14
30 fatti riferibili alla sola immaginazio- ne di questa, hanno finito per fornire (di necessità, virtù) agli agiografi gli unici, se pur labili e confusi, elemen- ti di possibile riferimento. Non a caso, Salvatore Mariani, nella prefazione al suo libro 3 , riferi- sce di aver espresso, già nell’anno 1909, all’insigne Francesco Lanzoni il suo disappunto perché aveva omes- so, nello studio su “Le origini del Cristianesimo e dell’Episcopato nella Etruria Romana”, 4 la citazione, tra i martiri della regione, di S. Lando e di essersi inteso rispondere, a giustificazione di una tale omissio- ne, che essa era dovuta all’assoluta “oscurità che circonda il nostro Santo”. E’ risaputo che tutte le leggende, i fatti, i luoghi e i tempi in esse richia- mati non hanno, in genere, alcun fon- damento storico o documentale. In particolare, relativamente alla vita di S. Lanno, le leggende, elabo- rate e riportate dai vari scrittori del XVI e XVII secolo, sono rimaste anche oggi immutate e sono state corrette, soltanto, in relazione a quei fatti che si erano rilevati non reali a seguito dei nuovi elementi venuti alla luce nel 1628 con il rinvenimento, nelle mura castellane di Bassanello, della tomba del Santo e del “matto- ne” in essa contenuto. Il martirio del Santo, che taluni (Leggenda del Philippo Ferrario Alexandrino) 5 asserivano essere avvenuto sotto l’impero di Domiziano o altri (Leggenda di L’ individuazione del luogo nel quale era posto l’antico Lago Vadimone aveva interessato, nei primi anni del secolo XVII, soltanto alcuni agiografi, alcuni studiosi di storia provinciale e locale nonché alcuni cronisti del rinvenimento della tomba di San Lanno, protettore di Bassanello. In particolare, la disputa aveva avuto origine dal Catalogus Sanctorum Italiæ” –Die 5 maii, fol. 252- De S. Lando Martire et Patrono Hortano, ex Philippo Ferrario Alexandrino 1 cui si attribuisce l’ac- quisizione della leggenda della Fabrica Hortana 2 sul Santo per la quale questi, pervenuto in Italia (Faleria), dalla Germania, insieme ai fratelli di sangue Santi Valentino, Rutilio, Fiorentino, Ilario e Felicissima, subì il martirio sotto l’imperatore Domiziano apud Vadimonis lacum, iuxta Bassanellum oppidum, quod ab Horta abest 2 M. P.” (sic). In effetti, come per la maggior parte dei primi martiri cristiani, sulla vita e sul martirio di San Lanno (o di San Lando, essendone ignoto perfino il nome preciso), non esisteva, quan- to meno fino all’invenzione del suo sepolcro nel 1628, letteratura o documentazione alcuna. Esistevano soltanto cinque distin- te leggende, diverse e talvolta contra- stanti tra loro, che, elaborate in tempi poco remoti, risultano talvolta inventate o deformate dalla fantasia popolare (S. Mariani) e, arricchite da Prato) 6 di Decio o altri ancora di Nerone, fu definitivamente fissato, a seguito del ritrovamento dell’epigrafe sepolcrale (... Diocletiano passus), come avvenuto sotto l’impero di Diocleziano. La stessa leggenda del Ferrario localizza l’esecuzione del martirio di S. Lanno “apud Vadimonis lacum, juxta Bassanelli oppidum.” Tale affermazione, successiva- mente, è stata ripresa da Felice Fabiani nel suo manoscritto inedito, 7 e, dopo di lui, dal rev. Ermenegildo Costanzi che colloca il luogo del martirio del Santo presso il Lago Vadimone, loca- lizzato però non lontano dal suo sepolcro in Bassanello, in una locali- tà denominata Poggio del Lago. Tale affermazione non è certa- mente priva di una concertata conse- quenzialità: alla leggenda del Ferrario, che vuole il martirio di San Lanno avvenuto apud lacum Vadimonis, seguiva nel 1628 il fatto, sicuramente incontrovertibile, della esistenza della sua sepoltura posta nelle mura castellane di Bassanello, in corrispondenza della chiesa di S. Maria, che, ove il luogo del martirio si fosse ritenuto in prossimità del Tevere, sarebbe risultato distante circa dieci chilometri. Ciò non avrebbe, certamente, creato problema alcuno se il Boldetti 8 non avesse scritto che, al momento del rinvenimento del sepolcro: “... Allo stesso modo, appunto congelato, e mischiato con la terra, fu trovato il sangue del Martire Lanno ...”. (Lib. Ubi Vadimonis Lacus? ANTONIO CHIRICOZZI di Roma, Lib. I Cap.30, fol.146 e Lib. III, Cap. 10, fol.697, Ed. Vaticana, 1720. 1 F. Ferrari, Catalogus Sanctorum Italiæ – in menses duodocim distributus - Die 5 maii – fol.252, Milano, Bordoni, 1613. 2 L. Leoncini, Fabrica Hortana, Vol. IV, p.5 e segg. – Manoscritto della Cancelleria Vescovile di Orte – testo italiano: C. Pasquinangeli. 3 S. Mariani, Il Cavaliere di Cristo San Lando M. Protettore di Bassanello, Civita Castellana, Ediz. Pian Paradisi, 1957. 4 F. Lanzoni, Le origini del Cristianesimo e dell’Episcopato nell’Etruria Romana, Roma, Ed. F. Ferrari, 1909. 5 F. Ferrari, op. cit.. 6 F. Carlesi, Le origini della città e del Comune di Prato. Ed. Alberghetti, 1904. 7 F. Fagiani, Processo e notizie di S. Lanno Protettore della terra di Bassanello 1785, Manoscritto (Archivio della famiglia Mariani – Bassanello). 8 M. Boldetti, Osservazioni sopra i cimi- teri dei SS. Martiri e Antichi Cristiani

CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

30

fatti riferibili alla sola immaginazio-ne di questa, hanno finito per fornire(di necessità, virtù) agli agiografi gliunici, se pur labili e confusi, elemen-ti di possibile riferimento.

Non a caso, Salvatore Mariani,nella prefazione al suo libro3, riferi-sce di aver espresso, già nell’anno1909, all’insigne Francesco Lanzoniil suo disappunto perché aveva omes-so, nello studio su “Le origini delCristianesimo e dell’Episcopatonella Etruria Romana”,4 la citazione,tra i martiri della regione, di S.Lando e di essersi inteso rispondere,a giustificazione di una tale omissio-ne, che essa era dovuta all’assoluta“oscurità che circonda il nostroSanto”.

E’ risaputo che tutte le leggende, ifatti, i luoghi e i tempi in esse richia-mati non hanno, in genere, alcun fon-damento storico o documentale.

In particolare, relativamente allavita di S. Lanno, le leggende, elabo-rate e riportate dai vari scrittori delXVI e XVII secolo, sono rimasteanche oggi immutate e sono statecorrette, soltanto, in relazione a queifatti che si erano rilevati non reali aseguito dei nuovi elementi venuti allaluce nel 1628 con il rinvenimento,nelle mura castellane di Bassanello,della tomba del Santo e del “matto-ne” in essa contenuto.

Il martirio del Santo, che taluni(Leggenda del Philippo FerrarioAlexandrino)5 asserivano essereavvenuto sotto l’impero diDomiziano o altri (Leggenda di

L’individuazione del luogo nelquale era posto l’antico Lago

Vadimone aveva interessato, neiprimi anni del secolo XVII, soltantoalcuni agiografi, alcuni studiosi distoria provinciale e locale nonchéalcuni cronisti del rinvenimento dellatomba di San Lanno, protettore diBassanello.

In particolare, la disputa avevaavuto origine dal “CatalogusSanctorum Italiæ” –Die 5 maii, fol.252- De S. Lando Martire et PatronoHortano, ex Philippo FerrarioAlexandrino1 cui si attribuisce l’ac-quisizione della leggenda dellaFabrica Hortana2 sul Santo per laquale questi, pervenuto in Italia(Faleria), dalla Germania, insieme aifratelli di sangue Santi Valentino,Rutilio, Fiorentino, Ilario eFelicissima, subì il martirio sottol’imperatore Domiziano “apudVadimonis lacum, iuxta Bassanellumoppidum, quod ab Horta abest 2 M.P.” (sic).

In effetti, come per la maggiorparte dei primi martiri cristiani, sullavita e sul martirio di San Lanno (o diSan Lando, essendone ignoto perfinoil nome preciso), non esisteva, quan-to meno fino all’invenzione del suosepolcro nel 1628, letteratura odocumentazione alcuna.

Esistevano soltanto cinque distin-te leggende, diverse e talvolta contra-stanti tra loro, che, elaborate intempi poco remoti, risultano talvoltainventate o deformate dalla fantasiapopolare (S. Mariani) e, arricchite da

Prato)6 di Decio o altri ancora diNerone, fu definitivamente fissato, aseguito del ritrovamento dell’epigrafesepolcrale (... Diocletiano passus),come avvenuto sotto l’impero diDiocleziano.

La stessa leggenda del Ferrariolocalizza l’esecuzione del martirio diS. Lanno “apud Vadimonis lacum,juxta Bassanelli oppidum.”

Tale affermazione, successiva-mente, è stata ripresa da Felice Fabianinel suo manoscritto inedito,7 e, dopodi lui, dal rev. Ermenegildo Costanziche colloca il luogo del martirio delSanto presso il Lago Vadimone, loca-lizzato però non lontano dal suosepolcro in Bassanello, in una locali-tà denominata Poggio del Lago.

