Chikitsa Jyotish

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INTRODUZIONE

La docta ignoranza la rinuncia a carpire il mistero delluniverso, ma il sapere che tutto quel che esiste vita e che votandoci agli altri esseri si raggiunge lunione con lassoluto. Albert Schweitzer

A dispetto dellapparente marginalit dellargomento, lastrologia medica tema desame di innumerevoli studi, e fra questi un numero davvero considerevole risulta essere opera di studiosi indiani; nellinciampare (consapevolmente) in questa miriade di testi riguardanti una superstizione, una pseudoscienza1 cos com oggi definito uno dei pi importanti fenomeni speculativi dellepoca premoderna, mi sorta spontanea una domanda, e la questione che sono andata ponendomi la seguente: perch ancor oggi, riconosciuta universalmente la validit delle scienze esatte (e appurato che lastrologia non fra queste compresa), gli indiani (ma anche e in misura non minore i tibetani, alcune minoranze religiose, come quella mandea 2 ad esempio) credono fermamente ai responsi che lastrologo fornisce loro? Perch consultare un jyoti sullo stato della propria salute, quando la medicina allopatica garantisce la guarigione in termini di scientificit e di sicurezza nei propri metodi, indiscutibile risultato dellinfallibilit sperimentale?3 Una risposta che trovo sia sensata questa: lastrologia ritenuta una scienza dalla validit indiscutibile, cardine della vita di un indiano, risultando infatti di capitale importanza nei momenti chiave della vita, cio alla nascita, quando lastrologo suggerisce, dopo aver esaminato laspetto dei pianeti, il nome appropriato al nascituro, e al momento dellunione, della scelta dello sposo/a solitamente spettante ancora oggi ai genitori; al candidato, oltre alla qualifica di appartenere alla stessa jti (identit castale), richiesta molto spesso quella di un tema natale compatibile con il coniuge, per poter garantire alla coppia un futuro insieme felice,

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Campo di indagine che riproduce solo sul piano formale il linguaggio e i criteri propri della scienza [..] privo di contenuti autentici (voce tratta dal Dizionario della Lingua Italiana, Devoto-Oli, le Monnier, 2002) 2 la vita quotidiana dei mandei legata indissolubilmente alla consultazione degli astri, e strumento per tali consultazioni lo spar maluaia, un manuale di astrologia, demonologia e farmacopea; si veda a questo proposito il saggio E. Lupieri, I Mandei gli ultimi gnostici, Brescia,Paideia, 1993. 3 In occidente, data la presenza sempre pi consistente di centri per linsegnamento e lapplicazione di metodi di cura alternativi, si forse iniziato a comprendere che ogni cultura ha prodotto e concepito dei rimedi (non solo igienici) validi, e che tale concetto di validit non estendibile al campo dindagine di un'unica fra le tante culture sorte e decadute, ma un concetto che viene, come la storia ha largamente dimostrato, costantemente messo in discussione. Inoltre purtroppo, andrebbe a questo punto aperta una parentesi sullo stato di sanit del Subcontinente, che non nelle mie forze indagare, ma che appare allevidenza inadeguato.

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prospero e non segnato quindi dallincompatibilit.4 Lastrologia in India ancora creduta essere ausilio rilevante per la comprensione dellindividuo e del mondo, un codice di lettura autorevole, poich gi contenuta in nuce nel testo sacro per eccellenza, i Veda, e andata perfezionandosi grazie al contributo di astronomi la cui intuitivit e conoscenza appaiono ancor oggi incredibili.5 I metodi dellindagine astrologica sono ripartibili in tre tipi: nativitates o genitura il cosiddetto tema natale, electiones (eroteseis) che indagano linfluenza dellastro notturno6 e interrogationes (katarchai) che indagano invece gli influssi dei corpi celesti, calcolando lassetto celeste del momento in cui ci si interroga. Sussiste una suddivisione fra apolestematica individuale ed universale: la prima si propone di predire la sorte del singolo, la seconda le sorti future di interi popoli, eclissi, carestie, epidemie, terremoti, ecc. Ci su cui ci soffermeremo in questa sede la predizione individuale, la guarigione del singolo, operata attraverso i tre metodi di indagine di cui sopra. Lastrologia medica, conosciuta in Occidente come iatromatematica,7 quella branca dellastrologia che si occupa di indagare le relazioni e gli influssi intercorrenti fra i corpi della sfera celeste ed i corpi per cos dire terrestri, che si trovano in un determinato momento in essere, e che da tale momento trascorreranno una altrettanto determinata (e determinabile?)8 frazione di tempo cosmico sul terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole. Partendo dalla premessa che le leggi che regolano il macrocosmo non divergono da quelle che regolano il microcosmo, che gli elementi che compongono luniverso sono i medesimi che, a seconda della proporzione quantitativa de e fra gli stessi, vanno a formare la materia cos come noi lintendiamo, ovverosia oggettivabile tramite gli organi di senso, appare allora con chiarezza un particolare metodo dindagine di cui savvale la iatromatematica, ovvero lanalogia. , questo, concetto cardine, premessa fondante su cui si regge la speculazione astrologica nella sua specificit, in quanto fondata appunto sulla credenza in una perpetua e indefettibile connessione fra i vari corpi celesti che compongono luniverso; leterna regolarit e inalterabilit del fenomeno celeste, questa la premessa dellastrologia. Cos afferma Proclo tutto in tutto [..]4

Al riguardo si vedano ad esempio M. N. Kedar, N.S.Kapoor, Timing of Marriage ,Delhi, Bhartiya Prachya Evam Sanatan Vigyan Sansthan, 1998. 5 A tal proposito si vedano le opinioni contenute nei saggi di B.Datta, A.N.Singh, History of Hindu Mathematics, Delhi, Bharatiya Kala Prakashan, 2001 e O.Neugebauer, A History of ancient mathematical Astronomy, Rodhe Island, Browne University, 1975. 6 Le electiones sono generalmente determinate dagli astrologi cercando in quale delle dodici domificazioni celesti si trova in un dato momento la Luna, a cui associato un altro metodo che consiste nel dedurre lopportunit dellazione dal luogo che la Luna occupa allora in una delle ventisette stazioni o mansioni lunari. 7 Dal greco itrs -medicamento e mthema scienza; con tale termine si intese definire un approccio conoscitivo che si avvaleva di leggi matematiche, universali, e allo stesso tempo di concezioni ed intuizioni di ordine metafisico. 8 Il memento mori, la consapevolezza della propria finitudine, ci che in primis spinge luomo alla ricerca e alla speculazione metafisica; nellastrologia tale interrogativo trova posto nella predizione del momento della morte, associata allVIII domificazione, iscritta nel tema natale.

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nelle cose celesti sono contenute quelle terrene in modo celeste, nelle terrene quelle celesti in modo terreno; il compenetrarsi, il partecipare della stessa natura, che fa si che i corpi celesti influenzino la natura umana, ed quindi implicito che possa avvenire lopposto, come stato affermato dall Aquinate: tutto ci che esiste sulla superficie di questo mondo sublunare sottoposto allinfluenza degli astri, ma il saggio domina le stelle.9 Lanalogia, per estensione, arriva a comprendere il mondo animale, vegetale e minerale; La similitudo, la sympathya, il concetto di , ragione del reciproco agire e patire delle entit celesti e terrene, il cosiddetto isomorfismo strutturale, per cui gli eventi terrestri corrispondono esattamente a quelli astrali e sono ad essi sincronizzati [..] la distinzione che sopera costantemente nel mondo fisico, ci rende partecipi e in potere della natura, la quale ha la facolt di contrassegnare, di formare, e la forma esteriore cos prodotta corrisponde specularmente a quella interiore, invisibile [..] la somiglianza fra due o pi forme risulta quindi indicativa della partecipazione delle stesse alla medesima natura.10 Analogia cardine dellastrologia medica quella della melothesia, che consiste nellassegnazione delle parti del corpo ai pianeti, calcolando ci in accordo alla Luna ed ai segni come esposti nel Tetrabiblos di Tolomeo, e presente nel sistema astrologico indiano nella visione cosmogonica del klpurua.11 Gli astri vengono perci a delinearsi secondo immagini archetipiche, la cui origine si perde nella notte dei tempi e che sono divenute parte integrante del nostro pensiero associativo; essi non operano tramite un semplice influsso ma in un effettiva e totale identit, essendo la loro natura coincidente a quella degli esseri cui presiedono: Tutti i principi attivi dei corpi hanno carattere sidereo, sono gli astri stessi visibili nella sfera inferiore, e da ci consegue che linflusso dun ente su di un altro possibile solamente nel caso appartengano allo stesso principio.12 A partire da queste premesse sopera lesercizio dellastrologia medica, associando pianeti, membra costituenti il corpo fisico, piante, ecc. attraverso le loro reciproche, comuni caratteristiche. cos che il sapere relativo a eclissi e coniunctiones ragguaglia ad esempio sullapparizione di fenomeni dapoplessia e morte improvvisa, che i terremoti sono indissolubilmente legati allemergere di fenomeni pandemici di febbre, e che la grandine viene associata ai morbi tartarei (coliche e calcoli renali). Nel passato lastrologia si era fusa a tal punto con la scienza da assoggettare di fatto non solo lastronomia, ma tutte le scienze naturali, dalla mineralogia alla botanica e alla zoologia, dalla filosofia alla medicina; nellappendice al suo libro intitolata astrological medicine - iatromathematics, Tamsyn S.Barton scrive: Tolomeo afferma nellintroduzione al Tetrabiblos che gli egiziani,9

Tommaso DAquino, Summa teologica, (questione 96). Bianchi Massimo, De signatura rerum, Roma, Edizioni dellAteneo, 1987, pp.72-74. 11 Simile alla visione del klpurua quella delladam kadmon, luomo macrocosmico della speculazione filosofica ebraica. 12 Bianchi Massimo, De signatura rerum, Roma, Edizioni dellAteneo, 1987, p.87.10

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coloro i quali avevano in maggior misura sviluppato larte dellastrologia, avevano indissolubilmente unito le predizioni mediche e astrologiche. La iatromatematica era uno degli usi pratici (pi popolari) maggiormente riconoscibili dellastrologia [..] Le Bloeffe menziona tavolette astrologiche davorio ritrovate vicino al santuario di Apollo Grannus risanatore, a Grand, vicino Vosges, che documentano la conoscenza dellastrologia medica.13 Metodi per connettere le stelle a salute e malattia sono innumerevoli, e gli iatromatematici furono creativi nel proporre ed elaborare tali alternative. Le connessioni fra stelle e membra corporee (melothesia) furono abbastanza ben conosciute da Plinio, perch questi ne alludesse in termini generali. Lastrologo Teukros nel Corpus Catalogorum Astrologorum Graecorum14 sceglie un determinato percorso, nellassociare il tipo di malattia al pianeta corrispondente. In alternativa, altri soggetti astrologici possono essere presi in esame, come le dimore o destini, utilizzati nello scovare i signori dei segni o i decani. Le possibilit sono quasi infinite sia per il tema natale (janma kual) che catarchico, nel quale viene considerato il momento individuale. Semplici valori di calcolo secondo cui il paziente vivr o morir furono offerti in schemi quali quello della sfera di Democrito, che collega il giorno ed il mese (lunare) con le lettere del nome convertite in numeri. Gli elementi astrologici sono inoltre associati agli ingredienti usati in farmacopea contenuti nei trattati preservati nel Corpus Hermeticum. Espressione usata per definire il legame fra astrologia e medicina era quella di magia naturale, che si basava sullidentificazione della daemon geniturae, dellassetto celeste al momento della nascita, quale indicatrice della via al trattamento iatromatematico di ogni singolo caso, e sviluppata in particolar modo nel mondo occidentale da Paracelso, la cui iatrochimica di origine alchemica fu commentata esemplarmente dal Fioravanti ne Il Tesoro della Vita Humana; Precedenti teorici della dottrina delle signaturae si ritrovano nellantichit in alcuni passi della Naturalis Historia di Plinio (il suggerimento dutilizzare ad esempio il quinque folium per curare lartrite degli arti superiori, formati ciascuno da cinque dita, intuitivamente associabili), nel De Medica Materia di Dioscoride (I sec.d.C.) e nel De Medica Mentis di Marcello Empirico (IV-V sec.d.C.). Similmente nella cultura cinese il ginseng e in quella occidentale la mandragola, che ricordano vagamente la forma duna figura umana, sono sempre stati considerati di beneficio generale al corpo. Nella Historia Plantarum Teofrasto riporta la pianta denominata scorpios () quale rimedio per la puntura dellomonimo animale, dunque in un ottica evidentemente opposta a quella di Ippocrate (ritenuto appunto essere il precursore della moderna e imperante medicina allopatica); cos Plinio si pronuncia contro i polipi nasali, prescrivendo lassunzione del13

Tamsyn S.Barton, Power and Knowledge astrology, physiognomics and medicine under theRoman Empire, The University of Michigan Press, 1994, p. 186 (nostra traduzione). 14 Corpus Catalogorum Astrologorum Graecorum, Paris, ed. Franz Cumont et al. Brussels, 1898.

