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1 EDITORIALE er superare tutte le con- giunture legate alla realiz- zazione dell’Expo l’Italia si è fatta carico di realizzare una ‘carta’ che sappia raccogliere il meglio delle proposte operative riguardanti i temi del millennio e la loro evolu- zione. Lo scopo primario è sicura- mente quello di battere la povertà e l’esclusione sociale e finanziaria dalle risorse. Uno strumento utile al raggiungimento di questo obiet- tivo è stato determinato fin dal 2005 nel microcredito. Da allora questo strumento finanziario si è evoluto e in Italia ha dato vita ad un organismo unico nel suo ge- nere: l’Ente Nazionale per il mi- crocredito che ha studiato una vera e propria “via italiana per il microcredito”, delineandone i con- fini giuridici insieme alle autorità competenti. Non solo questo Ente è riuscito a monitorare la situazione italiana rendendo una fotografia dell’utilizzo di questo strumento e della sua utilità sociale ed eco- nomica per lo sviluppo dell’au- toimpresa e dell’occupazione. La crescita esponenziale dell’uso del microcredito impone anche una formazione permanente adeguata che sappia indirizzare i giovani ma anche formare coloro che meno giovani possano adeguata- mente riprogrammare la propria vita lavorativa seguendo un ‘mo- dello brevettato’ e vincente. Il tool kit del microcredito, insieme a tutto il sistema di servizi ag- giuntivi di formazione, tutoraggio e indirizzo, è lo strumento vincente di cui l’Italia dispone per sostenere una politica di microcredito che risponda veramente ai criteri della finanza inclusiva da un lato e della finanza ad impatto sociale dall’al- tro, come richiedono anche i tavoli del G8. Sul territorio nazionale, seguendo le linee guida dell’Expo, lo sviluppo di attività legate alla realizzazione di progetti di agri- coltura sociale e allo sviluppo del piano rurale che prevede proprio l’utilizzo di questo strumento pos- sono essere un punto di partenza per la strutturazione di un network di intervento capillare. Anche la Chiesa cattolica, soprattutto sul territorio nazionale si occupa del sostegno alle progettualità legate alla microfinanza. La cura della salute, dell’alimen- tazione e di una dieta equilibrata per lo sviluppo della persona sono temi, poi, che influenzano diret- tamente la formazione di nuove competenze e nuove aziende dif- ferenziando sempre più un’offerta che nel food trova un terreno fer- tile. Guardando oltre il territorio nazionale si attesta sempre di più il connubio tra lo sviluppo tecno- logico, la condivisione delle risorse e un microcredito di tipo sociale che favorisce anche nelle aree di crisi e nei Paesi in Via di Sviluppo una soluzione possibile e vantag- giosa. In Europa lo sviluppo di questo sistema microfinanziario è legato alle potenzialità high tech e alle relative questioni di sicurezza dei Paesi, mentre nelle aree più a Sud del mondo la scelta obbligata si attesta su questioni di sussi- stenza. Per superare Expo, dun- que, e vincere la sfida che l’Italia ha affrontato ospitando il meglio di 146 Paesi nel mondo, sicura- mente il microcredito è un valido strumento di sostegno per le po- litiche ambientali, economiche e sociali del futuro. Emma EVANGELISTA Microfinanza | 2015 P SUPERARE LA SFIDA

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1EDITORIALE

er superare tutte le con-giunture legate alla realiz-

zazione dell’Expo l’Italia si è fattacarico di realizzare una ‘carta’ chesappia raccogliere il meglio delleproposte operative riguardanti itemi del millennio e la loro evolu-zione. Lo scopo primario è sicura-mente quello di battere la povertàe l’esclusione sociale e finanziariadalle risorse. Uno strumento utileal raggiungimento di questo obiet-tivo è stato determinato fin dal2005 nel microcredito. Da alloraquesto strumento finanziario si èevoluto e in Italia ha dato vita adun organismo unico nel suo ge-nere: l’Ente Nazionale per il mi-crocredito che ha studiato unavera e propria “via italiana per ilmicrocredito”, delineandone i con-fini giuridici insieme alle autoritàcompetenti. Non solo questo Enteè riuscito a monitorare la situazioneitaliana rendendo una fotografiadell’utilizzo di questo strumentoe della sua utilità sociale ed eco-nomica per lo sviluppo dell’au-toimpresa e dell’occupazione. Lacrescita esponenziale dell’uso delmicrocredito impone anche una

formazione permanente adeguatache sappia indirizzare i giovanima anche formare coloro chemeno giovani possano adeguata-mente riprogrammare la propriavita lavorativa seguendo un ‘mo-dello brevettato’ e vincente. Iltool kit del microcredito, insiemea tutto il sistema di servizi ag-giuntivi di formazione, tutoraggioe indirizzo, è lo strumento vincentedi cui l’Italia dispone per sostenereuna politica di microcredito cherisponda veramente ai criteri dellafinanza inclusiva da un lato e dellafinanza ad impatto sociale dall’al-tro, come richiedono anche i tavolidel G8. Sul territorio nazionale,seguendo le linee guida dell’Expo,lo sviluppo di attività legate allarealizzazione di progetti di agri-coltura sociale e allo sviluppo delpiano rurale che prevede propriol’utilizzo di questo strumento pos-sono essere un punto di partenzaper la strutturazione di un networkdi intervento capillare. Anche laChiesa cattolica, soprattutto sulterritorio nazionale si occupa delsostegno alle progettualità legatealla microfinanza.

La cura della salute, dell’alimen-tazione e di una dieta equilibrataper lo sviluppo della persona sonotemi, poi, che influenzano diret-tamente la formazione di nuovecompetenze e nuove aziende dif-ferenziando sempre più un’offertache nel food trova un terreno fer-tile. Guardando oltre il territorionazionale si attesta sempre di piùil connubio tra lo sviluppo tecno-logico, la condivisione delle risorsee un microcredito di tipo socialeche favorisce anche nelle aree dicrisi e nei Paesi in Via di Sviluppouna soluzione possibile e vantag-giosa. In Europa lo sviluppo diquesto sistema microfinanziario èlegato alle potenzialità high teche alle relative questioni di sicurezzadei Paesi, mentre nelle aree più aSud del mondo la scelta obbligatasi attesta su questioni di sussi-stenza. Per superare Expo, dun-que, e vincere la sfida che l’Italiaha affrontato ospitando il megliodi 146 Paesi nel mondo, sicura-mente il microcredito è un validostrumento di sostegno per le po-litiche ambientali, economiche esociali del futuro.

Emma EVANGELISTA

Microfinanza | 2015

P

SUPERARE LA SFIDA

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FOCUS EUROPAa cura di Giovanni Nicola PesCAPACITY BUILDINGGiovanni Nicola PES

LE INIZIATIVE DEI BALCANI Stephen TAYLOR

NUOVI PRODOTTIFINANZIARIMassimiliano RUDELLA

FOCUS SOCIALEDOVE SIAMO, DOVE SI VATiziana LANG

FIDUCIA ALLE PMI Tiziana LANG

MISSIONE TERZO SETTORECecilia GRIECO, Gennaro IASEVOLI

14

6

SOMMARIO

Microfinanza | 2015

Anno 3 | numero 10 | 2015Testata giornalistica registrata presso il Trib. di Roma

autorizz. n.46/2013 del 18 febbraio 2013 proprietà dell’Ente Nazionale per il Microcredito

Direttore responsabile Emma [email protected]

Segreteria di redazione Maria Rosaria CozzaSede legale della rivista Ente Nazionale per il Microcredito

Via Vittoria Colonna 1 - 00193 Roma

Rivista trimestrale Progetto grafico

Gruppo ODP pubblicità | via Oslavia 28 - 00195 Romasito internet

www.microcreditoitalia.org [email protected]

StampaCierre&Grafica | Via del Mandrione 103/a00181 Roma - PI 08571371007

EDITORIALEVINCERE E SUPERARE LA SFIDA EXPO Emma EVANGELISTA

TRE ANNI DI SUCCESSIMario BACCINI

INTERVENTINUOVE IDEE:Nuovi modelli economico-sociali e ruolodel microcreditoLetizia MORATTI

EDUCARE ALLA FINANZAFrancesco VERBARO

FONDO DI GARANZIALapo MAZZEI

151721

25

29

32

12

9

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FOCUS FOODRIPENSARE L’AGRICOLTURAMarco B. DI STEFANO

REALIZZARE IL MILLENNIUM GOALClaudio LANDI

NUTRIZIONE, ULTIMA FRONTIERA: LA DIETA “SPAZIALE”Enza COLAGROSSO

LA VERA TUTELA DELLA NOSTRA SALUTE LA GARANTISCONO I NASEnza COLAGROSSO

PROGETTIBUONA TERRAAlessandro CARDENTE

SERVIZI AUSILIARILucia CAVOLA

SPORTELLI SUL TERRITORIOAlessandra MORI

Hanno collaborato

Mario Baccini, Emma Evangelista,

Letizia Moratti, Francesco Verbaro, Lapo Mazzei, Giovanni Nicola Pes, Stephen Taylor, Massimiliano Rudella, Tiziana Lang,

Cecilia Grieco, Gennaro Iasevoli, Marco Berardo Di Stefano,

Claudio Landi, Enza Colagrosso, Alessandro Cardente, Lucia Cavola,

Alessandra Mori, Valentina Renzopaoli, Romina Gobbo,

Andrea Turatti, Lisa K. Stahl, Francesco Strobbe, Stefano Battaggia

CARITAS E PRESTITO DELLA SPERANZAValentina RENZOPAOLI

BENEVENTO, MODELLO IN ATTIVOValentina RENZOPAOLI

IDEELA CONDIVISIONE COME SOLUZIONERomina GOBBO

WORLD NEWSECONOMIA ALTERNATIVARomina GOBBO

CUCINE SOLARI PER MONT-ORGANISÉAndrea TURATTI

MADAGASCAR. SFIDE E OPPORTUNITÀ PER L’INCLUSIONE FINANZIARIALisa K. STAHL, Francesco STROBBE

46

50

53

39

5560

6365

67

69

7377

42

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l Microcredito è un fenomeno in progressiva esostenuta espansione, specie nella componente

produttiva. Secondo i dati rilevati dall’Ente Nazionale ivolumi del microcredito in Italia nel 2014 (per l’insiemedelle 115 iniziative di microcredito monitorate per cuisono stati concessi circa 11.500 microcrediti), ammontanoa oltre 147 milioni di Euro di crediti erogati, riuscendoa soddisfare meno della metà (44,4%) della domandaesplicita, vale a dire delle richieste sottoposte a valu-tazione. I microcrediti accordati nel 2014 hanno avutonella metà dei casi (5.734) una finalità sociale, interve-nendo per l’inclusione di persone in condizione di par-ticolare vulnerabilità, e nell’altra metà dei casi (5.694)una finalità produttiva, sostenendo l’avvio o l’eserciziodi un’attività di lavoro autonomo o di microimpresa. Ilrapporto tra microcrediti concessi e domande valutate,vale a dire il tasso di soddisfazione della domanda dimicrocredito, è significativamente diverso se si considerauna finalità o l’altra: in ambito sociale si riesce asoddisfare ben il 71% delle richieste, mentre in ambitoproduttivo solo il 32% dei richiedenti ottiene unarisposta positiva. In quest’ultimo anno, quindi, le duetipologie di microcredito tendono a pareggiarsi intermini di numero di microcrediti concessi, a differenzadegli anni precedenti quando si registrava una nettaprevalenza dei microcrediti sociali rispetto a quelli pro-duttivi. Ne consegue che il trend positivo nella quantitàdi microcrediti concessi è dovuto quasi esclusivamentealla impetuosa crescita di quelli con finalità lavorative,che nel giro di tre anni sono triplicati, mentre quelli ac-

cordati per scopi sociali restano sostanzialmente stabili,sotto le 6mila unità, in ciascuno degli ultimi 3 anni.Più precisamente, considerando solo l’ultimo triennio2012-2014, il tasso di crescita annuale delle risorse im-piegate è pari a +0,1% per quanto riguarda quelle fi-nalizzate ai microcrediti sociali, mentre per quelle uti-lizzate con finalità di lavoro si riscontra un incrementoannuale del +80,4%; allo stesso modo, calcolando ilmedesimo indice per il numero di microcrediti concessi,si ottiene che quelli sociali aumentano ad un ritmo del+4% all’anno, mentre quelli produttivi fanno registrareun tasso di crescita del +75%.Considerando quanti hanno utilizzato il microcreditocon finalità produttiva, è stato infatti verificato che ilruolo di questo strumento nella creazione di lavoronon si circoscrive ai soli beneficiari: è pur vero che lamaggioranza di essi (53,8%), dichiara di lavorare dasolo, ma ciò si traduce nel fatto che il restante 46,2%opera, invece, avvalendosi di altre persone, un numeroche grazie alle risposte fornite è stato possibile con-teggiare e rapportare all’insieme dei microcrediti pro-duttivi osservati. Ne deriva così che il microcredito confinalità produttive rappresenta un volano capace digenerare occasioni di lavoro (per soci, familiari, dipen-denti a tempo indeterminato, collaboratori a tempodeterminato e apprendisti) ben superiori al numerodegli stessi beneficiari: ciascun utente di microcreditoproduttivo sviluppa infatti un effetto leva di 2,43occupati, vale a dire che per ogni microcredito concessovengono creati 2,43 posti di lavoro, compresi i percettori.

Microfinanza | 2015

4 EDITORIALE

Mario BACCINI*

TRE ANNI DI

I

IL MODELLO ITALIANO DI MICROCREDITO SOSTIENE CON 30MILA POSTI DI LAVORO

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Applicando tale coefficiente ai micro-crediti concessi con finalità produttivanel 2014, si ottiene che soltanto que-st’anno sono stati più di 13.800 i postidi lavoro generati grazie a questo stru-mento, per un totale di oltre 34.000occupati nell’intero quadriennio 2011-2014.Proseguendo con questo ragionamento, sipuò anche fare riferimento alla domanda espli-cita per usufruire del microcredito produttivo nel qua-driennio 2011-2014: ipotizzando di riuscire a soddisfarel’intera platea dei richiedenti, all’incirca altre 26.500persone, i nuovi posti di lavoro sarebbero stati non34.000 bensì 98.402. Osservando infine l’ammontareerogato per microcrediti produttivi nel periodo 2011-2014, pari a circa 277 milioni di Euro, e rapportandoquesta cifra all’occupazione generatasi grazie all’effettomoltiplicativo (34.056 nuovi posti di lavoro), si può sti-mare che essi hanno comportato un’anticipazione intermini di credito pari a circa 8.100 Euro per ciascunposto di lavoro creato. Una cifra veramente esigua, so-prattutto tenendo conto del fatto che il microcreditonon è né un finanziamento a fondo perduto, né uncontributo a tasso agevolato, bensì un affidamento dirisorse finanziarie a soggetti altrimenti esclusi dalcircuito del credito ordinario. Una somma limitata, chequindi dovrà essere interamente restituita e che peròconsente, facendo leva sull’autonoma capacità indivi-duale dei soggetti beneficiari, di affrontare i principali

costi di impianto di una semplice e pic-cola attività. Tali presumibili effetti rin-

saldano nella convinzione che il microcreditodebba essere considerato un tangibilestrumento di politica attiva del lavoro,capace di “attivare” in particolare chisceglie di mettersi in proprio, di diven-tare se stesso imprenditore, ma che

per intraprendere un’attività autonomanecessita di un minimo capitale per lo più

indisponibile sul mercato creditizio. Il nostro Paeseha bisogno di una iniezione di fiducia, quella che deveessere garantita a chi vuole fare impresa. Il microcreditoè un strumento che alcuni definiscono win-win, dovesia il beneficiario che l’istituzione bancaria e lo Statostesso riescono a raggiungere un risultato positivo intermini economici ma anche di integrazione sociale.La capacità di produrre in modo attivo è dunque unacaratteristica dello strumento microfinanziario se questoperò non prescinde dalla sua peculiarità di essere so-stenuto dai servizi aggiuntivi. È, infatti, nella capacitàdi accompagnamento, tutoraggio pianificazione e so-stegno del soggetto-imprenditore che si attesta la dif-ferenza tra un progetto vincente e uno in default.Dunque la formazione continua dell’individuo, nel casodi colui che vuol intraprendere è una parte dellafinancial education che l’Ente promuove per sosteneregli strumenti di microcredito e microfinanza e tutti iprodotti che ne derivano a vantaggio della economiae del welfare pubblico.

5EDITORIALE

SUCCESSI* Presidente ENM

LO SVILUPPO DEL SISTEMA PAESE IN UN TRIENNIO

5.734finalitàsociale 5.694

finalitàproduttiva

11.500 microcrediticoncessi nel 2014

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tiamo vivendo un’epoca diprofondo cambiamento nella

quale domina una grande incertezza,entro cui però possiamo anche scor-gere nuove opportunità.Se abbiamo imparato qualcosa dallacrisi è che i vecchi modelli economicie sociali, così come l’approccio mu-tuato in primo luogo dalla finanzaspeculativa della ricerca del massimoprofitto nel tempo più breve, nonfunzionano più.Al contempo, per limitare il dilagaredella sofferenza sociale prodottadall’estendersi della crisi all’economiareale e alla vita concreta di milionidi presone i governi hanno dovutoimpegnare enormi risorse finanziarea supporto delle fasce più debolidella popolazione e, ancor più, a tu-tela della tenuta del sistema crediti-zio.Dal 2008 al 2013 il debito consolidatodei Paesi del G-7, per rimettere insesto i sistemi bancari e far ripartirel’economia, è cresciuto di 18mila mi-liardi di dollari raggiungendo un re-cord mai visto di 140mila miliardi.

L’Organizzazione internazionale peril lavoro ha segnalato all’inizio diquesto anno che entro il 2019 più di212 milioni di persone saranno senzalavoro, contro i 201 milioni del 2014.Se il tasso di povertà globale erasceso nel 2010 a meno della metàdel tasso del decennio precedente,a livello globale 1.2 miliardi di personeancora oggi vivono in estrema po-vertà.Questi numeri sono il segnale di unmodello economico inadeguato cheha prodotto gravi emergenze sociali.È una situazione che nessuna societàavanzata e civile dovrebbe tolleraree, soprattutto, che nessuna può per-mettersi perché costituisce il princi-pale rischio di tensioni fra i varisettori della popolazione.I sistemi di welfare tradizionale stannodiventando sempre meno sostenibilidai singoli Stati e già oggi in moltipaesi si registrano gap miliardari trala domanda di servizi pubblici e lacapacità di far fronte a tale domanda.In Italia, secondo Oxford Economics,il gap entro il 2025 è stimato in 70miliardi e 80 miliardi per la Germaniae 170 per il Regno Unito.Con i tassi di crescita appena citatinon possiamo certo pensare che talegap tra bisogni crescenti espressidalle comunità e risorse pubblichesempre più scarse per il finanziamentodei sistemi di welfare possa ridursi.

Non è un caso, dunque, che in ogniparte del mondo siano andati affer-mandosi con sempre maggior vigoreidee, proposte e iniziative concreteimprontante ad approcci culturali di-versi, più attenti alle prospettive dilungo periodo, alle nuove genera-zioni, alla dimensione collettiva ecomunitaria oltre che individuale,alle specificità delle dinamiche localidei territori oltre a quelle globali,alle dimensioni sociali e ambientalioltre che economiche e finanziarie.Qui stanno le opportunità per co-struire le basi di un mondo capacedi affrontare con successo le enormisfide che abbiamo di fronte.In paesi con una marcata tradizioneliberale come il Regno Unito e gliStati Uniti, si stanno affermando so-luzioni, anche di carattere normativo,volte a promuovere modelli d’impresadiversi e maggiormente orientati albene comune. La Circular Economy si basa sull’imi-tazione della natura, dove nessun ri-fiuto resta sprecato, ma viene rein-trodotto nel sistema a beneficio diqualcos’altro. Ripensare, ridisegnare,ridurre, riusare, riciclare, recuperarele risorse sono le azioni che costitui-scono il cuore di questa nuova eco-nomia. Quindi non solo produrremeno o sprecare meno, ma ripensarel’economia guardando ai cicli dellanatura.

Microfinanza | 2015

6 INTERVENTI

S

NUOVE IDEE:Letizia MORATTI*

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7INTERVENTI

* Presidente del Comitato Etico dei Garanti – Comitato Tecnico OperativoENM - Co-fondatrice Fondazione San Patrignano

Tra le esperienze globali, la BlueEconomy teorizzata daGunter Pauli può essereconsiderata un’evolu-zione della Green Eco-nomy e sta già dimo-strando non solo la suavalidità in termini di so-stenibilità ambientale, maanche la sua capacità digenerare competitività,maggiori flussi di red-dito e al tempo stessocapitale sociale.Il Movimento per l’Eco-nomia Positiva, teoriz-zato dall’economista fran-cese Jacques Attali e al qualeho aderito con entusiasmo, è un for-midabile strumento per promuovereuna nuova cultura orientata alle ge-nerazioni future. Propone azioni daattuare e iniziative da sviluppare at-traverso un approccio basato sullatriplice applicazione del principio dialtruismo razionale, elemento fon-damentale nella definizionedell’economia positiva: trale generazioni (punto diriferimento nel tempo);tra i territori (punto diriferimento nello spa-zio); tra gli attori (puntodi riferimento nelle rela-zioni). In Italia, il Prof Stefano Zamagni

ha rilanciato l’“economia civi-le”, riprendendo i concetti

promossi dai France-scani nel XV secoloquando furono pro-tagonisti dell’inven-zione dei cosiddetti

monti di pietà. L’eco-nomia civile cerca di tra-

durre la convinzione cheuna buona società è

frutto sia di un mer-cato che funziona siadi processi che atti-vano la solidarietà

da parte di tutti i sog-getti. Se potessimo dirlo

con un’unica espressione, di-remmo che l’economia civile proponeun umanesimo del mercato.Complessivamente si tratta di unamobilitazione di energie e intelli-genze su vasta scala che non si limitaalla pur necessaria elaborazione teo-rica e non coinvolge solo studiosied esponenti del mondo accademi-

co, ma, necessariamente,un’ampia platea di sog-

getti per lo più impe-gnati direttamente equotidianamente,portatori di esperien-za oltre che di com-

petenze. Ed è impor-tante che anche una sem-

pre più ampia schiera di attori

istituzionali aogni livello,dall’ONU alleamministrazio-ni locali, mostri sensibilità e impegnoper il cambiamento.In quest’ambito è evidente come ilTerzo Settore giochi un ruolo daprotagonista. Non solo perché pos-siede uno straordinario patrimoniodi conoscenze accumulato in decennidi esperienza su una gamma estre-mamente differenziata di attivitàsvolte nei più disparati settori e ter-ritori, ma anche perché si pone suun piano spesso più avanzato rispettoagli attori economici privati e al con-tempo mostra un’efficacia d’azionesenz’altro maggiore rispetto agli at-tori pubblici. Il Terzo Settore rap-presenta la più importante alternativadi fronte, da un lato, alla crisi dellafinanza pubblica destinata a politichedi welfare e, dall’altro, alla difficoltàdegli attori orientati al profitto, difarsene carico.Recenti studi stimano che l’EconomiaSociale in Europa rappresenti il 10%delle imprese europee e occupacirca il 7,4% della forza lavoro nel-l’Europa. Il fenomeno è cresciutocostantemente tra il 2002 e il 2010incrementando i posti di lavoro da11 a 14,5 milioni. Nel nostro paese,vale circa il 5% del PIL, con oltre300mila organizzazioni che danno

NUOVI MODELLI ECONOMICO-SOCIALIE RUOLO DEL MICROCREDITO

Monte di pietà a Roma

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lavoro a quasi un milione di persone.Siamo il paese in cui storicamentel’economia sociale ha trovato un ter-reno più fertile. A questi si aggiungeil peso del volontariato, attualmenteuno dei capisaldi del non profitin Italia, che ha da temposuperato la soglia dei 4,7milioni di persone impe-gnate.Uno dei punti cruciali su cuiin molti stanno lavorando datempo è proprio quello delleforme innovative di finanzia-mento a sostegno delle im-prese sociali.A livello comunitario, peresempio, in questi annisono stati molteplici gli sforziper cercare nuove soluzioni.Innanzitutto grazie al lavorocompiuto dai CommissariBarnier, Tajani e Andor, ealla Social Business Initia-tive, alla Dichiarazione diStrasburgo o alla SocialImpact Investment task for-ce del G-7. Con lo stanzia-mento nel budget 2014-2020da parte dell’unione Europea di 1miliardo di Euro a favore delle im-prese sociali, lo scenario è quello diun’Europa che punta sull’impresasociale come volano di sviluppo so-stenibile, provando a creare un con-testo per attirare buoni capitali pri-vati.Alla pluralità di soggetti coinvoltinell’Economia Sociale corrispondel’ampia gamma di strumenti di finanzainnovativa sviluppata nel corso degliultimi anni a loro servizio, cui ancheil lavoro di produzione legislativa a

livello istituzionale ha dato recente-mente impulso. Loans, equity invest-ment, Social Bond, Social ImpactBond, Development Impact Bond e

securitizations. Il microcredito, che

ha radici antiche,in questo conte-sto ha potuto epotrà affermarsisempre di più.

Sappiamo che inItalia nel 2013, nono-stante l’assenza di re-

golamenti attuativi,aveva raggiunto i65 milioni di eurorispetto ai 25 mi-lioni del 2012.

Oggi, grazie alcompletamento del-l’intero impianto nor-

mativo possiamoragionevolmenteimmaginare checonoscerà un’ul-teriore fase di cre-

scita. E sappiamoche, oltre al finanzia-

mento di iniziative im-prenditoriali e di inserimento nelmercato del lavoro, il microcreditorappresenta un’opportunità fonda-mentale per progetti con obiettivispecificamente di carattere sociale.La Comunità di San Patrignano, conBanca Prossima, la banca del GruppoIntesa Sanpaolo dedicata esclusiva-mente al non-profit, Banca Carim,Fondazione Marche, Accenture eVobis ha dato vita, alla fine del 2013,a un progetto di microcredito cheha l’obiettivo di sostenere la costi-

tuzione di piccole imprese da partedi quei ragazzi che, terminato il per-corso di recupero in Comunità, in-tendono reinserirsi nella società masoprattutto nel mondo del lavoro.Grazie a un fondo di garanzia, costi-tuito dalla Fondazione San Patrigna-no, integrato da Fondazione Marchee affidato a Banca Prossima e aCarim, i ragazzi della Comunità cheintendono impegnarsi come neoim-prenditori potranno accedere a fi-nanziamenti messi a disposizione daBanca Intesa per un importo massimodi 25mila euro.L’iniziativa ha visto il coinvolgimentodiretto di educatori di San Patrignanoin affiancamento ai ragazzi nella fasepreparatoria e di start-up della pro-pria impresa. Educatori formati pressola scuola di formazione per Operatoridel Microcredito, promossa dallaFondazione San Patrignano con ladirezione scientifica dell’UniversitàBocconi di Milano.Si tratta di un punto cruciale. L’ero-gazione non basta. Al contrario, ilvalore principale sta proprio nel ge-nerare condizioni di sostenibilità du-revole dei progetti finanziati, affinchési crei un circolo virtuoso. A dueanni dall’avvio del progetto, le nuovemicro-imprese nate dai ragazzi uscitida San Patrignano sono attive edeconomicamente stabili e ognunadi esse ha creato occupazione percirca altre 2 o 3 persone.Impegniamoci quindi a diffonderelo strumento del microcredito, ingrado di creare opportunità di lavoroin particolar modo ai giovani che inquesto momento hanno bisogno digrande sostegno.

8 INTERVENTI

Microfinanza | 2015

Barnier

Tajani

Andor

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a crisi che dal 2008 si è abbattuta con forzasull’economia mondiale ha imposto la necessità

di ricercare nuove soluzioni, strategie e contestual-mente metodi innovativi di intervento per tentare diarginarne le conseguenze e rilanciare la crescita e lacompetitività a livello globale.Molto spesso però è difficile conoscere e capire i va-riegati strumenti messi a disposizione dai governi,dalle autorità finanziarie e dagli istituti di credito,rendendo ancor più incerto e complesso il percorsodi scelta degli strumenti più appropriati per poter farfronte alle proprie esigenze.Proprio in virtù della ormai diffusa consapevolezzadelle criticità evidenziate derivanti dalla somma dipiù ostacoli quali gli effetti della crisi, la difficoltà diaccesso al credito e la scarsa conoscenza coniugataalla disinformazione circa gli strumenti di aiuto, si stasempre più diffondendo la convinzione che sia indi-spensabile educare non solo all’imprenditorialità maanche alla finanza estendendo, soprattutto tra igiovani, la cultura economica.Secondo i recenti dati emersi dall’ultima indagine inmateria economico-finanziaria-assicurativa promossadall’OCSE, l’organismo internazionale che finora ha

dedicato maggiore attenzione al tema dell’educazionefinanziaria, è ancora insufficiente il livello di riferimentoper le competenze di alfabetizzazione finanziaria -soprattutto in Italia - e ciò genera inevitabili ripercus-sioni sull’economia di un Paese in cui i cittadini nonsanno scegliere gli strumenti finanziari adeguati inmodo né oculato né tempestivo.Inoltre, dato l’aumento della segmentazione e lacomplessità di tali servizi (Conto Corrente, Bancomate Carta di Credito, Mutuo, Prestito Personale, RCAuto, RC Capofamiglia, Polizza vita e infortuni, Polizzamalattia, Risparmio/Investimento) è necessario idearee implementare specifici programmi di formazioneper i docenti affinché i giovani vengano coinvolti inmaniera pro-attiva promuovendo politiche di educa-zione finanziaria volte a migliorare la tutela dei con-sumatori nei mercati finanziari complessi e spesso ir-responsabili, poiché continuano a non fornire inmaniera adeguata le informazioni circa i rischi conna-turati ai prodotti offerti.Emerge dunque una vera e propria contraddizionetanto più se si considera l’importanza della cultura fi-nanziaria indispensabile per il buon andamento del-l’economia globale e la crescita economica di ogni

9INTERVENTI

UNA SFIDA PER LE ISTITUZIONI UN DOVERE VERSO LE NUOVE GENERAZIONI

Francesco VERBARO*

EDUCARE ALLAFinanza

* Presidente FORMATEP

L

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Paese che necessita dell’azione sinergica di tutti iprotagonisti del sistema economico: Enti regolatori,industria bancaria e finanziaria, media, sistema scola-stico e associazioni di consumatori che dovrebberofocalizzare la loro attività sulla creazione di un networkper la diffusione di informazioni, istruzioni e spiegazioniper poter assumere decisioni.In un contesto globalizzato per potersidistricare in un mercato multiformecome quello dei servizi finanziari, l’al-fabetizzazione dei risparmiatori è ilpunto da cui partire affinché questisiano in grado di gestire le proprie ri-sorse acquisendo una migliore cono-scenza e dunque una maggiore con-sapevolezza e responsabilizzazione edivenire effettivamente parte inte-grante dei processi economici.I giovani e in primis i loro docenti, unici veri deputatiall’educazione e alla formazione che, data la trasfor-mazione del mercato del lavoro dovrà essere semprepiù specializzata e professionalizzante, devono avvi-cinarsi con sempre più slancio ed interesse agli argo-menti di attualità che non possono prescindere dal-l’economia, tematica e problematica costantementepresente. Apprendere e padroneggiare le nozioni indispensabiliper l’analisi e la comprensione delle dinamiche eco-nomiche per saper gestire il proprio futuro dovràessere un obiettivo da perseguire grazie alla collabo-razione e alla concertazione di tutti gli elementi dellasocietà che, in tandem con gli operatori del settore,dovranno sviluppare una culturafinanziaria non solo generale mache sia anche coerente con laspecifica situazione di ciascun pae-se, delle diverse fasce di popola-zione/consumatori interessate edelle possibili forme di coinvolgimento.Allargando l’orizzonte di indagine, occorre citare in-sieme all’attività svolta dall’OCSE che ha promossola creazione di un network (International Network onFinancial Education, INFE) di esperti a livello globale

che ha l’obiettivo di definire le priorità in materia eagevolare la diffusione delle best practices in materiadi educazione finanziaria, anche quella fortementesostenuta dalla Commissione Europea sin dal 2007.Alla fine del 2007, è stata infatti emanata una specificaComunicazione contenente i principi base per la rea-

lizzazione di programmi di financialeducation mediante il coordinamentotra gli operatori del settore su basenazionale, per ottenere una chiaradefinizione dei ruoli, facilitare lo scam-bio di esperienze, razionalizzare le ri-sorse e definire le priorità. A livello europeo è stato altresì costi-tuito, nell’ottobre 2008, un gruppodi esperti in materia di educazione fi-nanziaria (Expert Group on FinancialEducation – EGFE), che fino al 2010

si è riunito periodicamente con l’intento di analizzarele varie strategie di sviluppo dei programmi di edu-cazione finanziaria, non solo incoraggiando la coo-perazione tra il settore pubblico e privato al fine difavorire una migliore realizzazione, ma anche spon-sorizzando le iniziative governative o private, orga-nizzando conferenze sul tema per valorizzare e darevisibilità alla questione, pubblicare un database ditutti i programmi formativi europei per facilitarescambi di informazioni, ricerche e materiali, estendereil programma di educazione finanziaria messo a puntodalla Commissione, DOLCETA (Development of OnLine Consumer Education Tools for Adults), corre-dandolo con strumenti didattici per i docenti delle

scuole. Emerge chiaramente che l’obiet-tivo degli organismi internazionalie delle istituzioni europee è quellodi migliorare il livello di alfabetiz-zazione finanziaria e promuovere

il consumo responsabile dei prodotti finanziari, maciò non potrà mai realmente attuarsi se contestual-mente all’educazione finanziaria non viene analizzatauna questione correlata rilanciando il dibattito sultema dell’accesso da parte del pubblico ai servizi

Microfinanza | 2015

10 INTERVENTI

E’ necessario idearee implementare

specifici programmidi formazione per i docenti affinche’ i giovani vengano

coinvolti in manierapro-attiva

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bancari di base (financial inclusion), con l’obiettivo digarantire a tutti i cittadini e i residenti nell’area eurol’accesso a tali servizi. Il tema della “esclusione finanziaria” fa riferimentoalla difficoltà di accesso a prodotti o servizi finanziarida parte di soggetti a basso reddito o con unadifficile storia creditizia che si auto-escludono ancorprima che vengano esclusi/emarginati da parte delsistema finanziario, mentre una formazione capillaree diffusa produrrebbe certamente effetti positivianche sul piano sociale, in termini di in-tegrazione della popolazione e, in par-ticolare, delle fasce economicamentepiù deboli.Naturalmente la sola educazione finan-ziaria non può ritenersi sufficiente senon è accompagnata da una legislazione adeguatache tuteli il consumatore da frodi e pratiche inganne-voli, e proprio in riferimento a quest’ultimo aspetto,è intervenuto il Comitato Economico e Sociale Eu-ropeo (CESE) che, pur avendo riconosciuto lo sforzocongiunto dei vari organismi e istituzioni, ha comunquecontinuato a invitare il settore finanziario ad applicarecorrettamente la nuova normativa in materia di tra-sparenza e a ricorrere all’autoregolamentazione perfavorire delle prassi adeguate e oneste, agevolandol’accesso a prodotti finanziari trasparenti.E’ dunque evidente l’impegno a tutti i livelli di go-vernance mondiale che dovrà essere sostenuto par-tendo “dal basso” cominciando proprio a rafforzarela “confidenzialità” dei cittadini in generale e deigiovani con i temi economici e finanziari e, al contempo,potenziare le capacità delle imprese di fronteggiarele esigenze di liquidità e di individuare modalità in-novative ed efficaci per finanziare il proprio business.Inoltre, implementare programmi di formazione chepuntino a sviluppare capabilities finanziarie avrà rica-dute positive anche sul versante dell’offerta di nuoveopportunità di lavoro e della crescita professionalesotto molteplici profili grazie alla valorizzazione dellepotenzialità creative dei giovani, alla creazione diprofessionisti per lo sviluppo di settori strategici del-l’economia locale, e al rafforzamento delle competenze

dei dipendenti della PA relativamente alle materieeconomiche e finanziarie.L’Ente nazionale per il microcredito che opera per lapromozione degli strumenti di microcredito e deglistrumenti di ingegneria finanziaria in favore deisoggetti non bancabili è consapevole che la “nonbancabilità” deriva spesso da una scarsa conoscenzadegli strumenti e delle regole che governano il creditoe la finanza.Un’azione di prevenzione della non bancabilità quindi

passa attraverso una educazione e for-mazione obbligatoria in materia di fi-nanza che investa i giovani e i menogiovani.Naturalmente lo stesso settore finan-ziario, gli operatori e gli intermediari

dovranno impegnarsi attivamente nella doppia azione«micro finanza ed educazione», nonché nell’agevolarel’accesso a servizi finanziari di base data la difficoltàall’accesso al credito da parte dei giovani che invece,se adeguatamente educati, sapranno autonomamenteutilizzare al meglio gli strumenti finanziari e dunqueprevenire problemi come la non bancabilità.Chi promuove strumenti come il microcredito sa cheil ricorso di soggetti deboli a strumenti di aiutoderiva spesso da un precedente cattivo utilizzo deiservizi e da una scarsa cultura sul credito, sulle regolee sui prodotti finanziari, ed anche in virtù di questaconsiderazione è fortemente diffusa la convinzioneche l’educazione finanziaria vada introdotta comemateria obbligatoria nei programmi di studio del si-stema di istruzione e in una linea di continuità neiprogrammi di qualificazione e riconversione profes-sionale dei lavoratori. L’ENM, anche attraverso i propri sportelli nell’ambitodel progetto Micro work, cercherà di favorire la for-mazione e l’informazione presso i target adulti dellapopolazione e cercherà di svolgere un ruolo distimolo, in particolare nei confronti delle istituzioniformative per promuovere l’educazione finanziaria.L’esclusione sociale si previene con la formazione.Educare alla finanza si rivela quindi una sfida per leistituzioni e un dovere verso le nuove generazioni.

