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Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza Percorso di analisi della presa a carico settoriale attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo Studentessa Gobetti Francesca Corso di laurea Opzione Lavoro Sociale Educatrice Sociale Progetto Tesi di Bachelor Luogo e data di consegna Manno, Settembre 2015

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Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza

Percorso di analisi della presa a carico settoriale attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo

Studentessa

Gobetti Francesca Corso di laurea Opzione

Lavoro Sociale Educatrice Sociale

Progetto

Tesi di Bachelor

Luogo e data di consegna

Manno, Settembre 2015

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!!!Un ringraziamento speciale a tutte le persone che in questi anni di formazione sono sempre rimaste al mio fianco, supportandomi e sopportandomi in tutto e per tutto. Ringrazio i miei amici, i miei colleghi e la mia commissione di accompagnamento, Serenella ed Elisa, per il prezioso aiuto e sostegno che mi hanno dato, ma soprattutto un pensiero speciale è rivolto alla mia famiglia senza la quale non sarei mai diventata quella che sono. !!!!!!!!

“Portami a essere un compagno paziente,

ad ascoltare con il cuore aperto come il cielo.

Concedimi la vista per vedere attraverso i tuoi occhi

e orecchi desiderosi di ascoltare la sua storia.

Crea un prato aperto e sicuro su cui potremmo camminare insieme.

Fa’ che io sia una fonte pura nella quale si possa riflettere.

Aiutami a trovare la tua saggezza e la tua bellezza in lei,

con la consapevolezza che desideri che lei viva in armonia,

in salute, nell’amore e nella forza.

Fa’ che io onori e rispetti la sua scelta sulla via che seguirà

e fa’ che lei possa seguirla liberamente.

Fa’ che io sia ancora una volta consapevole che,

anche se lei e io siamo differenti,

c’è un luogo tranquillo dove siamo uniti1” !!!

“L’autrice è l’unica responsabile di quanto contenuto nel lavoro”

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare#la#persona#al#cambiamento.#(A!cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson,!p.!45.!!Versione!del!Colloquio!Motivazionale!sottoforma!di!preghiera,!canto,!danza!indiana.!

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ABSTRACT

Centro Residenziale Ingrado: trattamento comunitario dell’alcol-dipendenza

L’interesse per la tematica sviluppata in questo lavoro di tesi nasce nei mesi

precedenti al periodo di pratica professionale svolto al Centro Residenziale Ingrado,

con la proposta, da parte degli operatori del centro, di revisionare gli strumenti di

progettazione. Da qui l’origine di un interesse personale nei confronti del tema della

progettazione cui è ricollegabile quella che è poi diventata una curiosità sempre

maggiore verso la presa a carico effettuata a Cagiallo nei confronti di persone con

alcol-dipendenza.

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di

presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale per arrivare a

ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico

individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Per agevolare il raggiungimento di tale

meta, sono stati sviluppati una serie di micro-obiettivi che hanno permesso di

cogliere la costruzione, la gestione, il coordinamento e la valutazione di un progetto

di presa a carico individuandone approcci, modalità e strumenti.

I principali temi toccati con questo lavoro sono stati quelli della progettazione

partecipata e del lavoro in équipe, due aspetti basilari nel lavoro sociale che si è

cercato di declinare nell’ottica della pratica professionale comunitaria con persone

che presentano problemi di dipendenza. Dopo un primo approfondimento

bibliografico, è stata attuata l’intervista preliminare al direttore della struttura per

avere un primo quadro della situazione, in seguito è iniziata l’esaminazione della

documentazione interna a disposizione che ha permesso l’individuazione di un

canovaccio di domande somministrate successivamente ai referenti dei settori attivi

nella presa a carico. Per giungere a quanto prefissato, è stata attuata una

comparazione fra le risposte degli operatori presi in considerazione utilizzando la

tecnica delle ipotesi di significato che ha facilitato la lettura delle stesse con la teoria

e la documentazione interna.

I risultati di questo lavoro sono suddivisibili in due sezioni: da una parte vi è l’analisi

della presa a carico grazie a cui è stato possibile evidenziare che l’approccio

dominante è quello dialogico-partecipato declinato in modalità come il colloquio e la

riunione, mentre la seconda parte dell’obiettivo ha permesso l’individuazione di tre

principali ipotesi di miglioramento che sono state successivamente presentate

all’équipe operativa della struttura.

Partendo da un’osservazione e da un’analisi di un servizio concreto e attivo sul

territorio, è possibile riflettere sul senso della progettazione e del lavoro d’équipe, su

quanto questi due elementi siano fondamentali e intersecati fra loro. La progettazione

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partecipata racchiude il suo valore nella co-costruzione di significati condivisi, nella

negoziazione e nel confronto, tutti elementi che, se attuati all’interno di uno staff,

permettono la coesione e facilitano la collaborazione in quanto ogni operatore si

riconoscerà come membro di qualcosa di più grande che non è la semplice somma

delle sue singole parti, ma un’entità con caratteristiche proprie, un’équipe che

insieme decide e insieme agisce.

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ABSTRACT

!INDICE

1. Introduzione .................................................................................................................................. 1

2. Descrizione del contesto lavorativo ........................................................................................... 2

3. Metodologia del lavoro di tesi ..................................................................................................... 4

3.1 Obiettivo di tesi ..................................................................................................................... 4

3.2 Metodo del percorso ............................................................................................................. 5

Dissertazione .................................................................................................................................... 7

4. Alcol e alcolismo .......................................................................................................................... 7

4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza ............................................................ 8

4.2 Lavoro di comunità ............................................................................................................... 8

4.2.1 Approccio motivazionale ..................................................................................... 11

4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale ................................................................... 12

4.2.3 Terapia farmacologica ........................................................................................ 13

4.3 Progettazione partecipata .................................................................................................. 13

5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali ............................................. 16

5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale .................................. 16

5.2 Costruzione del progetto di presa a carico ......................................................................... 18

5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro Residenziale .. 24

5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti, rete primaria,

rete secondaria) ....................................................................................................................... 27

5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale ....................................................... 29

6. Conclusioni ................................................................................................................................. 32

6.1 Risultati del lavoro .............................................................................................................. 32

6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in qualsiasi contesto

socio-educativo ........................................................................................................................ 34

6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso .................................. 35

Bibliografia

Sitografia

Allegati

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1!

1. Introduzione

L’ultima tappa del mio percorso formativo in Lavoro sociale SUPSI come educatrice

si è sviluppata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo, un ambiente protetto in

cui gli ospiti hanno la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico-riabilitativo

che prevede un recupero delle capacità personali e socio-professionali in seguito a

una disintossicazione dalla fase acuta.

Il mio inserimento come stagiaire all’interno della struttura mi ha permesso di

costruirmi fin dalle prime settimane delle ipotesi e delle idee che avrei potuto

sviluppare nel mio lavoro di tesi. Ho, infatti, avuto modo di acquisire sempre più

informazioni in merito al funzionamento del Centro Residenziale, alle procedure di

presa a carico e alla progettazione interna notando come vi fossero talune

complicazioni procedurali e, talvolta, di comprensione, per esempio, delle schede da

compilare riportanti gli obiettivi relativi al progetto rivolto agli ospiti. In aggiunta a ciò,

è sorta una richiesta da parte di alcuni operatori dell’équipe che mi hanno esplicitato

quanto fosse multiforme tale compilazione e suscettibile a varie interpretazioni.

Durante un incontro informale con alcuni colleghi in cui si è discusso anche del mio

progetto di tesi è inoltre emerso che durante l’AUDIT della qualità è stata riscontrata

una necessità di miglioramento negli strumenti di valutazione da cui la richiesta di

individuarne altri più funzionali. Questi elementi, dunque, si possono considerare la

spinta motrice che mi hanno condotto a volgere la mia attenzione verso la tematica

della progettazione incrementandone sempre più il mio interesse tanto che ho deciso

di farla diventare il fulcro del mio lavoro di tesi.

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di partire da un’analisi delle procedure di

presa a carico nei differenti settori di intervento del Centro Residenziale di Cagiallo

per arrivare a ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di progetti

educativi individuali partecipati con l’équipe e l’utenza. Per raggiungere questo

obiettivo, ho adottato un metodo qualitativo caratterizzato dall’analisi documentale e

dall’uso dell’intervista semi-strutturata.

La mia tesi, dunque, è legata al tema, a me caro, della progettazione e ad altri

argomenti che finora non avevo mai avuto modo di trattare se non genericamente.

Per questo motivo, nel corso di questo lavoro, mi sono posta dei sotto-obiettivi che

espliciterò successivamente, ho svolto ricerche per ampliare le mie conoscenze ed

essere, dunque, in grado di esaminare la problematica con un grado di preparazione

adeguato.

Lavorare nel sociale significa lavorare nella complessità delle relazioni e del

quotidiano, diventa allora indispensabile essere inseriti in un’ottica di progettualità

che permetta di orientare gli interventi in riferimento agli obiettivi e alle finalità

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educative che si vogliono raggiungere2. Ritengo importante che dietro a ogni azione,

un operatore sociale ponga una riflessione, la quale deve essere necessariamente

legata a una meta che si vuole raggiungere. È proprio questa la motivazione che mi

ha portato, come futura educatrice, a condurre una ricerca di questo tipo.

Nelle pagine successive di questo lavoro verrà presentato dapprima il contesto socio

educativo in cui ho svolto il periodo di pratica professionale, in seguito, vi sarà la

spiegazione più dettagliata dell’obiettivo della mia tesi e dei relativi sotto obiettivi che

sono stati per me il fil rouge della mia ricerca, la guida che mi ha permesso di

muovermi senza perdere di vista quanto volessi raggiungere. Per una maggiore

comprensione, la dissertazione sarà suddivisa in un primo approfondimento teorico

dei concetti chiave che sono stati fondamentali per svolgere le interviste e

l’elaborazione di questo lavoro. Nella seconda parte, invece, si troverà l’analisi delle

interviste ed, infine, le conclusioni del lavoro svolto.

2. Descrizione del contesto lavorativo

In questo paragrafo saranno esposte in maniera sintetica le informazioni più rilevanti

per comprendere il funzionamento e l’organizzazione del Centro Residenziale

Ingrado di Cagiallo. Quanto scritto è una rielaborazione sulla base di ciò che è stato

raccolto con la pratica professionale, il manuale di qualità interno3 e le informazioni

presenti sui vari opuscoli oltre che sul sito online4.

Il Centro Residenziale (CR) Ingrado di Cagiallo è una delle strutture di Ingrado e

ospita uomini e donne adulti/e che vogliono intraprendere un percorso terapeutico-

riabilitativo dalla dipendenza (fisica e/o psichica) alcolica in seguito a una

disintossicazione fisica. Oltre al CR, Ingrado offre altri servizi di carattere differente:

- Strutture a carattere ambulatoriale, quali i consultori di Bellinzona, Biasca, Chiasso,

Locarno, Lugano e Mendrisio, che offrono prestazioni multidisciplinari di sostegno

sociale e psicologico, i centri di consulenza e aiuto e le unità di circolazione;

- Strutture a carattere semi-stazionario, come il centro diurno di Bellinzona, che

garantisce una presa a carico caratterizzata da prestazioni psico-pedagogiche sul

corso dell’interna giornata, e il centro d’accoglienza diurna (CAD) di Viganello,

contraddistinto da programmi socio-assistenziali finalizzati a ridurre i rischi sanitari e

sociali.

Il Centro Residenziale nasce nel 1997 a Cagiallo, in Capriasca, e fin da allora si è

sempre occupato di offrire soggiorni residenziali caratterizzati da percorsi di cura

individualizzati. La struttura dispone di 26 posti letto, suddivisi fra camere doppie e

singole, ed è l’unica in Ticino a occuparsi esclusivamente della dipendenza dalle

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!2!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!La#progettazione#educativa.!Roma!:!Carocci!Faber!3!Ingrado,!servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!!4!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015)!

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3!

sostanze alcoliche avvalendosi di un’équipe multidisciplinare che accompagna

l’utenza in ogni fase del percorso garantendo una presa a carico globale. L’équipe

del Centro, infatti, è composta da uno psicologo nonché responsabile del servizio,

due psicoterapeuti, due infermieri, cinque psico-educatori, cinque operatori di

laboratorio, un assistente sociale e tre vegliatori.

Il modello di intervento cui fa riferimento il CR è quello biopsicosociale secondo cui vi

è una connessione fra tutti gli aspetti che caratterizzano un individuo, ne consegue

dunque che l’intervento di cura presenta un’attenzione all’aspetto medico, sia fisico

che psichico, psicologico e sociale5. A partire da ciò, avviene l’elaborazione del

progetto educativo “per quella determinata persona, in quel determinato periodo della

sua vita, tenendo conto delle risorse strutturali, professionali e umane presenti nel

nostro Centro, nella rete socio-sanitaria e nella rete sociale nella quale il cliente si

inserisce”6. Il progetto di presa a carico individuale prevede l’ammissione nella

struttura tramite i consultori presenti sul territorio che si occupano di attuare un primo

contatto con la persona e stabilire i macro-obiettivi che verranno poi declinati a

Cagiallo.

L’intervento si articola in fasi, per cui il primo momento è quello del contatto, della

motivazione e della progettazione che di norma avviene, appunto, tramite i

consultori, i quali possono optare per una segnalazione dell’ospite al Centro

Residenziale. Segue la fase della disintossicazione fisica che, generalmente, avviene

presso un ospedale o una clinica psichiatrica. Il momento successivo prevede l’inizio

del percorso presso la struttura di Cagiallo in cui la persona può usufruire delle

prestazioni garantite dall’intersettorialità che prevede uno stretto legame fra ambiti di

diversa natura che comunicano e collaborano fra loro per garantire il raggiungimento

degli obiettivi stabiliti con l’ospite stesso. Intervengono, dunque, nel progetto

completo di presa a carico il settore psicoterapico, educativo, infermieristico,

lavorativo (laboratori di falegnameria, decorarte, selvicoltura - orticoltura, cucina,

lavanderia, economia domestica) e di consulenza sociale. I settori appena presentati

si ritrovano per discutere i casi e gli aggiornamenti degli stessi durante le riunioni

d’équipe in modo da inquadrare periodici rimandi che vengono attuati mensilmente

durante le sintesi7. Le riunioni sono suddivise in tre momenti: una prima parte di

incontro settoriale, la sottoéquipe con le persone di riferimento principali in base

all’utenza e un confronto in plenaria in presenza di tutti.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!5!Engel,!George!L.!1977.!La#necessità#di#un#nuovo#modello#di#medicina#:#una#sfida#per#la#biomedicina.#In!AeRXAbilitazione!e! Riabilitazione.! Anno! XV,! N.1.! 2006! https://it.scribd.com/doc/12780697/ArticoloXGeorgeXEngelXScienceX1977XNuovoXModelloXMedicinaXTraduzioneXitalianaXAlbasiXClerici!(URL!consultato!il!02.05.2015)!6!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!http://www.ingrado.ch.!(URL!consultato!il!19.04.2015)!7!Le!sintesi!sono!incontri,!a!cadenza!normalmente!mensile,!fra!l’ospite,!un!rappresentante!del!CR,!il!consulente!(l’ente!collocante)! e,! talvolta,! un! familiare.! Durante! questi! colloqui,! si! analizza! l’andamento! del! percorso! del! cliente,! gli!obiettivi!prefissati!in!precedenza!e!si!discute!in!merito!al!progetto!futuro!di!post!cura.!

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4!

Ogni progetto educativo è guidato da macro obiettivi valevoli per tutta l’utenza:

“- Accettazione della malattia e confronto con la dipendenza da sostanze;

- Riduzione dei problemi causati dalla dipendenza da sostanze;

- Aumento della consapevolezza e della capacità di gestione rispetto ai fattori

(emotivi, cognitivi, relazionali, ecc.) che influenzano il proprio rapporto con la

sostanza;

- Apprendimento della capacità di astinenza e prevenzione delle ricadute;

- Riabilitazione socio-professionale (competenza psicosociale nella vita

relazionale, lavorativa e nel tempo libero);

- Aumento della stima di sé, della capacità di comunicazione e di gestione dei

conflitti;

- Responsabilizzazione rispetto alla progettazione del proprio stile di vita”8.

Da essi viene stabilito il progetto educativo con la compilazione della scheda

“Obiettivi del progetto individuale” (Allegato 1) insieme al cliente entro un mese

dall’ammissione dello stesso. Nello stesso periodo avviene anche la delineazione

degli obiettivi del settore lavorativo e di quello educativo.

L’équipe multidisciplinare è chiamata a collaborare e cooperare mantenendo anche

un legame con i servizi esterni per garantire interventi funzionali all’utenza. Quella

del CR è un’équipe caratterizzata da figure professionali differenti, con compiti e ruoli

vari. Ho lavorato a stretto contatto con ospiti e colleghi dal lunedì al venerdì

potendomi spostare all’interno di più laboratori e avendo anche la possibilità di

partecipare ad alcuni momenti di progettazione. Tutto questo mi ha permesso di

avere un numero maggiore d’informazioni utili per lo sviluppo di questo lavoro.

3. Metodologia del lavoro di tesi

3.1 Obiettivo di tesi

L’esperienza svolta presso il Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo mi ha

consentito di confrontarmi con un contesto e un’utenza a me sconosciuti, così come

non avevo mai lavorato in un’équipe multidisciplinare e numerosa come quella

incontrata in questi mesi. Quest’occasione mi ha dato l’opportunità di crescere su più

fronti fin dai primi momenti di stage. In uno dei lavori stesi prima della pratica

professionale, parlavo, infatti, di “ruoli, con corrispondenti compiti e responsabilità,

molto differenti fra loro, ma tutti funzionano costantemente con interventi attuati in

sinergia e in complementarietà per affrontare la malattia in modo globale con

interventi mirati al campo di ciascuna di queste professioni”9. Durante la pratica

professionale, la presenza di queste figure distinte mi era chiara e visibile,

partecipavo ai momenti di scambio, ma non ero a conoscenza di cosa accadesse

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!8!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Documentazione#interna#–!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.!9!Dal!progetto!autoXformativo,!Gobetti!Francesca,!31.12.2014!

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5!

realmente negli altri settori. Questo è uno dei vari motivi che ha portato

all’individuazione dell’obiettivo della mia tesi:

Analizzare le procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro

Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità di ipotizzare modalità operative per

l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e

l’utenza.

Per aiutarmi nella riflessione e nel proseguimento del lavoro, mi sono posta una serie

di sotto obiettivi che mi hanno permesso di rimanere coerente con quanto volessi

raggiungere:

• Comprendere come avviene la costruzione del progetto di presa a carico

individuale all’interno del Centro Residenziale individuandone approcci,

modalità e strumenti messi in atto;

• Comprendere come avviene la gestione del progetto di presa a carico

individuale all’interno del Centro Residenziale afferrandone approcci, modalità

e strumenti messi in atto;

• Comprendere come vengono coordinati e mantenuti i collegamenti fra i

referenti del progetto di presa a carico individuale interni ed esterni alla

struttura di Cagiallo per la condivisione e il monitoraggio dello stesso;

• Comprendere come avviene la valutazione di un progetto di presa a carico

con i referenti interni ed esterni alla struttura di Cagiallo;

• Ipotizzare delle modalità operative e degli strumenti per la costruzione, la

gestione e il monitoraggio dei progetti di presa a carico individuale partecipati

con l’équipe e l’utenza;

• Attuare un momento di condivisione di quanto emerso dal lavoro di tesi per

stimolare ulteriori riflessioni.

3.2 Metodo del percorso

La prima tappa del percorso che ho svolto si è sviluppata con l’intervista preliminare

somministrata al responsabile della struttura, Jann Schumacher. Lo scopo di questo

primo passaggio è stato quello di avere una prima introduzione al funzionamento

della struttura così da impostare, in seguito, il percorso del mio lavoro di tesi. Grazie

a questo momento, ho avuto modo di definire i filoni teorici che orientano gli

interventi attuati nella struttura. Sulla base di tale delineazione, approfondendo le

ricerche, ho individuato gli autori più adatti per il mio lavoro. Per incrementare, quindi,

le mie conoscenze in merito alla tematica dell’alcologia, mi sono rifatta agli scritti del

neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin10, per quanto concerne, invece, il lavoro di

comunità, ho trovato molto utile gli apporti dello psicologo e psicoterapeuta Leopoldo

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!10!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Manuale#di#alcologia.#Erickson!Live!

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6!

Grosso11. Fondamentali sono poi stati i concetti legati alla progettazione dialogica-

partecipata sviluppati durante i corsi di studio alla SUPSI di cui ho approfondito il

pensiero di vari autori, quali Marinella Sclavi, Franca Olivetti Manoukian e Francesco

D’Angella. Riferendomi poi ad altri orientamenti citati dal direttore Jann Schumacher

durante l’intervista, ho approfondito il Colloquio Motivazionale facendo riferimento ad

autori come Gian Paolo Guelfi e Valerio Quercia12. Mentre, in merito alla psicoterapia

cognitivo-comportamentale, mi sono ricollegata al testo Terapia cognitivo

comportamentale di Judith Beck13.

Dopo un primo approfondimento bibliografico e un esame della documentazione

interna a Ingrado (Manuale di qualità, sito online, dossier, schede degli obiettivi,

schede di valutazione, …), ho sviluppato le tracce delle interviste da somministrare ai

referenti dei settori che partecipano al progetto di presa a carico dell’utenza. Ho

pensato di intervistare queste specifiche persone proprio perché, per mandato, alcuni

di loro sono i rappresentanti dell’ambito di intervento in cui operano. Per quanto

concerne, invece, i consultori, la mia scelta è caduta su Dario Gennari, responsabile

dei consultori.

Dopo la somministrazione delle interviste sono passata alla loro analisi in cui ho

avuto modo di comparare quanto emerso con la teoria e quanto, invece, riportato sui

documenti ufficiali. Una volta terminato questo stadio, ho ipotizzato delle modalità

operative e degli strumenti per la condivisione, la gestione e il monitoraggio dei

progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Infine, l’ultimo

passaggio prevede una messa in comune, all’interno dell’équipe, dei risultati ottenuti

con questo lavoro per poter stimolare ulteriori riflessioni.

Avendo svolto varie interviste, ho cercato di incrementare le mie competenze

facendo riferimento ad alcuni testi come il manuale di sociologia La ricerca

qualitativa14. Ho deciso di utilizzare lo strumento qualitativo delle interviste, più nello

specifico le interviste semi-strutturate, perché, per raggiungere gli obiettivi prefissati,

avevo necessità di reperire informazioni non ottenibili solo con l’osservazione o con

l’analisi documentale, avevo, infatti, bisogno di dar voce più in profondità a ciò che

volevo indagare sollecitando con domande mirate i referenti dei vari settori15.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!La#comunità#terapeutica#per#persone#tossicodipendenti.!Torino:!Edizioni!Gruppo!Abele!12!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Il#colloquio#motivazionale.#Preparare# la#persona#al#cambiamento.#(A!cura!di)!Guelfi!G.P.,!C.!Passudetti!,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erickson!13!Beck,!Judith!S.!2013.!La#terapia#cognitivoDcomportamentale.!Roma:!Astrolabio!14!Cardano,!Mario.!2011.!La#ricerca#qualitativa.!Bologna:!Il!Mulino.!15!Carey,!Malcom.!2013.!La#mia#tesi#in#servizio#sociale.!Trento:!Centri!Studi!Erickson!

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Dissertazione

4. Alcol e alcolismo

Quando si parla di alcol è difficile non sapere cosa sia; la nostra società odierna, con

i suoi usi e costumi, ci porta a esserne circondati, ovunque si vada, questa sostanza

non è difficile da reperire. Ma cos’è l’alcol? Come lo si può considerare?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’alcol è una droga, pur

essendo legale, rimane una sostanza psicotropa che può indurre dipendenza oltre

che comportare delle patologie fisiche e/o psichiche, disturbi comportamentali e

disordini sociali16.

Quando si parla di alcol si fa riferimento all’alcol etilico o etanolo, una sostanza

incolore e tossica il cui uso, in base alle dosi, può avere vari effetti sull’organismo. Da

ciò la distinzione fra uso e abuso. Con il termine “uso” si può far riferimento

propriamente all’utilizzo di una qualche sostanza oppure a un’abitudine, una

consuetudine o ancora a un modo di comportarsi proprio di una collettività, di un

gruppo etnico o sociale17. Se il concetto di “uso” rientra ancora in un quadro di

normalità, quello di abuso fa riferimento alla situazione per cui “una sostanza viene

utilizzata modificando lo stato di coscienza; siamo in presenza di un uso che può

diventare problematico anche se per lo più viene percepito dal soggetto come

“ricreativo”, moderato e non regolare”18. La dipendenza è, invece, “l’assunzione

persistente di sostanze allo scopo di prevenire o diminuire i sintomi d’astinenza fisici

o psichici”19. Essendo l’alcol, a livello farmacologico, “una droga con effetti

psicoattivi”20, il suo abuso può comportare una dipendenza. Per questo motivo

l’OMS, nel 1960, ha inquadrato l’alcolismo nell’ambito delle tossicomanie; l’alcol,

dunque, “è una sostanza capace di dare dipendenza sia fisica che psichica. È una

droga con effetti sia sedativi che euforizzanti”21.

