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Chiamati ad essere consacrati nel mondo. Informazioni sulla settimana di comunità a Villabassa. Riflessioni sul pellegrinaggio della comunità ad Assisi. E D V ESPERIENZE DI VITA VIVERE LA POVERTÀ CON GLI OCCHI DELLA FEDE Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo | n°. 155 - anno XXXIII | Luglio 2012

EDV 155 - Vivere la povertà con gli occhi della fede

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In questo numero affrontiamo il tema: la sobrietà, il cambiamento radicale degli stili di vita.Abbassare il nostro livello di vita per permettere a quelli che lo hanno troppo basso di innalzarlo. Il consacrato del P.G.C. è colui che si fida talmentedel Signore che decide di entrare nella povertà.

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  • Chiamati ad essere consacrati nel mondo.

    Informazioni sulla settimana di comunit a Villabassa.

    Riflessioni sul pellegrinaggio della comunit ad Assisi.

    EDVESPERIENZE DI VITA

    VIVERELA POVERT

    CON GLI OCCHI DELLA FEDE

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  • EDITORIALE

    il momento del coraggio e dellamore

    ATTUALIT

    Fare impresa alla ricerca del ben essere di tutti

    Una presenza autentica e serena

    I frutti del mio lavoro

    ZOOM

    Nuova evangelizzazione

    RUBRICA

    Una mistica nel mondo

    IN COMUNIT

    Sulle orme di Francesco

    Non c Chiesa senza Eucarestia

    XI congresso, invito alla missione

    Essere gi santi oggi

    Aspirantato, chiamati a stare con Ges

    Con animo sereno tradotto in lingua maltese e presto

    anche in inglese

    Settima di comunit 2012 a Villabassa

    BACHECA

    News dalla Comunit

    SommarioLuglio 2012

    pag.4

    pag.6

    pag.8

    pag.10

    pag.12

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    pag.30

    pag.31

    EDV

    In questo numero affrontiamo il tema: la sobriet, il cambiamento radicale degli stili di vita.Abbassare il nostro livello di vita per permettere a quelli che lo hanno troppo basso di innalzarlo. Il consacrato del P.G.C. colui che si fida talmente del Signore che decide di entrare nella povert.

    COLLABORATORIGiovanni CattaneoLuigi CrimellaMichela BottaRosalba BeatricePaolo Cattaneo

    PROGETTO GRAFICOE IMPAGINAZIONEPaolo Cattaneo

    [email protected]

    www.piccologruppo.it

    Piccolo Gruppo di CristoVia San Pietro, 2020832 Desio, MB

    SegreteriaTelefono: (+39) 0362 621651Fax: (+39) 0362 287322Mail: [email protected]

    redazione

    info PGC

    N155

  • Settimana di Comunit 2012

    28 luglio - 4 agosto

    CaSa alpina piandimaiaScalabrini

    Villabassa - Via Maistatt 2 - 390939 BZ

    I massicci intorno alle Tre Cime, le Dolomiti di Sesto e di Braies, costituiscono limponente scenario dellAlta Val Pusteria dove si trova VILLABASSA, una vera oasi di vacanze montane ad una altezza ideale (1154 m.): natura incontaminata, aria cristallina, verdi prati, fitti boschi di abeti e larici, clima sano, adatta specialmente per soggiorni di cura.

    Adagiata in unampia e verde conca nelle Dolomiti, ha una lunga tradizione turistica perch il paese uno dei primi capoluoghi del movimento turistico della Valle Pusteria che gi allinizio del secolo era conosciuta grazie a Frau Emma in Europa, la famosa ostessa del Tirolo, ed accogliente ed incantevole come allora.

  • 4Tutti concordano nel definire la no-stra come lepoca delle grandi incer-tezze. Sembrano venuti meno tutti (o quasi) i punti fermi attorno ai quali, nei decenni scorsi si costrui-vano le grandi identit, personali e collettive. Solo per fare una picco-la casistica, vediamo quali sono le principali realt oggi in crisi: gli Stati appaiono al primo posto, col rischio concreto di fallire per la mole spropositata di debito pubbli-co o la debolezza economica interna ( gi toccato allArgentina e potreb-be capitare anche a qualche paese europeo, Grecia, Spagna e, speria-mo di no, Italia). Altro esempio, gli organismi in-ternazionali, dallOnu, allUnione Europea, alla Banca Centrale Euro-pea, al Fondo Monetario Interna-zionale, alla Banca Mondiale, tutti attivamente impegnati a tenere a

    il momentodel CORAGGIO, e dellAmORE

    bada gravi emergenze (fame, malat-tie, Aids ecc.) oltre a guerre reali e guerre finanziarie a cui non riesco-no a far fronte, se non con interventi parziali e non risolutivi, che si tra-scinano a volte per decenni.

    Ancora le grandi banche private e societ finanziarie, colossi so-vrannazionali con ramificazioni in tutti i continenti, travolte dal peso enorme di debiti accumulati negli ultimi anni a seguito di bolle con-tinue (finanziarie, immobiliari, dei derivati, del debito privato e pub-blico accumulato nei loro forzieri). I bilanci di questi istituti colossali, too big to fail (troppo grandi per fallire) sono stati sostenuti di qua e di l dellAtlantico da poderose iniezioni di liquidit pubblica, ma i risultati ancora non si vedono e il denaro non ha ripreso a circolare

    nelleconomia reale. Cio non arri-va alle imprese medie e piccole, che languono e purtroppo chiudono sempre pi numerose.

    In parallelo alle grandi banche e societ finanziarie, anche le indu-strie e societ quotate nelle borse valori mondiali tendono a irrigidire i loro bilanci, a ridurre il loro peri-metro operativo: leffetto della cri-si che da finanziaria si tramutata, nel giro di pochi anni, in economica vera e propria, con ricadute a volte deleterie per interi comparti o paesi. In parallelo si registra un altro feno-meno, che consiste nel progressivo ritiro delle societ dalle borse valori, cio il ritorno alla sfera gestionale totalmente privata, senza i controlli e i rendiconti che la quotazione pub-blica sui mercati mondiali compor-ta.

    VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

  • 5VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    LA CRISI DEL SOCIALEAvanti ancora a descrivere le realt in crisi: i partiti politici, in Italia ma un po dovunque, devono fare i conti con una disaffezione crescen-te da parte del corpo elettorale. Di fatto i partiti sono ridotti a segre-terie auto-referenziali, guidate da una lite che si perpetua nominan-do i propri fiduciari, accaparrandosi le prebende pubbliche pi o meno corpose (secondo i Paesi) e vivendo staccata dal resto della popolazione. E la cosiddetta casta che mantiene una situazione di privilegio, spesso ingiustificato, per il fatto di maneg-giare da sola la stanza dei bottoni.

    In crisi sono anche i sindacati, sempre pi orientati a difendere i pochi privilegi delle categorie che rappresentano e poco propensi, in-vece, a difendere le categorie deboli e non organizzate (i lavoratori con contratti atipici, temporanei, i co-co-co, co-co-pro ecc., i giovani in genere con lavori discontinui e poco professionalizzanti).C in crisi anche un certo associa-zionismo sociale di base, che contava sulla forma cooperativa e di servizio per accaparrarsi commesse pubbliche, tipo i lavori socialmen-te utili e analoghi. Venendo meno le risorse pubbliche, ecco che anche questo associazionismo soffre di mancanza di spinta e viene un po travolto dalla crisi del debito pub-blico che avanza inesorabile.

    VERSO UNA

    SOCIET PAGANA?Venendo agli ambienti religiosi, non si pu non notare la crisi di identi-t vissuta da molti fedeli, che soffrono dellindebolimento del ri-ferimento parrocchiale, dellindivi-dualismo che si diffonde anche tra i cattolici un tempo orientati alla dimensione comunitaria della fede. Cos le chiese si svuotano, i sacra-menti non sono pi praticati se non saltuariamente e nelle grandi feste religiose. Soprattutto, la mentalit

    da cristiana diviene sempre pi indifferente o addirittura pagana, nel senso che fa a meno di Dio come riferimento di fondo, oppure si co-struisce altri dei (successo, piace-re, carriera, divertimento, edonismo del proprio corpo ecc.). Una prova concreta lo sfaldamento della fa-miglia come valore di base e lavan-zare di richieste di legalizzazione di unioni omosessuali, che costitui-scono una gravissima minaccia alla stabilit della persona e della stessa societ.

    Questa la societ di oggi, lo vedia-mo tutti e in essa alcune cose sem-brano diventate quasi tab: non si pu parlare di morte, perch non delicato, e tantomeno di Dio, perch chiss qualcuno potrebbe urtar-si!In tutto questo, ci mancavano gli scandali vaticani, con la sottra-zione di documenti riservati addirit-tura dalla casa del Papa! Benedetto XVI si detto profondamente ama-reggiato per queste cose, come per gli scandali sessuali gravissimi di cui si sono macchiati numerosi preti in varie nazioni.

    UNA GRANDEINCERTEZZA DIFFUSA

    Il quadro generale quindi quanto mai preoccupante e dovunque uno si guardi in cerca di unoasi di tran-quillit, viene da dire che si scorgo-no solo macerie. Ma proprio cos?Pur essendo pronti a registrare ul-teriori fatti negativi, nei vari settori qui sopra elencati, bisogna dire che questa situazione di crisi delle socie-t occidentali, un tempo segnate da una forte presenza e cultura cristia-na, deve indurre a una prospettiva di speranza.

    Se nei decenni del secolo scorso i nostri genitori e antenati hanno affrontato due guerre mondiali, la devastante crisi del 29 con la de-pressione che lha seguita fino agli anni 40, i decenni della ripresa

    dopo il 45, e poi gli anni del terro-rismo nero e rosso, fino alla caduta delle torri gemelle del 2001, con il corollario di guerre e guerricciole che vi hanno fatto seguito, a noi oggi tocca di fare sintesi dentro una con-dizione umana e sociale di grande, destabilizzante incertezza.E richiesto un grande coraggio nellapplicare alla nostra esistenza personale un rigore e una discipli-na che appaiono necessari per fare argine alla crisi economica che non si risolve, e al disordine sociale che ne deriva. E richiesto ancora di pi un enorme impegno per tradurre in creativit e solidariet i valori cri-stiani di cui ancora molti di noi sono portatori.

    CHIAMATI ALLIMPEGNONon si tratta di rifiutare il siste-ma, come tuttora predicano certi inguaribili sognatori che vorrebbero un mondo di tutti uguali, cosa im-possibile. Si tratta invece di cercare di tradurre in fatti concreti, in scel-te condivise, in disegni di sviluppo economico e sociale, oltre che politi-co, i grandi valori della solidariet e della ricerca del bene comune in un orizzonte di pace e stabilit.Come cristiani siamo chiamati a questo impegno, che non utopia ma concreta possibilit di azione. Non si pu dimenticare che il mes-saggio di Ges fondato sullamore, sul perdono e sulla misericordia. Ma anche sullinvito a mettersi in gioco (usando i nostri talenti), con tutta la nostra energia, intelligenza e ca-pacit operativa perch la societ ri-fiorisca grazie al nostro lavoro e alla nostra capacit di farla vivere armo-nicamente.

    Mai come oggi la societ intera ha bisogno di essere rigenerata e rico-struita dalle fondamenta partendo dallamore, dal perdono e dalla mi-sericordia. Oltre che dalla nostra creativit.

    EDV

  • 6Mauro Panze-ri (nella foto a lato), impren-ditore, sposo e padre, apparte-nente al Piccolo Gruppo di Cri-

    sto, racconta laffidamento quoti-diano al Signore del proprio impe-gno in azienda.