11INTERVENTI

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on la pubblica-zione sulla

Gazzetta Ufficiale, ildecreto sul Microcre-dito alle Pmi del Mini-stero dello Sviluppo eco-nomico firmato dal Ministro Fe-derica Guidi è legge dello Stato. Ar-rivati a questo punto la misura delMicrocredito e la procedura di accessoal fondo di garanzia da 40 milioni dieuro a disposizione per i soggettiprivi di una garanzia reale divengonoformalmente operativi. Queste le prin-cipali novità del decreto: è stata al-largata la platea dei “soggetti finan-ziatori” abilitati ad operare con ilFondo, il cui elenco sarà reso dispo-nibile sul sito del Fondo stesso.Il beneficiario finale (lavoratore auto-nomo o microimprenditore o aspirantetale) potrà effettuare la richiesta di pre-notazione delle risorse in modalitàtelematica ottenendo il conseguenterilascio di ricevuta e codice identifi-cativo.La sezione del Fondo centrale di ga-ranzia dedicata al microcredito di-spone di risorse pari a trenta milionidi euro, stanziate dal Ministero dellosviluppo economico, a cui si aggiun-gono i versamenti volontari tra cuiquelli operati dai parlamentari delgruppo del Movimento 5 Stelle.Con il Fondo di garanzia per le piccolee medie imprese, l’Unione europea,lo Stato Italiano e l’ente Nazionaleper il Microcredito, affiancano le im-prese che hanno difficoltà ad accedereal credito bancario perché non di-

spongono di garanzie reali. La garanziapubblica, in pratica, sostituisce le nor-mali garanzie richieste per ottenereun finanziamento. La garanzia delFondo è una agevolazione del Mini-stero dello sviluppo economico, stu-diata con la task force dell’ENM.Il Fondo non interviene direttamentenel rapporto tra banca e impresa.Tassi di interesse, condizioni di rim-borso e via di questo passo, sono la-sciati alla contrattazione tra le parti.Ma sulla parte garantita dal Fondonon possono essere acquisite garanziereali, assicurative o bancarie.Possono essere garantite le impreseche rispettano i parametri dimensionalidelle imprese di microcredito stabiliteinsieme all’ENM nel Testo Unico ban-cario (art. 111 TUB). L’impresa nonpuò inoltrare la domanda direttamenteal Fondo. Deve rivolgersi a una bancaper richiedere il finanziamento e, con-testualmente, richiedere che sul fi-nanziamento sia acquisita la garanziadiretta. Sarà la banca stessa a occu-parsi della domanda. In alternativa,l’impresa si può rivolgere a un Confidiche garantisce l’operazione in primaistanza e richiede la controgaranziaal Fondo. L’intervento è concesso, fino adun massimo dell’80% del finanzia-

mento, su tutti i tipi di operazioni siaa breve sia a medio-lungo termine,tanto per liquidità che per investi-menti. Il Fondo garantisce a ciascunaimpresa un importo massimo, un pla-fond che può essere utilizzato attra-verso una o più operazioni, fino aconcorrenza del tetto stabilito, senzaun limite al numero di operazioni ef-fettuabili. Il limite si riferisce all’importogarantito, mentre per il finanziamentonel suo complesso non è previsto untetto massimo.Un ruolo strategico in questa partitasarà giocato dai servizi aggiuntivi.Chi dovrà assistere l’impresa in tuttoil processo di finanziamento, dalla ri-chiesta all’erogazione allo sviluppodel piano imprenditoriale, e dall’ope-ratore del Microcredito, che gestisceoperativamente la pratica, ha ancheuna serie di obblighi relativi alle stra-tegie di sviluppo. In attesa delle istru-zioni operative del ministero dello Svi-luppo Economico, ultimo passaggionormativo dopo il decreto applicativodello scorso 18 marzo, il resto il mec-canismo di base è noto, e prevedeche l’impresa si rivolga ai soggetti in-dicati per offrire i servizi di tutoraggio,accompagnamento e presentazionedelle pratiche.La vera vittoria del Microcredito comestrumento utile allo svilupppo dell’au-toimpresa risiede appunto nei serviziaggiuntivi che fanno la differenza ri-

12 INTERVENTI

Microfinanza | 2015

CLapo MAZZEI

Federica Guidi Ministro dello Sviluppo

Economico

FONDO DI

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ducendo il default del progetto/aziendaazzerandolo quasi completamente.L’operatore del microcredito, quindila banca o l’intermediario finanziario,riceve il progetto entro cinque giornilavorativi dalla prenotazione della ga-ranzia, ed entro 60 giorni istruisce lapratica, valuta il progetto, e concludel’iter. Le regole prevedono che l’operatoresia tenuto a prestare almeno due deiseguenti servizi:- supporto alla definizione della stra-

tegia di sviluppo del progetto e al-l’analisi di soluzioni per il migliora-mento dello svolgimento dell’attività;

- formazione sulle tecniche di ammi-nistrazione dell’impresa (gestionecontabile, gestione finanziaria, ge-stione del personale);

- formazione sull’uso delle tecnolo-gie per la produttività dell’attività;

- supporto alla definizione di prezzie strategie di vendita, anche effet-tuando studi di mercato;

- supporto per la soluzione di pro-blemi legali, fiscali e amministrativi einformazioni circa i relativi servizidisponibili sul mercato;

- supporto alla definizione del per-corso di inserimento nel mercatodel lavoro;

- supporto all’individuazione e dia-gnosi di eventuali criticità dell’im-plementazione del progetto.

E’ possibile anche affidare queste at-tività a soggetti terzi, che si impe-gnano a riferire periodicamente al-l’operatore l’andamento della situa-zione. Per quanto riguarda la garanzia,è concessa dal fondo a titolo gratuitosenza che debbano essere assistiteda garanzia reale e senza valutazioneeconomico-finanziaria del beneficiario.E’ prevista una misura massima pariall’80% del finanziamento, con co-pertura fino all’80% dell’esposizioneper capitale e interessi.

Le attività finanziabili: acquisto dibeni (anche materie prime necessariealla produzione di beni o servizi emerci destinate alla rivendita), e diservizi strumentali all’attività (compresii canoni delle operazioni di leasing eil pagamento delle spese per polizzeassicurative). Pagamento di corsi diformazione anche di natura universi-taria o post-universitaria per agevolarel’inserimento nel mercato del lavorodelle persone fisiche beneficiarie delfinanziamento.Sin qui il quadro normativo. Dal puntodi vista pratico occorre fare un ragio-namento di sistema.Il termine “economia” indica un si-stema di gestione dei beni per lasoddisfazione dei propri bisogni. Nel-l’immaginario collettivo tale sistemasi concretizza nell’attività delle bancheche, secondo gli insegnamenti del-

l’economia moderna, si impegnanoin un gioco continuo di bilancio traattività e passività, in accordo con leregolamentazioni statali. Se non sivuole entrare troppo nel dettaglio, iltutto può essere riassunto in manieramolto semplice: le banche concedonoagli utenti dei crediti che dovrannoessere ripagati entro un limite di tem-po prestabilito e con un determinatotasso d’interesse.Eppure non può essere ignoratol’aspetto soggettivo intrinseco nelletransazioni economiche, la loro partepiù essenziale e allo stesso tempopiù labile: la fiducia. Il punto centraledella questione è che, se da unaparte riporre fiducia in una bancapuò essere inevitabile, dall’altra ot-tenere la fiducia di una banca può ri-velarsi impossibile. Molti non hannola sicurezza economica che gli con-sente di ottenere un credito - nonsarebbero in grado di ripagare lasomma richiesta nei tempi prestabiliti- ma spesso sarebbero proprio quelliche ne avrebbero più bisogno peraffrancarsi dalla propria povertà. Èpossibile aiutare chi è più in difficoltà,dargli fiducia tramite un sistema dicredito più sostenibile?Negli ultimi anni, tra entusiasmi e cri-tiche, la risposta a questa domandaè stata offerta dalla diffusione deicosiddetti programmi di microcredito,che promuovono la cessione di piccolesomme a persone economicamentesvantaggiate, con condizioni di resti-tuzione più accessibili. Insomma il fu-turo è small, non certo great. E l’Italiasta andando esattamente in questadirezione, grazie anche al decreto fir-mato dal ministro Guidi.

13INTERVENTI

GARANZIA

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ulla scorta dei risultati disuccesso del progetto “Ca-

pacity Building sugli strumenti fi-nanziari”, l’Ente nazionale per ilMicrocredito ha ricevuto, sia in viadiretta sia attraverso l’EIPA, mani-festazioni di interesse da parte diuna pluralità di amministrazioniestere a operare per una gestioneefficiente dei fondi europei finaliz-zati a sostenere l’impresa. Ecco l’argomento affrontato in questoFocus Europa, illustrando gli stru-menti, i prodotti e i Paesi coinvolti,ospitando le testimonianze di duerealtà legate ad Area Science Park ealla Regione Friuli Venezia Giulia,con cui l’ENM ha messo a punto unafelice e proficua sinergia che sta ma-turando una capacità di offerta cheintegra accesso al credito e innova-zione.

IL PROGETTO ITALIANO Il tema della capacity building, ovverodel rafforzamento delle capacità dellapubblica amministrazione di pro-grammare, gestire ed implementarele politiche di sviluppo, è stato og-getto di attenzione nazionale ed eu-ropea già a partire dalla fine deglianni ’80, quando la tradizionale im-postazione top-down della politica

regionale, imperniata sui trasferimentifinanziari alle imprese e su programmigestiti dall’amministrazione centrale,è stata sostituita da un modello disviluppo regionale di tipo bottom-up. Tale modello, attribuendo alleregioni un ruolo di attore primarioper la realizzazione delle politiche,ha evidenziato anche la necessità diavviare, a favore di dirigenti e fun-zionari regionali, specifici percorsi diformazione e di acquisizione di nuovecompetenze.Con specifico riguardo all’implemen-tazione dei programmi di microcre-dito, l’Italia è stato l’unico paese adessersi dotato, nel quadro della pro-grammazione 2007-2013, di un pro-getto complesso di capacity buildingvolto a rafforzare le conoscenze/com-petenze dei personale direttivo delleregioni Convergenza, con l’obiettivodi accrescere le opportunità occu-pazionali attraverso l’utilizzo ottimaledei cosiddetti “strumenti finanziari”,la cui importanza è stata poi ampia-mente riconosciuta nell’ambito deiregolamenti relativi al nuovo quadrodi programmazione comunitaria 2014-2020 (vedi, in particolare, il titolo IVdel Regolamento 1303/2013). Traquesti strumenti rientra anche il mi-crocredito, in grado di supportare

sia le politiche inclusive ed occupa-zionali sia quelle volte allo sviluppodel sistema imprenditoriale.Il progetto “Capacity building suglistrumenti finanziari di microcredito:definizione e sperimentazione di nuo-ve competenze e strumenti per lagestione efficiente ed efficace deiprogrammi” nasce e si sviluppa nelmomento in cui l’Unione Europeamette in campo la nuova strategiaper la crescita e lo sviluppo “Europa2020” e procede alla definizione delnuovo quadro di programmazione2014-2020. Si tratta, come noto, diun periodo caratterizzato dalla piùgrave crisi economico-finanziaria cheabbia colpito il nostro paese nel se-condo dopoguerra e che ha incisoduramente sulla vita quotidiana dipersone, famiglie ed imprese, in ter-mini di occupazione e di sopravvi-venza delle attività produttive e deiservizi. Ed è anche nella previsionedi un periodo prolungato di crisi e direcessione che i diversi livelli di go-verno -comunitari, nazionali e regio-nali- hanno ritenuto necessario raf-forzare la dimensione sociale dellepolitiche di sviluppo, definendo nuovistrumenti d’intervento e implemen-tando misure idonee a supportarel’integrazione nel mercato del lavoro

15FOCUS EUROPA

CAPACITY BUILDING

S

Giovanni Nicola PES** Direttore centro studi e progettazione ENM

Member of the fi-compass expert group on financial instruments – Commissione Europea

UNA BUONA PRATICA CHE SI SPOSTA AD EST

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dei soggetti a più elevatorischio di esclusione socialee finanziaria.Anche in considerazionedell’intensificarsi della stret-ta creditizia e dei tagli alwelfare imposti dagli obiet-tivi di contenimento del debito pub-blico, il microcredito è stato ricono-sciuto come uno strumento validoper svolgere un ruolo di contrastoagli effetti della crisi, perché in gradodi favorire, attraverso il sostegno allostart up d’impresa e all’avvio di lavoroautonomo, l’inserimento lavorativodei soggetti in condizioni di maggioresvantaggio quali i giovani, le donne,gli over 50 espulsi dal mercato dellavoro, i cassintegrati, gli immigratie altri soggetti rientranti nelle fascecosiddette “deboli”.In tale contesto, l’Ente Nazionale peril Microcredito -sulla base di un Ac-cordo stipulato nel giugno 2012- haricevuto mandato dal Dipartimentodella Funzione Pubblica di sviluppareil progetto “Capacity building suglistrumenti finanziari di microcredito”,cofinanziato dal FSE nell’ambito delPON Governance e Azioni di Sistema2007-2013, con una dotazione di 1milione e 800mila euro. Avviato nelsettembre dello stesso anno, il pro-getto è entrato nel vivo con la stipuladi una Dichiarazione d’intenti con laquale le regioni Convergenza (Cam-pania, Calabria, Puglia e Sicilia) hannoespresso la comune volontà di colla-borare per favorire il buon esito delprogetto (grafico a fianco).Occorre sottolineare che il progettocapacity building ha costituito ununicum a livello europeo perché, per

la prima volta, si è inteso fornire unarisposta diretta e incisiva alle criticitàincontrate dalle amministrazioni del-l’Obiettivo Convergenza, titolari diProgrammi Operativi, nella costru-zione, avvio e attuazione degli stru-menti finanziari collegati alle temati-che del microcredito e della microfi-nanza e cofinanziati con le risorsedei fondi strutturali relative al ciclodi programmazione 2014-2020. Sitrattava, in particolare, di due ordinidi criticità che investono tuttora nonsolo il nostro Paese ma anche glialtri Stati membri dell’UE e che ri-guardano il sottoutilizzo dei fondistrutturali destinati alle politiche disviluppo e di occupazione e la con-trazione dell’offerta di credito che,in questi anni di crisi finanziaria, hafortemente penalizzato il sistema im-prenditoriale e soprattutto le impresedi minore dimensione.Ed è anche per concorrere al supe-ramento di tali criticità che nel corsodel progetto è stata predispostaun’offerta formativa con un ventagliodi tools di microcredito in grado dipotenziare gli strumenti operativi adisposizione degli amministratori pub-blici, rafforzando nel contempo anche

le competenze econoscenze deglistakeholders suinuovi strumenti diingegneria finanzia-ria.Scopo del progetto

era quello di fornire alle Amministra-zioni delle regioni Convergenza glistrumenti idonei a rafforzare la propriacapacità di governare i processi diprogrammazione per la costruzione,l’avvio e l’attuazione degli strumentifinanziari di microcredito e microfi-nanza, cofinanziati dai fondi strutturalinel ciclo di programmazione 2014-2020. Nella sua fase realizzativa, sviluppatasinell’arco di più di due anni, il progettoha non solo conseguito tutti i risultatiprevisti in relazione ai suddetti obiet-tivi specifici, ma ha anche posto alcentro del dibattito, per la primavolta in Italia, tematiche innovativeriguardanti ad esempio i nuovi stru-menti finanziari, nella prospettiva diun ampliamento dell’offerta di mi-crocredito e microfinanza delle regioninel ciclo di programmazione comu-nitaria 2014-2020.Nel prospetto che segue viene fornitauna rappresentazione sintetica dellavasta serie di attività realizzate dalteam di progetto, che ha sempre la-vorato in stretta sinergia con il Di-partimento della Funzione Pubblica,le Autorità di Gestione e la dirigenzaregionale interessata.

16 FOCUS EUROPA

Microfinanza | 2015

Organizzazioni aderenti alle reti di stakeholders progetto capacity building

CAMPANIA CALABRIA PUGLIA SICILIA

42 44 8* 30

* Nella regione Puglia, tali organizzazioni hanno integrato una rete regionale di circa 80 soggetti,già costituita dalla regione stessa.

CLASSIFICAZIONE SERVIZI “NON FINANZIARI”FASE PRE-EROGAZIONE FASE POST-EROGAZIONE

MICROCREDITO IMPRENDITORIALE INFORMAZIONE MENTORING

ORIENTAMENTO ASSISTENZA TECNICA SPECIALISTICA

TUTORING FORMAZIONE

PREVALUTAZIONE TUTORAGGIO

FORMAZIONE MONITORAGGIO

MICROCREDITO SOCIALE ASCOLTO FORMAZIONE

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integrazione dell’intera area balcanica all’internodell’Unione Europea è un processo ampiamente

avviato e sostenuto a livello comunitario grazie allo Stru-mento di Assistenza alla Preadesione (IPA), una linea di fi-nanziamento della Commissione europea che offre assi-stenza ai futuri membri dell’Unione. Dell’IPA usufruiscono,tra gli altri, Serbia, Montenegro e Albania, così come neha beneficiato in precedenza la Croazia, fino al suoingresso effettivo nell’UE il 1° luglio 2013.L’opportunità per i Paesi destinatari dei fondi è rilevante,come ha evidenziato di recente Jadranka Joksimovic, mi-nistro senza portafoglio del Governo serbo incaricato perl’integrazione europea, che ha indicato in 1,5 i miliardi dieuro i fondi IPA a disposizione del suo paese entro il2020, ovvero 200 milioni di euro l’anno. “Le riforme cheabbiamo implementato - ha sottolineato la Joksimovic -sono riconosciute come il fattore più importante in vistadell’apertura dei primi capitoli negoziali”.La crescita di competitività e la convergenza dell’economiaserba e degli altri paesi balcanici verso standard europeipassa anche attraverso il rafforzamento delle strutturededicate alla ricerca, allo sviluppo tecnologico e all’inno-vazione. Sono questi, infatti, asset in grado di accrescerela conoscenza e rivitalizzare il tessuto imprenditoriale,contribuendo a innescare i processi di modernizzazione.AREA Science Park, il principale parco scientifico e tecno-logico italiano con sedi a Trieste e a Gorizia, è da sempreattivo nella promozione di partenariati internazionali enella consulenza alla progettazione di poli scientifico-tec-nologici (cd capacity building) in Italia e all’estero. Graziealla sua collocazione transfrontaliera ha stretto legami, inparticolare, con i Paesi dell’Europa Centro-orientale, rea-

lizzando con successo attività di assistenza tecnica ecapacity building in Serbia, Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina.“In Serbia da tempo collaboriamo con diverse istituzioniministeriali, università, centri di ricerca e parchi tecnologici- spiega Stephen Taylor - Più in generale, operiamo neipaesi dell’area balcanica trasferendo agli enti pubblici eprivati know-how e metodologie in grado di migliorare iprocessi di business, di trasferimento tecnologico e dicollaborazione interaziendale”. In questo percorso è sembrato naturale per AREA SciencePark incrociare la propria iniziativa con quella della RegioneAutonoma Friuli Venezia Giulia e dell’ente Nazionale peril Micro Credito di Roma, definendo una strategia congiuntaper offrire assistenza agli Stati in preadesione dell’areabalcanica. Del resto la Regione, in particolare con laSerbia, ha consolidato nel tempo i rapporti grazie a diversiprogetti, tra i quali citare il Memorandum d’Intesa del2009 per collaborazioni in tema di sviluppo delle PMI,energia e ambiente, infrastrutture, istruzione e cultura,università e ricerca. Rilevante anche il Protocollo d’Intesacon il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dellaRepubblica di Serbia, per lo scambio nei settori dell’e-Government e della ricerca scientifica in campo sociale,così come il Protocollo d’Intesa con la Provincia Autonomadella Vojvodina, per collaborazioni in campo commercialee la cooperazione fra PMI, nella ricerca, nella formazionee nella cultura. Nel corso degli ultimi anni si è rafforzata la posizione di ri-lievo acquisita dal Sistema Friuli Venezia Giulia in Serbia,attraverso il consolidamento delle relazioni instaurate siaa livello istituzionale che operativo dall’Amministrazione

17TITOLO RUBRICAFOCUS EUROPA

LE INIZIATIVENEI BALCANI

Stephen TAYLOR** direttore Servizio Marketing, Comunicazione e Sviluppo mercato di AREA Science Park

L’

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Regionale e da molteplici attori dello sviluppo locale. Larealizzazione di progetti sviluppati anche nel quadro didiversi Protocolli d’intesa conferma il ruolo del FriuliVenezia Giulia in questo paese.La Serbia, non a caso, è stata individuata quale primopaese obiettivo dall’iniziativa congiunta con AREA e l’EnteNazionale per il Microcredito, assieme a Montenegro, Al-bania e Croazia, con l’idea di avviare iniziative finanziabiliattraverso i fondi IPA disponibili, a partire dalla secondametà del 2015. “Sulla base dei rapporti intercorsi traAREA Science Park e varie istituzioni governative deipaesi coinvolti - sottolinea Taylor - dalla primavera 2014sono partite le attività di coordinamento con i policymakers governativi che hanno manifestato grande atten-zione e reale interesse verso le nostre proposte. Un primorisultato formale è stata la firma di un Memorandum ofUnderstanding con il Ministero serbo per l’Educazione, laScienza e lo Sviluppo Tecnologico per un piano di assistenzatecnica pluriennale”.I tecnici di AREA, insieme all’Ente Nazionale per il Micro-credito e Regione FVG, stanno lavorando alla primastesura di un Modello di Assistenza Tecnica, base per il la-voro congiunto che porterà nel settembre 2015 alla pre-sentazione alle autorità competenti dei paesi coinvolti diun piano organico di interventi. “Promuoveremo pianioperativi di interscambio con Serbia, Albania, Montenegroe Croazia – dice ancora Taylor – per il trasferimento ditecnologie e per lo sviluppo economico, sociale e finanziario.Sarà avviato un piano pluriennale di assistenza tecnica asostegno dell’occupazione, dell’inclusione sociale e culturale,della competitività delle piccole e medie imprese e delrafforzamento di infrastrutture di ricerca e sviluppo tec-nologico”.Contestualmente AREA Science Park, nella sua funzionedi coordinamento degli enti di ricerca presenti in FriuliVenezia Giulia, sta lavorando al coinvolgimento dell’interosistema di ricerca regionale al progetto ottenendo unprimo contributo dalla Regione FVG per l’organizzazionedi una serie di workshop in Serbia, Montenegro e Albania(vedi box 1). Da febbraio 2015 sono iniziate le attività perl’organizzazione del primo workshop a Belgrado che saràal massimo livello politico, sia per dare visibilità all’iniziativache per favorire il pieno appoggio istituzionale e finanziario

del Governo Serbo. Gli enti di ricerca del Friuli Venezia Giulia potranno valo-rizzare le proprie competenze anche nel Piano di AssistenzaTecnica, il cui obiettivo strategico è accelerare l’integrazioneeuropea supportando i responsabili politici e gli attorieconomici nei paesi in pre-adesione nell’attuazione delleriforme necessarie a soddisfare i criteri di Copenaghen1.Ciò con il fine di creare un ambiente economico più attra-ente, che stimoli lo sviluppo economico e la coesionesociale anche incentivando l’imprenditorialità, migliorandole tecnologie e il know-how.

Friuli Venezia Giulia e cooperazione nei BalcaniI Balcani sono un’area di primaria importanza per l’Italia ein particolare per il Friuli Venezia Giulia dal punto di vistapolitico ed economico. I paesi interessati alla cooperazioneregionale sono la Serbia, la Croazia, il Montenegro,l’Albania, il Kosovo, la Ex Repubblica Jugoslava di Mace-donia e la Bosnia. In questo contesto in linea con un’azionegià avviata nei paesi, che stanno perseguendo un iter diintegrazione nell’Unione europea, viene assicurato ancheun sostegno a specifici programmi di assistenza tecnicamirati alla crescita delle capacità istituzionali necessarieper accedere ai fondi di pre-adesione (IPA). L’impegnoassunto dal Governo regionale prevede uno sforzo per ri-durre la frammentazione dell’aiuto e la massimizzazionedel valore aggiunto delle risorse stanziate. Tali indicazionihanno permesso di individuare un numero limitato diobiettivi che sono strettamente legati agli ambiti di inter-vento preferenziali della cooperazione internazionale:- sostegno al dialogo politico e sociale, al decentramento

politico e amministrativo;- governo del territorio, inclusa la pianificazione e gestione

dei servizi al territorio e la promozione dei processi didemocrazia partecipativa;

- sostegno alle iniziative di sviluppo locale finalizzate allacoesione sociale, alla creazione di ambienti favorevoli

Microfinanza | 2015

18 FOCUS EUROPA

1 Il criterio politico: la presenza di istituzioni stabili che garanti-scano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispettodelle minoranze e la loro tutela; il criterio economico: l’esistenzadi un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alleforze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno del-l’Unione; il criterio dell’”acquis comunitario”: l’attitudine neces-saria per accettare gli obblighi derivanti dall’adesione e,segnatamente, gli obiettivi dell’unione politica, economica e mo-netaria.Affinché il Consiglio europeo possa decidere di aprire i ne-goziati, deve risultare rispettato il criterio politico.

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alla crescita di forme associative ditipo cooperativistico e di micro, pic-cole e medie imprese e allapromozione di sistemi creditiziequi e sostenibili oltre al rafforzamento delle Agenzie

19FOCUS EUROPA

Serbia Un workshop ad alto livello istituzionale aBelgrado con l’obiettivo di presentare il si-stema regionale, sensibilizzare gli attori emassimizzare la loro partecipazione attivaall’evento successivo. Un evento di due gior-nate a Trieste per favorire lo scambio tra ipolicy maker istituzionali su tematiche diinteresse macro-regionale (strategie, pro-cessi di cooperazione, strumenti, etc.).

AlbaniaDue workshop, il primo a Tirana, il secondoa Scutari, durante i quali sarà presentato ilsistema regionale della ricerca e dell’inno-vazione ai principali portatori di interesselocali. L’obiettivo è consolidare reti di colla-borazione internazionale nell’ambito di fu-ture iniziative macro-regionali. La presen-tazione sarà aperta agli stakeholder locali.

MontenegroDue workshop, uno a Podgorica, l’altro aBudva durante i quali sarà presentato il si-stema regionale della ricerca e dell’innova-zione ai principali portatori di interesse localicon l’obiettivo di consolidare reti di colla-borazione internazionale nell’ambito di fu-ture iniziative macro-regionali. La presen-tazione sarà aperta agli stakeholder locali.

Croazia Un workshop a Zagabria durante il qualesarà presentato il sistema regionale dellaricerca e dell’innovazione ai principali por-tatori di interesse locali con l’obiettivo diconsolidare reti di collaborazione interna-zionale nell’ambito di future iniziative ma-cro-regionali. La presentazione sarà apertaagli stakeholder locali.

Nato sull’altopiano carsico triestino, in un territoriocon una delle più elevate concentrazioni di istitutidi ricerca in Italia, AREA Science Park è un sistema

complesso incentrato sull’innovazione, la valorizzazionedella ricerca e lo sviluppo di nuove imprese tecnologiche. Nei suoi 94.000 m2 circa di laboratori attrezzati e spazicomuni, sviluppati su due campus a Trieste e uno aGorizia, operano oltre una novantina di centri di R&S eimprese high-tech con oltre 2.400 addetti. Le attività di R&S svolte in AREA Science Park sono fo-calizzate su cinque cluster: • Scienze della vita; • Informatica, Elettronica, Telecomunicazioni; • Fisica, Materiali, Nanotecnologie; • Energia e Ambiente; • Servizi Qualificati.AREA è un contesto nel quale le imprese hanno l’op-portunità di lavorare accanto ai centri di ricerca, conmaggiori chance di valorizzare idee e creatività e fina-lizzare progetti di sviluppo. Hanno sede nel parco grandiistituzioni scientifiche come Elettra Sincrotrone Trieste,il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Bio-tecnologie (ICGEB), la Sezione triestina dell’Istituto Na-zionale di Fisica Nucleare (INFN) o diversi laboratori delConsiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dove la ricerca

di base e quella finalizzata a risultati ap-plicabili in campo medico, diagnostico onello sviluppo di nuovi materiali si con-cretizzano in numerosi progetti. L’ambiente è favorevole alla nascita dinuove imprese, alcune delle quali sistanno facendo strada a livello nazionalee internazionale. Qui è stato sviluppatoun nuovo modello di incubazione, Inno-vation Factory, che interviene nella faseembrionale del ciclo di vita di un’impresa

(pre-seed), caratterizzato da un alto rischio di falli-mento.AREA è un hub dell’innovazione, della ricerca e dellascienza aperto a PMI e grandi imprese, enti di ricerca,startuppers e Pubbliche Amministrazioni.

ATTIVITÀ PREVISTE DAL PROGETTO WAITC

AREA SCIENCE PARK: LA RICERCA PER L’INNOVAZIONE

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di sviluppo e dei parchi tecnologici;- il sostegno alle po-litiche di tutela del patrimonio ambientale e culturale;

- la creazione di centri di formazione professionale e spe-cialistica per la crescita dell’occupazione.