Il bere è un comportamento a rischio e l’alcolismo è la conseguenza di un consumo

eccessivo e prolungato nel tempo, è un passaggio dal consumo sociale, quindi

accettato dal gruppo, a una dipendenza con la comparsa di disturbi medici e

comportamentali.

La diagnosi di alcolismo è caratterizzata dall’analisi di sintomi cognitivi,

comportamentali e fisici cui si associa l’incapacità del soggetto di controllare

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!16!Brunetto!G.P.,!Candio!D.,!Filippini!D.,!e!Zermiani!M.!(A!cura!di).!Alcol.#Informazioni#dalla#ricerca.#2008.!Pubblicazione!no!profit.!www.dronet.org!(URL!consultato!il!06.06.2015)!17!Vocabolario!online!Treccani.!http://www.treccani.it/vocabolario/uso2/!(URL!consultato!il!06.06.2015)!18!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Dipendenze#a!cura!di!M.!Steiner.!2014.!SUPSI!:!Manno!19!Ibid.!20!Arnao,!Giancarlo.!1999.!La#droga#in#100#parole.#Dizionario#ragionato#sul#fenomeno#droga#:#sostanze,#effetti,#cultura#e#politica.!Padova:!Muzzio!editore,!p.!13!21! Lucchini,! Alfio,! Felice! Nava,! e! Ezio! Manzato.! 2008.! Buone# pratiche# e# procedure# terapeutiche# nella# gestione# del#paziente#alcolista.!FrancoAngeli:!Milano!

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8!

l’assunzione della sostanza rimanendo indifferente alle ripercussioni sul piano bio-

psico-sociale22.

Una tossicodipendenza da alcol è contraddistinta da un’intossicazione cronica con

un deterioramento sociale e fisico; secondo le statistiche la dipendenza fisica

colpisce solo una minoranza dei consumatori, ma quella psichica è più complessa da

sradicare23.

Da ciò la necessità di individuare il trattamento più adeguato.

4.1 La presa in carico di persone con alcol-dipendenza

I primi trattamenti rivolti a persone con problemi di alcol-dipendenza cominciano a

prendere forma solo dopo il secondo dopoguerra, con progetti di prevenzione, cura e

riabilitazione. Fra essi tuttora possiamo individuarne di differenti.

Il trattamento ospedaliero prevede una degenza della persona alcolista presso un

reparto ospedaliero con il fine principale di contenere la sindrome astinenziale

nonché individuare una diagnosi medica più specifica, stabilizzare una terapia

farmacologica e, possibilmente, preparare per una presa in carico più importante.

Il trattamento dispensariale24 è consigliato per quei soggetti che non presentano

disturbi gravi e spesso si attua a livello consultoriale. Tale modalità prevede che vi

sia una presa in carico da parte di un medico, uno psicologo, un assistente sociale e

un consulente che, dopo un primo momento di accoglienza, attueranno una

valutazione della situazione di vita della persona cercando di individuare il

trattamento più adeguato. L’intervento, in base all’utenza, può limitarsi a una presa a

carico ambulatoriale in cui viene messo in atto un lavoro di presa di conoscenza della

propria situazione di vita, di miglioramento dello stile di vita, di cambiamento, di

motivazione e di mantenimento dell’astinenza. Dal momento in cui tale approccio non

porta a risultati funzionali, allora ci può essere il passaggio a un trattamento più

multidimensionale, quello residenziale e/o di comunità.

4.2 Lavoro di comunità

Le prime comunità terapeutiche nacquero circa nella seconda metà del secolo

scorso come servizio specifico destinato a persone con una dipendenza di o da

sostanze psicoattive illegali. Oggi il concetto di comunità è cambiato in relazione sia

ai mutamenti sociali che culturali. Come sostengono Leopoldo Grosso e Maurizio

Coletti, nella società odierna sarebbe più corretto utilizzare il termine “Comunità

Ridefinita”25. Il concetto in questione si ricollega alla teoria del dottore ed esperto nel !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!22!L’approccio!bioXpsicoXsociale!è!quello!che!caratterizza!la!maggior!parte!dei!trattamenti!legati!all’alcoldipendenza!;!esso!prende! in! considerazione! il! paziente! inserito!nel! suo! contesto! sociale;! si! occupa!di! fattori!psicologici,! sociali! e!biologici!implicati!nel!disagio!della!persona!(Engel,!George!L.!1977.!Op.#cit.)!23!Arnao,!Giancarlo.!1999.!Op,#cit.,!p.!14!24!Indica!un!tipo!di!approccio!che!prevede!delle!strutture!volte!a!occuparsi!di!un!determinato!problema!sanitario!in!tutti!i!suoi!livelli!di!prevenzione.!!25!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!

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9!

trattamento dell’abuso di sostanze George De Leon26 che individua quelli che sono i

nuovi aspetti fondamentali della “Comunità Modificata”, elementi che Leopoldo

Grosso e Maurizio Coletti riassumono in:

“- la considerazione dell’uso di sostanze come una circostanza secondaria;

- la centralità dell’individuo;

- la prospettiva di una guarigione;

- la prospettiva di raggiungimento di uno stile sano di vita ai livelli individuale, micro e

macro sociale”27.

La comunità terapeutica modificata, o ridefinita, è un ambiente protetto che prevede

un trattamento residenziale della dipendenza con lo scopo di far ritrovare alla

persona un equilibrio personale; essa si basa sulla scelta libera e volontaria e su una

solida motivazione.

Riallacciandomi a quanto riportato dal neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin, una

comunità terapeutica è caratterizzata da:

- presenza di un gruppo relativamente numeroso d’individui accumunati da disturbi

del comportamento;

- membri che hanno deciso volontariamente di entrarvi;

- obiettivo di favorire un cambiamento dello stile di vita;

- democrazia;

- fine ultimo di far sì che i membri possano uscire e tornare a viver meglio nel mondo

reale;

- intense interazioni fra i membri;

- momenti periodici di gruppo;

- presenza di trattamenti diversi;

- una strutturazione il più possibile vicina alla vita reale28.

In comunità si opera tenendo conto della diagnosi d’invio che deve presentare non

solo aspetti medico-infermieristici bensì anche contenuti legati alle dinamiche

relazionali, possibilità di doppia diagnosi29 e descrizione del consumo problematico di

sostanze. È grazie a questo primo step che gli operatori della comunità potranno

delineare i confini del trattamento per l’ospite, definendo il percorso in modo che sia il

più individualizzato possibile con un rispetto anche per la terapia farmacologica. Il

primato è inoltre dato alla relazione per cui gli interventi attuati dagli operatori devono

essere “motivazionali” e di accoglienza, non più “confrontazionali” con la regola e la

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!26!De!Leon,!George.!1997.!Community#as#method#:# therapeutic#communites# for#special#population#and#special# settings.!Greenwood!Publishing!Group:!New!York.!27!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!100!28!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.!29!La!doppia!diagnosi,!o!comorbilità,!è!un!termine!che!indica!“la#presenza#nella#stessa#persona#di#un#comorbidità,#cioè#di#un# disturbo# tossicomanico# e# di# una# sintomatologia# psichiatrica”# (Bonetti! Alessandro,! and! Raffaella! Bortino.! 2005.!Tossicodipendenza#e#doppia#diagnosi:#la#relazione#d’aiuto#in#Comunità.!Milano:!FrancoAngeli,!p.21)!

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10!

sanzione come in passato. Per far ciò una comunità terapeutica necessita di un

personale adeguatamente formato, un’équipe pluridisciplinare e multidisciplinare che

possa garantire una presa in carico multidimensionale.

All’interno di un contesto comunitario-residenziale, un’équipe deve occuparsi

principalmente di tre assi e deve avere il tempo materiale per poterlo fare:

- costruzione e aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti;

- coordinamento e coerenza tra gli operatori e i loro interventi;

- organizzazione della collaborazione con la rete esterna30.

Il percorso all’interno di una comunità terapeutica è definito dal susseguirsi di fasi;

partendo da un primo contatto con i servizi esterni ai centri residenziali, possono

anche essere consultori o ambulatori, si attua un’iniziale valutazione dello stato di

dipendenza con una conseguente analisi di quale possa essere il percorso più

idoneo per l’individuo. Dopo questo momento ci può essere la segnalazione della

persona a una specifica struttura per un trattamento residenziale, quindi, ne deriva

una disintossicazione dalla fase acuta, solitamente attuata in clinica o in un contesto

ospedaliero, per poi passare all’ammissione in una struttura stazionaria. All’interno

del servizio residenziale, i programmi richiedono un primo momento di accoglienza e

“blackout”31, una chiusura con finalità protettiva per aiutare la persona nella gestione

del craving32 e per favorire l’inserimento del nuovo arrivato nell’ambiente. Lo step

successivo prevede, invece, l’interiorizzazione, quindi la modifica dei propri

comportamenti con l’accettazione delle regole di convivenza e della vita comunitaria.

Una volta raggiunti questi obiettivi ci sarà il momento in cui la persona dovrà mettersi

alla prova con i rientri a casa già durante il percorso, i congedi, in modo che vi sia

sempre un accompagnamento da parte dello staff operante fino alla dimissione vera

e proprio che darà inizio al post trattamento, quindi, all’uscita definitiva della persona

dalla struttura e al mantenimento di contatti minimi.

Nelle comunità terapeutiche per persone con problemi di alcol-dipendenza è

necessario tener conto delle loro specificità, delle risorse rimaste intatte e delle loro

competenze in modo da creare programmi, il più possibile di breve durata, che

permettano loro di mantenere attivi i legami con le proprie reti. Un altro aspetto non

di minor importanza è la chiarezza dei programmi e degli obiettivi stessi la cui

individuazione deve avvenire con la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti

nell’ottica di un approccio partecipativo e motivazionale. L’intervento prevede

un’analisi funzionale della situazione e della persona per comprendere il senso che

l’abuso alcolico ha per lei, i motivi che lo innescano e quelli per cui lo mantiene33. I

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!30!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,#p.!381!31!Ibid.!p.!148!32!Il!craving!è!il!desiderio!impulsivo!e!incontrollabile!di!assumere!una!sostanza!psicoattiva!o!un!particolare!alimento.!33!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit.,!p.!77!

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11!

percorsi devono inoltre prevedere uno stretto legame territoriale “rinunciando al ruolo

totalizzante assunto in passato”34; va, dunque, a cadere il ruolo di chiusura e

contenimento tipico delle comunità passate.

Uno dei principali obiettivi del percorso residenziale in una comunità per persone con

alcol-dipendenza è quello di attuare una diagnosi in un ambiente libero dalla

sostanza per poter individuare la storia di vita del soggetto, le sue capacità, i limiti e

le risorse, così come fondamentale risulta essere una diagnosi motivazionale per

individuare la posizione dell’individuo rispetto al cambiamento. È solo sulla base di

questi primi due passi che sarà possibile individuare gli obiettivi del percorso

stesso35.

4.2.1 Approccio motivazionale

L’approccio motivazionale, anche conosciuto come Colloquio Motivazionale, nasce in

Norvegia nel 1982; inizialmente applicato soprattutto nell’ambito delle dipendenze,

oggi è definito come “uno stile collaborativo di conversazione volto a rafforzare la

motivazione e l’impegno al cambiamento di una persona, (…) è una conversazione

sul cambiamento”36. Fondamentale in questo metodo è allora la relazione

collaborativa che deve esserci con l’utente, è grazie a essa che si può evocare la sua

motivazione, la sua consapevolezza e il suo riconoscere e accettare il cambiamento.

Rifacendomi al continuum di stili comunicativi presentati nel libro Il Colloquio

Motivazionale, tale approccio prevede non tanto un dirigere o un seguire, ma

piuttosto un guidare, un non fare né troppo né troppo poco.

Importante è che il Colloquio Motivazionale non sia manipolazione, alla base ci deve

sempre essere il suo spirito fondante, un determinato atteggiamento emotivo e

cognitivo caratterizzato da quattro elementi chiave: la collaborazione, quindi la

presenza attiva di tutti gli attori coinvolti; l’accettazione, implica una valorizzazione

assoluta della persona e della sua autonomia con un interesse attivo e uno sforzo di

comprensione della prospettiva dell’Altro; la propensione all’aiuto, ovvero la scelta di

impegnarsi a ricercare e favorire il benessere degli altri e l’evocazione di quel

qualcosa che le persone già hanno in sé, ma che spetta all’operatore aiutare a far

emergere. Come già Carl Rogers sosteneva nel suo testo Terapia centrata sul

cliente37, anche l’essenza dell’approccio motivazionale risiede nel porre al centro

dell’intervento il punto di vista dell’Altro; alla base di ogni azione deve sempre esserci

il soggetto che diventa attore attivo del suo destino.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!34! Hinnenthal,! Ina! M.,! e! Mauro! Cibin.! 2011.! Il# trattamento# residenziale# breve# delle# dipedenze# da# alcol# e# cocaina.# Il#modello#Soranzo.!!Torino:!SEEd,!p.!17!35!Ibid.!36!Ibid,!p.!31!37!Rogers,!Carl!R.!2013.!La#terapia#centrata#sul#cliente.!Milano:!Giunti!Editore!

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12!

Nelle comunità vengono attuati periodici e regolari colloqui di vario tipo, spesso di

tipo motivazionale, finalizzati a individuare strategie utili per attuare in maniera

funzionale un cambiamento38. Per far ciò il Colloquio Motivazionale si sviluppa in

quattro processi39:

- Stabilire una relazione. È l’attimo in cui due soggetti, ognuno con le proprie

aspettative e le proprie “lenti”40, entrano in una relazione proficua e collaborativa, un

rapporto terapeutico;

- Focalizzare. Questo passo prevede l’esplicitazione del motivo per cui si attua il

colloquio, permette la definizione della via per attuare il cambiamento, è la fase in cui

si delineano i cambiamenti che la persona vuole attuare;

- Evocare. Il terzo processo presuppone il portare in superficie le motivazioni al

cambiamento insite nella persona; è il momento in cui si deve dar voce alla persona

e alle sue ragioni garantendo accettazione, aiuto e sostegno per rafforzare la

motivazione personale;

- Pianificare. È l’ultimo stadio del processo raggiungibile solo quando la persona è

davvero disponibile a voler cambiare e necessita allora di una pianificazione, di un

aiuto nell’organizzare la svolta.

Parlando di cambiamento però non si può non fare riferimento al modello degli stadi

del cambiamento41che cerca di descrivere come i pazienti si muovono nei processi

decisionali e nella modifica dei propri comportamenti. Questo modello prevede un

primo momento di precontemplazione in cui non vi è ancora un pensiero concreto di

cambiamento. Nella seconda fase, la contemplazione, invece, c’è una sorta

d’ideazione, la nascita di un pensiero, di un voler far qualcosa, ma ancora non si fa

nulla. La terza fase è quella della determinazione, ovvero della reale pianificazione,

seguita dall’azione, quindi la realizzazione di quello che si è pensato e organizzato,

fino al mantenimento del nuovo comportamento. È utile conoscere questa

suddivisione in quanto permette di riconoscere dove si può trovare la persona e,

quindi, attuare interventi funzionali anche per mezzo del Colloquio Motivazionale.

4.2.2 Terapia cognitivo-comportamentale

L’approccio cognitivo-comportamentale nacque fra la fine degli anni ’50 e i primi anni

’60 con Aaron T. Beck, psicoanalista che cercò di dimostrare la validità empirica della

psicoanalisi con una serie di sperimentazioni arrivando tuttavia a scoprire qualcosa di

innovativo. Beck, infatti, giunse a individuare nuove spiegazioni in merito alla

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!38!Lucchini,!Alfio,!Felice!Nava,!e!Ezio!Manzato.!2008.!Op.#cit,#p.!77!39!Miller,!William!R.!e!Stephen!S.!Rollnick.!2014.!Op.#cit.!40!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Processi#relazionali#e#comunicativi#a!cura!di!F.!Pirozzi!e!A.!Nuzzo.!Anno!scolastico!2012.!Manno!:!DSAS!41! Rollnick,! Stephen,! Pip!Mason,! e! Chris! Butler.! 2012.! Cambiare# stili# di# vita# non# salutari.! (A! cura! di)! Guelfi! G.P.,! C.!Passudetti,!e!V.!Quercia.!Trento!:!Erikson,!p.!37!

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13!

depressione identificandone la causa nei pensieri e nelle credenze distorte da ciò lo

sviluppo di questa forma di psicoterapia.

La terapia cognitivo-comportamentale è una forma di “psicoterapia strutturata, di

breve durata e orientata al presente, volta a risolvere i problemi attuali e a modificare

il modo di pensare e il comportamento disfunzionale”42. Alla base del trattamento vi è

il principio della concettualizzazione-comprensione dei singoli utenti che parte con

l’analisi dei documenti relativi alla diagnosi per poi perfezionarsi duranti gli incontri; il

terapeuta cerca di fare in modo di attuare un cambiamento a livello cognitivo

nell’Altro per far sì che da esso parta una trasformazione duratura anche a livello

emotivo e comportamentale. L’intervento è finalizzato a toccare le credenze della

persona più profonde su di sé, sul mondo e sugli altri per far sì che possa imparare a

pensare in maniera più realistica e adattiva. Quando si parla di credenze si intende

quelle “convinzioni, idee considerate verità assolute”43 che permettono di leggere il

mondo in un determinato modo.

Alcuni aspetti fondamentali di quest’approccio, similmente al Colloquio

Motivazionale, riguardano la necessità di una relazione terapeutica solida, una

collaborazione e partecipazione attiva ambo le parti, un iniziale focus sul presente e

un lavoro centrato sugli obiettivi prefissati che si vogliono raggiungere.

4.2.3 Terapia farmacologica

Nell’ambito dell’alcolismo, sulla base di una visione bio-psico-sociale, vi è anche da

considerare l’aspetto farmacologico. La riabilitazione dalla dipendenza da alcol,

infatti, è spesso caratterizzata dal craving e altre patologie che necessariamente

richiedono un intervento più medico. Proprio in vista di un approccio multimodale e

integrato per la dipendenza da alcol, il contributo della farmacoterapia è

fondamentale. A livello farmacologico, dunque, gli obiettivi principali riguardano “il

mantenimento dell’astinenza e/o la diminuzione dei disturbi fisici e psichici correlati

all’uso di alcol”44.

4.3 Progettazione partecipata

Come riportato nel paragrafo precedente relativo al “Lavoro in comunità”, uno dei

ruoli fondamentali dell’équipe è quello di occuparsi della costruzione e

dell’aggiornamento dei programmi individualizzati degli ospiti, una funzione che fa

riferimento al concetto di progettazione. “Qualsiasi azione professionale s’inserisce in

un quadro progettuale implicito o esplicitato nel mandato istituzionale”45, ciò significa

che dietro a ogni intervento deve esserci una riflessione, un obiettivo e una finalità. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!42!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit,!p.!15!43!Ibid,!p.!46!44!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Il#libro#italiano#di#alcologia.#Volume#I.!S.E.E!:!Firenze,!p.!355!45!Balerna,!Chiara,!e!Michele!Mainardi!(A!cura!di)!2010.!Progettualità#e#intervento#sociale:#modelli#e#approcci.!Manno:!SUPSI!DSAS.!Dispensa!a!supporto!dei!corsi.!

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14!

Fondamentale allora è una prima conoscenza del contesto socio-culturale e

istituzionale in cui si opera in quanto essi forniscono già dei limiti entro cui agire, un

pensiero da seguire. Dopo questo iniziale momento, vi sono le seguenti tappe della

progettazione:

- Ideazione, in riferimento a quando si comincia a pensare a un progetto,

un’iniziativa;

- Attivazione, è il momento in cui si analizza la domanda, si verificano le

risorse, si identificano gli attori coinvolti e il problema con le relative

strategie d’intervento e, infine, si cerca di ottenere il consenso. Si attua la

co-costruzione e la lettura degli obiettivi condivisi;

- Progettazione, è la stesura cartacea del progetto con la programmazione

delle fasi, l’individuazione dei bisogni, delle tempistiche e dei materiali;

- Realizzazione, è l’attuazione vera e propria degli interventi;

- Verifica, è il momento finale della progettazione che può prevedere una

riformulazione, ridefinizione o conclusione del progetto.

Le tappe qui presentate possono essere presenti in una logica differente in base al

differente approccio cui si fa riferimento; in questo paragrafo mi concentrerò

prevalentemente sulla progettazione dialogica-partecipata che pone il focus centrale

sulla fase dell’attivazione.

La progettazione dialogica-partecipata fa riferimento a un approccio che prevede la

partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, siano essi operatori o utenti; è

“un’attività di produzione di –mondi possibili-, di invenzione e realizzazione di artefatti

materiali e simbolici, un’attività esplorativa e costruttiva volta alla ricerca e alla

definizione dei problemi”46. Tale modello implica una ricerca e una costruzione

condivisa di significati per attuare una co-costruzione della situazione e del progetto

stesso promuovendo l’incontro e il confronto fra i partecipanti. Il nodo centrale della

progettazione dialogica è la costruzione di un significato comune del problema per il

quale è necessaria una condivisione delle rappresentazioni e delle idee di tutti. È in

questo modo che tutti gli attori diventano protagonisti nel processo di progettazione

con la co-costruzione della lettura della situazione iniziale condivisa, la definizione

delle strategie e degli interventi da mettere in atto per raggiungere degli obiettivi

egualmente formulati con il consenso di ogni partecipante. Questo approccio rifiuta la

causalità lineare e la lettura “a priori” della situazione per favorire, invece, il

cambiamento negoziato, confrontato e concertato con i destinatari47.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!46!Lanzara,!G.!F.!Capacità#negativa,#p.!104!in!La#progettazione#luogo#di#cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F!e!Orsenigo!A.!in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele!47!Maida,!Serenella,!e!Alicia!Iglesias!(A!cura!di)!2014.!La#progettazione#dialogica#partecipata.#L’approccio#concertativo.#Dispensa!a!supporto!del!modulo!Teorie!e!metodologie!dell’intervento!sociale.!Manno:!SUPSI!DEASS!

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15!

L’aspetto di questo approccio che vorrei porre in evidenza è quello legato alla co-

costruzione condivisa il quale implica un confronto, una collaborazione e una

cooperazione con gli altri. Gli operatori sociali non possono pensare di poter lavorare

da soli, in totale autonomia, come afferma la psicosociologa Franca Olivetti

Manoukian, “il lavoro sociale non può essere individuale (…) non può essere

realizzato in solitudine da un singolo operatore o da un singolo servizio (…) il lavoro

sociale si fa con altri per affrontare dei problemi: quindi si fa con chi ne è

direttamente portatore (…) e con chi a vario titolo può essere anche indirettamente

interessato48”. Lavorare con gli altri non è semplice, ci possono essere difficoltà di

comprensione o addirittura scontri di opinione; condividere è un processo complesso

che richiede energie e tempo. Si possono verificare separazioni e

compartimentazioni, ci possono essere simmetrie, conflitti e suddivisioni gerarchiche

rigide fra colleghi e/o fra servizi49. Questi sono tutti elementi che non favoriscono la

comunicazione e che possono essere fonte di disturbi sia sul piano del contenuto sia

della relazione comportando difficoltà, quindi, nell’intero processo di progettazione e

rischiando, dunque, di intaccare la presa a carico in generale di un servizio.

Una situazione è sempre composta da più di un solo soggetto per cui bisogna tener

conto del contesto in cui è inserito, delle persone significative, della rete secondaria,

… per questo motivo è fondamentale che nella progettazione siano presenti e attivi

tutti gli attori coinvolti, che i servizi lavorino insieme e che gli stessi utenti possano

dar voce in prima persona ai propri bisogni. È in questo modo che si può dar vita a

un progetto funzionale per lo specifico caso.

Per attuare una co-costruzione e una condivisione che abbia come fine la creazione

di una progettualità, è importante che avvenga un riconoscimento nel contesto

dell’esistenza di soggetti diversi50, di servizi esterni alla struttura o di figure

professionali interne che hanno dei ruoli e dei compiti precisi all’interno di un

progetto. Si prenda ad esempio concreto il progetto di un utente in comunità di

riabilitazione da una dipendenza: sarà seguito da un’équipe multidisciplinare, quindi,

da figure interne differenti fra loro così come anche da operatori esterni, siano essi

mandanti o altro. Se tutte queste persone fra loro non parlano, non si confrontano,

non co-costruiscono, il progetto perde funzionalità. Da ciò nasce l’esigenza che

ognuno si riposizioni e si riconosca all’interno di una visione più progettuale.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!48! Olivetti! Manoukian,! Franca.! Re/immaginare# il# lavoro# sociale.# Riscoprirsi# soggetti# attivi.! 2005! Torino:! I! Geki! di!Animazione!Sociale!49!Camarlinghi,!Robert,!e!Francesco!D’Angella.!Perché#è#importante#lavorare#con#gli#altri?!In!Animazione!Sociale!2008.!Torino:!Gruppo!Abele!50!Olivetti!Manoukian,! Franca.!Per# una# nuova# progettualità# del# lavoro# sociale.# In!Animazione! Sociale! Gennaio! 2005.!Torino:!Gruppo!Abele!