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polypodium, contro i calcoli renali suggerendo lutilizzo del lithospermum, lechino contro i morsi delle vipere, e cos via. Scrive Bianchi: nei trattati di botanica astrologica circolanti in et ellenistica attribuiti a Ermete e Thessalos, viene ad esempio prescritto il per la vista, legata al Sole, perch lastro ha in s questa qualit. Alberto Magno nel De secretis Mulierum assegna a Marte l, lAriete, segno in cui ha il proprio domicilio, e cos vi associa le malattie della testa, in quanto lAriete come primo segno corrisponde microcosmicamente al capo, e in tal guisa appare nelle raffigurazioni della melothesia. Cos in natura si pu osservare come lellotropio si muova in accordo al Sole, il selenotropio alla Luna, mentre il loto dischiude i petali in perfetta sincronia coi movimenti dellastro notturno; verbena, angelica e celidonia sono credute curare rispettivamente cuore, milza e polmoni; gli esempi che ci offre in questo senso la natura sono quantomeno indicativi dellinfluenza che gli antiche osservarono essere esercitata da luminari e pianeti. Dunque lastrologia medica nellantichit era conosciuta e sera sviluppata in numerose civilt, ma a tuttoggi sopravvive come terapia medica solo in India e nella cultura tibetana. LIndia stessa, nellincontro con loccidente che da sempre ne ha mitizzato la cultura per cos dire magica, ha finito col vedere se stessa come tale, terra di signa e portentia, di stregoneria e di rituali esoterici, di speculazione filosofica gnostica che ha condotto alla formulazione di pratiche ascetiche come quella yogica e di modelli di vita che il mondo occidentale ha conosciuto solo come eccezioni, come scelte esistenzialiste di pochi. Oggigiorno lutilizzo quotidiano di una pratica com quella dellastrologia medica dunque comprensibilmente limitata ad un mondo che ancor oggi vive appieno allinterno di una visione della vita magico-religiosa. Ci che mi propongo quindi in questa tesi, il tentativo di descrivere (non esaustivamente purtroppo, poich largomento, come premesso, vastissimo) una consuetudine peculiare del popolo indiano e di quello tibetano, lavvalersi di un metodo di guarigione alternativo antichissimo, e che nel passato era proprio anche di altre civilt.

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Capitolo I

ASTROLOGIA VEDICA

GLI ALBORI DELLASTROLOGIA INDIANA

Lastrologia considerata un upaveda,15 ovvero una scienza ausiliaria dei Veda, il ricettacolo dellintera conoscenza sacra e non dellIndia antica, e dunque da sempre presente nella cultura e nella tradizione del popolo indiano. Nel capitolo riguardante le origini dellastrologia greca del suo Jyotihstra, Pingree afferma che lastrologia interrogazionale16 si svilupp in India nel II e III sec. d.C. sulla base dellastrologia catarchica, mentre lastrologia per cos dire ordinaria prese forma nellIran sasanide allincirca nel V-VI sec d.C. sull esempio della geneatlologia greca,17 ed questa larte astrologica che venne assunta e che si svilupp nel subcontinente. Ognuna di queste tipologie astrologiche regge sul presupposto che i pianeti, nella loro eterna rotazione attorno alla terra, trasmettano degli influssi determinabili e conoscibili nel mondo sublunare, e che la conoscenza delle caratteristiche di tali influssi possa portare alla scoperta e allutilizzo di formule, riti, oggetti simbolici ecc., che annullino quelli fra di essi risultati negativi allosservazione costante nel tempo dei fenomeni celesti. La civilt indiana fa risalire le proprie origini al tempo in cui i Veda vennero rivelati (la tradizione autoctona afferma che tale periodo corrisponda al VI millennio a.C, mentre gli studiosi moderni lo pongono nel II-I millennio a.C.), ed proprio nei Veda che si ritrovano i primi esempi di una tale osservazione delluniverso ed i primi tentativi di controllarne gli effetti e laccadimento. noto che principale tema vedico sia quello del sacrificio e della sua attuazione; esso era visto come lunico mezzo posseduto dalluomo per mantenere il controllo e lordine (ta) nel macrocosmo, e per diretta conseguenza nel microcosmo del karmabhmi (della terra del rituale, la terra pura dove regna e vige tale giustezza). Lesecuzione dei rituali rauta vedici prevede quale essenziale prerequisito laccumulo dellaltare del fuoco (laltare sacrificale), lo agnicyana. Questi altari (citi) assumono la forma di vari oggetti, e tali forme, menzionate nella Taittiryasahit V, 4-11 (dopo

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Tra le scienze ausiliarie (dette anche vedga), annoverata anche la scienza medica (yurveda). Meglio conosciuta come astrologia oraria, una tecnica oroscopica fra le pi antiche attraverso cui un astrologo tenta di rispondere ad una questione formulando un oroscopo dellesatto momento in cui tale questione sorta nella sua mente. 17 D.Pingree, From Astral Omens to Astrology from Babylon to Biknr, Roma, I.s.i.a.o, 1997, pp 21-22.

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lo chandaciti o altare misuratore) e nello atapathabrhmaa insieme alla descrizione dei sacrificatori che devono erigerle sono:18 1. yenaciti o altare del falco, per colui che desidera il paradiso (svarga) 2. kakaciti o altare dellairone, per colui che desidera una testa nellaltro mondo 3. alajaciti o altare delluccello alaja, con 4 solchi, per colui che desideri ottenere supporto 4. pragaciti o altare triangolare, per colui che desidera respingere i propri nemici 5. ubhayatah pragaciti o altare triangolare su entrambi i lati, per colui che desidera respingere i nemici passati, presenti e futuri. 6. rathacakraciti o altare della ruota del carro, per colui che vuole sconfiggere i nemici 7. droaciti o altare del ventre/trogolo, per colui che desidera ottenere cibo in abbondanza. 8. samhyaciti o altare delle cose riunite assieme, per colui che desidera armenti (bestiame) 9. paricyyaciti o altare circolare, per colui che desidera il ptiloka (mondo dei padri, lunare)

Ciascuno degli altari di base deve essere costruito con cinque strati di mattoni, il cui numero deve risultare fisso; inoltre i mattoni del secondo e quarto strato non devono poggiare direttamente sopra o sotto quelli del primo, terzo e quinto, e la superficie occupata dallaltare, indipendentemente dalla forma di questo, deve ricoprire unarea di sette quadrati e mezzo purua e, a seconda del proponimento, questarea saccresce secondo specifiche proporzioni numeriche legate a tali quadrati. Laltare va poi correttamente orientato rispetto alle direzioni cardinali. Il compito dellautore del ulbastra era quello di prescrivere regole per disporre questi altari con una sola corda (rajju o ulba appunto) di determinata lunghezza e di pali o gnomoni (aku).19 Altre forme daltare sono descritte nei vari brhmaa, dove sono inoltre prescritti i rituali da eseguirsi in essi. Gli rautastra appartenenti allo Yajurveda spesso includono quali appendici trattati che riportano regole concernenti la geometria implicata nella costruzione di tali altari, e questi trattati sono conosciuti col nome di ulbastra (519 in totale). detto inoltre in questi testi che un altare immaginario pu essere costruito nella mente del sacrificatore tramite la recitazione di appositi mantra, ed questo il sacrificio interiore che si svilupper nel vednta, dove verranno abbandonati i simboli e lintera ritualistica esteriore, e che quindi non sviluppa nessun approccio analogico-simbolico con il macrocosmo, oggetto invece dellosservazione dei sacerdoti ed esecutori del rito sacrificale vedico per eccellenza. La maggior parte dei sacrifici vedici prescritto nel testo sacro che vadano eseguiti in momenti specifici, determinati dalla posizione del sole relativamente al suo percorso settentrionale (uttaryana) e18 19

D.Pingree, Jyotihastra, Wiesbaden,Otto Harrassowitz, 1981, p.1. Ibid, p.5 (nostra traduzione).

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meridionale (dakiyana), del mese sinodico o dalla posizione della Luna secondo i nakatra (gli asterismi o costellazioni). Il primo tentativo di descrivere i moti del Sole e della Luna relativamente ad ayana, nakatra e fra i due luminari stessi, si ritrovano nel Jyotiavedga20 di Lagadha, che espose chiaramente il proprio proposito in questi termini: dal momento in cui i Veda sorsero per amore del sacrificio,e i sacrifici furono stabiliti in successione temporale ordinata; colui che conosce il jyautia, la scienza di determinare il tempo, conosce i sacrifici. Risultava dunque prioritario fissare il momento propizio (muhrta) per eseguire i samskra, e di computare il calendario (pacaga) che indicasse festivit (tithi), momenti auspiciosi (yoga) oppure infausti (karaa), e fenomeni quali lentrata del sole nel segno zodiacale (sankrnti), le eclissi (grahaa), ecc. Gli auspici o presagi (adbhuta, utpta, nimitta) sono probabilmente stati considerati sempre dagli indiani, cos come dagli altri popoli dellantichit, quali simboli per conoscere il futuro. Vi sono, riguardo ci, alcuni riferimenti nel gveda (II 42-43 e X 165) e nellAtharvaveda (VI 27-29 e VII 64) ad un uccello auspicioso (akuna). I primi sforzi sistematici nellelencare e classificare i presagi e nel fornire le loro contromisure rituali (nti) appaiono nel Kauikastra (XIII kandika 93-136) dellAtharvaveda e la fonte comune dellAdbhtabrhmaa, che corrisponde al quinto e sesto adhyaya del Sadvimsabrhmaa, lo Asvalayanaghyapariista (IV 11-22), e lAdbhtaanti dellAtharvavedapariista. I presagi in questultima fonte erano associati alle sette divinit Indra, Varua, Yama, Agni, Vairvana, Viu, e Vyu, e comprende fenomeni che avvengono sulla terra, nellatmosfera e nei cieli divini (svarga). Lagadha ritenne la lista vedica dei ventisette nakatra inizianti con kttika corretta, ma non li consider costellazioni, bens misurazioni degli archi sulleclittica di 13-20 ciascuno e inizianti con lequinozio vernale. Ci comporta che lattuale posizione dei coluri equinoziali e solstiziali rispetto alle stelle fisse non possono essere usati per datare il Jyotiavedga, considerato il testo astronomico - astrologico indiano pi antico, ma la sua relazione periodica venne ricopiata nel Paitamahsiddhnta, datato all11 gennaio dell80 a.C da Varhamihira nel suo Pacasiddhntika. Altri testi che riflettono tali primitive conoscenze astronomiche sono lArthastra di Kautilya e il trattato buddhista intitolato ardulakarnavdana. I sistemi rivisti nella seconda recensione dello Yajurveda furono utilizzati nei trattati jainisti intitolati Sryapannatti e Camdapannatti,e nei versi ascritti a Garga nel bhasya (commentario) di Somakara. I pi antichi trattati di scienza astronomica sono i cinque elencati da Varhamihira nel Pacasiddhntika.21 Allinizio del V sec d.C, venne introdotto in India un sistema astronomico

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Il Jyotiavedga ci pervenuto in due recensioni: quella contenuta nel riveda consistente in 36 versi ascritta appunto a Lagadha (od al suo discepolo uci) e quella contenuta nello Yajurveda in 43 o 45 versi, di cui 29 appaiono anche nella prima versione, e la cui recensione indubitabilmente pi antica. 21 Si veda il Capitolo II.

