57
Club di Pavia DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE Breve guida per un progetto di sensibilizzazione nelle scuole secondarie di II grado

DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

  • Upload
    others

  • View
    4

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

Club di Pavia

DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE

Breve guida per un progetto di sensibilizzazione nelle scuole secondarie di II grado

Page 2: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

2

PREMESSA

Il Soroptimist International, organizzazione mondiale di donne impegnate negli

affari e nelle professioni, è una voce universale per le donne che si esprime

attraverso la presa di coscienza, il sostegno e l’azione.

In un'epoca non facile e caratterizzata da profonde contraddizioni come la nostra,

nella quale si innalzano mille voci a difesa dei diritti inviolabili della persona in

generale e della donna in particolare, ancora tante disuguaglianze di genere e

discriminazioni persistono, calpestando la dignità delle donne e di fatto

condizionando le scelte potenziali della loro vita lavorativa.

Nell’ambito della propria mission il SI ha portato a termine grandi progetti

internazionali accanto a tante iniziative locali e nazionali, che concretamente hanno

contribuito allo sviluppo sociale e al miglioramento della condizione femminile.

Questa guida, che costituisce l’attuale progetto di servizio del Club di Pavia, reso

possibile grazie alla presenza sul territorio di un rinomato centro di ricerca sui media

quale l’Osservatorio di Pavia, è stata voluta e realizzata pensando alle donne di

domani, alle potenziali manager, professioniste, ricercatrici, insegnanti, e perché no,

soroptmiste, affinché siano garantite loro, già nella fase della scuola secondaria,

eguali possibilità di riuscita ed eguali stimoli rispetto ai colleghi maschi, e perché

alunne e alunni possano operare scelte consapevoli per il loro futuro lavorativo e

acquisiscano eguale capacità di mettere a frutto l’intero patrimonio delle loro

potenzialità intellettuali e umane.

È ormai opinione riconosciuta e diffusa che il messaggio televisivo può essere

condizionato (da strategie economiche, politiche, di mercato, ecc) e condizionante

per l’utente (quando non rispetta la pluralità delle voci e l’uguaglianza di genere,

veicolando stereotipi, ecc), ed è anche noto che il contenuto della comunicazione

televisiva è sovente percepito, soprattutto nell’età evolutiva, come una

rappresentazione inequivocabile e indiscutibile della realtà.

Page 3: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

3

Quanto questa percezione acritica può influenzare le scelte importanti della vita

per una giovane donna? Quanto le rappresentazioni stereotipate anche in programmi

impegnati come quelli di informazione possono condizionare le sue aspirazioni e

quindi le sue scelte?

Queste riflessioni sono state l’inizio di un percorso di approfondimento sul tema,

che è infine sfociato nel desiderio di fare qualcosa per “correggere la rotta” in questo

ambito.

Data per scontata quindi la potenzialità socio-educativa del messaggio televisivo si

è voluto realizzare uno strumento didattico destinato agli insegnanti delle scuole

superiori di secondo grado, il cui contenuto potesse costituire uno stimolo per

insegnare a studentesse e studenti come acquisire maggior consapevolezza e

coscienza critica nei confronti del messaggio televisivo in generale e delle immagini

stereotipate della donna in particolare, al fine di combattere il più possibile il pericolo

di un approccio passivo e acritico al mezzo televisivo.

La consapevolezza e la conoscenza dei meccanismi mediatici, la capacità di

riconoscere la valenza dei messaggi diretti ed indiretti veicolati dal mezzo televisivo,

rafforzano sicuramente la personalità dei ragazzi ma soprattutto saper riconoscere

uno stereotipo significa prenderne coscienza, esplorarlo, capirlo, classificarlo come

tale, circoscriverne la valenza ed infine “superarlo”.

Non si ha né l’illusione né la pretesa che la nostra guida, nell’ampia tematica

appena sfiorata, possa costituire uno strumento esaustivo per l’ambizioso obiettivo

prefissato, ma, come si è verificato per ogni grande passo in avanti percorso dalle

donne nella conquista della propria indipendenza e affermazione sociale, anche in

questo caso la riuscita non può essere attribuita al singolo fatto, ma all’insieme degli

sforzi, dei sacrifici e dell’impegno di generazioni di donne.

Maria Pia Sarani Boveri (Presidente Soroptimist Club Pavia)

Page 4: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

4

Il cammino verso le pari opportunità fra donne e uomini è senza dubbio un vasto

cambiamento in atto da tempo, su scala globale, riguardando l’intera umanità e il suo

sviluppo: già nel 18691 Stuart Mill sosteneva che ogni talento inespresso significa per

una società la rinuncia a un progresso più rapido e migliore, ovvero egualitario. Per

questo in Italia, dove le statistiche2 sulla condizione sociale ed economica del paese

rilevano dati critici sul tasso occupazionale delle donne, la loro retribuzione salariale,

le loro prospettive di carriera, gli oneri derivanti dal lavoro di cura e di assistenza, la

conciliazione dei tempi (fra lavoro, famiglia ed evasione o cura di sé), molte istituzioni

e amministrazioni sia pubbliche sia private (dal Dipartimento ministeriale per le pari

opportunità, alle regioni, alle province, ai comuni, fino a grandi aziende private) si

sono impegnate in una politica attiva a favore delle donne: un paese per progredire,

anzitutto sul piano dell’uguaglianza sociale e dei diritti, poi anche sul versante

economico e politico, ha bisogno della partecipazione delle donne. E ha bisogno che

le nuove generazioni mettano a frutto le capacità che dimostrano di avere negli studi

(sono più brave dei loro colleghi maschi e si laureano prima), nel lavoro (accedono

facilmente alle carriere per titoli e meriti e dimostrano attrazione per diverse

professioni) e nella vita pubblica (esprimono interesse e attitudine per la politica)3. Le

disparità di genere registrate da molte statistiche non sono imputabili al disinteresse

o al disimpegno femminile per il lavoro o la politica, non almeno a livello diffuso, ma

trovano le loro profonde radici da un lato in una struttura sociale ancora poco

preparata a sostenere il lavoro delle donne, che numerose, specie in alcune regioni

italiane, rinunciano a un’occupazione retribuita per farsi carico di compiti non

assorbiti dal welfare, e dall’altro in un tessuto culturale ancora restio a valorizzare

l’universo femminile in modo trasversale rispetto a tutte le professioni e, più in

generale, rispetto a tutte le competenze4. È qui che la televisione gioca un ruolo

importante, come potente strumento di costruzione della realtà sociale, a fianco delle

altre agenzie di socializzazione (la famiglia, la scuola e le istituzioni religiose o

politiche), come mezzo di conoscenza del mondo, come veicolo di valori e di modelli

identitari, comportamentali, relazionali. Sebbene l’epoca in cui viviamo sia

1 Stuart Mill J., La schiavitù delle donne, SugarCo Edizioni, Milano 1992 2 Cfr Report on equality between women and men, European Communities, 2009; fonte pariopportunita.gov.it/Pari_Opportunita/UserFiles/PrimoPiano/rapporto_uguaglianza_2009.pdf 3 Cfr Zajczyk F., La resistibile ascesa delle donne, Il Saggiatore, Milano 2007 4 Ibidem

Page 5: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

5

contraddistinta dalla comparsa e dalla diffusione dei nuovi media (i computer,

internet, i videogiochi), la televisione rappresenta ancora oggi il mezzo più fruito da

tutte le generazioni di telespettatrici e telespettatori sia in Italia5, sia nel resto del

mondo6. Perciò tante ricerche e tante riflessioni teoriche continuano a concentrare il

loro interesse sulla questione dell’immaginario femminile offerto dalla televisione:

come, quante e quali sono le donne che rappresenta il piccolo schermo? E sono

altresì impegnate a mettere in luce tutte le rappresentazioni stereotipiche

dell’universo femminile, perché gli stereotipi sono schemi che imbrigliano le menti nel

pregiudizio e pongono un freno all’evoluzione sociale, e spesso la televisione ne è

ricettacolo e veicolo.

Monia Azzalini (Osservatorio di Pavia)7

5 Cfr Censis, 42° Rapporto annuale sulla situazione sociale del paese, Capitolo Comunicazione e media, pp. 521-586, Roma 2008 6 Cfr Lemish D., Children and Television, Blackwell Publishing ltd., Oxford 2207, trad. it. I bambini e la TV, Raffaello Cortina editore, Milano 2008 7 Questo volume è stato curato da Monia Azzalini, che ne ha scritto anche tutte le parti, eccetto quelle diversamente firmate

Page 6: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

6

INTRODUZIONE

Page 7: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

7

ESORDI E EVOLUZIONE DEGLI STUDI SU DONNE E TV

Gli studi teorici ed empirici sulla visibilità, sulle audience e sulle professioni

femminili in televisione risalgono a circa mezzo secolo fa, quando, nel mondo anglosassone, le prime studiose e ricercatrici afferenti a diverse discipline, le prime

professioniste del giornalismo e della televisione, le donne e i movimenti attivi sul

fronte dell’emancipazione femminile hanno avviato un percorso che, nel tempo, si è arricchito di contenuti, sempre più aggiornati, ed è riuscito anche a coinvolgere

un numero progressivamente maggiore di persone, fino a sollevare di recente

l’interesse di enti, amministrazioni e istituzioni pubbliche a vari livelli8.

Il 3 marzo 2008, per esempio, il convegno dedicato a Le italiane negli

stereotipi: vita reale, comunicazione e fiction, all’Università Bicocca di Milano,

apriva con l’allora ministra delle Politiche comunitarie Emma Bonino, dichiarando

che “a dispetto dell’evoluzione dei linguaggi, dei costumi e delle tecnologie,

i modelli mediatici sembrano non cambiare, così una parte consistente di pubblico femminile non si sente adeguatamente rappresentata né si riconosce nei modelli proposti. Ecco perché – continuava la ministra – dal

momento in cui chiediamo al paese un cambio di passo sul tema del contributo

delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei

ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare il dibattito sulla comunicazione,

strumento fondamentale di cambiamento del contesto culturale, aprendo un

confronto costruttivo con gli attori più importanti del mondo dei media”9.

ATTUALITÀ DEGLI STUDI SU DONNE E TV

I cinquant’anni trascorsi dagli esordi della letteratura e della ricerca in questo

campo hanno segnato una diffusione dei media su scala globale senza precedenti, in

particolare per l’affermarsi della televisione prima e di internet poi, e lo sviluppo di

una coscienza critica piuttosto elevata ed estesa sulla loro rilevanza nei processi di 8 Cfr Osservatorio di Pavia, Donne e media. Principali aree di ricerca e di riflessione sul tema del Gender, http://www.osservatorio.it/cont/gender/cont_gender.php; Capecchi S., Identità di genere e media, Le Bussole, Carocci, Roma 2006 9 Fonte http://www.politichecomunitarie.it/comunicazione/15809/donne-e-stereotipi-modelli-obsoleti-che-frenano-lo-sviluppo?print=1

Page 8: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

8

parificazione di genere. La IV Conferenza mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995, rappresenta il momento storico forse più importante, almeno a

livello simbolico, di questo percorso, avendo concluso i suoi lavori con una

piattaforma di azione che stabilisce fra gli obiettivi strategici di “accrescere la

partecipazione delle donne e permettere loro di esprimersi e accedere ai processi decisionali nei media” e di “promuovere un’immagine equilibrata e non stereotipata delle donne nei mass media”10.

NORMATIVE ITALIANE E EUROPEE SU DONNE E TV

La Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea e dei Rappresentanti dei governi degli stati membri, datata 5 ottobre 1995, ha recepito per i paesi europei

questi obiettivi e, da allora, le diverse istituzioni comunitarie hanno rivolto numerosi

richiami formali alla comunicazione di un'immagine rispettosa e dignitosa della donna

e, più in generale, a una società dei media e dell'informazione che non escluda le

donne, anzi ne promuova la visibilità e il rispetto.

In Italia, le normative europee relative all'audiovisivo, in particolare le direttive

sulla Televisione senza frontiere11, che invitano a non trasmettere contenuti

discriminanti sulla base del sesso, sono state recepite dal Testo unico della

radiotelevisione12 e, come forma di tutela dei minori, dal documento13 del Comitato

TV e minori, anch’esso confluito nel T.U., che invita esplicitamente le emittenti a una

rappresentazione televisiva rispettosa della dignità femminile, pena il rischio di fornire

alle nuove generazioni modelli negativi e pericolosi per un loro equilibrato sviluppo.

Ispirati invece ai principi del pluralismo politico sono i documenti prodotti dalla

10 Cfr Platform for Action and the Beijing Declaration: Fourth World Conference on Women, Beijing, China, United Nations publication, New York 1996, Sales No. DPI1766, fonte http://www.un.org/womenwatch/daw/beijing/platform/media.htm 11 Televisione Senza Frontiere, Direttiva 97/36/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 giugno 1997 che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio, Gazzetta ufficiale dell'UE n. L 202 del 30/07/1997 pp. 0060 – 0070 (fonte http://eur–lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31997L0036:IT:HTML); Televisione Senza Frontiere, Direttiva 89/552/EECC del Consiglio dell'Unione Europea e dei Rappresentanti dei governi degli stati membri (fonte http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31989L0552:IT:HTML) 12 Decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 208 del 7 settembre 2005 - Supplemento Ordinario n. 150, consultabile su http://www.agcom.it/L_naz/dl177_05.htm 13 Fonte http://www.agcom.it/cnu/comitato_TV_minori/donna_in_TV.pdf

Page 9: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

9

Commissione parlamentare di vigilanza della Rai, che nel 1997 ha emanato un Atto

di indirizzo sulle pari opportunità nei mass media14 e un Atto di indirizzo sul

pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo15. A questi indirizzi fondamentali, che

declinano il pluralismo nel senso del genere donna-uomo, sono ispirate le successive

disposizioni in materia di pluralismo politico relative sia ai periodi non elettorali, sia ai

periodi di campagna elettorale o referendaria, di volta in volta oggetto di direttive

specifiche. Si tratta di normative che vincolano, in ottemperanza alla potestà della

Commissione sulla Rai, stabilita ex lege 14 aprile 1975, n. 103, solo il network

radiotelevisivo pubblico. Un’equilibrata rappresentazione di genere costituisce

comunque un dovere almeno morale anche per tutte le altre emittenti, specialmente

nell’ambito dell’informazione, il cui scopo è di raccontare quello che accade nella vita

sociale, politica, economica, culturale di un paese. Una testata giornalistica che

includa le donne sia a livello rappresentativo, sia a livello professionale, che, nel

raccontare gli eventi che ritiene più interessanti e significativi, tracci profili femminili

positivi, mostrando tutta l’attuale complessità del mondo delle donne, soddisfa,

anzitutto, l’ambizione alla verità che essa si propone (e che il pubblico si attende).

