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Dal colonialismo al neocolonialismo Materiali di lettura a cura di Stefano Magagnoli

Dispensa sul Colonialismo e Neocolonialismo

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Dispensa sul Colonialismo e Neocolonialismo

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  • Dal colonialismo al neocolonialismo

    Materiali di lettura

    a cura di Stefano Magagnoli

  • 1. Il colonialismo

    Che cos il colonialismo? Il concetto di colonialismo spesso associato a quello di imperialismo ha conosciuto una stagione politica in cui si sovraccaricato di valenze connotative (prevalentemente negative), divenendo spesso uno slogan della lotta sociale e politica. Pi propriamente ma non per questo senza implicazioni valutative il concetto di colonialismo sta a indicare il dominio esercitato da una nazione su unaltra nazione (o di un popolo su un altro popolo) mediante lo sfruttamento economico, politico e ideologico del differente grado di sviluppo esistente tra le due. Il concetto di imperialismo (che vi strettamente connesso) riconducibile a due interpretazioni: una pi ristretta (dimpronta marxista-leninista) che definisce dai primi anni del Novecento il presunto ultimo stadio del capitalismo, sullorlo del suo disfacimento; una pi ampia che comprende tutte le forme di volont espansionistica ed egemonica di una data comunit. Pi concretamente, possiamo anche dire che il termine imperialismo rappresenta lestensione dinamica del concetto in s pi statico di colonialismo. Con imperialismo, in questo senso, possiamo indicare tutte le iniziative che hanno lobiettivo di realizzare un rapporto di dominio coloniale. Allinterno di questo quadro concettuale assolutamente fondamentale la definizione degli elementi di estraneit e differente grado di sviluppo. Per essere colonialista la dominazione deve essere percepita come estranea, perch, ad esempio, sottolinea la differenza linguistica, culturale, razziale, ecc. Tuttavia, non tutte le egemonie o i domini stranieri possono definirsi colonialisti: la discriminante concettuale tra ci che dominio coloniale e ci che non lo , infatti, va anche ricercata nellesistenza o meno della categoria del differente grado di sviluppo. Lutilizzo di questa chiave di lettura permette infatti di differenziare tra imperi coloniali (esemplificati dai tipici rapporti tra Europa e Terzo Mondo) e non coloniali (ad esempio, la dominazione russa sulla DDR nel secondo dopoguerra pu essere attribuita a questa seconda categoria). Il concetto di differente grado di sviluppo va ovviamente utilizzato con grande cautela e consapevolezza, giacch rischia di apparire, da un parte, come unimpostazione sostanzialmente razzista, e dallaltra come una deformazione eurocentrica dellipotetica esistenza di ununica modalit di sviluppo. quindi necessario considerare questo concetto in modo assolutamente descrittivo (necessario per descrivere le condizioni che si stanno analizzando), e rigorosamente avalutativo (cio astenendosi da giudizi di valutazione delle differenze). In altre parole, lutilizzo corretto di questo concetto esclude lesistenza di un sentiero obbligato per lo sviluppo dellumanit (alla cui sommit troneggia lOccidente cristiano), cos come nega che sia pi evoluto e pregevole possedere le armi atomiche invece delle asce o degli archi.

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  • Lunica implicazione che deriva dalla definizione di simili differenti gradi di sviluppo che da essi discendano delle precise conseguenze storiche. Il colonialismo trae i propri presupposti logici dai concetti di colonia e colonizzazione (di derivazione romana). Il termine colonizzazione, in senso proprio, identifica semplicemente il processo di fondazione di colonie, mentre con il termine colonia si indica la realizzazione di un nuovo insediamento, che pu essere realizzato sia autonomamente, sia sotto il controllo del territorio dorigine dei coloni. In senso traslato, il termine colonia indica invece qualsiasi possedimento separato dalla madrepatria, specie se si tratta di un possedimento doltremare. Il concetto di colonia ovviamente molto esteso, e si articola in gradi diversi: da quello minimo (insediamento o dominio) a quello massimo (insediamento e dominio, e anche questultimo concetto pu distinguersi in differenti livelli). Nellesperienza storica si possono cos determinare tre modelli fondamentali di colonia, a loro volta soggetti a numerose varianti: 1. Colonie dappoggio: hanno normalmente fini prevalentemente economici (commercio), possono rispondere alla necessit di assicurare una presenza militare, o assolvere a entrambi gli obiettivi. Si possono citare quali esempi le colonie commerciali dei mercanti italiani del Medioevo nelle citt del Levante; la rete mondiale di basi dappoggio create dagli Inglesi; le colonie commerciali create soprattutto dal Portogallo lungo le coste dellOceano Indiano. 2. Colonie dinsediamento: rappresenta il prototipo della colonia. Una quota crescente di persone proveniente da altri territori popola un dato territorio. un concetto antico, biblico, ma che fa normalmente i conti col fatto che al momento della fondazione delle colonie, ad esempio in Asia, Oceania e America ben poche terre erano spopolate, e che nella maggioranza dei casi erano invece abitate da altre popolazioni, meno sviluppate, costrette ad abbandonare le proprie terre, o a essere ridotte in schiavit. Di norma sono popolazioni di cacciatori, raccoglitori e nomadi che vengono scacciati dallarrivo di agricoltori stanziali, che impongono forme pi avanzate di coltivazione della terra, accompagnate dalla sanzione del diritto privato di propriet. Esempi emblematici che hanno comportato lallontanamento o il genocidio delle popolazioni indigene quello inglese in Oceania e nel Nord America. 3. Domini coloniali: in questo caso la colonizzazione non limitata allacquisizione di basi dappoggio commerciali, ma si estende al controllo diretto dellintero paese, senza tuttavia nessun obiettivo di ripopolamento integrale. Tale tipologia che caratterizza tutta la prima fase della colonizzazione ispanica delle Americhe rivela numerose analogie con il modello coloniale dinsediamento: un gruppo numeroso di emigrati si insedia in modo permanente, fondando per la propria esistenza sullassoluto assoggettamento della maggioranza indigena, cui viene lasciata la propria forma originaria di economia. Una delle principali varianti di questo modello di dominio (caratteristica dellIndia britannica) rappresentato dallenorme squilibrio numerico tra i dominatori (pochi, e quasi mai residenti in permanenza) e gli indigeni (che sono la preponderante maggioranza). In ogni caso, lefficace funzionamento di queste tipologie di colonialismo reso possibile unicamente dallesistenza di una solida base di collaborazione da parte di elementi indigeni, che di solito rappresentano llite sociale e culturale. Nel XVI secolo, dopo la scoperta delle Americhe, inizi la grande espansione degli europei nel mondo e la formazione degli imperi coloniali. Furono dapprima gli Spagnoli, richiamati

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  • dalle enormi quantit di minerali preziosi del Sud America, a fondare delle basi coloniali. Distrussero i grandi imperi Inca, Maya e Azteco e resero schiave le popolazioni locali impegnandole nellestrazione di oro e argento di cui poi caricavano i loro galeoni diretti in Europa, o utilizzandole come manodopera nelle grandi piantagioni. Olandesi, Portoghesi e Inglesi avevano invece stabilito le loro basi in Asia, ma inizialmente si limitarono a rapporti di tipo commerciale. LAmerica del Nord venne colonizzata prevalentemente da inglesi e francesi che vi si stabilirono coltivando le terre e sfruttando le miniere. DallAfrica arrivavano invece gli schiavi: le navi negriere approdavano sulle coste africane e caricavano migliaia e migliaia di persone, vendute come schiavi nelle grandi piantagioni americane. Nel corso dellOttocento e nei primi anni del Novecento gli Stati europei si erano divisi il mondo: Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo e in minor misura Belgio, Italia e Germania avevano occupato militarmente gran parte di quello che oggi noi chiamiamo Terzo Mondo. Erano spinti da ambizioni di potenza, da una certa pressione demografica interna, ma soprattutto dalla volont di sfruttare le risorse economiche delle colonie (minerali, prodotti agricoli, schiavi) e di trovare uno sbocco alla sovrapproduzione manifatturiera creatasi nel frattempo in Europa. Tutti i paesi che subirono la colonizzazione furono profondamente condizionati nel loro sviluppo proprio perch la crescita economica rispondeva solo ai bisogni dei colonizzatori. Vennero create piantagioni specializzate in prodotti come il caff, il cacao e il the, che erano richiesti in Europa, mentre per le colture di sussistenza delle popolazioni locali vennero adibiti piccoli appezzamenti poco produttivi. Lartigianato locale venne sottoposto alla dura concorrenza dei prodotti delle industrie europee e nel giro di poco tempo and scomparendo. Poco fu fatto per alleviare le pessime condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione, che anzi spesso peggiorarono: in alcuni casi, come nellAmerica del Sud e del Nord, gran parte della popolazione fu sterminata militarmente, o mor a causa dei maltrattamenti e di malattie infettive come il morbillo e il vaiolo contro cui non aveva anticorpi. Gli imperi coloniali incominciarono a sgretolarsi solo negli anni Venti del XX secolo, ma gli ultimi atti di indipendenza risalgono a un periodo ancora pi recente, che va dagli anni Cinquanta ad oggi. Attualmente le colonie sono quasi tutte scomparse, ma in molti di questi Paesi permane una forte dipendenza economica aggravata spesso dalle prepotenze della nuova classe dirigente locale. Divenuti indipendenti si sono infatti trovati di fronte al compito di promuovere il proprio sviluppo economico e, non avendo a disposizione capitali e personale tecnico specializzato, sono stati costretti a chiedere aiuto al mondo sviluppato, originando una nuova subordinazione economica, il cosiddetto neocolonialismo. Il colonialismo antico La colonizzazione, cio la fondazione di colonie su territori diversi e, spesso, lontani dalla madrepatria, un fenomeno che risale ai Fenici e ai Greci, che in gruppi numerosi si spostavano dalle terre dorigine e andavano a vivere nei territori vicini e, successivamente, nelle regioni del Mediterraneo occidentale. Questo primo tipo di colonizzazione, determinato soprattutto da carestie, lotte politiche o ragioni di espansione commerciale, per il rifornimento di materie prime di