Numerose sono le intese stipulate dalla Regione FVG conpartner istituzionali omologhi in queste aree che hannoportato alla intensificazione delle attività di cooperazionee partenariato del sistema FVG. La strategia privilegiamodalità di partenariato territoriale imperniate su inteseistituzionali tra i territori che cooperano, coinvolgendo inun impegno organico e prolungato tutti gli attori delle ri-spettive comunità locali (enti locali, istituzioni pubbliche,organismi strumentali, enti formativi, università, soggettieconomici, ecc.) e di partenariato tematico, basate sullacreazione di reti tra gli attori dello sviluppo locale.In riferimento alla Serbia, paese target della cooperazioneregionale, nel corso degli ultimi anni si è ulteriormenterafforzata la posizione di rilievo acquisita dal SistemaFriuli Venezia Giulia attraverso il consolidamento delle re-lazioni instaurate sia a livello istituzionale che operativodall’Amministrazione regionale e da molteplici attori dellosviluppo locale. La realizzazione di molteplici progettualitàe iniziative di scambio sviluppatesi anche nel quadro deiProtocolli d’intesa in vigore confermano una prospettivadi più ampio impatto per il ruolo della Regione AutonomaFriuli Venezia Giulia in loco. Ci sono alcune intese inessere che fungono da volano per un rafforzarsi delle re-lazioni tra le due sponde dell’Adriatico, in particolare ilMemorandum di Intesa con la Repubblica di Serbia sot-toscritto a Roma in data 13 novembre 2009 che prevedetra i settori prioritari di collaborazione lo sviluppo dellePMI attraverso la ricerca e l’innovazione, l’energia e l’am-biente, le infrastrutture materiali e immateriali, l’istruzionee la cultura, l’università e la ricerca. Sempre nell’ambito del rafforzamento istituzionale edeconomico la regione ha firmato per la prima volta nel2003 un Protocollo d’Intesa con la Provincia Autonomadi Vojvodina che si incentrava sulla collaborazione fra leparti in campo commerciale, sul sostegno a nuovi investi-menti e sulla cooperazione fra PMI, nella ricerca, nellaformazione e nella cultura. Accordo successivamente rin-novato nel 2007 per consolidare l’effettiva collaborazione

nei settori industriale e commerciale, delle infrastrutturee dello sviluppo territoriale, nonché del turismo, della cul-tura, della ricerca scientifica, dell’ambiente e della forma-zione, conferendo particolare importanza allo sviluppodelle PMI. Nel 2009 è stato istituito un Gruppo di lavoromisto dedicato alla promozione di iniziative congiunte disviluppo locale, con specifici approfondimenti su temiquali l’ordinamento istituzionale, il federalismo fiscale, losviluppo locale, l’utilizzo di fondi di preadesione e di altrifondi comunitari. In questo quadro di intese istituzionali, numerose sono leprogettualità sostenute dalla Regione che coinvolgono iBalcani in generale e la Serbia in particolare, tra questeemergono alcuni casi di buone prassi, quali il progetto in-tegrato OPEN-UP per il sostegno alla riqualificazione delsistema economico del Distretto di Zajecar (Serbia) e allosviluppo dell’interscambio fra le realtà imprenditoriali delFriuli Venezia Giulia e quelle della Serbia orientale, o ilProgramma SeeNet, un’iniziativa di cooperazione decentratacon l’area del Sud Est Europa cofinanziata dalla DirezioneGenerale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministerodegli Affari Esteri che ha visto coinvolti in maniera attivacome partner locali 47 pubbliche amministrazioni di 7Paesi dei Balcani Occidentali. L’obiettivo che il Programmasi propone è quello di facilitare il dialogo fra stati, enti ecomunità locali per un efficace sviluppo locale dei territorifavorendo in particolare l’accesso alle risorse economichecomunitarie, nazionali ed internazionali e l’adozione e losviluppo di programmi e servizi innovativi per lo sviluppolocale. Le logiche strategiche della Regione Friuli Venezia Giuliadovranno quindi puntare nel presente e nel futuro prossimo,piuttosto che sul finanziamento di singoli progetti, su unapproccio sinergico con le politiche di altre Regioni, delloStato e dell’Unione Europea per ridurre i rischi di fram-mentazione delle iniziative e di dispersione delle risorse. L’obiettivo per la Regione non è sostenere molti progettiisolati ma promuovere processi di dialogo e di messa inrete di iniziative tra i diversi attori, articolando gli interventicon meccanismi di governance multilivello e promuovendopartenariati pubbli-co-privato.

Microfinanza | 2015

20 FOCUS EUROPA

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operazione di CARTOLARIZZAZIONE tradi-zionale è un’operazione di finanza strutturata

volta a realizzare un processo che consiste nellacessione di crediti da parte di una banca (definita“originator”) a una società qualificata (definita “societàveicolo”), la quale provvede alla conversione di talicrediti o attività in titoli negoziabili sul mercato secon-dario.In sostanza, con l’operazione di cartolarizzazione, iflussi di cassa futuri derivanti dal portafoglio di attivitàdi un’impresa vengono ceduti ad un soggetto specia-lizzato che provvede a “riconfezionarli” e a presentarlisul mercato sotto forma di titoli aventi caratteristichedi rendimento/rischio coerenti con le condizioni pre-valenti del mercato stesso e quindi collocabili pressogli investitori.La cartolarizzazione potrebbe trovare applicazioneanche in un contesto particolare come la microfinanza,in quanto attraverso la cartolarizzazione le Istituzionidi microfinanza (MFI) possono ottenere quantità di ri-sorse finanziarie derivanti dagli investitori locali e in-ternazionali.Peraltro, a livello internazionale, la cartolarizzazione èstata utilizzata poco nell’ambito della microfinanza, inquanto:• è necessario per le MFI avere a disposizione una

struttura legale in grado di supportare questo tipodi operazioni;

• nonostante queste operazioni si possano presentareprofittevoli, la prima cartolarizzazione effettuata daun’istituzione risulta molto dispendiosa in terminisia di costi sia di tempo.

I diversi attori coinvolti nella strutturazione di un’ope-razione di cartolarizzazione devono essere tutti remu-nerati; ciò, in molti casi, rende antieconomica l’opera-zione, specie per il segmento dei microprestiti. Tuttavia,la cartolarizzazione può apportare numerosi beneficial programma di microcredito poiché, migliorando ilprofilo di liquidità e di patrimonializzazione degli in-termediari finanziari che hanno erogato i micro-prestiti,permette una migliore performance e sostenibilità delprogramma stesso. I soggetti pubblici possono inter-venire in tali operazioni fornendo linee di liquidità egaranzie aggiuntive a supporto del buon fine dellestesse.Fino ad oggi tali operazioni sono state realizzate solonelle economie emergenti dove i portafogli di micro-prestiti degli intermediari finanziatori sono, in genere,più numerosi e meglio diversificati (ciò permette unaottimizzazione dei costi e dei benefici della cartolariz-zazione).

La TRANCHED COVER è una forma particolare dicartolarizzazione sintetica e può essere definita carto-larizzazione virtuale, in quanto non si ha il montaggiodi una struttura societaria (il veicolo della cartolarizza-zione) destinata a cedere il rischio sui mercati finanziari.L’operazione di tranched cover prevede che il porta-foglio creditizio sia di norma suddiviso in due parti:• la tranche junior (quella più rischiosa) esposta a

perdite che di fatto vengono trasferite ad un fornitoredi protezione il quale le copre con un cash collateral(un fondo monetario) al 100%. I fondi monetari ne-cessari per costituire tale cash collateral presso la

21FOCUS EUROPA

NUOVI PRODOTTIFINANZIARI

L’

Massimiliano RUDELLA** Ufficio Sviluppo Mercato AREA Science PARK

Ente coordinamento Sistema della ricerca - Regione FVG

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banca originator possono essere forniti da qualsiasisoggetto: banca, soggetto privato, fondo delle pub-blica amministrazione, un confidi vigilato o nonvigilato. Tale soggetto garante costituisce in pegnoun ammontare di cash collateral pari all’importodella suddetta tranche. All’esaurimento di tale cashcollateral, il garante non risponde delle perdite ec-cedenti;

• la tranche senior, il cui rischio rimane in capo allabanca.

Le operazioni di tranched cover, oltre ad evitare icosti di arrangement e collocamento, nonché di crea-zione e amministrazione della società veicolo, di con-suetudine non ricorrono all’oneroso giudizio delleagenzie di rating; in contropartita, esse non consentonodi trasferire integralmente le esposizioni, né di accedereal mercato internazionale del credit risk transfer.Un’operazione tranched è complessa da impostare emonitorare ed è conveniente per operazioni di importosignificativo e, soprattutto, apporta un beneficio so-stanziale solo alle banche che hanno scelto di adottare,ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali per il rischiodi credito, l’approccio Advanced (banche più complesse,dotate di strumenti di misurazione del rischio di creditosofisticati).Nonostante ciò, le operazioni di tran-ched cover sono state già realizzatenel mercato italiano, anche senon in relazione al microcre-dito, poiché esse sono un utilestrumento di mitigazione delrischio di credito di portafoglio.Tuttavia, esse sono facilmenteapplicabili al comparto del mi-crocredito, poiché si sostanzianoin operazioni di garanzia suun intero portafoglio di prestitidi piccolo importo. Gli ope-ratori pubblici o privati chedispongono di risorse mone-tarie per costituire fondi di ga-ranzia potrebbero facilmente sce-

gliere di strutturare una tranched cover per faregaranzia direttamente su un intero portafoglio di mi-crocrediti anziché sulla singola posizione, migliorandoper tale via il profilo di liquidità e patrimonializzazionedell’intermediario bancario e, di conseguenza, la per-formance del programma di microcredito nel suo com-plesso.

Inquadramento giuridico del MICROLEASINGDal punto di vista tecnico, il microleasing non presentadifferenze rispetto ad una comune operazione dileasing, anche perché l’assenza di una disciplinagiuridica su tale prodotto impedisce di darne una de-finizione condivisa e di individuarne le specifiche ca-ratteristiche, al di là del ridotto importo e del target diriferimento, costituito comunque da soggetti a bassoreddito.Il microleasing rientra nei cosiddetti “contratti atipici”e, al pari di qualsiasi operazione di leasing, la sua di-sciplina è rinvenibile nella prassi contrattuale più chenelle scarse fonti normative. L’unica definizione giuridicadel leasing (applicabile anche al microleasing anchese non sufficiente a definire quest’ultimo) è quelladell’art. 17 della L. 183/1976, comma 2, secondo cui:“Per operazioni di locazione finanziaria si intendonole operazioni di locazione di beni mobili e immobili,

acquistati o fatti costruire dal loca-tore, su scelta e indicazione del con-duttore, che ne assume tutti i rischi,e con facoltà per quest’ultimo di di-venire proprietario dei beni locati

al termine della locazione, dietroversamento di un prezzo pre-

stabilito”.

Caratteristiche generali delleasing

Con riferimento alle due clas-siche tipologie del leasing – il lea-

sing finanziario ed il leasing operativo– il microleasing viene fatto rientraresolitamente nella prima categoria, checonsente di acquisire la proprietà del

Microfinanza | 2015

22 FOCUS EUROPA

FORNITORE

(LESSEE)UTILIZZATORE

SOCIETÀ DI LEASING

Schema del leasing finanziario

Consegna

Pagamento

Vendita

Canone

Utilizzo

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bene al termine delcontratto e preve-de sempre la pre-senza di un inter-mediario finanzia-rio (società di lea-sing).In particolare, conil contratto di lea-sing finanziario lasocietà di leasing(lessor) acquista daun fornitore, o facostruire, un benein base alle indicazioni del cliente (lessee), che loriceve in uso assumendosene tutti i rischi, anche diperimento, per un tempo determinato. Il cliente pagaun corrispettivo periodico (canone di leasing) chetiene conto del costo del bene sostenuto dalla societàdi leasing, della durata del contratto e del prezzofissato per l’eventuale acquisto finale da parte delcliente stesso.Al termine del periodo di utilizzo del bene, il clientepotrà normalmente esercitare il diritto di opzione,versando un’ulteriore somma, al fine di acquistarne laproprietà.È dunque un’operazione complessa, che si compone:• del contratto di leasing propriamente detto, stipulato

tra utilizzatore e società di leasing;• di un contratto di acquisto stipulato tra fornitore e

società di leasing.

Il contratto di leasing ha finalità di finanziamentodell’utilizzatore: il canone non assume la funzione dicorrispettivo di una locazione ma è piuttosto una mo-dalità pattizia per la restituzione di un finanziamentoche si presuppone avvenuto per una somma corri-spondente al valore dell’operazione economica postain essere.Inoltre, il leasing finanziario si differenzia dalla locazionein quanto:• la manutenzione è normalmente a carico dell’utiliz-

zatore;

• l’utilizzatore as-sume il rischio dellamancata riconse-gna del bene edunque sarà tenutoa corrispondere icanoni anche quan-do il bene perisceper fatto a lui nonimputabile;• i miglioramentidel bene divengo-no di proprietà delconcedente, senza

indennizzo;• prima della stipula del contratto di leasing il conce-

dente non ha alcun diritto sul bene;• il canone comprende il prezzo del bene anche

quando la durata del leasing è inferiore alla vita tec-nico-economica del bene stesso;

• l’utilizzatore non può cedere né sublocare il bene aterzi.

Il rischio di insolvenza dell’utilizzatore è coperto daldiritto di proprietà del bene, conservato nella titolaritàdel concedente fino all’esercizio dell’eventuale dirittodi opzione.Le differenze con la vendita a rate consistono nel fattoche, nel leasing, l’acquisto in proprietà avviene solonel caso in cui venga esercitato il diritto di opzione.

I costi del leasing a carico del cliente sono compostidalle seguenti voci:• tassa di stipula, in prcentuale del valore dell’acquisto,

esigibile all’apertura del contratto;• canoni di leasing da corrispondere alla società di

leasing per la durata del contratto;• valore residuo esigibile allo scadere del contratto,

qualora il cliente desideri avvalersi dell’opzione d’ac-quisto e diventare così proprietario del bene.

Una particolare forma di leasing finanziario è il saleand lease-back (o semplicemente lease-back), che

23TITOLO RUBRICAFOCUS EUROPA

RAFFRONTO TRA LEASING FINANZIARIO E LEASING OPERATIVOLEASING FINANZIARIO LEASING OPERATIVO

BENI DA CONCEDERE IN LEASING MOBILIARI E IMMOBILIARI MOBILIARI E DI CONSUMO

DURATA DEL CONTRATTO 24 / 72 MESI < 24 MESI

FORMA GIURIDICA CONTRATTO DI CESSIONE ELEMENTI DI ANALOGIA

D’USO «SUI GENERIS» CON I CONTRATTI D’AFFITTO

PRESTAZIONI PRINCIPALI FINANZIAMENTO DI UN «NOLEGGIO», MANUTENZIONE, INVESTIMENTO PRESTAZIONI DI SERVIZIO

AMMORTAMENTO DEL BENE SOLITAMENTE ENTRO LA NEL CORSO DI DIVERSI PERIODI

SCADENZA DEL CONTRATTO CONTRATTUALI, SOLITAMENTE

A REVE TERMINE

ISCRIZIONE A BILANCIO NESSUN OBBLIGO DI GENERALMENTE L’UTILIZZATORE

ISCRIZIONE A BILANCIO PER DEL LEASING NON EFFETTUA

L’UTILIZZATORE DEL LEASING L’ISCRIZIONE A BILANCIO

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consiste in un contratto di vendita di un bene stipulatotra un’azienda che lo possiede e una società di leasingche, contestualmente, lo assegna in locazione finanziariaalla stessa azienda cedente. Il cedente pertanto si tra-sforma da proprietario in utilizzatore del bene (lessee).Lo scopo di tale operazione è procurare al lessee unaliquidità economica come corrispettivo della vendita,mantenendo il godimento del bene venduto e potendoesercitare il diritto di opzione al termine del contratto.Il leasing operativo è, invece, un’operazione che nonprevede l’opzione di acquisto finale del bene da partedel cliente. Con tale figura negoziale un produttore odistributore di beni ad elevata standardizzazione dàdirettamente in godimento un proprio bene all’utiliz-zatore (lessee), dietro pagamento di canoni periodiciper un periodo di tempo commisurato alla vita econo-mica del bene, alla scadenza del quale normalmenteavviene la restituzione dello stesso. Secondo una partedella dottrina, il leasing operativo non è un contrattoatipico ma va ricompreso nello schema della locazione,dell’affitto o del noleggio, a seconda delle peculiaritàdel caso concreto.

LA MICROASSICURAZIONEDal punto di vista della normativa nazionale nonesiste, allo stato, una definizione univoca della mi-croassicurazione dal momento che tale fattispecie

non trova collocazione in una cornice regolamentare,a differenza di quanto avviene per il microcredito.Infatti, mentre per il microcredito è possibile effettuareun esplicito rinvio a quanto previsto dall’art. 111 delTesto Unico Bancario, spostando l’attenzione al Codicedelle Assicurazioni non si individua alcun riferimentospecifico.A livello internazionale, una definizione del fenomenoè individuabile all’interno di un documento prodottonel 2007 dall’International Association of InsuranceSupervisors (IAIS), secondo cui esistono diverse modalitàper poter interpretare la microassicurazione. In parti-colare, da parte dell’Autorità di vigilanza internazionalela microassicurazione non è considerata come un’attivitàdifferente da quella dell’assicurazione tradizionale, senon per quanto riguarda:• la ridotta dimensione del premio che viene pagato;• la ridotta copertura offerta;• la tipologia dei soggetti beneficiari, che si qualificano

generalmente come soggetti a basso reddito.

Per il resto, lo IAIS non deroga da quelle che sono leregole già previste per l’assicurazione tradizionale.In conclusione, la microassicurazione può essere definitacome un’assicurazione “standard” offerta a soggettia basso reddito, caratterizzata da un premio ridottoe, di conseguenza, da un ridotto risarcimento.

Microfinanza | 2015

24 FOCUS EUROPA

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ome ripetutamente evidenziato sulle pagine diquesta rivista l’Unione europea, a partire dalla

fine degli anni 2000 e con maggiore intensità dall’avventodella crisi economica in poi, ha inteso rispondere conuna serie di interventi alla domanda sempre più frequentedi microcredito proveniente dalle fasce più vulnerabilidella popolazione. Il microcredito è così divenuto unbraccio operativo delle politiche per l’inclusione sociale,lavorativa, finanziaria disegnate dalle strategie comunitariedi settore (Europa 2020, SEO, Semestre europeo, Piat-taforma contro la povertà e l’emarginazione, Pacchettoinvestimenti sociali). Le misure messe in campo dall’Unione europea inter-vengono selettivamente sulle diverse criticità rilevatenell’accesso alla microfinanza in ciascuno degli ambiticitati. La strategia è stata e, come vedremo, continueràad essere di tipo globale: creazione di uno strumento fi-nanziario (Progress Microfinanza1) che mira a migliorarel’accesso al credito di coloro che non riescono a ottenereprestiti dal mercato del credito tradizionale, avvio di unprogramma di sostegno allo sviluppo della capacità isti-tuzionale dei soggetti che erogano microfinanza (JA-

SMINE), emanazione di un “Codice di buona condottaper l’erogazione di microcredito” da parte della Direzioneimpresa e industria della Commissione europea (2011)che stabilisce una serie di standard comuni per migliorarela qualità dei servizi offerti e la sostenibilità dei microcreditierogati da parte delle istituzioni di microfinanza (MFIs). Pochi giorni fa è stato pubblicato il Rapporto intermediodi valutazione dello strumento di microfinanza Progress2.Si ritiene utile riportarne gli elementi salienti e avviareuna riflessione sul nuovo strumento che sostituirà ProgressMicrofinanza a partire dal prossimo anno. Come noto il Progress Microfinanza è partito circacinque anni fa e ha potuto contare su un contributo fi-nanziario di 100 milioni di euro tratti dal bilancio del-l’Unione e destinati dal Parlamento europeo alla sua at-tuazione. Grazie al cofinanziamento della BEI il volumetotale delle risorse dello strumento ha raggiunto i 203milioni di euro di cui 180 milioni per gli strumentifinanziari e 23,8 milioni per garanzie per il credito

25FOCUS SOCIALE

DOVE SIAMO,DOVE SI VA

C

Tiziana LANG** Ricercatrice Isfol - Componente del Comitato di gestione del programma EaSI

MICROFINANZA PER L’INCLUSIONE SOCIALE

1 Decisione 283/2010/EU che istituisce lo strumenti di MicrofinanzaProgress.

2 Interim evaluation of the European Progress Microfinance facility.Final Report, European Union, 2015. Pubblicato sul sito dellaCommissione il 4 maggio 2015.

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bancario. Lo strumento è gestito dal FEI (Fondo europeoper gli investimenti). Nonostante il Programma Progresssi sia già concluso, lo strumento Progress microfinanzacesserà di esistere alla fine del 2016 e la rotatività deglistrumenti sarà attiva fino al 2020. Infatti, ai sensi dellaDecisione istitutiva le restituzioni annue generate dallostrumento finanziario Progress devono essere riassegnateallo stesso strumento per un periodo di 10 anni dall’avviodel Programma, scaduto il quale i ricavi devono rientrarenel bilancio dell’Unione decurtati dei costi di gestione.Le restituzioni e i ricavi generati dalle operazioni avviatecon il Progress Microfinanza saranno assegnate allostrumento finanziario dell’Asse Microfinanza e Impren-ditorialità Sociale del programma “Occupazione e in-novazione sociale (EaSI)” (v. oltre). Il periodo temporale di attuazione di Progress Microfi-nanza preso in esame dal valutatore indipendente èquello compreso tra gennaio 2010 e giugno 2013. Loscopo del rapporto era di valutare l’attuazione, l’efficacia,l’impatto, la complementarietà (con altri fondi e strumenticomunitari), l’efficienza e la sostenibilità dei risultaticonseguiti dallo strumento al momento dell’indagine.A causa del periodo troppo breve di operabilità dellostrumento (tre anni), il valutatore non è stato in grado dideterminare, se non provvisoriamente, l’efficacia, l’impattoe la sostenibilità dello stesso in relazione agli effetti suibeneficiari finali dei microprestiti. C’è tuttavia da considerare il significativo aumento re-gistrato sia nel numero degli intermediari di microfinanzache hanno aderito al programma sia in quello dei bene-ficiari finali, che sono quasi raddoppiati. Infatti, a giugno2013 le istituzioni di microfinanza/banche che avevanoaderito al programma erano 28 e a settembre 2014erano diventate 48; parimenti, i beneficiari che avevanoricevuto un microcredito erano passati da 12.240 nel2013 a 31.895 nel 2014. La valutazione ha dovuto tener conto del dupliceobiettivo dello strumento Progress: da un lato, l’aumentoe il miglioramento dell’offerta di microfinanza nel territoriodell’UE, quindi l’effetto ottenuto sul sistema degli ero-gatori di microcredito; dall’altro lato, il grado di coin-volgimento e di soddisfazione delle necessità espressedai beneficiari finali della misura, ossia le persone che

desiderano avviare o rafforzare le loro microimprese, oche sono disoccupate o rischiano di perdere il lavoro, oche hanno difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro esono escluse socialmente e in condizione di svantaggionell’accesso al mercato del credito tradizionale. I dati su cui si è basato il valutatore indipendente prove-nivano da: interviste a funzionari e dirigenti della Com-missione europea e del FEI, interviste ai 28 intermediaridi microfinanza attivi al 30 giugno 2013, un sondaggiotelematico rivolto ai beneficiari che avevano ottenutoun microcredito e dei casi di studio in Belgio, Bulgaria,Paesi Bassi, Polonia e Romania (interviste con gli inter-mediari di microcredito e i beneficiari finali). Il tasso ge-nerale di risposta al sondaggio telematico è stato in ge-nerale poco elevato (32%), soprattutto a causa delladifficoltà di raggiungere tutti i beneficiari, ed è poco af-fidabile per l’impossibilità di verificare la rappresentativitàdel campione rispetto alla totalità della popolazione. Quanto all’efficacia del Progress Microfinanza in relazioneal miglioramento dell’accesso al credito da parte deitarget group, il Rapporto rileva come il 68% dei mi-croimprenditori intervistati dichiari di aver richiesto uncredito per la prima volta e il 56% affermi che sarebbestato impossibile ottenerne uno alle condizioni offertedallo strumento europeo di microfinanza. Meno evidente,l’efficacia dello strumento nel raggiungere i beneficiarifinali socialmente esclusi o più svantaggiati nel mercatodel lavoro: solo il 25% dei soggetti hanno avviato unamicroimpresa ha dichiarato di essere disoccupato almomento dell’erogazione del credito. Per quanto con-cerne l’indicatore “rischio di povertà” l’indagine riportache il 43% dei soggetti intervistati ha dichiarato di per-cepire un reddito inferiore alla soglia fissata a livello na-zionale per avere diritto agli aiuti sociali. Purtroppo, ilvalutatore indipendente non è riuscito ad ottenere datiaffidabili sulle caratteristiche dei beneficiari finali equesto non ha consentito di valutare l’efficacia dellemisure rispetto alle condizioni di partenza di coloro chehanno ottenuto un prestito grazie allo strumento Progress. L’impatto sul sistema degli intermediari che eroganomicrofinanza è stato molto positivo. La quasi totalitàdegli intermediari (istituti di credito, istituzioni di micro-finanza, fondazioni) non avrebbero mai preso in consi-

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26 FOCUS SOCIALE

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derazione l’ipotesi di concedere dei crediti a soggettiappartenenti a categorie definite a rischio, in assenzadei prodotti specificamente avviati grazie alla coperturadel Progress Microfinanza. La disponibilità di risorse/fi-nanziamenti ha consentito loro di attuare condizioni diprestito più favorevoli sul microcredito (spesso sottoforma di tassi di interesse più bassi). Inoltre, le procedureper accedere allo strumento e il negoziato con il FEIsono serviti a sviluppare nuove competenze e capacità,soprattutto negli erogatori di microcredito di recenteistituzione. Circa la metà degli intermediari (12) haofferto ai beneficiari finali formazione e/o assistenzanella forma del mentoring. L’impatto sui beneficiari di microcredito è misurabile,innanzitutto, in base alla quota di persone disoccupateche è riuscita ad avviare una propria attività autonomao microimprenditoriale – un quarto dei beneficiari inter-vistati erano disoccupati al momento di richiedere ilprestito e la maggioranza di essi ha dichiarato di essereun lavoratore autonomo (auto-impiego) in quanto mi-croimprenditore, all’epoca del sondaggio. Un’altra chiaraindicazione dell’impatto dello strumento Progress Mi-crofinanza sulla creazione di nuova occupazione è datadal fatto che le imprese avviate direcente (meno di sei mesi) sono gui-date da beneficiari che erano disoc-cupati al momento di ottenere il mi-crocredito. Anche i casi di studiohanno offerto al valutatore diversiesempi di beneficiari per i quali ilmicrocredito per l’avvio di impresaha rappresentato l’unica alternativaalla disoccupazione. La sostenibilitàdi questa nuova “condizione di vita”degli intervistati è stata misurata an-che in base all’indicatore “reddito”che nel 50% dei casi è risultato au-mentato così come il fatturato, a se-guito dell’ottenimento del micropre-stito. Infine, oltre il 64% degli inter-vistati aveva ricevuto il microcreditonegli ultimi 12 mesi e, come noto,l’effetto “creazione di lavoro” richiede

un tempo ben superiore per essere correttamente valu-tato. Da sottolineare che solo il 4% degli intervistati(pari a 34 persone) ha dichiarato che la propria impresa/at-tività non era più operativa. I risultati attesi entro il 2020 per lo strumento di micro-finanza Progress sono stati stimati nella capacità di ero-gazione di almeno 46mila microcrediti per un valorecomplessivo di 500 milioni di euro. A questa stima, del2010, si è giunti considerando le risorse investite e uneffetto leva 5. Nel momento in cui il Rapporto di valuta-zione è stato chiuso (giugno 2013) tale effetto era pari a4,41.

ALCUNI DATI DI ATTUAZIONE PIÙ RECENTIA settembre 2014 erano 31.895 i microcrediti concessiper un valore di oltre 280 milioni di euro, a fronte dipoco più di 30.473 imprese avviate o rafforzate grazieai microcrediti Progress. I settori che hanno ricevuto la maggior parte degli aiutidi microcredito sono quelli del commercio all’ingrossoe al dettaglio, dell’agricoltura e della meccanica e ripa-razione auto. Il 61% delle persone che hanno ottenuto il microprestito

Progress sono uscite dalla condizionedi disoccupazione o di inattività (e,quindi, sono state socialmente in-cluse), e sono divenute esse stesse“creatrici” di nuova occupazione.Sono stati più di 47mila i lavoratorisvantaggiati assunti dalle nuove (mi-cro)-imprese. Tra i beneficiari finali dello strumentola percentuale di donne non superail 36% ed è rimasta stabile per tuttoil periodo considerato (2010-2014).Il 20% degli stessi beneficiari non hastudiato o possiede solo un livellodi istruzione primaria (erano il 7%nel 2013). Solo il 6% dei beneficiariè rappresentato da giovani di etàinferiore ai 25 anni e il 10.3% dapersone con più di 55 anni. Sem-brerebbe pertanto che lo strumento

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Crescita beneficiari di microcredito(migliaia)

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sia maggiormente rispondente alle necessità dellepersone adulte, degli uomini e dei disoccupati di età in-feriore ai 55 anni. Il 40% circa degli intermediari di microcredito offronoservizi completi di accompagnamento (mentoring) ailoro clienti, il 41% servizi di mentoring di base, mentre il20% non fornisce alcuna forma di accompagnamento aibeneficiari finali. Questo impegno degli intermediari dimicrofinanza sull’accompagnamento assume un particolarerilievo, soprattutto, in relazione al basso tasso di mortalitàregistrato tra le imprese nate con i microcrediti del Pro-gress, che si ferma al 2,3% (in Italia il tasso di mortalitàd’impresa è superiore al 7,5%). Se i servizi di mentoringper un periodo medio-lungo all’avvio di impresa otten-gono l’effetto di aumentare il tasso di sopravvivenza,allora è da considerare come molto positiva la presenzanel nuovo programma “Occupazione e innovazionesociale (EaSI)” di specifici finanziamentirivolti al consolidamento della capacitàistituzionale delle istituzioni di microfinanza. I paesi membri che hanno saputo utilizzareal meglio lo strumento di microfinanzaProgress, in quanto hanno ottenuto laquota maggiore di supporto finanziarioper i beneficiari finali, sono la Francia, laRomania, i Paesi Bassi e la Polonia.

QUALI PROSPETTIVEDal Rapporto di valutazione intermedia e dai dati fornitidalla Commissione è possibile trarre alcune conclusionie indicazioni per il prossimo futuro.1. Lo strumento di microfinanza Progress sembrerebbeessere riuscito solo in parte a raggiungere i target piùvulnerabili e quelli che presentano caratteristiche peculiari(donne, giovani, over 55). Nell’ottica della complemen-tarietà con le attività finanziate con il contributo deglialtri fondi comunitari (ESIF) sarebbe utile invitare gliStati membri a porre particolare attenzione a questitarget, dedicando loro attività mirate sui propri territoria valere sia sul FSE (priorità “imprenditorialità socialeed economia sociale per l’occupazione”) sia sul FESR(priorità “sostegno alle imprese sociali”). In relazione altarget giovani u.25 la Garanzia per i Giovani potrebbe

riuscire ad ottenere migliori risultati grazie agli strumentifinanziari che gli Stati membri stanno avviando nell’ambitodelle misure della Iniziativa per l’occupazione dei giovani(YEI) a favore dei giovani Neet iscritti alla Garanzia. 2. L’obiettivo del sostegno all’economia sociale chenon si è concretizzato nel programma Progress (comeevidenziato dal valutatore indipendente) dovrebbeessere maggiormente e più facilmente perseguibile nel-l’ambito del nuovo programma EaSI che comprendeuna misura specifica dedicata al sostegno all’impresasociale. L’intento è di favorire lo sviluppo del mercatodell’investimento sociale e di facilitare l’accesso al creditoper le imprese sociali attraverso strumenti di equity,semi-equity, prestiti e garanzie per un valore massimodi 500mila euro destinati alle imprese sociali che pre-sentano un fatturato annuo non superiore a 30 milionidi euro e che non si configurano quali imprese d’investi-

mento collettivo. L’Asse dedicato nel Pro-gramma e le risorse vincolate a questoobiettivo (circa 90 milioni di euro) do-vrebbero garantire un impatto discretosul sistema dell’economia sociale, in par-ticolare in quelle realtà meno strutturate,che ancora dipendono quasi totalmenteda risorse pubbliche e che hanno dimo-strato buone potenzialità di crescita fa-vorendo nuova e sostenibile occupazione. 3. Considerando i settori economici ai

quali sono andati il maggior numero di finanziamentidel Progress Microcredito, sarebbe opportuno sviluppareattraverso l’Asse Microfinanza e impresa sociale delprogramma EaSI il sostegno sia all’agricoltura di produ-zione e trasformazione (priorità microcredito) sia al-l’agricoltura sociale (priorità impresa sociale). L’effettotrascinamento di EXPO 2015 dovrebbe essere coltodagli intermediari che saranno autorizzati dal FEI aderogare i microfinanziamenti di EaSI, i quali, oltre adessere esaminati per l’adeguamento delle propriestrutture e prodotti finanziari al “Codice di buonacondotta per l’erogazione di microcredito”, dovrannoanche dimostrare di voler “mettere sul mercato” prodottimicrofinanziari adeguati, efficaci e sostenibili nel medioe lungo periodo.