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16!

5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali

Nel presente capitolo darò spazio all’attuazione dell’analisi delle interviste

somministrate ai referenti settoriali del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo fra

maggio e giugno. Le domande sono state elaborate basandomi principalmente sulla

teoria e sulla documentazione analizzata nei mesi precedenti. Dopo la

somministrazione audioregistrata delle domande, è stata attuata la trascrizione

completa non integrale delle risposte per poi muovermi in un’analisi verticale51dei dati

con la tecnica dell’ipotesi di significato che prevede l’estrapolazione di “codici” dai

dati emersi durante le interviste (codifica dei dati)52.

Il capitolo è suddiviso in paragrafi ripartiti in base ai sotto-obiettivi presentati nel

capitolo 3.1 Metodologia del lavoro di tesi – Obiettivo di tesi. Per una maggior

comprensione sono stati prodotti degli schemi (Allegato 14) utilizzabili durante la

lettura.

5.1 Premesse della presa a carico individuale nel Centro Residenziale

Sintesi e analisi

Secondo la maggior parte degli intervistati, la potenzialità principale di un percorso

stazionario riguarda la protezione e la tutela che una struttura del genere può

offrire, in molti parlano, infatti, di “ambiente protetto” e “palestra” in cui sperimentarsi.

Due degli intervistati hanno messo l’accento sul “distacco dal territorio e

l’isolamento dall’habitat in cui si è sviluppata la dipendenza-patologia” (Allegato 9)

così come altri hanno evidenziato l’aspetto del vivere insieme e dell’intensità della

presa a carico, entrambi elementi che il neurologo e psichiatra Vladimir Hudolin

considera come caratteristiche delle comunità terapeutiche53. Un percorso

stazionario, quindi, si attua in un ambiente protetto in cui avviene un susseguirsi di

fasi: da un iniziale periodo di chiusura e protezione, prima fase, si passa ai primi

contatti con l’esterno, seconda fase, fino alla terza fase che precede la dimissione in

cui s’intensificano i congedi e si prepara la persona al distacco dalla struttura54.

Entrando più nello specifico nel servizio offerto dalla struttura di Cagiallo, è emerso

che la maggior parte degli intervistati riconosce come una delle principali specificità

quella del lavoro occupazionale che, secondo uno dei referenti del settore

terapeutico, “occupa gran parte del tempo” (Allegato 9), così come poi c’è la

dimensione del gruppo intesa sia a livello formale con i gruppi gestiti dagli operatori

(gruppo parola, info-scuola, …), sia a livello informale. In entrambi i casi si può dire

che vi è una connotazione di gruppo come sostegno e confronto.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!51! L’analisi! verticale! prevede! una! riscrizione! delle! interviste! attorno! a! determinati! temi.! Dalle! lezioni! del! modulo!Indagine#di#campo#e#ricerca#scientifica!a!cura!di!P.!Cavadini.!Anno!scolastico:!2014.!Manno:!DSAS!52!Carey,!Malcom.!2013.!Op.#cit.,!p.!181! !53!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.!54!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali.!

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17!

Altri elementi che contraddistinguono la presa a carico residenziale di Ingrado sono il

colloquio e la relazione, intesi per molti come i principali mezzi di lavoro; il poco

coinvolgimento della famiglia nei percorsi e, infine, il carattere multidisciplinare

dell’équipe. Questi aspetti sono presentati nella parte seconda del libro di Maurizio

Coletti e Leopoldo Grosso55 come peculiarità di una comunità e, ad essi, gli autori

aggiungono l’accesso volontario alla struttura, un elemento presente anche a

Cagiallo.

Facendo un collegamento con la documentazione interna al servizio, basilari nel

progetto di presa a carico sono i principi della “multidisciplinarietà” e

dell’”individualità56”. Gli stessi referenti intervistati, infatti, dichiarano che vi sono

figure professionali differenti che operano in diversi settori ponendo al centro la

persona con le sue caratteristiche, ma pur sempre inserita in un contesto con altre

persone. Nuovamente emergono i principi caratteristici delle comunità in cui degli

individui accomunati da una problematica analoga attuano un percorso di questo tipo

volontariamente per cambiare la propria vita57.

Per quanto riguarda, invece, gli approcci teorici, questi ultimi sono relativi al tipo di

settore cui si fa riferimento. Gli infermieri fanno capo a una formazione infermieristica

psichiatrica, infatti, come già detto, in una comunità si opera anche tenendo conto

della diagnosi di arrivo della persona; l’ambito psicoterapeutico è, invece,

principalmente caratterizzato da un indirizzo cognitivo comportamentale secondo il

quale il comportamento disfunzionale può essere corretto e modificato con procedure

che agiscono a livello cognitivo, con l’apprendimento di nuove modalità di reazione58.

Infine, il colloquio motivazionale è l’approccio presente in più settori (educativo,

terapeutico e consultori); è uno degli approcci più usati nel settore delle dipendenze

in quanto funzionale nel guidare la persona al cambiamento.

Considerazioni

Partendo da questa prima analisi relativa alle premesse della presa a carico della

struttura presa in considerazione, penso sia subito possibile evidenziare un concetto

importante. Seppur nessuno degli intervistati consideri la struttura di Cagiallo quale

una comunità, concretamente, secondo anche i riferimenti teorici presi in

considerazione, il Centro Residenziale è considerabile una “Comunità ridefinita” in

relazione al concetto individuato da George De Leon e presentato da Maurizio Coletti

e Leopoldo Grosso59. Sono, infatti, emerse, sia dalle interviste che dai documenti

ufficiali, delle particolarità della struttura di Cagiallo che ne richiamano i principi.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!55!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.#56!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!57!Hudolin,!Vladimir.!2013.!Op.#cit.!58!Bernieri,!Fabio.!2006.!Alcolismo.#Le#strade#per#uscirne.!Franco!Angeli:!Milano,!p.!81!59!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!

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!!

18!

Come ho poi avuto modo di osservare in prima persona in qualità di stagiaire, gli

elementi presentati dagli intervistati sono effettivamente i più dominanti in un

contesto come quello di Cagiallo. Il colloquio è, infatti, la modalità principale con cui

si attuano gli interventi in gran parte dei settori. Il lavoro occupazionale e i congedi,

invece, sono due degli elementi chiave di un percorso di questo tipo: il primo si

riferisce propriamente al concetto di centro terapeutico riabilitativo che caratterizza la

struttura di Cagiallo, mentre i congedi sono i momenti in cui la persona realmente si

mette alla prova sperimentandosi all’esterno di un ambiente protetto.

5.2 Costruzione del progetto di presa a carico

Sintesi e analisi

Dalle risposte fornite dai vari intervistati, è possibile ricomporre la fase della

costruzione di un progetto di presa a carico unendo i differenti punti di vista settoriali.

Ricollegandomi alla documentazione interna al servizio nonché ai testi di riferimento

relativi all’argomento come quello di Leopoldo Grosso e Maurizio Coletti60,

l’ammissione a un percorso residenziale avviene per il tramite di enti esterni, nel

caso di Cagiallo, i consultori di Ingrado distribuiti sul territorio ticinese con i quali

avviene la “fase di contatto, motivazione e progettazione”61. Anche nell’intervista il

consulente afferma che il progetto è costruito con gli ospiti prima dell’ammissione a

Cagiallo con la modalità del colloquio basato su un approccio motivazionale; lo

strumento di questo primo passaggio è la “Scheda di segnalazione” (Allegato 2)

contenente “varie informazioni utili” (Allegato 10). Riallacciandomi all’approccio

motivazionale, la persona giunge al consultorio in una fase di precontemplazione in

cui non pensa ancora concretamente alla sua situazione come problematica per poi

passare alle fasi successive del modello degli stadi del cambiamento arrivando,

quindi, insieme al consulente a elaborare un progetto con la presa a carico più

adeguata per la sua situazione che può essere, per esempio, quella residenziale.

Basandomi, infatti, sempre sulla documentazione interna, è il consulente esterno che

deve “motivare la persona a fare il passo” (Allegato 10). In riferimento, invece, alla

teoria legata alla progettazione partecipata, questo momento legato ai consultori è

ricollegabile alla fase di ideazione della progettazione. Quando la persona giunge in

consultorio, dunque, ha inizio la costruzione del progetto insieme all’ospite e alle sue

persone significative; avviene una costruzione condivisa di significati che permette il

passaggio dall’ideazione all’attivazione. Da ciò la segnalazione alla struttura di

Cagiallo dopo la quale si attua un colloquio di conoscenza con un operatore del

servizio residenziale durante il quale si stabiliscono anche gli obiettivi di massima del

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!60!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!61!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.!Strategie#di#sviluppo:#Concetto#di#funzionamento#e#presa#a#carico!

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19!

programma terapeutico-riabilitativo62. Dalla documentazione interna non è specificato

chi sia l’operatore che attua tale colloquio, dall’intervista risulta essere l’assistente

sociale che espressamente riporta in una sua risposta: “valuto l’idoneità e la fattibilità

del percorso e mi confronto con il consulente che è il mandante del caso” (Allegato

10). In seguito, lo stesso operatore che si è occupato di questo primo incontro,

gestisce anche la comunicazione interna all’équipe e, quindi, fornisce ai colleghi le

informazioni sulla persona durante il momento di plenaria della riunione usando

anche la copia della “Scheda di segnalazione” (Allegato 2) lasciatagli dal consulente.

Prima dell’arrivo vero e proprio alla struttura stazionaria, c’è la fase della

disintossicazione fisica in cui entra in gioco, oltre alla componente motivazionale,

anche quella medico-sanitaria. Dalla clinica, infatti, la persona arriva con una

specifica farmacoterapia, infatti, il trattamento multimodale dell’alcolismo prevede

anche questo aspetto. Come espresso nell’intervista, può occuparsi del trasporto

della persona dalla clinica a Cagiallo anche l’operatore di laboratorio che presenterà

poi il regolamento e il timing settimanale. Analizzando i documenti interni, si parla di

colloquio d’ammissione anche una volta che la persona è disintossicata e inizia il

percorso a Cagiallo. È il momento dell’accoglienza in cui la persona viene vista

dall’infermiere di turno per la visita d’entrata, dall’operatore di laboratorio con cui

concorda l’inserimento e l’inizio delle attività lavorative, dall’assistente sociale con cui

vengono concordati gli obiettivi del progetto e dall’educatore che gli presenterà il

Regolamento, le attività del tempo libero e le condizioni per i congedi63.

Dall’ammissione della persona entro un mese, alcuni operatori riportano che avviene

la compilazione della scheda degli “Obiettivi del progetto individuale” (Allegato

1) che, come sostiene il referente laboratoriale, “serve soprattutto all’équipe per

capire come agire” (Allegato 10) e riporta gli obiettivi del percorso definiti insieme

all’ospite stesso. Entrando nel merito degli strumenti, sia per l’ambito

occupazionale, sia per quello educativo, i mezzi usati dai vari settori “andrebbero

migliorati” (Allegato 10) e, inoltre, non sono usati per una raccolta regolare di

informazioni.

Per quanto concerne il settore terapeutico, per entrambi i referenti è emersa una

scarsa partecipazione attiva in questa fase, infatti, uno dei due referenti afferma: “gli

obiettivi vengono stabiliti fuori dal mio settore, io li riprendo e inizio a lavorarci con la

persona” (Allegato 10). La modalità messa in atto dai terapeuti risulta essere sempre

quella del colloquio, ma non emergono strumenti specifici.

Per quanto concerne l’ambito educativo, con l’uso della scheda “Situazione

all’entrata” (Allegato 3), gli educatori, durante i colloqui individuali, analizzano la

domanda dell’utente e le sue motivazioni per stabilire gli obiettivi settoriali.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!62!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali!63!Ibid.#

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20!

Dalla risposta, invece, del referente laboratoriale, emerge che gli obiettivi vengono

definiti con l’utente dopo un primo periodo tramite la “Scheda degli obiettivi di

laboratorio” (Allegato 5) con la modalità del colloquio individuale.

In riferimento al settore infermieristico, invece, la loro partecipazione alla

costruzione del progetto risulta essere legata per lo più a ciò che concerne lo stato di

salute e i problemi fisici, uno di loro parla di una “modalità molto medica” (Allegato

10). La modalità, infatti, da loro usata in questa fase è relativa alle visite mediche e al

colloquio, inoltre, fanno uso di raccoglitori contenenti vari documenti e incarti medici.

La famiglia è attiva per lo più nella fase preliminare della costruzione del progetto, il

consulente, infatti, riporta che “il progetto si costruisce insieme all’utente e alla sua

rete” (Allegato 10). Successivamente i rapporti diminuiscono e, come sostengono

Grosso e Coletti, diventano di “carattere informativo e di relazioni informali”64.

Dalle interviste, per quel che riguarda la condivisione interna, emergono modalità

per lo più dialogiche come la riunione, i passaggi di consegna fra gli operatori in

cambio turno e il “quaderno”. Quest’ultimo è uno strumento di condivisione e

scambio di informazioni collocato nella ricezione della struttura “dove vengono

cronologicamente riferiti gli avvenimenti e le comunicazioni di interesse generale”65.

Curare la comunicazione interna in una comunità terapeutica è fondamentale in

quanto questo permette che l’équipe venga vissuta come entità competente e

omogenea capace di prendere decisioni, ma anche di farsi influenzare dal contributo

degli ospiti66.

Per quanto riguarda gli scambi con l’esterno, dalle risposte risulta che sia

principalmente il settore della consulenza sociale a mantenere gli scambi con i

consulenti esterni durante le sintesi, il momento privilegiato di scambio in cui si

definiscono tempi e modalità del progetto, si discute sugli obiettivi e li si

aggiornano67.

Per la fase della costruzione del progetto di presa a carico, sondando gli aspetti

critici è emerso che, in generale, vi sia una carenza di informazioni che risultano

essere poco condivise, un altro aspetto riguarda il coordinamento fra settori e la poca

chiarezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Le riunioni sono, invece, per alcuni un aspetto funzionale.

Come ipotesi di miglioramento è emersa soprattutto l’idea di introdurre una figura

che abbia come ruolo quello di responsabile interno di progetto, un case manager

(Allegato 10). Un operatore ha, invece, proposto di concentrarsi di più sugli obiettivi,

un altro ha presentato l’idea di reintrodurre un “momento di incontro e di

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!64!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!206!65!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Comunicazione#interna!66!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit.!67!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#residenziali!

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21!

aggiornamento fra i referenti settoriali di un progetto” (Allegato 10), una procedura

che in passato c’era e che è andata persa in quanto richiedeva tempo in più. Tale

riunione prevedeva l’incontro fra i riferimenti settoriali dell’ospite che discutevano il

caso confrontandosi a vicenda e aggiornando gli obiettivi per ogni ambito (Allegato

668).

Considerazioni

Come presentato nei paragrafi precedenti, la presa a carico di un ospite inserito al

Centro Residenziale inizia prima del suo arrivo a Cagiallo. Ritengo che la fase legata

ai consultori sia fondamentale in un percorso di questo tipo, è in questa tappa che si

sonda la motivazione della persona, si co-costruiscono significati comuni e si

ridefinisce la situazione ponendo le basi per un progetto e individuando i macro-

obiettivi dello stesso. Lo strumento usato in questa tappa è la “Scheda di

Segnalazione” (Allegato 2) che permette una raccolta di dati concernenti la persona.

Nella prima parte si richiamano le informazioni anagrafiche, la situazione abitativa,

scolastica, lavorativa e finanziaria. In seguito si cerca di ricostruire il percorso della

persona con i precedenti contatti con altri servizi e verificando se vi siano stati altri

ricoveri o collocamenti. C’è poi una parte riguardante l’individuazione delle capacità

di autogestione e di relazione dell’individuo per passare poi a tutto quello che

riguarda il consumo di sostanze e le relative conseguenze. La sezione di questa

scheda che ritengo sia la più utile per un progetto futuro a Cagiallo è quella che si

riferisce agli obiettivi terapeutici-riabilitativi cui vengono lasciate solo tre righe e che,

fra le varie cose, avendo avuto la possibilità di vedere delle “Schede di segnalazione”

compilate, non sempre viene definita. In generale penso che come strumento di

raccolta dati sia utile se usato correttamente e se venga data la stessa importanza a

ogni sua parte. Affermo ciò in quanto è con questo strumento che avviene la

presentazione della persona all’assistente sociale che successivamente ripresenta

all’équipe stessa.

In relazione alla presentazione del futuro ospite all’équipe, penso che questo sia un

momento molto importante della progettazione in quanto permette allo staff di crearsi

delle idee e delle aspettative. La presentazione avviene con l’uso della stessa

“Scheda di segnalazione” (Allegato 2) e di appunti presi dall’assistente sociale, è,

infatti, più ricca e fornisce maggiori informazioni. L’unico aspetto più critico legato a

questo momento, secondo me, è riferibile al fatto che non sempre si ha molto tempo

a disposizione per portare delle domande di riflessione. Un altro appunto è legato al

collocamento di tali schede che non sempre sono facili da reperire e, quindi,

riconsultare.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!68!In!allegato!è!possibile!trovare!una!copia!di!una!“Scheda!di!sintesi”,!un!documento!redatto!durante!gli!incontri!fra!i!referenti!del!progetto!di!un!determinato!ospite.!La!copia!mi!è!stata!fornita!da!uno!dei!due!terapeuti!intervistati!ed!è!un!esempio!con!dati!fittizi.!

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22!

Riferendomi, invece, alla costruzione del progetto di presa a carico all’interno della

struttura di Cagiallo, la modalità usata è quella del colloquio in cui si mette in atto un

approccio dialogico-partecipato che risulta altamente funzionale in quanto realmente

viene valorizzata la centralità dell’ospite e il suo punto di vista. L’aspetto critico

riguarda però lo strumento usato, la scheda degli “Obiettivi del progetto individuale”

(Allegato 1). Questo strumento presenta una prima colonna verticale riportante dei

potenziali ambiti problematici, segue la colonna relativa alla motivazione, poi quella

riguardante i potenziali ambiti di obiettivo e, infine, la priorità. Anche visivamente

penso sia possibile rilevare l’ambiguità della struttura stessa del documento che

potrebbe essere soggetto a numerose interpretazioni. Anche in relazione a esso mi è

capitato di confrontare delle schede compilate da differenti operatori che la

intendevano in maniera quasi opposta. Prendendo, ad esempio, la colonna

“Potenziali ambiti di obiettivo” vi era chi esplicitava in maniera chiara l’obiettivo da

raggiungere e altri che, invece, descrivevano il “Potenziale ambito problematico”.

Questa scheda, in realtà, dovrebbe riportare in sé il progetto generale della persona

inserita nel Centro, potrebbe essere considerata l’equivalente dello PSI (Piano di

sviluppo individualizzato). Sulla base di ciò ritengo che la sua utilità dovrebbe essere

basilare, è ciò che permette di capire come si sta lavorando, in quale direzione si

vuole o si dovrebbe andare. Se fosse possibile, sarebbe funzionale che venisse

rivisto nella forma e nel significato.

Oltre a questo documento legato alla progettazione, vi sono altre due tipologie di

schede in questa fase: per l’ambito laboratoriale c’è la “Scheda degli obiettivi di

laboratorio” (Allegato 5), mentre per il settore educativo c’è la scheda “Situazione

all’entrata” (Allegato 3). Entrambi gli strumenti sono usati con la modalità del

colloquio sulla base dell’approccio dialogico-partecipato. Confrontandoli entrambi

hanno dei punti forti e degli aspetti più critici. La “Scheda degli obiettivi di laboratorio”

(Allegato 5) presenta una serie di livelli (comportamentale, relazionale e di

mantenimento-sviluppo di competenze pratiche e cognitive) che si declinano in

sottopunti verso cui si deve esprimere il raggiungimento o meno dell’obiettivo per il

quale viene lasciata una sola riga. Sicuramente si può dire che la compilazione di

una scheda di questo tipo sia semplice e veloce, ma il risultato non riesce a essere

efficace. Non viene lasciato lo spazio per esplicitare l’obiettivo in modo chiaro e

completo, inoltre non si possono specificare i mezzi e le risorse per raggiungerlo. Per

quel che riguarda, invece, la scheda degli educatori “Situazione all’entrata” (Allegato

3), anche per essa ritengo presente come aspetto poco funzionale il fatto che lasci

poco spazio per descrivere o porre delle osservazioni più approfondite anche se, nel

contempo, viene lasciato più spazio agli obiettivi con una specificazione anche dei

mezzi per raggiungerli.

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Per entrambi questi strumenti potrebbe essere utile una revisione e una modifica

della struttura e del senso, infatti, anche dalle interviste risulta che “andrebbero

migliorati” (Allegato 10) e che sono “macchinosi e quasi squalificanti” (Allegato 11).

Un altro aspetto interessante per ciò che riguarda questa fase è legato al progetto

interno ai settori. Anche tramite l’uso di questi strumenti, dalle interviste, sembra che

ogni settore attui una costruzione degli obiettivi interna al proprio ambito di

intervento, ma emerge poi che un aspetto critico è proprio il coordinamento fra settori

e la poca chiarezza degli obiettivi. Penso, quindi, rifacendomi proprio ai concetti della

progettazione partecipata, che sicuramente è importante discutere e costruire

insieme all’ospite gli obiettivi, ma ritengo sia altrettanto indispensabile che poi

vengano presentati e ridiscussi anche con l’intera équipe. Questo, infatti, favorisce

l’unione interna, ma anche la coerenza stessa di azione: se i colleghi sanno su cosa

si sta lavorando con una determinata persona, agiranno senza squalificare gli

interventi precedenti.

Vorrei inoltre esprimere il mio punto di vista in merito allo strumento di scambio di

informazioni che a Cagiallo è chiamato “quaderno” e che, per altri, può essere

considerato come una sorta di diario di bordo. Questo strumento è usato tutti i giorni

da ogni operatore che, in base al proprio punto di vista, annota quelle che per lui

sono osservazioni pertinenti e utili. L’uso prevede che si scriva il nome dell’ospite e di

fianco la nota. Non vi è un’annotazione tutti i giorni di tutti gli ospiti, si scrive di quegli

utenti su cui si ha da dire qualcosa. L’aspetto positivo è che è uno strumento

immediato per far circolare le informazioni in quanto non si deve aspettare la riunione

settimanale, ma il rischio è che i dati si smarriscano. Infatti, le annotazioni, che delle

volte sono anche delle decisioni di intervento piuttosto che delle richieste di consigli

su come agire, non vengono più riportare da nessuna parte, rimangono in quel

quaderno e delle volte ce ne si dimentica.

Un’ultima riflessione relativa la costruzione del progetto di presa a carico riguarda la

famiglia e il suo poco coinvolgimento nella costruzione del progetto di presa a carico

all’interno del Centro Residenziale come risulta dalle risposte degli intervistati. A

parer mio ritengo che questo aspetto necessariamente abbia una forte influenza su

tutto il percorso dell’ospite. Se non si integra la famiglia, piuttosto che le persone

significative, di una persona attraverso momenti privilegiati come possono essere dei

colloqui in cui si attuano tecniche come la teoria della narrazione che permette la

riformulazione di una situazione integrando tutti i punti di vista69, il lavoro attuato

rimarrà in parte carente in quanto mancherà questo punto di vista e la stessa

persona si ritroverà poi a confrontarsi con qualcosa che non ha fatto pienamente

parte del suo percorso.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!69!Tratto!dalle!slide!del!modulo!Colloquio#educativo!a!cura!di!S.!Maida.!Anno!scolastico!2014.!Manno:!DSAS!

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24!

5.3 Gestione del progetto di presa a carico all’interno e all’esterno del Centro

Residenziale

Sintesi e analisi

La gestione del progetto di presa a carico fa riferimento alla fase della realizzazione

del progetto, per cui l’attuazione vera e propria degli interventi in base a ciò che è

stato individuato nel processo di negoziazione con l’utente avvenuto

precedentemente con i colloqui prima in consultorio, poi con i vari riferimenti settoriali

all’interno del Centro Residenziale. Nel manuale di qualità è riportato il concetto di

interdisciplinarietà per cui nella struttura di Cagiallo si opera secondo settori

dialoganti fra loro in modo da affrontare la malattia nella sua globalità. All’interno

della struttura di Cagiallo, la gestione del progetto di presa a carico individuale

cambia da settore a settore.

Per quel che riguarda il settore infermieristico, vi è un richiamo al trattamento

farmacologico legato a un’assistenza infermieristica in cui tale figura risulta essere

versatile in quanto “consente interventi flessibili sia di tipo sanitario che relazionale

ed educativo”70, dalle interviste questo aspetto emerge in modo esplicito in quanto

uno dei referenti riporta che “c’è la relazione, c’è l’ascolto” (Allegato 11). Gli strumenti

sono i raccoglitori e gli incarti medici.

Per il settore occupazionale, l’approccio messo in atto è quello motivazionale e la

modalità è quella del colloquio individuale. Tale settore, come riportato nella

documentazione interna, si occupa dell’inserimento all’interno dei vari laboratori degli

utenti in modo tale che ricomincino a rispondere a tempi, ritmi, orari e compiti così

che “si costringa la persona ad abituarsi o a riabituarsi allo svolgimento delle attività

quotidiane, a rimettere in piedi un rapporto con lo sforzo e la fatica (…)”71. Lo

strumento usato dagli operatori di laboratorio è la “Scheda degli obiettivi di

laboratorio” (Allegato 5).

