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Questa è un estratto del libro di poesie "D'amore e di rabbia in un tempo di guerra". Sinossi: Un'antologia di poesie sull'amore, sulla memoria, sulla guerra. Il trascorrere del tempo e la malinconia, il dolore e la solitudine, la morte e la speranza, il desiderio di amare e di lottare: questi sono alcuni fra i temi che caratterizzano questa raccolta, conducendo il lettore in un viaggio nel profondo dell'animo umano, nelle sue luci e nella sua oscurità. In copertina: Dipinto di Emiliano Tatafiore.
Citation preview
STEFANO MANNUCCI
D'amore e di rabbia inun tempo di guerra
ISBN: 9786050439205
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
( http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
D'amore E Di Rabbia In Un
Tempo Di Guerra5
La Memoria È Una Pistola 6
Quel Giorno Di Fine
Gennaio 7
Barricate E Poesia 10
Bevevamo Vino Nelle Sere
Vuote 13
L'uomo Di Creta 15
Promessa 17
D'amore E Di Rabbia In Un
Tempo Di Guerra 19
I Tuoi Occhi Sono L'assenzio 26
Assassinio Di Un Poeta 28
Un Tramonto Rosso Porpora 30
In Un Giorno Di Pioggia 34
L'ultima Notte Di Amore 39
Quando... 45
Anima Ribelle 48
Luna Rossa 51
Le Mie Ali Distese Ad
Abbracciarti 53
Clandestino 55
La Pistola Di Elena 57
In Quel Giorno Di Aprile 58
Soldato 61
Figlio Della Guerra 65
Bambino 66
Notte Clandestina 70
L'addio 72
Un'orma Dalla Pioggia
Sommersa 76
Il Disertore 83
Uomini In Guerra 90
Signore 94
Corri Ragazzo 98
Un Battito Di Ali Dopo La
Strage 99
Tristezza D'autunno 105
La Disobbedienza È Una
Poesia 113
La Fine Di Un Lavoro 116
Vagabondando 118
In Compagnia Della Luna 120
Aspetterò L'autunno 124
Esilio 126
Compagno Di Sbronze 128
Ian 132
Perle 135
Le Vie Della Mente 136
L'eterno Conflitto 137
Notte 138
Origami 140
Orizzonte Luna 141
Angeli Nella Desolazione 142
Insegnami Una Preghiera 143
Come Note Di Viole 145
Il Libro 147
L'autore 148
Dello Stesso Autore 149
Copyright 150
Contatti 151
D'amore E Di Rabbia In UnTempo Di Guerra
La Memoria È Una Pistola
La memoria è una pistola
e le fotografie
sono le sue pallottole.
Ad aprire ferite nell'anima
che il tempo
forse
mai più rimarginerà.
Roma, febbraio 2006
Quel Giorno Di Fine Gennaio
C'erano dieci gradi sotto zero,
quel giorno di fine gennaio.
Camminavo con mia moglie al fianco
e mio figlio morto in collo.
Intorno,
uomini di pelle ed ossa,
dalla fatica,
crollavano al suolo.
Una bambina correva
ad abbracciare la madre,
ma la guardia
mirò al suo cuore,
e la neve bevve
il suo sangue.
E la neve coprì
il suo corpo inerme.
Persone senza nome
eravamo,
un numero tatuato
sulla pelle del braccio,
cicatrice
che riportava alla realtà
in quel dannato viaggio.
Gli occhi persi
in un cielo spento,
tagliato
dal filo spinato.
Fragili ombre -
a tremare nel gelo -
eravamo,
come petali di fiore
piegati nel vento.
E dalle nuvole
comparvero i camini.
Si rabbuiarono
i nostri volti chini.
Dagli occhi chiusi
uscirono lacrime.
Batteva impazzito
il cuore esangue.
Ci mettemmo in fila,
il nostro turno
aspettando,
e nelle bocche
bestemmie e preghiere
mormorando.
Entrai,
salutando mia moglie,
e non rividi più
la neve
tingersi d'azzurro
all'orizzonte.
Roma, dicembre 1992
Barricate E Poesia
Ricordo con rabbia
quei giorni di lotta
e dolce rivolta.
Correvamo nelle strade
per fuggire
la repressione.
Poi - in sfatti letti
di fredde stanze
prese in affitto -
bruciavamo i nostri cuori
persi nelle tasche
di vecchi usati eskimo.
Abbracciati dietro un vetro
di grigie luci
in città spenta -
in livide albe sconfitte -
noi aspettavamo
la rivoluzione.
Sussurra il vento
come in quelle sere
di nostro sporco amore.
Un sogno piangeva
in palmi serrati
su bianco selciato.
Un'ultima promessa
di speranze lontane
sul tuo viso.
Poi,
colpi forti alla porta:
«Fermi tutti, polizia!»
