interfila tra le strutture, tutte le lavorazioni del suolo, nella parte centrale dell’interfila,

possono essere compiute tramite macchine operatrici convenzionali senza particolari problemi

(cfr. 4.3). A ridosso delle strutture di sostegno risulta invece necessario mantenere costantemente

il terreno libero da infestanti mediante diserbo, che può essere effettuato tramite lavorazioni del

terreno o utilizzando prodotti chimici di sintesi. Siccome il diserbo chimico, nel lungo periodo, può

comportare gravi problemi ecologici e di impatto ambientale, nella fascia prossima alle strutture di

sostegno si effettuerà il diserbo meccanico, avvalendosi della fresa interceppo (Figura 6.1), come

già avviene nei moderni arboreti.

Figura 6.1: Esempio di fresatrice interceppo per le lavorazioni sulla fila (Foto: Rinieri S.r.l.)

Trattandosi di terreni già regolarmente coltivati, non vi sarà la necessità di compiere importanti

trasformazioni idaulico-agrarie. Nel caso dell’impianto di mandorleto sulla fascia perimetrale, si

effettuerà su di essa un’operazione di scasso a media profondità (0,60-0,70 m) mediante ripper -

più rapido e molto meno dispendioso rispetto all’aratro da scasso - e concimazione di fondo, con

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stallatico pellettato in quantità comprese tra i 30,00 e i 40,00 q/ha, per poi procedere

all’amminutamento del terreno con frangizolle ed al livellamento mediante livellatrice a controllo

laser o satellitare.

Questo potrà garantire un notevole apporto di sostanza organica al suolo che influirà sulla buona

riuscita dell’impianto arboreo.

Per quanto concerne le lavorazioni periodiche del terreno dell’interfila, quali aratura, erpicatura

o rullatura, queste vengono generalmente effettuate con mezzi che presentano un’altezza da terra

molto ridotta, pertanto potranno essere utilizzate varie macchine operatrici presenti in commercio

senza particolari difficoltà, in quanto ne esistono di tutte le larghezze e per tutte le potenze

meccaniche. Le lavorazioni periodiche del suolo, in base agli attuali orientamenti, è consigliabile

che si effettuino a profondità non superiori a 40,00 cm.

6.2 Ombreggiamento

L’esposizione diretta ai raggi del sole è fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi

produzione agricola. L’impianto in progetto, ad inseguimento mono-assiale, di fatto mantiene

l’orientamento dei moduli in posizione perpendicolare a quella dei raggi solari, proiettando delle

ombre sull’interfila che saranno tanto più ampie quanto più basso sarà il sole all’orizzonte.

Sulla base delle simulazioni degli ombreggiamenti per tutti i mesi dell’anno, elaborate dalla

Società, si è potuto constatare che la porzione centrale dell’interfila, nei mesi da maggio ad

agosto, presenta tra le 7 e le 8 ore di piena esposizione al sole. Naturalmente nel periodo autunno-

vernino, in considerazione della minor altezza del sole all’orizzonte e della brevità del periodo di

illuminazione, le ore luce risulteranno inferiori. A questo bisogna aggiungere anche una minore

quantità di radiazione diretta per via della maggiore nuvolosità media che si manifesta

(ipotizzando andamenti climatici regolari per l’area in esame) nel periodo invernale.

Pertanto è opportuno praticare prevalentemente colture che svolgano il ciclo riproduttivo e la

maturazione nel periodo primaverile/estivo.

È bene però considerare che l’ombreggiamento creato dai moduli fotovoltaici non crea soltanto

svantaggi alle colture: si rivela infatti eccellente per quanto riguarda la riduzione

dell’evapotraspirazione, considerando che nei periodi più caldi dell’anno le precipitazioni avranno

una maggiore efficacia.

6.3 Meccanizzazione e spazi di manovra

Date le dimensioni e le caratteristiche dell’appezzamento, non si può di fatto prescindere da una

totale o quasi totale meccanizzazione delle operazioni agricole, che permette una maggiore

rapidità ed efficacia degli interventi ed a costi minori. Come già esposto al punto 5, l’interasse tra

una struttura e l’altra di moduli è pari a 10,50 m, e lo spazio libero tra una schiera e l’altra di

moduli fotovoltaici varia da un minimo di 6,39 m (quando i moduli sono disposti in posizione

parallela al suolo, – tilt pari a 0° - ovvero nelle ore centrali della giornata) ad un massimo di 8,42 m

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(quando i moduli hanno un tilt pari a 60°, ovvero nelle primissime ore della giornata o al

tramonto). L’ampiezza dell’interfila consente pertanto un facile passaggio delle macchine trattrici,

considerato che le più grandi in commercio, non possono avere una carreggiata più elevata di 2,50

m, per via della necessità di percorrere tragitti anche su strade pubbliche (Figura 6.2).

Fig. 6.2: Dimensioni del più grande dei trattori gommati convenzionali prodotti dalla CNH (CASE MAXXUM-Series)

Qualche problematica potrebbe essere associata alle macchine operatrici (trainate o portate),

che hanno delle dimensioni maggiori, ma come analizzato nei paragrafi seguenti, esistono in

commercio macchine di dimensioni idonee ad operare negli spazi liberi tra le interfile.

Per quanto riguarda gli spazi di manovra a fine corsa (le c.d. capezzagne), questi devono essere

sempre non inferiori ai 10,00 m tra la fine delle interfile e la recinzione perimetrale del terreno. Il

progetto in esame prevede la realizzazione di una fascia arborea perimetrale avente una larghezza

di 10 m, che consente un ampio spazio di manovra.

6.4 Presenza di cavidotti interrati

La presenza dei cavi interrati nell’area dell’impianto fotovoltaico non rappresenta una

problematica per l’effettuazione delle lavorazioni periodiche del terreno durante la fase di

esercizio dell’impianto fotovoltaico. Infatti queste lavorazioni non raggiungono mai profondità

superiori a 40 cm, mentre i cavi interrati saranno posati ad una profondità minima di 80 cm.