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greco pi sofisticato, ed da questo periodo in poi che inizia a svilupparsi ed a sistematizzarsi la scienza astrologica (che in India trova la sua pi piena fioritura nel VI sec. d.C. grazie allopera di Varhamihira). Un opera dastronomia importante per lo sviluppo di tale scienza nel subcontinente fu il Brahmasphutasiddhnta, un testo composto nel 628 d.c. per il re Vyghramukha dal noto astronomo e matematico Brahmagupta. Al-Mansur incaric un indiano giunto a Baghdad nel 154/771 di dettarne un compendio, poi ordin di tradurlo in arabo e tale compito fu affidato allastronomo al-Fazari. Il significato di Brahmasputhasiddhnta quello di libro corretto di astronomia attribuito a Brahma. Pingree suddivide la storia dellastronomia indiana in cinque periodi principali: 22 il periodo vedico, che va dal 1000 al 400 a.c., nel quale furono introdotti termini base del calendario, strutture matematiche rudimentali ma nessun trattato sistematico, a cui seguirono quello babilonico (400-200 a.c.), greco-babilonico (200 a.c.400 d.c.) greco (400-1600 d.c.) ed islamico (1600-1800 d.c.). Il pi antico sistema indiano a noi noto (inizi del IV sec. d.c.), quello del Paitmahasiddhnta del Viudharmottarapura, trattato che divenne il testo base della scuola astronomica nota come brhmapaka. Pingree afferma che le scienze astrali babilonesi , nella forma che esse raggiunsero nel periodo achemenide, prima del significativo sviluppo dellastronomia, od il minore sviluppo avvenuto nel periodo seleucide sugli auspici/divinazioni, divenne il fondamento del Jyotihstra. Molti testi greci in entrambe le scienze (astronomica e astrologico - divinatoria dunque) vennero tradotti in sanscrito, e linfluenza dellastronomia greca particolarmente visibile nel citato Viudharmottarapura (425 circa d.C. ), nellrabhaiya di ryabhaa (500 d.c), nel Pacasiddhntika di Varhamihira (550 circa d.C.), i tre testi fondamentali dastronomia indiana, e nello Yavanajtaka di Sphujidhvaja, nel Vddhayavanajtaka di Mnarja (300-325 circa d.C.), nella Bhatjtaka di Varahmihra (550 circa d.C.) e nel suo commento Jagaccandrik di Bhaotpala, i pi importanti trattati, questultimi, di astrologia indiana e fondati sulla geneatlologia greca.23

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D.Pingree, Jyotihastra, op.cit, p.9. D.Pingree, From Astral Omens to Astrology from Babylon to Biknr, I.s.i.a.o, op.cit., pp 33-34.

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DEV IPOSTASI DEI FENOMENI CELESTI

Le divinit che compongono il pantheon gvedico sono state da alcuni esegeti assimilate ai fenomeni celesti,24 ed un chiaro riferimento a questo tipo dassociazione si ritroverebbe nell Aittareya Brhmaa (III-34) che parla della nascita dei pianeti dal seme di Prajpati, da cui per primo detto sorgere ditya, il Sole, seguito da Bhgu, Venere, e da Bhaspati, Giove.25 Lo studioso Ekendranath Gosh, in particolare, ha svolto una particolare esegesi del testo sacro, arrivando a descrivere nel suo libro le principali divinit che compiano nei 1028 kta come simboli archetipici degli eventi e dei corpi delluniverso:26

in questo testo sono descritti i

riferimenti presenti nei Veda a quelle ipostasi divine che possono essere interpretate alla luce di una chiave di lettura astronomico - metereologica. Attraverso i dieci maala del gveda, troviamo numerosi riferimenti a mondi diversi, e lautore li enumera secondo tre gruppi principali: paradiso (div), firmamento (antarika) e terra (pthiv), divisi a loro volta in subregioni e dando delle informazioni che li qualificano (ad esempio la presenza di trentatr deit negli svarga - paradisi, il Soma che ruota attorno alle alte regioni di pthiv dal paradiso al firmamento ecc.). Risulterebbe poi menzionata una quarta regione celeste, detta paramavyoma, uno spazio a distanza immensa da quello conosciuto. Il paradiso (div) caratterizzato dalla presenza di corpi luminosi, ed il pi elevato dei tre mondi. Nka termine che indica a sua volta la sub-regione paradisiaca pi elevata: ci si rivolge al cielo chiamandolo Padre, e lautore descrive tale cielo, in termini spaziali, come lunione di 3 mondi:27 1. Primo Cielo/Paradiso la regione superiore caratterizzata dalla presenza di corpi luminosi detto div, svar, nka o tridiv, e suddiviso principalmente in tre livelli (uttma, madhyama, avama ovvero alto, medio e basso cielo). Si ritrovano inoltre rispettivamente tre div e tre nka nel paradiso, e nei primi trovansi i luminari (rocana), i quali son detti dar luogo alla terza regione celeste. 2. Secondo Cielo/Firmamento, generalmente menzionato col termine antarika (letteralmente la regione al di sotto delle stelle). Viene inoltre chiamato rjas, madhya (regione di mezzo), pa (regione delle acque)

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Si rimanda allarticolo di D.Frawley, Planets in the Vedic Literature, in Indian Journal of the History of Science, (29-4), 1994. 25 Si veda larticolo di S.Kak, Vene, Veda, Venus, in Brahmavidy, The Adyar Library Bullettin, vol.60, 1996, pp. 229-239. Si rimanda inoltre allesaustiva bibliografia segnalata in calce allarticolo medesimo. 26 E.Ghosh, Studies on Rgvedic Deities - astronomical and metereological, Dehli, Cosmo Publications, 1983. 27 Ibid, p.9 (nostra traduzione).

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3. Terra, usualmente denominata pthiv, ma anche bhm, kam e jm etc., riconosciuta come la Madre, mentre Soma e Pan sono suoi padri e originatori; Indra e Soma assieme la dispiegano, ne permettono lestensione. 4. Paramavyoma,( regione delle tenebre sryanvati) uno spazio detto trovarsi ad una distanza immensa dai tre mondi summenzionati.

Questi tre mondi sono a loro volta suddivisi in molteplici sub-regioni. Vi sono dei passaggi nel Rgveda che fanno supporre una conoscenza dei saggi i della rotazione assiale e del movimento orbitale della terra.28 V.G. Rele nel suo The Vedic Gods as Figures of Biology ritiene che paradiso, firmamento e terra rappresentino le tre porzioni del sistema nervoso centrale umano, andando ad identificarsi il primo con il cervello, o piuttosto con i due emisferi cerebrali uniti, la terra con la spina dorsale, il lungo corpo cilindrico che occupa il canale delle ossa posteriori, ed il firmamento viene da esso infine identificato con la porzione intermedia del sistema nervoso centrale, un corto corpo piramidale giacente in direzione obliqua al di sotto dellemisfero cerebrale e che connette questi alla spina dorsale (si tratta comunque evidentemente di una mera ipotesi, ed lunico caso di associazione fra i mondi citati nel testo sacro e parti del corpo umano). Agni (X.5 VII) detto essere asat (non esistente, privo di realt ontologica) e allo stesso tempo sat (esistente); posto nello spazio pi elevato (paramavyoma), al di sopra di diti e di Daka (detti originarsi luno dallaltra).29 Secondariamente in gveda X.72 troviamo una concisa descrizione della creazione delluniverso: Brahmanspati, come un maniscalco, origina i dev (luminari), e lesistente detto emergere dal non esistente prima che giunga tale tempo dei dev (X.72.2), che una volta creati vengono posti nell (una sub-regione dello svarga). Al di sopra desso sorge Uttapad, quello le cui gambe sespandono verso lalto, da cui sorigina bh, la terra, e da questa , laurora. I dev, che pervadono i mondi, fanno emergere il Sole celato nelloceano. Nel gveda vengono poi nominati i figli di diti (gli ditya, principalmente otto30 Mitra, Varua, ryaman, Bhaga, Indra, Soma); sette di loro verranno condotti dalla Madre nei paradisi, mentre Mrtada verr inspiegabilmente allontanato da diti, la quale gli ingiunse di presiedere sulla vita e sulla morte degli esseri venuti in esistenza (Rgveda X.72.8). Nellera28

Ibid, p.11. Oh Daka! Aditi, ch tua figlia, d vita ai Dev, i gloriosi, tenuti da indistruttibili legami, da lei originatesi, gveda (X.72.4). 30 ataphata Brhmaa (3.1.3.3); in questo testo, scrive Gosh, anche i dodici mesi dellanno sono considerati ditya (cos nella Bhadaranyakaupanisad dove i dodici mesi sono detti essere gli Aditya del samvatsara, lanno); anche il Sole (Srya), che determina le cinque stagioni, considerato un Aditya nello ataphatabrhmaa. Nel Talavakropaniadbrhmaa, ritroviamo una lista di divinit, evidentemente Aditya, identificate con le parti del giorno e della notte sovra cui presiedono (4.5 1-3) il numero degli Aditya viene variamente elencato negli inni rgvedici, ed il numero saccresce al valore di dodici nei puraa (ma nel Viupuraa sono cos enumerati: Viu, Sakra, Vivavat, Savit, Mitra, Varua, Am e Bhaga).29

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primordiale diti (la cui figura prevalentemente invocata e descritta come inamovibile, inaccessibile anehasa, ed onnipervadente sarvatti). Indra la pi prominente delle deit invocate dai saggi gvedici, che le dedicarono pi di duecento inni. Egli il non-nato, il fulmine, il datore di pioggia, e farebbe dunque pensare ad una sua probabile connessione con quella parte delleclittica che corrisponde al solstizio destate, connesso alle piogge monsoniche, mentre in alcuni inni detto far ascendere il Sole, generare lalba e distruggerla. Viu nel gveda appare invocato tre volte da solo e due volte con Indra, a cui associato; i suoi tre passi con cui attraverso terra, atmosfera e cielo sono considerati da il nascere ascendere e calare del sole. I bhu (termine che letteralmente significa destro, esperto, abile) sono invocati in sette inni gvedici; detti figli di Sudhanvan (il buon arciere) sono i geni delle stagioni, con cui Gosh si trova daccordo. Il dormire per dodici giorni nella dimora del sole indicherebbe che il progredire delle stagioni diviene molto pi lento, fenomeno che sopraggiunge in un determinato punto dellorbita eclittica della terra attorno al sole conosciuto come afelio, quando il sole occupa il punto esattamente opposto, il perielio. Il cane che nel mito sveglia i bhu rappresenterebbe invece la stella luminosa, Sirio. Vi sono vari passaggi nel Rgveda che sembrano riferirsi ai pianeti; i termini uk e adhvaryu, colui che accende il fuoco nel cielo, potrebbero richiamare la qualit del donare la luce al mondo sub-lunare dei due luminari. lautore associa Ve, il cui significato luminosit, e in quanto spesso associato alla Luna negli inni, a Venere, lastro luminoso per eccellenza. Trita colui che conosce i sette raggi che dipartono dal suo ombelico, e nella Taittiriyasahit detto essere datore di lunga vita, ed strettamente associato a Ekata e Dvta;31 si trovano dei riferimenti ad esso anche nellAvesta (yasna IX), e sia in esso che nel gveda viene descritto come un serpente a tre teste, sei occhi e sette raggi, dallinconcepibile forza; Gosh lo associa ad Orione (klapurua). Mitra, presiedente lanuradha nakatra, corrispondente al dio Sole persiano Mithra, rappresentato nellatto duccidere il toro con laiuto dello scorpione, e secondo lautore il Sole che entra in congiunzione diurna col Toro e con lo Scorpione durante la notte, opposte costellazioni (secondo Porfirio, Mithra era il Demiurgo Toro ed il Signore della Genesi).32 Nei Brhmaa Mitra e Varua sono menzionati quali opposti: Mitra la destra, Varua la sinistra (Taittiryabrhmaa 1.7.10.1), sono pra e apna

(ataphatabrhmna VIII 4.2,6), il giorno e la notte (Aitareyabrhmaa 4,10) etc., e Varua, secondo questa visione, verrebbe dunque a rappresentare lastro notturno. Cos scrive Gosh: la nascita di Mithra era associata al solstizio invernale nel periodo romano [..] lasterismo31

Si veda a tal proposito R.Gopal, The History and Principles of Vedic Interpretation, Dehli, Cameo Publications, p. 62. 32 Citato in J.M.Robertson, Pagan Christs: Studies in Comparative Hierology, London, Watts & co, 1911.