Un’informazione che, di più, proponga modelli di donna migliorativi della realtà, che

sfidi gli stereotipi culturali resistenti potrebbe contribuire a formare un terreno

culturale fertile per il superamento dei numerosi ostacoli che, di fatto, ancora limitano

la parità fra i generi, per il potere che i mass media hanno di “svolgere un ruolo

fondamentale nel mutamento sociale e culturale e, in particolare, nei processi di

modernizzazione, non soltanto perché diffondono informazioni e conoscenze, ma

anche perché intervengono a determinare il livello di integrazione comunque

necessario in ogni fase di sviluppo”16.

14 Atto di indirizzo sulle "pari opportunità" nei mass media, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il 30 luglio 1997, fonte http://www.camera.it/_bicamerali/rai/attiprov/i970730.htm 15 Atto di indirizzo sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il 13 febbraio 1997, fonte http://www.camera.it/_bicamerali/rai/attiprov/i970213.htm 16 Così Gianni Losito nel ricostruire la posizione di alcuni studiosi e intellettuali sul potere dei media, in Losito G., Il potere dei media, Carocci, Roma 1998, p. 25

Page 10: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

10

CAPITOLO PRIMO

Page 11: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

11

1.1 IL CONCETTO DI GENERE

ORIGINE DEL CONCETTO DI GENERE

Prima di affrontare la questione degli stereotipi femminili veicolati dall’informazione

televisiva, occorre definire alcuni concetti fondamentali, preliminari alla trattazione di

questo argomento; anzitutto il concetto di “genere”. Questa parola ha origine

nell’ambito linguistico dove viene utilizzata per distinguere i termini riferiti a un sesso piuttosto che a un altro (genere femminile o maschile) o, nelle lingue

anglosassoni17, a nessuno dei due (genere neutro).

IL GENERE COME COSTRUZIONE SOCIALE DEL SESSO

A partire dagli anni Sessanta, il genere ha cominciato ad assumere il significato delle costruzioni psicologiche e sociali che definiscono l’essere donna o l’essere uomo, al di là del sesso, ovvero della struttura corporea e

dell’apparato genitale dei maschi e delle femmine. Più specificatamente, la nozione

di genere è stata introdotta per distinguere le differenze psicologiche, sociali e

culturali, assunte come mutevoli nel tempo e variabili da cultura a cultura, dalle

differenze biologiche fra i due sessi, ritenute fisiologiche, dunque fisse e immutabili.

Come diceva Simone de Beauvoir, nel suo famoso volume Il secondo sesso, se

femmine si nasce, “donne non si nasce, donne di diventa”.

IL GENERE COME COSTRUZIONE SOCIALE DELLA DIFFERENZA SESSUALE

Più di recente, la riflessione sui rapporti fra le donne e gli uomini ha indotto molte

studiose a ritenere che anche le differenze biologiche, nella misura in cui sono

definite da categorie storicizzate di interpretazione e di classificazione del corpo (per

esempio, per lungo tempo i genitali femminili sono stati intesi come una semplice

variazione di quelli maschili, piuttosto che diversi), possono essere assorbite dalla 17 Il genere grammaticale neutro non esiste nella lingua italiana come in altre lingue di origine latina, mentre è presente nelle lingue anglosassoni

Page 12: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

12

nozione di genere, che le libera da ogni forma di determinazione immutabile e

garantisce una lettura più profonda e articolata di cosa significhi, e abbia

storicamente significato nelle diverse culture, essere donna e essere uomo. Così il genere viene inteso anche come modalità di organizzazione sociale della

differenza sessuale18: in questa accezione il genere non è solo, come nel primo

caso, il rivestimento culturale e sociale del sesso (comunque determinato dalla

nascita), in un ambito teorico in cui natura e cultura appaiono ben distinte, ma una

categoria di interpretazione della realtà, che vede i rapporti fra natura e cultura in

modo più complesso e intrecciato sin dalle origini. In generale, quasi tutti gli studi

sulla questione di genere, a partire dagli anni Ottanta, hanno fatto propria questa

seconda accezione del termine, che ha un forte portato ideologico: proviene da un

ambito di studi femminista, focalizzato sui rapporti gerarchici fra donne e uomini

nell’organizzazione sociale della realtà, e spesso viene usato come sinonimo di

genere femminile. Tuttavia, alcune riflessioni teoriche e soprattutto molte ricerche

empiriche contemporanee, specie di tipo statistico o sociologico, non assumono

questa nozione; non tanto per aderire esplicitamente alla più datata accezione

dell’originario concetto di genere, quanto perché hanno uno scopo più descrittivo,

che esclude i livelli dell’interpretazione filosofica, sociologica o politica e si pongono

in maniera più neutrale rispetto alla differenze di genere19.

1.2 GLI STEREOTIPI

GLI STEREOTIPI COME SCHEMI MENTALI

Gli stereotipi, in generale, sono schemi mentali di interpretazione della realtà per categorie. Detto altrimenti gli stereotipi sono credenze diffuse che attribuiscono

alla realtà alcune caratteristiche, prescindendo da ogni conoscenza specifica o

esperienza diretta (⇒ Box n. 1, Un’antica storiella yddish).

18 Cfr Nicholson L., Per una interpretazione di “genere”, in Piccone Stella S. e Saraceno C., Genere. La costruzione sociale del femminile e del maschile, Il Mulino, Bologna 1996, pp. 41-66 19 Per un approfondimento sulla nozione di genere negli studi sociologici e nel dibattito culturale in Italia si veda per esempio Leccardi C. (a cura di), Tra i generi. Rileggendo le differenze di genere, di generazione, di orientamento sessuale, Guerini e Associati, Milano 2002, pp. 9-14

Page 13: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

13

Box n. 1 Un’antica storiella yddish “Racconta un’antica storiella yddish di un contadino che viveva al confine tra Polonia e Russia. Da un anno all’altro il contadino non sapeva se il suo campo si trovasse in Russia o in Polonia; i confini venivano continuamente modificati a ogni disputa internazionale, così assunse un sorvegliante per risolvere la sua incertezza. Dopo settimane di diligenti valutazioni, il sorvegliante finalmente annunciò al contadino che la fattoria era dentro i confini polacchi. «Grazie a Dio», esclamò con sollievo l’agricoltore, «ora non dovrò più subire i rigidi inverni russi!»”. Gilman S.L., Difference and pathology, Cornell University Press, Ithaca e London 1985, p. 123; trad. it. in Molfino F., Donne, politica e stereotipi. Perché l’ovvio non cambia?, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006 p. 321

In particolare, in sociologia, si considerano stereotipi (sociali), quegli schemi di

classificazione della società per gruppi di persone connotati secondo determinate

caratteristiche che, per generalizzazione, si estendono a ogni membro del gruppo,

indipendentemente da quanto confermi o meno ogni eventuale conoscenza diretta.

Per esempio, “gli svizzeri sono puntuali”, “i francesi sono sciovinisti”, “gli italiani

sono solari”. Questi luoghi comuni sono stereotipi relativi a tre popolazioni europee

e tendono a valere anche se ciascuno di noi probabilmente ha conosciuto qualche

italiana/o cupo/a, chiusa/o, introverso/a, triste e ombrosa/o, insomma niente affatto

allegra/o.

Trasmessi di generazione in generazione, attraverso l’educazione formale o

informale degli individui, gli stereotipi esistono probabilmente da sempre ma vengono

studiati da relativamente poco tempo. I primi studi sugli stereotipi nella cultura di massa vengono fatti risalire al 1922, quando Walter Lippmann20 incentrò per la

prima volta l’attenzione sugli stereotipi diffusi dalla stampa, per la formazione

dell’opinione pubblica. Secondo Lippman, la conoscenza della realtà viene sempre

mediata da immagini mentali semplici che sintetizzano le infinite varietà

dell’esperienza umana, “scorciatoie” che rendono più facile all’intelletto comprendere

20 Lippmann W., Public Opinion, Free Press, New York 1922

Page 14: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

14

la complessità del reale. Sempre secondo Lippmann gli stereotipi hanno alcune

caratteristiche distintive:

⇒ anzitutto non sono individuali, cioè non replicano le infinite possibilità

dell’esperienza, nascendo per l’appunto al fine di facilitare la conoscenza della realtà

e pre-porla alla conoscenza empirica e individuale;

⇒ sono costruzioni condivise da un gruppo sociale e alimentate da dinamiche

di formazione/educazione più o meno ufficiali interne a un gruppo;

⇒ rivestono una funzione in qualche modo difensiva dell’identità del gruppo

che li ha prodotti, poiché concorrono al mantenimento del sistema sociale che li ha

generati;

⇒ possono essere caratterizzati da diversi livelli di condivisione sociale, ovvero

l’immagine che un gruppo si fa di un altro può essere più o meno diffusa fra i suoi

componenti;

⇒ sono caratterizzati da diversi livelli di generalizzazione: attribuiscono a tutti i

membri di un gruppo le caratteristiche che essi fissano come distintive di quel

gruppo;

⇒ infine, gli stereotipi sono tendenzialmente rigidi, ossia immagini fisse e immutabili

(caratteristica evocata dall’etimologia stessa della parola (⇒ Box n. 2, Etimologia di

“stereotipo”).

Box n. 2 Etimologia di “stereotipo” La parola stereotipo deriva dal greco stereòs=rigido e tòpos=impronta Utilizzato in ambiente tipografico per indicare la riproduzione di immagini a stampa per mezzo di forme fisse, venne introdotto per la prima volta nelle scienze sociali da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica (1922).

Page 15: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

15

GLI STEREOTIPI NEI MEDIA

Negli studi sui media, gli stereotipi rivestono un ruolo centrale, poiché la comunicazione, specie quella di massa, anche solo per ragioni di massima

efficienza, ricorre spesso all’uso di stereotipi, che sono messaggi semplici e

facilmente riconoscibili dal destinatario, avendo le loro radici nel senso comune,

ovvero nell’opinione popolare più diffusa.

IL PORTATO DISCRIMINATORIO DEGLI STEREOTIPI

La caratteristica propria degli stereotipi è che, essendo una forma di conoscenza aprioristica, basata sulla frammentazione della realtà sociale, sull’opposizione simbolica di gruppi, sull’attribuzione di caratteristiche fisse, essi non sono mai

neutri. Sebbene esistano pregiudizi neutri rispetto alla caratterizzazione di un gruppo

sociale, nella maggior parte dei casi, gli stereotipi sono anche discriminatori; fatto

salvo i rari casi di neutralità, i pregiudizi o sono sfavorevoli o, se sono favorevoli a un

gruppo sociale, risultano per contrapposizione ostili alla categoria opposta.

Per esempio, lo stereotipo secondo cui “le donne sono sensibili” ritrae

positivamente l’universo femminile, dipingendo al contempo il mondo maschile in

modo negativo: “gli uomini sono insensibili”.

Page 16: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

16

1.3 GLI STEREOTIPI DI GENERE

“PERCHÈ LE DONNE NON SANNO LEGGERE LE CARTINE E GLI UOMINI NON SI

FERMANO MAI A CHIEDERE?21”

Possiamo definire stereotipi di genere quelle rappresentazioni o immagini comuni e semplificate della realtà che, in ogni cultura, attribuiscono determinate

caratteristiche alle donne, agli uomini e ai rapporti fra loro.

Per esempio la diceria che ha ispirato il titolo del successo editoriale di Allan e

Barbara Pease (e di altri meno noti seguiti), secondo cui le donne non sanno

leggere le cartine (cioè le mappe) e gli uomini non si fermano mai a chiedere

(indicazioni stradali), si ispira a una rappresentazione stereotipica delle

caratteristiche femminili versus quelle maschili.

Detto altrimenti gli stereotipi di genere sono quei luoghi comuni condivisi da un

determinato gruppo sociale e che connotano “sommariamente” e per differenza

identità e ruoli di genere.

Per esempio “le donne sono emotive, gli uomini sono razionali”, “i bambini

sono aggressivi, le bambine sono tranquille”, “le donne sono più brave nei lavori

domestici, gli uomini nei lavori di manutenzione”, “le donne amano l’arte e la

letteratura, gli uomini la matematica e le scienze”, “l’amore è un’aspirazione

femminile, la carriera è un’aspirazione maschile”.

