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Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 2 Febbraio 2016 Fondato nel 1847 - anno XXi n. 20 - Euro 1,00 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE GARANZIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI Amnistia fiscale, un atto di civiltà di GIOVANNI MAURO E vasori per necessità, suicidi per disperazione. È la condizione che oggi vivono molti nostri connazio- nali, semplici cittadini, commer- cianti, artigiani, imprese della moda, investiti dalla più lunga crisi econo- mica della storia contemporanea. Per loro, che erano il nostro fiore all’oc- chiello e che invece stanno diven- tando il nostro bottone da lutto all’occhiello, è stato scritto il disegno di legge per l’amnistia fiscale dei de- biti, verso lo Stato, per importi infe- riori a 50mila euro. L’unico spiraglio che gli imprendi- tori intravedono è il consolidarsi di una giurisprudenza che dà loro ra- gione, nel caso in cui contraggano debiti con lo Stato, perché tra il pa- gare le tasse e pagare gli stipendi dei dipendenti hanno optato per questa di CRISTOFARO SOLA D opo la gita a Ventotene Matteo Renzi è volato in Africa Occi- dentale. Il tour prevede tre tappe: Ni- geria, Ghana e Senegal. In questo viaggio della speranza per la bilancia commerciale italiana è accompa- gnato dal gotha della Confindustria, di Cassa Depositi e Prestiti, di Sace a dai manager dei grandi gruppi indu- striali del Paese. L’obiettivo è fare buoni affari. Poiché non siamo tafazzisti gli au- guriamo di avere successo: per so- pravvivere l’Italia deve lavorare dovunque se ne abbiano le condi- zioni. Tuttavia, bisogna raccontarla giusta. Se lo scopo della missione è quello di ricevere commesse, va bene. C’è anche da sbloccare, in Nigeria, l’incresciosa situazione nella quale si è infognata Eni con la brutta storia dell’accusa di corruzione nell’acqui- sto dei diritti di sfruttamento, in- sieme alla multinazionale olandese del petrolio Shell, del giacimento Continua a pagina 2 Matteo Renzi, l’Africano Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 delle Libertà seconda ipotesi. Un atto di civiltà il loro, ma anche di coraggio perché vanno incontro ad un salto senza pa- racadute. Coraggio ancora maggiore quando devi scegliere tra il dare un tetto e dare mangiare alla tua fami- glia e pagare le multe per divieto... Opl245 costato 1,3 miliardi di dol- lari. Se poi si pretende di strologare di una fantomatica tessitura di rela- zioni volta a portare consensi alla candidatura italiana al seggio non permanente del Consiglio di Sicu- rezza delle Nazioni Unite per il bien- nio 2017-2018, la questione cambia aspetto. Verrebbe da dire che siamo alla solita fantasia guidata con la quale periodicamente il premier... di ARTURO DIACONALE Scontro sempre più duro tra Ue e Renzi Il Presidente del Consiglio insiste nel chiedere all’Unione europea maggiore flessibilità in cambio dei tre miliardi alla Turchia, ma da Bruxelles arriva una secca risposta negativa La Ventotene dei fallimenti di ANTONIO STANGO Le tante maschere degli ayatollah D i tutti i posti che Matteo Renzi avrebbe potuto visitare, quello rappresentato da Ventotene e dal suo carcere borbonico è stato sicura- mente il più significativo da un punto di vista simbolico. Ma non perché la visita di Renzi abbia voluto dimostrare la sua volontà di racco- gliere e rilanciare l’eredita di Altiero Spinelli e del suo manifesto per il fe- deralismo europeo. Niente affatto. Non c’è un solo tratto ideale che uni- sca l’attuale Presidente del Consiglio al laico antifascista confinato in un’isola poco accessibile. Il simboli- smo che unisce Renzi ha Spinelli è quello relativo al fallimento delle ri- spettive diverse idee d’Europa. Quella antica di Spinelli che, a di- spetto della sua nobiltà, non si è mai imposta ed è stata marginalizzata da un progetto di unità europea fon- dato sulla centralità della moneta e delle banche e non sul modello fede- rale tra Stati disposti ad annullare contemporaneamente e paritaria- mente la propria autorità per dare vita ad una autorità superiore. E quella attuale di Renzi che non ha in testa nessuna idea di federalismo eu- ropeo e neppure di un modello di- verso da quello burocratico delle banche e delle lobby... L a grottesca vicenda delle statue coperte ha avuto anche un effetto positivo: travalicando completa- mente le intenzioni di chi l’ha deter- minata, ha mostrato all’Italia e a buona parte del mondo che idea si debba avere, in realtà, non certo del popolo iraniano, ma di quel regime e dei suoi rappresentanti. Grazie al- l’esplosione mediatica internazio- nale, è stato ricordato a centinaia di milioni di persone che si tratta di un sistema ottusamente sessuofobico, dalla qual cosa discende ogni sorta di repressione; e la mascheratura delle statue – pur frutto di incompe- tenza abissale – è stata la visualizza- zione perfetta di come in Iran si soffochino i corpi e quindi gli animi. Le statue inscatolate rendono l’immagine del coprire, per legge e con sanzioni di estrema violenza... Continua a pagina 2 STATO DI DIRITTO A PAGINA 2 Sos migranti: la crisi Ue corre lungo i Balcani POLITICA Il porto sicuro per la retorica del Premier CLAUDIO ROMITI a pagina 2 ESTERI Inizia la marcia di avvicinamento all’election day CRISTOFORO ZERVOS a pagina 3