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anurdh presieduto da Mitra, posto nel segno dello Scorpione, e lasterismo atabhi nel mese di agrahyaa dedicato a Mitra. Unendo questi fattori possiamo concludere che Mitra sia la divinit che presiede lequinozio vernale [..] Varua lequinozio autunnale33 a cui acclude un elenco di svariati altri esempi che lo hanno condotto a formulare tale ipotesi. Negli antichi trattati dastronomia troviamo i nomi di alcune divinit (gran parte delle quali inclusa nellelenco degli ditya) connesse agli asterismi lunari (nakatra); nellrca Jyotia e nello Yjua Jyotia34 ritroviamo i nomi delle divinit (od una o pi sillabe di tali nomi) usati per indicare i ventisette nakatra, per cui i termini che li designano coincidono, mentre in alcuni casi le divinit sono dette dei presiedenti gli asterismi,35 esposti dal Gosh nel seguente schema: 1. Avini (asterismo detto anche Dasra, abbreviato in Jyau) presieduto dagli Avini 2. Bharani (detto anche Yamal) presieduto da Yama 3. Kttika ( detto anche Agni, gneya) presieduto da Agni 4. Rohi (detto anche Prajpati) presieduto da Prajpati 5. Mgasra, presieduto da Soma 6. rdh (detto anche Bhava, Rudra), presieduto da Rudra 7. Punarvasu (detto anche diti, ditya) presieduto da diti 8. Py (detto anche Bhaspatya) presieduto da Bhaspati 9. Alea (detto anche Sarpa), non presieduto 10. Magh (detto anche Pitar) presieduto da Pitarah 11. Prva phlgun (detto anche Bhaga, Bhgis od abbreviato in Ga), presieduto da Bhaga 12. Uttar phlgun (detto anche Dhtr, Aryam) presieduto da Aryaman 13. Hast, presieduto da Savit 14. Citr, presieduto da Tvast 15. Svt, presieduto da Vyu 16. Vkha, presieduto da Indrgni 17. Anurdh (detto anche Mitra, Maitra) presieduto da Mitra 18. Jyeh (detto anche Indra) presieduto da Indra 19. Ml, presieduto da Nivtti 20. Purvsdh (detto anche pa, Jala, abbreviato in Pa) presieduto da pa 21. Uttarsdh (detto anche Vaiva Dev) presieduto da Viva Devah 22. ravana, presieduto da Viu33 34

E.Gosh, Studies on Rgvedic Deities - astronomical and metereological , op.cit. p.23 (nostra traduzione). Il Vedga Jyotia stato tramandato in due recensioni, ovvero quella gvedica (lrca Jyotia) e quella yajurvedica (Yjua Jyotia). 35 Ibid, p.22.

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23. Dhanih, (detto anche Vasu) presieduto da Vasu 24. atabhi (detto anche Vrua) presieduto da Varua 25. Prva bhdrapada (detto anche Ajpada) presieduto da Aja Ekpad 26. Uttar bhdrapada (detto anche Ahirbudhna, abbreviato in Hir) presieduto da Ahirbudhna 27. Revat (detto anche Paua) presieduto da Pan Lautore arriva dunque a supporre che il significato dei nomi ed i vari attributi assegnati a ciascuna divinit si pu supporre siano derivati dai vari fenomeni fisici osservati dai saggi vedici e correlati alla conoscenza degli ammassi di stelle o asterismi [..] a mano a mano che gli asterismi venivano riconosciuti, le divinit vennero create e nominate di conseguenza, a seconda delle caratteristiche dei fenomeni rilevati.36 Possiamo pertanto supporre che gli ditya, o la maggior parte di essi almeno, rappresentino ciascuno un asterismo, e si spiegherebbe cos la graduale crescita del loro numero nei testi post-vedici, che eccede il valore di dodici venendo a raggiungere quello dei nakatra. Perci gli ditya vanno alfine considerati ipostasi dei corpi luminosi della sfera celeste, e premettendo che alcuni degli ditya in principio venivano appellati col significato di figli di diti, mentre in altri casi col secondo significato appunto di corpi luminosi situati in (o appartenenti ad ) diti. Gosh quindi appunta in corsivo la propria considerazione finale riguardo tali deit, ovverosia che diti rappresenti lemisfero nord dei segni zodiacali, contrapposto allemisfero sud rappresentato da Diti, suo nemico e controparte in questa sorta di geografia mitica; diti quella parte del cielo che pu essere scorta dalla latitudine dellIndia nord-occidentale durante lanno solare, mentre Diti la limitata porzione visibile dellemisfero meridionale del cielo. limmenso, impenetrabile, imperscrutabile spazio celeste, paradigma di ci che e sempre sar escluso dallumana concezione. Binodbihari Ray interpreta tali passaggi del gveda alla luce dei cinque elementi fisici: 37 1. Ksiti/Bh, Terra, la materia solida 2. p/Daksa, Acqua 3. Tejah/diti, Fuoco, aria4. Marut/Uttanpd, Aria 5. Vyoma/ , Etere Questi studi, alla luce della ritualistica presente nel gveda, ci permettono di concludere che, se le deit inneggiate in esso corrispondessero realmente ai fenomeni celesti ipotizzati, tali riti, attraverso cui i sacerdoti vedici mantenevano intatto il ta, lordine cosmico, condotte attraverso36 37

Ibid, p.60. Ibid, p.92.

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la recitazione degli inni stessi, erano la celebrazione e il tentativo di propiziarsi, di modificare in positivo gli influssi che tali fenomeni producevano sulla terra.

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I 18 SIDDHNTA UNA RIVELAZIONE COSMOLOGICA

Scrive Varmihira che lo jyotia stra tratta di molti differenti soggetti e consiste di tre sezioni. I saggi lo designano nella sua interezza col termine generico di samhit. La sezione che concerne i moti dei pianeti detta tatrastra. Unaltra sezione detta horastra (sugli oroscopi). La terza sezione conosciuta come lagaviniscaystra (samhit o astrologia naturale).38 Lo jyotia stra, argomenta Pingree, diviso in tre skandha (sezioni): 39 1. Samhit, auspici 2. Gaita, astronomia 3. Hor, astrologia Secondo i trattati muhrta medievali lo jyotia stra, ovvero quei testi nei quali sono state formulate le scienze astronomica e matematica indiana, fu originariamente rivelato dai diciotto leggendari i, ovvero Brahmcrya, Vasia, Atri, Manu, Paulastya, Romaa, Marci, Angiras, Vysa, Nrada, aunaka, Bhgu, Cyavana, Yavana, Garga, Kyapa, Parara e Srya. Ad essi sono ascritti diciotto trattati astronomici considerati la trasmissione diretta della conoscenza celeste donata a questi saggi dagli dei stessi, dunque una vera e propria rivelazione, unasserzione scientifica il cui apice rappresentato dal Sryasiddhnta; gli altri diciassette sono: Paitamahasiddhnta, Vysasiddhnta, Vasiasiddnta, Atrisiddhntha, Pararasiddhnta, Kyapasiddhnta, Nradasiddhnta, Gargasiddhnta, Marcisiddhnta, Manusiddhnta, Angirasiddhnta, Lomashasiddhnta, Pauliasiddhnta, Cyavanasiddhnta, Yavanasiddhnta, Bhrgusiddhnta, ed il aunakasiddhnta. Il Sryasiddhnta fu rivelato dal Sole stesso allasura Maya alla fine del ktayuga; il Signore dei Cieli, soddisfatto dalle prove ascetiche a cui il titano sera sottomesso per poter apprendere quella misteriosa, suprema, pura ed esaltante scienza,40 gli don la somma conoscenza delle regole che governano luniverso. il Sryasiddhnta sub un progressivo cambiamento nelle tavole astronomiche dal 400 al 1100 d.C; lopera originale era infatti amorfa prima dellesegesi che ne fece Varhamihra, che diede a questo trattato una struttura cristallina includendovi delle costanti astronomiche e la teoria degli epicicli di ryabhata I. Questi trattati, ed il Sryasiddhnta in particolare, erano indispensabili al fine di ottenere la corretta esecuzione del

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N.C.Iyer, The Brhat Samhit of Varhamihra, Dehli, Sri Sat Guru Publications, 1987, (I-9). D.Pingree, Jyotihstra, Wiesbaden, Otto Harroswitz, 1981, p.21. 40 E. Burgess, The Sryasiddhnta: a Textbook of Hindu Astronomy, Dehli, Motilal Banarsidass, 2000, loka I.

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rito. il principale requisito per lesecuzione del sacrificio vedico era ad esempio il trovare con la maggior accuratezza possibile i giorni equinoziali e solstiziali, ovvero i giorni dellanno durante i quali il sacrificio era auspicabile venisse compiuto;41 da questi giorni poi si potevano determinare con esattezza le stagioni (tu) che in India sono sei: hemant (pre-inverno), iira (inverno), basant (primavera), gma (estate), vara (stagione monsonica) e arad (autunno), ciascuna della durata di due mesi lunari. I mesi vedici erano mesi sinodici e riconoscibili in un lasso di tempo scandito dalla distanza fra i pleniluni, ed ogni cinque anni venivano aggiunti due mesi intercalari. I mesi erano conteggiati secondo le notti chiamate coi nomi delle stelle con cui la Luna entrava in congiunzione.42 La maggiore difficolt nel capire fin dove gli astronomi indiani furono originali riguardo le teorie planetarie, appare insormontabile. Essi erano sutrakara, aforismatici, ovvero dei sapienti che sistematizzarono le proprie conoscenze in una serie di versi spesso oscuri, e che in tal modo descrissero i propri traguardi scientifici ma non il metodo tramite cui li avevano ottenuti. Questi metodi furono al principio trasmessi secondo la guruparmpar, da maestro a discepolo oralmente, e col tempo andarono perduti. Le prime stanze del Sryasiddhnta (che invece integralmente pervenutoci) descrivono i seguenti temi: le stazioni dello zodiaco, congiunzioni (ghrocca), assi (mandocca) e nodi (pta), e le cause del movimento dei pianeti, le forme del tempo (ovvero termini e metodi per la suddivisione temporale),come ad esempio nello loka che recita: quello (il tempo) che ha inizio con i respiri (pra) detto reale, quello che ha inizio con gli atomi (truti) detto non-reale. Sei respiri43 fanno un vini, sessanta di questi un ni, e sessanta ni formano un giorno siderale. Segue la descrizione della formazione delluniverso nelle sue varie fasi; leggiamo cos che Brahma (il Demiurgo), assumendo la forma del principio di coscienza (ahmkara), produsse la mente nella creazione: dalla mente nacque la Luna, dagli occhi il Sole, miniera di luce; dalla mente, letere, e cos in successione, aria, acqua, fuoco, terra (i 5 elementi mahbhta) [..] Di nuovo, dividendo se stesso (Brahma) in dodici parti, Egli, lOnnipotente, produsse ci che conosciuto col nome di segni; and inoltre in seguito ci che ha forma dasterismo (nakatra).44 Brahma detto poi emettere lintera manifestazione a partire dagli dei, e producendo forme di materia (prakti) che sprigiona in tutte le direzioni (qui viene usato il termine rota, che nella scienza41

I brahmini secondo il codice di Manu (Manusmti) compiono sacri riti in onore della Luna ogni tre mesi, durante equinozi e solstizi. 42 Ovvero secondo il passaggio della Luna nei ventisette nakatra. 43 La definizione usuale della lunghezza di un respiro :il tempo speso nella pronuncia di 10 sillabe lunghe detto una respirazione. La tabella delle divisioni del tempo siderale allora come segue: 10 sillabe lunghe (gurvakara) = 1 respirazione (periodo di 4 secondi) 6 respirazioni = 1 vini (24 secondi) 60 vini = 1 ni (24 minuti) 60 ni = 1 giorno siderale 44 E.Burgess, The Sryasiddhnta: a Textbook of Hindu Astronomy, op. cit, loka XXVII.