    La cura del bello, la ricerca del-la novit per essere interessan-ti sul mercato: come vivi il tuo essere imprenditore?Proporre idee, intuizioni e qualit che consentano a un insieme di per-sone di esprimere - con il proprio lavoro e sacrificio - la ricerca del ben essere. Questo significa stare sul mercato. Le novit, il bello ed il talento non possono essere solo fun-zionali alla ricchezza individuale ma devono contribuire al ben essere di tutti. Essere imprenditore ap-punto vivere, attraverso le proprie capacit di intuizione e di organiz-zazione, la tensione che porta a con-dividere un progetto con coloro che partecipano allimpresa.

    Con quale contesto devono fare i conti oggi le imprese?In questi ultimi anni molto cam-biato e molto sta cambiando nel contesto mondiale. Le maggiori dif-ficolt non vengono dalla concor-renza ma dalla degenerazione della speculazione. Questa opera ad ogni livello: lesem-

    pio e la cultura generati da que-sto modo di operare si diffondono drammaticamente in tutte le pra-tiche di intermediazione, sia finan-ziarie che commerciali. Lo vediamo ogni giorno nelloperare delle ban-che locali, delle borse, del commer-cio, anche minuto. Tutto pervaso da una frenesia speculativa che con-duce spesso a comportamenti eti-camente riprovevoli ed anche alla illegalit. Limpresa costretta a fare i conti con queste tensioni, con la concor-renza sleale, ed a volte con corru-zioni e tangenti che distorcono il mercato ed anche con le persone che - deviate dal contesto - pur di arricchirsi, operano anche contro linteresse delle imprese e distorco-no i corretti rapporti di lavoro.

    Quali sono stati i momenti pi difficili di questi ultimi due anni in azienda?Non posso quindi dire che in questi due anni vedo un singolo momento difficile ma una continua difficolt che non consente programmi, scel-te e certezze. Si devono ricercare e inventare novit, nascono speran-ze, sembra di intravvedere un se-reno e poi tutto si dissolve a causa di imprevedibili fatti esterni; non si demorde e si riprende a cercare di costruire con fatiche e tensioni per-sonali a volte enormi.

    Come vivi il rapporto con i tuoi dipendenti di fronte al cam-

    ALLA RICERCA FARE IMPRESA

    biamento di orizzonti imposto dalla crisi?Ogni dipendente una persona, un volto, una famiglia. Una storia vi-cina e intrecciata con la tua. Non ci sono scelte facili. Occorre ricercare una condivisione di responsabilit anche se a volte non si compresi e le pressioni esterne, spesso vec-chie e intrise di una ideologia ormai passata, non aiutano la reciproca comprensione. Tentare e ritentare, costruire una novit di rapporti ove una rinnovata cultura del lavoro, del rispetto del lavoro, possa prendere spazio.

    C un passo della Bibbia che pi ti ha consolato di fronte alle scelte che hai dovuto pren-dere in azienda?Ogni giorno la Parola ti raggiunge, dialoga e opera dentro di te, ti sol-

    DEL BEN ESSERE DI TUTTI

    VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

  • 7VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    leva e ti consola. Dovrei ridire qui tanti e tanti versetti di tanti salmi che confortano perch ti ricordano che la straordinariet del momento in cui vivi comunque nellordina-riet del cammino umano. A volte sei abbattuto e la speranza ti sol-leva; a volte senti che le cose stor-te e le malvagit ti opprimono ma poi guardi avanti e senti che queste cose avranno una loro storia ed un loro destino; a volte gridi al Signore perch ti soccorra soprattutto con la pace del cuore. A volte sei spinto a reagire in positivo. Ultimamente mi hanno sorretto le parole di san Pietro, chi esercita un ufficio, lo compia con lenergia ricevuta da Dio e ciascuna viva secondo la grazia, i doni ricevu-ti, mettendoli a servizio degli altri come buoni amministratori con-fidando che questi doni e questa grazia multiforme ampiamente concessa e distribuita, rintraccia-bile nelle diverse relazioni, anche in quelle di lavoro. Mi accompagna anche uno splendido commento di S. Ambrogio: Se dunque qualcuno vuol superare le avversit, la per-secuzione, il pericolo, la morte, una grave malattia, lassalto dei ladri, la confisca dei beni o qualunque al-tra cosa in questo mondo si consi-deri sventura, facilmente superer tutto se ha la speranza che lo con-soli. Anche se capitano queste cose,

    non possono tuttavia essere gravi per chi dice: io ritengo che le sof-ferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria fu-tura (Rm 8,18). Giacch chi spera cose migliori non mai abbattuto dalle pi lievi.

    Lavoro e avidit, ne parla il cardinale ed ben presente nei modelli di vita suggeriti dalla contemporaneit. Quale chia-ve di lettura si pu proporre a colleghi ed amici?Assistiamo al venir meno del valore del lavoro, divenuto strumento per arricchirsi, in ogni modo e pi in fretta possibile. Lavidit di benes-sere arricchisce la vita ma impove-risce la persona. Essa si colloca fuori dalla sua verit! Vivere con sobriet nella coscienza che quanto ci dato in fondo per il bene di tutti, ci far pi veri e liberi e ci consentir di aiutare altri ad esserlo.

    Le scelte di lavoro incidono sulla vita in famiglia: quale esperienza fai di questo lega-me?Ogni scelta, quando si in famiglia, tocca tutti i componenti. Per questo deve essere vista e perseguita come bene comune, come bene di tutti. Anche il lavoro, con i suoi impegni ed i suoi sacrifici, deve rientrare in questo canone e non deve soverchia-

    re il bene delle relazioni. Se vissuto come una positivit anche sentito e apprezzato come un dono attraverso cui Dio entra nella famiglia, la sor-regge, laiuta ed anche la interroga.

    Siamo chiamati ad essere con-sacrati presenti nel mondo: quali aspetti della nostra co-stituzione ti hanno illuminato maggiormente nellattivit la-vorativa?Non riesco ad individuare un aspet-to in s pi valido. Lessere stato chiamato al Piccolo Gruppo tocca e forma la mia vita. Le nostre co-stituzioni e la nostra spiritualit ci sorreggono in ogni situazione e ci conducono a vivere il vangelo nella semplicit della quotidianit. Luni-t in gruppo un valore profondo ma essa non statica, si espande alla famiglia e si allarga alle situazioni di vita. Nellimpresa e nel lavoro si incontrano persone, si intessono re-lazioni che richiedono di essere ser-vite proprio nella ricerca dellunit come valore, valore che discende dal comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri

    Nessuno ha la sfera di cristallo ma la preghiera pu aiutarci a vivere nella giusta luce questo tempo di crisi: come possiamo incarnare la nostra vocazione di cristiani lavoratori?Il lasciarsi illuminare dalla preghie-ra e dal consiglio ci concede una pacificazione interiore che consen-te di guardare alle situazioni con un animo diverso. Non si tratta di essere pi o meno ottimisti ma di vedere con pi attenzione lumano che ci circonda. Credo che essere nel mondo del lavoro ci chieda cer-tamente di affrontare con passione i problemi del momento ma anche di avere, nella difficolt, una passione pi grande per aiutarci a ritrovare i valori assopiti oggi dalla fretta su-perficiale del vivere e che invece ci necessitano come verit e vita.

    GIOVANNI CATTANEO

  • 8Hiroki Mo-riguchi (nella foto a lato), li-bero professio-nista, sposo e padre, apparte-nente al Piccolo

    Gruppo di Cristo. Dopo la laurea in odontoiatria ha iniziato il dottorato in Giappone, lavorando in un grup-po di ricerca di livello internaziona-le in tema di cellule staminali, bio-logia molecolare e rigenerazione ossea. Tornato in Italia, ha iniziato a lavorare in Italia come dentista. Dopo il matrimonio e un primo pe-riodo di vita familiare in Toscana, da qualche anno tornato a Mila-no.Affronta il tema del lavoro e della gratuit dal punto di vista di chi, ogni giorno, deve costruire una re-lazione di fiducia con i propri pa-zienti.

    La cura del proprio lavoro, la formazione continua per es-sere adeguati alle esigenze dei clienti: quali sono oggi le prio-rit per un libero professioni-sta?Saper gestire le giuste priorit un compito delicato ed molto facile dare la precedenza a cose che in re-alt dovrebbero essere gi scontate. Labilit ad individuare e a gestire le corrette attivit decreta la fortuna o la rovina di molti professionisti.Significa imparare a gestire il tem-

    po, soprattutto quello dedicato alla programmazione. La redditivit del-la mia attivit clinica direttamente proporzionale al tempo speso nella programmazione di questultima.E stato fondamentale costruirmi un flusso di lavoro consolidato per la gestione delle singole ed infinite attivit che si continuano a formare giorno per giorno cos da limitare il pi possibile le fonti di stress.Avendo una famiglia con tre figli piccoli, prima di fare una scelta la-vorativa o extra-lavorativa fonda-mentale considerare limpatto che hanno tutte queste scelte nella con-duzione della vita famigliare.

    Alla luce della tua vocazione e dellesperienza sul campo, c spazio per una presenza cri-stiana nel mondo del lavoro?Il mondo del lavoro ha bisogno di una presenza cristiana autentica, lu-cida e disincantata.Unespressione che mi ha sempre ispirato fu coniata dal mio respon-sabile personale: il cristiano deve vivere e, se necessario, marcire insieme allumanit nel mondo del-la professione. Questa frase, molto forte, va declinata nella passione che dobbiamo mettere nel fare la nostra professione. Il cristiano deve trasmettere la pas-sione per la vita delluomo e quindi anche per il lavoro e le relazioni che vi si creano.

    AUTENTICAE sERENA

    Trascorriamo nellambiente lavora-tivo pi di un terzo della nostra gior-nata e l vengono davvero riversati le gioie, i dolori, le speranze e le delu-sioni di ognuno.

    Come vivi il rapporto con i tuoi colleghi di fronte al cam-biamento di orizzonti imposto dalla crisi?La crisi sta portando ad una rimo-dulazione della vita professionale e privata di tutti quanti.Gli effetti sono pesanti e di propor-zioni che pochi avrebbero immagi-nato. Il problema che nessuno sa come sar il futuro e per questo difficile stabilire la direzione che do-vr prendere lattivit di ciascuno.So di colleghi che non stanno viven-do un bel periodo, ma ad unanalisi oggettiva le cause sono imputabili ad una cattiva gestione etica e ope-rativa dellattivit stessa. In questi casi emerge il nervosismo e chi ne fa le spese purtroppo il paziente. Di questi tempi, latteggiamento pi negativo che osservo quello di chi si pone nei confronti del pazien-te con la prospettiva che io chiamo prendi i soldi e scappa. I colleghi con cui sono pi in contat-to sono quelli che, per fortuna, han-

    uNA PRESENzA

    VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

  • 9VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    no un livello qualitativo alto e stan-no raccogliendo i frutti di una buona gestione. Osservo positivamente che si tratta di persone che hanno sem-pre operato in scienza e coscienza, portando un grande rispetto per il paziente. Si tratta persone che pri-ma di essere colleghi di lavoro si sono rivelati degli amici.

    C un passo della Bibbia che pi ti accompagna nel descri-vere la tua esperienza lavora-tiva?Mi viene spesso da pensare al pas-so dellantico testamento sul sogno interpretato da Giuseppe circa le vacche grasse e le vacche magre. La Bibbia, la Parola di Dio, parlano di noi e della nostra vita che, nono-stante tutto, rimane la stessa.Un altro riferimento fondamentale il salmo 126(127). Se il Signore non costruisce la citt invano vi faticano i costruttori. Mi ha sempre dato un grande senso di serenit nelle cose che faccio quotidianamente e da un certo punto in avanti ho smesso di preoccuparmi di determinate cose che prima mi creavano solo ansia.