Tale affermazione non è certa-mente priva di una concertata conse-quenzialità: alla leggenda delFerrario, che vuole il martirio di SanLanno avvenuto apud lacumVadimonis, seguiva nel 1628 il fatto,sicuramente incontrovertibile, dellaesistenza della sua sepoltura postanelle mura castellane di Bassanello,in corrispondenza della chiesa di S.Maria, che, ove il luogo del martiriosi fosse ritenuto in prossimità delTevere, sarebbe risultato distantecirca dieci chilometri.

Ciò non avrebbe, certamente,creato problema alcuno se il Boldetti8

non avesse scritto che, al momentodel rinvenimento del sepolcro: “...Allo stesso modo, appunto congelato,e mischiato con la terra, fu trovato ilsangue del Martire Lanno ...”. (Lib.

Ubi Vadimonis Lacus? ANTONIOCHIRICOZZI

di Roma, Lib. I – Cap.30, fol.146 eLib. III, Cap. 10, fol.697, Ed.Vaticana, 1720.

1 F. Ferrari, Catalogus Sanctorum Italiæ– in menses duodocim distributus - Die5 maii – fol.252, Milano, Bordoni,1613.

2 L. Leoncini, Fabrica Hortana, Vol. IV,p.5 e segg. – Manoscritto dellaCancelleria Vescovile di Orte – testoitaliano: C. Pasquinangeli.

3 S. Mariani, Il Cavaliere di Cristo San

Lando M. Protettore di Bassanello,Civita Castellana, Ediz. Pian Paradisi,1957.

4 F. Lanzoni, Le origini delCristianesimo e dell’Episcopatonell’Etruria Romana, Roma, Ed. F.Ferrari, 1909.

5 F. Ferrari, op. cit..6 F. Carlesi, Le origini della città e del

Comune di Prato. Ed. Alberghetti,1904.

7 F. Fagiani, Processo e notizie di S.Lanno Protettore della terra diBassanello 1785, Manoscritto(Archivio della famiglia Mariani –Bassanello).

8 M. Boldetti, Osservazioni sopra i cimi-teri dei SS. Martiri e Antichi Cristiani

Page 2: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

31

cadaveri dei vinti, trasportati dalleacque del fiume, portarono a Romala notizia della vittoria come hannoannotato Polibio L. A. Floro e DioneCassio: “Quo tempore Dolobella inTiberis transitu armis adgressus est,lumen adeo sanguine et cadaveribusredundavit, ut qui in urbe erantRomani ex animis ante fluento quamest nuncio, pugnæ exitum cognove-rit”.12

In quella battaglia, presso il LagoVadimone fu ucciso anche Elbio,l’ultimo re degli Etruschi.13

Plinio il Giovane descrive conestrema precisione il luogo in cui eraposto il Lago Vadimone: visibile daicampi Amerini, a questi sottoposto,al di là del Tevere e nelle sue imme-diate vicinanze. Le sue acque, dicolore più chiaro del turchino e piùcupo del verde, hanno un odore dizolfo e un sapore medicinale.

Le acque del lago confluiscononel fiume, dopo essersi profonda-mente nascoste e, se avevano porta-to via qualche cosa, la conservano ela restituiscono, (“Idem lacus inlumen egeritur, quod ubi se paulisper oculis dedit, specu mergitur, alte-que conditum meat”- Plinio, Epist.XX, lib VIII).

Tali indicazioni, in aggiunta alleulteriori convincenti ragioni deiframmenti di Dionigi d’Alicarnas-so,14 pienamente convergono ad indi-viduare il luogo e, come osservaLuigi Vittori,14 “l’accennato lagovedesi dai campi Amerini, d’essorimirasi sottoposto, vicino e visibile,il che non può in verun conto verifi-carsi degli altri luoghi ove piacque aqualche storico fissare il detto lago,il quale non potea rimirarsi altrove,né prossimo, né sottoposto”.15

Tanto più perché, a tali caratteri-stiche, doveva necessariamente con-correre il colore dell’acqua, il suoodore di zolfo e il suo sapore medici-nale.

Nel corso del secolo sedicesimo,

I, Cap. 30, fol.146), precisando,peraltro, di” ... riportare solamenteciò che ha raccolto dalla cancelleriaEpiscopale di Orte, come tutto risul-ta dalla Copia del Processo e dagliAtti trascritti”.

La presenza del sangue congela-to, mischiato con la terra, presupponeche la sepoltura di San Lanno siaavvenuta immediatamente dopo ilmartirio; cosa che non sarebbe statacertamente possibile a causa delladistanza da percorrere tra il luogo delmartirio presso il Tevere e quellodella sepoltura, presso le muracastellane di Bassanello.

L’unica possibile soluzione, nonpotendo spostare il luogo del sepol-cro, documentato dalla Curia vesco-vile di Orte, né il luogo del martirio,stabilito dalla leggenda della FabricaOrtana e da quella del Ferrario,Ermenegildo Costanzi ha pensatobene di spostare il lago Vadimone.

Rimane, però, essenziale e fonda-mentale la menzione che Plinio ilGiovane, nella sua lettera a Gallo9 fadel lago Vadimone, posto ai marginidel fiume Tevere, nei cui pressi ilconsole Cornelio Dolabella, in unasanguinosa battaglia, annientò le ulti-me resistenze del popolo Etruscoche, pure, aveva già subito unapesante sconfitta nel 422 a.u.c. (TitoLivio: Storia di Roma, lib. IX, 36).

Riferisce, peraltro, Eutropio chel’esercito degli Etruschi e gli esercitidei Galli e dei Sanniti, pur combat-tendo disperatamente, furono com-pletamente distrutti “interiectis ali-quot annis se Gallorum copiæRomanos Tuscis Sannitibusque iun-serunt, sed cum Romam tenderent, aCornelio Dolabella consule deletæsunt”.10

I Romani avevano sorpreso estretto contro il Tevere l’esercitoEtrusco che si trovò, per ciò, a com-battere senza possibilità di manovrao di ritirata.

La battaglia fu così cruenta che i

taluni autori, forse considerandodeterminante, per l’ubicazione delLago Vadimone, il solo elementodella fonte d’acqua sulfurea di cui ènotizia nella citata epistola di Plinio,ritennero di poter collocare il lagostesso in territorio di Monterosi o diMontefiascone o di Viterbo o di altri.

A seguito di un attento ed accura-to studio, illustri storici, critici e geo-grafi accertarono, con argomentazio-ni e motivazioni ineccepibili, che ilLago Vadimone non poteva che rico-noscersi in quello esistente nellavalle compresa tra l’odierno comunedi Bassano in Teverina e il Tevere,ove esistevano, ed esistono tuttora, ilLaghetto in prossimità del fiume e lefonti d’acqua solfurea che lo alimen-tano.

Tali elementi di fatto, corrispon-denti ai precisi riferimenti storici diPlinio, concordanti anche con lemotivazioni scientifiche delMercurio,16 fornirono valide e legitti-me motivazioni alle conclusioni deldotto Padre Germano di S. Stanislaoche, nelle sue Memorie Archelogichee Critiche,17 ritenne di poter afferma-re che “già da un pezzo sono cadutein disuso le favole Anniane e le frot-tole dei V. Mariani, dei Bussi degliAlberti e di altri che, straziando lastoria e la geografia, non so perquale eccessivo desiderio di gloriapatria, vollero porre il lagoVadimone chi in Orte, chi in Viterbo,a Montefiascone a Monterosi oaltrove”.

Era, conseguentemente, caduta indisuso la pretesa locazione del LagoVadimone nel territorio diBassanello, ipotizzata dal Costanzi,ora inopinatamente riproposta in ungiornale provinciale, essendo essastata nei secoli rigidamente vagliata edisattesa come palesemente infonda-ta.

L’origine di tale grossolano erro-re deriva, forse, anche dall’erratadefinizione nella quale è incorso il

Capitolino; G. Bianchini, Terra e gentemia, Viterbo, Agnesotti, 2002, p. 96 e97.

9 C. S. Plinio, Epistolæ, Lib. VIII, Epist.10 , ad Gallum.

10 Eutropio, Breviarium ab urbe condita -L. II, 10.

11 Polibio, Storie, II, XIX.12 L.A. Floro, Rerum Romanorum, Lib.

II, 13; C.C. Dione, Excerpta Card.Mai; Dempster, Etruria , cap. 56 –Firenze, Tartini G. & Franchi, 1726

Santi Stamperia Reale – anno 1726,p.226.

13 Plinio, Epistolæ, Lib. VIII, Cap. XX. 14 Dionigi d’Alicarnasso, Frammenti,

Collect. Vaticana, Tom. II, pag. 540.15 L. Vittori, Memorie archeologico-stori-

che sulla città di Polimarzio oggiBomarzo, Montefiascone, PadreGermano di S. Stanislao, Memorie

Archeologiche e critiche sopra gli atti eil cimitero di S. Eutizio di Ferento,Roma, Tip. Della Pace di F. Cuggiani,1886, p.148 – 149.

16 Mercurio Geografico – “Patrimonio diS. Pietro” – Carta geografica di G.F.Ameti (1696), tratta dall’ArchivioSegreto Vaticano, edita anche nellaMappe e Vedute dell’Archivio

Page 3: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

32

non poteva essere che il Laghetto,ancora oggi esistente, che allora tro-vavasi nel territorio di Bassanello.