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  • cui la madrepatria era carente, prevedeva la fondazione di insediamenti stabili nei quali i cittadini che immigravano trasferivano il loro modo di vita, la loro civilt, che si fondevano con quella delle popolazioni locali, dando origine a centri che sarebbero diventati fiorenti citt. Diverse sono invece le forme del colonialismo romano, che prevalentemente politico-militare, pi che economico o demografico. Lespansione, attuata attraverso annessioni o sottomissioni, determinata dallesigenza di controllo dei confini, dellacquisizione di terre da distribuire ai veterani e, solo in periodo imperiale, per motivazioni economiche e di ripopolamento dei territori conquistati, rimasti spopolati per il fenomeno dellinurbamento. Gi dal III secolo a.C., con le guerre puniche, Roma sottomette popolazioni non italiche, fondando via via un impero che, al suo massimo fulgore, si espande dalla penisola iberica al Reno, dal Marocco al Mar Nero. Il colonialismo in et moderna (secoli XIV-XVIII): la scoperta e la conquista Lespansione coloniale di cui, dopo la Spagna e il Portogallo, sono protagoniste lOlanda, lInghilterra e la Francia destinata ad acquistare importanza decisiva nella storia. Dopo le scoperte, le conquiste e lapertura di nuove rotte marittime, lattivit mercantile e finanziaria europea si svolge infatti in uno spazio geografico assai pi vasto e pu usare, sulla base dellassoggettamento politico ed economico delle regioni produttrici, nuove e immense risorse. Il colonialismo quindi il fattore fondamentale della creazione di un nuovo sistema mondiale di scambi e di rapporti economici dominato dagli Stati europei e da forti gruppi di mercanti e operatori finanziari. Le sedi dei traffici, le citt, attraversano una nuova fase di sviluppo, sostenuta anche dalla crescita contemporanea delle istituzioni pubbliche e delle strutture culturali. La formazione dellimpero spagnolo in America la vicenda pi clamorosa ed esemplare di tutto il colonialismo della prima et moderna. Gli aspetti pi sorprendenti sono senza dubbio la rapidit con cui la conquista realizzata e lesiguit di mezzi e di uomini impiegati. Linsediamento dei primi coloni ha inizio con il secondo viaggio compiuto da Colombo nel 1493, lanno successivo a quello della scoperta dellAmerica. Circa 1.200 uomini iniziano la costruzione di fattorie agricole, danno avvio a ricerche minerarie e avviano la costruzione della prima citt (Santo Domingo, 1496-1497) nellarea caraibica interessata dalle prime fase della conquista. Privi di regolari contatti con la Spagna, i coloni affrontano nel primo periodo in modo autonomo i problemi dellinsediamento. Nel 1502, con la spedizione di Nicols de Ovando, viene istituita una vera e propria rappresentanza del governo spagnolo. Il problema fondamentale rappresentato dal bisogno di manodopera per sfruttare le risorse agricole e minerarie locali. Lo stesso Colombo introduce il sistema delle encomiendas, in base al quale uno o pi villaggi indigeni (encomiendas) vengono assegnati a ogni colono (encomendero) che autorizzato a riscuotere tributi dalla popolazione sotto forma di prodotti agricoli e manifatturieri o di lavoro coatto non retribuito. La popolazione indigena, gi esigua, si riduce rapidamente per le violenze cui sottoposta, per le malattie, le fughe e lo sfruttamento spietato: gi nel 1510 essa quasi completamente scomparsa. La

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  • mancanza di manodopera ostacola gravemente lutilizzazione delle risorse americane, proprio quando esse si rivelano corrispondenti alle attese dei colonizzatori. Si cerca di fronteggiare questo inconveniente con la tratta degli schiavi neri che ha inizio nel 1503 per poi intensificarsi sino a diventare uno dei pi importanti settori del traffico sullAtlantico, contribuendo a mutare la struttura razziale della popolazione di alcune zone latino-americane (oggi, ad esempio, la popolazione di Haiti costituita per il 90 per cento da neri). Lesigenza di uomini, oltre che di terre da sfruttare, spiega lindirizzo che prendono le ulteriori conquiste, in un continente che offre spazi vuoti immensi ai pochi coloni emigrati dallEuropa. Mentre in atto la colonizzazione delle isole del Mar dei Caraibi, comincia la penetrazione nellinterno del continente. Una spedizione di modeste dimensioni (600 uomini e 11 navi) muove verso le coste messicane nel 1519, guidata da Hernn Corts. questa limpresa che pone la prima solida base dellimpero spagnolo nel Nuovo Continente. Sbarcato nei pressi dellattuale Vera Cruz, Corts si trova di fronte a un compito assai difficile. La numerosa popolazione azteca abitante il vasto territorio del Messico non disorganizzata e dispersa come le trib incontrate nelle isole dai primi coloni. Gli aztechi hanno unorganizzazione statale, che fa capo alla citt di Tenochtitlan, e un esercito regolare, condotto dal sovrano Montezuma. Corts punta direttamente verso la capitale dello Stato. Durante la marcia dalla costa verso linterno egli pu rendersi conto del malcontento esistente nei villaggi contro i signori aztechi e contro lamministrazione pubblica e riesce a sfruttarlo a proprio vantaggio, giungendo sino a stringere alleanze con importanti forze ribelli. Linsediamento di Corts nella capitale dapprima relativamente pacifico; impressionati dalle armi da fuoco e dai cavalli spagnoli cose del tutto sconosciute gli Aztechi non oppongono resistenza. Ma quando gli spagnoli cominciano a distruggere i templi e imporre tributi molto onerosi, la popolazione si ribella. Montezuma, sino a questo momento tollerante verso gli stranieri, viene ucciso dagli insorti, e Corts costretto a rifugiarsi nel territorio alleato di Tlaxcala. Di qui le sue truppe, rafforzate da un contingente di soldati venuto da Cuba, muovono poco dopo contro la capitale e, dopo un lungo assedio, la conquistano e la distruggono. Finisce cos limpero azteco, caduto nelle mani di un pugno di conquistadores animati da una grande sete di ricchezza e da uno straordinario spirito di avventura. La riorganizzazione politica ed economica viene avviata dallo stesso Corts, che distribuisce agli uomini del suo seguito i villaggi con la forma dellencomienda, spodestando lantica aristocrazia terriera locale. Contemporaneamente, la conquista si sviluppa verso il sud. La notizia dellesistenza di un altro popoloso impero che si estende in una regione comprendente gli attuali territori dellEcuador, del Per e una parte del Cile muove un altro gruppo di conquistadores capeggiati da Francisco Pizarro, un colono gi possessore di unencomienda nella zona di Panam. Lorganizzazione sociale degli Inca basata sulla propriet comune della terra; essi hanno un fiorente artigianato, specializzato in modo particolare nella fabbricazione di oggetti doro. Come gli Aztechi, non conoscono il cavallo n luso della ruota. Le scarse capacit militari di queste popolazioni rendono facile limpresa di Pizarro, partito con meno di 200 uomini e soli 27 cavalli. Egli per sa approfittare di una crisi dinastica che sta lacerando limpero

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  • degli Inca, e riesce a fare prigioniero il sovrano. Nel saccheggio dellantica capitale Cuzco, i conquistadores realizzano un bottino immenso, aumentato dalloro che il sovrano consegna sperando di riuscire a riconquistare la libert. Pizarro fonda nel 1535 una nuova capitale in un luogo diverso, vicino alla costa, lattuale Lima. I problemi pi difficili li incontra tuttavia nellamministrazione dei nuovi territori. A parte le rivolte degli indigeni e le difficolt di stabilire rapporti con essi, Pizarro si trova coinvolto in una serie di lotte feroci tra i conquistadores, provocate anche dal suo stesso comportamento, scarsamente leale e privo di dirittura morale. Egli infatti non potr godere a lungo dei frutti delle sue imprese, poich sar ucciso nel 1541. In questo modo si costituito il corpo fondamentale dellimpero ispano-americano, un territorio immenso comprendente gli Stati degli Aztechi e degli Inca, ai quali si aggiungono via via nuovi territori (Messico meridionale, Guatemala, Honduras), strappati alle popolazioni Maya. In tutta la vicenda della conquista e nel successivo svolgimento dei rapporti tra la Spagna e le colonie, la presenza di missionari cattolici ha un ruolo importante. La distruzione, da parte dei conquistadores, dellantica organizzazione religiosa e spirituale, lascia nelle popolazioni indigene un vuoto spirituale e psicologico, che i missionari riescono almeno in parte a colmare. In questo modo, seppure in condizioni molto difficili (la loro opera violentemente contraddetta dallo sfruttamento e dal saccheggio operato dai coloni), essi stabiliscono un legame robusto tra conquistatori e popolazione autoctona. Lazione della corona ha invece diverse motivazioni rispetto a quella ecclesiastica. Col suo tentativo di limitare il potere dei conquistadores nelle colonie, il sovrano spagnolo mira soprattutto a impedire che i nuovi territori si sottraggano alla sua autorit. Viene cos creato un apparato politico-amministrativo che, poco a poco, sostituisce ai conquistadores un gruppo di funzionari fedeli, stipendiati dallo Stato. Il potere affidato a governatori e successivamente, quando i territori coloniali raggiungono estensioni vaste, a vicer. In alcune colonie (Santo Domingo, Messico e Panam) sono creati centri di amministrazione giudiziaria e civile (audiencias) sul modello di quelli esistenti nella madrepatria. Questorganizzazione politico-amministrativa si diffonde poi in tutte le colonie. In Spagna, nel Consiglio di Castiglia (organismo collegiale di governo che tratta gli affari generali della corona) viene costituito un comitato permanente per le Indie, in seguito trasformato in Consiglio autonomo, con la funzione di Corte suprema e di ministero per gli affari coloniali. Si conclude cos lepoca in cui i conquistadores hanno concentrato nelle loro mani tutto il potere (politico, economico, militare) senza alcun controllo. La maggior parte di essi sono privati della loro autorit, e rimangono semplici encomenderos. Alcuni non accettano facilmente loperazione e danno vita a episodi di rivolta che ricordano, sebbene su un piano diverso, le tendenze anarchiche della feudalit europea. Meno efficace invece lazione della monarchia per impedire che, attraverso il sistema della encomienda, si formi nelle colonie una nuova grande feudalit. I tentativi di negare lereditariet delle encomiendas e di limitare il potere degli encomenderos non hanno successo. Da allora si viene dunque formando nellAmerica Latina una struttura di tipo feudale, caratterizzata dalla concentrazione della ricchezza e della