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Direttore aRTURO DiaCOnaLE Martedì 2 Febbraio 2016Fondato nel 1847 - anno XXi n. 20 - Euro 1,00

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE GARANZIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI

Amnistia fiscale, un atto di civiltàdi GIOVANNI MAURO

Evasori per necessità, suicidi perdisperazione. È la condizione che

oggi vivono molti nostri connazio-nali, semplici cittadini, commer-cianti, artigiani, imprese della moda,investiti dalla più lunga crisi econo-mica della storia contemporanea. Perloro, che erano il nostro fiore all’oc-chiello e che invece stanno diven-tando il nostro bottone da luttoall’occhiello, è stato scritto il disegnodi legge per l’amnistia fiscale dei de-biti, verso lo Stato, per importi infe-riori a 50mila euro.

L’unico spiraglio che gli imprendi-tori intravedono è il consolidarsi diuna giurisprudenza che dà loro ra-gione, nel caso in cui contragganodebiti con lo Stato, perché tra il pa-gare le tasse e pagare gli stipendi deidipendenti hanno optato per questa

di CRISTOFARO SOLA

Dopo la gita a Ventotene MatteoRenzi è volato in Africa Occi-

dentale. Il tour prevede tre tappe: Ni-geria, Ghana e Senegal. In questoviaggio della speranza per la bilanciacommerciale italiana è accompa-gnato dal gotha della Confindustria,di Cassa Depositi e Prestiti, di Sace adai manager dei grandi gruppi indu-striali del Paese. L’obiettivo è farebuoni affari.

Poiché non siamo tafazzisti gli au-guriamo di avere successo: per so-pravvivere l’Italia deve lavoraredovunque se ne abbiano le condi-zioni. Tuttavia, bisogna raccontarlagiusta. Se lo scopo della missione èquello di ricevere commesse, va bene.C’è anche da sbloccare, in Nigeria,l’incresciosa situazione nella quale siè infognata Eni con la brutta storiadell’accusa di corruzione nell’acqui-sto dei diritti di sfruttamento, in-sieme alla multinazionale olandesedel petrolio Shell, del giacimentoContinua a pagina 2

Matteo Renzi, l’Africano

Continua a pagina 2 Continua a pagina 2

delle Libertà

seconda ipotesi. Un atto di civiltà illoro, ma anche di coraggio perchévanno incontro ad un salto senza pa-racadute. Coraggio ancora maggiorequando devi scegliere tra il dare untetto e dare mangiare alla tua fami-glia e pagare le multe per divieto...

Opl245 costato 1,3 miliardi di dol-lari. Se poi si pretende di strologaredi una fantomatica tessitura di rela-zioni volta a portare consensi allacandidatura italiana al seggio nonpermanente del Consiglio di Sicu-rezza delle Nazioni Unite per il bien-nio 2017-2018, la questione cambiaaspetto. Verrebbe da dire che siamoalla solita fantasia guidata con laquale periodicamente il premier...

di ARTURO DIACONALE

Scontro sempre più duro tra Ue e RenziIl Presidente del Consiglio insiste nel chiedere all’Unione europea maggiore flessibilitàin cambio dei tre miliardi alla Turchia, ma da Bruxelles arriva una secca risposta negativa