L’ambito educativo, come riportato nei documenti interni, si occupa di tutto quel che

riguarda le risorse socio-relazionali della persona, dell’organizzazione dei suoi

congedi e del suo tempo libero. In questo settore è dominante l’approccio

motivazionale e la modalità del colloquio individuale il cui obiettivo è “di accogliere e

far elaborare il portato emotivo specifico, contribuire a una verifica del percorso, far

superare difficoltà specifiche”72. Come emerge dalle interviste, lo strumento degli

educatori è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4).

Per il settore terapeutico, l’approccio messo in atto è per lo più quello motivazionale

con un richiamo anche alla terapia cognitivo comportamentale. I terapeuti, infatti, nei

colloqui individuali con gli utenti usano strategie come l’analisi delle competenze

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!70!Allamani,!Allaman,!Daniela!Orlandini,!Gabriele!Bardazzi,!Andrea!Quartini,!e!Antonio!Morettini.!2000.!Op.#cit.,!p.!389.!71!Coletti,!Maurizio,!e!Leopoldo!Grosso.!2011.!Op.#cit,!p.!199!72!Ibid.,!p.!188!

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25!

sociali, il problem solving e il self control per agire e modificare il comportamento

disagevole legato all’abuso alcolico73. Per questo settore non risultano esserci degli

strumenti specifici.

Sulla base di quanto riporta il referente del settore della consulenza sociale,

quest’ambito è caratterizzato principalmente dal mantenere i contatti con l’esterno

tramite le sintesi piuttosto che attivando altri servizi della rete in riferimento alla

situazione di ogni singolo ospite. Lo stesso rappresentante dei consultori

nell’intervista specifica che la gestione del progetto di presa a carico avviene con “la

sintesi mensile dove avviene la condivisione del percorso con l’utente e l’operatore di

Cagiallo” (Allegato 11). Con l’utente la presa a carico da parte dell’assistente sociale

avviene con la modalità del colloquio.

In relazione alla condivisione di eventi significativi, dalle interviste è emerso che

quando accade qualcosa, secondo quattro referenti su otto c’è una segnalazione di

tutto all’équipe interna, secondo gli altri, invece, dipende dalla situazione e/o dalla

pertinenza/utilità dell’informazione. Le modalità principali con le quali avviene la

trasmissione delle informazioni utili per la gestione del progetto di presa a carico

risultano ancora essere le riunioni, mentre come strumento si può individuare il

“quaderno”. Anche nella documentazione interna è specificato che tutte le figure e i

settori professionali coinvolti devono aggiornare costantemente il loro intervento in

sinergia e in complementarietà tra di loro rimandando ai momenti strutturati e ufficiali

in cui avviene la comunicazione, appunto le riunioni o le sintesi74.

Per questo passaggio della gestione della presa a carico all’interno e all’esterno del

Centro Residenziale, quali aspetti positivi sono stati evidenziati la

multidisciplinarietà dell’équipe, la strutturazione delle riunioni e il colloquio.

Sondando, invece, i punti critici, secondo gli intervistati, vi sono: gli obiettivi “un po’

illusori” (Allegato 11) dovuti alla mancanza di attenzione alle risorse e ai limiti della

persona; il mancato riconoscimento dei ruoli nella multidisciplinarietà stessa cui si

lega la complicata coabitazione di ruoli differenti e la difficoltà nel cogliere l’operato

dei colleghi, e infine vari problemi legati alla “gestione della trasmissione di

informazioni in un’équipe multidisciplinare che non si incontra spesso” (Allegato 11).

Come ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti del settore

infermieristico, si dovrebbe evidenziare lo stato emotivo e le priorità del paziente

ponendolo maggiormente in una posizione centrale nella progettazione; dal punto di

vista del settore occupazionale ed educativo bisognerebbe invece attuare un lavoro

sull’équipe per creare più coesione e per migliorare la comunicazione all’interno dei

settori e fra di essi, fra le ipotesi viene ricordata la riunione fra i referenti settoriali di

un progetto che venivano fatte in passate. Secondo l’assistente sociale e uno dei

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!73!Beck,!Judith!S.!2011.!Op.#cit.!74!Ingrado.!Servizi!per!le!dipendenze.!Manuale#di#qualità.#Prestazioni#Residenziali.!

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26!

referenti del settore terapeutico, introdurre la figura di un responsabile di progetto, un

coordinatore, potrebbe migliorare la situazione. Infine, le altre ipotesi di

miglioramento vertevano sull’aumentare le tempistiche della riunione piuttosto che

migliorare la comunicazione e la condivisione.

Considerazioni

Per quanto concerne la gestione del progetto di presa a carico, è emerso un aspetto

dalle interviste che reputo basilare nel lavoro sociale: la relazione e l’ascolto. Questi

due elementi sembrano essere caratteristici di ogni settore e, da quanto io stessa ho

potuto vedere, confermo quanto riportato nelle interviste. Ritengo sia importante, per

qualunque professione del sociale, mantenere sempre viva la relazione che è fatta di

ascolto, empatia e accettazione incondizionata dell’altro. Da questa base poi, ogni

settore dispiega il proprio operato: ogni ruolo ha degli specifici compiti e delle

responsabilità, è quindi funzionale, anche in vista dell’approccio bio-psico-sociale

vigente, che vi sia una multidisciplinarietà della presa a carico con una visione

multimodale dell’alcolismo stesso. È però emerso come aspetto critico legato a ciò

che sembra esservi un mancato riconoscimento dei ruoli che porta a una convivenza

difficoltosa fra operatori da ciò la proposta di un miglioramento dell’équipe stessa. In

effetti, sia da quanto riportato nelle interviste che da quello che ho potuto vedere, non

sempre è facile vivere in un’équipe numerosa ed eterogenea come quella di Cagiallo.

Penso che sia fondamentale anche in questo caso che si apra la discussione su

questo aspetto, magari anche tramite la modalità della supervisione, così che si

possano affrontare le problematiche interne in modo che non ricadano sull’utenza.

L’approccio partecipato, infatti, prevede la collaborazione e la condivisione in équipe,

se questo manca, va a cadere il principio stesso del lavoro in équipe e della presa a

carico multidisciplinare e multimodale.

Ritornando invece alla gestione del progetto all’interno di ogni settore, come si è

visto, vi è sempre la modalità del colloquio con l’approccio dialogico-partecipato. Per

quanto riguarda gli strumenti, per l’ambito occupazionale c’è sempre la “Scheda

degli obiettivi di laboratorio” (Allegato 5) di cui ho parlato nel paragrafo precedente,

mentre per il settore educativo vi è la scheda “Obbiettivi e decorso” (Allegato 4) che è

quasi uguale allo strumento usato nella costruzione del progetto (“Situazione

all’entrata” – Allegato 3), ma presenta una spazio maggiore per scrivere. L’aspetto

positivo, quindi, è che si possono approfondire maggiormente le osservazioni

piuttosto che gli obiettivi e i mezzi. L’unico appunto che vorrei portare riguarda la

colonna relativa le osservazioni (oss1/oss2/oss3) la cui compilazione non è evidente

in quanto non è chiaro se vada riportata la data dell’osservazione o l’osservazione

stessa.

Infine, l’ultima riflessione che porto riguarda proprio gli aspetti critici emersi dalle

interviste, vi è stato chi ha parlato di “obiettivi illusori” (Allegato 11) e di gestione della

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trasmissione delle informazioni non funzionale. Penso che questi punti possano

ricollegarsi a una carenza nella fase precedente della progettazione, quella della

negoziazione in équipe così come anche quella della progettazione vera e propria

poiché gli strumenti stessi che vengono usati non sono pienamente funzionali né per

tenere memoria né per creare significati condivisi.

5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti,

rete primaria, rete secondaria)

Sintesi e analisi

Il coordinamento di per sé non è una fase specifica della progettazione, ma è il

processo che permette la condivisione, la collaborazione, il confronto e

l’aggiornamento durante tutta la progettazione. Nella progettazione dialogica-

partecipata è previsto che ogni attore coinvolto sia attivo e partecipe. Dalle interviste

sembra che con gli ospiti questo aspetto venga mantenuto durante i colloqui nei

vari settori piuttosto che nelle sintesi, mentre la famiglia, è emerso che, anche per

quanto riguarda il coordinamento, è poco coinvolta, se non nell’ambito della

consulenza sociale con i quali c’è maggiore scambio.

Per quanto riguarda, invece, l’équipe, il coordinamento avviene, secondo quasi tutti

gli intervistati, con la modalità dialogica delle riunioni d’équipe. Altri hanno aggiunto,

come ulteriori momenti di scambio, il passaggio di consegna fra operatori in turno e i

momenti di condivisione informale “in corridoio” (Allegato 12). Come strumento, per

cinque degli intervistati, risulta esserci principalmente il “quaderno” che, anche

ufficialmente, è riconosciuto come mezzo in cui vengono registrate le quotidiane

comunicazioni di aggiornamento. In relazione all’approccio dialogico-partecipato, il

coordinamento è possibile se vi è la costruzione di un significato comune al

problema, ovvero che venga raggiunto “un accordo anche parziale sui significati”75.

La riunione è la modalità con cui gli operatori interni alla struttura di Cagiallo

dovrebbero arrivare a individuare significati comuni per poi far sì che l’operatore del

Centro che parteciperà alla sintesi possa condividere quanto accordato in

precedenza in équipe con il consulente esterno in presenza anche dell’utente. Le

sintesi sono, infatti, un altro momento di coordinamento e di condivisione; il referente

del settore consultori le considera come “luogo eletto per la condivisione” (Allegato

12). Da ciò, secondo lui, l’importanza di una piena messa in comune precedente a

questo momento.

Per quanto riguarda la fase del coordinamento del progetto di presa a carico, dalle

interviste non sono emersi molti aspetti positivi, secondo uno dei referenti del

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!75!D’Angella,!Francesco,!e!Angelo!Orsenigo.!Tre#approcci#alla#progettazione,#p.!62!in!La#progettazione#luogo#di#cambiamento,#a!cura!di!D’Angella!F.!e!Orsenigo!A.!in!Animazione!sociale!1997.!Torino:!Gruppo!Abele!

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settore terapeutico “tutto funziona per quel po’ che serve” (Allegato 12), per alcuni

funzionali sono il colloquio e il coordinamento con la rete esterna.

Gli aspetti critici presentati, invece, riguardano vari elementi in base al settore.

Secondo i referenti dell’ambito infermieristico, del settore occupazionale, di quello

educativo e della consulenza sociale, un punto critico riguarda in generale la

separazione all’interno dell’équipe; qualcuno ha parlato di “compartimenti stagni”

(Allegato 12), divisione nella progettazione, presa a carico da parte di settori, ma non

di un Centro. Secondo altri intervistati, un aspetto critico riguarda la gestione delle

informazioni, l’aspetto più comunicativo, mentre secondo uno dei referenti dell’ambito

terapeutico “più che coordinamento, c’è un aggiustamento” (Allegato 12).

Le ipotesi di miglioramento presentate riguardano sempre un lavoro sull’équipe, la

condivisione di aspetti utili per il progetto degli utenti e, infiene, il parlare in équipe

per capire e trovare delle soluzioni insieme. Tra le idee proposte da parte del settore

della consulenza sociale e da uno dei referenti dell’ambito terapeutico ritorna ancora

quella del coordinatore di progetto. Infine, secondo l’altro referente del settore

terapeutico, bisognerebbe anche in questo caso aumentare il tempo perché “non c’è

quasi mai modo di coordinarsi tutti insieme” (Allegato 12).

Considerazioni

Dal mio punto di vista, il coordinamento per quel che riguarda un progetto di presa a

carico è uno degli aspetti basilari. Sulla base di quanto studiato finora e di quanto

potuto osservare nella pratica, senza di esso difficilmente un progetto avrà una piena

funzionalità. Il coordinamento, insieme alla condivisione, è ciò che permette a

un’équipe di essere vista come entità unità e non come somma di singoli

componenti, è l’elemento che permette di attuare interventi coerenti con quanto si

vuole raggiungere e con quanto viene fatto dagli altri operatori. Da quanto emerso

dalle interviste e in base anche a quello che è possibile individuare nella

documentazione interna, tale processo, nel Centro Residenziale di Cagiallo,

dovrebbe aver luogo principalmente nelle riunioni durante le quali si discute, ci si

confronta e si aggiorna l’intervento. La riflessione che mi sorge però è legata a uno

degli aspetti critici riportati nelle interviste, alcuni parlano di funzionamento a

“compartimenti stagni” (Allegato 12) piuttosto che presa a carico da parte di settori e

non di un Centro. Ciò dimostra che non sembra esservi molta coesione all’interno

dell’équipe, ma che piuttosto si tenda a lavorare riferendosi al proprio settore.

Provando a immaginare dei motivi legati a questa situazione, penso che questa

separazione possa essere legata al fatto che non vi è concretamente nulla, nessuno

strumento, che faccia da collante. Durante le riunioni c’è dialogo, le decisioni si

prendono insieme, ma non vengono riportate su nessun documento legato alla

progettazione, vengono annotate sul verbale che poi, dopo un certo periodo, viene

archiviato e le indicazioni presenti in esso vanno perse. Questa “perdita di

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informazioni” potrebbe essere letta come un dare poca importanza al momento

della riunione, quindi, al confronto degli operatori che, di conseguenza, perdono lo

stimolo per aprirsi agli altri settori confinandosi nel proprio. Un altro motivo, invece,

potrebbe essere legato al fatto che nelle fasi precedenti della progettazione non

avviene una piena condivisione e costruzione dei significati: vengono comunicati

all’équipe gli obiettivi prefissati nel colloquio di ammissione e poi ogni settore sembra

ricavarne dei propri obiettivi specifici settoriali con l’utente senza però diffondere

pienamente le informazioni e confrontarsi con i colleghi. Da ciò potrebbe derivare la

divisione a compartimenti.

Un altro appunto che vorrei portare riguarda lo strumento che gli intervistati

considerano legato a questo momento del coordinamento: il “quaderno”. In effetti,

esso è lo strumento adibito a questa funzione, ma, come già detto nelle

considerazioni legate alla “Costruzione del progetto di presa a carico”, il fatto che vi

vengano annotate tutte le informazioni legate a tutti gli ospiti, può creare confusione

e comportare il rischio di perdere dati preziosi per l’operato.

Per quanto riguarda, invece, il coordinamento del progetto con l’utenza, come

emerge da più fronti, l’approccio usato è sempre quello dialogico-partecipato con la

modalità del colloquio individuale e, finora, penso sia un aspetto il quale non si può

che connotare in maniera positiva.

Il coordinamento con la rete esterna, quindi il consulente, come detto avviene

durante le sintesi mensili e, anche nei suoi riguardi, sembra avvenga in maniera

funzionale. La stessa équipe viene aggiornata con il rapporto steso dall’operatore di

Cagiallo che riporta quanto avvenuto nell’incontro. L’unica annotazione che vorrei

mettere in luce riguarda il coordinamento che precede la sintesi. Non sempre c’è un

pieno confronto e lo stesso assistente sociale ha riportato nelle sue risposte che vi è

una carenza di informazioni. Questo si ricollega a quanto scritto poco prima: è

importante che vi sia questa condivisione in équipe, soprattutto prima delle sintesi,

così che l’operatore di Cagiallo possa essere realmente rappresentate e portavoce

del pensiero dell’intera équipe.

5.5 Valutazione del progetto di presa a carico individuale

Sintesi e analisi

La valutazione in itinere è quel processo nella progettazione che permette di

attuare dei bilanci intermedi, di apportare modifiche nel percorso e/o di ridefinire gli

obiettivi attualizzandoli. Propriamente essa “accompagna l’intervento stesso (…)

andando ad analizzare le eventuali correzioni da apportare”76. Di questa tappa della

progettazione non si parla in maniera diretta nella documentazione ufficiale interna

alla struttura, vi sono dei riferimenti all’aggiornamento del progetto all’interno dei vari

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!76!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51!

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settori con l’ospite tramite i colloqui, modalità di cui parlano anche gli intervistati

per questa fase, mentre, in più riprese, viene definito che è nelle sintesi mensili,

quindi con un operatore di Cagiallo, il consulente collocante e l’utente, che viene

valutato l’andamento del progetto di presa a carico e vengono fatte le eventuali

correzioni. Secondo il settore della consulenza sociale, infatti, le sintesi sono da

intendersi “come momento ufficiale per questo tipo di valutazione” (Allegato 13).

Con l’équipe il luogo principale di valutazione è la riunione, più nello specifico è

la seconda fase della sottoéquipe in cui viene attuato un confronto dialogico-

partecipato durante il quale si discute sull’andamento del progetto di ogni singolo

ospite. Secondo però sia il settore occupazionale sia quello educativo non c’è una

valutazione in itinere, “ogni tanto questa cosa si perde” (Allegato 13).

La valutazione finale, sia come riportato nel manuale di qualità sia dalla

maggioranza degli intervistati, è attuata durante la sintesi finale in cui si analizza il

raggiungimento degli obiettivi e si fissa la data di dimissione. Essa avviene, dunque,

al termine del percorso dell’ospite. All’opposto, due referenti sostengono che non vi

sia questo momento. La verifica finale “pone in gioco la dimensione di chiusura del

progetto (…), la chiusura non può mai essere data in quanto l’educazione è un

processo infinito (…)”77. Sulla base di ciò, infatti, è possibile affermare che l’ospite

stesso, una volta uscito dalla struttura di Cagiallo, sarà sempre seguito a livello

ambulatoriale dal consulente che l’ha segnalato al Centro Residenziale e che ha

mantenuto i legami tramite le sintesi.

Lo strumento legato a questa fase della progettazione, come riportato dai terapeuti

intervistati, è il “Rapporto di dimissione”, ovvero “un feedback del settore psicologico-

psicoterapeutico che permette di riassumere il percorso, trasmettere delle

informazioni con una valutazione un po’ globale del percorso stesso” (Allegato 13).

Sondando gli aspetti positivi, gli unici a sostenere che questo aspetto funziona al

meglio sono il settore occupazionale e uno dei due referenti terapeutici.

Per quanto concerne gli aspetti più critici, secondo uno degli infermieri manca

comunicazione e organizzazione, secondo l’altro sono carenti le informazioni

dall’esterno. Dal punto di vista del settore educativo la fase della valutazione e della

messa in comune manca, mentre secondo l’altro referente dell’ambito terapeutico il

passaggio è molto sintetico.

Il settore della consulenza sociale e, inizialmente, anche quello dei consulenti esterni

si sono concentrati di più sul progetto sostenendo che l’aspetto critico sia la difficoltà

nel far collimare tutti gli aspetti più legati ai servizi e alle risorse esterne sul territorio.

Il referente dei consultori ha poi parlato della “comunicazione fra i vari settori che è

un aspetto fondamentale che talvolta può dare problemi” (Allegato 13).

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!77!Brandani,!Walter,!e!Manuela!Tomisich.!2014.!Op.#cit.,!p.!51#

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Quali ipotesi di miglioramento, secondo uno dei referenti dell’ambito infermieristico

sarebbe utile se ci fosse qualcosa che agevolasse il coinvolgimento di tutte le figure

professionali; dal punto di vista del settore educativo, invece, bisognerebbe iniziare

ad attuare la valutazione per capire dove il Centro Residenziale voglia andare e

anche per creare più coesione di gruppo. Secondo uno dei referenti del settore

terapeutico, invece, bisognerebbe che fosse fatta maggiormente in divenire.

L’assistente sociale, invece, sostiene che più che modificare qualcosa, vi siano degli

aspetti personali che entrano in gioco, mentre secondo il consulente esterno

potrebbe essere funzionale la presenza di un case manager del progetto.

Considerazioni

Per quel che riguarda la valutazione in itinere di un progetto di presa a carico, come

riportato dagli intervistati, con gli ospiti avviene tramite la modalità del colloquio

individuale. Aggiungerei che, benché non emerga nessuno strumento specifico, in

realtà, gli strumenti presentati precedentemente riportano degli spazi per annotare

delle osservazioni periodiche, quindi, considerabili delle valutazioni nel corso del

percorso. Quanto risulta dai colloqui individuali, in base a quello che ho avuto modo

di osservare, viene riportato in équipe durante le riunioni. Esse, quindi, diventano il

luogo della valutazione in itinere, in particolare, come già detto, nella seconda parte,

la sottoéquipe. Il fatto che alcuni degli intervistati abbiano riportato che questa fase

della progettazione non sia molto presente, potrebbe essere legata al fatto che, a

livello orale viene attuata, ma, dal punto di vista documentale, le annotazioni

vengono riportate solo su verbale che poi, dopo un certo periodo, viene appunto

archiviato e, quindi, le informazioni vanno perse. Alla discussione in questo momento

della riunione, inoltre, viene dato concretamente poco tempo: si discute in merito a

dodici ospiti circa nel tempo di un’ora, massimo un’ora e mezza. Essendomi trovata

io stessa in quella situazione, si sente la pressione del tempo e si tende a parlare

molto velocemente di quegli ospiti che richiedono meno attenzioni per concentrarsi di

più sugli altri. In questo modo però si trascurano momenti preziosi di progettazione e

si è costretti a dover scegliere su quale utente parlare o meno.

La sintesi mensile è, invece, considerata quasi all’unisono il momento prediletto per

questa tappa della progettazione, ma, anche qui, richiamo la riflessione che già

avevo esposto relativa l’importanza della condivisione prima della sintesi.

Per quel che concerne, invece, la verifica finale, ritengo sicuramente positivo e

indispensabile che avvenga nell’ultima sintesi che precede la dimissione dell’ospite,

ma, nel contempo, penso sia fondamentale che abbia luogo anche all’interno

dell’équipe. Come riportato dagli operatori intervistati così come da quello che ho

potuto osservare in prima persona, tale momento non avviene, l’ospite esce dalla

struttura e difficilmente si parla ancora del suo percorso. Considero, invece, che sia

importante che l’équipe abbia un momento in cui possa riflettere su quello che è

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successo, sulle modalità e gli interventi adottati in modo che ci si possa rendere

conto di ciò che è stato funzionale o meno, quindi, permetterebbe la crescita nonché

una valorizzazione stessa del lavoro svolto.

6. Conclusioni

6.1 Risultati del lavoro

L’obiettivo del presente lavoro era quello di analizzare le procedure di presa a carico

dei vari settori di intervento del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità

di ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico

individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Con l’analisi sviluppata nelle pagine

precedenti ho avuto modo di raggiungere i vari sotto-obiettivi che mi ero posta

all’inizio dell’intero percorso svolto in questi mesi arrivando a individuare che il

principale approccio messo in atto è quello dialogico-partecipato, il quale

presuppone una co-costruzione di significati condivisi e la partecipazione attiva di

tutti gli attori coinvolti. La modalità principale in cui quest’ultimo viene concretizzato

nei confronti dell’utenza è quella del colloquio che, in base alla fase della

progettazione, può essere di consulenza, progettazione o valutazione. Per quanto

concerne l’équipe, invece, è risultata come principale modalità quella della riunione

o della sintesi per quel che riguarda la rete esterna. Colloquio, riunione e sintesi

risultano avere una connotazione positiva per gran parte dei referenti intervistati,

sono delle modalità funzionali che permettono di mettere in atto i principi della

progettazione dialogica-partecipata in quanto favoriscono il confronto e la

discussione fra più individui. Un altro aspetto positivo della presa a carico settoriale

attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo è risultata essere anche la

multidisciplinarietà, quindi la presenza di più e differenti figure all’interno

dell’équipe operativa. Questa caratteristica è ciò che permette alla struttura di

occuparsi dell’alcolismo in tutte le sue sfere favorendo un approccio multimodale in

un’ottica bio-psico-sociale.