Essendo costruzioni sociali, gli stereotipi di genere possono variare,

trasversalmente, all’interno dei diversi gruppi sociali22 e mutare, nel corso del tempo,

21 Titolo del libro di Allan e Barbara Pease (ed. it. Sonzogno, Milano 2001, Rizzoli, Milano 2007) autori fra l’altro di Perché gli uomini possono fare una sola cosa per volta e le donne ne fanno troppe tutte insieme? (ed. it. Rizzoli, Milano 2004 ) e Perché gli uomini odiano le feste comandate e le donne organizzano le vacanze mesi prima? (ed. it. Sonzogno, Milano 2007) Perché gli uomini lasciano sempre alzata l’asse del water e le donne occupano il bagno per ore? (ed. it. Rizzoli, Milano 2009) 22 Per esempio, sono stereotipi diffusi quelli secondo cui le madri italiane sono apprensive e coprono sempre i loro bambini con indumenti che li proteggano dal freddo, anche d’estate, mentre le madri dei paesi nordici sono meno apprensive e consentono ai loro bambini di circolare scalzi, anche se non è agosto

Page 17: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

17

con i cambiamenti di una società. Essendo rappresentazioni “per differenza”, essi

contengono immagini di una realtà storicamente segnata da disuguaglianze,

asimmetrie e gerarchie di potere fra le donne e gli uomini.

GLI STEREOTIPI DI GENERE NELLE RICERCHE SULLE DONNE IN TV

Gli stereotipi di genere costituiscono di solito un oggetto di studio rilevante nelle

ricerche che riguardano la rappresentazione delle donne in TV, perché, secondo

un’opinione largamente condivisa da tutti gli studiosi, la televisione è un veicolo di

cultura e un’agenzia di socializzazione importante, in particolare per le giovani

generazioni in fase di costruzione della propria identità di genere, e dunque può concorrere a rafforzare disuguaglianze, asimmetrie e gerarchie di genere,

veicolando stereotipi, oppure ne può favorire il superamento, proponendo modelli

femminili e ruoli di genere articolati, complessi, innovativi.

LA TV VEICOLO E RINFORZO DEGLI STEREOTIPI DI GENERE

Le ricerche finora condotte sulle donne in televisione hanno messo in evidenza la

presenza di alcuni stereotipi femminili in televisione secondo due modalità principali:

da un lato, la televisione concorre a diffondere molti stereotipi diffusi nell’opinione popolare, veicolandoli senza sfidarli o criticarli; dall’altro, la televisione concorre a rafforzare tali stereotipi attraverso rappresentazioni di

genere di per sé non stereotipate ma che risultano tali nel flusso comunicativo che le reitera costantemente.

Per esempio, la donna madre non è di per sé uno stereotipo, così come l’uomo

medico; continuare a rappresentare, nei servizi dei Tg dedicati alla diffusione

dell’influenza, donne in qualità di madri di bambini affetti dal raffreddore di stagione a fianco di uomini medici esperti di diagnosi e terapia per la cura dell’influenza significa privilegiare una rappresentazione della società tradizionale che associa le donne al ruolo materno e gli uomini a quello

professionale, piuttosto che una rappresentazione più moderna di una società

dove molte donne svolgono la professione medica e molti uomini si dedicano alla

cura dei figli.

Page 18: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

18

Allo stesso modo, gli spot che continuano a mettere in scena una prima colazione in cui è la mamma a preparare la tavola per tutta la famiglia, mentre il papà mangia rapidamente una merendina per poi scappare in giacca e cravatta al lavoro, ventiquattrore alla mano, sono l’esempio di una

comunicazione pubblicitaria che privilegia un ritratto familiare certo ancora

esistente ma in larga parte superato da modelli di famiglia sempre più complessi e diversificati (con mamme che lavorano e padri che preparano la

colazione, con nuclei monoparentali, con nuclei riaggregati, etc).

LE RICERCHE SULLE DONNE IN TV

Le ragioni per cui la televisione privilegia un certo tipo di rappresentazione e non altre sono piuttosto complesse e chiamano direttamente in causa i

meccanismi del fare televisione. Proprio per questo, di solito, le indagini sulle donne in TV attraversano i diversi generi o macro-generi televisivi, ovvero i

diversi formati che raggruppano i programmi per caratteristiche di produzione,

contenuti e fruizione, classificandoli come trasmissioni di informazione oppure di

intrattenimento o di pubblicità e poi ancora come notiziari o rubriche, inchieste o

rotocalchi, talk show o reality show, film, telefilm, telenovela o soap opera, spot o

televendite, tanto per citare alcuni generi noti e utilizzati comunemente anche dai

telespettatori23 (⇒ Box n. 3, I generi televisivi); perché i diversi generi televisivi

presentano modi differenti di fare televisione.

BOX n. 3 I generi televisivi Il genere televisivo è una categoria di classificazione dei programmi secondo caratteristiche comuni, un criterio di ordine astratto, che esiste al di là delle specifiche di ogni programma, e ne definisce gli elementi fondamentali rispetto a tre aspetti principali: 1 le convenzioni testuali, ovvero la struttura, lo stile, la forma, il modello del programma; 2 la produzione, ovvero la progettualità che guida l’industria quando crea un programma e lo propone al pubblico con determinati obiettivi;

23 Cfr Grignaffini G., I generi televisivi, Le Bussole, Carocci, Roma 2004

Page 19: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

19

3 la fruizione, ovvero le attese che genera nel pubblico un programma proposto secondo un certo modello. Per esempio, il notiziario è un genere televisivo che classifica telegiornali molto diversi fra loro (si pensi all’enorme differenza che c’è fra il Tg1 e Studio Aperto) ma che hanno in comune: 1 il fatto di essere composti da una successione di notizie relative a eventi importanti accaduti nel corso della giornata, a volte addirittura nelle ultime ore prima della trasmissione; 2 di essere prodotti da una testata giornalistica, al fine di raccontare al pubblico cosa accade di importante nel contesto sociale condiviso; 3 di generare nel pubblico l’aspettativa di sapere cosa è successo di importante nel mondo, in Italia o in una sua Regione, nel corso della giornata o delle ultime ore. Negli studi e nelle ricerche sulla televisione, si suole distinguere tradizionalmente fra tre grandi generi televisivi, detti anche macro-generi: l’informazione, l’intrattenimento e la pubblicità, che possono essere definiti sommariamente come proposto di seguito. L’informazione: è un genere televisivo che comprende tutti i programmi a finalità informativa, ovvero incentrati sul racconto o sull’approfondimento di ciò che accade nel mondo. Appartengono a questo macro-genere telegiornali, rubriche di approfondimento, documentari, rotocalchi, inchieste, dibattiti e talk show. L’intrattenimento: è un genere televisivo che comprende tutti i programmi che hanno principalmente una finalità ludica o evasiva: varietà, fiction (film, telefilm, soap opera, telenovela), cartoni animati, giochi a premi, reality show. La pubblicità: è un genere televisivo che comprende trasmissioni a finalità promozionale, ovvero che promuovono prodotti commerciali, iniziative sociali, politiche o istituzionali, programmi televisivi. Rientrano in questo genere gli spot, le televendite, i messaggi promozionali, la promozione di rete, la pubblicità progresso e tutte le cosiddette campagne di utilità sociale. Questi tre macro-generi televisivi comprendono molti programmi diversi fra loro e a loro volta ordinabili, come si è visto, nei generi televisivi quali il telegiornale, le rubriche di approfondimento, i documentari, i rotocalchi, le inchieste, i dibattiti, i talk show, i varietà, le fiction, i cartoni animati, e così via. Occorre infine sottolineare che l’evoluzione della televisione, negli anni più recenti, verso un sistema “di flusso” piuttosto che “a programmi”, ha creato nuovi generi “misti” di cui è bene tener conto. La neotelevisione, come viene chiamata la televisione odierna in cui i programmi si succedono come in un flusso continuo, anticipandosi e richiamandosi l’un l’altro in una programmazione continua, 24 ore su 24, ha richiesto la formulazione di nuovi concetti di genere, come per esempio l’infotainment, genere di programma che mescola informazione e intrattenimento: non a caso il termine deriva dall’unione delle due parole inglesi information e entertainment.

Page 20: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

20

Per un approfondimento sui generi televisivi si consiglia la lettura di Grasso A. e Scaglioni M., Che cos’è la televisione, Garzanti, Milano 2003; Grignaffini G., I generi televisivi, Le Bussole, Carocci, Roma 2004

I diversi format dei programmi hanno caratteristiche proprie, certo non fisse e

immutabili, ma abbastanza omogenee per genere (nel senso del genre24) da favorire

di solito il riconoscimento, da parte di chi li studia, di alcune modalità distintive di

produzione, contenuti e consumo, che contribuiscono a comprendere la

rappresentazione delle donne rispetto al “linguaggio” televisivo e alla sua

grammatica, nonché rispetto alle regole o alle prassi che governano la produzione e

la fruizione del pubblico.

IL MODELLO DELLA PARITÀ TRA I SESSI

Molte ricerche sulle donne in televisione si concentrano su quella che viene

considerata una rappresentazione stereotipica dell’universo femminile nel suo

complesso e che comprende diversi aspetti criticati, perché ritenuti deformanti

rispetto alla realtà sociale. In particolare, come spiega bene Saveria Capecchi, nel

suo volume Identità di genere e media25, un manuale di base per gli studi su questa

tematica, sono i primi studi anglosassoni ad avere questo tipo di approccio, che si

ispira a un “modello di parità dei sessi”. Gli studi sulle donne in televisione degli anni

Sessanta e Settanta ponevano l’accento sulla minore visibilità delle donne rispetto

agli uomini in TV e sulla diseguale immagine veicolata: più moderna e complessa

quella maschile, più tradizionale e semplificata quella femminile, associata alla vita

pubblica e alla dimensione del sapere quella maschile, correlata alla vita privata e

alla dimensione dell’esperienza quella femminile, e ancora, incentrata sulle

competenze la prima, focalizzata sull’estetica del corpo la seconda. Poiché, a

distanza di anni queste disparità appaiono resistenti, molte ricerche attuali

continuano a condursi su questo modello, che denuncia al contempo una disparità

24 Per evitare confusione nell’ambivalente significato del termine genere, che nella lingua italiana indica sia il genere televisivo sia il genere femminile e maschile, si proporrà, laddove il contesto possa dare adito a qualche confusione e al fine di evitarla, la traduzione inglese: genre, nel primo caso, gender, nel secondo 25 Capecchi S., Op. cit., pp. 13-25

Page 21: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

21

fra la rappresentazione televisiva femminile e quella maschile e una distorsione fra la

realtà sociale e la sua rappresentazione mediatica.

IL MODELLO DELLA VALORIZZAZIONE FEMMINILE

Altre ricerche, invece, trascurano gli stereotipi femminili, per superarli in un

approccio teorico incentrato sulla valorizzazione delle donne26. Si tratta di ricerche

avviate verso gli anni Ottanta e Novanta e che pongono l’accento sulle differenze fra

le donne e gli uomini, in una prospettiva rivolta con favore ai contenuti dei media che

valorizzano l’universo femminile per le sue specificità, come per esempio, il primato

della dimensione privata (la famiglia, la maternità, le relazioni sentimentali o

amorose, etc.), la solidarietà e la complicità, la condivisione di un immaginario “rosa”,

l’eccellenza di figure di donna forti o altro. E’ nell’ambito di questo approccio teorico

che hanno avuto il loro avvio anche le ricerche etnografiche27 sui prodotti televisivi

rivolti specificatamente a un pubblico femminile, come per esempio le telenovela e le

soap opera.

IL MODELLO POSTGENERE

Infine, oltre gli stereotipi sono proiettate anche le ricerche che possono essere

inquadrate nel cosiddetto “modello postgenere”28, un orientamento teorico che cerca

di superare la nozione binaria di gender, per allargare lo sguardo anche alle realtà

transgender e dei diversi orientamenti sessuali.

Queste linee guida si soffermeranno sulla rappresentazione delle donne nei

programmi di informazione televisiva, lasciando aperto per un futuro progetto l’analisi

26 Ibidem, pp. 17-21 27 Le ricerche etnografiche sono pratiche di indagine volte a indagare il consumo televisivo nel suo contesto naturale; attraverso metodi come l’osservazione partecipante (ovvero la partecipazione del ricercatore o della ricercatrice ai momenti in cui un pubblico, per esempio una famiglia, guarda e commenta la TV), la registrazione dei comportamenti e dei dialoghi di gruppi di telespettatori, le interviste in profondità, etc.; questo approccio di ricerca mira a ricostruire puntualmente, in una prospettiva micro-sociologica, i diversi modi di guardare la TV e le connotazioni che lo accompagnano. Cfr Casetti F. e Di Chio F., Analisi della televisione, Bompiani, Milano 1997, pp. 183-196 28 Cfr Capecchi S., Op. cit., pp. 21-25

Page 22: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

22

di altri generi televisivi, e adotteranno come approccio il modello della parità dei

sessi, poiché, da un lato, nonostante sia il più datato, appare ancora estremamente

attuale nella sua capacità euristica, cioè di spiegare e interpretare, e, dall’altro, si

ritiene l’approccio fondamentale per comprendere la tematica proposta.

Page 23: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

23

CAPITOLO SECONDO

Page 24: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

24

2.1 LA RAPPRESENTAZIONE FEMMINILE NEI PROGRAMMI DI INFORMAZIONE IN TV

Le ricerche sulla rappresentazione delle donne nell’informazione televisiva in Italia

sono piuttosto recenti. A parte le prime “isolate” indagini condotte da Milly Buonanno

negli anni Ottanta29 e relative all’immagine femminile complessivamente veicolata

dalla TV italiana, quasi tutti gli studi su questa tematica partono a metà degli anni

Novanta e si sviluppano piuttosto numerose solo agli inizi dell’ultimo decennio,

ampliandosi anche al mondo delle TV locali30 e contribuendo al dibattito pubblico con

la promozione di numerosi convegni31. Dal punto di vista dei contenuti, si tratta di

studi che presentano una certa omogeneità, sia per i risultati a cui giungono, univoci

nel constatare la scarsa visibilità femminile nelle trasmissioni informative, sia per gli

aspetti su cui si concentrano (⇒ Box n. 4, Principali ricerche sulle donne

nell’informazione televisiva in Italia).

