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ECONOMIA VERONESE trimestrale n.2 - Anno 12 - giugno 2013 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili Imaforni Geva Riva Marmi Grafiche Nicolis Zanella personaggio Gianni Dal Moro

Economia Veronese giugno 2013

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Rivista edita da Apindustria Verona. Bimestrale di economia, affari, cultura.

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Gianni Dal Moro

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sommario

inserzionisti

Economia Veronese - giugno 2013 3

editoriale 5

610141822

44

54

60

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3033

ImaforniGevaRiva MarmiGrafiche NicolisZanella

Buone prassi per pianificare la manutenzione in azienda

PDCA Plan–Do–Check–Act

Le clausole risolutive espresse nei contratti d’agenzia

Il sistema CONAI e la gestione del Contributo Ambientale

La rivoluzione di un Papa

Gianni Dal Moro

Relazioni economicheItalia - RussiaPillole di Imprenditorialità

RiconosciamociLa nuova dimensione del business al femminile

Apivenetofidi

ambiente e salute

fiscale

previdenza

legaleApidonne

il punto

profili

il personaggio

attività

48Lo stato del cloud in ItaliaApigiovani

50

52

AMO Arena MuseOperaIl Festival del Centenario 2013 all’Arena di Verona

terza pagina

36Il Gruppo Samo testimonial d’impresa

territorio

Anno 12 - Numero 2Giugno 2013

Rivista trimestralepromossa daAPINDUSTRIA

www.apiverona.it

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICAarteOn di Ilenia Cairo - Veronawww.studioarteon.com

STAMPAIntergrafica Verona Srl - Verona www.intergraficavr.com

FOTOGRAFIEArchivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1393 del 22 marzo 2000

Poste italiane SpASpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprio

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE MPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Fimauto

Banca Popolare

Samo

Bnl

Cattolica

Ferrari BK

Step

Vefim

Albrigi

Adawen

Unicredit

B&C

Perlini

Usarci

Gruppo Argenta

Varmo

Viani

Assicom

Multiutility

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editoriale

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Arturo Alberti

Stiamo vivendo certamente una delle fasi più complesse della nostra storia nazionale.Non solo per l’entità di una recessione economica, le cui drammatiche ripercussioni sono arrivate ormai a lambire la capacità di sopravvivenza delle famiglie, ma anche per il senso di

smarrimento complessivo che stiamo avvertendo e che si è palesato, in particolare, nei 60 giorni che hanno seguito le elezioni.La crisi dei Partiti, l’empasse istituzionale, l’incapacità decisionale, la prevalenza degli interessi di parte su quelli generali, hanno evidenziato la dispersione di una cultura costitutiva ed identificativa, fondata su valori e principi condivisi, che dovrebbero preesistere e precostituire tutte le Istituzioni.La mancanza di questo “comune sentire” ha generato un corto circuito fra Istituzioni e società civile, una frattura che ha creato due mondi distanti, uno incapace (e forse non interessato) a comprendere l’altro.La politica partitica degli ultimi anni ha spesso ostentato l’esigenza di un rinnovamento genera-zionale, ideologico, progettuale, ma solo a fini propagandistici, per rosicchiare qualche voto in più nel breve periodo, in realtà, gli apparati autoreferenziali della politica hanno lavorato per la “con-servazione”, allontanandosi dai temi reali e dalla prospettiva, necessariamente di medio-lungo periodo, di disegnare un Paese normalmente efficiente e moderno.Non è certo un Paese normale quello in cui le imprese devono rassegnarsi a lavorare senza essere pagate, devono investire senza essere orientate da una politica industriale che abbia una visione strategica, devono restare esposte ad una recessione che fa scomparire posti di lavoro senza un’idea, un intervento, un programma in grado di stimolare una ripresa.Ad una simile stagnazione non possiamo e non dobbiamo rassegnarci.Dobbiamo rivendicare e gridare la nostra voglia di un Pese migliore, al passo con i tempi, in grado di valorizzare le sue immense ed uniche risorse, di costruire un sistema economico fondato su una Amministrazione affidabile e su imprese adeguatamente qualificate, di riprogettare un per-corso scolastico e formativo in grado di guardare avanti, di garantire servizi ed opportunità al pari altri Paesi europei.Smettiamola di essere il Paese delle scorciatoie, dello “speriamo che me la cavo”, del perenne stato emergenziale: le forze più responsabili di questo Paese decidano di partire da un vero pro-getto riformatore, in grado di ridefinire una prospettiva di sviluppo sociale ed economico nell’inte-resse del bene comune.Per questo non basta un Governo qualsiasi. Serve un Governo che sappia ricostruire le regole ed i principi sui quali fondare una convivenza civile funzionale a ridisegnare un Pese moderno ed uno sviluppo sostenibile per i prossimi decenni.Salutiamo la nascita del nuovo Governo Letta con l’auspicio che questa consapevolezza sia ra-dicata ed in grado di orientare scelte e comportamenti dell’Esecutivo, introducendo segnali di rinnovamento anche nei rapporti con coloro che realmente rappresentano il mondo del lavoro e delle imprese (in particolare le PMI del manufatturiero).

Economia Veronese - giugno 2013

ALLA RICERCA DI UN PAESE NORMALE

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Esportazione in 83 Pae-si, fatturato 2012 sopra i 75 milioni di euro, per oltre il 90% realizzato all’estero: da Colognola

ai Colli Imaforni, azienda specia-lizzata nella produzione di linee complete per la preparazione e la cottura di crackers e biscotti, ha conquistato il mondo. Un cali-brato percorso di specializzazione produttiva l’ha portata ad essere, come recita il pay-off aziendale, “the basic ingredient”, l’ingredien-te fondamentale, per il successo di molte realtà internazionali delle quali è divenuta partner di ricono-sciuta affidabilità. Una storia lunga 50 anni quella di Imaforni, fondata nel 1962 dai due soci Demetrio Castello e Ugo G. Bademer, che decisero di rilevare dal liquidatore, Giovanni Chiam-pan, la Ima (Industria Macchine Automatiche), azienda dove lavo-ravano, maturando nel contempo la convinzione che, nell’arte di

produrre biscotti, accanto a farina e zucchero, un ruolo importante è svolto dalla tecnologia utilizza-ta. Ricerca, innovazione e forte spinta all’evoluzione tecnica e tecnologica strettamente connes-se alle analisi delle reali esigenze dell’industria dolciaria. Si è mosso in questa direzione il binomio Ca-stello-Bademer, partendo dalla re-alizzazione di forni statici per uso artigianale.La radicale trasformazione dell’a-zienda ha avuto inizio alla fine de-gli anni ’60 con la creazione di due macchinari “rivoluzionari”, il forno a carrelli oscillanti per prodotti lie-vitati realizzato per produzioni su larga scala (Rotomatic) e il primo forno a tunnel automatico (Ciclo-matic). Nel decennio successivo (1970-1980) la progettazione e produzione di forni a carrello ven-ne definitivamente abbandonata. Imaforni si modifica profondamen-te, tanto dal punto di vista dell’or-ganizzazione interna (con un ulte-

PARTNER DEL DOLCE E DEL SALATO

IMAFORNIthe basic ingredient

Demetrio Castello e Ugo Bademer

Sede principale

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riore sviluppo della società in termini di dimensioni) e della struttura di progettazione, quanto da quello del-le strategie commerciali rivolte sempre più alle grandi industrie produttrici di biscotti e salatini. Un nuovo impulso alla crescita fu dato agli inizi degli anni ‘80 dalla progettazione e commercializzazione del primo forno a gas diretto ad alta temperatura per la produ-zione di crackers. Pierluigi Castello, amministratore delegato di Imaforni, che, assieme alla sorella Nadia, che si occupa degli aspetti finanziari, ha preso, all’i-nizio degli anni 2000, le redini dell’azienda, con un graduale e riuscito passaggio generazionale, affer-ma: «Il successo dell’azienda è avvenuto con la rea-lizzazione di linee automatiche complete di macchine formatrici, forno di cottura, sistemi di raffreddamento e dispositivi di ordinamento biscotti. Pochi anni dopo progettammo e installammo il primo impianto per la produzione di savoiardi, tecnologia che rappresenta uno dei nostri punti di forza e che, dopo continui ag-giornamenti, è oggi in grado di garantire una capaci-tà di produzione che arriva anche a 2.000 kg/h».Le cose belle sono create dalla passione, le cose giuste dall’esperienza, il successo dall’innovazione:

profili

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IMAFORNI

Economia Veronese - giugno 2013

Nadia e PierLuigi Castello

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è in questa frase che si può riassumere la filosofia imprenditoriale di Imaforni. «Dal 1962 – prosegue Ca-stello – molto è cambiato a partire dalle competenze tecniche fino alla conoscenza delle dinamiche dei mercati, ma il dialogo e la collaborazione offerti alla clientela, della quale siamo spesso riusciti ad antici-pare le richieste, sono sempre stati per noi un punto fermo. In quest’ottica abbiamo proceduto al poten-ziamento dell’ufficio tecnico dove operano 40 tecnici di comprovata esperienza, impegnati non solo nell’a-nalisi e nella successiva progettazione dell’impianto richiesto, ma anche nello studio di nuove soluzioni. L’azienda è in grado di offrire la più completa assi-stenza anche nella fase di installazione e in quella di gestione attraverso la struttura del servizio Imaservi-ce, composta di 25 addetti».Nei prodotti a marchio Imaforni – una vasta gamma

comprendente sistemi di alimentazione impasto, macchine formatrici, forni delle più svariate tipologie, sistemi di raffreddamento, macchinari per l’ordina-mento dei biscotti pronti per essere consegnati alle macchine confezionatrici – la più perfetta funzionalità si coniuga con contenuti costi di gestione. Imaforni è in grado di realizzare intere linee automatiche com-puterizzate con controllo delle varie fasi di produzio-ne dimensionate alle esigenze del committente: una visione di alta qualità, realmente “tailor made”, ap-prezzatissima all’estero con punte come quella dei Paesi asiatici che attualmente assorbono circa il 30% degli impianti usciti dalla sede colognolese. «I nostri programmi di lavoro – spiega Castello – si sono tra-dotti sempre nell’adeguamento delle tecnologie uti-lizzate: alle macchine per il taglio laser dei metalli si è di recente aggiunta una stazione di saldatura a

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Premiazione Borse di Studio

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mezzo Robot e sono stati adottati software sempre più sofisticati per la progettazione in 3D. Abbiamo inoltre già dal 1996 un centro pilo-ta per testare con i nostri clienti le varie tecnologie possibili». Nulla è lasciato al caso, in quest’azienda che, nonostante le difficoltà del-la congiuntura internazionale, ha già un portafoglio ordini per tutto il 2013 e per i primi mesi del 2014 ed è così in grado di pianificare ul-teriori investimenti in R&D, settore a cui dedica il 10% del fatturato annuo. «Traguardi significativi che ci rendono orgogliosi – sottolinea l’imprenditore – e che condividia-mo con i nostri 191 dipendenti, le-gati a Imaforni da un sentimento di orgogliosa appartenenza. Abbia-mo scelto di investire nel territorio, di non delocalizzare, e siamo stati ripagati dalla fidelizzazione di chi collabora con noi». In occasione del suo cinquantesimo comple-anno, Imaforni, per dare un segno tangibile dell’importanza del con-tributo dato dai collaboratori alla sua storia, ha costituito un appo-sito fondo destinato, attraverso un bando di concorso, a finanziare cinque borse di studio da 3 mila euro cadauna da devolvere ai fi-gli dei dipendenti che, nel 2012, avessero conseguito il diploma di maturità con una votazione mini-ma di 90/100 o una laurea breve o specialistica con voto, pari o superiore, a 100/110. Le borse di studio sono state consegnate a cinque vincitori (un diplomato e quattro laureati), mentre il residuo del fondo è stato suddiviso tra nove dipendenti con figli che fre-quentano l’asilo nido.«Questa è un’iniziativa che si af-fianca ad altre realizzate per la solidarietà – conclude Castello –: siamo fermamente convinti che la leadership non sia fatta solo di tecnologia e abilità nell’intuire gli sviluppi dei mercati, ma che alla base di tutto ci siano i valori del patrimonio umano».•

profili

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Strà, 15837030 Colognola ai Colli (Verona)Tel. 045 6174711Fax 045 6150065

PRODUZIONELinee complete per la preparazione e la cottura di crackers e biscotti

ANNO DI FONDAZIONE1962

TITOLARIFamiglie Castello e Bademer

PRESIDENTEPierluigi ing. Castello

DIREZIONE COMMERCIALEPierluigi ing. Castello

DIREZIONE TECNICARoberto ing. Cassero

DIREZIONE FINANZIARIANadia rag. Castello

DIREZIONE AMMINISTRATIVAGiuseppe rag. Petterlini

FATTURATO 201275 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 77.233 mqCoperta: 23.490 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione e installazione impianti: 91Impiegati: 100

SITO INTERNET/[email protected]

IMAFORNI INT’L S.p.A.

Economia Veronese - giugno 2013

IMAFORNI

Premiazione Borse di Studio

Seconda sede produttiva

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Il Made in Italy ha scoperto quali sono le 3 P che dovrebbero ca-ratterizzare un’azienda sana e vin-cente: le piccole e medie imprese, spesso a conduzione famigliare

– croce e delizia del sistema produt-tivo della nostra Penisola –, su cui si basa l’economia nazionale, dovreb-bero puntare e investire in Produzio-

ni più efficienti, Prodotti innovativi e Passaggi generazionali garantiti. Lo aveva ben compreso Renzo Valentini nel corso della sua storia imprendi-toriale iniziata nel 1978 con l’apertu-ra di GEVA, una piccola carpenteria per la lavorazione del ferro e dell’inox a Caselle di Sommacampagna in un capannone di circa 400 mq preso in

affitto. Un percorso di crescita costan-te, il suo, grazie alla determinazione, all’impegno, e alla capacità di intuire gli sviluppi del mercato. Valentini, in pochi anni, ha integrato l’attività, si è specializzato in molti tipi di lavorazioni (su ferro, inox e alluminio) e nella co-struzione di macchinari, ha aumenta-to il numero degli addetti e ha acqui-

GEVAdagli impianti di imbottigliamento…

a quelli di risalita

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stato una sede produttiva di 2.500 mq (oltre a 6.000 mq di area scoperta) a San Giorgio in Salici (Vr). Ma non è tutto: il crescente sviluppo ha indotto l’imprenditore a continua-re a investire su più fronti – sul personale, sugli impianti, sui macchinari sempre più sofisticati – fino alla decisione di aprire una seconda struttura produttiva di 5.000 mq a Villimpenta (Mn), costruita su un’area di 14.000 mq, con la possibilità di un ulteriore ampliamento di altri 2.400 mq.«L’azienda – racconta la figlia Chiara Valentini – è sorta grazie all’intuizione dei miei genitori e nel 2004, terminati gli studi universitari, ho fatto il mio ingresso in GEVA. Non vo-levamo trovarci impreparati di fronte al tanto temuto pas-saggio generazionale: per questo con un “tutor” davvero speciale, mio padre, ho iniziato subito sul campo la mia formazione professionale». L’“aspirante” imprenditrice si è trovata immediatamente a proprio agio in questo ambien-te, che di solito è un settore di appannaggio maschile, e, oltre ad occuparsi della parte commerciale e degli acqui-sti della materia prima e dei semilavorati, ha cominciato a seguire costantemente lo stato di avanzamento delle commesse, monitorandone la qualità e tenendo sempre sotto stretto controllo i tempi di consegna, affiancata dalla madre Loretta, che si è invece sempre occupata di tutta la parte amministrativa e finanziaria. «Uno degli insegna-menti fondamentali che ho appreso – sottolinea Chiara – è quello che gli imprenditori che hanno vero successo, sono quelli che partono con una produzione ma che, inquadrati potenzialità e limiti, sono pronti a cambiarla. Dopo un’at-tenta valutazione al nostro interno abbiamo diversificato la produzione e ci siamo così affermati tra i nomi di spicco dei costruttori di macchinari prima nel settore alimentare e, successivamente, di altre varie tipologie e settori di ri-ferimento». L’azienda, certificata ISO 9001, opera esclusi-vamente su commessa e grazie al know how raggiunto, ad un team particolarmente specializzato composto da 34 unità, all’alta qualità dei manufatti, può vantare una cliente-la “storica” con la quale ha instaurato un proficuo rapporto di collaborazione e consulenza da parte dei responsabili di produzione, che affiancano il committente in modo da garantire un prodotto finito conforme ai disegni tecnici, ai capitolati e nel rispetto dei tempi di consegna. Tra i pezzi forti che veicolano il nome di GEVA, oltre alla produzione di macchinari per diversi settori (legno, edilizia, eolico) e alla lavorazione della carpenteria, vale la pena evidenziare gli impianti di risalita (sciovie, seggiovie, funivie, cabinovie) e le macchine lavabottiglie. I saldatori qualificati di cui GEVA si avvale, in grado di realizzare particolari complessi, fan-no sì che l’azienda possa distinguersi in un segmento che richiede elevati standard quale è quello funiviario, caratte-rizzato da prodotti rientranti nella fascia di “alta sicurezza”. Di tutto rilievo, inoltre, il posto raggiunto tra i costruttori di macchine per l’industria alimentare e in particolare di mac-chine lavabottiglie di ragguardevoli dimensioni, realizzate

profili

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GEVA

Economia Veronese - giugno 2013

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grazie ad un know how di costruzio-ne del prodotto maturato negli anni dal personale operativo. «Solo per determinati componenti e lavorazioni specifiche – sottolinea l’interlocutri-ce – ci avvaliamo ancora di partner esterni. Siamo infatti dotati di un mo-derno parco macchine a CNC e tutti i processi, dal taglio, alla piega, alla calandratura, all’assemblaggio, fino alla saldatura e al montaggio, avven-gono al nostro interno. Proprio nell’ot-tica di valorizzare la tempistica come elemento strategico, lo scorso anno abbiamo acquistato un taglio laser TRUMPF ad alta tecnologia e, suc-cessivamente, una piegatrice GADE da 7 metri con una potenza di 600 tonnellate a completamento dell’inve-stimento. Una scelta che ha portato ulteriore lavoro, incrementando il vo-

lume d’affari. Chiara, che purtroppo ha dovuto troppo presto prendere in mano le redini dell’azienda dopo la prematura scomparsa del padre, ha saputo interpretare e seguire le linee che aveva tracciato il fondatore, con-sapevole che la sfida della globaliz-zazione, specie in tempi come quelli attuali, richiede una visione lungimi-rante in grado di proporre un brand che sappia bilanciare il proprio busi-ness tra Paesi europei, extraeuropei

ed emergenti. Identificare e investire in nicchie di mercato dall’elevato po-tenziale, dribblare la crisi con l’inter-nazionalizzazione è una capacità non comune e proprio qui sta la chiave dei risultati di GEVA che presenta un fatturato per il 90% realizzato dall’ex-port, con un trend positivo che negli ultimi anni ha registrato un’escalation vertiginosa, passando da un +4,45% del 2010 sul 2009, a un + 19,97% nel 2011, a un + 35,18% nel 2012.•

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SEDE LEGALE E PRODUTTIVA DI VERONAVia dell’Artigianato,16 37060 S. Giorgio in Salici (Verona)Tel. 045 6095196 Fax 045 6095368PRODUZIONECostruzione di macchinari di varie tipologie, lavorazione di tutta la carpenteria in ferro, inox e alluminio, taglio laser e piegaturaANNO DI FONDAZIONE1978AMMINISTRATORE DELEGATO E RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE E FINANZALoretta BarbazzeniRESPONSABILE MARKETING, ACQUISTI E QUALITÀChiara ValentiniRESPONSABILE PRODUZIONEGianfranco PozzatoRISORSE UMANEAddetti alla produzione: 31Impiegati: 3

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 8.500 mqCoperta: 2.500 mq

SEDE PRODUTTIVA DI MANTOVAVia 1° Maggio, 346039 Villimpenta (Mantova)Tel. 0376 573001Fax 0376 573900RESPONSABILE PRODUZIONE Damiano PizziniSUPERFICIE AZIENDALETotale: 14.000 mqCoperta: 5.000 mq

SITO INTERNET/[email protected] (sede Verona)[email protected] (sede Mantova)

GEVA S.r.l.