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7 LA DEFINIZIONE DEL PIANO COLTURALE

Per la definizione del piano colturale sono state valutate diverse tipologie di colture

potenzialmente coltivabili, facendo una distinzione tra le aree coltivabili tra le strutture di

sostegno (interfile) e la fascia arborea perimetrale.

Di seguito si analizzano le soluzioni colturali praticabili, identificando per ciascuna i pro e i contro.

Al termine di questa valutazione sono identificate le colture che saranno effettivamente praticate

tra le interfile (e le relative estensioni), nonché la tipologia di essenze che saranno impiantate

lungo la fascia arborea. Alle Tavole 02 e 03 allegate alla presente relazione sono rappresentate le

aree in cui saranno effettuate le diverse colture, rispettivamente nella prima fase - per i primi tre

anni dal completamento dell’impianto - e nella seconda fase, una volta che sarà ultimata la

sperimentazione e che l’arboreto avrà ultimato il periodo di accrescimento.

7.1 Valutazione delle colture praticabili tra le interfile

In prima battuta si è fatta una valutazione se orientarsi verso colture ad elevato grado di

meccanizzazione oppure verso colture ortive e/o floreali. Queste ultime sono state però

considerate poco adatte per la coltivazione tre le interfile dell’impianto fotovoltaico per i seguenti

motivi:

- necessitano di molte ore di esposizione diretta alla luce;

- richiedono l’impiego di molta manodopera specializzata;

- hanno un fabbisogno idrico elevato;

- la gestione della difesa fitosanitaria è molto complessa.

Ci si è orientati pertanto verso colture ad elevato grado di meccanizzazione o del tutto

meccanizzate (considerata anche l’estensione dell’area) quali:

a) Copertura con manto erboso

b) Colture da foraggio

c) Colture aromatiche e officinali

d) Colture arboree intensive (fascia perimetrale)

e) Cereali e leguminose da granella

4.2.6 Copertura con manto erboso

La coltivazione tra filari con essenze da manto erboso è da sempre praticata in arboricoltura e in

viticoltura, al fine di compiere una gestione del terreno che riduca al minimo il depauperamento di

questa risorsa “non rinnovabile” e, al tempo stesso, offre alcuni vantaggi pratici agli operatori. Una

delle tecniche di gestione del suolo ecocompatibile è rappresentata dall’inerbimento, che consiste

nella semplice copertura del terreno con un cotico erboso.

La coltivazione del manto erboso può essere praticata con successo non solo in arboricoltura, ma

anche tra le interfile dell’impianto fotovoltaico; anzi, la coltivazione tra le interfile è meno

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condizionata da alcuni fattori (come ad esempio non vi è la competizione idrica-nutrizionale con

l'albero) e potrebbe avere uno sviluppo ideale.

Considerate le caratteristiche tecniche dell’impianto fotovoltaico (ampi spazi tra le interfile, ma

maggiore ombreggiamento in prossimità delle strutture di sostegno, con limitazione per gli spazi di

manovra), si opterà per un tipo di inerbimento parziale, ovvero il cotico erboso si manterrà sulle

fasce di terreno sempre libere tra le file (la fascia della larghezza di 6,40 m che si ha quando i

moduli sono disposti orizzontalmente al suolo tra le file), soggette al calpestamento, per facilitare

la circolazione della macchine e per aumentare l'infiltrazione dell'acqua piovana ed evitare lo

scorrimento superficiale. Il controllo della flora infestante verrà eseguito con le modalità descritte

al paragrafo 6.1.

L’inerbimento tra le interfile sarà di tipo temporaneo, ovvero sarà mantenuto solo nei periodi

più umidi dell’anno (e non tutto l’anno), considerato che ci sono condizioni di carenza idrica

prolungata e non è raccomandabile installare un sistema di irrigazione all’interno dell’impianto

fotovoltaico. Pertanto, quando le risorse idriche nel corso dell’anno si affievoliranno ed inizierà un

fisiologico disseccamento, si porvvederà alla rimozione del manto erboso.

L’inerbimenento tra le interfile sarà di tipo artificiale (non naturale, costituito da specie

spontanee), ottenuto dalla semina di miscugli di 2-3 specie ben selezionate, che richiedono pochi

interventi per la gestione. In particolare si opterà per le seguenti specie:

- Trifolium subterraneum (comunemente detto trifoglio) o Vicia sativa (veccia) per quanto

riguarda le leguminose;

- Hordeum vulgare L. (orzo) e Avena sativa L. per quanto riguarda le graminacee.

Il ciclo di lavorazione del manto erboso tra le interfile prevederà pertanto le seguenti fasi:

1) In tarda primavera/inizio estate si praticheranno una o due lavorazioni a profondità ordinaria

del suolo. Questa operazione, compiuta con piante ancora allo stato fresco, viene detta

“sovescio” ed è di fondamentale importanza per l’apporto di sostanza organica al suolo,

(Figura 7.1).

Fig. 7.1: Esempio di pratica del sovescio in pieno campo. Si noti, nell’immagine a sinistra, l’impiego di una

trincia frontale montata sulla stessa trattrice per alleggerire il carico sull’aratro portato

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2) Semina, eseguita con macchine agricole convenzionali, nel periodo invernale. Per la semina si

utilizzerà una seminatrice di precisione (Figura 7.2) avente una larghezza di massimo 4,0 m,

dotata di un serbatoio per il concime che viene distribuito in fase di semina.

Fig. 7.2: Esempio di seminatrice di precisione per tutte le tipologie di sementi (Foto: MaterMacc S.p.a.)