La Ventotene dei fallimenti

di ANTONIO STANGO

Le tante mascheredegli ayatollah

Di tutti i posti che Matteo Renziavrebbe potuto visitare, quello

rappresentato da Ventotene e dal suocarcere borbonico è stato sicura-mente il più significativo da unpunto di vista simbolico. Ma nonperché la visita di Renzi abbia volutodimostrare la sua volontà di racco-gliere e rilanciare l’eredita di AltieroSpinelli e del suo manifesto per il fe-deralismo europeo. Niente affatto.Non c’è un solo tratto ideale che uni-sca l’attuale Presidente del Consiglioal laico antifascista confinato inun’isola poco accessibile. Il simboli-smo che unisce Renzi ha Spinelli èquello relativo al fallimento delle ri-spettive diverse idee d’Europa.Quella antica di Spinelli che, a di-spetto della sua nobiltà, non si è maiimposta ed è stata marginalizzata daun progetto di unità europea fon-dato sulla centralità della moneta edelle banche e non sul modello fede-rale tra Stati disposti ad annullarecontemporaneamente e paritaria-mente la propria autorità per darevita ad una autorità superiore. Equella attuale di Renzi che non ha intesta nessuna idea di federalismo eu-ropeo e neppure di un modello di-verso da quello burocratico dellebanche e delle lobby...

La grottesca vicenda delle statuecoperte ha avuto anche un effetto

positivo: travalicando completa-mente le intenzioni di chi l’ha deter-minata, ha mostrato all’Italia e abuona parte del mondo che idea sidebba avere, in realtà, non certo delpopolo iraniano, ma di quel regime edei suoi rappresentanti. Grazie al-l’esplosione mediatica internazio-nale, è stato ricordato a centinaia dimilioni di persone che si tratta di unsistema ottusamente sessuofobico,dalla qual cosa discende ogni sortadi repressione; e la mascheraturadelle statue – pur frutto di incompe-tenza abissale – è stata la visualizza-zione perfetta di come in Iran sisoffochino i corpi e quindi gli animi.

Le statue inscatolate rendonol’immagine del coprire, per legge econ sanzioni di estrema violenza...

Continua a pagina 2

STATO DI DIRITTO

A PAGINA 2

Sos migranti:la crisi Ue correlungo i Balcani

POLITICA

Il porto sicuro per la retorica del PremierCLAUDIO ROMITI

a pagina 2

ESTERI

Inizia la marcia di avvicinamentoall’election dayCRISTOFORO ZERVOS

a pagina 3

poco più che stesure dei principî coranici se-condo l’interpretazione propria.

Solo con tanta buona volontà, spinta alpunto di prescindere dai dati di fatto, è possi-bile illudersi che l’Iran abbia elezioni democra-tiche. Non solamente nessuno può candidarsialla carica di presidente senza l’approvazionedel Supremo – con ciò rendendo poco credibilel’idea di un’alternativa concreta; ma ciò chemolti media e troppi politici vorranno farci cre-dere essere un “Parlamento”, le cui elezionisono previste per il 26 febbraio, non è altro cheuna debole “Assemblea consultiva islamica”. Eanche per potersi candidare ad essa occorre su-perare il vaglio del “Consiglio dei Guardiani”(composto da dodici giuristi islamici di cui seidirettamente nominati dal Supremo e sei di suafiducia), che può ad ogni buon conto bloccarequalsiasi legge.

Il marchingegno delle pseudo-elezioni ira-niane non si ferma qui. Il 26 febbraio si voteràanche per la “Assemblea degli Esperti”, un or-ganismo con mandato decennale composto da88 ayatollah che si riunisce a porte chiuse perun paio di giorni ogni sei mesi e che ha il poteredi eleggere e teoricamente di far dimettere il Su-premo Giureconsulto. Peccato che sia l’Assem-blea stessa a preparare una lista di chi puòcandidarsi; e che, come se questo non bastasse,il Consiglio dei Guardiani possa poi porre ilproprio veto anche su tali nomi.

ANTONIO STANGO

2 L’OPINIONE delle Libertà martedì 2 febbraio 2016

segue dalla prima

...ma si limita semplicemente a perseguirel’obiettivo di qualche deroga al limite del tre percento per avere la possibilità di attingere dal-l’aumento del debito pubblico per effettuare leproprie mance elettorali.

Si tratta, ovviamente, di fallimenti diversi.Quello di Spinelli contiene comunque la spe-ranza di una rivincita capace di arrivare final-mente a dare vita agli Stati Uniti d’Europa.Quello di Renzi non ha neppure un briciolo disperanza fondata su una qualche visione “alta”,ma solo il tentativo di strappare qualche con-cessione ai burocrati, ai banchieri ed alle lobbyper poter meglio utilizzare il debito pubblicoper i propri obiettivi di natura elettorale.