Ma con gli occhi feriti
ed un brillantino al naso
sei fuggita
su una strada lastricata
di lacrime di brina
e libertà.
In questi mesi tristi
di rabbia e paura,
barricate e poesia.
In questi mesi fragili,
anima infranta
nella solitudine.
Tienimi per mano,
stringimi forte,
per non cadere.
E dormi un poco,
piccola,
sotto una luna d'Irlanda.
Roma, ottobre 1994.
Bevevamo Vino Nelle Sere Vuote
Bevevamo vino
nelle sere vuote,
per poi danzare abbracciati
nelle strade grigie,
con i vetri rotti
e le lacrime leggere
sotto i nostri piedi,
che seppur teneri,
tuttavia,
mai si ferivano.
Credevamo
di essere invincibili.
Credevamo
di essere eterni.
Ma il destino
fu più forte di noi.
E come farfalle
uccise dal vento,
siamo caduti,
con un grido
spezzato in gola
e i tuoi seni tristi
verso un cielo ferito
insanguinato.
Roma, ottobre 1996
L'uomo Di Creta
L'uomo di creta,
contro il tempo,
si sfalda
in briciole d'infanzia,
che riempiono i suoi occhi
di fulgidi diamanti perduti.
Un sogno pende
fra le sue dita:
di perdersi
nel nulla della notte.
Fragile.
Trascinato
come una foglia
in un caldo vortice
di sensazioni.
Urla
come una preda in gabbia,
piangendo lacrime d'argilla
che bruciano la pelle
dei suoi ricordi.
Ingoia sabbia
e beve fango,
cullandosi abbandonato
nelle onde delle allucinazioni.
L'uomo di creta
cammina fra le stelle.
Ancora vivo
nonostante le ferite.
Poi,
s'adagia su una scia di pulviscolo.
Chiude gli occhi
nel sogno d'essere libero
e vola
l'uomo di creta.
Certaldo, maggio 1996
Promessa
E stai lì,
raccolta nei sospiri.
Nel silenzio
sussurra la tua tenerezza.
Disperdi nel vento
i tuoi petali tristi,
dolce fiore
stretto nel mio abbraccio.
Nutriti della gioia
di questi momenti,
per stagliarti alta
nel cielo
dei miei sentimenti.
Il mio amore
sarà una capanna
che ti proteggerà
dalla tempesta.
Sarò la pioggia
che rinfrescherà
il tuo viso.
Sarò il respiro
che carezzerà
i tuoi capelli.
Sarò il cuore
che batterà
fra le tue labbra.
Certaldo, maggio 1996
D'amore E Di Rabbia In Un TempoDi Guerra
Raccogli questo fiore caduto,
amore mio.
Raccogli queste lacrime,
e gettale in un fiume,
oltre gli argini
delle nostre scuse.
Raccogli gli anni corsi via,
i sogni, i sospiri, i pensieri,
la nostalgia.
Raccogli i ricordi di divertimento,
i ricordi persi nel vento,
i ricordi di tristezza,
i ricordi di amara violenza.
Raccogli i miei baci
che scivolavano
sulla tua pelle,
quando scioglievi
i tuoi capelli
sul mio petto,
e ti stringevi a me
nell'oscurità della stanza,
ed ascoltavamo l'alba
accendersi
sui nostri corpi avvinti,
e sentivamo
le nostre fragili ali
quiete sussurrare
nel silenzio
delle nostre bocche chiuse
nell'attesa
di vedere la rivolta
incendiare e rovesciare
cuori apatici
e colorare le vie
di questo nostro quartiere
altrimenti arreso.
Raccogli questo selciato
scivolato sui nostri vent'anni,
su questa maturità precoce,
su quest'innocenza perduta.
Raccogli queste pietre
divelte dalla strada -
per essere lanciate
contro il cielo
e contro il potere,
oltre questo muro
nella cui ombra
si uccide e si muore -
aprendo sul selciato buche
che la pioggia
avrebbe riempito
e su cui il mattino dopo
i bambini
avrebbero giocato
allegri ed inconsapevoli.
Raccogli questa nostra resistenza,
i carri armati - schierati
al fondo della strada -
pronti ad avanzare,
e noi in piedi sulle barricate,
in bilico sui limiti
del nostro terrorismo
adolescenziale.
Raccogli i nostri cuori affannati
dalle eterne corse,
cercando di scappare
dai soldati,
dai proiettili,
da noi stessi,
da un destino estraneo
che si ostinava a seguirci.
Raccogli la nostra lotta
per essere vivi,
la nostra vita
per essere liberi.
Raccogli i lacrimogeni
che grigi riempivano la via
e scivolavano
fra i nostri capelli
come fili d'argento.