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  • terra, da fortissimi squilibri sociali, da una divisione profonda tra i detentori della ricchezza e la massa dei lavoratori. Caratteri diversi, rispetto a quella spagnola, ha lespansione coloniale portoghese, che non mira alla conquista di vasti domini territoriali ma alla creazione di scali, porti e piazzeforti specialmente in Africa e in India. Vasco de Gama crea una base permanente a Calcutta nel 1502; subito dopo Albuquerque organizza scali portoghesi sulla costa araba e nel Golfo Persico. Goa, nel territorio indiano, conquistata nel 1510 e diviene il pi importante centro commerciale del Portogallo in Oriente. I successivi insediamenti nei punti strategici del traffico nellOceano Indiano danno ai Portoghesi la possibilit di monopolizzare il commercio marittimo con lOriente. Essi penetrano in Malesia e da l si spingono sino in Cina, dove ottengono di creare un insediamento a Macao, allentrata della baia di Canton (1530). In Africa si installano gi nel corso del 400 e possono perci diventare i principali protagonisti della tratta degli schiavi quando aumenta la loro richiesta nel mercato americano. La fragilit dellimpero portoghese deriva dalla sua stessa struttura: esso infatti costituito da scali commerciali senza trasferimenti di popolazione e senza una permanente attrezzatura difensiva locale. Per questi motivi le postazioni portoghesi in Asia saranno successivamente scalzate con relativa facilit da Spagnoli e Olandesi. Un carattere pi duraturo ha invece il dominio portoghese in Brasile (raggiunto nel 1500 dal navigatore Pedro Alvarez Cabral). Limmensa regione, popolata da trib primitive, ha allinizio interesse commerciale quasi esclusivamente per il legname da tintura, il brasil, da cui prende nome il paese. La necessit di difendere il territorio da Francesi e Spagnoli spinge poi il sovrano portoghese nel 1530-1540 a estendere loccupazione del Brasile, che rimane per a lungo limitata ad alcune zone della fascia costiera. Il territorio diviso nel 1533 in dodici circoscrizioni ripartite tra proprietari che avrebbero dovuto colonizzarle. In seguito si sviluppano le piantagioni di canna da zucchero, nelle quali la manodopera costituita in gran parte da schiavi importati dallAfrica. Prime ripercussioni dellespansione coloniale Una parte cospicua della ricchezza prodotta nelle colonie americane viene trasferita nella madrepatria attraverso gli scambi commerciali, dei quali la Spagna si riserva il monopolio, e soprattutto attraverso il prelievo dei prodotti minerari. Oltre le miniere delle Antille e del Messico, il centro pi importante di produzione dellargento diventano le miniere peruviane di Potos, scoperte nel 1545. Lo sfruttamento avviene attraverso il sistema del lavoro forzato degli indios, gi praticato nellorganizzazione economica degli Inca. Per sovrintendere allintenso traffico tra la madrepatria e le colonie viene istituita a Siviglia sin dal 1503 la Casa de Contratacin, unistituzione che ha il compito di riscuotere i dazi sul commercio coloniale (che passa obbligatoriamente per il porto di Siviglia) e riceve per conto della corona i metalli preziosi delle miniere americane. A loro volta, le colonie costituiscono un mercato di esportazione per i prodotti europei. Esse abbisognano di armi, tessuti, utensili vari, vino, olio e schiavi: prodotti che la Spagna in grado di fornire solo in parte. Le richieste coloniali sono quindi

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  • soddisfatte in parte attraverso il contrabbando, esercitato dapprima dai Portoghesi e successivamente da Francesi, Inglesi e Olandesi. Laspetto di gran lunga pi importante del traffico col Nuovo Mondo limportazione in Spagna di uningente quantit di metalli preziosi. Per la monarchia spagnola impegnata in diversi teatri di guerra e tesa ad affermare la propria egemonia politico-militare sullEuropa questo apporto finanziario ha un valore assai elevato. Essa preleva infatti una tassa del 20 per cento sui metalli importati, la cui quantit molto elevata (tabella 1). Tab. 1. Importazioni di metalli preziosi, 1503-1530 (valori in pesos, equivalenti a 42,29 grammi di argento).

    1503-1505 371.055,3 1516-1520 993.196,51506-1510 816.236,5 1520-1525 134.170,01511-1515 1.195.553,5 1525-1530 1.038.437,0

    Negli anni successivi, peraltro, limportazione aumenta notevolmente sino a toccare la punta massima di circa 35 milioni di pesos nellultimo decennio del secolo. Le conseguenze sono molteplici: accenniamo qui solamente laumento dei prezzi (iniziato allincirca nel 1520) che si verifica non solo in Spagna ma in tutti i paesi europei, la cui economia, direttamente o indirettamente, legata a quella spagnola. Pi a fondo, tuttavia, operano altro fattori: il commercio internazionale non soltanto amplia il suo orizzonte, ma cambia la sua stessa natura. Ai prodotti di lusso, le tradizionali spezie, che hanno costituito la base principale del commercio intercontinentale dellet medievale, si affiancano prodotti coloniali meno preziosi ma di pi largo consumo (tabacco, zucchero, cacao, ecc.). Nascono perci nuove e assai pi numerose possibilit di arricchimento e quindi anche di trasformazione delle strutture sociali; la concorrenza tra le nazioni si fa pi intensa; in Europa, infine, accanto ai conflitti tradizionali, si cominciano a profilare nuovi contrasti provocati dallespansione coloniale. In sintesi:

    Fase caratterizzata prevalentemente da un colonialismo mercantile, pi interessato agli scambi commerciali che al vero dominio politico. Fa eccezione la colonizzazione Spagnola in America del Sud.

    1488 Bartolomeo Diaz (P) doppia Capo di Buona Speranza. 1492 Cristoforo Colombo (E) scopre l'America. 1519-1522 Vasco De Gama (P) compie la circumnavigazione del mondo.

    XVI secolo Gli Spagnoli conquistano quasi tutta lAmerica Latina istituendo dei viceregni e distruggendo le civilt Maya, Inca e Atzeca. Gli Spagnoli in America tendono ad assimilare e

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  • sottomettere le popolazioni locali utilizzando diversi sistemi. La Spagna importa dallAfrica schiavi per farli lavorare nelle piantagioni. Nei secoli XVII-XVIII lInghilterra inizia a utilizzare gli Stati Uniti, prima, e lAustralia, poi, anche come colonie di popolamento. Nel XV sec. Spagna e Portogallo finanziano viaggi di esplorazione in Africa e nelle Indie. Il Portogallo pratica un colonialismo commerciale costituito in tutto da una dozzina di basi mercantili fortificate dislocate in Africa e in Asia.

    1585 Viene fondata la Virginia, prima colonia inglese in Nord America. 1600 Viene fondata la Compagnia inglese delle Indie Orientali. 1602 Viene fondata la Compagnia olandese delle Indie Orientali.

    Gli Olandesi si sostituiscono gradualmente ai Portoghesi, la Compagnia delle Indie Orientali inizia a controllare anche la produzione dei centri, non limitandosi pi al semplice commercio.

    1608-1642 La Francia colonizza il Canada. 1621 Viene fondata la Compagnia olandese delle Indie Occidentali, che si limita per alla pirateria

    contro la flotta spagnola. 1640 Il Portogallo si impossessa del Brasile. 1660 Dopo una fase darresto ricomincia la colonizzazione inglese, in particolare da parte delle sette

    protestanti: puritani e quaccheri. 1770 James Cook scopre e prende possesso per conto della corona inglese dellAustralia. 1776 Gli Stati Uniti proclamano la loro indipendenza dall'Inghilterra. 1795 Gli Inglesi conquistano Citt del Capo strappandola agli Olandesi, che vi avevano praticato

    anche una colonizzazione di popolamento.

    Dalla lotta per la supremazia coloniale alla formazione dellimpero britannico in Oriente Alla met del Seicento, lOlanda gode in Europa di un indiscusso predominio economico, fondato sulla supremazia della propria flotta commerciale e sul ruolo centrale di Amsterdam nella finanza internazionale. In questepoca la flotta olandese conta ben diecimila navi, la cui stazza complessiva superiore di dieci volte a quella inglese e di venti volte a quella spagnola; le due grandi compagnie delle Indie detengono il monopolio dei commerci delle spezie asiatiche, dei metalli preziosi, del legname e del cotone americano. Amsterdam, inoltre, il centro finanziario pi importante del tempo; l possibile chiedere denaro a prestito per le iniziative pi audaci e reinvestire i propri capitali. Al commercio internazionale e alle attivit finanziarie si unisce poi lo sviluppo dellagricoltura dovuto alle opere di ingegneria idraulica e di bonifica e alla sperimentazione di nuove tecniche di coltivazione. Sin dalla met del Seicento, per, si fa sentire la concorrenza dellInghilterra, indirizzata decisamente verso una politica di sviluppo economico e di espansione sui mari ai danni dellOlanda. Nel 1651 viene emanato latto di navigazione, che riserva alle navi inglesi il commercio con le colonie dellAmerica settentrionale e proibisce laccesso ai porti britannici alle navi straniere che non provengano dai paesi produttori dei beni commerciati. Cos facendo si pongono le basi per legemonia marittima inglese, a danno del principio della libert di commercio. Ben presto il conflitto commerciale anglo-olandese si trasforma in scontro militare. Le tre guerre del 1652-54, 1665-67 e 1672-74 si concludono con la vittoria dellInghilterra, che conquista anche la base americana di Nuova Amsterdam, presto ribattezzata New York. Nella prima met del Settecento, la Francia rappresenta per lInghilterra una rivale temibile, capace di farle concorrenza in tutto il mondo. un grande paese, con una

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  • popolazione doppia rispetto allInghilterra, in grado di approntare grandi eserciti, con uneconomia pi arretrata, ma dotata di notevoli potenzialit. I traffici francesi interessano tutti i paesi europei, soprattutto larea tedesca, dove i prodotti coloniali sono distribuiti dal porto di Amburgo, e quella mediterranea, attraverso il porto di Marsiglia. Nei Caraibi, i francesi contrastano gli inglesi nella produzione del caff, del tabacco e soprattutto dello zucchero, che esportano in tutta Europa e persino nelle colonie inglesi del Nord America. Queste sono circondate dai domini del re di Francia, il Canada, lIllinois e la ricca Lousiana, che minacciano di soffocare lespansione dei coloni inglesi. I porti francesi della costa atlantica, Bordeaux, Nantes e Le Havre, si sviluppano molto rapidamente grazie al commercio oceanico sino a fare concorrenza a Londra, Bristol e Liverpool. Nel settore asiatico, la concorrenza tra inglesi e francesi particolarmente accanita in India, mentre, sul commercio del t con la Cina, lInghilterra mantiene saldamente il monopolio sino al 1750. Negli anni Quaranta, durante la guerra di secessione austriaca, Francia e Inghilterra si affrontano in Europa e nelle colonie, ma senza rilevanti conseguenze. Molto pi importanti sono invece gli esiti della guerra dei Sette anni (1756-1763), durante la quale Francia e Austria, tradizionali avversarie nelle guerre dei Sei-Settecento, si schierano assieme alla Russia contro la Prussia, alleatasi precedentemente con lInghilterra. Dopo una prima fase in cui inglesi e francesi si fronteggiano sul continente, lInghilterra decide una condotta di guerra a tutela degli interessi commerciali degli inglesi. Il confronto si sposta cos dallEuropa alle colonie. In India, il governatore francese ha concepito gi prima del 1756 il grandioso piano di creare un impero finanziariamente indipendente dalla madrepatria assicurandosi il controllo della regione di Madras, ma la superiorit navale inglese ha sempre frustrato le sue ambizioni. Allinizio della guerra dei Sette anni riprendono le ostilit franco-inglesi, che hanno come esito la conquista per mano inglese di tutte le piazzeforti precedentemente tenute dai francesi. Nello scontro in Nord America la Francia oppone maggiore resistenza, grazie anche allalleanza con le pi bellicose trib indiane; gli inglesi si giovano per di una schiacciante superiorit numerica e di una maggiore forza navale. Questi due fattori risultano perci decisivi e assicurano la vittoria agli inglesi anche in Nord America. Il trattato di Parigi del 1763, che sancisce la fine della guerra, lascia immutato il quadro geopolitico europeo, ma rivoluziona lassetto delle colonie a vantaggio dellInghilterra: la Francia perde tutti i territori nordamericani e parte delle Antille, mentre in India riottiene alcuni scali occupati dagli inglesi, che ne proibiscono per la fortificazione. Di fatto, dopo la conquista del Bengala del 1765, lInghilterra resta lunico arbitro europeo del subcontinente indiano. Legemonia inglese sullIndia porta allo sviluppo di una rete commerciale destinata a rafforzarsi sempre pi negli anni successivi. LIndia diviene cos la via maestra per la penetrazione economica e politica degli europei in Estremo Oriente. Lo scontro coloniale con lInghilterra cos definitivamente perso per la Francia e a nulla vale lappoggio fornito successivamente ai coloni americani ribelli durante la rivoluzione americana. Sconfitta dallInghilterra, dissestata finanziariamente dalle spese di guerra e con un sistema politico refrattario a qualsiasi riforma, la Francia sarebbe sprofondata dopo alcuni anni nella rivoluzione. LInghilterra, al contrario, si