    Lavoro e avidit, ne parla il cardinale ed ben presente nei modelli di vita suggeriti dalla contemporaneit. Quale chia-ve di lettura ne dai?La combinazione che tenta e di-strugge la vita delluomo sempre stata costituita da denaro, potere e lussuria.Tutti, in un modo o nellaltro, siamo tentati su questo. Di solito si par-te da un punto, il pi raggiungibile dalla nostra condizione presente. Una volta appagati, si passa a quello successivo. Quando la triade com-pleta, la vita, quella intesa in senso pi profondo del termine, spesso rovinata. Purtroppo, non ci si rende conto che noi uomini e donne da soli non siamo in grado di fronteggiare queste tentazioni e che nessuno immune da tutto ci. Quello che vivono molte persone, purtroppo, una sorta di rassegnazione, come

    se il fallimento della vita buona, che c nellanima di ciascuno, sia un fatto ineluttabile. Gli strumenti per recuperare e vivere una vita piena ci sono, ma non semplice trasmet-terli ed applicarli. Viviamo nel para-dosso di una societ e di una cultura che predica e teorizza lautodetermi-nazione delluomo e della sua vita, ma la realt che osserviamo sem-pre pi vite con problemi seri della sfera affettivo-relazionale.

    Le scelte di lavoro incidono sulla vita in famiglia: quale esperienza fai di questo rap-porto?La vita intera, lunica che abbiamo a disposizione, si gioca sui valori in cui crediamo e conseguentemente dalle priorit che facciamo scaturire e dalle scelte e azioni che compia-mo. Con ci voglio dire che siamo noi che decidiamo che cosa prio-ritario, non sono le circostanze o la realt. Personalmente, se devo de-finire la mia persona dico che sono innanzitutto un consacrato, un ma-rito, un padre ed infine un soggetto che pratica la professione di odonto-iatra. Da ci consegue il fatto che ho sempre vissuto il rapporto lavoro-famiglia in modo opposto rispetto a come viene posta nella domanda. La mia prima priorit curare costan-temente la mia sfera spirituale, poi quella affettiva ed infine quella pi concreta lavorativa. Chi mi ricorda tutto ci sono soprattutto i miei fi-gli quando dicono: mio pap fa il dentista! e non un dentista che fa il pap. la vita in famiglia che incide sulle scelte professionali. Il lavoro deve essere funzionale al sostenta-mento famigliare, per leducazione dei figli, e non viceversa.

    Come ti organizzi?Non posso negare che la gestione dei tempi non facile. A volte devo risolvere le faccende amministrative di notte perch rientrato dallo stu-dio c da badare ai bambini o da fare la spesa per dare il cambio a mia moglie. Ci sono dei sabati o

    domeniche in cui devo ritagliare del tempo a casa per programmare degli interventi per la settimana se-guente o per sistemare tutta la ma-rea di adempimenti amministrativi che non posso eseguire quando ope-ro e che non posso delegare. E que-sto non rasserena sempre gli animi, anzi.Una grande menzogna quella che dice che ci che conta la qualit del tempo che si dedica alla fami-glia. Losservazione della mia vita famigliare e di altri prova il fatto che, soprattutto per chi ha bambini, la quantit totale di tempo che si trascorre in una data realt che fa la differenza. Di converso vero anche lopposto, se non stai tanto tempo con i bambini il contatto in termini di fiducia e di autorit educativa si affievoliscono drasticamente.A complicare il tutto, c da aggiun-gere anche il fatto che la vita non fatta solo dal binomio lavoro-fami-glia. C la vita spirituale, gli hob-bies, lo sport, gli amici e cos via!

    Siamo nel mondo, ma non del mondo: quali aspetti della no-stra spiritualit ti hanno illu-minato maggiormente nellat-tivit lavorativa?Direi che laspetto della castit, in-tesa come limpidezza e bont di intenti, quella che mi indirizza a compiere le scelte giuste in ci che faccio. In particolare mi riferisco allaspetto che legato alle relazioni umane che deve portare a vedere il paziente in quanto tale (una perso-na con una storia, delle situazioni private anche complesse alle pro-prie spalle, con dei bisogni reali) e non come un oggetto da spremere il pi possibile e dimenticare. In tante situazioni, ci mi ha aiutato a sce-gliere le cure pi adeguate per il pa-ziente in questione e a non pentirmi di aver fatto altre cose che l per l potevano essere pi redditizie sot-to il profilo economico ma che poi avrebbero creato altri problemi.

    G.C.

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    Antonio Lon-go (nella foto a lato), sposato con Clara, pap di Tommaso e Carlotta, appar-tenente al Picco-

    lo Gruppo di Cristo. Ci racconta la trepidazione di un professionista alle prese con colloqui di lavoro, riassetti societari, trasferte e mee-ting.Si confonde il gratuito con il gra-tis. Quando parlo di gratuit mi ri-ferisco alla coscienza che il lavoro produttivo e il lavoro finanziario, come ogni altro lavoro, possiedono in se stessi una bont e una bellezza che possibile riconoscere e attua-re. La gratuit, cos intesa, anti-doto allavidit.

    La cura del proprio lavoro, i tempi dilatati (sera, week-end) per rispondere alle esigenze dellazienda e agli obiettivi di fatturato: quali sono oggi le priorit per un dipendente che vuole far bene il proprio la-voro? Nella mia attivit cerco sempre di avere davanti questo obiettivo: far bene il proprio lavoro. E questo im-plica dedicargli il tempo necessario, perch ci il risultato di questo lavo-ro deve essere bello. Se una cosa bella significa che fatta con Amore. In fondo la nostra vocazione: nel mondo ma non del mondo. Come potrei tradurlo? Forse nellastrarmi

    dai ritmi concreti dellufficio perch sono destinato ad un altro mondo? Nello chiudere sbrigativamente un appuntamento perch ho altro, pi importante, da fare? Non pu es-sere. Cerco piuttosto di perseguire solo lobiettivo che ci che realizzo sia bello. E quando una cosa bella anche utile: dovremmo per abi-tuarci a un nuovo concetto di utili-t. Se una cosa utile e bella del Signore, non mia. Le altre persone la guardano e la desiderano, sono spinte a fare altrettanto. Anche sul lavoro possiamo essere testimoni.

    Alla luce della tua vocazione e dellesperienza sul campo, c spazio per una presenza cri-stiana nel mondo del lavoro? Questo lorizzonte: il tempo non mai troppo per fare una cosa bella. Le nostre cattedrali non sono state costruite in 5 anni. Forse la catte-drale pi intensa e bella costruita nellultimo secolo quella di Bar-cellona: la Sagrada Familia. un se-colo che vanno avanti, un pezzo alla volta, ma il risultato stupefacente: le dimensioni, i colori, le sculture, i suoni, tutto armonico per riflette-re il progetto di Dio. Il tempo non troppo se utilizzato per fare una cosa bella. Pu invece essere distribuito male. Ora non tutti costruiamo cat-tedrali, ma tutti - in un modo o in un altro lavoriamo a costruire il progetto di Dio. Non conta che tipo di lavoro facciamo ma ogni cristiano chiamato a far bene il proprio la-

    I FRUTTIDEL MIo LAVORO

    voro perch sia bello e rimandi alla presenza di Dio.

    Ma quando riesci a pregare? Il gruppo mi ha insegnato che c una preghiera diffusa e un tempo dedicato. Il lavoro preghiera. Mi sono inventato che San Benedetto diceva Ora et Labora e non Ora o Labora. Dalla preghiera discende il lavoro e non in alternativa ad essa. I tempi dedicati cerco di strapparli a quello che faccio oppure approfitto dei tempi morti. Mentre guido per il nord Italia ho scoperto il dono della radio. Radio Maria e radio Mater mi accompagnano per molte ore. Non solo per il rosario e la messa, ma an-che per la meditazioni. Quanti passi della Bibbia sono riuscito a medita-re ascoltando la radio e rimanendo in macchina solo per ore. Quanti di noi durante una giornate stanno soli e in silenzio? Ore trascorse senza il pericolo che ci qualcuno venga con-tinuamente a bussare alla porta o alla scrivania. una bella fortuna

    Lorganizzazione attuale del la-voro ti porta a fare circa 7mila km al mese in auto: che spazio ha la preghiera in queste gior-nate, quali soluzioni per colti-vare il tuo rapporto con il Si-gnore?Se il tempo dedicato al lavoro diven-ta troppo, o mal distribuito, allo-ra ritengo importante parlare con i propri manager per cercare insieme il modo per individuare le priorit.

    VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

  • 11VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    Se il cristianesimo centra con tutto quello che faccio, se il Gruppo ha un carisma senza carismi, se non ha un opera specifica perch tutto ope-ra. Anche cercare un compromesso con il proprio manager preghiera, cercare la via per la salvezza che il Signore desidera per ognuno di noi. Essere cristiano per me non solo salvaguardare il tempo della pre-ghiera, ma soprattutto fare la mia parte, per costruire il suo Regno e la mia salvezza. Spesso - nei miei viag-gi o prima di importanti meeting - mi ripeto alcuni passi della pre-ghiera del cammino, perch la mia volont si plasmi alla sua, perch mi dia la capacit di guardare nella profondit delle sue cose e mi faccia capire quale sia lo spartito che devo seguire perch la sinfonia non stoni.

    Cosa ti ha spinto a cambiare ra-dicalmente la tua prospettiva di lavoro, arrivando alla pro-fessione attuale?Ci sono motivazioni molto umane. Ancora non so se sono io che ho cer-cato un altro lavoro o un altro lavoro che ha cercato me. Propendo per la seconda. Ad un certo punto mi ve-niva chiesta unaltra cosa e si sono

    create tutte le condizioni (negative e positive) perch questo avvenisse. Oggi ritengo che quando ho cambia-to lavoro, ogni volta che mi cambia-no mansione in azienda, significa che la mia missione esaurita e che mi viene chiesto di andare a lavora-re nella vigna del Signore, ma da unaltra parte.

    Come vivi il rapporto con i tuoi colleghi di fronte alle preoccu-pazioni e alle novit imposte dalla crisi economica? A me e a loro dico che ora di cam-biare vigna, rimboccarsi le maniche e riscoprire il nuovo e il bello della prossima condizione.

    C un passo della Bibbia che pi ti accompagna nel descri-vere la tua esperienza lavora-tiva? Allontana da me questo calice, ma non la mia, bens sia fatta la tua vo-lont.

    Lavoro e avidit, ne parla il cardinale Scola ed ben pre-sente nei modelli di vita sug-geriti dalla contemporaneit. C qualche passaggio della tua

    vita lavorativa in cui hai perce-pito con pi chiarezza questo binomio? Tutte quelle volte in cui lavoro signi-fica quanto mi dai perch lo faccia bene e meglio?. Il bello slegato dal compenso. La mercede legata pi alla giustizia che alla bellezza. Madre Teresa un volta disse a chi le prospettava, una volta anziana, una vita cupa perch non sarebbe pi stata alle luci della ribalta, che lei era la pi brava di tutti a pulire i gabi-netti perch lo faceva con Amore. E pi gratificante vedere un lavoro fat-to bene che un lavoro pagato bene. Purtroppo spesso si ingannati dalla distorsione della Giustizia: se lavoro bene mi devi pagare bene. Ci che cerco prima di tutto sono le condi-zioni per lavorare bene. A quel pun-to tratto sul prezzo, cerco sempre di evitare lerrore di far precedere il compenso alla bellezza. Anche per-ch non ho mai vissuto una gratifi-cazione maggiore da un lavoro paga-to bene e fatto male, rispetto ad uno pagato male ma fatto bene.