In questa luce la visita a Ventotene è apparsainutile e controproducente per il nostro Premier.Avrà sicuramente fatto rivoltare nella tombaSpinelli e ha dimostrato ancora una volta ai vivinon trasformati in cortigiani ottusi che Renzi èimpegnato in una attività politica in cui noncontano né i valori né le visioni, ma un solo edunico interesse. Il suo per la conservazione delpotere!

ARTURO DIACONALE

...di sosta. Senza nemmeno il conforto di unagiurisprudenza così favorevole. Tributi evasi,tasse comunali, bolli auto. Non sono malattie edunque non si dovrebbe morire a causa loro.Gli evasori “professionali” è giusto che paghinonel modo più duro, perché ne va della tenutadel nostro sistema sociale di mutuo aiuto, ma iltitolare di un tabaccheria o di un negozio foto-grafico (fatto, quest’ultimo, accaduto a Tarqui-nia lo scorso 25 gennaio ) onesto deve avereuna possibilità di recuperare.

Una legge per l’amnistia fiscale dei debiti,contratti con lo Stato, sarebbe un atto di civiltàe di giustizia. Lo Stato, infatti, con i grandigruppi industriali nazionali ed internazionaliaddiviene a transazioni economiche, sui debiti,che suonano come un’ingiustizia. Sconti per de-cine di milioni, quando non per centinaia. Conil paradosso che una big company di certo nonsi suiciderà e non lascerà orfani, che subirannola beffa di dovere saldare i debiti qualora vo-lessero salvare la storia familiare accettandol’eredità del defunto. Beffa delle beffe quando leistituzioni si “amnistiano” tra di loro: RosarioCrocetta, presidente della Regione Sicilia, per

La Ventotene dei fallimenti esempio ha abbuonato allo Stato miliardi dieuro che la Corte costituzionale ha decretatoessere dei siciliani.

Utilizziamo, allora, i risparmi della spendingreview applicata alla Pubblica amministrazioneper alleviare il peso fiscale di cittadini e im-prenditori incolpevoli. Rei soltanto di ritrovarsinella peggiore crisi economica che la Repub-blica italiana abbia mai conosciuto.

Il Parlamento non deve alzare barriere ideo-logiche o, peggio, di gelosie dettate dalla popu-listica corsa alle urne; non deve restare sordoalla richiesta di aiuto che, per esempio, arrivadalle decine di pagine dedicate sui social mediaalle “vittime del fisco”. Ecco perché dovrebbeapprovare il disegno di legge che ho presentato.

GIOVANNI MAURO

... stressa la nostra pazienza. E la nostra intelli-genza.

Il giovanotto vorrebbe conquistarsi un postotra i “grandi della Terra” per poter dire la suasui principali dossier che scuotono il mondo.Ma si è chiesto, Renzi, quali meriti particolariavrebbe conseguito con la sua pavida politicadel “non metteteci in mezzo” da spingere i lea-der dei Paesi che contano a prestarsi alle sueambizioni? Di fatto, il governo italiano ha sbat-tuto le porte in faccia a tutti quelli che gli hannochiesto aiuto per affrontare la crisi più grandedi questo tempo: la minaccia jihadista. Perfinola piccola Olanda è andata con i cacciabom-bardieri a fare il suo dovere in Siria, mentre noisiamo rimasti a casa a guardare. Ha fatto orec-chie da mercante quando gli alleati americanigli hanno chiesto di prendere posizione sulla vi-cenda libica: mentre nel Paese nordafricano sispara porta a porta, l’Is sgozza nemici a gogò,dà fuoco ai pozzi di petrolio e minaccia da vi-cino le nostre coste, Palazzo Chigi sta ancora al“cari amici”.

Sul fronte dell’accoglienza degli immigratinon ne parliamo: è un pianto greco. I partnereuropei sono incazzati neri con Roma per ilmodo sconcio e furbesco con il quale il duoRenzi-Alfano ha preteso di sistemare la que-stione: noi li prendiamo tutti, poi alla cheti-chella li lasciamo liberi di sciamare perl’Europa. Se oggi il trattato di Schengen è a ri-schio l’Italia ha una gran parte di responsabi-lità. Hai voglia a dire, come ha detto lui daVentotene, “non consentiremo che l’Unione eu-ropea si sfasci”. S’è già sfasciata. Per non par-lare dei rapporti con Bruxelles. È riuscito nellanon facile impresa di giocarsi la presa sul quelnulla assoluto che risponde al nome di Federica