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“Ricordati di osare sempre”. È questo il noto adagio che Giuseppe Righetti, titolare della RiVa Marmi di Domeglia-

ra, ha adottato come credo ispiratore per la sua avventura imprenditoriale.Lo ripete come un mantra da quando nel 1995 decise, insieme a due amici, dopo una ventennale esperienza maturata nel-le aziende lapidee della zona, di mettersi alla prova come imprenditore, sfruttando l’onda lunga del successo che il marmo, tanto quello grezzo quanto quello lavo-rato, stava vivendo. E il coraggio non è mancato a Righetti nemmeno nel 2005 quando, dopo un periodo di difficoltà dell’azienda, che aveva registrato una perdita del fatturato del 34% causata dal-la contrazione della domanda di manu-fatti lapidei, sia sul mercato interno che su quello internazionale, due soci deci-sero di “abbandonare la nave”. «Le crisi ci sono state anche in passato – ricor-da Righetti –, ma quel momento segnò

davvero un grande cambiamento per il mondo della pietra e per le persone, un cambiamento da cui tutti potevano co-gliere l’opportunità per rinnovarsi, sia a livello personale che professionale». Righetti, per rimettersi in gioco, poteva contare sulla sua determinazione, sulla sua mente aperta, sulla sua flessibilità, doti indispensabili per uscire dalle abi-tudini e abbracciare il nuovo modello di un’economia di business consapevole. Fu la sua grande occasione. Il primo passo compiuto fu la trasformazione so-cietaria (da S.n.c. in S.r.l. unipersonale); il successivo, invece, quello di valutare, una per una, le potenzialità del mercato, in una stagione considerata fra le più diffi-cili per il settore lapideo e, di conseguen-za, individuare gli indirizzi da seguire e le strategie da attivare. L’imprenditore mise così in atto una radicale revisione della politica aziendale, incentrata tanto sulla produzione seriale di pavimenti e rive-

stimenti di diverso formato e spessore, quanto sulla realizzazione personalizza-ta, sempre su commessa, di top, piani per cucina, bagni, scale, accessori per l’arredamento, sia con lavorazioni “luci-de” che “anticate” o “graffiate” per ester-ni. Per un’impresa che voleva scommet-tere sull’innovazione e sull’esportazione era indispensabile non solo dotarsi di nuovi impianti, tecnologicamente all’a-vanguardia, ma anche ideare nuove linee di prodotto. Ecco allora che Righetti stu-dia, crea e propone una gamma di mar-mette dai formati inediti: cm 60x60, cm 61x61, calibrate e bisellate e piastre da cm 70x70 e cm 100x100, tutte con spes-sore da 1 cm che per le loro dimensioni hanno il potere di conferire un aspetto più elegante e più ampio agli ambienti dove vengono posate. Procede alla certifica-zione ISO 9001, sia del processo organiz-zativo che dei prodotti, e attiva rapporti di fattiva collaborazione, molti in esclusiva,

RiVa MARMIPASSIONE PER LA PIETRA

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con alcune delle principali cave nazionali dove si reca per com-piere personalmente la selezione dei materiali, effettuare il col-laudo e perfezionare gli acquisti. È proprio dal luogo d’origine e dalla tecnica estrattiva, che un intenditore del marmo intuisce quale vita e quale futuro avrà quel blocco o quella pietra.«Ma dovevo trovare anche altre strade – sottolinea Giuseppe Righetti – e fu allora che, stimolato dalla nuova concezione della pietra naturale, pensata da progettisti, interior designer e archi-tetti non più solo come prodotto, bensì come materia che deve

essere vista con occhio diverso dal passato, decisi di instaurare con questo “universo del costruire” un nuovo rapporto». Le più recenti tendenze del design litico, grazie anche alle odier-ne sofisticate tecnologie, hanno infatti scoperto e stanno sem-pre più valorizzando un aspetto finora trascurato di questo ma-teriale antico, ritenuto erroneamente statico: la sua duttilità. Le potenzialità creative del marmo non conoscono confini e il suo sapiente utilizzo, la sua storia, il suo colore, la sua innata ele-ganza, ne fanno un materiale unico. «Proprio per rendere anco-

profili

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RIVA MARMI

Economia Veronese - giugno 2013

Giuseppe Righetti

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ra più fattiva la nostra collaborazione con gli architetti – prosegue Righetti –, dando loro la possibilità di visionare e “toccare con mano” materiali e soluzioni, abbiamo inaugurato, in quel di Volargne, un ampio show room, affiancato da un deposito, nel quale abbiamo messo in mostra al-cuni esempi di lavorazioni di pavimenti e piani di lavoro ad intarsio, scale e bagni, realizzati con gli intramontabili Bianco Carrara, Travertino, Botticino, Calacatta e molti altri marmi ancora. Se i materiali utilizzati sono preferibilmente italiani, il nostro mercato è il mondo intero: stiamo articolando e rinforzando la nostra rete di rivenditori soprattutto in Germania e Stati Uniti e abbiamo un rappresentante anche in Russia».Questa costante dinamicizzazione dell’at-tività produttiva e commerciale ha fruttato a Riva Marmi, dal 2005 ad oggi, un incre-mento del 25% del fatturato aziendale, realizzato per il 50% sui mercati esteri. Il bilancio 2012 si è attestato su oltre 4,5 milioni di euro: un successo che l’azien-da di Domegliara condivide con i suoi 14 dipendenti, prevalentemente residenti nel territorio.«Attualmente – continua e conclude l’im-prenditore – la nostra attività si svolge in prevalenza su commessa: il 90/95% dei lavori è il risultato di una trattativa com-merciale con il cliente di cui decifriamo le esigenze, fornendo anche una mirata attività di consulenza sulla scelta del ma-teriale e sulla sua posa in opera. Siamo veri partner, più che semplici esecutori. Stiamo lavorando, ad esempio, in stretta collaborazione con progettisti di impor-tanti opere come la St. George Tower di Londra, per la quale stiamo realizzan-do pavimenti e rivestimenti, o la sede dell’ambasciata americana a Islamadab (Pakistan), della quale stiamo curando la pavimentazione. Traguardi che ci stimo-lano a guardare avanti e a programmare

nuovi investimenti sul fronte della dota-zione impiantistica: stiamo analizzando l’acquisto di una macchina per il taglio a controllo numerico, di una per il taglio a disco diamantato e di un’altra a idrogetto. Il no-stro primario impegno, tuttavia, resta quello di consolidare la fidelizza-zione della clientela che, in un momento di grande competitività come quel-lo attuale, diventa l’ele-mento strategico della sopravvivenza di ogni di impresa, ancor più nel nostro comparto in cui il

futuro si gioca sì sul fronte della ricerca e dell’innovazione, ma anche su una politi-ca commerciale che sintonizzi la sua atti-vità sulle esigenze della committenza».•

SEDE AMMINISTRATIVAVia Sotto Sengia, 837015 Domegliara (Verona)Tel. 045 6888569 Fax 045 6884667

PRODUZIONEMarmette, pavimenti, lastre e blocchi in marmo

ANNO DI FONDAZIONE1995

TITOLAREGiuseppe Righetti

RESPONSABILE MARKETING Giovanna Fasoli (Italia)Oliver dott. Alesini (estero)

RESPONSABILE QUALITÀMauro Dellera

RESPONSABILE PRODUZIONEGiuseppe Righetti

RESPONSABILE AMMINISTRAZIONEMauro Dellera

FATTURATO 20124 milioni e 500 mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.500 mqCoperta: 1.450 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 14Impiegati: 2

SITO INTERNET/[email protected]

RIVA MARMI S.r.l.

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Quella delle Grafiche Nicolis è una storia tutta da raccontare. Una storia di stra-ordinaria intraprendenza che, specie in un momento come quello attuale in cui dobbiamo misurarci con una crisi che

condiziona in modo negativo la nostra vita, può essere presa ad esempio. L’intraprendenza è il filo conduttore che accompagna l’impresa di Sant’Ambrogio di Valpo-licella che muove i suoi primi passi alla fine degli anni Sessanta, quando Guido Nicolis decide di coniugare la sua esperienza lavorativa con il periodo d’oro che stava vivendo l’industria grafica scaligera e apre una sua tipografia. «Mio padre che era un buon conoscitore del settore – ci racconta il figlio Alessandro Nicolis –, avendo lavorato in importanti aziende e nella tipografia del quotidiano locale, scelse di mettersi in proprio, ac-quistò le prime macchine da stampa dimensionate alle

esigenze di una piccola realtà e iniziò ad operare in uno spazio piuttosto esiguo, nel centro del paese di Dome-gliara, in attesa di vedere quale sarebbe stato il suo futuro». I risultati non tardarono ad arrivare e ben presto Nicolis, diventato un punto di riferimento per le aziende del circondario e non solo, si impegnò per investire in macchinari adeguati e, individuato un terreno fabbrica-bile, pensò anche di costruire una sede più spaziosa, funzionale al nuovo carico di lavoro. A causa di un in-cidente, l’imprenditore non riuscì purtroppo a portare a termine i suoi progetti e la moglie Paola, rimasta sola, grazie alla sua determinazione, trovò la forza per reagi-re e per dare una prospettiva ai sacrifici che avevano affrontato insieme: fece crescere l’azienda, aumentò il personale e costruì il fabbricato aziendale nel terreno individuato da Guido. “La forza delle donne deriva da qualcosa che la psicologia non sa spiegare” diceva

Dal 1969 ricerca e cura del dettaglio

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Oscar Wilde, e questo è anche il pensiero di Alessan-dro che ci racconta, ripercorrendoli, gli oltre tredici anni durante i quali sua madre, trovatasi catapultata in una realtà a lei sconosciuta, ha saputo inventarsi impren-ditrice, prendere decisioni, effettuare investimenti ade-guati, individuare strategie vincenti, in attesa di passare le consegne al figlio che aveva indirizzato agli studi di perito grafico.«Nel 1990, conseguito il diploma all’istituto salesiano San Zeno – ricorda Alessandro –, ho fatto il mio ingres-so “ufficiale” in azienda, dove in realtà vivevo fin dalla tenera età e dove ero già impegnato durante il tempo libero o le vacanze estive: pertanto, non mi sono trova-to particolarmente impreparato nell’affrontare i cambia-menti che il mondo della grafica richiedeva».L’informatizzazione dei processi di lavorazione in que-sto settore aveva assunto, negli anni, un ruolo determi-nante e Alessandro Nicolis, non appena passato alla guida dell’azienda, ha saputo attuare un programma di modernizzazione, un vero e proprio restyling ge-stionale, dotandosi di un’impiantistica d’avanguardia, coniugando la tecnologia offset (macchine da stampa tradizionali che garantiscono, unitamente alla grande professionalità degli stampatori, una resa ottimale nella stampa di articoli commerciali) con quella digitale (plot-ter che stampano direttamente dal file evitando costi di lastre e avviamento e assicurando prodotti altrettanto competitivi e qualitativi nelle piccole tirature), ma man-tenendo sempre alti standard qualitativi. «Ho investito risorse ed esperienza per “reinventare” il concetto di arti grafiche che mi era più consono. Capivo – prose-gue l’imprenditore – che era inderogabile una diversa politica commerciale, perché era sempre più importan-te essere, per il committente, consiglieri piuttosto che semplici esecutori e fornitori di un prodotto. Pertanto, nell’ottica di stabilire con i clienti una partnership stra-tegica di consulenza specializzata nella progettazione di un’immagine aziendale coordinata (biglietti da visita, carta e buste intestate, cartelline aziendali, blocchi ap-punti, materiale informativo e promozionale, ecc.), ho cominciato a instaurare con loro rapporti più stretti, re-candomi spesso nelle loro sedi, per conoscere da vici-no prodotti e servizi e proporre la soluzione migliore per trasmettere il vero valore dell’azienda». Se è vero che buona parte del marketing promozionale, ormai, av-viene attraverso internet e le sue immense potenzialità, è anche vero che la carta stampata ricopre ancora un ruolo importante (non si spiegherebbe altrimenti la cre-scita esponenziale di tipografie, centri stampa, agenzie pubblicitarie) nelle strategie di promozione di un brand, di un prodotto, di un’iniziativa e, perché la comunica-zione sia efficace nel catturare l’attenzione del target di clienti prescelto, è necessario definire gli obiettivi da perseguire, gli aspetti da evidenziare, lo stile comuni-

Fronius

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cativo più adeguato, il look, il tipo di stampa e il formato migliore.«Il materiale promozionale cartaceo – conferma Nicolis – è un metodo funzionale che si usa da anni e che nemmeno la promozione on line ha fatto passare di moda, anzi diven-ta un valore aggiunto, un ulteriore mezzo per accrescere la propria brand-image. Presentarsi al meglio nei confronti di potenziali clienti si-gnifica partire già avvantaggiati e quando la creazione di un sito in-ternet è affiancata da una buona campagna promozionale cartacea i risultati migliorano esponenzial-mente. Da parte nostra, in risposta alla crescente richiesta dei clienti di studiare supporti che valorizzino i loro prodotti e alla necessità di re-alizzare mezzi pubblicitari cartacei su misura e personalizzati, ci siamo specializzati su un’ampia gamma di progetti e mezzi promozionali

nei più svariati settori. Ad esempio stanno riscontrando molto interes-se le nostre proposte di banner, striscioni, roll-up, pannelli rigidi, in qualsiasi materiale stampabile – plastica, forex, tessuto – che i nostri clienti espongono durante le fiere o altri eventi e che sono realizzati esclusivamente con inchiostri eco-logici sicuri anche per le aree inter-ne. Un’altra nostra proposta che sta suscitando particolari consensi è la realizzazione della carta da parati personalizzata, materiale sul quale è possibile stampare qualsiasi mo-tivo, scritta o immagine richiesta dal cliente in svariate dimensioni. Pos-so dire che quello che caratterizza la nostra azienda è l’esperienza unita all’innovazione, con l’obiet-tivo costante di realizzare prodotti su misura di ogni singolo cliente in base alle sue esigenze, senza mai trascurare dettagli e particolari».•

SEDE AMMINISTRATIVAVia Armando Diaz, 337015 Domegliara (Verona)Tel. 045 6861297Fax 045 6861535

PRODUZIONEProduzione e realizzazione prodotti grafici cartacei e digitali;studio grafico

ANNO DI FONDAZIONE1969

TITOLAREAlessandro Nicolis

RESPONSABILE PRODUZIONEGianluca De Santi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVONadia Salzani

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 1.789 mqCoperta: 800 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 3Impiegati: 3

SITO INTERNET/[email protected]

GRAFICHE NICOLIS S.r.l.