29 Buonanno M., L’immagine inattesa. La donna nei programmi televisivi tra reale e immaginario, Rai Eri – VQPT n. 34, Roma 1981; Cultura di massa e identità femminile. L’immagine nella donna in televisione, Rai Eri, Torino 1983; L’elite senza sapere. Uomini e donne nel giornalismo italiano, Liguori, Napoli 1988; Il reale è immaginario. La fiction italiana, l’Italia nella fiction, Rai Eri – VQPT n. 104, Roma 1991

30 Cfr Azzalini M., TV locale e rappresentazione di genere. Rappresentanza e rappresentazione femminile nei telegiornali di sei regioni italiane, Multimedia Cardano, Pavia 2007; Osservatorio di Pavia, TV locale e rappresentazione di genere. La rappresentazione femminile nelle emittenti televisive lombarde, Pubblicazione a cura del Comitato per le Comunicazioni della Regione Lombardia, Milano 2007; Osservatorio di Pavia, TV locale e rappresentazione di genere. La rappresentazione femminile nelle emittenti televisive toscane, pubblicazione a cura delle Regione Toscana, Firenze 2007; Co.Re.Com. Friuli Venezia Giulia, Donne & Media. Ruolo e spazi della differenza di genere nel mondo costruito dai media, Pubblicazione a cura del Co.Re.Com., Trieste 2005; Capecchi S., La rappresentazione femminile nell’informazione dell’emittenza televisiva regionale/locale toscana. Seconda fase Progetto Studio Duo “Nuove professionalità e nuova occupazione nel campo televisivo: la valorizzazione delle differenze di genere”, Roma, maggio 2001; D’Ettole L. e Solito L., La presenza femminile nel mondo dell’emittenza locale in Toscana, Co.Re.Rat. Toscana, 1998 31 Fra i più importanti: i due convegni promossi dal CNEL a Roma il 5 febbraio 2002 e il 21-22 aprile 2005; il convegno organizzato dalla Casa internazionale delle donne a Roma il 10-11 giugno 2006 (Donne e media: ancelle o signore della comunicazione?); il convegno promosso dalla Commissione Pari Opportunità della FNSI al Compa di Bologna, il 7 novembre 2006 (Donne e media: voi siete qui. Verso una mappa di tutte le reti)

Page 25: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

25

BOX n. 4 Principali ricerche sulle donne nell’informazione televisiva in Italia 2008 Rappresentazioni femminili, immagini di donna. Monitoraggio dei palinsesti delle reti analogiche Rai, ricerca commissionata dalla Rai Radiotelevisione Italiana, Direzione Palinsesto TV e Marketing – Marketing strategico, realizzata dall’Osservatorio di Pavia (pubblicazione non disponibile, download della sintesi gratuito all’indirizzo internet http://www.osservatorio.it/interna.php?section=analysis&m=v&pos=0&idsection=000106) 2007 TV locale e rappresentazione di genere, ricerca svolta dall’Osservatorio di Pavia (pubblicazione a cura di Azzalini M. edita da Multimedia Cardano, Pavia, disponibile su richiesta all’Osservatorio di Pavia) 2006 Woman and Media in Europe, ricerca promossa dalla Commissione Europea, realizzata da Censis e Fondazione Atkins Chiti (pubblicazione a stampa disponibile su richiesta alla Fondazione Atkins Chiti) 2005 Who makes the news? Global Media Monitoring Project, ricerca commissionata dalla World Association for Christian Communication (WACC), realizzata per l’Italia da Facoltà di Scienze Politiche delle Università di Padova e Torino, Associazione Ancorpari, Osservatorio di Pavia, COSPE (download gratuito del rapporto Italia all’indirizzo internet http://www.osservatorio.it/interna.php?section=analysis&m=v&pos=0&idsection=000069; download gratuito del rapporto internazionale all’indirizzo internet http://www.whomakesthenews.org/reports/past-reports.html) 2004 Donne, lavoro e TV: l’immagine della donna nei programmi di informazione, ricerca commissionata dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL), realizzata dall’ Osservatorio di Pavia (download gratuito all’indirizzo internet http://www.osservatorio.it/interna.php?section=analysis&m=v&pos=0&idsection=000046) 2003 Areste. Eliminare gli stereotipi nei mezzi di comunicazione e nella pubblicità, ricerca sostenuta dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma relativo alla Strategia Quadro Comunitaria sulla Parità tra Uomini e Donne (2001-2005) realizzata per l’Italia dal Dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma Tre (download gratuito all’indirizzo internet http://www.retepariopportunita.it/DefaultDesktop.aspx?doc=118)

Page 26: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

26

2001 Una, nessuna… a quando centomila? La rappresentazione della donna in televisione, ricerca commissionata dalla Rai Radiotelevisione Italiana, realizzata da diversi enti e soggetti, pubblicata a cura di Loredana Cornero (edita da Rai Eri nella collana VQPT n. 184 e disponibile in libreria) 2000 Prospettive di genere e TV digitale: i nuovi orizzonti della comunicazione, ricerca sostenuta dalla Commissione Europea, nell’ambito del progetto FSE/2002, obiettivo 3, misura E.1, realizzata da Associazione Ancorpari, Audisat, Numidia (pubblicazione a stampa disponibile gratuitamente su richiesta all’Associazione Ancorpari http://www.ancorpari.it/articles.asp?id=54)

Rimangono piuttosto vari gli approcci metodologici adottati: alcune indagini

prediligono il metodo quantitativo o quali-quantitativo dell'analisi del contenuto, altre

l'analisi qualitativa di tipo semiotico o sociologico.

Box n. 5 Strumenti e metodi delle ricerche dell’Osservatorio di Pavia sulle donne in TV L’Osservatorio di Pavia ha realizzato numerose ricerche sulle donne in TV, adottando di volta in volta i metodi e gli strumenti ritenuti più adeguati al raggiungimento degli obiettivi preposti all’indagine. Trattandosi in ogni caso di ricerche empiriche condotte con metodi scientifici, tutte presentano una struttura piuttosto classica, così articolata:

ipotesi di ricerca con definizione degli obiettivi definizione del campione di indagine scelta della metodologia e degli strumenti di analisi reperimento del campione di indagine analisi empirica produzione e presentazione dei risultati.

Per quanto riguarda le ricerche sulle donne nei programmi di informazione, i cui risultati complessivi vengono sintetizzati e divulgati in questo volume, la metodolologia applicata è quella dell’analisi del contenuto. L’analisi del contenuto raggruppa un insieme di tecniche di interpretazione dei testi finalizzate a comprenderne i significati latenti e impiegate da varie discipline sociali, dalla psicologia, alla linguistica, alla semiologia, alla sociologia e largamente diffusa nelle ricerche empiriche sui media. L’analisi del contenuto applicata alla televisione viene generalmente condotta attraverso una scheda o griglia di analisi. Una scheda di analisi ha una struttura simile a quella di un questionario: come un

Page 27: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

27

questionario prevede una successione di domande per ciascuna delle quali si danno diverse risposte possibili predeterminate e codificate fra le quali l’intervistata/o deve scegliere la sua risposta, così una scheda di analisi contiene delle voci che possono essere considerate “domande” che l’analista pone a quella che tecnicamente di chiama unità di analisi (nel nostro caso, i programmi di informazione e gli uomini o le donne coinvolti a vario livello nell’informazione, ovvero giornaliste/i, persone intervistate e/o persone di cui si parla) e alle quali l’analista stessa/o deve rispondere, interpretando l’unità che analizza secondo specifiche regole, dopo un opportuno addestramento, scegliendo una delle risposte possibili. L’addestramento dell’analista è fondamentale perché il margine di soggettività implicata dall’interpretazione del testo sia ridotto il più possibile. Per questo vengono eseguiti dei test preliminari sulle/i singole/i analiste/i e sul gruppo di analiste/i. La scheda di analisi viene applicata su un campione scelto di programmi. Di solito si scelgono programmi trasmessi da emittenti diverse, in modo tale da rispettare un criterio di rappresentanza eterogenea. Quanto al periodo, si è soliti selezionare una o più settimane di trasmissione “normali”, ovvero non caratterizzate da eventi che possano aver modificato le offerte di palinsesto e le abitudini di ascolto dei telespettatori (perciò, si evitano, per prassi, i periodi prossimi alle festività natalizie o pasquali o estive). Il periodo scelto deve a ogni modo tener conto di una serie di parametri relativi alla tipologia dei programmi indagati e all’organizzazione dei palinsesti: per esempio, i notiziari sono trasmissioni quotidiane, quindi nel caso di una ricerca sui telegiornali, può essere significativa anche una sola giornata campione. Per quanto riguarda le fasce orarie, anche in questo caso è bene tener conto della tipologia dei programmi selezionati e alla loro collocazione nel palinsesto giornaliero. La ricerca svolta dall’Osservartorio per il CNEL nel 2004 (Donne, lavoro e TV: l’immagine della donna nei programmi di informazione), riguardava, per esempio, 12 settimane di trasmissione di programmi di approfondimento informativo di Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Rete 4, Canale 5, Italia 1 e La7, ovvero le emittenti analogiche generaliste a diffusione nazionale, nelle fasce di prima e seconda serata, orari in cui è tradizionalmente collocato questo genere di programmi. Dopo la fase di analisi empirica, i dati raccolti sulle schede cartacee vengono inseriti in un data base elettronico ed elaborati da software di calcolo come Microsoft Office Excel o SPSS e sintetizzati in tabelle e grafici. Le elaborazioni dati possono prevedere diverse tecniche statistiche e diversi livelli di approfondimento, dalla semplice analisi delle frequenze all’analisi fattoriale multivariata. La presentazione dei risultati, esposti nel rapporto di ricerca conclusivo, è la parte più importante della ricerca, poiché propone un’interpretazione dei risultati, ovvero una configurazione di senso del significato latente emerso dai dati. Per esempio, la ricerca svolta dall’Osservatorio di Pavia per il CNEL nel 2004 conteneva una serie di domande relative alla messa in scena televisiva della vita privata degli ospiti, distinti per genere, donne e uomini.

Page 28: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

28

Prima domanda (da compilare per ogni soggetto ospite del programma): nel corso del programma emergono riferimenti alla vita familiare e/o privata dell’ospite?

L’analista doveva scegliere fra tre risposte possibili: sì, spesso sì, raramente no, mai. Un’altra domanda riguardava le proiezioni dei conduttori sulla vita privata dell’ospite. Seconda domanda: il conduttore o la conduttrice rivolge all’ospite domande sulla

sua vita privata o lo stimola a parlarne? L’analista doveva scegliere in questo caso fra due risposte possibili: sì no. I risultati relativi alla prima domanda hanno rilevato che per gli ospiti uomini, solo nel 5,7% vi era qualche riferimento alla vita familiare e/o privata (casi di risposta sì, spesso più casi di risposta sì, raramente), mentre per le donne la percentuale saliva al 22%. Quanto al secondo quesito, i dati raccolti evidenziavano che le proiezioni sul privato degli ospiti uomini avvenivano nel 22,1% dei casi (cioè 22,1% di risposte sì), per le donne ciò avveniva con una frequenza decisamente superiore: nel 52,9% dei casi. Entrambi questi risultati hanno così dimostrato una maggiore associazione delle donne alla dimensione privata e dell’uomo alla dimensione pubblica e sono stati interperpretati come evidenza di una rappresentazione trazionale dei due generi. Per una rassegna delle diverse metodologia di ricerca e di analisi sulla televisione si veda Casetti F. e Di Chio F., Analisi della televisione, Bompiani, Milano 1997. Per un approfondimento sulla metodologia di analisi del contenuto nelle scienze sociali si veda Losito G., L’analisi del contenuto nella ricerca sociale, Franco Angeli, Milano 1993. Per un confronto sui problemi della ricerca e dell’interpretazione dei messaggi dei media, si veda per esempio il saggio di Umberto Eco, Lettura di “Steve Canyon”, in Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Bompiani, Milano 1997, pp. 131-183.

I principali risultati a cui approdano le principali ricerche italiane sulle donne

nell’informazione televisiva possono essere ordinati in relazione alle seguenti aree di

Page 29: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

29

indagine: la visibilità e il ruolo delle giornaliste, la rappresentanza e la

rappresentazione delle donne nei contenuti informativi, gli stereotipi femminili

veicolati dall’informazione televisiva.

2.2 VISIBILITÀ E RUOLO DELLE GIORNALISTE

FEMMINILIZZAZIONE DELLA PROFESSIONE GIORNALISTICA

Secondo i dati più recenti, il giornalismo televisivo sta vivendo un periodo di forte

femminilizzazione: le donne giornaliste, nei diversi ruoli della conduzione, della

redazione di servizi, come autrici, inviate o corrispondenti raggiungono percentuali di

visibilità32 attorno al 50%, in quasi tutte le ultime ricerche. Sebbene la visibilità delle

giornaliste, rilevata sulla loro presenza in video o sulla loro firma a un servizio, sia

generalmente più alta rispetto al numero delle donne che svolgono questa

professione, questi dati sulla femminilizzazione della professione hanno una loro

duplice validità: in primo luogo, essi sono in linea con le statistiche relative alle

iscrizioni nell’albo dei giornalisti, che indicano una crescita delle professioniste dal

10% nel 1978 al 28% nel 2002 e delle praticanti dal 36% al 48%33, segnando così

una tendenza in atto; in secondo luogo, la visibilità delle donne nell’esercizio di una

professione per lungo tempo esclusivamente maschile34 propone un modello

femminile potenzialmente valorizzante.

