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12 - Avventure nel mondo 1 | 2015 Da un Taklamakan Oasi gruppo Tagliareni RACCONTI DI VIAGGIO | Cina Xinjian Taklamakan Oasi, Tomba di Imam Asim A novembre, dopo aver visto un documentario sul deserto del Taklamakan, Franco, il mio compagno, decide che questa sarà la nostra prossima meta. Io non so praticamente nulla di questa parte della Cina, tranne che tutta la zona era percorsa dall’antica Via della Seta e che la regione autonoma dello Xinjiang è una tra le regioni meno ospitali di questo immenso paese, situata a più di 3000 km di distanza da qualsiasi costa, coperta in gran parte da deserto e circondata ovunque da montagne…. Sicuramente non una meta da “turismo di massa”, fuori dai soliti canoni, ma forse per questo ancora più interessante… (per non rimanerne delusi, consiglio di leggere qualche libro che parli della zona e dei vari ritrovamenti/scoperte fatte) anche perché, amando il deserto e consapevole del fatto che ogni luogo debba essere visto, ne richiedo l’assegnazione. Dopo qualche difficoltà nella formazione… in 6, finalmente partiamo. 4 agosto Siamo in quattro a partire da Malpensa, ritrovo alle 4,30 del mattino dove, causa ritardo del volo, siamo ricollocati via Francoforte e non più Vienna, dove ci aspettano Sergio e Laura. Ci incontriamo finalmente a Baku, in Azerbaigian, dove dobbiamo risolvere il problema del visto che non abbiamo, dato che siamo in transito. Ma una volta arrivati, scopriamo che è molto semplice e che pensano a tutto loro. Andiamo nella zona transiti; qui un addetto ci prende passaporti, biglietti e ricevuta del bagaglio, tornando dopo un po’ con tutte le carte d’imbarco fatte. 5 agosto Urumqi – Korla Alle 8,00 siamo già fuori d’aeroporto, alla ricerca dell’autista e del pullmino. Ma è presto, per questa parte della Cina sono solo le 6 del mattino, perché utilizzano il local time, quindi due ore in meno. La Cina, pur essendo un vasto territorio, ha un solo fuso orario, che mal si applica allo Xinjiang e i locali si riferiscono e utilizzano il local time, mentre Bejing time (ora di Pechino) è seguito da tutti gli uffici, banche, hotel e strutture pubbliche. Provo a chiamare il corrispondente ma ha il cellulare spento…non ci resta che attendere… per fortuna poco dopo si avvicina quello che si rivelerà il nostro fantastico autista Mr Cheng. Iniziamo subito a capire quale sarà la difficoltà di questo viaggio: la lingua. In pochi sanno l’inglese e tra questi, ahimè, non c’è Mr Cheng. Carichiamo il pullmino e ci dirigiamo in città, dove ci aspetta il corrispondente, dicendoci che dobbiamo aspettare le 10,00 per cambiare i soldi in banca. Gli chiediamo, dove poter fare colazione a base di te o caffè; ci dice che non esistono locali di questo tipo, ci accompagna nel suo ufficio e ci offre biscotti e nescafè. Altra difficoltà di questo viaggio, la colazione: paese che vai, usanze che trovi… quello che loro mangiano a colazione, noi lo mangeremo solo per cena! Oggi è solo una giornata di trasferimento, sono poco più di 400 km, ma le strade non sono bellissime, e i limiti di velocità, per i pullmini, non superano mai i 90 km/h in autostrada. 6 agosto Korla – Kuqa Korla, pur essendo stata un’importante città carovaniera lungo la Via della Seta, non offre molto. L’unica testimonianza è la “Tiemen Guan”, un portone di ferro con il tetto in mattoni grigi e tegole rosse, che testimonia il passaggio delle carovane. Per il resto è ormai una città moderna completamente cinese. Anche oggi è una bella giornata e la foschia della mattina man mano si dirada. Il paesaggio è piuttosto pianeggiante, ma in lontananza intravediamo le cime delle montagne innevate; man mano che proseguiamo, le montagne si vedono sempre meglio e l’effetto è veramente molto bello per le diverse sfumature di colori che hanno. Appena arrivati a Kuqa, andiamo a visitare la Tomba di Molena, molto bella. Poco dopo ci fermiamo presso le vecchie mura….ma ormai si fa fatica a riconoscerle, ne è rimasta poca cosa. Siamo ora al Palazzo/Museo Quici: ex palazzo ricostruito dagli ultimi sovrani locali, dove sono esposti anche alcuni affreschi buddisti, provenienti dalle grotte di Kumtura, resti delle rovine della zona, e una sala degli antenati. Dopo aver visitato la Grande Moschea, andiamo a cena nella zona mercato “Bazar Uchar Darvaza”. Le Oasi del Taklamakan lungo la Via della Seta Testo e fotografie di Marisa Tagliareni

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Da un Taklamakan Oasi gruppo Tagliareni

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Taklamakan Oasi, Tomba di Imam Asim

A novembre, dopo aver visto un documentario sul deserto del Taklamakan, Franco, il mio compagno, decide che questa sarà la

nostra prossima meta. Io non so praticamente nulla di questa parte della Cina, tranne che tutta la zona era percorsa dall’antica Via della Seta e che la regione autonoma dello Xinjiang è una tra le regioni meno ospitali di questo immenso paese, situata a più di 3000 km di distanza da qualsiasi costa, coperta in gran parte da deserto e circondata ovunque da montagne…. Sicuramente non una meta da “turismo di massa”, fuori dai soliti canoni, ma forse per questo ancora più interessante… (per non rimanerne delusi, consiglio di leggere qualche libro che parli della zona e dei vari ritrovamenti/scoperte fatte) anche perché, amando il deserto e consapevole del fatto che ogni luogo debba essere visto, ne richiedo l’assegnazione. Dopo qualche difficoltà nella formazione… in 6, finalmente partiamo.