Né può pretendersi di trarre ele-menti utili e decisivi dalla cartografiadel secolo XVI, essendo le carte geo-grafie, stilate con metodo Tolemaico,approssimativo, impreciso e somma-rio, non soltanto nelle risultantimetriche e nei suoi contorni, ma

bergamasco umanista agostinianoAmbrogio Calepino che, nella for-mulazione del primo DictionariumLinguæ Latinæ del 1502 (riproposto,poi, nel 1599, nell’edizione diBasilea in undici lingue), traducel’antico lacus Vadimonis, in lacusBassanelli.

Si sa che l’umanista Calepino nonera un geografo, né geografica era lafinalità della sua opera; tuttavia,dovendo dare una definizione geo-grafica al Lago Vadimone, non pote-va che fare riferimento all’agglome-rato urbano più vicino nella cui giuri-sdizione territoriale era compreso.

Né poteva riferisci a Bassano o aPalazzolo che, in quel periodo, nonrappresentavano che due fortificazio-ni di difesa, la seconda, peraltro,diruta.

D’altra parte, come riferisceFelice Fabiani,18 al quale il Costanziha copiosamente attinto, “detta terra(di Bassanello), dalla parte di setten-trione ha la città di Amelia, Giove eBassano, dalla parte orientale laconfluenza del Tevere & Nera, lacitta di Orte e la Villa di Bagnolo,dalla parte meridionale Gallese eCorchiano, dalla parte occidentaleVignanello e Soriano”.19

Da ciò si evince chiaramente che,protraendosi il territorio del Ducatodi Bassanello fino al Tevere a confi-ne con quello amerino, il lagodescritto da Plinio il Giovane, visibi-le dai Campi Amerini, oltre il fiume,

anche nei particolari corografici e nelposizionamento di tutti gli elementicartografici, anche rilevanti e deter-minanti.

Sono certamente indicative, tra lealtre, le palesi ed enormi inesattezzedella Tabula Moderna Italiæ del1513 o la Carta Geografica dellaCampagna Romana del 1547, trattedall’Archivio Capitolino rispetto

Ubi Vadimonis Lacus?

17 Padre Germano di S. Stanislao,Memorie archeologiche e critichesopra gli atti e il cimitero di S. Eutiziodi Ferento, Roma, Tip. Della Pace di F.Cuggiani, 1886, p. 148-149.

18 F. Fabiani, op. cit., p. 220 - 221.19 E. Costanzi, Delucidazione storico-cri-

tica degli atti del martirio del gloriosoSan Lanno, protettore della terra di

Bassanello, Roma, Stamperia Giunchi,1794, pag. 3.

Tav. 1 - Tabula moderna Italia AC Sicilia(prima metà del 1500)

Tav. 2 - Tabula moderna Italie (1500)

Tav. 3 - Patrimonio di S. Pietro e Ducato diCastro (1780)

Tav. 4 - Particolare della tavola precedente,Patrimonio di S. Pietro e Ducato di Castro (1780)

Tav. 1

Tav. 2

Page 4: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

33

freschi, al falso, per vari secoli igno-rato, rappresentato nella volta delpalazzo conservatoriale di Viterbo(anno 1592), nel quale è incluso tra ipaesi sottomessi da Viterbo ancheBassanello, mentre questo Comunegodeva della più larga autonomia edera legato a Viterbo da un contrattod’accomandigia mediante il quale idue Comuni s’impegnavano, recipro-camente, da pari a pari, a mantenerela pace e a difendersi insieme daicomuni nemici. Questo contratto,redatto su pergamena datata 10marzo 1305, per l’innanzi ignorato,fu segnalato, nei primi anni del 1900,all’Archivio comunale di Viterboproprio da Salvatore Mariani.21

Nel giornale provinciale, dunque,è ora riproposta la vecchia e fantasio-sa tesi d’alcuni agiografi del 1600 e1700, supportata, ora come allora,non da eventi storici accertati o daautentici documenti rigorosamentecontrollati, ma dalla semplice e libe-ra interpretazione in chiave agiogra-fica e campanilistica (Frate Rugerio

alla cartografia più moderma.20

Le carte geografiche, relativa-mente agli anni dal 1550 al 1770 (inItalia, peraltro, fino alla prima metàdel 1800) erano rilevate con il siste-ma Tolemaico, sì che la precisionedel reticolo di meridiani e paralleliera dipendente dalle misure di latitu-dine e di longitudine rilevate con ilsistema Mercatore relativamentesolo ad alcuni punti delle coste, men-tre i particolari orografici dell’entro-terra, la collocazione dei centri abita-ti e la viabilità erano empiricamentee sommariamente dedotti in quanto,per lo più, dipendenti da incontrolla-te notizie d’altri autori e da incertirilievi e da non controllati itineraririportati da viaggiatori.

La misurazione geodetica effet-tuata con l’applicazione della trian-golazione, per una corretta colloca-zione degli elementi essenziali carto-grafici e la misurazione delle distan-ze e delle altezze, si ebbe soltantocon la carta topografica del Casini,pubblicata nel 1746, che riguardò,però, per oltre un secolo, esclusiva-mente il territorio francese.

Soltanto nella metà dell’Ottocentofu adottato in Italia tale moderno rile-vamento geologico e, finalmente, siebbe, anche qui, una cartografia rigo-rosamente moderna e rispondentealla realtà del territorio, che fu ulte-riormente perfezionata dopo la costi-tuzione, nel 1872, dell’IstitutoGeografico Militare. Peraltro le carteelaborate in Italia prima del secoloXVIII dai vari cartografi mostranoinspiegabili e sostanziali differenzefra loro, dipendenti dalle diverseconoscenze e dalle diverse fonti diriferimento o dalle diverse informa-zioni recepite, sì da renderle sicura-mente non omogenee ed affidabili.

Inaffidabilità che deve rilevarsianche se tali carte risultano riprodot-te in affreschi in pareti o su soffittid’edifici storici.

Basterà pensare, a proposito d’af-

20 Archivio Capitolino, Mappe e vedute(c.d.) - Tabula Moderna Italiæ (1513) eCarta geografica della CampagnaRomana (1547).

21 S. Mariani, op. cit., p. 32 e 220.

Cappuccino da Bassanello, FeliceFabiani, Ermenegildo Costanzi), davecchie leggende popolari, alle qualisi aggiungono intuizioni e illumina-zioni, improvvise e provvidenti, del-l’odierno cronista.

Ma si sa, la leggenda agiograficaè, per definizione, il racconto dellavita o delle gesta di un Santo in cuila verità storica (se esiste, e per S.Lanno esiste soltanto in relazione almattone rinvenuto nel 1628) si fonde

Tav. 3

Tav. 4

Page 5: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

34

Alle leggende tutte, a tutti i fatti,agli atti accessori e di contorno, ai luo-ghi, ai tempi e ai riferimenti comunqueincidentalmente presenti nelle leggen-de stesse, che non godano di un auto-nomo rigoroso e pieno suffragio diprova, e, talvolta, nemmeno dell’uni-vocità e concordanza delle stesse cre-denze popolari, non può essere ricono-sciuto valore probatorio alcuno.

Peraltro, a parte ogni altra evidentecontraddizione, alcuna precisa indica-zione del luogo del martirio di S.Lanno è stata documentalmente posta;nemmeno dalla leggenda del Ferrario edalla prima leggenda della FabbricaOrtana, avendo queste fatto riferimen-to soltanto alle vicinanze del LagoVadimone (Passus est apud Vadimonislacum, juxta Bassanelli oppidum, quodab Horta ad II M. P. (ndr: duo miliapassus ) abest.

L’indicazione del luogo del marti-rio del Santo fatta dagli agiografi nonsembra avere alcuna rilevanza storica

con i prevalenti fatti ed elementi fanta-stici e particolari romanzeschi la cuiunica finalità, indubbiamente lodevole,è quella di porre in risalto la santità el’eroica forza di sopportazione mostra-ta dal Santo durante il supplizio.

Le leggende non enunciano fattistorici definitivi e conclamati, essendoogni accertamento, specialmente seriguarda eventi molto remoti e contin-genti, necessariamente provvisori,sempre accompagnati da elementi dicontorno, che vanno a concretare, poi,un atto d’amore meraviglioso dei fede-li verso il loro Santo.

La leggenda di S. Lanno, in parti-colare, come osserva SalvatoreMariani, ha una “tradizione troppo gio-vane per definirsi antica e troppo vec-chia per trovare effettivi raffronti,” sìche i fatti attribuiti al martire Lannodalla leggenda debbono essere consi-derati come un doveroso tributo deifedeli ad colorandam ejus Santitatem.

La vecchia leggenda della FabricaOrtana e quella del Ferrario, che la harecepita nel Catalogus SantorumItaliæ, sono, in un modo o nell’altro,emerse dalla fantasia dei fedeli che harotto il silenzio assoluto delle possibilifonti sull’oscurissimo Santo MartireLanno. Per tale ragione le leggende,seppure non hanno certamente alcunvalore probante né, tutte, hanno trova-to collocazione alcuna neppure comesemplici annotazioni biografiche nellevarie e numerose raccolte agiografiche(le più note: ” Acta Martyrum et san-ctorum – Dialoghi di S. GregorioMagno – Scritti di Gregorio da Tours –Leggenda aurea di Iacopo Varazze)hanno tuttavia una certa ricorrenzaconcreta nella credenza dei fedeli.

se, come ha giustamente rilevato lostesso Felice Fabiani,22 “la detta terradi Bassanello, dalla parte di settentrio-ne ha la città di Amelia e il Tevere” e,pertanto il Lago Vadimone, oggiLaghetto, era comunque compreso nelterritorio dell’oppidum Bassanelli.