Rileggendo quanto ho potuto analizzare con questo lavoro, penso di poter affermare

che vi siano certamente degli aspetti positivi così come altri che, invece, potrebbero

essere migliorati. Sulla base di ciò, in relazione anche alla seconda parte del mio

obiettivo di tesi, ho cercato di ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di

progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e con l’utenza. Una delle

idee che quasi tutti gli intervistati in più e differenti momenti hanno portato è quella di

un case manager, un responsabile di progetto interno che si occupi di gestire le

informazioni relative una determinata persona in relazione a tutti i settori. È

sicuramente una proposta, secondo me, ben pensata, ma per far sì che sia anche

funzionale penso si debba preparare l’équipe stessa. Se l’équipe è abituata a

funzionare, come sembra risultare, a “compartimenti stagni” (Allegato 12), la figura

del responsabile di progetto non sarà la soluzione riparatoria a tutto, anzi, addirittura,

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chi investirà questo ruolo si potrebbe trovare a rincorrere i vari operatori settoriali per

ricercare informazioni e tenere unito il progetto. È, quindi, forse più adeguato in primo

luogo agire sull’équipe come alcuni degli intervistati hanno proposto. Penso anch’io

che sia fondamentale attuare un lavoro sull’interno staff, per esempio con delle

supervisioni mirate che facciano emergere le dinamiche interne e che permettano a

tutti di poter esprimere davvero il proprio punto di vista. Da quello che ho potuto

recepire durante lo stage, l’équipe di Cagiallo è soggetta a un forte turnover78, anche

questa caratteristica potrebbe aver indotto a queste dinamiche di separazione e

confinamento nei proprio settori. Un'altra strategia per favorire la coesione interna

potrebbe essere quella di creare degli strumenti specifici per la progettazione. Un

esempio potrebbe essere un dossier individuale al cui interno vengano riportate le

informazioni relative a tutti i settori, quindi, vi sarà il progetto di quell’utente in

relazione all’ambito educativo, laboratoriale, terapeutico con allegate le note degli

infermieri sulla sua salute fisica e il suo trattamento farmacologico. Partendo da ciò,

mi ricollego agli strumenti usati attualmente nei vari settori, quindi le schede di cui ho

parlato nei paragrafi precedenti e le cui copie è possibile trovare in allegato. Alcuni

degli intervistati hanno espresso che esse andrebbero migliorate trovandole “quasi

squalificanti” (Allegato 11). Io stessa ritengo che non siano particolarmente utili per la

trasmissione delle informazioni, gli stessi obiettivi riportati non sono sempre semplici

da comprendere e spesso sono suscettibili a interpretazioni. Sempre in relazione a

dei possibili strumenti, ripensando alle informazioni, le scelte e le decisioni prese in

équipe che vengono solo trascritte nei verbali i quali successivamente vengono

archiviati, un’altra idea potrebbe essere quella di riportare tali dati in una cartella alla

portata di tutti.

Purtroppo con questo lavoro non mi è stato possibile entrare molto nel dettaglio

sull’analisi dettagliata o sulla concreta modifica di questi strumenti anche per via del

tempo a disposizione, così come non ho avuto molte possibilità di entrare più nello

specifico nell’analisi delle diverse proposte presentate dagli operatori intervistati.

Penso, quindi, che il mio lavoro di tesi possa essere sicuramente approfondito in più

parti diventando in questo modo punto di partenza per altri lavori e riflessioni.

L’ultimo sotto-obiettivo che mi ero prefissata è, invece, relativo all’attuazione di un

momento di condivisione insieme a tutta l’équipe del Centro Residenziale di quanto

emerso con questo lavoro per stimolare ulteriori riflessioni. Questo momento avverrà

nei mesi successivi alla consegna di tale scritto e spero possa essere la spinta per

far diventare quelle che sono ora solo delle ipotesi di miglioramento qualcosa di più

concreto in base alla reale utilità che gli operatori delineeranno o meno.

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!78!Ricambio!del!personale!

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34!

6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in

qualsiasi contesto socio-educativo

Il lavoro educativo è caratterizzato da molte complessità; esso si sviluppa nelle

pieghe delle relazioni umane e si muove nel confronto e nella relazione che vede

presenti più attori. Nella relazione educativa non si è mai da soli: si collabora, si co-

costruisce, ci si confronta e delle volte ci si può anche scontrare. Con questa tesi

sono partita da quella che è un’analisi della presa a carico attuata nella struttura

residenziale di Cagiallo per arrivare a scoprire altresì degli aspetti che non avevo

immaginato. Questo lavoro mi ha portato a individuare una serie di difficoltà legate

sia alla progettazione, sia al lavoro d’équipe per quel che riguarda una struttura

specifica di Ingrado. Entrambi questi due aspetti, però, sono caratteristici del lavoro

sociale in generale e, andando più nello specifico, sono anche i due versanti

maggiormente vulnerabili sui quali molti autori si sono interrogati e hanno espresso il

loro punto di vista.

Nella nostra professione non si lavora da soli, si coopera con altri educatori così

come, prendendo a esempio il Centro Residenziale o altri servizi attivi sul territorio

ticinese, anche con altre figure professionali. Ritengo che sia sempre fondamentale il

riconoscimento del proprio ruolo e di quello altrui, infatti, come sostiene Sergio

Tramma in L’educatore imperfetto, ogni professione è portatrice di un proprio sapere

e di proprie competenze79. Partendo da ciò, dunque, operando in sinergia e

complementarietà proprio, come sostenuto nel Manuale di Qualità interno a Ingrado,

si può davvero arrivare ad attuare un intervento multimodale che può sostenere

l’individuo nella sua globalità sia esso una persona con una dipendenza alcolica, con

un handicap o un minore allontanato dal contesto familiare. Quando un’équipe è

coesa e si ascolta, riesce a essere percepita davvero come una totalità che è

“qualcosa di più, o meglio, di diverso dalla somma dei suoi membri”80, in tal maniera,

l’utenza stessa in quel singolo operatore che sta attuando un intervento non vedrà

solo lui, ma in lui vedrà l’intera équipe che insieme ha deciso e insieme agisce.

Accade però che se c’è divisione, frustrazione e malcontento, l’intervento anche

pensato e progettato al meglio non sarà funzionale, avrà sempre al suo interno una

piccola crepa. Sulla base di ciò deriva l’importanza della condivisione in équipe che

può essere favorita dalla stessa attuazione della progettazione partecipata in quanto

questo approccio pone come perno centrale la co-costruzione di significati condivisi.

Credo che in ogni équipe sia importante creare un circolo virtuoso in cui se si

condivide, anche solo per ciò che concerne la progettazione, si può creare coesione

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!79!Tramma,!Sergio.!2014.!L’educatore#imperfetto.!Roma:!Carocci!editore,!p.!123!80!Tratto!dalle! slide!del!modulo!Processi# nelle# équipe! a! cura!di! F.! Pirozzi! e!A.!Nuzzo.!Anno! scolastico!2014.!Manno:!DSAS!

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ed essendoci quest’ultima si crea il clima di confronto anche per quelle che sono le

dinamiche interne.

L’educatore di per sé è la figura per eccellenza legata alla relazione, dovrebbe,

quindi, porsi nell’ottica dell’ascolto attivo, dell’accettazione e della negoziazione con

tutti gli attori con cui lavora, siano essi ospiti, colleghi o servizi. Come professionisti

siamo chiamati a modificare ogni giorno il nostro punto di vista, ad andare oltre a ciò

che vediamo, a ricercare nuovi orizzonti e nuove letture di situazioni per intravedere

qualcosa che prima non c’era. Come riporta in una delle sue riposte, il consulente di

Ingrado sostiene che “sia necessario essere elastici” (Allegato 12). Non posso che

essere pienamente d’accordo con quanto afferma, l’elasticità è una delle capacità

che maggiormente dovrebbero caratterizzare l’educatore sociale per ogni tipologia di

situazione con cui si confronta sia esso un intervento, un confronto in équipe o il

vivere le relazioni professionali stesse.

6.3 Punti forti e limiti del mio lavoro di tesi – lettura critica del percorso

Per raggiungere il mio obiettivo di tesi, ho cercato di calarmi nel ruolo di ricercatrice,

somministrando interviste, analizzandole e addentrandomi in ricerche bibliografiche

non sempre evidenti da svolgere, ma che mi hanno permesso di compiere dei passi

avanti nelle mie conoscenze anche scoprendo nuovi autori che prima mi erano

sconosciuti. Il percorso che ho avuto modo di svolgere mi ha aiutato a crescere su

più fronti, permettendomi di sviluppare competenze di vario tipo, professionali e non,

che certamente mi ritorneranno utili nel mio futuro. Penso che uno dei punti forti del

lavoro che ho svolto sia proprio legato al fatto che esso mi ha permesso di attuare

delle riflessioni più approfondite sui temi in questione. Con il percorso che ho attuato

ho compreso ancor di più l’importanza della progettazione piuttosto che del lavoro

d’équipe e di quanto si possano influenzare a vicenda. Ho, inoltre, avuto modo di

denotare quanto sia ampia questa presa a carico da ciò anche una maggior

complessità nell’analisi stessa: ogni intervistato aveva delle idee proprie e trovare un

filo comune non è stato evidente. Un altro aspetto positivo è ricollegabile poi alla

scoperta di determinati punti critici che potrò portare in équipe e che potrebbero

essere fonte di ulteriori riflessioni e, quindi, di miglioramento della presa a carico.

Una delle difficoltà incontrare in questo percorso è, invece, stata legata

principalmente al mio ruolo di ricercatrice. Non è stato, infatti, sempre semplice per

me essere stagiaire e nel contempo intervistatrice dei miei stessi colleghi. Penso

inoltre di poter affermare che l’argomento stesso preso in esame era piuttosto ampio,

quindi, forse una circoscrizione maggiore avrebbe favorito un miglior

approfondimento.

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Bibliografia

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di D’Angella F e Orsenigo A. in Animazione sociale 1997. Torino: Gruppo Abele

Dalle lezioni del modulo Indagine di campo e ricerca scientifica a cura di P. Cavadini.

Anno scolastico: 2014. Manno: DSAS

Lucchini, Alfio, Felice Nava, e Ezio Manzato. 2008. Buone pratiche e procedure

terapeutiche nella gestione del paziente alcolista. Milano: FrancoAngeli

Miller, William R. e Stephen S. Rollnick. 2014. Il colloquio motivazionale. Aiutare le

persone al cambiamento. (A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti , e V. Quercia.

Trento: Erickson

Olivetti Manoukian, Franca. Per una nuova progettualità del lavoro sociale. In

Animazione Sociale. Gennaio 2005. Torino: Gruppo Abele

Olivetti Manoukian, Franca. Re/immaginare il lavoro sociale. Riscoprirsi soggetti

attivi. 2005. Torino: I Geki di Animazione Sociale

Progetto auto-formativo. Gobetti Francesca. 31.12.2014

Rollnick, Stephen, Pip Mason, e Chris Butler. 2012. Cambiare stili di vita non salutari.

(A cura di) Guelfi G.P., C. Passudetti, e V. Quercia. Trento: Erikson

Maida, Serenella, e Alicia Iglesias (A cura di) 2014. La progettazione dialogica

partecipata. L’approccio concertativo. Dispensa a supporto del modulo Teorie e

metodologie dell’intervento sociale. Manno: SUPSI DEASS

Slide del modulo Colloquio educativo a cura di S. Maida. Anno scolastico 2014.

Manno: DSAS

Slide del modulo Dipendenze a cura di M. Steiner. Anno scolastico 2014. Manno:

DSAS

Slide del modulo Processi nelle équipe a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo. Anno

scolastico 2014. Manno: DSAS

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Slide del modulo Processi relazionali e comunicativi a cura di F. Pirozzi e A. Nuzzo.

Anno scolastico 2012. Manno: DSAS

Tramma, Sergio. 2014. L’educatore imperfetto. Roma: Carocci editore

Sitografia

Brunetto G.P., Candio D., Filippini D., Zermiani M. (A cura di). Alcol. Informazioni

dalla ricerca. 2008. Pubblicazione no profit. http://www.dronet.org/ (06.06.2015)

Engel, George L. 1977. La necessità di un nuovo modello di medicina : una sfida per

la biomedicina. In AeR-Abilitazione e Riabilitazione. Anno XV, N.1. 2006

https://it.scribd.com/doc/12780697/Articolo-George-Engel-Science-1977-Nuovo-

Modello-Medicina-Traduzione-italiana-Albasi-Clerici (02.05.2015)

Ingrado. Servizi per le dipendenze. http://www.ingrado.ch/ (19.04.2015)

Treccani. Vocabolario online. http://www.treccani.it/ (06.06.2015)

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Allegati !Allegato 1. Copia scheda “Obiettivi del progetto individuale”

Allegato 2. Copia “Scheda di segnalazione”

Allegato 3. Copia scheda “Situazione all’entrata”

Allegato 4. Copia scheda “Obbiettivi e decorso”

Allegato 5. Copia “Scheda degli obiettivi di laboratorio”

Allegato 6. Copia “Scheda di sintesi”

Allegato 7. Trascrizione dell’intervista a Jann Schumacher

Allegato 8. Traccia dell’intervista ai referenti

Allegato 9. Data reduction “Premesse della presa a carico individuale del Centro

Residenziale”

Allegato 10. Data reduction “Costruzione del progetto di presa a carico”

Allegato 11. Data reduction “Gestione del progetto di presa a carico all’interno e

all’esterno del Centro Residenziale”

Allegato 12. Data reduction “Coordinamento del progetto di presa a carico con gli

attori coinvolti”

Allegato 13. Data reduction “Valutazione del progetto di presa a carico individuale” Allegato 14. Schema funzionamento presa a carico

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Allegato 1 – Scheda “Obiettivi del progetto individuale”

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Allegato 2 – “Scheda di segnalazione”

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Allegato 3 – Scheda “Situazione all’entrata”

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Allegato 4 – Scheda “Obiettivo e decorso”

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Allegato 5 – “Scheda degli obiettivi di laboratorio”

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Allegato 6 – “Scheda di sintesi”

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Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore

Ruolo

1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo

nella presa a carico dell’utenza?

Io sono responsabile del Centro da sempre… cioè da quando l’abbiamo aperto nel ’97, è

stato un po’ costruito da me e poi tutta l’evoluzione negli anni. Per quanto riguarda la

presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale

dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente

di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione

e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo

con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un

po’ più legati alla definizione generale degli obiettivi del percorso…

Modello teorico

2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci

teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale?

Si, si… sono degli ambiti molto vasti quindi uno è un discorso biopsicosociale

sicuramente, l’altro è tutta la questione della multidisciplinarietà, poi però non è che c’è un

modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale.

Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi,

non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne

so, solo sull’aspetto medico o solo sull’aspetto psicologico… ma comprende tutti i vari

aspetti, per cui la cura dell’alcolismo vuol dire intervenire a livello medico, sia fisico che

psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti

dico… e a livello sociale, quindi, anche un intervento su tutti gli aspetti dove c’è tutto

l’intervento educativo, riabilitativo… e quindi tutti gli aspetti legati alla rete primaria,

secondaria, … dal benessere relazionale, economico, la questione lavorativa, abitativa,

debiti, … insomma ci si occupa un po’ di tutti gli aspetti.

Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento

globale sui vari aspetti in un’ottica multidisciplinare. L’ottica multidisciplinare, poi anche lì,

ci può essere un focus più interdisciplinare o più multidisciplinare… per noi è un discorso

per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più

importanti di altri, ma tutti gli aspetti sono importanti e il risultato è dato dall’insieme di tutti

questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni

importanti che uniscono un po’ tutti questi aspetti che sono quelli dell’essere orientati al

benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono

conto degli altri aspetti e tutta la questione dell’alcologia, della terapia delle dipendenze,

dei modelli così generali e nello specifico, poi, i modelli di colloquio motivazionale…

prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più

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specifici e… poi che sono, non per forza, però comunque abbastanza vicini, poi per altri

aspetti a strumenti legati alla terapia cognitivo comportamentale …

Quindi ecco, un po’ questi aspetti che poi fanno parte poi del lavoro dello psicologo, ma

non solo, anche in altri aspetti subentrano un po’ questi strumenti, questi modelli, …

Modello operativo

3. E’ presente qui al Centro Residenziale un documento in cui viene riportato

esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale di qualità…)

Nel manuale di qualità ci sono tutti i vari aspetti, nel primo documento generale c’è il

concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono

mille altre specificità…

4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle

varie procedure e si possono considerare ancora attuali?

Mah.. allora.. il manuale viene aggiornato e rivisto completamente dal primo all’ultimo

concetto e procedura ogni due anni, quindi, è aggiornato… c’è stato l’audit di ri

certificazione un annetto neanche fa… sei mesi fa… quindi anche in vista di quello

chiaramente poi si aggiorna tutto eccetera eccetera… al 90% le procedure vengono,

quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so,

segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non

raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate

alla presa a carico si, perché sono comunque quelle fondamentali, che son tante… però

sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di

essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate

perché vengono gestite molto più flessibilmente…

5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo

progetto?

Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi

più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe,

nelle sintesi con la rete e così via…

6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio

l’astinenza totale=

Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è

realistico pensare che per tutti c’è l’obiettivo di astinenza completa… vuoi perché il caso è

troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica

psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su

quello (l’astinenza), ma si sa che l’obiettivo principale è quello del miglioramento della

qualità di vita, di risolvere alcuni aspetti di reintegrazione e… in realtà sono poi più quelli..

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poi lo stesso può valere sull’altro fronte, su casi di persone molto giovani, che non

riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se

hanno solo ventitré anni per dire… noi si lavora in quel senso, però poi possono prevalere

altri obiettivi.

7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite?

Si, ci sono varie cose… nel senso che tutte queste cose sono nei dossier settoriali da una

parte, sono informatizzate dall’altra parte e quindi accessibili a tutti… e poi c’è il clasour

che raccoglie le informazioni principali per tutti quanti in ricezione… mentre una cartella

sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve

sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per

il prossimo periodo…

Processi di comunicazione fra settori

8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di

intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e

esterni)

Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari

documenti che vengono elaborati e messi a disposizione di tutti, le riunioni d’équipe, gli

scambi diretti fra operatori, sia verbali che per mail o per telefono eccetera…

Con la rete esterna, a partire dai consulenti dove c’è un discorso un po’ più specifico e

privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili incontri di sintesi… i rapporti poi di

dimissione alla fine e… durante, a seconda della situazione, si mantiene il contatto al di là

del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono.

9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene

la comunicazione?

La criticità è legata alla complessità e al numero di persone che intervengono per cui… su

ogni utente ci sono venti persone che intervengono all’interno e magari, in alcuni casi,

cinque o sei figure all’esterno… per cui la criticità è dovuta al fatto che magari in alcuni

momenti un po’ di urgenza, se non viene applicata la procedura di informare le persone

significative, qualcuno possa essere dimenticato o non raggiunto tempestivamente… cosa

che succede diciamo molto raramente… all’interno questo non succede perché comunque

essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e

con le riunioni settimanali… questo non succede.. lì la criticità è, invece, semmai dovuta

alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno,

tutti i giorni dell’anno, quindi, che ci siano troppe informazioni… o rispettivamente che

possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise e poi invece mancare…

quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo

troppe e quindi c’è la necessità di filtrare e selezionare per avere poi quelle che sono utili.

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10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione?

Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così

semplice, nel senso che le cartelle informatizzate che sono presenti… dobbiamo farne

sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e

i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al

monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento

pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire

appositamente, come sistema informatico, quindi è anche un po’ un problema di costi…

però l’obiettivo è prima o poi di arrivare a questo.

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Allegato 8 – Traccia intervista referenti

PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO

RESIDENZIALE

1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico

residenziale per una persona con alcol-dipendenza?

2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale?

a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post

cura)

b. La dimensione gruppo

c. Il colloquio

d. La relazione

e. Le regole/sanzioni/privilegi

f. Il lavoro occupazionale

g. Le famiglie

h. L’équipe

3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella

presa a carico individuale degli utenti del centro residenziale?

COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO

4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a

carico?

5. (indagare il processo di costruzione)

a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto?

b. Come avviene il processo di condivisione con l’utente e le sue persone

significative (rete primaria)?

c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto

(rete secondaria)?

6. Utilizza degli strumenti specifici (griglie, dossier, …) per la raccolta regolare di

informazioni?

a. Se sì, quali?

b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con

il team curante interno ed esterno?

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7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a

carico individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

GESTIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO ALL’INTERNO e

ALL’ESTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE

8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del

Centro Residenziale?

9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico

individuale, quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto

(utente, rete interna ed esterna)

10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico

individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI

COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria)

11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto

con gli attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la

condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli

attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative – rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a

carico individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

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b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE

14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la

valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la

verifica finale del progetto con gli attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a

carico individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

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Allegato 1 – Scheda  “Obiettivi  del  progetto  individuale”

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Allegato 2 – “Scheda  di  segnalazione”

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Allegato 3 – Scheda  “Situazione  all’entrata”

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Allegato 4 – Scheda  “Obiettivo  e  decorso”

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Allegato 5 – “Scheda  degli  obiettivi  di  laboratorio”

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Allegato 6 – “Scheda  di  sintesi”

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Allegato 7 – Jann Schumacher, direttore

Ruolo

1. Da quanto tempo è direttore del Centro Residenziale e come si declina il suo ruolo

nella  presa  a  carico  dell’utenza?

Io  sono  responsabile  del  Centro  da  sempre…  cioè  da  quando  l’abbiamo  aperto  nel  ’97,  è  stato   un   po’   costruito   da  me   e   poi   tutta   l’evoluzione   negli   anni.   Per   quanto   riguarda   la  presa a carico, il mio ruolo fondamentalmente è quello di monitorare la verifica generale

dei vari aspetti, che proceda il lavoro a livello di presa a carico settoriale e rispettivamente

di coordinamento tra settori questo soprattutto con gli strumenti operativi di comunicazione

e con i vari momenti di riunione oltre agli scambi diretti con gli operatori e poi mi occupo

con i colleghi di quelli che sono i colloqui di ammissione o di sintesi, quindi i momenti un

po’  più  legati  alla  definizione  generale  degli  obiettivi  del  percorso…

Modello teorico

2. Per quanto riguarda il modello teorico, quali sono i principali concetti o approcci

teorici che riguardano la presa a carico del Centro Residenziale?

Si,   si…   sono   degli   ambiti   molto   vasti   quindi   uno   è   un   discorso   biopsicosociale  sicuramente,  l’altro  è  tutta  la  questione  della  multidisciplinarietà,  poi  però  non  è  che  c’è  un  modello specifico teorico di gestione della multidisciplinarietà o del biopsicosociale.

Biopsicosociale vuol dire che nella multidisciplinarietà ci si occupa dei vari aspetti, quindi,

non è un modello che ha una prevalenza, quindi che vede il suo intervento di cura, che ne

so,   solo   sull’aspetto  medico   o   solo   sull’aspetto   psicologico…  ma   comprende   tutti   i   vari  aspetti,  per  cui   la  cura  dell’alcolismo  vuol  dire   intervenire  a   livello  medico,   sia fisico che

psichico, a livello psicologico, dove poi ci sono tutta una serie di modelli che adesso ti

dico…   e   a   livello   sociale,   quindi,   anche   un   intervento   su   tutti   gli   aspetti   dove   c’è   tutto  l’intervento   educativo,   riabilitativo…   e   quindi   tutti   gli   aspetti legati alla rete primaria,

secondaria,  …   dal   benessere   relazionale,   economico,   la   questione   lavorativa,   abitativa,  debiti,  …  insomma  ci  si  occupa  un  po’  di  tutti  gli  aspetti. Che poi non è un modello teorico di quel tale autore, sono quelle prassi di intervento

globale  sui  vari  aspetti  in  un’ottica  multidisciplinare.  L’ottica  multidisciplinare,  poi  anche  lì,  ci  può  essere  un  focus  più  interdisciplinare  o  più  multidisciplinare…  per  noi  è  un  discorso  per cui ogni disciplina e ogni ruolo ha una sua importanza, non ci sono ruoli che sono più

importanti  di  altri,  ma  tutti  gli  aspetti  sono  importanti  e  il  risultato  è  dato  dall’insieme  di  tutti  questi interventi, è da considerare tutti questi aspetti. Poi chiaramente ci sono dei filoni

importanti che uniscono  un  po’   tutti  questi  aspetti   che  sono  quelli  dell’essere  orientati  al  benessere in generale su tutti questi vari aspetti dove quindi anche i ruoli specifici tengono

conto  degli  altri  aspetti  e   tutta   la  questione  dell’alcologia,  della   terapia  delle  dipendenze,

dei   modelli   così   generali   e   nello   specifico,   poi,   i   modelli   di   colloquio   motivazionale…  prevenzione della ricaduta, e qui siamo già a un livello di modelli, teorie e autori più

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specifici  e…  poi  che  sono,  non  per  forza,  però  comunque  abbastanza  vicini, poi per altri

aspetti  a  strumenti  legati  alla  terapia  cognitivo  comportamentale  …

Quindi  ecco,  un  po’  questi  aspetti  che  poi  fanno  parte  poi  del   lavoro  dello  psicologo,  ma  non  solo,  anche  in  altri  aspetti  subentrano  un  po’  questi  strumenti,  questi  modelli,  …

Modello operativo

3. E’   presente   qui   al   Centro   Residenziale   un   documento   in   cui   viene   riportato  esplicitamente il funzionamento della struttura? (Manuale  di  qualità…)

Nel   manuale   di   qualità   ci   sono   tutti   i   vari   aspetti,   nel   primo   documento   generale   c’è   il

concetto di funzionamento che è quello che più in generale risponde a questo, poi ci sono

mille  altre  specificità…

4. Secondo lei, le indicazioni su quel manuale vengono seguite e mantenute nelle

varie procedure e si possono considerare ancora attuali?