    G.C.

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE12

    NUOVAEVANGELIzzAzIoNE

    L Instrumentum laboris del Sinodo dei Vescoviconfrontarsi con l Instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi, reso pubblico in questi giorni dalla Santa Sede (cfr. sito www.vatican.va).

    CONTRIBUTIDA TUTTO IL MONDO

    Si tratta di un documento molto corposo (74 pagine a stampa), pre-sentato da mons. Nikola Eterovic, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, con parole serene ma anche accorate, laddove parla della nuo-va evangelizzazione che deve essere animata da un nuovo ardore, cer-cando nuovi metodi e nuove forme espressive per trasmettere alluomo contemporaneo la perenne verit

    di Ges Cristo, sempre nuovo, sor-gente di ogni novit. Il documento spiega mons. Eterovic frutto di un grande lavoro collettivo: vi hanno contribuito, inviando le loro risposte, le Conferenze episcopali di ogni parte del mondo, i Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Catto-liche sui iuris, i Dicasteri della Curia vaticana, lUnione dei Superiori Ge-nerali e diverse altre istituzioni reli-giose e laicali, comunit e gruppi di fedeli che hanno voluto partecipare alla riflessione ecclesiale sullargo-mento sinodale. Quindi, ancora in questa fase che preliminare al Si-nodo stesso, la Chiesa intera da ogni parte del mondo ha voluto offrire un contributo di base, che si poi tradotto nella sintesi rappresentata dall instrumentum laboris.

    UN DOCUMENTOCOMPLESSO

    Addentrarsi nel documento, per una sintesi giornalistica, non facile, tale essendo la densit dellanalisi proposta. Pu essere utile, anzitut-to, conoscere come strutturato il testo, cos che il credente che inten-da approfondirlo sappia da subito le tappe concettuali e spirituali che sar chiamato a fare.

    Anzitutto, il capitolo di apertura de-dicato a Ges Cristo, Vangelo di Dio per luomo, che pone le basi della perenne fede della Chiesa nel ruolo fondativo e centrale di Cristo, il solo

    Il Sinodo dei Ve-scovi, indetto dal Papa per lau-tunno prossimo, quando dal 7 al 28 ottobre si ter-r in Vaticano la

    XIII assemblea generale ordinaria sul tema La nuova evangelizzazio-ne per la trasmissione della fede cri-stiana, deve essere considerato un fatto straordinario per la vita della Chiesa. Lo dice loggetto della rifles-sione, che coinvolger i successori degli Apostoli convocati a Roma per riflettere sull allontanamento dei fedeli, a causa della poca fede, dalla vita sacramentale e dalla prassi cri-stiana; lo dice anche la scelta di Be-nedetto XVI di far coincidere questo Sinodo con uno speciale Anno della Fede che prender il via l11 ottobre 2012, nel ricordo del 50 anniversa-rio dellapertura del Concilio Ecu-menico Vaticano II e del 20 della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

    Eventi, ricorrenze, memorie che si affolleranno negli ultimi mesi dellanno e che dispiegheranno poi i loro effetti nel prossimo futuro, mentre la Chiesa intera si inter-roga, gi a partire da oggi, su cosa significhi la tanto auspicata nuo-va evangelizzazione. Per aiutare tutti i fedeli a capire la portata di questi eventi e lo sforzo che il Papa chiede anzitutto ai suoi pi stretti collaboratori i Vescovi , occorre

  • 13VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    e vero evangelizzatore. Dice il te-sto, a questo riguardo: Sempre pi persone sentono il bisogno di cono-scere Ges Cristo in una luce diver-sa dallinsegnamento ricevuto nella loro infanzia: sono le persone che vivono nei paesi di pi antica e signi-ficativa cristianizzazione, messi ora a dura prova, e talvolta persino ra-dicalmente trasformati dal continuo diffondersi dellindifferentismo, del secolarismo e dellateismo.

    Il secondo capitolo, dal titolo Tem-po di nuova evangelizzazione, si occupa delle trasformazioni che stanno interessando il nostro modo di vivere la fede, e che influenza-no le nostre comunit cristiane. Il terzo (Trasmettere la fede) tratta di liturgia, catechesi, carit e degli eventuali cambiamenti da appor-tare perch lannuncio divenga pi efficace. Infine, nel quarto capitolo (Ravvivare lazione pastorale) si affrontano metodi, stili, contenu-

    ti dellannuncio perch la nuova evangelizzazione sappia davvero essere fattore di novit e crescita spirituale.

    RAPPORTO PERSONALE CON CRISTO

    Tra gli stimoli pi diretti che emer-gono dall Instrumentum laboris, quello che forse pu toccare mag-giormente la sensibilit dei creden-ti oggi consiste nella ripetuta insi-stenza sul dovere di ogni uomo e ogni donna di farsi annunciatori del proprio incontro personale con Cristo, che ci ha amato e ha dato se stesso per noi.Il documento insiste sul rapporto personale, diretto di ciascuno con il Redentore, vissuto tramite una amicizia vera, essendo un dono inestimabile vivere nellabbraccio universale degli amici di Dio. Il testo non trascura le questioni di ordine sociale, economico, politico,

    antropologico che segnano la nostra epoca (dalla crisi finanziaria alle mi-grazioni, dalle frontiere bioetiche fino agli effetti della globalizzazio-ne), ma concentra sulla preoccu-pante perdita del senso del sacro lattenzione fondamentale. Lo sce-nario religioso cambiato profon-damente e di questo il Sinodo dovr tenere conto per elaborare i conte-nuti di una nuova evangelizzazio-ne che dice ancora il documento dovr fondarsi sulla risposta alla chiamata alla santit di ogni cristia-no.

    Quindi sar un percorso spiritua-le prima che culturale e di pratica religiosa. Lesito atteso, in ciascu-no che sia raggiunto nel profondo dallannuncio evangelico, consiste nella grande gioia delle nostre vite impegnate.

    LUIGI CRIMELLA(nella foto a pag.12)

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE14

    Non importa che cosa dobbiamo fare: tenere in mano una scopa o una penna stilografica. Parlare o tacere, rammendare o fare una conferenza, curare un malato o battere a macchina. Suonano? Pre-sto, andiamo ad aprire: Dio che viene ad amarci. Uninformazione? eccola: Dio che viene ad amarci. E lora di metterci a tavola? Andia-moci: Dio che viene ad amarci.

    TESTIMONIANZALa Parola di Dio non la si porta in capo al mondo in una valigetta: la si porta in s,la si porta su di s... e quando siamo cos abitati da lei diventiamo atti ad essere mis-sionari. Questa incarnazione della Parola di Dio in noi, questa docilit a lasciarci modellare da essa, quel che chiamiamo la testimonianza.Madeleine Delbrl, Serva di Dio, testimone di fede, amore e solida-riet verso tutti vissuta per pi di trentanni tra i pi emarginati e i non credenti di Ivry alla periferia di Parigi, nacque il 24 ottobre 1904 in Francia a Mussidan. Trascorse lin-fanzia tra i litigi dei genitori e nume-rose malattie, dovute forse anche al fatto che la bambina soffriva molto per la mancanza di accordo tra di loro. A diciassette anni scriveva: Dio morto, io sono una di quelle che ammazzano il tempo, aspet-tando che il tempo ammazzi loro....Suo padre diventa cieco e non ri-uscendo ad accettare questo han-

    La testimonianza di Madeleine Delbrl.

    NEL MONDO

    dicap va gridando la sua angoscia perfino per le strade, per le quali si trascina disperato come un barbo-ne. A diciottanni sinnamora: lui, Jean, alto, sportivo, serio, pieno diinteressi,evidentemente dotato di una profonda vita spirituale. Im-provvisamente il ragazzo scompare: sconvolta, Madeleine viene a sapere che Jean entrato nel noviziato dei domenicani. Madeleine si ammal a causa della separazione, rifiut il cattolicesimo che consider poco attraente. Per lei Dio era un fatto astratto e non ne avrebbe mai rico-nosciuta lesistenza a meno che non lo avesse incontrato nel concreto e personalmente.Era accaduto un fatto: lincontro con giovani cristiani che vivevano la mia stessa vita, discutevano come me, danzavano quanto me, avevano qualcosa in pi: lavoravano pi di me, avevano una formazione scien-tifica e tecnica che io non avevo ma portavano con s quella che io chiamavo la loro realt.Parlavano di tutto, ma anche di Dio, che pareva ad essi indispensabile come laria. Cristo avrebbero potu-to invitarlo a sedersi, non sarebbe sembrato pi vivo Scelsi il mio cambiamento: decisi di pregare Dopo, leggendo e riflettendo, ho trovato Dio; ma pregando ho credu-to che Dio mi trovasse e che egli la verit vivente, e che si pu amarlo come si ama una persona.Non sappiamo molto della sua con-versione a ventanni; Cristo diventa

    Colui che lei ama come una perso-na, fino alla fine, colui che lha in-contrata attraverso degli uomini. Su consiglio di padre Jacques Lorenzo, suo amico e consigliere per 30 anni fino al giorno della morte avvenuta il giorno dellEpifania del 1958, scel-se una vita contemplativa fondata sul Vangelo e vissuta nel cuore del mondo. La sua vocazione fu quel-la di vivere il Vangelo fra la gente, guadagnarsi la vita con la propria professione, stare a disposizione di chiunque. Negli anni 30 dedicarsi a Cristo in obbedienza, castit e po-vert, ma da laici, fu senza dubbio una fatto di portata innovativa.

    Madeleine scrive un testo che reste-r celebre, intitolato: Noi delle strade e proclama che ci sono cristiani per i quali la stra-da - cio: il pezzo di mondo in cui Dio, di volta in volta, li manda - il luogo della san-tit, come lo il monastero per le

    UNA mIsTICA

  • 15VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    persone consacrate. E la vocazione specifica della gente qualunque, in un luogo qualunque, che svolge un lavoro qualunque, assieme ad altri uomini qualunque e che, tut-tavia, si tuffa in Dio con lo stesso movimento con cui si immerge nel mondo. A Madeleine Ges non dice soltanto: Seguimi!, ma: Seguimi in strada!, e le chiede di cammina-re con Lui, a fianco di tutti i poveri della terra, soprattutto di quelli che non sanno pi dove portino i sentie-ri dellesistenza. Con una decina di ragazze - senza voti religiosi, senza abito particolare ,decidono di parti-re per la periferia di Parigi con lin-tento di vivere assieme, lavorando in mezzo alla gente pi povera, met-tendo tutto in comune, senza avere alcuna propriet (n personalmente n assieme). Formano una comu-nit casta, povera e obbediente che ha come unica regola lappro-fondimento comunitario del Vange-lo. Secondo Madeleine, il gruppo deve essere cos semplice e umi-le, nel normale tessuto della Chie-sa, che quasi non bisognerebbe nemmeno vederlo. Il fascino di Madeleine e delle sue amiche non tanto lattivismo, soprattutto la loro unit che, solo per il fatto di esistere, gi missione: la testi-monianza di uno solo, che lo voglia o meno, porta soltanto la sua firma. La testimonianza di una comunit porta, se questa fedele, la firma del Cristo. Dio lha messa, cristiana tra non credenti, che sembrano non soffrire affatto per la mancanza di Dio, Madeleine si sente come un pic-colo essere sperduto tra la folla, ma attraverso il quale Dio trova lo spa-zio per fecondare il mondo.