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  • impone come massima potenza coloniale, ruolo che avrebbe mantenuto per circa due secoli, nonostante che la rivoluzione americana la priver di l a poco delle colonie americane settentrionali. Sino alla met del Settecento la penetrazione occidentale in Asia quasi esclusivamente di tipo economico: in genere le potenze europee si accontentano di assumere il controllo dei traffici e dei commerci, creando avamposti commerciali e militari in punti chiave delle rotte marittime o impadronendosi di porti e citt di particolare rilevanza economica. Le uniche eccezioni di rilievo sono rappresentate dalle Filippine, cadute sin dalla seconda met del XVI secolo sotto la dominazione spagnola, e dai possedimenti olandesi di Ceylon, Sumatra, Giava e Borneo. Nella seconda met del XVIII secolo gli Stati europei, e in particolare lInghilterra, iniziano ad assumere direttamente lamministrazione degli Stati asiatici costituendo un vero e proprio impero coloniale. La guerra dei Sette anni rappresenta un momento fondamentale nella storia dellespansione europea in Asia: la sconfitta della Francia lascia di fatto mano libera allInghilterra che, grazie anche alla crisi della Spagna e alla diminuita presenza dei mercanti portoghesi e olandesi, riesce nel corso di un secolo a creare un vasto impero coloniale. Oggetto delle mire inglesi soprattutto il subcontinente indiano, che alla fine del Settecento suddiviso tra limpero Moghul, una dinastia turca di religione islamica, e gli Stati dei Maratha, una confederazione di cinque regni induisti dellIndia centro-settentrionale. Gli inglesi sanno approfittare dei conflitti che oppongono i Moghul alle popolazioni induiste e gi durante la guerra dei Sette anni riescono a limitare la presenza francese in India e ad assumere il controllo della ricca regione del Bengala, imponendo un nababbo di loro gradimento. Nei decenni seguenti lopposizione alla penetrazione britannica si polarizza attorno agli Stati dei Maratha che sono defnitivamente sconfitti solo dopo tre conflitti, lultimo dei quali, terminato nel 1818, si conclude con lannessione di tali territori ai possedimenti coloniali britannici. La conquista delle nuove colonie non intrapresa direttamente dalla corona inglese, ma viene affidata, sotto il controllo del Parlamento, a una compagnia privata la East India Company che sui possedimenti indiani ha pieni poteri amministrativi e militari. Il colonialismo inglese ha pesanti ripercussioni sulla societ indiana: sino a questo momento, malgrado il rigido controllo britannico, il saldo commerciale tra India e Inghilterra nettamente a favore della prima. Mentre le esportazioni inglesi in India sono pressoch nulle, dai porti indiani partono alla volta dellEuropa navi cariche di spezie, t, porcellane e cotonate. A partire dagli anni Venti dellOttocento la piena affermazione della rivoluzione industriale rende per la prima volta competitivi i prodotti tessili europei rispetto a quelli indiani. Grazie anche a un sistema di tariffe doganali che ostacola lesportazione delle cotonate indiane nel Regno Unito e che lascia invece indifesa lIndia di fronte alla penetrazione dei prodotti inglesi, nel giro di pochi anni la produzione artigiana locale di prodotti tessili viene praticamente azzerata. Leconomia indiana cos costretta a orientarsi verso lesportazione di prodotti non lavorati come il t o il cotone grezzo che sarebbe poi stato reimportato dallInghilterra sotto forma di prodotto finito. Nei primi decenni dellOttocento gli inglesi consolidano la propria presenza in Asia ponendo un protettorato sul Nepal (1816), fondando la citt portuale di Singapore

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  • (1819) e annettendo la bassa Birmania (1826) e il Punjab (1849). Alcune di queste acquisizioni avvengono in maniera quasi casuale, profittando delle lotte interne a questo o quel paese. In genere, per, a orientare le scelte politiche dellInghilterra la volont di creare attorno allIndia degli Stati cuscinetto e di controllare le rotte commerciali che collegano la madrepatria con le colonie asiatiche. Il tramonto dellimpero coloniale spagnolo Allinizio dellOttocento lAmerica Latina divisa tra possedimenti portoghesi limitati al solo ma immenso Brasile e spagnoli, che si estendono su quasi tutta la parte centrale e meridionale del continente, su Cuba, Portorico e Messico. Indipendente invece, dal 1804, la repubblica di Haiti. Questi vasti territori sono abitati da circa diciannove milioni di abitanti. A causa dei flussi migratori dalla Spagna e della tratta degli schiavi di colore, la popolazione dellAmerica Latina diventata multietnica: nelle colonie spagnole a fianco di circa 200.000 emigrati iberici, si contano tre milioni di creoli (bianchi nati da genitori spagnoli residenti nelle colonie), cinque milioni tra mulatti (nati da matrimoni tra bianchi e neri) e meticci (nati dallincontro tra neri e indi), oltre sette milioni di indios nativi e circa un milione di neri. Nellenorme Brasile vivono appena tre milioni di uomini, la met dei quali schiavi di colore. Alle differenze etniche corrispondono profonde disparit sociali. Il possesso della maggior parte delle terre concentrato nelle mani della minoranza creola, gelosamente arroccata a difesa dei propri privilegi, e che, nel nome di una supposta superiorit razziale, rifiuta ogni legame con meticci e mulatti. Specie nella seconda met del Settecento, tra i creoli, si afferma unlite economica e culturale che ha esteso i propri interessi al settore commerciale e che cerca un riscontro al proprio ruolo economico in un parallelo aumento di peso politico. I mulatti e i meticci lavorano nei settori del commercio o dellartigianato, mentre la popolazione di colore e gli indios sono impiegati, in condizioni di schiavit o semischiavit, nei grandi latifondi appartenenti al demanio regio, agli enti ecclesiastici o ai possidenti creoli. Nel 1808 loccupazione della Spagna da parte delle truppe napoleoniche costituisce la spinta decisiva verso lo sfaldamento dellimpero coloniale iberico. I possidenti creoli assumono di fatto il potere creando delle giunte provvisorie ed esautorando i rappresentanti della corona. Il primo paese a proclamare la propria indipendenza dalla Spagna il Venezuela dove, il 5 luglio 1811, il generale Miranda proclama la nascita della Repubblica. Questo esempio presto seguito in altre aree sottoposte al dominio spagnolo: nella parte meridionale del paese, corrispondente allattuale Argentina e al Cile, le forze dei rivoltosi sono organizzate da un ex ufficiale spagnolo Jos de San Martn; nelle province settentrionali, corrispondenti al Venezuela e alla Colombia, la guida dellesercito assunta da Simn Bolvar. In questa prima fase della lotta di liberazione i paesi latino-americani possono contare sullappoggio degli Stati Uniti e dallInghilterra che intravedono nello sfaldamento dellimpero coloniale spagnolo loccasione per accrescere la propria penetrazione economica nel Sud America.

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  • Nato a Caracas nel 1783, Simn Bolvar trascorre molti anni in Europa, dove stato mandato dalla famiglia a studiare e da dove ritorna definitivamente nel 1810 per schierarsi a fianco dei rivoluzionari venezuelani. Grazie ad alcune vittorie militari, Bolvar riesce a liberare Caracas ma la controffensiva spagnola lo costringe a riparare nei Caraibi. Di l egli diffonde il suo programma che prevede la nascita di una confederazione, una repubblica degli Stati Uniti del Sud, che rappresenti per lAmerica Latina ci che gli Stati Uniti rappresentano per lAmerica settentrionale. Nel 1816 riprende la lotta contro gli spagnoli radicalizzando le proprie posizioni politiche e riuscendo cos ad accrescere la base sociale della rivolta: la messa al bando della schiavit guadagna a Bolvar lappoggio degli indios e degli schiavi liberati, alcune riforme sociali gli valgono il sostegno dei piccoli contadini e degli strati inferiori della societ. Grazie anche allaiuto dellInghilterra e allo scoppio dei moti di Spagna che impediscono alla corona di inviare nuove truppe in America Latina, egli riesce a sconfiggere pi volte lesercito spagnolo, a liberare i territori che corrispondono agli attuali Venezuela, Ecuador e Colombia e a dare vita alla Repubblica federale della Grande Colombia. Negli anni successivi anche Per, Bolivia (cos chiamata in onore di Bolvar) e Uruguay ottengono lindipendenza. Contemporaneamente, nella parte meridionale del continente, i ribelli cileni e argentini, guidati rispettivamente da Bernard OHiggins e San Martn, riescono ad avere la meglio sulle truppe spagnole. Un percorso diverso invece quello seguito dal Messico. Qui, a differenza che nel resto del Sud America, i primi a iniziare la guerra di liberazione dagli spagnoli sono le popolazioni indios e meticce delle campagne che danno alla rivolta una chiara connotazione sociale chiedendo la redistribuzione delle terre. Il pericolo spinge i creoli e gli spagnoli ad accantonare le divergenze reciproche e a far fronte comune. Una volta stroncata la sollevazione dei contadini, contrasti tra creoli e corona portano allo scoppio di una ribellione di orientamento conservatore guidata dal generale Augustn de Itrbide, che, nel 1822, si fa proclamare imperatore del Messico. Il tentativo autocratico ha tuttavia vita breve: nel 1823 Itrbide destituito da un colpo di Stato, cui fa seguito la proclamazione di una repubblica federale modellata sullesempio costituzionale nordamericano. Un percorso ben diverso da quello del resto dellAmerica Latina quello seguito dal Brasile. Nel 1807, in seguito allinvasione del Portogallo da parte delle truppe napoleoniche, la casata regnante dei Braganza trova rifugio nella colonia sudamericana. Nel 1821 lo scoppio, in patria, dei moti liberali costringe re Giovanni VI a fare ritorno in Europa. In Brasile resto il figlio Pietro che, nel 1822 e in sostanziale accordo con il padre, proclama lindipendenza del paese facendosi nel contempo incoronare imperatore. Nel 1826 a Panam convocato un congresso degli Stati latino-americani che, nelle intenzioni di Simn Bolvar, avrebbe dovuto portare alla nascita di una repubblica federale comprendente, se non tutta, almeno gran parte dellAmerica Latina. Il congresso si chiude con un sostanziale fallimento: i particolarismi e le tradizioni locali non solo impediscono la costituzione dello Stato vagheggiato da Bolvar ma, anzi, portano allo sfaldamento della Grande Colombia e delle altre repubbliche federali nate nei mesi successivi allindipendenza. Bolvar sogna uno Stato democratico nel quale i contadini godano di condizioni di vita migliori di quelle nelle quali hanno vissuto sino a quel momento, ma il suo