3) Fase di sviluppo del cotico erboso nel periodo autunnale/invernale. La crescita del manto

erboso permette di beneficiare del suo effetto protettivo nei confronti dell'azione battente

della pioggia e dei processi erosivi e nel contempo consente la transitabilità nell'impianto

anche in caso di pioggia (nel caso vi fosse necessità del passaggio di mezzi per lo svolgimento

delle attività di manutenzione dell’impianto fotovoltaico e di pulitura dei moduli);

4) Ad inizio primavera si procederà con la trinciatura del cotico erboso (Figura 7.3).

Fig. 7.3: Esempi di trincia posteriore e anteriore di notevole larghezza (Foto: Nobili S.r.l.)

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La copertura con manto erboso tra le interfile non è sicuramente da vedersi come una coltura

“da reddito”, ma è una pratica che permetterà di mantenere la fertilità del suolo dove verrà

installato l’impianto fotovoltaico.

4.2.7 Colture per la fienagione

Questa opzione è di fatto un complemento di quella analizzata al paragrafo precedente: è infatti

possibile utilizzare le stesse colture seminate per l’erbaio al fine di praticare la fienagione. In

buona sostanza, al posto della trinciatura verranno praticati lo sfalcio, l’asciugatura e l’imballatura

del prodotto.

Si farà pertanto ricorso ad un mezzo meccanico, la falciacondizionatrice, che effettuerà lo sfalcio,

convogliando il prodotto tra due rulli in gomma sagomati che ne effettuano lo schiacciamento

(Figura 7.4) e disponendolo poi, grazie a due semplici alette, in andane (striscie di fieno disposte

ordinatamente sul terreno). In commercio vi sono falciacondizionatrici con larghezza di taglio da

3,50 m che sono perfettamente utilizzabili tra le interfile dell’impianto fotovoltaico.

Fig. 7.4: Esempio di falciacondizionatrice frontale e particolare dei rulli in gomma (Foto: BCS)

Completate queste operazioni e terminata la fase di asciugatura, si procederà con l’imballatura

del fieno, che verrà effettuata circa 7-10 giorni dopo lo sfalcio, utilizzando una rotoimballatrice

(macchina che lavora in asse con la macchina trattrice e pertanto idonea per muoversi tra le

interfile). Questa macchina imballerà il prodotto in balle cilindriche (rotoballe), da 1,50-1,80 m di

diametro e 1,00 m di altezza. Si sceglierà in un secondo momento se utilizzare una rotoimballatrice

a camera fissa o a camera variabile. La differenza consiste nel fatto che quella a camera fissa

imballa il prodotto sempre con le stesse modalità, mentre quella a camera variabile consente di

produrre balle con dimensioni, pesi e densità variabili in funzione del prodotto raccolto (figura

7.5).

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Fig. 7.5: Rotoimballatrici a camera fissa (a sinistra) e a camera variabile (a destra) prodotte dalla CNH e relative

caratteristiche dimensionali

Dimensioni dei modelli di rotopressa a camera fissa prodotti dalla CNH (New Holland BR-Series)

Dimensioni dei modelli di rotopressa monoasse a camera variabile prodotto dalla CNH (Roll-Belt Series)

Dato il peso delle rotoballe (in genere pari a 250 kg), per la rimozione e la movimentazione sarà

necessario utilizzare un trattore dotato di sollevatore anteriore a forche ma, visti gli spazi a

disposizione tra le interfile la rimozione del fieno imballato non richiederà particolari manovre per

essere caricato su un camion o rimorchio che verrà posizionato alla fine dell’interfila.

Il prezzo di vendita del fieno di prima scelta si aggira attualmente su cifre comprese tra 0,10 e

0,20 €/kg, che, con una produzione per ettaro pari a 25-30 t (su superficie libera), equivarrebbe ad

una PLV (Produzione Lorda Vendibile) pari a 2.500-3.000 €/ha.

Con la presenza dell’impianto fotovoltaico, la superficie disponibile è nell’ordine del 60% rispetto

alla superficie completamente libera, che equivale ad una PLV di circa 1.900-2.300 €/ha: si tratta di

una cifra non elevata ma, considerata la bassa complessità della coltura, è una redditività

accettabile.

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4.2.8 Piante aromatiche e officinali a raccolta meccanica

Una coltura interessante che potrà essere praticata nelle interfile dell’impianto fotovoltaico è la

lavanda (Lavandula sp.pl.).

Si tratta di una pianta perenne, piuttosto bassa, che può essere utilizzata anche per molti anni

(fino a 12-15); in natura cresce spontaneamente in luoghi declivi, su terreni pietrosi, calcarei, con

piena insolazione. In Italia la lavanda è spontanea in diverse regioni, ma è particolarmente diffusa

in Piemonte, Liguria, Campania, Basilicata e Calabria.

La coltura viene anche coltivata con successo da diversi anni, fino ad un’altitudine di 800 m s.l.m.,

anche se i migliori risultati si ottengono intorno ai 300 m. Oggi la coltura della lavanda è stata

quasi del tutto soppiantata da quella del lavandino (ibrido di L. officinalis x L. latifolia), che fornisce

una resa in essenza lievemente inferiore, ma è una pianta più rustica e più produttiva (Figura 7.6).

Si moltiplica facilmente per seme e per talee di un anno, che vengono in genere asportate dal

tronco con una linguetta del legno più vecchio.

La lavanda (o il lavandino) presenta una serie di caratteristiche tali da renderla particolarmente

adatta per essere coltivata tra le interfile dell’impianto fotovoltaico, come di seguito elencato:

- ridotte dimensioni della pianta;

- disposizione in file strette;

- gestione del suolo relativamente semplice;

- ridottissime esigenze idriche;

- svolgimento del ciclo riproduttivo e maturazione nel periodo tardo primaverile-estivo;

- possibilità di praticare con facilità la raccolta meccanica.

Figura 7.6: Campo di lavandino (erroneamente denominato “lavanda”) in Provenza. Si noti la disposizione in file strette

La coltivazione della lavanda è relativamente semplice. Tuttavia, è di fondamentale importanza la

scelta del terreno, che deve essere asciutto, magro, argilloso e ricco di calcio.