Mah..   allora..   il   manuale   viene   aggiornato   e   rivisto   completamente   dal   primo   all’ultimo  concetto   e   procedura   ogni   due   anni,   quindi,   è   aggiornato…   c’è   stato   l’audit   di   ri  certificazione   un   annetto   neanche   fa…   sei   mesi   fa…   quindi   anche   in   vista   di   quello  chiaramente   poi   si   aggiorna   tutto   eccetera   eccetera…   al   90%   le   procedure   vengono,  quelle più importanti, vengono seguite, poi ovviamente le procedure tipo, che ne so,

segnare i km quando si usa il furgone, magari non sempre, no ecco.. quelle cose lì poi non

raggiungono un tasso di adesione e di rispetto della procedura al 100%, ma quelle legate

alla  presa  a  carico  si,  perché  sono  comunque  quelle  fondamentali,  che  son  tante…  però  sono proceduralizzate, poi chiaramente, solo le cose che veramente hanno bisogno di

essere in questo modo, poi ci sono tutta una serie di cose che non sono proceduralizzate

perché  vengono  gestite  molto  più  flessibilmente…

5. Esiste un progetto riabilitativo individuale? Come e da chi viene elaborato questo

progetto?

Quindi appunto, ci sono gli obiettivi e i progetti di ogni settore di intervento che ha i suoi

più o meno formalizzati e poi vengono discussi e condivisi nelle riunioni di sottoéquipe,

nelle  sintesi  con  la  rete  e  così  via…

6. Ci sono degli obiettivi generali che toccano ogni singolo ospite? (per esempio

l’astinenza  totale=

Non è per forza un obiettivo, quella è la condizione durante la permanenza, poi non è

realistico  pensare  che  per  tutti  c’è  l’obiettivo  di  astinenza  completa…  vuoi  perché  il  caso  è  troppo cronico e ha già avuto cinque terapie specifiche, trenta ricoveri in clinica

psichiatrica e tutta una serie di difficoltà ancora attuali per le quali si lavora orientati su

quello   (l’astinenza),   ma   si   sa   che   l’obiettivo   principale   è   quello   del   miglioramento   della  qualità di vita, di  risolvere  alcuni  aspetti  di  reintegrazione  e…  in  realtà  sono  poi  più  quelli..  

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poi   lo   stesso   può   valere   sull’altro   fronte,   su   casi   di   persone   molto   giovani,   che   non  riescono a decidere di volere impegnarsi in un progetto di astinenza per tutta la vita se

hanno  solo  ventitré  anni  per  dire…  noi  si  lavora  in  quel  senso,  però  poi  possono  prevalere  altri obiettivi.

7. Esistono dei dossier in cui sono riportati tutti i dati relativi a ogni singolo ospite?

Si,  ci  sono  varie  cose…  nel  senso  che  tutte  queste  cose  sono nei dossier settoriali da una

parte,  sono  informatizzate  dall’altra  parte  e  quindi  accessibili  a  tutti…    e  poi  c’è  il  clasour  che   raccoglie   le   informazioni  principali  per   tutti  quanti   in   ricezione…  mentre  una  cartella  sul singolo, informatizzata, che raccolga tutto questo e non basta perché poi deve

sintetizzarlo ancora eccetera.. quello è un obiettivo ambizioso e difficile che abbiamo per

il  prossimo  periodo…

Processi di comunicazione fra settori

8. Come avvengono i processi di comunicazione tra gli operatori dei diversi settori di

intervento comprendendo anche i consulenti esterni al Centro? (settori interni e

esterni)

Bè la comunicazione interna ha i suoi strumenti che sono il diario di bordo, tutti i vari

documenti che vengono elaborati e messi a disposizione  di   tutti,   le   riunioni  d’équipe,  gli  scambi  diretti  fra  operatori,  sia  verbali  che  per  mail  o  per  telefono  eccetera…   Con   la   rete  esterna,  a  partire  dai  consulenti  dove  c’è  un  discorso  un  po’  più  specifico  e  privilegiato, invece, sono soprattutto i mensili   incontri   di   sintesi…   i   rapporti   poi   di  dimissione  alla  fine  e…  durante,  a  seconda  della  situazione,  si  mantiene  il  contatto  al  di  là  del mensile incontro per aggiornamenti significativi via mail o per telefono.

9. Quali potenzialità e quali criticità vedi in queste modalità in cui attualmente avviene

la comunicazione?

La  criticità  è  legata  alla  complessità  e  al  numero  di  persone  che  intervengono  per  cui…  su  ogni   utente   ci   sono   venti   persone   che   intervengono   all’interno   e  magari,   in   alcuni   casi,  cinque o  sei   figure  all’esterno…  per  cui   la  criticità  è  dovuta  al   fatto  che  magari   in  alcuni  momenti  un  po’  di  urgenza,  se  non  viene  applicata   la  procedura  di   informare   le  persone  significative,  qualcuno  possa  essere  dimenticato  o  non  raggiunto  tempestivamente…  cosa

che  succede  diciamo  molto  raramente…  all’interno  questo  non  succede  perché  comunque  essendoci degli strumenti ai quali accedono tutti con su le informazioni più importanti e

con   le  riunioni  settimanali…  questo  non  succede..   lì   la  criticità  è,   invece,  semmai dovuta

alla residenzialità, alle informazioni che cambiano costantemente sulle 24 ore del giorno,

tutti   i   giorni   dell’anno,   quindi,   che   ci   siano   troppe   informazioni…   o   rispettivamente   che  possano alcune magari invece rimanere settoriali e non condivise  e  poi  invece  mancare…  quello è il potenziale limite di criticità, però in realtà la vera.. è il fatto che ne abbiamo

troppe  e  quindi  c’è  la  necessità  di  filtrare  e  selezionare  per  avere  poi  quelle  che  sono  utili.

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10. Quali ipotesi di miglioramenti vedi in questi processi di comunicazione?

Mah.. è quello che ti dicevo che abbiamo già previsto, solo che appunto non è così

semplice,   nel   senso   che   le   cartelle   informatizzate   che   sono   presenti…   dobbiamo   farne  sviluppare una specifica per noi che riprenda tutti i canali di comunicazione, gli strumenti e

i documenti già presenti, che li fa confluire e che li filtra e li sintetizza per poi avere al

monitor la cartella del singolo con in evidenza quelle otto cose che scaturiscono da cento

pagine di documenti che riguardano la persona e questo dovremmo farlo, costruire

appositamente,  come  sistema   informatico,  quindi  è  anche  un  po’  un  problema  di  costi…  però  l’obiettivo  è  prima  o  poi  di  arrivare  a  questo.

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Allegato 8 – Traccia intervista referenti

PREMESSE DELLA PRESA A CARICO INDIVIDUALE NEL CENTRO RESIDENZIALE

1. Quali sono secondo lei le potenzialità di un percorso di presa a carico residenziale

per una persona con alcol-dipendenza?

2. Quali sono le specificità della presa a carico del Centro Residenziale?

a. Le fasi (disintossicazione, prima fase, seconda fase, terza fase, post cura)

b. La dimensione gruppo

c. Il colloquio

d. La relazione

e. Le regole/sanzioni/privilegi

f. Il lavoro occupazionale

g. Le famiglie

h. L’équipe

3. Quali sono gli approcci teorici che la guidano nel suo specifico ruolo nella presa a

carico individuale degli utenti del centro residenziale?

COSTRUZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO

4. In che modo nel suo ruolo partecipa alla costruzione del progetto di presa a carico?

5. (indagare il processo di costruzione)

a. Cosa fa operativamente per costruire il progetto?

b. Come  avviene  il  processo  di  condivisione  con  l’utente  e  le  sue  persone  significative (rete primaria)?

c. Come avviene il processo di condivisione con i partner del progetto (rete

secondaria)?

6. Utilizza degli strumenti specifici  (griglie,  dossier,  …)  per  la  raccolta  regolare  di  informazioni?

a. Se sì, quali?

b. Quali informazioni, e attraverso quali modalità/strumenti, condivide con il

team curante interno ed esterno?

7. Dalla sua esperienza, nel processo di costruzione del progetto di presa a carico

individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

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c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

GESTIONE  DEL  PROGETTO  DI  PRESA  A  CARICO  ALL’INTERNO  e  ALL’ESTERNO  DEL CENTRO RESIDENZIALE

8. Con quali modalità e strumenti si occupa della presa a carico degli utenti del Centro

Residenziale?

9. Quando accadono eventi significativi nel processo di presa a carico individuale,

quali informazioni vengono condivise con i partner del progetto (utente, rete interna

ed esterna)

10. Dalla sua esperienza, nel processo di gestione del progetto di presa a carico

individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

COORDINAMENTO DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO CON GLI ATTORI

COINVOLTI (utenti, rete primaria, rete secondaria)

11. In quali momenti, formali e informali, avviene il coordinamento del progetto con gli

attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

12. In questi momenti, formali e informali, con quali modalità/strumenti avviene la

condivisione delle informazioni e delle strategie/scelte di intervento con gli attori

coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative – rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

13. Dalla sua esperienza, nel processo di coordinamento del progetto di presa a carico

individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

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VALUTAZIONE DEL PROGETTO DI PRESA A CARICO INDIVIDUALE

14. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la

valutazione in itinere del progetto con gli attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

15. In quali momenti, formali e informali, e con quali modalità/strumenti avviene la

verifica finale del progetto con gli attori coinvolti?

a. Utenza

b. Persone significative - rete primaria

c. Rete secondaria interna ed esterna

16. Dalla sua esperienza, nel processo di valutazione del progetto di presa a carico

individuale:

a. Quali aspetti sono più funzionali?

b. Quali aspetti sono più critici?

c. Quali sono le ipotesi di miglioramento?

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ALLEGATO'9')'PREM

ESSE'DELLA'PRESA'A'CARICO

'INDIVID

UALE'N

EL'CENTRO

'RESIDENZIALE'

'Settore&

infermieristico&1&

Settore&inferm

ieristico&2&Settore&laboratori&

Settore&educativo&Settore&consulenza&

sociale&Settore&terapeutico&

1&Settore&terapeutico&2&

Settore&consultori&invianti&

Quali'

sono'secondo'lei'le'potenzialità'

di'un'

percorso'di'presa'

a'carico'residenziale'

per'una'

persona'con'

alcol)dipedenza?'

Un&Centro&Residenziale&è&un&am

biente&protetto,&c’è&più&tutela&e&l’utente&si&può&sperim

entare&per&fasi.&

Una&delle&potenzialità&è&l’esistenza&anche&di&un&approccio&educativo&e&non&solo&sanitario.&C’è&accoglienza&e&multidisciplinarit

à.&

Un&percorso&residenziale&serve&per&potersi&sperim

entare&in&un&am

biente&protetto.&È&utile&perché&perm

ette&di&capire&che&si&può&vivere&senza&la&sostanza&m

antenendo&relazioni,&attività&lavorative,&...&è&una&palestra&per&sperim

entarsi&in&cui&anche&le&discussioni&e&i&litigi&sono&m

olto&utili.&

Un&percorso&residenziale&perm

ette&di&far&fronte&alla&difficoltà&personale&con&il&problem

a,&si&può&dare&più&controllo&e&più&protezione,&poi&c’è&anche&l’aspetto&del&vivere&insiem

e,&vicini,&che&am

plifica&le&dinam

iche&e&fa&em

ergere&le&em

ozioni&e&le&difficoltà&da&affrontare&e&superare.&

Un&percorso&residenziale&si&attua&solo&con&un&certo&grado&di&m

otivazione&e&dopo&un&periodo&di&disintossicazione.&Esso&offre&un&sostegno,&un’organizzazione&della&giornata,&della&quotidianità.&È&un&am

biente&&protetto&per&mettersi&alla&prova.&

C’è&il&distacco&dal&territorio&e&l’isolam

ento&dall’habitat&in&cui&si&è&sviluppata&la&dipendenzaGpatologia.&

C’è&sicuramente&il&

fattore&protettivo&con&il&distacco&dall’am

biente&e&dalla&sostanza.&Inoltre&vi&è&l’intensità&della&presa&a&carico.&

Un&percorso&residenziale&perm

ette&di&attuare&un&cam

biamento&

riprendendo&in&mano&la&propria&

vita.&È&un&am

biente&protetto&che&favorisce&il&cam

biamento.&

Quali'

sono'le'specificità'della'presa'a'carico'del'Centro'Residenziale?'

C’è&la&relazione&con&anche&il&colloquio,&il&lavoro&occupazionale&e&le&fasi&che&iniziano&con&la&disintossicazione.&C’è&poi&anche&la&dim

ensione&del&gruppo&che&perm

ette&la&condivisione&e&il&confronto.&L’équipe&è&multidisciplinare,&

ognuno&ha&il&suo&specifico&ruolo,&si&dovrebbe&avere&un&punto&di&incontro&fra&tutti&per&lavorare&con&un&obiettivo&com

une,&ma&

questo&non&è&facile.&

Ci&sono&le&fasi&anche&se&la&disintossicazione&viene&attuata&in&ospedaleGclinica&e&la&dim

ensione&del&gruppo&sia&form

ale&che&in&form

ale.&C’è&la&relazione,&la&tecnica&del&colloquio&è&m

olto&usata.&M

eno&presente&&è&la&dim

ensione&della&fam

iglia.&

C’è&il&contatto&con&gli&operatori&che&allestiscono&dei&piani&con&obiettivi&individuali,&la&scheda&degli&obiettivi&da&costruire&con&l’utente.&A&volte&gli&obiettivi&sono&nostri&e&non&sem

pre&sono&riconosciuti&dai&pazienti,&quindi,&è&importante&definire&

gli&obiettivi&a&seconda&di&cosa&un&paziente&vuole&raggiungere&ed&è&in&grado&di&raggiungere.&C’è&poi&la&convivenza,&l’inserim

ento&nei&laboratori&occupazionali,…

&il&coinvolgim

ento&della&fam

iglia&è&poco&presente,&anche&se&personalm

ente&sono&un&aspetto&fondam

entale.&

Fondamentali&penso&

siano&la&dimensione&

del&gruppo&e&le&fasi.&Le&fasi&perm

ettono&il&passaggio&dalla&protezione&all’autonom

ia,&c’è&la&possibilità&di&sperim

entarsi&fuori,&tornare&e&affrontare&in&am

biente&protetto&i&vissuti&esterni.&Deve&esserci&all’inizio&accoglienza&e&protezione&e&poi&la&spinta&al&cam

biamento.&Il&

colloquio&per&l’educativo&è&il&mezzo&principale&di&

lavoro,&mentre&per&

quanto&riguarda&regole&e&sanzioni&servirebbe&più&coordinazione&all’interno&dell’équipe.&C’è&poi&

Il&CR&non&è&ne&un&ospedale&ne&un&luogo&chiuso&con&regole&ferree.&C’è&in&parte&l’uso&del&gruppo&com

e&sostegno&e&confronto,&ma&non&è&qualcosa&di&

strutturato&e&organizzato&da&noi&se&non&per&quel&che&riguarda&i&gruppi&parola&dei&terapisti.&È&una&struttura&che&cerca&di&assom

igliare&il&più&possibile&a&un&contesto&norm

ale,&dando&strum

enti&e&appoggio&che&la&persona&dovrà&mantenere&anche&dopo.&

Ci&sono&poi&sicuramente&

le&fasi&e&la&strutturazione&della&giornata&con&i&laboratori&e&i&congedi.&La&specificità&penso&sia&anche&e&soprattutto&l’offerta&di&un’équipe&multidisciplinare&e&

Una&delle&nostre&specificità&è&il&lavoro&occupazionale&che&occupa&gran&parte&del&tem

po,&c’è&poi&l’aspetto&del&gruppo,&della&relazione&con&i&colloqui&piuttosto&che&le&regole&e&le&sanzioni,&m

a&predom

ina&l’ambito&

lavorativo.&C’è&poca&autogestione,&abbiam

o&il&cuoco,&la&donna&delle&pulizie,&…&e&anche&il&

coinvolgimento&

della&famiglia&è&

quasi&nullo.&Viene&offerto&inoltre&un&apporto&m

edicoGinferm

ieristico&e&psichiatrico&così&com

e&un&supporto&sociale&con&la&presenza&al&100%

&di&un&assistente&

Ci&sono&i&colloqui&regolari,&i&m

omenti&di&

gruppo&regolari&in&settim

ana&e&l’aspetto&multidisciplinare&che&

è&molto&im

portante.&Fondam

entale&è&poi&la&centralità&dell’individuo.&

La&specificità&è&affrontare&la&dipendenza&e&gli&aspetti&correlati.&Il&percorso&prevede&le&varie&fasi,&i&congedi&a&casa&e&il&lavoro&occupazionale.&

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il&lavoro&occupazionale&inteso&come&lavoro&vero&e&proprio&e&la&relazione&che&è&di&base.&L’aspetto&delle&famiglie,&invece,&è&poco&presente,&marginale.&

l’individualità.&&sociale.&

Quali'

sono'gli'approcci'teorici'

che'la'

guidano'nel'

suo'specifico'ruolo'nella'presa'

a'carico'individuale'degli'utenti'del'

Centro'Residenziale?'

Elementi&di&

infermeria&e&

psichiatria.&

Elementi&di&

infermeria&e&

psichiatria.&

L’approccio&teorico&è&quello&

partecipato,&non&

c’è&comportamentismo&o&direttività,&

ci&sono&

sanzioni&e&regole,&ma&per&

favorire&la&

convivenza.&Ci&sono&poi&

le&fasi&

con&le&

correlate&limitazioni&e&sanzioni&previste&dal&regolamento&

e&dal&

progetto&individuale.&

Si&cerca&di&non&calare&mai&

dall’alto&nulla,&

obiettivi&compresi.&I&terapisti&

sono&cognitiviGcomportamentali.&

I&consulenti&sono&per&lo&più&

psicologi&con&

competenze&da&

counseler&che&

mettono&in&

atto&la&

terapia&strategica&

breve.&C’è&

poi&l’aspetto&farmacologico&con&la&somministrazione&

di&farmaci&che&possono&aiutare,&per&esempio,&con&il&craving.&

Si&fa&riferimento&al&colloquio&motivazionale.&

C’è&poi&

l’aspetto&empatico&e&la&spinta&all’assunzione&

di&responsabilità.&

Fondamentale&penso&sia&il&

come&entrare&

in&relazione&

oltre&alle&

conoscenze&più&pratiche&delle&leggi.&Io&ho&fatto&mie&la&teoria&di&Rogers&e&la&

pianificazione&neurolinguistica,&poi&c’è&la&

sistemica&e&

l’approccio&motivazionale.&

Io&mi&rifaccio&a&un&discorso&

alcologico&con&

interventi&psicoterapiciGpsicologici&legati&a&una&

visione&cognitivoGcomportamentale.&

Ci&sono&

elementi&cognitivoGcomportamentali&

e&altri&

del&colloquio&

motivazionale.&

C’è&sicuramente&

l’aspetto&motivazionale&con&le&

fasi&del&

cambiamento.&Nei&consultori&inoltre&facciamo&riferimento&anche&al&

contesto&sistemicoGfamiliare&

e&soprattutto&

alla&collaborazione&con&la&rete&che&è&fondamentale&per&il&

buon&funzionamento&di&un&progetto.&

&&&&&

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ALLEGATO'10')'CO

STRUZIO

NE'D

EL'PROGETTO

'DI'PRESA'A'CARICO

''

Settore&inferm

ieristico&1&

Settore&inferm

ieristico&2&

Settore&laboratori&Settore&educativo&

Settore&consulenza&sociale&

Settore&terapeutico&1&Settore&

terapeutico&2&Settore&consultori&

invianti&

In'che'modo'

nel'suo'ruolo'partecipa'alla'costruzione'del'

progetto'di'

presa'a'

carico?'

Mi&occupo&dello&

stato&di&salute,&alcuni&pazienti&arrivano&debilitati&fisicam

ente&con&carenze&e&valori&sballati.&

Cerchiamo&di&

capire&i&problem

i&fisici&della&persona,&qual&è&la&cura&e&agiam

o.&È&una&modalità&m

olto&medica.&

Con&il&mio&ruolo&

talvolta&mi&occupo&

anche&di&fare&gli&inserim

enti,&quindi&accom

pagnare&la&persona&dalla&clinica&alla&struttura,&presento&il&regolam

ento&e&il&tim

ing&settim

anale.&Inoltre,&partecipo&anche&alle&sintesi&con&l’utente&e&l’ente&collocante&con&cui&ci&si&confronta&sull’andam

ento&del&percorso,&sugli&obiettivi&e&sul&progetto.&

Si&parte&da&un’analisi&della&dom

anda&dell’utente,&del&perché&vuole&fare&questo&percorso.&Dopo&un&mesetto&si&com

pila&insiem

e&un&formulario&

relativo&a&più&ambiti&

(familiare,&sociale,&

tempo&libero,&…)&e&

ogni&mese&lo&si&rivede&

focalizzandoci&su&obiettivi&e&m

ezzi&in&vista&anche&dei&congedi.&&

Personalmente&

partecipo&molto&nel&

progetto&di&presa&a&carico.&Raccolgo&la&segnalazione,&valuto&l’idoneità&e&la&fattibilità&del&percorso&e&m

i&confronto&con&il&consulente&che&è&il&mandante&del&caso.&

Come&settore&non&sono&

molto&coinvolto&nella&fase&

della&costruzione.&Vengo&inform

ato&della&persona&che&m

i&viene&attribuita&con&la&quale,&nei&colloqui,&definisco&un&progetto&settoriale.&

Normalm

ente&gli&obiettivi&di&un&progetto&vengono&stabiliti&fuori&dal&mio&settore&anche&

con&l’apposita&scheda,&io&li&riprendo&e&inizio&a&lavorarci&con&la&persona.&Da&lì&inizia&anche&lo&scam

bio&con&l’équipe.&

Il&progetto&viene&preparato&dai&consulenti&con&l’utente&e&i&vari&partner&prim

a&dell’am

missione&alla&

struttura&di&Cagiallo,&poi&c’è&la&disintossicazione&e&si&inizia&il&percorso.&Poi&ci&sono&altri&casi&segnalati&ai&consultori&da&ospedali&o&cliniche,&il&consulente&deve&conoscere&la&persona&e,&in&breve&tem

po,&stendere&il&progetto.&Il&consultorio&fa&un&po’&da&interfaccia&fra&Cagiallo&e&gli&enti&esterni.&

Indagare'il'

processo'di'

costruzione'

Lavoriamo&con&

l’équipe,&con&il&medico&e&lo&

psichiatra.&Con&la&fam

iglia&abbiam

o&pochissim

i&scam

bi&e&dipende&dall’utente.&Con&l’équipe&gli&scam

bi&avvengono&in&riunione,&con&il&quaderno&e&nei&passaggi&di&consegna.&Con&l’utente&per&lo&più&ci&sono&le&visite&o&anche&i&colloqui.&

Guardiamo&la&

diagnosi&e&interveniam

o.&Con&i&fam

iliari&condividiam

o&solo&in&base&alla&situazione,&mentre&con&

l’équipe&durante&le&riunioni&settim

anali&e&con&il&quaderno.&Con&l’utente&c’è&la&relazione&e&le&visite.&

Accompagniam

o&la&persona&nella&struttura,&spiegandole&cosa&avviene&al&suo&interno.&Dopo&un&prim

o&periodo&si&definiscono&gli&obiettivi&con&la&“scheda&degli&obiettivi”&che&serve&soprattutto&all’équipe&per&capire&com

e&agire.&Gli&obiettivi&vengono&individuati&con&l’utente,&c’è&il&coinvolgim

ento&della&fam

iglia&solo&se&ha&senso.&Il&

Attuiamo&la&

compilazione&di&

questi&formulari.&Per&

quanto&riguarda&la&condivisione,&è&poca&con&la&rete&prim

aria,&mentre&con&l’utente&è&

nei&colloqui&stessi&che&si&definiscono&gli&obiettivi.&Con&l’équipe&si&condivide&nelle&riunioni.&

Raccolgo&le&inform

azioni&e&comincio&

a&costruire&il&progetto&per&la&quotidianità,&m

i&occupo&delle&sintesi&e&delle&com

unicazioni&con&l’équipe&interna.&

Non&sono&attivo&nella&segnalazione.&C’è&un&progetto&dell’inviante&che&viene&definito&anche&con&chi&fa&l’am

missione&qui&

anche&se&poi&si&sviluppa&in&divenire.&Io&entro&solo&nel&progetto&relativo&al&m

io&settore&che&rim

ane&qualcosa&di&verbale,&discusso&e&contratto&direttam

ente&con&l’utente.&Il&m

io&ruolo&non&prevede&molto&collegam

enti&con&l’esterno.&La&condivisione&avviene&durante&le&riunioni&nelle&quali&però&non&è&prevista&una&form

alizzazione&degli&obiettivi&stabiliti&con&i&miei&utenti.&

Mi&baso&sulla&

scheda&degli&obiettivi&com

pilata&in&precedenza&da&un&operatore&con&l’utente&e&lavoro&su&quello.&Per&quanto&riguarda&la&condivisione,&quando&si&riesce&cerco&di&incontrare&i&fam

iliari&almeno&

una&volta,&con&l’utente&invece&si&costruisce&tutto&insiem

e.&Con&l’équipe&interna&ci&sono&le&riunioni&dove&avvengono&

Con&il&colloquio&motivazionale&si&

cerca&di&motivare&la&

persona&a&fare&il&passo&del&cam

biamento,&poi&si&

fa&la&segnalazione&e&la&visita&a&Cagiallo.&Il&progetto&si&costruisce&insiem

e&all’utente&e&alla&sua&rete.&La&condivisione&è&molto&im

portante&in&un&progetto&di&questo&tipo.&&

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processo&di&

condivisione&con&

l’équipe&interna&

andrebbe&

migliorato,&le&

informazioni&delle&

volte&sono&

frammentate.&

gli&aggiornamenti&

e&gli&scambi&di&

informazione.&

Utilizza'degli'

strumenti'

per'la'

raccolta'regolare'

di'inform

azioni?'