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  • progetto naufraga. Allinterno delllite creola protagonista della lotta contro la Spagna permane, infatti, una forte divisione tra i ceti urbani, impiegati nei commerci, e i grandi proprietari terrieri, contrari a ogni riforma sociale. A risultare vincenti sono gli interessi dei proprietari, sicch il passaggio allindipendenza non comporta nessun miglioramento per le popolazioni delle campagne. Anzi, sebbene la schiavit sia stata formalmente abolita nella maggior parte degli Stati, di fatto i contadini continuano a vivere in condizioni di semilibert. Le mancate riforme sociali o la loro esigua portata rendono fragili le istituzioni democratiche che, sul modello americano, quasi tutti i nuovi Stati si sono date al momento dellindipendenza. Di contro cresce limportanza dei generali che, protagonisti della guerra di liberazione, nel corso della lotta contro la Spagna hanno spesso aggiunto ai poteri militari anche quelli civili. Contrari alla democrazia, essi si arrogano il diritto di intervenire direttamente nella vita pubblica al fine di dirimere le contese politiche. Questo atteggiamento quindi alle origini del clima di instabilit politica, accompagnato da guerre civili e dittature militari, che caratterizza, in parte ancora oggi, la storia dellAmerica Latina.

    Cronologia

    1810-24

    In tutto il Sud America iniziano le guerre dindipendenza, in particolare sotto la guida di Simon Bolvar nel Nord del Sud America (Venezuela) e nei Caraibi (Colombia, Equador) e di Jos de San Martin nel Sud (Argentina, Cile, Per, Bolivia). Al diretto dominio coloniale spagnolo subentrano la pressione economico-finanziaria inglese e la subalternit politica agli Stati Uniti.

    1818

    La Compagnia inglese delle Indie Orientali ottiene il controllo diretto dellIndia. Inizia a nascere un regime coloniale basato sul disprezzo della societ indigena e sulla volont di trapiantare istituzioni e sistemi economici occidentali con essa incompatibili.

    1821 Il Brasile si proclama indipendente.

    1830

    LOlanda impone alle colonie indonesiane il sistema di coltivazione, impone cio colture per lesportazione a danno di colture per la sussistenza.

    1833 La Gran Bretagna abolisce la schiavit.

    1834

    LAlgeria diviene un possedimento coloniale della Francia, che deve per combattere a lungo contro la resistenza locale (fino al 1847). La Francia punta ad assimilare i nuovi territori direttamente entro il proprio sistema politico-amministrativo.

    1842 La Gran Bretagna stabilisce una forma di protettorato sulla Cina.

    1850-70 LOlanda si estende nelle isole del Borneo.

    1858-70 La Francia occupa tutta lIndocina.

    1864 Napoleone III proclama imperatore del Messico Massimiliano dAsburgo.

    1865 Gli Stati Uniti aboliscono la schiavit.

    1867 La resistenza messicana guidata da Benito Juarez costringe alla ritirata Massimiliano dAsburgo che viene catturato e fucilato.

    1869 LItalia acquista la baia di Assab per mezzo della societ Rubattino di Genova.

    Il nuovo colonialismo imperialista e la spartizione dellAfrica Diretta conseguenza della crescita delleconomia internazionale e dello sviluppo industriale lemergere, a partire dagli anni Ottanta dellOttocento, di forti tensioni politiche tra le principali potenze europee. Lo sviluppo industriale aumenta a dismisura la loro forza economia, facendo crescere la competizione per lallargamento

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  • delle sfere di influenza, e trasforma i caratteri del colonialismo europeo. Da un lato, i territori colonizzati, che sino a ora hanno assicurato la fornitura di materie prime e assorbito la popolazione in sovrannumero, diventano importanti anche come mercati; dallaltro, una crescente presenza militare e politica considerata una condizione necessaria per la tutela degli investimenti. Lespansione coloniale si trasforma cos in uno dei fattori decisivi delle relazioni internazionali, e parallelamente si intensificano le sue ripercussioni sulla politica interna dei paesi colonizzatori. Sullesempio della Gran Bretagna, che dal 1877 ha rafforzato i legami politici e istituzionali con i suoi domini doltremare, tutte le potenze europee puntano a dare un assetto imperiale alle loro relazioni con i paesi extraeuropei nei quali hanno in precedenza conquistato possedimenti o acquisito un forte potere di influenza a scopi economici o strategico-commerciali. Tale tendenza comporta ovunque lesaltazione dei sentimenti di potenza nazionale e di superiorit della razza bianca; in numerosi casi la conquista coloniale viene giustificata come missione civilizzatrice. Il carattere decisivo che distingue let dellimperialismo (1880-1914) dal periodo precedente non va dunque individuato semplicemente nellinedita estensione geografica raggiunta dallespansione coloniale, che pure giunge a interessare quasi la met della superficie terrestre, ma piuttosto nelle nuove forme assunte dal dominio coloniale stesso. Da questo punto di vista, la caratteristica principale dellimperialismo la tendenza da parte delle potenze europee a pianificare la spartizione del mondo e ad accordarsi a tavolino sulla creazione di sfere di influenza, nel tentativo di risolvere sulla base di negoziati diplomatici gli immancabili conflitti derivanti dal sovrapporsi delle rispettive direttrici di espansione coloniale. La manifestazione pi eclatante delle tendenze imperialistiche interessa lAfrica. Ancora intorno al 1840 la conoscenza del continente africano da parte degli europei assai imprecisa, e del tutto ignota risulta la maggior parte delle zone interne. Negli anni tra il 1850 e il 1870 una serie di spedizioni geografiche guidate da esploratori come David Livingstone ed Henry Stanley hanno consentito di individuare le sorgenti del Nilo e il percorso dei fiumi Congo, Niger e Zambesi. Frizioni sulla conquista delle regioni africane cominciano a emergere nel 1877, quando il governo britannico della provincia del Capo, nellAfrica del Sud, decide di annettere lo Stato minerario e diamantifero del Transvaal, governato da coloni boeri (di origine olandese); il conflitto anglo-boero sancisce, nel 1881, la sconfitta inglese e il riconoscimento dellautonomia del Transvaal, che diviene repubblica Sudafricana. Tensioni ancora pi aspre si sviluppano nel 1882 tra Gran Bretagna e Francia in seguito alloccupazione dellEgitto da parte di truppe del governo di Londra; la creazione di un protettorato militare britannico sul paese, giustificato dalla necessit di sedare la rivolta della popolazione egiziana contro le pesanti interferenze straniere, pone fine al controllo congiunto anglo-francese sulle finanze egiziane e soprattutto sul canale di Suez. La penetrazione francese dellAlgeria (conquistata nel 1830), in Tunisia e dal Senegal verso il Niger, lingresso di altre potenze nella competizione coloniale (il Belgio afferma il proprio dominio sul bacino del Congo scontrandosi col Portogallo, mentre la Germania acquisisce il controllo del Togo e del Cameroun, e poi del Tanganica in una zona che ha gi visto affermarsi il dominio britannico su Kenya e Uganda) moltiplica le aree di frizione. Per evitare un conflitto, il governo tedesco si propone come arbitro delle rivalit internazionali, convocando nel 1884-85 la

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  • conferenza di Berlino. Questa si conclude con un accordo che fissa le regole per la spartizione dellAfrica, e sancisce la libert di navigazione sui fiumi Congo e Niger. La conferenza pone in tal modo fine agli effetti destabilizzanti che lespansione coloniale in Africa minaccia di avere sulle relazioni internazionali. Non mancano in seguito episodi di tensione, soprattutto nel Sudan, sconvolto nel 1885 dalla violenta insurrezione antibritannica e antiegiziana della setta musulmana dei dervisci. Il paese lentamente riconquistato dagli inglesi, che finiscono per per scontrarsi con le ambizioni di penetrazione francese nella regione dellAlto Nilo. Anche dopo la conferenza di Berlino rimangono per sul tappeto nodi irrisolti, che corrispondono a una situazione molto fluida in cui la concorrenza sul fronte coloniale da parte delle maggiori potenze europee appare quanto mai dinamica. quella frenetica corsa dei diversi paesi alla colonizzazione militare ed economica del mondo, durata sino a tutto il primo decennio del Novecento, ricordata dagli storici come et dellimperialismo. Con tale definizione si evidenziano due rilevanti fenomeni: da una parte lo spostamento delle tensioni e dei conflitti dinteressi europei fuori dellEuropa, con il parallelo tentativo di ristabilire gli equilibri di potenza attraverso la spartizione del mondo e la competizione coloniale tra le grandi nazioni industriali; dallaltra la trasformazione del concetto stesso di colonialismo, che da sistema di egemonia prettamente commerciale passa a indicare il controllo politico diretto sulle colonie e lo sfruttamento massiccio delle loro risorse. Le regioni sottoposte al controllo europeo diventano colonie, oppure protettorati, con locali governi-fantoccio sostenuti dal paese dominante, la madrepatria. La ricerca di nuovi mercati non pi limitata solamente a imprese e compagnie, ma diventa una politica nazionale sostenuta fortemente dagli Stati centrali, finanziata con fondi pubblici e gestita da appositi apparati amministrativi. Ovunque, gli europei investono somme crescenti di denaro, ricavano quantit sempre maggiori di materie prime, impongono i loro modelli culturali e politico-istituzionali, guidando la politica economica e la vita interna dei paesi dominati. Gli obiettivi economico-produttivi dellimperialismo europeo si confondono peraltro molto spesso con laffermazione di una presunta missione civilizzatrice dei bianchi, che avrebbe dovuto portare la civilt alle popolazioni indigene, ritenute ben lontane dal raggiungerla. In sintesi: Il colonialismo in et contemporanea 2 (1874-1914) Fase imperialista volta a garantire prestigio internazionale, a formare delle aree di mercato privilegiate per raggiungere lautarchia e per esportare capitali e conseguente spostamento della concorrenza tra gli Stati dal piano economico a quello politico-militare nelle zone extraeuropee. Sviluppo dellideologia di una missione civilizzatrice e protettrice nei confronti di civilt barbare, i cui componenti sono simili a fanciulli. Limperialismo si realizza in tre forme: attraverso il controllo diretto (colonie), attraverso il controllo indiretto, attraverso cio organi locali (protettorati) e attraverso lo sfruttamento economico (come la colonizzazione informale dellAmerica Latina da parte degli Stati Uniti). Levoluzione del colonialismo ottocentesco: limperialismo Laffermarsi del modello di produzione capitalistico, in Europa e negli USA, basato sulla propriet privata dei mezzi di produzione, sul sistema salariato e sul primato del valore di scambio, accentua e impone la logica del profitto: lintero mondo diviene un unico mercato manipolato dagli imprenditori-