4 agosto Siamo in quattro a partire da Malpensa, ritrovo alle 4,30 del mattino dove, causa ritardo del volo, siamo ricollocati via Francoforte e non più Vienna, dove ci aspettano Sergio e Laura. Ci incontriamo finalmente a Baku, in Azerbaigian, dove dobbiamo risolvere il problema del visto che non abbiamo, dato che siamo in transito. Ma una volta arrivati, scopriamo che è molto semplice e che pensano a tutto loro. Andiamo nella zona transiti; qui un addetto ci prende passaporti, biglietti e ricevuta del bagaglio, tornando dopo un po’ con tutte le carte d’imbarco fatte.

5 agosto Urumqi – KorlaAlle 8,00 siamo già fuori d’aeroporto, alla ricerca dell’autista e del pullmino. Ma è presto, per questa parte della Cina sono solo le 6 del mattino, perché utilizzano il local time, quindi due ore in meno. La Cina, pur essendo un vasto territorio, ha un solo fuso orario, che mal si applica allo Xinjiang e i locali si riferiscono e utilizzano il local time, mentre Bejing time (ora di Pechino) è seguito da tutti gli uffici, banche, hotel e strutture pubbliche. Provo a chiamare il corrispondente ma ha il

cellulare spento…non ci resta che attendere…per fortuna poco dopo si avvicina quello che si rivelerà il nostro fantastico autista Mr Cheng. Iniziamo subito a capire quale sarà la difficoltà di questo viaggio: la lingua. In pochi sanno l’inglese e tra questi, ahimè, non c’è Mr Cheng. Carichiamo il pullmino e ci dirigiamo in città, dove ci aspetta il corrispondente, dicendoci che dobbiamo aspettare le 10,00 per cambiare i soldi in banca. Gli chiediamo, dove poter fare colazione a base di te o caffè; ci dice che non esistono locali di questo tipo, ci accompagna nel suo ufficio e ci offre biscotti e nescafè. Altra difficoltà di questo viaggio, la colazione: paese che vai, usanze che trovi… quello che loro mangiano a colazione, noi lo mangeremo solo per cena! Oggi è solo una giornata di trasferimento, sono poco più di 400 km, ma le strade non sono bellissime, e i limiti di velocità, per i pullmini, non superano mai i 90 km/h in autostrada. 6 agosto Korla – Kuqa Korla, pur essendo stata un’importante città carovaniera lungo la Via della Seta, non offre molto. L’unica testimonianza è la “Tiemen Guan”, un portone di ferro con il tetto in mattoni grigi e tegole rosse, che testimonia il passaggio delle carovane. Per il resto è ormai una città moderna completamente cinese. Anche oggi è una bella giornata e la foschia della mattina man mano si dirada. Il paesaggio è piuttosto pianeggiante, ma in lontananza intravediamo le cime delle montagne innevate; man mano che proseguiamo, le montagne si vedono sempre meglio e l’effetto è veramente molto bello per le diverse sfumature di colori che hanno. Appena arrivati a Kuqa, andiamo a visitare la Tomba di Molena, molto bella. Poco dopo ci fermiamo presso le vecchie mura….ma ormai si fa fatica a riconoscerle, ne è rimasta poca cosa. Siamo ora al Palazzo/Museo Quici: ex palazzo ricostruito dagli ultimi sovrani locali, dove sono esposti anche alcuni affreschi buddisti, provenienti dalle grotte di Kumtura, resti delle rovine della zona, e una sala degli antenati. Dopo aver visitato la Grande Moschea, andiamo a cena nella zona mercato “Bazar Uchar Darvaza”.

