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1 Torino, Luglio 2012 Compendio della Sintassi latina di Bart VEGLIA Nota di Silvia Veglia: questo compendio della sintassi latina non è stato terminato da mio papà Bart Veglia in quanto è mancato il 30 Luglio 2012 proprio nei giorni in cui stava scrivendo queste pagine.

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Torino, Luglio 2012

Compendio

della

Sintassi latina

di Bart VEGLIA Nota di Silvia Veglia: questo compendio della sintassi latina non è stato terminato da mio papà Bart Veglia in quanto è mancato il 30 Luglio 2012 proprio nei giorni in cui stava scrivendo queste pagine.

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SINTASSI

1 La proposizione La proposizione è una componente del discorso di senso compiuto che consta essenzialmente di un soggetto e di un predicato, eventualmente completata da attributo, da apposizione e da vari complementi. 2 Il soggetto Il soggetto è un sostantivo, o un’altra parte del discorso usata come sostantivo, che consiste nella persona, animale o cosa di cui si parla, che compie o subisce l’azione espressa dal predicato. Es.: canis (sostantivo) est fidelis, dulce et dccorum est pro patria mori (infinito), sapiens ( participio) est beatus, ipse (pronome) dixit. In latino il soggetto è al Nominativo. Il soggetto può non essere espresso: ---quando è implicito nel verbo. Es.: legis = leggi. Il soggetto ovviamente è tu ---quando è sottinteso, con i verbi di 3a persona, singolare o plurale, in quanto normalmente nel contesto di un discorso rimane valido l’ultimo soggetto espresso, o quando è intuitivo. Es.: dux milites hortatus est ut pugnarent . ( Il soggetto sottinteso di pugnarent è ovviamente milites.) ---con i verbi impersonali (v. § 92 della Grammatica - Morfologia) 3 Il predicato

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Il predicato è ciò che si dice del soggetto, ciò che si afferma o si nega; può essere verbale o nominale.. ---il predicato verbale è formato da un verbo (attivo, passivo, deponente) di senso compiuto, indicante l’azione compiuta dal soggetto. Esso concorda con il soggetto in persona e numero. ---il predicato nominale, è rappresentato da un pronome o da un aggettivo oppure da un nome, in unione con una voce del verbo sum, detta copula. La parte nominale, se è presente, va al Nominativo (eccetto che nelle proposizioni infinitive) Quando il soggetto è uno solo il predicato nominale, se è un nome, concorda con il soggetto nel caso (Nominativo), ma conserva numero e genere proprii; se è un aggettivo o un participio esso concorda con il soggetto in genere, numero e caso. Se però si tratta di un nome mobile (filius, filia- servus, serva, v. § 2 della Grammatico - Morfologia) oppure è un aggettivo, il predicato nominale concorda con il soggetto in modo completo, cioè in genere, numero e caso. Se il soggetto è un infinito, una proposizione o una parola indeclinabile, essi sono considerati di genere neutro e quindi il predicato nominale, aggettivo o participio, è neutro. Es dulce et decorum est pro patria mori ut pax fieret impetratum est Quando i soggetti sono due o più, l’aggettivo, predicato nominale, è al plurale. La copula concorda con il soggetto nel numero e nella persona. 4 Constructio ad sensum La constructio ad sensum può presentarsi con i nomi collettivi che, benché siano di numero singolare, possono avere il predicato nominale al plurale. Es.: multitudo lapides coniciebant = la folla lanciava (o lanciavano ) pietre. Può pure essere usata con certi nomi neutri indicanti persone. Es.: capita coniurationis securi percussi sunt = i capi della congiura furoni colpiti con una scure. tria milia peditum caesi sunt = tre mila fanti furono uccsi. 5 Particolarità del predicato

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Talvolta il predicato nominale, anziché con il soggetto, concorda con il complemento predicativo più vicino. Es. non omnis error stultitia dicenda est. Il predicato nominale dicenda è concordato con il complemento predicativo stultitia, anziché con il soggetto error. Quando più soggetti possono essere considerati uno solo, il predicato può essere al singolare anziché al plurale. Es.: mens et ratio et consilium in sensibus est. Quando l’aggettivo del predicato è un superlativo seguito da un partitivo, l’aggettivo concorda con il soggetto e non con il partitivo come in italiano. Es. elephantus prudentissimus omnium belluarum est. Però se il partitivo è un nome astratto l’aggettivo concorda con il partitivo. Es.: servitus pessimum omnium malorum (astratto) est. 6 L’attributo L’attributo è un aggettivo che serve per attribuire al soggetto , al predicato o a un complemento, una qualità. Esso concorda con il suo sostantivo in genere, numero e caso. Se due sostantivi hanno lo stesso attributo, esso viene ripetuto per ciascuno di loro oppure è concordato con il più vicino. 7 L’apposizione L’apposizione è una frase o anche una sola parola che serve per chiarire un termine della proposizione a cui l’apposizione stessa si riferisce. Es.: Alexander, rex Macedonum , Magnus appellatus est. Apposizione Romani cum Philippo, rege Macedoniae, bellum gesserunt. tempus, optimus magister, omnia sanat. L’apposizione concorda sempre nel caso con il sostantivo a cui si riferisce. Es. Titus, deliciae generis umani, matura morte exstinctus est. (deliciciae, arum) Quando l’apposizione è un sostantivo come : urbs, oppidum, civitas, insula e simili, uniti a un nome plurale di luogo, il predicato concorda con il sostantivo di apposizione. Es.: Corioli, oppidum Volscorum. Cn, Marcii virtute captum est.

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In latino l’apposizione non è accompagnata da particelle, come in italiano. Es. Cato, senex, litteras graecas didicit = Catone, da vecchio, imparò il greco. dux mihi equitem comitem dedit = il capitano mi diede un cavaliere come compagno. Con i nomi proprii l’apposizione concorda con il sostantivo a cui è unita. Es.: urbs Roma = la città di Roma. insula Sicilia = l’isola di Sicilia 8 Concordanza dei pronomi I pronomi concordano con il sostantivo del predicato nominale in generre e numero. Il caso dipende dal compito da essi esplicato. Es.: amicus fidissimus est, eum visam (da viso, is) quam primum = è un amico fidatissimo; lo vedrò quanto prima. idem velle atque idem nolle, ea demum vera amicitia est = volere le stesse cose, non volere le stesse cose, questa è vera amicizia. homo, quem heri vidisti, pater meus est = l’uomo che hai visto ieri è mio padre. Quando i pronomi si riferiscono a più sostantivi valgono le regole enunciate nel § 3 relative all’aggettivo del predicato. Es.. laudo patrem et matrem, qui iam pridem mortui sunt = lodo mio padre e mia madre, che sono già morti da tempo. Il pronome relativo, riferito ad un sostantivo con un’apposizione, può accordarsi sia con il sostantico che con l’apposizione. Es.. flumen Oxus, qui (o quod) limum vehit, in mare Caspium sese effundit = il fiume Osso, che trascina del fango, si getta nel mar Caspio. Talvolta una proposizione relativa corrisponde ad un’apposizione. Caesar Vesontionem, quod (non qui) est oppidum maximum Sequanorum, occupavit = Cesare occupò Besançon che è la più grande città dei Sequani. Ma se la proposizione relativa serve solo a enunciare il nome di quanto precede, il pronome relativo segue la regola generale. Es.: Eumenes in castellum, quod Nora appellatur, confugit = Eumene si rifugiò nella fortezza chiamata Nora Anche i pronomi relativi possono seguire la construtio ad sensum. Es.: Caesar omnem equitatum praemittit, qui videant quas in partes hostes iter

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faciant = Cesare manda innanzi la cavalleria (i cavalieri) per vedere da quale parte si dirigono i nemici. Veiens bellum ortum est, quibus Sabini arma coniunxerant = incominciò la guerra (Veiente) dei Veienti, ai quali i Sabini avevano unito il loro esercito. Nelle frasi che seguono è presente un fenomeno detto attrazione: da mihi quos libros habes invece di da mihi libros quos habes, homines tuentur illum globum, quae terra digitur.

La sintassi dei casi 9 Il Nominativo Il Nominativo è il caso normalmente usato per nominare persone, animali o cose. In una proposizione vanno al Nominativo: il soggetto, il predicato nominale (laetus sum), qualche volta il predicato verbale ( laudatus sum) e il complemento predicativo del soggetto. (v. sotto) 10 Il doppio Nominativo Si chiama doppio Nominativo la costruzione in cui un verbo è legato a due Nominativi, del soggetto e del predicato nominale. Es.: Predicato nominale

Romulus fuit rex = Romolo fu re copula predicativo del soggetto

Romulus permansit rex = Romolo rimase a lungo re verbo copulativo predicativo del soggetto

Romulus creatus est rex = Romolo fu fatto re verbo copulativo passivo

Permansit e creatus est sono dei verbi copulativi o predicativi perché, come il verbo sum (copula), diventano pienamente significativi solo perché collegano al soggetto il complemento predicativo. I verbi predicativi (cioè quelli che possono avere due Nominativi), sono: ---i verbi con il significato di essere o un modo di essere, come: sum (sono), appareo (appaio), evado (riesco), maneo (rimango), permaneo (rimango a lungo), videor (sembro), exsisto ( esisto), nascor (nasco), morior (muoio), discedo (mi allontano), pereo (perisco), vivo (vivo), videor (sembro). ego vivo miserrimus et maximo dolore conficior = io vivo infelicissimo e mi consumo per un grandissimo dolore,

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consul evasit victor = il console riuscì vincitore ---il passivo dei verbi che all’attivo hanno il significato di : fare, eleggere, nominare, creare, proclamare, come: creor, legor, eligor, designor, declaror, efficior, fio, ecc. Es.: rex fit continuo tyrannus = il re diventa ben presto tiranno, ---il passivo dei verbi che, all’attivo, hanno il significato di: stimare, credere, avere in conto di, giuudicare, ecc.come: habeor, putor, ducor, existimor, iudicor, invenior, ecc. ---il passivo dei verbi che all’attivo significano: chiamare, nominare, come dicor, vocor, appellor, ecc. Se il predicato consiste in un sostantivo con il participio perfetto, oppure in un gerundivo, sia il participio che il gerundivo concordano con il sostantivo del predicato. Es.: non omnis error stultitia dicenda est = non tutti gli errori devono essere definiti una stoltezza. I verbi con il doppio Nominativo si costruiscono allo stesso modo anche quando sono all’infinito retto da un verbo servile, come: volo, nolo, malo, cupio, possum, queo, nequeo, debeo, soleo, coepi, incipio . Ma se il soggetto dell’infinito è diverso da quello della proposizione principale, esso va all’Accusativ insieme con il sostantivo del predicato. Es.: volo esse bonus (io, stesso soggetto di volo e di esse), volo te esse bonum (soggetti diversi di volo e di esse) 11 La costruzione personale e impersonale del verbo videor Il verbo videor con il significato di sembrare ( e non di: essere visto ) è un verbo deponente e vuole la costruzione personale. In latino, ciò che sembra è soggetto, e con questo soggetto concorda videor. La proposizione dipendente da videor va all’infinito, con un eventuale participio o predicato nominale o predicativo del soggetto, al Nominativo. Es.: ille discipulus nobis videtur esse studiosus = ci sembra che quell’alunno sia studioso. illi laeti (esse) videntur = sembra che loro siano lieti illi discipuli nobis videntur bene legere = ci sembra che quegli alunni leggano bene. Miltiades non videbatur posse esse privatus = (letteral.) Milziade non sembrava poter essere un privato cittadino. Non sembrava che Milziade potesse vivere come privato.

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Se la persona a cui sembra alcunché è diversa da quella che fa l’azione espressa dalla proposizione dipendente, essa è al Dativo. Il soggetto della proposizione dipendente è al Nominativo, con cui concorda videor. Il verbo della stessa proposizione è all’infinito. Es. mihi tu bonus esse videris = a me sembra che tu sia buono Se invece la persona a cui sembra alcunché è la stessa che compie l’azione espressa dalla proposizione dipendente, essa è al Nominativo. Con esso concorda videor in numero e persona e ad esso è unito uno dei pronomi: mihi, tibi, nobis, vobis a seconda del numero e della persona. Es.: ego mihi videtur esse bonus = a me sembra di essere buono Il verbo videor è anche costruito impersonalmente: ( videtur (sembra), visum est (sembrò) ecc. quando il soggetto è un infinito o una proposizione infinitiva. Es.: visum est Caesari proelium committere = a Cesare parve (bene) ingaggiare battaglia. È bene ricordare alcune frasi incidentali: si mihi videtur, ut tibi videtur, ecc. Es.: Cicero fuit, ut mihi videtur, eloquentissimus omnium Romanorum = Cicerone fu, mi sembra, il più eloquente di tutti i Romani. 12 La costruzione personale dei verbi dicor, trador, narror, ecc. I verbi passivi dicor, trador, feror, narror, perhibeor, putor, existimor, credor e simili, che significano: dire, narrare, credere, tramandare, ecc. sono costruiti personalmente con Nominativo e infinito, nel tempo presente e nei suoi derivati, come videor. Es. ille dicitur esse bonus = si dice che egli sia buono Romani narrantur omnes gentes vicisse = si narra che i Romani avessero vinto tutti i popoli. Le forme traditum est, dictum est, nuntiatum est, ecc. sono anche costruite impersonalmente con Accusativo e infinito, e per analogia anche nella perifrastica passiva (gerundivo con sum.) Es.: traditum est Homerum caecum fuisse = è stato tramandato che Omero era cieco putandum est Isocratem dixisse… = si deve credere che Isocrate disse… I verbi elencati sopra possono essere sostituiti dalle forme attive : dicunt, narrant, tradunt, ferunt, ecc. costruiti impersonalmente. Es.: Invece di: dicitur Romulus rex Romae fuisse (costruzione personale) si puà dire: dicunt Romulum regem Romae fuisse = si dice che Romolo sia stato re di Roma

