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Giancarlo Lapicca-Gianni Piredda ANTICHE CIVILTA' DELL’ISOLA DI SAN PIETRO Una semplice indagine fra i siti archeologici, veri e presunti, di San Pietro

Carloforte: storia e archeologia · Web viewANTICHE CIVILTA' DELL’ISOLA DI SAN PIETRO Una semplice indagine fra i siti archeologici, veri e presunti, di San Pietro PARTE 1 LA STORIA

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Giancarlo Lapicca-Gianni Piredda

ANTICHE CIVILTA' DELL’ISOLA DI SAN PIETRO

Una semplice

indagine fra i siti archeologici, veri e presunti, di San

Pietro

PARTE 1

LA STORIA ANTICA PASSA PER SAN PIETRO

I PRIMI UOMINI IN SARDEGNA

Le tracce più antiche lasciate dall'uomo in Sardegna risalgono al Paleolitico e sono costituite da strumenti di pietra scheggiata ritrovati in varie zone dell'Isola. Ma è solo a partire dal Neolitico che la Sardegna fu frequentata stabilmente e diffusamente. Gli uomini di questo periodo abitavano in grotte e ripari sotto roccia, luoghi che utilizzavano anche per dare sepoltura ai loro morti. Questi uomini si cibavano di grossi molluschi che trovavano abbondantemente lungo le coste e di piccoli animali come il prolagus, una specie di grosso topo, oggi estinto.Costruivano arpioni e punte di frecce utilizzando una pietra vetrosa d'origine vulcanica, l'ossidiana, molto diffusa nel monte Arci, presso Oristano. Per quanto riguarda l’isola di San Pietro sappiamo che l'ossidiana veniva commercializzata con due importanti minerali del luogo, il diaspro e l'ocra, estratti nell'isola stessa, utilizzati in vari settori della vita quotidiana. Un altro materiale che i neolitici della Sardegna adoperavano particolarmente era la ceramica.Altro aspetto caratterizzante la vita di questi uomini era la religione: le statuette femminili in basalto testimoniano il radicamento del culto della Dea Madre. Il sardo neolitico aveva una visione della natura come madre dispensatrice di vita. In questa Età nascono le monumentali tombe dei giganti, i sepolcri ipogeici conosciuti come domus de janas e quelli megalitici noti col nome di dolmen. A queste costruzioni si affiancarono i simboli fallici rappresentati dai menhirs (dal bretone men=pietra e hir=lungo, lett. pietra lunga), espressione del ciclico alternarsi della vita e della morte e della nascita di una nuova vita come risultato dell'unione dell'elemento maschile e di quello femminile.Intorno al 1600 a.C iniziò invece il lungo cammino del popolo dei nuraghi. La civiltà nuragica, che caratterizzò anche l'isola di San Pietro, nacque dall'incontro di genti mediterranee, di culture differenti, sul suolo sardo. In questo periodo una serie di cambiamenti diede vita ad una profonda trasformazione nella

comunità sarda, che passò da un modo di vivere relativamente pacifico ad uno stile di vita più bellicoso. Il rame, fino a quel momento poco usato in Sardegna, iniziò a circolare con maggior frequenza. I ritrovamenti di pugnali e punte di freccia ne sono la conferma. Cambiamenti importanti avvennero anche nel sistema abitativo: furono costruiti i primi edifici fortificati detti proto nuraghi, mentre i primi veri e propri nuraghi sorsero a partire dal 1500 a.C. Essi sono torri tronco-coniche di pietra a base circolare. L'interno della torre ha una struttura a tholos, o falsa cupola, che veniva costruita sovrapponendo file circolari di massi. In Sardegna ne esistono circa 7000. La maggior parte sono costituiti soltanto da una torre con un ingresso alla base, un unico grande vano, alcune nicchie e una scala che porta alla sommità. Quelli più complessi invece sono caratterizzati da più torri raccordate a una torre centrale. Presentano molte stanze, molti piani, corridoi e camminamenti. Sono le famose fortezze nuragiche. Le più famose sono il nuraghe Losa, il nuraghe Santu Antine e la reggia nuragica di Barumini, detta Su Nuraxi, dichiarata patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. All'età nuragica appartengono anche le tombe dei giganti, i templi a mègaron e i famosi bronzetti che riproducevano l'uomo impegnato nelle occupazioni e nei gesti di tutti i giorni1.