Le Oasidel Taklam

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lungo la Via della Se

taTesto e fotografie di Marisa Tagliareni

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Nei night market, ci sono banchetti di ogni genere, si può mangiare un po’ di tutto a prezzi modici. Si trova soprattutto carne di montone in tutte le salse, spiedini, cosce di pollo, noodles ect. 7 agosto Kuqa e dintorni Oggi visitiamo i siti attorno a Kuqa. Per prima le grotte di Kumtura, sito visitabile solo su prenotazione con un costo elevato. La maggior parte delle grotte è stata depredata negli anni ’30 del Novecento; nonostante si possano visitarne solo otto, meritano sicuramente una visita. E’ vero, solo poche tracce degli affreschi originali sono visibili, ma fanno capire come dovevano essere nel loro massimo splendore; inoltre la posizione in cui si trovano è molto bella. In meno di un’ora siamo alla Torre Han Gawa, una torre di osservazione “solitaria” in un bel paesaggio desertico. In circa un’ora arriviamo a Subashi... un’antica città Buddista che fiorì dal III al XIII secolo, molto ampia, divisa dal letto del fiume in due parti. Purtroppo è possibile visitare solo la zona ovest, ma noi proviamo comunque a raggiungere anche quella est: troviamo il ponte, ma ci rendiamo conto che è piuttosto distante, ci sono ben 37 gradi e non abbiamo la certezza di poterla visitare…così a malincuore desistiamo, ripiegando sulla visita del villaggio Uiguro, situato poco più avanti. Ma anche questo, per motivi di ordine pubblico è chiuso. Ci facciamo portare da Cheng nella città vecchia. A quest’ora è piuttosto tranquilla, ma “gironzolare” tra le vie piene di storia ha il suo fascino. Per raggiungere la zona del Bazar ci facciamo portare

da un carrettino, dove ceniamo ottimamente per strada, e poi, semplicemente, osserviamo la vita che ci scorre davanti. Soddisfatti, anche se molto stanchi, ci incamminiamo a piedi verso l’hotel.

8 agosto Kuqa – Aksu Durante il check-out, l’impiegato dell’hotel ci chiede 20y per la rottura di una confezione di asciugamani sottovuoto. Ci rifiutiamo di pagare, dato che non è stata colpa nostra e, senza tante storie, ce ne andiamo sotto gli occhi strabuzzanti di Cheng. Scopriremo in seguito che avevamo ragione noi, poiché non si sono fatti più sentire. Partiamo, e alle 9,45 siamo alle gole dell’acqua salata…scendiamo fino al greto del fiume impantanandoci un po’, e poi risaliamo, ammirando e gustando il bel paesaggio formato dalle rocce con diverse sfumature di colore. Ci dirigiamo poi alle Grotte di Kizil. Le grotte sono piccole: bisogna entrare a piccoli gruppi, noi ci alterniamo con un gruppo di francesi, a cui carpiamo alcune informazioni, in aggiunta a quelle della guida. Purtroppo le grotte sono state saccheggiate all’inizio del XX secolo da Albert Von Le Coq, e molte sono vuote, ma gli affreschi che restano e l’ambientazione ne fanno comunque un sito importante da vedere. Ci vogliono quasi 5 ore per arrivare a Aksu, città moderna (pochi Uiguri), molto calda e poco interessante. Anche stasera vai di street food: scegli quello che vuoi mangiare, e loro te lo cucinano all’istante. Cibo buono e prezzo ottimo. L’unica nota dolente sono i condimenti: tutti molto piccanti. Da buoni italiani, in piena crisi di astinenza da caffeina, ci

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facciamo attrarre da un’insegna col simbolo del caffè: certo il caffè americano non è certo paragonabile a un espresso, ma non è male, e poi la location è molto particolare, tutta suddivisa in piccole salette private. Appena rientriamo in albergo, si scatena un bel temporale… quando si dice avere un tempismo perfetto.

9 agosto Aksu – Kashgar Abbiamo un lungo trasferimento da fare, il cielo è ancora coperto e il paesaggio, piuttosto piatto, non aiuta certo a “ammazzare” il tempo… attraversiamo alcuni paesi che sembrano, ma non lo sono, disabitati. Per fortuna a metà strada il tempo migliora, valorizzando tutte le sfumature dei colori delle montagne. Pur con un po’ di foschia i colori sono fantastici: si passa dal bianco all’ocra, dal verde a tutte le tonalità del rosso. Stiamo percorrendo la vecchia strada, che costeggia la nuova autostrada a quattro corsie, a dir la verità non molto frequentata, dato che è completa solo a tratti. Facciamo diverse piccole deviazioni per lavori in corso e ingorghi per un camion ancora in fiamme. Sono le 16 e siamo nelle vicinanze di Kashgar: da qui in poi i lavori si fanno sempre più importanti, con diversi cambiamenti di rotta, tanto da lasciare basito il nostro autista. Entriamo in città con una foschia micidiale e con un cielo completamente grigio. Dopo aver fatto benzina, usciamo e passiamo dalla zona dei grattacieli a una rurale, con piccole casette. A pochi km dalla città, ma già in pieno deserto, si trova la Mor Pagoda, sito buddista a struttura piramidale. Nonostante ci siamo 35 gradi, siamo circondati da questa fitta foschia (a noi sembrava fosse sabbia portata dal vento) che limita completamente la visuale sulle montagne che circondano Kashgar. Siamo gli unici visitatori. Il bigliettaio ci fa vedere delle fotografie di casa sua, costruita secondo la tradizione, e ci invita ad andare da lui… la proposta sembra interessante, accettiamo. Siamo accolti dalla moglie, c’è anche il figlio e la suocera; ci offrono frutta fresca, frutta secca, pane, insomma, una tavola ben imbandita, tanto che ci sentiamo in dovere di ricambiare, soprattutto per il figlioletto. Ma tanta generosità da parte nostra non è ricambiata da parte loro: mentre li salutiamo, ci presentano il conto! Quella che sembrava ospitalità genuina, voglia di conoscerci e farsi conoscere si è rivelata tutt’altro… Stasera siamo a Kashgar in un’ottima posizione centrale, a cinque minuti dalla piazza e dal night market, dove ceniamo.