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I ristagni d’acqua sono dannosi: occorre perciò fare particolare attenzione alla presenza di

ristagni o a fuoriuscite d’acqua sotterranea, pertanto, della parte centrale dell’appezzamento, si

prevede di risolvere con drenaggi, fossi e scoline. È buona norma, visto che le scoline non

precludono alcuna lavorazione agricola, prevedere saltuarie opere di regimazione delle acque

superficiali rapportate al grado di pendenza del terreno.

Per questo motivo, oltre al fatto della ridotta diffusione in Sicilia, si procederà con una fase

sperimentale, in modo da riscontrare al meglio il comportamento a livello fitopatologico che potrà

avere la coltura nell’area. Successivamente, in caso di esito positivo, si estenderà la coltivazione su

superfici maggiori (5.000-10.000 m2) per un anno, sempre negli stessi punti, per poi procedere alla

coltivazione vera e propria tre le interfile dell’impianto fotovoltaico su superficie estese (25-30 ha).

In particolare, date le dimensioni dell’appezzamento e le differenze nella caratteristiche dei

terreni in esso riscontrate, si è scelto di collocare N. 4 campetti sperimentali (aventi un’estensione

di circa 1.200 m2 ciascuno, ognuno dei quali suddiviso in 4 singole strisce da 320 m2, per un totale

di circa 4.800 m2) in zone con caratteristiche pedologiche differenti, indicati nella planimetria

allegata alla presente relazione (Tavola 02). Per una questione pratica, si è ritenuto opportuno

collocarli in punti facilmente accessibili dalle strade di servizio interne dell’impianto fotovoltaico.

La sperimentazione sarà effettuata con piantine di un anno acquistate da vivai certificati;

l’impianto verrà effettuato con trapiantatrice meccanica, analoga a quella che si impiega per le

ortive o in viticoltura (Figura 7.7). La lavanda sarà disposta con un sesto di m 0,80 x 1,40 (Figura

7.8). Questo schema consentirà di ottenere cinque file per ogni interfila di pannelli (Figura 7.9),

lasciando che le piante non si limitino in dimensioni, il tutto senza la necessità di utilizzare trattrici

speciali a ruote strette, usate di solito in orticoltura.

Figura 7.7: macchina trapiantatrice per ortive

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Nel primo anno le piante anno potate, per impedire che fioriscano e per favorire l’irrobustimento

del fusto; già dal secondo-terzo anno dovrebbero raggiungere un’altezza e un diametro compresi

tra i m 0,60 e i m 1,50.

Figura 7.8: Sesto di impianto per lavandeto meccanizzabile

Figura 7.9: disposizione delle file di lavanda tra le file di moduli fotovoltaici - prospetto

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Figura 7.10: disposizione delle file di lavanda tra le file di moduli fotovoltaici - pianta

La raccolta della lavanda sarà effettuata tramite una raccoglitrice trainata in asse con la trattrice,

dal funzionamento molto semplice e dimensioni relativamente contenute (Figura 7.11).

Figura 7.11: Raccoglitrice meccanica di lavanda trainata e relative specifiche tecniche (Foto: Bonino S.a.s.)

Il controllo delle infestanti ed eventuali trattamenti verranno effettuati con normali irroratrici per

il diserbo.

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Per quanto l’impianto abbia una durata fisiologica di oltre dieci anni, superati gli otto anni di

produzione si procederà alla sua estirpazione ed all’impianto di nuove piantine.

La lavanda si presta ad essere trasformata anche in azienda agricola, e tali trasformazioni

determinano un reddito aggiuntivo all’azienda, ma richiedono maggior manodopera. Va

considerato che la trasformazione della lavanda non è da considerare un’attività di nicchia, perché

l’industria dei cosmetici e dei profumi (a cui la lavanda si può collegare), in Italia e nel mondo, è tra

le più floride, paragonabile all’industria alimentare. Inoltre il mercato dei prodotti (convenzionali e

biologici) per uso cosmetico, negli ultimi anni, vede crescite rilevanti: produrre lavanda (sia in

biologico che in convenzionale) è diventato estremamente più redditizio e fa bene all’ambiente.

Molti sono i prodotti trasformati della Lavanda ed i possibili usi spaziano dal settore dei

cosmetici, agli utilizzi alimentari, erboristici e ornamentali. Alcune lavorazioni possono essere fatte

direttamente in azienda e possono offrire una buona integrazione al reddito agricolo, tra l’altro

sono adatte all’imprenditorialità e al lavoro femminile.

La lavanda può essere utilizzata, da sola o in mescolanza con altre spezie, come aromatizzante

nella preparazione di alimenti, in cui si possono utilizzare anche altri ingredienti, quali olio, aceto,

senape, precedentemente profumati con la lavanda, senza dimenticare l’uso del miele monoflora

che può essere prodotto accanto alle coltivazioni.

Le qualità estetiche ed olfattive del fiore di lavanda si prestano facilmente alla creazione di

oggetti per l’arredo ornamentale e la profumazione di ambienti: profuma biancheria, lampade ad

olio, pot-pourri, centrotavola, sacchetti profumati, candele di cera o gelatina, diffusori,

profumatori, ecc.

Tra i diversi prodotti trasformati ve ne sono alcuni, che, finiti, conservano fiscalmente il requisito

di prodotto agricolo o derivante da attività connessa, altri diventano prodotti prettamente

commerciali, che richiedono una contabilità separata; da ciò conseguono costi e un’organizzazione

più complessa. La redditività della coltivazione della lavanda è proporzionata alle capacità tecniche

e all’esperienza dell’agricoltore, nonché al tipo di lavorazione post raccolta che si riesce ad

effettuare in azienda (essiccazione, distillazione, ecc.).

Trattandosi di una coltura non molto diffusa per via degli impieghi molto specialistici che se ne

possono fare (estrazione oli essenziali per profumeria e cosmetica), la produzione di lavanda

presenta un mercato di nicchia. La percentuale di oli essenziali che si può estrarre varia da 0,8 a

1,0% in peso di prodotto grezzo.