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Anche i verbi iubeor, vetor, imperor, prohibeor, impedior, sinor, arguor si costruiscono personalmemte in tutti i tempi della forma passiva. Es.: ego iussus sum proficisci = mi fu comandato di partire. vos vetamini exire = vi si vieta di uscire 13 L’Accusativo L’ Accusativo è il caso del complemento oggetto ed è normalmente retto da verbi transitivi. Es.: mater amat liberos = la madre ama i figli Alcuni verbi che in latino reggono un complemento oggetto, in italiano reggono complementi diversi. I più comuni di tali verbi sono: ---i verbi esprimenti una sensazione degli organi,come: olere = avere odore, puzzare. Es.: olere vinum = puzzare di vino sapere, resipere = aver sapore Es.: sapere piscem = aver sapore di pesce sitire = aver sete. Es.: sitire honores = aver sete di onori. ---i verbi esprimenti o manifestanti un sentimento, un affetto, un dolore, come: dolere = dolersi, Es.: dolere casum = dolersi di una sventura maerere = affliggersi. flere = piangere. lugere = piangere, essere in lutto. gemere = gemere. lamentari = dolersi lamentosamente. queri, conqueri = lagnarsi. Es.: queri aliquid = lagnarsi di qualcosa. horrere = aver orrore. Es.: horrere mortem = aver paura della morte. reformidare = (aver paura, ribrezzo) fastidire = aver a nausea, aver a sdegno ridere = ridere, deridere. Es.: ridere vulgi rumores = ridersi delle dicerie del volgo mirari = meravigliarsi. gratulari = congratularsi: ---i verbi seguenti: iuvare, adiuvare = aiutare uno, giovare a qualcuno, far piacere a uno;. fugere, effugere, subterfugere = sfuggire a, scampare da, Es, effugere mortem deficere = mancare, venir meno, Es.: tempus me deficit = il tempo mi manca. desperare = disperare Es.: desperare salutem = disperare della salvezza. abdicare = rinunziare a Es.: abdicare dictaturam = rinunziare alla dittatura. latere = essere nascosto.

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---i verbi impersonali seguenti: decet = conviene dedecet = non conviene Es.: haec me dedecent = queste cose non mi convengono fallit, fugit, praeterit = sfugge, è ignoto Es.: non me fallir = non mi sfugge iuvat, delectat = piace. Parecchi verbi intransitivi relativi a movimento, come: eo, vado, gradior, curro, volo, vehor, fluo, scando, salio, ecc. composti con le preposizioni: circum, per, praeter, trans, diventano transitivi e reggono l’Accusativo Ees.: transire flumen = attraversare il fiume circumvenire castra = circondare l’accampamento. Naturalmente questi verbi composti, essendo divenuti transitivi, hanno anche il passivo, Es. urbs circumvenitur ab hostibus = la città è circondata dai nemici Alpes ab Hannibale transitae sunt = le Alpi furono oltrepassate da Annibale I succitati verbi transitivi di moto , anche quando sono combinati con le preposizioni: ad, cum, in, e più di rado con ante, ex, inter, ob, prae, sub, super, diventano transitivi e quindi reggono l’Accusativo, na assumono un significato abbastanza diverso da quello dei verbi primitivi. Es.: adire periculum = affrontare un pericolo, “ hereditatem = entrare in possesso di un’eredità, “ aliquem = andare da uno, convenire aliquem = andare a trovare uno, inire consilium = formare un disegno, “ societatem = fare alleanza, “ magistratum = entrare in carica, occumbere mortem = incontrare la morte, obire diem (supremum) = morire, alloqui aliquem = volgere la parola a uno, obsidere urbem = assediare la città, subire labores = sostenere le fatiche, “ periculum = andare incontro ad un pericolo. 14 Accusativo dell’oggetto interno Alcuni verbi intransitivi vengono talvolta usati transitivamente quando il complemento oggetto consiste in un nome avente la stessa radice del verbo o una radice di signifivato analogo. In questo caso l’Accusativo è detto dell’oggetto interno. Es.:

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vivere vitam, somnium somniare, pugnare pugnam, nuntiare nuntium 15 Accusativo avverbiale Il neutro dei pronomi e degli aggetivi numerali, come: aliquid, aliquantum, multum, plus, plurimum, nihil, summum = al più, minimum = almeno, ecc. è usato, all’Accusativo, con significato avverbiale, per cui è detto Accusativo avverbiale . Es.: multum te diligo = ti stimo molto nihil commoveor = mi commuovo per nulla. Ci sono alcune frasi avverbiali formate con l’Assusativo che vale la pena ricordare: magnam (maximam) partem = in grande (grandissima) parte, id temporis = in quel tempo, id genus = di tale fatta, id aetatis = di tale età, Es .: non audeo hominem id aetatis monere = non oso ammonire un uomo di tale età 16 La costruzione dei verbi: piget, pudet, paenitet, miseret, taedet I vrbi impersonali: piget, pudet, paenitet, miseret, taedet reggono l’Accusativo della persona che si vergogna, si pente, ecc., mentre la cosa o la persona di cui ci si vergogna, si pente, ecc. è al Genitivo . Es.: pudet me = mi vergogno, me miseret = ho compassione, taedet me = mi annoia, me paenitet peccati mei = mi pento del mio peccato, te miseret inopum = tu hai compassione dei miseri. Se però la cosa di cui ci si pente, si vergogna,ecc. è espressa dal neutro di un pronome, questo è posto all’Accusativo, anziché al Genitivo. Es.: hoc te paeniteat ! = pentiti di ciò ! La cosa o la persona di cui ci si pente, si annoia, ecc. può anche essere espressa da un infinito o anche da una intiera proposizione con la congiunzione quod e l’ indicativo. Es.: me paenitet peccavisse = mi pento di aver peccato me paenitet quod peccavi = mi pento di aver peccato.

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Nella 3a persona, invece di se sono usati: eum, eam, eos, illum,... istum,.. hunc, …ecc Es. eum paenitet = egli si pente illos taedet = quelli si annoiano. In latino viene però usato se, invece di eum, con i suddetti verbi, quando la proposizione con uno di tali verbi è all’infinito ed è retta da un vrbo del tipo di: narrare, dire, ecc. purché il soggetto delle due proposizioni sia il medesimo. (in caso contraio è usato sum) . Es Lucius narrat eum paenituisse suorum peccatorum = Lucio narra che quegli (cioè un’ altra persona) si pentì dei suoi peccati Lucius narrat se paenituisse suorum peccatorum = Lucio narra che egli (cioè pruprio lui) si pentì dei proprii peccati. Se i verbi impersonali di pentirsi, vergognarsi, ecc. sono uniti ad un verbo servile, come possum, voleo, coepi, debeo, desino, ecc. anche il verbo servile è costruito impersonalmente. Es.: me solet paenitere = io sono solito pentirmi, eos coepit taedere = essi cominciarono ad annoiarsi. A questa regola fanno eccezione i verbi servili di volontà, cioè: volo, nolo, malo, che sono costruiti in modo personale con il congiuntivo. Es. Nolo me pudeat peccati mei = non mi voglio vergognare del mio peccato. 17 Il doppio Accusativo I verbi che al passivo hanno il doppio Nominativo, all’attivo hanno il doppio Accusativo: quello del complemento oggetto e quello del predicato. Es.: Numa Pompilius a Romani rex creatus est (passivo con il doppio Nominativo) Numam Pompilium Romani regem creaverunt (attivo con il doppio Accusativo) I verbi che hanno il doppio Accusativo sono: ---i verbi di nominare, chiamare, eleggere, ecc,: creo, eligo, declaro, renuntio, ecc. Es.: Ancum Marcium populus regem creavit. --i verbi di fare, divenire, rendere conto, ecc.: facio, efficio, reddo, ecc. Es.: neminem pecunia divitem fecit. --i verbi di nominare, chiamare, : dico, voco, appello, nomino, ecc. Es.: Romulus urbem ex nomine suo Romam vocavit. ---i verbi di stimare, giudicare, reputare, avere in conto,: habeo, puto, existimo, arbitror, duco, numero, iudico, ecc. Es.

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Senatus Antonium hostem iudicavit. ---i verbi di dare, avere, prendere, ricevere,: do, addo, habeo, adiungo, accipio, sumo Es,: Cicero collegam habuit Antonium … come collega,…. ( In latino l’Accusativo non ha preposizioni, del tipo di “come” della frase precedente.) ---i verbi cognosco, agnosco, invenio, video, me praebeo, me praesto(mi mostro) Es.: me tuae dignitatis fautoreem agnosces. Anche con i verbi di moto composti con trans può esserci il doppio Accusativo: quello della persona o cosa trasportata e quello del luogo oltre il quale avviene il trasporto. Es.: Caesar exercitum Rhenum in Germaniam transduxit, o anche “ “ trans Rhenum in “ “ Pure i verbi doceo, edoceo, celo reggono il doppio Accusativo: quello della persona alla quale si insegna, si nasonde una cosa e quello della cosa insegnata, celata. Es.: doceo te grammaticam = ti insegno la grammatica hanc rem te celavi = ti ho tenuto nascosta questa cosa Con doceo e edoceo resta l’Accusativo anche al passivo. Es.: grammaticam a me doceris = da me ti sarà insegnata la grammatica discipuli docentur latine loqui = gli alunni vengono istruiti a parlare latino Però i participi di doceo: doctus e di edoceo: edoctus reggono l’Ablativo della cosa, eccetto quando essa è espressa dal neutro di un pronome o di un aggettivo, nel qual caso si ha la costruzione regolare con il doppio Accuativo. I verbi doceo, edoceo, celo con il significato di informare, far sapere, celare, ecc. mettono la cosa all’Ablativo con de. Es.: doceo aliquem de aliqua re = informo uno di una cosa celo aliquem de aliqua re. = tengo uno al buio di una cosa Celor nel senso di essere tenuto al buio di una cosa è sempre costruito con de, tranne che si tratti del neutro di un pronome, nel qual caso si usa l’Accusativo Es.: id celatus sum = sono tenuto al buio di ciò 18 I verbi posco, reposco, flagito, postulo, peto, quaero, oro, rogo I verbi di domandare, pregare, interrogare: posco, reposco, flagito, hanno due costruzioni: il nome della cosa domandata è sempre all’Accusativo, quello della persona può essere all’Accusativo o all’Ablativo con a o ab. Es.:

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posco aliquid aliquem, posco aliquid ab aliquo, Titius poposcit Marium libros, Titius poposcit libros a Mario. Al passivo la persona è sempre all’Ablativo con a o ab, mentre la cosa domandata diventa il soggetto. Es.: pax a duce poscebatur = si chiedeva al capitano la pace. Altri verbi di domandare: postulo, peto, quaero, sono costruiti solo con l’Accusativo e l’Ablativo con a o ab. Es.: postulo aliquid ab aliquo. I verbi di pregare: oro e rogo sono costruiti con: ---l’Accusativo, sia della cosa che della persona. Es.: hoc te rogo ---l’Accusativo della persona, mentre la cosa è espressa mediante una proposizione secondaria con ut o ne. Es.: amicus te rogat, te rogo ut patriam ames. ---l’Accusativo della cosa. Es.: pacem rogamus. Al passivo la persona diventa soggetto e la cosa è all’Accusativo. Es.. haec Marcus rogatus est a fratre = Mario fu pregato di queste cose dal fratello. I verbi di interrogare: rogo e interrogo, sono costruiti con l’Accusativo della persona interrogata e con l’Ablativo con de della cosa domandata. Es.: rogo aliquem de aliqua re. Se però la cosa è il neutro di un pronome, essa va all’Accusativo. Es.: haec rogo amicum = interrogo un amico circa queste cose Al passivo la persona diventa soggetto e la cosa è all’Ablativo con de. Es.: Marius interrogatur de hac re = Mario è interrogato su questo argomento. 19 Le esclamazioni Le esclamazioni possono essere al Nominativo, al Dativo o al Vocativo, però spesso sono all’Accusativo. Il Nominativo viene usato quando è sottinteso il verbo esse. Es.: o magna vis virtutis! e con le interiezioni eu ed ecce (ecco). Es.: ecce homo !

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Il Dativo è usato con vae (guai) e hei (ahi). Es.: vae victis ! Il Vocativo viene usato con pro o proh, con io e quando il discorso è rivolto ad una persona reale o immaginaria. Es.: pro sancte Iupiter ! Io triumphe ! o vir paterni generis immemor ! L’Accusativo è usato, eventualmente con le interiezioni o, heu, eheu, quando è sottinteso il verbo esse. Es.: te felicem ! o me felicem ! o fallacem hominum spem ! 20 Il complemento di relazione (Accusativo alla greca) Anche il complemento di relazione (Es. “Sparsa le trecce morbide…”) è posto all’Accusativo e viene detto Accusativo alla greca. Es.: femur ictus = ferito al femore, Romanus genus = Romano di origine, feminae nudae brachia = le donne con le braccia nude 21 L’Ablativo L’Ablativo è il caso con il maggior numereo di complementi. Essi sono i seguenti: ---complemento di agente: Liberi amantur a parentibus. ---complemento di luogo: Roma profecti sumus. In Italia sumus. ---complemento di tempo: hieme = d’inverno. Singulis annis = ogni anno. ---complemento di origine e provenienza: Loco nobili natus sum. ---complemento di separazione: Expellere civitate ---complemento di causa: Mollitia (per la debolezza) animi deseruit officium. ---complemento di modo: Iniuria fit duobus modis. ---complemento di qualità: Vir summo ingenio. ---complemento di materia: Signum ex ebore = statua d’avorio. ---complemento di paragone: Caius pulchrior est Antonio ---complemento di prezzo: Centum talentis = per cento talenti. ---complemento della pena: Multare aliquem exsilio. ---complemento di compagnia: Mecum est frater tuus. ---complemento di limitazione: Nemo Ciceroni par fuit eloquentia. ---complemento di misura: Paulo post- ---complemento di abbondanza e privazione: Consilio eges. I complementi d’agente, di luogo, di tempo e di spazio verranno trattati in seguito.