Microfinanza | 2015

28 FOCUS SOCIALE

in Italia il tassodi mortalitàd’impresa

è superiore al 7,5%

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li strumenti finanziari promossidall’Unione europea a sostegno delle

micro, piccole e medie imprese si caratterizzanoin base ai programmi che li finanziano: di raffor-zamento e sviluppo, di innovazione e ricerca, dinascita e promozione sociale. Le micro e pmi europee possono quindi contare supiù interlocutori e su numerosi strumenti di ingegneriafinanziaria per ottenere prestiti e incentivi di entitàestremamente variabile (da poche migliaia di euro acentinaia di milioni). A titolo esemplificativo le impreseche sono sostenute o avviate attraverso il programmaCOSME (che mira a facilitare l’accesso al credito perle PMI europee) possono avere fino a 150.000 euro difinanziamento in garanzie e controgaranzie, oppureusufruire di appositi strumenti di equity per l’espansionedelle proprie attività. Le imprese innovative, invece,possono trovare le risorse per lo start up o lo sviluppodi attività di ricerca - anche in partenariato conuniversità e altri centri di ricerca che puntano all’inno-vazione - nell’ambito del Programma Horizon 2020(iniziativa “InnovFin-EU Finance for Innovators”). I fi-nanziamenti per le microimprese che favoriscono l’in-clusione sociale e finanziaria dei loro creatori o dipen-denti rientrano invece tra le risorse che i Fondi SIE (inparticolare il Fondo sociale europeo) e il programmaEaSI 2014-2020 destinano al rafforzamento dell’eco-nomia sociale e all’autoimpiego per la creazione dinuova occupazione. Purtroppo, è ancora poco approfondito lostudio degli effetti sui beneficiari finali, i (mi-cro-) imprenditori, dei finanziamenti e microprestiti

ricevuti dall’UE nel periodo di program-mazione 2007-2013. La conoscenza di tali ef-

fetti potrebbe servire a migliorare gli strumentifinanziari dei prossimi sei anni dal punto di vistadell’orientamento alle necessità reali dei bene-ficiari finali (per settore produttivo e dimensione

d’impresa) e al contempo per favorire la razionalizzazionedegli investimenti dell’UE evitando sovrapposizioniinutili degli strumenti finanziari dai diversi Programmi. La Commissione europea, invero, ha realizzato alcuneraccolte di buone pratiche sull’avvio e consolidamentodi attività d’impresa (micro e PMI) derivati dall’offertadi strumenti d’ingegneria finanziaria co-finanziati confondi dell’Unione europea. Inoltre, con cadenza annualeo pluriennale sono prodotti i dovuti rapporti di moni-toraggio e valutazione dei citati strumenti che risultanolacunosi sul punto in questione, in quanto spesso nonregistrano le opinioni e i risultati conseguiti dai (mi-cro-) imprenditori a causa delle difficoltà che gli espertidichiarano di riscontrare nel raggiungere i beneficiarifinali per condurre le necessarie interviste. Uno dei settori produttivi su cui sarebbe opportunoconcentrare, a parere di chi scrive, l’attenzione dellaCommissione è l’agricoltura poiché dal Rapporto sul-l’implementazione dello strumento Progress di micro-finanza - 2013, pubblicato a ottobre 2014, è il secondosettore economico più finanziato (21%) dopo il com-mercio (31%). I beneficiari di questi due settori superanoil 50% del totale dei beneficiari dello strumento Pro-

gress nel 2013 (oltre 20.000), v. graficotratto dal Rapporto della Commissione. Sono

pertanto 4000 i micro-imprenditori agricoli che

29FOCUS SOCIALE

FIDUCIA ALLE PMIMICROFINANZA E SOSTEGNO DELL’UE ALLE MICROIMPRESE (AGRICOLE)

Tiziana LANG*

G

* Ricercatrice Isfol - Componente del Comitato di gestione del programma EaSI

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sono stati aiutati a far partire o consolidarele proprie attività rurali provenendo dallacondizione di disoccupati o finanziaria-mente esclusi a causa della loro incapacitàdi fornire garanzie reali alle banche e altreistituzioni che operano nel mercato delcredito tradizionale. L’invito alla Commis-sione europea è di realizzare quanto primauno studio su questi microimprenditoriagricoli, per capirne le peculiarità e la ca-pacità di evolversi verso dimensioni d’im-presa maggiori, quanto a produzione e a

Microfinanza | 2015

30 FOCUS SOCIALE

BULGARIA - Ampliamento di attività e assunzione di lavoratori svantaggiatiIl caso di un coltivatore di ortaggi bulgaro di 23 anni che dopo aver costruito una nuova serraintendeva ampliarla per iniziare a coltivare più tipi di vegetali. Non riusciva, tuttavia, a trovare unabanca disponibile a erogargli un prestito a causa della sua difficoltà di dimostrare il suo redditoreale. Grazie all’organizzazione Mikrofond, autorizzata a operare nell’ambito del programma Progressmicrofinanza in Bulgaria, il giovane agricoltore è riuscito a ottenere i 1.150 euro necessari acomprare sementi, fertilizzanti, pesticidi e a finanziare l’ingrandimento della sua serra. Inoltre,grazie al carico di lavoro supplementare dovuto all’ampliamento della serra, l’agricoltore assume

stagionalmente alcuni lavoratori della comunità rom locale, disoccupati da lungo tempo, che in questo modoriescono a integrarsi meglio nel villaggio di Kovachite. Il giovane agricoltore, con un passato di disoccupazione, ha oraun lavoro stabile e redditizio, e non sarà costretto a lasciare il suo paese di nascita rimanendo vicino alla famiglia.

IRLANDA - Accesso al credito per un supermercato biologico che “vince” in Internet. L’accesso al credito per una PMI può ancora essere un ostacolo, ma non se si sa dove guardare. Un giovaneimprenditore irlandese nel 2008 decide di concretizzare un suo sogno ed aprire un supermercato biologico

al 100% a Dublino. Grazie al FEI è riuscito ad accedere a uno dei microcrediti da 25 mila eurodestinato alle microimprese con meno di 10 dipendenti ed erogati da un intermediario del FEI inIrlanda (l’Irish microfinance website First-Step). A tre anni di distanza il supermercato era ancoraattivo e aveva aumentato la sua clientela grazie anche al sito internet che ha vinto il premio per ilmiglior sito internet di una piccola impresa in Irlanda sia nel 2010 che nel 2011. Il giovaneimprenditore ha dichiarato che “Il miglior investimento per la sua azienda è stato il sito internet, in

considerazione del grande ritorno economico che ne è derivato (almeno 25 volte la somma investita)”. In questo sensouna start up nata da un micro-prestito è riuscita a competere con le maggiori multinazionali nel settore, essendodiventati leader nel campo dei siti internet tematici. L’azienda ora impiega otto persone, ha un marchio commercialeregistrato in tutta Europa e presto dovrebbe espandere l’attività online nel resto del Regno Unito. La chiave delsuccesso, spiega l’imprenditore consiste nell’ “essere in grado di assicurarsi le risorse per gli investimenti successivi (diespansione), mantenere sempre dinamico e innovativo il sito internet ed espandere i prodotti dell’azienda anche inEuropa”.

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31FOCUS SOCIALE21

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risorse umane impegnate nell’attività. A titolo esemplificativo si riportano di se-guito alcuni esempi, tratti dai rapporti epubblicazioni della Commissione europea,di attività agrico-le avviate grazie alProgress Microfinanzae agli aiuti alle micro ePMI dell’attuale Direzionegenerale mercato interno,industria, imprenditorialitàe PMI (ex Impresa e in-dustria).

Distribuzione persettore produttivo deimicrocrediti concessiattraverso lostrumento “Progressmicrofinanza”, (2013)

Fonte: Rapportosull’implementazionedello strumento dimicrofinanzaProgress-2013,Commissioneeuropea, 2014

ROMANIA - Nascita di una piccola azienda agricola familiare e creazione di nuovo lavoroIl caso di un lavoratore rumeno di 41 anni che dopo essere stato licenziato da una compagniamineraria ha deciso con la moglie di tornare al villaggio natale (Poiana Mare) per avviare unapiccola azienda agricola. Nel novembre 2011, al termine della pratica di richiesta del prestito l’orga-nizzazione di microcredito rumena Patria Credit ha erogato loro 5.000 euro per la costruzione di unaserra come previsto dal business plan della nuova attività. Dopo solo un mese hanno sottoscritto uncontratto per fornire circa 35 tonnellate di ortaggi l’anno al più grande dettagliante «cash & carry»della Romania per la copertura della loro zona. La loro azienda, nata grazie a Progress microfinanza,

ha già assunto tre dipendenti a tempo determinato e part time (due giorni alla settimana). Attualmente, nelle 11 serreaziendali riescono a coltivare quantità significative di ortaggi (ad es. 5.000 cetrioli, 3.000 peperoni verdi, 7.000pomodori, 5.000 cavoli, ecc.) e altre verdure che, oltre al cliente principale, vengono venduti anche nei mercati di duecittà vicine. Dopo un anno eccezionale nel 2011, Il neo imprenditore ha acquistato una pompa idraulica ad elevatacapacità per migliorare l’irrigazione delle serre e la capacità produttiva.

SPAGNA - Piccola impresa di macchinari per l’agricoltura agguanta il successo internazionale graziealla Rete europea per l’impresa (EEN)Una piccola ditta spagnola specializzata in macchinari per l’agricoltura ha rafforzato la sua capacità di

vendita internazionale, non attraverso investimenti diretti in risorse finanziarie da parte dell’UE,bensì grazie al supporto strategico dei “cluster dell’innovazione” promossi dalla DG Impresa eIndustria della Commissione europea. Il Cluster di Lerida, in Catalogna, fornisce sostegno miratoalle imprese locali grazie al suo team di consulenti, docenti universitari e ingegneri. I consigli degliesperti e la formazione mirata hanno consentito alla piccola impresa agricola di un imprenditorecatalano di sviluppare nuovi processi produttivi e nuovi materiali per la costruzione di macchinari.

Lo stesso proprietario ha partecipato a diversi gruppi di lavoro e missioni commerciali al fine di ottenere questo saltodi qualità dell’azienda. Il risultato di questa intensa attività di studio e progettazione ha comportato l’espansionedelle vendite anche al di fuori della Spagna (è presente in 15 paesi dell’America latina, dell’Africa e larghe zonedell’Europa). Il tasso di internazionalizzazione delle imprese che afferiscono al Cluster di Lerida è pari al 55% (27 su50 imprese). Secondo l’UE i cluster sono dei potenti motori di sviluppo economico e innovazione.

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LA MISURAZIONE DELL’IMPATTOSOCIO-ECONOMICO

Il concetto di misurazione dell’impatto sociale ge-nerato dalle imprese sociali e dalle organizzazionidel terzo settore, è attualmente oggetto di un’at-tenzione crescente nel contesto italiano. L’esigenzadi attuare processi di valutazione è espressa inprimis dal legislatore stesso, il quale, nella LeggeDelega di Riforma del Terzo Settore

1, ha assunto il

concetto di impatto sociale come elemento identi-ficativo dell’impresa sociale. Secondo questa pro-spettiva, tali organizzazioni vengono qualificate comeimprese private d’interesse generale in grado, ap-punto, di generare impatti sociali positivi, conseguitimediante la produzione e lo scambio di beni eservizi di utilità sociale. Analoga è l’impostazioneadottata dal Ministero dello Sviluppo Economicorelativamente alle linee guida per il riconoscimentodelle startup innovative a vocazione sociale (SIAVS),nelle quali l’impatto sociale viene identificato comeuno dei criteri di identificazione.A questi aspetti normativi si aggiunge la crescenteaffermazione delle politiche di microcredito in Italia;come è noto quest’ultimo è chiaramente identificabilecome uno strumento di inclusione sociale e di lottaalla povertà che si propone di andare oltre l’aiutocaritatevole e la mera risposta a bisogni momentanei.Soprattutto in passato quando si valutavano le ini-

ziative del microcredito, si aveva una forte attenzioneagli aspetti economico-finanziari laddove la dimen-sione sociale veniva praticamente trascurata. Inrealtà, grazie anche alla più recente consapevolezzadel ruolo che il microcredito svolge ad esempio nel-l’inclusione finanziaria di soggetti svantaggiati, nelfavorire l’empowerment delle persone o nel generaresviluppo locale, risulta quanto mai necessario spostareil focus, o perlomeno attribuire pari rilevanza, ancheall’impatto sociale generato da tali attività.La stessa questione si presenta anche in una piùampia prospettiva europea, dove, relativamente al-l’erogazione di fondi per il sostegno dell’imprendi-torialità sociale, l’impresa sociale viene definita comeun’organizzazione che ha come obiettivo primario ilraggiungimento di impatti sociali positivi misurabili

2.

La tendenza ad impostare il discorso sulle impresesociali in termini di impatto sociale generato, rispondea due principali esigenze: da un lato quella postadalla crisi a finanziatori ed investitori, di indirizzare

Microfinanza | 2015

32 FOCUS SOCIALE

Cecilia GRIECO*, Gennaro IASEVOLI**

1.

MISSIONETERZO SETTOREIMPATTO SOCIALE E MODELLI DI MISURAZIONEUNA PROPOSTA PER ORIENTARE LA SCELTA

1 Il 10 Luglio 2014, il Governo Italiano ha approvato la Legge Delegaper la riforma del Terzo Settore e dell’impresa sociale. Il disegnodi legge si propone da un lato di riordinare ed armonizzare incen-tivi e strumenti di sostegno che valorizzino il potenziale di crescitae occupazione dell’economia sociale, dall’altro di coordinare eduniformare la disciplina della materia. Per un maggiore appro-fondimento si veda il Disegno di Legge C.2617 “Delega al Governoper la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la di-sciplina del Servizio civile universale”.

2 Per un maggiore approfondimento si veda il Regolamento (UE) n.346/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 aprile2013 relativo ai fondi europei per l’imprenditoria sociale (EuSEF).

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le risorse disponibili verso iniziative che possono di-mostrare la loro reale capacità di intervenire nella ri-soluzione dei problemi sociali, dall’altro quella sentitadalle stesse imprese sociali, di valutare ed incre-mentare l’efficacia e la sostenibilità delle attivitàsvolte.Nel definire il concetto di impatto sociale ed il pro-cesso da attuare per misurarlo, ciò che si evidenziaè innanzitutto l’assenza di un linguaggio comuneunivocamente definito e generalmente condiviso(OECD, 2015). Per alcuni l’impatto sociale rappresentaun cambiamento creato dalle attività delle organiz-zazioni e dai relativi investimenti, al di là della crea-zione di valore economico (Epstein & Yuthas, 2014),ed include gli effetti desiderati e indesiderati, negativie positivi, che si manifestano nel breve, medio elungo periodo. In merito al processo di misurazionedell’impatto sociale generato, esso viene definitocome un’azione comparativa attraverso la qualel’organizzazione valuta l’entità degli impatti generatie le categorie di stakeholder coinvolti, per chiarire,misurare e rendicontare la capacità di creare beneficied evidenziare le potenzialità di innovazione e dicambiamento che l’organizzazione ha nel sistema incui opera.Le difficoltà che emergono relativamente ad unadefinizione univoca, sono legate ad una serie difattori che non ne facilitano l’identificazione: in

primo luogo la natura prevalentemente qualitativane rende difficile la traduzione in termini oggettivi emisurabili; l’esistenza, inoltre, di diverse dimensioni(sociale, ambientale, economico) e di diverse pro-spettive temporali in base alle quali stimare l’impatto;infine, la difficoltà di collegare le attività svolte conl’impatto generato, considerando al contempo lecomponenti esterne che possono influire sui risultatifinali.Il fine è quello di comprendere come indirizzare lastrategia e le decisioni verso un impatto sociale po-sitivo per tutte le parti interessate (Epstein & Yuthas,2014). Si tratta di un processo nel quale la dimensionepartecipativa è ampiamente sottolineata, e che sifonda sul coinvolgimento attivo degli stakeholderal fine di massimizzare equità e trasparenza.

2. BENEFICI E LIMITI DELLA MISURAZIONE Nonostante la consapevolezza circa l’importanza diqueste tematiche sia molto sentita in ambito acca-demico e manageriale, l’attuazione dei processi dimisurazione dell’impatto sociale rimane spesso unfenomeno marginale. Il valore di questo processo ècertamente condiviso, così come l’impegno maggiorededicatovi, incrementato notevolmente negli ultimianni, tuttavia in Italia le organizzazioni che regolar-mente misurano il loro impatto sociale sono una mi-noranza rispetto ad altri paesi europei, come ad

33FOCUS SOCIALE

* Phd, Ricercatore Human Foundation. ** Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese, Università Lumsa

ABSTRACTThe topic of social impact assessment is becoming a pressing urge, most of all for those organizations,like social enterprises, that leverages an entrepreneurial activity to achieve a social mission. As for thekey role that social mission plays in this kind of organizations, they have to find a way to measure andmonitor the fulfillment of this mission. From this perspective, assessing social impact has both internaland external benefit: it allows to assess resources allocation and to keep stakeholders informed aboutachieved results. Starting from these premises the purpose of this article is to highlight the practice ofsocial impact assessment, explaining the main barriers that could hamper its implementation, alongwith the benefits that can come from it. Developed models that can drive the process are alsointroduced, with a self-assessment proposed to guide social entrepreneurs in selecting the group ofmodels that best meets the specific needs of their organizations.

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esempio il Regno Unito, dove questi processi sonoormai largamente condivisi (Fondazione Sodalitas,20143).Probabilmente la presenza di alcune barriere limitanoil diffondersi di questa pratica; la prima difficoltàspesso incontrata dalle organizzazioni è proprio lamancanza di consapevolezza circa l’oggetto stessodella misurazione (Epstein & Yuthas, 2014). La com-prensione del concetto di impatto sociale richiedeinfatti un cambio di prospettiva: l’attenzione passadall’analisi degli output a quella degli outcome (He-henberger et al., 2013). I primi fanno riferimento airisultati diretti e tangibili che derivano dalle attivitàsvolte dall’organizzazione; sono prevalentementedati quantitativi e si verificano nel breve terminecome conseguenza dell’intervento effettuato (es.numero di partecipanti ad un corso di formazione).Il concetto di outcome riguarda invece i cambiamentipiù radicali che si verificano nella società nelmedio/lungo termine anche grazie alle attività svoltedall’organizzazione (es. riduzione dell’esclusione so-ciale, decremento delle ineguaglianze), ma che sonodeterminati da un più complesso sistema di fattori.Il processo di misurazione dell’impatto sociale sibasa proprio sull’analisi di questi cambiamenti, nelvalutare i quali è fondamentale non sottovalutare ilruolo avuto da attori altri rispetto all’organizzazioneo da eventuali condizioni esterne. L’adozione di una prospettiva di valutazione che siallontana dai tradizionali risultati economici e finanziari,focalizzandosi invece sull’analisi del valore socialegenerato, è un’altra grande barriera all’attuazionedel processo. Da questo punto di vista è influente laconvinzione circa l’elevata difficoltà, se non impos-sibilità, di misurare e quantificare la creazione di unvalore sociale, insieme al cosiddetto “warm-glowfeeling” derivante dall’impegno verso una missionesociale, che rende secondario il bisogno di valutarneil raggiungimento. Oltre alla componente concettuale,spesso è la scarsa conoscenza del processo e deglistrumenti esistenti a costituire un ostacolo, cosìcome la scarsità di risorse da investire in tale pro-cesso.

Se questi elementi possono costituire un effettivoostacolo per le organizzazioni, è vero anche che ilprocesso di misurazione dell’impatto sociale comportabenefici considerevoli. In primo luogo, la compren-sione per l’organizzazione del valore effettivo delproprio operato, e l’identificazione degli elementiche generano maggiore valore per ciascuna tipologiadi destinatario. Un’informazione di questo genererisulta essere certamente strategica, e funzionaleper l’ottimizzazione dell’efficienza complessiva. In secondo luogo, la misurazione dell’impatto socialeconsente di raccogliere informazioni che possonoessere molto importanti da divulgare ai propri sta-keholder, rafforzando la legittimità dell’organizzazioneall’interno della propria rete di interlocutori. In questa prospettiva è importante notare come lamisurazione dell’impatto sociale si leghi al fenomenoemergente dell’impact investing (investimenti adimpatto), nel quale gli strumenti di investimentotradizionali vengono utilizzati per raccogliere capitaleprivato da destinare alla risoluzione di problematichesociali finanziando attività volte alla generazione diun impatto sociale misurabile, ed allo stesso tempodi un rendimento finanziario per gli investitori. Inquesto contesto il ruolo della misurazione dell’impattosociale generato assume un rilievo considerevole,soprattutto in relazione a quegli strumenti come iSocial Impact Bonds4, in cui la remunerazione degliinvestitori è vincolata al raggiungimento di un out-come sociale prestabilito.

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34 FOCUS SOCIALE

3 La ricerca “Come le organizzazioni Nonprofit valutano l’impattodelle proprie attività”, svolta da Fondazione Sodalitas e IRS (2014)ha coinvolto un campione di circa 200 organizzazioni del terzo set-tore in Italia. Il fine era replicare quella condotta nel Regno Unitonel 2012 da New Philanthropy Capital dal titolo “Making an im-pact. Impact measurement among charities and social enterpri-ses in the UK”. L’obiettivo è quello di capire quanto leorganizzazioni del terzo settore misurano l’impatto sociale equanto le informazioni ricavate siano utilizzate nella definizionedella strategia e nel miglioramento del valore sociale generato. Irisultati mostrano come in Italia solo il 32% delle organizzazionimisura regolarmente il proprio impatto sociale, mentre nel RegnoUnito la percentuale sale al 70%.

4 Un Social Impact Bond (SIB) è configurabile come una partnershiptra diversi attori, sancita da contratti bilaterali e finalizzata a rac-cogliere capitali privati per il raggiungimento di outcome sociali.Al pari di altre forme contrattuali di tipo pay for results, nei SIB laremunerazione per l’investitore è determinata dall’effettivo rag-giungimento dell’outcome prestabilito.

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3. IL PROCESSO DIMISURAZIONE: OBIETTIVI,FASI E STRUMENTI

L’interesse condiviso nei confrontidella misurazione dell’impatto socialepone l’esigenza di definire e divulgaredelle modalità specifiche con cui taleprocesso possa essere concretamenteimplementato, dotando le organiz-zazioni di strumenti che consentanoloro di tracciare i progressi fatti versoil raggiungimento della propria missione sociale.Tale esigenza si scontra con la difficoltà di definireun sistema univoco che possa essere idoneo pertutte le tipologie di organizzazioni, e che derivadalla connotazione case-specific della misurazionedell’impatto sociale, la quale dipende largamentedall’oggetto da valutare (progetto, organizzazione,attività), dalle caratteristiche dell’organizzazione im-plementante, dalle condizioni esterne e dagli stake-holders coinvolti. In questo senso, standard gene-ralmente definiti per guidare il processo rischianodi svalutare la specificità dei singoli casi. D’altrocanto è innegabile il valore che la misurazione del-l’impatto sociale ha nell’attività direndicontazione, soprattutto nei con-fronti dei finanziatori, e ciò richiedeun certo livello di comparabilità deirisultati conseguiti da organizzazionidifferenti, nonché di chiarezza sullemodalità di raccolta ed elaborazione dei dati perassicurare la validità e l’affidabilità del processo.La ricerca di un trade-off tra queste necessità haportato allo sviluppo di modelli finalizzati a valutarei risultati non solo economici delle organizzazioni afinalità sociale, nei quali si riflettono i diversi approcciesistenti al processo di misurazione dell’impatto so-ciale. Il panorama attualmente presente a livellomondiale è estremamente variegato, sebbene sipossano identificare alcuni principi e fasi comuni. Lamisurazione dell’impatto sociale, infatti, può essereeffettuata a diversi livelli di dettaglio o con modalitàoperative differenti, ma generalmente si svolge in

base ad alcune macrofasi che possono essere sinte-tizzate come:• identificazione degli obiettivi della misurazione,

della missione dell’organizzazione e dei risultatiche si vogliono raggiungere;

• definizione degli outcome e degli indicatori at-traverso i quali misurarli;

• identificazione del ruolo effettivo svolto dall’or-ganizzazione nel raggiungimento di tali outco-me;

• raccolta ed analisi dei dati;• comunicazione interna ed esterna dei risultati ot-

tenuti.

Queste fasi sono il punto di partenza per la definizionedei modelli specifici che prescrivono in modo piùdettagliato il framework dell’analisi o i passaggi perla quantificazione dell’impatto generato. La prolife-razione di questi modelli è dovuta al fatto che,come anticipato, numerosi sono i soggetti interessatial tema della misurazione dell’impatto sociale: uni-versità e centri di ricerca, società di consulenza, in-vestitori sociali, e soprattutto le stesse organizzazioninon-profit. Dal loro punto di vista, infatti, l’ampiagamma di modelli a disposizione risponde alla ne-cessità di selezionare quello maggiormente rispon-dente ai propri obiettivi ed alle proprie specificità.

35FOCUS SOCIALE

Tab. 1: PRINCIPALI BENEFICI E LIMITI DELLA MISURAZIONEDELL’IMPATTO SOCIALE

Benefici LimitiINTERNI Valutare il proprio operato in Dispendio di risorse

relazione alla missione sociale

Guidare l’allocazione delle risorse Scarsa conoscenza del processo e degli strumenti

ESTERNI Rendicontazione sociale Scarsa domanda da partedegli stakeholders

Ottenimento di fondi Assenza di un linguaggio condiviso

Impact investing

Fig. 1: MACRO FASI DELLA MISURAZIONE DELL’IMPATTO SOCIALE

ComunicazioneRaccolta e analisi dati

Contributo dellaorganizzazione

Outcom eindicatori

Obiettivi,mission erisultati

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In tale logica si esclude il cosiddetto “modello tagliaunica” per una serie di motivi già emersi nella trat-tazione: le diverse dimensioni a cui può fare riferi-mento il concetto di impatto sociale (pianificato/nonpianificato, positivo/negativo, di breve/medio/lungoperiodo), le differenze in termini di dimensione, at-tività, obiettivi e risorse esistenti tra le organizzazioni,gli stakeholders maggiormente interessati a questotipo di informazione che possono variare notevol-mente da un caso all’altro.

4. LA SELEZIONE DEL MODELLO DIMISURAZIONE PIÙ IDONEO ALLEESIGENZE DELL’IMPRESA

L’esistenza di numerosi modelli rappresenta un van-taggio per le organizzazioni, che possono in questomodo scegliere tra le molte opzioni esistenti quellapiù idonea alle proprie caratteristiche e disponibilità;tuttavia, il rischio è che l’abbondanza possa anchegenerare confusione, soprattutto quando non sihanno specifiche competenze nell’attività di misu-razione (Grieco et al., 2014).Per ovviare a questo potenziale limite, può essereutile ricorrere ad un sistema di autovalutazione checonsente alle organizzazioni di essere guidate nella

scelta del modello da utilizzare, focalizzandosi sullecaratteristiche in esso ricercate e sull’analisi dei propribisogni relativi alla misurazione (Grieco, 2015). Talesistema parte da una serie di considerazioni sulla si-tuazione di partenza, che consente alle organizzazionidi individuare una categoria specifica di modelli a cuifare riferimento:• su quale tipo di impatto si vuole concentrare l’at-

tività di misurazione? Si desidera avere una visionecomplessiva degli effetti delle attività o si vuolefocalizzare l’attenzione su una tipologia specificadi impatto (sulla comunità, sui dipendenti/volontari,sull’ambiente naturale, sulla creazione di valoreeconomico)?

• a quale fine si vuole implementare un processodi misurazione dell’impatto sociale? Quale tipodi informazione si aspettano di ricevere gli inter-locutori? Qual è l’obiettivo prevalente: valutarel’operato in relazione agli obiettivi preposti, ot-tenere una misura quantitativa del valore socialegenerato, ricevere una certificazione esterna?Chi sono i destinatari di questa informazione?

• a che livello di approfondimento è possibile ef-fettuare l’analisi in base alle risorse disponibili intermini economici, di competenze, di esperienza

Microfinanza | 2015

36 FOCUS SOCIALE

Fig. 2: IL SISTEMA DI AUTOVALUTAZIONE PER LA SELEZIONE DEL MODELLO (adattato da Grieco, 2015)Che tipo di impatto si vuole misurare?

Olistico Comunità/individui Ambientale Economico

A – B – C B - D B B – D

Qual è l’obiettivo della misurazione?

Verifica raggiungimento obiettivi Rendiconto attività svolte Ottenimento certificazione Gestione impatto sociale

A – C – D A – C - D A – B - D A – B – D

Che livello di complessità posso affrontare?

Base Semplice Complesso

A – B B - D B – C

Quale prospettiva temporale voglio prendere in considerazione?

Prospettica In corso Retrospettiva

A – B – C – D B - C A – C – D

Che tipo di dati posso includere?

Qualitativi Quantitativi Quali-quantitativi

A D B - C

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e di tempo da dedicare al processo?• che prospettiva temporale si vuole prendere in

considerazione, una valutazione predittiva perstimare i possibili risultati dell’attività da svolgereo una valutazione retrospettiva per valutare l’im-patto effettivamente generato?

• che tipo di dati ho a disposizione o possonoessere raccolti? È più idonea una quantificazione/monetizzazione dell’impatto generato, un’analisiqualitativa o un insieme di entrambe le catego-rie?

Rispondere a queste domande significa analizzare lenecessità e le disponibilità dell’organizzazione al finedi identificare il modello più idoneo. La Figura 2mostra come, nello specifico, ogni domanda prevedauna serie di opzioni, ciascuna connessa ad un gruppodi modelli. In questo modo, in base alla configurazionedelle variabili incluse nel sistema di autovalutazione,emergerà come migliore opzione una specifica ca-tegoria di modelli tra i quali scegliere.L’output del sistema di autovalutazione proposto èuna categoria di modelli rispondente alle esigenzedell’organizzazione e coerenti con le caratteristicheevidenziate attraverso le domande; in tal modo,

l’impresa sociale può effettuare un primo screeningper poi orientarsi verso uno specifico modello ingrado di rispondere efficacemente ai propri bisognie disponibilità di risorse. In particolare, possono essere identificati quattroprincipali categorie di modelli; • i modelli “CONTROLLO-QUALITATIVI” impiegano

variabili qualitative e una prospettiva di analisiolistica. Hanno un timeframe prevalentementeretrospettivo e, anche in virtù della loro naturaqualitativa, hanno un livello base di complessità.I modelli che appartengono a questa categoriapossono essere riferiti anche a settori specifici esono proposti da tipologie di soggetti differenti;

• i modelli “GESTIONALI” si basano su variabiliqualitative o quantitative e l’oggetto dell’analisipuò essere di diversa natura (olistico, persone,ambientale, sociale economico). Ciò che caratte-rizza prevalentemente questo gruppo di modelliè lo scopo: infatti, sono impiegati per l’attività digestione o certificazione ed applicati durantetutto lo svolgimento delle attività (timeframeconcomitante);

• i modelli “OLISTICO-COMPLESSI” sono caratte-rizzati da variabili sia qualitative che quantitative.

37FOCUS SOCIALE

Tab. 2: ESEMPI DI MODELLI PER CIASCUNA CATEGORIA

Risposta Gruppo Esempi di modelli inclusiprevalente

A Controllo Qualitativi (CQ) BoP Impact Assessment Framework (http://www.uk.coop/cespis)

Charity Analysis Framework(http://www.philanthropycapital.org/publications/improving_the_sector/charity_analysis/little_blue_book.aspx)

B Gestionali (G) EMAS (http://ec.europa.eu/environment/emas/index_en.htm)

Outcome Star (http://www.outcomesstar.org.uk/)

C Olistico Complessi (OC) Social Return On Investment – SROI (http://www.sroi-uk.org/home-uk)

GRI Sustainability Reporting Framework(https://www.globalreporting.org/reporting/reporting-framework-overview/Pages/default.aspx)

D Socio Quantitativi Semplici (SSQ) Local Multiplier 3 (http://www.pluggingtheleaks.org/resources/plm_lm3.htm)

Cost per Impact (http://www.impact.upenn.edu/images/uploads/UPenn_CHIP_CostPerImpact_Pathways_Dec08.pdf)

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Hanno per oggetto prevalente un’analisi ad ampiospettro (olistica) del valore generato (comprendel’analisi dell’impatto sociale, ambientale ed eco-nomico). Gli scopi prevalenti sono la verifica delraggiungimento degli obiettivi e l’attività di re-porting. In tal senso, infatti, l’applicazione delmodello è spesso volta alla produzione di unadocumentazione utile per la rendicontazione aglistakeholder. Hanno un grado di complessità ele-vato (alcuni di essi contengono oltre 100 indicatori)e sono applicabili a qualsiasi settore. Il timeframeprevalente è quello di un’analisi concomitante oretrospettiva;

• i modelli “SOCIO-QUANTITATIVI SEMPLICI” sibasano su indicatori quantitativi che hanno peroggetto prevalente sia il valore sociale generato(es. numero beneficiari dei servizi erogati) sial’impatto sulle persone (es. soddisfazione delpersonale, clima organizzativo). Con riferimentoal timeframe, tali modelli misurano l’impatto pre-valentemente a posteriori. Sono generalmentemodelli semplici (costituiti da non più di 15 indi-

catori) e generalisti, quindi applicabili a qualsiasisettore.