10 agosto Kashgar Domenica: giorno di mercato del bestiame, che da qualche anno è stato trasferito appena fuori città. Ci mettiamo un po’ ad arrivarci, Cheng non sa, dove andare: nonostante continui a chiedere indicazioni, non riesce a trovare la direzione. Finalmente vediamo un carretto e capiamo che dobbiamo seguirlo… gli animali sono portati su qualsiasi mezzo di trasporto, dai carretti trainati dai cavalli ai camion a motore. La giornata inizia con l’arrivo dei coltivatori e pastori Uiguri provenienti dai villaggi limitrofi. Il clou è verso l’ora di pranzo, quando tutti

gli animali, pecore, cammelli, cavalli, mucche e asini, sono sistemati per la vendita. E’ divertente e interessante assistere alla contrattazione dopo che l’animale è stato ispezionato per bene, con movimenti rapidi delle dita. Il mercato è polveroso, maleodorante, affollato e assolutamente fantastico! Va bene il lavoro, ma tutta questa gente dovrà pur mangiare… per strada ci sono molti banchetti-ristorante: noi apprezziamo del buon riso con carne di montone. In città, il bazar della domenica è un girone dantesco… si trova di tutto, ma c’è talmente una bolgia umana che non riusciamo nemmeno a vedere la zona della giada: siamo stremati dalla fatica e dal caldo opprimente. Ci rigeneriamo un po’ in albergo, per poi andare a visitare la città vecchia. Purtroppo negli ultimi decenni molti degli edifici sono stati demoliti, e il vecchio quartiere, miracolosamente sopravvissuto, è diventato un museo all’aperto, con tanto di biglietto e guida obbligatoria. Nonostante la spiegazione sia stata interessante, abbiamo avuto la sensazione che fosse un po’ finto, fatto ad arte per giustificare il prezzo del biglietto. Decisamente più vera e viva la zona attorno alla Moschea, dov’è piacevole passeggiare e fare acquisti.

11 agosto Kashgar – Upal – Lago Karakul (3540 mt slm) Incontriamo la nostra guida per il lago, che viaggerà con noi per i prossimi tre giorni. Mohammed è un giovane Uiguro, fa l’insegnante e parla un ottimo Inglese. In estate, per arrotondare, accompagna i turisti. Prima sosta Upul, dove il lunedì si tiene il mercato. Questo, simile a Kashgar, è più piccolo ma più autentico, soprattutto nella zona degli animali. Gironzoliamo per un’ora abbondante, facendo scorta di acqua per poi ripartire lunga la mitica Karakoram Highway, una delle strade più spettacolari al mondo. Man mano che avanziamo si iniziano a intravedere le montagne; nonostante la foschia che rovina così un paesaggio superbo. Purtroppo il viaggio è interrotto varie volte: il primo stop è causato da un camion che blocca entrambi i sensi di marcia. Alcuni di noi, pur di non rimanere chiusi fra quattro lamiere, si fanno un bel pezzo di strada a piedi, assistendo a scene assurde: si vedono auto, moto e camion che cercano di superare tutti, rischiando a loro volta di causare incidenti, rimanendo bloccati a loro volta. Ma l’efficienza cinese non è poca cosa: in poco tempo arriva una ruspa, rimuove il camion, riapre la strada e noi possiamo finalmente ripartire. Una volta raggiunto il lago artificiale creato dalla diga dobbiamo nuovamente fermarci a causa di un incidente: purtroppo tre persone a bordo di una moto sono state investiti. Sono momenti concitati: i feriti vengono caricati sulle auto e portati via, anche se ci chiediamo dove li porteranno, dato che la città è molto lontana. Finalmente il viaggio volge al termine; alle 20 arriviamo al campo, scopriamo che siamo gli unici ospiti, ci sistemano tutti e sei in un’unica yurta. La location è fiabesca: circondata dai maestosi 7000 e dai ghiacciai che si specchiano nel lago.

12 agosto Lago Karakul Purtroppo due persone hanno avuto qualche problema legato all’altitudine; una decide di rientrare; ed aiutata dalla guida chiede un passaggio per Kashgar, dove la rincontreremo indomani. La giornata è bella, decidiamo di fare il periplo del lago. Il giro è molto bello e si possono ammirare le cime delle montagne e i ghiacciai… Arriviamo al villaggio verso le 15, il tempo è peggiorato, inizia a piovere. Decidiamo di farci venire a prendere dall’autista… l’idea di farci quasi due ore sotto l’acqua proprio non ci piace. Il tempo cambia ancora, ora c’è il sole e Mohammed di propone di fare dei giri in moto o di raggiungere il campo base del Mustz-alta. Decliniamo entrambi gli inviti: il tempo volge al brutto e inoltre il campo si trova a 5000 metri, altezza notevole ad alto rischio di mal di montagna.