E’, anche, opportuno rilevare che lapreposizione “apud” (vicino) è unlogico presupposto di un rapporto dicomparazione e di una più precisalocalizzazione in altro meglio specifi-cato luogo (juxta), pure compreso nelprimo. D’altra parte, nel suo brevecompendio, Ermenegildo Costanzicome il Fabiani, del quale ricalcafedelmente talune affermazioni, siafferma “di non essere altro, il suoassunto, che scrivere una semplice sto-ria in delucidazione degli Atti delMartirio di S. Lanno Protettore diBassanello” e “di aver avuto moltenotizie del S Martire dal moltoReverendo Don Felice Fabiani”.

Quest’ultimo, a sua volta, nel suo

Ubi Vadimonis Lacus?

22 F. Fabiani, op. cit., p. 220-221.

Tav. 5 - Carta topografica della provincia diRoma (1890)

Tav. 6 - I° capitolo del manoscritto di FeliceFabiani (1785) “Processo e Notizie di S. LannoProtettore della Terra di Bassanello”

Tav. 7 - Carte stralcio c. 220 del manoscitto diF. Fabiani

Tav. 5

Page 6: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

35

va sempre effettuata attraverso la rigo-rosa analisi delle fonti che li hanno tra-mandati, da vagliare accuratamenteattraverso un esame critico supportatoda una conoscenza specifica (certa-mente non superficiale e affattoapprossimata), della storia, delle fonti,dell’ambiente e del territorio in cui ifatti si svolsero e delle relative conse-quenzialità logiche.

Il Costanzi, per contro, come ilFabiani, si è integralmente riportatoalla leggenda del Ferrario, che, a suavolta, ha riproposto quella dellaFabbrica Ortana di Lando Leoncini,con tutte le sue incertezze e incon-gruenze, mondata soltanto in quelleparti che l’invenzione della tomba delSanto e del mattone in essa contenuto(anno 1628) aveva reso inverosimilisoprattutto in riferimento ai tempi incui gli eventi del martirio sarebberoavvenuti.

Per il resto, non ricorre alcunaprova documentale o alcun serio riferi-mento concreto che possa attribuire un

“Processo e Notizie di S. LannoProtettore della Terra di Bassanello”,conservato nell’archivio di famiglia diSalvatore Mariani, afferma che la“Vita di S. Lanno Martire è stata rac-colta da un libro antico scritto a penna,quale dice d’averla fedelmente raccol-ta da altri scritti antichissimi e copiatida alcuni scritti di certo frate RugerioCappuccino da Bassanello”.24

In effetti, tutti i lavori del 1600 e del1700, hanno un fine esclusivamentereligioso e divulgativo, senza alcunvalore storico o critico effettivo, limi-tandosi i cronisti a riproporre pedante-mente la vita e il martirio di S. Lannocome esposto dalle varie leggende e lacronologia degli atti del rinvenimentodella sua sepoltura già rigorosamenteverbalizzati e trascritti dallaCancelleria della Curia Diocesana.

Quest’ultimo evento, peraltro, èstato, compiutamente riproposto dalLeoncini e dal Fontanini, con autore-voli annotazioni critiche.

Se la finalità degli scritti di tali cro-nisti era la storia della vita, del martiriodel Santo nonché la trascrizione degliatti del ritrovamento del suo corpo,l’ubicazione del luogo del martiriopoteva ritenersi un elemento assoluta-mente marginale, se non estraneo, altema. In particolare, don ErmenegildoCostanzi quando afferma - per non soquale eccessivo desiderio di gloriapatria (commenta padre GermanoPassionista) - di poter localizzare illago Vadimone in una località limitrofaall’attuale abitato di Bassanello deno-minata Poggio del Lago o quandoafferma che Elbio, l’ultimo re deiToscani, fu ucciso presso Palazzoladiruta e fu sepolto sotto il campanileromanico di S. Salvatore o quandoancora vuole dimostrare che il nomeoriginario di Bassanello, è Vasanello,equivocando l’epigrafe del 1038 nellaquale è scritto “Vassanello” e noncome afferma “Vasanello”, fa scempiodella storia, della geografia e delle piùelementari regole di lessicografia.

La ricerca di un evento antico, deiluoghi nei quali esso avvenne e dellaloro denominazione, come la motiva-zione di un toponimo o di un idronimo,

qualunque carattere di verità storicaalla leggenda agiografica.

Essa è motivata e sorretta dalla solafede e dalla devozione verso SanLanno, sì che l’opera di E. Costanzi,come quella di F. Fabiani e di FrateRugerio Cappuccino da Bassanello,sono da considerarsi come altrettantiatti d’autentica pietà cristiana, che,seppure possono certamente appaga-re i desideri e le aspettative dei fede-li, rimangono privi d’ogni pregio odi un qualsivoglia riflesso storico,scientifico e geografico.

Il Costanzi, in un certo senso, nonpuò che considerarsi il precursore diquel non esiguo stuolo di nostri con-cittadini contemporanei che, negliultimi cinquanta anni, scopiazzandoqua e là (spesso malamente), hannoscritto su Bassanello notizie inesattenon documentate e, non di rado,autentiche sciocchezze.

E’ sperabile che, in futuro, qual-che giovane (ce ne sono di preparatiche possono farlo) si cimenti, con

23 E. Costanzi, op. cit., p. 4 e 8.24 F. Fabiani, op. cit., p. 86.

Tav. 6

Tav. 7

Page 7: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

36

serietà e competenza, in un’accurataricerca storica su Bassanello, sul suoterritorio e sugli innumerevoli pro-blemi rimasti irrisolti.

Allo stato, comunque, la proget-tata ristampa del libercolo delCostanzi da parte del Comune, per ilquale sembra sia stato previsto unvistoso compenso e sia stato ancherichiesto un cospicuo finanziamentopubblico, ha più il sapore di un attodi religiosa pietà, di competenzadella gerarchia ecclesiastica, piutto-sto che un serio, necessario, utile,rilevante e concreto contributo allaricerca storica e scientifica sulnostro territorio che, sola, semmai,potrebbe interessare la PubblicaAmministrazione.

La recente nota del cronista loca-le, carente della pur minima docu-mentazione storica, ripropone, dun-que, la vecchia e trita teorica agio-grafica cara al Costanzi, ritenendo dipoter localizzare il lago Vadimone inuna località limitrofa al paese deno-minata Poggio del Lago e di potergiustificare e provare la vecchia tesicon nuove disinvolte vacue e ipote-tiche ricostruzioni storiche, supposi-zioni, argomentazioni o semplici per-sonali intuizioni.

In tal senso, l’estensore della notasi riporta, per la pretesa identifica-zione del lago Vadimone come lagodi Bassanello, ad un non meglioidentificato “Onomastico RomanoDizionario Galesino,” che – seppurerisultasse esistente - si dovrebbe pre-sumere abbia consultato.

Dovrebbe trattarsi del DizionarioCalepino cui s’è fatto cenno sopra o,diversamente, l’errore potrebbe deri-

vare dal manoscritto del F. Fabianidell’anno 1785, che si esprime congli identici termini usati dal nostrocronista: “molti scrittori, senza con-troversia alcuna, discorrendo dellago Vadimone, lo chiamano lago diBassanello: fra gli altril’Onomastico Romano DizionarioGalesino dice Lago di Bassanello,lacus Vadimonis...”.26

Rimangono, pur sempre, essen-ziali e fondamentali, per la determi-nazione del Lago Vadimone, la lette-ra di Plinio il Giovane a Gallo, gliscritti di Tito Livio, di Eutropio, diPolibio, di L. A. Florio, e delloDempster.27

Tutti gli storici, peraltro, sonoconcordi con il dotto C. Sigonio(1523-84) nel porre il LagoVadimone inter Tiberim regionemmarittimam et Cimina juga, confor-memente a quanto scritto nella lette-ra a Gallo da Plinio il Giovane ilquale lo vide dai sovrastanti CampiAmerini e lo raggiunse costatandoneil particolare colore delle acque,l’odore di zolfo e un sapore medici-nale. Ma il nostro corrispondentelocale del giornale provinciale affer-ma che Plinio ha visto il LagoVadimone soltanto dalla sommità deiMonti Amerini, che non dice di esse-re sceso fino al lago o di averlo maivisitato e che, se ha scritto qualcosa,è perché gli fu “riferito dal suoaccompagnatore”.

Aggiunge, con illuminata suffi-cienza, che “il buon Plinio avevapreso una cantonata (sic)” e che essoconosceva certamente l’aneddoto deinemici morti trasportati dalle acquedel Tevere, ma che si trattava

Ubi Vadimonis Lacus?

25 E. Costanzi, op. cit., p. 3.26 F. Fabiani, op. cit., p. 223.

27 Vedi nota n° 11.

Tav. 8 - Justi Fontanini, “De AntiquitatinusHortae Coloniae. Etruscorum” - Frontespizio

Tav. 9 - Justi Fontanini, “De AntiquitatinusHortae Coloniae. Etruscorum” - Carta “AgerHortanus in Tuscia Suburbicaria”

Tav. 10 - Trascrizione dell’epigrafe nellaChiesa di S. Salvatore in Vasanello

Tav. 8

Tav. 9

Page 8: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

37

Peraltro il nostro cronista travisaanche il concetto degli scritti d’alcu-ni autori cui, a sostegno della suatesi, si riporta.