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22 Complemento di origine e provenienza Il complemento di origine e provenienza normalmente è all’Ablativo con a o ab e anche con ex. Es. haec a maioribus accepimus. Con i verbi nascor, gignor, orior, il nome che indica persona, famiglia o condizione di origine, sono all’Ablativo semplice. Es.. nobili loco natus: Quando la persona dei genitori ò espressa da un pronome si usa l’Ablativo con e o ex. Es.: ex te hic natus est. Per indicare l’origine remota di un popolo o di una persona si usa l’Ablativo con a o ab. Es.: Belgae a Germanis orti sunt. La sorgente di un fiume è indicata con orior e con e o ex e l’Ablativo. Es.: Padus ex Alpibus oritur 23 Complemento di separazione e di allontanamento Il complemento di separazione è costruito con a o ab e l’Ablativo con i nomi di persona, con l’Ablativo semplice o anche con ab, ex, de e l’Ablativo con i nomi di casa. Es.: decedo patria, egredior e castris, patriam a tyrannis ljberare. I verbi composti con dis o se : discerno (distinguo), differo (differisco) , secerno (separo) sono sempre costruiti con ab e l’Ablativo. Es.: orator vera a falsis discernit La stessa costruzione vale per i verbi: alieno (alienare), e abhorreo (aborrire, essere lontano). Es.: haec oratio a veritate abhorret. Ecco alcune frasi notevoli: defendo aliquem a calamitate = salvo qualcuno da una disgrazia, “ iniuriam ab aliquo = preservo uno da un’ingiustizia, intercludo hostem commeatu = taglio i viveri al nemico. interdico alicui aliqua re = vieto a uno l’uso di una cosa, libero patriam a tyrannis (di persona, con a) “ patriam magno periculo (di cosa, senza a) prohibeo aliquem a calamitate = preservo uno da una sventura, “ aliquem reditu = vieto a uno il ritorno, “ hostem a pugna = impedisco al nemico di combattere, abdico me dictatura, magistratu = rinunzio alla dittatura, a una carica.

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L’aggettivo alienus, quando ha il significato di indegno, sconveniente, è costruito con a o senza a. Es.: res aliena virtute, oppure a virtute. Quando ha il significato di avverso, contrario l’Ablativo ha sempre la preposizione. Es.: homo non alienus a litteris. Anche gli aggettivi vacuus (vacuo, esente), liber (libero), purus (puro), immunis (esente) si costruiscono con l’Ablativo, con o senza preposizione. 24 Complemento di mezzo o di strumento Il complemento di mezzo o di strumento è normalmente all’Ablativo semplice. Es.: oculis videmus, pane vivumus, vehor curru, equo, gallico habitu Però se il mezzo è una persona è usato l’Acusativo con per, Es.: per legatos oppure sono usati gli Ablativi: opera, beneficio con il Genitivo. Es.: Themistoclis opera Graecia liberata est. I pronomi personali concordano con opera, beneficio. Es.: tua opera servatus sum. I nomi indicanti eserciti, truppe e simili, sono considerati cose e vanno quindi all’Ablativo semplice. Es.: dux paucis militibus oppidum cepit. Nelle frasi che seguono, all’Ablativo di mezzo corrispondono, in italiano, altri complementi. erudio, instituo aliquem aliqua re = ammaestro uno in una cosa, imbuo aliquem (aliquid) aliqua re = imbevo uno (o una cosa) di una cosa, ludere pila = giocare alla palla, canere fidibus, canere tibia = suonare la lira, suonare il flauto, occulto aliquem (aliquid) aliquo loco =nascondo qualcuno (qualcosa) in un luogo, includo aliquem carcere = chiudo uno in carcere, teneo (contineo) castris = tengo (trattengo) nell’accampamento, recipio (accipio, excipio) aliquem domo, mensa, civitate = accolgo uno in casa, alla mia mensa, nella mia città, afficio aliquem beneficio = benefico uno, “ “ laetitia = faccio lieto uno, “ “ ignominia = disonoro uno, assuesco aliqua re = mi avvezzo ad una cosa, lito (sacrifico) deo bove = sacrifico un bue al dio,

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pedibus ire = andare a piedi, proelio lacessere = sfidare a battaglia, “ vincere aliquem = vincere uno in battaglia, “ vinci = essere vinto in battaglia, memoria tenere = ritenere a memoria, pluit, manat sanguine = piove, gocciola sangue, graeca lingua loqui = parlare il greco, niti aliqua re = appoggiarsi ad una cosa. L’aggettivo praeditus (fornito, dotato) regge l’Ablativo. Es.: vir praeditus virtute. 25 Complemento di compagnia Il complemento di compagnia è normalmente all’Ablativo con cum. Es.: Caesar cum equitibus nongentis in castra pervenit.. Con i due Ablativi di compagnia: agmine e comitatu , il cum può essere tralasciato. Es.: Caesar magno comitatu (con un grande seguito) in castra pervenit, Caesar agmine septingentorum hominum… con una schiera di 700 uomini…. 26 Complemento della pena e del delitto Il complemento di pena è simile a quello di mezzo ed è costruito con l’Ablativo semplice. Es. aliquem pecunia, exsilio, capite damnare = condannare uno ad una multa, all’esilio, a morte. Il nome del delitto per cui uno è condannato (o assolto) è posto al Genitivo che talvolta è preceduto dai sostantivi: crimine, scelere, nomine.. Es.: accusare aliquem proditionis = accusare uno di tradimento, absolvere aliquem improbitatis = assolvere uno dall’accusa di malvagità, damnare aliquem furti = condannare uno per furto. accusare aliquem crimine proditionis = accusare uno del delitto di tradimento. Il nome della pena o del delitto viene anche posto all’Ablativo con de, specialmente con i verbi postulare e accusare. Es.: accusare aliquem de repetundis (o repetundarum)= accusare uno di concussione 27 Complemento di limitazione

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Il complemento di limitazione, che indica i limiti del senso della proposizione, è costruito all’Ablativo semplice. Es.: claudus altero pede = zoppo da un piede, rex nomine = re di nome, maior natu = maggiore di nascita, nemo Romanus par fuit Ciceroni eloquentia = nessun Romano uguagliò Cicerone in quanto all’eloquenza, aliquem virtute metiri = stimare uno per la sua virtù, numero quinque = cinque di numero. Sono dei complementi di limitazione le seguenti frasi incidentali: mea sententia = a mio parere; meo iudicio = a mio giudizio; meo testimonio = a mia testimonianza. Un’altra forma del complemento di limitazione è rappresentata dagli aggettivi: dignus e indignus, dal verbo dignor (sono creduto degno) e dalla frase dignum iudico (giudico degno), che sono posti all’Ablativo semplice. 28 Complemento di abbondanza e di privazione Il complemento di abbondanza e di privazione è messo all’Ablativo semplice. Es.: carere sensu = essere privo di sentimento, privare aliquem aliqua re = privare uno di una cosa, abundare virtutibus = abbondare di virtù. I verbi egeo e indigeo (ho bisogno) possono reggere sia il Genitivo che l’Ablativo. Es.: egere consilio ( o consilii) = aver bisogno di un consiglio. L’aggettivo plenus regge il Genitivo; refertus: l’Ablativo dei nomi di cosa, ma il Genitivo o l’Ablativo dei nomi di persona; nudus e orbus: l’Ablativo, però con a o ab con i nomi di cosa. 29 Complemento della stima Il complemento della stima che è introdotto dai verbi: aestimare, ducere, facere, putare, habere, pendere (stimare), esse, fieri (essere stimato, valere), è posto all’Ablativo, quando la stima o il valore sono fissati.- Es.: tritici modius tum erat ternis sestertiis = un moggio di grano allora era stimato

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(valeva) tre sesterzi. Però quando stima o valore non sono fissati, ma sono esprressi con magnus, parvus, ecc è usato il Genitivo. Es.: Hephaestionem Alexander plurimi fecerat = Alessandro aveva stimato moltissimo Efestione, nihili sum = non valgo nulla, nihili facio = non tengo in nessun conto. Il verbo aestimo (stimo, apprezzo) regge sia il Genitivo quanto l’Ablativo, Es: parvi e parvo, magni e magno aestimare = stimare poco, molto. Con i verbi: duco e puto invece di nihil si usa pro nihilo. Es.: pro nihilo ducere, putare = non stimare per nulla, non tenere in nessun conto. Alcune frasi sono degne di nota: nauci non esse = non valere un’acca, non assis aestimare = non valere un baiocco, nihil pensi habere = non curarsi, non avere alcun riguardo, magni (parvi) momenti (ponderis) esse = essere di grande (piccola) autorità, peso, tanti est = merita il conto, vale la pena. La persona che stima, se è espressa, è posta al Dativo oppure all’Accusativo con apud. Es.: meae litterae magni tibi (o apud te) erant = la mia lettera era molto apprezzata da te. 30 Complemento del prezzo Il complemento di prezzo è retto dai verbi: vendere, emere (comprare), redimere (ricomprare, riscattare), mercari (mercanteggiare), venire (essere venduto), conducere (prendere in affitto), locare (dare in affitto), lucere (essere in vendita), stare, constare, esse (costare, valere), habitare ( pagare di pigione), costruiti con l’Ablativo. Con tanti, quanti, pluris, minoris si usa il Genitivo. Es.: quanti hoc vendis ? = a quanto lo vendi? viginti talentis hoc venit = lo vendo per venti talenti, magno hoc venit = è in vendita a caro prezzo. 31 Complemento della materia Il complemento della materia è reso con un aggettivo, come: aureus (d’oro), aeneus (/di bronzo), eburneus (di avorio), ligneus (dl legno), ecc. oppure con l’Ablativo con ex.. Es.: poculum aureum o poculum ex auro = un bicchiere d’oro.

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32 Complemento di misura Poiché il complemento di misura dice quanto una cosa è superiore o inferiore ad un’altra, viene costruito con i comparativi o con parole con significato comparativo, come: malo preferisco), antecello (sovrasto), antecedo (sorpasso), supero, praesto (sono al di sopra), vinco, ecc. ante, post, supra, infra, ecc. con l’Ablativo. Es.: dimidio minor = più piccolo della metà, multo plura = molto più, multo malo = mi è molto più caro, via altero tanto longior = via di altrettanto più lunga, Romani duobus milibus plures erant quam Sabini = i Romani erano duemila più dei Sabini, biennio minor = più giovane di due anni. Con i verbi comparativi, quando la misura è indeterminata, invece di: tanto, quanto, aliquanto, multo, ecc. si può usare: tantum, quantum, aliquantum, multum, ecc Es.: Cicero multum praestitit aliis = Cicerone superò di gran lunga gli altri, Molto maggiore, molto più grande fanno in latino: multo maior o longe maxime. Quo…seguito o peceduto da....eo , come pure quanto…tanto, davanti a dei comparativi significano : quanto più…tanto più. Es.: eo crassior est aër, quo terris propior = l’aria è tanto più densa quanto è più vicina alla terra. Le frasi seguenti: quo quisque est sapientior, eo est modestior, ut “ “ sapientissimus, ita est modestissimus, sapientissimus quisque modestissimus est, si traducono tutte con: quanto più uno è sapiente, tanto più è modesto. 33 Complemento di paragone Il complemento di paragone è il secondo termine di un paragone (v. § 30 della Morfologia) Esso può presentarsi in due modi: all’Ablativo, che però viene usato solo quando il primo termine del paragone è al Nominativo o all’Accusativo senza preposizione: Tullius pulchrior est Titio, oppure, in tutti gli altri casi, con quam e il caso del primo termine: Tullius pulchrior est quam Titius.