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medica indiana indica i canali sia sottili che visibili del corpo umano). Egli inoltre dei pianeti, asterismi e stelle, della Terra, e delluniverso, egli il potente; degli dei, demoni e mortali, e del perfetto (siddha), in questordine. Questuovo di Brahma (Brahmannda) cavo: in esso v luniverso, che ha la forma di una sfera, forma che viene qui paragonata a quella dun ricettacolo composto da un paio di calderoni. Un circolo allinterno delluovo cosmico segnerebbe lorbita delletere (vyomana), ed in questo vi sarebbe segnata la rivoluzione degli asterismi (qui detti bha), ed allo stesso modo, in ordine, sono detti originarsi ed essere posti uno dietro laltro i circoli (le rivoluzioni) di Saturno, Giove, Marte, il Sole, Venere, Mercurio e della Luna; a questi seguono i perfetti, i siddha, e questi a loro volta sono seguiti dai detentori della conoscenza (vidhydara), e dalle nuvole/atmosfera. Il globo terrestre (bhgola) immaginato ergersi al centro delluovo, stante nelletere, connesso alla suprema potenza di Brahma, avente cio una forza auto supportante. Segue lelenco di sette cavit dove dimorerebbero nga, demoni, piante celesti, dunque gli esseri viventi che popolano il nostro mondo. Alla descrizione cosmologico-mitica delluniverso, seguono gli aforismi che esplicano lintera gamma di conoscenze astronomico-matematiche del periodo vedico, calcoli e metodi di indagine dei fenomeni celesti che sono alla base anche dellarte astrologica.

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IL COMPUTO DELLE ERE COSMICHE E LA TEORIA DELLINVOLUZIONE DELLUNIVERSO

Il metodo degli astronomi indiani per il calcolo del movimento dei corpi celesti basato sul kalpa, costituito dallinsieme di innumerevoli giri completi dei due luminari e dei cinque pianeti, in quanto si pensava che tutti i pianeti fossero stati creati insieme coi loro apogei eccentrici e coi nodi della loro orbita al principio della costellazione dellAriete, cio al punto corrispondente allequinozio di primavera;45 Fra il 2426 ed il 266 a.C. lequinozio retrocesse nel Toro, pi esattamente nella stella Cor Leonis, perci i persiani (seguaci di Mithra) usavano ricoprirsi durante i rituali di pelli di Leone. Nel 120 a.C il solstizio venne a figurarsi invece nel punto mediano fra Leone e Vergine, e la figura enigmatica della Sfinge si crede riproduca proprio tale assetto celeste; Nella citt di Echim (lantica Chemnis o Panopolis) stato rinvenuto un tempio, su cui impresso un quadrato contenente quattro cerchi, il primo di questi contenente la figura del sole, il secondo dodici uccelli, il terzo dodici segni, ed il quarto dodici figure umane, probabilmente dedicato al Sole e ai suoi passaggi attraverso i segni nella sua rivoluzione (apparente) annuale. Gli astronomi indiani arrivarono a postulare che i pianeti avessero in un dato e preciso momento della creazione preso a muoversi con diversa rapidit e che, dopo migliaia e migliaia di giri completi, tutti si sarebbero riuniti una seconda volta coi loro apogei eccentrici e coi nodi della loro orbita allinizio della costellazione dellAriete. Linsieme degli anni siderali46 trascorsi fra i due incontri universali detto dunque kalpa. Il numero degli anni siderali di un kalpa secondo il calcolo dellastronomo Brahmagupta di 4.320.000 anni (Mercurio ad esempio completer durante questo ciclo 17.936.998.984 rivoluzioni e il suo apogeo ne completer 332). Gli arabi chiamarono linsieme degli anni di un kalpa anni di assindhind e linsieme dei giorni, giorni di sindhind o giorni del mondo.47 Per facilitare tale computo, gli indiani presero come base dei loro calcoli la millesima parte di un kalpa e la chiamarono mahyuga o yuga che venne quindi a significare lo spazio di 4.332.000 mila anni, (sistema che venne escogitato da ryabhaa nel suo ryabhaiya).48 In modo simile allinsieme di questi cicli avviene il calcolo dei moti medi (delle stelle, ossia il calcolo della loro posizione45

Equinozi e solstizi sono sempre stati considerati, in ogni epoca e tradizione, dimportanza capitale, unitamente alla costellazione nella quale sorgeva il Sole la mattina dellequinozio di primavera, la stessa ogni 2200 anni. 46 Tempo che il sole impiega per ritornare ad una data stella fissa. 47 Nome dato un zj (termine generico riferentesi ai testi dastronomia persiani) ritenuto essere opera di un autore indiano; si rimanda a questo proposito a C.A.Nallino, Appunti di astronomia, astrologia e geografia, Roma, I.s.m.e.o, 1944. 48 Lastronomo dar origine ad una scuola, lryapaka, ispirata al brhmapaka di Brahmagupta, che svilupp il calcolo sui kalpa intrapreso da questultima (si veda a questo proposito C.B.F.Walker, lAstronomia prima del telescopio, Bari, Dedalo,1997, p.190.

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supponendo che ciascuna percorra la sua orbita con un movimento uniforme. I moti medi delle stelle sono calcolati sul cerchio di meridiano che passa per il centro della terra abitata, rappresentato dallisola di Lak che si riteneva situata allequatore. Gli arabi credevano che il meridiano di Lak passasse per Ujjaini, nella provincia di Malawa e dal Tanbih di al-Masudi e dal Kitb al-Hind di al-Brn si deduce che gli anni siderali adoperati nel libro di Brahmagupta, erano del valore di 365 giorni 16h 12 e 9.49 Al-Brn accenna inoltre alladhimasa, il mese lunare aggiunto talora dagli indiani ai dodici mesi lunari per pareggiare il numero degli anni solari,50 e del valore della misura del raggio della terra usato dagli indiani, un valore trigonometrico necessario a risolvere le questioni astronomiche. Nella versione pi recente del Sryasiddhnta51 le anomalie dei moti planetari vengono attribuite allazione di demoni posti sul Sole, sui nodi o sugli apogei, i quali tirano i pianeti con corde di vento, irradiantesi da dhruva (il polo nord); tale teoria venne ripresa da Mashaallah (VIII sec. d.C.), secondo la quale i pianeti sarebbero legati al Sole con una corda e, quando essi ne raggiungono il limite, ritornano indietro con proprio moto attratti dal Sole (quando ad esempio Venere giunge al limite della corda, detta essere affamata, senza respiro, turpem et malam mortem).52 Secondo la dottrina del manicheismo, non solo i pianeti ma anche le costellazioni zodiacali sono responsabili del male terreno, essendo connesse anchesse mediante corde con il mondo ed in particolare con il primo uomo e la prima donna. Nello zoroastrismo sono stati introdotti i legamenti fra lOrsa Maggiore ed i sette continenti, mentre la tradizione manichea sembra avvicinarsi maggiormente alla dottrina professata nei puraa, ove tutti i corpi celesti sono detti essere soggetti al legamento con dhruva.53 Somiglianze con alcune credenze induiste e buddhiste le ritroviamo ad esempio nel mandeismo, nelle figure di Hibil, lAbele biblico, che nasce miracolosamente dal fianco di Ruha (lo spirito/ Eva), o nella credenza in una suddivisione temporale delluniverso in quattro et, caratterizzate dal concetto di involuzione e dalla durata decrescente, per un totale di 480.000 anni, da Adamo alla fine del mondo, le prime tre et sono gi passate e ora viviamo nella quarta e ultima che finir distrutta dall aria.54 Il modello dei moti planetari introdotto in India nei primi secoli del brhmapaka e mutuato da Tolomeo si fondava sullidea della circolarit delle orbite dei pianeti, e questa premessa rese necessario modificare la cosmologia tradizionale indiana come essa era stata espressa nei puraa

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Il valore oggi corrispondente di 365.2422 giorni solari. il periodo sinodico consta di 29,5 giorni, che in un anno solare di 360 giorni viene a ripetersi dodici volte. 51 Composta intorno al 1000 d.C. 52 Nallino, Appunti di astronomia, astrologia e geografia, op.cit., pp. 146-148. 53 A.Panaino, Tessere il cielo considerazioni sulle tavole astronomiche, gli oroscopi e la dottrina dei legamenti tra Induismo, Zoroastrismo, Manicheismo e Mandeismo, I.s.i.a.o, Roma, 1998, pp. 97-103. 54 Ibid, p.161.

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ed in altri testi. Ci fu fatto trasformando il disco del jambudvpa in una sfera ed il monte Meru nel polo nord terrestre; con lintento di computare la longitudine significativa dei pianeti, gli indiano adottarono lidea greca di grande anno che inizia e termina con una congiunzione planetaria particolare, unendola alla gi esistente teoria dei kalpa. La scelta della suddivisione di un kalpa ed il numero di rotazioni di ciascun pianeta in esso sono due dei principali fattori di distinzione fra un paka (scuola dastronomia) e laltro, essendo gli altri i modelli geometrici dei moti planetari e i loro parametri.55 Le cinque principali paka che si svilupparono in India sono la brhma, la rya, lrdharrika, la saura e la gaea. La scuola brhmapaka, come modello dosservazione astronomica, assunse quello babilonese, relativo ai numeri delle rotazioni dei pianeti in un kalpa assumendo un valore di tempo fisso fra linizio del kalpa e linizio del corrente kaliyuga. Nel Mahbhrata, si definisce la pi ampia unit di tempo con lespressione anno degli dei, consistente in 360 anni ordinari, ed in esso vengono poi descritti la notte ed il giorno di Brahma (un kalpa) ed i quattro yuga (in cui viene suddiviso il Caturyuga o Mahyuga)56 nel modo seguente: 1. Ktayuga (1,728,000) 4,800 anni (degli Di) 2. Tetrayuga (1,296,000) - 3,600 anni (degli Di) 3. Dvparayuga (864,000) 2,400 anni (degli Di) 4. Kaliyuga (432,000) 1,200 anni (degli Di)

Il ciclo di sessantanni venne detto di Bhspati (ossia di Giove); la combinazione del ciclo di cinque anni descritto nei Veda e del periodo sidereo di Giove, calcolato dagli astronomi indiani in 11.860.962 anni (corrispondente allanno Giuliano di 11.862 anni, che prevede laggiunta di otto mesi e un quarto ogni sessanta anni di scarto), era detto in Caldea ciclo di Sosos come menzionato da Berosus (citato in Eusebio), oltre al ciclo di 600 anni (detto ciclo di Neros), di 3600 e quello di 223 lunazioni della durata quindi di 19 anni, al termine del quale novilunio e plenilunio erano detti cadere nello stesso giorno. La notte fra il 17 e 18 febbraio 3101 a.C. si dice abbia avuto inizio il kaliyuga (con la morte di Ka, descritta nel Mahbhrata), e fu allora che si crede sia avvennuta una eccezionale congiunzione dei sette pianeti; Il pi antico sistema indiano a noi noto (inizi del IV sec. d.C.), quello del Paitmahasiddhnta del Viudharmottarapura, trattato che divenne il testo base della scuola astronomica nota come

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D.Pingree, Jyotihstra, Wiesbaden, Otto Harroswitz, 1981, p.13. Sulla suddivisione del mahyuga in quattro et, si veda larticolo di K.D.Abhyankar, G.M.Ballabh, Kaliyuga, Saptari, Yudhihira and Laukika eras, Indian Journal of History of Science, 31 (1), 1996.