13 agosto Lago Karakul – Kashgar La giornata non è delle migliori: il cielo è coperto e fa freschino: ci sono solo 12 gradi. Ripercorriamo la

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Taklamakan Oasi, Mercato di Laika

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strada dell’andata e, arrivati in hotel, recuperiamo la nostra compagna. Girovaghiamo un po’ nella zona che circonda la moschea, una delle più grandi e certamente la più attiva del paese. Osservare i vari “personaggi” che la frequentano è molto interessante. Ceniamo in un ristorante con una bella terrazza con vista sulla piazza e sulla moschea.

14 agosto Kashgar e dintorni Oggi visitiamo il museo e i vari siti attorno a Kashgar. In primis andiamo alla bellissima Tomba di Abakh Hoja, famoso signore Sufi e leader politico del 17 sec, rivestita con splendide piastrelle in ceramica smaltata. Successivamente il Museo della Via della Seta. Interessante la mummia dell’Età del Ferro che indossa ancora un cappello di feltro, pantaloni di lana, stivali di pelle e una cintura con attaccate delle erbe e un coltello. I vari reperti in mostra, ritrovati nel deserto attorno alla città, sono interessanti, peccato che la disposizione delle luci, a volte troppo bassa, altre volte del tutto inesistente, non li valorizzi. E poi la Tomba Sayyid Ali Aslakham. Sapevamo che non era aperta al pubblico, ma dall’essere chiusa ad essere blindata con tanto di filo spinato ce ne vuole… e noi che volevamo vederla anche solo dall’esterno… Siamo ora alla Tomba Yusup Hazi Hajiup. Mausoleo rivestito di piastrelle blu dedicato al poeta e filosofo Uiguro, vissuto nell’XI secolo. E’ circondato da un bel pergolato, e noi ne approfittiamo per fare uno spuntino con gli avanzi della cena di ieri sera. La ricerca della famosa casa da te “Chaikhana” si conclude con un niente di fatto: non riusciamo a trovarla, nonostante l’aiuto di Cheng sembra svanita nel nulla. Ripieghiamo sul parco dietro la piazza, dove c’è la Statua di Mao, e ci godiamo un po’ di frescura. Il parco è molto animato, sembra un giorno di festa, ci sono anche le giostre e ci divertiamo come pazzi sugli autoscontri.

15 agosto Kashgar – Yanghisar – Yarkand Partiamo per Yanghisar, località che fino a ieri non eravamo sicuri di poter visitare per la presenza di disordini ma, una volta giunti in città, sembra tutto tranquillo. Ci accolgono i soliti anonimi grattacieli, li superiamo e ci fermiamo in una zona piena di negozi che vendono i famosi coltelli. Facciamo acquisti, anche se non vediamo nessun artigiano all’opera, né tantomeno qualcosa simile ad una “fabbrica” che li produce. Appena usciamo dall’abitato il paesaggio si fa subito desertico, per poi stupirci ancora diventando sempre più verde. A Yarkand, dopo aver posato i bagagli in hotel, proviamo a raggiungere la Moschea-Mausoleo. La città è in fermento, numerosi posti di blocco e controlli della polizia rallentano di molto la nostra tabella di marcia. Il Mausoleo è stato eretto in onore di una sovrana musicista Uigura del XVIII sececolo. La piazza che accoglie entrambi i monumenti è molto frequentata e piacevole da vivere. Qui i ruoli si invertono, siamo noi i “diversi”, e ci sentiamo addosso gli occhi di tutti. Dopocena ci rilassiamo in un coffee-room gustando un ottimo caffè arabico. È interessante

vedere tutti i passaggi della sua preparazione, e quanta cura ci mette nel farlo… ma ad un certo punto “scatta” l’ora della preghiera, tutti smettono di fare qualsiasi cosa per dedicarsi alla preghiera, incurante di ciò che li circonda, noi compresi.

16 agosto Yarkand – Karghilik – Hotan Ribadisco: per noi la colazione è sacra… ma stamane non c’è proprio nulla che riusciamo a mangiare, si fatica anche a farsi portare dell’acqua calda, abbiamo bisogno di scaldarci, visto che fuori piove e la temperatura non è proprio estiva: siamo sui 19 gradi. In tarda mattinata siamo al Bazar di Karghilik, interessante mercato dove facciamo un giretto e acquistiamo un anatra laccata. Purtroppo non riusciamo a visitare la Moschea del Venerdì perché chiusa, ripieghiamo sul mercato nella zona vecchia. L’oasi è molto grande e molto verde, ma non appena si esce dai suoi confini veniamo catapultati in pieno deserto. A Hotan non riusciamo a visitare il Museo perché manca la corrente elettrica, ci riproveremo l’indomani. Considerando che ormai la città non possiede più niente di antico, scartiamo l’idea di andare in avanscoperta e ci ritroviamo tutti per la cena, dopo esserci riposati un po’ in albergo. Dopo due settimane di cibo locale, andiamo alla ricerca di un ristorante con cucina “all’occidentale”, segnalato sulla Rough Guide; dopo varie peripezie per trovarlo, ci gustiamo spaghetti e pizza… niente a che vedere

con quelli italiani, ma almeno non sono piccanti e accontentano tutti.