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Negli anni sessanta il territorio veneto, e veronese in particolare, è stato tra gli artefici del progres-so italiano. Il merito di questo risultato è in gran parte da imputare a quegli “uomini geniali” che si sono inventati un business, che hanno saputo

sviluppare distretti manufatturieri e che hanno capito la ne-cessità di ampliare i propri confini. In questo tessuto di pic-cole e medie imprese ha cominciato ad operare, nel settore termotecnico, Publio Zanella che, nel settembre del 1964, ha fondato a Lazise la ditta individuale Zanella (S.r.l dal 2006), recentemente trasferita a Castelnuovo del Garda e alla cui guida c’è oggi il figlio Roberto. «La decisione di acquistare una nuova sede – afferma Roberto Zanella – è stata detta-ta dalla necessità di poter usufruire di uno spazio più ade-guato alle nostre esigenze. Un impegno non indifferente, in parte ripagato dalla scelta di avere dotato i capannoni di un efficiente impianto fotovoltaico da 200 Kw che, oltre a fornirci l’energia per il nostro fabbisogno, costituisce, oggi, un sicuro “investimento a reddito”».Grazie all’esperienza maturata in quasi 50 anni di attività e al costante aggiornamento tecnico, l’azienda castelnovese può

ZANELLATUTTE LE FORME DELL’ACCIAIO

Roberto Zanella

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offrire un servizio completo di consulen-za, progettazione ed assistenza assi-curando l’affidabilità che da sempre la contraddistingue. Alta la sua specializ-zazione nella realizzazione di accessori in ferro per impianti GPL, parti di chiusu-ra serbatoi, alloggiamenti valvole, staffe, sostegni, viteria speciale, particolari in gomma - pvc - alluminio - ottone - bron-zo, caldaie, autoclavi, filtri industriali, serbatoi prima raccolta e serbatoi per combustibili. «La nostra produzione – spiega l’imprenditore – ottenuta con ac-ciai normali (S235JR, S275JR, St37.2, St44.2), al carbonio (P265GH, P275NH, P355NH, C18, ASTM A 106 Gr.B., St45.8, SA516 60/70) e inossidabili (304, 316, serie L), normale o speciale su disegno, è certificata ed omologata TUV, Bureau Veritas, ISPESL. Compren-de una vasta gamma di boccaporti che grazie alle loro peculiarità costruttive possono essere utilizzati in vari settori: boccaporti prima raccolta per acqua e alimenti, boccaporti per il gasolio d’uso domestico, boccaporti per combustibili e benzine secondo le più comuni case petrolifere, boccaporti a chiusura rapi-da a tenuta ermetica e per la pressio-ne. Spaziamo dai passi d’uomo ovali, ai passi di testa, ai passi di mano, con particolare attenzione alle diverse pres-sioni di tenuta, alle temperature d’im-piego, agli spessori e alla qualità delle lamiere utilizzate, tutti realizzati in vari

diametri, standard e su disegno speci-fico dei clienti, con molti dei quali intrat-teniamo un rapporto di fiducia e consu-lenza che si è consolidato nel tempo». L’azienda si avvale di apparecchi di tornitura a CNC verticale e orizzontale, fresatura con centro di lavoro, taglio laser, presso-piegatura, taglio termico 3D, a disegno su tubi, forme stampate, lamiere in acciaio, acciaio al carbonio, inox, pvc, ottone, bronzo, alluminio e può offrire lavorazioni aggiuntive come sabbiatura, zincatura o burattatura. La qualità dei manufatti e del processo di produzione ha portato la Zanella ad essere presente sul mercato europeo con agenti di rappresentanza diretta in Spagna, Portogallo, Francia, Belgio, Lussemburgo, Grecia, Cipro e con una

rete di vendita nei Paesi est-europei e in quelli del bacino medio-orientale. Il 30% del fatturato, che nel 2012 ha raggiun-to 1 milione e 200 mila euro, è attual-mente realizzato sui mercati esteri: un interscambio destinato a salire, viste le strategie messe in atto dai vertici azien-dali. Il successo raggiunto da questa realtà si basa, oltre che sulla specializ-zazione produttiva, sulla flessibilità che le consente di adattarsi rapidamente alle esigenze della domanda, sia della clientela “storica” che di quella nuova. E proprio flessibilità, voglia di diversifi-care, intraprendenza, condivisione de-gli obiettivi con i collaboratori, creatività, spirito imprenditoriale sono la molla che ha spinto l’imprenditore, in un periodo come quello attuale, a diversificare, a lanciarsi in una nuova “avventura”. «Si sa – ci racconta Roberto Zanella – che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, e, mentre un giorno mi aggiravo all’interno dello stabilimen-to, visti gli scarti delle lavorazioni pronti per la rottamazione, pensai: perché non dare loro un’altra vita e farne magari una risorsa assemblandoli in qualcosa di nuovo?». Da qui lo spunto per la na-scita del progetto RZ design che si è concretizzato con la realizzazione di in-stallazioni artistiche di grandi dimensio-ni da collocare in parchi di divertimento, centri commerciali, game store, teatri, fiere, giardini o sedi private. «Grazie

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ZANELLA

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Publio e Maria Zanella

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anche all’inventiva del mio staff – pro-segue Roberto – abbiamo pensato di dare concretezza ad una dimensione fantastica, prendendo ispirazione dai personaggi più amati del mondo del cinema, della televisione, della musica. Ogni realizzazione, in metallo monocro-mo o a colori, è un’opera d’arte vera e propria, unica e personalizzata, curata in ogni minimo dettaglio per risponde-re in modo “nuovo” alle necessità di marketing e di business». Le installa-zioni artistiche si possono realizzare su commissione (basta solo scegliere il personaggio più amato, Zanella pense-rà al resto!), possono essere acquistate o noleggiate e la formula del noleggio, ad esempio, è l’ideale per fiere, mostre temporanee ed esposizioni, discote-che. RZ design crea installazioni arti-stiche ad hoc anche per parchi naturali e zoo: dai grandi predatori ai piccoli insetti, dagli animali domestici alle più diverse forme del mondo vegetale. «Le prime uscite pubbliche dei personaggi “forgiati” da RZ design, ad esempio all’ultima edizione di Model Expo svol-tasi alla Fiera di Verona – conclude Ro-berto Zanella –, hanno ottenuto un no-tevole riscontro tra il pubblico, non solo dei più piccoli, ma anche degli adulti, ammirati dalla fedeltà delle riproduzio-ni». Predator, Optimus e Bumblebee dei Transformers: i beniamini di film, fumetti e cartoon si sono materializzati per ma-gia. E siamo certi che, vista l’abilità di questi creatori di effetti speciali, presto la famiglia degli “uomini d’acciaio” si allargherà.•

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SEDE AMMINISTRATIVAVia Martiri di Cefalonia e Corfù, 2137014 Castelnuovo del Garda (Verona)Tel. 045 7575277 Fax 045 7571221

PRODUZIONEAccessori per impianti GPL,passi d’uomo, passi di testa, passi di mano, boccaporti per combustibili, carburanti, 1a raccolta;installazioni artistiche

ANNO DI FONDAZIONE1964

TITOLARERoberto Zanella

RESPONSABILE MARKETINGRoberto Zanella, Elisa Gardumo

RESPONSABILE QUALITÀRoberto Zanella, Sante Russo

RESPONSABILE PRODUZIONESante Russo

RESPONSABILE AMMINISTRAZIONEMaurizio Faretta, Maria Pasquero

FATTURATO 20121 milione e 200mila euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 4.100 mqCoperta: 2.500 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 7Impiegati: 3Art design: 1

SITO INTERNET/E-MAILwww.zanellasrl.com [email protected]@rzdesign.net

ZANELLA S.r.l. - RZ DESIGN (progetto in via di sviluppo)

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On.le GIANNI DAL MORO

L’intervista all’on. Gianni Dal Moro, acuto conoscitore e attento interprete della realtà economica veneta, rappre-senta un passaggio obbligato per comprendere quanto e come l’attuale compagine governativa ha a cuore il futuro della PMI, in particolare quella della nostra provin-

cia, che rappresenta da decenni l’ossatura del sistema econo-mico e occupazionale. I contenuti del confronto si sono tradotti in una serie articolata di risposte su alcuni dei temi di maggiore attualità a cui le PMI guardano con apprensione in attesa di so-luzioni che vadano nella giusta direzione.

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personaggio

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GIANNI DAL MORO

Recentemente l’Istat commentando alcuni indicatori (PIL e tasso di disoccupazione) ha sottolineato come la ripresa economica in Italia non si vedrà prima del secondo semestre del 2014. Lei reputa che a queste condizioni la PMI possa permettersi il “lusso” di navigare a vista per altri 12 mesi?Assolutamente no. Oggi non solo non ci possiamo permettere il “lusso di navigare a vista” ma neppure possiamo permetterci il “lusso di improvvisare” dentro una continua emergenza.L’economia italiana sta vivendo dentro un quadro drammatica-mente straordinario che è sotto gli occhi di tutti, dentro una reces-sione, la più profonda e lunga dal dopoguerra. Come dichiarato dal Presidente Letta nel suo discorso di insediamento alla Ca-mera è ora di parlare con “il linguaggio sovversivo della verità”. Occorre sapere che i problemi vengono da lontano. Siamo un Paese che non cresce da oltre 10 anni e questa mancata crescita sommata al grande debito pubblico ha reso il Paese fragilissimo. Occorre dire subito e in modo chiaro che non ci può essere futuro in un Paese senza la crescita: crescita economica e sociale. Per questo serve subito un piano per la crescita, un nuovo “Cantiere Italia”. Un primo tassello importante potrebbe essere il via libera alla Golden Rule che scorpora dal patto di stabilità, per le Nazioni che non sono sotto la procedura di debito eccessivo, le opere per investimenti su infrastrutture, edifici scolastici, manutenzione del Paese.

La PMI italiana e quella scaligera in particolare hanno rappre-sentato il volano di uno sviluppo e di un benessere sociale diffusi. Oggi, tra cassa integrazione, cassa integrazione in deroga, carenza di ordinativi, crediti quasi inesigibili, questo universo virtuoso rischia di scomparire. Quali secondo Lei i rimedi più urgenti per non perdere un simile patrimonio di scienza imprenditoriale e professionale?Penso che il tema del credito sia cruciale per la piccola e media impresa. Se non mettiamo subito ossigeno il rischio è di un tracol-lo del Paese. Dobbiamo creare le condizioni finanziarie affinché

le nostre imprese possano essere messe nelle condizioni econo-miche di poter ripartire agganciandosi ad una ripresa che tarda a venire ma che ci sarà. L’idea del Governo è di puntare da subito sull’utilizzazione dei fondi della Banca Europea degli investimen-ti che potranno essere impegnati come forma di finanziamento diretto alle banche italiane affinché si trasformino in prestiti veri alle imprese, in primis le piccole. Questa volta i finanziamenti che potranno arrivare a breve alle banche non dovranno più servire alle stesse per acquistare i nostri titoli di Stato o per operazioni finanziarie interne, ma messi direttamente in circolo come finan-ziamenti alle aziende. L’altro impegno da subito è il rafforzamen-to del Fondo centrale di garanzia per assicurare un accesso più facile al credito bancario da parte delle PMI italiane.

Oggi nella compagine del Governo Letta il Veneto è rappre-sentato da un ministro al vertice del dicastero dello Sviluppo Economico e due sottosegretari al Ministero dell’Economia. In sostanza, in posti chiave per rimettere in “moto” la mac-china del sistema veneto e veronese. Lei crede che tra tante emergenze potranno far valere i bisogni della nostra Regio-ne, quelli delle imprese e delle famiglie in particolare?Conosco bene sia il ministro Zanonato sia i due sottosegretari Ba-retta e Giorgetti, sono tutte persone concrete e pragmatiche. Ven-gono da storie ed esperienze diverse ma credo complementari. L’occasione di avere un Veneto alla guida di un dicastero strategi-co come lo Sviluppo Economico sarà importantissimo per Verona e per la nostra Regione. Per troppi anni lo Stato è rimasto un po’ strabico e quando si parlava di imprese o di aziende un occhio di riguardo veniva dato alla grande industria italiana, argomentando che se cresce la grande industria ne avrebbero avuto benefici le piccole e medie imprese. Certo dal punto di vista teorico il ragionamento è ineccepibile, peccato però che negli ultimi anni abbiamo visto le grandi imprese delocalizzare abbandonando la subfornitura italiana con forti ripercussioni per la nostra economia. Per troppi anni abbiamo assistito alla socializzazione dei debiti

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non solo finanziari ma anche umani e i crediti portati fuori confine.

Una delle carenze di cui soffre la PMI regionale è la sua in-capacità di saper fare Rete. Oltre alla normativa varata in proposito dai precedenti esecutivi, Lei crede che al di là di altri salvagente il Presidente Letta riesca a stimolare questa opportunità che, a giudizio di molti, potrebbe rappresentare una svolta nel processo di internazionalizzazione delle PMI?Oggi le Piccole e Medie Imprese valgono in Italia il 58% del PIL e il 62% dell’occupazione, di fatto sono la struttura portante del nostro Paese e in particolare del Nord Est. Il tema della dimensio-ne è uno dei nodi cruciali per lo sviluppo del sistema economico imprenditoriale italiano, che tocca quasi tutte le piccola imprese. Per anni abbiamo vissuto cullati nell’idea che il “piccolo è bello” per poi trovarci di fronte alla crisi inadeguati in termini dimensio-nali anche se certamente dentro la crisi la piccola dimensione ha garantito maggiore flessibilità. Per questo il Governo Letta sta ra-gionando su come creare le condizioni di facilitazione per forme nuove e moderne di aggregazione e di sistemi di rete, partendo non solo da eventuali ipotetiche defiscalizzazioni.

Oggi si vive una recessione che sotto molti aspetti ha i con-notati della deflazione e, quindi, una stagnazione preoccu-pante della propensione ai consumi, anche quelli primari. Come pensa se ne potrà uscire?Di fronte ad una crisi che vedrà il quadro economico ancora sof-frire per i prossimi 12 mesi occorre approvare e rendere imme-diatamente operativi alcuni interventi come il blocco dell’aumento dell’IVA o almeno il suo spostamento, lo sblocco operativo dei crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, allen-tare il patto di stabilità interno per i Comuni virtuosi. Non sarà facile, ma il Governo ce la metterà tutta per reperire le risorse necessarie, continuando in modo determinato nella spending re-view e il taglio delle agevolazioni fiscali. Speriamo di poter trovare per tutte queste azioni le risorse necessarie. Inoltre, anche se

la situazione economica non è favorevole, occorre valorizzare il patrimonio pubblico. La Sgr che è stata creata potrà finanziare la valorizzazione degli immobili.

Lo sfaldamento della struttura imprenditoriale può avere pe-santi ripercussioni sulla pax sociale e, pertanto, sulle oppor-tunità per le giovani generazioni di trovare una sistemazione decorosa per costruirsi il proprio futuro e, soprattutto, per contribuire all’equilibrato mantenimento degli attuali livelli di esborso dell’INPS. Non sarebbe il caso di rivedere, o di ta-gliare, alcuni fra i molti impegni cui le casse dell’Ente devono far fronte?Su questo tema si confrontano due questioni rilevantissime. La disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della nostra socie-tà. Il tasso di disoccupazione giovanile è drammatico, tra i 15 e 24 anni i giovani disoccupati in Italia sono il 38,4%, peggio di noi solo la Grecia e la Spagna.In Italia ci sono inoltre 2 milioni di Neet, cioè di giovani principal-mente tra i 15 e 29 anni che non lavorano, non studiano, non si informano, sono rassegnati. Sono i cosiddetti Neet. Giovani che

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non cercano più, che non si muovono più, che stanno imbalsa-mando il proprio avvenire. Il dato per noi più allarmante è che l’incremento maggiore dei Neet in Italia è nel nostro Veneto, nella regione considerata qualche tempo fa una delle locomo-tive dell’Italia. Sull’altro versante c’è il tema del invecchiamen-to. L’Italia è tra i Paesi più vecchi al mondo. Oggi il 30% della popolazione è over 65 anni. Questo peserà sempre di più non solo dal punto di vista pensionistico ma anche da quello sani-tario. Occorrerà ripensare al nostro attuale modello di welfare sempre più integrato e innovativo. Gli ospedali dovranno sem-pre più essere riservati alle patologie acute, si dovrà puntare sulle tecnologie Smart, sulla telemedicina, sulla domotica per una longevità attiva. Tutto questo avrà certamente ripercussioni anche nel mondo del lavoro, nella gestione del tradizionale mo-dello famigliare. Penso che superata la crisi economica il tema del welfare e dell’alimentazione saranno le sfide cruciali della nuova Europa. Una generazione senza lavoro e un Paese che invecchia sempre di più, questo è il grande rischio prossimo futuro del nostro Paese. Da subito dobbiamo evitare che questo contrasto generazio-nale faccia danni irreparabili alla nostra economia e alla tenuta sociale del Paese. Non possiamo più, neppure per un attimo, fare finta di niente come se il problema non ci riguardasse. Non è così, ci riguarderà a breve tutti. Per questo più che parlare di tagli o di nuovi impegni per le casse dell’INPS occorrerà riflet-tere e agire velocemente sulla nuova dimensione sociale della nostra comunità.•

Gianni Dal Moro è nato a Verona il 23 maggio 1958 è coniugato e ha due figli.

Imprenditore nell’area della comunicazio-ne e degli eventi, già membro del consi-glio d’amministrazione dell’AMIA – Azienda Municipale di Igiene Ambientale di Verona negli anni 1990-1993, è stato anche presi-dente del consiglio d’amministrazione di Veronamercato S.p.A Centro Agroalimen-tare di Verona (dal 2003 al 2007) e, per un breve periodo, consigliere di amministra-zione dell’Aeroporto di Verona Villafranca (2008).Dal 2006 è uno dei più stretti collaboratori del Presidente del Consiglio Enrico Letta che affiancò a Palazzo Chigi durante la sua esperienza quale Sottosegretario alla Pre-sidenza del Consiglio dei Ministri del Go-verno Prodi.Per le primarie del Partito Democratico dell’ottobre 2007 viene nominato da Letta coordinatore nazionale della sua lista “I de-mocratici per Enrico Letta” che ottiene un lusinghiero 11%.Nel 2008 partecipa in rappresentanza di Letta al tavolo nazionale per la stesura del-le liste nazionali per le elezioni politiche. È deputato del Pd dal 2008 ed è stato com-ponente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati (2008-2013).Nel 2009 viene nominato Capo della Segre-teria Politica del vicesegretario nazionale Pd Enrico Letta.Riconfermato alla Camera dei Deputati nel 2013, è oggi consigliere politico del Presi-dente del Consiglio di Ministri.

