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n.6 giugno 2012 INFORMA 08/02/2006 AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 didascalie Rivista della scuola in Trentino In prova… Il percorso di formazione Per docenti neoassunti a. s. 2011/2012 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Didascalie Informa n.6 Giugno 2012

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Dossier: dentro al formazione, il percorso dei neoassunti

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n. 6giugno 2012IN

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08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

didascalieRivista del la scuola in Trentino

In prova…Il percorso di formazionePer docenti neoassuntia. s. 2011/2012

PROVINCIAAUTONOMADI TRENTO

II n. 6 giugno 2012

DIDASCALIE Rivista della scuola in TrentinoPeriodico mensileAnno XXI, numero 6 giugno 2012

Rivista promossa dallaProvincia Autonoma di Trento(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745dell’11.1.1992

Direttore responsabile:Giampaolo Pedrotti

Coordinatore:Mario CaroliE-mail: [email protected]

In redazione:Norma BorgognoManuela Saltori (segreteria)

In questo numero:Iris Acler, Paola Baratter, Maria Chiara Betta, Cristiana Bianchi, Alice Bonadini, Norma Borgogno, Piera Brunet, Tommaso Casagrande, Christian Cainelli, Mario Caroli, Damiana Chiappa, Lucaino Covi, Francesca Dellai, Maria Antonietta Del Dot, Beatrice de Gerloni, Luciano di Maio, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Monica Garollo, Lucio Guasti, Maria Concetta Malerba, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Chiara Raffaelli, Emma Ronza, Paola Villotti.Studenti: 3ª LD Rosmini di Trento, Maria Pia, Camilla, Dalila, Chiara, Silvia, Maddalena.

Redazione: Via Gilli 3,38121 Trentotel. 0461/497268 - 69fax 0461/497267

Realizzazione e StampaLitografia Effe e Erre - Trento

Per richiedere la rivista Didascalietelefonare o mandare un fax o scrivere a:Redazione Didascalie,Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 TrentoE-mail: [email protected]

Le foto di questo numero sono di:archivio Didascalie e fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa Patfoto Agf Bernardinatti

In copertina: In alto, l’immagine di un gruppo di docenti neoassunti durante il per-corso di formazione (vedi servizio nel Dossier interno alla rivista nelle pagine 17-32); in basso, la copertina del libro “Testi in testa” di Marco Dallari, che affronta il tema della competenza testuale non solo in relazione all’insegnamento a scuola.

SOMMARIO

la notizia: Sipario; anno che chiude e scuola che resiste 1dalle scuole/Maffei Riva del Garda Parlamento Europeo Giovani 2-3 /Rosmini Rovereto EYP-PEG 4-5 /Rosmini Rovereto Tra classicità e innovazione 6-7 /Rosmini Trento Salvaguardare l’ambiente 8-10 /Martini Mezzolombardo Comenius 11-13iprase/Seminario Licei e Tecnici 14-16

il dossierdentro la formazione

il dossieril questionariola testimonianzai referentiil direttore del Centrola formazionelo sguardo internazionalelo sguardo nazionalelo sguardo provinciale

IN PROVA…Il percorso di formazione per 240 docenti neoassunti a.s. 2011-2012

Inserto a cura di Mario Caroli Interventi: Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Norma Borgogno, Mario Caroli, Luciano Covi, Beatrice de Gerloni, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Lucio Guasti, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Chiara Raffaelli, Emma Ronza.

Inserto 17-32

la scuola al museo/Buonconsiglio Torre Aquila 33dalle scuole/primaria Tenna, IC Levico Cittadini attivi 34-37 /Istituto della Arti Trento Rovereto Sedie 38 /Liceo Prati Trento Collezione vertebrati 39offerta varia /Filmfestiva Montagna Gli studenti raccontano il 60° 40 /il percorso WebTV 41 /il parco dei mestieri I bambini e i mestieri 42 -43segnaliamo/Il libro Testi in testa 44-45la recensione/Da Vinci Trento Leggere: un’impresa da ragazzi 46-47la recensione/il Margine Cento di questi libri! 48-terza copertina offerta varia / /Educa 2012 Cosa farà da grande quarta di copertina

n. 6giugno 2012

INFO

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08/02/2006AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006

didascalieRivista del la scuola in Trentino

In prova…Il percorso di formazionePer docenti neoassuntia. s. 2011/2012

PROVINCIAAUTONOMADI TRENTO

1n. 6 giugno 2012

LA NOTIZIA

SIPARIOAnno che chiude e scuola che resiste

Brindisi…

Non c’è più molto da dire, ma – ci auguriamo – non c’è neanche nulla da dimenticare. Le scuole, anche le scuole trentine, hanno visto dagli schermi televisivi e nella rete – per la prima volta – le riprese davanti alla scuola professionale “Francesca Morvillo e Giovanni Falcone” di Brindisi, con le studentesse smarrite e distrutte, con don Luigi Ciotti inchinato a leggere il messaggio di legalità e di pace sul diario di Melissa Bassi, la studentessa morta nello scoppio delle bombe. La protesta immediata, le fiaccolate, la solidarietà da tutta Italia, le immagini dell’attentatore ignoto – non per molto – e le tante e tante domande: perché una scuola? perché gli studenti e i giovani? perché le ragazze di una scuola che porta il nome proprio di Morvillo e Falcone, il giudice e la moglie morti giusto vent’anni fa nella strage di Capaci?

La nave della legalità

La legalità, i giudici Falcone e Borsellino: una nuova tremenda tragedia a vent’anni da un’altra strage: 23 maggio 2012, ventesimo anniversario della strage di Capaci, nella quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Anto-nio Montinaro. E, in quei giorni, è ri-partita per Palermo la nave della legalità con centinaia e centina-ia di studenti. Anche gli studenti trentini (alcune decine) erano su quella nave a ribadire il loro Sì alla legalità assieme all voglia di non dimenticare, giovani della consulta provinciale degli studenti, ma non solo, c’erano anche insegnanti ed il referente in Dipartimento della Consulta e delle iniziative sulla le-galità assieme al Forum della Pace.

Le scuole e la riflessione

Ed anche nelle scuole del Trentino sono giunte le lettere del Ministro all’istruzione università e ricerca, Francesco Profumo, e dall’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, che, dopo la condanna dell’atroce attentato “contro la scuola e contro il futuro dei giovani”, invitavano docenti, in-segnanti e l’intera comunità scolastica a dedicare uno spazio ad hoc, un momento, un’iniziativa per ri-flettere coralmente sul sendo di quanto accaduto. E ce ne sono state davvero tante. Nell stesso periodo, il 25 maggio 2012, in un Seminario sull’istruzione liceale promosso dall’Iprase, partecipa a Trento anche un preside di un liceo del brindisino, che scrive una lettera toccante agli organizzatori ed a Trento ritro-va un saluto ed un’accoglienza speciale da parte dell’assessore Dalmaso (vedi servizio nelle pagine 14-16).

Il terremoto, la chiusura dell’anno scolastico

Poi, il terremoto in Emilia, la paura che permane, la solidarietà anche dal Trentino, la svolta nelle in-dagini dell’attentato a Brindisi…La rivista avrebbe voluto e potuto riprendere questi temi, ma alla fine, abbiamo pensato di dedicare il numero, come sempre, al cammino quotidiano della scuola, alla normalità dentro e fuori le aule, alle “buone pratiche” di studenti, docenti, presidi, genitori e gli altri operatori della comunità educante: se-gnali di vita quotidiana, che nessun attentato è riuscito a fermare. Neanche in quella scuola di Brindisi.

Mario Caroli

Di solito dedichiamo la prima pagina della rivista a “La Notizia”, appunto; all’avvenimento, all’episo-dio, alla riflessione più recente e più adeguata al momento che la scuola, e la scuola trentina in parti-colare, sta vivendo. In questo numero, è davvero complicato seguire questa prassi, perché le “notizie” sono tante e tutte molto molto “rumorose”. E, allora, gran parte del numero lo dedichiamo alla “nor-male quotidianità della scuola” alle esperienze vissute dagli studenti e dalla comunità scolastica dentro e fuori le proprie aule. Proprio come abbiamo fatto, di solito, col numero di ogni fine anno scolastico.

2 n. 6 giugno 2012

Che cos’è il PEG?

L’Associazione Parlamento Euro-peo Giovani (PEG) è un organi-smo indipendente, apartitico e sen-za fini di lucro, che si è costituito come comitato nazionale dello Eu-ropean Youth Parlamient che rag-gruppa e coordina il lavoro dei 34 Comitati Nazionali che compon-gono l’associazione e che lavorano a livello nazionale, coinvolgendo ogni anno oltre 20.000 giovani cit-tadini europei.Lo scopo è offrire ai partecipan-ti la possibilità di arricchire il pro-prio bagaglio culturale e le proprie capacità personali, ponendosi come un momento di incontro e scam-bio avente il fine di creare un’Euro-pa unita nel rispetto delle diversità. Il PEG avvicina i ragazzi alle attua-li problematiche internazionali e al processo democratico, educando a praticare un pensiero critico indi-

La partecipazione di 8 studenti del Liceo “Maffei” di Riva del Gar-da alla Sessione nazionale del PEG, Parlamento Europeo Giova-ni, che si è svolta a Piacenza dal 12 al 15 aprile, è stata, per la no-stra scuola, motivo di grande soddisfazione e, contemporaneamente, il coronamento di un percorso iniziato lo scorso ottobre. Per com-prendere la portata e la valenza didattica di questa iniziativa, che è un concorso, è necessario fare un passo indietro e ripercorrere questi mesi di lavoro che hanno visto coinvolti 8 studenti del 3° e 4° anno, prove-nienti dai vari indirizzi del nostro liceo e 5 insegnanti che, a vario ti-tolo, hanno collaborato all’iniziativa.

PEGStudenti del “Maffei” al nazionale

DALLE SCUOLE Liceo “A. Maffei” Riva del Garda

pendente e a dialogare in maniera costruttiva con persone provenien-ti da diverse esperienze sociali, cul-turali ed economiche, mira ad ar-ricchire i giovani cittadini europei offrendo loro un momento di di-scussione e confronto con l’obietti-vo di trovare soluzioni innovative a problematiche reali, sottolineando l’importanza del dialogo intercul-turale e del rispetto reciproco.Il PEG è considerato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricer-ca come attività volta alla promo-zione dell’eccellenza.

Le fasi del progetto

L’idea di partecipare a questo con-corso è partita, in realtà, da alcuni studenti del nostro Liceo che han-no fatto conoscere a noi insegnanti il PEG. Si è dunque pensato di rac-cogliere la sfida che ci hanno lancia-to i ragazzi con entusiasmo e anche con una certa dose di incoscienza perché, col senno di poi, il lavoro per superare la Selezione nazionale e per partecipare alla stessa si è rive-lato piuttosto consistente. Tale pro-getto è infatti articolato in due par-ti. Una prima fase si è conclusa in dicembre. Per poter accedere alla Selezione nazionale abbiamo dovu-to affrontare una Preselezione, che

ha visto, quest’anno, una parteci-pazione, a detta degli organizzatori, inaspettatamente alta.Ben novantuno gruppi di allievi di scuole superiori italiane hanno di-battuto sul volontariato e sull’im-pegno civico, il 2011 è stato l’anno europeo del volontariato, ed hanno analizzato le normative esistenti rag-giungendo un consenso comune su una proposta di risoluzione sobbar-candosi l’onere della stesura forma-le (clausole introduttive, operative, sottoclausole, ecc) e della traduzio-ne in inglese. Fra questi, dieci grup-pi si sono distinti sugli altri per l’e-levato lavoro di ricerca, la capacità di analisi e di sintesi, la qualità delle proposte, e si sono guadagnati il di-ritto per accedere alla Selezione na-zionale che si è svolta a Piacenza dal 12 al 15 aprile. I nostri otto “delega-ti” si sono confrontati con studen-ti provenienti da tutta l’Italia come ad esempio il Liceo “Buonarroti” di Pisa, il “Tasso” di Roma, il Liceo “Spinelli” di Torino.

I lavori di ricerca e i prodotti

La preparazione in vista della Se-lezione nazionale ha previsto un lavoro preliminare piuttosto con-sistente da parte degli otto stu-denti coinvolti nel progetto. A cia-scuno studente è stato affidato un argomento specifico. Ogni studen-te, a Piacenza, è entrato a far par-te di una diversa commissione di lavoro. Le Commissioni rifletto-no le reali Commissioni presenti nel Parlamento Europeo come ad es. la Commissione dell’Ambien-te, della Sanità Pubblica e della Si-curezza Alimentare, Commissione degli Affari Costituzionali etc.Ogni tema è stato inquadrato con

3n. 6 giugno 2012

precisione: qual è lo specifico proble-ma in esame? Quali sono le sue di-mensioni quanti-qualitative? Che implicazioni ha? (Temi proposti quest’anno: le rivolte in Siria; il pro-blema dell’integrazione europea delle donne del Terzo Mondo; il sovraffol-lamento delle carceri, l’invecchiamen-to della popolazione, ecc...)Questo lavoro di ricerca, da farsi at-traverso un attento controllo del-le fonti, ha avuto come esito finale la stesura di un fact sheet che do-veva evidenziare in forma sinteti-ca le informazioni e i dati utili che sono stati raccolti nella fase di ri-cerca preliminare, e di un position paper, un testo argomentativo che doveva fornire una posizione perso-nale sul tema assegnato, sostenuta con i dati oggettivi raccolti.

Dai lavori all’Assemblea Generale

Il nostro gruppo di lavoro, costitu-ito dagli otto studenti selezionati, più altri docenti di supporto, Mi-chele Vulcan e Arianna Irgoni per le ricerche e la stesura dei position papers, Gloria Zeni e Anna Smyth per la parte relativa alle abilità lin-guistiche, ha avuto incontri setti-manali o bisettimanali durante i mesi di febbraio e marzo.A Piacenza il lavoro è stato molto intenso, in tre giorni le otto Com-missioni hanno dovuto elabora-re una proposta di risoluzione da discutere l’ultimo giorno nell’As-semblea Generale. Da notare che le lingue ufficiali del Peg sono l’in-glese, prioritariamente, e il fran-cese. Quindi all’arrivo a Piacenza tutti i delegati hanno dovuto ab-bandonare l’italiano per lavorare, discutere, confrontarsi in inglese.Inizialmente i delegati, sotto la di-rezione dei chairperson, si sono impegnati in attività di teambuil-ding per rompere il ghiaccio e per formare il gruppo.

A seguire il Committee Work, in cui i membri di ogni Commissione, sotto la guida dei rispettivi chairper-son, dovevano discutere l’argomen-to assegnato, ovviamente in inglese, per pervenire ad un consenso comu-ne su una proposta di risoluzione.La Selezione nazionale ha visto il suo culmine nell’Assemblea Ge-nerale dove i giovani parlamentari hanno presentato, le loro proposte.All’insegna del rispetto reciproco, secondo regole ben codificate (lettu-ra delle proposte operative, defense speech, attack speech, open debate e infine sum-up speech) e sotto la gui-da imparziale dei membri della Bo-ard, i delegati sono stati chiamati ad esprimersi sulle otto mozioni. Una giuria, che ha seguito tut-te le fasi dei lavori, ha decretato la scuola vincitrice che, per onor di cronaca, è risultata essere il Liceo “Spinelli” di Torino.

I punti di forza

Non sono mancati i momenti di svago come, ad esempio, l’Italian Village in cui ogni scuola ha do-vuto organizzare stand per pre-sentare i prodotti enogastronomi-ci della propria regione, oppure la GleeEYPnight in cui ogni delega-zione si è esibita davanti ai parte-cipanti, presentando una canzone con relativa coreografia, per con-cludere con il Theme Party, festa in costume dal tema Role model and inspirational people!In conclusione, si possono, a mio avviso indicare senz’altro alcuni punti di forza del Concorso che possono così essere sintetizzati:- mettersi in gioco di insegnan-

ti e studenti, su tematiche, co-noscenze e competenze ( verifi-ca delle fonti, ricerca e confronto dati, linguaggi giuridici e formali non abituali) che spesso non tro-

vano adeguato spazio nell’attività didattica quotidiana;

- confronto con altri studenti, al-tre realtà;

- consolidamento di competenze linguistiche in inglese.

Si potrebbe anche pensare di attua-re forme di partecipazione e di di-battito all’interno della scuola per approfondire di tematiche di rile-vanza europea su modello dell’As-semblea generale del PEG.Penso infine che, attraverso attivi-tà come queste, sia veramente pos-sibile far dialogare i giovani cittadini europei con le nostre istituzioni rap-presentative e che questo aiuti loro a non percepire tali istituzioni come lontane ma in grado di farsi carico, nei limiti delle loro competenze, di problemi reali... è un buon modo di educare alla “cittadinanza europea”!Vanno inoltre ricordati l’impegno, l’entusiasmo e la determinazione che gli otto studenti del Maffei, Boschelli Lara, Gaioni Martina, Luehwink Clara, Spezia Jacopo, Skulina Daniela, Sorace Dome-nico, Tambosi Beatrice e Valese Francesco, hanno dimostrato.

Maria Chiara Bettadocente Liceo “A. Maffei”

Riva del Garda

4 n. 6 giugno 2012

Liceo “A. Rosmini” Rovereto

Diventare parte attiva

Il PEG nasce da un’iniziativa del Consiglio d’Europa e trova sede in 26 paesi, anche al di fuori del-la comunità europea. Il proget-to EYP (European Youth Parlia-ment) è un’iniziativa di grande efficacia, perché porta per una vol-ta l’istituzione dentro le scuole, e non le scuole dentro l’istituzione.Infatti, a differenza dei tradizio-nali progetti di visita al parlamen-to italiano o europeo, EYP per-mette ai giovani di prendere parte attiva all’iniziativa, creando un vero compito di realtà, perché le sessio-ni si svolgono attraverso simulazio-ni di sedute parlamentari condot-te integralmente in lingua inglese: gli studenti sono suddivisi in varie commissioni, che hanno le deno-minazioni del vero parlamento eu-

Ci sono giornate da… dimenticare e giornate da… ricordare! Il 9 maggio 2012 per il Liceo “Rosmini” di Rovereto e per un gruppo di suoi studenti è stato sicuramente un giorno memorabile.L’iniziativa nazionale chiamata PEG (Parlamento Europeo dei Gio-vani), acronimo del più internazionale EYP (European Youth Par-liament) ogni anno bussa alle porte delle scuole superiori italiane con la proposta di scrivere una risoluzione in lingua inglese su un determi-nato argomento proposto, simulando una bozza di risoluzione parla-mentare europea. Lo scopo è ben chiaro: accostare i giovani alle isti-tuzioni europee mostrando “in simulazione” come queste funzionino e sensibilizzare gli studenti alla comunità europea come bene comune da difendere (tema davvero di attualità).

EYP-PEG Parlamento europeo dei giovani

ropeo (Affari Esteri, Lavoro, Affari Costituzionali, etc.) e devono pro-durre risoluzioni relative al tema della commissione di appartenen-za, stilate in inglese. Quest’anno il liceo “Rosmini” ha deciso di offri-re la propria collaborazione per re-alizzare una sessione regionale, “pa-lestra” per quella nazionale, che l’associazione PEG promuove e rac-comanda come passo preliminare.

La simulazione delle delegazioni

Il tutto è nato dall’idea di Errol Hayman, docente di inglese preso il Liceo “Rosmini”, che ha anche cre-ato un “Club di giornalismo” all’in-terno della scuola per sensibilizzare i giovani all’osservazione attiva del-la realtà che li circonda. Il Dirigen-te scolastico, Francesco De Pascale, ha subito accolto l’idea e l’ha patro-cinata. Il tutto si svolge come una competizione (in parte anche sull’ar-te oratoria) e come compito di real-tà. Vengono individuate delle dele-gazioni, generalmente ogni scuola ne costituisce una e si cerca di me-scolare delegazioni “locali” con de-legazioni extraprovinciali o extra-re-gionali per rendere il tutto più simile

ai gruppi parlamentari nazionali e transnazionali che operano in seno al Parlamento. Ogni delegazione viene trasformata in “commissione” (affari interni, affari esteri, salute, politiche giovanili, etc.) e a ciascuna è assegna-to un tema/caso. Per il Liceo “Ro-smini” il tema prescelto era: “Come sensibilizzare i cittadini europei e so-prattutto i giovani all’importanza del-la partecipazione attiva del voto, an-che utilizzando nuove tecnologie”. Le altre delegazioni/commissioni hanno ricevuto altri compiti/casi.Un particolare da non trascurare: come si rispetti in un parlamen-to europeo i lavori sono fatti nella lingua internazionale per eccellen-za: l’inglese, quindi anche una vera sfida linguistica.Le delegazioni hanno avuto alcu-ne settimane per preparare la loro risoluzione e l’hanno inviata ai re-sponsabili dell’associazione che ha sede a Lucca. Il coordinatore dell’i-niziativa, Nicola Rosellini, insieme ad altri colleghi, ha preso in esa-me le risoluzioni e creato un libret-to distribuito a tutti i partecipanti.

La proclamazione dei vincitori

E veniamo al giorno fatidico. Già l’8 maggio le delegazioni sono arrivate al Liceo e hanno svolto alcune attivi-tà di ice-breaking e team building. Poi il 9 maggio, dopo l’apertura dei la-vori effettuata dall’Assessore Provin-

5n. 6 giugno 2012

ciale Marta Dalmaso, le delegazioni hanno presentato le loro risoluzioni, discusse e criticate (come avviene in un parlamento che si rispetti!) dalle altre commissioni per giungere poi alla votazione di ciascuna proposta.Al termine della giornata la chiusu-ra dei lavori alla presenza dell’As-sessore all’Istruzione, Giovanna Si-rotti, e dell’Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Co-mune di Rovereto Luisa Filippi e la proclamazione della delegazio-ne vincitrice, il Liceo di Padova che potrà partecipare di diritto alla prossima fase nazionale.La giornata si è conclusa anche con la testimonianza del Liceo “Maf-fei” di Riva, che ha partecipato alla sessione nazionale svoltasi questa primavera. Una delegazione di ra-gazzi ha raccontato (rigorosamen-te in inglese!) la propria esperienza e il tutto è servito da stimolo ef-ficace per fare domanda, il prossi-mo anno, alla sessione nazionale. Come ha riferito la giuria al termi-ne della gara, anche il “LIA” di Ro-vereto è rimasto in lizza per la vit-toria finale fino all’ultimo.

Gli obiettivi raggiunti

Una nota di … costume, come si conviene a tutti i grandi eventi. I do-centi e gli studenti del Liceo, assor-biti nella normale attività didattica, hanno notato che stava accadendo qualcosa di insolito per la presenza di una insolita sfilata di giovani in giacca e cravatta e di ragazze in abi-ti elegantissimi di varia foggia. Eh sì, come quando si partecipa alle sedu-te del Parlamento italiano o di quel-lo europeo, anche per una seduta del Parlamento Europeo dei Giovani l’abito formale è d’obbligo!

Concentrandosi, invece, sull’am-bito didattico, sono stati raggiun-ti vari obiettivi, dalla conoscenza delle istituzioni europee in modo più diretto ed esperienziale all’uti-lizzo della lingua inglese per com-piti di realtà, dalla creazione di relazioni di qualità tra studenti co-etanei di diverse realtà scolastiche e geografiche all’interazione con i giovani animatori-volontari che hanno costituito un modello po-sitivo per gli adolescenti, anche in vista del proseguimento degli stu-di e l’impegno sociale e all’appren-dimento del rispetto di regole e di comportamenti sociali (la seduta si è infatti svolta seguendo tutti i regolamenti di una vera seduta di Parlamento Europeo).Non va dimenticato che oggi EYP è una delle più estese piattaforme di dibattito politico, di incontro cul-turale, di educazione civico-giuri-dica per i giovani di tutta Euro-pa. In Italia il progetto educativo del PEG è aperto a tutte le scuole superiori di secondo grado italia-ne, ed è riconosciuto come inizia-tiva volta alla valorizzazione delle eccellenze da parte del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca ai sensi del D.D.G. del 28 maggio 2009.

I protagonisti

“È stata un’esperienza estrema-mente formativa e utile. Ci siamo immersi in una realtà tutta euro-pea e il dover difendere e suppor-tare la nostra risoluzione ci ha resi sicuramente in qualche modo più consapevoli e responsabili. Nonostante fossimo tesissimi a causa dell’atmosfera seria ma sti-molante, il progetto si è rivela-to davvero produttivo e abbiamo intenzione di rituffarci in que-sta esperienza il prima possibile!” (Veronica Polli e Cecilia Baravelli).Ecco cosa ne pensa una studentes-

sa del LIA: “Quando si fa un’espe-rienza positiva spesso si dice che faccia crescere. Il PEG ci ha fatto entrare per 27 ore nel mondo degli adulti, che pare così lontano e in-comprensibile ai nostri occhi, ma che risulta essere in realtà un futu-ro per noi ragazzi ormai alle por-te.” (Sara De Pascale).

Le delegazioni

Le delegazioni erano sette (5 giun-te da varie regioni del nord Italia), ognuna simulava una Commissione:Rovereto:Liceo Rosmini (organizzatore ed ospi-tante - Commissione Affari Costitu-zionaliLiceo Internazionale Arcivescovile/ LIA - Commissione Affari EsteriErba (Co):Liceo “G. Galilei” - Commissione Pari OpportunitàPadova:Liceo “A. Cornaro” - Commissione Cultura e IstruzioneTreviso:Istituto “G. Mazzotti” - Commis-sione Ambiente, Salute e Alimen-tazioneVittorio Veneto:Liceo “M. Flaminio - Commissione SviluppoTrieste:Liceo “D.Alighieri” - Commissione diritti civili, giustizia e affari interni

Luciano di Maio

6 n. 6 giugno 2012

Liceo “A. Rosmini” Rovereto

Comunicazione e comprensione

Approfondire la letteratura (quella italiana e delle lingue classiche in pri-mis), la storia dell’arte, la filosofia, la storia è infatti un modo per dialoga-re con le nostre tradizioni, ma anche per sviluppare al meglio spirito cri-tico e capacità espressive, due quali-tà importantissime nel mondo d’og-gi, dove la comunicazione gioca un ruolo di primo piano, e dove quindi sapersi esprimere al meglio, ma an-che saper comprendere e “smontare” criticamente i messaggi che ci arriva-no, è fondamentale. Per questo motivo, gli insegnanti dell’indirizzo classico del Liceo “Ro-smini” di Rovereto hanno inizia-to da anni un percorso di riflessio-ne volto ad individuare e rafforzare la specificità di questo indirizzo, e al tempo stesso ad elaborare solu-zioni didattiche che consentano di presentare agli studenti questo stra-ordinario patrimonio nel modo più efficace e più altamente formativo.