    IL REGNO DEI CIELI Lopera del Cristo-Chiesa che il mondo sia salvato. Ma se il Regno dei cieli non del mondo, per nel mondo. Questo esige un contatto vitale del cristiano con tutti i suoi fratelli credenti a causa del dovere di unit, ma anche con i non cre-

    denti a causa della diffusione del regno di Dio ; il cristiano deve esse-re al centro dellumanit. Il Vangelo devessere annunciato bisogna che il messaggio da noi pronunciato sia intatto... bisogna, per annunciare il Vangelo, impoverire se stessi. Senza lumilt e la dolcezza, non c cuore fraterno propriamente cristiano, non ci sono bont ed evangelizza-zione cristiane. Non lavorando al mondo che lo si render migliore: ciascun uomo migliore che fa un mondo migliore.

    Tutti dobbiamo convertirci, per-ch tutti siamo chiamati ad amare Dio con tutto il cuore e con tutta lanima. Siamo chiamati ad essere santi e ad evangelizzare il mondo.Il laico, impegnandosi nellevan-gelizzazione, nella missionari et, compie un gesto importante che

    per non superiore al suo impe-gno nel mondo, ossia nelle realt temporali o secolari. giusto im-pegnarsi in vari campi secondo il tempo disponibile, ma sbagliato pensare che limpegno in famiglia, nel lavoro, nelle varie forme di cul-tura, nel sociale, nella politica (e cos via) sia un valore meno impor-tante per la propria santificazione. (Ireos Della Savia)

    Per essere un buon danzato-re, con te come con tutti, non occorre sapere dove la danza con-duce.Basta seguire,essere gioioso,essere leggero,e soprattutto non essere rigido.Non occorre chiederti spiegazionisui passi che ti piace disegnare.Bisogna essere come un prolunga-mento, vivo ed agile, di te.E ricevere da te la trasmissione del ritmo che lorchestra scandisce.Non bisogna volere avanzare a tut-ti i costi, ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.Bisogna saper fermarsi e saper sci-volare invece di camminare.Ma non sarebbero che passi da stupidi se la musica non ne facesse unarmonia.Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica: dimenti-chiamo che fra le tue braccia la vita danza, che la tua Santa Volont di una inconcepibile fantasia, e che non c monotonia e noia se non per le anime vecchie, tappezzeria nel ballo di gioia che il tuo amore.Signore, vieni ad invitarci.Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare, questi conti, il pranzo da preparare, que-sta veglia in cui avremo sonno.Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro... (Preghiera)

    ROSALBA BEATRICEBibliografia: Noi delle strade. (Serva di Dio) Madeleine Delbrl.

    Ci sono luoghi in cui soffialo Spirito, ma c uno Spirito

    che soffia in tutti i luoghi.C gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n altra che egli lascia

    nella moltitudine,che non ritira dal mondo.

    E gente che fa un lavoro ordinario,che ha una famiglia ordinaria o che

    vive unordinaria vita da celibe.Gente che ha malattie ordinarie,

    lutti ordinari.Gente che ha una casa ordinaria,

    vestiti ordinari. E la gente della vita ordinaria.

    Gente che sincontrain una qualsiasi strada.

    Costoro amano il loro uscioche si apre sulla via, come i

    loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si rinchiusa

    definitivamente dietro di loro.Noi altri, gente della strada,

    crediamo con tutte le nostre forzeche questa strada, che questo mondo

    dove Dio ci ha messi per noiil luogo della nostra santit.

    Noi crediamo che niente di necessario ci manca, perch se

    questo necessario ci mancasseDio ce lo avrebbe gi dato.

    ( Preghiera )

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE16

    Incontro al Signore attraverso Francesco, per restaurare la nostra vocazione ed essere veri testimoni dellamore di Dio, ovvero .

    di San Francesco

    Il Piccolo Gruppo di Cristo in pel-legrinaggio ad Assisi in occasio-ne del 55 anno di fondazione.

    LA PREPARAZIONEQuesto terzo pellegrinaggio ad Assi-si si colloca in continuit con il ra-dicamento sempre pi consapevole della Comunit, Piccolo Gruppo di Cristo, nella Chiesa nata a Pen-tecoste attraverso leffusione dello Spirito Santo, stabilita dal mistero grande dellincarnazione e affidata a Maria, alla sua continua e mater-na protezione. Questo ci hanno ri-cordato Giancarlo e Ireos nel testo proposto in occasione della Santa Pasqua di questanno: proprio per

    sULLE ORmE

    O alto e glorioso DioIllumina con la tua lucele tenebre del cuore mio.Dammi una fede retta

    speranza certacarit perfetta

    e umilt profonda.Dammi, Signore

    senno e discernimentoper compiere la tua vera

    e santa volont.Amen

    (Francesco dAssisi)

    prepararci al pellegrinaggio ad Assi-si, nellanno cinquantacinquesismo, di fondazione della Comunit e an-che in vista del prossimo congresso del Piccolo Gruppo di Cristo che si svolger nel 2013. Il primo dopo i cambiamenti organizzativi decisi dal X congresso della comunit.

    Nel 2002 in occasione del quaranta-cinquesimo della comunit vi sta-to il Pellegrinaggio in Terra Santa tanto desiderato da Ireos (al quale un aggravamento della sua salute non ha consentito di partecipare) per irrobustire il cammino comu-nitario nella chiamata alla sequela di Cristo, figlio di Dio, vero uomo e vero Dio. Nel 2007 in occasione del cinquantesimo di fondazione della Comunit vi stato il pellegrinaggio a Roma e lincontro con Benedetto XVI per rinnovare la nostra fedelt e lealt verso la Chiesa e di servizio

  • 17VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    alla medesima attraverso il nostro .

    Dal 2006 ogni anno in autunno si svolge il pellegrinaggio a Lourdes per affidare alla protezione di Maria il piccolo gruppo tutto e ogni fratello e sorella.In occasione di questo pellegrinag-gio ad Assisi, Ireos ci ha donato una preghiera per accompagnarci e aiu-tarci in questo periodo di restauro della nostra vocazione e radicalizza-zione della nostra risposta allamore di Dio.

    I LUOGHIDEL PELLEGRINAGGIO

    Assisi conosciuta in tutto il mon-do come la citt di Francesco. Guar-dandola dalla pianura essa raccol-ta attorno alla Basilica che porta il suo nome e ai luoghi che ne hanno caratterizzato gli anni che hanno preceduto il suo incontro con il Si-gnore: La Rocca che domina la citt ai piedi della quale Francesco diciottenne ha combattuto tra le truppe che volevano liberarsi dal potere imperiale. Era il Francesco che sognava di diventare cavaliere, di combattere per la libert e forse ha anche ucciso!; La casa di Ber-nardone (dove oggi a ricordo vi un oratorio) in cui nacque e crebbe, vivendo in modo gaudente e spen-dendo la ricchezza prodotta dal pa-dre.

    Aveva anche un fratello, Angelo, che tanto lo contrast quando temette che Francesco dilapidasse la ric-chezza di famiglia e spinse perch venisse tolta leredit al primogeni-to Francesco e ceduta a lui, come poi avvenne dopo la restituzione di Francesco al padre Bernardone di tutti i suoi diritti; LArcivescovado nel cui piazzale Francesco rinunci a tutto anche ai diritti del figlio e si affid completamente e radicalmen-te tra le braccia di Dio; la casa di Cattani, il primo degli amici di un tempo che lo raggiunse a Rivotorto

    quando ancora stava restaurando le mura della chiesa di san Damiano. Vi poi la Chiesa di Santa Chiara con la sua tomba e la Basilica con la tomba di Francesco e dei primi che lo seguirono, dopo che i corpi di entrambi vennero trasportati ri-spettivamente da San Damiano e dalla Porziuncola, cio dai luoghi dove in realt morirono e rimasero sepolti per alcuni anni.

    Eppure se guardiamo allinsieme di quel paesaggio colpisce il fatto che i luoghi della risposta alla chiamata di Francesco, quelli in cui egli affin la sua vocazione cercando di capi-re a cosa Dio lo chiamava, se a una vita contemplativa e di preghiera o a una vita missionaria, sono tutti fuori Assisi: Il lebbrosario (oggi casa Gualdi sulla strada che porta ad Assisi poche centinaia di metri prima della salita) dove Francesco abbracciando il lebbroso ruppe ra-dicalmente e in modo irreversibile

    con la vita precedente; Le carceri, oltre la Rocca, ove sono le grotte in cui condusse vita eremitica e di pre-ghiera assieme ai suoi primi fratelli nei primi anni dopo labbraccio del lebbroso; Rivotorto, ove fu la pri-ma povera costruzione in cui visse con i primi seguaci; San Damia-no, ove Ges chiese a Francesco di restaurare la sua Chiesa ed egli ne ricostru le mura (oggi il crocefisso originale nella chiesa dedicata a santa Chiara); la chiesetta di San Damiano, cosi legata alla figura di Chiara (forse la prima anima por-tata da Francesco a Dio) e delle sue prime sorelle, tra le quali la madre e una sorella naturale; e la Por-ziuncola, donata dai Benedettini a Francesco quando era divenuto im-possibile restare a Rivotorto, cuore di Santa Maria degli Angeli e casa madre dei frati minori. Attor-no a quella chiesa, persa nelle cam-pagne, restaurata da Francesco fu fondato lordine francescano, furo-no fatti i primi capitoli, l Francesco mor, dopo aver benedetto Assisi e l furono seppelliti i suoi primi segua-ci quasi a sottolineare una fraternit che va ben oltre la morte.

    I luoghi nei quali Francesco ha vis-suto le esperienze fondamentali del-la sua vita sono fuori da Assisi, quasi a ricordarci il carattere marginale, minoritario e piccolo della spiritua-lit francescana, rispetto al mondo e a tutte le sue forme di potere e vi-sibilit, e di come proprio in questo stia la sua forza dirompente Allo stesso modo lincarnazione avviene a Nazareth, in un luogo ai margini del mondo conosciuto a quei tempi, anonimo rispetto sia al potere politico che religioso eppure da quellangolo della terra origina quel messaggio di speranza che tan-to ha segnato, nel bene e nel male, il mondo contemporaneo. Da quella promessa incarnata nella vita, pas-sione, morte e resurrezione di Ges nata la Chiesa e nella testimonian-za di quella promessa a tutti gli uo-mini sta la sua ragione dessere.

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE18

    I MESSAGGI Ireos ci ripete spesso come la Por-ziuncola lo riporti con forza e dol-cezza agli scantinati di San Pio V dove la Comunit nata e i primi si sono uniti a lui. Come avvenuto per Francesco il carisma e la mis-sione dei francescani si sono rivela-ti pienamente nellarco degli anni, sino a che lui vissuto. Per noi che apparteniamo alle generazioni che hanno condiviso con il fondatore e i primi la nascita e lo sviluppo della Comunit si tratta di attingere dalla loro vita la forza e lentusiasmo per indirizzare le nostre vite. Riandare alle origini e alle radici della spiri-tualit del Gruppo, perch ciascuno di noi ricostruisca se stesso secondo il progetto che allora il Signore ci ha chiaramente indicato.Il Cardinale Attilio Nicora ci ha ricordato a questo proposito proprio nellincontro ad Assisi il paralle-lismo tra la minorit di Francesco e dei Francescani e la piccolezza, il nascondimento del Piccolo Guppo di Cristo e ci ha riportato al mistero della Chiesa, corpo mistico di Cristo.