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GIANNI DAL MORO

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La Russia è un interlocutore di primaria importanza per l’Italia e le relazioni economi-che tra i due Stati rivelano un significativo rafforzamento:

secondo gli analisti, la Federazione Russa è tra i Paesi che genereranno maggior valore per il nostro export nel quadriennio 2013-2016, con una cre-scita media annua del 9,4%. Inoltre, la costituzione dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Comune tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, che dal 2015 dovrebbe dare vita ad una Unione Eurasiatica, porta a pen-sare alle relazioni con Mosca in vista della creazione di una nuova com-pagine politico-economica. Alla luce di questi dati e per fare il punto sulle prospettive future, Apindustria Vero-na e Conoscere Eurasia hanno or-ganizzato un incontro con gli impren-ditori che operano nel sistema casa.«In Russia, grazie a nuovi meccanismi interni a livello legislativo e politico, si sta verificando un’accelerazione co-stante. È in crescita il ceto medio, il che significa aumento di spesa e apertura verso altri mercati. Que-sta crescita – spiega Arturo Alberti, presidente di Apindustria – può ave-re una positiva influenza sul sistema delle PMI italiane. Attualmente le im-prese miste russo-italiane a Mosca sono quasi 500 con circa 40 mila addetti. È evidente che si sta instau-

rando un rapporto bilaterale, con-creto, in cui l’Italia potrebbe ricoprire un grande ruolo. Apiverona offre un tessuto di 900 aziende, con 17 mila addetti e 5 miliardi di euro di fatturato per il 50% realizzato sui mercati este-ri. Verona ha delle vere eccellenze, con produzioni di alta qualità ideali per un mercato ricettivo come quello russo a cui però non bisogna guar-dare solo in prospettiva dell’export, ma anche nell’ottica di stabilire part-nership strutturate».Ne sanno qualcosa gli architetti Costante Marengo, titolare Arcos Interior Architectural Consulting, e Yan Bigazzi, direttore generale del-la Targetti Poulsen Russia, da anni operanti in Russia, che hanno por-

tato la loro testimonianza e illustrato le strategie migliori – dagli studi di architettura ai consorzi di impresa – per veicolare il Made in Italy della casa (edilizia, arredamento e de-sign).L’interscambio Italia-Russia ha rag-giunto i 33 miliardi di euro. I dati del-la Banca d’Italia segnalano nel 2011 un saldo positivo di 574 milioni di euro a favore dell’Italia. Verona recita una parte importante, grazie alle sue aziende e alla posizione geografica: l´interscambio con il mercato russo è di 353 milioni. E se i settori tradi-zionali (agro-food, moda e sistema casa) la fanno da padroni, anche i beni strumentali per l’industria (mac-chinari e meccanica) e alta tecno-

RELAZIONI ECONOMICHE ITALIA – RUSSIASe ne è parlato in un incontro organizzato da Apindustria e Conoscere Eurasia

attività

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logia (computer e prodotti di elettronica) sono sempre più richiesti. «Non dobbiamo pensare alla Russia solo in termini di energia, gas e petrolio – ribadisce Tiberio Graziani, presidente dell’Istituto di Alti Studi in Geopoli-tica e Scienze Ausiliarie (IsAG) –, ma come potenzialità di un mercato e di un partner strategico. A parte i settori tradizionali ve ne sono altri nei quali l’imprenditoria italia-na deve essere abbastanza acuta e pronta: sappiamo che chi ha gli asset della tecnologia più avanzata avrà un ruolo primario nel futuro scenario multipolare. Noi abbiamo un know how importante per quanto riguar-da il trasferimento tecnologico che possiamo mettere a beneficio dell’ammodernamento della Russia. Ma tale trasferimento tecnologico non dovrà partire esclusiva-mente dai centri di ricerca italiani e dall’università bensì dovrà partire anche dalle imprese e dalle associazioni industriali: le PMI italiane hanno una grande esperienza nel manifatturiero e un sapere e un saper fare importan-tissimi da trasferire ai loro omologhi russi».

E se è vero che resta ancora molto da fare sulla via del-la facilitazione degli interscambi commerciali tra Italia e Russia, molto è però già stato fatto. Da anni il sistema bancario italiano è presente in Russia con sportelli diffusi sia di Unicredit che di Banca Intesa. Nel panorama ita-liano Verona gode di vantaggi maggiori rispetto ad altre città. «Il 27 marzo – sottolinea il professore Antonio Fal-lico, presidente di Banca Intesa e presidente dell’Asso-ciazione Conoscere Eurasia – è stato firmato l´accordo interministeriale che farà di Verona il primo punto in Italia per la formalizzazione doganale a distanza delle merci per la Russia che viaggiano via container e in aereo, gra-zie alla presenza stabile di due funzionari russi. Questo consentirà di sbrigare in un giorno le formalità che ora richiedono settimane: un abbattimento dei tempi e del-le pratiche burocratiche. Dal 2014, inoltre, sempre dalla città scaligera partirà un treno merci che va direttamen-te in Russia. Si consideri che già l’aeroporto Catullo è collegato a Mosca-Domodedovo da un volo diretto. Per favorire una sincronia sempre maggiore con il territorio russo sarebbe a questo punto necessario anche sem-plificare il meccanismo dei visti turistici. Incontri come questo fanno capire che la speranza di riavere l’Italia e

il nostro Sistema Paese ai posti che le competono può diventare realtà».C’è un tessuto di PMI che si muove bene nel mondo e soprattutto nell’area euroasiatica e Verona è l’emblema di questa verve imprenditoriale, una vitalità sempre più necessaria di questi tempi.«La Russia e i Paesi dell’area euroasiatica sono allea-ti importanti per l’Italia – ribadisce Georgy Luntovskiy, primo vicepresidente della Banca Centrale Russa –: vi è molta richiesta di prodotti italiani e le possibilità di coo-perazione sono pressoché infinite. È tempo di intensifi-care i rapporti, sia di tipo commerciale che di tipo cultu-rale, da sempre esistenti con l’Italia e Verona si appresta a interpretare una parte sempre più di primo piano nello scacchiere degli scambi con Mosca».•

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La nuova rassegna 2013 “Pillole di imprenditoria-lità”, promossa da Apin-dustria con il patrocinio della Camera di Commer-

cio di Verona, punta sul web. Per le aziende più strutturate come per quelle medio-piccole, è oggi-giorno essenziale saper utilizzare correttamente i nuovi strumenti di comunicazione connessi alle tec-nologie più all’avanguardia. Per questo due incontri sono stati de-dicati alla Pianificazione Pubblici-taria Online - Organizzare e gestire una campagna pubblicitaria azien-dale in Internet e all’ Uso aziendale degli strumenti web e app-mobile gratuiti.

Nell’incontro del 13 marzo i do-centi Andrea Ragno, amministra-tore di Promobit.com, e Valenti-na Manservigi, account e media planner in Promobit.com, hanno trattato la tematica della pubblici-tà online, uno strumento versatile

ed efficace a patto che lo si utilizzi nella maniera giusta. L’advertising online offre diversi vantaggi: è flessibile, accessibile con bud-get limitati, misurabile, miglio-rabile, geolocalizzabile, scala-bile. Ma non è semplice come sembra: creare strategie web in grado di sviluppare un vero e pro-

prio business online è un’attività che richiede una specifica profes-sionalità. Non basta aumentare il numero degli accessi a un sito, ma bisogna ottimizzare il tasso di conversione (da visitatori a clien-ti). Quali sono i migliori canali web

da utilizzare? Come si compone il messaggio? Come si possono monitorare i ritorni? E quali sono gli errori più frequenti da evitare? Ragno e Manservigi hanno indica-to quali sono alcune delle regole precise alle quali attenersi. Punto di partenza è l’esatta definizione di strategie e obiettivi dalla quale dipende una centrata profilazio-ne del target. Ogni mezzo – dalla strategia SEO, al direct mailing, ai banner, ai video adv, alle digital pr, ai social media – presenta dinami-che e rischi peculiari che devono essere conosciuti per poter mas-simizzare i risultati, promuovendo al meglio in rete i propri prodotti e servizi in ogni parte del mondo. Importantissimi sono, in fase di impostazione della campagna, lo studio del mercato e della con-correnza e, in seguito, l’analisi dei risultati ottenuti (la strategia si può correggere se non porta i risultati desiderati). Per una PMI la vetrina web è essenziale per ottenere be-nefici a livello di visibilità e brand awareness: prima di acquistare qualsiasi cosa, è diventata ormai

Pillole di imprenditorialità

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attività

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PIANIFICAZIONE PUBBLICITARIA ONLINEE USO AZIENDALE DEGLI STRUMENTI WEB & APP-MOBILE GRATUITI

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routine cercare informazioni sul prodotto o sul servizio in rete e per questo, per chi gestisce un’azien-da, dev’essere ormai chiaro che presidiare anche il mercato ‘virtua-le’ non è più pratica facoltativa, ma è un passaggio obbligatorio.

Internet viene tuttavia in soccorso dell’azienda non soltanto per la pubblicità. Nella lezione del 17

aprile Marco Sandrin, consulen-te aziendale, ha illustrato l’utiliz-zo di alcune delle più apprezzate applicazioni gratuite (disponibili su web e cellulari) nell’ambito am-ministrativo, commerciale, ufficio tecnico, gestione sicurezza e qua-lità, che consentono notevoli incre-menti di produttività ed efficienza a costi praticamente nulli.Lo sviluppo di applicazioni “mo-bile” è il processo con cui un sito web o software applicativo è svi-luppato appositamente o è com-patibile con i dispositivi portatili (tablet, smartphone o telefoni cel-lulari di ultima generazione). Que-ste applicazioni possono essere dedicate esclusivamente a uno o più dispositivi mobili e vengono scaricate da piattaforme software mobili di distribuzione oppure ap-plicazioni web (siti) appositamente sviluppate per fornire una espe-rienza di navigazione “application-like” all’interno di un browser web. I possessori di smartphone in Ita-lia sono oltre 20 milioni, un nume-ro che già nel 2011 aveva supera-

to quello dei telefoni tradizionali. Il mobile internet è utilizzato da un terzo degli italiani (la media e di 2 sim per abitante) e i navigatori da mobile sono oggi ogni mese oltre la metà di quelli che accedono da

PC. Con la diffusione di iPad ed altri Tablet, è logico supporre che ci sarà un ulteriore ampliamento del mercato del mobile ed è facile intuire che il giro d’affari generato dal mobile marketing è destinato a crescere notevolmente nei prossi-mi anni.L’incontro, rivolto a titolari, colla-boratori, responsabili commerciali e amministrativi, ha toccato diversi argomenti. Dall’archiviazione in re-moto sfruttando tecnologie cloud computing (con l’esempio sull’u-tilizzo di Dropbox), alla creazione di form online (moduli da inserire in una propria pagina con campi da riempire di vario tipo, per chie-dere o dare informazioni: rappor-tini, questionari, preventivi), al QR code (manualistica, form, video istruzioni, mappe, ponte tra stam-pati e web, turismo), agli sfoglia-bili on line per ammortizzare sul web i propri stampati (bilanci, bro-chure, manuali). Attenzione spe-ciale è stata riservata a Facebook e all’opportunità di gestire una “Fun Page” dedicata alla propria azienda, da sfruttare come area News del sito corporate, pubbli-cando foto, link utili ad altri siti, link a pdf caricati su Dropbox, sfoglia-bili, filmati dal proprio canale You Tube e molto altro.•

Beatrice Paglialunga

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IL GRUPPO SAMO TESTIMONIAL D’IMPRESAIN UN PROGETTO DI RICERCA DI SDA BOCCONI E SAP Ag

Il Gruppo Samo di Bonavigo, le-ader italiano nel settore dell’arre-dobagno, è stato una delle real-tà imprenditoriali scelte da SDA Bocconi School of Management e da SAP Ag per partecipare ad un progetto di ricerca al fine di esem-plificare la relazione fra dimensioni di complessità delle imprese italia-ne, economicità e valore dei siste-mi informativi. Assetto proprietario, societario, internazionale, struttura manageriale, modello operativo, strategie di crescita, dinamicità del business, supply chain, sistema produttivo, modello di go-to-market sono gli aspetti tenuti in conside-razione nella fase di analisi. L’au-torevole School of Management, attraverso questa ricerca, ha voluto portare il proprio tangibile contri-

buto ad imprenditori e manager in termini di soluzioni per la gestione delle complessità aziendali, al fine di poter affrontare con competenza

le sfide del mercato. Lo scorso 23 maggio Samo è stata invitata a Bo-logna, a Palazzo Pepoli-Museo del-

la Storia, all’evento di presentazio-ne dell’indagine per far conoscere la propria realtà. La testimonianza diretta ha permesso all’azienda bo-

navighese di divulgare l’esperienza maturata con i partner SAP, già ini-ziata a partire dal 2002, attraverso

una soluzione applicativa estesa la cui implementazione all’interno dei propri processi commercia-li, produttivi, logistici e di controllo gestionale, ha permesso di accom-pagnare efficacemente la sua si-gnificativa crescita sia nel mercato interno che in quello internazionale. Alla luce di questi dati, Samo è stata riconosciuta da SDA Bocconi come realtà di riferimento nel panorama imprenditoriale italiano, testimonial di percorsi d’innovazione continua all’interno dei processi gestionali per la crescita e l’internazionalizza-zione. È questo per Samo un nuovo riconoscimento da parte del mondo accademico che si affianca a quelli ricevuti di recente in occasione di partnership con l’Università di Tren-to e con Alma Graduate School di Bologna.•

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Apidonne

Proprio come negli speed-da-te americani: solo pochi mi-nuti a disposizione per co-noscere e farsi conoscere. Ma ad incontrarsi al Mulino

Simbeni di Fumane, lo scorso 10 mag-gio, non sono stati cuori solitari, bensì imprenditori, desiderosi di stabilire un contatto diretto tra colleghi allo scopo di agevolare il business. ‘Ri-conoscer-si’ è quasi una “mission impossible” per molti uomini d’affari, presi dai mil-le impegni professionali e costretti dai tempi stretti imposti dalla produttività al

dialogo, rapido ma impersonale, via e-mail o telefono.«Ri-conosciamoci, il nostro appun-tamento ormai consolidato di speed-meeting “one-to-one” tra capitani d’azienda, fornisce – spiega Marina Scavini, presidente del Gruppo Donne di Apindustria Verona, promotore dell’i-niziativa – la giusta modalità di incontro a chi è in cerca di nuove opportunità e di partner professionali. Le nostre comunicazioni sono continue, ma su-perficiali e, spesso, inefficaci: siamo costantemente connessi con cellulari,

Skype, social network, internet eppure non riusciamo a entrare in sintonia con i nostri interlocutori. Talvolta, pur nel-la vicinanza geografica, aziende che magari potrebbero essere interessate a collaborare non hanno occasione di conoscersi. Come donne e come im-prenditrici, consapevoli dell’importan-za della comunicazione e dei rapporti umani anche nel business e convinte che per implementarlo sia importante tornare al contatto visivo tra cliente e fornitore attraverso una modalità di in-contro esperienziale, abbiamo deciso

gli imprenditori cercano opportunità e partner

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di fornire ancora una volta, con questo progetto, la chance giusta per stabilire rapporti più profondi».Dopo la start-up a Peschiera del Gar-da e il secondo evento a Cerea, per la terza edizione di Ri-conosciamoci si è scelto di puntare sulla Valpolicella.Immutato il format: un moderatore ha stabilito le regole e la rotazione tra i partecipanti, referenti aziendali che, se-duti a coppie frontali, hanno avuto col-loqui di 3 minuti. I 32 imprenditori iscritti (aziende/professionisti) si sono potuti confrontare, in un solo pomeriggio, con tante altre realtà della provincia appartenenti a diversi settori/categorie. Un’idea semplice nata dal desiderio di dare una risposta concreta all’esigen-za sempre più sentita di “fare rete”, per affrontare in sinergia quello che è, senza dubbio, un momento difficile per l’economia. Ri-conosciamoci ha goduto quest’anno del patrocinio e del contributo della Camera di Commercio di Verona.«Prima e più che per i risultati tangibi-li a cui una tale iniziativa può portare, risultati che comunque auspichiamo e che, anzi, siamo convinte non tarde-ranno ad arrivare, riteniamo che il va-lore aggiunto di Ri-conosciamoci stia nell’offrire la possibilità di un matching anche personale. Tanti imprenditori – prosegue Scavini –, impegnati magari in settori differenti, ma accomunati da problemi, difficoltà, sfide, vittorie pro-fessionali simili, hanno potuto confron-tarsi sulle loro attività, approfondendo anche la conoscenza, dopo gli incontri veloci, nel corso di slow meeting».Nell’intento di definire un legame stretto con il territorio e con le realtà produttive che lo caratterizzano Ri-conosciamoci è stato concepito come evento itinerante. Quest’anno, vista la location scelta, nel cuore della Valpo-licella, si è pensato di riservare un’at-tenzione particolare alle aziende del settore lapideo. Diversi gli imprenditori del comparto che hanno partecipato alla sessione di lavori: Fabio Coltri di Marmi S. Caterina, Angiolina Cometti di Cometti Marmi, Giuseppe Righetti di Riva Marmi, Cristina Savoia di Essegi

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Marmi, Germana Allegri di Europorfidi, Palmalisa Zantedeschi, Testimar.Davvero positivi i feedback«Ho apprezzato molto Ri-conosciamo-ci – afferma Germana Allegri di Euro-porfidi – che si è rivelata opportunità unica per stabilire un contatto con di-versi colleghi. Non è magari “scoccata la scintilla” nel senso di un preventivo, un ordine, un contratto, ma il confronto,

lo scambio, il reciproco ascoltarsi con altri uomini e donne impegnati come me ogni giorno nella gestione di un’a-zienda ha costituito un arricchimento che va oltre l’utilità immediata».«Tra imprenditori – le fa eco Cristina Savoia di Essegi Marmi – ci si incro-cia a volte di sfuggita in occasione di assemblee o convegni. Ma è difficile “ri-conoscersi” e trovare, nella frene-

sia della vita professionale, momenti per condividere idee e riflessioni con colleghi che magari lavorano anche a pochissima distanza da noi. Trovo che incontri come questo siano indispen-sabili per promuovere lo sviluppo di fattive cooperazioni».«Formula che vince non si stravolge – prosegue il presidente Scavini –, ma si cambia. Siamo convinti che l’efficacia