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Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

Mogherini, “Lady Pesc”. Di là dalla propaganda, l’incontro con la si-

gnora Merkel della scorsa settimana si è risoltonell’ennesima, mortificante tirata d’orecchie chela potente Germania ha somministrato alla po-vera Italia. In un quadro obiettivamente falli-mentare della politica estera italiana, ilgiovanotto vorrebbe farci credere che, per vin-cere la partita al Palazzo di Vetro, stia lavo-rando a mettere insieme i voti necessariraccattandoli tra gli staterelli africani? Comedirebbe Totò: ma ci faccia il piacere! Si preoc-cupi piuttosto, visto che c’è, di affrontare congli interessati il problema che maggiormenteangustia gli italiani: fermare l’immigrazione in-controllata che giunge da quei Paesi. Vuole farecosa buona? Torni con un accordo per i rimpa-tri dei clandestini che stazionano sul nostro ter-ritorio. Se non è in grado di farlo, ci usi lacortesia di non farsi rivedere troppo presto.Prolunghi la vacanza africana. Fa niente chesarà, come sempre, a nostre spese.

CRISTOFARO SOLA

...le forme e i capelli delle donne; del nascon-dere – pena la tortura e la morte – qualsiasi tipodi sessualità non ammesso; ma anche del ‘ve-lare’ l’intero sistema politico, giuridico e socialenel tentativo di far credere al resto del mondoche si tratti di un Paese tutto sommato ricon-ducibile a logiche democratiche e di evoluzionesociale senza che il regime cambi. È questa lamaggiore finzione, la più grossolana maschera-tura. In questo senso, quando i dirigenti di“Nessuno tocchi Caino” hanno concluso laconferenza stampa di presentazione del dossiersulla pena di morte in Iran indossando ma-schere con il volto sorridente di Rohani nonhanno fatto altro che rispecchiare quello che ilregime fa periodicamente, ogni qual volta ponenel ruolo simbolico di “capo dello Stato” unamaschera presentabile anziché una scostante –un Khatami o un Rohani anziché un Ahmadi-nejad.

Nessun cambiamento che non sia mera-mente di facciata è possibile senza la fine del re-gime stesso, che non a caso riconduce anchenella Costituzione della “Repubblica islamica”tutto il potere al “Supremo Giureconsulto”:l’ayatollah Khomeini dal 1979 alla sua morte,l’ayatollah Khamenei dal 1989 e finora. Kho-meini stesso, teorizzatore di questo principio,disprezzava il concetto di assemblee legislativedemocraticamente elette, considerando le leggi

Amnistia fiscale, un atto di civiltà

Le tante maschere degli ayatollah

Matteo Renzi, l’Africano

Reduce da un deludente incontro con AngelaMerkel, il Premier Matteo Renzi si è rifugiato

nel porto sicuro della retorica in quel di Ventotene,luogo simbolo del progetto comunitario per le no-stre tante anime belle. Ovviamente, data l’occasione,non poteva mancare la supercazzola europea, utiliz-zata a piene mani dal più chiacchierone Presidentedel Consiglio della storia repubblicana. In partico-lare, Renzi ha tenuto ad avvertire i nostri partner che“l’Europa rischia di crollare quando perde il sensodella propria vocazione e diventa semplicemente uninsieme di egoismi. L’Europa non ha il futuro giàscritto. Perciò c’è bisogno dell’Italia non come ri-vendicazione ma con l’orgoglio di chi sa qual è lasua storia”. Oltre a ciò, il signorino di Palazzo Chigiha espresso l’ennesimo e sempre più stantio ri-chiamo ad una “Europa che non può essere un gri-gio dibattito tecnico sui vincoli ma deve tornare adessere un grande sogno”.

In soldoni, trattasi della riproposizione infioret-tata della via renziana all’integrazione europea, incui l’Italia rivendica con forza il suo storico ruolo dicicala. E da questo punto di vista “il sogno” comu-nitario di cui vaneggia il machiavello di Rignano sul-l’Arno non è altro che una Europa trasformata inun bancomat illimitato ad uso e consumo del genioche ha scoperto l’acqua calda della cosiddetta de-mocrazia acquisitiva. Quella che, per capirci, si com-pra i voti attraverso robuste iniezioni di spesapubblica. Tant’è che proprio in merito a Ventoteneha promesso di stanziare 80 milioni per il restauro

dell’ex carcere di Santo Stefano. In pieno delirio dionnipotenza, Renzi ha aggiunto in proposito che“sarà non soltanto un recupero architettonico, masoprattutto un progetto culturale. Lo immaginiamocome una foresteria per i giovani europei e del Me-diterraneo, dove in collaborazione con le più presti-giose università europee, si faranno dei momenti fissidi formazione e approfondimento per formare qui leelite delle classi dirigenti che guideranno l’Europanei prossimi anni”.