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brhmapaka, assume che una vera congiunzione dei pianeti, dei loro mandocca e nodi si verifiche allinizio ed alla fine del kalpa al punto 0 dellAriete.57 Questa suddivisione del tempo in quattro ere cosmiche rappresenta la credenza in una involuzione, in una incontrovertibile caduta da una condizione ideale ad una di degrado che diverr sempre pi intenso fino a quando non sopraggiunga la distruzione del mondo, ed in seguito alla quale si generer un nuovo universo. Dal ktayuga58 (o satyyuga), let perfetta, durante la quale lessere umano viveva quattrocento anni, si generava dalla mente e non per via sessuale ed otteneva ogni bene al solo pensarlo, luomo (e gli altri esseri che dimorano nel regno sublunare) passa attraverso una progressiva riduzione della durata della propria vita, divenendo soggetto fra le altre cose a malattia e a morte dolorosa; nel kaliyuga, nellera presente, in cui luomo pu vivere al massimo cento anni, che la ricerca di metodi di cura e di alleviamento della sofferenza divengono prioritari, e dove medicina per eccellenza verranno considerate la meditazione e la rinuncia, che conducono a rinascite migliori, dove tale sofferenza viene diminuendo, e che possono condurre alla liberazione stessa da tale ciclo cosmico, a trascendere e lillusione della realt ontologica del s, in un ritorno allo stato perfetto, allorigine.

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Importantissima era anche considerata la congiunzione Giove-Saturno, ritenuta particolarmente potente, e si ripresenta solo ogni ventanni, rimanendo per duecento anni in ciascuna delle triplicit (cio nei tre segni dello stesso elemento), ed basandosi su tale assunto che Keplero divise le ere cosmiche. 58 Nel Vedga Jyotia gli yuga sono detti essere cinque; si rimanda all articolo A note on the five-year yuga of the Vedga Jyotia di B.N.Narahari Achar (http://www.ejvs.laurasianacademy.com/ejvs0304/ejvs0304article.pdf)

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PRIMI ESEMPI DI ASTROLOGIA MEDICA

Lastrologia vedica, originariamente denominata Vedga Jyotia (la luce jyoti, che un membro dei veda - vedga), era inoltre chiamata Jyotirveda, il Veda numinoso o scienza della luce. Essa si propone di indagare le regole e le interrelazioni che governano luniverso e gli esseri prodotti in esso, un universo che immenso organismo vivente, un essere universale che trascende tutti i mondi. Esso il purua, luomo cosmico che detto essere fatto di luce e immaginato dimorare nel Sole e nelle stelle, e perci detto jyotirmaypurua o hiranmaypurua, luomo cosmico composto di luce dorata. Lastrologia vedica o jyotia il primo e principale dei sei Vedga, o membra dei Veda, detto essere locchio dei Veda attraverso il quale la conoscenza vedica pu essere propriamente applicata, mentre lyurveda considerata la principale dei quattro upaveda o Veda secondari. dobbligo premettere che lastrologia era una delle innumerevoli arti che andavano a costituire la generale credenza degli antichi nella divinazione, in accordo alla quale non solo i fenomeni celesti, ma tutti gli eventi assumono il ruolo di portenti, e in questo senso la malattia era vista come segno dellattivit di forze invisibili, fra le quali apparivano anche quelle dei corpi celesti, i cui influssi sul mondo terreno erano considerati indiscutibili. La causa prima del principale interesse che lo studio dellantica medicina indiana dovrebbe avere per lo storico si trova nel fatto che essa gli presenta una evoluzione di concetti medici che gi dalle primeve origini fu dettata dallunione fra empiricismo e teurgia, e che si ebbe col tempo una comprensione sempre pi profonda dei fondamenti della scienza della salute e della malattia, in un sistema medico che un esemplarmente questi due fattori dindagine apparentemente inconciliabili; Il pensiero fisiologico nelle scuole di medicina fu molto influenzato dallidea del parallelismo fra macrocosmo e microcosmo. Si credeva che le principali forze e facolt che dimorano nellorganismo, dandogli vita e supportandone i processi, erano da considerarsi controparti microcosmiche dei poteri che pervadono il corpo universale (klapurua) e che lo mantengono in costante mutamento ed evoluzione attraverso l azione di attrazione repulsione, antagonista o cooperativa. I poteri che pervadono il klapurua sono Sole, Luna e laria etere (ka). Punarvasu detto affermare che il purua luniverso. E cos come le forme delluniverso sono dotate di molteplici elementi, allo stesso modo essi occorrono nel purua.59 Luniverso creduto essere composto di sei elementi, ovvero i pacabhta (terra, acqua fuoco, aria, etere) e Brahman, il demiurgo che coincide con luomo cosmico, prodotto dei cinque elementi e stante59

Carakasamhit , IV 5.1.2-4.

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nello spazio cavo (ka), elementi che nel microcosmo vanno a formare la terra, le secrezioni liquide, il calore animale, i respiri vitali ed il s interiore, latman, coincidente secondo la speculazione vedantica con il Brahman stesso. La radice da cui questa conoscenza (pravitti) sorigina la convinzione dellidentit delluomo con luniverso. Riferimenti a malattie e alle loro cure li ritroviamo nel gveda e nellAtharvaveda, che differiscono solo in un numero limitato di inni. La medicina vedica basata sugli aforismi di gveda, Atharvaveda e Kauikastra60, ed ulteriori accenni a questa scienza li ritroviamo poi nei Brhmaa e nelle Upaniad; fra le diverse divinit celebrate nel gveda troviamo i due Avin o medici divini (chiamati nella letteratura post-vedica gadagadau-gada e agada, i due aventi rimedi contro i malanni, o varvaidyu i due medici del cielo)61 e Varua e Rudra (detto questultimo baiaktamo/ bhiajam il sommo medico fra i sommi), frequentemente invocati allo scopo di ottenere la sanit fisica ed in particolare lottenimento di una lunga vita (yus), che rappresenta la massima aspirazione per luomo del tempo dei Veda. Nel gveda viene invocato il potere taumaturgico pi che medicinale dei semplici, delle erbe e dei rimedi vegetali usati a scopo terapeutico, e in accordo a questa concezione della patologia si verr a istituire il carattere della cura, attuata mediante la recitazione di formule sacre e di incantesimi, uniti allimpiego di erbe curative, caricate della valenza positiva ottenuta attraverso il rituale. La maggior parte degli inni del quinto maala del gveda sono attribuiti ad Atri ed agli Atreya, tra cui nominato Punarvasu detto anche vasuruta e rutavid (colui che conosce ci che ha udito) che savvicinerebbe alla mitica figura di Susruta, mentre lAtreya citato nella Carakasahit non appare. Punarvasu il nome della costellazione dei Gemelli e secondo Panii, le costellazioni indicavano il nato sotto tale e tale costellazione e dunque fungevano da sinonimi; si ipotizza inoltre che i Gemelli siano i Dioscuri, che secondo la preistoria indoeuropea, sono relazionati agli Avin, ed in tal modo, il nome Punarvasu potrebbe corrispondere a questi ultimi ed essere stato applicato a un medico mitico, nato sotto linfluenza delle stelle rappresentante dagli Avin, gli dei medici, ovvero dal primo asterismo (nakatra). Nellindia antica tuttavia gli Avin non appaiono identificati con Punarvasu; la costellazione che porta il loro nome (asvayuj, poi detta avin) e a cui essi corrispondono quali divinit quella di Ram. Nel gveda appaiono poi dei riferimenti a malattie specifiche: il termine yakma ad esempio fa riferimento alla presunta azione di un genio o demone malefico che debiliti e consumi lorganismo, a cui vengono rapportati vidradha (ascessi e infiammazioni) e vislya, la spossatezza; balsa la consunzione,60

Questo testo il pi antico ed esteso dei Ghastra (testi che trattano dei rituali domestici) facenti parte della letteratura sullAtharvaveda, contenente le istruzioni per lesecuzione di incantesimi e fonte inestimabile per la conoscenza dellantica magia indiana (si vedano M.Winternitz, V.S.Sarma, A History of Indian Literature, vol.1, Dehli, Motilal Banarsidass, 1996, p.261 61 il rituale detto sautrmani associa Indra agli Avin.

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tarma la febbre epidemica, questultima citata invece nellAtharvaveda, (e che in epoca postvedica verr rinominata jara). Inoltre nel gveda troviamo loadhstuti, la preghiera delle piante, un inno indirizzato al Soma.62 Nei Brhmaa ricorre frequentemente laccenno ai rapporti fra anima e corpo, fra principio universale (latman, il s, principio immortale e microcosmico corrispondente allassoluto brahman) e particolare (tanu/arra,63 il corpo mortale), a cui vengono associate vac (la parola) e manas (la mente), ed elemento vitale per eccellenza viene considerato il respiro (pra), di cui sono distinte quattro forme di soffio vitale (apna, vyna, udna, samna).64 Nelle Upaniad, lunione fra lanima atemporale e le energie psicofisiche detta dare luogo al cos detto corpo sottile - sukamaarra, ligaarra- che creduto trasmigrare perennemente attraverso l oceano delle esistenze, animando e dominando di volta in volta i singoli corpi materiali (sthlaarra) conseguiti per effetto della legge del karma. La medicina dellAtharvaveda il risultato di un amalgama di religione, elementi magici ed empirico - razionali. In esso appaiono principalmente riferimenti a medicine che assicurano lunga vita, elisir (rasyana) e virilit (vajikrana), a carattere dunque magico religioso, ma ci che predomina nellAtharvaveda la demonologia. Una delle cause delle infermit descritte in esso infatti la perniciosa attivit dei demoni (pischa, rkshasa, atrin e knava) che d luogo a svariate malattie, e gli dei stessi sono detti essere portatori di malattia; Varua manda lidropisia (jalodra) per punire crimini e falsit, Rudra65 la febbre (tkman), mentre lsrva (diarrea) connessa alle frecce scoccate da Parjanya, il dio della pioggia. lAtharvaveda soccupa dei trattamenti della malattia (cikits), e in esso sono esposti rimedi quali riti propiziatori (svstyana), offerte (bali), oblazioni auspiciose (mangala, homa), penitenze (niyama), riti purificatori (pryas-chitta), digiuni (upavasa) e incantamenti (mantra), ed il mago, che controlla e riconosce le corrispondenze fra gli elementi macro e microcosmici detto essere superiore agli dei, poich le sue erbe ed i suoi amuleti sono da considerarsi rimedi sovrani66. Nel Kauikastra dellAtharvaveda sono descritte varie medicine per uso interno o da usarsi come amuleto, e sono poche quelle menzionate (jangida, gulgulu, kuta e sata-vra). NellAtharvaveda ritroviamo62 63

gveda , X-97. Nella letteratura tantrica il corpo ritenuto essere, se correttamente usato, un ausilio e non un impedimento alla liberazione del principio universale insito in esso, e quasi ogni sistema di pensiero indiano accetta la presenza di tre corpi: fisico (sthlaarra), causale (kraaarra) e sottile od etereo (skmaarra o ligaarra); si vedano a questo proposito K.R.Sudarajan , B.Mukerji, Hindu Spirituality, Dehli, Motilal Banarsidass, 2003, p.243. 64 Si veda larticolo di K. G. Zysk, The science of respiration and the doctrine of the bodily winds in ancient India, in Journal of the American Oriental Society, Vol.113, 1993. 65 Scrive Ekendranath Gosh (op. cit. p.29): in Maitryansahit Rudra detto nascere in autunno [..] caratteristica peculiare ad esso e a pochi altri (dei) quella dessere un arciere; ci ci fa supporre che Rudra non sia altro che il segno del Saggittario... Se si prende in considerazione lipotesi che le deit invocate nei Veda siano ipostasi dei fenomeni celesti, ne consegue che nel periodo vedico sassociavano le malattie allapparire di tali fenomeni. 66 P.Kutumbia, Ancient Indian Medicine, Orients Longmans Limited, Bombay,1969, p.103