La permanenza del classico

Tra le risposte elaborate c’è stata la riflessione sul tema della perma-

I classici? Sono intensi, vitali; attraverso il ponte dei secoli, lo spesso-re dei loro significati giunge fino a noi, consegnandoci un patrimo-nio importantissimo: l’educazione alla complessità e alla problematiz-zazione. Un percorso di studi basato sull’insegnamento delle lingue e letterature antiche, ma con proposte, metodi e innesti interdisciplina-ri che lo vivificano e lo alimentano, nell’intento di far interagire didat-tica e cultura e soprattutto cultura e società.Per questo, scegliere un percorso di studi classico non è e non dev’es-sere un’opzione anacronistica, ma una sfida da cogliere, una scelta vincente per arrivare preparati ai nodi del nostro tempo, perché, come scrisse Italo Calvino, “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

SPECIFICITÀTra classicità e innovazione

nenza del classico. Quante volte, entrando in un museo, leggendo un libro o anche solo sfogliando un giornale ci si imbatte in riferimen-ti alla mitologia classica? Il mondo del mito, infatti, è patrimonio ine-sauribile di simboli e archetipi che diventano sintesi perfetta di pul-sioni profonde dell’animo umano, e che ogni epoca storica può riscri-vere e reinventare, facendo risuo-nare gli echi che sente più affini: e così, Edipo, antico tiranno vitti-ma di un oracolo fallace, può dare nome ad un complesso psicoanali-tico; lo strazio per la guerra e le sue vittime incolpevoli può assumere,

nella letteratura del Novecento, i volti di Cassandra o di Antigone, mentre un drammatico evento di cronaca fa correre la mente alla tra-gedia di Medea…Lavorare su una simile persisten-za, sottolineando, al tempo stesso, come la civiltà antica sia caratteriz-zata da un’insopprimibile alterità, è dunque anche un modo per ri-flettere su noi stessi e sugli elemen-ti fondanti della nostra identità.

L’apertura al territorio

Un altro aspetto che è sembrato centrale è quello del continuo con-tatto con il territorio, attraverso un costante rapporto di collaborazio-ne con le istituzioni culturali cit-

7n. 6 giugno 2012

tadine: partecipando ad una mo-stra al Mart, recensendo un libro per la Biblioteca Civica o assisten-do ad uno spettacolo teatrale, si può sperimentare come l’acquisi-zione culturale non sia solo studio passivo, ma possa e debba diveni-re processo del fare e del concreto esperire. Anche i viaggi di istruzio-

ne - rigorosamente pianificati nei luoghi simbolo del mondo classico scegliendo mete (Sicilia, Napoli e la Campania, Grecia) che permet-tano un approfondimento del pro-gramma di studio- diventano così occasione per approfondire la co-noscenza di un universo comples-so e sfaccettato.

Conferenze e seminari

La volontà di educare alla com-plessità è stata poi alla base delle numerose conferenze che il Liceo ha organizzato direttamente (come quella del 24 marzo con Giorgio

Ieranò intitolata “La tragedia come performance: le Baccanti da Atene, 406 a.C. a Siracusa, 2012 d.C.”) o a cui gli studenti hanno preso parte, come nel caso degli incon-tri organizzati nell’ambito del Se-minario “Mario Untersteiner”. In quest’ottica, si colloca anche la partecipazione ai certamina, agoni di traduzione di testi classici du-rante i quali gli studenti coinvolti si sono potuti confrontare con co-etanei di altre parti d’Italia, met-tendo alla prova una competenza articolata come quella della tradu-zione ai più alti livelli.

Da classe a palcoscenico

Infine, la volontà di arricchire lo studio della letteratura greca di ri-cadute identitarie significative è stata al centro di un progetto grazie al quale gli studenti di una quarta hanno potuto affrontare il patrimo-nio della tragedia sotto una luce in-consueta: la classe è divenuta infatti un vero e proprio palcoscenico sul quale gli studenti - divenuti in pri-ma persona interpreti, attori, regi-sti, e addirittura videomakers - han-no messo in scena alcuni episodi tragici: « dover scegliere i costumi, le parti della tragedia più efficaci da recitare e organizzare un discorso di sintesi e analisi delle diverse opere ci ha fatti mettere in gioco in modo davvero originale », afferma Veroni-ca, “prima attrice” della II A.I ragazzi hanno così preso consape-volezza in modo attivo e critico di come il teatro classico sia un evento complesso non solo per i suoi nu-merosi risvolti letterari, storici e an-tropologici, ma anche per la sua na-tura di performance multimediale.

Il senso dell’esperienza

«Quest’esperienza è stata parti-colarmente interessante e pia-cevole perché ci ha fatto scopri-

re un aspetto meno teorico della tragedia, e problemi non legati al testo, ma alla messa in scena», continua Veronica; mentre Giu-lia aggiunge: «la vera sfida è sta-ta guardare con occhio differente testi ed autori, in una prospetti-va critica. Agire ed essere attivi e coinvolti è diventata la chiave dei nostri lavori: non si è tratta-to solo di leggere ed esporre, ma di dare la possibilità ad ognuno di trovare il proprio approccio ai propri testi classici».Un’esperienza, quindi, sicuramen-te efficace dal punto di vista didat-tico, che al tempo stesso ha offerto ai ragazzi l’occasione per esprimere se stessi, e per prestare i loro volti e le loro voci a figure intramonta-bili che, dopo duemilacinquecento anni, non smettono di parlarci, e a toccare ognuno nella sua identità: « ciascuno è riuscito a trovare un incarico adatto alle proprie abilità e ai propri talenti, rendendo ogni lavoro originale e unico nel suo ge-nere», conclude Giulia.

Alice Bonandini

8 n. 6 giugno 2012

Liceo “A. Rosmini” Trento

I paesi coinvolti e gli sponsor

In questo progetto sono coinvolti gruppi di ragazzi provenienti da 11 stati, e precisamente da Italia, Egit-to, Brasile, Bulgaria, Cina, Germa-nia, India, Namibia, Perù, Turchia e Islanda. Le ragazze del “Rosmini” sono state scelte come ambasciatri-ci italiane dell’ambiente. Questo progetto vuole costruire attraver-so il lavoro comune e la conoscenza reciproca dei singoli gruppi parte-cipanti una rete di relazioni, pon-ti per un nuovo futuro. Il proget-to è sponsorizzato da Volkswagen, Stiftung Mercator, Konrad-Ade-nauer Stiftung. Youthinkgreen ha ricevuto il patrocinio della cancellie-ra tedesca Angela Merkel e dell’ex presidente del Parlamento Europeo

Il progetto YOUTHINKGREEN nasce dall’idea di un ex insegnan-te di matematica, il tedesco Helmut Spiering. L’idea è di sensibilizzare i giovani alle problematiche ambientali perché diventino promotori di cambiamento all’interno delle loro realtà. Nel discorso introduttivo alla settimana di Wolfsburg, Spiering ha esortato i giovani ad essere aperti, curiosi, puntuali e uniti per trovare insieme nuove idee per migliorare l’ambiente. La 3^LD del liceo linguistico Rosmini di Trento ha deciso di aderire a questo progetto supportate non solo dalla dirigente scolasti-ca Matilde Carollo, ma anche dalle docenti referenti Tamara Boscia di inglese, Barbara Centis di scienze e Anna Goio di tedesco.

YOUTHINKGREENSalvaguardare l’ambiente

Dr. Hans-Gert Pöttering. A livello locale siamo state aiutate da Moni-ca Tamanini dell’APPA, dalla vice-presidenza del consiglio regionale e dall’agenzia provinciale per le Poli-tiche Giovanili.

I temi affrontati

Il progetto Youthinkgreen offre la possibilità ai giovani di tutto il mondo di diventare ambasciatori dell’ambiente. Il lavoro da svolgere, è quello di trovare soluzioni ai pro-blemi ambientali e climatici riguar-danti l’energia, la mobilità e il con-sumo che stanno danneggiando il nostro pianeta. Per farlo è però ne-cessario informarsi sui metodi soste-nibili in grado di risolverli. Questo è ciò che stiamo facendo da set-tembre svolgendo i working tasks/compiti mensili che ci vengono as-segnati dai coordinatori del proget-to. Cioè, ogni mese riceviamo com-piti dall’organizzazione tedesca e, di conseguenza, lavoriamo in ore extrascolastiche per informarci sul “tema del mese”. Il nostro lavoro consiste nell’andare per le strade a fare interviste ai cittadini, per sape-re quanto sono al corrente dei cam-biamenti climatici, se fanno qualco-sa per diminuire lo spreco d’acqua e d’energia, se usano biciclette, au-

tobus, treni, se vanno a piedi o pre-feriscono la macchina nonostante inquini e così via. Raccolte le inter-viste, scriviamo la traduzione del te-sto in inglese e in tedesco e spedia-mo il tutto allo staff. Infine tutti i nostri lavori vengono pubblicati sul sito ufficiale del progetto.I temi che abbiamo trattato finora nei compiti mensili sono stati vari, per esempio: la mobilità, le energie rinnovabili, lo spreco d’acqua, ecc.. Abbiamo intervistato l’assessore alla mobilità del comune di Tren-to, Michelangelo Marchesi, la pre-sidentessa del car-sharing e alcuni contadini che si occupano di agri-coltura biologica e abbiamo avuto la fortuna di ricevere informazio-ni, durante incontri svolti nelle ore scolastiche, dal Roberto Barbiero dell’Osservatorio Trentino sul Cli-ma e da Judy Frater, un’americana che ha vissuto in India per lungo tempo e che ci ha parlato della sua esperienza riguardo al Fair Trade.

Il ruolo dei media

Durante la settimana a Wolfsburg, abbiamo capito l’importanza di que-sto progetto e specialmente il ruolo della stampa. Durante le conferen-ze erano presenti molti giornalisti te-deschi poiché la stampa tedesca si è immediatamente attivata nell’infor-mare le persone di ciò che il proget-to “youthinkgreen” sta facendo, de-dicando varie pagine sui quotidiani nazionali e servizi televisivi. Anche noi riteniamo importante che il progetto venga pubblicizza-to attraverso diversi canali. Abbia-mo fatto una breve presentazione per il quotidiano L’Adige il giorno 29 aprile e ora stiamo preparando la sceneggiatura per degli spot in-formativi Thomas Frick, regista te-

9n. 6 giugno 2012

desco: a partire dalle storie migliori verranno girati gli spot che succes-sivamente saranno proiettati nei ci-nema per diffondere in modo capil-lare la cultura della sostenibilità.

Una competitività produttiva

Tutti noi 200 ragazzi, provenien-ti dagli 11 paesi coinvolti, ci sia-mo incontrati in primavera, in oc-casione del primo incontro ufficiale del progetto, a Wolfsburg, sede di uno dei nostri sponsor più impor-tanti, ovvero la Volkswagen, che ci ha ospitati per una settimana nel-la bellissima Autostadt. Volkswa-gen ha messo a nostra disposizione una sala conferenze spaziosa e con-fortevole, nella quale trascorrevamo le giornate, confrontandoci tra di noi e con i numerosi scienziati ed esperti che si sono alternati giorno dopo giorno. E’ stata un’esperienza davvero molto importante per noi. Abbiamo aperto gli occhi su nuo-ve realtà confrontandoci con i ra-gazzi degli altri Paesi, parlando dei problemi più evidenti in ognuno di essi e cercando di trovare soluzioni compatibili con ambiente e popola-zione. E’ nata in noi una competi-tività produttiva che ci ha spronato a lavorare duramente durante tutto l’arco dell’incontro. Oltre ad esse-re stato un incontro altamente for-mativo, è stata anche un’opportuni-tà di scambio culturale senza eguali, tanto che ora siamo in contatto con

gli altri ragazzi non solo per i moti-vi del progetto, ma anche per l’ami-cizia che si è creata tra di noi.

Cambiamenti climatici ed energia

Si è parlato di cambiamenti clima-tici con Harmut Grassl del Max-Planck Institut e da Tilman San-tarius di Germanwatch e della Heinrich-Böll-Stiftung. Uno de-gli argomenti trattati è stato quel-lo della mancanza di informazione riguardo ai cambiamenti climatici in alcuni stati, come per esempio in Perù. Si è parlato poi di energia, di sensibilizzazione sul consumo mo-derato di essa e dell’utilizzo di fonti rinnovabili per produrla. Sono in-tervenuti Sebastian Gallehr che ha proposto l’idea dello sfruttamen-to delle aree desertiche del Piane-ta con pannelli fotovoltaici, grazie ai quali saremmo in grado di copri-re il fabbisogno energetico di più del 90% della popolazione mon-diale. Barbara Praetorius si è sof-fermato sulle azioni che dovrebbe-ro compiere le politiche locali per attuare un grande cambiamento nell’utilizzo e nella produzione di energia. Successivamente Barbara Schroeder ha cercato di dare delle “dritte” concrete, elencando ciò che possiamo fare noi come singoli in-dividui; ad esempio spegnere le luci se inutilizzate, limitare l’utilizzo di acqua calda, risparmiare energia in cucina. Ma soprattutto informa-re la gente su ciò che sta accaden-do, cercare di motivare le persone ad adottare un comportamento re-sponsabile nei confronti del consu-mo di energia. Franck Umbach si è soffermato sul presente e il futu-ro del concetto di energia per ren-derlo completamente ecosostenibi-le. Infine, il dottor Franz Alt, ci ha impressionati mostrando le conse-guenze dei nostri comportamenti: il riscaldamento globale, lo sciogli-

mento dei ghiacci l’innalzamento delle acque degli Oceani e così via. Il suo motto è: il sole non ci farà pagare nulla. Ha parlato principal-mente di pannelli solari e fotovol-taici spiegando quanto sono utili ora e quanto lo saranno in futuro.

Sostenibilità, modello Copenaghen, Christiana Figueres

Siamo andate anche a vedere la fab-brica della Volkswagen e visitando-la ci siamo rese conto che la sosteni-bilità è un importante obiettivo per l’azienda. Infatti ridurre le emissio-ni di anidride carbonica e riciclare i materiali fanno parte dell’iniziativa Think Blue che ha come scopo la riduzione dell’ inquinamento. Ab-biamo ascoltato Thilo Becker della Technische Universität di Dresden, specialista della mobilità ecososte-nibile. I produttori di automobili dovrebbero secondo lui sponsoriz-zare maggiormente i loro modelli di macchine ecosostenibili, perché l’informazione del consumatore è alla base dell’acquisto. Klaus Bondam, politico e attore danese, ci ha presentato Copen-hagen, modello di città sostenibi-le che dovremmo seguire, poiché è una città dove ogni anno vengono risparmiate 90’000 tonnellate di CO2. Copenhagen è una Eco-me-tropoli identificata come miglior città per andare in bici e cammi-nare senza la paura delle macchine.Abbiamo avuto il piacere di collo-quiare attraverso una video con-ferenza con Christiana Figueres, segretaria esecutiva del UNFCC (United Nation Framework Con-vention on climate change). Figue-res ha una lunga carriera in campo ambientale e climatico e ha chiara-

10 n. 6 giugno 2012

mente dato a noi ragazzi molta fi-ducia e responsabilità. Si è poi arrivati a parlare della mo-bilità sostenibile. Con questo ter-mine, intendiamo mezzi di tra-sporto che non emettano gas serra che danneggiano l’ambiente. La ri-duzione degli autoveicoli nelle cit-tà è fondamentale e le alternative presenti sono essenzialmente: an-dare a piedi; usare la bicicletta; muoversi con i mezzi di traspor-to pubblici; utilizzare mezzi di trasporto privati condivisi come car pooling, un sistema di viaggia-re insieme dove una persona met-te a disposizione il suo mezzo di trasporto, gli altri contribuiscono con una certa somma di denaro alle spese di manutenzione e ben-zina, e car sharing è un’altra valida iniziativa per chi deve coprire lun-ghe distanze ma non di frequente.

Flashmob e manifestazioni per le strade

Ad Hannover lungo le strade ab-biamo attirato l’attenzione dei pas-santi suonando e ballando. Inoltre abbiamo inventato una canzone, “we are climate ambassadors”, che abbiamo cantato durante la no-stra “marcia per l’ambiente”. Ab-biamo organizzato attività di gio-co a tema e distribuito volantini. La gente era curiosa e la maggior parte era interessata al progetto e ci ascoltava attenta e stupita. Come prima manifestazione è stata un successo! Il nostro scopo era quello di dimostrare che non siamo solo chiacchiere, ma che stiamo agen-

do e che ci stiamo impe-gnando per avere gran-di risultati. Attraverso queste attività abbiamo dimostrato che il nostro progetto non è fatto di sole parole.A Wolfsburg lo scopo

era sempre quello di informare e sensibilizzare la gente, ma abbia-mo messo in atto un’altra iniziati-va. Il metodo più efficace per at-tirare l’attenzione delle persone è stato sicuramente il flashmob, che consiste nell’eseguire un’azio-ne molto rapida. Abbiamo posi-zionato un cestino al centro di una delle piazze più affollate e abbia-mo lasciato a terra nelle vicinanze una bottiglietta di plastica vuota. Ciò che volevamo era che qualcu-no si fermasse e la raccogliesse per gettarla nel cestino. Mentre aspet-tavamo, abbiamo distribuito i vo-lantini del progetto. Non appena qualcuno buttava via la nostra bot-tiglia lo circondavamo applauden-do e congratulandoci con lui per l’azione responsabile.

Prospettive future

La Conferenza sullo Sviluppo So-stenibile si terrà a Rio nel 2012 e saranno presenti leader mondiali assieme a partecipanti provenien-ti dai settori privati, dalle organiz-zazioni non governative e da altri gruppi. Si riuniranno per trovare un modo per ridurre la povertà, far progredire l’equità sociale e assicu-rare la tutela dell’ambiente su un pianeta sempre più affollato. Le di-scussioni principali si focalizzeran-no su due importanti temi: come costruire una green economy che rispetti l’ambiente e contempora-neamente promuova un benessere sociale ed economico per ridurre la povertà; come migliorare il quadro istituzionale per lo sviluppo soste-nibile.

Come partecipanti al progetto YouThinkGreen siamo state invi-tate ad assistere alle conferenze che si svolgeranno in Brasile nella se-conda metà del mese di giugno per esporre le nostre idee. Dopo l’esperienza di quest’anno, il prossimo incontro sarà il gran-de meeting a Berlino, previsto per l’aprile 2013. Ci saranno perso-ne importanti che ci supportano e che già dall’inizio fanno parte del progetto, come la cancelliera tede-sca Angela Merkel e l’ex presiden-te del Parlamento Europeo, Hans-Gert Pöttering.A livello locale abbiamo constata-to che il Liceo Rosmini, in una sola delle tre sedi, produce ogni setti-mana in media 11000 fotocopie in bianco e nero e 300 a colori. Pensa-vamo di sostituire tutta quella car-ta con carta riciclata, rendendo la nostra scuola “più ecologica”. Al-tre idee che sono sorte nelle nostre discussioni sono: introdurre l’ edu-cazione ambientale per le classi del biennio; ridurre gli imballaggi dei panini e le merende che si vendo-no durante le pause, sostituendoli e introducendo la vendita di frut-ta. Inoltre abbiamo scoperto che esistono finanziamenti per le scuo-le che vogliono installare pannelli solari: è una buona pratica che va incoraggiata. Vorremmo poi intro-durre assemblee a tema, con lo sco-po di sensibilizzare i giovani come noi. Abbiamo deciso che svolgere-mo campagne di sensibilizzazio-ne nella città di Trento, durante tre giorni in cui distribuiremo volanti-ni e cercheremo di rendere le perso-ne attente ai cambiamenti climatici che stanno distruggendo il pianeta e alle problematiche ambientali in generale. Diremo loro che se ognu-no di noi fa qualcosa per salvare il mondo, ce la faremo.

3ª LD liceo linguistico Rosmini Trento

INFOOfficial Web Site:

www.youthinkgreen.orgIndirizzo E-mail:

[email protected]

11n. 6 giugno 2012

Istituto “Martini” di Mezzolombardo

La musica e l’organizzazione

Il progetto prevede, oltre al nostro Istituto, la partecipazione di una scuola di Winsen (Germania), una scuola di Atene (Grecia), una scuola di Pamplona (Spagna) e una scuola di Instanbul (Turchia). La musica è stato un po’ il filo conduttore del progetto e il punto di partenza per conoscere ed esplorare le culture dei paesi partner, le tendenze in ambito musicale e il loro diverso impatto, considerare le tematiche politiche e sociali espresse nella musica ascolta-ta dai ragazzi e capire se esista una relazione tra sviluppo della stessa e i processi migratori. Il prodotto fi-nale è stato la composizione di una canzone, musica, testo, coreografia.La fase organizzativa è partita nel novembre 2010 con la riunione a

Perché partecipare ad un partenariato multilaterale Comenius? Il Pro-getto Multilaterale Comenius propone di sviluppare negli studenti la conoscenza e la comprensione della diversità culturale e linguistica europea e del suo valore. Inoltre l’occasione rappresenta uno stimolo importante per lo studio delle lingue straniere moderne e per il po-tenziamento delle conoscenze informatiche attraverso l’utilizzo delle tecnologie multimediali e la lingua veicolare inglese. L’Istituto Marti-ni di Mezzolombardo ha aderito al progetto dal titolo Music knows no boundaries, ovvero la musica non ha confini.

COMENIUSLavorare assieme ad altri paesi

Winsen (Amburgo) degli istitu-ti che avevano dimostrato interesse ad un partenariato internazionale rispondendo all’annuncio pubbli-cato dalla scuola tedesca sulla pos-sibilità di attivare questo progetto. Tutte le scuole hanno tenuto incro-ciate le dita fino al luglio successi-vo, quando la Commissione Eu-ropea ha pubblicato gli esiti delle candidature e tutti abbiamo esul-tato quando abbiamo visto che il nostro progetto, dal titolo “Music knows no boundaries” era uno di quelli approvati!

I partner e le fasi di lavoro

La scuola capofila è il Gymnasium Winsen - vicino ad Amburgo-, un liceo che offre molte attività di tipo musicale, c’è poi la Grecia rappre-sentata dal Liceo del Distretto di Ilion, per la Turchia c’è il “Ted Istan-bul College” situato nella capitale, per la Spagna l’Istituto “San Cernin” di Pamplona e per l’Italia l’Istituto “M. Martini” di Mezzolombardo. Lo scorso settembre la nostra scuo-la ha aperto agli studenti interessati l’iscrizione al progetto che prevede un impegno a cadenza settimana-le. L’iniziativa ha suscitato l’interes-se di alcuni ragazzi disposti a met-tersi alla prova in un contesto ben

più ampio rispetto alla realtà in cui vivono. Così, dopo una fase prepa-ratoria in Italia, sei studenti si sono recati a Pamplona nel mese di no-vembre 2011, accompagnati dalle insegnanti Irene Cagol e Silvia Si-cher. L’accoglienza degli spagno-li è stata calorosa e i nostri ragaz-zi, ospiti presso famiglie locali, sono stati subito coinvolti nel clima in-ternazionale, dando prova di ave-re buone competenze comunicati-ve e grande apertura verso gli altri. Ogni scuola doveva esibirsi davan-ti alle altre cantando una canzone nella propria lingua: il pezzo scel-to dai nostri “cantanti” era “Un’e-mozione per sempre” di Ramazzot-ti, un titolo che in qualche modo racchiude l’impressione che questo incontro ha lasciato ai partecipan-ti. Oltre alle attività di tipo canoro, gli studenti hanno discusso su quel-la che poteva essere la tematica della canzone che avrebbero dovuto poi comporre nei mesi successivi.

4 gruppi presenticontemporaneamente

Il tema scelto è stato l’amore, ar-gomento che, nonostante il passa-re dei secoli, rimane sempre attua-le anche per le nuove generazioni. Naturalmente non sono manca-te le visite di carattere culturale e, pur essendo triste il rientro i ragaz-zi erano confortati dal fatto di sa-pere che quello non era un addio, ma un arrivederci. E così è stato! Il sei maggio l’istituto “Martini” ha accolto, per la prima volta, con-temporaneamente quattro gruppi provenienti da nazioni diverse. Le settimane precedenti l’arrivo de-gli ospiti la scuola era in fermento e i docenti coinvolti, Maria Con-cetta Malerba, coordinatrice del

12 n. 6 giugno 2012

progetto, le docenti Silvia Sicher e Giovanna Apolloni, Maria Anto-nietta Del Dot e Irene Cagol han-no preparato ogni cosa secondo la proverbiale accoglienza e ospitali-tà della tradizione italiana. Nell’a-trio della scuola sono state esposte le bandiere dei paesi partecipan-ti e sono state attaccate le foto dei gruppi in arrivo con un messag-gio di benvenuto in tutte le lin-gue rappresentate. È stato prepara-to anche un video con le immagini del primo incontro a Pamplona e quelle delle città di provenienza dei nostri ospiti.