Nella tabella 2, sono riportati alcuni esempi dimodelli per ciascuna categoria.Come è stato recentemente sottolineato da una re-cente indagine internazionale della Fondazione Ca-riplo sulle iniziative di microcredito, nella quale sonostate tra l’altro individuati alcuni specifici indicatoridi impatto (indicatori di outreach, espressione dellivello di inclusione finanziaria, indicatori relativi alsovra-indebitamento), in queste realtà risulta ancorauna forte necessità di potenziare la presenza deimeccanismi di rendicontazione sociale in affianca-mento a quelli del merito creditizio.In tal senso, la presenza di numerosi modelli e la pos-sibilità di ricorrere a strumenti di pre-selezione, comequello innanzi descritto, potrebbe spronare le impresesociali e più specificamente quelle coinvolte nelle ini-ziative di microcredito a cimentarsi con maggiore in-tensità e incisività nel misurare e rendicontare il valoreeffettivamente generato per l’intera società.

Microfinanza | 2015

38 FOCUS SOCIALE

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e l’autore di questa frase fosse vissuto oggi,avrebbe parlato di agricoltura sociale. In

questo caso la parola “sociale” significa “solida-rietà” e non “assistenzialismo”. Si è in presenza direaltà che coinvolgono nella propria attività agricolasoggetti svantaggiati (come, ad esempio, personedisabili, pazienti psichiatrici, ex detenuti, vittimedella tratta, ex tossicodipendenti, rifugiati politici,ecc.), attraverso l’inclusione lavorativa; realtà chepuntano all’autosostenibilità economica grazie a deimodelli commerciali che le permettano di esserecompetitive sul mercato. Dieci anni fa iniziava l’avventura della Rete FattorieSociali; nel 2005 gli operatori di agricoltura socialesentirono il bisogno di mettersi in rete per poter me-glio far conoscere al paese e alle istituzioni le incre-dibili opportunità offerte dalle fattorie sociali. Inquesti anni molta strada è stata fatta; oggi in Italia èin discussione una legge in Parlamento sull’agricol-tura sociale e in Europa c’è grande attenzione a que-sto tema. Nel decennale della fondazione della Rete FattorieSociali, sarà inoltre attivato presso l’Università diRoma Tor Vergata, un Master sull’agricoltura sociale.Il Master, progettato in collaborazione tra la ReteFattorie Sociali, l’Associazione Oasi e le strutture

universitarie, halo scopo di formare glioperatoriagricoli e sociali alla creazione egestione di progetti di agricoltura sociale.Il Comitato Economico e So-ciale Europeo (CESE), nell’ambito di un suo pareresull’agricoltura sociale (2012) l’ha definita come “uninsieme di attività intese ad agevolare l’inserimentosociale, che impiegano risorse agricole, sia vegetaliche animali, al fine di creare prestazioni sociali nellearee rurali o periurbane”, distinguendo quattro aree:terapeutico-riabilitativa; inclusione lavorativa di sog-getti deboli; didattico-educativa; assistenza alla per-sona.L’agricoltura sociale ha una molteplice valenza: in-nanzitutto opportunità per soggetti deboli di usu-fruire dei benefici sulla salute psichica e fisica propridel contesto rurale, opportunità di ulteriore redditoper gli agricoltori, attivazione di forme diversificatee spesso più economiche di erogazione dei servizisociali. Infatti il miglioramento della salute psicofisica

39FOCUS FOOD

S

RIPENSAREL’AGRICOLTURA

FATTORIESOCIALI

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”

Confucio

* Presidente della Rete delle fattorie sociali e titolare della Fattoria biosolidale del Circeo

Marco Berardo DI STEFANO*

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di una persona che le permetta di uscire da una si-tuazione di assistenzialismo puro, con tutte le speseche questo comporta come, ad esempio, le pensionisociali, le rette dei centri diurni, l’accompagno, ecc.,e di diventare soggetto attivo della società attra-verso il lavoro, è fonte di grande risparmio per le Isti-tuzioni.Per questo, favorire lo sviluppo dell’agricoltura so-ciale nel nostro paese rappresenta un obiettivo nonsolo morale ma anche economico. Permette dicreare rapporti nuovi fra aziende agricole, consuma-tori (filiere corte) e istituzioni sociali, sanitarie e sco-lastiche, ponendosi come una innovazione sociale aforte valenza territoriale. L’agricoltura sociale è in-fatti un potente fattore di sviluppo territoriale ingrado di valorizzare gli asset locali e di costituire unnuovo approccio sostenibile per rivitalizzare le areerurali coerente con la strategia di Europa 2020.Per questi motivi l’agricoltura sociale si è sviluppataun po’ dovunque in Europa con un numero cre-scente di iniziative con molte similitudini ma anchegrandi differenze. Tre sono i modelli principali: il mo-dello “istituzionale” con prevalenza di istituzionipubbliche rispetto alle iniziative private (Germania,Francia); il modello “privato” basato su iniziative pri-vate (Olanda e Fiandre con le care farms che dietrocorrispettivo offrono servizi ai disabili); il modello“misto” dell’Italia dove, con la chiusura dei mani-comi negli anni ’70, i soggetti psichiatrici sono statipresi in carico dalle cooperative sociali. A queste,negli anni 2000, si sono affiancate anche iniziative diaziende agricole profit.Sebbene il numero di fattorie so-ciali sia crescente, esse sonoancora un fenomeno mi-noritario che non su-pera l’1% del totaledelle aziende agricoleeuropee. È peraltrocrescente l’interesse del-l’UE per l’agricoltura so-

ciale: la Commissione ha infatti avviato diverse ini-ziative specifiche (Azione Cost 866, Progetto Sofar,Rete Europea per lo Sviluppo Rurale) al fine di met-tere in contatto i diversi stakeholders e di favorire laconoscenza e la diffusione del fenomeno.Carente è peraltro l’integrazione fra le istituzionipubbliche, sia a livello UE che nei singoli paesi, non-ché la connessione fra le politiche coinvolte dall’agri-coltura sociale. Manca infatti un quadro giuridico ingrado di favorirne lo sviluppo, aspetto che è statosottolineato dal Comitato Economico e Sociale UEindividuando nel nuovo ciclo di programmazione deiFondi Strutturali 2014-2020 il luogo ove attivarenuove forme di integrazione. La legge in discussione nel nostro Parlamento indi-vidua per agricoltura sociale le attività esercitatedagli impenditori agricoli e dalle cooperative sociali. Iniziative di agricoltura sociale si sono sviluppateanche in altri contesti (orti terapeutici presso ospe-dali o centri diurni, attività agricole presso istituzionicarcerarie o enti del terzo settore, reti di orti urbani).In complesso si stimano in circa 2000 i progetti oggiattivi in Italia, numero in costante crescita anche perla graduale emersione di esperienze prima non co-nosciute. Queste iniziative hanno molte caratteristi-che comuni:sviluppo dal basso con approccio“bottom-up”; forte motivazione degli operatori;apertura al territorio; attuazione contestuale di altreforme di multifunzionalità; metodi di coltivazionebiologica e capital saving.Una delle caratteristiche fondamentali del fenomeno

è la multidisciplinarietà in quanto vienecoinvolta una vasta gamma di at-

tività: agricole, sociali, sani-tarie, del lavoro,

educative, della giusti-zia, ecc. E in questosenso le associazionispecifiche dell’AS svol-

gono una azione diponte tra le diverse aree

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facilitando la comprensione reciproca. Lo stesso nonavviene purtroppo per le istituzioni pubbliche cheoperano a compartimenti stagni se non addiritturain contraddizione fra loro.Accade così che la politica agricola definisce agri-coltura sociale “azione chiave” da sostenere nell’am-bito delle politiche di sviluppo rurale cofinanziatedall’UE e finanzia lo start-up di fattorie sociali, men-tre il Ministero della Salute esclude l’agri-coltura sociale dalle attività finanziabili dalServizio Sanitario Nazionale non essendocia suo parere sufficienti prove scientifichedella loro efficacia terapeutica. Tuttavia simoltiplicano a livello locale queste espe-rienze che vedono coinvolti i diversi attori (agricol-tori, cooperative sociali, ASL, Servizi Sociali).Diversa la situazione in altri settori: la normativa sco-lastica consente percorsi attivabili in aziende agri-cole per l’inserimento di alunni con difficoltà socialio di apprendimento; infine la normativa sui beni con-fiscati alla mafia consente di destinare tali beni (checomprendono molti terreni agricoli) per scopi di uti-lità sociale.In assenza di una normativa nazionale diverse Re-gioni si sono dotate di leggi specifiche (Abruzzo, Ba-silicata, Calabria, Campania, Friuli VG, Liguria,Marche, Molise, Sicilia, Toscana) mentre Lazio, Lom-bardia, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna hannoprovvedimenti in corso di definizione.Una particolare rilevanza per l’agricoltura sociale èrivestita dai Fondi UE (Fondo Sociale Europeo;Fondo Europeo di Sviluppo Regionale; Fondo Euro-peo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), principalmenteattraverso l’Asse Inclusione sociale del FSE e le mi-sure di diversificazione della attività agricole delloSviluppo Rurale. I regolamenti comunitari relativi alnuovo ciclo di programmazione2014-2020 prevedono ri-spetto al passato un mi-

gliore coordinamento fra i vari Fondi e a tal scopodefiniscono un “Quadro Strategico Comune” (QSC)valido per tutti gli Stati membri, ciascuno dei qualiprovvede poi a dotarsi di un proprio “Accordo dipartenariato” nel quale definire gli obiettivi dei di-versi fondi e le modalità della loro interazione. La lo-gica della programmazione territoriale (“ApproccioLeader”) è estesa a tutti i fondi in una visione “place

based” dello sviluppo locale con la possi-bilità di attivare pacchetti plurifondo neiquali far rientrare programmi di agricolturasociale per il miglioramento dei servizi allapopolazione nelle aree rurali. Nell’ottobre 2014 la Commissione UE ha

approvato l’accordo di partenariato italiano che con-ferma il ruolo positivo che l’agricoltura sociale puòsvolgere per lo sviluppo delle aree rurali. Sono orain corso di approvazione i programmi regionali (unoper ciascun Fondo) nei quali si può peraltro rilevaresia una relativa modesta incidenza dell’agricolturasociale, sia, in generale, una scarsa coordinazione frai diversi Fondi a dispetto di quanto previsto dalla

normativa comunitaria.

41FOCUS FOOD

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l tema legato al cibo come elemento centraledi sviluppo umano e alle microimprese come

fattore determinante per una spinta propulsiva attraversouna implementazione capillare delle politiche globali,da inserire all’interno dell’ampio dibattito sugli Obiettividi Sviluppo del Millennio (in seguito MDGs), rivesteuna rilevanza storica sempre più cruciale, che in questasede cercheremo di analizzare, soprattutto in chiaveExpo 2015. Il seguente lavoro sarà suddiviso in treparti: la prima prenderà in considerazione le recentievoluzioni del dibattito dai MDGs ai Sustainable Deve-lopment Goals (SDGs); la seconda verterà sull’analisi dialcuni casi internazionali inerenti la sfera del microcreditoe delle microimprese nel settore alimentare, con unfocus speciale sulle iniziative di microfinanza islamica;la terza sarà dedicata alla discussione riguardo il contri-buto reale che iniziative di microcredito possono eser-citare per il raggiungimento dei già citati Obiettivi.

CONTESTO STORICOIl 2015 rappresenta il turning point delle strategieglobali per lo sviluppo. Fermo restando il grande con-tributo che l’Expo riserva soprattutto a un’accelerazioneradicale verso un netto cambiamento del vocabolario

dello sviluppo, il dibattito globale è ormai orientatofortemente verso un concetto di sviluppo più ad una ri-modulazione dei concetti di umanità, diversità e allapresa di coscienza di alcune errate strategie del passato1,che si concentra sulla parola chiave che racchiude lospirito di ciò che caratterizzerà lo scenario dello sviluppoglobale dei prossimi decenni: sostenibilità. Il tema del cibo è al cuore del presente dibattito sul-l’obiettivo del dimezzamento della proporzione dellapopolazione che vive nella povertà estrema, posto daiMDGs. Secondo la visione ottimistica di Jeffrey Sachs,economista della Columbia University of New York in

cui è dirigente dell’Earth Insti-tute, è solo attraverso una piùmarcata cooperazione interna-zionale che risulta possibileraggiungere grandi risultati inmodo sistematico e scientifi-camente fondato. Le trappoleindividuate da Sachs risiedononello scarso risparmio, nellarapidità della crescita della po-polazione dei PVS e nella po-vertà come fotografia della

Claudio LANDI

I

CIBO, SVILUPPO SOSTENIBILEE MICROIMPRESE

Jeffrey Sachs

Microfinanza | 2015

42 FOCUS FOOD

REALIZZAREIL MILLENNIUM GOAL

1 Per approfondire: Dambisa Moyo, La carità che uccide,Rizzoli, 2010

2 Paul Collier, L’ultimo miliardo. Perché i paesi più poveridiventano sempre più poveri e cosa si può fare per aiutarli,Laterza, Roma-Bari, 2009

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condizione attuale di quello che Paul Corrier definisce“l’ultimo miliardo”2. Secondo la visione dominante diSachs, grazie alla scienza e alla tecnologia, coadiuvateda un nuovo approccio più incline a un’etica della re-sponsabilità filantropica fondata sulla virtù civica tra leélite politiche ed economiche unitamente a un signifi-cativo flusso maggiore di capitali da investire nei PVS,sarà finalmente possibile centrare gli obiettivi del 2015e addirittura debellare il fenomeno della povertàestrema entro la decade successiva.3 È in questocontesto che le Nazioni Unite hanno ripensato aiMDGs, proponendo a partire da settembre 2015, lasostituzione di questi ultimi con gli Obiettivi di SviluppoSostenibile, concepiti nella Conferenza dello SviluppoSostenibile Rio+20 nel 2012.

STUDIO DEI CASILe istituzioni di microfinanza (MFIs) svolgono un’impor-tante attività di supporto alle popolazioni dei PVS, so-prattutto per quanto concerne l’approvvigionamentoalimentare e l’apertura di iniziative di credito agevolatoin ambito agricolo. Per quanto riguarda gli interventi insituazioni di emergenza, le MFIs svolgono anche attivitàumanitarie, come la distribuzione di aiuti alimentari diemergenza, non solo per i loro beneficiari ma ancheper le popolazioni colpite da calamità naturali. Dopo ilviolento ciclone Aila che ha colpito l’India e il Bangladeshnel 2009, Uattran una Organizzazione Non Governativache lotta per la riduzione della povertà, ha fornito aiutifinanziari per l’avvio di piccole imprese tra i beneficiarigravemente colpiti oltre a fornire sostegno materiale,cibo e acqua potabile; la MFI bengalese SabalambyUnnayan Samity (SUS) ha fornito a un basso tasso di in-

teresse (4%) attività di prestito o di mutuo per l’acquistoo la ristrutturazione di abitazioni. La grande organizza-zione per lo sviluppo e riduzione della povertà BRACha sostenuto i contadini poveri tramite l’erogazione diprestiti senza interesse nell’ambito dell’AgriculturalCredit Program (ACP) al fine di incoraggiare gli agricoltoria produrre colture alternative adatte al clima localecome fagioli, mais e girasole per meglio predisporsi alcambiamento climatico e alla scarsa disponibilità diacqua.4 Nel caso del Bangladesh si può osservare comele MFIs abbiano saputo affrontare e arginare il problemadell’approvvigionamento delle risorse alimentari a frontedelle sfide poste dal cambiamento climatico e dallaestrema povertà. In uno studio condotto sul campo sisottolinea come i responsabili politici debbano metterein evidenza il ruolo di MFIs e la loro necessità diaffrontare il cambiamento climatico e la sicurezza ali-mentare, soprattutto con la concessione di prestiti age-volati alla popolazione femminile. I responsabili politicidovrebbero anche adoperarsi verso scelte razionali perfavorire un equilibrio tra agricoltura e cambiamento cli-matico. Ad esempio, sempre per quanto riguarda ilcaso del Bangladegh, si è notato come della crescentesalinità delle acque, dovuta al cambiamento climaticoe dallo sfruttamento delle stesse per l’allevamento digamberetti, abbia beneficiato soprattutto la classe riccadei proprietari terrieri e che, senza una più efficace col-laborazione tra MFIs e soggetti governativi locali, nonsarà possibile ottenere risultati apprezzabili per soddisfarei bisogni degli strati più poveri della popolazione.5

Degne di nota anche le modalità di intervento di micro-finanza proprie delle istituzioni islamiche, nell’area MENAe in Europa. Dare importanza all’analisi di questi metodi

43TITOLO RUBRICAFOCUS FOOD

3 Jeffrey Sachs, Il prezzo della civiltà. La crisi del capitalismo e lanuova strada verso la prosperità, Codice Edizioni, Torino 2012.

4 Per approfondire il tema del rapport tra microfinanza e cambia-mento climatico: Agrawala Shardul e Maelis Carraro, Assessingthe role of Microfinance in fostering adaptation to climatechange, OECD Environmental Working Paper No. 15, 2010; AnnaHammil, Richard Mattew e Elissa McCarter, Microfinance and

Climate Change Adaptation, Institute of Development Studies(IDS) Bulletin, Volume 39, Numero 4, Settembre 2008

5 Gulsan Ara Parvin, Role of Microfinance Institutions to EnhanceFood Security in the Climate Change Context: Gender based ana-lysis of rural poor community of Bangladesh, Technical ProgressReport #1, Pathikrit – Social and Human Development Organi-zation, Aprile 2012

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Microfinanza | 2015

44 FOCUS FOOD

alternativi di intervento nell’ambito dello sviluppo ruralesostenibile e di riduzione della povertà, predispone aentrare in un’ottica di “incontro di civiltà” e di reciprocacrescita. Nell’ambito dei prodotti di microcredito sha-ria-compliant, cioè conformi ai dettami dell’etica eco-nomica islamica, è opportuno segnalare alcune iniziativedi successo. In Sudan l’Agricultural Bank of Sudan Mi-crofinance Initiative (ABSUMI), creata nell’ambito del-l’Agricultural Bank of Sudan (ABS), dopo essere entratanel mercato della microfinanza tramite la concessionedi piccolo prestiti (in media 130 dollari), ha allargato leproprie attività con programmi di sostegno dedicati so-prattutto alla popolazione femminile. Tramite i suoiprestiti sulla base di contratti murabaha e musharaka,ABSUMI sostiene piccole attività agricole, l’acquisto dibestiame da ingrasso e di allevamento, e una serie dimicroimprese come il piccolo commercio, bancarelle ditè e fabbricazione di mattoni. In Siria, il progetto IdlebRural Development Project, finanziato dal Fund for Agri-cultural Development (IFAD) delle Nazioni Unite, sta at-tualmente lavorando per migliorare la sicurezza alimentaree il reddito degli agricoltori e delle donne rurali in 140dei villaggi più poveri del paese. Per fare ciò, i canali dicredito ai progetti passano attraverso i sanadiq, istituzionidi microfinanza locali autonome che forniscono prestitia persone svantaggiate che risiedono nelle aree rurali,in particolare donne. I sanadiq sono gestiti dalle comunitàlocali come fondi del villaggio, erogano prestiti sottoforma di finanziamento murabaha, beni che i mutuatariintendono acquistare. In compenso i clienti rimborsanoattraverso un piano composto da piccole rate. I prestiticonsentono agli agricoltori di bypassare usurai e renderepiù profittevoli le proprie produzioni. Nel contesto delsistema bancario altamente centralizzato della Repubblica

araba siriana, il concetto di sanadiq è rapidamente di-ventato uno dei più innovativi modelli di microfinanzia-mento di successo nel paese. Ad oggi, questi interventihanno interessato ben 48 villaggi nella zona rurale diIdleb coinvolgendo più di 6.600 azionisti, il 45% deiquali sono donne. I tassi di rimborso hanno raggiunto il98%. Altre iniziative di microfinanza islamica, sostenutedall’IFAD, sono state intraprese in Bosnia-Erzegovinatramite la Bosna Bank international (BBI) nell’ambitodel Rural Enterprise Enhancement Project, tramite lacombinazione di musharaka (business venture) e ijara(leasing). L’iniziativa mira a sostenere la crescita delleimprese rurali e l’aumento delle opportunità di lavoro inzone svantaggiate. In linea con la strategia di riduzionedella povertà del governo, i programmi di assistenzadell’IFAD si concentrano sul sostegno alla produzionezootecnica su piccola scala, rafforzando le organizzazionirurali e potenziando le attività degli agricoltori. Unesempio concreto di successo attraverso queste iniziativeè la società MS Alem che, nel 2009, ricevette un prestitosharia-compliant da IFAD e BBI, utilizzato per l’acquistoe l’impiego di nuove apparecchiature per il trattamentodegli animali e da investire in formazione professionaleper modernizzare la propria infrastruttura di produzionedi carne. L’azienda, fornita peraltro della certificazionehalal per il mercato islamico, grazie all’apertura diquesto credito, oltre ai profitti ha visto espandere leopportunità di lavoro interne e per i fornitori, risultandooggi una delle società leader nella industria nazionaledella carne.6

POSIZIONI A CONFRONTO E POSSIBILISTRATEGIE

Secondo alcuni teorici dello sviluppo, appartenenti a

6 IFAD, Islamic Microfinance: Unlocking new potential to fightrural poverty, Novembre 2014

7 Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo, Poor Economics: A RadicalRethinking of the Way to Fight Global Poverty, PublicAffairs,2011

8 Esther Duflo, Microcrédit: Miracle ou Désastre?, Le Monde, 11Gennaio 2010

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una scuola di pensiero cosiddetta “radica-lista” rappresentata da Esther Duflo, chefa propria la metodologia randomista, ilmicrocredito risulterebbe uno strumentolimitato di aiuto, non sempre efficace a li-berare la maggioranza delle persone dallatrappola della povertà. Per sostenere questatesi7 Duflo e Banerjee, entrambi docenti dieconomia al MIT di Chigago, fanno riferi-mento a indagini metodologiche sperimen-tate sul campo che proverebbero disinte-resse, da parte degli strati più poveri dellapopolazione mondiale, a diventare impren-ditori di se stessi preferendo lavorare, piut-tosto, alle dipendenze di terzi. Duflo, inoltre, cerca didimostrare come le microimprese non generino incre-menti di reddito sostanziali proprio perché concentrateall’interno di un segmento di mercato a basso contenutodi lavoro qualificato.8 Molte le critiche mosse a questoapproccio metodologico basato sui randomised con-trolled trials (RCT) applicati alla cooperazione allosviluppo e allo studio della povertà, tra cui la selezionedi campioni non sufficientemente ampi, come il trarredelle conclusioni da risultati statistici basati su mediematematiche e dunque difficilmente applicabili ai singolicasi, non permettendo generalizzazioni, oltre ad essereesposte a manipolazioni al fine di ottenere i risultatidesiderati. D’altra parte, diverse teorie giungono aconclusioni differenti nello stesso ambito, puntando aun approccio alternativo a quello dell’impostazionetecnico-liberista applicata ai programmi di sviluppo chepone al centro l’inserimento di piccoli produttori neimercati internazionali a sostegno di una più ampia pro-duttività agricola e alimentare nei PVS, che abbia come

protagoniste le organizzazioni governativee non che implementino programmi di mi-crocredito rurale9. Il “post-2015” prean-nuncia una svolta storica per il dibattitoormai secolare sullo sviluppo globale. Alcunistudiosi, come Poku e Whitman, sostengonola tesi che i MDGs debbano essere più ri-spondenti alle esigenze e alle peculiaritàdei contesti locali10. Altri, come Sumner eTiwari, danno maggior enfasi all’introduzionedi una serie di misure per riformare il quadrogenerale del sistema economico interna-zionale, soprattutto per quanto riguardal’approvvigionamento alle risorse alimentari

e la lotta alla povertà estrema.11

Nel dibattito in corso tra le diverse posizioni scientificheche animano sedi accademiche e istituzionali, risulteràdecisivo lo sforzo a superare impegni e strategie mera-mente tecnocratiche per fornire risposte efficaci alleesigenze di democratizzazione e giustizia sociale neiPVS, oltre alla volontà di porre rimedi effettivi alleemergenze umanitarie.12 In questo contesto, la tematicadel cibo come elemento caratterizzante lo sviluppo so-stenibile globale risulta essere la questione centrale.Accelerare sui programmi di accesso al credito per isoggetti non bancabili al fine di sostenere le microimpresenel settore agricolo come in quello alimentare, potrebbeoffrire maggiori opportunità di crescita nelle zone ruralidove si concentrano gli strati di popolazione più poveri.Puntare su uno sviluppo più attento alle esigenze re-gionali, in stretta collaborazione con organizzazionilocali governative e non, evitando di proporre steriliprogrammazioni tecniche che a stento rispondo alleesigenze di base dell’ “ultimo milione”.

45FOCUS FOOD

9 Neil Renwick, Millennium Development Goal I: Poverty, Hungerand Decent Work in Southeast Asia, in “Third World Quarterly”n°32 issue 1, pp. 3-8, 2011

10 Nana Poku e Jim Whitman, The Millennium Development Goals:Challenges, Prospects and Opportunities, in “Third World Quar-terly” n°32 issue 1, pp.65-89, 2011

11 Andy Sumner, Meena Tiwari, After 2015: What Are the Ingre-

dients of an ‘MDG-Plus’ Agenda for Poverty Reduction?, in“Journal of International Development”, numero 21 issue 6, pp.834-843, 2009

12 Si veda il Revised Target Document del 7 maggio 2015 propostoalla Intergovernmental Negotiation on the post-2015 develop-ment agenda:sustainabledevelopment.un.org/content/docu-ments/7109maypost2015agenda.pdf

Esther Duflo

Abhijit Banerjee

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Microfinanza | 2015

amantha Cristoforetti è fi-nalmente rientrata dal suo

viaggio nello spazio, durato quasi7 mesi. L’incidente occorso al Pro-gress59, la navicella russa finitafuori controllo dopo il lancio, hainfatti impedito il suo ritorno sullaTerra per la data stabilita. L’astro-nauta ESA/ASI ovviamene non si èpersa d’animo, e ha colto di buongrado l’opportunità di poter rag-giungere il primato di perma-nenza di una donna nello spazio.Nel frattempo Samantha ha conti-nuato a inviarci incredibili foto delnostro pianeta e ad aggiornare ilsuo Avanposto 42 con nuovi datisu quello che è stato il tema cheha scelto per la sua comunica-zione: la nutrizione. A proposito sapete perché la Cri-stoforetti ha denominato “Avam-posto 42” il suo blog interstellare?Forse ricorderete che nel romanzodi fantascienza di Douglas Adams:“Guida Galattica per gli Autostop-pisti”, un libro di fantascienza unpo’ umoristica, a una non ben spe-cificata domanda sul senso dellavita e dell’Universo, il computer,“Pensiero Profondo”, dopo averci

pensato per settemilioni e mezzo dianni, risponde: 42!Quarantadue, è poianche il numerodella spedizione acui sta parteci-pando l’Astronautaitaliana. Ecco laconcomitanza cheha portato alla defi-nizione del nome diquel luogo virtuale,dove Terra e Spazio si stanno in-contrando da diversi mesi. E’ natocosì Avamposto 42! Dal suo sito,Samantha, ci ha raccontato la suaesperienza di “abitante dello Spa-zio”, tanto da farla diventare unpo’ “l’esperienza” di tutti, perchécondivisa giorno per giorno. Macosa c’entra il tema della nutri-zione in una spedizione spazialesulla ISS. Per rimanere nello Spa-zio gli astronauti devono seguireun regime alimentare equilibratoche permetta loro di dare un ap-porto giusto all’organismo chevive, ovviamente, mesi di fortestress fisico. Va tutelato, peresempio, il loro apparato schele-

trico e quello mu-scolare, cercandodi ridurre al minimole conseguenze diuna prolungatamancanza di gra-vità. E se si riesce atrovare la giustadieta per chi sog-giorna nello Spaziocome non trovarlaper chi sulla Terra civive! Questa è la ri-

flessione fatta da Samantha Cri-stoforetti che ha così deciso di farconoscere, a tutti coloro chehanno seguito la sua missione,poche e semplici regole, sull’inte-razione tra il cibo e corpo. Cono-scenze che per lei hannorappresentato un’esperienza dairisultati molto positivi in termini disalute e benessere. Non dimentichiamo poi che que-sto è l’anno di Expo 2015 che havoluto esplorare proprio il temadell’alimentazione nel mondo, equesto non solo per mettere in ve-trina usi e modi legati alla nutri-zione, ma per suscitare unariflessione mondiale su come que-

il nostro rapportocol cibo è

cambiato daquando abbiamo

iniziato aconsiderarlo

fonte di emozioniinvece che mezzodi sostentamento

NUTRIZIONE, ULT LA DIETA

S

Enza COLAGROSSO

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sta deve cambiare per preservaree curare la salute fisica e mentaledell’uomo ed assicurare la giustasomministrazione di cibo a tutti gliabitanti del pianeta, arginando fi-nalmente così quel processo,ormai ingiustificabile, per cui deipopoli buttano gli alimenti, men-tre intere popolazioni non nehanno. Samantha Cristoforettipartecipa a questa riflessione coni suoi “spunti spaziali”, lanciati,quasi ogni giorno, dalla ISS checontengono tutta una serie diconsigli e di considerazioni sullanutrizione tesi a scalzare luoghicomuni per far spazio a ideenuove sul modo di mangiare.Come e cosa mangiamo infatti, eil tempo che dedichiamo a prepa-rarci il cibo definiscono esatta-mente quanto e come ciprendiamo cura di noi. E’ ormaicerta una cosa però: mangiamomolto di più di quanto consu-miamo e questo ci sta rendendosempre più grassi. Gli scienziaticoncordano nell’affermare che allabase di quanto appena detto, c’èil fatto che l’essere umano è statoprogrammato per procacciarsi il

FOCUS FOOD

Samantha Cristoforetti official portrait in an EMU spacesuit" di NASA/Robert Markowitz - Wikimedia Commons

IMA FRONTIERA: “SPAZIALE”

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Microfinanza | 2015

sostentamento in un ambienteostile, e con poco cibo a disposi-zione. E’ stato predisposto inoltreper ingrassare perché, in una con-dizione in cui doveva impegnarsicon un lavoro fisico e una faticacontinua, accumulare grasso glidava una maggior garanzia di so-pravvivenza. Il nostro DNA non ècambiato nel tempo, è solo drasti-camente mutato il rapporto tra ca-lorie introdotte e quelleconsumate a causa del cibo sem-pre più a portata di mano e dellatrasformazione del lavoro, da fi-sico, a intellettuale. Nel tempo poiè cambiato anche il cibo, è diven-tato sempre più raffinato e poverodi fibra ed è cambiato il nostrorapporto con esso, da quando ab-biamo iniziato a considerarlo fontedi emozioni piuttosto che sem-plice mezzo di sostentamento.Questi più o meno si possonoconsiderare i contorni che deli-neano quella che è oggi la proble-matica che investe il nostro mododi alimentarci. Ecco allora che Sa-mantha, per farci capire l’impor-tante distinzione tra unanutrizione scelta, rispetto ad un“mangiare veloce e casuale”, haposto l’accento sul valore dell’as-sunzione del cibo giusto, con ilquale si possono prevenireo curare patologie comequelle che riguardanol’apparato cardio-circolatorio, maanche il dia-

bete ecc. L’attenzione al nostroapparato cardiocircolatorio, adesempio, passa attraverso una at-tenta alimentazione che prevedeun consumo limitato di zuccheri,cereali raffinati e grassi idrogenatie saturi, e preferisce invece cerealiintegrali, pesce azzurro ricco diomega-3 e olio extravergine dioliva, alimenti capaci di innalzare ilivelli di colesterolo HDL o di ab-bassare i livelli di LDL. Sembre-rebbe facile e ovvio mangiare così,ma non lo è visto che ormai è al-tissimo il numero delle personeche mangiano regolarmente junkfood, il cosiddetto cibo spazza-tura. Anche per questo i consiglidella nostra Astronauta diventanoun ottimo promemoria per rive-dere la lista degli alimenti che nor-malmente ingeriamo. Lei, conl’aiuto di Stefano Polato di Argo-tec, l’azienda italiana che ha pre-parato il cibo per la missione“Futura” e in particolareproprio per la Cri-stoforetti, cisuggerisce,

ad esempio,che gli oli vegetali,

ricavati dai frutti o daisemi di molte piante, sono

un’ottima alternativa al burro ealla margarina, troppo spessousati in cucina, perché rispetto aquesti sono molto meno impat-tanti per l’organismo e, se si fa at-tenzione al loro “punto di fumo1”sono certamente anche più salu-

bri. Frutti e semi sono anche unafonte ricca di nutrienti tanto chesono stati scelti per prepararequelli che sono diventati i famosisnack di Samantha: le barrette conle bacche di Goji, il cioccolato e laspirulina. Argomento non menointeressante quello che trattadelle proteine, che servono, manon vanno prese in quantità ec-cessiva perché possono rendere lanostra dieta troppo acida con con-seguenze negative sul nostro si-stema muscolo scheletrico.Questo, in particolare, per le per-sone che praticano pochissimaattività fisica, cioè un po’per tutti! E’ beneperò ricordareche si pos-

sono assumereproteine anche

dalle verdure: carciofi,cavoli peperoni funghi pra-

taioli ecc, ne sono ricchi e sonoin grado di fornircene una buonadose anche la frutta fresca, quellaessiccata e ovviamente i legumi,che sono anche ricchi di ferro epotassio. Leggendo Avamposto422 si trovano notizie anche sullozucchero e su quello che deve es-sere il suo giusto apporto al no-stro organismo. Le nostre cellulehanno sicuramente bisogno dizucchero, ed è per questo che ilnostro corpo lavora per produrlonella misura che necessita. Moltistudi sembrano far ricadere pro-prio sull’alto consumo di zuccheri,

1 Temperatura a cui un grasso alimentare riscaldato comincia a decomporsi (disidratarsi)alterando la propria struttura molecolare e formando acroleina, una sostanza tossica ecancerogena. (Wikipedia)

2 http://avamposto42.esa.int/

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associati alla sedentarietà diffusae a diete ad alto valore calorico, ildiffondersi dell’insulino resistenzache di fatto è l’anticamera del dia-bete. Le fibre, si legge ancora sulblog spaziale, sono quasi assentinella nostra alimentazione ormaifatta quasi completamente dicibi raffinati. Questo staproducendo ef-

fetti sempre piùdevastanti sul nostro orga-

nismo, perché la fibra assorbezuccheri e grassi ed ottimizza iltransito intestinale. In sua assenzasono sempre più diffuse le patolo-gie del tratto gastrointestinale equelle legate all’aumento dellaglicemia e del colesterolo. Par-lando di colesterolo la mente vasubito ai condimenti ed in partico-

lare a quello più incriminato negliultimi tempi: l’olio di palma. Lomangiamo ogni giorno perché èpresente in moltissimi ali-menti, nei bi-

scotti nellemerendine, nelle creme

spalmabili, nelle patatine neisughi pronti ecc. L’allarme è giàstato dato: questo olio sembraormai certo che produca danni alnostro sistema cardiovascolare econduca inesorabilmente ad am-malarsi di diabete, visto che di-strugge le cellule del pancreas.Una distinzione però va fatta tral’olio di palma integrale, quellorosso per intenderci, con un altocontenuto di vitamine e sostanzeantiossidanti, utilizzato però solodai paesi produttori, e quello raf-finato, trasparente, presente nella

nostra industria alimentare per ilsuo costo bassissimo e completa-mente privo delle sue sostanzebenefiche. E così mentre per pro-durlo si sta praticamente distrug-gendo la foresta tropicale, noi chelo consumiamo stiamo pagandoun prezzo molto salato in terminidi salute. La Cristoforetti ci parlaancora del valore nutrizionale delpesce e dell’importanza dei ce-reali nella dieta quotidiana e tuttinoi speriamo che i suoi messaggi“cosmici” arrivino anche all’indu-stria alimentare che, sotto laspinta dalla nuova consapevolezzadei consumatori, dovrebbe ini-ziare una produzione diversa, fattadi cibi che salvaguardano la salutedella specie umana.