ELEVATA VISIBILITÀ E SCARSO POTERE

Ciò nonostante, resta critica la “non magnificenza” di questa carriera – per

parafrasare il sottotitolo del volume di Milly Buonanno dal titolo Visibilità senza potere

che recita Le sorti progressive ma non magnifiche delle donne giornaliste in Italia –

ancora tenacemente presidiata da giornalisti maschi ai vertici: 32 Occorre specificare che le ricerche a cui si fa riferimento rilevano la percentuale di donne giornaliste visibili in televisione e non quelle che effettivamente vi lavorano, poiché sono ricerche che si basano sull’analisi dell’offerta televisiva e non sulle statistiche occupazionali 33 Cfr. Buonanno M., Visibilità senza potere. Le sorti progressive ma non magnifiche delle giornaliste italiane, Liguori, Napoli 2005, p. 22 34 In Italia, l’ingresso delle donne nella professione giornalistica avviene negli anni Settanta del XX secolo

Page 30: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

30

“Malgrado la folta immissione di personale femminile nel lavoro dell’informazione,

le donne al top nelle redazioni giornalistiche restano una sparuta minoranza: non

troppo diversamente, nella sostanza, ma più accentuatamente nei gradi, di quanto si

verifica in altri paesi occidentali.”35

E di quanto si verifica, si può aggiungere, in molte categorie professionali dalle

quali le donne sono state escluse per lungo tempo, perché il famoso “soffitto di

cristallo”, ovvero quella barriera “invisibile” che blocca l’accesso delle donne ai livelli

apicali36 in tutte le professioni, è ancora lontano dall’essere infranto. Le giornaliste,

però, sono protagoniste, più di altre professioniste, di una peculiare ambivalenza:

sebbene scarsamente collocate nei luoghi di potere dell’informazione, dove si decide cosa fa o chi fa o non fa notizia, esse godono di un’elevata visibilità,

essendo spesso sul piccolo schermo a condurre i telegiornali, anche nei momenti di

massimo ascolto, come la prima serata. Spesso giovani donne dal bell’aspetto, le

giornaliste godono rispetto ai colleghi maschi di un vantaggio che privilegia la loro

visibilità: il linguaggio televisivo predilige il codice estetico, e, se agli esordi del

piccolo schermo, ciò era vero soprattutto per gli spazi dell’intrattenimento,

l’evoluzione del mezzo, dall’avvento della TV commerciale in poi, ha esteso la

predominanza degli elementi estetici e spettacolari a tutti i generi televisivi, anche

quelli incentrati sulle news. Così le giornaliste incarnano un modello di carriera che

cela, sotto il velo di una notorietà relativamente facile da raggiungere, la

subordinazione a un sistema informativo caratterizzato da un dominio maschile

difficile da scardinare (fenomeno noto come “effetto vetrina”): anzitutto perché, come

si è già detto, i vertici del sistema sono occupati da uomini, poi, ragione non affatto

irrilevante, perché i criteri del newsmaking, cioè quelle regole che stabiliscono cosa

fa o non fa notizia, sono maschili, nel senso che portano con sé una visione del

mondo e dell’informazione tradizionalmente orientata al maschile e che, in Italia, si

caratterizza per il primato accordato alla politica. Se per lungo tempo si è creduto che

il massiccio ingresso delle donne nell’informazione, raggiunta la cosiddetta “massa

critica”, avrebbe cambiato le regole del fare informazione, ormai appare evidente che

35 Ibidem, p. 5 36 Cfr Zajczyk F., Op. cit., pp. 40-57 e 102-119

Page 31: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

31

quell’attesa è stata delusa, per ragioni che sono tutte da spiegare37, ma in maniera

incontestabile, considerando i risultati emersi dalle più recenti indagini.

BOX n. 6 Un aneddoto di Gianni Riotta* “Il primo giorno di scuola al master in giornalismo alla Columbia University, il nostro leggendario professor Ken Goldstein ha tenuto la sua prima lezione su cos’è una notizia. Noi ci siamo rotti la testa a dare le definizioni più sofisticate al mondo: Enzesberger, Lazarsfeld, il fatto, il contesto. Ci ha lasciati parlare, poi sorridente e sornione ci ha detto: la notizia è quello che il vostro caporedattore decide che è notizia.” (pubblicato nella rivista Link, idee per la televisione, n. 6, Dossier News for everywhere, RTI, Cologno monzese, maggio 2008, p. 22) *Gianni Riotta ha rilasciato questa dichiarazione quando era direttore del Tg1, ruolo che ha ricoperto dal 20 settembre 2006 fino a fine marzo del 2009, quando è stato nominato direttore del quotidiano Il Sole 24 Ore.

BOX n. 7 Esercizio pratico per un’analisi della rappresentanza delle donne giornaliste in TV Un utile esercizio per verificare il grado di pari opportunità di un’emittente nella rappresentanza delle professioni giornalistiche può essere condotto attraverso una griglia di analisi piuttosto semplice, a partire da un campione di programmi di informazione trasmessi nel corso di una giornata. Per ogni programma si possono rilevare i seguenti campi: 1. genere del programma notiziario

37 Sulle indagini da intraprendere per cercare di dare una risposta a questa domanda, si vedano le proposte avanzate da Milly Buonanno nell’articolo “Donne e informazione: accesso potere e cambiamento”, in Donne e Comunicazione, numero monografico della rivista Inchiesta, trimestrale di ricerca e pratica sociale, Anno XXXVI, n. 153, luglio–settembre 2006, edizioni Dedalo, Bologna, pp. 57-62

Page 32: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

32

rubrica informativa inchiesta talk show dibattito politico tribuna elettorale altro 2. argomento del programma politica interna politica estera e relazioni internazionali economia e lavoro ambiente criminalità e violenza giustizia questioni sociali cultura e spettacolo sport notizie di servizio (meteo, traffico, viabilità) altro 3. fascia oraria di trasmissione del programma mattina (7:00-12:00) mezzogiorno (12:00-14:00) pomeriggio (14:18:00) pre-sera (18:00-20:00) prima serata (20:00-22:30) seconda serata (22:30-24:00) 4. genere del conduttore femmina maschio 5. genere del direttore della testata giornalistica (per i programmi di responsabilità di una testata giornalistica, ovvero Tg, rubriche, rotocalchi) femmina maschio 6. genere del capo redattore della redazione (dove indicato) femmina maschio 7. genere dell’autore (per i programmi tipo inchieste, talk show, dibattiti) femmina maschio Nel caso di programmi contenenti servizi registrati, per ogni servizio si possono rilevare:

Page 33: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

33

8. argomento del servizio/notizia (utilizzare lo stesso elenco proposto per la variabile n. 2) 9. genere del giornalista responsabile del servizio femmina maschio 10. ruolo del giornalista autore corrispondente inviato altro 11. età (stimata) del giornalista 19-34 35-49 50-64 65 e oltre non determinabile (nel caso in cui il giornalista non sia visibile) Una volta raccolte tutte le informazioni in questa griglia di analisi, si può contare il numero di donne e uomini, incrociare questi risultati con quelli relativi al genere dei programmi, ai ruoli giornalistici, agli argomenti e all’età. Questi calcoli consentiranno di rispondere a diverse domande: − donne e uomini sono equamente rappresentati nei diversi generi dei programmi, oppure c’è qualche genere ancora appannaggio maschile? (per esempio, i dibattiti politici in Italia sono tradizionalmente condotti da uomini) − donne e uomini sono equamente rappresentati nella conduzione? − donne e uomini sono equamente rappresentati nei ruoli di potere (direzione testata, a capo della redazione, fra gli autori dei programmi)? − donne e uomini si occupano equamente degli stessi argomenti? Oppure le donne si occupano preferibilmente di cultura e spettacolo (le cosiddette soft news) e gli uomini di politica e economia (le cosiddette hard news), come dimostrano alcune ricerche? − le diverse generazioni di giornaliste/i sono equamente rappresentate? Oppure, come diverse ricerche hanno dimostrato, le donne rappresentano di più le giovani generazioni e gli uomini quelle più mature? Per una lettura più semplice dei risultati si consiglia di riportare i risultati a valori percentuali. Si consiglia infine di effettuare l’esercizio su almeno due diverse testate giornalistiche, magari una pubblica e una privata, oppure una nazionale e una locale,

Page 34: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

34

oppure una italiana e una estera, in modo che il confronto fra i dati possa stimolare la riflessione e il dibattito in classe e aiutare a ragionare sul perché emittenti diverse possono evidenziare profili diversi oppure simili, a seconda dei risultati ottenuti. A margine, si segnala la possibilità di utilizzare questa griglia anche per l’analisi dell’informazione a stampa, con l’apporto di opportune modifiche che tengano conto delle caratteristiche proprie del mezzo.

2.3 RAPPRESENTAZIONE DELLE DONNE NEI CONTENUTI INFORMATIVI

LE DONNE INVISIBILI

Nonostante il massiccio ingresso delle donne nel mondo dell’informazione

come professioniste, le donne di cui si parla o a cui si dà la parola in televisione sono ancora molto poche: i valori registrati nelle ultime ricerche

italiane si attestano attorno al 15-20%, una percentuale che indica una sotto-rappresentazione femminile sia rispetto agli uomini (rappresentati per il restante

80-85% dei casi) sia rispetto alla realtà: secondo i rilevamenti più recenti, infatti, le

donne residenti in Italia rappresentano il 51%38 della popolazione.

Questo fenomeno di “sotto-rappresentazione” non è distintivo solo dell’emittenza

italiana, ma è diffuso su scala internazionale: l’ultima edizione del Global Media

Monitoring Project39 registra una percentuale di presenza femminile nei notiziari di 76

paesi del mondo pari al 22%40 (e nei notiziari italiani pari al 16%41). Una tendenza

che costituisce un nodo fra i più critici della questione femminile negli studi su donne

e media, in particolare perché riguarda gli spazi dell’informazione. Se, infatti, ai

programmi di intrattenimento e di fiction si riconosce una funzione di svago,

38 Dati calcolati sulle tavole ISTAT, fonte http://demo.istat.it/pop2008/index.html 39 Cfr Gallagher M. (a cura di), Who makes the news. Global Media Monitoring Project 2005, WACC, London 2005, p. 22 40 Il campione italiano per il Global Media Monitoring Project 2005 comprendeva tutti i telegiornali trasmessi da i tre canali analogici Rai, i tre Mediaset, poi La7 e Rai News 24, nel corso di una giornata campione (il 16 febbraio 2005); Cfr Azzalini M., “Chi fa notizia? Il rapporto Italia GMMP 2005”, in Donne e Comunicazione, numero monografico della rivista Inchiesta, trimestrale di ricerca e pratica sociale, Anno XXXVI, n. 153, luglio–settembre 2006, edizioni Dedalo, Bologna, p.16 41 Ibidem, pp. 13-23

Page 35: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

35

divertimento o anche di discussione o dibattito sociale, senza comunque attendersi

una rappresentazione fedele del mondo reale, quello che sta fuori dallo schermo, ai

programmi d’informazione si consegna una funzione di rappresentazione della

realtà42. Non è solo una questione teorica, fra accademici o studiosi, di definizione

della mission dei generi televisivi, è anche e soprattutto una questione di attese del

pubblico. I telespettatori guardano al telegiornale come a una finestra sul mondo, alle

notizie come a eventi che accadono in luoghi reali, magari lontani, resi accessibili

grazie all’abbattimento della distanza spazio-temporale operata dal mezzo43, ma

luoghi effettivi, concreti, esistenti indipendentemente dalla proiezione mediatica.

I FATTORI CHE ESCLUDONO LE DONNE DALL’INFORMAZIONE TELEVISIVA

Molte indagini che rilevano questa parziale esclusione delle donne

dall’informazione televisiva si limitano a indicarne la criticità e a rivendicare una

maggior visibilità femminile; oggi, tuttavia, essendo chiaro che si tratta di un

fenomeno trasversale rispetto ai sistemi televisivi di molti paesi diversi, appare più

che mai necessario cercare di capirne le ragioni e indagare i meccanismi che

intervengono su scala globale a sfavore delle donne. Solo a partire da qui, infatti,

è possibile pensare a un intervento efficace, affinché l’universo femminile sia

rappresentato pienamente sugli schermi televisivi di tutto il mondo.

Da una lettura approfondita delle indagini svolte negli ultimi anni sulla

rappresentanza delle donne nei programmi informativi è possibile desumere che la visibilità (o l’invisibilità) delle donne nei programmi di informazione è riconducibile almeno a due ordini di fattori: i criteri di agenda che stabiliscono le

priorità delle notizie – ovvero i criteri di notiziabilità degli eventi che stabiliscono

quali fatti, fra i tanti che accadono ogni giorno, meritano di essere notiziati (⇒ Box n.

8, La teoria del newsmaking e i criteri di notiziabilità degli eventi) - e i criteri di selezione degli intervistati.