In contatto grazie alla rete

Con la collaborazione di nume-rose famiglie del posto che hanno ospitato i ragazzi delle varie nazio-ni, sono arrivati in visita alla no-stra scuola 24 ragazzi accompagna-ti da 12 docenti per proseguire con le attività del progetto. Nei mesi che hanno separato i due incontri tramite il sito ufficiale del proget-to www.musicknowsnoboundari-es.com e il sito Facebook i ragaz-zi sono rimasti in contatto tra di loro e hanno prodotto dei brevi video per scambiarsi degli auguri musicali in occasione delle festivi-tà natalizie. Sul sito ufficiale è sta-to pubblicato anche un Common Dictionary, un dizionario multi-lingue con frasi di uso comune in inglese, oltre che nelle lingue dei paesi partecipanti, per aiutare gli studenti a comunicare tra di loro. Il primo giorno gli ospiti sono ri-masti a bocca aperta davanti alla nostra scuola supertecnologica, in-

corniciata dalle montagne come in una cartolina. Il gruppo inter-nazionale è stato accolto dal salu-to del Dirigente scolastico, Paolo Rasera e del sindaco di Mezzolom-bardo, signora Anna Maria Helfer. Durante la permanenza degli ospiti in Italia si sono alternate le attività del progetto a visite culturali e a mo-menti di convivialità e condivisio-ne. Oltre alla varie attività musicali, gli studenti e i docenti ospiti hanno anche seguito delle lezioni con i no-stri studenti e alcuni docenti stranie-ri hanno avuto modo di confrontar-si con i propri colleghi disciplinari su programma e contenuti. Ogni paese ha portato la propria proposta di te-sto della canzone che era stato com-posto durante i mesi di preparazio-ne e gli studenti, democraticamente, hanno votato per il testo che preferi-vano. Ora che il testo era stato scel-to, bisognava lavorare sulla melodia. I docenti di musica Andreas Hirbig e Tunç Öndemir hanno guidato i ra-gazzi nella composizione della melo-dia e così, dopo tre giorni di intenso lavoro, la canzone del progetto, inti-tolata come il progetto stesso, ovve-ro Music knows no boundaries era ap-prontata.

L’iniziativa aperta anche ad altri studenti

A scuola è stata anche dedicata una mattina ad un incontro destina-to alle classi prime e seconde dell’i-stituto, per promuovere l’iniziativa anche tra gli studenti che non han-no partecipato al progetto e condi-videre con loro l’arricchimento cul-turale che ci hanno donato i nostri ospiti. In questa occasione, in aula magna gli ospiti hanno presenta-to, sempre in inglese, città di prove-nienza e sistema scolastico e si sono esibiti in canzoni nella loro madre-lingua e pezzi musicali tradizionali e non. I vari interventi sono stati se-guiti da applausi molto calorosi da

parte degli studenti locali, che han-no apprezzato tutte le esibizioni, in particolare quella dei loro colleghi turchi, dotati di ottime competen-ze musicali grazie anche al fatto che il loro curricolo presenta lo studio di almeno uno strumento musica-le. Nell’aula magna si sono alterna-ti suoni, lingue, colori, ma soprat-tutto tante emozioni! Gli studenti hanno richiesto un bis al pianista turco che si è esibito nella Marcia turca di Mozart rivisitata in chiave moderna. Sempre il gruppo turco, in omaggio al paese che lo ospita-va, ha eseguito una canzone tradi-zionale turca cantandone l’ultima strofa in italiano.Tutti gli studenti del progetto han-no invece eseguito il brano “When we stand together“, che era stato scelto nel corso del primo incon-tro a Pamplona e la canzone del progetto, che ancora rappresenta un work in progress.

I prossimi appuntamenti

Saranno la Grecia e la Turchia le prossime nazioni ad ospitare il pro-getto nei mesi di novembre 2012 e maggio 2013. Durante i mesi che precedono le partenze, gli studen-ti andranno avanti con le attività del progetto e prepareranno can-zoni e presentazioni per i prossimi incontri. In Grecia si lavorerà sulla canzone del progetto, ideando una

13n. 6 giugno 2012

coreografia e inserendo l’accom-pagnamento di strumenti musica-li, mentre nel 4° e ultimo incon-tro, quello in Turchia, gli studenti realizzeranno un video e registre-ranno la canzone, che verrà diffusa via Internet e verrà eseguita davan-ti ad un audience composta, oltre che dagli studenti turchi, anche da persone esterne, in modo da dif-fondere all’interno della comunità il risultato del progetto, il prodot-to finale.Di certo l’attuazione di un pro-getto di questo tipo comporta una mole non indifferente di la-voro, ma i risultati ripagano di quelli che sono stati gli sforzi. An-che gli studenti più timidi, dopo le prime ovvie difficoltà, sono riu-sciti a comunicare con i partner e per molti di loro è stata la prima volta che hanno utilizzato l’ingle-se in un contesto reale come un concreto strumento di comunica-zione. Gli studenti hanno anche potuto affinare le loro competen-ze informatiche grazie all’utilizzo di piattaforme e forum e hanno abbattuto quelli che erano i pre-giudizi sugli altri popoli. Gli stu-denti hanno scambiato e condi-viso esperienze, esplorato aspetti della diversità culturale e socia-le dei paesi partner, migliorato la propria cultura generale e impa-rato a comprendere meglio ed ap-prezzare i reciproci punti di vista. Hanno accresciuto la propria ca-pacità di lavorare in gruppo e di relazionarsi con gli altri. Il proget-to ha dato vita ad una solidarie-tà internazionale, preparando gli studenti ad una società che avrà contatti culturali e confini sem-pre più vicini affinché non solo la musica, ma anche i loro orizzon-ti culturali non abbiano confini!

Maria Antonietta Del Dot, Maria Concetta Malerba

Insegnanti presso l’Istituto Martini di Mezzolombardo

GLI STUDENTI“Non tutti i partecipanti del progetto si conoscevano, ma molto veloce-mente tutti ci siamo uniti come a formare un’unica famiglia, cantavamo, scherzavamo e ridevamo insieme. È così che vedo il Comenius, studenti e professori formano insieme una grande famiglia, che nonostante le diversi-tà riesce a comunicare, a capirsi, e tutto questo grazie alla musica. … Ve-nerdì 11 Maggio tutti erano giù di morale, nessuno voleva lasciare l’altro, la partenza infatti è stata molto triste. Quello però non è stato un addio ma un arrivederci. Insieme ci siamo divertiti molto! …” (Maria Pia).“La settimana è passata molto velocemente, dedicata a imparare a padro-neggiare un’altra lingua e a socializzare con persone di altri stati. La cosa più importante è stato il gruppo che si è creato fra tutti, il coinvolgere tut-ti e lo stare insieme ha fatto in modo che non si formassero i gruppi in base alla nazionalità. È un progetto che ti aiuta a non dare pregiudizi e a cono-scere culture diverse”. (Camilla)“È stato molto divertente, creare la melodia della canzone dividendoci in gruppi: ne è venuto fuori un capolavoro! Una meraviglia che rimarrà sem-pre nel mio cuore come nel cuore di tutti noi.” (Dalila)“Non ci sono stati molti problemi con i propri partner e neanche parlare inglese è stata una cosa impossibile come, magari, all’inizio si poteva pen-sare, anzi spesso diminuiva la tensione poiché si facevano giochi di parole e risate su errori propri o degli altri. In un progetto come questo penso che si leghi con gli altri ragazzi più che in un normale gemellaggio poiché duran-te la mattinata non si andava a fare lezione ma si stava insieme a cantare sia la canzone del progetto che, durante le pause, canzoni comuni tra i gio-vani oppure si andava in giro tutti insieme. Durante i viaggi in pullman abbiamo continuato a parlare e a cantare conoscendoci meglio e entrando in confidenza.” (Chiara)“La settimana scorsa abbiamo passato alcuni giorni con i ragazzi del pro-getto Comenius. Insieme abbiamo svolto molte attività. … È stata una bel-la esperienza che è servita anche a conoscere le altre culture e i diversi modi di vivere.” (Silvia)“Quest’esperienza mi è piaciuta molto, è stata molto istruttiva e mi ha aiu-tata a migliorare ulteriormente il mio inglese. Non solo ho potuto conosce-re nuove persone diverse ma uguali a me, ma ho anche stretto un bel lega-me di amicizia con alcuni di loro e spero di rivederli e passare altro tempo a chiacchierare, cantare e stare tutti insieme. La cosa che ho preferito è sta-to il momento in cui abbiamo creato la nostra canzone, è stato il momento in cui ci siamo uniti maggiormente e collaborando tutti insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro, creando una canzone che personalmente ritengo sia fantastica”. (Maddalena)

14 n. 6 giugno 2012

Due importanti appuntamenti promossi dall’I-prase con dirigenti ed esperti del Miur, Univer-sità Ca’ Foscari, Facoltà di Ingeneria dell’Uni-versità di Udine, Area Scuola e Formazione di Confindustria ed altri enti: istruzione liceale e istruzione tecnica sotto la lente in due semina-ri nazionali. Due momenti di approfondimento, su iniziativa Iprase e Fondo Sociale Europeo, su due importanti filoni della formazione superio-re (licei e tecnici): il primo, venerdì 25 maggio presso l’aula magna del Liceo classico “G. Pra-ti” a Trento; il secondo, venerdì 8 giugno 2012 presso l’aula magna del Palazzo Istruzione di via Gilli 3, sempre a Trento. In entrambi, relatori dal mondo della scuola, dell’università, del Ministe-ro (MIUR), riferimenti più qualificati nei rispet-tivi ambiti.Riportiamo una sintesi del primo Seminario de-dicato all’istruzione liceale, sul prossimo nume-ro della rivista il resoconto su quello dell’istru-zione tecnica.

LICEI E TECNICIStato dell’arte e prospettive

istruzione liceale: in Italia, in Trentino, in Europa

Il riferimento scientifico è stato Umberto Margiot-ta del Dipartimento di Filosofia e Beni culturali uni-versità Cà Foscari di Venezia; tra gli esperti specifi-ci sulla “liceità”, Walter Moro Cabina di regia dei Licei – Miur, ma anche coordinatore proprio per la dimensione liceale nel Gruppo di lavoro per l’elabo-razione dei nuovi Piani di Studio Provinciali del 2° ci-clo in Trentino, e Mario Dutto, già direttore generale del MIUR e collaboratore scientifico per il Centro per la Formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante di Rovereto.Ed è proprio dai contributi di questi tre esperti che sono giunti in apertura il senso e le coordinate princi-pali dello stesso Seminario, il respiro e lo scenario en-tro cui si colloca il dibattito sul futuro dei Licei in Ita-lia, in Trentino e in Europa: Il senso della “licealità” oggi tra tradizione e innovazione (Margiotta), Il nuovo quadro ordinamentale dell’istruzione liceale a livello na-zionale e in Provincia di Trento (Moro), I licei nelle di-namiche del cambiamento: una panoramica sulla scuola “reale” (Dutto).

seminario

Verso la nuova mission dei Licei

In apertura, Beatrice De Gerloni, direttore IPRASE, ha presentato il programma e lo svolgimento dei lavo-ri, ricordando che i due Seminari sull’istruzione licea-le e sull’istruzione tecnica non nascono dal nulla, ma concludono un laborioso e virtuoso percorso di elabo-razione dei Piani di Studio Provinciali per la scuola del Trentino e per quelli del secondo ciclo in particolare.Un richiamo, questo, che ha subito riportato ai lavori veri e propri della giornata.De Gerloni ha letto anche alcuni brani della lettera in-viata da uno dei relatori, presenti al Seminario, preside di un liceo del brindisino, il giorno dopo l’attentato alla scuola “Morvillo Falcone”. Ed anche l’assessore Dalma-so ha rivolto un saluto d’accoglienza particolare al presi-de del Liceo di Cisternino (Brindisi), Gennaro Boggia: “anche noi ci sentiamo nella grande famiglia della scuola pugliese e ci sentiamo forti alleati nel desiderio comune di preparare gli studenti ad affrontare la vita a testa alta”.Tornando al merito del Seminario. Quale dev’essere la nuova mission dei Licei in un contesto di riforma della scuola superiore che ha visto ormai conferma-te le due vecchie strade del sistema, istruzione licea-le e istruzione tecnica proprio perché quelle più solide della nostra realtà nazionale, ma anche del panorama europeo? Questa la domanda da cui ha preso le mosse il Seminario presso del 25 maggio 2012 nell’aula ma-gna del Liceo “Prati” di Trento.

umberto margiotta: scenario nazionale, l’eterno limbo delle sperimentazioni

Il cammino dei Licei s’inserisce in uno scenario, ha esordito, che in ambito nazionale è fatto di nomi di Ministri della pubblica istruzione e di slogan che la dicono lunga su un eterno limbo di sperimentazioni nelle superiori, di riforme annunciate e controriforme messe in atto. Uno scenario, che porta i nomi dei Mi-

15n. 6 giugno 2012

nistri Luigi Berlinguer (1996/’99: la strategia del mo-saico), Tullio De Mauro (1999/2001), Letizia Moratti (2001/2006: la reazione dell’insegnante triste), Giu-seppe Fioroni (2006/2008: la strategia del cacciavite), Mariastella Gelmini (2008/2011: un riordino più che una riforma). Per fortuna, hanno detto gli esperti na-zionali, che in Trentino almeno si è imboccata la stra-da più di sistema, con un unico Regolamento per i tecnici, i Licei e l’Istruzione/Formazione professionale (contro i tre regolamenti diversi di Roma).Quanto al futuro del Liceo, “deve sapere che può ancora formare classi dirigenti ma non è più l’unica scuola chia-mata a fare questo; non solo, deve spingere di più verso “una scuola a struttura di laboratori”, pur restando una grande opportunità di apprendimento culturale.

walter moro: il modello trentino più coerente col successo formativo a fine biennio

In ambito nazionale – ha sostenuto Walter Moro - il limite più evidente è la frattura e la non coerenza tra l’impianto del Regolamento e le Indicazioni. In Tren-tino c’è, invece, un sistema integrato e flessibile, con il biennio orientativo per tutti gli indirizzi con un’area comune per tutti i licei che copre circa il 50% dell’a-rea formativa. Bisogna ricordarsi, comunque, che sia-mo in fase di transizione che deve assorbire e assumere tutte le tipologie del vecchio ordinamento con le opzio-ni assunte dal Trentino. C’è un salto di qualità del pae-se con la scelta della cittadinanza attiva e sulla necessità di certificare tutto ciò alla fine del biennio. Il successo formativo va garantito alla fine del primo biennio, co-struendo e mantenendo continuità con il primo ciclo di istruzione. Nel “modello trentino” c’è uno zoccolo di saperi curricolari comuni, c’è la continuità, c’è la fun-

zione formativa e orientativa unitarietà e la soglia for-mativa. I piani di studio del primo biennio hanno da riferirsi alle competenze trasversali proprio per la fun-zione orientativa, questo vuol dire anche spostare la di-dattica dalla lezione al laboratorio. Sono gi insegnanti che progettano il curricolo. Le metodologie le stabilisce il docente, ma sono vincolate dalla normativa generale.In conclusione, c’è da costruire molto, ma è da questo che dobbiamo ripartire perché lo scenario nazionale sia coerente con quello del Trentino.

mario g. dutto: una panoramica sulla scuola ‘reale’

La scuola secondaria superiore è stata a lungo un’area critica del sistema scolastico italiano. Le strategia di innovazione, e la speranza di ripartenza, possono oggi fare appello alle due tradizioni storicamente di mag-gior rilievo: la formazione liceale e l’istruzione tecnica. Dopo il fallimento della via considerata maestra delle riforme, sono le esperienze positive ad offrire la base di partenza per l’avvenire. In questa prospettiva i licei giocano un ruolo determinante: dalla loro qualità di-pende la possibilità della scuola italiana di dare una ri-sposta adeguata alle attese delle nuove generazioni e di riposizionarsi nel panorama europeo e globale.E’ importante in questa ottica:• identificare il contesto in cui i diversi licei si trovano

oggi ad operare• fissare le direzioni di lavoro da intraprendere• consapevolezza dei punti di forza della tradizione

liceale• adottare strategie per il rinnovamento dei piani di

studio• ripartenza con una rinnovata formazione liceale

della scuola italiana.Restano davvero tante le questioni aperte:La scuola secondaria superiore area critica da lungo tempo, spendiamo molto di più nella primaria, non controllando la qualità.Rifondare il liceo classico, ripensando alla ricchezza del paese fatto di arte cultura cittadinanza attiva.Scegliere di frequentare un liceo, non sempre per pro-fitto, non sempre bisogna guardare all’economia per fare la scelta dei percorsi di studio.Il nostro sistema è ritornato a contrapporsi tra istru-zione tecnica e licei. Punti di partenza solidi, ma sbi-lanciamento. Come mai una variabile così forte incide così tanto nei licei sembra che ci sia indifferenza tra le percen-tuali dei ragazzi che iniziano una scuola e quelli che la finiscono.

16 n. 6 giugno 2012

Il successo del liceo tecnologico è dato dal mix di liceo scientifico con competenze.Competenze: è possibile introdurre competenze di-verse anche nei licei classici?In questa situazione perché non pensare ai licei come investimento pregiato che lasciamo ai nostri figli? C’è crisi, ma la scuola c’è, a volte basta un bravo insegnan-te per orientare un ragazzo.Provocazione: il nostro paese non è all’altezza delle sue scuole. Quando una scuola ha una storia di eccellenze, ma il paese non c’è, è difficile lavorare così.

dalmaso: Licei, scuole che più richiamano una tradizione forte e autorevole

L’assessore Marta Dalmaso ha voluto dedicare una par-te del suo intervento introduttivo ad un flash persona-le “sul mio liceo, nella crisi del secondo anno, quando si cerca altro e non riuscivo a capire perché studiavo quel-le cose, il latino e il greco; poi, all’improvviso si aprono orizzonti, si spicca il volo e si capisce perché si è sgobbato nei primi due anni del ginnasio. E, allora, quel che resta del flash personale sono belle figure di “maestri”, diversi tra loro, con impostazioni e personalità differenti ma che hanno lasciato un segno indelebile nella formazione del-la studentessa Marta Dalmaso; restano docenti con l’or-goglio d’essersi ritrovati a insegnare in un liceo, persone di sconfinata cultura e capacità di capire l’uomo e saper cogliere l’essenza di chi si ha di fronte in ogni situazione”. I Licei sono forse tra le scuole quelle che più richiama-no, nel nostro paese, una tradizione forte e autorevole, che affonda le sue radici in anni lontani – ha proseguito Dalmaso. “Oggi si trovano ad affrontare una realtà pro-fondamente mutata, perché cambiano le finalità verso le quali l’intero sistema educativo deve orientarsi, è forte-mente cambiata l’utenza, i ragazzi e le ragazze che si iscri-vono al liceo, sono cambiati la società e il mondo del lavoro. È cambiata l’utenza che arriva dalle medie, e tal-volta a fronte di questa “mutazione” degli studenti mol-to spesso gli insegnanti si trovano impreparati e, magari, faticano a trovare nuove strategie didattiche per riescano a intercettare i nuovi bisogni dei ragazzi e soprattutto il loro essere diversi dagli studenti del passato.”Ed a proposito di “orgoglio e senso di appartenenza” al

proprio Liceo, la preside del Liceo classico “G. Pra-ti” di Trento, Maria Pezzo, ha salutato gli ospiti con una appassionata presentazione “di questo liceo”, che proprio nel legame fra tradizione e innovazione ha col-locato la propria mission e la propria azione quotidia-na. Un liceo, che affonda le radici nel passato, che “non butta via nulla”, che conserva gelosamente oggetti, libri e incunaboli parte della propria storia culturale, che re-staura la cripta sotterranea e che ha da poco inaugurato una mostra con animali e reperti scientifici rari, colloca-ti ora nell’atrio per farli meglio apprezzare da studenti e visitatori; ma che si cimenta ormai senza riserve o senso d’inferiorità con le nuove tecnologie e la didattica labo-ratoriale, da sempre presente solo negli istituti tecnici.

Lavori di gruppo e conclusioni

Nel pomeriggio, le sezioni specifiche e il confronto con la realtà europea (Francia e Germania in particolare) ed il contributo delle altre esperienze italiane. Poi, la restitu-zione dei gruppi di lavoro e le conclusioni di Umberto Margiotta, pedagogista dell’Università Ca’ Foscari di Ve-nezia, che ha progettato il Seminario e che si è limitato a richiamare pochi punti delle analisi della giornata.Laboratori: anche per i licei diventino scuola a strut-tura laboratoriale, non una tantum, ma proprio scuole a struttura di laboratori. come icona di apprendistato inventivo. Non c’è contrapposizione tra cultura scien-tifica e umanistica.Il modello trentino. “Nessuno di noi tre è trentino, è importante che i trentini se ne rendano conto: quella proposta di riunire i percorsi nel biennio orientativo unitario e fare in modo che ci sia quella che viene de-finita una formazione culturale generale solida estesa a tutti gli indirizzi. In Trentino c’è un unico regolamen-to, è mossa strategica decisiva! Competenze: ottima la distinzione tra officina e labora-torio, in cui anche la licealità può finalmente prendere corpo. Competenza europea, ci dice che le situazioni sono anche situazioni di studio non ci dice che sono sempre si-tuazioni di tipo professionale o lavorative, di studio, allo-ra ecco che sono laboratori di pensiero riflessivo.C’era bisogno di avviare queste riflessioni, prospettiva di rete allargata di “buone pratiche” che mantenga nel tempo reti di licei in regioni differenti. (m.c.)

17n. 6 giugno 2012

Inserto a cura di: Mario Caroli

Interventi di: Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Norma Borgogno, Mario Caroli, Luciano Covi, Bea-trice de Gerloni, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Lucio Guasti, Maria Martinelli, Silvia Pa-van, Chiara Raffaelli, Emma Ronza

Il percorso di formazione per 240 docenti neoassunti a.s. 2011-2012

in ProVa

il dossier

denTRo LA foRMAzIoneil dossieril questionariola testimonianzai referentiil direttore del Centrola formazione lo sguardo internazionalelo sguardo nazionalelo sguardo provinciale

18 n. 6 giugno 2012

S’è concluso da poco il percorso ufficiale di forma-zione organizzato dal Centro per la Formazione Insegnanti di Rovereto per circa 240 insegnanti neoassunti nell’anno 2011-2012 nel cosiddetto “anno di prova”, al termine del quale, dopo aver so-stenuto anche altre “prove” all’interno della propria scuola, c’è il fatidico passaggio definitivo in ruolo. Didascalie ha già dedicato alcuni servizi nei nume-ri precedenti a momenti specifici di tale percorso.In questo dossier tentiamo di fare il punto attra-verso una testimonianza “speciale” (abbiamo scel-to una docente di tedesco di scuola secondaria di primo grado e motiviamo con quali criteri), alcune interviste a più voci alle insegnanti in utilizzo pres-so il Centro (e ad Aldo Gabbi), che hanno fatto da referenti per il centro nelle quattro sedi decentrate; una breve intervista al direttore del centro, Luciano Covi, ed una breve sintesi di quattro interventi nel Seminario di approfondimento del 26 marzo 2012, relativamente agli aspetti del profilo professionale del docente e della sua formazione iniziale.Nessuna velleità di essere esaustivi, ci sarebbe tan-to altro da dire e da scrivere, ma per chi fosse inte-ressato c’è una ricca documentazione sulla piatta-forma interna al sito del Centro stesso.Nella pagina accanto, riportiamo i grafici relativi al questionario finale che il Centro ha fatto com-pilare ai corsisti e, qui di seguito, una breve sintesi metodologica e di commento, che ci è stata fornita da chi al Centro ha analizzato i questionari. (m.c.)

NEOASSUNTI“Provati” e “arruolati”

il dossier

Il questionario

“Al termine del percorso per i neo docenti in ruolo, è stato sottoposto ai partecipanti un questionario di va-lutazione complessivo, centrato sui seguenti aspetti:a) Contenuti• Grado di preparazione precedente sull’argomento• Utilità degli argomenti trattati per la sua crescita pro-

fessionale• Organicità degli argomenti trattati• Incremento delle conoscenze/competenze• Livello di soddisfazione generale in rapporto alle aspet-tativeb) Metodologia• Stimolo del grado di interesse e livello di coinvolgimento• Utilità del materiale didattico c) Organizzazione e logistica• Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici• Funzionamento della Segreteria• Assistenza logistica durante i corsid) Giudizio complessivo sul percorso

Le risposte

Gli esiti degli oltre 200 questionari raccolti sono ri-portati nelle tavole a seguire e nel complesso metto-no in luce un quadro molto positivo, evidenziando in particolare i seguenti aspetti.Il 67,4% dei partecipanti ha registrato un buono o ottimo incremento delle proprie conoscenze/compe-tenze, il 61,0% evidenzia una positiva utilità degli ar-gomenti trattati per la propria crescita professionale e, per quanto riguarda la loro organicità, il 54,6% la considera buona/ottima. Il livello di incremento del-le conoscenze/competenze a fine corso è stato dichia-rato di livello buono od ottimo dal 67,4% dei docenti neo-immessi in ruolo. Secondo il 61,8% dei frequen-tanti il percorso i relatori hanno saputo ben stimo-lare l’interesse e favorito la partecipazione, mentre si raggiungono riscontri positivi in percentuali superio-ri all’80% a fronte di items connessi all’organizzazio-ne delle attività, distribuite parallelamente su quat-tro sedi (Trento, Rovereto, Mezzolombardo e Pergine Valsugana), oltre la formazione a distanza. Ha espres-so quindi un giudizio complessivo sul percorso di li-vello “buono/ottimo” ben il 68,7%.”