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Latini sermonis peritior sum quam Graeci. L’Ablativo viene usato (purché il primo termine sia, come è stato detto prima, al Nominativo o all’Accusativo): ---nelle frasi negative e nelle interrogative a cui si aspetta una risposta negativa. Es.: nihil est virtute amabilius; quid est virtute amabilius ? ---quando il secondo termine è un pronome relativo. Es.: virtutem amemus, qua nihil est dulcius ---quando c’è l’Accusativo con l’infinito. Es.: constat solem terra esse maiorem Quando con l’Ablatico potrebbe esserci un pericolo di ambiguità, come ad es. con la frase: Caesar non minus Cicerone diligo, che può voler dire: io amo Cesare non meno di quanto io ami Cicerone; o anche io amo Cesare non meno di quanto lo ami Cicerone, viene usata la forma con quam. Il quam può essere tralasciato con plus, amplius, minus, longius, se il secondo termine è un numerale. Es.: plus triginta milites effugerunt. 34 Complemento di modo e maniera Il complemento di modo e maniera è espresso con l’Ablativo con o seza cum. L’Ablativo semplice è usato con i sostantivi che esprimono modo o maniera, come: modus, mos, ratio, ritus lex, consuetudo, ecc. Es.. iniuria fit duobus modis. Seguono alcune frasi avverbiali con l’Ablativo di modo: modo (al modo), iure (a ragione), iure meritoque (a buon diritto), iniuria (a torto), dolo (a torto), fraude (con frode), vi (con la violenza), modo et ratione (con misura e con ragione), ratione et via (con rigore di metodo), more (secondo il costume), silentio (in silenzio), pedibus (a piedi), e simili. L’Ablativo semplice è anche usato con i sostantivi uniti ad un aggettivo o ad un pronome. Se però questi sostantivi non sono uniti ad un aggettivo o da un pronome, è usato cum. Es.: celeritate mirabilis = con meravigliosa prestezza; cum celeritate. Il cum, spesso interposto tra aggettivo e nome, è anche usato quando c’è un aggettivo o un pronome uniti ad un sostantivo, se al concetto di modo si accompagna quello di compagnia. Es.:

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cum pallio purpureo sedebat, cum ferro = con la spada (in mano). magna diligentia o magna cum diligentia. Seguono alcune espressioni di modo con varie preposizioni, diverse dal cum: per vim (per forza), per insidias (a tradimento), per scelus (con scelleratezza), per dedecus (con disonore), per occasionem (per occasione), per ludum (per scherzo), per speciem o specie (sotto l’apparenza, in apparenza), per iocum (per gioco), ad hunc modum (in questo modo), quem ad modum (nel qual modo, come), mirum in modo (in modo ammirevole), ecc. 35 Complemento di qualità Il complemento di qualità è espresso con il Genitivo o con l’Ablativo. Il Genitivo viene usato quando la qualità è permanente, l’Ablativo per indicare una qualità passeggera oppure quando si tratta di qualità del corpo. Es.: Nervi erant homines magnae virtutis, Agesilaus statura fuit humilis, estote animo forti (qualità passeggera) Al posto del Genitivo può esserci l’Ablativo, ma non è possibile il contrario. Es. vir magnae constantiae oppure vit magna constantia. 36 Complemento di causa Il complemento di causa viene espresso con l’Ablativo. Es.: In culpa est qui officium deserit mollitia animi. L’Ablativo di causa molte volte è unito ad un participio passato. Es.: ira commotus (mosso dall’ira), odio incensus (pieno di odio), misericordia adductus (spinto dalla misericordia), timore perterritus (atterrito dalla paura), aviditate inflammatus (infiammato dall’avidità), ecc. Alcuni Ablativi in u della 4a declinazione rappresentano dei complementi di causa: iussu (per comando), iniussu (contro il comando), hortatu (per esortazione) , adventu (all’arrivo, per l’arrivo), ecc.

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Il complemento di causa è collegato ai verbi esprimenti dei sentimenti (costruiti anche con l’Accusativo), come: doleo, maereo, gaudeo, laetor, delector. Es,: rebus adversis doleo, omnes interitu suorum maerent Anche molti aggetivi accompagnano il complemento di causa: contentus, fretus (fiducioso), aeger (malato), fessus (stanco), lassus (spossato), laetus, anxius, ecc. Es.: aeger vulneribus = ammalato per le ferite. Ecco alcune espressioni di causa con ex e l’Ablativo: laborare ex capite = avere mal di testa, laborare ex pedibus = avere male ai piedi o con il semplice Ablativo: laborare dentibus = avere mal di denti, laborare vitiis = essere travagliato dai vizi. Il complemento di causa può anche essere espresso: ---con propter, ob e l’Accusativo. Es.: ego te propter humanitatem tuam diligo. ---con prae e l’Ablativo, in frasi negative. Es.: prae lacrimis loqui non poterat = non poteva parlare a causa delle lacrime. ---con il Genitivo seguito da causa e gratia. Es.: amicorum gratia haec facio = faccio questo per gli amici. Ea, tua, nostra causa (non gratia) significano: per amore. per causa mia, tua, nostra. 37 La costruzione dei verbi utor, fruor, potior, fungor, vescor I verbi: utor (uso, mi servo, mi avvalgo), fruor (godo), potior (mi impadronisco), fungor (compio, esercito), vescor (mi cibo), e i composti: abutor = abuso, perfruor = godo appieno, defungor = mi sbrigo, perfungor = sostengo fino all’ultimo, sono costruiti con l’Ablativo. Es.: utor ratione = uso la ragione, utor prudentia = mi comporto con prudenza, utor felicitate in aliqua re = ho fortuna, successo in una cosa, uti aliquo = avere rapporti con uno, aliquo uti duce = prendersi uno come capitano, uti aliquo familiariter = essere in domestichezza con uno, uti aliquo magistro = avere uno come maestro, fruor divitiis = godo le ricchezze, fungor munere = esercito un ufficio, summis honoribus fungi = occupare le più alte cariche, potior urbe = mi impadronisco della città, vescor glandibus = mi cibo di ghiande, Hannibal multis laboribus perfunctus est = Annibale sostenne fino all’ultimo molte fatiche.

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Il verbo utor regge il doppio Ablativo: ved. sopra, le frasi come: uti aliquo magistro 38 La costruzione di opus est Il verbo opus est (bisogna, è necessario) può essere costruito: ---impersonalmente, con all’Ablativo il nome di ciò di cui si ha bisogno. Es.: libris mihi opus est = ho bisogno di libri ---personalmente, con il Genitivo della cosa di cui si ha bisogno. Es.: libri mihi opus sunt. La persona che ha bisogno è sempre al Dativo. Normalmente la costruzione personale è usata quando ciò di cui si ha bisogno è espresso con il neutro di un aggettivo o di un pronome. Es.: multa mihi opus sunt; quod mihi opus est = ciò di cui ho bisogno. Invece la costruzione impersonale è usata nelle frasi negative e nelle interrogative a cui si attende una risposta negativa. Quando ciò di cui si ha bisogno è espresso da un verbo, questo è all’infinito o all’Accusativo con l’infinito. Es.: opus est abire = bisogna partire, opus est te abire = bisogna che tu parta. 39 I complementi di tempo I complementi di tempo rispondono ad una delle seguenti domande: ----quando ? es: di notte, ----per quanto tempo ? es: per dieci anni, ----per quando ? es: per un certo giorno, ---da quanto tempo ? es: da due anni, ---entro quanto tempo ? es: in tre ore, ---quanto tempo prima o dopo ? es: quattro gioni prima, o dopo ---ogni quanto tempo ? es: ogni due anni, ---fra quanto tempo ? es: fra sei giorni, ---quante volte ? es: tre volte al mese, ---di che età ? es: a nove anni, di quarant’anni, ---in che anno ? es: nell’anno 476 d.C. 40 Il complemento di tempo che risponde a: Quando ?

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Quando è espresso con un sostantivo che indica un tempo preciso, come: notte , giorno, mese, anno, settimana, ecc, il complemento in questione è all’Ablativo semplice. Es .: nocturno tempore lucus incensus est = di notte si accende la luce. Quando invece è espresso con un nome generico di tempo, come: gioventù, vecchiaia, battaglia, ecc. è all’Ablativo semplice, se con il nome c’è un aggettivo o un Genitivo, ma all’Ablativo con in se il nome è solo. Es.: summa senectute M. Cato Galbam accusavit = nell’estrema vecchiaia….. Themistocles in iuventute liberius vivebat = in gioventù …. Alcuni modi di dire: in bello = in guerra, bello = in tempo di guerra, Numae temporibus (non tempore) = al tempo di Numa, eo tempore quo, eo tempore cum, quo tempore = in quel tempo in cui, Cicero consule = sotto il consolato di Cicerone. 41 Il complemento di tempo che risponde a: Per quanto tempo ? La durata di un avvenimento è espressa con l’Accusativo con o senza per. Es.: decem annos (o per decem annos) urbs oppugnata est. 42 Il complemento di tempo che risponde a: Per quando ? Il complemento in questione viene espresso con in e l’Accusativo. Es.: invitare aliquem ad cenam in posterum diem. 43 Il complemento di tempo che risponde a: Da quanto tempo ? Se si intende da quando si inizia a contare il tempo, è usato l’Ablativo con a o ex. Es.: centesima lux (giorno) haec est ab interitu Clodii. Quando invece si intende precisare da quanto tempo dura un avvenimento è usato l’Accusativo. Es.: Trebonio multos annos (da molti anni) utor familiarissime. Quando la durata è indicata con un numerale, è ancora usato l’Accusativo ma il numerale diventa un ordinalr, aumentando di un’unità. Es.: Saguntum octavum iam mensem (già da sette mesi) oppugnabatur. 44 Il complemento di tempo che risponde a: Entro quanto tempo ?

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Per questo complemento viene usato l’Ablativo semplice o, talvolta, l’Accusativo con intra. Paullus Aemilius paucis diebus (in pochi giorni) duos filios amisit (perse). Consul intra paucos dies urbem cepit. 45 Il complemento di tempo che risponde a: Quanto tempo prima o dopo ? Questo complemento, in cui il numerale che indica il tempo può essere sia cardinale che ordinale, è all’Ablativo seguito da ante o da post, oppure all’Accusativo preceduto da ante o da post. che possono anche trovarsi tra il numerale e il sostantivo, Es.: tribus diebus ante (post) , tertio die ante (post), ante (post) tres dies, ante (post) tertium diem, tribus ante (post) diebus tertio ante (post) die. tres ante (post) dies, tertium ante (post) diem. Antequam, postquam, oppure ante…quam, post…quam significano prima che, dopo che. Es.: tribus diebus (tertio die) postquam Caesar discesserat. post tre dies (tertium diem) quam Caesar discesserat Hanno lo stesso significato, che è: pochi giorni dopo la morte di Cicerone, le frasi che seguono: paucis diebus postquam Cicero mortuus erat post paucos dies quam “ “ “ paucis diebus post Ciceronis interitum, paucis post interitum Ciceronis diebus. multo ante (post) = molto, molto tempo prima (dopo), paulo ante (post) = poco, poco tempo prima (dopo), e simili: non multo ante (post), non ita multo ante (post), aliquanto ante (post) Le espressioni seguenti: ante (hoc) duos annos, duo anni sunt cum (ex quo), his duobus annis, tertium annum est, ex quo, abhinc duos annos, significano tutte: due anni prima, due anni fa. 46 Il complemento di tempo che risponde a: Ogni quanto tempo ?

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Per il complemento in questione è usato l’ordinale che corrisponde al numero immediatamente successivo a quello che indica il tempo, all’Ablativo, seguito da quoque o quaque. Es.: tertio quoque anno = ogni due anni, quinta quaque ora = ogni quattro ore, Le espressioni: singulis annis o quotannis, singulis mensibus, singulis diebus e quotidie, significano, rispettivamente: ogni anno, ogni mese, ogni giorno. Alternis annis o altero quoque anno , alternis mensibus, alternis diebus, corrispondono a : un anno sì e uno no, un mese sì e uno no, un giorno sì e uno no. 47 Il complemento di tempo che risponde a: Tra quanto tempo ? Tale complemento è posto all’Accusativo con ad o post. Es.: post quattuor dies = tra quattro giorni, ad annum = tra un anno. 48 Il complemento di tempo che risponde a: Quante volte ? Il complemento in esame è reso, in latino, con delle espressioni come: bis in die, oppure bis die, o anche bis in diem che significano: due volte al giorno., in menses, in horas, ecc. che significano: di mese in mese, di ora in ora, ecc. 49 Il complemento di tempo che risponde a: Di che età ? L’età di una persona può essere espressa nei vari modi seguenti: ---con il participio natus e il numero degli anni all’Accusativo. Es.: quinque et viginti annos natus = a (o all’età di) venticinque anni, ---con il Genitivo, eventualmente preceduto da un sostantivo come: puer, senex homo, . Es.: (puer) novem annorum = (un fanciuullo) di nove anni, (senex ) duodeoctoginta annorum = (un vecchio) di 78 anni. ---con il numero degli anni, compreso quello in corso, all’Accusativo dell’ordinale accompagnato dal participio agens. Es.: nonum annum agens = all’età di nove anni. ---con il numero degli anni all’Ablativo dell’ordinale, e il Genitivo: aetatis. Es.: vigesimo anno aetatis = all’età di vent’anni. maior (minus) vigenti annos natus = in età di più (di meno) di vent’anni. 50 Il complemento di tempo che risponde a: In che anno ?

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I Romani contavano gli anni a partire dalla fondazione di Roma: ab Urbe condita. Es.: anno seicentesimo a.U.c. = nell’anno 600 dalla fondazione di Roma. Con l’avvento dell’era Cristiana si sono usate le espressioni: ante Christum natum, (a. Chr. n.) e post Christum natum, (p. Chr. n), = a. C. (avanti Cristo) e d. C. (dopo Cristo). Es.: anno decimo a. Chr. n. = nell’anno 10 avanti Cristo, anno vigesimo p. Chr. n. = nell’anno 20 dopo Cristo. 51 I complementi di spazio Per le misure relative allo spazio: larghezza, lunghezza, altezza e profondità, in latino si usa l’Accusativo senza preposizione, oppure si usano le frasi: in latitudinem, in longitudinem, in altitudinem, con il Genitivo Es.: hasta sex pedes longa = una lancia lunga sei piedi, fossa longa ducentos, decem pedes alta = una fossa lunga 200. profonda 10 piedi, fossa trium in altitudinem pedum = una fossa di tre piedi di profondità. La distanza fra due cose viene espressa sia con l’Accusativo sia con l’Ablativo. Es.: villa a mari mille passus (passibus) aberat = la villa distava dal mare 1000 passi. Quando la distanza è rappresentata dal tempo impiegato a percorrerla, sono usati iter o viam con il Genitivo. Es.: Caesar tridui iter processit = Cesare avanzò per tre giorni di cammino, Quando manca il punto di partenza la distanza viene espressa con l’Ablativo con ab. Es. hostes a tribus milibus passuum castra posuerunt = i nemici collocarono l’accampamento a 3000 passi. 52 I complementi di luogo I complementi di luogo rispondono ad una delle domande seguenti: --- dove ? = ubi ? es. in Africa (stato in luogo) ---verso dove ? = quo ? es. in Africam, ad te, (moto a luogo) ----da dove ? = unde ? es. ex Africa, a Germania (moto da luogo) ----per dove ? = qua ? es. per Africam (moto per luogo) ----da che parte ? es. a tergo ---vicino a dove ? es. apud Zamam.