4.2.9 Coltivazione di cereali e leguminose da granella

E’ stata valutata la possibilità di coltivare tra le interfile dell’impianto fotovoltaico cereali e

leguminose da granella, ma sono state reputate poco indicate per le seguenti motivazioni:

• la raccolta richiede l’impiego di una mietitrebbiatrice. Tecnicamente gli spazi disponibili

tra le interfile consentirebbero il passaggio di una mietitrebbiatrice, ma si avrebbero dei

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problemi in fase di manovra a fine schiera, in prossimità della recinzione, rischiando di

danneggiare accidentalmente i moduli;

• l’enorme quantità di polveri che vengono scaricate insieme alla paglia dalla

mietitrebbiatrice durante il suo funzionamento: si tratta di residui che inevitabilmente

verrebbero a depositarsi sui pannelli fotovoltaici durante la trebbiatura, riducendo

drasticamente la produttività e richiedendo pertanto un importante intervento di pulizia

dei moduli;

• l’elevatissimo rischio di incendi del prodotto in campo in fase di pre-raccolta, quindi secco

e facilmente infiammabile: un evento del genere potrebbe causare danni irreparabili

all’impianto fotovoltaico;

• da un punto di vista economico, la coltivazione dei cereali e leguminose da granella non è

sostenibile. Infatti, i prezzi attuali dei cereali da granella che si coltivano in Sicilia sono

piuttosto bassi, intorno ai 21 €/q per il frumento duro e intorno ai 17 €/q per l’orzo alla

data odierna (Fonte: ISMEA Mercati), e difficilmente si superano i 40 q/ha di produzione

di grano duro: questo significa che, al netto delle spese annue di gestione, mediamente

non inferiori a 380 €/ha, si otterrebbe un utile lordo annuo nell’ordine di circa 400 €/ha

nelle annate migliori. Una cifra che, senza usufruire di premi PAC (Politica Agricola

Comune) è da ritenersi estremamente esigua;

• vi è la necessità di alternare la produzione di cereali con quella di leguminose (da foraggio

o da granella), che in alcune annate spuntano prezzi molto interessanti (ad es. nell’annata

2016 il prezzo del cece era arrivato anche a 73,00 €/q), ma con produzioni di granella

molto incostanti e fortemente dipendenti dall’andamento climatico senza contare che,

per le caratteristiche morfologiche della pianta, la maggior parte delle leguminose da

granella presentano elevate perdite di prodotto durante la raccolta (fruttificazione troppo

vicina al suolo, cadute di prodotto durante la maturazione, ecc.).

7.2 Colture arboree della fascia perimetrale

E’ stata condotta una valutazione preliminare su quali colture impiantare lungo la fascia arborea

perimetrale. In particolare sono state prese in considerazione le seguenti colture:

• ogliastro (o olivo selvatico), tradizionalmente utilizzato in Sicilia come pianta perimetrale,

ma di dimensioni ridotte e del tutto improduttivo;

• olivo, certamente adatto all’aera, ma dalla crescita troppo lenta, pertanto poco

produttivo nei primi 8 anni dall’impianto; la coltura, inoltre, richiederebbe sesti di

impianto di m 6,0 x 6,0, pertanto si avrebbero per un lungo periodo ampi spazi aperti

lungo la fascia arborea perimetrale, venendo meno la sua funzione di mitigazione

paesaggistica.

• conifere (pini e cipressi), molto belle esteticamente ed ampiamente utilizzate come

piante perimetrali in tutta Italia, ma poco adatte all’areale di riferimento, troppo alte

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(presenterebbero pertanto vari problemi di ombreggiamento dell’impianto) e anch’esse

del tutto improduttive.

La scelta è quindi ricaduta sull’impianto di un mandorleto intensivo con le piante disposte su due

file distanti m 5,50, con distanze sulla fila pari a m 4,80. Le due file saranno disposte con uno

sfalsamento di 2,40 m, per facilitare l’impiego della raccoglitrice meccanica anteriore, in modo da

farle compiere un percorso “a zig zag”, riducendo così al minimo il numero di manovre in

retromarcia (Figura 7.12). E’ previsto l’impianto di circa 2.100 piante di mandorlo.

Il principale vantaggio dell’impianto del mandorleto intensivo risiede nella possibilità di

meccanizzare - o agevolare meccanicamente - tutte le fasi della coltivazione, ad esclusione

dell’impianto che sarà effettuato manualmente. Per l’impianto, si acquisteranno portinnesti

certificati di un anno, già innestati o da innestare in campo, di varietà Tuono e Ferragnes,

ampiamente collaudate e molto richieste sul mercato da alcuni anni.

Figura 7.12: Macchina frontale per la raccolta delle mandorle su impianto intensivo e disposizione ideale degli alberi

per il corretto impiego della stessa (Foto: Dott. Agr. Vito Vitelli)

Per lo svolgimento delle attività gestionali della fascia arborea sarà acquistato un compressore

portato, da collegare alla PTO del trattore (Figura 7.13). Questo mezzo, relativamente economico,

consentirà di collegare vari strumenti per l’arboricoltura - quali forbici e seghetti per la potatura, e

abbacchiatori per la raccolta di mandorle/olive - riducendo al minimo lo sforzo degli operatori.

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Figura 7.13: Compressore PTO per il funzionamento di strumenti pneumatici per l’arboricoltura (Foto: Campagnola)

Per tutte le lavorazioni ordinarie si potrà utilizzare il trattore convenzionale che la società

acquisirà per lo svolgimento delle attività agricole; si suggerisce comunque di valutare

eventualmente anche un trattore specifico da frutteto, avente dimensioni più contenute rispetto

al trattore convenzionale. Per maggiori dettagli si rimanda al successivo paragrafo 8.