Di Leandro Alberti trascrive l’af-fermazione: “Da Orta tre miglia,però vicino al Tevere, nella bella pia-nura vedesi il lago di Bassanello, checredo sia il Lago Vadimone,” mentredi V. Coronelli, di A. Botonio e delFerrario riporta i termini della leg-genda “... apud Vadimonis lacum,iuxta Bassanelli oppidum”.

La prima non è che la confermache il lago in questione - si dica diBassanello o Vadimone - dista daOrte tre miglia ed è posto, in unaampia pianura vicino al Tevere, men-tre l’abitato di Bassanello e il Poggiodel Lago distano dal fiume e da Orte,mediamente, circa otto miglia e loroterritorio ha una preminente e incon-fondibile corografia collinosa.

L’affermazione dei secondi è al difuori dei superiori rilievi, si poneperaltro, come approssimativa einconcludente, comprendendo nelDucato e nella terra di Bassanello,dal 1400 e nei secoli che seguironofino al 1700, tutto il territorio delimi-tato da quello di Amelia, il Tevere,Gallese, Soriano e Vignanello, inclu-dendone, quindi, anche il Lago

soltanto di una sciocca “diceria”,pure se riportata dagli appena ricor-dati storici.

Contrariamente a quanto dallostesso affermato, Plinio non vide illago dalla sommità dei MontiAmerini (cosa peraltro impossibile)ma lo vide dai Campi omonimi che siestendono fino al Tevere e più preci-samente dal podere dell’avo di suamoglie, che si affacciava direttamen-te sul fiume e si portò presso il LagoVadimone, percepì l’odore solfureodell’acqua e il suo sapore medicina-le. Nella sua epistola, infatti, scrive:“...Exegerat prosocer meus utAmerina prædia sua inspicerem.Hæc perambulanti mihi ostenditursubiacens lacus nomine Vadimonis ...Perveni ad ipsum. ... Color cæruleoalbidior, viridior et pressior; sulphu-ris odor, saporque medicatus”.

Il nostro cronista non avrebbedovuto certamente ignorare tali cir-costanze perché, se è vero – come silegge in un fumetto della SalaConsigliare di Bassanello – che hacurato la ristampa del libro diSalvatore Mariani “Il Cavaliere diCristo S. Lando Martire - Protettoredi Bassanello” (in effetti, la ristampaè opera del nipote Giuliano Mariani –ndr.), tale libro avrebbe dovuto,quanto meno, leggerlo e, con esso,avrebbe anche letto la buona tradu-zione dell’autore della lettera diPlinio il Giovane a Gallo riportata inAppendice.28

I fatti riportati dagli storiografi edagli annalisti, poi, non sono – comesi è affermato - aneddoti, sciocchedicerie, fandonie o leggende: è lastoria di Roma che ha avuto semprepuntuale riscontro negli “ActaPubblica et Privata, nei Libri, neiCommentarii Magistratuum, negliAnnales Maximi, nei FastiCalendarii, nei CommentariiPontificum, nelle iscrizioni incise sucolonne, tombe, nei templi e nellelaudationes funebres, che hanno viavia registrato nel corso dei secoli gliavvenimenti e gli uomini dai qualiaveva avuto inizio e incremento lares publica romana”.29

Vadimone, in prossimità del Tevere.30

Ancora, il corrispondente delgiornale locale, con una disinvolturaun po’ garibaldina, arriva ad afferma-re, evidentemente senza averne presavisione, che J. Fontanini, nel suo DeAntiquibus (rectius Antiquitatibus)Hortæ pone, anche esso, il LagoVadimone juxta Bassanelli oppidum.

Abbiamo sott’occhi questa opera,leggiamo: ”Ibi & Dolabellam reli-quias Gallorum Senonum, delevissetradidit Florus libro primo capitedecimo terbio, nemo, nempe inæquissimo & spaciosissimo campo,Vallis Hortana appellato, qui circalacum Vadimonis subiacet Bassanooppido, a quo vulgo plerunque dicisolet il lago di Bassano, non vero diBassanello, ut aliqui perperam feri-bunt”.31 A maggior chiarimento delpensiero del Fontanini, sarà utile esa-minare la stampa del frontespizio delsuo libro, riproducente l’AgerHortanvs in Tvscia Svbvrbicaria, oveil Lago Vadimone è posto nella VallisOrtana, tra Bafsanus e il Tevere.,32

Di più, a sostegno della sua tesi ilcronista non esita a citare ilMercurio, mentre la carta topograficadel Patrimonio di S. Pietro n° 99 diGiacomo Filippo Ameto Romano(a.D. 1696) dell’Archivio Segreto

28 S. Mariani, op. cit., p. 217.29 G.Vitali, Tito Livio: La Storia di Roma,

Bologna, Zanichelli , 1952.

30 F. Fabiani, op. cit,. p. 220-221.31 G. Fontanini, De Antiquitatibus Hortæ

Coloniæ Etruscorum, Roma, F.

Gonzaga, 1708, p. 101.32 G. Fontanini, op. cit., frontespizio.

Tav. 10

Page 9: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

38

afferma di aver effettuato, per docu-mentarsi, una passeggiata ai MuseiVaticani e di avervi trovato ancheuna carta “di non poco conto”: unacarta topografica dell’Etruria ove,proprio accanto a Baffanello (arcai-co di Vasanello) “spicca una grazio-sa macchia azzurra con su scrittoLacus Vadimonis).”

E aggiunge: “A questo sommai leantiche leggende riportate dalCostanzi... e buttai giù l’articolo”,quello, cioè, rivelante ... la grandescoperta. Non dice quante carte geo-grafiche, e di quale qualità soprattutto,ha dovuto vedere con la indicazionedel Lago Vadimone tra Bassano e ilTevere prima della folgorante scoper-ta. Per tutte, sarà utile riportarci, qui,alla parte della Carta geografica delPatrimonio di S. Pietro n° 99 diFilippo Ameto Romano - Anno 1695,tratta da l’Archivio Segreto Vaticano,presente anche negli atti dell’ArchivioCapitolino (043-Cart.-

Tom. 9) e inserita nel MercurioGeografico della Stamperia De Rossie della Calcografia Camerale.

Sempre nell’Archivio Capitolino èperò presente anche un’altra CartaGeografica (049 - 13092- p.2 – datata1787) della Campagna di Roma-

Vaticano, che pone il lago Vadimonetra Bassano e il Tevere, risulta inse-rita nelle edizioni 3° a 6° delMercurio Geografico dellaStamperia Rossi alla Pace e dellaCalcografia Camerale.33

Oltre agli autori indicati, innume-revoli altri identificano l’attualeLaghetto posto, a circa tre chilometrida Orte, tra l’attuale Bassano e ilTevere con il Lago Vadimone, nelquale sembra trovasse la morteElbio, ultimo re dei Toscani.

Limiteremo l’elenco citando sol-tanto Francesco Orioli, Plinio, LuigiVittori, Andrea Pennazzi, P.Germano passionista, SalvatoreMariani, senza trascurare natural-mente, la Tabula Peuntingerianad’Italia Centrale del Kiepert e quelladel Danville (Storia Romana delRollin).34

Ma, alle argomentazioni dei vec-chi agiografi e del Costanzi in parti-colare, l’odierno cronista ne aggiun-ge nuove, accompagnate da persona-li intuizioni che – afferma - trovanomotivazioni nella carta topografica dicerto M. Seuttero.

Si è detto sopra come le cartegeografiche anteriori al secolo XIX,almeno per l’Italia, siano assoluta-mente inaffidabili e imprecise.

Tuttavia la stragrande maggioran-za di esse, anche anteriori al 1800,riporta il lacus Vadimonis nelle adia-cenze del Tevere, tra il fiume eBassano.

L’assoluta singolarità della cartaattribuita a Matteo Seuttero è rilevataanche dal nostro cronista il quale

Patrimonio di S. Pietro e Ducato diCastro, nella quale, proprio nel puntoin cui il nostro cronista ha scoperto“la graziosa macchia azzurra con suscritto Lacus Vadimonis”, proprio lì,è, invece, collocato un monte: “MonteTosto,” per l’esattezza.35

Allora ?Nulla quæstio! ... è da ritenersi che

la cosa non debba creare problemid’alcun genere, neanche all’Ammini-strazione comunale che non dovràcertamente affannarsi a cercare nellepareti, già peraltro intasate, della SalaConsigliare, un angolino per sistema-re anche un nostro fumetto compro-vante l’acquisizione al territoriocomunale del “Monte Tosto”, né gra-tificare concretamente, come laprima, la nuova ... scoperta o commis-sionare una nuova serie di cd illustra-tivi, poiché, il nostro monte, come illago, sono frutto di disinformazionedegli antichi cartografi circa i singoliparticolari corografici del territorio,allora peraltro, non controllabili facil-mente. Praticamente non erano con-trollabili agevolmente, almeno fino alsecolo XIX, le informazioni che a loropotevano pervenire da eventuali vian-danti o da altre fonti.

Alla carenza anche di queste

Ubi Vadimonis Lacus?

Capitolino (cd), mappa n° 049-13092 –p.2 (data 1787).