ETA' PRE-NURAGICA E NURAGICA

La presenza più antica dell'uomo nell'isola di San Pietro sembra risalire a circa 6000 anni a.C.. E' quanto ci viene argomentato 1 A.CAOCCI, La Sardegna, collana di monografie storiche regionali, ed. Mursia, Torino, 1983. cit. pp. da 3 a 30.

recentemente dagli archeologi Paolo Bernardini e Raimondo Zucca. Gli studiosi farebbero risalire il popolamento, o almeno la frequentazione del territorio insulare, al Neolitico, in seguito al rinvenimento di uno strumento litico in diaspro presumibilmente derivato dall'Isola, nel contesto del Neolitico antico di Portoscuso, dirimpetto all'isola di San Pietro2. Il diaspro e l'ocra erano minerali particolarmente utilizzati come merce di scambio nel mercato dell'ossidiana. Essi venivano estratti nella regione Becco per essere usati dalle popolazioni pre-nuragiche in vari settori della vita quotidiana. In particolare l'ocra rossa era utilizzata sulle superfici di manufatti ceramici e utilizzata per conciare pelli e conservare gli alimenti, veniva sfruttata anche in campo medico per curare malattie, era sparsa sui resti degli inumati, deposta in valve di conchiglia accanto alle spoglie e spalmata come vernice sulle pareti di numerose tombe3. Un'altra testimonianza della frequentazione dell'Isola in epoca Neolitica-Eneolitica è legata al ritrovamento, negli anni Settanta, in zona Le Tanche, di un antropomorfo rupestre4, graffito su pietra, raffigurante una scena di caccia: un cacciatore appostato con l'arco teso nell'atto di colpire la preda. Nella regione Picchi di Ravenna, nel plesso montuoso nord-occidentale di San Pietro, è stata individuata anche una necropoli con tombe a tafone. Altri insediamenti neolitici, in attesa di verifica, sono stati segnalati nelle zone di Taccarossa, Grotte e Bobba. Da tenere in considerazione è anche la testimonianza dell'ing. Enrico Maurandi che nel suo inedito manoscritto Storia di Carloforte, Documenti e Appunti scrive: (…) Nella località Macchione e nel vigneto detto del Sergente (ora eredi Bracci) fu rinvenuta una selce lavorata, con un foro nel centro che serviva ad innestarvi un manico di 2P.BERNARDINI-R.ZUCCA, Indigeni e Fenici nelle isole di San Vittorio e Mal di Ventre, l'insediamento fenicio di San Vittorio (Carloforte), collana del Dipartimento di Storia dell'Università degli Studi di Sassari, ed. Carocci, Roma, 2009, cit. p. 194.

3 G.VACCA, Una Pietra fa la Spia. Tra Storia e Tradizioni, atti degli incontri culturali organizzati dall'Associazione. Culturale Saphirina di Carloforte negli anni 2010 -2011, cit., pp. da 10 a 19.

4 L’antropomorfo rupestre, a detta degli storici. N.Simeone E O.Strina,, ci testimonia che in epoca remota l’Isola era popolata da una ricca varieta` di fauna, e l’abbondante cacciagione presente all'epoca, favorì sicuramente gli insediamenti umani. A corroborare l’ipotesi c'è il ritrovamento in zona Tanche di alcuni arnesi da taglio/caccia come la selce, sopra in figura.

legno. Identiche se ne trovarono, circa 30 anni or sono, nelle campagne di Calasetta; queste furono donate al Museo di Antichità di Cagliari.

La

foto centrale evidenzia la piccola pietra contenete l`incisione, cerchiata in nero, dell`antropomorfo rupestre ritrovato a San PietroA destra, in alto, un arciere in posizione di cacciaSotto, una selce/pugnale ritrovata in località “Le Tanche”. Ci scusiamo con il lettore per la scarsa qualità` delle immagini tratte da un video amatoriale. Attualmente risulta difficile se non

impossibile recuperare tali oggetti per fotografarli. Le immagini sono tratte da una trasmissione televisiva di storia locale trasmessa dall`emittente Tele Maristella.