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di Ri-conosciamoci stia anche nel suo essere uno work-in-progress, aperto ai suggerimenti dei partecipanti e, come in passato abbiamo tarato ogni evento sulla base di esigenze emerse nell’edi-zione precedente, anche questa volta intendiamo fare tesoro di “dritte” da-teci dai nostri imprenditori. È emerso, ad esempio, l’interesse a vedere più coinvolti in questi meeting anche pro-

gettisti, architetti, designer…, anello di congiunzione, nella filiera dei materiali e delle costruzioni, fra produttore e consumer. Uno spunto senza dubbio utile per Ri-conosciamoci 2014».«Mi piace fare mio – conclude Cinzia Martini di Martini Mobili, neoeletta vice-presidente Apid – quel proverbio che recita: “Sei vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, corri in-

sieme a qualcuno”. Consolidare e svi-luppare legami, anche non di business in senso stretto, darsi fiducia, suppor-tarsi reciprocamente, fa bene non solo all’imprenditore ma all’intero mondo che gravita attorno alla sua impresa».•

Beatrice Paglialunga

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Qualcosa di straordinario sta ac-cadendo per noi donne. Siamo di fronte ad un cambiamento

evolutivo enorme che racchiude in sé il potenziale di alterare il corso della storia.Ho la fortuna di lavorare tutti i giorni con libere professioniste, lavoratrici in pro-prio, imprenditrici ed aspiranti tali, donne meravigliose che decidono di affrontare un percorso di Coaching con me spin-te dal desiderio profondo di migliorare la loro vita personale e professionale e motivate dalla voglia di coinvolgere in questo mutamento anche coloro che hanno vicino. Ed è grazie al mio mera-viglioso lavoro, che ho la possibilità di avere un posto in prima fila per godere di questo spettacolo evolutivo e per comprendere sempre più profondamente, la dinamica di questo forte ed epocale cambiamento. Alcune donne all’inizio lo sentono come un forte impulso ad evolvere e migliorare loro stesse come individui e come lavoratrici, a concretizzare il potenziale dei propri talenti creativi e ad offrire nuovi servizi, prodotti o maggior contributo attraverso la loro attività. Altre provano il desiderio di vivere maggior connessione, relazioni sane e amore, il desiderio di vivere più pienamente la vita. Ed altre hanno la sensazione di avere uno scopo ed un ruolo unico, preciso e fondamentale nel plasmare il futuro del nostro mondo, contribuendo a migliorarlo. Ed hanno tutte ragione: le cose stanno cambiando e siamo proprio noi donne a creare questo cambiamento. Mai prima d’ora come donne, abbiamo avuto così tanto potenziale per plasmare il nostro futuro individuale e collettivo e tanto desiderio di farlo ed è grazie a queste spinte che provengono dal profondo di ciascuna di noi che si sta plasmando una nuova forma di successo femminile e di leadership al femminile, basata su uno stile diverso da quello oggi gene-ralmente riconosciuto nel mondo del business: sta nascendo un nuovo potere femminile.Le ricerche ci dicono che per la prima volta nella storia, è maggiore il numero di donne laureate rispetto a quello degli uomini. Oltre il 40% delle donne negli Stati Uniti sono anche i capifamiglia per i loro nuclei familiari ed a partire da gennaio di quest’anno è maggiore il numero di donne nel mondo del lavoro. Lo scorso ottobre, la CNN ha dichiarato che le donne sarebbero diventate le “salvatrici dell’economia globale” e il Dalai Lama ha profetizzato che “il mondo sarà salvato dalla donna occidentale”. Ma paradossalmente, da quando le donne hanno ottenuto la libertà di fare, essere e avere tutto ciò che vogliono, la maggior parte di loro non è stata

felice!Le donne in Occidente oggi sono veramente diventate la generazione più autonoma, indi-pendente, colta e potente nella storia. Negli ultimi 50 anni, le donne che sono entrate nel mondo del business, non sapendo bene come fare ad essere le artefici del proprio destino con un loro stile, hanno adottato come metodo per il raggiungimento dei risultati un modello che poco si confaceva loro e alle loro caratteristiche, il modello maschile: logico, gerarchico, competitivo, battagliero e determinato. Ispirandosi ai loro padri, capi ufficio, mariti, fratelli, colleghi e amici uomini, hanno fatto del loro meglio

per creare un successo seguendo lo stile “ maschile” di fare business. E questo modello le ha aiutate sì a creare una parte del successo che volevano, ma le ha costrette a rinunciare a buona parte del loro profondo ed autentico modo di essere, ed è così che molte donne sono entrate in crisi. Spesso si sono sentite impotenti a creare quelle cose a cui tengono invece tanto e che sono allineate ai loro valori profondi: realizzazione per-sonale, ricchezza spirituale, espressione di sé, senso di appartenenza, creatività, libera espressione, vitalità, scopo, contributo e un futuro miglio-re per le generazioni a venire. Lo sapete che: - il 50% di noi ora vive da solo senza un partner; - una su cinque di noi è sotto anti-depressivi (sen-za contare quelli di noi che si sentono infelici e insoddisfatti); - 75% di noi hanno rapporti malsani con il cibo e il proprio corpo; - 6 su 10 di noi non riesce a dormire la notte per l’ansia da stress finanziario (che alcuni studi dichiarano essere la causa n° 1 di malattie croniche). Anche se abbiamo deciso di lanciare piccole imprese a destra e a sinistra, il 95% di noi non riesce a rompere la barriera dei fatturati a 6 cifre per provare quel succes-so che sappiamo di meritare: c’è qualcosa di atavico nel nostro DNA, di culturale e sociale che finora ce l’ha impedito. C’è una discrepanza tra il nostro mondo interiore e quello esteriore, tra ragione ed intuito, tra agire con logica e seguire il “ flusso”. Molte di noi hanno sofferto di un’indefinita frustrazione che però non potevano esternare per l’obbligo a dover dimo-strare di ”essere all’altezza” ed hanno avuto la sensazione che la lotta per riuscire a creare queste cose che desideravano tanto fosse un fallimento solo personale, ma in realtà era un problema collettivo, sintomatico del nostro viaggio evolutivo globale come donne. L’inquietudine che sentiva-mo è in realtà una vocazione critica, un impulso ad evolversi. Perché a dispetto dei nostri risultati e dopo anni di crescita personale e spirituale non siamo state in grado di accedere al potere di cui avevamo bisogno per prosperare con un nostro stile femminile?

La nuova dimensione del Business al Femminile

Un nuovo stile, una nuova era

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Ogni grande cambiamento viene preceduto da una profonda crisi e questo è stato il nostro turno. La buona notizia è che è negli ultimi anni è nato e si sta espandendo a macchia d’olio una vibrante alternativa a tutto ciò: un po’ alla volta tante donne stanno comprendendo un “nuovo modo” e lo stanno mettendo in prati-ca, prendendo possesso della propria profon-da forza interiore. Quello che accade è che la nostra natura femminile, l’essenza di chi siamo veramente, vista fino ad oggi spesso come un ostacolo o addirittura un handicap, la nostra energia femminile ci sta dando invece una grande spinta nelle nostre vite e nelle nostre attività professionali portandoci ad attuare enormi cambiamenti! Ora che ci stiamo dan-do il permesso di riconoscerlo, sta emergendo quel potere femminile necessario al risveglio autentico di ogni donna. Alcuni lo chiamano “feminine power” potere femminile appunto, ed è qualcosa di favoloso. La forza creatrice e creativa, intensa e intuitiva del femminile si sta risvegliando e dice “sì posso farcela.” Dando spazio a nuove visioni e scenari futuri.E qual è il percorso per risvegliare la pienezza del nostro potere autentico come donne, pote-re inteso anche come possibilità di coinvolge-re, esprimersi, comunicare, curare, difendere? Dove dovremmo porre la nostra energia e l’at-tenzione al fine di rendere il nostro più grande contributo? E come potremmo lavorare insieme e sostenendoci a vicenda in questo processo?Dopo avere affiancato e lavorato con tante donne di successo che sono riuscite a crea-re quello che desideravano nella loro vita sia personale che professionale e che riescono ogni giorno a migliorare un pezzetto alla volta il proprio mondo, posso dire di avere individuato le tre principali e fondamentali caratteristiche di questo nuovo stile di potere femminile:1) ESSERE AUTENTICHE E SMETTERE DI TRATTENERSI“Il vero io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te”. Paulo CoheloDal punto di vista culturale le donne hanno su-bito un “lavaggio del cervello” fino ad arrivare a credere che per essere “ brave” avrebbero do-vuto mettere i bisogni degli altri davanti ai pro-pri, i pensieri degli altri davanti ai propri, le pa-role degli altri davanti alle proprie. Ed è andata a finire che molte donne vivessero inseguendo l’idea di ciò che avrebbero dovuto essere an-ziché in armonia con chi erano veramente. La prima chiave quindi per il successo nel nuovo

stile femminile è quello di essere autentiche. Quello di smettere di trattenersi. Le donne che oggi hanno successo e riescono a creare vite personali e professionali di grande equilibrio e soddisfazione, sono donne autentiche. Dicono la verità, esprimono i loro sentimenti, sono cen-trate su loro stesse seppur al servizio degli altri. Sanno prendersi i loro tempi, hanno ben chiaro chi sono e cosa vogliono e non hanno paura di dichiararlo a prescindere dalle aspettative della società. Non si sminuiscono né sminuiscono i propri successi alla famiglia o agli amici perché sono preoccupate di come gli altri si sentiranno di fronte ai loro risultati. Sono onestamente, co-raggiosamente e autenticamente loro stesse. Quando le donne incontrano la loro dimensio-ne femminile smettono di avere paura, smetto-no di dirsi “no, non sei capace”, “non ce la farai mai”, “non vali niente”, smettono di dire “sì” a tutti solo per essere più apprezzate, smettono di gettare tutte le forze dove non serve facendo a brandelli i loro desideri, smettono di lascia-re se stesse in fondo alla lista. Le donne del-la nuova dimensione di business al femminile sono AUTENTICHE.2) USARE L’INTUITO“L’intuizione di una donna è molto più vicina alla verità della certezza di un uomo”. Rudyard KiplingUna delle caratteristiche del nuovo potere femminile è l’assiduo utilizzo dell’intuito come facoltà intellettuale potente e estremamente attendibile.L’intuito non mente. Ma che cos’è l’intuito? Lo definirei come la capacità di sentire o captare un’informazione che non hai avuto modo di ap-prendere precedentemente. Alcuni lo chiama-no una sensazione, altri una voce interiore, altri la voce della coscienza, altri una vibrazione; non importa come lo si chiami, di fatto si tratta di una capacità meravigliosa che abbiamo tutti sin dalla nascita, una delle nostre stupefacenti facoltà. Le donne di successo seguono atten-tamente quella vocina dentro di loro, il sussur-rare gentile che le guida con amore e determi-nazione, il loro intuito: hanno compreso che è qualcosa che va rispettato e al quale attenersi, soprattutto quando si tratta di prendere deci-sioni difficili. L’intuito suggerirà quale direzione prendere e spesso sarà la direzione corretta! Gli americani lo chiamano “ flow”, flusso: le donne che creano questa nuova dimensione di business al femminile seguono il flusso del loro INTUITO.

3) UNIRSI“Siamo tanto forti quanto siamo unite. Tanto de-boli quanto siamo divise.” J.K. RowlingDa qualche mese mi sono unita, entusiasta e partecipe, al gruppo di ApiDonne, donne stra-ordinarie e piene di determinazione, capacità e talenti, e questa esperienza mi sta dando ul-teriore conferma dell’avvento di questa grande nuova era femminile nella quale stiamo entran-do a grandi passi in modo del tutto naturale.Le donne che hanno successo non si ostacola-no a vicenda, non c’è invidia, né competizione. La nuova forma di potere femminile prevede che le donne si sostengano a vicenda, formino tra loro una rete di supporto per creare sinergie positive che spesso danno frutto ad attività di grande successo. Hanno compreso che l’invi-dia non porta a nulla di buono e che se sì è autentiche ( vedi punto 1) non esiste problema di competizione perché sicuramente staranno offrendo servizi, prodotti unici , con uno stile unico. Il proprio. Dopo anni di lotte estenuan-ti per primeggiare, sgomitando in un mondo dove i posti alle luci della ribalta per le donne erano pochi e molto ambiti, oggi le donne han-no capito che la mossa migliore è unirsi. Crea-re gruppi di lavoro. Creare progetti in sinergia. Aiutarsi. Compensarsi. Fare gruppo. Ed ecco come, poco per volta, la realtà di donne di suc-cesso non è più una rarità per le donne che creano questa nuova dimensione di business al femminile UNITE. La strada da compiere è ancora lunga ed abbiamo molto da imparare. Ma noi imprenditrici che abbiamo la fortuna di avere compreso questa nuova strada e avere fatto un passo verso questa nuova consapevo-lezza dobbiamo impegnarci a divulgare questi concetti, sostenere le altre donne e affiancarle nel risveglio del loro potere femminile: il mon-do può cambiare, una passo alla volta. Una donna alla volta.

Vale Giuffrè, Success & Styling Coach for Women, creatrice di “INSIDEOUT SUC-CESS: la strategia in 6 Semplici Passi per creare la Vita e lo Stile che ami”, autrice del Libro “Crederci. Una straordinaria storia di Successo. Il tuo!” Business & Life Coach, NLP Coach e NLP Trainer, Life Success Con-sultant di Bob Proctor lavora con le donne di tutto il mondo, aiutandole ad essere più sod-disfatte, più sicure, più felici, più belle e più ricche e a creare una vita di totale libertà.•

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Lunedì 25 marzo 2013, la Regione Vene-to ha ufficializzato l’avvio di un importante strumento di sostegno alle piccole e medie

imprese del territorio, frutto della collaborazione tra Regione del Veneto, 7 Confidi regionali e 2 Banche, che ha lo scopo di fornire alle PMI ve-

TRANCHED COVER REGIONE DEL VENETOUn patto per dare liquidità alle PMI del Veneto

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apivenetofidi

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nete fino a 130 milioni di euro per esigenze di liquidità, attra-verso l’erogazione di finanzia-menti da € 30.000 a € 300.000 assistiti da garanzia pubblico/privata.Apiveneto Fidi è uno dei 7 Confidi regionali che hanno

aderito all’iniziativa consen-tendo così alle proprie Imprese Socie di accedere immediata-mente ai finanziamenti previsti dall’importante progetto di so-stegno finanziario regionale. Per maggiori informazioni sulle modalità di accesso alle facili-

tazioni, rivolgersi agli Sportelli di Apiveneto Fidi oppure visi-tare il sito internet all’indirizzo www.apivenetofidi.it.Qui sono riportate le schede tecniche dei finanziamenti ot-tenibili nell’ambito del progetto regionale.

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FOCUS SULL’ECONOMIA DEL PRIMO TRIMESTRE 20131 Lo scenario globaleNel primo trimestre del 2013 l’economia globale mostra segnali di raffor-zamento soprattutto negli Stati Uniti e in alcune economie emergenti. Nel complesso, la crescita mondiale nell’anno in corso dovrebbe rimanere comunque modesta, per rafforzarsi a partire dal 2014. Permane l’incer-tezza sugli sviluppi della politica di bilancio negli Stati Uniti e della crisi del debito sovrano in Europa. Nell’area dell’euro, dopo la caduta del PIL nel quarto trimestre del 2012, l’attività economica sembrerebbe essersi stabilizzata nel primo trimestre di quest’anno; la domanda interna rimane tuttavia debole anche nei Paesi europei meno colpiti dalla crisi del debito sovrano. È proseguito di conseguenza il calo dell’inflazione, scesa sotto il 2 per cento per la prima volta dal 2010 e prevista in ulteriore calo nei prossimi mesi. L’andamento dei mercati finanziari è stato nel complesso positivo, proseguendo nel progressivo miglioramento iniziato nell’estate del 2012. Nelle ultime settimane di marzo si sono registrate nuove ten-sioni nelle borse europee e nei mercati del debito sovrano causate da rinnovate incertezze legate alla crescita in Europa, all’esito delle elezioni politiche italiane e, soprattutto, alla crisi cipriota, che ha evidenziato le difficoltà di coordinamento tra autorità europee e nazionali. Il Consiglio direttivo della BCE ha confermato che l’orientamento della politica monetaria rimarrà accomodante fino a quando necessario. I finan-ziamenti dell’Eurosistema alle banche operanti nell’area dell’euro sono diminuiti a seguito della volontaria restituzione anticipata di parte dei fondi ottenuti nelle due operazioni di rifinanziamento effet-tuate a dicembre del 2011 e a febbraio del 2012.L’economia in ItaliaI mercati finanziari italiani hanno risentito solo in misura limitata dell’incer-tezza politica interna. I differenziali di interesse (spread) tra i titoli di Sta-to italiani e tedeschi sono aumentati dalla fine di gennaio, ma restando molto al di sotto dei massimi raggiunti nel 2011. Gli ultimi dati disponibili sul sistema dei pagamenti segnalano una positiva ripresa degli afflussi di capitale dall’estero anche verso il nostro Paese. Dopo l’ulteriore con-trazione del PIL nel quarto trimestre del 2012, gli indicatori relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso suggeriscono che il prodotto è ancora in fase calante, ma a ritmi meno accentuati.Il calo della produzione industriale nel primo trimestre si sarebbe pres-soché arrestato grazie al buon andamento delle vendite all’estero, ma permangono profonde aree d’incertezza.Le possibilità di ripresa restano principalmente legate all’evoluzione, nei prossimi mesi, della fiducia degli operatori (imprese e privati), delle condizioni finanziarie e del loro effetto sulla ripresa degli investimenti di imprese e famiglie. Dalle analisi effettuate sulle attese degli imprenditori nel breve periodo, non emergono purtroppo miglioramenti nella propen-sione agli investimenti, che restano frenati dall’incertezza della domanda e dalle difficoltà di accesso al credito, anche se le aspettative sugli ordini esteri sono lievemente migliorate, pur in un quadro globale ancora in-certo e volatile.I crediti commerciali verso le Amministrazioni pubbliche con ritardo nei pagamenti, influiscono pesantemente sulla posizione di liquidità delle im-prese fornitrici. Su questo versante, le misure recentemente definite dal Governo volte a sbloccare la liquidazione di una parte dei propri debiti, potrebbero avere un impatto macroeconomico positivo, la cui intensità

dipenderà però dai tempi in cui si realizzeranno i pagamenti e dalle mo-dalità con cui i fondi saranno utilizzati dalle imprese.L’accesso al credito resta difficile a causa degli effetti negativi della con-