19n. 6 giugno 2012

2) Grado di preparazione precedente sull'argomento

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

205

2

52

144

7

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

1,0%

25,4%

70,2%

3,4%

Grado di preparazione precedente sull'argomento

0

50

100

150

1 2 3 4

3) Utilità degli argomenti trattati per la sua crescita professionale

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

205

16

64

97

28

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

7,8%

31,2%

47,3%

13,7%

Utilità degli argomenti trattati per la sua crescitaprofessionale

0

20

40

60

80

100

1 2 3 4

4) Organicità degli argomenti trattati

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

205

14

79

96

16

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

6,8%

38,5%

46,8%

7,8%

Organicità degli argomenti trattati

0

20

40

60

80

100

1 2 3 4

5) Livello di incremento delle conoscenze/competenze

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

206

21

46

73

66

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

10,2%

22,3%

35,4%

32,0%

Livello di incremento delle conoscenze/competenze

0

20

40

60

80

1 2 3 4

6) Livello di soddisfazione generale in rapporto alle aspettative

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

206

31

58

106

11

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

15,0%

28,2%

51,5%

5,3%

Livello di soddisfazione generale in rapporto alleaspettative

0

50

100

150

1 2 3 4

7) I relatori hanno saputo stimolare l'interesse e la partecipazione

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

207

16

63

106

22

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

7,7%

30,4%

51,2%

10,6%

I relatori hanno saputo stimolare l'interesse e lapartecipazione

0

50

100

150

1 2 3 49) Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

205

9

49

101

46

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

4,4%

23,9%

49,3%

22,4%

Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici

0

50

100

150

1 2 3 4

10) Funzionamento della Segreteria

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

199

5

22

130

42

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

2,5%

11,1%

65,3%

21,1%

Funzionamento della Segreteria

0

50

100

150

1 2 3 4

11) Assistenza logistica in generale

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

201

9

29

122

41

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

4,5%

14,4%

60,7%

20,4%

Assistenza logistica in generale

0

50

100

150

1 2 3 4

12) Giudizio complessivo

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

201

15

48

123

15

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

7,5%

23,9%

61,2%

7,5%

Giudizio complessivo

0

50

100

150

1 2 3 4

1) Indicare ordine discuola

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

primaria

secondaria di primo grado

secondaria di secondo grado

formazione professionale

194

54

79

61

0

Percentuali verticali

TOTALE

primaria

secondaria di primo grado

secondaria di secondo grado

ormazione professionale

100,0%

27,8%

40,7%

31,4%

0,0%

Indicare ordine di scuola

0

20

40

60

80

primaria secondaria di secondo gradosecondaria di primo grado formazione professionale

1) Indicare ordine di scuola TOTALIValori assolutiTOTALE

194

primaria 54secondaria di primo grado 79secondaria di secondo grado 61formazione professionale 0Percentuali verticaliTOTALE 100,0%primaria 27,8secondaria di primo grado 40,7secondaria di secondo grado 31,4formazione professionale 0,0%

8) Il materiale didattico è stato adeguato e utile

TOTALI

Valori assoluti

TOTALE

1

2

3

4

205

14

73

99

19

Percentuali verticali

TOTALE

1

2

3

4

100,0%

6,8%

35,6%

48,3%

9,3%

Il materiale didattico è stato adeguato e utile

0

20

40

60

80

100

1 2 3 4

20 n. 6 giugno 2012

testimonianza

chiara raffaelli: 34 anni (35 quando sarà uscito questo numero della rivista – lo precisa lei) inse-gnante di tedesco nella scuola secondaria di pri-mo grado, insegna da 11 anni, ma è al suo primo anno presso la scuola media “Manzoni” dell’I-stituto comprensivo Trento 6: “una scuola in cui non sono mai stata prima, ma ho fatto l’an-no di prova proprio qui, in cui non conoscevo praticamente nessuno”.

IL MIO ANNO DI PROVAChiara Raffaelli, insegnante di tedesco

“In prova, in una scuola in cui non cono-scevo nessuno”

Comincia così la “chiacchierata” con Chiara Raffaelli, “corsista per caso” nell’anno di prova, che ha appena concluso – e con una certa dose di gradimento, ci pare di capire – il suo percorso di neoassunta in ruolo per l’anno 2011/2012. “Per caso”, nel senso che non ab-biamo fatta nessuna particolare selezione prima di in-dividuare lei come “la voce di una singola corsista”, ov-viamente non “rappresentativa” di tutti i corsisti. Per caso, nel senso che abbiamo chiesto a chi aveva segui-to il gruppo territoriale di Trento di indicarci un nome, meglio se residente a Trento (per problemi di tempo a disposizione per confezionare questo Dossier), meglio se di scuola secondaria di primo grado (indicata di so-lito come più “delicata” e complessa), meglio se inse-gnante di una materia diversa da quelle letterarie (scelte quasi sempre come campione), meglio – come prere-quisito – se disponibile a farsi intervistare.Insomma: ecco la testimonianza di un’esperienza indi-viduale, motivata e libera nelle considerazioni. L’inse-gnante comincia a rispondere alle domande, facendo-mi notare, senza polemica, che è stata messa alla prova proprio mentre insegnava per il primo anno in una scuola in cui non conosceva nessuno, anche se aveva alle spalle altri dieci anni di servizio in altre scuole. Così è capitato e forse questo, come altri dati che emergeranno nel-la conversazione, potranno ser-vire innanzitutto al Centro For-mazione Insegnanti di Rovereto nel momento in cui dovrà orga-

nizzare un altro percorso di anno di prova – se mai ci sarà un’altra volta pari pari come questa.Chi è l’insegnante Chiara Raffaelli? Lo leggiamo in premessa alla sua Relazione finale:“Sono arrivata alle medie Manzoni dopo dieci anni di precariato abbastanza privilegiato, avendo avuto la fortuna di lavorare relativamente vicino a casa, muo-vendomi lungo la Valle dell’Adige, tra Lavis ed Avio. Tuttavia le esperienze di ogni anno e ogni scuola in cui ho insegnato (sempre una diversa ogni anno) sono state uniche e hanno arricchito in modo spe-ciale il mio bagaglio di insegnante: i progetti attuati, l’esempio prezioso dei colleghi, l’interazione con gli alunni, il rapporto con le famiglie... L’unico svantag-gio, oltre al necessario periodo di adattamento inizia-le, è costituito senza dubbio dalla mancata continu-ità e dall’impossibilità di pianificare e portare avanti dei progetti per più anni (nel mio caso di insegnan-te di lingua straniera soprattutto gemellaggi e corri-spondenze con alunni di madrelingua tedesca, ma an-che progetti o attività all’interno dello stesso istituto).Anche quest’anno, dopo l’immissione in ruolo, mi sono ritrovata a cambiare ancora scuola”

L’INTERVISTA

partiamo dalle incombenze di un docente nel pri-mo anno di assunzione a tempo indeterminato, ol-tre a frequentare il corso di formazione?Nella nostra scuola viene richiesta una relazione finale, in realtà non sono stati dati dei criteri per tutte le scuo-le, dei parametri precisi, però uno si fa un’idea subito an-che sfogliando le copie delle unità didattiche prodotte ne-gli anni precedenti e depositate in biblioteca; questo ci

è stato consigliato di fare all’ini-zio dell’anno. Di solito sono unità didattiche particolari, dei proget-ti particolare. Ho saputo dai col-leghi che hanno frequentato con me il corso di formazione che al-cune scuole richiedevano addi-rittura una relazione sui corsi… Non c’è una omogeneità, dipen-de dalla scuola, dal preside, sta di fatto che c’è la discussione di que-sta relazione alla fine dell’anno con il Comitato interno alla pro-

21n. 6 giugno 2012

pria scuola formato dal dirigente, dal do-cente tutor e - almeno nella nostra scuola - anche da docenti rappresentanti della scuola primaria, perchè nell’istituto, oltre a me e ad altri della scuola media, ci sono anche insegnanti neo-as-sunti alle elementari. Ognuno di noi ha un docente tu-tor; il mio era un insegnante di tedesco (meglio se è della stessa area disciplinare, ma nelle scuole piccole dove ma-gari c’è un docente di musica in prova e non ha altri col-leghi della stessa disciplina, se ne sceglie comunque un al-tro, purché di ruolo).Unità di lavoro: ho sviluppato un’idea di una col-lega di tedesco con cui ha lavorato tre anni fa

Chi ha seguito e accompagnato il percorso di forma-zione non ha dubbi sulla positività della parte speci-fica sulla “costruzione” dell’Unità di Lavoro da parte dei corsisti. “Tutti ne hanno consegnato una – scrive Emma Ronza – ; formati e lunghezze diversi ma tutte interessanti. Le abbiamo visionate e dopo gli incontri, per chi lo ha richiesto e sono stati in molti a farlo, ab-biamo dato un feedback personale del lavoro svolto. Feedback, che non era in alcun modo valutativo, ben-sì un insieme di considerazioni da collega a collega, per capire meglio assieme il lavoro svolto”. I titoli del-le Unità di Lavoro consegnate spaziano a tutto cam-po, ne citiamo alcuni:“Progettare e scrivere” - Laboratorio di scrittura nell’am-bito di italiano per una classe prima della scuola se-condaria di primo grado, da parte di un docente di materie letterarie;“L’ereditarietà dei caratteri: geni e cromosomi” - di un insegnante di matematica e scienze sempre nella scuo-la secondaria di primo grado, per le classi terze e collo-cata nel secondo quadrimestre (marzo-aprile);“Meine Stadt Rovereto”- di una docente di lingua stra-niera (tedesco), area lingue comunitarie, per una clas-se seconda della secondaria di primo grado, da ripre-sentare poi in terza “durante la settimana scolastica in Austria”…

La tua unità di lavoro?Ho preso una unità didattica dal libro di testo e l’ho reimpostata in base agli obiettivi che mi sono posta. L’ar-gomento era “la casa”, però il mio interesse particolare all’interno del corso di formazione era legato al discorso sulle competenze, progettare e valutare per competenze; così ho provato ad applicare quanto appreso. L’ho imma-ginata in una seconda classe e lì l’ho provata. Per corret-tezza, devo ricordare che nell’attività dell’agenzia immo-biliare come esempio di lavoro di gruppo portato avanti nel mio progetto, ho sviluppato un’idea (ossia quella di far scrivere agli alunni l’annuncio per affittare la propria

casa) che in realtà ho preso da una collega di tedesco con cui ha lavorato tre anni fa. Perciò, l’idea non è mia e non vorrei attribuirmene la “paternità”.

La casa, dal punto di vista pluridisciplinare oppu-re solo dal punto di vista della lingua straniera?Ho cercato qualche aggancio pluridisciplinare, ma con più attenzione alla lingua e alle competenze non solo lingui-stiche, ma anche quelle che non sapevo si potessero testare, competenze non strettamente disciplinari, “le competenze di cittadinanza o europee”. Io in particolare ho richiesto ai miei alunni di lavorare a gruppi ed ho valutato la compe-tenza dell’autonomia e della collaborazione.

Fammi un esempio concreto…I ragazzi hanno lavorato in modo autonomo. Non ho impostato tutte le attività in modo frontale, ma respon-sabilizzando i ragazzi a fare tutto tra loro, a gruppi. Di solito nelle lezioni di lingua si raccolgono i vocaboli ma-gari insieme e si dice “copia da…”, invece ho fatto pren-dere appunti nelle prime lezioni in cui venivano fuori le nuove strutture e poi a gruppi, in base a schede prepara-te, hanno dovuto mettere in ordine loro tutto.

Ha avuto successo?A loro è piaciuto, anche se si è trattato di una classe che ha problemi al suo interno e non è molto coesa, io ho scel-to apposta di farli lavorare così…

Dal punto di vista linguistico del tedesco, secon-do te, cosa hanno portato a casa i ragazzi con que-sto percorso?Penso che il traguardo sia stato raggiunto. Io ho chiesto loro di provare anche a drammatizzare. Ci siamo inven-tati un’agenzia immobiliare, dei finti annunci immobi-liari con i dati delle loro case, delle richieste da clienti. Un gruppo fa finta di essere una coppia che cerca un ap-partamento con certe caratteristiche… Alcuni hanno fat-to una brochure con gli annunci, gli altri cercavano l’ap-partamento confrontandolo con le indicazioni riportate nella brochure, poi c’era il dialogo in agenzia immobilia-re… Magari dal punto di vista disciplinare si raggiun-gono gli stessi obiettivi nel senso che imparano lo stesso a dire dove si trova la casa che ha tot stanze, ma i ragazzi si sono esercitati di più dal punto di vista orale, perché ve-niva loro richiesto di usare più volte la lingua ed hanno fissato meglio alcuni elementi, hanno arricchito di più il lessico e usato in un particolare contesto.

22 n. 6 giugno 2012

E le competenze di cittadinanza?Loro sono riusciti a

superare problemi di accordo, di collaborazione con i compagni, perché messi di fronte ad un compito sono sta-ti costretti a collaborare per forza e credo che anche come autonomia siano riusciti tutti a tenere il passo. Talvolta ho dovuto concedere più tempo, perché lavorare a gruppi porta via più tempo rispetto al lavorare individualmen-te, però di fatto tutti hanno svolto gli esercizi, mentre in classe qualcuno di solito si perde.

A te, come insegnante, cosa è rimasto?Mi mancava questa parte sull’aggiornamento delle com-petenze, per me è stato fondamentale. I relatori hanno fornito molti esempi, quello è stato importante.

“Io ho sempre un approccio positivo, cerco di prendere quello che c’è di buono e di utile in ogni esperienza”

La tua prima impressione, quando hai iniziato il corso. dopo dieci anni di insegnamento, ti sembra-va di essere ritornata una scolaretta?Io ho sempre un approccio positivo, vedo il lato positivo, cerco di prendere quello che c’è di buono e di utile in ogni esperienza. Sì, l’impressione era quella di tornare ai tem-pi della SSIS. Il problema del gruppo di Trento, di cui ho fatto parte, è stato il numero piuttosto elevato e non tutti ovviamente molto motivati. Per me era semplice perché la sede del corso era vicino alla mia sede di lavoro, ma al-tri venivano dalle valli limitrofe, quindi motivazioni di-verse e stanchezza da parte di alcuni colleghi.

Avete potuto instaurare un legame con colleghi di altre scuole?No, perché eravamo in gruppi troppo numerosi. Ho scam-biato qualche parola, ma non siamo riusciti ad instaura-re altri rapporti.

Modalità organizzative, lezioni frontali, gruppi di lavoro…

Un ragionamento a percorso finito sulla parte frontale e sullo spazio per i gruppi…Secondo me con i gruppi che avevamo non si poteva fare in altro modo. Pensandoci: è mancata la risorsa dell’aula informatica a Trento, perché di fatto abbiamo fatto due lezioni ma solo con la lavagna interattiva, senza che noi potessimo metterci mano.

E le relazioni frontali?Io le ho apprezzate perché sono servite a mettere in ordi-ne tutte le cose che sapevo, ma che avevo come sparse: leg-gi dell’autonomia, alcuni passaggi normativi, sono cose di tutti i giorni, ma nelle prime lezioni hanno ripercorso la storia della normativa, quello è stato utile ad aiutar-ci a mettere tutte le caselle in ordine. Certo, è mancato l’approfondimento di alcuni argomenti, ma gli argomen-ti erano davvero tanti.

Alcuni dicevano che alcuni temi avrebbero merita-to un corso interoSì sicuramente, lo scopo era quello di sistemare, fare un quadro d’insieme, i relatori hanno fatto un quadro, un si-stema in cui tutte le proprie competenze e conoscenze uno le mette lì. Sarebbe stato interessante addentrarsi di più, per esempio sull’adolescenza, è mancato l’approfondimen-to. Però, era inevitabile: o uno dà un’infarinatura genera-le dei vari argomenti o ne sceglie pochi e li approfondisce.

Obiettivi o traguardi?

L’ultimo incontro: mi pare che a trento, ci sia stato un confronto vivace…Sì, è stato un gruppo un po’ polemico. Dibattito acceso, ma solo una contestazione terminologica: alcuni colleghi accaniti mentre veniva presentata un’unità didattica di un collega di altra sede, di tipo storico mi pare…, è par-tita la discussione sul termine “traguardi” anziché “obiet-tivi” educativi, formativi o disciplinari. Nel corso ci era stato detto che nell’unità didattica sulle competenze si dovrebbe parlare di “traguardi”, invece il collega aveva inserito il termine, che si usa solitamente, di “obiettivo”. Più che altro c’è stata una discussione sul lessico e poi da lì ci sono state altre critiche in generale.

Ripensando al percorso dal tuo punto di vista: “io, il corso e il mio lavoro nella scuola, in classe…”Ho cercato di applicare subito, quanto possibile, quanto ho imparato con l’attività, soprattutto la parte del corso con le nuove tecnologie, ho provato ad usare i nuovi stru-menti. Sono andata avanti in parallelo. Per esempio, la

parte sull’adolescen-za mi ha fatto pen-sare soprattutto al nodo centrale, alle diverse relazioni tra genitori e fi-gli, una volta c’era la regola, io cerco di ubbidire per-ché mi hanno in-

23n. 6 giugno 2012

segnato delle regole che non andrebbero viola-te, mentre adesso il rap-porto è “io cerco di comportarmi bene perché altrimenti deludo i miei genitori”, va mol-to sull’emotivo, sull’affettivo, c’è la delusione dietro; non tanto i miei genitori che mi hanno insegnato che non devo fare questo, ma io che procuro un dispiacere a loro.

qualche flash sui vari blocchi di contenuto: il quadro del sistema educativo trentino e poi tema-tiche specifiche Mi hanno fatto ordine, uno capisce il perché viene richie-sta all’insegnante una certa cosa, perché ci sono i piani di studio, perché si parla di competenze… Ma anche chia-rezza sugli ultimi sviluppi, sull’Iprase, sul nuovo Dipar-timento della conoscenza; anche questo è utile, perché a scuola si parla costantemente di queste cose, ma non sia-mo aggiornati

Inclusione e accoglienza: davvero poco…

qualche criticità?Sull’inclusione, sui BES (Bisogni Educativi Speciali) e sull’accoglienza stranieri: davvero poco. C’è stato un po-meriggio, ma sono arrivata a casa senza aver portato via nulla. C’è stata una riflessione, ma servirebbe di più, sono uscite ultimamente delle Linee Guida nuove, sui Bes e sugli stranieri, nuove indicazioni per l’esame di ter-za media… a me servono quelle! Interessante il Proget-to Campus, ma poi lavoro di gruppo un po’ dispersivo.

C’è stato anche un momento di approfondimento particolare col seminario del 26 marzo…Per quanto riguarda il seminario sulla formazione e sul-lo sviluppo professionale del docente, non mi sono sentita molto coinvolta perché sembrava rivolto non tanto agli in-segnanti quanto piuttosto ai vari assessori, dirigenti e di-rettori presenti. Non ricordo nel dettaglio i singoli inter-venti, mi ha interessato il dibattito sul reclutamento degli insegnanti e le riflessioni sui probabili motivi della com-petitività (didattica centrata sulle competenze, pochi argo-menti, poca teoria e tanti esercizi), certificata da test in-ternazionali, della formazione scolastica (in quel caso in matematica) di alcuni stati nel mondo (ne veniva citato uno asiatico in particolare, ma non ricordo il nome).

Finito il percorso sull’anno di prova, possiamo chiudere con qualche altra riflessione che si lega all’assunzione in ruolo: il dibattito sul recluta-mento, graduatorie, albo professionale…Non so sinceramente quale sia la differenza tra gradua-

toria e albo. La chiamata delle scuole, in uno sta-to come l’Italia, mi sembra un po’ problematica…

… e l’anno di prova così come l’hai fatto tu?L’anno di prova, almeno per me, è passato normal-

mente con un corso da frequentare e una tesina da prepa-rare, però nessuno di fatto mi ha valutato, nessuno è venu-to a vedere le mie lezioni, quindi prova tra virgolette. Penso che da altre parti l’anno di prova, in altri settori sia diver-so dal nostro…

… abbiamo pubblicata una lettera su didascalie di un gruppo di insegnanti della val di fiemme mi pare, che invitavano a parlare tranquillamente di valutazione del lavoro degli insegnanti… … impossibile per me a scuola…

Mi pare che adesso in trentino è maturo il discorso?Sì…

Sei un po’ scettica..Sì, perché è sempre difficile per l’insegnante essere valu-tato, entra sempre dentro qualche componente, entra la simpatia, entrano altre cose che magari in altri mestieri è più semplice tener fuori.

Insomma: servirebbe, però - dici è molto complesso arrivare ad una valutazione vera.Per me sì, probabilmente un’idea potrebbe essere anche quella di utilizzare i risultati dei test Invalsi per giudica-re l’insegnante; ma anche questo è abbastanza problema-tico. Se funzionano i risultati allora vuol dire che fun-ziona anche l’insegnante; però, dipende anche dal bacino d’utenza della scuola, perché insegnare in certe realtà è diverso rispetto ad altre.

Però tu dici che l’anno di prova più che sulla for-mazione dovrebbe centrare più l’attenzione sul “provare” davveroIo non mi sono sentita valutata, è stato un anno come altri, poi il 4 giugno ho la discussione della relazione finale per cui è solo lì di fatto che arriva la prova tramite un collega.

Suggerimenti?Per carità, ognuno prende un pro-getto che ha fatto durante l’anno, ne parla e ne relaziona al comita-to interno alla scuola; ma avrebbe forse più senso che la scuola chie-desse agli insegnanti in prova di produrre materiali che servono poi alla scuola stessa.

Mario Caroli

24 n. 6 giugno 2012

referenti territoriali

Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Aldo Gabbi, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Emma Ronza: sono stati questi “l’occhio e le mani” del Centro di Formazione Insegnanti nelle realtà territoriali in cui s’è tenuto il corso: Trento, Rovereto, Pergi-ne, Mezzolombardo. A parte Gabbi (ex dirigente scolastico e sovrintendente) le altre sono tutte in-segnanti in utilizzo presso il Centro di Rovereto. Non c’era un’assegnazione rigida per zona, qual-cuna ha seguito anche più sedi, ruolo di accom-pagnamento, talvolta anche di esperto su tema, attenzione agli aspetti organizzativi e logistici, in-serimento del materiale sulla piattaforma, presen-tazione dei relatori, supporto nella preparazione dell’unità di lavoro e nel percorso conclusivo per la restituzione ai docenti delle osservazioni…Riportiamo una sintesi delle risposte che ab-biamo raccolto in due tre incontri diversi con loro, proprio a ridosso della conclusione uf-ficiale del corso.

REFERENTIL’accompagnamento del Centro

Prime impressioni: “Ecco, s’avanza uno strano insegnante….”

Un gruppo composito, alcuni davvero entravano per la prima volta, ma la maggior parte no. Più di una per-sona addirittura da vent’anni in servizio.all’inizio c’è stato anche un entusiasmo perché co-munque la qualità dei relatori era indiscutibile, di grande interesse e che portavano un contributo uti-le. A noi sono sembrati molto disponibili e motivati, soprattutto quelli più giovani, da pochi anni in servi-zio, soprattutto della scuola primaria. La struttura or-ganizzativa è stata accettata, del resto il Centro aveva contattato i presidi prima in modo capillare sul calen-dario, anche perché le ore di formazione per le im-missioni in ruolo hanno la precedenza per contratto. All’inizio erano curiosi del percorso e di quello che li aspettava, anche perchè l’immissione in ruolo è co-munque un momento importante della carriera, an-che se viene tardi. Semmai bisognerebbe iniziare pri-ma il corso e non ad anno scolastico avanzato.nella parte finale è prevalsa a qualcuno la stanchez-za, le 40 ore vissute in sovrapposizione alle attività che comunque dovevano svolgere a scuola (scrutini, con-sigli di classe, attività di programmazione e contem-

poraneamente la richiesta di chiusura del corso cui vengono colti da una sindrome di dare il meglio di sé e anche di dimostrarlo. Stanchezza in concomitanza con la stanchezza fisiologica della scuola. Comunque, anche l’ultimo incontro è stato vissuto in modo in-tenso, non col clima “per fortuna che è finita!”. Maga-ri clima vivace, ma anche molto stimolante in alcune sedi. Erano molto contenti che noi avessimo letto le loro unità di lavoro e che ci siamo fermati a dare una restituzione individuale a ciascuno.“Io ho avuto l’impressione che i corsisti, da una parte, hanno sentito queste 40 ore come faticose, aggiunte al lavoro di scuola e da impegni domestici; dall’altra, chiedevano un accompagnamento. Se avessero potu-to, avrebbero allungato anche volentieri, ad esempio sulla parte pratica, assistita, vissuta da quasi tutti con curiosità, con aggressività anche nell’intervenire, in modo sano ovviamente.”

Articolazione in quattro territori: non per tutti funzionale

La divisione in quattro zone territoriali andava nella direzione di creare gruppi ridotti e legati al territorio e alla scuola dove prestavano servizio. La regola che “l’anno di prova lo fai a scuola, quindi va mantenuta la relazione con la scuola di appartenenza”. Questo ha funzionato per la maggioranza dei corsiti, per qualcu-

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no (che magari aveva la residenza a Rovereto, ma in-segnava a Pergine) questo è stato un problema più che opportunità. L’obiettivo primario era quello logistico: il docente finiva scuola alle 13.30 e alle 14.30 inizia-va il corso di formazione. Poi, la possibilità di lavora-re insieme, insegnanti che lavorano nella stessa scuola, magari quelli delle elementari con quelli delle medie, dove è stato possibile. Il fatto che ci siano più territo-ri con gruppi più ristretti in qualche modo permette questo avvicinamento tra di loro.Comunque i gruppi sono sembrati collaborativi, per-ché hanno avuto spazio e tempo per richieste, per fi-delizzare, “e, per noi, di accompagnare, riconoscere, instaurare un rapporto. Ci siamo presentati come col-leghi, forse anche questo è servito col doppio ruolo di chi ha già fatto anche lui l’anno di prova e di chi ar-riva dalla classe. Insegnanti sull’esperienza operativa; poi chiaramente rappresentiamo il Centro, ma non ci hanno visto come istituzioni.”

Una platea eterogenea, ma davvero tutti bravi

Sul percorso di formazione, la risposta è legata mol-to alla sensibilità del singolo docente. Nei questiona-ri finali alcuni hanno risposto che avrebbero preferi-to più laboratori, altri più lavori di gruppo, altri le lezioni frontali. Come succede in classe: tante perso-ne e richieste molto diverse. Alcuni avrebbero voluto un’analisi dei bisogni prima di strutturare il percorso. Ma questo non era possibile proprio a livello logisti-co. Altri chiedevano di approfondire la certificazione delle competenze o la normativa. C’erano età diverse

di esperienza ed esigenze diverse, ma anche un po’ di confusione tra un cor-so di aggiornamento e un percorso obbligatorio di formazione.È logico che le cose che i contenuti delle relazio-ni e dei vari contributi al-cuni li conoscevano già, però gli imput sono ser-viti lo stesso per tutti, per esempio la parte legislati-va l’hanno trovata molto interessante perché, an-che se sei nella scuola da tanti anni magari ti man-ca un quadro d’insieme. Certo, qualche critici-

tà c’è stata: l’area BES, per esempio. “Abbiamo fatto un solo intervento, difficile e faticosissimo, per sensibi-lizzare persone che magari lavorano in scuole privile-giate, dove non esiste nes-sun tipo di problema insie-me ad altre che lavorano in realtà dove c’è di tutto e di più. Sarebbe bello, come ipotesi, pensare un’offerta con più percorsi tra i qua-li i docente può scegliere l’approfondimento, ma dal punto di vista organizzati-vo questo non sarebbe sta-to possibile; una platea così eterogenea non permette di venire incontro alle esigen-ze di ciascuno.”Da parte dei docenti, il livello delle relazioni è stato assolutamente apprezzato, esplicitamente e nessuna cri-tica. Da parte dei referenti del Centro, l’impressione è che “avevamo di fronte comunque una platea estre-mamente brava, tutti 240 dei vari ordini di scuola e delle varie discipline.”