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inoltre una classificazione delle malattie tripartite secondo i tre elementi che le causano ovvero aria (vtaja - vento), acqua (abhrja) e fuoco (suma - secco). Principali malattie che appaiono nei Veda oltre a quelle elencante, sono la consunzione (balsa, yakma), il tumore (akata), lebbra e malattie della pelle (kilsa) e le malattie ereditarie (ketrya), e vi nominata la differenza fra vene (sira) e arterie (dhamani). Lacqua era detta possedere grandi poteri medicinali, e cos i pacagvya, i cinque prodotti della vacca, che grazie alla sacralit che la contraddistingue dona vere e proprie panacee. Le preghiere contenute nellAtharvaveda sono considerate rimedio per eccellenza, superiori ad ogni medicina naturale prescrivibile. Il Gopathabrhmaa, il brhmana dellAtharvaveda, menziona fra gli altri veda canonici il Sarpaveda, il Piacaveda, e lAsuraveda, probabilmente nel senso di upaveda, di Veda sussidiari, ma nessuna menzione vien fatta dellyurveda, definito da Susruta una branca sussidiaria (upnga) dellAtharvaveda. Allinizio il medico era sacerdote, fisico e consigliere del re, ma nel periodo post-vedico come scritto nel Manustra sorse una controversia fra brahmani conoscitori dei Veda e delle scienze tradizionali e tra la casta dei vaidya (o bhiaja, cikitska o ambstha). Lanatomia indiana67 sarebbe caratterizzata da una fantasiosa enumerazione di inimmaginabili parti del corpo68 e dalla manipolazione di figure nelle quali i numeri cinque e sette giocano un ruolo preminente,69 come ad esempio nella teoria dei sette chakra. NellAtharvaveda menzionato il cuore con lespressione un loto dalle nove porte, nella ubalopaniad si legge che vi sono dieci fori nel cuore in cui dimorano i cinque pra. Varyovida descrive le funzioni cosmiche dellaria e le contrasta con le funzioni di vyu nel corpo, osservando che la giusta proporzione di vyu conduce alla salute, a crescita e forza, a buona complessione, ecc. Vyu, Agni e Soma vennero identificati con vata, pitta e kapha rispettivamente. Il Vyu pervadente luniverso era identificato con il respiro vitale, Agni con il fuoco dimorante nel corpo, digestivo e bilioso, e il Soma con kapha, e nellgamastra70 ripetuta la corrispondenza fra pitta ed il fuoco - Agni. Riguardo al kapha, egli afferma che lazione di pitta e kapha venne comparata a quella del Sole e della Luna operanti sulla terra, e soma, kapha e slema sono termini usati come sinonimi nella letteratura media indiana. Come Soma (Luna), Srya (Sole), e Anila (vyu), mantengono la terra impartendo, togliendo, e diffondendo potere, cos vyu, pitta e khapa mantengono il corpo per azioni analoghe; Susruta arriva a definirli come i tre rappresentanti microcosmici delle tre forze universali divine. La Luna (Soma) riversa incessantemente nuova linfa vitale, Vyu si muove in ogni direzione, il Sole67

Gli anatomisti indiani dividono lo scheletro in sei parti, le quattro estremit, la testa , il collo ed il tronco, e Caraka fornisce il numero di 200 ossa e di 513 muscoli. 68 F.H.Garrison, An Introduction to the History of Medicin, Philadelphia and London, W.B. Saunders Co, 1929. 69 O.Neuburger, History of Medicine, Oxford University Press, Vol.II, 1910, p.34. 70 Il commentario in quattro parti alla Mandukyopaniad.

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(Agni) con i suoi raggi drena, riassorbe la linfa che la Luna dona agli esseri, venendo cos a supportare il corpo delluniverso, il klapurua, ed analogamente, le medesime attivit di kapha pitta e vyu supportano il microcosmo. Gli inni dedicati allamta, una pianta sconosciuta71 che nei Veda era sinonimo di Soma, e che era creduta donare limmortalit, a jangida, kua, ed altre piante, dimostrano che le ordinarie virt medicinali delle erbe venivano interpretate alla luce del miracoloso; la parola bhaiaja nellAtharvaveda significava formula magica o amuleto, il quale era creduto possedere la propriet di rimuovere le malattie e i loro sintomi, e nella letteratura seriore il termine venuto a designare pi comunemente le erbe e i minerali , sia semplici che composti. Caraka si pronuncia sulla tipologia delle medicine, dividendole in quelle la cui azione dipende dalle divinit e da influenze invisibili (quindi che vanno caricate di potere durante specifici rituali, ecc.) e in quelle la cui applicazione e azione dipende dalla conoscenza e dalla ragione, ed infine in quelle che pertengono al soggiogamento della mente.72 Rimedi sono mantra, erbe e piante dalle virt invisibili (se poste in contatto col corpo), gemme, riti auspiciosi, offerte sacrificali, offerte di oggetti agli dei compiute durante lesecuzione di riti religiosi, libagioni di carne e gh (burro chiarificato) sul fuoco sacro, lesecuzione di giaculatorie, cerimonie despiazione, pellegrinaggi ai tirtha, luoghi sacri. Ogni sostanza, sia animata che inanimata, pu essere considerata una medicina, se se ne conoscono le qualit intrinseche e le corrispondenze col macrocosmo, provvedendo affinch siano utilizzate nel modo appropriato (yukti) e per uno scopo preciso (artha). Wilkins riposta questi versi, ripresi dallHindu Mythology di William Ward, un missionario battista che oper a Serampore, che recitano: A Srya o Ravi (Sole) sono offerte durante il sacrificio del fuoco piccoli pezzi dellarbusto di arka (Asclepias Gicantica); a Chandra (Luna) quelli del palsa (Butea Frondosa); a Magala (Marte) quelli khudiru (Mimosa Catechu), a Budha (Mercurio) quelli di apmrga (Achryrantes Aspera); a Bhaspati (giove) quelli di asvattha (Ficus Religiosa), a ukra (Venere), quelli di rumbara. A ani (Saturno) quelli di sami (Mimosa Albida), a Rhu (il nodo ascendente) lerba durva, e a Ketu lerba kua73. Il connubio fra astrologia, fra il calcolo dei momenti propizi allesecuzione del rito e allassunzione dei rimedi ad esso legati e fra la terapeutica appare dunque per la prima volta nel testo sacro, e nellAtharvaveda in particolare, connubio che verr sviluppandosi e diverr fondamento di una terapeutica tuttora applicata.

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R. G. Wasson ha formulato lipotesi che tale pianta corrisponda allamanita muscaria (in Soma: Divine Mushroom of Immortality. London, Harcourt Jovanovickha , 1968). 72 Il nome Caraka antico, ed quello di una scuola dello Yajurveda nero, la carakakh, opposta a quella dei Taittirya dello Yajurveda bianco, ed entrambe ammettono per limpurit degli Avin, che non sono bevitori di Soma. 73 W.J.Wilkins, Hindu Mythology- vedic and puranic, Kessinger Publishing, 2004, p.359.

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Capitolo II LO SVILUPPO SERIORE DELLA SCIENZA ASTROLOGICA INDIANA

LA TRADIZIONE ASTROLOGICA PERSIANA NEI TESTI SANSCRITI

Gli astrologi che professano lislamismo, per provare che veramente le stelle offrono significationes (dallah) per gli eventi terreni, citano il passo del Corano (XXXVII, 86-87): egli (Abramo) volse quindi uno sguardo alle stelle e disse invero io [sono] ammalato. Avicenna, as-Sakhwi ed altri filosofi islamici considerano lilm (o int) ahkm an-nugin, la scienza o arte dei decreti delle stelle, come uno dei 7 (o 9) fur, rami secondari delle scienze naturali, collocandola cio accanto alla medicina, alla fisiognomica, allonirocritica, allalchimia, alla scienza dei talismani, e ad altre scienze minori e riguardanti i metodi di divinazione.74 Gli astrologi arabi (aqwl al-munajjimin) appresero i rudimenti dellastrologia dai trattati greco - bizantini, sviluppandone in parte il contenuto e importandola nel subcontinente. Linverso, ovvero lintroduzione di elementi dellastrologia indiana allinterno di quella arabo-persiana avvenne principalmente grazie allopera di al-Brn, che si bas essenzialmente sul Brhmasphuasiddhnta di Brahmagupta,75 mentre Al-Fazr fu invece responsabile dellimportazione nel mondo arabo del Mahsiddhnta, un opera astronomica in sanscrito appartenente alla scuola brahmapaka, allinizio dell VIII sec. d.C.,76 e di fatto i musulmani devono allIndia i primi elementi scientifici di astronomia. Nel 771 d.C. alla corte del califfo abbaside alMansur, giunse a Baghdd unambasciata indiana, della quale faceva parte un dotto che diede a conoscere agli arabi il contenuto del Brhmasphuasiddhnta, composto in sanscrito nel 628 d.C. da Brahmagupta. Da questopera, che gli arabi denominarono as-Sindhind storpiando il termine sanscrito siddhnta, che traduce trattato, compendio (astronomico), Ibrahim ibn Habib al-Fazr trasse subito gli elementi ed i metodi di calcolo per le sue tavole astronomiche, le zg77 adattate agli anni lunari musulmani.78 Una delle caratteristiche dei libri74

C.A.Nallino, Raccolta di scritti editi e inediti Astrologia, Astronomia e Geografia, Roma, Istituto per lOriente, 1944, p.1. 75 D.Pingree, Brahmagupta, Bhalabhadra, Prithdak and al-Brn, in Journal of the American Oriental Society, Vol.103, n 2, (aprile-giugno 1983), pp. 353-360. 76 D.Pingree, The Fragments of the Work of al-Fazr, in Journal of the Near Eastern Studies, Vol.29, n2, Aprile 1970, p.103. 77 Si veda a questo proposito A.Panaino, Tessere i Cielo: considerazioni sulle tavole astronomiche, gli oroscopi e la dottrina dei legamenti tra induismo, zoroastrismo, manicheismo e mandeismo, Roma, I.s.i.a.o, 1998. 78 Il Nallino continua nel paragrafo in esame ad elencare i filosofi musulmani influenzati dalle fonti indiane. Cos Yaqub ibn Tariq, che compose il libro Tarkib l-aflak la composizione delle sfere celesti, basandosi sempre sul