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  • proprietari di fabbriche, terre e denaro, che possono realizzare enormi ricchezze a condizione che i costi di produzione rimangano bassi, si amplino i mercati di vendita e le aree di investimento dei capitali accumulati. Vendendo a prezzi elevati e comprando a prezzi bassi, come sar consentito dai trattati imposti a molti paesi, monopolizzando i commerci e le risorse dei paesi colonizzati, o appropriandosi delle loro ricchezze col sistema delle imposte, Gran Bretagna, Francia e Olanda, potranno finanziare il proprio sviluppo e il proprio bilancio statale, costituendosi, nello stesso tempo, come polo delleconomia mondiale, mentre la periferia sembra sempre pi condannata alla dipendenza totale e allimpoverimento senza rimedio. Per tutto lOttocento i domini coloniali si ampliano e si rafforzano: linteresse ormai spostato definitivamente sulla conquista territoriale e gli stessi Stati si preoccupano di acquisire, anche con le armi, nuove aree del mercato europeo. Questa nuova fase del colonialismo, caratterizzata da uno stretto intreccio di fattori economici e militari, pi propriamente detto imperialismo. LAfrica larea che ne fa maggiormente le spese. La Conferenza di Berlino (1884-1885), si svolse sotto lideologia che assegnava solo alle potenze europee e ai popoli bianchi doltreoceano il diritto alla sovranit: le altre aree erano considerate territori vuoti liberamente occupabili e spartibili. La divisione del continente africano fu fatta sulla base di una terribile violenza geografica e ideologica, seguendo cio le coordinate geografiche o il corso dei fiumi e lorografia, ma non tenendo minimamente conto delle caratteristiche storiche, culturali, antropologiche, economiche dei popoli che vi abitavano. Intere formazioni nazionali vennero cos smembrate, mentre altre, da sempre rivali, vennero costrette a convivere, scatenando contrasti sanguinosi che stanno alla radice dei conflitti del nostro secolo. LAfrica divent uno spazio tedesco, francese inglese e belga. LAsia, nondimeno, vide in quegli anni il completamento dellespansione coloniale gi avviata in precedenza dalle potenze europee. LInghilterra occup la Birmania (1886). La Francia complet loccupazione dellIndocina (1893). Ma sulla questione della Cina Il Celeste Impero che si concentrarono gli appetiti delle potenze imperialiste. Limmensa popolazione costituiva un ricco mercato e lImpero era ormai in decadimento, incapace di mantenere il controllo sugli ampi territori. La Manciuria venne minacciata dalla Russia. La Corea venne strappata con la guerra del 1894-95 dal Giappone. Nel 1900, infine, la rivolta dei Boxer (movimento nazionalistico per la cacciata degli stranieri) offr loccasione alle potenze europee per allestire una spedizione punitiva internazionale che intervenne militarmente in Cina. Sconfitti i Boxer, la Cina fu costretta a una politica di servilismo a porte aperte, garantendo la pi ampia penetrazione commerciale allOccidente. La competizione economica innescatasi tra le potenze imperialistiche europee, divenne ben presto competizione politico-militare, divenendo ben presto una delle cause predominanti della prima guerra mondiale. Il colonialismo in et contemporanea 3 (1914-1945) Fase di trasformazione del sistema coloniale, tramonta lideologia della missione civilizzatrice e protettrice della colonizzazione precedente e si profila un nuovo modello di penetrazione economica senza responsabilit politiche n coinvolgimento militare, una forma di controllo indiretto che garantisce i vantaggi della dominazione coloniale abbattendone al contempo i costi: il neocolonialismo. Vengono seguite tre diverse politiche coloniali: i paesi di antica industrializzazione (Regno Unito, Francia, Olanda) cercano di mantenere le colonie come mercato per le proprie merci e fonte di materie prime; quelli di pi recente industrializzazione (Germania, Italia, Giappone) perseguono una politica di espansione; gli Stati Uniti sviluppano invece una politica di dominio neocoloniale. I due imperi coloniali che escono vincitori dalla Prima Guerra Mondiale (Francia e Gran Bretagna) confermano il loro ruolo in sede di regolazione postbellica. Permane forte il preconcetto che la loro potenza dipenda in larga parte dai territori coloniali. Daltra parte proprio dagli anni Venti prendono corpo i movimenti che si battono per lindipendenza. Guidati da persone formate nelle universit degli Stati coloniali i movimenti si ispirano sia ai principi democratici delle tradizione europea sia alla necessit di recuperare unidentit nazionale annullata dal processo di colonizzazione (Ghandi, Burghiba, Ho Chi-minh). Dagli anni Trenta i movimenti sono particolarmente attivi in India e in Tunisia. Subito alla fine della guerra il processo di indipendenza parte approfittando della debolezza degli Stati coloniali e delle opportunit suggerite dalla contrapposizione Est-Ovest. Alcuni leader assumono liniziativa, come Sukarno, che proclama lindipendenza dellIndonesia nellagosto del 1945 e come Ho Chi-minh che il mese dopo proclama quella del Vietnam.

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  • Daltra parte nei paesi coloniali (Olanda, Belgio e soprattutto Francia) lopinione pubblica percepisce come troppo costoso il mantenimento del sistema. Sulla scena internazionale, poi, le grandi potenze favoriscono il processo di indipendenza. Soprattutto gli USA che fin dalla fine della prima Guerra mondiale raccomandavano che le rivendicazioni di indipendenza fossero accolte. Nella Carta atlantica (1942) USA e GB si impegnano a promuovere in pieno lautodeterminazione dei popoli. Dal 1947 la linea USA si fa pi cauta a causa della radicalizzazione dei rapporti con URSS; spesso devono prendere il posto dei vecchi paesi coloniali per impedire lespansione dellinfluenza comunista (Taiwan, Corea e Vietnam del Sud). Anche lURSS come pi tardi lONU si esprime contro il colonialismo.

    Cronologia

    1876

    La Gran Bretagna proclama la formazione dellImpero 1878 Congresso di Berlino: le potenze europee si dividono lAfrica Settentrionale.

    1885

    Conferenza di Berlino: si sancisce la spartizione delle aree coloniali vuote tra le potenze europee. Non pi controllo economico ma militare, il contrasto tra le potenze nelle aree extraeuropee funge da valvola di sfogo delle tensioni europee e posticipa di fatto lo scoppio di una guerra in Europa.

    1890-1910 Gli Stati Uniti praticano la politica del big stick, imponendo diverse forme di controllo nellAmerica del Sud.

    1890 LEritrea diventa colonia italiana.

    1896

    Diatriba sul trattato di Uccialli. LEtiopia rompe le relazioni diplomatiche con lItalia. La parola passa agli eserciti. Ad Adua lesercito italiano viene sconfitto. Pace di Addis Abeba: lItalia mantiene la colonia Eritrea.

    1898

    Finita la conquista della frontiera Occidentale, gli Stati Uniti cominciano una politica estera espansionistica con la guerra ispano-americana che permette di acquisire il controllo su Cuba, Filippine e Puerto Rico.

    1899-1902 Guerra anglo-boera in Sud Africa.

    1911-12 Guerra italo-turca e conquista delle coste della Tripolitania e della Cirenaica.

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  • 2. Decolonizzazione e neocolonialismo

    Il processo di decolonizzazione Dopo la fine della seconda guerra mondiale prende il via una delle pi importanti e profonde trasformazioni che abbiano caratterizzato la storia mondiale del XX secolo: il tramonto definitivo degli imperi coloniali e la conquista dellindipendenza da parte dei popoli sino ad allora soggetti alle potenze europee. Le origini di questa trasformazione epocale risalgono agli anni tra le due guerre, ma solo dopo il secondo conflitto mondiale che la decolonizzazione entra nella sua fase pi importante. allora che i molti popoli sottoposti a dominio coloniale conquistano, come ha scritto leconomista francese Alfred Sauvy, facolt di parola per la prima volta nella storia. Il processo di decolonizzazione si realizza in fasi successive, lungo larco del primo trentennio che segue la seconda guerra mondiale, e con modalit sostanzialmente diverse da paese a paese. La crisi del dominio coloniale europeo affonda le sue radici nel rapido peggioramento, negli anni tra le due guerre, della situazione economica dei paesi colonizzati. Le tensioni sociali e politiche che si scatenano in tutti i paesi coloniali, e che danno luogo a movimenti che propugnano lindipendenza nazionale, hanno alla loro origine diverse cause. La colonizzazione, ufficialmente lo sfruttamento per portare progresso e civilizzazione, stata in realt una grande operazione di sfruttamento. Ha distrutto la societ tradizionale, ha modificato unagricoltura pensata per il consumo interno con piantagioni di prodotti destinati allesportazione. I miglioramenti sanitari hanno determinato esplosioni demografiche non compensate da politiche di generale sviluppo economico. Le popolazioni autoctone percepiscono ormai che il proprio impoverimento frutto dello sfruttamento metropolitano, una consapevolezza che sviluppa un sentimento di ostilit che si traduce in vere e proprie forme di resistenza. La distruzione della comunit locale produce la nascita di borghesie locali interessate alla ricchezza e al potere. Impoverimento e imborghesimento trovano un humus ideale nel processo di urbanizzazione violento e rapido. Calcutta, che non esisteva ancora nel Settecento, oggi una delle pi grandi citt del mondo. Allinterno della borghesia locale si fa avanti un ceto intellettuale che combina ideologie occidentali (nazionalismo, marxismo) ai valori tradizionali. Sono questi intellettuali che si pongono a capo dei movimenti di liberazione pronti se necessario ad aprire guerre rivoluzionarie. I movimenti nazionalisti sono gi presenti tra le due guerre e il loro sviluppo si collega alle vicende europee. Basti ricordare come lo smembramento, nel 1918, dellimpero austro-ungarico compiuto in nome del diritto di autodeterminazione dei popoli dellEuropa centrale. Cos, i colonizzati possono disporre di argomentazioni appartenenti ai colonizzatori. Talora il nazionalismo

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  • sostiene labolizione del colonialismo. Dopo il 1945 il prestigio sovietico, il diffondersi del comunismo e lalleanza tra USA e potenze coloniali portano allavvicinamento tra comunisti e nazionalisti. Cos la Francia in Indocina si scontra con Ho Chi-minh, alleato della Cina e dellURSS. In regime di guerra fredda il comunismo internazionale ha interesse a sostenere movimenti che destabilizzano i paesi europei occidentali. Daltra parte non tutti i movimenti nazionalisti sono comunisti, mentre nei paesi islamici si collegano a movimenti religiosi. La crisi degli anni Trenta aveva messo in serie difficolt le colonie, a causa del crollo dei prezzi delle materie prime, sulla cui esportazione si basava prevalentemente, in certi casi in maniera esclusiva, leconomia di queste regioni. In molti paesi limportazione di beni manufatti aveva impedito lo sviluppo di industrie locali e la maggior parte dei terreni coltivabili era utilizzata per produrre beni da esportare in Occidente. Ci contribuisce a spiegare perch nei nuovi nazionalismi laspirazione allindipendenza politica si accompagna alla lotta contro lo sfruttamento economico. Un altro elemento di crisi rappresentato da una crescita demografica estremamente rapida: la popolazione dei paesi in via di sviluppo cresce infatti di oltre un miliardo dal 1940 al 1970, passando dal 64 al 72 per cento dellintera popolazione mondiale. Causa di questa vera e propria esplosione demografica essenzialmente il drastico abbassamento del tasso di mortalit, reso possibile dallintroduzione di nuovi ritrovati medici (soprattutto gli antibiotici) in societ in cui si continua a registrare un elevato tasso di natalit (tabella 2). Al rifiuto della dipendenza economica si accompagna anche il rifiuto dellassoggettamento culturale. In molti paesi le religioni tradizionali come linduismo (nel caso dellIndia) e soprattutto lislamismo svolgono un ruolo importante nella diffusione dei movimenti di emancipazione e come espressione del rifiuto di uniformarsi alla cultura occidentale. Sin dagli inizi del secolo, del resto, la religione musulmana era in rapida espansione, aveva conquistato e convertito le popolazioni di vaste regioni dellAfrica e dellAsia, presentandosi come elemento ostile allEuropa e al suo potere coloniale. T

    abella 2. Lesplosione demografica del Terzo Mondo (in milioni).