33 Mappe e Vedute dell’ArchivioCapitolino (c.d.), Scheda Sinteticadella mappa 043, relativa alla cartageografica° 99, Cart. Tom.9, di G.F.Ameti Romano – Parte Prima Terrestre

del Patrimonio di S Pietro.34 F. Orioli, Viterbo e il suo territorio,

Roma, Tip. delle Arti, 1849, p. 343;Plinio, op. cit.; L. Vittori, op. cit., p. 12-13; A. Pennazzi, “La vita di S. Eutizio”,

L. IV, Cap. 4, p. 93, Montefiascone,Stamperia del Seminario anno 1721;Padre Germano di S. Stanislao, op.cit.,p. 133; S. Mariani, op. cit., p. 10.

35 Mappe e Vedute dell’Archivio

Tav. 11 - Carta geografica del Patrimonio di S.Pietro (1780) - Particolare Tav. 3

Tav. 12 - Antico sigillo della Terra diBassanello (Vasanello) da “Stemmi e Sigilli” acura della Regione Lazio

Tav. 11

Page 10: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

39

non veda come, in mancanza d’auten-tici documenti di sicura e determinan-te provenienza, le notizie o i fattialiunde acquisiti, qualunque sia l’ori-gine e la natura delle circostanze ol’autore cui fanno capo, non possonocertamente essere considerate fontiattendibili di veridicità di un fatto sto-rico sconosciuto.

Non c’è, invece, difficoltà alcuna ariconoscere, senza ombra di dubbio,attraverso le indicazioni fornite daPlinio il Giovane nella sua lettera aGallio, il luogo dove va localizzato ilLago Vadimone, nella pianura Ortanacompresa tra il Tevere e il sovrastan-te Bassano in Teverina.

Il lago, oggi denominato Laghetto,esistente tra l’odierna Bassano inTeverina e il Tevere, è perfettamentevisibile dai vicini e sovrastanti CampiAmerini essendo posto nell’immedia-ta vicinanza del fiume nel quale sfo-cia, avendo le acque di un inconfondi-bile colore verde cupo tendente al tur-chino, un odore zolfo derivante dallasorgente solfurea che lo alimenta e unsapore medicinale.

Caratteristiche descritte a suotempo da Plinio il Giovane, che con-

informazioni, suppliva la fervidaimmaginativa del cartografo che trac-ciava l’orografia del territorio, sì chele carte dello stesso territorio presen-tavano spesso macroscopiche discre-panze. Tuttavia, tali diversità avrebbe-ro dovuto far sorgere il ordine alla col-locazione del Lago Vadimone, quantomeno, seri e legittimi dubbi all’uomodella strada Bassanellese e, a maggiorragione, agli amministratori delComune di Bassanello che sembranoaver, invece, sponsorizzato l’iniziati-va del cronista locale.

D’altra parte, poiché la carta inquestione può essere datata intornoalla seconda metà del 1600 o al seco-lo successivo, dovrebbe presumersi,ove non fosse stata dettata da erroneeinformazioni, che, in quel periodo, illago, che compare sulla carta dovevaessere ancora esistente; ma, in questocaso, non sarebbero giustificate leastruse contorte argomentazioni deicronisti F. Fabiani e E. Costanzi adimostrazione della localizzazione delLago Vadimone presso l’abitato diBassanello, se questo fosse stato inqualche modo visibile o fosse statoricorrente un qualunque riferimento,anche a memoria d’uomo.

Di esso, comunque, se ne sarebbedovuta trovare una traccia in qualchedocumento ufficiale del Comune o,quanto meno, nello Statuto comunaledel 1557 nel quale, pure, sono ampia-mente trattate e codificate tutte le atti-vità economiche e sociali della collet-tività. Perché, seppure un Comunepossa smarrire dei documenti, delledelibere o, dei contratti di venditadelle aree cimiteriali destinate allacostruzione delle cappelle private (perla vendita delle quali una deliberazio-ne comunale del 1888 aveva fissatopersino il prezzo di acquisto di £. 10 il

m2 e per quelle distinte, situate aridosso del muro di recinzione delcimitero, di £. 15 il m2),36 costituiscegià un fatto di per sé inconcepibile,anche se, purtroppo, possibile, ma èassurdo che possa perdere, nel corsodi due secoli, un lago e, persino, lamemoria storica di esso. Non v’è chi

corrono, tutte, a qualificare ilLaghetto esistente tra Bassano e ilTevere come l’antico Lago Vadimonee, in questo senso peraltro, sono gliunanimi giudizi dei più illustri studio-si. Nessuna di queste caratteristiche,per contro, potrebbe, in alcun modo,essere attribuita al sito che il Costanziassume riferirsi al presunto lago nellevicinanze dell’abitato di Bassanello,in località Poggio del Lago.

Intanto, manca l’invaso nel quale,a suo tempo, potrebbe essersi posizio-nato un lago.

Le curve di livello di una modernacarta topografica indicano, inequivo-cabilmente, che le acque - ove in ipo-tesi vi fossero state – avrebbero potu-to decorrere liberamente a valle siaper la depressione tra il PoggioCalandrella e il Casale S. Antonio, siaseguendo la stessa via per la qualedefluiscono le acque piovane che nonsono assorbite dal terreno.

Manca, soprattutto, l’acqua cheavrebbe alimentato il presunto lago eche dovrebbe comunque esserciessendo puerile e inconcepibile affer-mare che l’acqua “non avendo sor-genti significative, dopo secoli di

36 D. Fuccellara, Cronache Bassanellesidal 1800 al 1960, Viterbo, Agnesotti,2002, p. 20.

Tav. 12

Page 11: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

40

Piano, Poggio Pelato) che, natural-mente, li defilano dalla vista.

E’ agevole, comunque, constatareche da Poggio del Lago non è possibi-le vedere, in alcun modo, non soltantoi Campi Amerini, posti nell’immedia-tezza degli argini del Tevere, ma nem-meno i Monti Amerini, posti, in quota,alle spalle di Amelia.

L’affermazione del Costanzi: “illago Vadimone non altrove esisteva,che nel territorio di Bassanello, tantopiù che in questo solo appuntino con-vengono, e si verificano le accennatecircostanze della lettera di Plinio,cioè di essere sottoposto, vicino e visi-bile dai Campi Amerini,” quando siriferisce al presunto lago in prossimi-tà dell’abitato di Bassanello, si appa-lesa maliziosamente erronea, irreale,impossibile e decisamente falsa.Come non documentata appare l’altrasua affermazione per la quale “Elbio,o sia Elio ultimo re dei Toscani uccisonell’ultima decisiva battaglia dataglidai Romani presso il lago Vadimone,non altrove lo trovo realmente mortoche in Palazzuola, oggi diruta, distan-te non più di un miglio dal lago diBassanello.”

Il nostro cronista concorda,comunque, con il Costanzi, il quale,con una chiara allusione al re Elbio,afferma che “la torre riquadrata ...ben alta, che serve in oggi per campa-nile di una delle chiese parrocchiali,sotto il titolo di Santissimo Salvatore“sia il suo “antichissimo mausoleo.”

“Evvi costante tradizione – moti-va ancora il Costanzi – che detta torresia un antico sepolcro eretto ad unillustre personaggio morto ivi, secon-do immagino, nell’ultima guerra e

costante irrigazione finì per prosciu-garsi” (sic). E’questa una soluzioneche fa sorridere non soltanto i geologi,ma anche l’incolto uomo della strada,perché l’acqua, non più usata per l’ir-rigazione, da qualche parte dovrebbepur esserci.

Se non altro, dovrebbe esserci inquel famoso cunicchio che, comealtri, innumerevoli in tutto il territo-rio, non si sa, poi, quale specifica fun-zione avessero in passato, se di cam-minamento, di collegamento tra forti-ficazioni, di possibile fuga o di altro.

Nella maggioranza dei casi, si trat-ta di cunicoli etruschi che sono nume-rosi e frequenti in tutti i territori dellazona o, anche, di cunicoli medioevali.

E’ certo, però, che il cunicolo inquestione non aveva la funzione disvuotamento dell’invaso di un lago;stante l’evidente assoluta impossibili-tà materiale di effettuare lo scavo diun tunnel nella massa tufacea nellaparte più profonda del lago stesso,rimanendo completamente sommersonell’acqua.

Come è intuitivo che, specialmen-te nell’antichità, sarebbe stato mate-rialmente impossibile effettuare loscavo di una galleria che partendo dal-l’esterno avesse raggiunto la parte piùprofonda del lago, consentendone losvuotamento.

Tra i Campi Amerini, appenasopra il Tevere e il Poggio del Lago,intercorre, poi, una distanza di circadieci chilometri che, per se stessa, nerenderebbe impossibile la visibilità.

Peraltro, tra i due punti di riferi-mento, sono interposte località d’al-tezza maggiore (Torretta Perugini,Casale Chiodi, Parano, Pero Tonno, il

battaglia che dai Romani fu data agliEtruschi, presso il lago Vadimone”.37

Per contro è pacifico, intuitivo euniversalmente riconosciuto che latorre, di pura architettura romanica,attribuita alla scuola romana deiCosmati, è stata eretta sul finire delsecolo XII, o al principio del XIII, alprecipuo scopo di essere adibita comecampanile della Chiesa del SS.Salvatore.