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53 Il complemento di stato in luogo Il complemento di stato in luogo è normalmente posto all’Ablativo con in. Es Carthago in Africa erat I nomi di città e di piccole isole della 1a e 2a declinazione, singolari, sono posti al Genitivo. Es.: Romae = a Roma, in Roma, Corinthi = a Corinto, Cypri = a Cipro. I nomi come sopra, ma plurali, e tutti quelli della 3a declinazione, sono posti all’Ablativo semplice. Es.: Athenis = ad Atene, in Atene, Carthagine = a (o in) Cartagine. Gli antichi complementi locativi: domi, ruri, humi, ecc. significano, rispettivamente: a (o in) casa, in patria, in campagna, in terra. Le espressioni domi militiaeque e domi bellique significano: in pace e in guerra. terra marique significa: per terra e per mare. domi meae, tuae, Caesaris, ecc. oppure: in domo mea, tua, Caesaris significano: a casa mia, tua, a casa di Cesare. Quando però domus è accompagnata da un aggettivo o pronome diverso dai personali, non viene usato il locativo, ma si dice: in parva domo, in hac domo, ecc. Locus con un aggettivo o un pronome e un nome di luogo accompagnato da totus sono usati all’Ablativo semplice. Es.: hoc loco, opportunis locis; tota urbe = in tutta la città. 54 Il complemento di moto a luogo Il complemento di moto a luogo viene normalmente posto all’Accusativo con in o ad. Es.: in Africam proficiscor = parto per l’Africa; venio ad te = vengo da te. I nomi di città e di piccole isole sono posti all’Accusativo semplice. Es.: Athenas proficiscor = parto per Atene; eo Romam = vado a Roma; Delum reverti = ritornare a Delo. Anche domus e rus sono posti all’Accusativo semplice. Es.: venio domum meam = vengo a casa mia. Si dice: domum meam, tuam, alienam, domum (o in) domum Caesaris. Il verbo peto (vado a) è sempre costruito con l’Accusativo semplice Es.:

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petere Romam, Galliam, urbem = andare a Roma, in Gallia, in città. L’Accusativo con ad è sempre usato per indicare una direzione. Es.: tres viae sunt ad Mutinam = ci sono tre strade verso Modena. 55 Il complemento di moto da luogo Il complemento di moto da luogo è normalmente costruito all’Ablativo con ab, ex, de. Es.: Cotta ex Sardinia in Africam profugit = Cotta dalla Sardegna fuggì in Africa. I nomi di città e di piccole isole e i sostantivi domus, humus, rus sono posti all’Ablativo semplice. Es.: Athenis profecti sumus = siamo partiti per Atene. pater ruro iam rediit = il padre è già ritornato dalla campagna. 56 Il complemento di moto per luogo Il complemento di moto per luogo è posto normalmente all’Accusativo con per, ma con i nomi: porta, via, ponte, passaggio, città e simili, viene usato l’Ablativo semplice. Es.: Caesar equitatum ponte trasduxit = Cesare fece passare la cavalleria attraverso il ponte. per Alpes, per Italiam. 57 Il complemento che risponde alla domanda: Da che parte ? Questo complemento è costruito all’Ablativo con ab. Es.: a latere, a tergo, ecc. Ma viene detto: a dextra, a sinistra (a laeva) oppure il semplice Ablativo: dextra, sinistra (laeva) per indicare da che lato. 58 Il complemento che risponde alla domanda: Vicino a dove ? Per tale complemento viene usato l’Accusativo con apud o ad. Es.: ad Tiberim, apud Zamam, ad Cannas, pervenire Athenas significa: arrivare ad Atene; pervenire ad Athenas vuol dire: giungere nei pressi, nei dintorni, nelle vicinanze di Atene. Usque ad (in) significa : fino a. Es.: usque in Italiam, o in Italiam usque.

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ma si dice usque Romam o Romam usque perché nome di città. 59 Appellativi dei nomi di luogo Quando ai nomi di città o di piccole isole sono uniti dei sostantivi appellativi, come: città, castello, isola, ecc., se questi non sono accompagnati da aggettivi, l’appellativo è premesso al nome e il relativo complemento segue le regole generali. Es.: Cicero vixit in urbe Roma (non Romae) ad insulam Delum profecti erant ex urbe Roma proficisci Se invece l’appellativo è accompagnato da un aggettivo, il nome suddetto è costruito secondo la regola propria di questi nomi, mentre l’appellativo è posposto e segue la regola generale. Es.: Neapoli, celeberrimo in oppido. Romae, clarissima in urbe. Tarquinios se contulit, in urbem floridissimam = si recò a T. città floridissima profecti sumus Bononia, ex urbe antiquissima.= siamo partiti da Bologna, citta molto antica. 60 Il Genitivo Il Genitivo corrisponde generalmente al complemento di specificazione, che può essere di varie specie, come segue: ---soggettivo. Es.: victoria Caesaris (Caesar victor fuit), --oggettivo. Es.: amor patriae (amamus patriam), ---dichiarativo Es.: nomen virtutis (la parola virtù), ---possessivo Es.: domus Caesaris (la casa di Cesare,) ---partitivo. Es.: pars exercitus (parte dell’esercito), 61 Il Genitivo soggettivo e oggettivo Quando il Genitivo del complemento di specificazione si può trsformare in soggetto si ha il Genitivo soggettivo: quando lo si può trasformare in un oggetto, si ha il Genitivo oggettivo. Es.: mors patris ( pater mortuus est); metus mortis (mortem timemus) L’aggettivo plenus è costruito con il Genitivo oggettivo . Es.: plenus consilii = pieno di senno 62 Il Genitivo dichiarativo

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Questo tipo di Genitivo serve per evidenziare un concetto particolare in uno generale. Es.: virtus (conceetto generale) iustitiae (concetto particolare), arbor “ “ olivae “ “ Le espressioni con il Genitivo, come: vox patris, nomen amicitiae e simili, corrispondono a: la parola padre, il nome amicizia in cui: padre e amicizia sono delle apposizioni. Però quando l’apposizione, che esprime il concetto particolare, è un nome proprio, segue la regola dell’apposizione (v. § 7). Es.: urbs Roma, Creta insula. 63 Il Genitivo possessivo Il Genitivo è anche usato per indicare un possesso. Es.: libri Ciceronis, domus patris, villa Marci, anulus Corneliae. Talvolta tale Genitivo, invece di essere unito al nome direttamente, gli è collegato mediante i verbi sum o fio. Es.: praeter Capitolium, omnia hostium erant = eccetto il Campidoglio tutto quanto era (in mano) dei nemici. 64 Il Genitivo partitivo Il Genitivo è pure usato per indicare la parte di qualcosa, nei casi seguenti: ---con i sostantivi di quantità e misura. Es.: pars equitum, magna vis auri.; ---con i comparativi e i superlativi. Es.: mator fratrum, primus omnium; ---con i pronomi. Es.: quis mortalium, uter nostrum; ---con i numerali. Es.: una earum partium, consulum alter (uno dei due); ---con i pronomi e aggettivi neutri usati come sostantivi al Nominativo e Accusativo singolare senza preposizione. Es.: nihil doli (nessun inganno), id oneris (un tal peso), plurimum gravitatis (moltissima gravitù), aliquantum itineris (un buon tratto di strada), quid consilii ? (che risoluzione ?). ---con gli avverbi: satis, parum, nimis. E s.: satis eloquentiae, parum (non abbastanza, troppo poca) roboris. I pronomi personali plurali hanno due forme di Genitivo partitivo: nostri, vestri e nostrum, vestrum, però quando sono uniti a omnis hanno solo la forma in um. Es.: vita omnium nostrum= la vita di tutti noi.

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Con i comparativi, i superlativi, i numerali, quando il termine che indica il tutto è un numerale, invece del Genitivo è anche usato l’Ablativo con ex o de. Es.: unus ex amicis, unus ex septem sapientibus. Unus è sempre seguito dal Genitivo nelle enumerazioni. Es.: Galliam est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam… Plerique homines o plerique hominum significano entrambi: la maggior parte degli uomini. Con nihil, quiddam e simili viene usato il Genitivo solo con gli aggettivi della 2a

declinazione. Es.: nihil humani, ma quiddam caeleste. Alcune frasi da notare: Niobe omnibus liberis, quos (apposizione di duodecim) duodecim habuit, orbata est; ubi terrarum ? = in quale parte della terra ? nusquam gentium = in nessuna parte del mondo. 65 Il Genitivo con i verbi memini, obliviscere, recordor, Il Genitivo viene usato con i verbi che significano: ricordare e dimenticare. Es.: memini amicorum, iniuriarum obliviscere, memini beneficii Con i nomi di cosa viene anche usato l’Accusativo. Es-_ memini beneficium Con il neutro di un aggettivo o di pronome ( hoc, illud, nihil, alia, multa, omnia, ecc.) che esprimono una cosa dimenticata o ricordata, si usa sempre l’Accusativo Es.: nihil oblitus sum = non dimentico nulla, non mi dimentico di nulla. Con il verbo recordor si ha il Genitivo o l’Accusativo con i nomi di cosa, ma l’Ablativo con de con i nomi di persona. Es.: recordor consilia tua, recordor de amicis. Frasi da notare: venit mihi in mentem alicuius = mi viene in mente uno, mentionem facere alicuius rei o de aliqua re = menzionare una cosa, admonere aliquem “ “ o “ “ “ = ricordare una cosa a uno.

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66 La cotruzione dei verbi interest e refert I verbi interest e refert (importa, interessa) vogliono il Genitivo della persona a cui importa, però se tale persona è espressa mediante un pronome personale sono usate le forme mea, tua, sua, nostra, vestra; con omnis si dice omnium nostrum e simili Es.. patris interest = interessa al padre, hominum interest = interessa agli uomini, mea interest = mi interessa, omnium vestrum interest = interessa a tutti voi. Se con le suddette forme mea, tua, ecc. c’è un pronome relativo questo concorda a senso con tali forme. Es.: nostra interest, qui te amamus, te valere = importa a noi, che ti amiamo, che tu stia bene. Lo scopo per cui una cosa importa è posto all’Accusativo con ad; la cosa che importa si esprime con ut (o ne) e il congiuntivo, o un infinito o un pronome (hoc,illud, ecc) Es.: ad salutem reipublicae interest ut = alla (per la) salute della repubblica interessa... interest omnium recte facere, vestra interest, milites, ne imperatorem pessimi faciant. Per indicare la grandezza dell’interesse si usano gli aggettivi e i pronomi neutri: multum, plus, plurimum, minus, nihil, ecc. e gli avverbi: magnopere, magis, maxime, parum, ecc; però anche i Genitivi di prezzo: magni, permagni, pluris, tanti, quanti, parvi, ecc. 67 Il Dativo Il Dativo è di regola usato per il complemento di termine, per cui i verbi che reggono tale complemento sono costruiti con il Dativo. Es.: dominus servis arma distribuit. Molti verbi che in latino sono costruiti con il Dativo, in italiano sono transitivi e sono quindi seguiti da un complemento oggetto,. Es.: omnibus amicis supplicabo = supplicherò tutti gli amici. Segue un elenco dei più comuni: adsum = assisto nubo = sposo assentor = adulo oboedio = obbedisco adversor = mi oppongo obtrecto = contrasto auxilior, opitulor parco = risparmio, perdono

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succurro, subvenio = aiuto, soccorro pareo = obbedisco convicior = ingiurio patrocinor = difendo blandior = accarezzo persuadeo = persuado faveo = favorisco plaudo = applaudisco gratificor = compiaccio satisfacio = soddisfo ignosco = perdono servio = servvo insidior = insidio studeo = studio, amo invideo = invidio suadeo = consiglio medeor = medico supplico = supplico minor, minitor = minaccio vaco = attendo, bado. L’espressione nubo alicui = sposo uno, è usata dalle donne. Gli uomini dicono invece uxorem duco aliquam. Alcuni verbi che in latino reggono il Dativo, in taliano sono costruiti in modo diverso. Eccoli: benedico alicui maledico = dico male di.. Maledire uno in latino fa: exsecreare aliquem. gratulor = mi congratulo con… irascor, succenseo = mi adiro con… Il passivo di irascor è succensui. Il verbo studeo, che con i nomi si costruisce al Dativo, con i pronomi neutri regge l’Accusativo. Es.: hoc unum studeo = una sola cosa desidero. I verbi minor e minitor hanno i nomi di persona al Dativo, ma quelli di cosa allAccusativo. Es.: minari alicui mortem = minacciare uno di morte. 68 Il Dativo con i verbi composti con preposizioni Molti verbi uniti con le preposizioni ad, ante, cum, in, inter, ob, post, prae, sub, super reggono il Dativo, ma talvolta invece del Dativo viene usata la preposiziione con cui il verbo è composto (o con una affine), seguita dal relativo caso Es.: natura sensibus adiunxit rationem, nunquam nos periculis offerre debemus sine causa. Macedones ad imperium Graeciae adiunxerunt Asiam, cum hoste congredi (scontrarsi) aliquid cum aliquo (a uno) communicare, multi vitam suam in discrimen obtulerunt,