42 Cfr Grignaffini G., I generi televisivi, Le Bussole, Carocci, Roma 2004, pp. 45 - 50 43 Cfr Meyrowitz J., No sense of place. The impact of electronic media on social behavior, Oxford University Press, New York 1985, trad. it. Oltre il senso del luogo. L’impatto dei media elettronici sul comportamento sociale, Baskerville, Bologna 1993

Page 36: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

36

LE REGOLE DEL NEWSMAKING BOX n. 8 La teoria del newsmaking e i criteri di notiziabilità degli eventi Il termine newsmaking definisce l’orientamento teorico comune a quell’insieme di studi e di ricerche che, a partire dagli anni Settanta, indagano la produzione delle notizie dal punto di vista della cultura professionale dei giornalisti e dell’organizzazione del lavoro giornalistico, considerando la notizia come il prodotto di un processo (professionalmente) organizzato che trasforma gli “eventi” in notizie. Secondo questa teoria si può parlare di “notiziabilità” come quell’insieme di requisiti che un evento deve avere per diventare notizia. Tali requisiti sono sia di tipo contenutistico, sia di tipo pratico, cioè riguardano sia il fatto accaduto, sia il lavoro di routine dei giornalisti e possono essere classificati in 5 categorie. 1. Criteri sostantivi, ovvero che riguardano l’importanza di un evento. L’importanza

di un evento è normalmente determinata da alcuni fattori: a. importanza dei soggetti coinvolti nell’evento b. impatto sull’interesse generale c. quantità di persone coinvolte d. rilevanza dell’evento rispetto a sviluppi futuri (per esempio elezioni).

2. Criteri relativi al prodotto, ovvero che riguardano la disponibilità di materiale

informativo, la fattibilità del prodotto-notizia, la brevità. Alcuni fattori sono determinanti in tal senso: a. azione, ritmo, completezza, chiarezza di linguaggio b. novità o rottura rispetto all’ordine normale delle cose.

3. Criteri relativi al mezzo, ovvero che riguardano la modalità di presentazione delle

notizie. Alcuni fattori sono determinanti in tal senso: a. che l’evento si presti a essere corredato da materiale visivo b. che l’evento possa essere comunicato con uno stile narrativo adatto al formato

televisivo.

4. Criteri relativi al pubblico, ovvero relativi al target presupposto dai giornalisti. 5. Criteri relativi alla concorrenza. Per un maggior approfondimento sul newsmaking si veda per esempio Wolf M., Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, XX Edizione, Milano 2002, pp. 188 – 191

Page 37: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

37

CRITERI SFAVOREVOLI

Tutte le ricerche che hanno indagato sulla capacità delle donne di fare notizia (in

confronto agli uomini) hanno evidenziato alcuni “meccanismi” propri del newsmaking

televisivo che agiscono in senso sfavorevole alla visibilità femminile.

Le donne sono generalmente sfavorite dalla centralità che riveste nell’agenda dei programmi d’informazione la sfera dell’agire pubblico, in

particolare la politica, per la loro minor presenza “reale” in questo ambito: le

notizie che parlano di politica o di affari pubblici danno visibilità ai protagonisti

della vita pubblica di un paese e le donne che partecipano al mondo della politica

o delle professioni in Italia sono molto meno numerose rispetto agli uomini. La

XVI Legislatura ha segnato per la prima volta in Italia l’avvicinamento delle donne

in Parlamento alla quota del 20%44 (il restante 80% è composto da senatori e

deputati maschi) e il 2008 si è chiuso registrando un’occupazione femminile pari

al 51,6%45 (vs il 74,4% dell’occupazione maschile), tanto per citare due dati su

scala nazionale.

Le donne risultano altresì sfavorite dalla rilevanza che viene data nell’informazione soprattutto alla leadership di un paese, in Italia

generalmente rappresentata da uomini: le notizie che danno conto dei principali

avvenimenti di un paese sono incentrate sulle decisioni o le azioni di persone che

hanno un ruolo decisionale, in politica, nel sindacato, nelle aziende, nelle

istituzioni e le donne – come si è già ricordato – nel nostro paese, più che in altri,

sono ancora minoritarie nelle posizioni apicali.

44 Le donne alla Camera sono 134 su 630 deputati, pari al 21,27%; le donne al Senato sono 59 su 322 senatori, pari al 18,32%; fonti: http://www.camera.it/docesta/307/21149/documentotesto.asp?tiposezione=C&sezione=1&tabella=C.1.2#inizio http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Statistiche/Composizione/SenatoriPerEta.html 45 Fonte: http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/forzelav/20090320_00/testointegrale20090320.pdf

Page 38: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

38

Per esempio, le donne dirigenti in Italia, secondo i rilevamenti di

Federmanager-Fondirigenti relativi all’anno 2004 raggiungevano l’esigua

percentuale del 6,1%46.

CRITERI FAVOREVOLI

Altri criteri del newsmaking favoriscono invece la visibilità femminile.

Le donne risultano avvantaggiate dalla centralità che viene data nei telegiornali alle notizie sulla criminalità e la violenza, che garantiscono alta

visibilità ai criminali, nella maggior parte di casi uomini, ma anche alle loro vittime,

frequentemente donne47. Questo tipo di visibilità, sebbene in molti casi serva a

denunciare fenomeni di violenza e sopraffazione maschili, storicamente ricoperti

da tabù come lo stupro e le violenze domestiche, presenta una certa criticità,

nella misura in cui rischia di perpetuare l’immagine della donna come soggetto

debole, indifeso, bisognoso di protezione, specie per come certa informazione

televisiva “vittimizza” le donne che hanno subìto violenza48.

Le donne risultano poi favorite dall’informazione locale, dove la dimensione

del potere è più circoscritta alla dimensione di comunità piccole (comuni,

province), mentre sono sfavorite dall’informazione nazionale e internazionale, più

vicina ai centri del potere. Anche in questo caso il favore accordato

dall’informazione locale alla visibilità femminile presenta un “rovescio critico”: per

quanto possa essere elevato lo status e il prestigio di una posizione sociale o

professionale collegata alla dimensione locale, sarà infatti sempre inferiore allo

status, al prestigio nonché all’eventuale potere esercitato da una posizione

nazionale.

Le donne risultano avvantaggiate, infine, dall’informazione relativa al

mondo dello spettacolo, incentrata sulla rilevanza dell’estetica e in particolare

dei corpi esibiti, che spesso però fagocitano la complessità del mondo femminile:

46 Dati Federmanager-Findirigenti ripresi da Zajczyk F., Op. cit., p. 48 47 Cfr il Rapporto sulla criminalità in Italia a cura del Ministero dell’interno, Roma 2007, fonte http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/14/0900_rapporto_criminalita.pdf 48 Cfr Gallagher M. (a cura di), Op. cit., pp. 43-50

Page 39: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

39

se, infatti, gli uomini nell’informazione televisiva, generalmente, rappresentano in

modo abbastanza articolato diverse categorie sociali e professionali, le donne,

invece, rappresentano in modo più esclusivo alcune categorie, prima fra tutte

quella delle showgirl o delle star (del cinema, della musica, della TV, etc); e, se la

progressiva spettacolarizzazione dell’informazione televisiva ha in parte favorito

l’accesso delle donne alle news, resta fermo che lo spazio d’elezione per lo show

e l’esibizione dei corpi è quello dell’intrattenimento, dove le donne, infatti,

appaiono molto più numerose49.

LA SELEZIONE DEGLI INTERVISTATI

Le regole e le prassi del newsmaking spiegano parzialmente perché le donne

risultano sfavorite negli spazi dell’informazione televisiva. Per una comprensione più

completa occorre considerare anche le prassi che regolano la selezione delle

persone da intervistare. Di fatto si tratta di “pratiche” che riguardano i criteri di

produzione della notizia e dunque possono ritenersi a tutti gli effetti criteri di

newsmaking; si è però optato per una distinzione fra i criteri che guidano la scelta

degli eventi di cui parlare, esposti come criteri di newsmaking in senso stretto, e

criteri che regolano la selezione delle persone intervistate a vario titolo, sia per

ragioni di chiarezza, sia perché intervengono in modo un po’ differente nel favorire o

sfavorire la visibilità femminile. I primi, come si è visto, spiegano indirettamente la

sotto-rappresentazione delle donne, i secondi, come vedremo, la spiegano in modo

meno mediato e dunque chiamano in causa in modo più diretto le scelte redazionali.

Tutte le ricerche sulle donne nell’informazione televisiva evidenziano una

propensione a ricorrere a figure di esperti uomini: quando si tratta di

intervistare una persona competente in materia di un argomento sviluppato in

qualche notizia o in un programma di approfondimento, preferibilmente si

scelgono uomini. Le ragioni per cui ciò avviene trovano le loro radici, da un lato,

nella tendenza a intervistare persone che derivano la loro autorevolezza di esperti

anche dalla posizione professionale che ricoprono, scegliendo dunque

rappresentanti ai vertici di un settore - come si è già detto più rappresentati dagli

49 Cfr CNEL–OSSERVATORIO DI PAVIA, Donne, lavoro, TV. La rappresentazione femminile nei programmi televisivi, Documenti n. 11, Roma 2002

Page 40: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

40

uomini che dalle donne, nella vita reale - piuttosto che professionisti qualunque,

dall’altro, nella tendenza a reiterare abitudini fondate agli albori della TV, quando,

negli anni Cinquanta, le donne professioniste esperte in qualche materia erano

poche.

Anche la figura dell’opinionista è in generale ricoperta da uomini: a

interpretare eventi o temi di cronaca o di attualità, fornendo al pubblico una

chiave di lettura sono prevalentemente professionisti maschi adulti, che hanno

acquisito una certa autorevolezza, anche mediante la loro notorietà televisiva, su

questioni non necessariamente pertinenti i loro ambiti di competenza. In generale

a favorire la loro visibilità è, oltre all’autorevolezza che viene riconosciuta loro, la

capacità dialettica che dimostrano di avere nel sapere argomentare e dissertare

attorno ai temi più disparati di interesse generale (dalla fecondazione assistita

all’immigrazione, dalla crisi economica al Festival del cinema di Cannes).

Più rappresentati dalle donne sono invece i ruoli della gente comune,

portatori dell’opinione popolare, del “senso comune”, di cui anche le donne sono

ritenute “autorevoli” rappresentanti, oppure i ruoli dei testimoni, portatori

dell’esperienza vissuta, della biografia personale: in entrambi questi ruoli televisivi

le donne presenziano numerose, a volte in misura superiore agli uomini.

IL SIGNIFICATO CULTURALE DELLE DISPARITÀ DI GENERE NELLE INTERVISTE

Sebbene l’esperto e l’opinionista non siano esclusivamente ruoli maschili e

l’opinione popolare e la testimonianza non siano solo ruoli femminili, i

risultati di molte ricerche registrano su questa dimensione marcate

asimmetrie di genere che rinviano simbolicamente ad ataviche

separazione di ambiti e dimensioni, l’una per tradizione maschile, l’altra

femminile, in un preciso ordine gerarchico: “in alto”, la competenza

specifica e la teoria (dell’esperto), le categorie di giudizio e i paradigmi di

interpretazione del mondo (dell’opinionista), correlate all’autorevolezza,

alla dimensione pubblica, alla sfera dell’impersonale; “più in basso”, il

sapere comune (della gente) e la pratica (dell’esperienza), le sentenze

Page 41: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

41

(popolari) e le testimonianze di un vissuto, correlate alla dimensione

privata, alla sfera del personale50.

2.4 STEREOTIPI DI GENERE NELL’INFORMAZIONE TELEVISIVA

Nelle ricerche che riguardano l’informazione, specialmente quelle relative solo ai

telegiornali, gli stereotipi in forma chiara, distinta e puntuale compaiono raramente.

L’informazione incorre di frequente – come si è già accennato - in una rappresentazione stereotipata della donna e dei ruoli di genere in una forma “sottile”, attraverso la reiterata proposta di ruoli di genere in cui la donna viene

ritratta nella posizione tradizionale di madre, moglie, addetta alla cura dei figli, ai

lavori domestici, alla spesa quotidiana di fianco a un uomo ritratto nella posizione

(certo anch’essa tradizionale!) di professionista, esperto, addetto alla cura dei

pazienti, alla gestione di un supermercato, alla direzione di un’azienda di

elettrodomestici o altro. La donna madre che si prende cura dei figli-bambini o la

donna casalinga che fa la spesa non sono di per sé uno stereotipo, così come non lo

è l’uomo medico che si prende cura dei pazienti-bambini o l’uomo lavoratore che

gestisce un supermercato; certo è che trasmettere frequentemente servizi in cui

simbolicamente la donna-madre si rivolge all’uomo-medico per avere consigli su

come curare i propri figli-bambini in caso di influenza e mai o raramente servizi in cui

un uomo-padre si rivolge a una donna-medico significa scegliere di raffigurare una

ripartizione di ruoli tradizionale, in cui la donna è relegata in una dimensione familiare

(privata) e l’uomo è associato alla dimensione professionale (pubblica).

Un esempio classico di rappresentazione asimmetrica e dunque stereotipata

dei ruoli di genere sono i servizi sull’aumento dei prezzi, in cui le donne

compaiono come interlocutrici a titolo di casalinghe addette alla spesa e gli

uomini a titolo di esperti di economia (manager, economisti, rappresentanti di

associazioni di categoria). Frequenti sono i servizi registrati in esterna nei

mercati che mostrano uomini e donne impegnati a fare la spesa e uomini e 50 Cfr CNEL–OSSERVATORIO DI PAVIA, Donne, lavoro e TV. L'immagine della donna nei programmi d'informazione, Roma 2004, sintesi consultabile su http://www.osservatorio.it/interna.php?section=analysis&m=v&pos=0&idsection=000046

Page 42: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

42

donne impegnate ai banchi di vendita: spesso le donne vengono interpellate

come addette alla spesa, mentre gli uomini come venditori.