Annota Leandro Leoncini nellasua Fabrica Hortana che per lacostruzione di questa monumentaleopera furono usate le pietre della pavi-mentazione della Via Amerina, neltratto che lambiva l’abitato diBassanello, oltre, naturalmente diquelle risultanti dalle demolizionedelle costruzioni, generalmente fune-rarie, d’epoca romana, che era uso eri-gere, lungo le strade, sul suolo provin-ciale ubi dominium populi romani estvel principis (Gaio II, 7).

Ciò giustifica la presenza nellastruttura del campanile di tre busti inalto rilievo, d’alcune iscrizioni e diframmenti di epigrafe funerarie roma-ne. L’immaginazione del nostro croni-sta, però, va ben oltre: immagina unalunga guerriglia tra Etruschi e Romaninei boschi e nei dirupi della zonaintorno a Poggio del Lago; immaginache gli Etruschi si trovarono stretti inuna manovra a tenaglia da ovest e sudche li spingeva verso il Tevere.

Immagina, quindi, che gli Etruschidecisero di opporre resistenza sul pia-noro di Campo Morto ad una fanteriaromana schierata “a testuggine” cheapriva la strada alla “cavalleria pesan-te”, ma, sopraffatti, ripiegarono versoPalazzolo ove trovò la morte Elbio.

Ubi Vadimonis Lacus?

37 E. Costanzi, op. cit., p. 4.

Page 12: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

41

38 S. Mariani, op. cit., p. 21.39 E. Costanzi, op. cit., Cap.I, n° 4, p. 3.40 F. Fabiani, op. cit., p. 219.

41 G.B. Genner, Teologia Dogmatica –Schol- Lapid, Tomo 4, lib. 3, fol 454.

42 G.B. Genner, op.cit., ivi, fol. 451, n° 14.

servando all’interno qualche vestigiod’intonaco dipinto in rosso”.38

In altra area contigua furono rinve-nute altre tombe a camera, sarcofaghi,pesanti lastre di travertino con figureanimali che dovevano decorare l’in-gresso della necropoli, materiale tuttoche fu portato nel MuseoArcheologico di Firenze.

Accanto alle tombe a camera furinvenuto “un piccolo edificio a formadi tempietto rettangolare” nel qualefu trovato un ex voto, un piede umanoin terracotta, oggi custodito nel picco-lo museo civico di Vasanello.

L’unica epigrafe rinvenuta è stataun’urna cineraria di marmo, conte-nente le ceneri di una donna (proba-bilmente a nome Stertinia), mancantedella parte sinistra del prospetto, attri-buita al II secolo d. C.

La necropoli di Campo Morto, perla sua struttura, per la varietà dellaopere in essa rinvenute, per la presen-za di ex voto, per la complessità deimanufatti e per la loro datazione cheinteressa alcuni secoli fino al II seco-lo d.C., non può certamente riferirsialla battaglia del Lago Vadominecombattuta tra Romani ed Etruschinella quale questi ultimi furono tuttiuccisi.

Deve ritenersi, pertanto, per accer-tato definitivamente quanto gli studipiù recenti hanno stabilito in modoinequivocabile, che il Lago Vadimonedeve riconoscersi in quello esistentenella pianura sottostante Bassano inTeverina, presso il Tevere, oggi deno-minato Laghetto.

Si ritiene doverosa, da ultimo, una- sia pure incidentale - precisazionecirca l’affermazione del rev.Ermenegildo Costanzi per la quale laterra “conosciuta sotto il nome diterra di Bassanello,” invece, “ eraconosciuta un tempo sotto il nome diVasanello, come da un antica lapideriportata dall’eruditissimo Genner(teol. Dogm. schol. Lapid. tom. 4,pag. 451, n° 14)”, forse dalle rinoma-te fabbriche dé Vasi, che tuttora vi siconservano”.39

Il Costanzi, in effetti, aveva rileva-to questo concetto dalle antecedenti

A seguito di tali eventi, immaginaancora che gli Etruschi furono spintifino al laghetto di Bassano in Teverinaove furono, tutti, uccisi dalle legioniromane e i loro cadaveri, trascinatidalla corrente del Tevere, giunsero aRoma annunciando vittorioso dellabattaglia.

Tanta fervida immaginazione alfine di poter concludere che “... la bat-taglia vera, quella che decise le sortidel popolo etrusco, avvenne ad unadecina di chilometri da lì: vicino allago Vadimone, appunto, nei pressi diVasanello” (Poggio del Lago o, piùprecisamente, in località CampoMorto).

“Ed è partendo da questa piùplausibile considerazione – è sempreil nostro corrispondente del giornalelocale che scrive – che l’area denomi-nata “Campo Morto”, nelle vicinanzedi Bassanello – situata a meno didieci chilometri dal Tevere – caratte-rizzata fino a metà del novecento daun gran numero di ritrovamenti osseipraticamente affioranti dal terreno,assume un significato forse crucialeper stabilire quale fu il luogo dove siscontrarono i due eserciti”.

Il fatto delle ossa affioranti sul ter-reno fino a cinquanta anni fa è, deci-samente, una grossa e interessata pan-zana e costituisce conferma che ilnostro cronista, pur se afferma di avercurato la ristampa del “Cavaliere diCristo S. Lando” di mons S. Mariani,il suo testo non lo ha, certamente, mailetto.

Se lo avesse fatto, al Cap. IV, pag.21, (Ed. 1957- Pian Paradisi): “Lanecropoli”, avrebbe avuto notizie piùsicure, di prima mano, in ordine airitrovamenti archeologici di CampoMorto.

Avrebbe saputo che l’autore, S.Mariani nei primi anni del secoloscorso (1902), rimuovendo un cumulodi pietre nel podere di sua proprietà inlocalità Campo Morto, casualmente,“scoprì una necropoli, il cui nucleoprincipale era costituito da tombe acamera, assai piccole e comunicantitra loro, ... costruite con piccolepietre rettangolari di travertino... con-

“Riflessioni sopra il luogo delMartirio et il nome di S. Lanno” diFelice Fabiani, il quale, scrive:“Questa terra di Bassanello, chiama-ta anticamente Vasanello, come con-sta dalla lapide della ChiesaParrocchiale di S. Salvatore riportatad G. B. Genner”.40

Entrambi, il Costanzi e il Fabiani,dopo aver, deliberatamente, travisatoil preciso toponimo Vassanello dellaepigrafe della chiesa di S. Salvatore inVasanello, chiamano in causa G. B.Genner riportando la sua occasionaleannotazione “In Castro Vasanello”,contenuta nella Theologia DogmaticoScolastica, ma sottacciono di averinviato loro stessi all’illustre teologola trascrizione apografa della epigrafe“In nomine patris” rinvenutaall’esterno della chiesa del SS.Salvatore.41

Il teologo G. B. Genner (op. cit,pag. 451) è, infatti, sollecito nell’af-fermare di non aver eseguito un con-trollo diretto dell’epitaffio dell’arci-prete Domenico nella chiesa del SS.Salvatore di Bassanello e si procura diprecisare in proposito: “Tradidit apo-graphum D. Hermenegildus CostanziBassanellianus, testatus se marmorperdiligenter observatus admotis sca-lis adcuratissime prout jacet exscrip-sisse: symbolam conferente D. FeliceFabiani, Bassanelli, archipresbite-ro”.42

E’ chiaro che G.B. Genner limitò ilsuo esame al documento apografo diE. Costanzi e di F. Fabiani, da questirimessogli, sì che, come osserva acu-tamente il Cimarra, “la sua diligenzae la sua fedeltà risulano soltantoapparenti”. D’altra parte, l’illustreteologo, che avrebbe certamente rile-vato l’assoluta diversità e delle radiciBass o Vass rispetto a Vas diVasanello, non si pose – né avevaragione di farlo - il problema circa latoponimia del paese, che già i confe-renti indicavano come Vasanello.

Ne dà riprova lo stesso FeliceFabiani quando, riportando lo scrittodello Genner: “In castro Vasanello.Quod tum castrum aut munita, et præ-sidium quemodum ... aperte colligas

Page 13: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

42

soggetta a locuzioni errate perchéprive del correttivo della scrittura”.

“Infatti” – aggiunge – “quando alprincipio del 1400 cominciarono amoltiplicarsi le scuole vediamo spari-re per sempre la dizione Vassanello”.

Né potrebbe ravvisarsi alcunalogica motivazione nel raddoppiodella “S” di Vasanello, quando il lin-guaggio popolare tende allo sdoppia-mento della consonanti doppie: feroinvece di ferro, tera invece che terra esimili.

E’ anche vero, però, che nella piùparte degli scarsi documenti reperiti,si parla, indipendentemente dalla lorodatazione, di Vassanello o Vassanellue in altri di Bassanello; ma , sempre,con la doppia “S”.

Salvatore Mariani ha fatto in pro-posito minuziose ricerche e accuratistudi, prendendo le mosse dallarichiamata lapide sepolcrale di S.Salvatore databile al 1038 e daldocumento del 1058, estratto dalCartario di S. Silvestro con il quale siconcedeva, fino alla terza generazio-ne, un fondo de tenimento deVassanellu.

Quest’ultimo documento, annotaancora il Mariani, “è di particolareimportanza, non soltanto per la suaantichità, coevo con l’epigrafe di S.Salvatore, ma perché porta una gran-de luce sul vero nome del nostropaese. Infatti, si nota – ed è partico-larmente indicativo e determinante -che quasi tutte le lettere B sono sosti-tuite con la “V”; così invece di urbe visi legge urve, in cambio di nobili tro-viamo novili, e abitatori è cambiato

modo Bassanellum oppidum ...”nello stesso contesto nomina entrambii toponimi, come se si trattasse d’enti-tà diverse.43

Peraltro, anche i termini castrume oppidum sono sinonimi e stanno adindicare, specificatamente, castello,rocca, fortezza, luogo fortificato.