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69 Verbi con diversi significati Molti verbi, composti o no, cambiano significato secondo la costruzione. Ecco un elenco dei ptù usati: adsum in senatu (sono presente in senato); adsum alieni (sono presso, assisto uno), caveo aliquid (mi guardo da una cosa); caveo ab aliquo (mi guardo da uno); caveo alicui (provvedo ad uno, garantisco uno), consulo (o consulto) aliquem (consulto uno); consulo alieni (provvedo ad uno); consulo in aliquem (provvedo contro uno) convenio aliquem (incontro, visito uno); convenio alicui rei, in (o ad) rem ( mi accordo su una cosa. mi adatto a una cosa); convenit mihi cum aliquo (sono d’accordo con uno), cupio aliquid (desidero una cosa); cupio alicui (mi interesso a uno, propendo per uno) metuo (timeo, vereor) aliquem (temo uno); metuo alicui de aliquo (temo per uno); metuo ab aliquo (temo per parte di uno) moderor aliquid (governo, regolo una cosa); moderor alicui rei (modero, freno una cosa), peto aliquem (assalto uno); peto locum (vado in un luogo); peto aliquid alicui (chiedo una cosa a uno); peto aliquid ab aliquo (chiedo una cosa a uno), prospicio (provideo) alicui (provvedo a uno); prospicio (provideo) aliquid (prevedo una cosa); provideo aliquid alicui (provvedo una cosa a uno), tempero aliquid (regolo, governo una cosa); tempero alicui (modero, freno una cosa): tempero alicui ( risparmio uno, tratto uno con riguardo); tempero ab aliqua re (mi astengo da una cosa), vaco alicui rei (attendo a una cosa); vaco aliqua re (sono libero da una cosa). 70 Verbi indicanti superiorità Le frasi che indicano la superiorità di qualcuno in qualcosa usano l’Ablativo per la cosa in cui uno è superiore, ma si ha una costruzione diversa per la persona o cosa che è superiore, secondo il verbo usato. Ad es. antecello usa il Dativo per la persona che è superiore; excello regge il Dativo,ma è usato solo con i plural; anteeo e antecedo si costruiscono sia con il Dativo che con l’Accusativo; praecedo regge l’Accusativo. Es.. antecello (praesto) aliquem in aliqua re = sono superiore a uno in una cosa, Caesar omnibus praestitit gloria militari = Cesare superò tutti in gloria militare. excello ceteris = sono superiore a tutti gli altri, anteeo (antecedo) alicui (o aliquem) aliqua re = supero uno in una cosa, praecedo aliquem aliqua re = supero uno in qualcosa.. Nel caso di una superiorità assoluta sono usati praeter o inter e l’Accusativo. Es.: inter omnes oratores unus excellit, Cicero Athenienses praeter ceteros floruerunt.

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71 Verbi con due costruzioni Alcuni verbi oltre alla costruzione con il Dativo ne hanno anche un’altra. Es.: dono alicui aliquid oppure dono aliquem aliqua re = dono una cosa a uno, Romani donaverunt Ciceroni civitate, oppure …...Ciceronem civitate circumdo alicui aliquid oppure circumdo aliquem aliqua re Anche i verbi aspergo (spruzzo); induo ( vestu); exuo (spoglio); macto (sacrifico); e altri, hanno la doppia costruzione, come i precedenti. 72 Il Dativo di possesso Per indicare il possesso di qualcosa, oltre ad habeo, viene anche usato sum con il Dativo di chi possiede e il Nominativo della cosa posseduta. Es.: mihi sunt multi libri = ho molti libri Se la cosa posseduta non è materiale ma astratta, non va bene il Dativo con sum. Ad es la frase: Cicerone ebbe una grande eloquenza, in latino può fare: in Cicerone magna fuit eloquentia, Cicero magna eloquentia fuit, nagna eloquentia fuit Ciceronis. Mihi nomen est Tullius oppure mihi nomen est Tullio = il mio nome è Tullio, Romani mihi dederunt cognomen Superbum oppure Superbo. 73 Il Dativo con gli aggettivi Molti aggettivi sono seguiti dal Dativo. Es.: tu mihi carus est Gli aggettivi: amicus, familiaris, aequaliis (coetaneo), proprius, affinis, propinquus, necessarius (parente), vicinus, finitimus, usati come sostantivi, reggono il Genitivo. Es.: amicus populi Romani. Similis e dissimilis vanno con il Genitivo se la somiglianza (o dissomiglianza) è totale, ma il Dativo se è solo parziale. Es.: canis similis est lupo (solo parzialmente), ma sempre il Genitivo con i pronomi personali. Es.: similis vestri (non vobis). Par, dispar, impar sono usati normalmente con il Dativo, ma se accompagnati da un pronome reggono anche il Genitivo.

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Proprior e proximus sono costruiti in tre modi. Es. proprior urbi, proprior urbem, proprior ab urbe Gli aggettivi che significano un’attitudine o una inclinazione, come: utilis, idoneus, necessarius, natus, ecc. sono usati con l’Accusativo con ad. Es.: boves utiles sunt ad arandum, homo ad nullam rem aptus; hoc est necessarium ad vitam. 74 Il Dativo di vantaggio Il complemento di vantaggio (o di svantaggio) è una variante del complemento di termine e si rende, in latino, in due modi: con pro e ll’Ablativo o con il semplice Dativo, detto Dativus commodi (o incommodi). Es.: pro patria mori = morire per la patria non scholae sed vitae discimus = non impariamo per la scuola ma per la vita. 75 Il Dativo di agente Talvolta per il complemento di agente, quando l’agente è una persona, invece dell’Ablativo con ab, viene usato il Dativo, di regola con il gerundio e il gerundivo con sum. Es.: virtus nobis amanda est; mihi parendum est. Il Dativo di agente è spesso usato con i verbi: quaeror (sono cercato) e probor (nel senso di essere gradito). Es.: honesta bonis viris quaeruntur, id mihi probatur = dagli uomini buoni sono compiute cose oneste, ciò è da me approvato. 76 Il doppio Dativo Con i verbi seguenti: ----sum e fio nel senso di: riuscire di..,tornare a…, ---do, duco, habeo, tribuo, verto, nel senso di: ascrivere, attribuire, ---accipio, do (nel senso di dare), habeo, mitto, eo, venio, verto e simili il Dativo può indicare il fine, l’effetto. Es.: nimia fiducia calamitati esse solet = la troppa fiducia suole riuscire di danno. Quando al Dativo del fine si aggiunge un Dativo di persona si ha il doppio Dativo. Es.:

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virtus sola nemini dono datur = la sola virtù non è data in dono a nessuno, leges omnibus civibus utilitati sunt = le leggi sono di utilitò per tutti i cittadini. 77 Il Dativo etico Si chiama Dativo etico quello che indica che chi parla si interessa personalmente a ciò che viene detto. Es. quid mihi Celsus agit ? = che cosa fa di bello il mio Celso ? 78 Il Dativo assoluto Il Dativo assoluto sta ad indicare chi compie una data azione. Es.: turres procul intuentibus pares eranr = le torri erano uguali per chi le guardava da lontano, …a guardarle da lontano. 79 Uso partticolare dei nomi In luogo del nome astratto, come consulatus, conditus, praetura, ecc. in latino viene usato il concreto, come un’apposizione. Es.: Cicerone consule, ante Romam conditam, post te paetorem, ecc. Ad alcuni nomi latini collettivi corrisponde in italiano un nome astratto o un plurale. Es.: eques = la cavalleria, i cavalieri; miles = i soldati; vestis = le vesti, il vestiario; supellex = le suppellettili; aurum = gli ori; argentum = gli argenti, l’argenteria; hostes fugientes eques insecutus est = la cavalleria inseguì i nemici che fuggivano. È sottinteso templum nelle espressioni come: ad Iovis Statoris = presso il tempio di Giove, ad Spei = presso i tempio della Speranza, a Vestae = dal tempio diVesta.: 80 Uso partticolare degli aggettivi Gli aggettivi maschili e neutri possono essere sostantivati. Es.: boni = i buoni; nobiles = i nobili; divites = i ricchi; bonum = il bene; verum = il vero; vera = le cose vere, i fatti veri; humana = le cose umane, ecc. In certi casi invece dei complementi di specificazione sono usati degli aggettivi. Es.: proelium Cannense = di Canne; pugna Marathonia = ..di Maratona; bellum Mithridaticum = .di (contro) Mitridate; Cicero Arpinas = ..di Arpino.

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Talvolta un aggettivo viene usato avverbialmente. Es.: ego invitus (a malincuore) hoc feci, Socrates laetus (lietamente) venenum hausit (inghiottì). Alcune espressioni da ricordare: primo vere = all’inizio della primavera, extrema hieme = al termine dell‘inverno in colle medio = a metà del colle, imae valles = il fondo delle valli, summus mons = la sommità del monte, Liber Antonii est pulchrior quam Pauli, o quam liber Pauli, mai quam ille Pauli Libris Civeronis magis delector quam Caesare = …di qeulli di Cesare. Nel caso di un paragone tra due aggettivi o due avverbi, diversamente dall’italiano, in lainoo, entrambi i termini sono messi al comparativo, oppure entrambi al positivo, premettedo magis al primo e quam al secondo. Es.: tua verba fuerunt veriora quam gratiora populo, is tamen ad dicendum veniebat magis audacter quam parate. Quando il comparativo è usato assolutamente, cioè senza termine di paragone, esso si traduce in italiano con: un poco, un po’ troppo, piuttosto, alquanto, ecc. Es.: Lucius natura tardius est = Lucio è per natura un po’ (pittosto)tardo. Il comparativo si può rinforzare con un Ablativo di misura (V. § 32): multo maior, tanto brevius, e simili; il superlativo con: unus, multo, vel, quam. o con ut invece di quam quando c’è il verbo posse. Es.: quam pulcherrimus = il più bello possibile, quam celerrime = il più presto possibile, ut celerrime potui = il più presto che ho potuto. Un concetto superlativo, in relazione con un comparativo, viene espresso mediante quam pro con l’Ablativo. Es.: minor caedes, quam pro tanta victoria, fuit = la strage fu piccola in confronto con una così grande (grandissima) vittoria. Un superlativo preceduto da quam (o ut) qui (quae, quod) corrisponde all’ italano quant’altri mai. Es.: tam est suavis, quam qui suavissimus = è soave quant’altri mai.

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Per paragonare due cose o persone si usa il comparativo, ma se sono più di due è usato il superlativo. Es.: Si dice: liber prior = il primo libro (di un’opera che comprende solo due volumi). Ma si dice : liber primus se l’opera è formata da più di due volumi. Così pure filius maior natus è il maggiore di due figli, ma filius maximus natus è il maggiore dei figli, se essi sono più di due. Quaeritur ex duobus uter dignior sit, ex pluribus quis dignissimus. 81 I pronomi I pronomi personali non vengono normalmente espressi; si usano solo quando si intende evidenziarli. Es.: tu me amas, ego te amo; at tu, pater deum dominumque, hic saltem arce hostem = ma tu, padre degli dei e degli uomini trattieni almeno qui il nemico. Il pronome possessivo suus è usato quando si riferisce al soggetto, ma, in caso contrario, si usa il pronome personale eius. Es.: pater tuus ob merita sua nobis carus est ( tuus si riferisce al soggetto: pater), Deum agnoscis ex operibus eius ( eius invece di suis, perché il possessivo non si riferisce al soggetto, che è tu. ma a Deum). Quando ci sono due soggetti, di cui uno con il possessivo, uniti da et, -que è usata la seconda delle precedenti soluzioni. Es.: dux eiusque milites fugerunt, ma dux cum suis militibus fugit. Si dice: Caesar iussit Labienum imperare pro se ( se è riferito a Cesare), ma: “ “ “ “ “ eo (eo è riferito a Labieno). Il pronome quisque è sempre preceduto da suus. Es. Iustitia suum cuique distribuit. Invece di inter seguito dall’Accusativo del pronome personale, come: inter nos e simili, Es.: milites inter se cohortati sunt = i soldati si incoraggiarono tra di loro, un’azione reciproca viene resa con alter alterum, nel caso di due sole persone o cose, ma con alius alium (alii alios), quando sono più di due. Es.: noxii ambo alter in alterum causam conferunt =entrambi i colpevoli attribuirono la causa l’uno all’altro,

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milites alius alium cohortati sunt = i soldati si incoraggiarono tra loro. °°°°°°°°°°°°°°°°°

In latino non viene usato un pronome dimostrativo prima di un relativo, tranne che quando si vuole dare più forza alla frase. Es.: (is) qui amicum suum diligit, a me quoque diligetur, qui amicum meum diligit, is a me quoque diligetur. Talvolta per valorizzare un attributo gli si aggiunge et is, sed is, isque, neque is. Es.: unam rem explicabo, eamque maximam. Ipse preceduto da un pronome personale è sempre nel caso del soggetto, ma quando è preceduto da un possessivo è messo al Genitivo. Es.: Cato sibi ipse mortem conscivit, vestra ipsorum (proprio di voi) causa, hoc onus suscepi. Ipse usato assolutamente può avere il significato di: da sé, da solo, proprio, per l’appunto. Es.: valvae se ipse aperuerunt = le porte si aprirono da sole ipso nomine = solo con il nome, solo a nominarlo.