    Vi la chiesa visibile e quella non visibile. La forza della Chiesa data dai cristiani, cristiani semplici che testimoniano la pienezza della pro-pria umanit vissuta nella luce del-la misericordia di Dio, attraverso lincontro e la sequela di Cristo. In questo la forza rigenerante del po-polo di Dio e della Chiesa. Ci riporta tutto questo al mistero del Cenacolo sul monte Sion a Gerusalemme. Nel luogo in cui la chiesa sacramentale ha origine non possibile celebrare lEucarestia. I locali che nellanti-ca Chiesa Crociata ricordavano la sala dellultima cena e quella della lavanda dei piedi sono divenuti ri-spettivamente una Moschea e una Sinagoga, non sono pi un luogo di culto cristiano. La forza della Chiesa non viene dalle opere e dal-le cattedrali ma da cuori convertiti allamore dallincontro con il Signo-re. In questo senso il restauro della nostra vocazione pu contribuire In queste fotografie alcuni momenti del Pellegrinaggio ad Asissi.

  • 19VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    alla restaurazione di quel volto di Chiesa oggi cosi ferito non da nemi-ci esterni ad essa ma da maldisposti annidati al suo interno.

    LE TESTIMONIANZEE GLI INCONTRI

    Emiliano ha preparato e predispo-sto il pellegrinaggio con fede e pre-ghiera; Renato e Augusto lo hanno organizzato e preparato con cura e una capacit di previsione che viene dallo Spirito. E tutto andato bene. Gli incontri con alcune suore e frati francescani che abbiamo avuto ogni giorno sono stati tutti importanti ed edificanti testimonianze di una vita di fede, ravvivata da una vocazione vissuta con entusiasmo nella quoti-dianit. Mi limito ad alcuni spunti di riflessione suggeriti dal primo di questi incontri, quello con il padre maestro Marco Vianelli che ci ha augurato di sperimentare nel pel-legrinaggio il riposo nel Signore e la pace del Signore risorto. Nellac-compagnarci alla scoperta di una spiritualit francescana per loggi, ha scelto quattro parole chiave: la prima mediazione, partendo dallimportanza dei santuari come luoghi nei quali il Signore ha scel-to di rivelarsi e per questo diventati meta dei pellegrini. Il santuario, ha detto, come ogni esperienza di Dio, non mai evidenza ma mediazio-ne, perch nel rivelarci qualcosa del proprio mistero, Dio mette un altro velo, si ri-vela. Ha fatto lesem-pio di Francesco che nel Cantico a frate sole vede le tracce del Signore; egli ama il creato perch tutto ci che lo circonda gli ricorda qualcosa del Creatore.

    La mediazione quindi tipicamente francescana: gli uomini incontrano Dio attraverso mediazioni. Esse-re francescani oggi significa essere dei contemplattivi: che ricercano tracce del Creatore nella creatura non per raggiungere la beatitudine, lestasi, ma escono da s per servire laltro (come nella lavanda dei pie-

    di), il fratello cos com. Il vero frate minore allora la fraternit, perch laltro veicolo dellamore di Dio per me, sede della presenza del Signore. C unalleanza con laltro, ecco perch scelgo di essere minore.

    La seconda parola ascolto ed le-gata a Santa Maria degli Angeli, per-ch qui che Francesco ritirandosi in ascolto capisce la sua vocazione, purificata dalle esperienze prece-denti. Ascolta la parola di Dio e la fa sua. Francesco era un uomo fat-to preghiera che sapeva ascoltare laltro nel profondo. Tutti sentiamo, ma ascoltare non semplicemente sentire. Vi sono alcuni impedimenti allascolto: la propria emotivit che non d spazio allaltro, labitudina-riet che attraverso la precompren-sione dellaltro pu diventare pre-giudizio. Laltro non ti stupisce pi, lo dai per scontato. C invece un ascolto del cuore che ama laltro e lo ama per quello che . E un ascol-to di ospitalit che consente allaltro di essere ospitato, cio accettato. E laccoglienza nella sua vita che il Signore chiede a Marta. Francesco vive la sua relazione col Signore.

    E la terza parola restituzione. Francesco gioca la sua vita nella lo-gica della restituzione. Sceglie di di-ventare povero e quindi di restituire ci che ha ricevuto dal Signore. E un modo di amare, di farsi presente allaltro, lesperienza di Dio lo tiene con la testa diretta verso laltro. In questo tempo questa parola un antidoto ad un male molto violento che lavarizia, lingordigia, che ha portato leconomia a vivere come vediamo attorno a noi. Lavaro quello che determinato da quello che ha. Dobbiamo aiutare lecono-mia a riscoprire la gratuit. La scelta della povert di Francesco quella di parlare una lingua diversa rispet-to a quella del commercio allora na-scente che non era pi nella logica del baratto ma dellobbligazione. Francesco si muove nella logica nel-la restituzione per essere sempre

    pi minore ed la minorit il cuore della fraternit, non il buonismo a tutti i costi.

    Agli incontri, con Padre Claudio Peraro alla Porziuncola, suor Do-natella che ci ha accompagnati alla visita della Chiesa di san Francesco e suor Nicoletta che ci ha trasmesso la gioia della sua vita consacrata a Dio e Padre Riccardo a San Damia-no che ci ha introdotti alla spiritua-lit di Santa Chiara, sono seguite le visite ai luoghi e alle chiese in Assisi, momenti di preghiera e di adorazio-ne. Molti fratelli e sorelle avrebbero voluto pi spazio per la preghiera personale.

    Questo pellegrinaggio stato an-che un forte momento comunitario, fratelli e sorelle che non si vedevano da anni hanno avuto la possibilit di raccontarsi e ritrovarsi e riscoprire il calore e la bellezza della comune vocazione. Abbiamo camminato in-sieme verso il Signore e questo ci che pi conta.

    SANDRO VENTUROLI(nella foto a pag.16)

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE20

    Dal VII Incontro Mondiale delle Famiglie la relazione del cardinale Sean oMalley.

    Contraddistinta da frequenti ri-mandi autobio-grafici e da poche, ma efficaci, cita-zioni del Magi-stero, la relazione

    del cardinale OMalley (nella foto a lato) ha sottolineato limportanza della festa segnatamente dellEuca-restia per la vita della comunit cri-stiana, chiamando in causa, di conse-guenza, la responsabilit educativa dei genitori in tale direzione.

    Il sacrificio della Messa, , per noi cattolici, un pasto familiare ha aggiunto -. l che noi facciamo es- perienza dellamore di Dio e impa-riamo la nostra identit; chi siamo, perch siamo al mondo e cosa fare della nostra vita. Non andare a Mes-sa come smettere di respirare.

    OMalley ha citato la dichiarazione di un preside di una scuola cattoli-

    EUCAREsTIA

    Voi - ha dettoil cardinale ai genitoriin sala - siete i primi

    maestri della fedeper i vostri figli

    ca americana - Sono cresciuto in una famiglia dove andare a Messa la domenica era pi o meno unop-zione come il respirare - commen-tandola cos: Non si trattava di una questione di genitori autoritari o di pressione sociale; era piuttosto la convinzione di quanto importante fosse lEucarestia domenicale per la nostra identit e la nostra soprav- vivenza.

    Il primato del Giorno del Signore nella vita di fede ha sottolinea-to OMalley lo stesso del Sine Dominico non possumus dei primi cristiani. La centralit dellEucare-stia festiva nella vita cristiana tale che ha continuato larcivescovo di Boston - un metro per misurare il successo della nostra evangelizza-zione deve essere la fedelt dei no-stri parrocchiani allEucarestia do-menicale.

    LEucarestia memoria viva di Cri-sto, raduna la Chiesa attorno alla mensa e plasma la vita quotidia-na delle persone e della comunit. Citando Papa Benedetto XVI (La domenica (...) un tempo in cui i cristiani scoprono la forma eucari-stica che la loro vita chiamata ad avere), il cardinale ha sottolineato come il modo con cui celebriamo la domenica determiner il modo con cui vivremo il resto della settima-na, dal momento che il marchio

    Non c Chiesa senza

  • 21VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    dellidentit cristiana. Ecco per-ch, prioritaria per la pastorale, la riscoperta della Messa festiva come centro propulsore del dinamismo cristiano, chiamato poi a dispiegarsi nel resto della settimana. La parte-cipazione allEucarestia, infatti, ha detto OMalley, ridesta la Chiesa alla sua vocazione di realt estroversa, proiettata verso il mondo. In una parola: missionaria. Il nostro com-pito per dirla con le sue parole - di trasformare consumatori in di-scepoli e maestri. Tutto questo non pu che partire dalla famiglia pic-cola Chiesa. In famiglia i figli impa-rano il valore della Messa, vengono educati alla partecipazione allEuca-restia non come una cosa da bam-bini, ma un gesto che riguarda la famiglia nel suo complesso. Anche se oggi il ritmo della vita si acce-lerato, anche se molte famiglie hanno un calendario pi pieno, pi febbrile di domenica che durante i giorni della settimana (a causa di sport, hobby ecc.), la famiglia non pu sottrarsi a questo compito. Voi ha detto il cardinale ai tantissimi pap e mamme in sala - siete i primi maestri della fede per i vostri figli. Il vostro esempio di fedelt alla Messa domenicale, la preghiera e la mo-ralit parlano pi eloquentemente dellomelia di qualsiasi sacerdote. Quando dei bambini vedono che i genitori amano la Messa domeni-cale anche loro cresceranno aman-dola. Ancora: La ragione per cui partecipate alla Messa domenicale come famiglia e la ragione della loro istruzione nella fede a scuola o al ca-techismo uno dei doni pi impor-tanti che potete fare ai figli. Non un compito facile, certo. Viviamo in un tempo in cui la gente confu-sa, ferita e piena di paura. Ma ha concluso il cardinale - prego per-ch il nostro amore per la Messa e lo stupore per lEucarestia aumentino. Facciamo quello che i due discepo-li sulla via di Emmaus hanno fatto. Affrettiamoci a dire al mondo che Cristo vivo. In queste fotografie alcuni momenti del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.

    Milano, 28 maggio - 3 giugno 2012

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE22

    invito alla mIssIONEXI CONGRESSO,

    Con lo scritto dal titolo XI Congresso, invito alla Missione, pubblicato qui di seguito, il Responsabile generale della Comunit del Piccolo Gruppo di Cristo, Giancarlo Bassanini, apre ufficialmente il cammino pubblico prepa-ratorio dellappuntamento che nei giorni dal 25 al 28 aprile 2013 vedr convenire presso la sede centrale di Desio i delegati congressuali indicati dalle cinque Comunit locali presenti in Italia (tre in diocesi di Milano, una a Treviso e una a Roma). Per singolare e significativa coincidenza, il cammino di preparazione pre-congressuale coincide con due eventi ecclesiali di portata universale: lAnno della Fede e il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizza-zione, indetti dal Papa ed entrambi al via nel prossimo ottobre. Inoltre, ricorrono questanno due anniversari: il 50 di apertura del Concilio Vaticano II e il 20 di pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica, eventi cen-trali della storia recente della Chiesa e del suo impegno apostolico. Per la Comunit del Piccolo Gruppo di Cristo - come scrive il Responsabile Generale nel testo qui di seguito - tempo di mettersi in cammino in comunione con la Chiesa per testimoniare il dono di grazia ricevuto e annunciare, o ri-evangelizzare quegli ambienti che si sono dimenticati di Cristo e del suo messaggio di amore.

    25 - 26 - 27 e 28 aprile 2013

    Care sorelle e cari fratelli,

    sento vivo nel cuore linvito del Signore ad an-dare ad annun-

    ciarlo e a testimoniarlo, fosse anche oltre i nostri confini.

    Il tema missionario reso pi ur-gente dalla convocazione del prossi-mo sinodo dei vescovi, sulla nuova evangelizzazione e dovrebbe essere avvertito con particolare intensi-t dalla nostra comunit, perch la missione (di gente comune fra gente comune) fa parte essenziale del no-stro carisma.