Modalità e contenuti: lezione frontale, gruppi di lavoro, laboratori, tematiche

nuove tecnologieQuasi tutti hanno richiesto in modo specifico di avere la possibilità di lavoro in piccolo gruppo e soprattutto di lavorare con una macchina, cosa che è stata difficile da organizzare. Far lavorare 240 persone davanti a 240 computer non è semplicissimo, però c’è da pensarci, hanno ragione se dicono: “ Ottimi interventi, però se io non posso provare direttamente quello che ho im-parato, lo perdo nel giro di poco tempo.” Vorrebbe-ro tornare a scuola e mettere subito in pratica quello che hanno appreso. Rimane un problema, questo del-le nuove tecnologie, bisogna fare i conti anche col fat-to che ci sono insegnanti che non sanno ancora usare il computer e che hanno bisogno di smanettere men-tre viene fatta loro una lezione sulle tecnologie.contenuti e disciplineIn un corso di formazione come questo, non so se è pregio o difetto, cerchi di esplorare il più possibile il mondo della scuola, che non è un percorso mono-litico. Alcuni docenti hanno chiesto di approfondire delle parti singole. Alla fine, il messaggio è stato: “Ti

Cristina Bianchi

Aldo Gabbi

26 n. 6 giugno 2012

dò un assaggio di quello che è per noi il mondo della scuola in termini di formazione, sapendo che ci col-lochiamo parallelamente a quello che viene fatto operativamente nel-la scuola.” Certo, alcune tematiche potevano reggere da sole per l’inte-ro corso.“Le discipline non sono state sfiorate”, questo è sta-to detto da taluni, come criticità. Ma la proposta del Centro ha preferito scegliere alcuni argomenti che fos-sero rigorosamente trasversali, affidando all’esecuzio-ne dell’unità di lavoro questo compito di sperimenta-zione che poi rientrava nell’attività didattica e quindi nella disciplina del docente. “Non era il Centro a pro-porre le discipline, ma loro con l’Unità di lavoro.”Nel percorso di formazione un ruolo forte l’ha avuto il discorso sulle competenze. “Questo, proprio perché ormai è convinzione diffusa che il nuovo docente di oggi deve costruirsi su un nuovo profilo professionale delle competenze, perché è cambiato il mondo e sono cambiati i ragazzi. Per esempio nel profilo professio-nale nuovo c’è l’uso delle tecnologie, come strumento, c’è il fatto di far interagire i ragazzi, c’è il discorso di farli calare in situazione di realtà… Insomma c’è una situazione ed un contesto che davvero diverso rispetto a prima, inutile girarci intorno.”

Unità di lavoro: sfida su competenze autentiche, compiti di realtà

240 persone si sono cimentate nel tempo di 7 ore do-cumentandole, ha progettato, descritto, raccontato… Una sfida, quella di dire “le 7 ore a distanza le didichi a fare qualcosa di laboratoriale, di concreto, individua-le o di gruppo, non facendo scritture e ragionamenti che poi andrebbero buttati via, bensì producendo ma-teriale con la propria esperienza e con quello che ha sentito, progetta col sistema che vuoi (biografico, de-scrittivo, schematico, interattivo, multimediale) un’u-nità di lavoro per l’apprendimento”.Alcuni sono lavori originali quindi pensati per questa consegna finale, altri sono rielaborazioni di lavori pre-cendenti e questo è stato detto loro che potevano asso-lutamente farlo, anzi di non sprecare tempo a costru-ire qualcosa di ex novo se avevano già sperimentato. “I più raffinati mettono anche le rubriche valutative, che sono la cosa più difficile.” Nel complesso, si tratta davvero di lavori molto interessanti da cui emerge una grande passione nello sperimentare una didattica la-boratoriale, nel mettersi in gioco, coinvolgendo anche più discipline e competenze di cittadinanza. Si impara

a lavorare per competenze a scuola, a partire magari da alcune sempli-ficazioni che sono state fornite nel corso e non solo dalla programma-zione sulla carta.questo il racconto riferito ad uno degli ultimi incontri dedicati proprio all’Unità di lavoro.

“Nell’ultimo incontro ho presentato un’unità, scritta da un insegnante, in inglese, sulla guerra di secessione e sulla Costituzione americana. L’aggancio arriva su-bito poi con la Costituzione italiana e avanti con i pa-ragoni. La cosa carina che è venuta fuori è che adesso facciamo lo Statuto della classe. C’è stata la contestua-lizzazione storica, partendo dall’America, la guerra, l’illuminismo, la Costituzione Usa con pochi artico-li, particolarmente pragmatica, semplice, e la studia-mo in inglese, un lavoro grosso, che si fa in due mesi. Il compito autentico è l’enfasi che tu dai nel fare il re-golamento di classe, le competenze trasversali, le com-petenze di cittadinanza, le competenze disciplinari. È una cosa bellissima: i ragazzini portano a casa un per-corso che hanno fatto con la testa, un regolamento di comportamento con le sanzioni, ecc. Poi ho presen-tato un’altra unità di lavoro sul tangram, bellissima, e una di italiano strutturatissima sul sapere scrivere con tutte le rubriche valutative, e lì sono rimasti di stuc-co….”

Percorso prevalentemente frontale, ma anche operatività in gruppo…

L’attività dell’intero per-corso ha avuto una pro-grammazione preva-lentemente frontale, ad esclusione dei gruppi sulle TIC (gruppi da 20 perso-ne con le lavagne interat-tive e si poteva anche la-vorare con i computer in laboratorio), ma l’operati-vità nei gruppi c’è stata.Il corso li ha formati su-gli obiettivi da raggiun-gere, poi c’è stata la divi-sione dei 240 insegnanti in nove gruppi da 25-26 persone, nei quali è sta-ta fatta la semplificazio-ne di come una unità di apprendimento può esse-

Emma Ronza

Maria Martinelli

Paola Baratter

27n. 6 giugno 2012

re svolta utilizzando il di-gitale. Il risultato: “le uni-tà di lavoro non le hanno inviate via mail, ma de-positate direttamente in piattaforma sul sito del Centro. Tutti hanno dun-que utilizzato la piatta-forma e-learning. Non è poco.”La frontalità resiste an-cora, come metodo d’in-segnamento, di più più nella scuola superiore, ma le attività e modalità la-boratoriali sono molte di più di quelle che ve-diamo dall’esterno, spe-cie nel primo ciclo. Molte idee rimangano nascoste, di quello che succede in aula non sappiamo mol-

to, ma proprio in queste occasioni emerge la possi-bilità di confronto e l’unità di lavoro è bella perché ti permette di trasferire questi percorsi, adattarli a nuo-vi contesti. Questa opportunità di diffondere una mo-dalità didattica diversa, inclusiva coinvolgente, è sta-to uno degli aspetti più interessanti che sono emersi.Nell’ultimo incontro è stata fatta firmare una di-chiarazione/liberatoria con la formula della Licen-za Creative Commons (che vincola all’indicazione dell’autore, alla non commerciabilità e alla non mo-dificabilità del contenuto), che consente poi al Cen-tro di scegliere le Unità di lavoro più significative e, se il docente ha firmato la liberatoria alla pubblica-zione, quando ci sarà il Centro di documentazione a settembre, tutto questo farà parte di una banca pro-fessionale.

Il Seminario di approfondimento: vissuto come monento di criticità

Il Seminario del 26 marzo sul profilo docente, non è che sia stato vissuto come una cosa “contro il Cen-tro”, ma come un momento impegnativo e forse non molto in sintonia con il percorso complessivo. Non proprio centrato su quello che loro sentono come bi-sogno formativo. E’ partito bene come idea, per indi-viduare un profilo professionale docente. Però, poi s’è innestata un po’ la stanchezza col periodo scolastico, l’essere dovuti venire a Rovereto e poi quattro ore di contributi interessanti, ma senza pausa… “Una pro-

posta interessante, molto densa in un solo pomerig-gio, impegnativa la frequenza.” L’impressione è che i corsisti non hanno avuto neanche il tempo di valuta-re se gli interessava o meno, ma l’hanno vissuto come dovere di fare questa cosa. E’ interessante l’idea del profilo docente, forse però dovrebbe partire da loro la richiesta, magari non in corsa ma concordata all’inizio o alla chiusura. Bisognerebbe fare in modo che coinci-dessero i due momenti, della presentazione teorica del profilo e di chi siamo noi come docenti. È mancata la seconda parte: tu mi dici chi è il docente, io ti dico chi sono io docente. Questa cosa potrebbe trovare un bellissimo momento di contatto e di mediazione tra le parti: “io ho una risposta a una domanda e io una do-manda per una tua risposta.” Una sorta di approfon-dimento del mio vissuto. Se questi due momenti aves-sero uno spessore comune…

Suggerimenti, se si dovesse rifare il percorso

Iniziare il corso il prima possibile, a settembre, ma questo non dipende da chi lo organizza. Se si comin-ciasse a settembre, il corso sarebbe poi più diluito nel tempo e i risultati potrebbe-ro essere utilizzati anche per fare la tesina finale a scuo-la (questa richiesta è emer-sa in più interventi). Loro hanno un lavoro da resti-tuire al dirigente scolastico, altre relazioni da presentare al Comitato di valutazione interno della scuola, seguiti da un docente tutor… Di-cono: “Se noi avessimo avu-to tutte le informazioni che abbiamo avuto nel corso sia dal punto di vista dei con-tenuti sia dal punto di vi-sta dell’aspetto metodologi-co e formale per noi sarebbe stato più semplice pensare all’elaborato finale.” E se si dovesse rifare e riprogettare in futuro l’inte-ro percorso per l’anno di prova? “Si dovrebbe dare più peso all’accompagnamento laboratoriale; doven-do riprogettare, io darei più peso anche alla parte di-gitale, manterrei l’unità didattica della classe da ri-costruire.”

Interviste raccolte e sintetizzate da M.C.Maria Martinelli

Paola Baratter

Silvia Pavan

28 n. 6 giugno 2012

LUCIANO COVIInsegnanti molto diversi tra loro

qual è l’idea forte che c’è dietro l’impostazione di questo percorso per neoassunti nell’anno scolasti-co 2011-2012? Avete pensato ad un piccolo eserci-to di insegnanti per la prima volta in ruolo, ma non certo per la prima volta nella scuola e in classe…La questione è propria questa: ormai da qualche anno gli insegnanti coinvolti nei percorsi dei neo-immessi in ruolo hanno alle spalle da due a più di dieci anni di ser-vizio nella scuola, con esperienze e con livelli di lavoro diversificati; quindi, è la diversità che ci ha influenzato nell’articolare il percorso. Bisognava creare situazioni in cui valorizzare le specificità di ciascuno, facendo al con-tempo risaltare punti di riferimento comuni.

Il programma del percorso non sembra accennare in modo esplicito ai Nuovi Piani di Studio. E così?…Non è proprio così. Si sono intenzionalmente trala-sciati gli aspetti su cui hanno insistito le azioni di ac-compagnamento ai nuovi Piani di Studio Provincia-li realizzate da Iprase e dal Dipartimento nell’ultimo biennio. Per contro, ci si è concentrati su uno dei prin-cipali snodi dei PSP, vale a dire il tema della “valuta-zione e certificazione delle competenze”, anche se non in modo esaustivo, considerati i tempi a disposizione.

Come si è riusciti a conciliare la durata del percor-so con tutte le tematiche affrontate…Si sono scelti dei tagli di senso più che di approfondi-mento. Se si guarda infatti l’articolazione dei contenu-ti del percorso emerge “la composizione di un mosaico che sulla carta può dare agli insegnanti dei riferimen-ti, volutamente non esaustivi”. Ad esempio, sul tema dell’inclusione, è evidente la necessità di “percorsi ad hoc”, di durata superiore ad un solo intervento di tre ore. Lo stesso vale per altre tematiche affrontate (le competenze, l’uso delle TIC nella didattica, lo studen-te adolescente di oggi, ecc..), che richiedono evidente-mente iniziative di formazione e di approfondimento più articolate e dedicate. All’interno del percorso, poi, è stato inserito un convegno sulla formazione e sullo sviluppo professionale del docente.

qualcuno ha visto una certa discrasia tra il semina-rio ed il percorso di formazioneL’obiettivo del seminario è stato di far riflettere gli inse-gnanti neo immessi in ruolo su un tema fondamentale, ovvero il tema della formazione continua e dello svilup-

il direttore

po professionale. La prolungata esperienza di docenza a tempo determinato è causa di una diffusa percezio-ne che di fatto con l’inserimento in ruolo non cambi nulla. In realtà i cambiamenti ci sono e non riguarda-no solo questioni di maggior stabilità, ma aspetti più squisitamente connessi alla funzione docente, come per esempio la possibilità di vivere in modo diverso i rap-porti all’interno della comunità professionale, di rap-presentare e rapportarsi in modo diverso alla propria professionalità ed allo sviluppo del proprio profilo pro-fessionale. Anche il tema della formazione continua ed in servizio può assumere significati nuovi, che abbiamo voluto evidenziare con riflessioni di carattere interna-zionale (offerte da Lucio Guasti), nazionale (con l’inter-vento di Andrea Gavosto) e locale (grazie al contribu-to delle indagini promosse da Iprase). Gli stimoli finali proposti poi dall’assessore Dalmaso hanno focalizzato una tematica, come quella del reclutamento, molto col-legata col profilo professionale insegnante in una pro-spettiva d’innovazione.

Il percorso prevedeva anche la possibilità di realiz-zare delle unità di lavoro…Una parte del percorso è stata dedicata alla costru-zione di unità di lavoro utilizzabili in classe, centrate sulle principali tematiche affrontate. L’intento è stato di impiegare la parte del programma di formazione a distanza ed alcune ore in presenza per l’elaborazione di concrete unità di lavoro, sviluppate sia individual-mente che in piccoli gruppi.

Il Centro, il direttore dopo il resoconto dei suoi re-ferenti nelle singole zone, che impressione s’è fatta della risposta dei corsistiL’impressione è positiva, nonostante il numero elevato dei partecipanti, la loro notevole eterogeneità e la fa-tica delle ore aggiuntive al lavoro a scuola. Ecco alcu-ni dati degli oltre 200 questionari raccolti tra i parte-cipanti al termine del percorso: il 67,4% ha registrato un buono o ottimo incremento delle proprie cono-scenze/competenze; secondo il 61,8% il materiale di-dattico è stato utile; il 68,7% ha espresso un giudizio complessivo tra il buono e l’ottimo.

(a cura di m.c.)

29n. 6 giugno 2012

sguardo internazionale

Uno sguardo internazionale sui problemi dell’inse-gnante si può sintetizzare, come nucleo fondamen-tale, con la parola apprendimento. Il tema è posto da tutte le organizzazioni internazionali, e potrà un po’ sorprendere, perché fra le organizzazioni interna-zionali che si occupano ormai di questo tema finaliz-zato ai sistemi formativi, alla scuola, agli insegnanti e all’università ci sono i grandi sistemi economico fi-nanziari, dall’OCSE fino alla Banca Mondiale oltre ai grandi apparati culturali come l’UNESCO.

GUASTI La conoscenza è diventata valore

Nella formazione, l’attenzione si sposta verso la mente umana

C’è quindi una convergenza intorno al tema e alla for-mazione di particolare interesse e anche di uniformità in termini di elaborazioni progettuali, perciò il contenuto formazione degli insegnanti si può dire oggi che sposti la sua attenzione verso la mente umana più che non verso l’oggetto in quanto tale. Il carattere disciplinare rimane un punto relazionale essenziale, ma l’elemento origina-le della formazione ha ormai il suo focus nei dinamismi della mente umana, che diventa il vero nodo della que-stione e le istituzioni offrono apparati di servizio ma non possono sostituire questa grande capacità e potenzialità della mente rispetto alle sue stesse energie.

Mondializzazione della cultura, cambia-menti epocali, pensare in tempi lunghi…

C’è un movimento, uno spostamento in corso per la formazione dei docenti che riguarda prima di tutto la tematica dell’apprendimento. I grandi sistemi interna-zionali, cioè i diversi paesi e le diverse culture stanno proponendo per i loro docenti e per gli altri, c’è in atto non solo una globalizzazione economica, ma anche una forte mondializzazione della cultura e quindi non siamo più di fronte agli aspet-ti comparativi di un tempo quanto ad un’intersezione costante di sugge-stioni di carattere culturale che ven-gono dalle esperienze più diverse. La nuova figura dell’insegnante è tale da non poter restare chiusa all’in-terno di perimetri definiti deve neces-sariamente mediare quella che viene

definita una supercultura che sta tra la dimensione locale e quella mondiale. Le domande poste provo-cano inevitabilmente una trasformazione di ipotesi formative e curricolari. Gli apparati stanno pensando a cambiamenti anche sostanziali. Lo spostamento dai contenuti all’appren-dimento trascina con sé tutto il tema della formazio-ne delle competenze che non hanno più a che fare con uno specifico contenuto quanto con atteggiamen-ti di personalità dei soggetti rispetto agli oggetti che devono trattare la certificazione, tema importante per la formazione dei docenti diventa importante per il sociale, che diventa il modo in cui i soggetti nell’ambito di una cultura assumono delle competen-ze che possono utilizzare in qualsiasi altra cultura. È la cultura formativa che supera il concetto di nazione.In questa visione bisogna ricominciare a pensare in tempi lunghi una rilevante trasformazione e quindi oc-corre un progetto che sia per la nuova generazione.

Di quale insegnante parliamo?

La pedagogia comparata è stato un metodo che ha avuto una evoluzione, perché si muoveva per proble-mi che identificavano punti specifici come la forma-zione insegnanti.L’attenzione alla formazione dei docenti, il cambia-mento consistente perché c’è sotto una politica dell’e-ducazione. I problemi che riguardano la professione docente sono:L’insegnante e la superculturaCambia la formazione del nuovo docente che si pone le domande:Quale tipo di cultura?Docente trentino, nazionale, europeo?L’insegnate e i confini della sua competenza.La formazione va di pari passo con la competenza del-la disciplina e la capacità di gestire al classe. Quella chiamata “la danza dei limoni”: gli insegnanti inadeguati con trasferimento in altra sede senza produr-re risultati.

Dunque è il capitale umano quel-lo su cui si sta investendo, il tema dell’apprendimento è stato capita-lizzato. La conoscenza è diventata dunque:• valore,• supporto all’economia,• bene economico,• bene pubblico.

30 n. 6 giugno 2012

Partito dall’analisi dei dati emersi da indagini volte annualmente su un campione di insegnanti neoas-sunti, quelli che cioè diventano di ruolo e “tenen-do conto che in Italia gli insegnanti mediamente diventano di ruolo a più di 40 anni dopo 10 anni di esperienza di precariato di fatto nel mondo del-la scuola”. Il loro è dunque uno sguardo “maturo”, non sono dei novellini, ma persone esperte.

GAVOSTOLo sguardo maturo dei neoassunti

Tre considerazioni dalle indagini

1. Patto scuola–famiglia. Gli insegnanti neoassun-ti segnalano la crescente difficoltà nel rapporto con gli allievi e con le famiglie, come se fosse venuto meno il patto, che, bene o male, ha retto dal dopo-guerra a oggi.

2. La formazione. Gli insegnanti, per lo più nel mo-mento del passaggio in ruolo, lamentano l’assenza di una formazione didattica, cioè centrata sull’insegna-mento; un’informazione in controtendenza rispetto alle recenti decisioni del Ministero di enfatizzare in-vece la formazione sulla disciplina e meno sulle me-todologie di insegnamento. Il passaggio in ruolo è il momento di maggiore disponibilità a riflettere retro-spettivamente e a ragionare in termini progettuali.

3. Il reclutamento. Come si diventa insegnanti, come si entra nella scuola. Su questo è interessante notare come gli insegnanti stessi (quasi 20.000 intervistati nell’ultimo anno) ci dicono che preferirebbero abban-donare il sistema delle graduatorie basato sull’anzia-nità per passare a forme di contatto diretto fra l’inse-gnante e la scuola.

Effetto Fort Alamo

C’è una crescente sensazione di isolamento, che porta gli insegnanti ad atteggiamenti di difesa e arroccamento. Le situazioni più vissute come problematiche sono: difficoltà di mantenere la disciplina in classe a causa anche dell’af-fievolimento del ruolo educativo della famiglia, dei modelli comportamenta-li proposti dalla società e dalla perdita di ruolo sociale della scuola. Tra le altre si-tuazioni vissute come problematiche, far raggiungere agli studenti livelli soddisfa-centi di apprendimento (visto che il 76, 8% mostra scarso interesse per l’istru-zione e per il 70% le famiglie attribuisce scarso valore al successo scolastico).

sguardo nazionale

Quello che le neoassunte (non) dicono

Riprendendo la ricerca di De Simone e Molina, “Quel-lo che le neoassunte (non) dicono”, FGA (2012), Gavo-sto ha riportato il giudizio dei neo assunti sulla loro for-mazione iniziale: quelli delle medie i meno soddisfatti.ssis - per molti docenti già abilitati e con esperienza di insegnamento le SSIS hanno rappresentato una nuo-va opportunità formativa in itinere, con ricadute sul prosieguo di carriera.diploma - La preparazione ricevuta dalle maestre di-plomate presso gli Istituti magistrali e, di recente, presso i Licei socio-psico-pedagogici riceve valutazio-ni più che dignitose.laurea - Sulla formazione parallela erogata dall’Univer-sità, dal confronto con gli altri corsi di laurea emerge che le maggiori insicurezze sui terreni disciplinari non vengo-no compensate da una maggiore sicurezza nella gestione della classe, nella migliore capacità di instaurare relazioni positive con alunni, genitori e colleghi, o nell’uso mirato delle tecnologie per la didattica. Il valore aggiunto della laurea in SFP (Scienze della Formazione Primaria) sem-bra ridursi a una migliore capacità di valutare e di moti-vare gli studenti. La frequenza di una SSIS produce un tangibile arricchimento professionale per il laureato, per-ché ne rafforza il “fianco scoperto” delle competenze non disciplinari a forte matrice pedagogica, ma non solo.

Le incongruenze nelle scelte ministeriali

In conclusione: i professori delle superiori esprimo-no un livello elevato di soddisfazione per la formazio-ne ricevuta dalle SSIS, quelli delle medie sono più criti-ci, soprattutto per quanto concerne alcune competenze fondamentali: capacità di gestire le classi (in particolare quelle più eterogenee), tà di motivare gli studenti e di relazionarsi con le famiglie. Le SSIS sono state frequen-tate non solo da neolaureati, ma anche – e con gran-de soddisfazione – da docenti esperti. Sebbene nate per erogare formazione iniziale si sono rivelate validi stru-menti di formazione in itinere. La grande enfasi posta per un “ritorno al disciplinare” non trova riscontro nei giudizi dei docenti, i quali dichiarano di sentirsi suf-ficientemente attrezzati e sicuri proprio sul terreno del-

la disciplina da insegnare. Il giudizio articolato sulle lauree in SFP e sul-le SSIS non risulta del tutto coerente con le decisioni prese di mantenere in vita le prime e di abolire le seconde. Un adeguato raccordo tra i percorsi di formazione iniziale e le attività di for-mazione in itinere e di aggiornamen-to è cruciale in sede di progettazione dell’offerta formativa degli atenei.

Andrea Gavosto

Rovereto, 26 marzo 2012

Φ Fondazione Giovanni Agnelli

31n. 6 giugno 2012

Lo scenario che emerge dalla ricerca…

Buona integrazione dei docenti trentini nel sistema scolastico provinciale; soddisfazione per il proprio la-voro; un alto coinvolgimento nella propria professio-ne, apertura all’innovazione e alla conoscenza, rico-noscono la necessità di un aggiornamento continuo, sono consapevoli di lavorare in un contesto operativo tra i migliori del Paese. Aspetti meno soddisfacenti: le relazioni con i geni-tori e con il territorio (giudicate rare e non ottimali), la retribuzione (in termini di equità e adeguatezza), la perdita di prestigio sociale. Per i docenti trentini, le questioni attuali e emergenti: le politiche scolastiche provinciali, le relazioni tra scuola e genitori, inserimento e integrazione di studenti non ita-liani, diffusione e utilizzo delle nuove tecnologie, il bul-lismo e la violenza tra pari, il rapporto tra docenti e di-rigente scolastico, la valutazione dei docenti, il prestigio sociale e la soddisfazione dei docenti. “la stragrande mag-gioranza dei docenti trentini è convinta che la considerazio-ne sociale di cui godono gli insegnanti sia diminuita negli ultimi 10 anni e una maggioranza consistente (57,4%) ri-tiene che peggiorerà ancora nei prossimi 10 anni.”

La foto dei docenti trentini

Si conferma il trend strutturale del profilo socio-de-mografico; femminilizzazione e progressivo invecchia-mento dell’età media.L’accesso alla professione registra invece un aumen-to della instabilità e precarizzazione; la scelta dell’in-segnamento si fa per vocazione (28%), opportunità/convenienza (18%) o per caso (16%). Le motivazioni sottese: un lavoro a contatto con i giovani 57%, un’a-spirazione, interesse per i contenuti della disciplina, una supplenza e ci si è trovati bene…

1

Di quale insegnante Di quale insegnante parliamo?parliamo?

Uno sguardo provincialeUno sguardo provincialeBeatrice de Beatrice de GerloniGerloni

sguardo provinciale

Lo “sguardo provinciale” sul profilo degli inse-gnanti trentini è stato tracciato da Beatrice de Ger-loni, direttore IPRASE, attraverso i risultati della ricerca dell’Istituto “Insegnare in Trentino”, con una comparazione tra il 1999 e il 2008, su alcune questioni attuali ed emergenti, dall’accesso alla pro-fessione alla valutazione dei docenti ed al il prestigio sociale e la soddisfazione per la propria professione.