17 agosto Hotan – Melikawak – Hotan Riusciamo finalmente a vedere il Museo, bello e interessante, soprattutto perché ci sono le spiegazioni in inglese. L’impiegato si offre di accompagnarci, nella sua pausa pranzo, a Melikawak. Ci accordiamo per vederci alle 13. Nel frattempo proviamo ad andare al Museo del Tappeto, che purtroppo è chiuso, allora raggiungiamo la bella Piazza di Mao. Recuperato l’impiegato, in mezz’ora siamo a Melikawak. Il sito, un ‘antica città della dinastia Tang, è molto ampio; servirebbe tutta una giornata per visitarlo ma, dato che noi siamo vincolati con gli orari della pausa del nostro impiegato, facciamo una breve camminata fino ai resti degli Stupa più vicini a noi. Siamo lungo il famoso “fiume di giada”, e non potevano mancare i venditori di questa pietra, ma è allo stato grezzo, e nessuno di noi acquista niente. Prima di rientrare in città il nostro autista Cheng fa una deviazione per il villaggio Laika-to, dove andiamo alla scoperta di un tipico mercato all’aperto Uiguro: un tripudio di colori, di suoni e di odori… ne rimaniamo affascinati.

18 agosto Hotan e dintorni Oggi andiamo alla ricerca di un’eremita: si racconta che abiti nei pressi di una falesia sul

Taklamakan Oasi, Grotte di Bezlekik

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Taklamakan Oasi, Mercato di Laika

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fiume di giada… anche oggi il tempo non è dalla nostra, il cielo è coperto e non fa affatto caldo. Percorriamo un tratto di strada in salita, ci fermiamo per riposarci e godere del bel panorama dell’ansa del fiume sottostante. Aguzziamo la vista, ma dell’eremita nessuna traccia… continuano a camminare, vediamo delle bandiere di preghiera e poco dopo una piccola costruzione di culto. Il luogo emana spiritualità. Col pulmino puntiamo su Rawak. Siamo in pieno deserto di dune, il tempo volge al meglio: sono le 14, c’è il sole e fa caldo… rimpiangiamo, ma solo per un attimo, la frescura di stamattina. Purtroppo, visti i tempi serratissimi, spesso ci capita di effettuare le escursioni nel pieno del solleone... se solo non avessimo i giorni contati! Da qualche anno si può arrivare direttamente al sito in macchina, visto che vi hanno costruito una strada. La pagoda, circondata da una passerella di legno, non è ben conservata, ma poco importa, non è certo il sito in se a farla da padrone, bensì l’ambiente suggestivo che la circonda. Poco dopo raggiungiamo la Tomba dell’Imam Asim. Questo sito è un complesso di tombe molto frequentato dai pellegrini che vengono a pregare. Le tombe, tra le dune di sabbia e le innumerevoli bandierine di preghiera colorate, creano un’atmosfera magica. Dopo aver soddisfatto le necessità spirituali, ci dedichiamo a quelle “materiali”: prima visita al laboratorio della seta, che altro non è che un negozio, dove ci spiegano le varie fasi della lavorazione della seta, ma tutto in modo teorico, perché non vediamo nessuno all’opera, tranne un paio di signore sedute al telaio, giusto per farci capire come si fa. E poi al laboratorio della giada, ma anche qui nessuno che lavora, solo uno stanzino con qualche attrezzo e una risicata spiegazione della sua lavorazione.

19 agosto – Hotan – Kerya – Minferng (Niya) Scartata l’idea di visitare la fabbrica di tappeti (viste le esperienze di ieri), ognuno passa la mattinata in libertà: chi va alla ricerca della giada, chi deve cambiare, chi semplicemente non ha nulla da fare e si gode un po’ il tempo. Come sempre, non appena si abbandona l’oasi, il deserto prende il sopravvento: prima le dune, poi solo sabbia, poi il niente… solo caldo e afa, che ci impedisce di vedere le montagne in lontananza. Poi di nuovo il verde e le strade che addirittura sono fiancheggiate da filari di pioppi. Una capatina veloce a Kerya, una cittadina tranquilla e sonnacchiosa, per la visita al bazar e alla Moschea, e di nuovo in viaggio verso Minfeng. Questa è veramente una cittadina tranquilla e piacevole. Dopocena siamo attratti dalla musica: nella piazzetta vicino al nostro hotel è allestito un maxischermo con tanti di animatrici che ci coinvolgono nel ballo.

20 agosto Minfeng–Cherchen (Qieno) – TazhongGiornata di trasferimenti: il paesaggio alterna zone verdi a zone sabbiose, pochissime abitazioni e traffico praticamente inesistente, in compenso ci sono tantissimi posti di blocco della polizia; in uno addirittura un poliziotto, col suo cellulare, ci

fotografa la pagina del passaporto con il visto! Arrivati a Cherchen dobbiamo attendere più di un’ora prima che aprano il Museo: quello che vediamo è interessante, nonostante ci siamo poche spiegazioni in inglese. Avremmo voluto fermarci ancora un po’, peccato che alle 16 iniziano a spegnere le luci e ci cacciano letteralmente fuori… e che modi! Ci spostiamo allora al Museo Toghrek, che è una tipica casa Uigura del 1911. Purtroppo non è possibile visitare il Museo Zaghnluk, con le famose sepolture multiple, perché ci sono degli scavi in corso. Sempre pensando alla nostra cara colazione all’italiana, ci fermiamo in città dove acquistiamo frutta e biscotti. Altri 200 km nel mare di sabbia dove ci siamo solo noi e il nulla assoluto. Una piccola sosta per sgranchirci le gambe e per tastare la famosa sabbia del taklamakan. Siamo provati dal lungo transfer, e la sistemazione per la notte non è delle migliori, anzi, è la peggiore:

molto sporco e bagni in comune, non tanto per il “comune”, ma per il fatto che sia solo un “buco”. In compenso c’è l’aria condizionata e la televisione, ma soprattutto l’ottima cena servita dalla proprietaria; una delle migliori di tutto il viaggio. Concludiamo la giornata con una camminata sotto un cielo tempestato di stelle che solo il deserto sa e può offrire.

21 agosto Tazhong – Bacino del Tarim -KorlaStiamo percorrendo la famosa Cross Desert Highway: opera colossale al servizio del petrolio, una striscia di asfalto che attraversa il deserto del Taklamakan, lunga 600 chilometri. Anche qui è finito il tempo del: “Entri e non ne esci più”. Ogni 20 chilometri ci sono delle stazioni di pompaggio dell’acqua che servono per irrigare, grazie a lunghissimi tubi di gomma nera; ma soprattutto per poter trivellare i pozzi di petrolio. Continuiamo su questa infinita striscia nera, che stona con i colori tenui del paesaggio, tra dune a perdita d’occhio e le tamerici disposte su tre file, piantate ai bordi della strada per evitarne l’insabbiamento. A metà mattina facciamo una camminata sulle dune, non senza problemi dovuti alla famelici tamerici. Il deserto muta metro dopo metro: da grandi le dune diventano sempre più piccole, fino a sparire per lasciar posto a un deserto piatto e sassoso, fino a diventare stepposo nei pressi del Bacino del Tarim. Solo in tre effettuiamo l’escursione, gli altri ci aspettano all’entrata del parco, in una sorta di sala d’attesa. La visita si effettua in auto, accompagnati da una guida che, purtroppo, spiccica solo due parole d’inglese. Facciamo diverse soste nella tenuta per osservare il paesaggio, camminando su apposite passerelle di legno. Arrivati alla stazione del trenino decidiamo di non proseguire: in primis perché il costo ci sembra davvero eccessivo, e poi perché non vogliamo far aspettare troppo i nostri compagni. Riprendiamo la strada verso Korla, i limiti di velocità molto bassi ci rallentano molto, arriviamo a Korla che è già sera. La cena per me è immangiabile, non perché non sia buona, ma è decisamente troppo piccante per i mio palati. La proprietaria mi propone delle uova: almeno quelle non sono piccante e le divoriamo.

22 agosto Korla – Jaohè – Turpan La strada che porta a Turpan ha un paesaggio piatto poi, all’improvviso, cambia e diventa quasi “lunare”, salendo fino a 2000 metri. Arriviamo a Karez, un sistema d’irrigazione tipico dell’Asia Centrale, che sfrutta i canali sotterranei: l’acqua, dalla fonte, viene incanalata e corre sottoterranea per molti chilometri. La visita è molto interessante, anche se una guida la descrive come una trappola per turisti. Jaohè, città fondata dai cinesi sotto la dinastia Han, si trova in un posizione particolare, in cima a un promontorio, circondato dal fiume. Il sito è molto vasto, il più antico e meglio conservato del suo genere. Dopo la visita, che ci sfianca per via della mancanza d’ombra, ci rifocilliamo un po’ al punto di ristoro. La cena di questa sera ci vede tutti seduti attorno a un tavolo rotondo, dove viene messo un contenitore con del brodo che

Taklamakan Oasi, Porta Tiemen Guan

RACCONTI DI VIAGGIO | Cina Xinjian

Avventure nel mondo 1 | 2015 - 17

RACCONTI DI VIAGGIO | Cina Xinjian

Taklamakan Oasi, Uiguri di Yarkand alla Moschea

viene mantenuto costantemente caldo; man mano si aggiungono i vari cibi, che precedentemente ognuno di noi ha scelto. Veramente particolare e buono.