Per quanto concerne l’operazione di potatura, durante il periodo di accrescimento del

mandorleto (circa 3 anni), le operazioni saranno eseguite a mano, anche con l’ausilio del

compressore portato. Successivamente si utilizzeranno specifiche macchine a doppia barra di

taglio (verticale e orizzontale per regolarne l’altezza), installate anteriormente alla trattrice (Figura

7.14), per poi essere rifinite con un passaggio a mano.

Figura 7.14: Esempio di potatrice meccanica frontale a doppia barra (taglio verticale + topping) utilizzabile su tutti le colture arboree intensive e superintensive (Foto: Rinieri S.r.l.)

Per la concimazione si utilizzerà uno spandiconcime localizzato mono/bilaterale per frutteti, per

distribuire le sostanze nutritive in prossimità dei ceppi (Figura 7.15).

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Figura 7.15: esempio di spandiconcime localizzato mono/bilaterale per frutteti (Foto: EuroSpand)

I trattamenti fitosanitari sul mandorlo sono piuttosto ridotti ma comunque indispensabili. Si

effettuerà un trattamento invernale con idrossido di rame in post-potatura ed alcuni trattamenti

contro gli afidi e la Monosteria unicostata (la c.d. “cimicetta del mandorlo”). Saranno inoltre

effettuati alcuni trattamenti di concimazione fogliare mediante turboatomizzatore dotato di getti

orientabili che convogliano il flusso solo su un lato (Figura 7.16).

Figura 7.16: Esempi di turboatomizzatore portato e trainato con getti orientabili per trattamenti su uno o entrambi i

lati del frutteto (Foto: Nobili S.r.l.)

Per quanto il mandorlo sia una pianta perfettamente adatta alla coltivazione in regime asciutto,

quantomeno pre le prime fasi di crescita, è previsto l’impiego di un carro botte per l’irrigazione

delle piantine nel periodo estivo.

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7.3 Descrizione del piano colturale definito per l’impianto agro-fotovoltaico

Contemporaneamente o nel periodo immediatamente successivo all’installazione dell’impianto

fotovoltaico, sarà realizzata la fascia arborea perimetrale, che presenterà una superficie pari a 5,50

ha circa, per un totale di 2.100 piante. Si tratterà, come specificato al paragrafo precedente, di un

vero e proprio mandorleto intensivo, gestito allo stesso modo rispetto a quanto avverrebbe in una

normale azienda agricola, con la sola differenza che in questo caso sarà costituito solo da due filari

su una lunghezza pari a circa 5,0 km (equivalente ai perimetri delle due aree occupate dalle

strutture). Un moderno mandorleto, se ben curato, può raggiungere le dimensioni produttive

definitive in soli tre anni; in questo stesso periodo verrà compiuta una sperimentazione sulla

lavanda, in quattro piccole aree sperimentali, pari a circa 1.200 m2 ciascuna, ubicate in zone con

caratteristiche pedologiche diverse dell’appezzamento (colorate in viola nella tavola 02) al fine di

verificare quale possa essere la più adatta alla coltivazione di lavanda.

L’intera superficie occupata dall’impianto nel primo periodo sarà coltivato a foraggere (trifoglio,

veccia, orzo da foraggio), per un totale di 62,50 ha circa.

È bene considerare che le superfici indicate sono quelle che, nel complesso, saranno occupate

dai pannelli dell’impianto fotovoltaico, considerando le varie fasce di rispetto ed escludendo le

viabilità interne e le piazzole di servizio in cui saranno posizionati gli inverter. La superficie

effettivamente coltivata sarà pari al 60% circa di quella occupata nel complesso dagli impianti

fotovoltaici, pertanto, le superfici effettivamente coltivate saranno le seguenti:

Fase 1 Fase 2

Coltura Estensione

complessiva [ha]

Estensione effettiva

[ha]

Coltura Estensione

complessiva [ha]

Estensione effettiva

[ha]

Mandorleto 5,50 5,50 Mandorleto 5,50 5,50

Foraggere 62,00 37,20 Foraggere 37,50 22,50

Campi sperimentali 0,50 0,50 Lavanda 24,50 14,70

TOTALE 68,00 43,20 Campi sperimentali 0,50 0,50

TOTALE 68,00 43,20

Nella Tavola 03 allegata si riporta l’ipotesi più probabile di ubicazione delle colture, in caso di esito

positivo della sperimentazione sulla lavanda, considerando che l’area est dell’appezzamento

risulta essere quella che, ad una prima visione appare più chiara ed asciutta, pertanto più adatta

rispetto alle altre. Nella stessa tavola sono indicate in rosso le aree sperimentali che saranno

comunque mantenute, al fine di verificare la possibilità di coltivare tra pannelli fotovoltaici anche

altre colture, dati gli sviluppi che la produzione di energia da fonte rinnovabile potrà avere in

futuro.

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8 MEZZI PREVISTI PER L’ATTIVITA’ AGRICOLA

Oltre ai mezzi meccanici specifici che dovranno essere acquisiti per lo svolgimento delle

lavorazioni agricole di ciascuna coltura, ed ampliamente descritti al paragrafo 7, la gestione

richiede necessariamente l’impiego di una trattrice gommata convenzionale ed, eventualmente,

anche di una trattrice gommata da frutteto.

In considerazione della superficie da coltivare e delle attività da svolgere, la trattrice gommata

convenzionale dovrà essere di media potenza (100 kW) e con la possibilità di installare un

elevatore frontale. Si faccia riferimento alla Figura 8.1 per le caratteristiche tecniche della trattrice.

Figura 8.1: Dimensioni di una trattrice gommata ideale per la gestione dell’azienda (Fonte: Massey-Ferguson)

Il trattore specifico da frutteto, rispetto alla trattrice gommata convenzionale, avrà dimensioni

più contenute, indicativamente indicate nella Figura 8.2.