DE GERLONIDi quale insegnante parliamo?

La formazione iniziale: viene giudi-cata adeguata sui contenuti disciplina-ri, inadeguata su metodologie didat-tiche, problemi educativi, uso nuove tecnologie, normativa scolastica.La formazione in servizio: il 95% dei docenti trentini la ritiene “necessità ineludibile”, ma fortemente contestualizzata nel tempo e nello spazio, che serva oggi, in questa scuola, con questi ragazzi e que-sti problemi.Dentro le classi: la metodologia prevalente resta: “lezio-ne frontale/monologo, monologo più discussione, lezio-ne dialogica” in tutti gli ordini scolastici; tuttavia c’è la ricerca di metodologie più centrate sugli studenti e sulle ap-plicazioni contestuali degli apprendimenti; sulla valutazio-ne degli apprendimenti aumenta tra i docenti la consa-pevolezza della sua centralità e multidimensionalità.Ai nuovi Piani di studio provinciali si deve l’approc-cio per competenze, e le azioni di supporto e formazione (Iprase e Centro Formazione Insegnanti)Relazione scuola-famiglie: patto educativo allentato e solo occasioni formali (udienze o incontri mirati) centrate su rendimento e comportamento scolastico; a volte, incompatibilità tra modelli educativi scolasti-ci e familiari. I docenti ritengono, però, necessario un ripristino dell’alleanza educativa scuola-famiglie, la ri-costruzione di una vision comune e la condivisione di valori, ruoli, obiettivi, strategie, per migliorare il siste-ma scolastico ed evitare il rischio di delegittimazione delle istituzioni scolastiche e di chi vi lavora.Valutazione dei docenti: In termini generali e teori-ci i docenti riconoscono e concordano sulla necessità e sull’utilità dei processi di valutazione dei docenti: per individuare casi di docenti gravemente “inadempienti”, per individuare e fornire supporto a docenti in diffi-coltà, per identificare le competenze dei singoli docenti e utilizzare al meglio le risorse professionali presenti a scuo-la, per introdurre opportunità di carriera. Solo il 12% è molto d’accordo sull’affermazione: “il lavoro di inse-gnamento non può essere valutato”.

32 n. 6 giugno 2012

italo fiorin, presidente del Comitato scientifico del Centro Formazione Insegnanti di Rovereto ha iniziato con un’affermazione di Edgar Morin “La ri-forma dell’insegnamento deve condurre alla riforma del pensiero e la riforma del pensiero deve condurre a quel-la dell’insegnamento”. Siamo di fronte ad un cambia-mento epocale, profondo della società, un cambio di paradigma: più che a erogare insegnamento la scuo-la è chiamata a promuovere apprendimento, più che a trasmettere conoscenze a sviluppare competenze. Ne consegue che non si può guardare alla professio-ne docente con gli occhi del passato.

IL CENTROUna professione multidimensionale

formazione

La sfida: sviluppo delle competenze

La sfida di oggi è il passaggio dalla scuola dell’insegna-mento alla scuola dell’apprendimento per promuo-vere lo sviluppo delle competenze, una professione multidimensionale, una professionalità docente esperta, equilibrata e lungimirante, piuttosto capa-ce di governare lo sviluppo, la disciplina e la persona-lizzazione, che costituiscono l’autoformazione dei ta-lenti negli allievi. Emergono dunque gli orientamenti strategici che hanno tre punti di riferimento: il diritto alla formazione;la centralità delle istituzioni scolastiche in una logi-ca di complementarità, cooperazione, valorizzazione, sussidiarietà;la logica di sistema rispondendo agli indirizzi dei deci-sori politici e collaborando, in termini di interdipen-denza positiva, con gli altri soggetti istituzionali.Il circolo virtuoso dello sviluppo professionale si arti-cola in dal fare al fare (comunità di pratiche), dal fare al dire (comunità di riflessione); dal dire al dire (comunità di negoziazione) e dal dire al fare (comunità di ricerca).L’articolazione dell’offerta formativa non è riconduci-bile a una semplice sommatoria di interventi, ma il ri-sultato di un disegno capace di tener conto della plu-ralità dei bisogni, della diversità delle domande e della varietà di ipotesi metodologiche di intervento.

L’attività proposta e svolta dal Centro Formazione Insegnanti

Ha riguardato molteplici piani: la progettazione diret-ta di interventi, il sostegno all’azione delle scuole, la col-

laborazione con altre istituzioni, l’avvio di un servizio di documentazione, la creazione di

comunità in rete.le proposte di profili e funzioni: coordinatore dei processi di valutazione, referente per l’orientamento, co-ordinatore dei consigli di classe, responsabile della docu-mentazione, docente C.L.I.L., docente esperto nella for-mazione, tutor delle ‘scuole accoglienti’, staff di direzione.linee di sviluppo sulle iniziative formative: miglio-rare la vicinanza territoriale moltiplicando le iniziative de-centrate e fornendo sostegno professionale alle scuole; incrementare il dialogo e lo scambio internazionale; am-pliare le collaborazioni e le partnership locali, nazionali, internazionali; rendere pienamente operativo il servizio di documentazione pedagogica; completare il sistema di monitoraggio e di valutazione articolata delle iniziative formative; disporre di modalità e procedure efficaci per la certificazione dei percorsi formativi e infine costituire un Osservatorio sulla evoluzione della professione docente.l’ottica: insegnanti e dirigenti sono leader dell’ap-prendimento, quindi non solo mera competenza cul-turale, professionale, tecnica, ma anche assunzione di una responsabilità generale, non solo individuale ri-spetto ad una visione e non solo adempimento, tra-sformazione e non solo riproduzione.la scuola: una scuola competente, capace di accompagna-re gli studenti nel loro cammino di crescita, così da forni-re loro i necessari strumenti per inserirsi nella società, nel mondo del lavoro, nel futuro che li attende. E’ però, an-che, una scuola accogliente, che si premura di non lasciar indietro nessuno, che riconosce le diversità e le valorizza, che riconosce le fragilità e se ne fa carico. In conclusione l’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica, una missione.

(Sintesi a cura di N. B.)

ITALO FIORIN CFI

Una pro-vocazione“Il carattere funzionale dell’insegnamento porta a ridurre

l’insegnante a semplice impiegato. Il carattere professionale dell’insegnamento porta a ridurre l’insegnante all’esperto. L’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica, una missione”

33n. 6 giugno 2012

Un percorso lungo un anno

Questo progetto annuale è iniziato in ottobre del 2011 con la classe ter-za A della primaria Schmid, che par-tendo dalle attività che si svolgono a scuola si è poi collegata, a livello di-dattico, al museo Castello del Buon-consiglio prendendo in esame il ciclo dei mesi di Torre Aquila. Si è lavora-to alla scoperta delle cose dell’esta-te, con una coprogettazione tra Ro-berta Opassi dei Servizi educativi del Buonconsiglio e le maestre Anna e Tiziana. L’obiettivo era realizzare un laboratorio prolungato che ha avuto come espediente e punto di partenza “la scatola dell’estate” (con all’inter-no degli oggetti portati dai bambini come ricordo delle varie attività rea-lizzate nell’estate) per arrivare a “leg-gere e interpretare” gli affreschi del ciclo dei mesi di Torre Aquila. Infat-ti al museo è stata riproposta anche

lì una “scatola dell’estate” con zango-la, erbetta, e altri oggetti e strumen-ti che richiamavano la stagione esti-va e che poi andavano ricercati nei dipinti.

Il senso delle stagioni

L’idea era quella di lavorare sul sen-so delle stagioni, analizzando i docu-menti e cercando di ritrovarne le ca-ratteristiche specifiche, cosa mi dice il Ciclo dei mesi a proposito del-le stagioni del passato ma anche del quotidiano. Il mese di marzo, all’in-terno del ciclo delle stagioni, è pur-troppo andato perduto e quindi insieme ai bambini si è cercato di ri-percorrere il ciclo con delle caratte-ristiche proprie reinventandolo con la storia e la contemporaneità, utiliz-zando la creatività dei bambini, con il loro pensiero divergente. Così in classe il percorso si è svolto affron-

tando le varie stagioni e realizzando una rielabo-razione alla fine di ogni stagione. Inoltre, tra no-vembre e dicembre, con i bambini si è ripercor-so il tracciato della città medievale fortificata. In-fine si è passati alla “co-struzione” del mese di marzo, ipotizzando i di-versi elementi sulla base anche delle cose impara-

te dai mesi precedenti, in una com-mistione tra storia e realtà. Il prodot-to finale è stato un enorme lenzuolo con il mese di marzo visto dalla classe 3^A. a scuola i temi trattati nel par-ticolare sono stati: Torre Aquila e il ciclo dei mesi, c’è stata la visita al ca-stello del Buonconsiglio e alla cinta muraria, l’intervento in classe dell’e-sperta Roberta Opassi, lo studio del mese di marzo con poesie, proverbi, natura, e la progettazione dell’affre-sco di marzo, la canzone, i laboratori creativi con l’utilizzo di materiali po-veri e la preparazione dell’ invito alle famiglie per il 6 giugno.

Tra storia e creatività

Alla fine dell’anno scolastico, i Ser-vizi educativi del museo Castello del Buonconsiglio presentano alle famiglie alcuni progetti che hanno visto i bambini della scuola dell’in-fanzia e primaria del territorio pro-vinciale diventare protagonisti atti-vi di percorsi rivolti alla conoscenza del patrimonio culturale. Da vener-dì 1 giugno con uno spettacolo che applica l’approccio della danza edu-cativa alla lettura e interpretazione corporea del Ciclo dei mesi affre-scato in Torre Aquila realizzato dai bambini della Scuola d’Infanzia Pe-drotti di Trento. Per le famiglie delle Scuola d’Infanzia di Romagnano è stato invece realizzato un video che documenta tutto il percorso svolto dai bambini per avvicinarsi al patri-monio culturale attraverso laborato-ri di “motricità educata” e percorsi di scoperta al Ciclo dei mesi di Tor-re Aquila. (N.B.)

Il Ciclo dei mesi è stato il testo che bambini della classe 3^A di della Scuola primaria Aldo Schmid di Trento hanno osservato per realizza-re l’immagine del perduto mese di marzo. Un progetto della durata an-nuale che ha alternato percorsi di visita al museo e in città a momen-ti laboratoriali, gestiti dall’insegnante Anna Faes, supportata da Tiziana Calignano per motivare i bambini alla realizzazione del “loro marzo”. Il ricco e artistico lavoro realizzato dalla classe è stato svelato ai genitori mercoledì 6 giugno con una festa al Castello del Buonconsiglio.

TORRE AQUILALa 3ª delle Schmid rifà “marzo”

LA SCUOLA AL MUSEO Castello del Buonconsiglio

34 n. 6 giugno 2012

CITTADINI ATTIVIProgettare e costruire il parco

Come iniziare l’anno scolastico? Questa è stata ed è sempre una do-manda che la scuola si pone a settembre quando tutto ricomincia. L’anno 2011- 2012 si è aperto con un’occasione particolare per noi della scuola primaria di Tenna. Il comune ci ha chiesto e proposto un coinvolgimento attivo nella progettazione e costruzione (ripristino) del parco pubblico. La prospettiva ci è apparsa subito interessante ed avvincente, abbiamo deciso quindi di presentare questa richiesta di-rettamente ai ragazzi i quali hanno immediatamente accolto tale pro-posta. Ci siamo quindi messi all’opera avviando un progetto in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale di Tenna.

di uno sfondo naturale. L’istitu-to Comprensivo di Levico, cui la scuola di Tenna appartiene, è atten-to alle connotazioni di carattere na-turale che la scuola potrebbe avere, abbiamo ritenuto quindi estrema-mente valido realizzare delle attività legate alla gestione ed alla fruizione di uno spazio aperto come il parco. Esso sarà un luogo in cui i bambi-ni potranno trovare continuità tra il contesto scolastico e non, in questo modo potranno portare la scuola al parco e quest’ultimo a scuola. I due contesti si arricchiranno a vicenda.

L’unità didattica realizzata

La progettazione del parco pub-blico è stata oggetto di un’unità didattica inserita nel nostro pia-no annuale delle attività. Gli inse-gnanti hanno costruito delle unità di lavoro basate sulla struttura dei piani Provinciali e di Istituto e del-le indicazioni nazionali. L’impian-to ha seguito una progettazione per competenze che ha coinvolto tutte le discipline scolastiche. L’ar-gomento del Parco ha rappresen-tato un elemento motivante per realizzare dei percorsi disciplinari vicini agli alunni. Per fare dei sem-plici esempi in geografia e mate-matica sono state possibili lezioni sulle misure e l’orientamento; per lingua italiana occasioni di discus-sione e strutturazione di testi; per arte ed immagine creazione di pro-getti e tavole che abbelliranno in seguito il suolo pubblico; … Si é trattato quindi di organizzare un impianto didattico centrato prin-cipalmente su compiti di realtà vi-cini alle esperienze degli alunni che faccia riferimento ad una valu-tazione per competenze.

La progettazione del parco pubblico

La scuola si trova in un paese su una collina tra due laghi quello di Levi-co e di Caldonazzo. L’ambiente è caratterizzato da molti spazi verdi che danno la possibilità ai ragazzi di vivere a diretto contatto con la na-tura e sperimentare quindi situazio-ni di vita all’aperto. Nello specifico sono particolarmente affascinanti la pineta di Alberè ed il grande parco pubblico vicino alle scuole primaria e dell’Infanzia. Soprattutto ad ini-zio anno, nel mese di settembre, ci siamo trovati insieme al sindaco Va-lentini, alla vice sindaco Camin ed ai loro collaboratori per discutere e confrontarci costruttivamente sul-le idee valide per il parco. Abbia-mo trovato fin da subito una pro-ficua disponibilità al dialogo ed alla collaborazione. Sono stati centrali il bisogno ed il desiderio di voler co-

struire uno spazio che sia percepito dai ragazzi come proprio. Sono stati naturalmente forniti dei dati e delle informazioni tecniche sul progetto. Il disegno dettagliato dello spazio è sempre stato a disposizione della scuola.

La percezione di un ruolo attivo

Una delle motivazioni per cui noi insegnanti abbiamo ritenuto valido aderire a questo progetto è stata la possibilità di realizzare una didatti-ca che permettesse agli alunni di as-sumere dei ruoli da cittadini attivi. Da molto si parla ormai nella scuo-la delle varie educazioni legate alla dimensione sociale del vivere: edu-cazione ambientale, civica, alla sa-lute, alla cittadinanza, … Un pro-getto di questo tipo permette di far entrare gli alunni a diretto contat-to con questi argomenti. Sono stati quindi immaginati all’inizio incon-tri tra giovani ed adulti, effettuate letture su tematiche particolari ed altri approfondimenti volti allo svi-luppo di quelle competenze socia-li- life skills così fondamentali per la vita di ogni individuo. Un’altra spinta propulsiva è sta-ta data dalla possibilità di inseri-re l’identità della scuola all’interno

DALLE SCUOLE I. C. Levico Terme

35n. 6 giugno 2012

Sicuramente gli aspetti più interes-santi riguardano l’operatività dei bambini.

Le assemblee dei bambini

Questi ultimi, per discutere e pren-dere delle decisioni, hanno senti-to l’esigenza di riunirsi. Sono state quindi proposte delle semplici as-semblee come strumenti di demo-crazia per analizzare dei problemi. Tra le prime questioni abbiamo dovuto riflettere sul come iniziare e sul come organizzarci per lavo-rare. La domanda generale è stata quindi: come procediamo? Sono state raccolte, attraverso un brain storming, le idee della mag-gior parte degli alunni e scritte su una lavagna. Già ad una pri-ma osservazione attenta emerge-vano delle tematiche portanti; gli insegnanti hanno quindi aiutato gli alunni a raccogliere le idee in una mappa concettuale riportata in seguito. In quell’occasione è sta-to raggiunto un importante obiet-tivo, quello di organizzare lo svi-luppo del parco in argomenti che lo descrivessero in maniera chiara e completa. È stata data una prima immagine, una forma descrittiva che esprimesse i pensieri dei bam-bini sull’argomento. Sono emersi questi elementi costitutivi: le pian-te; l’orto; i giochi; gli arredi; la se-gnaletica. Un passo successivo è stato quello di organizzare l’incontro dei bambi-

ni con l’amministrazione per spie-gare la mappa. Sono stati eletti dei rappresentanti di classe e questi, in-sieme ai compagni nelle classi, han-no preparato il dibattito. Preventi-vamente ogni classe ha affrontato una parte della mappa, esplicitan-do con spiegazioni ulteriori i conte-nuti legati ad ogni tema. Parlando dei giochi i rappresentanti hanno così riferito che sarebbe stato im-portante verificare preventivamente lo stato di quelli attuali per non so-stituirli inutilmente. Hanno inoltre riportato l’esigenza di suddividere il parco in due parti per rispondere al meglio alle esigenze dei più grandi e dei più piccoli.

L’incontro con l’amministrazione

Per la cartellonistica i ragazzi han-no spiegato che sarebbe utile inse-rire nel parco dei segnali che indi-chino i comportamenti da adottare all’interno di esso. Una settimana dopo ci siamo trovati in un’aula at-torno ad un tavolo circolare, come se fossimo ad un consiglio co-munale. I bambini ordinatamen-te hanno esposto i loro interven-ti integrando i discorsi anche con semplici considerazioni personali. Gli adulti hanno ascoltato e preso molti appunti. Nello stesso tempo gli amministratori hanno anima-to la discussione dei ragazzi attra-verso domande e interventi molto interessati. È stato possibile anche esprimere pensieri non preparati; i bambini sono stati coinvolti in un vero e proprio dibattito che rara-mente capita di vedere nella scuo-la. Successivamente nelle singole classi sono stati riferiti i contenu-ti dell’incontro e sono state con-divise le riflessioni dei rappresen-

tanti. È emerso come sia stato per loro emozionante ed importan-te essere ascoltati da un pubbli-co adulto. Una bambina ha sotto-lineato come le sia piaciuto poter esprimere, parlare e confrontarsi in una forma diversa dal semplice re-soconto o “recita” di un qualcosa imparato prima.Anche da parte di noi insegnan-ti abbiamo osservato un clima co-struttivo e partecipato. L’incontro si è svolto con comportamenti di rispetto e disponibilità ad ascolta-re le idee di tutti. Si è instaurato un confronto e un dibattito molto proficuo ed arricchente da entram-be le parti: le autorità ed i ragaz-zi. È stato “buffo”, in un certo sen-so, vedere come gli amministratori comunali abbiano riempito i loro fogli di appunti tratti dagli inter-venti dei bambini.

L’orto didattico

Questo momento di condivisone tra bambini ed adulti che devono prendere le decisioni operative per il parco ha avuto riscontro in un ulteriore incontro che ha coinvol-to tutte le classi. Prima di Pasqua il sindaco è venuto a scuola per spiegare ai ragazzi gli acquisti che si sono potuti effettuare. La scuo-la è rimasta soddisfatta perché la maggior parte delle richieste relati-ve ai giochi è stata accettata. Que-sta volta con tutti i bambini della scuola abbiamo parlato della pro-secuzione del progetto e dei lavo-ri che verranno svolti a breve. Nel progetto ufficiale per il nuovo par-co urbano è prevista una picco-la area destinata ad orto, un altro importante elemento che ha visto la luce in aprile. L’esigenza del-la costruzione di un orto didatti-

36 n. 6 giugno 2012

co parte già negli anni preceden-ti: da sempre infatti è abitudine nelle classi organizzare dei piccoli percorsi formativi legati prevalen-temente all’area scientifica in cui si coltivano fiori, si impiantano bul-bi o semplicemente si fanno prove di germinazione.

Gli spazi di coltivazione

Nel corso della primavera 2011, l’Agenzia per l’ambiente ha dona-to alla scuola un semenzaio e un piccolo cassone di terra, presenti anche nell’attigua scuola materna. Nicola Curzel, esperto che seguiva il progetto A.P.P.A. per gli orti sco-lastici, ha poi consegnato ai bam-bini degli attrezzi e ha fornito loro le prime interessanti indicazioni sull’utilizzo dei materiali. Per tutta la primavera, fino al termine del-le lezioni, i bambini hanno colti-vato il loro piccolo pezzo di terra, coinvolgendo le famiglie per l’ac-quisizione delle sementi e dei tra-pianti, dandosi un turno per le an-naffiature e assaporando con gioia i primi prodotti ottenuti: rapanel-li e spinaci. In classe terza hanno provato a seminare cereali utiliz-zati nella preistoria. Nel periodo estivo alcuni di loro, aiutati da una maestra residente e da genitori vo-lenterosi, hanno controllato l’an-damento dell’orto.

Questa è stata e continua ad essere un’esperienza scolastica particolar-mente sentita e vissuta con entusia-smo e passione dagli alunni. Emer-geva forte l’esigenza di allargare gli spazi di coltivazione per la carenza di spazio, insufficiente alle attività delle varie classi e fonte di malumo-ri e frustrazione tra gli alunni.Un orto, inserito in uno spazio ur-bano accessibile a tutti, sufficiente-mente grande da poter dar spazio all’intraprendenza di ogni alunno e condivisibile con mamma e papà, era ed è quindi un’esigenza primaria.

La fase di progettazione

La fase di progettazione è stata preceduta da una discussione in cui, il gruppo di bambini designa-to, ha esplicitato tutti gli elementi e le caratteristiche necessarie, dopo di ché, individuata l’area, sono ini-ziate le misurazioni sul campo già nel corso dell’inverno (con appro-fondimento sulle unità di misura e loro conversione).Dopo aver fatto una riduzione in mappa delle rilevazioni, con l’aiuto di un papà, il disegnatore Pablo Tor-recilla Puebla, si è ottenuta una rap-presentazione prospettica dell’or-to progettato dai bambini. Mappe, prospetti e lista delle priorità sono stati consegnati ai progettisti ed in-fine alla squadra degli operai.Oltre ad essere un argomento di ca-rattere scientifico- botanico l’orga-nizzazione dell’orto è diventata una tematica usata dall’insegnante di

Italiano per esercitare determina-te competenze della lingua: esposi-zione orale e scritta, spiegazione di procedimenti, argomentazione, … Per esempio sono state simulate in classe delle situazioni in cui i bam-bini avevano il compito di spiega-re ad altre persone, meno esperte, cosa significa organizzare e coltiva-re un orto. È stato dedicato tempo per aiutare i rappresentanti di clas-se a preparare in maniera adeguata quello che avrebbero dovuto spie-gare agli amministratori comunali.

Consegna degli incarichi per il periodo estivo

Una sezione del terreno del parco (90 mq circa) è stata quindi dedi-cata alla realizzazione dell’orto del-la scuola e della comunità di Ten-na. Avverrà una sorta di consegna degli incarichi per il periodo estivo momento in cui la scuola non potrà occuparsi della gestione di tale spa-zio. È stato quindi importante ave-re la possibilità di collegare la scuola ad agenzie educative esterne come le famiglie. Al ritorno a settembre il percorso e la vita dell’orto con-tinuerà grazie alla cura congiunta di tutti. Ora i bambini guardano e controllano con attenzione i lavori iniziati e vanno a trovare la squadra di lavoro; in classe sono già pronti i trapianti del basilico e delle zucche. Ormai si contano i giorni e a giu-gno tutto dovrebbe iniziare.Il progetto legato al Parco è stato quindi sviluppato nelle varie classi ed anche durante le attività opzio-nali. Si stanno preparando dei se-gnali che verranno poi collocati nel prato per aiutare i cittadini a vive-re adeguatamente nel loro parco. Avverrà una assemblea per sceglie-re il nome proprio da dare al Parco:

37n. 6 giugno 2012

ogni bambino esprimerà delle pre-ferenze che verranno votate per di-ventare poi il nome del parco. L’argomento del parco pubblico è stato sviluppato quindi durante le ore delle attività opzionali ma an-che all’interno dei curricola disci-plinari delle varie classi. In seguito sono riportare alcune considera-zioni su quello che è stato possibi-le realizzare attraverso questo argo-mento del parco pubblico.Alcune di noi inizialmente si sono preoccupate al pensiero di quanto lavoro in più c’era da fare e quan-to poco spazio lascino le sempre più ambiziose attività curricolari all’interno dei nostri programmi.

Commenti degli insegnanti

Affrontando queste tematiche lun-go il percorso abbiamo osservato come si potesse parlare del parco inserendo e adattando i contenu-ti agli obiettivi che la nostra pro-grammazione prevedeva.In IV ad esempio è stato interes-sante ed efficace per gli alunni af-frontare il non facile concetto di utilizzo di scala grafica attraver-so la planimetria del nuovo parco giochi; inoltre è stata utile un’atti-vità di riconoscimento e riflessone sul tipo di legenda, nonché sull’o-rientamento nelle carte topografi-che. Misurare realmente gli spazi del parco per poi osservare la ridu-zione in scala sulle mappe è stato certamente più coinvolgente e mo-

tivante che non osservare sempli-cemente gli esempi presentati sul nostro libro di geografia.La collaborazione ha offerto anche tra le altre cose anche l’occasione per insegnare ispirandosi al famo-so detto “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.Durante il momento delle attivi-tà opzionali il gruppo formato dai bambini di prima e seconda ha vo-luto e deciso di lasciare un segno perché il parco a Tenna diventi se-gno del passaggio dei ragazzi.I bambini si sono trasformati in piccoli artisti ed hanno pensato ad un parco colorato. Non hanno im-maginato solo l’elemento del prato ma si sono chiesti: Dove ci sedia-mo? Ecco allora che sono “apparse ” delle sedie a forma di drago e ser-pente, ma anche tovaglie e coper-te dove fare un pic nic all’aperto in questo Mondopark. La fantasia non ha confini se lasciata libera nel-la mente dei bambini. Cosa sarebbe bello fare nel nuovo parco? Attorno ad un tavolo rotondo o a ferro di cavallo e a semicerchio discutiamo e ci confrontiamo in una lezione di-battito all’aperto. Tutto questo per-ché è bello essere parte della natura. Durante le attività dell’area scienti-fica i bambini di prima hanno par-tecipato con entusiasmo al pro-getto. Oltre a varie uscite al parco giochi gli alunni hanno potuto ca-pire come l’uomo possa intervenire sul territorio e possa modificarlo a suo piacimento. Gli alunni hanno compreso la differenza tra elemen-ti naturali ed artificiali in un parco.