23 agosto Turpan e dintorniCome tutte le città-oasi, anche Turpan è ormai diventata una tipica città moderna cinese; ma i suoi dintorni sono ancora ricchi di storia. Prima tappa della giornata il Minareto Imin Ta, bella costruzione in stile afgano, decorato con mattoni che formano diversi motivi decorativi. Purtoppo la salita al minareto è vietata. Ci spostiamo quindi a Gaogang: antica capitale Uigura e importante punto di sosta sulla Via della Seta. Il sito è davvero immenso… per fortuna, visti i 40 gradi, lo visitiamo con dei pulmini elettrici, aperti e con tettuccio: impensabile girare a piedi, visto che non c’è l’ombra di un riparo. Visitiamo ora la Necropoli di Astana, il cimitero imperiale della vecchia città. Si possono visitare solo tre tombe contenenti mummie e affreschi. La gran parte dei ritrovamenti si trovano nei Musei di Turpan o Urumqi. Ritardiamo la visita del tipico villaggio “Toyoc” a causa della temperatura proibitiva e impegnano quest’oretta seduti sotto il pergolato di una casa, mangiando un’ottima e fresca fetta di anguria. Mentre il gruppo è in pieno relax, io vado a perlustrare il villaggio: in giro non c’è anima viva, seguo le indicazioni che dovrebbero portare alle grotte… ma di queste nemmeno l’ombra, ci sono molti lavori in corso, trovo quello che doveva essere, in passato, l’ingresso, ma è tutto abbandonato. Proseguo, incontro persone che vanno al lavoro, in lontananza intravedo le grotte, ma nessuna possibilità di entrare… credo proprio che abbiamo abbandonato i lavori di restauro delle grotte a favore della costruzione della nuova diga. La visita del villaggio in terra cruda, che doveva offrirci un colpo d’occhio sulla vita e l’architettura tradizionale degli Uiguri, ci delude un po’… il costo del biglietto non è affatto giustificato, il villaggio è mal tenuto e poco curato. Per raggiungere le Grotte di Bezeklik passiamo sotto i Monti Fiammeggianti, con le loro lingue di fiamma multicolore e poi attraverso una bellissima gola che porta alle grotte. Bezeklik significa letteralmente “luogo dei dipinti”, il sito è molto interessante, anche se molti dipinti sono stati trafugati e portati a Berlino da A. Von Le Coq all’inizio del XX secolo. Concludiamo questa intensa giornata al ristorante internazionale John’s Cafè.

24 agosto Turpan – Urumqi Oggi andiamo per musei. Il Museo di Turpan, secondo in ordine di importanza dello Xinjiang, ospita reperti provenienti da scavi eseguiti nei siti archeologici del Bacino di Turpan; vediamo anche fossili di dinosauro e delle mummie, il museo si sviluppa su due piani, è tenuto bene e molto interessante, peccato solo che non si possano fare fotografie. Tutte le volte che ci fermiamo per fare benzina dobbiamo sottoporci a una lunga trafila burocratica: Cheng deve lasciare i suoi dati al poliziotto che presidia il distributore, firmare dei moduli, segnare esattamente i litri… Ennesimi controlli della polizia

per entrare in città, ci sono serpentoni di macchine in coda. Finalmente poco prima delle 16 arriviamo al Museo di Urumqi, con la famosa “bellezza di Loulan”, una mummia risalente a 3800 anni fa, tornata al suo posto dopo un lungo restauro. Alle 17.30 gli addetti invitano i visitatori ad uscire, ma noi ci tratteniamo ancora un’oretta al suo interno. Dovevamo fare acquisti di giada al negozio del museo: potere del “dio denaro”. Seguiamo i consigli della fidata Lonely Planet e scegliamo il ristorante “Aroma”, che propone piatti della cucina internazionale e italiana. Non rimaniamo delusi, il cibo è ottimo, anche se i prezzi sono decisamente all’occidentale.

25 agosto Urumqi – BakuAbbiamo una missione da compiere: spedire i coltelli che abbiamo acquistato, dato che è vietato metterli nel bagaglio da stivare. Dopo che vari uffici postali ci dicono che è impossibile spedirli, dobbiamo rischiare e metterli nei borsoni, sperando che in aeroporto non controllino tutti i bagagli. Raggiungiamo il Parco Hongshan,il polmone verde da cui si gode un’interessante vista sulla città, ed interessante per i plastici di Urumqi che mostrano com’era la città negli anni ’40 e come si è trasformata. Il Wien Mao Temple, più che un tempio dedicato a Mao sembra consacrato a Confucio. Dopo aver visitato moltissimi mercati, il Bazar Erdao Qiuao non ci offre più niente di nuovo, se non fosse per il fatto che finalmente troviamo un venditore di coltelli che – in cambio di un acquisto – ci promette che ci spedirà i nostri coltelli… non possiamo far altro che accettare, con la speranza che mantenga la promessa e che i nostri cari amati coltelli giungano a destinazione. Spendiamo gli ultimi yan, passiamo in albergo a recuperare i bagagli, salutiamo l’efficientissimo Cheng e raggiungiamo l’aeroporto dove inizia il lungo rientro per l’Italia.

26 agosto Baku – Francoforte – Mi-Bo-Rm Ad Urumqi fanno il check-in solo fino a Baku ma, com’era accaduto all’andata, appena arrivati in zona transiti, ci ritirano i biglietti, il passaporto e la ricevuta del bagaglio, e a noi non resta che attendere. A meno di un’ora dalla partenza iniziamo a preoccuparci: in sala d’attesa ormai siamo rimasti solo noi sei, ma eccoli spuntare, con tutte le carte d’imbarco pronte per tutte le prossime tratte. Dopo tanti giorni di caldo e di sole, Francoforte ci accoglie con una giornata uggiosa e piovosa… segno che questa avventura è giunta al termine. I tempi sono strettissimi, le coincidenze incombono, veloce saluto e via, ognuno verso il proprio gate.

Ps: a meno di un mese dall’arrivo in Italia, tutti i coltelli sono giunti a destinazione.

Appassionatamente Marisa!