    Epoca Mondo Paesi sviluppati Paesi in via di sviluppo 1750 791 201 5901800 978 248 7301850 1.262 347 9151900 1.650 573 1.0771950 2.506 857 1.6491970 3.621 1.084 2.537

    Allaffermazione dei movimenti di emancipazione contribuisce peraltro anche latteggiamento non colonialista delle due superpotenze, USA e URSS, conseguenza del fatto che queste non avevano possedimenti coloniali.

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  • Nel 1941 la Carta Atlantica proclama solennemente il diritto di tutti i popoli a scegliere autonomamente la propria forma di governo, e gli americani incoraggiano con decisione, in Asia e in Africa, lo sviluppo di movimenti nazionalistici. A sua volta lURSS considera da sempre la liberazione dei popoli oppressi come uno dei principali obiettivi della lotta contro limperialismo, e nel dopoguerra appoggia, in sede ONU, le rivendicazioni delle colonie. Linsieme di questi fattori politici, economici e socio-culturali allorigine della nascita e della diffusione, in numerosi paesi, di agguerriti movimenti politici che contestano il dominio coloniale e rivendicano una piena indipendenza. La guida di questi movimenti viene assunta ovunque da minoranze di formazione europea, che riconoscono la validit di valori occidentali come il principio di autodeterminazione dei popoli, il progresso economico e il benessere sociale. A questa impostazione di matrice razionalistica, si affiancano in certi casi elementi religiosi. Lobiettivo principale dei nazionalismi in primo luogo la modernizzazione delleconomia e la formazione di strutture politiche ispirate al modello occidentale e per questo motivo, al di l delle differenti inclinazioni (dal nazionalismo autoritario a un generico democraticismo, sino allaperto richiamo alle idee del movimento comunista internazionale), tutti condividono lidea che spetti allo Stato promuovere lo sviluppo economico e tecnico, estromettendo il capitale straniero e sostituendosi ad esso con la nazionalizzazione delle risorse, creando unindustria nazionale e diversificando la produzione agricola. Dal canto loro le potenze coloniali prendono coscienza dellimpossibilit di sopportare ancora a lungo i gravami militari e finanziari della dominazione coloniale diretta e dellirresistibile ascesa delle idee favorevoli al processo di indipendenza. Tuttavia, le grandi potenze liberali hanno pi che mai bisogno di conservare i propri possedimenti, soprattutto dopo che il loro spazio economico si bruscamente ridotto in seguito alla semi-chiusura di un mercato di quasi un miliardo di persone (URSS, Cina e democrazie popolari europee). Questa necessit impone dunque la trasformazione della vecchia politica coloniale di controllo diretto, cercando di fare leva sui movimenti nazionalisti conservatori. Questa nuova politica consiste nel riconoscere lindipendenza o lautonomia dei governi, conservando per basi militari e vantaggi economici, e mantenendo sul posto missioni di consiglieri e di tecnici che, di fatto, continuano a governare indirettamente il paese. Rinunciando al rapporto coloniale si fa ricorso a metodi di espansione meno evidenti, come lesportazione di capitali e investimenti nei settori-chiave delleconomia. E siccome i territori coloniali che passano allautonomia o allindipendenza mancano effettivamente di tecnici e di capitali che possono essere forniti solo dalle vecchie potenze la contropartita di questi aiuti consiste spesso in concessioni che permettono di continuare a esercitare un certo controllo sulla vita economica del paese: privilegi fiscali o doganali, libert di esportare capitali e profitti, controllo degli investimenti, ecc. La vita politica agitata e spesso tumultuosa dei paesi giovani dove ancora tutto da organizzare, linesperienza del nuovo personale dirigente e la mancanza di maturit politica delle masse hanno dato vita a vari partiti politici che, con le loro lotte appassionate, offrono numerose occasioni di intervenire nella vita interna dei nuovi

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  • Stati, sino al punto di provocarvi questo il caso soprattutto dellAmerica Latina opportune quanto pilotate rivoluzioni. Lestrema miseria delle popolazioni, ignoranti, denutrite, esposte a tutte le malattie e soprattutto prive di qualsiasi speranza, rappresenta un terreno molto favorevole per la diffusione della propaganda comunista. Per allontanare questo pericolo e per aiutare questi territori a restaurare uneconomia stabile, ma anche per assicurarsi quei mercati di cui gli USA hanno bisogno per procurarsi materie prime destinate alla loro industria in espansione, nel 1949 viene varato dal presidente Truman il primo piano di aiuto ai paesi in via di sviluppo. Non si tratta di una novit assoluta per la politica estera statunitense, ma con Truman diviene un intervento di portata universale, che comporta una pianificazione e un impegno anche economico di entit rilevante. Per fronteggiare i problemi del sottosviluppo asiatico, nel 1947 lONU crea una Commissione economica per lAsia e lEstremo Oriente, una sorta di ministero economico della regione, il cui compito lo studio delle condizioni delleconomia e lelaborazione di raccomandazioni per migliorare la situazione alimentare attraverso lo sviluppo della produzione agricola e una lenta e progressiva industrializzazione. Le pressioni dirette e indirette cui sono sottoposti i paesi in via di sviluppo spiegano come essi accolgano le offerte di aiuto con molte riserve, sospettando lesistenza di moventi politici e militari a lunga scadenza, rischi di interferenze nei loro affari interni, e tentativi per impedire loro di porsi il pi rapidamente possibile sulla via dellindustrializzazione. Le popolazioni dominate, mano a mano che prendono coscienza delle possibilit di reale indipendenza, oppongono rifiuti sempre pi decisi ad essere rappresentati dalle grandi potenze bianche: questo risveglio della piena coscienza della propria forza e delle proprie possibilit lelemento dominante e pi importante della Conferenza afro-asiatica riunitasi a Bandung nel 1955, la prima conferenza internazionale dei popoli di colore nella storia dellumanit. A tale conferenza alla quale non stata invitata nessuna potenza bianca prendono parte i rappresentanti di 29 paesi asiatici e africani, abitati da pi della met della popolazione della terra, che sino a dieci anni prima erano colonie o semicolonie dipendenti da Stati europei. Le risoluzioni della Conferenza di Bandung tappa importantissima sulla strada della decolonizzazione tracciano una ferma condanna del colonialismo, del razzismo e della politica di segregazione e discriminazione tra le razze, che hanno gli stessi doveri e gli stessi bisogni, soprattutto per ci che riguarda la sicurezza economica e sociale. Coerentemente con questultima considerazione la Conferenza enuncia i principi di una politica dindipendenza economica che dovr mettere fine allegemonia del mondo bianco: cooperazione economica tra le potenze asiatiche e africane per scambio di assistenza tecnica e finanziaria, incoraggiamento alla creazione di industrie nazionali, trasformazione sul posto delle materie prime sinora acquistate ai prezzi stabiliti dal mercato occidentale, creazione di banche indigene, ecc. Sul terreno della politica internazionale, la Conferenza proclam che gli Stati asiatici e africani rifiutavano di essere trascinati in una guerra per luna o laltra delle due grandi potenze mondiali: posizione neutralista importante in quella congiuntura politica, ma pi importante ancora perch contiene laffermazione di una politica ormai indipendente da parte di quelle nazioni asiatiche e africane che sino a questo

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  • momento hanno sempre visto le potenze bianche disporre liberamente dei loro destini. In sintesi, si pu affermare che il processo di decolonizzazione si verifica per i seguenti fattori: La partecipazione dei paesi colonizzati alla seconda guerra mondiale, che si configura come lotta contro la tirannide e per i diritti dei popoli oppressi. Divisione del mondo in due blocchi egemonizzati da due potenze non coloniali: USA e URSS. Perdita della legittimit morale e della necessit economica di mantenere dei possedimenti coloniali. Costi per adottare delle riforme nelle colonie e per reprimere i movimenti indipendentisti. Inferiorit numerica delle popolazioni occidentali. lite locali educate nelle nazioni occidentali colonizzatrici ai valori di libert, uguaglianza, democrazia, ecc. Levoluzione generale dei nuovi Stati Pressappoco dovunque, in Asia come in Africa, i nuovi governi seguono una evoluzione identica, e il ritmo della trasformazione pi o meno rapido a seconda delle circostanze o della forza delle tradizioni. In linea generale, anche quando la rottura con la potenza dominante avviene con la violenza, il nuovo Stato si costituisce allinterno delle frontiere talvolta artificiali degli antichi territori coloniali, di cui conserva la struttura, i quadri amministrativi e le istituzioni giudiziarie esistenti. Daltra parte, il personale che prende in mano il governo e lamministrazione composto nella quasi totalit di antichi funzionari e di professionisti di formazione europea, spesso cristianizzati, e che hanno dunque adottato le concezioni e le maniere di vita della civilt europea. Tuttavia, diviene evidente assai presto che le istituzioni liberali di stampo occidentale, elaborate lentamente nel XIX secolo in funzione di strutture sociali ed economiche radicalmente differenti da quelle dellAsia e dellAfrica, sono del tutto inadeguate per affrontare i problemi dei nuovi Stati. Le lite che prendono in mano le sorti dei nuovi Stati, formata da intellettuali occidentalizzati, si trovano di fronte a enormi masse rurali che stato facile sollevare contro la dominazione straniera, ma che non di meno vivono ancora nel cuore di un universo materiale e morale che nulla ha in comune con uno Stato moderno. Queste popolazioni sono del tutto estranee alla nozione di coesione nazionale, sono ancora rette da un sistema comunitario di relazioni quasi feudali paragonabile a quello dellEuropa medievale basate su una relazione da padrone a cliente. Esse praticano una stretta solidariet nel quadro limitato del villaggio, del clan o delletnia, ma ignorano tutto ci che non appartiene al gruppo. Si tratta di societ nientaffatto integrate, composte di somme di comunit locali, e mancano quindi di quel minimo di omogeneit necessario per formare una nazione. Linsufficienza del personale aggrava peraltro lo stato di inadeguatezza delle istituzioni. Tranne che in qualche possedimento britannico, dove lautorit coloniale aveva incominciato a reclutare nella popolazione autoctona anche i funzionari di livello superiore, i funzionari coloniali sono sostituiti quasi immediatamente da un