CONGIUNTURA ECONOMICA IN VENETO2

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giuntura, che causano un progressivo deterioramento del merito crediti-zio di imprese e famiglie.Nei primi mesi dell’anno è proseguita pertanto la flessione dei prestiti alle imprese e ai privati, pur se con un ritmo inferiore rispetto alla seconda metà del 2012. Dopo il lieve rialzo dello scorso autunno, il costo del cre-dito alle imprese si è stabilizzato, ma resta di circa un punto percentuale più elevato rispetto alla media dei Paesi dell’area dell’euro. Alla fine del 2012 il livello delle nuove sofferenze dei prestiti alle imprese, si è riportato in prossimità dei livelli osservati nella recessione dei primi anni novanta. L’assetto patrimoniale delle banche italiane resta comunque solido e ap-pare in grado di far fronte alle sfavorevoli condizioni congiunturali, come recentemente confermato anche dal Fondo monetario internazionale nell’ambito del programma di valutazione del settore finanziario. Nello scorso dicembre il core tier 1 ratio medio dei principali gruppi bancari italiani ha superato il 10 per cento (10,9 per i cinque principali operatori).L’economia in VenetoI segnali provenienti dall’economia regionale sono prevalentemente negativi e confermano la fase recessiva che sta vivendo il Paese. L’an-damento della produzione e del fatturato delle imprese venete del set-tore manifatturiero, mette a segno variazioni negative pressoché in tutti i comparti, con l’unica eccezione del settore delle macchine elettriche ed elettroniche, mentre gli ordinativi interni registrano una flessione genera-lizzata, soprattutto per le imprese con meno di 10 addetti e nei comparti

della lavorazione del marmo, vetro e ceramica e del legno e mobili. In controtendenza gli ordinativi provenienti dal mercato estero in tutti i com-parti del settore manifatturiero (ad eccezione dei mezzi di trasporto e dei metalli e prodotti in metallo), che fanno sperare in una decisa ripresa dell’export, che peraltro non ha mai cessato di rappresentare una com-ponente positiva della variazione del PIL regionale.Il numero di imprese venete che hanno cessato l’attività nel primo trime-stre dell’anno è in continua crescita, mentre il tasso di natalità è ancora in calo; anche sul piano occupazionale non si ravvisano buoni segnali, con preoccupante incremento delle ore di cassa integrazione concesse.Le aspettative degli operatori economici regionali, pur rimanendo negati-ve, sono tuttavia in debole miglioramento rispetto ai trimestri precedenti.L’accesso al credito per imprese e famiglie venete resta difficile a cau-sa dell’incrementata rischiosità; i prestiti erogati dalle banche operanti in regione rilevano una costante flessione sia nel settore privato sia nel comparto imprese, con un’impennata dei prestiti in sofferenza.•

_____________________________________________________________1. Fonti: Banca d’Italia, Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo

2. Fonte:Elaborazione FVBCC del Veneto su dati ISTAT, Unioncamere del Veneto

- Indagine Veneto Congiuntura. Si tratta di dati basati su un’indagine a campione.

3. Fonte: elaborazione FederVeneta su dati Banca d’Italia. Dati al 31/03/2013

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Apigiovani

Il 2013 si sta dimostrando l’anno in cui le aziende ita-liane iniziano ad affacciarsi al mondo del cloud, anche se la conoscenza del con-

cetto di cloud stesso è ancora piuttosto limitata, da molti vi-sto come un sinonimo di ho-sting (web e mail) o storage, e frenato principalmente da vincoli legati alla connettività o dubbi sulla privacy dei dati.I servizi più conosciuti sono quelli utilizzati in ambito pretta-mente personale, dai Cloud a Dropbox, e i provider di cloud vengono spesso sovrapposti al provider di banda.Per questi motivi è utile farsi guidare nella scelta da azien-de specializzate che siano in grado di illustrare tutti i pro e i contro di questo nuovo para-digma, fornendo quindi le basi per una scelta consapevole.Il cloud può essere infatti pub-blico, privato o ibrido, come pure molteplici possono esse-re le tecnologie utilizzate per la sua implementazione.È possibile inoltre erogare sin-goli servizi (SaaS, software as a service), un insieme di ser-vizi (PaaS, platform as a ser-vice) o un intero datacenter (IaaS, infrastracture as a ser-vice), e altro aspetto, spesso poco considerato, è possibile calcolare l’utilizzo esatto del-le risorse, utile ad esempio per ripartire il budget in modo equo.

I principali driver che spingo-no le aziende ad approcciare progetti di questo tipo sono principalmente due: l’accesso remoto alle risorse e il rispar-mio sui costi infrastrutturali.È percepito come un grande valore il fatto che l’utente sia in grado di accedere al dato e al servizio cloud ovunque si tro-vi, utilizzando il client che pre-ferisce, rimanendo comunque sempre sotto stretto controllo per quanto concerne policy di accesso e sicurezza.Sul risparmio dei costi vanno considerati diversi fattori, spes-so calcolati in modo errato, in quanto oltre a quello sull’infra-struttura, vengono eliminati an-che quelli derivanti da energia elettrica, manutenzione, spazio storage e gestione del backup, solitamente venduti insieme al servizio cloud pubblico.Nel caso in cui il cloud invece sia privato, a beneficiarne è tutta la gestione del datacen-ter, più snella e moderna, e dal punto di vista del business ci si può focalizzare sul servizio e sulla sua disponibilità, utiliz-zando tutta una serie di stru-menti per l’analisi e il calcolo del ritorno degli investimenti che molto difficilmente si po-trebbero avere con un model-lo tradizionale, mantenendo tutti i vantaggi del cloud pub-blico.Se consideriamo il fattore del-la sicurezza e della disponibi-

lità del dato, anche in questo caso le soluzioni basate sul cloud risultano vincenti, e ne rendono ancora più appetibile l’adozione.Non è un caso infatti che la totalità delle startup adotti il cloud come scelta predefinita.Soprattutto in un periodo come questo, in cui gli inve-stimenti sono limitati, è im-portante introdurre in azienda tecnologia che porta inno-vazione, e il cloud è questo, cercando un partner affidabile e in grado di seguire tutta la transazione verso un model-lo in cui l’informatica diventa un servizio, senza stravolgere metodologie di lavoro acquisi-te.Il cloud in sostanza è un punto di inizio per un cambiamento radicale nell’utilizzo degli stru-menti informatici, e le aziende devono iniziare a valutarlo se-riamente per mantenere com-petitività in un mercato sem-pre più difficile.•

Lo stato del cloud in Italia

Marco Bizzantino

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Il persistente rallentamento della domanda in-terna italiana, sia sul versante pubblico che su quello privato, ha rappresentato e rappresen-ta tutt’oggi un problema enorme per il sistema manifatturiero veronese. Se a ciò si aggiungono le difficoltà relative alla riscossione dei crediti e altre problematiche relative al sistema eco-nomico nostrano, risulta evidente come l’unica strada per le aziende veronesi per intraprendere nuovi percorsi di crescita sia quella dell’export e dell’internazionalizzazione.

Tuttavia la ricerca di sbocchi commerciali sui mercati esteri e la gestione del business in quel-le aree rappresentano per le aziende, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni, degli ostacoli, spesso insormontabili. È proprio per accompagnare le PMI sui mercati internazionali che UniCredit ha lanciato nei mesi scorsi ‘Uni-Credit International’, una nuova e completa linea di servizi e iniziative dedicata all’internazionaliz-zazione delle imprese (www.unicreditinternatio-nal.eu).

UniCredit è infatti uno dei principali gruppi fi-nanziari Europei, con un network internazionale distribuito in 50 paesi, con più di 9.300 sportelli e oltre 156.000 dipendenti, e la banca leader in Italia, forte di 4.300 sportelli distribuiti su tutto il territorio nazionale, e una presenza radicata e storica sui territori.

Questa doppia caratteristica, la forte identità nazionale e la naturale vocazione internaziona-le, fanno di UniCredit il partner privilegiato per le imprese italiane alla ricerca di nuovi sbocchi di mercato e di nuove opportunità di crescita, so-prattutto in Paesi caratterizzati da un alto poten-ziale di sviluppo.

In particolar modo UniCredit è leader di merca-to nell’Europa Centrale e Orientale, un’area che comprende anche due dei cinque più grandi mercati emergenti del mondo, Russia e Turchia, e uno dei mercati più stabili e promettenti d’Eu-ropa, la Polonia.A rendere particolarmente appetibili ed interes-santi tali mercati sono le stime per il futuro pros-simo: la crescita economica della Regione Eu-ropa Centro Orientale dovrebbe essere, anche

nei prossimi anni, maggiore rispetto a quella dei paesi dell’Europa Occidentale, con tassi di incre-mento del Prodotto Interno Lordo che dovreb-bero variare, per il quinquennio 2016-2020, dal +5,8% annuo della Turchia al +2% della Serbia.

Il supporto che la banca può fornire alle impre-se veronesi interessate a cogliere opportunità di business in quest’area è molteplice a variegato:

1. Conoscenza dei mercati: incontri di appro-fondimento e di orientamento ai mercati dedi-cati agli imprenditori e tenuti da manager delle banche estere del Gruppo, esperti e consulenti indipendenti.

2. Ricerca di controparti di business all’estero, con l’organizzazione di eventi Business to Busi-ness, per l’incontro diretto fra esportatori italiani e importatori stranieri, selezionati e invitati in Ita-lia da UniCredit.

3. Nuovi prodotti dedicati: da conti a pacchetto, con agevolazioni sulle transazioni domestiche ed estere e nuove lettera di credito, mezzi di paga-mento sicuri e con una struttura di costo snella.

4. Consulenza specializzata in Italia e all’Estero tramite una rete di 200 Specialisti in Italia e un network di 22 Desk Internazionali.

Il sistema imprenditoriale veronese può cogliere le opportunità rappresentate dall’internaziona-lizzazione e UniCredit si propone come partner privilegiato per accompagnarle in questi percorsi di crescita.

Lo stato del cloud in Italia

EXPORT, DA AVVENTURA IN LANDE SCONOSCIUTE A PROGRAMMA DI CRESCITA STRUTTURATO di Andrea Burchi - Resp. Area Verona Unicredit

PUBBLIREDAZIONALE

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Aperto nel 2012, nello storico Palazzo Forti di Ve-rona, e inaugurato definitivamente nel 2013 in occasione del Centenario del Festival lirico Arena di Verona, AMO – Arena MuseOpera ha portato a termine la sua missione: contribuire alla valorizza-

zione e alla divulgazione della cultura operistica italiana che tutto il mondo ci invidia. AMO vuol far conoscere al pubblico la grande macchina creativa che si nasconde dietro la nascita di un’opera lirica. Quest’anno sono stati allestiti tre nuovi percorsi che, insieme alla permanente Dall’idea alla scena aperta nel 2012, si dispiegano su 5.000 metri quadrati, completando così il progetto dedicato al mondo dell’opera che trasforma Are-naMuseOpera in un luogo d’incontro tra le molte espressioni artistiche che ruotano intorno alla creatività e ai diversi talenti.Curiosità: per l’allestimento di AMO sono stati utilizzati: 400 mq di velluto, 1.600 metri di tessuto blu, 350 metri di tulle, 12 chilometri di cavi elettrici, 2.800 viti, 2.000 chiodi, 1.000 metri lineari di legno, 50 kg di colla, 100 kg di vernice.AMO PavarottiIl più degno rappresentante della storia della lirica italiana a li-vello internazionale è senza dubbio Luciano Pavarotti e proprio a lui, che all’Arena di Verona ha cantato nel corso degli anni per sette stagioni, è intitolata nell’Arena MuseOpera la mostra AMO Pavarotti. Nelle nove stanze dedicate a Pavarotti, la Voce si racconta attraverso un percorso di video, restaurati ed ela-

borati graficamente: installazioni multischermo, strutture video trasparenti e di tessuto, dall’effetto tridimensionale e di grande impatto, disposte a ricordare le quinte di un palcoscenico; una speciale e originalissima timeline che trasmette un collage fo-tografico animato, accompagnato da musiche, effetti sonori e, su tutto, dalla voce stessa del Maestro che canta e racconta. Dai melomani sarà apprezzata una grande esclusiva: la regi-strazione delle prove, mai vista prima, di Luciano Pavarotti che si apprestava a interpretare nuovamente, nel ruolo di Calaf, Turandot, vent’anni dopo la sua ultima recita: il raro documento video risale al 27 settembre 1997, e si tratta della rappresenta-zione andata in scena alla Metropolitan Opera House di New York, diretta da James Levine con la regia Franco Zeffirelli. E ancora: immagini inedite, oggetti che rivelano le opere preferi-te dal Maestro, la registrazione dei suoi 9 do di petto, i costumi, gli spartiti, le onorificenze, i carteggi verdiani di sua proprietà e altre testimonianze della vita di colui che è stato ambasciatore del “bel canto” e della cultura italiana nel mondo. AMO Pava-rotti, presentata in anteprima a New York il 16 aprile in occasio-ne dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, è destinata ad essere mostra itinerante.AMO L’ARENA - 100 anni di Festival attraverso 200 anni di VerdiIn occasione del Festival del Centenario dell’Arena di Verona (nato nel 1913 per commemorare il primo centenario della

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In occasione del Festival del Centenario dell’Arena aperte a Palazzo Forti di Verona tre mostre:AMO Pavarotti, AMO L’ARENA - 100 anni di Festival attraverso 200 anni di Verdi, Esposizione fotografica ARENA DI VERONA

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nascita di Giuseppe Verdi), musica, im-magini e documenti mai esposti della Fondazione Arena di Verona, rievocano la storia del Festival Lirico attraverso gli allestimenti scenici. La musica di Giu-seppe Verdi rappresenta la chiave che interpreta alcuni aspetti essenziali del Centenario. Sono esposti documenti ori-ginali e digitali dal 1913 al 2013 prove-nienti dal prezioso Archivio Storico della Fondazione, con un particolare omaggio a Verdi, il cui rapporto con Verona ha certamente influito sulla caratterizzazio-ne dei suoi personaggi, sugli allestimen-

ti, sui costumi e sulle scenografie delle sue opere, che emergono come autenti-ca “colonna sonora” areniana lunga ben 100 anni. Lo spettatore potrà toccare e sentire l’opera verdiana, come immerso in Arena, sperimentando l’emozione del palco.Esposizione fotografica ARENA DI VERONANella zona Archeologica, è stata inau-gurata l’esposizione fotografica ARENA DI VERONA, un secolo di immagini e suggestioni: 100 fotografie, stampate in grande formato dagli originali conservati nell’Archivio della Fondazione Arena e appositamente restaurati, sono realizza-te con tecnica digitale fine-art su specia-le carta baritata, per raccontare un seco-lo di storia della stagione lirica areniana. Le immagini, che partono dal 1913, ac-compagnano, in un percorso cronologi-co, i visitatori nell’affascinante scoperta di scenografie e regie, di direttori d’or-chestra, di grandi interpreti, di giovani promesse e ballerini, di spettatori.Dall’idea alla scena

L’esposizione permanente esplora la creatività dei grandi compositori con l’esposizione di documenti originali, uti-lizzando tecniche multimediali che rac-contano il percorso creativo e imprendi-toriale italiano in questo ambito che tutto il mondo ci invidia.Partiture autografe, lettere, appunti dei grandi compositori Bellini, Rossini, Do-nizetti, Verdi, Puccini. E ancora: costumi, scenografie, bozzet-ti, fotografie. I materiali esposti hanno carattere storico e documentaristico e provengono in parte dal glorioso Archivio

Ricordi, in parte dall’Archivio dell’Arena.Il concetto guida del museo è accompa-gnare il visitatore attraverso il processo creativo della messa in scena di un’ope-ra: dal primo schizzo alla rappresenta-zione teatrale, dalla stesura del libretto alla scrittura della partitura, dal disegno delle scenografie e dei costumi alla pre-parazione dei cantanti, sino all’effettiva produzione teatrale.

Sono 7 le macrosezioni che occupano 15 sale: Libretto, Partitura, Bozzetti, Sce-nografia, Voci, Costumi, Rappresentazio-ne.LibrettoVengono esposti i libretti originali di Francesco Maria Piave per Rigoletto e La Traviata, anche quello del 1853 con le note manoscritte dalla censura che ne ha modificato il titolo in Violetta. E ancora quello di Antonio Ghislanzoni per Aida, di Salvadore Cammarano per Il Trovato-re. E per finire quello di Giuseppe Adami e Renato Simoni per Turandot e il libretto di Illica e Giacosa per Tosca.