Come'

avviene'la'

condivisione'delle'inform

azioni'il'

team'

curante'interno)esterno?'

Non&abbiamo&

schede&da&

compilare,&

abbiamo&dei&

raccoglitori&con&

tutti&i&

documenti.&

Normalmente&in&

riunione&si&

condivide&tutto.&

Ci&sono&gli&

incarti&medici&e&

i&nostri&

raccoglitori.&

Normalmente&

condividiamo&

quello&che&serve&

con&il&quaderno&

e&le&riunioni.&

C’è&la&“scheda&

degli&obiettivi”&e&

quella&dei&

laboratori&che&

però&non&tutti&

fanno.&

Andrebbero&

modificate&e&

migliorate&perché&

così&non&vanno&

bene.&C’è&poi&il&

quaderno,&ma&

penso&sarebbe&più&

funzionale&avere&

delle&cartelle&

specifiche&per&

ogni&paziente.&La&

condivisione&

avviene&con&il&

quaderno&e&le&

riunioni&dove&

però&dovremmo&

concentrarci&di&

più&sugli&obiettivi.&

Abbiamo&questi&

formulari&che&però&

non&permettono&una&

raccolta&regolare&di&

informazioni,&

andrebbero&rivisti&

anche&i&nostri&

strumenti&settoriali.&

C’è&poi&il&quaderno&o&i&

miei&appunti&

personali.&&

La&condivisione&

avviene&per&lo&più&

nelle&riunioni,&con&i&

consulenti&è&rara&e&

passa&per&lo&più&con&le&

sintesi&o&i&rapporti&di&

dimissione.&

Al&momento&

dell’ammissione,&c’è&la&

scheda&di&segnalazione&

con&varie&informazioni&

utili.&Con&il&consulente&

gli&scambi&avvengono&

nelle&sintesi,&via&mail.&

Come&strumenti&

abbiamo&la&“scheda&

degli&obiettivi”,&ci&sono&

poi&vari&raccoglitori.&La&

condivisione&viene&

attuata&su&tre&temi:&

come&aiutare&la&persona&

con&il&mantenimento&

dell’astinenza,&l’ambito&

abitativo&e&l’ambito&

occupazionale.&Ci&si&

informa&con&le&note&sul&

quaderno,&nelle&riunioni&

o&con&i&rapporti&delle&

sintesi.&

Io&raccolgo&sempre&le&

informazioni&emerse&

durante&i&colloqui&con&i&

miei&appunti,&raccolgo&poi&

gli&altri&dati&(verbali,&

sintesi,&aggiornamenti,&…)&

all’interno&delle&mie&

cartelle&specifiche&per&

paziente.&Delle&volte&

somministro&anche&test&o&

formulari&per&raccogliere&

dati&clinici.&La&

condivisione&di&queste&

informazioni&avviene&

verbalmente&o&metto&a&

disposizione&dei&

documenti&in&base&alla&

situazione.&

Non&uso&

strumenti&di&

raccolta&dati.&Le&

informazioni&che&

emergono&dai&

colloqui&con&gli&

utenti&vengono&

condivise,&nelle&

riunioni&o&nel&

quaderno,&con&gli&

altri&se&pertinenti&

e&utilizzabili&dagli&

altri&settori.&Con&la&

rete&esterna&ci&

sono&le&sintesi.&

Usiamo&la&scheda&di&

segnalazione&

standard&e&altri&

allegati&(rapporti&

medici&o&altro).&Con&

la&scheda&di&

segnalazione,&a&

Cagiallo&cerchiamo&

di&far&avere&

l’anamnesi&della&

persona,&la&storia&

del&consumo&e&le&

varie&vicissitudini.&

Si&cerca&di&dare&un&

quadro&generale.&

Dalla'

sua'esperienza,'nel'

processo'di'costruzione'del'

progetto'di'

presa'a'

carico:')'

aspetti'funzionali;'

)'aspetti'critici;'

)'ipotesi'

di'miglioram

ento?'

Si&potrebbe&

migliorare&

l’équipe&e&la&

comunicazione&

interna,&non&

sempre&è&chiaro&

è&l’obiettivo&

comune.&

Un&aspetto&

critico&è&la&

mancanza&di&

informazioni&

sugli&utenti&

prima&che&

arrivino.&Penso&

che&da&

migliorare&ci&sia&

il&come&reperire&

le&informazioni.&

Penso&che&come&

sia&strutturata&la&

riunione&è&

funzionale,&

sarebbe&più&

efficiente&se&ci&si&

concentrasse&di&

più&sugli&obiettivi.&

L’aspetto&più&

critico&è&che&non&

c’è&molta&unione&

all’interno&

dell’équipe&forse&

per&la&

frustrazione&che&

può&dare&un&

L’aspetto&critico&

potrebbe&essere&che&

non&sempre&è&chiaro&

l’obiettivo&della&

struttura,&non&c’è&

molto&coordinamento&

fra&gli&operatori&e&fra&i&

settori&e&questo&può&

causare&confusione.&

L’aspetto&funzionale&

per&me&sono&i&colloqui&

in&cui&si&chiariscono&

gli&obiettivi,&i&mezzi,&si&

modifica&il&progetto,&…&&

Mentre&per&le&ipotesi&

di&miglioramento,&più&

In&questa&fase&della&

presa&a&carico,&

funzionali&sono&i&punti&

stabili&in&sintesi.&Punto&

critico&riguarda&le&

informazioni,&spesso&

carenti,&proveniente&dai&

vari&settori,&anche&il&

modo&di&raccoglierle,&

con&il&quaderno,&non&è&

molto&funzionale,&si&

potrebbe&pensare&a&

delle&singole&schede&

dell’utente.&Un'altra&

ipotesi&di&

miglioramento&è&l’idea&

Importante&sarebbe&

formalizzare&questa&

costruzione&del&progetto,&

non&funzionale&è&il&fatto&

che&non&si&fa,&non&c’è&un&

documento&scritto&per&

tutti,&quindi,&le&

informazioni&non&sono&

chiare&e&se&cambiano&non&

tutti&ne&sono&a&

conoscenza.&Come&ipotesi&

di&miglioramento&ci&

potrebbe&essere&il&

reintrodurre&dei&momenti&

di&incontro&e&di&

aggiornamento&fra&i&

Come&punto&

critico&penso&ci&sia&

il&coordinamento&

fra&i&vari&settori,&

essendo&

un’équipe&che&si&

alterna,&può&

succedere&che&si&

perdano&le&

informazioni.&Un&

miglioramento&

potrebbe&essere&

quello&di&definire&

dei&coordinatori&

di&progetto&che&

raccolgano&e&

Io&penso&che&

fondamentale&sia&

l’elasticità&e&la&

prontezza.&La&

procedura&è&un&po’&

questa,&forse&da&

migliorare&sarebbe&

la&costruzione&

condivisa&del&

progetto&sia&con&

l’utente&che&con&il&

suo&entourage&e&le&

sue&persone&

significative.&

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lavoro&di&questo&tipo.&Forse&come&ipotesi&di&miglioramento&si&potrebbe&pensare&a&una&figura&che&coordini&e&tenga&unito&il&progetto.&

che&nella&costruzione,&ne&vedrei&nella&fase&del&coordinamento&fra&i&settori.&Forse&penso&che&sottolineare&maggiormente&i&passaggi&delle&fasi&migliorerebbe&la&presa&a&carico&dell’utente.&

del&responsabile&di&progetto&che&diventa&responsabile&dell’intero&progetto&di&un&tot&di&utenti&occupandosene&in&tutti&i&suoi&aspetti&e&che&aiuterebbe&l’équipe&stessa&a&coordinarsi&meglio.&

referenti&settoriali&di&un&progetto,&una&procedura&andata&persa&per&via&del&tempo,&della&difficoltà&a&organizzarsi.&Oppure&c’è&l’idea&del&referenti&di&coordinamento,&un&case&manager,&che&si&occupi&in&prima&persona&del&progetto.&

conservino&tutte&le&informazioni&riguardo&una&persona&e&si&occupi&di&diffonderle&in&tutti&i&settori.&Funzionale&penso&siano&le&riunioni&con&la&loro&strutturazione.&

&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

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ALLEGATO'11')'GESTIO

NE'D

EL'PROGETTO

'DI'PRESA'A'CARICO

'ALL’INTERN

O'E'ALL’ESTERN

O'DEL'CEN

TRO'RESID

ENZIALE'

'Settore&

infermieristico&1&

Settore&inferm

ieristico&2&Settore&laboratori&

Settore&educativo&Settore&consulenza&sociale&

Settore&terapeutico&1&

Settore&terapeutico&2&

Settore&consultori&invianti&

Con'quali'modalità'

e'strument

i'si'

occupa'della'presa'

a'carico'degli'utenti'del'Centro'Residenziale?'

Oltre&alla&terapia&farm

acologica,&la&gestione&m

edica&e&degli&appuntam

enti,&i&trasporti,&…

&poi&importante&c’è&la&

relazione&e&l’ascolto.&Non&usiam

o&degli&strum

enti&per&la&presa&a&carico&se&non&i&nostri&raccoglitori,&anche&se&sarebbe&m

eglio&però&avere&una&cartella&inform

atizzata.&

Ci&sono&le&visite&con&il&m

edico&o&lo&psichiatra,&quando&stanno&m

ale&arrivano&in&inferm

eria…&com

e&strum

enti&abbiamo&i&

raccoglitori,&gli&operatori&di&laboratorio&e&gli&educatori&hanno&le&loro&schede.&N

oi&abbiam

o&gli&incarti&medici,&le&terapie&

farmacologiche,&…

&

Principalmente&con&

il&colloquio&individuale&oppure&con&quelli&di&sintesi&o&di&rete&in&cui&il&paziente&è&presente&o&m

eno.&Con&la&rete&delle&volte&si&com

unica&anche&via&mail&o&via&telefono.&

Come&strum

ento&abbiam

o&la&scheda&degli&obiettivi&di&laboratorio.&

Usiamo&il&colloquio&

settimanale&anche&se&gli&

utenti&possono&rivolgersi&a&noi&in&qualsiasi&mom

ento&del&turno.&Come&

strumenti&abbiam

o&i&form

ulari&con&gli&obiettivi&e&il&decorso&benché&abbiano&una&funzionalità&lim

itata,&sono&un&po’&macchinosi&e&quasi&

squalificanti&anche&per&la&puntualità&che&ci&viene&richiesta&nella&com

pilazione&e&nell’aggiornam

ento.&

Noi&portiam

o&avanti&il&progetto&segnalato&dal&consulente.&Le&m

odalità&sono&gli&incontri,&i&colloqui,&la&condivisione&degli&obiettivi&con&l’utente&e&l’équipe.&A&livello&operativo&in&prim

a&persona&m

i&occupo&dei&contatti&con&l’esterno&soprattutto&nelle&sintesi.&Com

e&strumenti&ci&sono&il&

dialogo,&il&confronto&la&rete&prim

aria&e&secondaria,&il&telefono,&le&mail,&le&visite&in&loco.&

Regolarmente,&a&

settimana,&c’è&un&

colloquio&individuale.&Per&quanto&riguarda&la&gestione&indiretta&c’è&la&discussione&e&l’aggiornam

ento&con&i&colleghi&nelle&riunioni.&

Attuo&dei&colloqui&di&sostegno&e&motivazione&e&poi&

c’è&lo&scambio&con&

l’équipe&nelle&riunioni.&

C’è&la&sintesi&mensile&dove&

avviene&la&condivisione&del&percorso&con&l’utente&e&gli&operatori&di&Cagiallo.&

Quando'

accadono'eventi'significativi'

nel'processo'di'presa'a'carico'individuale,'

quali'inform

azioni'vengono'condivise'con'

i'partner'del'progetto?'

Quando&avviene&qualcosa&di&significativo,&tipo&una&ricaduta,&c’è&la&segnalazione&a&tutti,&consulenti&com

presi,&talvolta&anche&ai&partenti.&Con&la&rete&interna&si&condivide&sul&mom

ento&o&con&la&riunione&o&tram

ite&il&quaderno.&

Dipende&dalla&situazione,&le&inform

azioni&che&condividiam

o&sono&di&tipo&m

edicoGinferm

ieristico,&ma&

non&sempre&

possiamo&dire&tutto.&

Con&il&paziente&condividiam

o&tutto&così&per&esem

pio&nei&colloqui&com

e&anche&con&la&rete&esterna&e&interna&nelle&riunioni&piuttosto&che&nelle&sintesi.&

Con&gli&utenti&si&condivide&tutto&così&com

e&con&i&colleghi&durante&le&riunioni&o&sul&quaderno.&Rispetto&alla&rete&esterna,&non&sem

pre.&

Gli&eventi&significativi&legati&al&m

io&settore&sono&condivisi&sicuram

ente&con&l’équipe&e&in&alcuni&casi&anche&con&la&rete&esterna,&si&pensi&per&esem

pio&alla&possibilità&di&collocam

ento&in&foyer&

L’utente&dovrebbe&sem

pre&essere&aggiornato.&Per&quanto&riguarda&la&rete&interna,&di&solito,&gli&eventi&significativi&sono&sem

pre&discussi.&Con&l’équipe&condivido&le&inform

azioni&in&base&alla&pertinenza&con&la&presa&a&carico.&

Valuto&quanto&possono&essere&utili&agli&altri&settori&e,&in&base&alla&necessità,&riporto&l’inform

azione.&&

Il&consulente&avvisa&Cagiallo&in&base&al&caso&e&alla&situazione;&è&poi&l’operatore&di&Cagiallo&che&condivide&con&l’équipe&del&Centro&Residenziale.&In&generale&la&condivisione&dovrebbe&avvenire&durante&la&sintesi,&m

a&alcuni&fatti&necessitano&tem

pi&più&brevi.&Dalla'sua'

esperienza,'

nel'processo'di'gestione'del'progetto'di'presa'a'

Per&quanto&riguarda&questa&fase&non&m

i&viene&in&m

ente&nulla.&

Un&aspetto&critico&è&che&ogni&tanto&qui&pongono&degli&obiettivi&un&po’&illusori,&norm

almente&si&

dovrebbe&tener&conto&delle&risorse&e&dei&lim

iti&della&

L’aspetto&funzionale&è&la&multidisciplinarità,&

mentre&l’aspetto&

negativo&è&il&mancato&

riconoscimento&dei&

ruoli&nella&multidisciplinarità&

Gli&aspetti&funzionali&sono&quelli&legati&al&colloquio,&quelli&più&negativi&sono&legati&al&fatto&che&all’interno&della&struttura&ognuno&ha&un&progetto&differente&e&la&convivenza&può&essere&difficile.&Com

e&ipotesi&di&m

iglioramento&

In&generale&si&può&dire&che&nella&struttura&opera&un’équipe&multidisciplinare&dove&

ognuno&ha&un&proprio&ruolo.&La&difficoltà&sta&nella&convivenza&di&questi&ruoli&differenti,&ogni&tanto&si&rischia&di&interferire&

Un&aspetto&critico&riguarda&la&gestione&della&trasm

issione&delle&inform

azioni&in&un’équipe&multidisciplinare&

che&non&si&incontra&spesso.&

Io&penso&che&importante&sia&il&

passaggio&di&inform

azioni,&la&com

unicazione.&Un&aspetto&positivo&è&la&strutturazione&delle&riunioni,&

In&generale&le&cose&funzionano.&Si&può&sem

pre&migliorare&sul&

discorso&com

unicativo,&com

e&informare,&

quando&

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carico:')'

aspetti'funzionali;')'aspetti'critici;'

)'ipotesi'di'migliora

mento?'

persona,&delle&sue&priorità,&…&qui&non&sempre&viene&fatto.&Come&miglioramento&quindi&proporrei&l’evidenziare&lo&stato&emotivo&e&le&priorità&del&paziente,&metterlo&di&più&al&centro.&

stessa&forse&per&competizione,&…&manca&un&po’&la&volontà&a&comunicare.&Come&ipotesi&di&miglioramento&servirebbe&lavorare&sull’équipe.&

penso&si&debba&lavorare&per&creare&più&unità&nell’équipe,&per&migliorare&la&comunicazione&all’interno&dei&settori&e&fra&settori.&Una&volta&c’erano&le&riunioni&fra&i&referenti&settoriali&di&un&progetto,&questo&favoriva&la&coordinazione.&In&generale&poi&penso&che&le&riunioni&non&vengano&sfruttate&abbastanza,&si&tende&a&non&parlare&degli&obiettivi&dei&progetti&individuali.&

con&altri&settori,&altri&contesti,&altri&campi&d’intervento.&Un&punto&critico&penso&sia&il&limite&che&ogni&operatore&ha&nel&cogliere&l’operato&dei&colleghi&e,&quindi,&riuscire&a&incastrare&il&proprio&intervento&in&maniera&funzionale.&Come&ipotesi&di&miglioramento,&propongo&ancora&il&responsabile&di&progetto&che,&secondo&me,&potrebbe&aiutare&nella&progettualità.&&

Come&ipotesi&di&miglioramento&si&potrebbero&aumentare&le&tempistiche&della&riunione.&

anche&se&credo&che&un’ipotesi&di&miglioramento&potrebbe&essere&la&presenza&di&un&referente,&un&coordinatore&del&caso&formalmente&definito&che&raccolga&e&diffonda&le&informazioni.&

informare,&con&che&modalità,&…&anche&la&condivisione,&sia&interna&che&esterna,&è&migliorabile.&&

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ALLE

GATO'12')'C

OORDINAMENTO'DEL'P

ROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'CON'GLI'A

TTORI'COINVOLTI'

'Settore&

infermieristico&

1&

Settore&

infermieristico&

2&

Settore&laboratori&

Settore&educativo&

Settore&consulenza&

sociale&

Settore&terapeutico&

1&

Settore&terapeutico&

2&

Settore&consultori&invianti&

In'quali'

momenti,'

form

ali'e'

inform

ali,'avvien

e'il'coordina

mento'

del'progetto

'con'

gli'atto

ri'coinvolti?'

(uten

za;'rete'prim

aria;'rete'seco

ndari

a)'

Ci&sono&i&

colloqui&

individuali&con&

le&varie&figure&

presenti,&con&

l’assistente&

sociale&ci&sono&

anche&quelli&con&

la&rete&esterna&o&

con&la&famiglia.&

Ci&sono&le&

sintesi&mensili.&

Mentre&

all’interno&

dell’équipe&c’è&la&

riunione.&

Con&l’utenza&ci&

sono&i&colloqui&e&

le&sintesi.&Per&

l’équipe&ci&sono&

le&varie&riunioni&

e&i&momenti&di&

passaggio&di&

consegna.&

Ci&sono&le&sintesi&

intese&come&

momenti&formali&

di&condivisione&

del&progetto&con&

l’utente,&il&

consulente,&un&

operatore&di&

Cagiallo&e,&

talvolta,&delle&

persone&

significative&

(familiari,&

curatore,&…).&A&

livello&informale&

ci&sono&i&vari&

colloqui&con&gli&

utenti&durante&il&

percorso&stesso.&

Quaderno&e&mail&

sono&alcuni&degli&

strumenti&più&

usati&per&dare&

informazioni&utili&

soprattutto&per&le&

sintesi.&

Con&l’utente&ci&sono&i&

colloqui.&Con&la&

famiglia&c’è&poco&

questo&aspetto&

mentre&con&l’équipe&ci&

sono&le&riunioni.&

Con&l’utenza&suddivido&

il&formale&dall’informale&

in&base&a&quando&do&

l’appuntamento&o&

quando&sono&loro&a&

presentarsi&qui,&poi&

spetta&a&me&dare&la&

forma&all’incontro.&Con&i&

colleghi&di&Cagiallo&c’è&la&

riunione.&Con&la&rete&

primaria&come&la&

famiglia&ci&sono&i&vari&

appuntamenti&e&gli&

scambi&telefonici.&

Con&l’utenza&ci&sono&

i&colloqui,&con&la&

rete&primaria,&

invece,&è&raro&per&

via&del&tipo&di&ruolo&

che&ho.&Con&l’équipe&

ci&sono&i&momenti&

formali&delle&

riunioni&in&cui&c’è&

condivisione&

oppure&momenti&di&

aggiornamento&

informale&(per&

esempio&in&

corridoio).&

Personalmente&ho&

più&modo&di&

aggiornarmi&con&i&

colleghi&nei&

momenti&più&

informali,&ma&

questo&necessita&

una&condivisione&

degli&orari.&

Con&l’utente&ci&sono&

i&colloqui,&con&

l’équipe&c’è&la&

riunione.&A&livello&

informale&non&c’è&

molto&perché&

rimane&poco&tempo,&

quindi,&si&ricorre&

all’uso&del&

quaderno.&Magari&

altri&settori&hanno&

più&occasione&per&

scambiarsi&

informazioni&a&

livello&informale.&

Con&la&rete&esterna&

normalmente&si&

passa&dalla&sintesi.&

C’è&la&sintesi&in&cui&avviene&

il&coordinamento&e&la&

condivisione.&Si&potrebbe&

parlare&di&preGsintesi&dove&

gli&operatori&parlano&fra&

loro,&la&sintesi&quando&ci&si&

vede&con&l’utente&e&la&postG

sintesi&in&cui&si&fa&la&sintesi&

della&sintesi&stessa.&

In'questi'

momenti,'

form

ali'e'

inform

ali,'con'quali'

modalità

/strumen

ti'avviene'

la'condivisi

one'delle'

inform

azioni'

e'delle'strategie/scelte'd

i'interven

to'con'gli'

Come&strumenti&

abbiamo&il&

telefono,&le&mail,&

i&verbali&e&le&

schede&degli&

altri&settori&che&

noi&infermieri&

non&abbiamo.&

Poi&c’è&il&

quaderno&che&

usiamo&tutti&i&

giorni.&

Riunioni&e&

incontri&vari.&

Come&

strumento&c’è&il&

quaderno.&

Nelle&sintesi&lo&

strumento&è&il&

colloquio&

strutturato&dove&

si&riguardano&gli&

obiettivi,&si&fa&un&

bilancio&e&una&

sintesi&del&

percorso.&Altri&

strumenti&e&

modalità&sono&il&

quaderno,&i&

colloqui&con&gli&

utenti&fatti&dai&

vari&operatori,&i&

passaggi&di&

consegna.&Ci&

sarebbe&anche&la&

Con&l’utente&nei&

colloqui&non&ci&sono&

strumenti.&Con&la&rete&

esterna&ci&sono&le&

sintesi,&mentre&con&

l’équipe&interna&mi&

viene&in&mente&solo&il&

quaderno&e&le&

riunioni.&

Importante&è&

raccogliere&più&

informazioni&possibili&

da&tutti&i&settori&e&

servizi&che&si&occupano,&

o&si&sono&occupati,&della&

persona.&C’è&quindi&la&

raccolta&delle&

informazioni&sia&a&

livello&cartaceo&che&

informatico,&perché&è&da&

su&informazioni&che&si&

lavora.&Dall’équipe&di&

Cagiallo&non&sempre&mi&

arrivano&molte&

informazioni,&le&trovo&

talvolta&carenti.&

La&modalità&con&gli&

utenti&è&il&parlare.&

Non&c’è&uno&

strumento&specifico&

di&condivisione,&c’è&

l’incontro&e&il&

parlare.&Con&la&rete&

secondaria&c’è&la&

riunione,&la&parola&e&

il&quaderno.&

Con&l’utente&

appunto&c’è&il&

colloquio,&con&le&

persone&

significative&ci&

possono&essere&

degli&incontri&o&

delle&telefonate.&

Altro&strumento&

sono&le&mail&con&la&

rete&esterna.&Non&ci&

sono&veri&e&propri&

strumenti,&c’è&la&

scheda&degli&

obiettivi&che&poi,&

diciamo,&non&

sempre&si&usa.&Ci&

sono&i&verbali&delle&

Non&c’è&un&canovaccio&

formalizzato,&c’è&informale:&

qual&è&la&situazione,&com’è&

andata&sotto&quel&

determinato&aspetto,&come&

va&con&la&sostanza,&…&

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attori'coinvolti?'(utenza;'rete'prim

aria;'rete'secondaria)'

scheda&degli&obiettivi&che&non&dovrebbe&essere&generica,&servirebbe&una&scheda&unica&che&faccia&da&continuum

.&Altri&mom

enti&di&condivisione&sono&la&riunione&e&la&supervisione.&

riunioni,&la&scheda&degli&obiettivi,&il&quaderno,&i&verbali&delle&sintesi&all’interno.&C’è&invece&il&rapporto&di&dim

issione&alla&fine&del&percorso&per&la&rete&esterna.&

Dalla'sua'

esperienza,'

nel'processo'di'coordinamento'

del'progetto'di'presa'a'carico'individuale:'

)'aspetti'funzionali;')'aspetti'critici;'

)'ipotesi'di'migliora

mento?'