Ecco, ci mancava solo una “scuola delle Frattoc-chie” in stile Bruxelles per completare lo sciocchez-zaio di questo campione dell’inconsistenza politica.

L’Unione europea sembra sgretolarsi sotto i nostriocchi. Stato emergenziale, securitario e crisi dei

migranti mettono in ginocchio i diritti fondamentaliacquisti delle convenzioni internazionali. A decennidalla caduta del Muro di Berlino in Europa si innal-zano nuovi muri per fermare rifigurati e migranti. Lacomprensione della crisi umanitaria in corso nei Bal-cani aiuta a comprendere lo sfaldamento dello statodi Diritto che investe l’Europa tutta. Le guerre inAfrica e Medio Oriente stanno spingendo verso l’Eu-ropa centinaia di migliaia di rifugiati, che chiedonoasilo rifacendosi ai trattati internazionali. Come bendescritto dall’Osservatorio Balcani e Caucaso, la rottabalcanica cha a partire dalla Turchia attraversa Gre-cia, Macedonia, Bulgaria, Serbia e Slovenia è in que-sto momento storico il percorso più utilizzato damigranti e rifugiati diretti verso la Germania e i Paesidel Nord Europa. Il conflitto siriano ha portato laTurchia a divenire, nel 2014, il principale paese di ac-coglienza. Nel corso del 2015, la situazione è mutata.Un crescente numero di siriani ha preso la rotta bal-canica per raggiungere l’Europa del Nord.

Il governo della Macedonia chiudeva per qualchegiorno le proprie frontiere con la Grecia. Tra Serbia eCroazia si è scatenata una breve guerra commercialeattraverso la chiusura reciproca dei propri passaggimerci. In Slovenia e Croazia riemergono problemati-che di confine, dopo il dispiegamento di una barrieradi filo spinato da parte delle autorità slovene. Grazieall’apertura, dell’estate 2015, fatta dalla Cancellieratedesca Angela Merkel, i governi del Sud Est Europa

hanno iniziato a gestire direttamente il transito versoNord. In seguito all’aggravarsi della crisi umanitaria,i Balcani sono ritornati al centro dell’attenzione dellepolitiche dell’Unione europea. Lungo la rotta balca-nica, migliaia di volontari provenienti da diversi paesiaiutano le persone in fuga, in particolare le categoriepiù vulnerabili o chi non gode della protezione delleorganizzazioni per la tutela dei diritti umani. Il dina-mismo e i pericoli provenienti dal mondo balcanico ciricordano che i paesi occidentali devono contribuireall’integrazione dei paesi balcanici nello sviluppo dellepolitiche comuni di asilo e migrazione.

L’Europa ha il doveroso compito di lavorare allacreazione di un vero continente transnazionale chefaccia sua una proposta di politica europea di migra-zione e asilo attraverso un ampio lavoro di informa-zione e sensibilizzazione internazionale che impediscaalle classi politiche europee di prendere irresponsabiliderive securitarie in nome di una lotta al terrorismo,che comunque continua a non essere oggetto di unacomune politica europea. Il rischio è quello denun-ciato dal filosofo italiano Giorgio Agamben sullastampa francese: rafforzare la struttura dello statod’eccezione permanente conducendo lentamente alneo-totalitarismo. Provvedimenti quali quelli presi inFrancia, dalla interruzione della libera circolazione alcoprifuoco o il permesso accordato alle forze di poli-zia di poter procedere alle perquisizioni domiciliarisenza autorizzazione da parte della magistratura, spo-gliano di ogni speranza la centralità di un’azione po-litica europea che sia rispettosa dei diritti umani,impedendo di affrontare seriamente il problema deiprofughi, dei rifugiati e la lotta al terrorismo.

di DOMENICO LETIZIA di CLAUDIO ROMITI

L’Ue e la priorità balcanica Ventotene e supercazzolePolitica

3L’opinionE delle Libertàmartedì 2 febbraio 2016

Usa 2016: i “key points” per diventare Presidente

Ormai siamo al giro di boa. L’iniziodei caucus e delle primarie porte-

ranno, con il passare dei mesi, alle can-didature politiche per l’election day dinovembre, che decreterà il nuovo Pre-sidente degli Stati Uniti D’America. Esono Primarie un po’ atipiche, dato chenessuno dei due partiti principali (De-mocratici e Repubblicani) sembra es-sere riuscito a trovare un “cavallo dirazza” da poter supportare lungo ilcammino che porterà a PennsylvaniaAvenue. Per analizzare bene la situa-zione e per capire cosa ci si potrà aspet-tare da queste elezioni occorre andareun po’ indietro nel tempo.