Figura 8.2: Dimensioni caratteristiche di un trattore da frutteto con cabina standard (in basso) e cabina ribassata (in

alto) (Foto: GOLDONI)

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Non è necessario acquisire tutti i mezzi meccanici in un’unica soluzione: in un primo periodo,

una volta conclusi i lavori di installazione dell’impianto, l’azienda dovrà dotarsi del seguente parco

macchine, per una spesa complessiva di circa 114.000 Euro:

Tipologia mezzi da acquisire Prezzo medio unitario

I.V.A. esclusa Quantità

Trattrice gommata convenzionale da 100,00 kW con elevatore e PTO frontale

€ 50.000,00 1

Fresatrice interceppo € 6.000,00 1

Aratro leggero € 8.000,00 1

Erpice snodato € 5.000,00 1

Seminatrice di precisione € 12.000,00 1

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Tipologia mezzi da acquisire Prezzo medio unitario

I.V.A. esclusa Quantità

Rullo costipatore € 5.000,00 1

Irroratore portato per diserbo € 6.000,00 1

Spandiconcime a doppio disco € 4.000,00 1

Falcia-condizionatrice € 8.000,00 1

Carro botte trainato € 6.000,00 1

Rimorchio agricolo € 4.000,00 1

Una volta concluso l’impianto di lavanda, ipotizzando un esito positivo della sperimentazione, e

concluso l’accrescimento delle piante di mandorlo della fascia arborea perimetrale, l’azienda

dovrà acquisire questi ulteriori mezzi, per un’ulteriore probabile spesa di circa 28.000 Euro:

Tipologia mezzi da acquisire Prezzo medio unitario

I.V.A. esclusa Quantità

Turboatomizzatore a getto orientabile € 8.000,00 1

Compressore PTO portato con accessori per potatura e raccolta € 5.000,00 2

Mezzo di raccolta per piante aromatiche ed officinali € 10.000,00 1

È prevista inoltre la realizzazione di un ricovero di 300 m2 per i mezzi sopra elencati, nella parte

centrale dell’appezzamento.

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9 ANALISI DEI COSTI/RICAVI DELL’ATTIVITA’ AGRICOLA

9.1 Cronologia delle opere/lavori

Questa fase si svolgerà prima dell’installazione dell’impianto fotovoltaico. In particolare, sarà

effettuato:

1. amminutamento e livellamento del terreno su tutta la superficie; 2. Scasso, con concimazione di fondo per l’impianto di mandorleto sulla fascia perimetrale

(ha 5,40); 3. impianto del mandorleto intensivo sulla fascia perimetrale (ha 5,40 – 2.230 piante con

sesto 4,80 x 5,50 m); 4. impianto di lavandino su campi sperimentali (ha 4,80 - 4.200 piantine con sesto 1,40 x 0,80

m); 5. inizio delle attività di coltivazione e sperimentazione.

9.2 Computo metrico estimativo dei costi di realizzazione

Si riporta di seguito il computo metrico estimativo dei lavori da realizzare, in base alle voci del prezziario agricoltura Regione Sicilia 2015, decurtate del 20%.

Articolo Descrizione U.d.m. Prezzo Quantità Costo

Lavorazioni di base:

B.1.2.2 Movimento di terra da effettuarsi con mezzi meccanici per livellamento superficiale del terreno.

€/ha € 720,00 72,00 € 51.840,00

Impianto mandorleto fascia perimetrale:

B.1.5 Lavorazione andante, eseguita con macchina di adeguata potenza, mediante scasso del terreno alla profondità di cm. 60-80, compreso l'amminutamento mediante due passate in croce.

€/ha € 720,00 5,40 € 3888,00

B.3.5.1.5 Acquisto di piantine di mandorlo innestate di 2 anni €/cad. € 6,40 2.100,00 € 13.440,00

B.3.5.3 Acquisto di pali tutori €/cad. € 1,00 2.100,00 € 2.100,00

B.3.5.4 Trasporto piantine dal vivaio all'azienda €/cad. € 0,80 2.100,00 € 1.680,00

B.3.5.5 Concimazione di impianto €/cad. € 1,00 2.100,00 € 2.100,00

B.3.5.6 Messa a dimora di fruttiferi compreso di squadratura del terreno, formazione buca, rinterro buca, messa in opera dei paletti tutori e sostituzione delle fallanze nella misura massima del 5%

€/cad. € 3,20 2.100,00 € 6.720,00

Aree sperimentali:

B.1.5 Lavorazione andante, eseguita con macchina di adeguata potenza, mediante scasso del terreno alla profondità di cm. 60-80, compreso l'amminutamento mediante due passate in croce.

€/ha € 720,00 0,50 € 360,00

B.3.5.5 Concimazione di impianto €/cad. € 1,00 4.200,00 € 4.200,00

N.P.2 Acquisto di piantine di lavanda/lavandino in vivaio €/cad. € 3,00 4.200,00 € 12.600,00

B.3.5.4 Trasporto piantine dal vivaio all'azienda €/cad. € 0,80 4.200,00 € 3.360,00

N.P.3 Trapianto meccanico €/cad. € 0,25 4.200,00 € 1.050,00

TOTALE COSTI PER LAVORI DI MIGLIORAMENTO FONDIARIO € 103.338,00

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9.3 Costi di gestione ipotizzati

I costi di gestione, nel primo periodo, saranno inferiori rispetto quanto avverrà nella seconda fase. In particolare, l’impianto arboreo necessiterà di pochi interventi, quali concimazione, rimozione di erbe infestanti, e una buona irrigazione di soccorso, anche eseguita con il carro botte, ed un unico trattamento invernale con prodotti rameici. I campi sperimentali necessiteranno solo della concimazione e della rimozione delle erbe infestanti che potranno crescere nelle interfile. Le aree ed erbaio e fienagione necessiteranno delle normali cure, che sono piuttosto ridotte: si tratta di lavorazioni superficiali del terreno, semina, rullatura, concimazione (a seconda delle colture) sfalcio e imballatura (nel caso delle colture per la fienagione).