Scuola all’aperto

Il tutto si deve ancora concludere a breve nasceranno probabilmen-

te altre idee da realizzare. Il percor-so svolto ci ha coinvolti tutti, bam-bini, insegnanti ed amministratori, in maniera avvincente ed affasci-nante. Abbiamo visto come la scuo-la diventi più vitale se sono presenti aspetti che suscitino passione ed in-teresse per il mondo che ci circon-da. L’argomento del Parco è stato un motore molto potente che ci ha ac-compagnato, ha rappresentato uno stimolo per costruire una scuola at-tiva e vicina alla quotidianità del-le persone. Si è trattato di realizza-re una sorta di “Scuola all’aperto” quindi una realtà in cui la natura di-venti presenza attiva tra le persone. Abbiamo cercato di realizzare un percorso improntato su una struttu-ra collaborante prevedendo la possi-bilità di incessanti contatti e scambi. Bambini ed insegnanti sono stati attori protagonisti di una progetta-zione partecipata insieme al Comu-ne. Lo sguardo dei ragazzi sul paese ha portato immaginazione, deside-rio, apertura al futuro, sperimen-tazione ed innovazione. In questa maniera ci siamo sentiti esplorato-ri e analizzatori sensibili della realtà civica prossima a noi. Non sapeva-mo come potesse svilupparsi e con-cretizzarsi questa nostra azione sul Parco; ora, ad anno scolastico qua-si terminato, possiamo dire di esse-re soddisfatti di quello che è nato.

Paola Villotti, Monica Garollo, Iris Acler, Francesca Dellai,

Christian Cainelli, Piera Brunet, Damiana Chiappa

Insegnanti scuola primaria di Tenna

38 n. 6 giugno 2012

SEDIEUna mostra creAttiva

Lunedì 14 maggio 2012 alle ore 12 è stata inaugurata presso la Sala di Rappresentanza della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige l’espo-sizione di oggetti, foto, grafica e video dell’Istituto delle arti di Trento e Rovereto. La mostra dal titolo “Il Trentino creAttivo” è stata pre-sentata dal vicepresidente della Regione Marco Depaoli e dal Dirigen-te dell’Istituto Silvio Cattani. I tre istituti:• Liceo artistico “Vittoria” Trento• Liceo artistico “Depero” Rovereto• Liceo musicale-coreutico “Bonporti” Trentohanno mostrato alla cittadinanza, per una settimana, cioè fino a lune-dì 21 maggio, i risultati dell’azione didattica realizzata dai propri stu-denti guidati dai rispettivi docenti.

Una sedia per camminare

Durante la mattinata di lunedì 14 maggio dalle 9 alle 12, un centina-io di studenti hanno portato lun-go le vie della città, dalla sede di via Zambra dell’Istituto “Vittoria” fino alla Regione in piazza Dante altrettante sedie, realizzate in occa-sione dell’iniziativa “La scuola in tavola: l’Unità d’Italia nel piatto e nel bicchiere” o sedie d’autore ispi-rate ai quadri di grandi artisti. Le opere d’arte realizzate dagli stu-denti dell’Istituto delle arti di Tren-to e Rovereto: “Il Trentino creAtti-

Istituto delle Arti di Trento e Rovereto

vo” sono state esposte presso la sala di rappresentanza del Consiglio re-gionale, e in questa mostra sono sta-ti raccolti i prodotti realizzati dagli studenti, sotto la guida esperta dei loro docenti, degli Istituti d’arte/Li-cei artistici “Depero” di Rovereto e “Vittoria” di Trento e il Liceo musi-cale-coreutico “Bonporti” di Trento.“Una sedia per camminare” è sta-to lo slogan prescelto, un ossimo-ro che trae dal contrasto un messag-

gio: arte, creAzione e movimento possono essere oggi la via d’uscita dall’immobilismo, dalla sedentarie-tà sociale e dal conservatorismo dei suoi vizi. Diamo un futuro ai giova-ni: diamo un futuro con i giovani.

La mostra nel dettaglio

La mostra è stata ideata da Massi-mo Parolini in collaborazione con Dalrì, Pasquali, Gloria Zeni, Pola e altri colleghi di buona volontà. Si tratta di una scelta di materiali bidi-mensionali con tecniche varie o tri-dimensionali come sculture e strut-ture spesso vincitrici di concorsi nazionali (come nel caso del pro-getto/modellino premiato al Mart nel recente concorso Miur “New Design”) o realizzati per esposizio-ni in Provincia in sintonia col ter-ritorio ma gettando un ponte nel mondo (come i coloratissimi dipin-ti del Progetto Trento-India “Raba-ri” esposti di recente nello Spazio ar-cheologico al Sass). Tre video, uno per Istituto, hanno illustrato invece le varie azioni formative e performa-tive delle singole scuole: un quarto video, sul fondo della sala, ha ri-mandato ininterrottamente l’im-magine di tutti gli studenti, i do-centi, il personale Ata dell’Istituto, nella convinzione che la scuola sia fatta da persone per persone, al cen-tro di un rapporto sempre migliora-bile che oggi, più che mai, può con-tribuire a rilanciare la fede nella vita, nell’azione, dando speranza alle/con le nuove generazioni creative.

39n. 6 giugno 2012

VERTEBRATIIl restauro e il recupero della collezione

Mercoledì 30 maggio presso il liceo classico “Giovanni Prati” di Tren-to è stata inaugurata una mostra che ha messo in luce il restauro e il recupero a fini estensivi e didattico-divulgativi della collezione di ver-tebrati, una mostra con animali e reperti scientifici rari, collocati ora nell’atrio per farli meglio apprezzare da studenti e visitatori.

il liceo “Prati” di Trento

Per insegnare la storia naturale

Il liceo “Prati” di Trento, la più antica scuola secondaria del Tren-tino, possiede una collezione di strumenti scientifici e di reper-ti biologici e minerali che non ha uguali o quasi quantomeno a livel-lo provinciale. È in particolare nel corso del XIX secolo che i docen-ti incaricati di insegnare le materie legate alla cosiddetta “storia natu-rale” hanno consentito di raduna-re materiali che venivano utilizzati per arricchire le lezioni e facilitare l’insegnamento. Animali imbalsa-mati o conservati in alcool, reper-ti osteologici, cristalli e minerali, riproduzioni di organi e apparati biologici, tavole parietali che illu-strano l’anatomia e la fisiologia de-gli esseri viventi o i loro cicli biolo-gici sono il lascito prezioso di quel periodo di fecondo arricchimento delle collezioni scolastiche.

Il restauro e il recupero

Lo stato di conservazione della col-lezione ha imposto una seria rifles-sione circa il suo futuro e perciò si è pensato ad un restauro e a un re-cupero in chiave moderna. Ciascu-no dei pezzi che la compongono è stato esaminato al fine di valutar-ne lo stato di conservazione e gli eventuali danni e gli interventi di risanamento del caso. Si è quindi proceduto a una pulizia profonda

degli esemplari conservati “in pel-le” che erano coperti da una patina di polvere, in qualche caso si è reso necessario procedere a un rifaci-mento parziale o totale dell’imbot-titura interna, a un “rammendo” del campione o ancora alla sostitu-zione degli occhi o al ravvivamen-to dei colori di becchi e zampe. É stato poi controllato il fissaggio dei campioni e il rifacimento del relativo cartellino identificativo al proprio zoccolo. Per gli esempla-ri in alcool si è proceduto invece alla sostituzione ovvero al rabboc-co del liquido conservante, utiliz-zando esclusivamente alcool, e al rifacimento della chiusura dei vasi in vetro così da impedire l’evapo-razione dello stesso.

La fruizione della collezione

Si è pensato ad una ri-collocazione della Col-lezione in uno specifi-co armadio-espositore collocato lungo la pare-te dell’ampio corrido-io al pianterreno del li-ceo. La realizzazione di un armadio ad hoc ha lo scopo di disporre di una struttura con adeguate caratteristiche di imper-meabilità alla fuoriuscita di eventuali residui arse-nicali piuttosto che alla penetrazione della pol-

vere, adempiendo così al duplice scopo di “mettere in sicurezza” la Collezione e di rallentarne il dete-rioramento. Naturalmente l’arma-dio ha una forma e una dislocazio-ne tale da assicurare un’adeguata visibilità dei pezzi più importanti e la loro piena utilizzabilità per fi-nalità didattiche e più in generale ostensive. Il senso del recupero è di rivitaliz-zarne la funzione, perché una Col-lezione ben esposta può e deve divenire una risorsa per l’intera co-munità, la sua fruizione non deve realizzarsi unicamente a vantaggio degli studenti del “Prati”. Si è pre-visto l’apertura alle visite in con-comitanza con alcuni momenti dell’anno e con gli studenti stes-si che fungono da “ciceroni” per i visitatori durante il “Darwin day “che ha luogo in tutto il mondo ogni 12 febbraio, giorno natale di Darwin. Un altro momento è co-stituito dalle “giornate della scuo-la aperta” per tutti coloro che sono interessati ad iscriversi e più in ge-nerale a conoscere l’Istituto e le sue potenzialità in campo didatti-co-educativo. Infine il Liceo “Prati” di Trento è a completa disposizione di tutti gli Istituti Scolastici che avessero desi-derio di visitare la raccolta dei Ver-tebrati per i propri fini didattici.Una maniera meno diretta ma che consente una diffusione ben più ampia della Collezione pas-sa invece attraverso la sua “mes-sa in Rete” tramite Internet e più precisamente nel sito istituzionale dell’Istituto.

40 n. 6 giugno 2012

Da Vinci

Al Liceo scientifico e linguisti-co “Da Vinci” di Trento anche quest’anno sarà riproposto il pro-getto della newsletter giornaliera. I ragazzi lavoreranno sul campo, nel corso della rassegna, realizzando i contenuti seguendo un programma day by day. Come ha spiegato il di-rigente della scuola Alberto Toma-si “la partecipazione è stata positi-va, anche perché un liceo come il Da Vinci ha poche occasioni, per-ché è molto formale, di mettere in pratica certi apprendimenti. La positività di queste attività è che il loro lavoro è spendibile, perché per gli adolescenti di oggi è importan-te che nascano grandi confidenze con il territorio, la natura, i libri,

29 febbraio 2012: Conferenza stampa di presentazione del proget-to “Raccontare il festival ” con gli studenti degli istituti superiori di istruzione delle arti di Trento e di Rovereto e dal liceo “L. Da Vinci” di Trento. Questa iniziativa si è inserita in una serie di progetti sco-lastici e per i quali il TrentoFilmfestival ha il ruolo e il vero senso di “laboratorio”. Fin da subito i ragazzi saranno stimolati a dimostrare sul campo di saper mettere in pratica quanto hanno appreso in clas-se. Proseguiranno così nel progetto di comunicazione iniziato l’anno scorso. Presenti Gianluigi Bozza, vice Presidente del TrentoFilmfesti-val, Luana Bisesti, direttore, i dirigenti Cattani e Tomasi, Tommaso Casagrande web editor e la moderatrice Chiara Caliceti.

LE SCUOLEGli studenti raccontano il festival

60° filmfestival

e quindi gli stimoli per aprirsi col mondo reale vicino a noi. Ci sono una serie di linguaggi infatti che danno uno sguardo sul mondo al di là di quello a cui siamo abituati”. Quest’anno il “Laboratorio di gior-nalismo di montagna” si focalizzerà sul tema del “viaggio” e la newslet-ter dei ragazzi sarà pubblicata ogni giorno sul sito della manifestazione.

Istituto delle Arti

Due distinti progetti coinvolgo-no l’Istituto delle Arti di Trento e Rovereto. Gli alunni del “Vittoria” di Trento saranno impegnati nel-le riprese e nella successiva produ-zione di una serie di videoclip che dovranno cogliere l’atmosfera del festival, raccogliendo le impressioni dei protagonisti e del pubblico. Ci saranno riprese prima della mani-festazione e interviste in collabora-zione con gli studenti del Liceo da Vinci. Il secondo progetto coinvol-gerà un gruppo di studenti e di do-centi del “Depero” di Rovereto, che seguono un percorso formativo le-gato alla cinematografia e che do-vranno realizzare una sigla che sarà presentata in occasione della rasse-gna. “La scuola- ha spiegato il diri-gente Silvio Cattani- può occuparsi

di cinema e notevole e il rapporto di collaborazione tra le due scuole per-ché lo slogan per il Trentino potreb-be essere “fare scuola fuori scuola”. La scuola e le discipline non devo-no arrivare all’isolamento relazio-nale ma elaborare percorsi didattici che arrivino ad una produzione: in tal senso infatti il Vittoria si occupa delle riprese e del montaggio men-tre il da Vinci delle interviste. I ra-gazzi quindi hanno collaborato tra loro e il lavoro dei due licei è sta-to in sinergia a seconda della loro competenza.”

La tematica del viaggio

Per quel che riguarda il mondo della scuola, i rapporti sono tenuti da Tommaso Casagrande, che trat-ta social network da sfruttare per la webtv. Ma come non oberare di la-voro i ragazzi? Puntando su inter-viste dando la formazione creativa e non solo intervistando gli alpi-nisti. La tematica del viaggio nel-la storia e come esperienza porta a sfruttare la creatività e le possibili-tà dei ragazzi, ancor più nella sto-ria del festival a cui si aggiunge il tentativo di intervistare l’alpinista nel suo habitat.Tutto ciò si andrà ad affiancare alle tradizionali iniziative che gli organizzatori del TrentoFilmfesti-val riservano ai bambini della pri-maria e ai ragazzi della secondaria di I grado: anche quest’anno in-fatti, con la “Giornata delle Scuo-le” e il progetto “Parco dei Me-stieri della Montagna” gli studenti verranno “iniziati” al mondo del cinema, dello spettacolo e della montagna con momenti speciali studiati apposta coinvolgerli e ap-passionarli.

(N.B.)

41n. 6 giugno 2012

WEBTV11 ragazzi e il sito del Festival

Il progetto ha coinvolto cinque ragazzi del Liceo da Vinci (Fiammet-ta Cacavalle - Stefania Girardini - Samuel Giacomelli - Edoardo Oss - Alessandro Castelli) e sei dell’istituto delle arti di Trento (Lorenzo Dalbon - Lorenzo Castelli - Nicola Borsari - Rossella Agostini - Iulian Gutu - VAlerio Corradi).

il percorso

I diversi ruoli dei ragazzi

Prima dell’inizio delle settimane di festival abbiamo intervistato Mau-rizio Zanolla “Manolo”, Reinhold Messner e Elio Orlandi, dividen-doci i compiti: i ragazzi dell’Isti-tuto d’Arte si occupavano delle riprese che venivano successiva-mente montate e pubblicate sulla webtv del festival, gli studenti del liceo “Da Vinci” invece preparava-no le interviste. I ruoli quindi sono stati ben divisi e calibrati in base alla scuola di provenienza e alle competenze differenti che la scuo-la stessa contribuisce a costruire.Prima della rassegna Gianluigi Bozza, vicepresidente del Festival, ha curato un’intera giornata de-dicata agli studenti coinvolti che hanno fatto un “viaggio” a ritroso nella storia della rassegna guardan-do alcuni filmati. Un’altra giorna-ta è stata svolta da Chiara Calice-ti, di Omnia Relations di Bologna e capo ufficio stampa del Festival, che si è dedicata alla formazione

e alla comunicazione, al prendere in considerazione il rapporto tra stampa e agenzie varie. Insomma i ragazzi sono stati dapprima prepa-rati a questa esperienza che è sta-ta non solo impegnativa ma anche ricca di responsabilità.

La newsletter

Durante la rassegna ogni sera ve-niva inviata ai nostri contatti una newsletter con un breve testo de-scrittivo e la possibilità di scarica-re un pdf con il programma del-la giornata successiva, collocato nella prima pagina, e tre artico-li di 2.000 battute l’uno, scritte dagli studenti del liceo, nei quali raccontavano film, personaggi in-tervistati, eventi, mostre, incontri della rassegna.La seconda pagina presentava inol-tre un sezione nella quale si racco-glievano in 120 battute le risposte date da alcuni dei personaggi pas-sati a Trento per l’occasione incal-zati dai ragazzi a rispondere a tre semplici domande, ovvero: una parola per il TrentoFilmfestival - Perché al TrentoFilmfestival - ... e domani? Il riassunto delle tre ri-sposte si accompagnava ad un qr-Code e ad un link che l’utente poteva utilizzare per guardare il vi-deo, ripreso dai ragazzi dell’istituto d’arte, con l’intervistato, ascoltare le risposte complete e soprattutto scoprire chi fosse stato a rilasciare questa dichiarazione.

La grafica della newsletter è stata realizzata dagli studenti dell’istitu-to delle arti.

L’impegno quotidiano

Ogni giorno i ragazzi si presenta-vano in sala stampa per completa-re, rileggere e correggere assieme a Tommaso Casagrande, e talvolta ad Elisa Cimino dell’Ufficio stam-pa del Festival, gli articoli prepa-rati e per confermare gli impegni della giornata, la cui calendarizza-zione era stata pensata e stilata di comune accordo qualche giorno prima dell’inizio della rassegna. I ragazzi dell’istituto delle arti inve-ce sono passati per la sala stampa 6 giorni su 11 totali, per montare tutto il materiale raccolto.Gli studenti dell’Istituto delle arti sezione Rovereto hanno invece re-alizzato due sigle, che si possono sempre vedere all’interno del ca-nale webtv del sito del Festival e che sono state proiettate quale in-troduzione di ogni proiezione del-la mattina al cinema Modena. Una di queste è stata utilizzata come in-troduzione alla cerimonia di chiu-sura di sabato 6 maggio 2012 al Teatro Sociale di Trento.

Tommaso Casagrande

42 n. 6 giugno 2012

Le attività per le scuole

Il TrentoFilmfestival presenta una selezione mirata di film per ragaz-zi tratti dall’ultimo concorso cine-matografico, in cui vengono narra-te storie di vita ambientate in zone dalla natura ancora incontaminata, che evidenziano la semplicità della quotidianità di bambini lontani ge-ograficamente e culturalmente dal-la nostra realtà. A seguire documen-tari e videoclip animati a carattere didattico ed un simpatico finale dal sapore locale. Attraverso questa se-lezione il Festival intende sensibiliz-zare i più piccoli al rispetto della na-

Dopo il successo delle scorse edizioni del “Parco dei Mestieri”, il Tren-toFilmfestival propone, in occasione del suo 60° anniversario, un pro-gramma ancora più ricco di appuntamenti coinvolgenti per i più pic-coli, mirato ad avvicinarli con entusiasmo al mondo della montagna, intesa come ambiente naturale dove i ragazzi possono maturare espe-rienze, conoscenze e sviluppare la loro creatività. Il “Parco dei Me-stieri”, allestito presso il giardino arcivescovile in via S. Giovanni Bo-sco n°1, è una proposta dedicata alle scuole e alla cittadinanza, ideata dal TrentoFilmfestival in collaborazione con il settimanale Vita Tren-tina e Radio Studio Sette, il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, il Museo delle Scienze e il WWF-Trentino, con contributi di Andrea Foches, del Gruppo Speleologico Trentino – S.A.T. Binde-si Villazzano, dell’azienda forestale Trento-Sopramonte e dell’Istituto Pavoniano “Artigianelli” per le Arti Grafiche.

MONTAGNAI bambini sperimentano i mestieri

il parco

tura e tenta di riavvicinarli ai valori semplici della vita, affrontando ar-gomenti che possono essere spun-to per un dibattito da affrontare sia durante la giornata al Parco, che nei giorni successivi a scuola.

Le collaborazioni

Con Vita Trentina“LO SPELEOLOGO” laboratorio che mira a far conoscere ai ragazzi la speleologia. Il Gruppo Speleolo-gico Trentino SAT Bindesi-Villaz-

zano, oltre a mostrare le attrezzatu-re ed il materiale necessario per la progressione in grotta, spiegando-ne il loro l’uso, allestirà la grotta ar-tificiale denominata “Bassotta” del-la lunghezza di circa 15 metri dove verranno posizionate stalattiti, sta-lagmiti e varie testimonianze della presenza dell’uomo.

Con Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina“LA BOTTEGA DEL RAMAIO” percorso didattico che ha per tema l’antico mestiere del ramaio. Fino a non molti decenni fa, infatti, in Trentino un gran numero di reci-pienti di uso domestico (secchi, pa-ioli, caldaie, scaldaletto e vari tipi di utensili) venivano battuti in rame

dal ramaio. La lavorazione di que-sto metallo aveva inizio a partire dal materiale allo stato fuso e richie-deva pertanto una perizia tecnica maggiore rispetto a quella necessa-ria per altri metalli. Rare furono in Trentino le fonderie del rame vere e proprie, ma assai significativa fu l’attività dei calderai ambulanti, pa-rolòti, lavoratori stagionali che nel periodo invernale emigravano nel-le regioni dell’Italia settentrionale e centrale per aggiustare e vendere paioli e oggetti in rame. Il percor-so prevede una prima parte che per-

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mette di approfondire il trattamen-to a cui viene sottoposto il rame, attraverso gli intermedi di lavora-zione per arrivare all’oggetto finito, dando particolare attenzione alla fi-gura del calderaio e ai suoi paioli, mentre nella seconda parte i ragazzi si cimentano nella tecnica della ce-sellatura a incisione, realizzando un piccolo monile di rame. Con il Museo delle Scienze“MERENDA DI MONTAGNA” - In collaborazione con Mandacarù Onlus Scs - laboratorio che parte dal territorio Trentino, attraverso la degustazione dei frutti di stagio-ne da riconoscere in una marmel-lata, per arrivare attraverso un gioco tattile alla scoperta di varie piante esotiche, legate ad un com-mercio equo e solidale. “BAR H2O Desidera? Un bicchie-re di acqua!” iniziativa che propo-ne, tramite la realizzazione di un bar dell’acqua, la degustazione di varie acque del rubinetto del comune di Trento, della Provincia e di alcune acque in bottiglia. Questo permette-rà di conoscere le caratteristiche spe-cifiche di ogni acqua e di ricostruire la mappa delle zone in cui Trento è divisa per via dell’acquedotto. Un’e-sperienza sensoriale nata dall’idea di valorizzare e conoscere appunto una componente fondamentale della no-stra vita, l’acqua.

Con il WWF, sezione Trentino Alto Adige“ANIMALI IN CITTÀ” attività didattica che evidenzia come mol-

te creature abbiano scelto di vivere con noi in paesi e città per appro-fittare delle molte opportunità che qui trovano: cibo, sicurezza, rifu-gio e spazi adatti a diverse esigen-ze. Pochi conoscono e sanno os-servare questi nostri ospiti, eppure una complessa comunità vivente si riproduce in parchi pubblici, giar-dini, sopra i tetti, nelle piazze cit-tadine e lungo i corsi d’acqua. Nu-merose sono le specie di uccelli stanziali, svernanti o di passo che ci allietano con la loro presenza; non mancano poi mammiferi, rettili ed anfibi. Imparare ad osservare questi animali che ci stanno vicini, com-prendere la loro vita, sono attività piacevoli ed interessanti per gran-di e piccoli ed una utile distrazio-ne dalla vita caotica e stressante dei nostri giorni.

Con Andrea Foches “CACCIA AL TESORO NEI LUOGHI DEL SALVANÈL” l’i-deatore della mascotte del Par-co dei Mestieri, condurrà i ragazzi all’interno di un percorso virtua-le (realizzato tramite la tecnologia software Google Earth), “volando” sulla mappa del territorio trentino, alla ricerca di indizi e informazio-ni che porteranno ai luoghi dove si racconta di avvenuti incontri con il folletto dei boschi. E chissà, for-se si riuscirà a trovare un... tesoro.Ad arricchire l’offerta ludico-edu-cativa del “Parco dei Mestieri”, an-che quest’anno verrà allestita la galleria d’immagini a cura della re-dazione di Vita Trentina che, con il fotoreporter Gianni Zotta, docu-menta la rivisitazione delle attivi-tà in montagna da parte di alcune realtà associative trentine. Accanto ad esse le interviste realizzate dal-le classi trentine a 6 nuove figure professionali d’alta quota che por-tano così a 61 i ritratti dei mestie-ri della montagna. Da non dimen-ticare poi la postazione di Radio Trentino inBlu, da dove ogni gior-

no vengono trasmesse in diretta le varie interviste, e la simpatica pre-senza al Parco di diversi animaletti per la gioia dei più piccoli.

Le classi partecipanti

Per quanto riguarda le classi parte-cipanti è stato l’anno con il mag-gior numero di iscritti e con una varietà di provenienza. Purtroppo diverse scuole non hanno potuto aderire all’iniziativa per mancan-za di disponibilità di posti, ma ver-ranno ricontattati per la prossima edizione.Ecco le 43 classi che hanno parteci-pato: 4° A e 5° C primaria Mezzo-lombardo, 3° A e B primaria Mez-zocorona, 4° A e B primaria Riva del Garda, 3°A primaria “A. Sch-mid” – Trento, 5 ° Primaria Vigo di Ton, 1°A e B Media Bonporti, 4°A, B, C, D Primaria Levico Ter-me, 4°A e B Primaria Ravina, 1°A, B, C, D, F Media “Ciro Andreatta” – Pergine, 2° e 5° Primaria “Maria Ss. Bambina” Trento, 4° Primaria Dimaro, 1°A, 2°A, 3°A, 3°B, 4°A e B Primaria “Crispi”, 1°B, C, D, E Media Arco, 1°B Media “Bresado-la”, 1°B, 2°A, C, 3°B Primaria “San-zio”, 5° Primaria Fiavè, 5°A e B Pri-maria Lomaso (Comano Fiavè).