PartituraPer la prima volta esposte al pubblico, tutte provenienti dagli archivi Ricordi, sei partiture autografe: Aida, Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata di Giuseppe Verdi e Turandot e Tosca di Giacomo Puccini.BozzettiSempre dagli Archivi Ricordi è possibi-le vedere gli originali di Hohenstein per Tosca, di Girolamo Magnani per Aida, e di Mario Sala per Rigoletto. Provenienti dall’Archivio della Fondazione Arena di Verona si potranno ammirare i bozzetti originali di Ettore Fagiuoli per l’edizione

di Aida rappresentata nel 1913 all’Arena e quelli di Pietro Aschieri per Tosca del 1939.ScenografiaUna sala intera è dedicata alla sceno-grafia dell’Aida di Zeffirelli nella produ-zione della Fondazione Arena di Verona.VociDurante la visita si ascoltano grandi arie delle opere Aida - “Se quel guerrier io fossi!”, Turandot - “Tu che di gel sei cinta”, Il Trovatore - “Di quella pira”, La Traviata – “Libiam nei lieti calici”, “Follie follie”.CostumiDalla sartoria dell’Arena di Verona sono esposti diversi costumi di scena di Tu-randot, Tosca e Aida. A rotazione sa-ranno in mostra anche costumi utilizzati negli spettacoli in cartellone.RappresentazioneNell’ultima sala, si possono rivedere al-cuni spettacoli realizzati nelle passate stagioni dell’Arena: Aida, La Traviata, Il Trovatore, Nabucco, Rigoletto, Tosca, Turandot e Roméo et Juliette.•

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Il 2013 è l’anno del Festival del Centenario, che celebra il primo secolo del Festival lirico all’Arena di Verona ed inaugura i prossimi 100

anni all’insegna della grande opera.Dal 14 giugno all’8 settembre 2013, 58 appun-

tamenti con 6 titoli d’Opera e 4 serate di Gala compongono la 91ma edizione del Festival lirico all’Arena di Verona, dedicato al grande com-positore Giuseppe Verdi in occasione del bi-centenario della nascita. Per questo eccezionale avvenimento il Festival del Centenario 2013 vedrà il celebre Plácido Domingo in qualità di Diretto-re Artistico Onorario, oltre che direttore d’orche-

stra ed interprete sul palcoscenico più grande del mondo.Inaugura il Festival il nuovo allestimento della ce-leberrima Aida, per la regia della Fura dels Baus. Aida, titolo areniano per eccellenza, viene ripro-posta dal 10 agosto anche nella Rievocazione del 1913 a cura di Gianfranco de Bosio. Dal 15 giugno sempre per la regia di De Bosio in scena

Il Festival del Centenario 2013 all’Arena di Verona

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il dramma di Nabucco, accanto alla trilogia popolare verdiana composta da La Traviata (dal 22 giugno) per la regia di Hugo de Ana, Il Trovatore (dal 6 luglio) nell’allestimento di Franco Zeffi-relli e Rigoletto (dal 9 agosto) per la regia di Ivo Guerra. Ritorna in cartellone dal 31 agosto Roméo et Juliette di Charles Gounod, titolo stabile del repertorio are-niano, per la messa in scena di Francesco Micheli.Ancora Verdi con la Messa da Requiem il 13 luglio: diretti da Myung-Whun Chung Orchestra e Coro dell’Arena di Verona in-sieme a Orchestra e Coro del Teatro La Fenice di Venezia. Al

compositore di Busseto sarà ancora intitolato il Gala del 17 luglio con tre grandi direttori protagonisti sul podio: Andrea Battistoni, Riccardo Frizza e Giu-liano Carella.Nel 2013 ricorre anche il bicen-tenario della nascita del compo-sitore tedesco Richard Wagner. A lui e a Verdi sarà dedicata la serata di Gala del 15 agosto, che vedrà il giovane e famoso Daniel Harding dirigere Plácido Domingo insieme ai più grandi interpreti wagneriani e verdiani come Evelyn Herlitzius, Viole-ta Urmana, Susanna Branchi-ni, Francesco Meli, Vitalij Ko-waljow.•

53Economia Veronese - giugno 2013

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La definizione di un piano di manutenzione pre-ventiva (con l’eventuale implementazione di un software dedicato) e la formazione e sensibi-lizzazione del personale incaricato possono essere soluzioni idonee alla prevenzione delle

conseguenze correlate alla mancata manutenzione e l’errata manutenzione di macchinari, attrezzature, im-pianti e strumenti. Conseguenze che possono determi-nare incidenti o “near-misses” con infortuni ai lavoratori e danni alla produzione.Questo è quanto suggerisce una buona prassi, dal titolo “Pianificazione della Manutenzione, Utilizzo di Software dedicato e Formazione per Addetti Manutenzione”, va-lidata dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e sicurezza sul lavoro il 30 maggio 2012.Nei documenti allegati alla scheda della buona prassi, applicata all’interno dell’azienda si segnala che “la ge-

stione degli impianti, dei mezzi, dei macchinari e delle attrezzature è affidata al Datore di lavoro e/o RSPP e ai Responsabili delle attività di manutenzione interes-sati per le rispettive competenze, con il supporto del Direttore Amministrativo per gli assetti amministrativo-contabili, che provvedono alla loro costante idoneità all’uso per cui sono previsti. Allo scopo è necessario organizzare tutto quanto è necessario per assicurare la massima efficienza, idoneità e sicurezza degli impianti, dei mezzi, dei macchinari e delle attrezzature utilizzati dall’Azienda”.La gestione di impianti, mezzi e macchinari in sicurezza si sostanzia nelle “seguenti attività:

- individuare, con il supporto delle Funzioni speciali-stiche, quegli impianti, quei mezzi, quei macchinari e quelle attrezzature, che inficiando il regolare svolgi-mento delle attività influenti le prestazioni qualitative, ambientali e di salute e sicurezza aziendali, sono da sottoporre ad interventi di manutenzione preventiva;- predisporre opportune schede, associate agli impian-ti, ai mezzi, ai macchinari e alle attrezzature di cui al punto precedente, con le quali programmare gli inter-venti di manutenzione da effettuare e registrare quelli effettuati;- predisporre, con il supporto delle Funzioni Specia-listiche, opportune indicazioni scritte qualora la loro mancanza possa inficiare negativamente gli aspetti re-lativi alla gestione operativa della manutenzione e alle modalità di conduzione finalizzate ad un uso corretto e in sicurezza degli impianti, dei mezzi, dei macchinari o delle attrezzature utilizzati;- individuare specifiche modalità comportamentali per la verifica dell’idoneità all’uso di quelle attrezzature per le quali non sono di utilità interventi di manutenzione preventiva;- individuare le ditte o organismi esterni in grado di ese-guire attività specialistiche di manutenzione sugli im-pianti, sui macchinari, sui mezzi, sulle attrezzature e su-gli eventuali strumenti di misura presenti sugli stessi”.Veniamo alle varie fasi attuative della buona prassi.La prima fase ha previsto il censimento degli impian-ti, dei mezzi, dei macchinari e delle attrezzature e la gestione di una Scheda di Manutenzione. Riguardo a questa fase “i Responsabili delle attività di manuten-zione gestiscono e tengono aggiornato un apposito Elenco Impianti Mezzi Macchinari ed Attrezzature in do-tazione all’Azienda, che sottopongono alla verifica del Datore di lavoro e/o RSPP con indicazione delle infor-mazioni essenziali di carattere anagrafico e tecnico per la loro completa ed univoca identificazione. In partico-lare, agli impianti, ai mezzi, ai macchinari e alle attrez-zature viene assegnato, quando necessario, anche un codice identificativo riportato sull’impianto, sul mezzo, sul macchinario o sull’attrezzatura stessi”. E per tali im-pianti, mezzi, macchinari e attrezzature, i Responsabili delle attività di manutenzione interessati “gestiscono

ambiente e salute

Plinio Menegalli Medico Competente - Ergonomo

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Buone prassi per pianificare la manutenzione in azienda

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una specifica Scheda di Manutenzione nella quale ven-gono riportate tutte le informazioni utili per una corretta manutenzione, in particolare: tipologia dell’impianto, del mezzo, del macchinario o dell’attrezzatura; tipolo-gia di intervento di manutenzione; frequenza di inter-vento”. La Scheda di Manutenzione “definisce tutti gli interventi di manutenzione ordinaria o preventiva che il Personale aziendale interessato deve effettuare ad in-tervalli predeterminati. Tali interventi sono quelli che l’e-sperienza aziendale suggerisce, tenuto conto, laddove necessario, di quanto consigliato dal Libretto di Uso e Manuale di Manutenzione predisposti dal Costruttore”. Ed è cura del Datore di lavoro e/o RSPP - su segna-lazione dei Responsabili delle attività di manutenzione interessati – “organizzare specifiche attività di adde-stramento finalizzate ad una più idonea utilizzazione dei mezzi, delle attrezzature e degli strumenti, con par-ticolare attenzione agli aspetti relativi all’ambiente e alla salute e sicurezza sul lavoro”. La seconda fase è invece relativa alla programmazione della manutenzione e re-gistrazione delle attività di manutenzione. Infatti una volta definiti gli interventi di manutenzione necessari, i Responsabili delle attività di manutenzio-ne interessati “predispongono su base annuale il Pro-gramma Annuale di Manutenzione in cui definiscono

gli interventi di manutenzione da eseguire per ogni impianto, mezzo, macchinario e attrezzatura, che sot-topongono alla verifica e all’approvazione del Datore di lavoro. Tale programma viene quindi divulgato a tutto il Per-sonale incaricato delle attività di manutenzione”. Si segnala che le attività di manutenzione “vengono ef-fettuate dal Personale aziendale o, nel caso di ricorso a ditta esterna, dal Personale esterno nel rispetto degli obiettivi di salvaguardia ambientale e di tutela della sa-lute e sicurezza nel luogo di lavoro”. In particolare lo stato di utilizzabilità degli impianti, dei mezzi, dei mac-

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ambiente e salute

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chinari e delle attrezzature “viene verificato di volta in volta dal Per-sonale aziendale al momento della loro effettiva utilizzazione durante lo svolgimento delle attività opera-tive e al momento della conclusio-ne delle attività stesse. In caso di guasto o malfunzionamento di un impianto, di un mezzo, di un mac-chinario e di un’attrezzatura, il Per-sonale aziendale mette al corrente il Responsabile delle attività di manu-tenzione interessato affinché, con il RSPP, siano stabilite le necessarie azioni per ripristinarne l’utilizzabilità e la funzionalità”. Si sottolinea che “tutte le attività di manutenzione ef-fettuate, siano esse ordinarie, stra-ordinarie, preventive e/o correttive, vengono registrate a cura del Per-sonale aziendale che le ha effettua-te sulla Scheda di Manutenzione in

corrispondenza del relativo spazio riferito alla particolare tipologia di intervento eseguito, con registrazio-ne delle eventuali parti di ricambio sostituite e della data degli interven-ti effettuati. Qualora per un interven-to di manutenzione si fosse ricorso ad una ditta esterna qualificata, è cura dei Responsabili delle attività di manutenzione interessati, con il supporto del RSPP, verificare e re-gistrare quanto eseguito, allegando alla Scheda di Manutenzione copia degli interventi effettuati comprovati dai Rapporti di Assistenza Tecnica e/o dalle Fatture emesse dall’Orga-nizzazione Esterna”. Infine la terza fase è relativa all’analisi degli Inter-venti di Manutenzione. Infatti ogni anno – “prima di ripristinare per uno specifico impianto, mezzo, macchi-nario o attrezzatura la relativa Sche-

da di Manutenzione con gli inter-venti di manutenzione preventiva da eseguire oppure prima di decidere per le relative attività di manutenzio-ne” – il “Rappresentante della Dire-zione e il Responsabile delle attività di manutenzione interessato, con il supporto delle Funzioni interessate, esaminano gli interventi effettua-ti nell’anno precedente, al fine di valutare la necessità di modificarli nel tipo, nelle modalità e nella fre-quenza”. Per concludere veniamo all’efficacia, ai fattori di successo e ai vantaggi della buona pratica: riduzione dei tempi di fermo dei macchinari, riduzione del numero di near-misses e di infortuni sul lavoro, miglioramento del clima organizza-tivo, partecipazione del personale incaricato al piano di manutenzione preventiva.•

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previdenza

Le clausole risolutive espresse sono condizioni apposte ai contratti d’agenzia, al verificarsi delle quali il contratto si risolve senza preavviso e sen-za riconoscimento delle indennità di fine manda-to, dato che le parti hanno riconosciuto nella fase

di costituzione e regolamentazione del rapporto la gravità dell’inadempimento all’obbligazione assunta, tale da de-terminare l’interruzione del contratto.La normativa che disciplina questo aspetto è l’art. 1456 c.c. che si riporta per chiarezza.I contraenti possono convenire espressamente che il con-tratto si risolva nel caso che una determinata obbligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite. In questo caso, la risoluzione si verifica diritto (1517) quando la parte interessata dichiara all’altra che intende valersi della clau-sola risolutiva.Non solo nell’ipotesi prospettata ovvero di risoluzione del rapporto per richiamo delle clausole risolutive espresse il giudice non può in alcun modo sindacare o operare va-lutazioni alcuna, in ordine alla gravità dell’inadempimento dedotto nella clausola risolutiva espressa.In genere le clausole risolutive espresse pattuite dalle parti nell’ambito del contratto di agenzia fanno riferimen-to a obiettivi di fatturato (budget) da conseguire nell’anno o al non verificarsi di una data percentuale di insolvenze nei contratti promossi dall’agente o al trattenere somme incassate o a svolgere attività in concorrenza. Le ragioni per le quali le mandanti ricorrono alla clausola risolutiva espressa sono presto dette ovvero come si diceva una vol-ta identificato l’inadempimento che dà luogo alla risoluzio-ne, alla mandante basterà provare il fatto-inadempimento come dedotto nella clausola risolutiva, manifestare la vo-lontà di avvalersi di tale clausola risolutiva e il contratto si risolve.

LE CLAUSOLE RISOLUTIVE ESPRESSE NEI CONTRATTI D’AGENZIA – ART. 1456 c.c.

57Economia Veronese - giugno 2013

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previdenza

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Tutto quanto appena detto fino al precedente orientamento giuri-sprudenziale.Non solo fino ad allora veniva anche sottratta al giudice la valutazione del-la gravità dell’inadempimento sia per quanto riguardava gli aspetti oggetti-vi, ovvero se la condizione si era ef-fettivamente verificata e fosse grave, ma anche sia per quello che riguar-da gli aspetti soggettivi, cioè relativi all’imputabilità di tale inadempimento all’agente.L’unico elemento essenziale al fine della validità e dell’efficacia di tali pattuizioni era che fossero ben iden-tificate e che non contenessero solo un generico riferimento a tutte le ob-bligazioni derivanti dal contratto; poi-ché in questo caso le clausole sareb-bero state nulle, appunto per effetto dell’indeterminatezza dell’oggetto.Il problema, ora, rispetto alle recenti sentenze è proprio quello di capire se queste clausole sono ancora idonee a risolvere il rapporto in forza di au-tomatismi contrattuali ed escludere la spettanza all’agente del preavviso e delle relative indennità di fine manda-to o pare che in realtà vi sono notevoli difficoltà a poter considerare ancora la clausola risolutiva espressa e il verificarsi dell’inadempimento previ-sto nella stessa, come circostanze di per sé idonee ad escludere in modo automatico il preavviso e la spettanza

all’agente dell’indennità di risoluzione del rapporto.Come è noto la giurisprudenza ha sempre affermato l’applicabilità, per analogia, al rapporto di agenzia del-le disposizioni di cui all’art. 2119 del c.c. - LIBRO QUINTO. Del lavoro - TI-TOLO SECONDO. Del lavoro nell’im-presa – che disciplina il recesso per giusta causa del rapporto di lavoro subordinato. In virtù di detta analogia non compete il preavviso e/o l’inden-nità sostitutiva quando il recesso sia determinato da un inadempimento dell’agente che non consenta la pro-secuzione nemmeno temporanea del rapporto.A questo punto la questione è stabi-lire se l’inadempimento posto in es-sere dall’agente e specificato nella clausola risolutiva espressa debba essere sottoposto o meno alla va-lutazione del giudice o se, una volta verificatosi, la valutazione in ordine alla sua gravità possa non essere ef-fettuata e quindi indipendentemente dalla gravità il rapporto cessa.Il più recente orientamento giurispru-denziale sul quale vorremo fosse posta l’attenzione è che il giudice nell’applicare, seppur in via analo-gica, l’art. 2119 c.c., norma indero-gabile, anche al rapporto d’agenzia, determina come conseguenza che la mandante potrà risolvere il rapporto sì con richiamo alle clausole risolutive

espresse, ma poi al fine di vedere se spetta o meno l’indennità sostitutiva del preavviso si dovrà verificare se quell’inadempimento integri anche una giusta causa di recesso, valuta-zione che non potrà che essere riser-vata al giudice.Tale principio è stato riaffermato an-che nell’art. 30, comma 3 della legge n. 183/2010 (cd. Collegato Lavoro), laddove si è previsto che il giudice tenga conto, senza però esserne vincolato, delle previsioni della con-trattazione collettiva o dei contratti individuali in ordine ad ipotesi che integrino giusta causa o giustificato motivo di recesso. Questo a confer-ma della inderogabilità dell’art. 2119 c.c. che se si applica anche al rap-porto di agenzia, come è vero che si applica per analogia, ne deriva che il verificarsi dell’inadempimento ogget-to della clausola risolutiva espressa potrà, al fine di verificare se quell’e-vento non consenta la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto, essere sottoposto alla valutazione del giudice.Quindi d’ora in avanti fermo restando che il giudice terrà conto delle pattu-izione raggiunte tra le parti, la clau-sola risolutiva espressa non costituirà più per la mandante un automatismo contrattuale, rimanendo a carico del-la mandante stessa l’onere di prova-re che quell’inadempimento integra giusta causa di recesso, in quanto è stato leso irrimediabilmente i rappor-to fiduciario.Ciò detto le ipotesi di mancato rag-giungimento del budget e/o il rag-giungimento di un certo numero di insoluti previsti nell’ambito delle clausole risolutive espresse potranno ancora determinare la risoluzione del rapporto di d’agenzia, ma la rilevan-za, l’importanza e la gravità dell’ina-dempimento andranno essere valu-tate tenuto conto di alcuni elementi fra cui, per esempio, la zona affidata all’agente, la media di affari promossi precedentemente, l’entità media del-le insolvenze, ecc.