Di seguito le voci di spesa ipotizzate per il primo periodo.

Voce di spesa importo

Gasolio € 4.000,00

Manodopera € 12.000,00

Lubrificanti/manutenzioni € 2.000,00

Sementi € 3.500,00

Concimi € 2.500,00

Lavorazioni conto terzi € 2.000,00

TOTALE COSTI ANNUI DI GESTIONE IPOTIZZATI FASE 1 € 26.000,00

Nella seconda fase, si dovranno considerare i maggiori costi relativi alla gestione del mandorleto adulto, oltre che quelli relativi alla superficie destinata a lavanda/lavandino:

Voce di spesa importo

Gasolio € 5.000,00

Manodopera € 24.000,00

Lubrificanti/manutenzioni € 3.000,00

Sementi € 2.500,00

Concimi € 5.000,00

Lavorazioni conto terzi € 3.000,00

TOTALE COSTI ANNUI DI GESTIONE IPOTIZZATI FASE 2 € 42.500,00

9.4 Ricavi ipotizzati

Anche la PLV (Produzione Lorda Vendibile) va considerata a seconda delle fasi di sviluppo

dell’attività agricola. Nel primo periodo, chiaramente, potremo considerare esclusivamente la produzione di fieno, in quanto il mandorleto sarà solo una coltura in accrescimento e la lavanda sarà solo in fase sperimentale. Nella seconda fase si potrà ipotizzare anche la produzione di mandorle e di lavanda grezza.

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Per la fienagione, si è ipotizzata una produzione minima (10,0 t/ha) ad un prezzo di 0,10 €/kg, mentre per il mandorleto si è ipotizzata una produzione di 8,0 kg/pianta di prodotto in guscio, a un prezzo medio di 2,40 €/kg. Per quanto riguarda la lavanda, in base ai dati raccolti è possibile ottenere una produzione pari a 2,0 t/ha di prodotto grezzo, che viene ad oggi venduto a 1,50 €/kg.

Coltura Superficie Effettiva

[ha] Produzione

[kg] Prezzo unitario

[€/kg] Ricavo lordo

[€]

Fieno 22,50 225.000,00 € 0,10 € 22.500,00

Lavanda 14,70 29.400,00 € 1,50 € 44.100,00

Mandorle 5,50 16.800,00 € 2,40 € 40.320,00

TOTALE PLV ATTIVITÀ AGRICOLA

€ 106.920,00

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10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’attuale Strategia Energetica Nazionale consente l’installazione di impianti fotovoltaici in aree

agricole, purché possa essere mantenuta (o anche incrementata) la fertilità dei suoli utilizzati per

l’installazione delle strutture.

È bene riconoscere che vi sono in Italia, come in altri paesi europei, vaste aree agricole

completamente abbandonate da molti anni o, come nel nostro caso, ampiamente sottoutilizzate,

che con pochi accorgimenti e una gestione semplice ed efficace potrebbero essere impiegate con

buoni risultati per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile ed al contempo

riacquisire del tutto o in parte le proprie capacità produttive.

L’intervento previsto di realizzazione dell’impianto fotovoltaico porterà ad una piena

riqualificazione dell’area, sia perché saranno effettuati miglioramenti fondiari importanti

(recinzioni, drenaggi, viabilità interna al fondo, sistemazioni idraulico-agrarie), sia tutte le

necessarie lavorazioni agricole che consentiranno di mantenere ed incrementare le capacità

produttive del fondo.

Come in ogni programma di investimenti, in fase di progettazione vanno considerati tutti i

possibili scenari, e il rapporto costi/benefici che potrebbe scaturire da ciascuna delle scelte che si

vorrebbe compiere. L’appezzamento scelto, per collocazione, caratteristiche e dimensioni potrà

essere utilizzato senza particolari problemi a tale scopo, mantenendo in toto l’attuale

orientamento di progetto, e mettendo in atto alcuni accorgimenti per pratiche agricole più

complesse che potrebbero anche migliorare, se applicati correttamente, le caratteristiche del

suolo della superficie in esame.

Nella scelta delle colture che è possibile praticare, si è avuta cura di considerare quelle che

svolgono il loro ciclo riproduttivo e la maturazione nel periodo primaverile-estivo, in modo da

ridurre il più possibile eventuali danni da ombreggiamento, impiegando sempre delle essenze

comunemente coltivate in Sicilia. Anche per la fascia arborea perimetrale a 10 metri delle

strutture, prevista per la mitigazione visiva dell’area di installazione dell’impianto, si è optato per

una vera coltura (il mandorlo), disposta in modo tale da poter essere gestita alla stessa maniera di

un impianto arboreo intensivo tradizionale.

Potrebbe inoltre rivelarsi interessante l’idea portare avanti la sperimentazione sulla coltivazione

di piante officinali (lavanda o lavandino) proposta dalla Società richiedente, possibilmente con

relative pubblicazioni, nell’ottica di compiere in futuro una produzione su scala più ampia di una

coltura che risulta avere caratteristiche morfologiche e biologiche tali da poter essere coltivata tra

le file di moduli fotovoltaici senza alcuna limitazione, creando di fatto un precedente che potrebbe

essere preso in considerazione anche in altre aree.

Page 49: FW Turna S.r.l. Impianto agro-fotovoltaico da 37.688,4 kWp

DOTT. AGR. ARTURO URSO

Richiedente: FW Turna S.r.l.

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Note: Tutte le immagini di mezzi meccanici e le tabelle con le relative caratteristiche tecniche utilizzate per redigere

il presente studio, sono state estratte direttamente da materiale informativo messo a disposizione del pubblico dalle

varie case costruttrici mediante i siti web ufficiali, e sono state impiegate solo ed esclusivamente a titolo

esemplificativo.

Catania (CT), 31/08/2018

IL TECNICO REDATTORE

(Dott. Agr. Arturo Urso)

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