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SEgNALIAMO

il libro

TESTI IN TESTAConoscenze e competenze narrative

SchedaTESTI IN TESTA – Parole e imma-gini per educare conoscenze e com-petenze narrative. Il presente volume invita, con esempi pratici e suggerimen-ti metodologici, a utilizzare in ambito educativo risorse testuali polialfabetiche (in particolare i libri illustrati) capaci di rappresentare forme testuali di tipo nar-rativo, poetico, scientifico,argomentativo in cui parola e immagine collaborano percreare nuovi modelli di testualità e di competenza testuale.

Marco Dallari (Modena 1947), pe-dagogista e animatore di laboratori di-dattici presso musei e gallerie d’arte moderna. Nel 1994 è professore stra-ordinario di Educazione comparata all’Università di Messina, poi ordina-rio di Pedagogia generale all’Univer-sità di Trento e alla Scuola di Specia-lizzazione per l’Istruzione Secondaria (SSIS) di Rovereto. Presso la Facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento dirige il Laboratorio di comu-nicazione e narratività. Suoi principali interessi di ricerca riguardano la strut-turazione delle identità personali, con particolare riferimento al rapporto fra i modelli di conoscenza e rappresen-tazione identitaria e l’animazione e le didattiche della produzione artistica, narrativa e teatrale. Molte le sue pub-blicazioni e, con la Erickson, La di-mensione estetica della paideia (2005), In una notte di luna vuota (2008).

Marco Dallari, Testi in testa – Paro-le e immagini per educare conoscenze e competenze narrative Erickson Edizio-ni, Trento 2012, pp 271, € 18,50

Marco Dallari ha scelto il luogo ideale per la presentazione a Tren-to del suo Testi in testa, pubblicato da poco con la Erickson edizioni. Hortus Artieri, Associazione culturale in vicolo Birri 7, a Trento. Uno scenario per pochi, dove si respira arte e “tante altre cose che uno sente dentro”, un piccolo tunnel nella roccia, dove è praticamente impossi-bile separare le parole dalle immagini attorno. Proprio quello che Dal-lari va sostenendo con forza (e con mente e cuore) da tempo nelle sue lezioni, nei suoi percorsi di formazione e nelle sue pubblicazioni più recenti. Parte da Illich, descolarizzatore, dal testo cartaceo “morente”, che però non muore davvero, cambia forma, perché il testo è anche apparato metacognitivo capace di argomentare secondo un modello testuale pensieri, memoria, narrazioni… è solo l’inizio, poi mille sug-gestioni, su parole e immagini, su varietà di testi, su creativi abbina-menti tra calembour e testi Invalsi, da Arte Sella a Guido Gozzano, passando per Duccio Demetrio: “Senza testo ci si perde!”. Non è le-zione di filosofia, semmai di vita, che il nuovo testo di Dallari aiuta a vivere con più competenza testuale e più… gioa! (m.c.)

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Grazie al Laboratorio…

“Questo volume è stato realizzato grazie alle ricerche e alle esperienze attivate nel Laboratorio di comunicazione e Narratività dell’Universi-tà di Trento. Il Laboratorio si trova a Rovereto, nell’edificio che ospita la Facoltà di Scienze Cognitive e il Dipartimento di Scienze della Cognizione e del-la Formazione (DiSCoF) dell’Università di Trento, ed è caratterizzato dalle due funzioni complementari di formazione e ricerca. Sul versante della formazione, destinata soprattutto a insegnanti e educatori, forni-sce conoscenze sul sapere narrativo,sugli apparati culturali, cognitivi e metacognitivi che lo supportano. Consente inoltre di acquisire competenze relative alla capacità di pre-sentare e condividere narrazioni, di stare in scena come porgitori di racconti e conoscenze e utilizzare le risorse tecnologiche e audiovisive all’interno dei setting narrativamente orientati e di incrementare que-ste stesse competenze nei soggetti in formazione. Sul versante della ricerca il laboratorio indaga sul rapporto fra narra-zione e conoscenza soprattutto sul versante metacognitivo. Nel labo-ratorio si producono inoltre materiali e supporti didattici sperimentali legati alla narratività. ultimamente sono stati prodotti videolibri e vi-deoletture di libri per ragazzi, disponibili in rete, con lo scopo di sup-portare e promuovere l’uso e la diffilsione del libro illustrato di qualità in ambito educativo. Al Laboratorio di Comunicazione e Narratività e al suo direttore (il sottoscritto) è stato conferito, nel 2010, il Premio Andersen, assegnato dall’omonima rivista, per il contributo di ricerca e formazione nell’ambito della letteratura giovanile.A tutti gli amici e colleghi che danno il loro contributo alla vita del labo-ratorio, ad Anna Cappelletti, Roberta Giordani, Roberto Gris, Anna-

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SEgNALIAMO

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lisa Maule, Massimiliano Tarozzi, ma soprattutto Carlo Cristofoli, mago della ripresa, dei montaggi, della ricerca in rete e di tutta l’at-tività di post produzione dei no-stri prodotti, dedico questo volume con affetto e gratitudine.”

Dalla Premessa

“Ogni bambino, appena nato, pro-va piacere e dolore, vive l’esperienza dello stupore e di molte altre emo-zioni, ma non ha ancora la consa-pevolezza di essere un corpo. La co-scienza dell’unità corporea, come sappiamo, si sviluppa e si costrui-sce nel corso dei primi anni di vita, quando, a partire da un vissuto di indifferenziazione con la madre, i bambini conquistano la coscienza della propria unità e della distinzio-ne dal mondo esterno al loro corpo.Unità e distinzione, comunque non assolute: con buona pace di Leibniz (2001) i bambini non sem-brano condividere la teoria del-la monade. Nella rappresentazione grafica che i piccoli fanno della loro conquista culturale ed evolutiva, il corpo-unità è rappresentato da

un cerchio chiu-so (o da un ova-le), in cui il den-tro è per la prima volta ben distin-to dal fuori, ma fuori non c’è il

vuoto: ci sono altri cerchi, segni e scarabocchi che rappresentano cor-pi, cose, avvenimenti con i quali il corpo unità interagisce e si collega. Non a caso molti bambini disegna-no il loro corpo-unità (solitamente attorno al terzo anno di vita) mu-nito di segmenti disposti a raggiera che, come i tentacoli di un polipo o gli pseudopo di di un protozoo, permettono al soggetto rappresen-tato di instaurare relazioni, di inte-ragire, di essere attivo all’interno di un contesto.L’idea del testo e dell’unità testua-le nasce e si sviluppa in modo mol-to simile a quella dell’unità corpo-rea. I suoni e i lallismi dei neonati diventano pian piano parole che, insieme alle altre risorse simboliche (visive, gestuali, ecc.), si organizza-no in unità di comunicazione: frasi, racconti, argomentazioni. Se le con-dizioni culturali sono favorevoli, se cioè nell’ambiente in cui il piccolo sta crescendo c’è buona competen-za verbale, i genitori raccontano fia-be e storie, c’è presenza e uso di li-bri e materiali da lettura in casa e, elemento fondamentale, c’è la fre-quentazione di una buona scuola dell’infanzia, i bam-bini, già prima del quarto anno di età, hanno elaborato e strutturato il primo abbozzo di quel con-gegno metacognitivo che chiamiamo testo. Un congegno questo mai definitivamente «dato» e descrivibile, poiché sia le possibi-li forme testuali, sia le modalità del rap-porto testo-contesto,

Libro illeggibile, Marco Dallari

Pop Corn, Marco Dallari

Cartolina fronte e retro, Marco Dallari

sia le modalità del rapporto testo-al-tri testi (intertestualità), si possono differenziare, evolvere e perfezionare all’infinito, oppure possono rimane-re in uno stadio rudimentale, o ad-dirittura deteriorarsi e regredire.”

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LEGGEREUn’impresa da ragazzi

Il giorno 3 maggio 2012 presso l’Aula Magna del Liceo “Da Vinci” di Trento è stato presentato il progetto di promozione della lettura re-alizzato grazie alla sinergia tra Emanuela Zandonai Editore e Grup-po ITAS Assicurazioni e rivolto ai ragazzi di numerose classi superio-ri della provincia di Trento. Già avviata nell’anno scolastico 2011/12, l’iniziativa proseguirà anche nel 2012/13. Presenti Emanuela Zando-nai, Ermanno Grassi, direttore generale di ITAS e il dirigente scola-stico Alberto Tomasi.

Il progetto

Il progetto consiste nella distri-buzione omaggio di un titolo se-lezionato dal Catalogo Zandonai a molti studenti delle classi delle scuole secondarie di secondo gra-do, accompagnato da una breve spiegazione di quello che succede dentro una piccola casa editrice e soprattutto “dietro le quinte” dei libri che ci passano tra le mani. I volumi selezionati trattano di sag-gistica, di narrativa contempora-nea e classica ponendo particolare attenzione alla “nuova” Europa e al dialogo con gli altri. L’intervento di Emanuela Zando-nai, che è anche presidente dell’As-sociazione Editori Trentini, ha ri-portato l’attenzione sull’idea che un editore non debba pensare sola-mente ai libri che pubblicherà, ma anche ai lettori del futuro, vale a

RECENSIONE

liceo “da Vinci” Trento

dire aprirsi ai giovani di oggi. Pro-prio per questo la casa editrice, in collaborazione con le scuole e con i docenti, ha presentato i libri omag-giati in una serie di incontri che ha riscosso grande successo presso i ra-gazzi.

Fare cultura della lettura

“Lo spirito è di fare cultura del-la lettura ora così poco “gettona-ta” tra i giovani” ha spiegato Ema-nuela Zandonai ai ragazzi presenti in Aula Magna. Lo spirito è stato quello di aver selezionato dei libri per i giovani che ITAS sponsoriz-za. L’anno scorso è stato un vero e proprio successo, c’è stato infat-ti un ritorno alla lettura tanto che sul blog dei ragazzi dell’Istituto Rosmini di Rovereto in breve tem-po sono apparse ben 20 recensio-

ni nate spontaneamente. Anche il dirigente scolastico del “Da Vinci” Alberto Tomasi ha puntato sul fat-to che nonostante le tecnologie il libro ha una funzione fondamenta-le. “Non dobbiamo farci fagocitare dalle tecnologie che cambiano con-tinuamente senza darci del tempo per capire a fondo le cose e gustar-le. Il libro non è così, anzi le inizia-tive editoriali sono un contributo culturale”. Emanuela Zandonai ha spiegato ai ragazzi le motivazioni: “Il libro vuole arrivare alle classi, a migliaia di ragazzi e sono scelti dal catalogo Zandonai. Grazie a ITAS che è sponsor e partner importan-te, ma che soprattutto ha saputo cogliere con sensibilità particolare questo progetto così importante. Perché è importante? Calano ogni giorno i lettori, soprattutto tra i giovani, e spesso viene dimentica-to che la lettura è un modo di vive-re la vita, che ci permette di cono-scere, scoprire con occhi diversi il mondo che ci circonda sviluppan-do la creatività. Diventa sempre più importante trovare un modo di collocarsi. I dati reperiti ci han-no dato motivazione per avvicina-re i ragazzi in modo diverso, attra-verso un dono, per ritrovare questo spazio come un piacere senza ave-re come “compito” una recensione. Più libri perché così uno deve sce-gliere, perché la lettura è una scelta responsabile”.

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Le opere distribuite nel corso dell’anno:

Nell - Christine LavantCirkus Columbia - Ivica DjikićIl libro dei mestieri - Bora ĆosićÈ morto Tito - Marica BodrožićMia è la vendetta - Friedrich TorbergUna primavera difficile - Boris PahorIl ritorno di Filip Latinovicz - Miroslav KrležaIl principe del fuoco - Filip DavidL’educazione del giovane Tjaz - Florjan LipušRussia senz’anima? - Susanne SchollLa casa perduta - Marianne GruberLa vera storia di Leon Pantà - Carlo Alberto ParmeggianiIl rogo nel porto - Boris PahorI latitanti - Gilberto FortiDiabolus in musica - Giorgio VigoloIl poeta e gli antichi dei - Walter F. OttoClara - Friedrich W. J. Schelling

ITAS Assicurazioni

Il Gruppo ITAS Assicurazio-ni ha deciso di sostenere diretta-mente quest’iniziativa, perché cre-de che la lettura sia uno strumento straordinario per assicurare un fu-turo migliore alle giovani gene-razioni, più ricco di formazione, cultura, qualità, responsabilità. Er-manno Grassi, direttore generale di ITAS, è entrato nel merito rac-contando ai ragazzi presenti come sia prioritario sostenere problema-tiche sociali culturali per far legge-re il più possibile, in generale, ma soprattutto i libri. “Dietro la lettu-ra c’è un testo, libri che sono im-portanti per lo sviluppo della cul-tura nella lettura, c’è qualcuno che scrive e facendolo cerca di comu-nicare, dentro il libro non c’è dun-que solo un racconto! C’è la voglia di comunicare e stimolare la curio-sità sull’argomento o veicolare un insegnamento che se ne può trar-re, piccoli elementi utili per la vo-stra vita. L’importanza di sceglie-re permette di darsi obiettivi nella vita. Oggi c’è un nuovo sistema di comunicazione, oggi ci si relaziona diversamente, anche grazie a inter-net, e questo permette di leggere, comunicare, scrivere più facilmen-te”. Noi siamo affascinati da questo mondo, ma c’è una riflessione su cui si vuole porre l’attenzione. Ci sono tante comunicazioni e col-legamenti (connettersi) una volta si diceva “contatto” (scritto o visi-vo) e conoscevo qualcuno. Per noi comunicare uguale trasferire idee, colori, proposte ed è per questo che l’anno scorso sono stati offerti duemila libri”. Quest’anno inoltre c’è una nuova iniziativa aperta ai ragazzi dai 16 ai 26 anni promossa e che si intito-la Premio Itas del Libro di mon-tagna “Montagnav(v)entura”. I giovani raccontano la montagna. Il concorso che scadrà il 31 genna-

io 2013 è articolato in tre sezioni: il r@cconto (racconto che viva del-le nuove modalità di comunicazio-ne, come sms, e-mail, chat, social network, blog…); una produzione umoristica e una di fantasy. Tutte le informazioni sono reperibili dal sito del Gruppo Itas Assicurazioni.I ragazzi sono invitati a scrivere nella consapevolezza che dalla let-tura nasce la scrittura!

“Pensa un libro, raddoppialo…”

Sempre al Liceo “Da Vinci”, si è svolto il secondo appuntamento dal titolo “Pensa un libro, raddop-pialo…” il 18 maggio 2012.Dopo le edizioni “Il Margine” la casa editrice Zandonai di Rovere-to, è stata invitata a presentare il

proprio catalogo e le idee guida della sua produzione.Si è parlato in particolare di lette-ratura e di autori dell’area balcani-ca e di lingua tedesca, in partico-lare di due autori forse poco noti, ma di grande fascino. Il primo, Aleš Šteger, è autore di Berlino, un intrigante e originale viaggio nella capitale tedesca. Il secondo è Rade Šerbedžija, poeta, cantauto-re e grande attore (qualcuno se lo ricorderà nel recente Io sono Li, film diretto da Andrea Segre) che si racconta con autentica parteci-pazione nell’autobiografia Fino all’ultimo respiro. Alcuni passi di questi due libri sono stati affi-dati all’interpretazione autorevole e competente di Andrea Castelli, che ha reso ancora più gradevo-le queste nostre piccole incursioni tra i libri. (N.B)

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IL MARGINECento di questi libri!

Sabato 26 maggio 2012 dalle ore 17 al The Hub Rovereto - Via delle Scuole, 24Vi invitiamo a festeggiare nostri primi sei anni, i nostri primi 90 titoliPresentazioni Buffet Musica Letture Invito ai Soci, ai Componenti del Comitato editoriale ed ai Consiglie-ri di Amministrazione, ma invito “esteso a tutti coloro che vorranno conoscere più da vicino la nostra realtà ed il nostro progetto culturale”

Firmato: IL MARGINE casa editrice

Noi c’eravamo Didascalie, specialmente in passa-to, s’è occupata spesso e con in-teresse ad alcuni libri de “Il Mar-gine”, dedicando anche qualche dossier monografico interno, come nel caso di Alidad Shiri con la sua storia narrata in “Via dal-la pazza guerra”– grazie all’ange-lo custode Gina Abate, che assie-me ad Alidad abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata nella scuola professionale «Guglielmo Marconi» di Merano; ma in dos-sier interno avevamo trasformato anche il testo di Quinto Antonel-li du “I dimenticati della grande guerra. La memoria dei conbat-tenti trentini (1914-1920), molto adatto per lavori con gli studenti nelle scuole.Siamo andati a Rovereto, saba-to 26 maggio, per avere confer-ma delle parole impresse sull’invi-to: “Dal margine le cose si vedono chiare, con il margine i libri si leg-gono meglio, sul margine le parole

la festa

raccontano il mondo... e cercano perfino di cambiarlo!”.E la conferma è venuta ampiamen-te (assieme – doveroso! – alla preli-batezza del buffet) alla musica dei Revolver ed alle “parole” sempre dense, penetranti, pungenti, anche dolorose degli autori di alcuni testi presentati da Paolo Ghezzi (e ac-colti da Andrea Schir e dallo staff della casa editrice).Parole di giustizia ed equità da Donata Borgonovo Re, di ingiustizie e vessazioni im-presse nei nomi dei vec-chi vicoli di Riva del Garda (“del torchio e dello stento”) e richiamati dal “pesciolino rosso” Renato Ballardini, di memoria e identità nella presentazione del nuovo te-sto di quinto Antonelli e, ancora, di sofferenze e vio-lenze alla legalità in quelle di Gina Abate, dello psico-terapeuta roveretano Pao-lo Miorandi, e di Alberto

Conci Paolo Grigolli Natalina Mosna con i ragazzi di “A onor del vero”, ma anche nei fulminan-ti epigrammi di Marco Furgeri ed altri ancora. Parole, che lasciano il segno, dentro e fuori, e che si ri-trovano “in cento di questi libri”. (m.c.)

ALCUNE NOVITÀ

quinto antonelliStoria e storie della scuola trenti-na – Dalle origini ai nostri giorni

Tra le novità dell’autunno 2012 del-la casa editrice Il Margine, che come sua tradizione combina uno sguar-do “globale” con l’attenzione ai temi locali, c’è anche un’opera – assoluta-mente originale nell’impianto e sor-prendente negli esiti – che Quinto Antonelli, già autore dell’apprezza-tissimo “I dimenticati della Grande

Guerra” dedica a un altro grande capitolo del no-stro passato col-lettivo. Si tratta di “Storia e sto-rie della scuola trentina – Dalle origini ai nostri giorni – in cui lo storico rovereta-no offre un rac-conto comples-sivo della storia della scuola tren-CasaEditrice

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paolo miorandi“Nannetti”

Dalla grande storia del Novecento alle vicende dei “dimenticati” della storia. Nella collana “I piccoli mar-gini”, lo psicoterapeuta rovereta-no Paolo Miorandi racconta l’in-credibile storia del “matto” che si reinventò la vita scrivendo graffiti sui muri del manicomio. Nessuno ricor-da il motivo per cui Fernan-do Nannetti si trova nell’O-spedale psichia-trico di Volter-ra: “Non aveva nessuno e non possedeva nulla”. Nannetti è un uomo dimenticato che non conosce le proprie origi-ni e per questo le inventa. Lunghi elenchi di un improbabile albero genealogico, arricchito di caratteri somatici e date di ricorrenze, scritti sulla cinta muraria del manicomio, incisi sulla superficie dell’intonaco con la fibbia della cintura. Il rac-conto al limite dell’assurdo scor-re veloce in uno scambio appena percettibile tra il narratore che vi-sita anni dopo i padiglioni abban-donati e Aldo l’infermiere, che con pazienza certosina riscrive e rende leggibili i testi scolpiti sul libro di pietra o ricamati su cartoline posta-

li, riempiendo tutto lo spa-zio davanti e dietro con una calligrafia sempre più picco-la man mano che lo spazio rimasto diminuiva.Uno spaccato della triste re-altà dei manicomi: scritto con forte tensione lettera-ria, ci restituisce un dram-ma esistenziale che sembra appartenere a un passato lontano. E invece era appe-na ieri.

tina, sia di quella popolare, profes-sionale e tecnica, sia dell’istruzio-ne classica destinata a formare i ceti dirigenti. Il periodo preso in con-siderazione è molto lungo, più di quattro secoli: ha inizio con la fon-dazione dei ginnasi di Trento e di Rovereto, nel Seicento, per giun-gere all’articolato sistema scolastico che caratterizza la seconda metà del Novecento. Detta così, questa sto-ria potrebbe far pensare a noiosissi-mi e aridi elenchi di istituzioni, di norme legislative, di riforme scola-stiche, di innovazioni pedagogiche. E invece il volume del noto stori-co roveretano Antonelli può essere pensato come un crocevia piutto-sto affollato di “storie”: di qui passa una storia culturale dei trentini so-spesi tra due nazioni; la storia della difficile e lunga conquista dell’alfa-beto e della cultura scritta; la storia della trasformazione dei trentini in sudditi fedeli all’Austria, dapprima, al Regno d’Italia, poi; una storia so-ciale dell’infanzia, divisa – quella più povera – tra l’obbligo scolastico e il precocissimo lavoro a sostegno della famiglia. Ma transitano pure le storie personali di studenti e di professori, di bambini e di maestri,

che testimoniano come la scuola, nel bene e nel male, sia luogo della prima, fondante esperienza di vita.

adoldo perez esquivel“Dios no mata”, «Dio non uccide»

Dal piccolo Trentino alla grande Argentina. La prima biografia ita-liana di Adoldo Perez Esquivel, pre-mio Nobel per la pace 1980, nato nel 1931 a Buenos Aires, figlio di un emigrato dalla Galizia spagnola e di una madre india, offre un viag-gio avventuroso nella vita appassio-nata e durissima di un «combatten-te» della nonviolenza, un testimone della giustizia che ha pagato la coe-renza delle idee con il carcere duro e con le torture. Lì, nella cella stretta e buia detta “tubo”, ha visto – scritto col sangue – “Dios no mata”, «Dio non uccide», il cuore della sua fede disarmata. E il titolo della biogra-fia scritta dal giornalista cremonese Arturo Zilli è proprio “Dio non uc-cide”. Esquivel non ha mai smesso di schierarsi con gli oppressi e i di-seredati, “los de abajo”, i tanti sen-za voce e senza volto del Sud del mondo. La sua vita, sofferta e av-venturosa come un romanzo, è sta-ta contrassegnata dagli incontri con profeti della nonviolenza come Lan-za Del Vasto e Jean Goss e dalla vi-cinanza alla teologia della liberazio-ne. Nell’introduzione, lo scrittore suo connazionale Mempo Giardi-nelli lo accosta a Thomas Merton, Gandhi e sant’A-gostino: “Anche lui è un guerriero dello spirito, pa-cifista inflessibile e lottatore contro ogni ingiustizia e violenza, forse i mali più persi-stenti di questo tempo inquie-tante che ci tocca di vivere”.

n. 6 giugno 2012

"Cosa farà da grande?" è una domanda che rivolgiamo spesso a giovani, ragazzi e bambini.

Un interrogativo che sottende una preoccupazione principalmente economica e l'idea che la realizzazione di una

persona dipenda semplicemente dal suo lavoro e dal suo guadagno. Dovremmo, in realtà, provare a cambiare

domanda e chiedere: "che tipo di uomo o donna vorresti essere domani? Che tipo di cittadino?" .

Questa la declinazione del tema biennale – lanciato nel 2011 – Educare nell’incertezza, che verrà sviluppato

nella quinta edizione di EDUCA che si svolgerà a Rovereto (Tn) dal 28 al 30 settembre.

La lettura dei dati sugli esiti scolastici e sulla criticità delle scelte a cavallo tra la scuola media e la scuola

superiore, mettono in rilevo la centralità del tema dell’orientamento e del ri-orientamento in quella fase di vita

che rappresenta un’importante chiave di volta della capacità di progettare e progettarsi degli adolescenti.

Una fase che coinvolge anche gli adulti attorno a loro rispetto alla possibilità e alla capacità di sostenerli.

Educare alla scelta consapevole attraverso lo sviluppo di parti del sé in divenire di ogni ragazzo,dentro la propria

storia che cambia, la propria ricchezza e i propri limiti; sostenere la progressiva conoscenza critica di sé e la capa-

cità di definirsi anche in relazione agli altri ed alle aspettative e caratteristiche della realtà è possibile.

Una strada da perseguire per dotare le nuove generazioni di quella capacità interiore ad orientarsi, mantenendo

la propria rotta dentro l’incertezza, sia quella costitutiva dell’umano, sia quella contestuale.

EDUCA propone ad insegnanti, dirigenti e a tutte le persone e organizzazioni che gravitano intorno al mondo

della scuola di contribuire ad una mappatura delle buone prassi esistenti sul tema dell’orientamento e ri-orienta-

mento degli studenti al progetto di sé. Una ricognizione di modelli e di strumenti sperimentati da usare in modo

più collegiale, con l’approccio del patto tra adulti (scuola e genitori) e giovane in crescita per poter fare

esperienze piacevoli e utili.

Una raccolta e una narrazione di testimonianze che veda il coinvolgimento di diversi luoghi di ricerca e sperimen-

tazione, in primis la scuola, nella costruzione di un quadro concettuale e contestuale comune, per condividere

l’elaborazione e l’uso di strumenti e metodi a supporto del tema dell’orientamento e ri-orientamento, con strategie

educative e didattiche che attivino il ragazzo nell’autovalutazione di sé guidata e sostenuta, oltre che nella rappre-

sentazione e consapevolezza dei propri talenti e dei propri limiti, dentro i successi e gli insuccessi.

Temi che a EDUCA saranno trattati come di consueto attraverso differenti linguaggi: le PAROLE (dialoghi, incontri

con l’autore, seminari e laboratori formativi), le AZIONI (laboratori educativi ed animativi) e le EMOZIONI (spetta-

coli, teatro, musica e animazione). Novità di quest’anno i laboratori dell’educare dedicati ai principali protagonisti

dell’educazione: giovani, famiglie ed insegnanti. Progetti annuali che, dopo aver attraversato l’Italia, torneranno a

Rovereto a condividere, crescere e scoprire.

www.educaonline.it28 - 30 settembre 2012 | Rovereto (Tn)