UNA DONNA OGNI QUATTRO UOMINI

L’asimmetria nella rappresentazione dei ruoli sociali costituisce un punto

debole particolarmente rilevante per i programmi di approfondimento

informativo, specie nella forma del dibattito, ovvero quello spazio in cui

televisione si esprime come la principale arena pubblica contemporanea.

L’opinione comune secondo la quale Porta a Porta sarebbe il terzo ramo del

Parlamento italiano, diffusasi quando Silvio Berlusconi candidato premier nel

2001 firmò il suo contratto con gli italiani alla trasmissione di Bruno Vespa,

vera o falsa che sia, testimonia il riconoscimento accordato a questo genere

informativo nel costituire un importante luogo di confronto sui più importanti

temi pubblici nazionali.

Le diverse indagini condotte su questo genere di trasmissioni registrano la

presenza, in media, di una donna ogni quattro o cinque uomini. Essendo

programmi prevalentemente incentrati sui grandi temi della vita pubblica del

nostro paese, approfonditi attraverso la ricostruzione dell’agire delle classi

dirigenti e il dibattito fra esperti e opinionisti di grande autorevolezza e di status

elevato, le donne vi hanno difficile accesso. In primo luogo, per la loro

presenza minoritaria nelle classi dirigenti italiane, in secondo luogo, per una

certa persistenza di quello che i sociologi chiamano “effetto Matteo” e che

Chiara Valentini riprendeva, dieci anni or sono, per spiegare l’esclusione delle

donne dal dibattito pubblico televisivo (⇒ Box n. 9, L’effetto Matteo).

Page 43: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

43

BOX n. 9 L’effetto Matteo “Judith Lorber, a proposito delle carriere femminili, prova a esaminarle anche nell’ottica di un altro meccanismo noto ai sociologi: l’”effetto Matteo”. Nel Vangelo secondo Matteo, Gesù dice che quelli che hanno fede aumentano la loro grazia e quelli che non ce l’hanno sprofondano sempre più nella dannazione, «perché a chiunque ha, sarà dato e sarà dato in abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha». In questo caso quelli che «hanno» ovviamente sono gli uomini, quelli che «non hanno» sono le donne. Rifacendosi alle molte analisi che dimostrano la lentezza e la difficoltà dei progressi femminili, Lober sostiene che, quando perdono il binario veloce che porta ai vertici, le donne negli anni accumulano svantaggi agli svantaggi. Sono infatti escluse dal circolo virtuoso del prestigio che si moltiplica, e del potere che richiama nuovo potere, che è appunto l’essenza dell’effetto Matteo. In passato l’effetto Matteo era stato applicato allo studio dell’alone che il premio Nobel attribuisce agli scienziati che lo ricevono rispetto ai loro colleghi. Nell’Italia di oggi, dove i vertici politici, economici, giornalistici sono quasi esclusivamente maschili, può servire a spiegare perché quel moltiplicatore di popolarità e alla fine di potere che è la TV sia diventato sempre più, almeno nei programmi che parlano di cose serie, un club di soli uomini. […] A volte compare qualche donna. Ma salvo alcune lodevoli eccezioni si tratta di attrici e di vallette, chiamate a rendere meno funerea la serata con i loro vestiti vistosi e le domande improbabili. Eppure non mancano certo le donne competenti, le studiose di valore, che avrebbero fra l’altro il vantaggio di portare un’idea fresca e meno prevedibile sui temi affrontati. Ma non sono ai vertici, e quindi sono escluse dall’effetto Matteo.” Chiara Valentini, Le donne fanno paura, Il Saggiatore, Milano 1997, p. 166

Di solito, poi, le donne vengono interpellate per la trattazione di tematiche soft o

tradizionalmente associate al mondo femminile: i fenomeni di moda e costume, il

gossip oppure le questioni di genere, di genitorialità, di educazione, di cura.

Mentre gli uomini vengono ospitati come esperti o opinionisti in materia di

economia, politica, relazioni internazionali: aree tematiche che, per tradizione

culturale, in Italia, ma anche in molti altri paesi del mondo, godono di una

posizione di maggior rilievo nella scala gerarchica delle priorità di un paese. In tal

modo, la televisione concorre a consolidare lo stereotipo della donna

naturalmente vocata per la famiglia, per la cura dei figli, della casa, degli anziani,

Page 44: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

44

al più portata per materie come lo spettacolo, l’arte, il cinema, la cultura (letteraria

vs quella scientifica, che rimane una prerogativa maschile).

Poi, laddove gli uomini vengono chiamati a dissertare in termini teorici e astratti e

a fornire schemi di interpretazione universali, le donne sono chiamate a fornire

esperienze, testimonianze, materia grezza di cui parlare.

Perfino le donne che ricoprono cariche pubbliche importanti, come per esempio le ministre o le parlamentari, vengono spesso sottoposte a domande

private, personali, come se la loro esperienza potesse colmare l’autorevolezza

che evidentemente non si riconosce loro su altre basi. Nessun/a giornalista si

sognerebbe mai di chiedere a un parlamentare uomo – in un discorso

sull’inflazione – se ha idea di quanto costi un litro di latte o un kilo di pane, non

è insolito invece che questa domanda venga rivolta a donne parlamentari.

Page 45: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

45

ALLEGATI

Page 46: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

46

PENSIERI E IDEE PER UN BUON USO DEL MANUALE

Il volumetto può costituire un valido strumento per un momento importante di

educazione al giovane, quale cittadino, all’interno di un progetto trasversale

percorribile da vari insegnanti e inseribile nella programmazione di classe del biennio

o del triennio delle scuole secondarie di secondo grado.

Qui di seguito vengono suggeriti alcuni spunti per l'utilizzo delle osservazioni, dei

dati e delle riflessioni fornite dal testo, privilegiando un metodo induttivo, che stimoli

gli alunni alla ricerca e alla riflessione. A partire da questi ogni docente saprà poi

trovare e costruire nella pratica didattica ciò che più risponde ai bisogni e alle

caratteristiche della classe a cui si rivolge.

Partendo dalla Costituzione, che garantisce parità, uguaglianza ai cittadini "senza

distinzione di sesso", il docente può organizzare un'attività di gruppo

sull'informazione televisiva mirata a definire quantità e qualità della presenza

femminile nei diversi ruoli . Una scaletta di lavoro potrebbe essere la seguente:

iniziare con l'analisi dei palinsesti di diverse reti televisive per osservare la

frequenza dei telegiornali e in generale di rubriche di informazione

invitare ogni gruppo di alunni a scegliere una rete, a suddividersi nelle

diverse fasce orarie in cui bisognerà osservare le trasmissioni (quella del

mattino potrà essere registrata oppure seguita a scuola come esempio di

lavoro)

costruire con l'aiuto degli alunni una "guida all'osservazione del

telegiornale" partendo dal modello fornito dal Box n.7 (pp.36-38): occorrerà

considerare chi parla, dove si trova, quali il suo look, l'atteggiamento, la

gestualità, il tono di voce, quali le emozioni che suscita in chi l'ascolta...

proseguire nel questionario passando ad analizzare il tipo di notizie, o

l'argomento del servizio, sempre utilizzando i suggerimenti forniti dallo

stesso Box n.7. arricchiti da tutto ciò che secondo il docente o gli alunni

può essere significativo

predisporre una griglia in cui sia agevole riportare i dati raccolti dagli

alunni in una settimana almeno di osservazione e registrazione.

Page 47: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

47

lasciare che siano gli studenti a confrontare i dati, a elaborare le prime

riflessioni, a discuterle e poi confrontarle eventualmente con le conclusioni

delle ricerche dell'Osservatorio per confermarle oppure correggerle in base

a quanto rilevato e trarre nuove conclusioni, formulare ipotesi, prospettare

suggerimenti, soluzioni ecc.

L'attività suggerita sui telegiornali e più in generale sull'informazione potrà

essere applicata anche ad altri campi, come le trasmissioni di intrattenimento, i

talkshow ed altro ancora, oppure ad altri media, come la stampa. Un passo

ulteriore potrà essere compiuto uscendo dall'ambito nazionale e estendendo

l'osservazione ad emittenti o a quotidiani stranieri, per ampliare il confronto in una

prospettiva multiculturale.

Ancora, questo lavoro può fornire spunti per altre indagini, ad esempio

nell'ambito della scuola, volte a verificare la presenza femminile nei ruoli di

rappresentanza, a indagare sulle motivazioni che spingono o meno ragazze e

ragazzi a candidarsi e al momento del voto ad esprimere una preferenza al

maschile o al femminile.

Appare evidente che l’analisi ed il confronto dei dati rappresentano il punto di

partenza per una riflessione di gruppo che abbia come obiettivo il riconoscimento e

l’individuazione degli stereotipi ( così ben rappresentato dai media) , intesi come

una forma semplificata di rappresentazione mentale della realtà attraverso

generalizzazioni categoriche ( es, bellezza e seduttività della donna). Anche se

l’eliminazione degli stereotipi appare difficile e complessa, proprio attraverso

questo percorso sarà possibile ( e qui è la fase più importante e delicata dove il

ruolo del docente è fondamentale ) limitarne l’uso, impoverendone il significato.

In sintesi, attraverso questo manuale, si può guidare il giovane studente a

riflettere sulle differenze intese come diversità e non come ostacolo alla parità:

evidenziare , valorizzare le caratteristiche del singolo , anziché renderle omogenee,

indifferenziate, “stereotipate”, significa infatti favorire la costruzione di una identità

emotiva, mentale e corporea.

Silvia Bergonzoli (neuropsichiatra infantile, pricoterapeuta, Soroptimist Club Pavia)

Laura Marelli (docente di italiano e latino, Soroptimist Club Pavia)

Page 48: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

48

L’OSSERVATORIO DI PAVIA L’Osservatorio di Pavia nasce nel 1994 in seno alla C.A.R.E.S., Cooperativa di

analisi e rilevazione economiche e sociali, e si sviluppa come istituto di ricerca e di

analisi della comunicazione.

L’obiettivo fondante dell’Osservatorio è la tutela del pluralismo sociale, culturale e

politico nei mezzi di comunicazione. In questa prospettiva si inquadrano le differenti

attività, le strategie e le aree di azione dell’istituto, che si contraddistingue per

indipendenza e autonomia professionali. Sin dalla nascita, l’Osservatorio lavora in

stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia, grazie al cui apporto

scientifico ha messo a punto una complessa metodologia di rilevazione e analisi

della presenza politica nella comunicazione mediatica. Frutto di questo sforzo

metodologico è il lungo rapporto di collaborazione con la RAI, per cui l’Osservatorio

effettua attività di monitoraggio sin dal 1994. I dati dell’Osservatorio vengono inoltre

attualmente utilizzati dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI.

A partire dal 1996, ai monitoraggi puramente quantitativi si affiancano progetti di

ricerca qualitativa che analizzano in profondità alcuni aspetti della comunicazione

mediatica. La rappresentazione di genere nei media, specie in televisione, costituisce

uno degli aspetti cui si dedicano numerose indagini dell’Osservatorio di Pavia, che

attorno a questo argomento ha creato un’area di ricerca specifica. Fra i partners con i

quali l’Osservatorio di Pavia ha collaborato nel corso degli anni: lo IULM, l’Università

Cattolica di Milano, il Ministero del Tesoro, il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto

Superiore di Sanità, l’ENI, il CNEL, l’Abacus.

Grazie all’esperienza maturata in ambito nazionale l’Osservatorio si è accreditato

come centro di primo piano in tema di libertà di espressione, mass media e

democrazia a livello internazionale, in particolare attraverso la collaborazione con il

Ministero degli Affari Esteri, l’OSCE/ODIHR, l’UE, il Council of Europe (COE) e con

organizzazioni non governative italiane e straniere. Da tempo l’esperienza

capitalizzata ha permesso di intraprendere percorsi formativi, sia a livello d’istruzione

superiore, sia a livello accademico; in questa veste l’Osservatorio di Pavia fa parte

Page 49: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

49

dei fondatori del Forum su Giustizia Internazionale e Diritti Umani e del Centro di

Educazione ai Media dell’Università degli Studi di Pavia.

IL SOROPTIMIST INTERNATIONAL Il Soroptimist International è un’organizzazione internazionale di donne impegnate

nelle professioni e negli affari (circa 90.000 socie distribuite in più di 136 stati), che

lavorano, tramite progetti di servizio, per la promozione dei Diritti Umani e il

miglioramento della condizione della donna. È un’associazione non governativa

(ONG) che gode di status consultivo presso le Nazioni Unite (UN); le sue

rappresentanti hanno accesso diretto e voce presso i centri ONU a New York,

Ginevra, Vienna, Parigi e Roma.

Il Soroptimist International è nato nel 1921 in California. Il primo Club europeo fu

fondato a Parigi da Suzanne Noel, chirurgo plastico, che nel 1930 fondò anche la

Federazione Europea. Il Club di Pavia, 69° dell’Unione Italiana, è stato fondato il 22

Novembre 1975.

Attraverso la cooperazione internazionale e la rete mondiale delle associate, le

soroptimiste promuovono azioni e creano opportunità per migliorare la vita delle

donne, sostenendo il diritto alle pari opportunità e all’uguaglianza, favorendo la

realizzazione di ambienti sicuri e salubri, incrementando l’accesso all’istruzione,

sviluppando le qualità dirigenziali e le competenze pratiche per un futuro sostenibile.

Etica e finalità dell’Associazione consistono nel perseguire l’avanzamento della

condizione femminile, l’osservanza di principi di elevata moralità, il rispetto dei Diritti

Umani per tutti, l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace attraverso il buon volere, la

comprensione e l’amicizia universale e, infine, impegnarsi a servire le comunità locali

e a partecipare attivamente alle decisioni a tutti i livelli della società.