FOCUS FOOD

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50 FOCUS FOOD

Microfinanza | 2015

ntervista al Comandantedei Nas Carabinieri di

Roma, Capitano Dario Praturlon.

Nell’anno che pone sotto la lented’ingrandimento il cibo, nelle suespecificità e nelle sue problemati-che, come non sentire la voce dicoloro che giornalmente lavoranoper salvaguardare la nostra salute,anche attraverso un’alimenta-zione garantita, perché salva daogni tipo di frode: il comando Ca-rabinieri per la tutela della salute,meglio conosciuto come i NAS. IlNucleo Antisofisticazioni e Sanitàdell’Arma, opera dal 1962 e, daallora, è cresciuto tanto che oggidispone di 1096 unità specializ-zate. “I NAS a livello europeo, e credo dinon sbagliare nell’affermare anche alivello mondiale, sono uno delle pocheforze di Polizia che è allo stessotempo un organismo ispettivo e am-ministrativo. E’ per questo chequando noi andiamo all’estero, aspiegare questa nostra funzione, ve-

niamo presi da tutticome un esempioda seguire”. Ci spiega così,brevemente, lecaratteristichedei NAS, il Capi-tano Dario Pratur-lon, ComandanteNas Carabinieri di Roma alquale chiediamo ancora:

Qual è l’obiettivo dell’attivitàdei NAS?

La nostra azione, ha come obiettivola tutela della salute. Quindi se inter-veniamo su una frode alimentare, lofacciamo esclusivamente nel caso incui questa possa determinare un pe-ricolo per la salute di chi consuma ilprodotto. Per chiarezza le specificomeglio: a noi non interessa se un vinoche esce con una determinata deno-minazione sia in tutto e per tutto ade-rente a questa, quello che valutiamoè se il prodotto finale sia, o non sianocivo per la salute del consumatore.C’è da dire che la normativa che con-trasta i fenomeni di illeciti, del settore

alimentare, ha subìto, negliultimi 20 anni, una fortedepenalizzazione. Lamaggior parte dellesanzioni, da penali sonostate ridotte ad ammi-

nistrative, per aderire alledirettive europee che sono

molto meno orientate a punirepenalmente questi reati e scelgono disanzionarli solo con procedimenti am-ministrativi. E’ per questo che oggi,chi commette una frode alimentare,è spesso soggetto al solo pagamentodi una multa.

Quali sono le frodi alimentaripiù diffuse?

Noi riscontriamo alimenti che ven-gono presentati alla vendita comeportatori di un certo livello di qualità,qualità che in realtà possiedono inmaniera molto inferiore. L’esempioforse più facile da cogliere è quellodell’olio di oliva. Spesso questo pro-dotto, presentato come extravergine,in realtà contiene miscele di olii chelo rendono molto difforme da quelloche dovrebbe essere un olio extraver-

Enza COLAGROSSO

I

LA VERA TUTELA DELLA NOSTRA SALUTELA GARANTISCONOiN.A.S.

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gine di oliva. Altro filone di frode ali-mentare è quella della conservazionedei prodotti. Troviamo spessissimo ali-menti mal conservati, magari acca-tastati in locali non idonei. E’ fre-quente nei nostri sequestri trovareforme di formaggio rosicchiate da topioppure prosciutti invasi da muffe chepoi vengono ripuliti, riconfezionati edestinati al mercato. Questi casi però,rientrano nelle sanzioni penali, perchérappresentano un grave rischio per lasalute.

Come vengono seguite eattuate le norme per lasicurezza alimentare da chilavora nel settore?

La maggior parte delle contestazioniche facciamo, e parliamo di circa un75%, sono proprio di tipo ammini-strativo, relative cioè alla mancataattuazione di tutta quella che è lanormativa che determina l’autocon-trollo. Le direttive europee hanno vo-luto infatti individuare nel negoziante,nel ristoratore e nell’avventore, il re-sponsabile dell’esercizio di sommini-strazione, di produzione del cibo edella corretta tenuta degli alimenti.Si è così delineata la responsabilitàdi colui che deve garantire, con unaserie di controlli periodici, la qualità

del prodotto che arriva al consuma-tore. Questi deve farsi carico di veri-ficare la temperatura, l’umidità oltreall’igiene dei luoghi ove avviene lostoccaggio, la qualità del prodottoche somministra, la pulizia dell’attrez-zatura con cui viene in contatto, ecc.Deve poi mantenere un manuale diquesti controlli, riempiendo delleschede periodiche con cui attesta leprocedure di controllo e di sicurezzaattuate. Questo è ciò che comune-mente si chiama “pacchetto di igiene”frutto di una normativa di derivazioneeuropea che deve essere applicato datutti. E’ per questo che in gran partedei nei nostri controlli quello che ve-rifichiamo è se sono state previste, equindi applicate, le procedure di au-tocontrollo.

Parliamo di prodotti agricoli:marchi come “prodottobiologico” oppure “Km 0”rappresentano una garanzia peril consumatore?

Mi lasci dire che dove esiste una leggeesiste anche l’inganno. Le dico questoper chiarire che anche marchi come“prodotto biologico” oppure “Km 0”non sono esenti da frodi. Spesso citroviamo davanti a prodotti, etichet-tati come biologici, ma che biologici

non sono. Certo questo non vuol direche siano nocivi, ma sicuramente nonsono stati coltivati rispettando le ca-ratteristiche di un’agricoltura biolo-gica. Magari hanno subito un tratta-mento con dei concimi o con deiprodotti fitosanitari, oppure sonostati coltivati con tecniche che nonsono ammesse. Quindi presentarlicome prodotti biologici, è una truffa.Stessa cosa per i prodotti a “Km 0”.La normativa stabilisce che la venditaa “Km 0” prevede la produzione entroi 70 Km. Ora, 70 km sono certo pochi,ma quello che troviamo molto spessoè la documentazione falsificata pro-prio sulle distanze. Questo ovviamentenon va per forza a discapito dellaqualità, ma per tutelare il consuma-tore sono stati creati degli organismidi certificazione privati, che sono af-ferenti al Ministero delle politicheagricole.

Nella nostra regione, il Lazio, ilfenomeno della truffaalimentare è diffuso? In quale maniera?

Nel Lazio, Roma, assorbe circa l’80%della nostra attività. L’affluenza con-tinua di turisti ci porta infatti, a te-nere sotto controllo gli esercizi disomministrazione di alimenti e be-

51TITOLO RUBRICAFOCUS FOOD"O

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52 FOCUS FOOD

Microfinanza | 2015

vande, che vanno dai Pub, ai Bar finoai grandi ristoranti, compresi quellipiù noti. Il problema che riscontriamopiù frequentemente? La mancata ap-plicazione degli autocontrolli, da partedegli esercenti. Un sistema diffusotanto che lo troviamo almeno nel 25%dei locali che controlliamo. Va però

detto che noi non visitiamotutti i locali della capitale,non siamo le Asl, noiagiamo in modo mirato,anche perché siamo pochie dobbiamo farlo in modospecifico. Abbiamo un’atti-vità informativa che ci se-gnala le attività che po-trebbero essere in difetto,noi poi selezioniamo quelleche potrebbero presentarele situazioni più pericolose.Quindi quando parliamo dinumeri, come ho fattoprima, va tenuto presenteche, ad esempio il 25% ci-tato, in realtà è poi relativo

alla piccola porzione di locali che an-diamo a controllare. A Roma inoltrecerchiamo di tutelare anche prodottiche ci identificano, come la pizza, af-finché vengano somministrati ai tu-risti, nel rispetto delle regole, mante-nendone alta la qualità. Per esempio

la pizza congelata fatta passare perartigianale, preparata al momento,lede gravemente l’immagine di questoprodotto italiano.

I NAS a luglio saranno a Expo2015. Di cosa parleranno?

Parleranno dei NAS, e della loro espe-rienza considerata da tutti un modelloda emulare. Saranno i colleghi di Mi-lano a curare l’iniziativa, organizzatasu diversi moduli tematici che spie-gheranno la complessa e variegataattività del Nucleo Antisofisticazionie Sanità. Coinvolgeremo i diversi Mi-nisteri legati alla nostra azione lavo-rativa, le altre forze di Polizia e leagenzie investigative per condividereun momento di confronto e dibattitodestinato non solo a chi svolge azionedi controllo ma anche al consumatore.Verranno per questo proposti consigliper una spesa attenta a chi deve ognigiorno confrontarsi con il mondo delcibo, appunto, il consumatore.

Sicurezza Alimentare anno2014/Lazio/RomaControlli 37.529

Non conformi 12.407

Valori Sanzioni amministrative 15.317,623

Penali 3.011

Amministrative 17.343

Arresti 11

Denunciati 1.777

SequestriAlimenti Kg/litri 10.186,270

Prodotti fitoterapici Kg/litri 113.998

Confezioni 44.778

Animali da reddito 47.724

Strutture chiuse o sequestrate 949

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53TITOLO RUBRICAPROGETTI

agricoltura è importante oggi quanto lo èstata nel passato? Dalle statistiche FAO emer-

ge che, all’inizio del nuovo millennio, 2,57 miliardi dipersone hanno avuto sussistenza proprio, e soprat-tutto, grazie all’agricoltura. All’interno di questodato, sono compresi coloro direttamente occupatinelle stesse attività agricole incluse persone a lorocarico; ossia il 42% di tutta la popolazione mondiale.L’agricoltura è il fulcro dell’economia dellamaggior parte dei paesi in via di svi-luppo. Nel 2001, nei paesi indu-strializzati, le esportazioni di pro-dotti agricoli hanno fruttato circaUSD 290 miliardi. Nella storiasono rare le nazioni che hannopotuto sperimentare una rapidacrescita economica accompagnatada una riduzione della povertà senzafare affidamento, prima o durante questorapido sviluppo, sull’attività agricola.Alla nostra domanda quindi, possiamo risponderecon certezza: l’agricoltura oggi è importante comenel passato e forse di più.È stato un errore, una distrazione guidata dallacultura dei sogni e non da quella dei bisogni realiabbandonare nel passato la Terra...ma la sua risco-perta...il bisogno dell’uomo di tornare ad essa, allamadre delle madri, ripensando, rielaborando e rior-

ganizzando la visione sociale, giuridica ed ancheletteraria del fenomeno agricolo. Un sentimento che in taluni casi può evolversi sepensiamo al connubio di agricoltura e modernità.La strada tecnologica ed evolutiva può essere lasciataaperta nei confronti della produzione dei prodottiin campo agricolo, ma occorre farlo però, avendola capacità di non “umiliare” la terra (come già suc-cesso nel passato) con l’avidità dell’essere umano;

di rispettarla e di comprenderne il valore, nonsolo economico, ma anche etico e morale e di

riconoscerne l’eterna generosità.

La Buona Terra…nasce da questa passionee da questi sentimenti.

Un’idea che vede patrocinata la sua nascitadal Senato della Repubblica e fortemente in

linea con le indicazioni date da Europa 2020 e,non da meno, da quelle che sono le motivazioni chehanno indotto all’organizzazione dell’Expo.Grazie all’Ente Nazionale per il Microcredito, con ilprogetto “La Buona Terra”, si avvia quel processodi Finanza Etica anche per i microimprenditori agricoliche vorranno investire il proprio futuro e la propriaprofessionalità nel settore dell’agricoltura socialegenerando aggregazione di Microimprese e la ri-qualificazione e lo sviluppo dei singoli territori na-zionali.

L’

BUONA PERCHÉ SFAMA E PERCHÉ SA ESSERE ETICA. BUONAPERCHÉ CREA OCCUPAZIONE, PERCHÉ È TERAPEUTICA, GENEROSA,PER I SUOI PRODOTTI, PERCHÉ È SOCIALMENTE INCLUSIVA… MA SOPRATTUTTO BUONA PERCHÉ È MADRE… E GENERA LA VITA!

Alessandro CARDENTE** capoprogetto de: “La buona terra 2”

BUONA TERRA

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Anche grazie, e non da meno, alla partecipazionedei partners nazionali come AIAB, Avviso Pubblico,Idea 2020 – spin off dell’Università della Tuscia edella Fondazione Risorsa Donna, riusciremo a svi-luppare capacità e competenze qualificate, fornendoinnovazione e qualità.L’accesso alla terra, protagonista indispensabilema a volte più complicato diquello al credito, potrà ancheavvenire attraverso l’asse-gnazione a bando dei ter-reni confiscati alle crimi-nalità organizzate e ai ter-reni pubblici in degrado e abbandonati dalle stesseamministrazioni.

Il Progetto Pilota… in attesa della partecipazionea Expo…è partito nel Lazio e nello specifico nellaprovincia di Viterbo con l’importante collaborazionedella Fondazione Risorsa Donna e la FondazioneCARIVIT. Un territorio questo, di ricca vocazione agricola diqualità che, non a caso, vede la presenza del Bio-Distretto della Via Amerina che ha aderito all’iniziativadell’ ENM, con le città di Orte, Nepi, Corchiano,Castel Sant’ Elia, Fabbrica di Roma, Faleria, Gallese,Vasanello e del Comune di Civita Castellana che hapubblicamente proposto la nascita di uno sportellomunicipale informativo specifico.La presentazione delle proposte porterà alla selezione

e alla valutazione di quelliche potranno essere

progetti realiz-zabili e fi-

nanziabi-li con

l’ambizione di poterne presentare alcuni come buonepratiche presso l’importante vetrina internazionaledell’ Expo di Milano.…e sembra…che i giovani agricoltori non abbianoaspettato tempo!Mentre alcuni, hanno riscoperto il valore e l’impor-

tanza dell’agricoltura e dellaterra, altri, i giovani, lostanno scoprendo con illoro primo approccio…

riconvertendo gli equilibri e miglio-rando sensibilmente la relazione con l’agricolturasociale di un tempo recente.Quali orizzonti aiuterà ad aprire Expo e quali iniziativesimili riusciranno a ricostruire nuovi percorsi culturali,nuovi modelli sociali più equi nel mondo, non loso…ma sarebbe già tanto se tutti insieme riuscissimoa comprendere la terra. Perché la terra risveglia e rimette in moto quel pro-cesso antico e quel rapporto utile sia dal punto divista alimentare, ambientale ma anche dal punto divista occupazionale, d’inclusione e d’integrazionesociale. Proteggere la terra e ciò che ne deriva vuoldire assicurarsi quel patrimonio di tradizioni, diquelle mani dei nostri anziani contadini agricoltoridella terra, ma anche autodidatti ingegneri e infallibiligeologi del territorio formati dalla loro enormeesperienza, intuito e antica professionalità. Riconoscere ciò, vuol dire comprendere meglio sestessi e rimettere in moto quel processo utile al-l’umanità per vivere. .... è assurdo aver cercato fuori ciò che l’uomo portanel suo interiore. Un rapporto profondo e spirituale,gentile e forse sentimentale...una matrice solida eindelebile che esiste da quando esiste l’essereumano. Un rapporto straordinario, tra terra, animalied esseri umani...forse, semplicemente, geofilosofiadella terra!

Carl Gustav Jung affermò:“Colui che guarda fuori sogna… ma chi guarda nel suointeriore, si sveglia!”

Microfinanza | 2015

54 PROGETTI

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55TITOLO RUBRICAPROGETTI

el corso degli anni 2011-2013 il microcreditosi è dimostrato in forte crescita, tanto sul

versante sociale che su quello produttivo. I risultatidel monitoraggio condotto dall’Ente Nazionale peril Microcredito fanno registrare, infatti, ben 22.600utenti nel triennio, suddivisi tra una maggioranza(63%) che ha ottenuto un prestito socio-assistenzialee una minoranza (37%) che ha conseguito un sostegnofinalizzato all’impiego (grafico 1). Negli stessi treanni ammontano a oltre 223 milioni di euro le risorsecomplessivamente anticipate a tali beneficiari (grafico2), destinate per il 70% alla creazione di lavoro eper il restante 30% a coprire bisogni sociali, con im-porti medi evidentemente molto diversi: meno di5mila euro nel caso del microcredito sociale, controquasi 19mila in ambito produttivo. Una mole di finanziamenti, mobilitata da operatorisempre più attivi come quelli monitorati, che attra-

verso lo strumento del microcredito ha arginatol’esclusione finanziaria e sociale di un numero rilevantedi persone. Contestualmente, cresce anche la do-manda esplicita di microcredito (grafico 3), che sidimostra 2,3 volte più consistente del numero deiprestiti effettivamente erogati, segnalando che l’of-ferta disponibile non è attualmente ancora in gradodi soddisfare le lievitanti richieste, in special modoquelle per il microcredito produttivo che trovanouna risposta solo nel 36,4% dei casi.Il trend positivo del microcredito si inserisce in unafase economica in cui la crisi sta pesantemente in-vestendo il mercato del lavoro, come testimoniano irecenti dati (Istat, marzo 2015) sull’innalzamentodel tasso di disoccupazione, che ha raggiunto il13%, portando la quota della disoccupazione giovanileal 43,1%. Contemporaneamente, va aggravandosi ilfenomeno del credit crunch: il numero di imprese,

* Esperta in monitoraggi e valutazioni

IL TRAGUARDO DELL’ASSISTENZA: UNO SVILUPPO EQUILIBRATO DEL MICROCREDITO

Lucia CAVOLA*

N

SERVIZIAUSILIARI

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soprattutto di piccole dimensioni, che lamentano di esserepenalizzate è in continuo aumento e i tassi di variazione deiprestiti bancari sono ampiamente negativi. Nel 2013, secondola Relazione annuale della Banca d’Italia (maggio 2014), iprestiti a residenti erogati dalle banche operanti in Italia sonodiminuiti del 3,7% (-0,2% nel 2012). La riduzione dei prestitiha interessato soprattutto quelli destinati alle imprese (-5,0%),mentre è stata molto più contenuta per i mutui e gli altri finan-ziamenti alle famiglie consumatrici (-0,9%).In tale congiuntura, che sta facendo aumentare velocementela platea di persone o microimprese che non ottengono ilcredito tradizionale perché non riescono a fornire adeguategaranzie di solvibilità, o perché, per le dimensioni contenute, icrediti richiesti non risultano interessanti per le banche, il mi-crocredito si dimostra capace di fornire una risposta, di rap-presentare un’alternativa significativa alla crescente domandadi credito.Ciò grazie all’iniziativa di diversi attori, pubblici e privati, cheda soli o più spesso riuniti in articolate partnership, concretizzanoi diversi programmi di microcredito oggi all’opera in Italia.L’ultima edizione del monitoraggio sulle iniziative in corso(dati 2013) conferma che le esperienze di microcredito sonocondotte per lo più da una pluralità di attori (grafico 4): solonel 3% dei casi si registra la presenza di un unico soggetto cheda solo gestisce il programma, mentre sono ben più numerosie pari a quasi un terzo del totale i progetti condotti da dueattori diversi, come pure quelli che vedono la presenza di trediversi agenti (27,6%); nel complesso, sono il 38% le iniziativedi microcredito fondate su partnership ancora più articolate,formate da almeno 4 soggetti.Le numerose sperimentazioni e varietà di pratiche che vannodiffondendosi in Italia ricevono la meritata attenzione da partedel legislatore italiano sin dal 2010, attraverso il Decreto 141del 13 agosto 2010 che, nel riformare il TUB agli articoli 111 e113, introduce alcune disposizioni relative ai soggetti beneficiarie agli organismi che lo erogano. Nello specifico, l’articolo 111fissa i caratteri oggettivi del microcredito (importi e servizi ac-cessori), quelli soggettivi (beneficiari e intermediari abilitati al-l’erogazione) e le condizioni economiche (tassi di interesse egaranzie); l’art. 113 definisce il quadro di vigilanza deglioperatori e del mercato. Nel 2012, con il Decreto Legislativo n. 169 del 19 settembre2012, sono state apportate alcune modifiche e integrazioni al

Microfinanza | 2015

56 PROGETTI

25.000

20.000

15.000

10.000

5.000

0

SOCIALE PRODUTTIVO TOTALE

2011 2012 2013

Graf. 2 - Ammontare di microcredito erogatoper finalità nel triennio 2011 - 2013Fonte: Progetto Monitoraggio, Ente Nazionale Microcredito - Min. Lavoro

Graf. 3 - Domande di microcredito valutateper finalità nel triennio 2011 - 2013Fonte: Progetto Monitoraggio, Ente Nazionale Microcredito - Min. Lavoro

Graf. 1 - Microcrediti erogati per finalità neltriennio 2011 - 2013Fonte: Progetto Monitoraggio, Ente Nazionale Microcredito - Min. Lavoro

10.000

8.000

6.000

4.000

2.000

0

SOCIALE PRODUTTIVO TOTALE

2011 2012 2013

12mil.

10mil.

8mil.

6mil.

4mil.

2mil.

0

SOCIALE PRODUTTIVO TOTALE

2011 2012 2013

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Decreto 141/2010, ma è solo di recente, con ilDecreto Ministeriale 17 ottobre 2014 n.176, che ilMinistro dell’Economia e delle Finanze, sentita laBanca d’Italia, emana le disposizioni attuative del-l’art.111 del TUB. Con l’approvazione della normativa di settore, l’Italiasi pone all’avanguardia in materia di inclusione fi-nanziaria e sociale, collocandosi quale terzo Paeseeuropeo che si dota di una legge sul microcredito,dopo la Francia e la Romania e compie un passo im-portante verso uno sviluppo regolamentato del mer-cato microcreditizio, per assicurare comportamentitrasparenti e corretti da parte degli intermediari. La nuova regolamentazione prevede anche l’obbligoche alle attività finanziarie si accompagnino da partedell’operatore, sia nella fase istruttoria che nelperiodo di ammortamento del prestito, servizi ausiliaridi assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.E’ opinione condivisa, infatti, che il microcreditoper essere efficace debba prevedere necessariamentetali attività collaterali, finalizzate in ultima analisi allaregolare restituzione del prestito.Il regolamento di attuazione emanato con il DM176/2014 chiarisce, all’art. 3, che nell’ambito delmicrocredito per l’avvio o lo sviluppo di iniziativeimprenditoriali e per l’inserimento nel mercato dellavoro i servizi ausiliari di assistenza e monitoraggiodovranno essere almeno due dei seguenti:a supporto alla definizione della strategia di sviluppo

del progetto finanziato e all’analisi di soluzioniper il miglioramento dello svolgimento dell’attivi-tà;

b formazione sulle tecniche di amministrazione del-l’impresa, sotto il profilo della gestione contabile,della gestione finanziaria, della gestione del per-sonale;

c formazione all’uso delle tecnologie più avanzateper innalzare la produttività dell’attività;

d supporto alla definizione dei prezzi e delle strategiedi vendita, con l’effettuazione di studi di mercato;

e supporto per la soluzione dei problemi legali,fiscali e amministrativi ed informazioni sui relativiservizi disponibili sul mercato;

f supporto alla definizione del percorso di inserimentonel mercato del lavoro (se il finanziamento haquesta finalità);

g supporto all’individuazione e diagnosi di eventualicriticità dell’implementazione del progetto finan-ziato.

Le modalità con cui l’operatore di microcredito for-nisce al soggetto finanziato i servizi ausiliari di assi-stenza sono disciplinati dal contratto di concessionedel finanziamento che deve essere stipulato in formascritta. Tali servizi possono essere erogati da unastruttura interna dell’organizzazione dell’operatoredi microcredito oppure possono essere da questoaffidati ad altri soggetti specializzati (anche senzascopo di lucro, non solo imprese o lavoratori auto-nomi), sulla base di un contratto che obbliga questiultimi a riferire periodicamente all’operatore di mi-crocredito sull’andamento delle attività svolte e suirisultati conseguiti dai soggetti finanziati (2° com-ma).Per quanto riguarda invece i finanziamenti destinatia promuovere progetti di inclusione sociale e finan-ziaria, i contratti di finanziamento specificano espres-samente la destinazione dei fondi erogati e stabili-scono le forme e le modalità di svolgimento deiservizi ausiliari di assistenza dei soggetti finanziatinella gestione del bilancio familiare. Tali servizidevono in particolare fornire ai debitori informazioniutili a migliorare la gestione dei flussi delle entratee delle uscite e realizzarsi durante l’intera duratadel piano di rimborso del finanziamento. Anche inquesto caso tali servizi possono essere prestati di-rettamente dall’operatore di microcredito ovveroaffidati ad altri soggetti specializzati (come all’art.3, comma 2).E’ opportuno a questo punto domandarsi se equanto gli operatori di microcredito sono pronti edattrezzati ad affrontare la sfida delle attività ausiliariedi assistenza e monitoraggio previste dal legislatore,fermo restando che le norme regolamentari appenaesposte sono intervenute solo negli ultimi mesi e siattende ancora che la Banca d’Italia disciplini modalità,

57PROGETTI

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Microfinanza | 2015

58 PROGETTI

termini e procedure con riferimento a: a) l’iscrizionee la gestione dell’elenco dei soggetti abilitati di cuiall’articolo 111, comma 1, t.u.b.; b) la comunicazionedi dati e notizie da parte degli operatori di micro-credito con riferimento, tra l’altro, ai finanziamenticoncessi e alla tipologia di servizi ausiliari prestati(art. 15, DM 176/2014).La questione è ancora più stringente se si considerache è ai nastri di partenza anche l’intervento delFondo centrale di garanzia mediante la concessionedi una garanzia pubblica sulle operazioni di micro-credito. Alla sezione dedicata alla garanzia del mi-crocredito il Ministero dello Sviluppo Economico hadestinato 30 milioni di euro, cui si aggiungono i ver-samenti volontari effettuati da enti, associazioni, so-cietà o singoli cittadini, stimati in ulteriori 10 milioni.Anche in questo caso, i soggetti che erogano un’ope-razione di microcredito sono tenuti a prestare, apena di inefficacia della garanzia, in fase di istruttoriae durante il periodo di rimborso, almeno due deiservizi ausiliari di assistenza e monitoraggio dei sog-getti finanziati come previsto dal DM 176/2014.Le analisi quantitative e qualitative condotte nel-l’ambito del monitoraggio realizzato dall’ENM sulleiniziative di microcredito in corso sul tema dei serviziausiliari, mostrano che i diretti protagonisti esibisconoapprocci alquanto diversificati in tema dei servizi

ausiliari, facendo emergere una realtà affatto fissa einvariabile quanto piuttosto in costante divenire,ancora in via di strutturazione, trasformazione econsolidamento. I dati quantitativi (grafico 5) indicano che nel 2013le attività di supporto ex-ante sono certamente lepiù diffuse, presenti cioè in circa il 90% dei programmidi microcredito; un po’ meno capillari appaiono leattività di supporto ex-post, vale a dire i servizi diaccompagnamento e tutoring offerti ai beneficiaridopo l’avvenuta erogazione del microcredito, offertinei 3/4 dei casi circa; decisamente più rara appareinvece l’offerta di servizi di formazione (formale oinformale), presente nel 27,4% delle iniziative di mi-crocredito. Negli ultimi due anni si registra ancheun leggero ampliamento della diffusione di taliattività, sia di quelle ex-ante, sia di quelle ex-post,sia dei servizi formativi.Le evidenze empiriche mostrano, quindi, l’esistenzadi una minoranza di iniziative di microcredito cheoperano in assenza di servizi ausiliari e che eviden-temente dovranno per il futuro attrezzarsi per esserein regola con la nuova normativa. L’analisi qualitativa ha permesso poi di rilevare diversiapprocci adottati per realizzare le attività non finan-ziarie collegate al microcredito, così riassumibili:• un primo approccio, definito “essenziale”, con-

Graf. 4 - Iniziative di microcredito per numero di attori presentinelle partnership realizzative. Anno 2013Fonte: Progetto Monitoraggio, Ente Nazionale Microcredito - Min. Lavoro

Graf. 5 - Iniziative di microcredito per presenza di servizi accessoriFonte: Progetto Monitoraggio, Ente Nazionale Microcredito - Min. Lavoro

100,0%

80,0%

60,0%

40,0%

20,0%

0,0%

7/+

5/6

4

3

2

1

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etti

FORMAZIONE ACCOMPAGNAMENTO E TUTORAGGIO

ASSISTENZA TECNICA INIZIALE

2012 20130 5 10 15 20 25 30 35 %

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59TITOLO RUBRICAPROGETTI

centrato cioè esclusivamente sull’erogazione diservizi finanziari e sull’accompagnamento alla re-dazione della domanda, senza attività di assistenzasuccessive alla concessione del microcredito;

• un secondo approccio, per così dire “autosuffi-ciente”, basato sulla presenza di attività di tuto-raggio post erogazione, ma svolte però dall’entegestore, delegato dal promotore, con proprierisorse interne;

• un terzo approccio “reticolare”, più diffuso e cheassume diverse declinazioni, che fa leva sulle retiassociative e di volontariato presenti sul territorioaffidando e delegando soprattutto ai principalinodi di tali reti lo svolgimento di attività diassistenza;

• un quarto approccio “esperto”, che offre servizidi supporto tecnico all’attività svolta dai beneficiariattraverso professionisti specializzati e reclutatisul mercato;

• un quinto approccio “comunitario”, fondato sullapresenza massiccia e diffusa di animatori di comunitàoperanti in centri di ascolto che accompagnano isoggetti più deboli e vulnerabili nella ricerca disoluzioni a problemi non tanto e non solo finan-ziari;

• infine, un approccio “in profondità”, piuttostoraro ma imperniato su attività individualizzate e digruppo con accompagnamento personalizzato,costruito sui bisogni della persona.

L’elemento che emerge con più evidenza dall’analisiqualitativa è che il supporto ai beneficiari di micro-credito è molto spesso basato sull’opera di volontari,riuniti o meno in nodi formali, che non rappresentanouna voce di costo se non in misura limitata, senza laquale difficilmente le iniziative di microcredito sa-rebbero sostenibili. Sono le reti sociali con diversi soggetti, sia pubblicisia del no profit, che magari già operano sul territorioa sostegno delle imprese, delle famiglie, dei soggettipiù svantaggiati, che molto spesso reggono l’attualeimpalcatura dei servizi di supporto e rappresentanoun elemento costitutivo caratteristico degli interventi

di microcredito, una componente quasi sempre co-stante e permanente. L’approccio reticolare è infatti molto diffuso e tendea caratterizzare soprattutto la fase precedente ilconseguimento del microcredito, quella di animazione,ascolto e selezione della domanda, ma anche lafase successiva di accompagnamento e tutoring.Tale rete è talvolta sostenuta da accordi formali econvenzioni, ma anche da relazioni informali, originatedal comune obiettivo di venire incontro alle esigenzedi soggetti in difficoltà sociale ed economica.In termini più specifici, i principali protagonisti, inbase all’esperienza fin qui compiuta, avvertono l’esi-genza di attività ancora più vicine ai beneficiari diquelle fin qui realizzate, come ad esempio il “men-toring”, ma anche la necessità che esse sianocondotte da soggetti che integrino competenzetecniche (hard skills), pur necessarie nei servizi diaccompagnamento e tutoring connessi al microcre-dito, con soft skills, vale a dire con quelle competenzetrasversali di tipo relazionale, abilità o qualità definitesoft poiché intangibili, proprie della sfera personalee delle caratteristiche individuali del singolo.Si tratta di sfide molto impegnative che difficilmentepossono essere affrontate se non disponendo evi-dentemente di specifiche risorse economiche daimpegnare per l’erogazione dei servizi ausiliari,anche per scopi formativi dei volontari coinvolti. A ciò si aggiunge la difficoltà di risolvere il problematutto aperto del monitoraggio ex post dei beneficiari,un compito troppo spesso proclamato ma raramenterealizzato dagli attori impegnati nel campo, chenon dispongono di risorse economiche da dedicareallo scopo, sebbene sia sempre da considerarsi stra-tegico per la valutazione dell’efficacia. Tutto questo induce a suggerire la necessità e l’ur-genza di una funzione di compliance, che potrebbeessere assolta dall’Ente Nazionale per il Microcredito,per rafforzare un presidio organizzativo e di supportovolto ad assicurare l’osservanza delle prescrizioni ri-guardanti le attività di servizi ausiliari, in un’otticaprevalentemente preventiva di presidio dei rischi dicarattere regolamentare e reputazionale.