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In sostanza dovrà essere effettuata una valutazione caso per caso, propria quel tipo di valutazione che le parti nel pattuire la clausola risolutiva espressa volevano evitare.A maggiore ragione non è nemmeno più così pacifico che in caso di risoluzione del rapporto per richiamo delle clausole risolutive espresse non sia dovuto il preavviso e le indennità di fine mandato visto che già il legislato-re pone un principio di non derogabilità, quanto meno a svantaggio dell’agente, dell’art. 1751 c.c., secondo il quale l’indennità di risoluzione non è dovuta solo quando il proponente risolve il rapporto per un’inadempienza, im-putabile all’agente, la quale non consenta la prosecuzio-ne anche provvisoria del rapporto.Ne consegue che solo laddove l’inadempimento sia di tale gravità da integrare una giusta causa il proponente potrà sottrarsi al pagamento dell’indennità di risoluzio-ne rapporto, indipendentemente dalle previsioni in or-dine all’inadempimento dedotte nella clausola risolutiva espressa.Per quanto attiene all’onere della prova è molto importan-te sottolineare che con un contratto di agenzia l’agente assume nei confronti della mandante un’obbligazione di mezzi, laddove per obbligazione si intende che l’agente

assume un vincolo giuridico, in forza del quale la man-date può “costringere” l’agente all’adempimento di una prestazione, nel rispetto delle disposizioni di legge e, specificatamente, per obbligazioni di mezzi si intende che l’agente deve improntare il proprio operato a canoni di diligenza, perizia e prudenza richiesti dalla natura dell’at-tività esercitata – promuovere affari visitando la clientela, curando i rapporti con il proponente – indipendentemente e a prescindere dal raggiungimento dell’eventuale risulta-to finale atteso dalla mandante.Da questa specifica appare chiaro come l’onere della prova in capo alla mandante consista nel dimostrare la negligenza, l’imperizia e la trascuratezza posta in essere dall’agente nello svolgimento della sua attività lavorativa.Si può pertanto affermare che in ipotesi di svolgimento di attività in concorrenza o di agente che trattiene som-me dei clienti o che non visiti la clientela e che non svol-ga quindi attività di promozione degli affari non ci sono problemi, dato che si può tranquillamente sostenere che questi tipi di comportamenti sono posti in essere con coscienza e volontà, cioè con consapevolezza, ma per quanto riguarda all’esempio più volte citato del mancato raggiungimento del budget non è così facile.•

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fiscale

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Nei precedenti articoli abbiamo introdotto il modello PDCA – Plan, Do, Check, Act (pianifica, esegui, verifi-ca, agisci), valido per assumere decisioni e governare i processi aziendali di tipo direttivo (definizione di politica e obiettivi aziendali), ausiliario (servizi di supporto: am-

ministrazione, risorse, manutenzioni, …) o produttivo (vendite, pro-gettazione e sviluppo, approvvigionamenti, produzione, magazzino, consegne e assistenza), e ci siamo soffermati sulla prima fase del modello, la pianificazione (plan) dei medesimi processi. Ora appro-fondiamo la seconda fase del modello, l’esecuzione (do) di quanto pianificato, distinguendo ancora una volta tra processi direttivi e processi produttivi o ausiliari. Eseguire quanto pianificato al livello dei processi direttivi significa in poche parole attuare la strategia con decisioni, azioni e comportamenti coerenti con la medesima. Come già ricordato la strategia aziendale comprende l’orientamen-to strategico di fondo, cioè il complesso dei valori, delle idee guida e degli atteggiamenti che definiscono l’identità desiderata, prospet-tica o futura, dell’azienda, e gli indirizzi strategici che concretizzano l’orientamento di fondo, ovvero le scelte di assetto societario (pro-prietà, forma societaria, organi sociali, …), patrimoniale (localizza-zione, infrastrutture, know-how, …), organizzativo (organigramma, autorità, responsabilità, deleghe, competenze del personale, …) e di prodotto (mix di prodotto, mix delle condizioni commerciali, …).Su questo punto appare con tutta evidenza un problema tipico del-le nostre aziende: l’orientamento strategico di fondo e gli indirizzi strategici concreti non sono quasi mai formalizzati in forma scritta, ma sono molto spesso impliciti, cioè dichiarati in modo informale, verbale od occasionale; risulta pertanto difficoltosa e incerta, nel momento d’esecuzione di tale strategia informale, la verifica di coerenza interna delle decisioni e azioni intraprese, in quanto non confrontabili con un dato oggettivo, con una strategia esplicitata in tutte le sue variabili chiave. Ciò non è privo di conseguenze per la gestione aziendale: si possono infatti assumere decisioni strategi-che incoerenti e attuare azioni corrispondenti tali da compromettere la formula competitiva e la redditività aziendale stessa. Un semplice esempio per chiarire la portata di questa affermazione: se la stra-tegia implicita, cioè non formalizzata in un piano strategico scritto, prevede un’offerta al mercato di prodotti standardizzati, tendenzial-mente omogenei, con poche varianti o personalizzazioni, coeren-temente le scelte di assetto organizzativo dovranno privilegiare un organigramma aziendale da una parte con una presenza di risorse umane preponderante nei reparti produttivi, poiché la produzione è sostanzialmente di serie e con poche personalizzazioni e, dall’altra, un ridotto impiego di tecnici nell’ufficio progettazione, poiché i pro-

dotti standardizzati progettati e industrializzati non richiedono che poche varianti. Però, se il management concede ai rappresentanti e agenti commerciali di vendere in prevalenza prodotti altamente personalizzati, con varianti complesse richiedenti un’intensa attività di revisione e modifica dei progetti già sviluppati, è chiaro come a questo punto si generino pesanti ripercussioni sia sull’ufficio pro-gettazione, con organico sottodimensionato rispetto alle esigenze reali non pianificate, sia sugli approvvigionamenti, la produzione e la logistica (magazzino, spedizioni e assistenza), che riceveran-no costantemente in ritardo le specifiche di acquisto, produzione e spedizione sviluppate con affanno dai tecnici progettisti. Questo causerà un endemico ritardo nelle consegne dei prodotti ai clienti, con effetti scoraggianti sulla loro soddisfazione e fidelizzazione e, in ultima, sulle vendite e la redditività future.Le successive fasi del modello PDCA, la verifica (check) e l’azione (act), se correttamente applicate permettono di risolvere positiva-mente la distonia tra il piano strategico e le decisioni reali. Anche sul fronte dei processi produttivi e/o ausiliari eseguire quanto pianifica-to richiede coerenza, non con gli elementi chiave definiti in un piano ma con un complesso di requisiti ben più nutrito. Tali requisiti sono l’insieme di specifiche, parametri, regolazioni, operazioni, lavora-zioni, monitoraggi, misure, etc. generalmente descritto all’interno di procedure, istruzioni e altri documenti operativi in uso presso gli uffici produttivi, intesi questi in senso lato: acquisizione degli ordini dei clienti, progettazione, approvvigionamenti, produzione o eroga-zione del servizio, logistica. Ricordiamo che pianificare un processo

PDCA: Plan–Do–Check–ActL’esecuzione

Francesco Domaschio Dottore Commercialista

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significa definire non solo quando si svol-ge una determinata attività ma anche cosa occorre fare, chi la deve fare, come farla, perché la si fa (quale obiettivo raggiungere). Applicare questo principio al processo di trasformazione produttiva comporta definire quegli elementi che concorrono a ottenere il prodotto offerto al mercato: la successione dei centri di lavoro e delle operazioni pro-duttive, i materiali da impiegare, le specifi-che di prodotto, i parametri da impostare sui macchinari, le istruzioni dettagliate per le operazioni critiche in relazione alla qualità del prodotto, i punti e i momenti di moni-toraggio di prodotti e processi, le tolleran-ze ammesse o soglie di accettabilità delle misure eseguite, come e chi deve gestire eventuali non conformità, quali decisioni può adottare in autonomia e quali invece con l’intervento di un superiore, etc.È su questi elementi che sovente si riscon-tra lo stesso tipo di distonia o incoerenza incontrata per i processi direttivi: le proce-

dure che pianificano i processi dicono una cosa ma operativamente sono eseguite al-tre cose. In pratica, le procedure sono state documentate solo per soddisfare l’ispettore dell’ente certificatore ma non corrispondo-no alla realtà operativa, o chi le ha scritte non conosceva i processi reali, o il perso-nale non è stato adeguatamente addestrato sulle modalità produttive da seguire. Il pun-to è cruciale: i processi devono (sottolineo: devono) essere pianificati con procedure e documenti operativi che riproducano l’o-peratività reale e le tecniche produttive rite-nute migliori, cioè considerate più efficienti ed efficaci ai fini della Qualità desiderata; presupposto come dato questo principio i processi devono poi seguire puntualmente quanto indicato nei documenti predispo-sti, perché ogni scostamento da essi, non giustificato da motivi contingenti adegua-tamente comprovati, determinerebbe per definizione una “non conformità”, con i suoi costi occulti ma rilevanti.

Dove si gioca la possibilità di un’esecuzio-ne coerente di un processo pianificato? La risposta già traspare nelle righe precedenti: nella gestione efficace delle risorse umane. Ogni procedura, per quanto precisa e reale, risulta inefficace se non è adeguatamente trasferita alle persone che devono attuarla.Le persone operanti in azienda sono una delle componenti fondamentali per svolge-re e mantenere i processi in stato di con-trollo, cioè per forzarli a produrre i risultati attesi, aspetto spesso trascurato o non cor-rettamente considerato nei suoi risvolti con-creti. Non è un caso che tutti gli standard che presiedono al tema Qualità nelle sue varie declinazioni (ISO 9000, ISO 14000, ISO 22000, IRIS, IFS, BRC, …) dedichino requisiti specifici all’addestramento e for-mazione del personale aziendale.Su questi temi e sugli altri ingredienti del controllo dei processi torneremo nel suc-cessivo articolo, quando parleremo della fase di monitoraggio o verifica degli stessi.•

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legale

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La crescita del benessere e il cambiamento degli stili di vita hanno note-volmente modificato la quantità di rifiuti che ven-

gono prodotti, con conseguenti sempre maggiori difficoltà ed oneri di smaltimento che sono quasi completamente a carico della Pubblica Amministrazione.Capita spesso, inoltre, che le merci vengano prodotte in un luogo ma trasportate in altri per essere vendute e consumate, con la conseguenza che la circo-lazione e lo smaltimento degli im-ballaggi , che poi si trasformeran-no in rifiuti, diventa di non facile gestione e controllo.In seguito ad attente e capillari campagne di sensibilizzazione soprattutto sull’impatto ambien-tale dei rifiuti di imballaggio nel nostro ecosistema, si è passati dal recupero di 1 imballaggio su 3 nel 1998 al recupero di 3 imbal-laggi su 4 nel 2010, con notevoli vantaggi dal un punto di vista del riciclo e riutilizzo dell’imballaggio stesso oltre alle evidenti conse-guenze positive sotto il profilo ecologico. Gli imballaggi, infatti, sono facilmente reintroducibili nei cicli produttivi in quanto general-mente trattasi di acciaio, allumi-nio, carta, legno, plastica e vetro, tutte materie riutilizzabili.Nel 2011, infatti, il recupero com-plessivo di imballaggi ha raggiun-

to la ragguardevole percentuale del 73%, equivalente a 8,6 milio-ni di tonnellate recuperate su un totale di 11,6 milioni di tonnellate immesse al consumo; il riciclo è stato del 64,6% dell’immesso al consumo, equivalente a 7,5 mi-lioni di tonnellate.La norma cardine che regola l’at-tività della produzione, utilizzo e smaltimento degli imballaggi è la Direttiva 94/62/CE che si rivolge a tutti i produttori e gli utilizzatori di imballaggio, ovvero ai produttori

di beni di consumo che imballano la propria merce e successiva-mente la immettono al consumo. I principi fondamentali della Diret-tiva sono finalizzati alla responsa-bilizzazione del raggiungimento degli obiettivi previsti per tutti i tipi di imballaggio e il principio della responsabilità solidale tra le parti coinvolte nella produzione, nell’u-so e nella distribuzione di imbal-laggi e di prodotti imballati, per la gestione dei rifiuti di imballaggio, con l’obiettivo di prevenire e ri-

Il sistema CONAI e la gestione del Contributo Ambientale

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durre l’impatto dei rifiu-ti causati dallo scarto o dall’inutilizzo dell’im-ballaggio stesso e cer-care di recuperare e riciclare la percentuale più alta possibile degli stessi. Con il preciso scopo di perseguire gli obiettivi di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio immessi sul territorio nazionale nel 1997 viene istituito il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi). Il sistema CONAI si basa sull’attività dei sei Consorzi rappresentativi dei materiali che vengono utilizzati per la produzio-ne di imballaggi: acciaio, allumi-nio, carta, legno, plastica e vetro.Per iscriversi al CONAI occorre in-viare la “Domanda di Adesione” con allegata la ricevuta di versa-mento della quota di adesione

che si versa solo una volta ed è costituita da un importo fisso e da uno variabile. Sono esclusi dall’obbligo di adesione gli utenti finali degli imballaggi.Proprio per illustrare le modali-tà di adesione al CONAI ed illu-strare dettagliatamente le varie procedure differenziate per l’im-portazione/esportazione degli imballaggi, Apindustria ha orga-nizzato uno specifico convegno tenuto da Massimiliano Polizzi,

competente funziona-rio dell’ufficio Controlli del CONAI (gli atti si possono trovare sul sito Apindustria www.apiverona.it).Il convegno ha avuto inoltre lo scopo di sen-sibilizzare e responsa-bilizzare gli associati sulle verifiche che CO-

NAI sta effettuando sulle aziende per accertare la corretta applica-zione delle regole relative alla ge-stione degli imballaggi. Negli ulti-mi mesi il CONAI ha infatti iniziato a procedere, presso le aziende, a verifiche minuziose per controlla-re il rispetto delle clausole regola-mentari da seguire, con controlli retroattivi anche di svariati anni e applicando sanzioni, in caso di inosservanza della normative, molto pesanti.•

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il punto

La rivoluzione di un Papa

Che Papa Francesco sia simpatico non ci piove. Ma è giusto definire un Papa simpatico? Abituati come siamo a Papi ete-

rei, definirlo in questo modo potrebbe sembrare perfino irrispettoso. Eppure è proprio partendo dalle ragioni della simpatia che sprigiona, che è pos-sibile fare qualche considerazione oltre i confini delle cose clericali. Un primo dato ci consegna innanzitutto un uomo. Distante anni luce dallo ste-reotipo cui eravamo abituati, lontano dal linguaggio teologico, dall’eccle-sialese, dalla voce impostata, che sai cosa uno dice prima ancora che apra bocca. E poi quel tono mellifluo e na-sale, che usano spesso i monsignori di curia, che è un compromesso tra diplomazia e ipocrisia e che ti fa dire che quello è un prete o un laico mez-za cartuccia, prima ancora di averlo visto in faccia. Niente di tutto questo in Papa Francesco. Già l’andatura, un po’ traballante da paperotto, non tradisce alcuna no-blesse né sociale né di ruolo. Dietro quel passo e quel sorriso spontaneo si cela lo stile dell’uomo medio, quel-lo del popolo, cresciuto nel più nor-male contesto rurale possibile. Ed è questa verità umana, profonda-mente umana, che veicola il creden-te che c’è in lui.Per essere corretti, bisogna dire che Papa Francesco, dietro la bonomia del tratto, nasconde in realtà un’in-

telligenza straordinaria, un’astuzia illimitata, una preparazione culturale gigantesca e una sicurezza psicolo-gica che ne fa un condottiero rispet-toso ma incorruttibile. Chi credesse di poterlo condizionare e farne una vittima come si disse di Papa Lucia-ni, dimostrerebbe di non aver capito a fondo il soggetto. La gente è ammirata per il fatto che abbia rinunciato all’appartamento papale. In realtà lui ci va tutti i giorni a lavorare. Ma scegliendo di mangiare e dormire con gli altri preti, la scelta è stata funzionale a far fuori la corte. Un segretario basta e avanza e alla

sera via anche lui, per conto suo. Corvi e corvetti, gufi e sparvieri sono serviti. Rauss , fuori dai piedi.Credo, comunque, che la vera rivolu-zione di questo Papa, oltre al fascino della gestualità, vada ricercata nella capacità di comunicare. Oserei dire che, non solo Francesco ha lascia-to le paludate riflessioni teologiche preparate da altri, ma ha, per certi aspetti, restituito il gusto del parlarsi fuori dai marchingegni digitali. Il par-larsi a tu-per-tu che fa sentire il va-lore dell’intelligenza e la freschezza dell’humour.«Perché non vai nel tuo appartamen-

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to?» gli ha chiesto un bambino. «Non per ragioni di povertà, ma psichiatriche (sic!). Io amo stare tra la gente, ho bisogno di stare con gli altri» è stata la risposta. «Vo-levi fare il Papa?». «Se uno aspira a fare il Papa vuol dire che quello non è il suo posto!» ha precisato sorridendo.Frasi immediate, concise, vere da un punto di vista psicologico, prima ancora che evangelicamente provocanti. Come il giorno in cui ha detto alle suore di tutto il mondo di «essere madri e non zitelle». O quando ha ricordato ai «preti che de-vono avere l’odore delle pecore». Battute icastiche che hanno peraltro lo spesso-re di un’enciclica. Espressioni che non hanno bisogno di interpreti, perché si impongono per evidenza di contenuto e semplicità di linguaggio. Poco tempo fa ha detto che «il cibo buttato è cibo sot-tratto ai poveri». Poteva sembrare una battuta pauperistica. Il giorno dopo ab-biamo scoperto che in Italia nel 2012 si sono buttati alimenti commestibili per 18 miliardi di euro. Il Banco alimentare ne ha recuperate 65 mila tonnellate, con-sentendo di fornire cibo a 8800 centri caritativi. Sempre nei suoi incontri informali ha riba-dito che «l’ipocrisia è dei corrotti. Nessun linguaggio socialmente educato che sia incline all’ipocrisia è ammesso per il cri-stiano perché l’ipocrisia cerca l’inganno, la menzogna, è una bugia che non cerca la verità e non la dice. Dai corrotti viene il

linguaggio dell’ipocrisia che abusa della fiducia altrui, mentre la verità non viaggia da sola ma con l’amore». Prendere o la-sciare, o da una parte o dall’altra.Gli alpini di Buenos Aires hanno portato in Italia le foto di quando andava a trovar-li nelle loro abitazioni. Si faceva prepara-re piatti piemontesi e poi voleva che si cantassero canti alpini. Alla fine salutava tutti e, dopo aver ringraziato, sommessa-mente chiedeva: «Non è che avreste una bottiglietta di grappa da regalarmi?». Poi prendeva il bus o la metro per tornare a casa. Assolutamente normale, assoluta-mente straordinario.• Tse Tse

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