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astronomici dellIndia quella desprimere i moti medi del Sole, della Luna e dei pianeti mediante il numero delle loro rivoluzioni in cicli di milioni d anni, muovendo dal presupposto che al principio della creazione il Sole, la Luna ed i pianeti fossero tutti in congiunzione in un dato grado di longitudine79 (ad esempio al principio dellAriete) preso come punto iniziale della sfera celeste, e che, ad intervalli di milioni danni, tutti i pianeti si congiungeranno di nuovo nel medesimo, teoria che verr ripresa e modificata dagli arabi nella dottrina, che sembra originatasi nellIran sasanide, secondo la quale gli eventi politici e religiosi significativi sono correlati alle significative congiunzioni dei pianeti Saturno e Giove. Abl-Husayn Abd al-Rahmn b. Umar al-Sf al-Rz (903-986) nel suo sulla spiegazione delle operazioni con le sfere fisharh al-amal bil-kura, scrisse dei capitoli riguardanti lastrologia, dove appare fra laltro il metodo per calcolare lascendente,80 e principale contributo originale dato dagli astrologi iraniani allarte astrologica sar proprio quello dellinvestigazione (o indicazione istidll), della parti di fortuna,81 che possono essere definiti come punti delleclittica determinati prendendo la distanza longitudinale fra due pianeti (per uno dei due o per entrambi i pianeti la cuspide di un punto astrologico o di un'altra parte di fortuna possono essere usati), e nel conteggio di questa distanza longitudinale da un terzo pianeta, o da una cuspide, o da un'altra parte di fortuna; il punto o parte cos trovato indicativo di uno specifico aspetto della vita del nativo. Samarasiha elenca trentadue di questi punti, Nlakaha cinquanta (nel Samjtantra), ripresi poi da Balabhadra che ne aggiunse venticinque (nello Hyanaratna).82 (La prima definizione della parte di fortuna si trova nel Tetrabiblos (3,10) di

summenzionato Brahmasphuasiddhnta e su altri dati forniti da un altro scienziato indiano [siglato nei manoscritti arabi come K.n.k.h, e alla cui identit non s ancora riusciti a risalire] venuto a Baghdad. 79 Al-kutb, il polo, termine che in astronomia designa lasse del movimento est-ovest celeste, non coincidente con una stella bens con uno punto (nukta, buka) nel cielo, si presumeva si trovasse al centro duna figura di un pesce (samaka, che al-Biruni definisce shal haliladji, una figura ellittica), formato cio dalle due linee curve delle stelle, una consistente nelle 5 stelle dellUrsae Minoris, e lopposta a una stella minuscola posta fra lUrsae e lH Camelopardis. 80 Un astrologo che desideri interpretare loroscopo di nascita di una persona deve conoscere lascendente, la longitudine e il punto delleclittica che attraversa lorizzonte orientale nel luogo e tempo della nascita. Il determinarlo un problema puramente astronomico. La rapida rotazione giornaliera dei cieli implicava che un relativo minimo errore sul tempo avrebbe posto lascendente nel segno zodiacale sbagliato, inficiando cos drasticamente la predizione. Lalternativa sarebbe stata allora quella davere sottomano un osservatore competente con uno strumento al momento dellevento, e nella speranza che il cielo non fosse coperto. Non sorprende quindi che gli scienziati medievali esplorarono tutti i tipi di tecniche ed espedienti per venire a capo del problema dellascendente. B. Tuckerman, nel suo articolo intitolato Planetary, Lunar and Solar Postions (A.D. 2 to A.D. 1649, Philadelphia 1964), propone la soluzione avanzata dalleminente astronomo e matematico, Jamshid Ghiyath al-Din al-Kashi (m.1429) direttore dellosservatorio di Ulgh Beg. Nei vari capitoli del trattato si ritrova la determinazione dellascendente attraverso i Namdr (lat. Animodar) di Tolomeo, Ermete, Zoroastro il saggio, Vezio Valente. Listiab di al-Biruni contiene una descrizione, ricostruita da Samso sul metodo per costruire un astrolabio che determini le cuspidi. 81 Un particolare punto delloroscopo dove viene rilevata uninfluenza positiva. 82 Ibid. p.89.

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Tolomeo). Fu Doroteo di Sidone che per primo, scrive Kennedy,83 si occup delle parti di fortuna, ed il cui metodo divinatorio venne mutuato nel mondo arabo e ivi sviluppato, e propone nel suo articolo la seguente tabella: DESTINO DI 1. padre 2. madre 3. fratelli 4. bambini 5. fortuna 6. matrimonio per luomo 7. matrimonio per la donna DIURNO Sole a Saturno Venere alla Luna Saturno a Giove Giove a Saturno Sole alla Luna Saturno a Venere Venere a Saturno NOTTURNO Saturno al Sole Luna a Venere Saturno a Giove Saturno a Giove Luna al Sole Saturno a Venere Venere a Saturno

Il sistema tradizionale indiano di divisione della vita del nativo in periodi planetari (da) ed in sottoperiodi (antarda) ed il corrispettivo metodo arabo-persiano (originariamente greco), furono integrati dal sistema degli oroscopi anniversari e dagli oroscopi dei mesi e dei giorni della vita del nativo, che vennero inseriti nel tjika.84 Il termine sanscrito tjika derivato dal termine pahlav Tazg, parola che i persiani usavano per designare gli arabi, a sua volta derivato dal nome della trib araba dei ayyi; a partire dall VIII sec. d.C. gli arabi e i persiani che si recavano nella costa occidentale dellIndia venivano con questa parola apostrofati. Questo termine venne col tempo a designare una determinata branca della geneatlologia, riferentesi alladattamento indiano dellastrologia arabo-persiana, gi essa stessa frutto della combinazione di elementi greci, siriaci, sasanidi e indiani. Nei testi tjika non si ritrovano solo un certo numero di tecniche astrologiche e di concetti estranei al sistema della jtaka, ma anche diversi termini tecnici; il primo autore di un tjika in sanscrito fu Samarasimha, autore della Gaakabhaa (detta anche Tjikatantrasra o Karmaprakik) in Gujart nel 1274.85 Questultimo (ovvero il sistema astrologico persiano) venne a sua volta rimpiazzato dallaakavarga. Analogamente, il tradizionale jtaka advarga dei pianeti, comprendente lucca (esaltazione), case (gha), periodi (trimma), navma, dvdama e decani (dreka), furono rimpiazzati dal pacavarg arabo-persiano le case, lesaltazione (lastrologia tjika conserva le longitudini tradizionali indiane dei paramocca al posto dadottare le longitudini leggermente differenti fornite dalla tradizione arabo-persiana), i periodi (detti hadda, corrispondenti allarabo hadd, termine derivato83 84

E.Kennedy, The Astrological History of Mshllh, Harvard University Press, 1971, p.105. Termine sanscrito che designa i testi di astrologia persiana e lastrologia stessa (si veda a tal proposito D.Pingree, From Astral Omens to Astrology from Babylon to Biknr, Roma, I.s.i.a.o,1997). 85 D.Pingree, Jyotihstra, Wiesbaden,Otto Harroswitz, 1981, p. 97.

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da Doroteo di Sidone), i decani, le triplicit, dette muallah dallarabo muthallatha, ed i Signori di queste triplicit furono dati da Doroteo e divennero comuni nei testi astrologici arabi e persiani. Il resto del sistema astrologico tjika dispirazione completamente arabo-persiana; vi si ritrovano sedici configurazioni dette yoga (del tutto differenti dagli yoga tradizionali indiani).86 Il tjika in India venne introdotto in India nel XIII sec nel Gujart, la stessa regione dellIndia in cui lastrologia greca fu introdotta pi dun millennio prima. Un altro importante metodo di divinazione che si svilupp nel mondo arabo e che venne introdotto in India nel periodo Mughal fu quello della geomanzia (ramala, dallarabo raml). I principali testi riguardanti tale sistema divinatorio sono il Ramalavaicitrya o Ramalabhskara di Rma ed il Ramalendrupraka di Rudramai Triphin (1657).87 Un testo arabo particolarmente importante ai fini della trattazione dellastrologia medica il Ghyat al-hakm, il cui sconosciuto autore88 si dice operasse in Spagna nella prima met dell XI sec; 89 nel primo e nel secondo capitolo sono elencati i talismani e ne descritta la realizzazione, che va compiuta in speciali momenti, considerati fausti e legati agli aspetti planetari. Vi descritto un amuleto, presumibilmente ideato da un re indiano, identificato in Kankah al-Hind, che si dice costru la citt di Menfi in Egitto e che fu lautore di numerose gesta prodigiose, come quella ad esempio, di scoprire numeri amici, costruire magiche immagini guaritrici, e realizzare una ciotola sempre ricolma dacqua al tempo di Alessandro Magno. Leroe di queste leggende nel Ghyat al-Hakm stato trasformato in un certo Az al-Hind, e Kankah descritto come il responsabile della realizzazione di una miracolosa statua del Buddha e di altri strani congegni. Questo personaggio mitico fu descritto da Ibn ab Uaiba come sapiente fra i sapienti dellIndia ed il pi grande fra essi. Egli investig larte della medicina, il potere delle droghe, la natura delle creature generate, e le propriet delle cose trovate (in natura). Egli fu il pi sapiente degli uomini riguardo la cosmologia, sullordine delle sfere, e ai moti delle stelle. Nel terzo libro lautore descrive le corrispondenze archetipiche intercorrenti fra piante, animali e pietre coi segni ed i pianeti, i colori di questultimi e della corrispondenza fra i segni e le parti del corpo (melothesia).90 Abu Mashar fa rifermento a tre fondatori della scienza detta Hermes, ovvero Hshnk, il nipote di Gaymart e identificato con Khankh (lEnoch biblico), che Idrs. Hshnk studi medicina e astronomia, e costru le piramidi e le citt dellAlto Egitto, ed inscrisse sotto forma di geroglifici la scienza che possedeva sui muri dei templi di Akhmn (Panopolis), con lintento di preservarla86 87

D.Pingree, From Astral Omens to Astrology from Babylon to Biknr, op.cit, p.88. D.Pingree, Jyotihstra, op.cit, p.79. 88 Questo testo attribuito a Maslama Ibn Ahmad al-Majriti, di cui non si possiedono elementi biografici accertati storicamente. 89 A questo proposito si veda la monografia di D.Pingree, Picatrix: The Latin Version of the" Ghayat Al-hakim, London,The Warburg Institute, 1986. 90 Si veda a questo proposito P.A.Rossi, Picatrix Ghyat al-hakim, il fine del saggio, Milano, Mimesis, 2007.

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dallarrivo di unalluvione che predisse dalloroscopo di una rivoluzione dellanno solare in cui occorse una congiunzione di Saturno e Giove nello Scorpione, indicante un alluvione perch con essa la congiunzione si spostava da una triplicit di aria ad una di acqua 91; la data della rivoluzione di questanno era l11 febbraio 3381 a.C. Hshnk, il primo Hermes, fu seguito da Tahmrath nel 3331 a.C; nel primo anno del suo regno, il bian Budhsaf (il Bodhisattva) fugg da Babilonia verso lIndia e ivi stabil la permutazione indiana della teoria astronomica del primo Hermes, che era basata su uno yuga di 360.000 anni, laddove gli indiani scelsero di riferirsi ad un Mahyuga di 4.320.000 anni (ovvero dodici yuga di Hermes) o ad un kalpa di 4.320.000.000 di anni; Tahmrath pi tardi memorizz un manoscritto contenente un resoconto dastronomia del primo Hermes nel Srawya, un edificio che egli costru a Jay in Ifahn. Quando questa costruzione venne scavata allinizio dellepoca abbaside, il manoscritto venne presumibilmente scoperto, e la scienza astronomica in esso contenuta divenne la scienza insegnata e trasmessa da Abu Mashar nel suo Kitb al-ulf; ivi lastronomo arabo cita un secondo Hermes che visse in Babilonia e rinnov le scienze medica, filosofica e numerologica; egli fu linsegnante di Pitagora, da cui le scienze matematiche greche ed altre branche della loro filosofia discendono. Il terzo Hermes era un egiziano, lHermes del Corpus Hermeticum e della tradizione alchemica, nonch insegnante di Asclepio, che divenne