Castrum è il castello, la rocca lafortezza; oppidum è, parimenti ilcastello, la fortezza, la terra fortifica-ta. Il nostro cronista non si è postoalcun problema intendendo seguirel’opinione del Costanzi anche in rela-zione al toponimo del paese, pur se, inpratica, inconsciamente ne travolge ilpensiero quando afferma che il termi-ne di Bassanello non è che un arcai-smo di Vasanello.

Questo ultimo termine (Vasanello)non soltanto non è un termine arcaicodell’originario Bassanello, ma non ènemmeno una sua degenerazione dia-lettale, come doveva invece conside-rarsi il termine medioevale diVassanello.

Il toponimo Vassanello è, infatti,una degenerazione di Bassanello,risultante certamente dalla sostituzio-ne della labiale debole “V” all’origi-naria consonante labiale dal suono piùforte “B”.

Tale uso, peraltro, è stato, ed è,pressoché costante – oltre che rispon-dente ad una legge fonetica – special-mente nell’Italia centrale. Abitudinequesta che - come osserva il Mariani -era prevalentemente praticatanell’Alto Medioevo, quando, “man-cando le scuole e l’unico mezzod’espressione era la lingua parlata,

con avitatori, e così di seguito.E’, peraltro, indicativa la pacifica

etimologia d’altri numerosi paesi:Bassano in Teverina, Bassano di Sutri,Bassano Veneto, Bassanello diPadova, Bassano del Grappa, BassanoBresciano, Bassiano.

Osserva ancora Salvatore Marianiche in un rescritto di Innocenzo III del20 marzo 1212, si trova CastriBassanelli, mentre nel CodiceMargarita dell’Archivio Diplomaticodi Viterbo del 7 marzo 1305 si leggede Castro Vassanelli.

Dal 13 aprile 1400. fino alla deli-bera del Consiglio Comunale diBassanello del 6.7.1946 “è completa-mente sparita la dizione Vassanello”.

Il Mariani, in effetti, centra i termi-ni del problema quando afferma che“la variante Vassanello che troviamoin alcuni documenti del medioevo nonpuò che essere una forma dialettale diBassanello. Infatti, questa ipotesiviene confermata dal fatto che neidocumenti del Cartario redatti nelmonastero di San Silvestro a Romatroviamo quasi sempre Bassanello:mentre quelli redatti nel nostro paeseè quasi sempre costante la dizioneVassanello, che rivela l’influsso loca-le”.44 Si sa che entrambi sono terminicostituiti da una radice o prefisso Basso Vass ed un suffisso, ello, che sta adindicare un elemento di appartenenzao anche di qualificazione del primo.

Si può anche convenire che non ècertamente facile stabilire quali deidue radicali sia quello giusto, man-cando documenti storici certi dai qualitrarre una sicura conclusione.

Ubi Vadimonis Lacus?

43 F.Fabiani, op. cit,. p. 213.44 S. Mariani, op. cit., p.12.

Page 14: CHIRICOZZI - Biblioteca Consorziale Di Viterbocarsi degli altri luoghi ove piacque a qualche storico fissare il detto lago, il quale non potea rimirarsi altrove, né prossimo, né

43

45 Regione Lazio, Stemmi e Sigilli, Roma,Linea Editrice, 1992, p.357

ingentilisce il paese”(sic).L’inconsistenza e l’irrilevanza di

tali amene ed assurde motivazioni èevidente, e non deve essere sfuggita– quanto meno è sperabile - nemme-no agli stessi amministratori che ladeliberazione hanno adottato.

Non occorre essere maestri di lin-guistica diacronica o di geolinguisticaper ritenere che, togliendo una “S “ aVassanello il toponimo che ne risultaviene ad avere una etimologia decisa-mente diversa ed estranea a quelcarattere prettamente fondiario e pre-diale del precedente.

Varia il prefisso, la radice deltoponimo, da “Vass” che dovrebbeindicare il nome dell’eventuale pro-prietario del fondo, in “Vas”, chesembra potersi riferire solo al terminelatino “vas – is” (vaso, stoviglia).

In quest’ultima ipotesi, però, nonavrebbe più senso il collegamentocon il suffisso “ello” che indica unrapporto di proprietà fondiaria o diappartenenza in favore della personaa cui si riferisce la radice “vas”.

Sarebbe come dire: “luogo diappartenenza del vaso”; il che fini-rebbe per costituire un non senso.

Uno dei tanti, peraltro, che l’in-ventiva del Costanzi e del Fabianihanno creato.

Altra motivazione della delibera-zione del consiglio comunale diBassanello consiste nella ipoteticaaffermazione che “l’origine diVasanello risale all’epoca dell’anticaEtruria e perché si chiamasse così”,si legge nella delibera, “è facile com-prenderlo: coloro, che gettarono laprima pietra sul banco di tufo ... lagettarono per impiantare una fabbri-ca di vasi...”.

E’ da dubitare che sia stato facileper gli amministratori comunali chehanno adottato la citata delibera indi-viduare quale fosse il nome dell’ipo-tetico insediamento etrusco e qualefosse la finalità di coloro che gettaro-no la prima pietra; sicuramente non loè altrettanto per i Bassanellesi, chenon hanno le stesse facoltà psicome-triche del Consiglio, né per l’uomo

Sta in fatto, però, che per la radi-ce “Bass” si è fatto, da molti riferi-mento a “Bassareus” (Bacco) o allagens dei Bassi, cui si attribuiva uncolossale patrimonio in Italia ed inAfrica, dalla quale deriverebbe l’eti-mologia, oltre che di Bassanello,anche di vari paesi: Bassano Romano,Bassano in Teverina, Bassano Veneto,ecc..

La radice Vass, per contro, non hatrovato alcun riferimento etimologicomedioevale e, meno che meno, latino.

Il problema che pose il Costanzi è,in buona sostanza, quello che è ripro-posto oggi e che riguarda due toponi-mi diversi: Bassanello o Vasanello(con una sola S).

E’ dovuta, infatti, all’inventiva didon E. Costanzi e di don F. Fabiani ilpoco lodevole escamotage di togliereuna “S”, nell’epigrafe del SS.Salvatore, laddove è invece scritto “incastro Vassanello”, si da far derivareVasanello dalla radice Vas, trascuran-do che il paese è stato sempre appella-to Bassanello o, nella forma dialettale,Vassanello (con due “S”).

E’ identico l’errore in cui sonoincorsi, non incolpevolmente, gliamministratori del Comune che, conla delibera n° 39 del 6.7.1946, quan-do decisero di cambiare il nome delpaese da Bassanello in Vasanello.

Le motivazioni di tale cambia-mento, oltre quella relativa al grosso-lano travisamento dell’epigrafe delSS. Salvatore, sono enunciate dallastessa delibera e possono riassumersinell’affermata esistenza di “un’indu-stria pregevolissima al tempo degliEtruschi”, dello “stemma delComune nel quale è presente la clas-sica anfora romana”, “nell’incorag-giamento e auspicio all’iniziativa delMarchese Prof. Paolo Misciatelli chestava impiantando uno stabilimentodi ceramica artistica la quale avreb-be dato uno straordinario benessereeconomico al paese”, ma che, invece,ebbe poco più di un decennio di vita,e, infine, nella considerazione, forseun po’ più patetica, che “Vasanellosuona meglio di Bassanello e quasi

della strada che deve forse ravvisarenelle due affermazioni soltanto unafacile, ritrita e inconcludente retorica.

Parimenti, si hanno serie difficol-tà a giustificare la delibera in questio-ne in ordine alla affermata esistenzanello stemma del Comune di “unvaso”, la classica anfora romana.

Effettivamente nell’attuale stem-ma del Comune è rappresentato unvaso, con sovrastante corona merlata,ma non è dato di sapere quando talestemma fu adottato e in virtù di qualeprovvedimento.

Noi abbiamo sott’occhi la pubbli-cazione della Regione Lazio:“Stemmi e Sigilli” nella quale sonoriportati quelli “ufficiali di tutti iComuni del Lazio, rilevatidall’Archivio di Stato” e nello stem-ma del Comune di Vasanello , allapag. 357, non si rileva alcun vaso;campeggia, invece, “l’immagine di S.Lanno, o meglio Lando, particolar-mente venerato dagli antichi abitan-ti”.45 Si afferma ancora nella citatadelibera che il nome “Vasanello si èpoi convertito in “Bassanello” pro-babilmente per facile scambio di con-sonante e per omonimia con il vicinoBassano in Teverina”.

Le regole della glottologia storicaprevedono - è vero - il verificarsi dimutamenti in una lingua o in un dia-letto anche in diversi periodi della suaevoluzione, ma è norma pressochécostante, nelle consonanti labiali, cheil suono più forte della “B” si possaaffievolire e tende a trasformarsi nelsuono più debole della “V”.

Non il contrario.Mons. S. Mariani, a chiusura del

capitolo sul “Nome del Paese”, si eraaugurato che “un’altra Amministra-zione più saggia avesse cancellatoquesto errore che strapazza la storiae falsa il nome del nostro paese”.

E’ l’augurio al quale si sono asso-ciati i cittadini bassanellesi, che, però,rimangono ancora in paziente attesa.

De hoc satis... almeno per ilmomento.