Raccogli il sangue
fra le macerie
di queste case
rase al suolo
di questa nostra terra
invasa.
Raccogli le notti in cui
vagavamo lungo le strade
rese vuote dal coprifuoco,
ubriachi di vino e poesia,
urlando verso le stelle
per spezzare il silenzio
che avvinghiava la città,
mentre lenta bruciava
di noia ed indifferenza,
delle loro bombe
e del nostro sangue.
Raccogli il silenzio
di queste giornate
iniziate in lotta,
ed abbandonate
a scivolare terse
in lente strazianti arrese.
Raccogli un altro giorno
velato a lutto
dalle nostre bandiere
che a mezz'asta sventolano
in un cielo nuvoloso e tetro.
Raccogli questo sole
spentosi in un un alone bianco,
una macchia persa
fra nuvole di fuliggine.
Raccogli gli abbracci
in cui ci chiudevamo
per allontanare
il freddo dell'inerzia,
e scacciare i fantasmi
di un passato senza bellezza.
Raccogli quella sera al porto,
quando - prima che
l'urlo di un gabbiano
il tuo sguardo portasse via -
tu mi regalasti
un ultimo sorriso
laccato di malinconia.
Raccogli mille luci nel cielo,
mille luci nelle mani,
mille stelle nei nostri occhi
rapiti da lampi lontani.
Raccogli queste mie parole
d'amore e di rabbia
in un tempo di guerra.
Raccogli la mia mano
e portala al viso,
e - poggiata la tua guancia
nell'incavo del mio palmo -
dimentica i giorni tristi
e le brutte stagioni,
dimentica il freddo,
dimentica il dolore,
dimentica il fango
sugli stivali
e sui bambini
che disegnavi
sulla tela del tuo cuore,
dimentica tutte le cose cattive,
e quella vaga voglia di morire
che da giovani
ci assaliva
nei momenti cupi.
E non temere di sognare,
e non temere di sperare,
e non temere di lottare,
perché un giorno
questa guerra finirà,
e la polvere che alziamo,
strisciando
sotto le ingiustizie,
si alzerà fino alle stelle,
le ubriacherà,
le farà danzare
e le farà cadere
sopra i loro troni,
fino ad abbatterli
per sempre,
se non per noi,
allora
per i nostri figli.
Roma, marzo 2000
I Tuoi Occhi Sono L'assenzio
I tuoi occhi
sono l'assenzio
in cui sopisco
ogni dolore
ogni supplizio.
I tuoi occhi
come smeraldo
nel cui immenso abisso
io affondo
io sprofondo,
dimentico del tempo
e di ogni luogo,
dimentico dell'oscuro
di questo cielo tetro,
a cercare conforto
e chiedere perdono
per gli uomini
a cui la vita ho tolto
in questa immonda
guerra
che nell'anima
ha scavato
un'incolmabile
trincea.
Roma, marzo 2005
Il Libro
Un'antologia di poesie sull'amore, sulla
memoria, sulla guerra. Il trascorrere del
tempo e la malinconia, il dolore e la solitudine,
la morte e la speranza, il desiderio di amare e
di lottare: questi sono alcuni fra i temi che
caratterizzano questa raccolta, conducendo il
lettore in un viaggio nel profondo dell'animo
umano, nelle sue luci e nella sua oscurità.
L'autore
Nato a Roma nel 1975, Stefano Mannucci si
laurea presso la facoltà di Scienze Politiche
all'Università La Sapienza di Roma con una tesi
sulla produzione fotografica dell'Istituto Luce.
Dopo aver collaborato con alcune riviste e siti
di Storia Contemporanea, inizia a pubblicare
diversi saggi riguardanti la fotografia durante
gli anni della Seconda guerra mondiale, il
periodo del colonialismo italiano, la storia
dell'Istituto Luce, cercando di individuare
nelle fotografie ufficiali dell'epoca quei
dettagli ed indizi che possano descrivere la
realtà sociale al di là del messaggio
propagandistico. D'amore e di rabbia in un tempo
di guerra raccoglie le sue poesie scritte fra il
1991 ed il 2010.
Dello Stesso Autore
Saggistica:
Luce sulla guerra. La fotografia di guerra tra
propaganda e realtà. Italia 1940-45.
La guerra d'Etiopia. La fotografia strumento
dell'imperialismo fascista.
La fotografia dell'Istituto Luce. Storia e critica.
Narrativa:
L'uomo che dovevo uccidere.
Poesia:
D'amore e di ra bbia in un tempo di guerra.
Copyright
© Stefano Mannucci 2016
Tutti i diritti riservati.
In copertina: Dipinto di Emiliano Tatafiore
Progetto grafico: Stefano Mannucci / Emiliano
Tatafiore
Realizzazione grafica: Stefano Mannucci
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto
d'autore.
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non autorizzata.
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