Molti analisti ed osservatori di po-litica estera avevano individuato,probabilmente con molte ragioni, l’in-transigenza e l’estremismo del TeaParty come uno dei fattori importantidella sconfitta di Mitt Romney nel2012. Barack Obama, facendo tesorodelle debolezze del Grand Old Party egrazie alla macchina elettorale formi-dabile di Obama For America, riuscì ariportare al voto le minoranze (neri,ispanici, ecc.) e a riconfermarsi Presi-dente.

Nonostante i tanti scandali che lohanno investito, le sconfitte nelle midterm (2010-2014) e la poco convin-cente ricetta nella foreign policy,Obama è riuscito a cementificare il suopotere alla Casa Bianca grazie alla suaspiccata sensibilità comunicativa e adalcune battaglie liberal (matrimoniogay–Obamacare).

Ma è tutt’oro quel che luccica? Se-condo la media Real Clear Politics iljob approval di Barack Obama oscillatra 44-45 per cento e non tutti gli ame-ricani sono contenti dell’operato delPresidente.

Dal 1993 il Partito Democratico e

quello Repubblicano si avvicendanocon regolarità nella sala ovale e nono-stante la candidatura di Hillary Clin-ton sia granitica, la sostituzione di unpersonaggio carismatico come BarackObama non sarà cosa semplice. Ai Re-pubblicani, infatti, basterebbe un can-didato credibile per poter vincere o,per lo meno, provarci.

E invece il cambio drastico della de-mografia del voto e lo smarrimentodel partito dell’elefantino stanno pro-ducendo candidati somiglianti a minevaganti (Trump) o poco convincenti(Cruz-Rubio) per la totalità dell’elet-torato conservatore. Quindi, conside-rando che i giochi non sono ancorafatti e che tutti e due i partiti hannocriticità: quali saranno i fattori deter-minanti per diventare il futuro Presi-dente?

La credibilità dei candidati saràfondamentale, soprattutto per le basidei partiti, cioè quegli elettori che ef-fettivamente supportano i candidati efanno donazioni. Al momento i son-daggi vedono la Clinton in vantaggiosulla futura nomination nazionaleanche se nei primi due appuntamenti,Iowa e New Hampshire, iniziano adaffiorare le prime criticità. Il vero pro-blema per la Clinton però rimane l’av-viso di garanzia sulla questione delserver privato che avrebbe usatoquando era Segretario di Stato e attra-verso il quale avrebbe passato notizie“sensibili” e quindi facilmente inter-cettabili. L’Fbi sta ancora indagando(ormai va avanti da mesi) e se ci do-vesse essere una incriminazione per leisarebbe veramente la fine. Difficilepensare che il suo contendente, BernieSanders, possa sostituirla. L’approcciotroppo socialista di Sanders non va agenio al partito e la totalità degli elet-tori a sinistra non sono contenti delsuo estremismo, lasciando il campo a

soluzioni ancora poco chiare su nuovepossibili candidature (Biden?).

Il Partito Repubblicano, invece,vede Donald Trump in testa ai son-daggi nazionali. Ma il problema è chese da una parte la base dell’elettoratosembra essere convinta di una suapossibile nomination, dall’altra tanticonservatori rimangono scettici, so-prattutto i “piani alti”. L’assenza diTrump all’ultimo debate di Fox News(sembra, in realtà, che Murdoch abbiadeciso di non supportare l’eccentricomiliardario) la dice lunga sulla situa-zione. Il fatto è che il Grand Old Partyavrebbe bisogno di un rinnovamentoprofondo dopo l’uscita G.W.Bush e idue mandati di Obama e purtroppo,ancora oggi, fa fatica a ritrovare unapropria identità. La profonda divi-sione dell’elettorato sui candidati, nes-suno dei quali riesce davvero aconvincere e a prendere il largo, ne è lariprova. Tutto questo non ha fatto chefavorire un personaggio come Trumpche, sfruttando luoghi comuni edestremismo, rimane in testa alle prefe-renze. Ancora non si capisce benedove il miliardario voglia arrivare(correre come Indipendente?), ma c’èda ammettere la sua bravura nellosfruttare avversari che non convin-cono (Cruz-Rubio) e l’antipatia versoil duo Obama/Clinton, loro stessi sem-pre ai ferri corti.