°°°°°°°°°°°°°°°° Il pronome relativo è usato talvolta al posto del dimostrativo. Es.: multas ad res perutiles Xenophontis libri sunt, quos legite, quaeso, studiose = …..leggeteli, di grazia, attentamente. Sono da notare le frasi seguenti: Ciceronis orationes admiramur, quibus nihil in eo genere perfectius videmus = ….. le più perfette che noi conosciamo. res qua nihil pulchrius feci = la cosa più belle chr io abbia fatto. Lucius admiror, cuius si libri ab omnibus legerentur… = ammiro Lucio, il quale, se i suoi (di lui) libri fossero letti da tutti,… Themistocles de srvis suis, quem habuit fidelissimum, ad regem misit = Temistocle mandò dal re il più fedele servo chr avesse. nihil te, qua prudentia es, (quae tua prudentia est, pro tua prudentia) fugiet = … prudente come sei (con la tua prudenza) non ti sfuggirà nulla.

°°°°°°°°°°°°°°°°° Quisquam (sostantivo) e ullus (aggettivo) significano entrambi alcuno, qualcuno e sono usati nelle proposizioni negative. Invece aliquis (sostantivo e aggettivo), che significa

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alcuno, qualcuno, qualche, è usato nelle proposizioni affermative e quando è immediatamente preceduto da si, nisi, ne, num, si abbrevia in quis,(qui), qua (quae), quid (quod). Es.: num quid simile populus Romanus audierat ? si quis est sensus in morte, id numquam profuit cuipiam, sine ulla spe vivimus, non sine aliqua spe vivimus, aliquos libros a Tullio accepi. Quisque si pospone. Es.: suum quique noscat ingenium = ognuno impari a conoscere il proprio carattere Uterque civis significa: l’uno e l’altro dei cittadini, Alterater dux “ l’uno o l’altro dei due capitani, Neuter consul “ né l’uno, né l’altro dei due consoli, Si usa alter quando si parla di due persone o cose; alius quando sono più di due, Ceteri, ae, a e reliqui, ae, a significano, gli altri, i rimanenti. Es.: Romani ceteros populos virtute superaverunt, Nemo è un sostantivo che ha il Dativo nemini e l’Accustivo neminem; i casi mancanti sono sostituiti dai corrispondenti casi di nullus (aggettivo). Il Genitivo di nihil è nullius rei. Plerique milites significa: parecchi soldati; invece plerique militum significa: i più dei soldati Poiché nel latino due negazioni affermano, le frasi seguenti significano: tu a nullo laudaris tu non sei lodato da nessuno, non laudaris a nullo sei lodato da tutti. Tra gli aggettivi indrfiniti c’è nonnullus, a, um = qualcuno, alcuno e nonnihil = qualche cosa. Quando le congiunzioni et e ut precedono un pronome o un avverbio negativo, la negazione viene trasportata nella congiunzione e il pronome e l’avverbio assumono la forma affermativa. Quindi et nemo = nec quisquam; ut nemo = ne quis; et nullus = nec ullus; ut nullus = ne ullus o ne quis; et nunquam = nec unquam; ecc.

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I pronomi e avverbi negativi hanno un differente significato a seconda che siano preceduti o seguiti dal non. nemo non = ognuno, tutti non nemo, = qualcuno, nullus non = ogni, tutti, non nullus = qualche, nihil non = ogni cosa, tutto, non nihil = alquanto, alcunché, nunquam non = sempre, non nunquam = talvolta. Il verbo negare ha il significato: dire di non, affermare di non, ecc. Es.: negat Democritus sine furore quemquam poëtam magnum esse posse = Democrito dice di non poter essere un grande poeta senza ispirazione. Il pronome quidam (uno, un tale), unito ad un aggettivo qualificativo, serve per rinforzarne il grado e il valore. Può essere usato come sostantivo (un tale) e come aggettivo ( Caius quidam = un certo Caio) Es.: Mithridates mira quadam memoria fuit = Mitridate ebbe una memoria proprio meravigliosa.

La sintassi dei verbi 82 Le proprietà del verbo Nella coniugazione latina si distinguono: genere, modo, tempo, persona e numero. Il genere I generi verbali sono due: ---il genere attivo, che può essere: transitivo, quando c’è un complemento oggetto. Es. famula lavat puerum, imtransitivo, senza complemento oggetto. Es.: famila dormit. ---il genere medio-passivo, che può essere: medio intransitivo. Es.: mutatur = cambia; minuitur = diminuisce; lavatur = egli si lava (riflessivo); medio transitivo. Es.: hortatur amicum = esorta l’amico;

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passivo, quando il soggetto subisce l’azione. Es.: puer lavatur a famula. C’è anche il riflessivo che è formato dall’attivo con il pronome riflessivo. Es.: homo se defendit = l’uomo si difende. Il modo Il modo può essere ---finito: indicativo, congiuntivo, imperativo: ---indefinito: infinito, participio, supino. Il tempo Il tempo indica se l’azione è presente, passata o futura. Può essere: -- ---assoluto, rispetto a chi parla o scrive, ---relativo, rispetto al verbo di un’altra proposizione o alla sua durata. La persona La persona può essere: prima, (amo, amamus), seconda, (amas, amatis) o terza, (amat, amant). Il numero Il numero indica se il soggetto è uno solo: singolare ( amo, amas, amat ) o più di uno: plurale ( amamus, amatis,, amant ). 83 Significato diverso di alcuni verbi usati transitivamente oppure intransitivamente Complemento oggetto sottinteso Spesso il latino usa in senso assoluto (cioè senza complemento oggetto) alcuni verbi, usati di solito transitivamente. I più usati sono: accipio (sott. navem) = approdo, solvo (sott. ancoras) = salpo. . conscendo ( “ ) = mi imbarco, moveo ( sott. castra) = muovo il campo,

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mereo ( sott. stipendia) = faccio il servizio militare, meritando la paga, educo ( sott. milites, exercitum) = esco a battaglia. Verbi che modificano il significato se sono costruiti transitivamente o intransitivamente. appeto (trans.) dux appetit hostes = il capitano assale i nemici, “ (intr.) dies, lux, nox appetit = il giorno. la luce, la notte si avvicina, concedo (trans.) dux veniam concessit = il capitano concedette il perdono, “ (intr.) dux concessit = il capitano arretrò, si ritirò, maturo (trans.) dux maturat iter = il capitano accelera la marcia, “ (intr.) dux maturat = il capitano si affretta, moror (trans.) moror amicos = trattengo gli amici, “ (intr.) moror in agris = mi indugio nel campi, propero (trans.) dux properat iter = il capitano accelera la marcia, “ (intr.) dux properat = il capitano si affretta. Es.: adhuc Brundisi moratus es = finora ti sei fermato a Brindisi, egomet convivas moror = ed io trattengo i convitati, carmina quae possint oculos auresque morari Caesaris = poesie che possano intrattenere (dilettandoli) occhi e orecchie di Gesare. 84 Uso del passivo Solo i verbi che sono transitivi.possono essere resi passivi . Questi verbi, quando sono usati intransitivamente e tutti i verbi intransitivi possono essere fatti passivi nella forma impersonale (terza persona singolare: legitur, pugnatum est, ecc.) I verbi deponenti (medi) non possono mai essere costruiti impersonalmente. Es.: magister hortatus est..= il maestro esorta…( non c’è hortatus est impersonale). 85 I verbi servili: possum, debeo, nequeo, volo, ecc. e il passivo Per esprimere un’azione passiva si ricorre talvolta ad un verbo servile. Es.: ….nequeo contineri quin loquar = non posso essere trattenuto dal dire… qui se ex his minus timidos existimari volebant = quelli che tra questi volevano essere giudicati meno paurosi, veteres orationes a plerisque legi sunt desitae = le vecchie orazioni hanno smesso di essere lette dai più.

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I verbi possum, soleo, debeo, incipio, desino, studeo e gli altri verbi usati come servili sono sempre in forma attiva, tanto se reggono un verbo attivo quanto se ne reggono uno passivo e reggono un infinito passivo quando l’azione è passiva. Fanno eccezione i verbi coepi e desii, che quando reggono un verbo con forma e significato passivo, assumono forma passiva. Es.: coeptus, a, um, sum, eram, ero, ecc. desitus, a, um sum, eram, sim, essem, ecc. Un verbo servile, se regge un verbo passivo impersonale, diventa anch’esso impersonale. Es.: coeptum est pugnari = si cominciò a combattere, mihi potuit invideri = mi si poté invidiare. 86 Verbi riflessivi I verbi riflessivi possono essere: ---attivi, uniti con i pronomi riflessivi: me, te, se, nos, vos. Es.: me defendo = mi difendo, me ostendo = mi mostro. ---attivi o medi-deponenti, aventi forma riflessiva e quindi privi di pronomi riflessivi, come: abeo = mi allontano, miror = mi meraviglio, accado, appropinquo = mi avvicino, nitor = mi sforzo, discedo = mi allontano, queror = mi lamento, festino, maturo = mi affretto, utor = mi servo, laetor = mi rallegro, vescor = mi nutro. ---passivi, con valore di medio. Es.: aperior = mi mostro, mutor = mi trasformo, exerceor = mi esercito, occultor = mi nascondo, lavor = mi lavo, recreor = mi ricreo, moveor = mi commuovo, vertor = mi volto. 87 I tempi del verbo - Il presente Il presente, usato normalmente per esprimere un’azione che sì verifica mentre si parla, è anche usato nei proverbi, nelle regole, nelle sentenze, nelle citazioni e nelle narrazioni di cose del passato (praesens historicum), La congiunzione dum regge il presente storico quando indica un’azione contemporanea ad un’altra gia passata. Es.: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatum est

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Le espressioni: scriptum videmus, scriptum est (apud Platonem), accepimus, tradunt, memoriae proditum est, ecc. significano: si legge, come leggiamo, e simili Constat, constat inter omnes corrispondono a si sa, è noto. 88 L’imperfetto L’imperfetto è nomalmente usato per indicare un’azione che continua nel passato, o che si verificava mentre ne accadeva già un’altra, o che si ripete regolarmente nel passato. Alle volte invece dell’imperfetto, per vivacizzare il discorso viene usato l’infinito presente. (infinitivus historicus). Es.: reges populique finitimi bello temptare Romanos, pauci ex amicis auxilio esse; nam ceteri metu perculsi aberant, at Romani, domi militiaeque intenti, festinare, parare, alius alium hortari, hostibus obviam ire, libertatem, patriam parentesque tegere… = i re e i popoli vicini attaccavano i Romani, pochi degli amici venivano loro in aiuto; infatti tutti gli altri pieni di paura se ne erano andati. Ma i Romani, pronti in pace ed in guerra, si davano da fare, si preparavano, si esortavano gli uni gli altri, marciavano contro il nemico, difendevano la libertà, la patria e i genitori. 89 Il perfetto Il perfetto corrisponde, in italiano. tanto al passato prossimo (perfectum logicum) quanto al passato remoto, (perfectum historicum). Il perfetto logico indica un’azione compiuta nel passato i cui effetti durano ancora nel presente, oppure una azione passata ma recente. Es.: hic mos ad nostram aetatem permansit = questa usanza è rimasta fino alla nostra epoca, dixi = ho detto. Il perfetto storico indica un’azione compiuta nel passato, ormai del tutto conclusa. Es.: Romulus urbem condidit = Romolo fondò Roma. Il perfetto viene anche usato nelle sentenze (perfetto gnomico) invece del presente. Es.: avaritia pecuniae studium habet, quam nemo sapiens concupivit = l’avarizia ha una passione per il denaro, che il sapiente non ha mai desiderato.

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90 Il piucheperfetto Il piucheperfetto (plusquamperfectum) indca un’azione compiuta prima di un’altra pure conclusa. Es.: Verres, cum rosam viderat, tum ver incipere arbitratur = Verre, quando vedeva una rosa, credeva che incominciasse la primavera.

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91 Il futuro Il futuro può essere: semplice o anteriore Il futuro semplice indica un’azione che deve ancora accadere mentre si sta parlando, ma è pure usato per le esortazioni e per le sentenze. Il futuro anteriore (futurum exactum) indica un’azione futura che dovrà accadere prima di un’altra, pure futura. E specialmente usato nelle proposizioni secondarie. Es.: si veneris ad me, equum tibi dabo = se verrai (lett. se sarai venuto) da me, ti darò un cavallo. Se le due azioni sono contemporanee in latino vengono usati in entrambe le proposizioni o il futuro semplice o quello anteriore. Es.: qui hoc vitium effugere volet, adhibebit ad considerandas res diligentiam = se vuoi (lett, vorrai) sfuggire a questo vizio, presterai attenzione nel considerare le cose. 92 I modi del verbo – L’indicativo L’indicativo è il modo della certezza e della realtà. Normalmente l’indicativo presente latino viene tradotto in italiano con l’indicativo presente; però in alcuni casi è tradotto con il condizionale presente; l’indicativo perfetto o imperfetto o piucheperfetto sono tradotti con il codizionale passato. Es.: possum de hac re plura dicere = circa questo potrei dire molte cose, poteram, potui, potueram de hac re plura dicere = …avrei potuto…. C’è però una differenza tra poteram, potui, potueram. Infatti: poteram … significa: avrei potuto (e potrei ancora)… potui… “ “ “ (ma non posso più) potueram… “ “ (ma non lo feci).