    Il Piccolo Gruppo stato infatti chiamato ad annunciare quello che vive. Quindi noi dobbiamo accoglie-re il dono del Vangelo e ci dobbiamo impegnare a restituirlo creativa-mente, camminando da monaci del-

    le strade lungo i sentieri del mondo, come piccoli evangelizzatori, ma con il cuore rivolto al Signore.

    Continuare a stare dove siamo, dopo cinquantacinque anni di sto-ria, non sarebbe pi radicamento e prudenza, ma immobilismo e stallo che minaccerebbe ogni dinamismo evangelizzatore e indicherebbe una crisi di fede.

    tempo di metterci in cammino, disposti ad attraversare le frontiere non solo geografiche, ma antropolo-giche, culturali, religiose, e capaci di parlare un linguaggio comprensibile al mondo attuale, incarnando il mes-saggio evangelico nei diversi contesti nei quali il Signore ci chiama.

    1. LEVANGELIZZAZIONEE I SUOI PRESUPPOSTI

    Chiunque abbia fatto esperienza del Risorto non la pu tenere per s, ma

    la deve comunicare, anzi, restituirla agli altri.

    La nuova evangelizzazione consiste nel ripresentare la fede a partire da unesperienza intensa che qualifica la propria identit e coinvolge tutta la persona.Questo conduce a scoprire il vero io che ciascuno chiamato ad essere, permeando di passione, fan-tasia, creativit, dedizione e gene-rosit evangelica non solo il nostro impegno di apostolato, ma anche la nostra normale vita personale e fa-miliare, in qualsiasi fase della vita, persino nella malattia e nella debo-lezza fisica.

    Rispondere alla chiamata della nuo-va evangelizzazione vuol dire sentir-si chiamati, conquistati ed esortati dal Signore che, come tanti profeti minori, ci tira fuori dal nostro pic-colo mondo, fatto di piccole o grandi sicurezze, e ci pone di fronte ad un

  • 23VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    mondo mendicante di senso, di sete di pienezza, con lunica certezza che Egli ci precede e ci sussurra: Vedi, io ti mando, non temere, io sar sempre con te.

    Se questo non fosse, sarebbe la mis-sione stessa che ne verrebbe com-promessa. Ho incontrato a volte sorelle e fra-telli che, pur spendendosi per tante attivit direttamente o indiretta-mente missionarie, cercavano in realt la propia auto-realizzazione: alla fine hanno trovato soltanto un profondo vuoto interiore ed una for-te sensazione di aver perso tempo.Al contrario, ne ho incontrati altri che, coscienti di obbedire ad una chiamata, si sono impegnati senza riserve alla restituzione del dono del Vangelo e pur sentendosi servi inutili, come ogni lavoratore nella vigna del Signore, hanno visto come il Signore stava facendo crescere il seme del Vangelo fino a portare frutti abbondanti.

    2. ESPERIENZA DI DIOE PASSIONE PER CRISTO

    Ma come annunceremo Dio se pri-ma non avremo creduto e vissuto in lui? Solo una forte esperienza di Dio ci render veri evangelizzatori.

    Solo quando la Parola arde dentro di noi, come nel caso dei discepoli di EMMAUS, si corre ad annunciare con la vita la Buona Notizia del Vangelo di Ges (Lc 24, 32-33).

    E senza timore verso chi pu ucci-dere il corpo, ma non lanima (Mt. 10,28), con nuovo ardore, audacia e coraggio, obbedendo a Dio anzich agli uomini (At. 4,19) daremo testi-monianza di Lui, che dopo la pas-sione e la morte, stato posto alla destra del Padre e vive per sempre (Cf. 3,15). E allora, i nuovi metodi ri-chiesti dalla nuova evangelizzazione non si faranno attendere.

    Detto in breve, passione per Cristo e passione per lumanit: ecco cosa ri-chiede levangelizzazione. N la pri-ma senza la seconda, n la seconda senza la prima.Di qui, lurgenza di uscire dal rilas-samento spirituale: giunto il mo-mento di risvegliarsi dal sonno, di

    dare senso pieno alla nostra vita, di sperimentare la salvezza.

    Come disse il papa Giovanni Paolo II, celebrando il millennio della pri-ma evangelizzazione della Polonia, giunta lora di una nuova evan-gelizzazione: ossia una missione a popoli e persone che gi hanno una tradizione cristiana e magari pure una abituale pratica religiosa, ma che hanno dato erroneamente per scontata la fede. La nuova evange-lizzazione inizia in ciascuno di noi, quando ci lasciamo abitare dal Van-gelo, consentendo che esso cambi il nostro cuore, come cambi il cuore di Francesco.

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE24

    3. CON CUORE LEGGEROE SENZA LACCI AI PIEDI

    Cosa possiamo fare noi in concre-to? Tanto per cominciare, dovrem-mo trovare noi per primi parole di speranza nonostante i tempi dif-ficili nei quali ci troviamo, motivi per continuare a camminare, con passo leggero e senza lacci ai piedi, per proporre agli altri quello stesso cammino di speranza.Dovremmo poi suscitare le doman-de di coloro che cercano il Signore (e sono tanti!), e poi offrire loro rispo-ste non solo dottrinali, ma vissute, anzi ricche di esperienze di vita.

    La nuova evangelizzazione non pu certo realizzarsi con slo-gan o luoghi comuni: ha bisogno di testimoni che comunichino

    quello che hanno vissuto, udi-to, toccato (1 Gv. 1, 1-3); ha biso-gno di testimoni che non si unifor-mino al contesto sociale attuale per paura di essere rifiutati.Come ha scritto Papa Benedetto XVI indicendo il prossimo anno della fede, siamo in una crisi che ha toccato molte persone; e dobbia-mo riconoscere che qualche volta ha toccato anche noi come persone e come gruppo.

    In una situazione del genere non pos-siamo permettere che il sale diventi insipido e che la luce rimanga nasco-sta (Mt. 5, 13-16). Solo cos potremo vedere la societ secolarizzata non come una minaccia, ma come una op-portunit, come un nuovo areopago per annunciare il Dio vivo e vero, quel

    Dio che, sconosciuto da molti, tutta-via costituisce il senso ultimo, pieno e definitivo di ogni essere umano.

    4. ALCUNE TRACCEOPERATIVE

    Ma come annunciare oggi il Vange-lo? Restando fedeli al nostro ca-

    risma fondativo ma sapendolo reinterpretare alla luce delloggi che muta.

    Restando fedeli alle nostre pra-tiche di piet, ai nostri voti di povert, castit ed obbedienza, restando aggrappati a coloro che ci accompagnano e ci aiuta-no a leggere spiritualmente che quanto ci accade nella vita non una disgrazia, ma ci che Dio permette per la nostra santifi-cazione; crescendo non nei vizi, ma nelle virt; vivendo alla pre-senza di Dio in uno stato di pro-gressiva unione mistica con Lui. Restando fedeli alla piccolezza e invisibilit che tanto ci rende si-mili a Lui.

    Facendoci eco della Parola di Dio, parlando con Dio, parlando di Dio, dando voce a quel Dio che sembra rimanere silente e molte volte sembra non ascoltarci.

    Diventando anche noi silenzio eloquente.

    Ascoltando luomo doggi tanto bisognoso di essere ascoltato e di ascoltare Dio.

    Diventando espressione di quel-la gioia che, come diceva Lon Bloy, il segno infallibile della presenza di Dio. Non c vera evangelizzazione se il Vangelo non annunciato come buona notizia!

    La nuova evangelizzazione sia per noi una ulteriore occasione per co-noscere, servire e amare non qual-cosa, ma Qualcuno: la persona di Ges nostro fratello Dio.

    GIANCARLO BASSANINI(nella foto a pag.22)

  • 25VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    Qualche giorno fa sono stato alla Messa in ricordo di Stefano, ma-rito e padre di quattro bambini, morto di tumore

    al cervello cinque anni fa.E stata una celebrazione sempli-ce, feriale. Una Messa come tutte le messe, di tutti i giorni, di tutte le parrocchie, durante le quali si ricor-dano i cari defunti. Il nodo allo sto-maco me lhanno per dato tre dei suoi figli che facevano i chierichetti in quella Messa.

    Vederli l, con la loro mamma, a pregare per il loro pap mi ha fatto commuovere profondamente e non vi nascondo che la stessa sensazio-ne la provo ora scrivendo di questo ricordo.Tornando a casa, quella sera, facevo fatica a mettere insieme un pensiero preciso; erano davvero tante le emo-zioni che si mescolavano alle frasi che con fatica cercavo di condivide-re con Cristina. In quei volti ho letto le parole di Paolo che a Timoteo dice di aver combattuto la battaglia e di aver mantenuto la fede.E una frase che ho sempre imma-ginato sulle labbra di un uomo an-ziano che fa il bilancio della propria vita e faccio fatica ad accettare che siano quei bambini a dire oggi, con la loro vita, quelle parole. Sicuramente Stefano gi Santo tra i Santi, per la sofferenza vissuta

    Essere GI sANTI,

    alla luce della fede e per la conver-sione del cuore di tutti coloro che a lungo hanno pregato per lui. Ma Santi, oggi, sono gi sua moglie e i suoi quattro figli, perch non c al-tro modo per chiamare un bambino che a sei anni perde il suo pap e che oggi, dopo cinque anni, riesce a rivolge al Signore una preghiera di ringraziamento.La fede, la forza e la serenit di que-sta famiglia sono disarmanti. Sono la testimonianza di un Amore pi grande di qualsiasi altra cosa si pos-

    sa immaginare. Sono lesempio di come la preghiera tenga uniti ed al contempo unisca al Signore che, col Suo amore, ricolma il cuore di chi si affida a lui.Ringrazio il Signore per questa San-ta famiglia che, attraverso una vita fattasi preghiera, desempio ed aiuto alla mia povera e fragile fede.Continua, o Signore, a custodirli nel tuo Amore.

    GIACOMO GALLI(nella foto in alto)

    oggi

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE26

    Carissimi Incaricati Locali dellAspirantato, Collaboratori e Aspiranti.

    In questo giorno di Festa, dedicato alla nativit di San Giovanni Battista, in attesa di rivedervi alla settimana comunita-ria, mi rivolgo a voi nel nome di Cri-sto Ges; con cuore materno, e nel-la pochezza del mio essere cercher di rendervi partecipi di alcune brevi riflessioni che la festa odierna ha fatto scaturire nel mio cuore.

    Leggendo il Vangelo che riguarda San Giovanni Battista, fissando lo sguardo interiore su questa mon-tagna della fede che il Signore ha voluto come suo precursore, possia-mo ammirare un uomo la cui vita tutta dedita al servizio di Dio e dei suoi disegni.

    La fede in Dio spinse Giovanni Bat-tista a lasciare tutto, si ritir nel de-serto per dedicarsi alla missione alla quale il Signore lo aveva designato fin dalla nascita e tu bambino sa-rai chiamato profeta dellAltissimo perch andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.

    Quali strade se non quelle dei cuori dei suoi contemporanei? Quali stra-de se non quelle dei cuori di giovani come voi, speranza dei nuovi tempi messianici? Tra coloro che accol-

    sero la sua predicazione alcuni di-vennero suoi discepoli ed una volta formati e pronti per seguire il vero Maestro, egli non esit ad indica-re loro Colui che avrebbero dovuto seguire dicendo: ecco lAgnello di Dio ed essi fidandosi del loro ma-estro seguirono Ges, Andarono e videroe stettero con lui.