Page 50: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

50

BIBLIOGRAFIA ANCORPARI – AUDISAT – NUMIDIA (a cura di), Prospettive di genere e

linguaggi della TV digitale, ComEdit 2000, Milano 2004

AZZALINI M., TV locale e rappresentazione di genere. Rappresentanza e

rappresentazione femminile nei telegiornali di sei regioni italiane, Osservatorio di

Pavia, Multimedia Cardano, Pavia 2007

AZZALINI M., “Chi fa notizia? Il rapporto Italia GMMP 2005”, in Donne e

Comunicazione, numero monografico della rivista Inchiesta, trimestrale di ricerca e

pratica sociale, Anno XXXVI, n. 153, luglio–settembre 2006, edizioni Dedalo,

Bologna, pp. 13–23

BADINTER E., Fausse Route, Éditions Odile Jacob, Paris 2003, trad. it. La strada

degli errori. Il pensiero femminista al bivio, Feltrinelli, Milano 2004

BENTIVEGNA S., Mediare la realtà, Franco Angeli, Milano 1995

BIMBI F. (a cura di), Differenze e disuguaglianze. Prospettive per gli studi di

genere in Italia, Il Mulino, Bologna 2003

BOLLA L., CARDINI F., Carne in scatola. La rappresentazione del corpo nella

televisione italiana, Rai Eri, VQPT n. 170, Roma 1999

BUONANNO M., “Donne e informazione: accesso potere e cambiamento”, in

Donne e Comunicazione, numero monografico della rivista Inchiesta, trimestrale di

ricerca e pratica sociale, Anno XXXVI, n. 153, luglio–settembre 2006, edizioni

Dedalo, Bologna, pp. 57–62

BUONANNO M., Visibilità senza potere. Le sorti progressive ma non magnifiche

delle donne giornaliste italiane, Liguori Editore, Napoli 2005

BUONANNO M., Giornaliste in Italia: molta visibilità, poco potere, "Problemi

dell'informazione", 3, vol. XVIII, 1993, pp. 271–298

Page 51: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

51

BUONANNO M., L'élite senza sapere. Uomini e donne nel giornalismo italiano,

Liguori, Napoli 1988

BUONANNO M., La donna nella stampa. Giornaliste, lettrici e modelli di

femminilità, Editori Riuniti, Roma 1978

BURR V., Gender and Social Psycology, Routledge, London 1998, trad. it.

Psicologia delle differenze di genere, Il Mulino, Bologna 2000, cap. V,

"Rappresentazione e linguaggio", pp. 111–136

CALABRESE O., VOLLI U., I telegiornali. Istruzioni per l’uso, Laterza, Bari 1995

CAPECCHI S., Identità di genere e media, Le Bussole, Carocci, Roma 2006

CAPECCHI S. (a cura di), Inchiesta, trimestrale di ricerca e pratica sociale,

numero monografico su Donne e Media, Anno XXXV, n. 153, luglio–settembre 2006,

edizioni Dedalo, Bologna

CAPECCHI S., La rappresentazione femminile nell’informazione dell’emittenza

televisiva regionale/locale toscana. Seconda fase Progetto Studio Duo: “Nuove

professionalità e nuova occupazione nel campo televisivo: la valorizzazione delle

differenze di genere”, Roma, maggio 2001

CAPECCHI S., PALLOTTA C., “La rappresentazione di genere nei programmi di

approfondimento e di attualità”, in CORNERO L. (a cura di), Una, nessuna…a

quando centomila? La rappresentazione della donna in televisione, Rai Eri, VQPT n.

184, Roma 2001, pp. 105–177

CENSIS, “Donne e media”, in Note & Commenti, numero 8/9 agosto-settembre

2006 (Comunicazione, pluralismo sociale, società aperta. Donne, minori e immigrati

nei media), Anno XLII, n. 686, Roma 2007, pp. 12-105

CENSIS–FONDAZIONE ATKINS, Women and Media in Europe, Roma 2006

CNEL–OSSERVATORIO DI PAVIA, Donne, lavoro e TV. L'immagine della donna

nei programmi d'informazione, Roma 2004, sintesi consultabile su

Page 52: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

52

http://www.osservatorio.it/interna.php?section=analysis&m=v&pos=0&idsection=000

046

CNEL–OSSERVATORIO DI PAVIA, Donne, lavoro, TV. La rappresentazione

femminile nei programmi televisivi, Documenti n. 11, Roma 2002

CO.RE.COM. FRIULI VENEZIA GIULIA, Donne & Media. Ruolo e spazi della

differenza di genere nel mondo costruito dai media (Ricerca presentata a Trieste il 10

febbraio 2006)

CORNERO L., “Che genere di comunicazione? Uno sguardo sulle ricerche

europee”, in Donne e Comunicazione, numero monografico della rivista Inchiesta,

trimestrale di ricerca e pratica sociale, Anno XXXVI, n. 153, luglio–settembre 2006,

edizioni Dedalo, Bologna, pp. 26–32

CORNERO L. (a cura di), Una, nessuna ... a quando centomila? La

rappresentazione della donna in televisione, Rai Eri, VQPT n. 184, Roma 2001

DEMARIA C., Teorie di genere. Femminismo, critica postcoloniale e semiotica,

Bompiani, Milano 2003

D’ETTOLE L., SOLITO L., La presenza femminile nel mondo dell’emittenza locale

in Toscana, Co.Re.Rat. Toscana, 1998

DI CRISTOFARO LONGO G. (a cura di), La disparità virtuale. Donne e mass

media. Documenti della Conferenza di Pechino, Armando Editore, Roma 1995

GALLAGHER M. (a cura di), Who makes the news. Global Media Monitoring

Project 2005, WACC, London 2005

GALLAGHER M. (a cura di), Who makes the news? Global Media Monitoring

Project 2000, WACC, London 2000

GALLAGHER M. (a cura di), Women's partecipation in the news. Global Media

Monitoring 1995, WACC, London 1995

GRIGNAFFINI G., I generi televisivi, Carocci, Roma 2004

Page 53: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

53

GROSSI G., RUSPINI E., Ofelia e Parsifal. Modelli e differenze di genere nel

mondo dei media, Cortina Libreria, Milano 2007

HÉRITIER F., Masculin/féminin II. Dissoudre la hiérarchie, Éditions Odile Jacob,

Paris 2002, trad. it. Dissolvere la gerarchia. Maschile/femminile II, Raffaello Cortina

Editore, Milano 2004

LASAGNI M. C., RICHERI G., Televisione e qualità. La ricerca internazionale. Il

dibattito in Italia, Rai Eri, VQPT n. 143, Roma 1996

LOSITO G., Il potere del pubblico. La fruizione dei mezzi di comunicazione di

massa, Carocci, Roma 2002

LOSITO G., Il potere dei media, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1994 e Carocci,

Roma 1998

LOSITO G., L’analisi del contenuto nella ricerca sociale, Franco Angeli, Milano

1996

MARINI R., Mass media e discussione pubblica. Le teorie dell’agenda setting,

Laterza, Roma–Bari 2006

MARRONE G., Estetica del telegiornale, Meltemi, Roma 1998

MCCOMBS M., SHAW B, “The agenda–setting function of the mass media” in

Public Opinion Quaterly, 36, University Chicago Press 1972, trad. it. in

BENTIVEGNA S., Mediare la realtà, Franco Angeli, Milano 1995, pp. 61–74

METASTASIO R., La scatola magica. TV, bambini e socializzazione, Carocci,

Roma 2002

MEYROWITZ J., No sense of place. The impact of electronic media on social

behavior, Oxford University Press, New York 1985, trad. it. Oltre il senso del luogo.

Come i media elettronici influenzano il comportamento sociale, Baskerville, Bologna

1995, cap. XI, "Fusione tra maschile e femminile", pp. 307–372

Page 54: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

54

MOLFINO F., Donne, politica e stereotipi. Perché l’ovvio non cambia?, Baldini

Castoldi Dalai, Milano 2006

OSSERVATORIO DI PAVIA e FONDAZIONE ROSSELLI, per Rai

Radiotelevisione italiana, Direzione palinsesto TV e marketing – Marketing

strategico, Rappresentazioni femminili, immagini di donna. Monitoraggio dei

palinsesti delle reti analogiche Rai, Milano, 3 marzo 2008; fonte

http://www.osservatorio.it/download/Pres%20Donne%20Bocconi%20del%202008_0

3_03%20vers%20STAMPA.pdf

OSSERVATORIO DI PAVIA PER CO.RE.COM. E COMMISSIONE PARI

OPPORTUNITÀ DELLA REGIONE TOSCANA, TV locale e rappresentazione di

genere. La rappresentazione femminile nei telegiornali di cinque emittenti toscane,

Pubblicazione a cura del Co.Re.Com. Toscana, Firenze 2007

OSSERVATORIO DI PAVIA PER CO.RE.COM. LOMBARDIA, TV locale e

rappresentazione di genere. La rappresentazione femminile nelle emittenti televisive

lombarde, pubblicazione a cura del Co.Re.Com. Lombardia, Milano 2007

OSSERVATORIO DI PAVIA, Analisi della visibilità televisiva delle donne politiche,

Rapporti 1996, 1997–98, 1999, 2000, 2004, 2008, consultabili su www.osservatorio.it

OSSERVATORIO DI PAVIA, Donne e media. Principali aree di ricerca e di

riflessione sul tema del Gender,

http://www.osservatorio.it/cont/gender/cont_gender.php

PIAZZA M. (a cura di), TV in genere: presenze e immagini di donne in TV,

Coordinamento giornaliste RAI, (mimeo), Roma 1991

PICCONE STELLA S., SARACENO C. (a cura di), Genere. La costruzione sociale

del femminile e del maschile, Il Mulino, Bologna 1996

POGGIO B. (a cura di), Donne & media. Ricerca sulla percezione della figura

femminile nei programmi televisivi, AIART, Associazione Spettatori

Page 55: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

55

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, “Donne, Innovazione, Crescita.

Iniziative per l’occupazione e la qualità del lavoro femminile nel quadro degli obiettivi

europei di Lisbona”, Nota Aggiuntiva al Rapporto sullo stato d’attuazione del

Programma Nazionale di Riforma 2006-2008,

http://www.politichecomunitarie.it/comunicazione/15549/presentata-nota-aggiuntiva-

su-occupazione-femminile

RAI, Segretariato sociale e Rapporti con il pubblico, Un anno di temi sociali nella

programmazione RAI. Questioni femminili, analisi qualitativa dei programmi e delle

rubriche, RAI, Roma 2003

ROSTI L., Femina œconomica. Investire sulle donne conviene all’impresa,

Ediesse, Roma 1996

RUSPINI E., Le identità di genere, Carocci, Roma 2003

RUSPINI E., Donne e uomini che cambiano. Relazioni di genere, identità sessuali

e mutamento sociale, Edizioni Angelo Guerrini e Associati, Milano 2005

SABATINI A. (a cura di), Il sessimo nella lingua italiana, Commissione nazionale

per la realizzazione della parità tra uomo e donna, Istituto poligrafico e zecca dello

Stato, Roma 1987

SILIATO F., “Gli uomini, le donne ed i telegiornali”, in CORNERO L. (a cura di),

Una, nessuna ... a quando centomila? La rappresentazione della donna in

televisione, Rai Eri, VQPT n. 184, Roma 2001, pp. 87–103

VALENTINI C., Le donne fanno paura, Il Saggiatore, Milano 1997

WOLF M., Gli effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1992

WOLF M., Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, Milano 1985

ZAJCZYK F., La resistibile ascesa delle donne, Il Saggiatore, Milano 2007

Page 56: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

56

INDICE

PREMESSA 2

INTRODUZIONE 6

Esordi e evoluzione degli studi su donne e TV 7 Attualità degli studi su donne e TV 7 Normative italiane e europee su donne e TV 8

CAPITOLO PRIMO 10

1.1 Il concetto di genere 11 Origine del concetto di genere 11 Il genere come costruzione sociale del sesso 11 Il genere come costruzione sociale della differenza sessuale 11

1.2 Gli stereotipi 12 Gli stereotipi come schemi mentali 12 Gli stereotipi nei media 15 Il portato discriminatorio degli stereotipi 15

1.3 Gli stereotipi di genere 16 “Perchè le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?” 16 Gli stereotipi di genere nelle ricerche sulle donne in TV 17 La Tv veicolo e rinforzo degli stereotipi di genere 17 Le ricerche sulle donne in TV 18 Il modello della parità tra i sessi 20 Il modello della valorizzazione femminile 21 Il modello postgenere 21

CAPITOLO SECONDO 23

2.1 La rappresentazione femminile nei programmi di informazione in TV 24

2.2 Visibilità e ruolo delle giornaliste 29 Femminilizzazione della professione giornalistica 29 Elevata visibilità e scarso potere 29

2.3 Rappresentazione delle donne nei contenuti informativi 34 Le donne invisibili 34 I fattori che escludono le donne dall’informazione televisiva 35 Le regole del newsmaking 36 Criteri sfavorevoli 37 Criteri favorevoli 38 La selezione degli intervistati 39

Page 57: DONNE, STEREOTIPI E TELEVISIONE · 2017. 10. 4. · delle donne allo sviluppo economico e di una loro adeguata rappresentazione nei ruoli di responsabilità, abbiamo deciso di allargare

57

Il significato culturale delle disparità di genere nelle interviste 40

2.4 Stereotipi di genere nell’informazione televisiva 41 Una donna ogni quattro uomini 42

ALLEGATI 45

Pensieri e idee per un buon uso del manuale 46

L’Osservatorio di Pavia 48

Il Soroptimist International 49

BIBLIOGRAFIA 50