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Micro-Work: rete per il mi-crocredito e l’occupazio-

ne”. Un titolo “forte” per richia-mare l’essenza e la mission delnuovo Progetto Ue messo in cam-po dall’Ente Nazionale per il Mi-crocredito per creare un’innovativa“rete pubblico-privata” al serviziodel cittadino-utente del microcre-dito. Una rete ripetutamente in-vocata in primis dai variegati sog-getti del microcredito e da auto-revoli giornalisti economici chesul tema microcredito indicano inessa il punto di arrivo per fare si-stema attorno alle politiche perl’accesso al credito e per l’au-toimpiego. L’ENM si fa interpretedi questa esigenza attraverso unprogetto sfidante che coniuga ilnuovo e l’utile in tempo di crisiper le microimprese, lanciando lanuova “retemicrocredito” a serviziodei non bancabili, le fasce più de-boli alle quali si rivolge. “La rivo-luzione delle microimprese, oggi,viaggia in rete. L’Ente Nazionaleper il Microcredito, impegnato dasempre per una costruttiva sinergiadelle varie forze in campo a so-stegno dei non bancabili- spiegail presidente dell’ENM Mario Bac-cini- attraverso il Progetto Micro-Work esporta la “retemicrocredi-to”, la piattaforma di servizio at-

tivata nelle regioni del centro-nord. “Abbiamo creato”- conti-nua- un grande aggregatore in-formativo, istituzionale, che riuni-sca la complessa macchina delmicrocredito, con i suoi moltepliciattori anche nella direzione di unamoderna ed efficiente pubblicaamministrazione”. Il nuovo Pro-getto, cofinanziato dai due PONdel Fondo sociale europeo 2007-2013 nell’ambito di un accordo dicollaborazione istituzionale traEnte e Ministero del Lavoro edelle politiche sociali, ha preso ilvia lo scorso novembre e si svi-luppa nel solco del modello di in-tervento di rete pubblico-privatagià attuata e sperimentata dal-l’ENM attraverso il “Progetto Mi-crocredito e Servizi per il Lavoro”,che tra il 2013 e il 2014 ha realiz-zato i servizi informativi di orien-tamento e di accompagnamentosullo strumento del microcreditod’impresa e sugli incentivi perl’autoimpiego presso 95 ammini-strazioni locali ed enti pubblici diCampania, Calabria, Puglia, Sicilia.Forte del know-how della prece-dente azione, “Micro-Work” sipone ora l’obiettivo di valorizzareil modello sperimentato ampliandola portata territoriale alle regionidel Centro-Nord e migliorando

gli aspetti qualitativi del servizio.Ripercorre il presidente Baccini: “Nella passata azione di sistema oltre1000 cittadini non bancabili sonostati orientati dai 120 operatori degliSportelli (dipendenti pubblici specia-lizzatisi nella consulenza) anche gra-zie alla “retemicrocredito”, un unicumnel suo genere”. E aggiunge: “È sullabase dei risultati ottenuti dunque cheMinistero del Lavoro ed Ente hannostabilito di proseguire l’intenso per-corso avviato che conferma un trendpositivo a giudicare dal boom di ade-sioni pervenute per l’iscrizione allamanifestazione di interesse. Un iter,lo diciamo con soddisfazione, che siarricchisce ancor di più dopo l’appro-vazione da parte del ministro FedericaGuidi, del decreto di finanziamentodel fondo di garanzia, in attesa dipubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale,consultabile sul sito microcreditoita-lia.org insieme ad un video esplicativoche guida gli utenti verso le opportu-nità e le modalità di accesso. È ilfondo che permette un prestito finoad un massimo di 25mila euro, peraiutare chi ne fa richiesta a svilupparela propria idea imprenditoriale, senzagaranzie reali. Con la legge del 24 di-cembre 2014 - prosegue - Mise edENM stabiliscono le tipologie delleoperazioni, le modalità di concessione,i criteri di selezione e l’ammontare del

60 PROGETTI

Microfinanza | 2015

“Alessandra MORI*

SFIDA “MICRO-WORK”:“RETEMICROCREDITO”E AUTOIMPIEGO SPORTELLI

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fondo di garanzia, uno stru-mento pubblico di lottaalla povertà e all’esclu-sione sociale e finanziaria”. Dunque, la rete, asseportante del Progetto.Si configura comeuna rete “fisica” disportelli sul territorioche sarà potenziata nelCentro-Nord e una rete vir-tuale che viaggia su retemi-crocredito.it, la piattaformainformatica posta a sostegnodei servizi di consulenza, laquale agisce in sincronia gli altridue canali di informazione/ co-municazione: la homepage “Mi-cro-Work” consultabile sul sito isti-tuzionale dell’Ente (www.micro-creditoitalia.org) e la newsletterdiretta a Sportelli, operatori, am-ministratori locali, enti erogatori,servizi di accompagnamento. La piattaforma invece consentedi fornire info utili su programmidi microcredito e incentivi all’au-toimpiego nei vari territori, rac-cogliere dati su consulenze erogatee caratteristiche degli utenti, met-tere in contatto gli utenti con isoggetti/enti erogatori, garantirel’autoaggiornamento degli ope-ratori grazie alla Fad. Un servizioinnovativo che offre nuovo slancio

allo strumento mi-crocredito. “Per-ché il microcredi-to- sottolinea il

presidente Bacci-ni- riguarda l’85%

della forza lavoro del nostro Paese.Porta all’equilibrio tra mercato eeconomia sociale, includendo erispondendo alle esigenze di chinon potrebbe accedere ai creditibancari. Secondo il rapporto delnostro monitoraggio ogni bene-ficiario di microcredito riesce asviluppare un effetto leva di 2,5posti di lavoro. Con questo stru-mento siamo riusciti a creare inItalia 20mila posti di lavoro con20 milioni di investimento”. Unmezzo che, se ben attuato, divieneprezioso veicolo per l’autoimpiego.Ed è questo il fulcro della proposta“Micro-Work”. Una proposta coltadalle regioni del Centro-nord chescommettono sulla “retemicrocre-

dito”. Lo dimostrano i numeri delleadesioni registrati in seguito allapubblicazione della Manifestazionedi interesse per la selezione delleamministrazioni, enti e universitàche ospiteranno gli Sportelli in-

formativi sul microcredito e l’au-toimpiego nelle regioni degliObiettivi Competitività regionalee occupazione e Convergenza.Apertasi a fine gennaio, con sca-denza fissata per il 28 febbraio, lamanifestazione di interesse ha avu-to un boom di richieste e a causadel grande afflusso sono stati pro-rogati i termini fino al 6 marzoscorso. Le manifestazioni di inte-resse pervenute alla scadenzadell’Avviso sono 136: 92 nuoveadesioni, per oltre l’80% ricadentinell’Ob. CRO, e 44 “rinnovi”diadesione da parte delle ammini-strazioni del Sud che hanno atti-vato uno Sportello tra il 2013 e il2104 con il Progetto “Microcredito

61PROGETTI

* Responsabile Comunicazione Progetto “Micro-Work” - ENM

SUL TERRITORIO

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e Servizi per il Lavoro”. Micro-Work offrirà alle amministrazioniselezionate, con le quali sono statisottoscritti i Protocolli di intesa,l’assistenza necessaria per l’avviodello Sportello e l’offerta del ser-vizio, sia attraverso specifici per-corsi formativi in presenza sia gra-zie al supporto della piattaformaretemicrocredito.it. Pone in evi-denza il coordinatore FrancescoVerbaro: “È interessante segnalareil notevole numero delle richiestericevute in seguito alla pubblica-zione della manifestazione di in-teresse per la selezione delle am-ministrazioni, enti e università cheospiteranno gli Sportelli informativisul microcredito e l’autoimpiegonelle regioni degli Obiettivi Com-petitività regionale e occupazionee Convergenza. Una crescente at-tenzione che ha comportato laproroga dei termini della manife-stazione di interesse. Un dato im-portante, un segnale che confermal’elevata esigenza da parte delleamministrazioni di fornire risposteal tema dell’occupazione anche

attraverso il microcredito nelle di-verse regioni italiane seppur nelledifferenti necessità e difficoltà.S’intende in tal modo coinvolgerequei soggetti che già svolgono,o sono autorizzati a svolgere, at-tività di orientamento e accom-pagnamento al lavoro ai sensi didell’art. 6 del decreto legislativo10 settembre 2003, n.276, affinchépossano essere sviluppate nuovecompetenze in materia di orien-tamento al microcredito e agli in-centivi per il lavoro autonomo el’autoimpiego rivolti a coloro chesono alla ricerca di un’occupazio-ne. Seguono le fasi della sotto-scrizione dei protocolli di intesae dei seminari formativi”. Ed èproprio sulla informazione/forma-zione che il Progetto punta. Dopola conferenza stampa di presen-tazione del 27 gennaio scorso aRoma presso il Campidoglio e ilconvegno di apertura a Milanodel 5 febbraio presso la Cameradi Commercio, l’attività esternaprosegue con i seminari formativi,in calendario tra il 25 maggio e il19 giugno nelle città delle regioniitaliane. Sono diretti a coloro che

saranno incaricati di gestire glisportelli informativi ed è per questaragione che rappresentano unaparentesi di fondamentale aggior-namento, un investimento nel ca-pitale umano per i funzionari coin-volti, un’occasione che l’ENM offreper approfondire nel merito que-stioni dirimenti e complesse. Icorsi nascono per trasferire ai fun-zionari indicati dagli enti: le co-noscenze tecniche, le conoscenzetematiche, le conoscenze di analisi.Rappresentano in sintesi il primomomento di creazione di reti didiscussione e confronto a livellolocale e, in futuro, nazionale. Ilpercorso è concepito nella con-vinzione di comunicare tre ideechiave: innovazione, qualità del-l’offerta informativa, servizio. “Per-ché - conclude il presidente Baccini- è nel servizio che risiede l’azionedell’ENM. La sfida è ambiziosa,coinvolgente, e va nella precisadirezione di una finanza che in-cluda, finalmente”.

62 PROGETTI

Microfinanza | 2015

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63TITOLO RUBRICA

on solo un aiuto concretoper aiutare le persone nel

momento del bisogno, per recu-perare autonomia economica eautostima sociale: il microcreditova inteso anche come un “dono”dal punto di vista umano, unmodo per mettere competenze,conoscenze e tempo a servizio dichi è rimasto solo. Un dono che,nello stesso tempo, deve svilup-pare un senso di responsabilità econsapevolezza che consenta achi lo riceve di riuscire a restituireciò che gli è stato dato. A spie-garci che cos’è e come funziona ilPrestito della Speranza che, dal2008 ha erogato 26 milioni di cre-diti a 4.500 famiglie, è Don An-drea La Regina, responsabile deimacro-progetti della Caritas Ita-liana.

Che cos’é e come nasce ilPrestito della Speranza?

Il Prestito della Speranza 3.0 nascesulla base di precedenti esperienzefatte grazie ad un accordo tra L’As-sociazione Bancaria Italiana e la Con-ferenza Episcopale Italiana con le

banche che scelgonodi partecipare. Il pro-getto ripartito que-st’anno è regolato dauna convenzione tra la Ceicon Banca Intesa Sanpaolo e prevedeun fondo di garanzia di 25 milioni dieuro da restituire con tassi agevolati.Questa terza fase vede la collabora-zione della Caritas Italiana, delle Ca-ritas Diocesane e di Vobis, associa-zione di volontari bancari per leiniziative nel sociale. In particolare, laCaritas con i suoi oltre quattromilaCentri di Ascolto sparsi sul territorioitaliano, ha creato un sistema di col-legamento diretto con le persone. Glioperatori volontari, che hanno unaformazione pastorale, sono a dispo-sizione per ascoltare chi ha bisognodi una mano o chi vuole realizzare unpiccolo sogno imprenditoriale.

Qual è il valore delmicrocredito?

Il microcredito deve essere uno stru-mento non solo economico ma anchedi incontro tra il capitale sociale edumano dei volontari e le persone chehanno bisogno di aiuto, secondo una

logica del dono. I vo-lontari mettono a di-

sposizione tempo, com-petenze, conoscenze: un

meccanismo che si giocasulla fiducia. L’accesso al credito in-fatti deve essere il frutto di un donoma insieme sviluppare un senso di re-sponsabilità in chi lo riceve. E il doveredella restituzione rappresenta una ga-ranzia per chi viene dopo, affinché al-tre persone possano usufruire dellastessa possibilità. Questo obiettivo siraggiunge attraverso un servizio ditutoraggio che consente alle personedi essere ascoltate e di uscire dallasolitudine.

Qual è il bilancio dei primi mesidi attività?

Dall’inizio di marzo a metà maggiosono state ascoltate più di mille per-sone. Il bisogno di essere messi in con-dizione di accedere al credito è ancoramolto forte, ma è un percorso che vacostruito. Realizzare una vera inclu-sione umana oltre che sociale e met-tere le persone nella condizione di nonaver più bisogno di essere aiutati, ne-cessita di un iter complesso.

PROGETTI

N

Valentina RENZOPAOLI

CARITAS E PRESTITODELLA SPERANZA

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Qual è il target delle personeche si rivolgono ai vostri Centridi Ascolto per ottenere unprestito?

Nella maggioranza dei casi si trattadi persone che hanno perso il lavoro,che hanno avuto un problema di sa-lute, che vivono una situazione di so-vraindebitamento non ancora graveo che, per un evento temporaneo, nonsono più riuscite a portare avanti lenormali esigenze della famiglia. Par-liamo in sostanza di una classe mediadevastata dalla crisi economica. Inmolti casi la famiglia non riesce più apagare l’affitto di una casa o un mu-tuo o le rate di una finanziaria. Inaltri casi, non si riescono ad affron-tare le spese per la cura degli anzianio per soddisfare le esigenze di fami-liari portatori di handicap. Con loStato sociale praticamente smantel-lato, questi disagi portano verso unarealtà di esclusione sociale.

Quanti sono gli stranieri chehanno chiesto il fondo?

Possiamo dire che si tratta per un75% di italiani e per il restante 25%di immigrati.

Quali sono le modalitàdell’erogazione?

Il credito sociale e per le famiglie di-sagiate prevede un’erogazione del pre-stito fino ad un massimo di 7.500euro, mentre quello per le microim-prese raggiunge un importo massimodi 25mila euro. Questa seconda formadi credito è stata erogata perlopiù agiovani sotto i 35 anni che voglionoiniziare un’attività, a realtà coopera-tive o a piccole società che voglionorilanciare la propria azienda.

Il contatto diretto con la gentevi permette di avere una visioneprivilegiata della realtà: secondola vostra percezione, la crisi sista attenuando oppure no?

Il fatto che in due mesi e mezzo ab-biamo avviato oltre mille pratiche giàla dice lunga. Un altro dato è rile-vante: 117 di queste sono richiesteper avviare progetti di microimpresa;una percentuale molto più alta ri-spetto agli anni precedenti. Moltiscommettono su un nuovo lavoro per-ché la realtà della disoccupazione au-menta ancora invece di diminuire.

Il fatto che però si tenti unanuova strada può essere lettoanche come segno di speranza?

La speranza è quella della dispera-zione, un segnale che la crisi lavora-tiva è stata gravissima. Con una cre-scita dello 0,3 del Pil non si puòinvertire questa tendenza. Credo checi vorrà ancora parecchio tempoprima di superare la crisi, soprattuttoper quanto riguarda l’aspetto occu-pazionale.

Papa Francesco ha più volteaffermato “Lavoro significadignità. La disoccupazionegenera esclusione sociale”.Perché secondo lei c’è questaattenzione così frequente altema da parte Sua?Papa Francesco sottolinea che illavoro non è solamente uno stru-mento per produrre reddito e con-sentire un sostentamento econo-mico. Ma è anche e soprattutto lostrumento attraverso il quale av-viene la realizzazione della per-sona. Il lavoro rappresenta, nellariflessione cristiana, la modalitàdell’uomo per collaborare con il di-segno della creazione e diventarea immagine e somiglianza di Dio.

64 PROGETTI

Microfinanza | 2015

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65TITOLO RUBRICA

ra le Caritas Diocesane chepartecipano al progetto

Prestito della Speranza, ideato peraiutare le persone in difficoltà adaffrontare necessità impellenti ospese impreviste, c’è la CARITASDI BENEVENTO. Ormai da diversi anni ha struttu-rato sul territorio una retein grado di acco-gliere coloro chevogliono rivol-gersi ai fondiper il micro-credito, comeci spiega il co-ordinatore Angelo Moretti.

Quali servizi offre in tema dimicrocredito la Caritas diBenevento?

Insieme alla Conferenza EpiscopaleItaliana e all’Associazione BancariaItaliana la Caritas di Benevento è riu-scita, all’inizio del 2015, a far ripartireun servizio in cui crediamo molto: ilPrestito della Speranza, un fondo di

garanzia per le persone che ver-sano in condizioni di vulnera-

bilità economica e sociale.

Quali sono le condizioni?Per quanto riguarda il mi-crocredito sociale il fondo

prevede l’erogazione di finan-ziamenti a tassi agevolati per

un importo fino a 6mila euro che puòessere rinnovato per una sola volta.Mentre per agevolare l’avvio di un’at-tività o di una microimpresa abbiamoprevisto l’erogazione di un importofino a 25mila euro.

Come è nata l’idea di sviluppareun servizio di credito sociale afavore delle persone che sitrovano in difficoltà?

Il primo progetto è nato nel 2008quando abbiamo deciso di formare,grazie uno specifico corso, un pool diuna quindicina di volontari e creare ilprimo Sportello per il Microcredito sulterritorio. Insieme al Comune di Be-nevento è nato un Fondo di 50mila €

PROGETTI

T

Valentina RENZOPAOLI

BENEVENTO,MODELLO IN ATTIVO

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66 PROGETTI

Microfinanza | 2015

di tipo socio-assistenziale. In tre anni,fino al 2011, siamo riusciti a sosteneredieci famiglie con prestiti da 5milaeuro ciascuno. Ci siamo subito resiconto di quanto fosse importante que-sto servizio e così nel 2011 con il Cen-tro di Ascolto Diocesano abbiamo datovita ad un progetto più organizzato earticolato, con l’aiuto di psicologi edesperti bancari in pensione che sonoin grado di dare informazioni tecnichee di supporto.

In questi anni che tipo dipersone si sono rivolte al vostroFondo?

Sono soprattutto persone italiane chehanno perso il lavoro e che all’improv-viso si sono trovate a brancolare nelbuio. In gergo tecnico si chiamano“soggetti non bancabili”, persone chenon hanno la possibilità di chiedereun prestito alle banche e che non rie-scono ad affrontare le necessità quo-tidiane oppure spese familiari impre-viste.

Cosa rappresenta per loro ilFondo della Speranza?

Davvero una grande possibilità. Moltidi loro avevano già provato altrestrade, ad esempio rivolgendosi a fi-nanziarie alle quali poi non sono statiin grado di restituire i soldi. E dopoessere stati segnalati per morosità sisono trovati completamente tagliatifuori dal mercato. In questi casi il no-stro compito, oltre a risistemare il de-bito, è stato anche quello di educareall’utilizzo di questi strumenti chespesso nascondono un risvolto moltopericoloso.

Si spieghi meglioSecondo la nostra esperienza, il bom-bardamento della pubblicità che esaltail valore delle finanziarie ha causatoun vero disastro culturale, generandol’illusione di poter contare su possibi-lità che invece non sono reali.

Dal 2008 ad oggi qual è stato ilperiodo più nero?

Il 2014 è stato l’anno più difficile. Finoal 2011 infatti i prestiti che abbiamoerogato sono stati tutti restituiti. Poic’è stato il crollo: tra il 2012 e il 2014la solvibilità è drasticamente dimi-

nuita. Lapercentualedelle fami-glia che nonsono statein grado direstituire ilfondo è sa-lito al 50%.Nella mag-gior partedei casi si ètrattato dipersone che

non sono riuscite a rientrare nel cir-cuito professionale. Anche per questola Caritas di Benevento ha attivato unaltro progetto “pilota” che sta dandobuoni frutti, è proprio il caso di dire.

Di cosa si tratta?Abbiamo sviluppato un coaching d’im-presa per accompagnare persone ri-maste senza occupazione lungo unpercorso di “agricoltura sociale”. E’ unmodo nuovo e diverso di fare credito,attraverso l’affidamento di terreniagricoli che erano rimasti incolti e ilcomodato d’uso di piccole strutturerurali abbandonate. Gli appezzamentimessi a disposizione, di proprietà dellaDiocesi ed enti diocesani, danno lapossibilità di creare nuove opportu-nità, posti di lavoro e di insegnare unmestiere.

Quali risultati avete ottenutofino ad ora?

Abbiamo attivato due fattorie chehanno coinvolto circa dodici persone,e con la collaborazione del Comune diRoccabascerana, in provincia di Avel-lino, abbiamo rianimato un anticoborgo dove ora lavorano altre diecipersone.

Ci sono progetti nel cassetto incollaborazione con l’EnteNazionale del Microcredito?

Stiamo lavorando insieme. In partico-lare, l’idea è quella di realizzare unnuovo fondo di garanzia in grado disviluppare un effetto leva occupazio-nale su un territorio come quello cam-pano che ha particolarmente bisognodi essere sostenuto.

Dormitorio del rifugio per senzatetto di Berlino nel 1930

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67IDEE

L’economia di comunione èun modello economico pro-

teso al “dare”, non a tenere tutto persé». È questa la riflessione che sot-tende al libro “Dalle settimane so-ciali al microcredito e all’economiadi comunione” (per i tipi di CittàNuova Edizioni), scritto da monsi-gnor Giuseppe Silvestre - docentedi teologia all’Istituto teologicocalabro S. Pio X e cultore di dirittocanonico, ecclesiastico e delle re-ligioni, presso l’Università MagnaGrecia di Catanzaro -, assieme aSuzana Mattiello, insegnante direligione e consacrata, del Movi-mento dei Focolari. Un percorsodi 226 pagine per riflettere sulrapporto dell’uomo con i beni esulla necessità di un’economia so-stenibile. Una via possibile, mache rimette tutti gli attuali para-metri in discussione. Il libro ana-lizza con competenza e precisionela situazione attuale e le suecause, ma non con rassegnazione,anzi, con lo sguardo proteso allasperanza. «Non più la produzione alcentro, bensì l’uomo. È da qui chedobbiamo ripartire. Ecco la speranza», dice l’autore.

Mons. Silvestre, perché oggietica ed economia non vannopiù insieme?

È una storia che viene da lontano. Laparola “economia” in greco - comeusata da Aristotele per la prima volta- significa “regola dell’amministra-zione della casa”, è cioè la regola cheamministra la quotidianità di una fa-miglia. Fino all’Illuminismo, etica edeconomia sono andate insieme,quando poi hanno cominciato a for-marsi - già a Firenze con i Medici - ibanchieri, allora l’etica si è distaccatadall’economia, si è cominciato a pen-sare solo al profitto, all’accumulo, al-l’aumento del capitale. L’illuminismo,poi, ha esasperato tale concezione, eil punto di riferimento è diventato l’in-dividuo. Non si co-struiscono più re-lazioni, perchéciascuno si appro-pria di quello di cuiha bisogno, senzapreoccuparsi deglialtri. In un’econo-mia basata sullaproduzione e basta,tutto diventa stru-mento, mezzo; se

l’obiettivo è il denaro, anche la per-sona diventa un mero strumento, In-vece, ciascuno deve contribuire alcambiamento, anche rinunciando “aun po’ di proprio”, in favore “del dare”.

Il libro presenta le settimanesociali (nate nel 1907 comereazione al non expedit, ildivieto papale rivolto ai fedelidi partecipare alla vita politica,e poi diventate unappuntamento fisso a cadenzapluriennale, per guidarel’azione dei cattolici nel mondodel lavoro, ndr) comeun’esperienza particolarmentesignificativa.

Con le settimane sociali, la Chiesa ita-liana vuole raggiun-gere una maggiorecoscientizzazione deicredenti sulla dot-trina sociale dellaChiesa e, nello stessotempo, passare ilmessaggio che la fedeva incarnata nellastoria, nella vita quo-tidiana. Il credentenon deve solo andare

Romina GOBBO*

LA CONDIVISIONECOME SOLUZIONE

* giornalista freelance, più volte inviata in areedi crisi e Paesi in via di sviluppo

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68 TITOLO

Microfinanza | 2015

a messa la domenica e compiere i pre-cetti, ma deve impegnarsi a cambiarela storia e le relazioni nella società.Solo passando dall’indi-vidualismo alla ricercadel bene collettivo, sipuò comprendere ap-pieno il messaggio evan-gelico e arrivare a unapiù equa redistribuzionedelle ricchezze. Già nel-l’Antico Testamento c’èun richiamo al benedell’altro, alla garanziache l’altro possa usu-fruire del beni della terra.Poi, a partire dalla RerumNovarum (1891), molteencicliche hanno questitemi, fino ad arrivare alla“Caritas in Veritate” diBenedetto XVI eall’“Evangelii Gaudium”,di papa Francesco, chesono davvero rivoluzio-narie. A mio avviso, ri-conciliare etica ed eco-nomia è possibile proprioa partire dalla dottrinasociale della Chiesa, madobbiamo cominciare achiederci quale sia la no-stra condizione di cre-denti di fronte alle sfidedella società attuale. Sfide, che possono essere vinte -come dice la Mattiello, co-autricedel libro - solo se il futuro sarà fon-dato sulla “cultura dell’incontro edella responsabilità del bene co-mune”.

Mentre la prima parte del libro

è densa di riferimenti teologicie biblici, la seconda si soffermasu esperienze concrete di

microcredito e dieconomia dicomunione. Sono segni di speranzache nel futuro possa es-serci un’economia soste-nibile. Il microcredito èun’esperienza iniziatacon l’economista in-diano Muhammad Yu-nus. Egli sceglie di met-tere la scienzaeconomica al serviziodella povertà, aiutandocon piccoli prestiti le fa-miglie dei quartieri po-veri. Pochi dollari per ac-quistare una macchinada cucire, o una muccada latte. Un modello chesi è poi diffuso in tuttoil mondo, ispirando nu-merosi esperimenti neiPaesi in via di sviluppoe in numerose economieavanzate.L’economia di comu-nione deriva da una fe-lice intuizione di ChiaraLubich, fondatrice delMovimento dei Focolari.

Nel 1991, durante una visita in Brasile,ebbe modo di vedere che le aziendecreavano ricchezza, ma solo per gliimprenditori, mentre i lavoratori,sfruttati, rimanevano fuori dalla ri-partizione dei profitti. Lei, dunque,propose una maggiore attenzione allamanodopera, innanzitutto attraversoun salario adeguato, ma anche inve-

stendo gli utili per creare nuovi postidi lavoro e allargare la base dei bene-ficiari. Ma la cosa più importante èfar circolare negli ambiti lavorativi laparola “amore”, perché l’altro è primadi tutto una persona che dobbiamoamare, così come dice l’enciclica “Ca-ritas in Veritate”. Per la prima voltaun documento parla di amore nel-l’economia, un’economia basata sullacentralità dell’uomo.

Il modello della Lubich è stato adot-tato da alcune imprese che hannoscelto di improntare la vita azien-dale alla cultura di comunione. Iprofitti vengono messi in comune,non solo con il fine di nuovi investi-menti, ma anche per aiutare per-sone in difficoltà, e per creare nuoviposti di lavoro. Un circolo virtuosoche può rappresentare una rispostaconcreta alla crisi economica mon-diale.

Mons. Silvestre, che cosa pensadell’Expo?

Potrebbe essere un momento forte perfare un esame di coscienza sulla si-tuazione del nostro pianeta, sulla ne-cessità di una maggior attenzione,non solo allo sviluppo, ma anche ainostri consumi, che devono essereequilibrati, perché altrimenti il pianetanon regge. Gli analisti hanno stabilitoche, nel 2030-2040 se si va avanticon questo ritmo, non basteranno duepianeti per sostenere i consumi. Il pe-ricolo è che l’Expo venga strumenta-lizzato dalle multinazionali, interes-sate a piazzare sul mercato i propriprodotti, e che non vi sia un richiamoalla necessità della sobrietà.

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69WORLD NEWS

he cosa avranno in comune una capra, unaspazzola per i capelli, una vettura, delle sementi,

dei mattoni, un chioschetto in legno e una macchinada cucire? Che restituiscono dignità personale e au-

tostima. Allora ben venga “l’economiaalternativa”, per chi, a causa del-

l’impossibilità di presentaregaranzie, non può accedere

al finanziamento bancario. Ben-venuti nel mondo del microcre-dito, che offre opportunità e sti-

mola le potenzialità produttivee commerciali. Là dove leopportunità mancano, unacapra può essere il viaticoper riprendere in mano lapropria vita e dare un futuroai figli. La capra è latte, capretti esterco. Latte per i figli de-nutriti, ma anche prodottoda vendere; capretti, da do-

nare ad altre donne bisognosedella comunità, per alimentare un

circolo economico virtuoso; sterco,da usare come combustibile, per ri-scaldare le gelide notti afghane. Dal2002, a consegnare personalmentele capre nei quartieri più poveri diKabul, ma anche nei villaggi rurali,in quelli più impervi, a oltre 2.000metri d’altezza, proprio posti “da

capre”, ci va Carla Dazzi, responsabiledi “Una capra per le donne afghane”,un progetto della onlus bellunese “In-sieme si può”, realizzato in collabora-

zione con il Cisda (Coordinamento Italiano SostegnoDonne Afghane) e le partner in loco: Hawka (Humani-tarian Assistance for Women and Childrenof Afghanistan) e Rawa (RevolutionaryAssociation of the Women of Afgha-nistan).Sempre puntuale, Carla, anche neiluoghi più a rischio, come Ar-ghandai, nella provincia diKandahar, ex roccaforte deitalebani, e anche nei mo-menti di maggior tensio-ne. «Allora bisogna con-segnare e scappare».“Beneficiarie privilegiate”sono le vedove. Hanno per-so il marito durante i vari con-flitti, oppure per l’esplosionedegli Ied (Improvised ExplosiveDevices), gli ordigni rudimentali, chetanto piacciono agli insorgenti, eche tengono con il fiato sospesomilitari e civili.«Le vedove sono le più reiette della so-cietà, è necessario aiutarle nell’acquisi-zione di una piccola autonomia eco-nomica - spiega la Dazzi -. Portiamole capre, perché sono tra i pochianimali in grado di sopravviverein quelle terre aride e stremateda una guerra senza fine. Nonc’è niente di più bello che vederela felicità negli occhi di questedonne, mentre ricevono un dono,per noi insignificante, ma per lorostraordinario».