    Carissimi Aspiranti, oggi anche voi siete chiamati per stare con Ges, oggi state vivendo un tempo di pre-dilezione e di grazia con il Signore, ed oggi anchio pi di ieri sono chia-mata a rivolgere al Signore la mia preghiera per voi, affinch vi so-stenga e vi fortifichi nel vostro cam-mino di sequela dietro di Lui. In questi ultimi tempi sfogliando il giornale o ascoltando i notiziari oppure ascoltando la gente ci si ren-de conto che stiamo vivendo tempi duri e difficili, viviamo in questo mondo come avvolti nella nebbia e molte persone sembrano brancolare nel buio mentre altre in questo buio fanno i loro comodi a scapito dei semplici e dei bisognosi.

    In questo difficile momento presen-te, guardando San Giovanni Batti-sta e cercando di imitarne, anche se pallidamente, la sua passione per Cristo, come ebbi a dirvi in una mia lettera dello scorso anno, vi rinno-vo con forza lappello Sforzatevi di seguire il Signore, stategli sempre pi vicino, rimanete avvinti a Lui e anche se il cammino della vita cri-

    stiana talvolta pu sembrare pesan-te e a volte pare non portare frutto, o peggio, pu sembrare che Dio non ci sia, allora giunto il tempo della perseveranza, ovvero il tempo del-la fede nuda, quella fede che crede pur non avendo visto, quella fede spogliata di tutte le certezze e sovra-strutture che spesso ci impediscono di credere e di vedere in semplicit il Signore Ges, nostro fratello Dio.

    Dunque, siate perseveranti nella fede e nella preghiera del cuore, in modo semplice, fiducioso e sereno, per poter conoscere meglio e pi in profondit il Signore e giungere cos ad una piena conoscenza di voi stessi e della volont di Dio su di voi, questo agire spirituale allontana la nebbia dal cuore e fa splendere nel-la nostra anima il sole di Dio.

    Carissimi, non meravigliamoci delle nostre debolezze, delle nostre fragi-lit, dei nostri peccati verso Dio e verso i fratelli, il demonio sempre pronto ad allontanarci dallamore di Dio, egli ci fa trovare il tempo per fare tutto, tutto ci che piace a lui e a noi, tutto ci che pu farci tralascia-re la vita di fede e la preghiera, che espressione del nostro amore a Dio, egli cerca in particolare di non far-ci vivere la preghiera del cuore, egli conosce meglio di noi quanto la pre-ghiera sia importante per chi aspira a diventare santo e dunque cerca in tutti i modi di distoglierci da questo tempo damore con Dio.

    Lettera dellIncaricata Generale dellAspirantato

    AsPIRANTATOChiamati per stare con Ges

  • 27VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

    Seguire Ges non vuol dire fermar-si alle molte preghiere o belle pre-ghiere, dire tanti rosari, fare ado-razioni, meditazioni, pellegrinaggi, liturgie, Dio guarda con occhio di predilezione coloro che lo mettono sempre al primo posto e vivono la vita quotidiana con giustizia, bene-volenza, misericordia e carit verso tutti.

    Il Signore conosce la nostra anima molto pi di quanto noi conoscia-mo noi stessi, quando ci guarda ci vede con gli occhi del Figlio che ha conosciuto la nostra umanit, egli guarda il tempo presente che stia-mo vivendo, guarda il mio cuore, il tuo cuore, la mia preghiera, la tua

    preghiera sincera e forse anche sof-ferente, ed oggi io credo che Dio ci ama e continua a rimanere con noi perch trova in noi un cuore acco-gliente, disposto ad amarlo e a farsi amare, un cuore che sia capace di spalancare le porte del nostro esse-re per piacergli semplicemente cos come siamo.

    Carissimi, Dio ci ama, desidera fin dalleternit di farci santi, desidera vederci seduti accanto a lui in Para-diso, ama la preghiera umile e sin-cera del nostro cuore vissuta nella preghiera della Chiesa, dunque cu-riamo e rafforziamo soprattutto in questo tempo di riposo tutto il no-stro essere: spirito, anima e corpo

    non permettiamo agli affanni della vita di soffocaci perch anche le fe-rie possono diventare un affanno!Nellattesa di rivederci, vi invito a prepararvi allincontro con il Si-gnore alla settimana comunitaria come ad un incontro damore con lo sposo, dunque prepariamoci bene, perch l il Signore desidera rive-larsi a ciascuno di noi in un modo totalmente nuovo, perch le cose di prima sono passate e sta preparan-do le nuove.

    NUNzIA DADDETTA(nella foto a pag.26)

    24 giugno 2012Nativit di S.Giovanni Battista

    PREGHIERA DEL CAMMINO

    Signore, illuminami e guidami nella fede,

    nella speranza e nella carit.La strada che tu hai percorso sia

    da me seguita. Tutto ci che tu ami sia da me amato.

    Tu, Luce, illumina le mie tenebre. Tu, Forza, sorreggila mia debolezza.

    I miei occhi siano i tuoi occhi,le mie mani siano le tue mani,

    le mie spalle siano le tue.

    Il mio cuore sia il tuo cuore,affinch i fratelli,

    tramite la mia umilee fedele presenza,

    possano incontrare te e,nella fede, vederti e amarti.

    Signore, prendimi come sono e fammi come tu mi vuoi.

    La preghiera fu composta da Ireos nel 1977

    Elia sul monte, icona di Mara zanette.

  • VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE28

    Una bella sorpresa e un augurio per il futuro della comunit del Piccolo Gruppo di Cristo: quanto avvenuto a Roma la sera di luned 2 luglio, in occasione dellincontro degli Effet-tivi e della Fraternit romane, svol-to a casa di Raffaele Tavoloni.

    Abbiamo avuto la gioia di avere come ospiti due preti che possiamo considerare amici, anzi qualcosa di pi. Da Gozo, infatti, allinizio di luglio sono giunti a Roma insieme ad un piccolo gruppo di giovanissi-mi del pre-seminario, don Tonio Ga-lea, che tutti ben conosciamo e che presto arriver nella citt eterna come prete fidei donum della dio-cesi maltese, assegnato a una par-rocchia ancora da definire. Insieme a lui cera il suo fraterno amico don Geoffrey Attard, che lautore del-la traduzione dallitaliano in lingua maltese del nostro libro di preghiere Con animo sereno (la traduzione del titolo in maltese sarebbe Con animo gioioso).

    I due preti hanno parlato della loro esperienza pastorale e spirituale nella diocesi di Gozo, e don Geof-frey, in particolare, ha illustrato le sensazioni avute leggendo e poi tra-ducendo il nostro libro di preghiere.In particolare ha sottolineato che si tratta di preghiere semplici, ma molto profonde, centrate su Dio, che quindi rimandano allessenziale della fede cristiana: il nostro rap-porto personale con Cristo, lacco-

    glienza del dono dello Spirito Santo, la figliolanza divina vissuta con se-renit e fiducia.

    Ha anche affermato che il volume di preghiere pu aprire strade ine-splorate nei rapporti ecumenici con i fedeli ortodossi e anche protestan-ti, oltre ad offrirsi come fonte di ri-generazioni spirituale per i cristiani di Malta che vivono una religiosit molto diffusa e radicata, tuttavia bisognosa di maggiore profondit spirituale.

    Don Geoffrey ha anche apprezzato il fatto che lispiratore e autore di nu-merose preghiere contenute nel li-bro, il nostro caro Ireos, non cerchi una personale visibilit ma in realt scompaia dietro le orazioni e la-sci spazio al vero protagonista della vita spirituale: cio il Signore.Tutto questo ha rafforzato lentu-

    CON ANImO SERENOtradotto in lingua maltese e presto anche in inglese

    siasmo dei presenti, che hanno rin-graziato don Tonio e don Geoffrey, anche per il lavoro ancora in corso e che speriamo possa presto diventa-re realt. E infatti a buon punto la traduzione dello stesso Con animo sereno in lingua inglese.

    Quando arriver il volume tradot-to nella lingua inglese, che tutti al mondo un poco conoscono, il Picco-lo Gruppo di Cristo potr concreta-mente ampliare il suo incontro con lumanit, senza pi confini...

    Un primo esempio pratico venu-to da Cinzia Braccia, di Roma, che durante la serata ha riferito della richiesta giunta ripetutamente dai suoi parenti in Australia. In partico-lare le cugine, che fanno le catechi-ste nella loro parrocchia nella lonta-na terra dei canguri, chiedono di poter avere qualche valido libro a tema religioso e spirituale, da poter usare o suggerire ai parrocchiani, giovani e anziani, per la preghiera personale e la meditazione. Speria-mo che giunga presto, quindi, la ver-sione inglese di Con animo sereno, cos da poterle accontentare.

    L.C.

    Copertina del libro Con animo gioioso

  • 29

    A MARIA

    Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, benedici noi tuoi figli e volgi a noi un particolare sguardo di bont che ci aiuti a

    realizzare totalmentequella santit stabilita da Dio per ognuno di noi.

    Tu ci conosci tutti e con il tuo amore materno, ad uno ad uno, puoi accoglierci tra le tue braccia e metterci in soave comunione.Noi ci abbandoniamo a te in ogni nostra necessit, ma anche per

    chiederti di aprire i nostri cuori ad ogni persona in difficolt.Stendi la tua mano su di noi e liberaci da ogni male, perch

    possiamo contemplarti fin da ora e in eternocon tuo figlio Ges, nostro fratello Dio.

    Preghiera a Maria per realizzare la santit stabilita da Dio.

    La preghiera, composta da Ireos nel 1994 agli Esercizi Spirituali alleremo di Guarcino, ha un tono sereno, accentuato dal richiamo alla soavit della co-munione fraterna e a Ges nostro fratello Dio; pu essere recitata come antifona per finire gli incontri e il rosario, o interiormente ripetuta per addentrarsi nella spirituale serenit. Come a Cana, anche ora Maria provvede e apre i cuori alle necessit degli altri.

    [Riferimenti: Mt 11,18 e Lumen Gentium 53 | Mt 11,30 | Gv 2,3-5 | Mt 6,13; Eb 2,11-16 | cf anche le preghiere mariane Sotto la tua protezione e Salve, Regina]

    VIVERE LA POVERT CON GLI OCCHI DELLA FEDE

  • Settimana di Comunit 2012

    28 luglio - 4 agosto

    CaSa alpina piandimaiaScalabrini

    Villabassa - Via Maistatt 2 - 390939 BZ

    InforMaZIonI utIlInel giorno di arrivo non previsto il pranzo (comunicare a Paolo Cattaneo eventuali esigenze particolari).Il ritrovo ufficiale per sabato 28 luglio : le camere verranno assegnate a partire dalle ore 14.Prevediamo di chiudere ufficialmente la settimana di Comunit con il pranzo di sabato 4 agosto.la casa non provvede a lenzuola e asciugamani. possibile usare la lavatrice con discrezione (si richiama al buon senso di ciascuno perch la si utilizzi razionalmente:

    il carico non sia n eccessivo n minimo!).Cercheremo di favorire la sistemazione dei partecipanti secondo le concrete possibilit della casa. necessario segnalare per tempo particolari esigenze : lettino da campeggio per i bimbi, se ci sono particolari

    esigenze alimentari, altro... .Per informazioni rivolgersi a Paolo Cattaneo ( 340 6310505 [email protected] ).

    nuMErI utIlIresponsabile della Casa: P. Domenico ColossiCoordinatrice per laccoglienza: Giovanna Barontini cell 348.6484356Nel periodo Giugno-Agosto anche tel. +39.0474.745138

  • 31

    ESPERIENZE DI VITA, LA RIVISTA ON LINE

    Gli appartenenti al Piccolo Gruppo di Cristo hanno la possibilit di accedere

    al sito internet www.piccologruppo.it e poter leggere la rivista Espe-rienze di Vit