Noi&più&che&altro&collaboriam

o&molto&con&

medici&e&

psichiatri.&A&livello&generale,&com

e&équipe,&c’è&separazione,&spesso&nelle&varie&discussioni&in&riunione&sento&distacco.&Da&migliorare&ci&

sarebbe&l’équipe.&

Come&aspetto&

positivo&c’è&che&le&cose&basilari&vengono&condivise:&un&aspetto&critico&riguarda&la&gestione&più&personale&delle&inform

azioni.&Qui&non&vedo&però&ipotesi&di&miglioram

ento.&

Dopo&un&confronto&anche&con&uno&dei&terapeuti&(R.&Ballerini),&io&credo&che&un&aspetto&che&caratterizzi&Cagiallo&sia&la&mancata&

distinzione&fra&residenziale/foyer&e&laboratori&occupazionali,&quindi&anche&l’équipe&è&sem

pre&la&stessa&con&il&rischio&che&i&ruoli&si&confondano.&Bisognerebbe&definire&di&più&i&contesti,&aum

entare&la&distinzione.&Così&diventa&tutto&un&miscuglio&che&si&

vede&nella&riunione&dove&di&fatto&si&è&divisi&nella&progettazione.&Gli&utenti&però&tutto&questo&lo&vivono.&

Per&me&funzionale&è&il&

colloquio.&A&livello&d’équipe&ci&sono&le&riunioni,&m

a&sono&un&po’&carenti,&non&sem

bra&ci&sia&una&presa&a&carico&da&un&Centro,&m

a&da&settori.&Mi&sem

bra&che&manchi&che&

dall’équipe&esca&qualcosa&di&condiviso.&Da&m

igliorare&sicuram

ente&c’è&la&condivisione&di&aspetti&operativi&utili&per&il&progetto&della&persona.&Ci&si&concentra&su&piccoli&obiettivi&che&però&non&per&forza&fan&parte&di&un&quadro&generale&che&l’utente&possa&cogliere.&Io&penso&che&si&debba&parlare&in&équipe&di&questa&cosa,&capire&com

e&mai&e&

trovare&delle&soluzioni&insiem

e.&

Sono&molto&contento&di&

come&funziona&con&la&

rete&esterna,&c’è&il&contatto&telefonico&o&via&mail,&ci&si&da&

l’appuntamento,&si&

discute,&…&con&la&rete&interna&è&un&po’&più&difficoltoso&perché&l’équipe&è&strutturato&in&modo&che&non&sem

pre&ci&si&può&incontrare&tutti&insiem

e,&difficile&è&allora&anche&riconoscere&gli&interventi&dei&colleghi.&Siam

o&ancora&un&po’&a&com

partimenti&stagni&

malgrado&si&dica&di&

voler&collaborare&di&più.&Com

e&ipotesi&di&miglioram

ento&ci&vedrei&ancora&l’idea&del&responsabile&di&progetto.&

Qui&più&che&coordinam

ento,&c’è&un&aggiustam

ento,&com

e&funziona&manca.&Può&

funzionare&con&i&casi&che&richiedono&più&attenzione,&m

a&con&quelle&persone&che&danno&m

eno&problem

i&si&tende&a&dedicargli&m

eno&tem

po&e&ci&si&dim

entica&di&loro.&Diciam

o&che&tutto&funziona&per&quel&po’&che&serve.&Penso&che&com

e&ipotesi&di&miglioram

ento,&oltre&all’aum

entare&il&tem

po&concreto,&si&debba&lavorare&sulla&gestione&dei&casi&e&delle&situazioni.&Il&tem

po&è&fondam

entale,&tem

po&per&gli&utenti,&per&l’équipe,&non&c’è&quasi&m

ai&modo&di&

coordinarsi&tutti&insiem

e.&

Come&detto&già&

prima&credo&che&gli&

aspetti&più&critici&da&migliorare&siano&

quelli&legati&al&passaggio&di&inform

azioni&e&alla&com

unicazione.&Penso&che&invece&funzioni&la&strutturazione&della&riunioni.&Com

e&ipotesi&di&miglioram

ento&opterei&sem

pre&per&un&coordinatore&di&progetto.&

La&sintesi&è&il&luogo&eletto&alla&condivisione,&quindi,&penso&che&l’ipotesi&di&miglioram

ento,&rifacendomi&

al&concetto&di&preGsintesi/sintesi/postGsintesi,&debba&prevedere&che&ci&sia&una&piena&condivisione&di&quello&che&sta&succedendo&e&di&quello&che&si&vuole&fare.&Si&era&pensato&all’idea&di&una&scheda&preGsintesi&e&sintesi,&ma&non&è&stata&utilizzata&e,&

anche&se&ci&fosse,&non&so&quanto&possa&essere&funzionale&perché&sarebbe&generica&e&i&casi&sono&m

olto&specifici.&Penso&che&sia&necessario&essere&elastici&perché&le&situazioni&possono&cam

biare&molto&e&

nel&giro&di&poco&tempo.&

&&

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ALLE

GATO'13')'V

ALUTAZIO

NE'DEL'P

ROGETTO'DI'PRESA'A'CARICO'INDIVIDUALE'

'Settore&

infermieristico&1&

Settore&inferm

ieristico&2&

Settore&laboratori&Settore&educativo&

Settore&consulenza&sociale&Settore&terapeutico&

1&Settore&

terapeutico&2&Settore&consultori&

invianti&

In'quali'

momenti,'

form

ali'e'

inform

ali,'e'

con'

quali'

modalità

/strumen

ti'avviene'

la'valu

tazione'

'in'

itinere'

del'progetto

'con'

gli'atto

ri'coinvolti?'

(uten

za;'rete'prim

aria;'rete'seco

ndari

a)'

Regolarmente&

con&le&riunioni&che&dovrebbe&essere&un&mom

ento&di&condivisione,&poi&ci&sono&le&sintesi&e&i&vari&colloqui&per&quello&che&riguarda&gli&ospiti&e&la&rete&esterna.&

È&un&aspetto&trattato&soprattutto&nelle&riunioni&di&sottoéquipe&con&l’aggiornam

ento&dei&casi.&Con&la&fam

iglia&dipende&dal&caso.&Poi&ci&sono&le&sintesi&che&sono&fatte&proprio&anche&per&le&valutazioni.&Con&gli&utenti&c’è&il&colloquio&individuale.&

Di&fatto&ho&la&sensazione&che&non&ci&sia&una&valutazione&in&itinere&della&progettazione&dei&laboratori&e&del&settore&educativo.&C’è&poi&la&scheda&degli&obiettivi,&m

a&anche&lì&è&un’incognita.&Sicuram

ente&è&molto&in&itinere&la&

costruzione&degli&obiettivi&con&l’utente&nei&colloqui.&Da&rivedere&è&la&loro&form

alizzazione&e&condivisione&con&gli&altri&operatori.&

Principalmente&

nel&colloquio;&per&noi&il&colloquio&è&un&po’&tutto.&Inizialm

ente&si&valuta&la&situazione,&le&risorse,&i&lim

iti,&…&

poi&si&fanno&le&prove&e&si&vede&cosa&ha&funzionato.&È&continuo&ipotizzare&e&vedere&con&un&adeguare&graduale.&Con&l’équipe&invece,&nella&valutazione,&ci&sarebbe&il&passaggio&tra&le&varie&fasi&com

e&mom

ento&di&riflessione&e&valutazione,&m

a&ogni&tanto&questa&cosa&si&perde.&&

C’è&la&sintesi&intesa&come&

mom

ento&ufficiale&per&questo&tipo&di&valutazione,&poi&ci&sono&altri&tipi&di&incontri,&form

ali&o&meno,&in&base&alla&situazione&

che&si&può&creare&per&cui&l’équipe&si&ritrova&per&rifare&e&rivalutare&i&punti&e&prendere&decisioni&che&m

agari&prima&non&

erano&neanche&previste.&In&generale&si&può&dire&che&ci&sono&le&nostre&riunioni,&le&sintesi,&gli&appuntam

enti&con&la&rete,&…&il&

tutto&per&attuare&una&valutazione&e&fare&il&punto&della&situazione.&

Con&l’utenza&attuo&una&valutazione&del&decorso,&un&bilancio&periodico,&durante&il&colloquio&stesso.&Da&un&punto&di&vista&alcologicoGpsicologico,&delle&volte&uso&dei&questionari,&dei&test,&anche&per&individuare&i&cam

biamenti.&I&test&

sono&condivisi&con&gli&altri&settori&solo&se&necessario&e&quando&è&funzionale.&Con&i&consulenti&c’è&solo&una&com

unicazione&a&fine&degenza&con&un&breve&rapporto&di&dim

issione.&Con&l’équipe&c’è&la&riunione.&

Non&uso&strum

enti&particolari.&La&valutazione&viene&fatta&con&la&persona&nel&colloquio&durante&il&quale&si&riflette&facendo&il&punto&sulla&situazione&in&base&agli&obiettivi&fissati.&Confrontandom

i&con&i&colleghi&ho&dei&feedback&su&com

e&il&progetto&sta&andando,&sem

pre&su&un&piano&inform

ale.&I&mom

enti&quindi&sono&il&colloquio&con&la&discussione&insiem

e&all’utente&e&negli&scam

bi&e&nei&confronti&con&l’équipe.&Con&la&rete&esterna&ci&sono&le&sintesi&con&l’operatore&che&rappresenta&il&Centro.&

C’è&la&sintesi&con&i&vari&rim

andi&sulle&ricadute,&consum

i,&congedi…&si&

parla&dei&possibili&inserim

enti&o&prove&per&l’esterno.&Diciam

o&che&c’è&una&valutazione&di&tutti&questi&vari&aspetti.&&

In'quali'

momenti,'

form

ali'e'

inform

ali,'e'

con'

quali'

modalità

/strumen

ti'avviene'

la'verifica'finale'd

el'progetto

'con'

gli'

A&livello&settoriale&ci&si&prepara&alla&dim

issione&com

pilando&i&docum

enti&per&la&fine&del&percorso.&Non&c’è&un&vero&e&proprio&mom

ento&in&cui&si&fa&il&punto&del&percorso;&c’è&la&

Sempre&con&la&

sintesi.&Si&fa&sintesi,&poi&la&settim

ana&di&prova&e&infine&c’è&la&dim

issione.&Per&il&resto&ci&sono&le&riunioni&d’équipe.&

Avviene&nel&colloquio&di&dim

issione&solitam

ente&nell’ultim

a&sintesi&dove&si&definisce&il&term

ine&del&percorso,&la&data&di&uscita,&…

&&

I&tempi&dei&

programmi&sono&

dati&dalle&sintesi&che,&quindi,&servono&anche&per&monitorare&e&dare&

i&tempi.&Quando&

c’è&un&passaggio&da&una&fase&all’altra,&nei&colloquio&con&l’utente&si&fanno&delle&valutazioni.&

La&verifica&finale&viene&fatta&nel&periodo&vicino&alla&dim

issione&o&quando&vi&è&un’interruzione&del&percorso.&Norm

almente&la&

verifica&finale&si&attua&nell’ultim

a&sintesi.&La&procedura&prevede&che&si&decida&prim

a&in&équipe,&poi&in&sintesi,&la&data&di&dim

issione,&si&conferma&il&

progetto&condiviso&esterno&organizzato&durante&il&percorso&dell’ospite&al&CR,&in&seguito&c’è&la&settim

ana&di&prova.&Dopo&la&

Non&c’è&una&verifica&finale,&non&ho&neanche&m

ai&visto&fare&delle&valutazioni&rispetto&agli&obiettivi,&non&c’è&com

e&atto&form

ale.&Per&quello&che&riguarda&m

e,&faccio&una&valutazione&di&quelle&che&sono&state&le&evoluzioni&

Funziona&un&po’&com

e&ho&detto&per&la&valutazione&in&itinere.&Quindi,&colloquio,&sintesi&finale&ed&eventuale&discussione&in&équipe&che&precede&la&sintesi&finale.&Il&rapporto&di&dim

issione&è&un&feedback&per&

Per&la&verifica&conclusiva&c’è&la&sintesi&finale&costruita&con&le&riunioni&d’équipe&a&Cagiallo.&Nella&sintesi&finale&si&verifica&il&raggiungim

ento&degli&obiettivi&e&si&fissa&la&data&di&dim

issione.&A&livello&di&docum

enti,&c’è&il&rapporto&di&dim

issione&che&spiega&il&percorso&e&le&

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attori'coinvolti?'(utenza;'rete'prim

aria;'rete'secondaria)'

dimissione&e&

basta.&Con&l’équipe&ci&sono&le&riunioni,&ma&questo&aspetto&

aspetto&della&valutazione&finale&c’è&poco&anche&se&sarebbe&interessante&vedere&cosa&è&stato&fatto&e&com

e&è&andata.&

settimana&di&prova&la&persona&fa&

un&colloquio&con&i&suoi&operatori&di&riferim

ento&e&viene&dim

esso.&Quello&che&si&cerca&è&di&mantenere&sem

pre&l’aggancio&am

bulatoriale&con&Ingrado.&

nella&presa&a&carico&psicologica&e&psicoterapica&che&poi&faccio&rientrare&nel&rapporto&breve&di&dim

issione.&È&una&mia&valutazione&che,&

quando&è&possibile,&discuto&con&il&paziente,&m

a&che&di&regola&non&viene&condivisa&con&l’équipe&anche&se&poi&il&rapporto&viene&archiviato&nel&classatore&a&disposizione&di&tutti.&Il&consulente,&invece,&riceve&questo&rapporto.&

l’inviante&da&parte&del&settore&psicologicoGpsicoterapeutico&e&perm

ette&di&riassum

ere&il&percorso&trasm

ettere&delle&inform

azioni&con&una&valutazione&un&po’&globale&del&percorso&stesso.&Su&richiesta&può&essere&fatta&anche&un&rapporto&più&dettagliato,&m

a,&di&base,&c’è&quello&breve.&&

indicazioni&future.&Concretam

ente,&quando&l’utente&viene&dim

esso&da&Cagiallo,&viene&fissato,&ancor&prim

a&della&dim

issione,&l’appuntam

ento&in&am

bulatorio.&

Dalla'sua'

esperienza,'

nel'processo'di'valutazione'

del'progetto'di'presa'a'carico'individuale:'

)'aspetti'funzionali;')'aspetti'critici;'

)'ipotesi'di'migliora

mento?'

Manca&la&

comunicazione,&

dovremmo&

essere&in&generale&più&flessibili&e&capaci&di&adattarci.&Non&c’è&m

olta&organizzazione&e&gli&utenti&sentono&tutto&questo.&

Un&aspetto&critico&è&che&bisognerebbe&avere&più&inform

azioni&dall’esterno&questo&per&tutti&i&settori.&Di&positivo&c’è&l’aspetto&multifunzionale&

e&multidisciplinar

e.&Come&ipotesi&

di&miglioram

ento,&penso&che&a&un&docum

ento,&un&qualcosa&che&perm

etta&un&maggior&

coinvolgimento&

delle&figure&professionali,&una&m

iglior&condivisione&fra&settori.&

In&questa&fase,&sono&molti&coinvolti&

l’utente,&il&consulente&e&gli&altri&servizi&quando&c’è&un&collocam

ento&protetto.&Non&c’è&molto&lavoro,&però,&

quando&la&persona&rientra&a&dom

icilio.&Questo&si&potrebbe&migliorare,&m

agari&attivando&dei&servizi&esterni.&Cagiallo&però&funziona&già&al&meglio&di&com

e&potrebbe&funzionare&e&quello&che&non&va&può&essere&spiegato.&

Per&quanto&riguarda&l’équipe,&com

e&ipotesi&di&miglioram

ento&penso&andrebbe&bene&qualsiasi&cosa&perché&questo&aspetto&manca&nella&

maniera&più&

assoluta&o,&alm

eno,&&io&non&lo&sento.&Nel&nostro&settore&è&fatta,&m

a&poi&non&c’è&una&messa&in&com

une.&Questo&è,&quindi,&l’aspetto&critico.&Secondo&m

e,&si&dovrebbe&iniziare&a&farla&per&capire&anche&com

e&Centro&dove&si&vuole&andare,&aiuterebbe&anche&a&creare&coesione&di&gruppo.&

Pensando&a&questa&fase&della&progettazione,&non&è&evidente&far&collim

are&ogni&aspetto&del&progetto&futuro&di&una&persona.&C’è&l’am

bito&abitativo&(ritorno&in&appartam

ento,&foyer,&appartam

ento&protetto,…),&

l’inserimento/reinserim

ento&lavorativo&o&la&ricerca&di&un&laboratorio&protetto,&…

&delle&volte&si&hanno&delle&idee,&m

a&poi&succede&qualcosa&che&rallenta&o&blocca&il&progetto,&solo&che&orm

ai&la&data&di&dimissione&è&

stata&fissata.&Questo&per&dire&che&si&cerca&di&organizzare&in&maniera&il&più&com

pleta&possibile&la&presa&a&carico&che&passa&dal&residenziale&all’esterno,&la&vita&privata&e&personale&dell’utente,&riuscirci&però&a&tutti&gli&effetti&non&è&così&sem

plice.&L’aspetto&funzionale&quindi&è&che&lo&si&organizza,&l’aspetto&m

eno&funzionale&è&che&non&sem

pre&tutto&procede&come&

si&pensa,&non&è&tutto&coordinato&com

e&lo&si&vorrebbe&e&questo&

L’aspetto&funzionale&per&m

e&è&la&trasm

issione&di&inform

azioni&al&consulente&con&cui,&durante&il&percorso,&non&ho&contatti&form

ali.&L’aspetto&critico&è&che&questa&fase&è&m

olto&sintetica,&c’è&questo&rapporto&sintetico,&parziale&e&m

olto&breve.&In&effetti,&sento&una&necessità&personale&di&un&passaggio&alla&fine&che&perm

etterebbe&di&dar&peso&a&quello&che&si&è&fatto,&però&è&relativo,&sarebbe&più&utile&se&la&valutazione&venisse&fatta&in&divenire,&nel&processo&di&accom

pagnamento.&

Secondo&me,&la&

valutazione&va&bene&così,&è&un&aspetto&che&funziona&abbastanza&bene.&Non&vedo&ne&aspetti&critici&ne&ipotesi&di&miglioram

ento.&

Di&per&sé&la&valutazione&funziona.&L’aspetto&critico&è&più&sui&contenuti,&sul&vedere&se&il&progetto&funziona,&m

a&questo&dipende&anche&dalle&risorse&del&territorio.&Com

e&ipotesi&di&m

iglioramento&si&può&

pensare&a&quella&di&lavorare&sulla&costruzione&di&un&progetto&che&sia&il&più&ideale&possibile&in&base&a&quello&che&il&territorio&offre.&&In&generale&poi&c’è&il&discorso&della&com

unicazione&fra&i&vari&settori&che&è&un&aspetto&fondam

entale&che&talvolta&può&dare&problem

i.&Tutti&hanno&la&loro&visione,&le&loro&aspettative,&quindi,&ci&può&essere&tensione.&La&com

unicazione&è&un&po’&un&problem

a&che&tutti&

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non&è&neanche&facile&da&far&capire&a&chi&non&è&sul&campo&o&non&si&occupa&di&questo&quotidianamente,&questo&quindi&può&causare&attriti&all’esterno&o&anche&all’interno&di&un’équipe.&&Come&ipotesi&di&miglioramento&non&vedo&tanto&il&modificare&qualcosa&che&esiste&già&o&andare&a&creare&qualcosa&di&nuovo,&piuttosto&credo&che&vi&siano&gli&aspetti&personali&che&giochino&un&ruolo&fondamentale.&

hanno,&tutti&fanno&fatica&a&capire&la&situazione&dell’altro,&si&aspettano&cose&precise,&mentre&non&è&così&semplice.&Come&ipotesi&di&miglioramento&in&generale,&penso&possa&essere&utile&un&case&manager,&anche&solo&della&comunicazione.&

&&&&&&&&&&&&&&&

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Allegato 14 – Schema funzionamento presa a carico

Costruzione del progetto di presa a carico individuale

Consultorio Approccio

motivazionale

Modalità Primo Colloquio di conoscenza Consulente + utente + eventuali persone significative Successivi colloqui per costruire insieme gli obiettivi del progetto e scegliere la tipologia di percorso da seguire (ambulatoriale, semi-stazionario o stazionario) Consulente + utente + eventuali persone significative

Percorso stazionario/ residenziale

Assistente sociale di Cagiallo

Valuta idoneità e fattibilità del

caso anche con la scheda di

segnalazione

In caso di idoneità

Approccio Dialogico – conoscitivo - motivazionale Modalità Colloquio di conoscenza Assistente sociale + consulente + utente + eventualmente persone significative

Strumenti Scheda di segnalazione + appunti

Disintossicazione fisica in clinica

Approccio Motivazionale

Modalità Colloquio

Operatore di Cagiallo + utente + eventualmente medici

Strumento

Nessuno

Si  valuta  l’andamento  della  

disintossicazione e si stabilisce la data di ammissione

In contemporanea

Presentazione del caso

Modalità Riunione alla presenza di tutti gli operatori Strumenti Scheda di segnalazione e appunti e trascrizione dati su verbale Presentazione del caso + individuazione figure di riferimento terapeuta – educatore – operatore di laboratorio

Un operatore di Cagiallo va a prendere  l’utente  e  lo  

accompagna al Centro Residenziale

Arrivo dell’ospite

Approccio Motivazionale

Modalità

Colloquio di ammissione Operatore di Cagiallo + utente

Strumenti

Scheda  “Obiettivi  del  progetto  individuale”

Strumenti: Scheda di

segnalazione Compilata dal

consulente eventualmente

con l’utente

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Ospite Assistente sociale

Operatore di laboratorio

Educatore Terapeuta

Infermieri

Approccio Cognitivo comportamentale – motivazionale Modalità Colloquio Terapeuta + ospite

Strumenti Nessuno

Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Operatore di laboratorio + ospite

Strumenti Scheda  “Scheda  degli obiettivi di laboratorio”

Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Educatore + ospite

Strumenti Scheda “Situazione all’entrata”

Approccio Medico-sanitario Modalità Colloquio o visita medica Infermiere/a + ospite

Strumenti Raccoglitori con incarti medici, referti e rapporti

Approccio Motivazionale

Modalità Colloquio

Assistente sociale + ospite

Strumenti

Nessuno

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Gestione del progetto di presa a carico individuale

Ospite Assistente sociale

Operatore di laboratorio Educatore

Terapeuta

Infermieri

Approccio Cognitivo comportamentale – motivazionale

Modalità Colloquio Terapeuta + ospite

Strumenti Nessuno

Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Operatore di laboratorio + ospite

Strumenti Scheda  “Scheda  degli obiettivi di laboratorio”

Approccio Motivazionale Modalità Colloquio Educatore + ospite

Strumenti Scheda “Obiettivi  e  decorso”

Approccio Medico-sanitario Modalità Colloquio o visita medica Infermiere/a + ospite

Strumenti Raccoglitori con incarti medici, referti e rapporti

Approccio Motivazionale

Modalità Colloquio

Assistente sociale + ospite

Strumenti

Nessuno

Consulente

Approccio Motivazionale Modalità Sintesi mensile Consulente esterno + Assistente sociale o eventualmente Operatore di laboratorio+ ospite

Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente

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Approccio Dialogico partecipato

Strumenti Verbali su cui vengono riportati gli

aggiornamenti

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Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti

Approccio Dialogico-partecipato

Modalità

Riunione settimanale o passaggi di consegna

Infermieri Educatori Operatori di laboratorio Assistente sociale Terapeuti

Strumenti

Quaderno con le note giornaliere degli operatori

+ Verbali su cui vengono

riportati gli aggiornamenti

All’interno  del  Centro

Residenziale

All’esterno  del  Centro

Residenziale

Approccio Dialogico-partecipato

Modalità

Sintesi mensile Assistente sociale o eventualmente

Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite

Strumenti

Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente

Ospite

Approccio Motivazionale

Dialogico-partecipato

Modalità Colloquio

Educatore + ospite Infermiere + ospite

Operatore di laboratorio + ospite

Terapeuta + ospite Assistente sociale + ospite

Strumenti

Nessuno

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Valutazione del progetto di presa a carico individuale

Valutazione in itinere

Approccio Dialogico-partecipato

Modalità

Riunione settimanale (principalmente durante

l’aggiornamento  dei  casi  in  sottoèquipe, quindi fra i

riferimenti  settoriali  dell’utente) Infermieri Educatori

Operatori di laboratorio Assistente sociale

Terapeuti

Strumenti

Verbali su cui vengono riportati gli aggiornamenti

Approccio Dialogico-partecipato

Modalità

Sintesi mensile Assistente sociale o eventualmente

Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite

Strumenti

Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente

Fra operatori all’interno  del  

Centro Residenziale

All’esterno  del  Centro

Residenziale

Non risulta esserci un

momento di verifica finale

Approccio Dialogico-partecipato

Modalità Sintesi finale prima della

dimissione Assistente sociale o eventualmente

Operatore di laboratorio + consulente esterno + ospite

Strumenti Rapporto relativo la sintesi elaborato successivamente

Fra operatori all’interno  del  

Centro Residenziale

All’esterno  del  Centro

Residenziale Verifica finale