Il Job approval e l’economia sa-ranno altri due fattori determinanti.L’approvazione dell’operato del Presi-dente Obama è rimasta pressoché in-variata intorno al 45 per cento per piùdi un anno e anche per il prossimo nonsi dovrebbero, a ragion veduta, vederegrossi cambiamenti all’orizzonte. Ilgrande lavoro di Obama nel domestic(i dati economici sembrano dargli ra-gione) non è bastato e i numerosiscandali che lo hanno investito, uniti

agli scarsi risultati in politica estera,rendono il Presidente ancora pococonvincente per la maggioranza degliamericani. Dal dopoguerra la storiadegli Stati Uniti suggerisce che ogniqual volta un Presidente ha l’approva-zione debole (con qualche eccezione)il suo partito ne risente nelle successiveelezioni perdendo la Casa Bianca. Cosìè successo con Truman, Johnson, Car-ter, Ford e G.W. Bush. Viceversa, l’ap-provazione per Reagan diede slancioa G. H. W. Bush. È molto probabile,quindi, che l’operato di Obama potràfar pendere in alto o in basso l’asticelladel prossimo candidato Dem alle ele-zioni nazionali. Inoltre sul lato econo-mico è dagli inizi del novecento che,statisticamente, l’America ha cono-sciuto una recessione più o menograve ogni 5/6 anni (l’ultima si è difatto conclusa nel 2009-2010). Non cisono prove che ciò debba succedere dinuovo, ma se un’altra flessione econo-mica dovesse colpire gli Stati Uniti conObama in carica, sicuramente il can-didato democratico ne risentirà.

Anche il cambiamento demograficodel voto e l’affluenza alle urne sonodue punti estremamente importantiper le prossime elezioni americane.

Il popolo americano non bianco staaumentando. Nel 1976 i voti deglielettori non bianchi si aggiravano in-torno all’11 per cento; nel 2012 la per-centuale era arrivata a circa il 28 percento. Tale tendenza è andata sempread aumentare nel corso degli anni,senza mai fermarsi. Sappiamo benecome il voto delle ‘minoranze’ sia difatto determinante per il partito De-mocratico. Mitt Romney alle ultimeelezioni aveva fatto man bassa dei votibianchi (59%) ma ha poi perso le ele-zioni nazionali. Sappiamo, inoltre,come una buona spinta per la vittoriadi Barack Obama sia arrivata proprio

dal voto delle minoranze dei neri edegli ispanici, cosa che non era suc-cessa a candidati come Al Gore oKerry. Proprio gli ispanici, però, nonhanno mai avuto una connotazionepolitica chiara in America e, se pos-siamo dire che l’elettorato di colore siaquasi tutto Democratico, non pos-siamo esserne certi per quel che ri-guarda la comunità dei Latinos. Nonsi può escludere che una possibile can-didatura di Rubio o Cruz riesca a spo-stare questo tipo di elettorato. Per quelche riguarda invece il turn out (l’af-fluenza), la perdita di Obama sarà de-terminante e difficilmente rivedremo irisultati del 2008-2012. Il Presidentein carica nel 2008 riuscì a portare acasa il 95 per cento dei voti della po-polazione di colore e del 93% nel2012. Sarà molto difficile per la Clin-ton bissare questi risultati non solo peril colore della sua pelle, ma soprattuttoperché, nonostante i suoi sforzi, diffi-cilmente l’ex Segretario di Stato puòdirsi separata dall’establishment poli-tico del Paese, cosa che invece Obamaera riuscito a comunicare molto benegrazie al suo background. Obama nel2012 è stato votato da 62 milioni dipersone contro i 60 milioni di Rom-ney ed ecco quindi che per i democra-tici punti percentuali in meno di afroamericani ed ispanici potrebbero es-sere un grave danno soprattutto negliswing states, cioè quegli Stati ameri-cani che nella storia sono spesso statiin bilico fra un partito e l’altro.

Last but not least gli altri due puntifondamentali: gli scandali ed il ticketdi presidenza. Negli anni il popoloamericano si è un po’ abituato ai gos-sip relativi alle vite dei politici ed il di-samoramento verso l’establishment èormai un leitmotiv che ha investitonon solo l’America, ma tutto il mondooccidentale.

di crisToForo zErVos

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