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moleskine 3 C ome fulmine a ciel sereno il Papa lascia, mentre la politica raddoppia simboli e alleanze, non soddisfa, perde di credibilità, ricicla i contendenti inchiodati alle poltrone del potere. Benedetto XVI è stanco, ritiene che per reggere la soglia di Pietro ci voglia vigore, altrimenti il gregge sfugge alla guida del Pastore. Un gesto di somma umiltà che non trova riscontro in politica, dove ciascuno dichiara di avere la formula magica per risanare il Paese. Passata la festa gabbato il santo, dicevano i saggi, non immaginando che il vecchio adagio restasse inusto nei secoli, per tornare propizio e di scena, dopo ogni campagna elettorale. L’illusione è lumeggiata fino all’ultimo spoglio, la speranza permarrà fino alla riprovata delusione! Si è inventato di tutto e di più, è stata promessa la luna, mari e monti, nel senso di montagne, si è giocato sulle tasse, sulla sicurezza, le scuole, la sanità, i tagli alla cultura e quant’altro l’elettore anelasse ascoltare. Si è fatto a gara per spararla più grossa in materia di promesse, si sono stretti patti anche diabolici, purché si potesse vincere. Col “porcellum” sarebbe stato relativamente facile elaborare pronostici sulle probabilità dei candidati, bastava tener conto della posizione assegnatagli dal partito di militanza. Comunque, essendo il nostro magazine uscito in edicola a ridosso delle elezioni, la festa è già passata, adesso non resta che gabbare il santo! Se così sarà, avrà fatto bene chi, a torto, non è andato a votare, oppure coloro che a ragione e malgrado tutto, si siano recati alle urne? Ai posteri l’ardua sentenza, tenuto conto che i posteri saranno in agguato dietro l’angolo, perciò la partita è da giocare tutta e subito! Se la politica, come si è detto, non ripristinerà la credibilità, riacquistando fiducia, non ci sarà bisogno della sfera di cristallo per capire come andrà a finire! Il sorriso morirà sulle labbra dei prescelti, quando i più, invece di continuare a piangere si adopereranno per sgamare illusori bluff ? Sono troppo sotto il naso le emergenze: “ripresa e lavoro”, come sono indelebili gli impegni assunti in campagna elettorale. Chi andrà a governare è bene si ricordi, ove avesse smarrita l’agenda della memoria, che i veleni tra contendenti erano sul metodo, non sulla sostanza, perciò assieme ai nuovi compari si adoperi a fare sul serio, perché la storiella del “campa cavallo che l’erba cresce” ha fatto il suo tempo. Il popolo è stanco ed incazzato. Dopo le vergogne ascoltate in campagna elettorale, con lunghe giaculatorie di vicendevoli accuse su scandali d’ogni ordine e grado, la gente è stufa, smaliziata, sta all’erta, diventa sempre più diffidente, difficile da infinocchiare. Non dimentichiamo che i poveri hanno toccato il tetto del 75 pro cento della popolazione, pertanto non si possono più mantenere compensi politici così onerosi, manager a peso d’oro, contributi ai partiti, che si sono scoperti milionari per i vari, stratosferici ammanchi di cassa. Pure gli ammaestramenti ecclesiali ribadiscono sempre meno di porgere l’altra guancia. Per quanto ci riguarda, già nella conferenza episcopale di Palermo del 9 ottobre 2012, rievocata nella nostra città il 7 corrente, i vescovi siciliani additavano l’insipienza della classe politica siciliana “sempre più avvitata su se stessa, incapace di progettualità e di guardare al vero bene comune”. Denunciano il decadimento culturale, politico, sociale ed economico dell’isola, auspicando che prevalga diamantina la “stella della giustizia”. l EDITORIALE Geri Villaroel IL PAPA LASCIA, LA POLITICA RADDOPPIA

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Come fulmine a ciel sereno il Papa lascia, mentre la politica raddoppia simboli e alleanze, non soddisfa, perde di credibilità,

ricicla i contendenti inchiodati alle poltrone del potere. Benedetto XVI è stanco, ritiene che per reggere la soglia di Pietro ci voglia vigore, altrimenti il gregge sfugge alla guida del Pastore. Un gesto di somma umiltà che non trova riscontro in politica, dove ciascuno dichiara di avere la formula magica per risanare il Paese. Passata la festa gabbato il santo, dicevano i saggi, non immaginando che il vecchio adagio restasse inusto nei secoli, per tornare propizio e di scena, dopo ogni campagna elettorale. L’illusione è lumeggiata fino all’ultimo spoglio, la speranza permarrà fino alla riprovata delusione!Si è inventato di tutto e di più, è stata promessa la luna, mari e monti, nel senso di montagne, si è giocato sulle tasse, sulla sicurezza, le scuole, la sanità, i tagli alla cultura e quant’altro l’elettore anelasse ascoltare. Si è fatto a gara per spararla più grossa in materia di promesse, si sono stretti patti anche diabolici, purché si potesse vincere. Col “porcellum” sarebbe stato relativamente facile elaborare pronostici sulle probabilità dei candidati, bastava tener conto della posizione assegnatagli dal partito di militanza. Comunque, essendo il nostro magazine uscito in edicola a ridosso delle elezioni, la festa è già passata, adesso non resta che gabbare il santo! Se così sarà, avrà fatto bene chi, a torto, non è andato a votare, oppure coloro che a ragione e malgrado tutto, si siano recati alle urne? Ai posteri l’ardua sentenza, tenuto conto che i posteri saranno in agguato dietro l’angolo, perciò la partita è da giocare tutta e subito! Se la politica, come si è detto, non ripristinerà la credibilità,

riacquistando fiducia, non ci sarà bisogno della sfera di cristallo per capire come andrà a finire! Il sorriso morirà sulle labbra dei prescelti, quando i più, invece di continuare a piangere si adopereranno per sgamare illusori bluff? Sono troppo sotto il naso le emergenze: “ripresa e lavoro”, come sono indelebili gli impegni assunti in campagna elettorale. Chi andrà a governare è bene si ricordi, ove avesse smarrita l’agenda della memoria, che i veleni tra contendenti erano sul metodo, non sulla sostanza, perciò assieme ai nuovi compari si adoperi a fare sul serio, perché la storiella del “campa cavallo che l’erba cresce” ha fatto il suo tempo. Il popolo è stanco ed incazzato. Dopo le vergogne ascoltate in campagna elettorale, con lunghe giaculatorie di vicendevoli accuse su scandali d’ogni ordine e grado, la gente è stufa, smaliziata, sta all’erta, diventa sempre più diffidente, difficile da infinocchiare. Non dimentichiamo che i poveri hanno toccato il tetto del 75 pro cento della popolazione, pertanto non si possono più mantenere compensi politici così onerosi, manager a peso d’oro, contributi ai partiti, che si sono scoperti milionari per i vari, stratosferici ammanchi di cassa. Pure gli ammaestramenti ecclesiali ribadiscono sempre meno di porgere l’altra guancia. Per quanto ci riguarda, già nella conferenza episcopale di Palermo del 9 ottobre 2012, rievocata nella nostra città il 7 corrente, i vescovi siciliani additavano l’insipienza della classe politica siciliana “sempre più avvitata su se stessa, incapace di progettualità e di guardare al vero bene comune”. Denunciano il decadimento culturale, politico, sociale ed economico dell’isola, auspicando che prevalga diamantina la “stella della giustizia”.

l ’ EDITORIALEGeri Villaroel

IL PAPA LASCIA, LA POLITICA RADDOPPIA

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SFERA dEllA miA vERità, lA politicA RiAvRà cREdibilità ?