Anche con il condizionale presente vengono tradotte in italiano alcune frasi che sono all’indicativo presente in latino. aptum est, magnum est, difficile est, melius est, utilius est, longum est, tuum est. Lo stesso vale con i verbi di: credere, stimare, opinare, specialmente nelle frast negative. Es.: magnum est omnes enumerare philosophos, arbitrabatur = avrei creduto. I pronomi e gli avverbi relativi terminanti in cumque (quicumque, qualiscumque,

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utcumque, quocumque, ecc.) e quelli formati per raddoppiamento (quisquis, quidquid, utut, ecc.) reggono l’indicativo, mentre in italiano viene più spesso usato il congiuntivo. Es.: ubicumque eris = dovunque tu sia, quisquis es = chiunque tu sia. 93 Il congiuntivo Il congiuntivo è il modo della possibilità e dell’incertezza ma viene usato anche per esprimere desiderio, comando, concessione, per cui si hanno: il congiuntivo potenziale, il congiuntivo dubitativo, il congiuntivo desiderativo, il congiuntivo esortativo, il congiuntivo concessivvo. Il congiuntivo potenziale (coniunctivus potentialis) Questo congiuntivo viene usato per indicare che una cosa è possibile o può accadere: il presente e il perfetto quando la cosa è possibile nel presente, l’imperfetto quando la cosa era possibile nel passato. La negazione è non o haud. In italiano il congiuntivo potenziale si traduce con il condizionale con l’indicativo futuro, o con una frase con i verbi di volontà. Es.: quis dubitet ? = chi dubiterebbe ? chi dubiterà ? chi vorrà dubitare ? quis haec negaverit ? = chi negherebbe ? chi negherà ? chi oserebbe negare ciò ? nemo crederet = nessuno avrebbe creduto, nessuno avrebbe potuto credere, diceres = avresti detto, avresti potuto dire, potevi dire. Gli avverbi fortasse o forsitan nel senso di: può essere che…, può accadere che.., possono precedere il congiuntivo potenziale. Es.: fortasse quis dixerit = forse qualcuno dirà, può darsi che qualcuno dica. Il congiuntivo potenziale è anche usato nelle affermazioni poche decise, come: auxim = oserei; dixerim = oserei dire; censeam = crederei; non dixerim = non direi. Il congiuntivo dubitativo (coniunctivus dubitativus) Questo congiuntivo è usato nelle interrogazioni dirette, esprimenti un dubbio; si usa il presente quando il dubbio riguarda il momento presente, l’imperfetto quando il dubbio riguarda il passato. La negazione è non Es.:

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quid faciam = che devo fare ? che fare ? quid dicam ? = che devo dire ? quid facerem = che dovevo fare ? che avrei dovuto fare ? Il congiuntivo desiderativo (coniunctivus optativus) Questo congiuntivo è usato per esprimere dei desideri e spesso è preceduto da utinam (oh se ! volesse il cielo che! voglia Iddio che !). La negazione è ne. Quando il desiderio è considerato realizzabile vengono usati il presente o il perfetto, quando lo si ritiene irrealizzabile sono usati l’imperfetto o il piucheperfetto. Es.: utinam te videat “ “ viderit (e può darsi che ti veda o ti abbia veduto) “ “ videret “ “ vidisset (ma so che egli non ti vedrà o non ti avrà veduto) Con i verbi di volontà si usano: velim, nolim, malim (vorrei, non vorrei, vorrei piuttosto) quando il desiderio è possibile; ma: vellem, nollem, mallem se il desiderio è impossibile. Il verbo con il quale si esprime ciò che si vuole o non si vuole segue la regola del punto precedente. Es.: velim redeas = vorrei che tu tornassi, ed è possibile che tu torni, velim redieris = vorrei che tu fossi tornato, ed è possbiile che tu sia tornato, vellem redires = vorrei che tu tornassi, ma so che non tornerai, vellem redisses = vorrei che tu fossi tornato, ma so che non sei tornato. Il congiuntivo desiderativo è presente nelle espressioni seguenti: ita vivam ut…. = così io abbia vita come…, come è vero che… moriar, peream, ne vivam, ne sim salvus si… = possa io morire se… Il congiuntivo esortativo (coniunctivus hortativus) Questo congiuntivo serve per supplire alla mancanza delle 3e persone , singolare e plurale, e alla 1a persona plurale dell’imperativo, ma è pure usato nella 2a persona, singolare e plurale, e in tale caso si ha un’esortazione. La negazione è ne, che nelle eventuali proposizioni coordinate è seguita da neve o neu (non con neque o nec). Il ne con la 2a persona del congiuntivo perfetto può rappresentare un comando più che una esortazione. Es.: ne dixeris quod verum non est, discipule ! = non dire….

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Il congiuntivo concessivo (coniunctivus concessivus) Questo congiuntivo, usato al presente o al perfetto, serve per ammettere o concedere una cosa. ed è talvolta seguito da sane, o preceduto da licet. La negazione è ne. Es.: ne sint in senectute vires; ne postulantur quidem vires a senectute = ammettiamo che non ci siano forze nella vecchiaia; e indubbiamente non si pretendono forze nella vecchiaia. 94 L’imperativo L’imperativo è il modo del comando; il presente si usa quando l’ordine deve essere eseguito subito, una volta tanto; il futuro quando l’ordine deve essere eseguito nell’avvenire o di solito, ed è anche il tempo delle leggi, dei testamenti, delle sentenze morali espresse con l’imperativo. Talvolta invece dell’imperativo sono usate le perifrasi cura ut, velim, o fac con il congiuntivo. Es.: cura ut valeas = sta sano, velim (fac) venias = vieni, fa di venire. L’imperativo può essere reso più energico con le interiezioni: age, agite, agedum, dum, modo, ecc. o può essere reso più gentile con: quaeso, obsecro, oro, ( ti prego, di grazia, per piacere), si vis (se vuoi, se credi), amabo, amabo te ( per favore, di grazia ), Es.: tace dum! = suvvia, taci ! age, da veniam filio ! = orsù, perdona tuo figlio! veni, quaeso, ad me = vieni da me, per favore. Per un comando negativo, solo nei decreti e nelle sentenze, si usa l’imperativo futuro con ne. Diversamente un ordine negativo si può rendere: ----con il congiuntivo preceduto da ne (nemo, nihil, nullus, nunquam, ecc.) e con la 2a persona al perfetto, e le altre al presente. Es.: ne credideris = non credere, ne dubitaveritis = non dubitate, ne audeant = non osino, nemo timeat = nessuno tema. ---con una perifrasi mediante noli, nolite e l’infinito, o con fac ne e il congiuntivo presente, oppure con cave e il congiuntivo presente o perfetto.

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Se il comando negativo continua eventualmente in una seconda proposizione, viene usato neve, ma se la prima proposizione non è negativa, il comando negativo è introdotto nella seconda anche con neque o nec. Es.: perge scribere, neve (nec) meas litteras exspectaris = continua a scrivere, ma non aspettarti delle lettere da me. 94 L’infinito L’infinito serve per esprimere in modo indeterminato l’azione e lo stato, e può esere usato tanto come soggetto quanto come oggetto. E’ usato come soggetto con molti verbi impersonali: decet, dedecet, paenitet, taedet pudet, piget, miseret, oportet, praestat, interest, refert, libet, fugit, videtur, necesse est, ecc, e con le frasi impersonali formate con est, o putatur, habetur, uniti ad un nome o un aggetivo neutro, come: fortis hominis est, pulchrum est, turpe est, turpe putatur, ecc. Es.: irasci non decet = non sta bene arrabbiarsi, virtus est vitium fugere = è cosa virtuosa fuggire il vizio, peccare licet nemini = a nessuno è lecito peccare Un infinito può essere soggetto e un altro predicato: Es.: vivere est cogitare. Quando un infinito fa da soggetto ed è seguito da un complemento predicativo, quest’ultimo è messo all’Accusativo, ma con il verbo licet è messo al Dativo, quando tale verbo è accompagnato da un altro Dativo; se però non c’è il secondo Dativo si usa l’Accusativo. Es.: non esse cupidum pecunia est = non essere avido è una fortuna. tibi licet esse otioso = a te è consentito essere ozioso, licet esse otiosum = è lecito essere ozioso. E’ usato come oggetto dopo i verbi servili: potere, sapere, dovere, volere, solere, desiderare, affrettare, cominciare, ecc. e dopo i verbi il cui significato è compiuto da un altro verbo, Es. vincere scis, Hannibal, victoria uti nescis = sappi vincere, o Annibale, sappi non approfittare della vittoria, peccare nolumus = non vogliamo peccare. Quando l’infinito fa da oggetto ed è seguito da un complemento predicativo, quest’ultimo è messo al Nominativo, Es.: volo esse bonus = voglio essere buono.

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Il verbo habeo può essere seguito solo di soli infiniti seguenti: dicere, scibere, docere, polliceri. Es.: haec dicere habui de natura deorum = ebbi da dire queste cose circa la natura degli dei. L’aggettivo paratus regge l’infinito. Es.: omnia ferre parati eramus = eravamo pronti a portare tutto. 95 L’Accusativo con l’infinito E’ molto comune in latino la costruzione dell’Accusativo con l’infinito e il complemento predicativo, quando c’è, è messo all’Accusativo Es.: scio te esse bonum = so che sei buono.. I pronomi personali che sono il soggetto dell’infinito sono sempre espressi. Quello di 3a persona è se quando è anche soggetto della proposizione principale, eum quando il soggetto è un altro. Es.: scio te esse bonum = so che sei buono. Marius confitetur se (egli, Mario) arronganter fecisse = Mario confessa di essersi comportato arrogantemente, “ “ eum (quegli, non Mario) …= Mario confessa che quegli….. 96 L’Accusativo con l’infinito come soggetto L’Accusativo con l’infinito può fare da soggetto dopo i verbi impersonali e le frasi che hanno l’infinito semplice come soggetto, (v, § 94). e dopo i passivi impersonali dei verbi cosidetti sentiendi et declarandi (v, § 97) : dicitur, traditum est, intelligitur, perspicitur, nuntiatum est, ecc Es.: decet patriam esse carissimam = è giusto che la patria sia carisima, tempus est me hinc abire = è tempo che io me ne vada, mos est Athenis laudari in contione eos, qui sint in proelio interfecti = ad Atene è usanza che siano lodati con un discorso coloro che sono morti in battaglia. traditum est Homerum caecum fuisse = è stato tramandato che Omero fosse cieco. 97 L’Accusativo con l’infinito come oggetto L’Accusativo con l’infinito può fare da oggetto: ---dopo i verba sentiendi et declarandi che sono i verbi che esprimono un giudizio,

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una cognizione, una percezione, una affermazione, una dimostrazione, come: sentio, credo, arbitror, duco, scio, nescio, memini, obliviscor, audio, video, dico, nego, affirmo, narro, scribo, iuro, spero, promitto, ecc. ----dopo i verba voluntatis, come: volo, nolo, malo, cupio, studeo, iubeo, veto, sino, patior, statuo, pernitto, cogo, ecc. ----dopo i verba affectuum, come: gaudeo, doleo, indignor, gratulor, ecc. 98 I verbi di perceziome Con i verbi di percezione, come: audio, video, cerno, adspicio, conspicio, animadverto, invenio, è usato l’Accusativo con l’infinito quando essi servono solo per indicare il fatto in sé, mentre si usa il participio per evidenziare lo stato in cui si trova l’oggetto di cui si parla. Es.: video puellas ludere = vedo che le fanciulle giocano, video puellas ludentes = vedo le fanciulle che giocano. audio nel senso di sento dire regge sempre l’Accusativo con l’infinito. Es.: audio te mihi maledicere = sento dire che sparli di me. 99 I verbi di sperare, promettere, giurare, minacciare I verbi e le frasi: spero, spes est, spem habeo, iuro, polliceor, promitto, minor, ecc. si costruiscono normalmente con l’Accusativo e l’infinito futuro, ma se si riferiscono ad un fatto presente o passato, reggono l’Accusativo con l’infinito presente o perfetto. Es.: spero me venturum esse = spero di venire, spero te venturum esse = spero che verrai, spero te valere = spero che tu stia bene, spero te mihi amicum esse et semper fuisse = spero che tu mi sia amico e che sempre lo sia stato. Invece dell’infinito futuro si può trovare anche l’infinito presente preceduto da posse. Es.: spero te cras redire posse = spero che tu domani tornerai, (potrai tornare) 100 I verbi iubeo e veto, sino e patior I verbi: iubeo e veto sono costruti di regola con l’Accusativo e l’infinito, ma si usa volgere la frase al passivo quando la persona a cui si cmanda o a cui si vieta nom è espressa Es.: Caesar iussit milites castra movere = Cesare ordinò ai soldati di spostare l’accampamento.

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Al passivo iubeo e veto si costruiscono personalmente cn il Nominativo. Es.. hoc facere vetor = mi si vieta di fare questo, tu iuberis scibere = ti si comanda di scrivere La stessa costruzione di iubeo e veto ce l’hanno i verbi: sino (che al passivo fa sinor) e patior (permetto, lascio), 101 I verbi di volontà I verbi: volo, nolo, malo e anche cupio e studeo sono costruiti con l’infinito semplice, se il loro soggetto è lo stesso della proposizione principale, ma con l’Accusativo e l’infinito se i soggetti sono diversi. Es.: malo esse quam videri bonus = preferisco essere piuttosto che sembrare buono, malo te esse quam videri bonum = preferisco che tu sia piuttosto che sembrare buono. 102 I verba affectuum I verba affectuum sono normalmente costruiti con l’Accusativo e l’infinito, (come è stato detto al § 97), quando si vuole semplicemente notare il fatto per il quale ci rallegriamo, di cui godiamo, per cui soffriamo, ecc., ma se si vuole esprimere il motivo della sofferenza, del godimento, del rallegramento, viene usato quod. Es.: gaudeo te valere = godo che tu stia bene, gaudeo quod vales = godo perché tu stia bene. 103 Verbi con doppia costruzione Nota di Silvia Veglia: questo compendio della sintassi latina non è stato terminato da mio papà Bart Veglia in quanto è mancato il 30 Luglio 2012 proprio nei giorni in cui stava scrivendo queste pagine.