Romina GOBBO*

C

ECONOMIA ALTERNATIVA

foto Elena Guerri dall’Oro

* giornalista freelance, più volte inviata in areedi crisi e Paesi in via di sviluppo

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L’autosufficienza economica è il primo passo verso ilriscatto sociale delle donne, soprattutto nei Paesidove hanno sempre contato poco. E la voglia diriscatto è la spinta per la riuscita. Maty, 58 anni, tre figli, ma una grande famigliaallargata di 40 persone, una tipica African family, èuna delle donne inserite nel progetto “Village Savingand Loans Association” (VSLA) di Plan Italia, in Senegal,nel villaggio di Cherif Lo, nella regione di Thies. Maty è un’imprenditrice “multitasking”: si occupa dipastorizia, agricoltura e, grazie all’acquisto di unavettura, trasporto pubblico. Il tutto è iniziato graziead un prestito di 1.000 dollari. Una cifra interessante,considerando che a certe latitudini già 50 o 100 euro

fanno la differenza. Maty aveva già le attività, ma ilcredito le ha permesso di implementarle e, soprattutto,migliorarne la redditività, grazie anche alla formazione,parte fondamentale del progetto. «Uso una pressa afreddo per produrre olio di arachidi, tengo quelloche mi serve, il resto lo vendo. La polpa di arachidi ri-masta è cibo per i miei animali, così risparmio». Nonc’è spreco, né dispendio di denaro. «Si chiama valuechain, catena di valore, una parola che ho imparatodurante la formazione», spiega soddisfatta Maty.In Senegal, Plan Italia ha sostenuto la creazione di657 gruppi, di cui fanno parte 1.763 donne, in 146villaggi, nell’area arida e secca compresa fra SaintLouis (capoluogo del Paese prima dell’attuale Dakar),Thies e Kaolack. «Il progetto VSLA - spiega Insa Gas-sama, project manager di Plan Senegal per la microfi-

nanza - contribuisce anche a cambiamenti di strategia,in termini di una migliore pianificazione finanziaria.Nei nostri corsi, educhiamo proprio a questo. Le per-sone acquisiscono tutti gli strumenti per poter avviareprogetti dai risultati sicuri. Per lo più, i prestiti vengonoerogati ad un gruppo, i cui membri sviluppano fiduciae solidarietà nei confronti l’uno dell’altro. Più tuttisono regolari nei pagamenti delle rate, più il sistemafunziona e il gruppo può continuare nella propriaattività senza difficoltà». Il “metodo Plan” significaanche condivisione della conoscenza. Il piccolo villaggiodi Guelakh, nel nord del Senegal, ad una ventina dichilometri da Saint Louis, ne è un esempio. QuandoPlan è arrivata in queste terre, ne ha capito subito le

potenzialità, rendendosi però anche conto delle grossedifficoltà, come la scarsità d’acqua. L’approcciointegrato - che ha combinato miglioramenti infra-strutturali con investimenti in capitale umano - haportato questo villaggio, non solo sulla strada dellosviluppo, ma anche a porsi al servizio di altri villaggivicini, alla ricerca di un futuro migliore. È nata pure“Saving and Loan Association”, che fornisce prestitifino a 25mila franchi sefa (circa 38 euro) per sei mesi,senza interessi, per aiutare i piccoli imprenditori, e leattività si sono moltiplicate e diversificate. Oggi aGuelakh arrivano giovani da fuori, per imparare lebasi della meccanica, la falegnameria, il cucito ed ilcommercio. «La mia vita è totalmente cambiata - conclude Maty -quando, durante una sessione formativa, intitolata

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“Modello di imprenditorialità”, ho ricevuto una schedacon il disegno di un’automobile; riguardava il businessdei trasporti. L’idea di acquistare un veicolo per farneun’attività commerciale, non mi era mai venuta, perchémi sembrava impossibile da realizzare. Ma quel giorno,mi sono detta: “Perché no?”».I progetti di microfinanza devono essere contestualizzatie, naturalmente, in accordo alle leggi del Paese. Eccoperché in questo periodo il microcredito in BurkinaFaso, del Movimento Shalom di San Miniato (Pisa) èin stand by, in attesa del nuovo agreement con il Mi-nistero dell’economia, dopo una recente revisione le-gislativa. Procedono invece i progetti in Senegal eUganda. Dal 2010, quando Shalom ha avviato l’iniziativa,nei tre Paesi interessati, sono state rag-giunte 1.600 donne (699 solo in Senegal),che rimangono le beneficiarie privilegiate,anche qui per lo più riunite in cooperativeo gruppi formali, che garantiscono tra-sparenza e tempestività. «Viene stilatauna successione temporale, pertanto chiè in lista d’attesa si premura di “stimolare”i predecessori alla restituzione del debito,in una sorta di autocontrollo interno -spiega il referente Stefano Torre - così fa-cendo, i debiti vengono saldati in 12/15mesi. Alla quota capitale, viene aggiuntauna piccola percentuale di interesse, in modo da ge-nerare utili per la copertura delle spese di gestionedel progetto stesso». In Senegal, la referente Shalom è Fatou Kebe, felicedei successi ottenuti con il microcredito. «C’è chi haaperto una sartoria, e confeziona anche abiti da sposa,ma anche chi ha aperto un negozio di alimentari, epoi abbiamo aiutato ad avviare molte attività agricole».Con Fatou, percorriamo le strade di Dakar, per visitarei vari progetti, fino ad arrivare alla grande fieraagricola, dove mi presenta orgogliosa le “sue donneimprenditrici”, che espongono i loro prodotti. Alle ugandesi le idee non mancano. Così, grazie almicrocredito, sono sorti saloni di parrucchiere, attivitàdi produzione e vendita di carbone, ma anche di ali-mentari, attività agricole e di ristorazione, nonché

negozi di abiti. Qui alla capra si preferisce la mucca,ma l’utilizzo è lo stesso: latte e carne per sé e per lavendita. E, se tutto va per il verso giusto, si parte conun animale e si realizza un allevamento. Un “giro d’af-fari” che si vede dalle case: il fango lascia il posto amattoni e lamiere. È evidente che lo sviluppo di unPaese è direttamente proporzionale alla sua stabilitàpolitica. Ed ecco perché Burkina, Senegal e Ugandahanno grandi potenzialità.Si rivolge invece a sostenere visite mediche e spesesanitarie il progetto di microcredito proposto dal Vis,Volontariato internazionale per lo sviluppo (che siispira a san Giovanni Bosco) in Bangladesh, nell’areadi Utrail, distretto di Netrokona, una delle zone più

indigenti del Paese. L’intervento finora ha coinvolto198 famiglie, ciascuna delle quali contribuisce, men-silmente, in base al proprio reddito, alla costituzionedi un fondo, del quale potranno beneficiare quantiavranno bisogno di cure. Tale prestito viene poi gra-dualmente restituito secondo un programma perso-nalizzato, a seconda della situazione economica. Finorail tasso di restituzione è stato del 98%. Un ottimo ri-sultato, conseguenza anche del pieno coinvolgimentoe della fattiva partecipazione delle famiglie beneficiarie,sia nella fase di ideazione che di implementazione.“Lavorare con” è la ricetta per la sostenibilità dei pro-getti, oggi una filosofia quasi ovvia, ma nel recentepassato era il “sistema assistenziale-caritativo” adessere ampiamente praticato da onlus e organizzazionigovernative e non. Il Bangladesh, poi, ha una marcia

WORLD NEWS

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in più, visto che il microcredito è natoproprio lì, grazie all’idea illuminatadell’economista e banchiere locale,Muhammad Yunus, che nel 2006 gliha valso il Nobel per la pace. Vendita di abiti usati e di pesci essiccati,bancarelle di frutta e verdura, ma anche dipolli, piccole botteghe di sartoria, laboratoridi intaglio del legno, produzione di ciabattee souvenir. Tutte attività che possono essereavviate tramite Karibuni onlus, che ha ideato “Obiettivolavoro”, su suggerimento della diocesi di Malindi, inKenya. Ai parroci il compito di organizzare nelle variecomunità dei comitati, anche interreligiosi, allo scopodi individuare famiglie interessate ad aprire bottegheartigianali e commerciali, che diano garanzia di serietàe affidabilità nella restituzione del credito, dandopriorità ad attività femminili. Un vero contratto d’onoree di fiducia tra la famiglia bisognosa e la diocesi, chefunge da ente erogatore. Ma non è solo una questione economica, ne sonoconvinti alla Fondazione Pangea onlus, che ha pro-grammi di microfinanza in Afghanistan, Nepal e India.“A strumenti prettamente finanziari - si legge nel sito- affianchiamo sempre servizi non finanziari di forma-zione tecnica legata alle attività di imprenditoria, ge-stione del credito e raccolta del risparmio e, oltre aessi, strumenti che rafforzino nelle donne le capacitàdi leadership, l’autostima, la consapevolezza dei propridiritti, della propria salute; ogni programma nasce da

un confronto con le donne delle co-munità presso le quali si va a operare;ogni microcredito è concesso sullabase di regole trasparenti tra Pangea

e la richiedente”. Sono le donne leprotagoniste del microcredito, perché

sono considerate più virtuose - da loro di-pende la vita dei figli, e lo sanno bene - eanche perché molti padri, mariti e fratellispesso sono emigrati. Oggi, dunque, empo-

werment, inteso come capacità di compiere le propriescelte e perseguire obiettivi personali, è parola notaa tutte le latitudini, però in alcune la strada perarrivarci è ancora impervia.Ma la strada alle donne africane - abituate da semprea percorrere chilometri per andare a prendere l’acqua- non ha mai fatto paura. Sembra di vederle, avvolte in tessuti colorati, con illoro portamento da modelle, aiutate nella postura dagrandi ceste in equilibrio sulla testa. Camminano,scandendo i passi, quasi danzando, ogni tanto intonanoun canto tradizionale, mentre si avviano chi alla ban-carella, chi al negozio, chi nei campi a seminare...Sarà un’altra giornata dura. Ma quando il lavoro c’è,la vita può cambiare. Quello che non cambia in Africasono i ritmi. Il sole scende e una coltre scura avvolgele attività diurne. È il momento del riposo. Ma primac’è ancora un po’ di tempo, magari per un “sabar”,una festa improvvisata davanti a casa, per ringraziarea passi di danza delle opportunità insperate.

Microfinanza | 2015

www.365giorni.org/https://plan-international.org/where-we-work/africa/senegalwww.movimento-shalom.org/www.karibuni.org/www.volint.it/vis/www.pangeaonlus.org/

ASSOCIAZIONI DI CUI SI PARLA

Romina Gobbo coni referenti shalom

a Dakar

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er Haiti, una strategia di sviluppo che sia real-mente sostenibile non può prescindere dalla ri-

soluzione dei problemi ambientali. Ce lo insegna la si-tuazione socio-economica in cui versa lo Stato con lasua storia fatta di tragedie umanitarie e tumulti politici.Tra i paesi più poveri del mondo, Haiti è oggi sull’orlodel precipizio, ma il ricorso alle energie a impatto zeropotrebbe essere il motore per uscire dalla spirale di mi-seria e decadenza che attanaglia la società e che impe-disce di guardare al futuro con ottimismo.Il 12 gennaio 2010 un terremoto di magnitudo 7.3 col-pisce l’entroterra di Haiti, la zona più popolosa delPaese, coinvolgendo circa 3 milioni di persone.1 Oltre220 mila i morti stimati e un danno economico di 7.804miliardi di dollari.2 Definito come il più potente che sisia mai abbattuto su Haiti in 200 anni, il sisma ha inte-ressato il centro amministrativo ed economico del Paese,distruggendo le sedi di istituzioni pubbliche e private,partner internazionali e ONG. Sulla scia del disastro, in-genti capitali e aiuti umanitari sono stati riversati sulPaese ma l’inazione del governo, congiuntamente conl’inefficacia di alcune errate misure adottate dalla coo-perazione internazionale, non hanno fatto altro chepeggiorare la catastrofe. Già prima del disastro Haitiera afflitta da una dilagante miseria, con grandi disu-guaglianze sociali, infrastrutture fragili, problemi am-bientali, e soprattutto un governo debole. Il disastro haportato alla luce e amplificato tutte le vulnerabilità e i

problemi del Paese.5 anni dopo il terremoto, il bilancio è ancora negativo:la situazione socio-economica haitiana, preesistente allatragedia si è cronicizzata in una spirale discendente.Secondo lo Human Development Report dello UNDP3,con riferimento all’IDH (indice di sviluppo umano4),Haiti si è collocata nel 2014 al 168° posto/187 classifi-candosi come il paese più povero del continente ame-ricano e tra i più poveri dell’intero pianeta con circal’80% di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Oggi Haiti è senza parlamento e il suo presidente,Michel Martelly, accusato di aver bloccato l’avvio delleriforme necessarie alla ripresa politico-economica delPaese, governa per decreto. Ma questo è solo l’ultimoatto di una lotta per il potere che dura ormai da quasi30 anni e rende gli attori politici incapaci di eleborareuna governance globale, un piano strategico di svilupposostenibile che venga “dall’interno” e non “dall’alto”,non sia cioè imposto dalla presenza internazionale.Il principale settore produttivo di Haiti resta, anchedopo i fatti del 2010, l’agricoltura che interessa circa il70% della popolazione. Diversamente da quanto accadenegli altri paesi in via di sviluppo, per gli haitiani

73TITOLO RUBRICAWORLD NEWS

Andrea TURATTI*

P

CUCINE SOLARI PERMONT-ORGANISE’

* Presidente AFNONLUS

RESPONSABILITÀ AMBIENTALE, ENERGIE RINNOVABILI EMICROCREDITO, PAROLE CHIAVE DEL PROGETTO ‘CUCINE SOLARI PER MONT-ORGANISÉ’ DI AFNONLUS PER INCREMENTARE LO SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO DELLA POPOLAZIONE DI

1 International Federation of the Red Cross2 Haiti Earthquake PDNA: Assessment of damage, losses, general

and sectoral needs 3 2014 Human Development Report - Sustaining Human Progress:

Reducing Vulnerabilities and Building Resilience (UNDP)4 L’HDI è un indice che misura lo sviluppo umano secondo 3 dimen-

sioni: standard di vita adeguati, durata media della vita, salute eaccesso all’istruzione.

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l’accesso alla terra non rappresenta unproblema: il 93% delle famiglie ha unterreno da coltivare, l’82% ne è pro-prietario, mentre solo il 7% è senzaterra.5 Tuttavia, il settore economicoprincipale del Paese porta il marchio del-l’inefficienza della leadership politica. Lamancanza di infrastrutture adeguate, le scarsepossibilità di accedere al credito, di meccanismiche regolamentino la risoluzione dei contenziosifondiari, l’impoverimento delle terre, sono conseguenzedi direttive politiche inadeguate e insufficienti che hannocontribuito ad ostacolare lo sviluppo rurale. A ciò si èaggiunta anche la massiccia migrazione di profughi

dalle città verso le zone rurali del Paese a seguito delterremoto che ha avuto un impatto negativo sullefamiglie legate alla coltivazione della terra. Per soprav-vivere, alla popolazione rurale non è rimasto che ricorrerea metodi di sfruttamento del territorio che contribuisconoad acuire il degrado ambientale. A partire dal 1992, con il vertice internazionale sulclima di Rio de Janeiro, il Governo ha adottato dellemisure per la tutela ambientale che, tuttavia, non hannoportato a risultati rilevanti. Negli ultimi 30 anni, infatti,la copertura forestale si è ridotta al 3.6% del territorio6,mentre, nel 1923, secondo stime della FAO, era del60%. Questo disastro ambientale è diretta conseguenzadella pressione demografica: non solo più del 90%della popolazione utilizza legna come risorsa energetica7,ma negli ultimi anni sono andati rapidamente crescendo

le richieste di legno per le costruzioni elo sfruttamento senza regole della terraper soddisfare i bisogni alimentari. Di-rettamente connesso al fenomeno della

deforestazione è la desertificazione: leriserve acquifere di Haiti stanno andando

incontro ad una progressiva diminuzione.L’acqua è inaccessibile al 38% 8della popolazionee l’inquinamento minerale e organico dellefalde acquifere sta peggiorando mettendo a

rischio la salute della popolazione. Insomma, il Paese èsull’orlo di una crisi ambientale senza precedenti senon si adotta una politica ambientale complessiva chedebba però essere parte integrante di una strategia di

sviluppo sostenibile che venga “dall’interno”.Ed è proprio questa la logica che sottende l’interventoche AFNONLUS, in collaborazione con l’ENM e il partnerhaitiano PACNE ONG, intende proporre per iniziare amigliorare le condizioni di vita della popolazione haitiana:la diffusione di un modello di cucina solare tailor made,compatibile cioè con i bisogni sociali, ambientali, climaticie culturali del luogo.L’analisi dello scenario internazionale, sempre più orien-tato verso soluzioni “tecnologiche” a impatto zero, haispirato l’idea di sostenere Haiti facendo ricorso alle

Microfinanza | 2015

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5 Il contesto macroeconomico e il settore della microfinanza adHaiti – Caritas 2012

6 World Bank Data 20127 UN FAO Forestry Statistics 20148 World Bank Data 2014

I rappresentanti diAFNonlus

sperimentano lacucina solare

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energie rinnovabili e in particolare all’energia solare,che è pulita, facilmente accessibile, e praticamente acosto zero. Non solo gli haitiani sono già abituati aseguire il ciclo solare, ma le “cucine solari a concentra-zione” progettate da AFNONLUS sono di tecnologiasemplice, di facile manutenzione e montaggio e nonhanno bisogno di “esperti”: è possibile, infatti, impararea costruirle con materiali reperiti in loco, abbattendonon solo i costi di un’eventuale spedizione, ma anchedel ricorso continuo a personale tecnico qualificato, fa-vorendone, così, la facile diffusione presso la comunità.Va, inoltre, sottolineato che i materiali scelti hanno ca-ratteristiche di sostenibilità e biodegradabilità, e il di-spositivo è energeticamente autonomo (non richiedecioè combustibile né attività di accen-sione) per essere ad impatto zero sul-l’economia ecologica locale. Come luogo di sperimentazione del-l’intervento AFNONLUS ha scelto lacomunità di Mont-Organisé, un piccolocomune dell’arrondissement di Oua-naminthe nel dipartimento del Nord-Est, dove opera dal 1985 e dal 2010,congiuntamente con PACNE (ONG lo-cale), per offrire aiuti concreti ai nucleifamigliari esodati a seguito del terre-moto, come il sostegno nelle piccolenecessità quotidiane, l’avvio di piccole attività agricoleper favorire l’autosostentamento, borse di studio uni-versitarie in agronomia e progetti di recupero ambientalee agricolo. Comunità rurale isolata sulle montagne delNord, priva di elettricità e acqua canalizzata, Mont-Or-ganisé è il perfetto punto di partenza dell’intervento:un ristretto microcosmo fotografia del macrocosmo hai-tiano in cui è possibile sperimentare e valutare l’impattosociale del progetto, creare cioè un modello esportabilenell’intero Paese e, successivamente, in tutte le zonedel mondo che vivono le stesse criticità.Con il proposito più ampio di migliorare le condizionidi vita della popolazione di Mont-Organisé, l’obiettivoè da un lato rispondere alle emergenze ambientali,agricole, alimentari (food security), e di approvvigiona-mento energetico, e dall’altro creare i presupposti e le

condizioni per favorire uno sviluppo della microimpresanel settore delle tecnologie a impatto zero. In questomodo, si verrà a generare un circolo virtuoso chefavorirà lo sviluppo socio-economico della comunità.Anche la scelta di partire dalle 20 scuole che AFNONLUSsostiene a Mont-Organisé risponde a un’esigenza precisa,ovvero la consapevolezza che la comprensione da partedelle nuove generazioni dell’importanza delle cucinesolari produrrà benefici a lungo termine su tutta la co-munità locale e sulle future generazioni nell’ottica diuno sviluppo sostenibile della società che venga “dal-l’interno”. Destinatari principali dell’intervento sono,dunque, i 5.564 alunni AFNonlus e le loro famiglie. Perla sua attuazione, l’intervento prevede il coinvolgimento

degli insegnanti che diventano i primi utilizzatori e co-noscitori delle cucine solari. Dopo un periodo di forma-zione, questi si organizzeranno in pool di formatori conl’obiettivo di trasmettere il know-how, sensibilizzare lacomunità circa il food security, l’utilizzo consapevoledelle risorse agricole, i benefici sociali, economici e am-bientali derivanti dall’introduzione della nuova “tecno-logia” e i problemi ambientali legati all’abuso di legna.Si istituirà, poi, una linea di montaggio delle cucinesolari in loco e, infine, verranno attivati programmi dimicrocredito ad hoc.Per responsabilizzare la popolazione e incoraggiarla adavere un ruolo attivo nello sviluppo del Paese, si èscelto, fatta eccezione del prototipo, di non donare lecucine solari, ma in collaborazione con l’Ente Nazionaleper il Microcredito, attraverso accordi con istituzioni fi-

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nanziarie locali, di garantire microprestiti di circa 300dollari agli abitanti di Mont-Organisé per l’acquistodelle cucine solari. Il microcredito è uno strumentocardine per il raggiungimento del macro-obiettivo del-l’intervento: il miglioramento delle condizioni di vitadella comunità passa attraverso l’inclusione sociale dellecategorie più svantaggiate stimolandone l’iniziativa eco-nomica e concorrendo alla creazione e alla diffusione diimprenditorialità per la lotta alla povertà. L’obiettivo a

lungo termine è quello di avere un impatto reale sul-l’economia haitiana rendendo il Paese autonomo, indi-pendente dall’influenza internazionale.Responsabilità ambientale, energie rinnovabili e micro-credito, sono le parole chiave per l’attuazione di strategiedi sviluppo sostenibile “dall’interno”, strategie checoinvolgano tutti gli aspetti fondamentali per la crescitadi Haiti: economia, tutela dell’ambiente, salute, ali-mentazione.

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Haiti - Indice de Desarrollo HumanoFecha IDH Ranking IDH2013 0,471 168º

2012 0,469 168º

2011 0,466 167º

2010 0,462 165º

2008 0,458 149º

2005 0,447 146º

2000 0,433 131º

1990 0,413 113º

1980 0,352 102º

Haiti - Indice de Desarrollo Humano Haiti

Superficie 27.750 km2

Abitanti 10.173.775

Tasso di mortalità 8.6 su 1000

GHI (Indice mondiale della fame) 23

Popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno 78%

Superficie coperta daforeata 3.6%Fonti: WFO, World Bank, FAO, UNICEF

AFNONLUS ad HaitiDal 1985, AFN Onlus s’impegna attraverso il SAD persostenere l’infanzia svantaggiata ad Haiti aumentandoil tasso di scolarizzazione nelle aree rurali e contribuendo allo sviluppointegrale del bambino con percorsi formativi incentrati sui valori universalidella cooperazione reciproca. A causa anche del forte analfabetismo (35%della popolazione), infatti, la maggioranza delle persone è rimasta ferma aduna sola economia di sussistenza. La speranza di avviarsi verso un possibilesviluppo è legata alla attivazione, almeno per i bambini, di un inizio di scola-rizzazione che consenta in futuro l’apprendimento di un lavoro proficuo. Secondo la Croce Rossa Internazionale, il terremoto del 12 gennaio 2010avrebbe coinvolto più di 3 milioni di persone i cui circa 45.000–50.000sarebbero rimaste uccise. All’indomani della tragedia, AFNONLUS ha avviatoil progetto “Centro accoglienza profughi a Mont-Organisé” in collaborazionecon il partner locale Action contre la Pauvreté du Nord Est – PACNE per ac-cogliere i nuclei famigliari provenienti dalle zone più disastrate.Il progetto ha permesso la costruzione di una struttura sicura e accoglienteper offrire aiuti concreti ai nuclei famigliari ospitati e il sostegno nellepiccole necessità quotidiane fino all’avvio di piccole attività agricole perfavorire il loro autosostentamento.

La cucina solare sfrutta due sempliciprincipi della fisica: la concentra-zione dei raggi solari, che trasformal’energia solare in termica e l’ac-cumulo di energia termica grazieai legami chimico-fisici della materiairradiata. Le cucine solari che AFNintende utilizzare ad Haiti: sono tec-nologicamente avanzate ma semplicida costruire; raggiungono i 400°C;mantengono il calore per 25 ore,anche senza irraggiamento solare;non hanno bisogno di stringenti ca-ratteristiche ambientali per esserefunzionali; non richiedono un ingentecapitale per la loro costruzione;sono di facile diffusione, sempliceutilizzo e facile manutenzione; uti-lizzano materiali biodegradabili perridurre l’impatto ambientale.

0,45

0,30

0,15

‘85 ‘90 ‘95 2000 ‘05 ‘10

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77TITOLO RUBRICA

adagascar, un paese del conti-nente africano tra i più poveri,

con l’87% della popolazione che vive al disotto della soglia di povertà e con unodei più bassi PIL pro capite al mondo. Ilivelli di inclusione finanziaria sonomolto bassi, con solo il 5,5% di adultiche detiene un conto bancario pressouna istituzione finanziaria (2011). Questo accesso limitato ai servizi finanziaririflette in generale il settore finanziario del Ma-dagascar, che rimane altamente concentrato e limi-tato rispetto al resto del continente. Il settore

comprende 10 banche, 6 istituzioni finan-ziarie non bancarie e 30 istituzioni di micro-

finanza; solo due banche - la Bank of Africa(BOA) e la BFV-Société Générale - hanno fi-

liali fuori della capitale Antananarivo. Lebanche commerciali detengono l’84% deltotale attivo del sistema finanziario, maoffrono ai loro clienti solamente una

gamma limitata di prodotti di risparmio e dicredito. Secondo il rapporto del Gruppo della

Banca MondialeDoing BusinessReport

Lisa Kristina STAHL*, Francesco STROBBE**

M

MADAGASCAR

Tab. 1: Il settore della microfinanza in Madagascar 2011 2012 2013 June 2014

Numero di punti di servizio 738 785 820 850

Tasso di penetrazione nelle famiglie 19.50% 22.69% 24.61% 25.7%

Numero di membri e / o clienti 836,375 984,683 1,098,075 1,164,544

Percentuale di soci donne e / o clienti 46.02% 45.92% 47.03% 47.31%

Crediti in essere (in milioni di MGA) 244,576 314,791 387,682 445,428

Risparmio in circolazione (in milioni di MGA) 193,095 233,530 309,434 344,299

1 US$ = 2,830.03 MGA (28 Feb 2015) Fonte: Coordination Nationale de la Finance Inclusive (CNFI)

SFIDE E OPPORTUNITÀ PER L’INCLUSIONE FINANZIARIA

* Junior Professional Officer presso la Banca Mondiale** Senior Financial Economist presso la Banca Mondiale

Traduzione e adattamento a cura di Stefano Battaggia Consulente in Affari Europei

WORLD NEWS

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Microfinanza | 2015

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2015, in merito alla facilità di ottenere credito, il Ma-dagascar si colloca globalmente al 180° posto nellaclassifica delle 189 economie. L’economia rimane ingran parte basata sul contante, mentre le crisi poli-tiche succedutesi nel corso degli anni hanno creatouna cultura del prestito ostile al rischio, che favorisceil prestito con garanzia e la concentrazione dei pre-stiti nelle mani di alcune grandi società. Secondo idati della Enterprise Survey, a partire dal 2013 lapercentuale di imprese con un prestito bancario ouna linea di credito in Madagascar ammontava soloal 14,5%, a fronte di una media dell’Africa Subsaha-riana del 23,6%. Con le banche commerciali che si concentrano su unnumero limitato di mutuatari a basso rischio, la-sciando quindi disservita gran parte della popola-zione meno abbiente, il settore della microfinanzamalgascia è cresciuto rapidamente negli ultimi anni.Il numero di istituzioni di microfinanza (IMF) regi-strate ha raggiunto quota 30, dalle 25 nel 2009. Il

numero di clienti totale è cresciuto del 16% ognianno per raggiungere il milione nel 2013. Il tasso dipenetrazione delle famiglie era pari al 22.69% nel2012, con un incremento di oltre il 6 punti percen-tuali dal 2009. I depositi e i prestiti sono cresciuti dipari grado, rispettivamente con tassi di crescita an-nuale composti del 32% e del 29% tra il 2009 e il2012. Il credito in essere totale nel 2014 è stato di445.428 milioni di Ariary e il risparmio di 344.299 mi-lioni di Ariary.I clienti della microfinanza vengono raggiunti attra-verso un numero crescente di punti di servizio: 803nel 2013, rispetto ai 652 del 2009. La distribuzionegeografica dei punti di servizio è molto concentrataintorno ad Antananarivo e nelle regioni vicine; lealtre regioni del Madagascar devono invece farfronte a una pesante penuria di punti di servizio, so-prattutto nelle tre regioni più svantaggiate in rela-zione alla dimensione della popolazione - Betsiboka,Melaky Atsimo e Andrefana nel sud-ovest del Ma-

dagascar. Il grafico 1 mostra i punti di distribuzionegenerale del servizio di erogazione della microfi-nanza nel Paese. La situazione attuale in Madagascar presenta un po-tenziale enorme di aumentare l’accesso ai finanzia-menti, specialmente nelle zone rurali. Consapevoledi questa domanda insoddisfatta, il governo del Ma-dagascar - attraverso la Dichiarazione di Maya - hafissato degli obiettivi nazionali e si è impegnato amigliorare in modo significativo l’accesso ai finanzia-menti, aumentando il tasso di penetrazione nelle fa-miglie dal 22,6% nel 2012 al 38% entro il 2017. Altriobiettivi sono quello di garantire la disponibilità didati nazionali affidabili e aggiornati sull’inclusione fi-nanziaria e di riformare le leggi e le normative vi-genti, al fine di sostenere l’inclusione finanziaria - inparticolare nel settore del servizi bancari attraversola telefonia mobile (mobile banking) e nella tuteladei consumatori. Il go-verno ha inoltre

sviluppato una strategia di inclusione finanziaria peril periodo 2013/2017 con un focus specifico sulle po-polazioni vulnerabili che dipendono dall’agricolturae lo sviluppo della micro-assicurazione, nonché deitrasferimenti di denaro attraverso la telefonia mobile(mobile money). Il mobile money potrebbe essere potenzialmente unelemento rivoluzionario in Madagascar permettendodi superare la sfida delle infrastrutture esistenti limi-tate, di una popolazione in gran parte rurale senzaaccesso fisico alle banche e delle notevoli dimen-sioni del paese. Dal 2013, il Madagascar fa parte deiprimi 9 paesi al mondo con più conti di mobilemoney che conti bancari convenzionali. Il tasso dipenetrazione della telefonia mobile si attesta al 51%nel 2012 ed oggi ci sono tre distributori di servizi dimobile money sul mercato.Alla luce di queste novità che investono il settoredella microfinanza, sono stati intrapresi sforzi per raf-forzare la regolamentazione e la vigilanza. Attual-

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79TITOLO RUBRICA

mente, le IMF (imprese di microfinanza) sono classi-ficate dal regolatore nelle categorie da 1 a 3, in basealla loro dimensione. Le IMF di categoria 1 sono lepiù piccole e possono concedere solo prestiti abreve termine entro dei massimali bassi. Non pos-sono movimentare i depositi e non sono soggettialle norme prudenziali. Le IMF di categoria 2 pos-sono concedere prestiti di dimensioni piccole emedie all’interno del loro massimale regolamentatoe devono rispettare le norme prudenziali. Le IMF dicategoria 3, le più grandi, possono concedere abreve, medio e lungo termine prestiti, entro massi-mali più grandi; devono inoltre rispettare specifichenorme prudenziali. Le mutue costituiscono una ca-tegoria a sé: entro le categorie 2 e 3 non sono auto-rizzate a movimentare depositi dal pubblico (nonsoci). Le IMF nella categoria 2 e 3 sono autorizzatea raccogliere depositi se hanno uno status di società

a responsabilità limitata a capitale fisso e un aziona-riato diffuso. Complessivamente, nel Paese ci sono4 IMF di categoria 3, 13 di categoria 2 e 13 di cate-goria 1.La crescita del settore della microfinanza e il poten-ziale di espansione dei servizi finanziari mobili richie-dono di trovare il giusto equilibrio tra l’inclusionefinanziaria e la stabilità finanziaria. Il ruolo dell’agen-zia di regolamentazione e di vigilanza (CSBF) diventafondamentale in questa materia. Le procedure di su-pervisione in situ e non, nonché le competenze divigilanza, richiedono un costante aggiornamento eformazione al fine di consentire alle autorità di rego-lamentazione di mantenere il passo con il ritmo del-l’innovazione. La rinnovata fase di stabilità politica offre una grandeopportunità per il Madagascar di promuovere ri-forme del settore finanziario, che possono aiutare astabilire un quadro giuridico e normativo modernoe adeguato, in grado di sostenere la creazione di unambiente favorevole per lo sviluppo sostenibile del

Despite the existing regulatory oversight, the microfinancesector in Madagascar is increasingly fragile today. Onemutual microfinance network - TIAVO - was declaredinsolvent last year because of considerable governanceissues, mismanagement and fraud. An external provi-sional administrator was appointed by the Commissionde Supervision Bancaire et Financiere (CSBF) and dis-covered that a total of 20 billion Ariary of fictitiouscredits. The dire financial situation of the TIAVO networkhas had a negative impact on several other MFIs havingdeposits with TIAVO or having contributed to its financing. End of 2014, three MFIs were considered in distress:OTIV Boeny and two other category 2 MFIs all showednegative equity levels. Further, Portfolios at Risk (PARs)have been high and increasing for several MFIs. Atleast 6 MFIs have registered losses and some have anegative net worth.

This challenging situation and the fragility of the micro-finance sector call for increased supervisory action.Recent events have confirmed the existence of a super-visory deficiency in Madagascar. Insufficient capacity ofthe CSBF has resulted in a decreased quality of on andoff-site inspections, limited ability to process the availablefinancial data and delays or lack of actions to supportredress of distressed institutions. Supervision and en-forcement of prudential standards are weak. Related tothe overall politically fragile context, ongoing bankingand financial sector reforms have also been delayed andare only taken-on now. The legal and regulatory frameworkgoverning the microfinance sector dates back to 2005and there is no framework for MFI resolution. Establishinga more recent and appropriate legal and regulatoryframework will ensure the creation of an enabling envi-ronment for the sustainable development of the sector.

ABSTRACT

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settore finanziario. Aumentare l’accessoai servizi finanziari peruna gran parte della

popolazione malgascia èuna chiara priorità. Al

contempo, rafforzare laregolamentazione e lasupervisione del set-

tore della microfinanzaper promuovere la sta-

bilità è una condizione ne-cessaria per garantire la

sostenibilità di ogni sforzo diinclusione. Crediamo che il Ma-

dagascar sia ora in grado di af-frontare con successo queste

sfide, attraverso la collaborazionedi soggetti pubblici e privati e con

il supporto di partner di sviluppo,con l’obiettivo finale di far progredire

servizi finanziari sicuri e inclusivi per lapopolazione malgascia.

Graf. 1: distribuzione geografica dei fornitori di servizidi microfinanza (al dicembre 2014). Fonte: Coordina-mento Nationale de la Finance Inclusive (CNFI)

1 ACCESSBANQUE M/CAR

2 ACFP M/CAR

3 AGRICRED

4 APEM/PAIQ

5 CECAM

6 CEFOR

7 CEM

8 EAM-FINANCES

9 FANAMPIANA IVOARANA

10 FIVOY

11 HARD! FINANCE

12 IFRA (FIVOY ENTERPRISE)

13 MADA CREDITO

14 MAMELASOA

15 MAMPITA

16 MECI

17 MICROCRED B. M/CAR

18 MUTUA FIDE MICROF.

19 ORD/MIC

20 OTIV DIANA

21 OTIV/SAVA

22 OTIV/TANA

23 OTIV/ZAM

24 OTIV Zl

25 PAMF

26 SIPEM

27 SOAHITA

28 TIAVO

29 TITLM

30 VAHATRA

31 VATSY

32 VOLA MAHASHIA

33 ODRD

34 OTIV BOENY MAHAJANGA

35 PAPM-CDA

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