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  • personale spesso incompetente e incapace di assumersi responsabilit. Rapidamente si forma una classe di politici professionisti, che tentano di trarre da questo ruolo quanti pi vantaggi possibile, e che praticano massicciamente lo spoil system. Questo moltiplicarsi di funzionari si pu spiegare col prestigio della funzione pubblica ereditato dallera coloniale, ma anche col fatto che i settori principali dellattivit economica sono spesso ancora monopolizzati da minoranze straniere. Il funzionariato e la politica sono dunque le sole carriere aperte alle lite dei paesi in via di sviluppo. In breve tempo questi paesi si trovano dotati di un apparato burocratico del tutto spropositato, elemento che genera sprechi scandalosi. Inoltre, questa borghesia amministrativa forma una casta privilegiata e pletorica, una nuova aristocrazia del denaro che distoglie dal circuito produttivo risorse umane e finanziarie considerevoli. Essa percepisce stipendi considerevoli, uguali a quelli degli antichi funzionari coloniali, ai quali si aggiungono le residenze di lusso, i domestici, lautomobile e gli autisti pagati con risorse pubbliche. unlite spesso corrotta, alla ricerca di facili guadagni nelle pieghe della corruttela, che cerca di accaparrarsi le funzioni pi remunerative: la polizia e la dogana, i lavori pubblici e la difesa nazionale. Questinsieme di situazioni portano spesso a respingere come lusso inutile e freno pericoloso le istituzioni democratiche, la libert dellopposizione, il pluralismo dei partiti. Per organizzare le masse e dare loro il senso di identit nazionale, per mobilitare e ottenere da loro la disciplina e i sacrifici necessari per la realizzazione dei piani di lavoro, per disciplinare gli interessi e i conflitti, per trasformare le strutture sociali in modo da agevolare lo sviluppo economico controllando al contempo lordine pubblico, lunica strada che viene praticata quella di una forte e salda autorit. Unautorit sociale e politica che non pu per contare sul reale appoggio delle masse se non coniugandosi a una mistica altrettanto radicata: il nazionalismo asiatico, o, nel caso dellAfrica, la mistica dellafricanit o della negritudine. Miscela nello stesso tempo di credenze del presunto mito dellet delloro precoloniale e di rivendicazioni del diritto a uno sviluppo immediato, di sentimenti di frustrazione e di sfida ai paesi sviluppati, volont di distinguere tra una modernizzazione capace di integrare la tradizione e unoccidentalizzazione vista come nuova forma di alienazione. Sempre pi sovente si profila una nuova categoria di dirigenti nazionalisti: i militari, che si propongono di combattere la corruzione e difendere la nazione contro la disintegrazione. Generalmente antifeudali e ostili allaristocrazia, come nellAmerica Latina e nel Vicino Oriente, si propongono di promuovere lo sviluppo delleconomia, ma la loro indole antidemocratica li porta a essere molto raramente costruttori di qualcosa; la loro ossessione di difendere lordine li porta spesso a frenare ogni occasione di crescita e a disvelare la loro identit conservatrice. Il problema dellindipendenza economica Le potenze coloniali rimangono presenti non soltanto nel campo politico e amministrativo, ma soprattutto in quello economico. Da una parte, tutto il sistema dei trasporti, ferrovie, strade, porti, lorientamento delle correnti commerciali organizzate in funzione degli interessi del colonizzatore non possono essere modificati con un semplice tratto di penna. Daltra parte i paesi colonizzati si scontrano con ostacoli

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  • considerevoli per lo sviluppo di uneconomia autonoma: penuria di capitale autoctono, deficienza di tecnici competenti e manodopera qualificata. Circostanze che aggiungono nuove difficolt a quelle gi esistenti, e che obbligano i governi dei nuovi Stati a stipulare onerosi accordi finanziari e politici con gli antichi colonizzatori. La divisione internazionale del lavoro (che una parte di eredit del patto coloniale) e la stretta dipendenza dalla congiuntura pongono cos le antiche colonie in una situazione molto sfavorevole: esse sono produttrici di uno o di qualche prodotto grezzo i cui costi sono molto instabili e hanno tendenza al ribasso. Ma per la maggior parte di questi prodotti, sono in concorrenza le une con le altre, dipendono quindi dalle grandi potenze industriali che possono scegliere tra i loro clienti, e sono, nello stesso tempo, i fornitori dei beni strumentali indispensabili. In termini generali (ma il concetto verr ripreso in seguito) si assiste a un progressivo degrado dei termini dello scambio a spese dei paesi esportatori di prodotti agricoli, e importatori di prodotti industriali dei paesi occidentali. Il fatto che questi prodotti di base sono controllati da monopoli e da cartelli internazionali che, come stato affermato, sono autentiche potenze coloniali (la Unilever in Africa, la United Fruit nellAmerica Centrale, la Alucam nel Cameroun, le compagnie petrolifere nel Medio Oriente, ad esempio). Queste grandi unit economiche interterritoriali, il cui centro sempre localizzato in un grande paese industriale, possono possedere importanti sfruttamenti nei paesi ex coloniali, ma non li integrano mai nelleconomia nazionale, subordinano interamente la loro attivit alla propria politica generale senza nessun vincolo con leconomia locale, controllano la produzione, giocano sulla concorrenza dei diversi paesi senza preoccuparsi della loro crescita e del loro interesse, e, quasi mai, reinvestono i profitti sul posto. La necessit di fare appello ai capitali stranieri, come pure la partecipazione a una zona monetaria (le ex colonie francesi, ad esempio, continuano a vendere i propri prodotti anche dopo lindipendenza in larga misura nellarea del franco), contribuiscono a mantenere i vincoli di dipendenza mentre limpianto di aziende straniere limita lefficacia degli sforzi tentati per affrancarsi. Ne consegue perci una situazione di vassallaggio cui solo un processo di industrializzazione potrebbe permettere di sfuggire. Inoltre, alla mancanza di capitali e tecnici, deve aggiungersi la concorrenza delle merci europee o americane, e la ristrettezza del mercato interno conseguenza del frazionamento territoriale, che rende impossibile la messa in opera di una produzione redditizia. A questi elementi di debolezza si aggiungono peraltro la progressione di un settore terziario improduttivo smisurato, un ventaglio dei salari molto aperto (che genera ineguaglianze stridenti), gli esorbitanti costi dellindipendenza che assottigliano enormemente i bilanci nazionali. Questi vincoli con i paesi industrializzati creano quindi rapporti di dipendenza che derivano dallineguaglianza delle strutture economiche tra i diversi paesi. Essi fanno apparire anacronistici gli interventi armati alla maniera di un tempo, allinfuori che nei casi estremi, come quelli che avvengono nel Gabon, nellAfrica Orientale e nel Congo belga, come pure nel Kenya, in Uganda e in Tanzania. Gli investimenti privati sono di norma insufficienti e di mediocre utilit, perch sono preoccupati di ottenere profitti rapidi e immediatamente esportabili. Sono dunque gli investimenti statali quelli che predominano, gravati dai vincoli degli accordi

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  • economici bilaterali, che prevedono sempre delle pesanti contropartite. Lo stesso avviene per gli aiuti e prestiti di cui beneficiano i nuovi Stati, costretti a concedere concessioni che permettono di esercitare un certo controllo sulla loro economia: privilegi doganali e fiscali, impegni di effettuare determinati livelli di acquisti nei paesi creditori, rinuncia a effettuare nazionalizzazioni, libert allesportazione di capitali e profitti. Si tratta di quello che stato convenzionalmente definito il colonialismo del dollaro, un comportamento praticato da tutte le potenze industriali. Molto spesso vengono anche imposte condizioni politiche: si tratta nel pi frequente dei casi di impedire a un nuovo Stato di pendolare nel campo avversario ( il caso della gran parte degli aiuti militari e finanziari offerti dagli USA), di ottenere lappoggio internazionale degli ex paesi coloniali, particolarmente con il loro voto allONU. In quanto alla cooperazione tecnica che si realizza sia con linvio di esperti, di ingegneri, di medici, di professori, sia con la concessione di borse che attirano gli studenti nelle universit straniere, il loro scopo di diffondere la lingua del paese industriale, di diffonderne i prodotti (export follow experts, secondo lespressione inglese), di acquistare un influsso sui quadri autoctoni. Se vero che molti Stati appartenenti allarea dello sviluppo partecipano alle diverse forme di questi aiuto, quelli di cui limportanza maggiore sono evidentemente gli Stati Uniti da una parte, lURSS e la Cina dallaltra. Lammontare degli aiuti americani di gran lunga il pi elevato, ma questo aiuto il meno efficace: disperso tra un gran numero di paesi principalmente in funzione degli interessi strategici della geopolitica, sovente sprecato o destinato a investimenti o acquisti improduttivi, di esclusivo appannaggio delle lite dirigenti, una circostanza che rende ancora pi marcate le ineguaglianze sociali. Laiuto orientale per converso assai meglio coordinato, comporta solo raramente aiuti a fondo perduto, e prevede di norma la concessione di mutui a lungo termine (12 o anche 25 anni) a basso interesse (dal 2 al 3 per cento) e restituibili in valuta o in prodotti locali. In ogni modo, i paesi che hanno raggiunto recentemente lindipendenza preferiscono gli accordi multilaterali a quelli bilaterali. Lallargamento della cerchia dei clienti e dei fornitori consente meglio di sfuggire alle pressioni che la potenza dominante esercita su di essi. La dissoluzione degli imperi coloniali europei in Asia: il caso dellIndia Oltre alla Cina, due grandi colonie occidentali in Asia, lIndia britannica e il Vietnam francese, conquistano lindipendenza, sebbene con modalit estremamente diverse. Di fronte allimpossibilit di mantenere con la forza i possedimenti coloniali, latteggiamento della Gran Bretagna fu in generale pi flessibile e pragmatico di quello della Francia. Pur facendo uso in varie occasioni di violente misure di repressione, i governi britannici evitano infatti di impegnarsi in lunghe e costose guerre e finiscono per accettare come fatto inevitabile la conquista dellindipendenza da parte delle colonie, purch esse accettino di negoziare con Londra i modi e i tempi della loro emancipazione e di mantenere i legami politici e soprattutto economici con la ex madrepatria.

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  • Viceversa, il processo di emancip