All'Età del Bronzo medio e tardo risalgono, invece, alcuni nuraghi individuati in varie regioni dell'Isola da Giovanni Lilliu5. Tuttavia il primo a parlare dell'esistenza di strutture nuragiche nel territorio di San Pietro fu il canonico Giovanni Spano, che nel 1862 scrivendo a riguardo di alcuni ritrovamenti di resti di antiche costruzioni cartaginesi e romane, faceva notare 5 P.BERNARDINI-R.ZUCCA, Indigeni e Fenici nelle isole di San Vittorio e Mal di Ventre, l'insediamento fenicio di San Vittorio (Carloforte), cit. p. 194.

che nel sito detto de is Nurachis dirimpetto a Calasetta (...) vi compariscono alcuni nuraghi distrutti. Il sito, individuato in una zona non ben precisata dallo Spano, dovrebbe essere collocato approssimativamente nella parte centro meridionale, sul versante orientale dell'Isola, compreso tra le alture Bricco du Resciotto e Briccu de Lille, nell'area attualmente occupata dalla regione Vallacca6.Altri nuraghi sono stati individuati alle Tanche, al Bricco Polpo e alla Laveria.7

A sinistra, cartina topografica del Villaggio nuragico di Bricco Resciotto.

La presenza di insediamenti nuragici a San Pietro è da collegare probabilmente allo sviluppo di scali portuali lungo i litorali della Sardegna, presumibilmente nell'isola di Sulci (l'attuale Sant'Antioco) che ha rivelato testimonianze

6 FERRARO G.BATTANTIER, Isola di San Pietro, lambita dall'acqua e dalla storia. Quaderno di storiografia e archeologia, ed. in proprio, Londra , 2005, cit. pg. 14

7 R.MONTICOLO, nel suo saggio, Le costruzioni nuragiche di Carloforte, parla di tre nuraghe e di un recinto fortificato ( castra nuragico) della Piramide. Il primo ad essere preso in esame è il nuraghe monotorre dell'altura della Laveria, ubicato su di un colle alto 54 mt., seminascosto da una folta vegetazione. La torre, costruita in blocchi di trachite sub-quadrati di dimensioni medie (0,80 per 0,60 per 0,80) ha un diametro di mt..6,00 ed uno spessore murario di mt. 1,50; è conservata per un rialzo massimo di 2,50 su quattro filari nel settore sud-ovest. Duecento metri a N-NE di questo nuraghe, vicini al segnale trigonometrico La Piramide, si trovano i resti di un recinto fortificato di tipo megalitico. Il secondo è il nuraghe a tancato di Bricco del Polpo (…) a mt. 148; di questo rilievo si trovano i resti di due torri nuragiche e numerosi muri che orlano le pendici a sud-ovest. La torre principale occupa la sommità dell'altura ed ha un diametro di mt. 9,50 con uno spessore murario da 1,50 a 1,80 (…). otto metri a nord-ovest della suddetta torre se ne trova un'altra del diametro di mt. 6,00 e con uno spessore murario simile alla precedente. Infine il terzo è il nuraghe a tancato di Bricco Resciotto. (…). A quota 84 si trovano , infatti, i resti di una torre nuragica del diametro di mt. 10; lo spessore varia da 1,80 a 2,50; la pietra usata è la trachite del luogo. Quindici metri a NE di detto nuraghe è rilevabile per 2/3 della circonferenza un'altra torre del diametro di mt. 6,00 con un alzato max di mt. 1,00 su due filari.

Nuraghe della Laveria

nuragiche estese tra il Bronzo finale e la prima Età del Ferro8. Dal Pisu apprendiamo che oggi nuove datazioni di manufatti, frutto di una risistemazione cronologica non più arbitraria, hanno permesso di accertare, in una più globale visione delle diverse civiltà marittime, che la civiltà Nuragica risulta (a rigore di reperto) più antica del mondo Faraonico. Questa retrodatazione spiega la non casuale concentrazione marittimo-portuale che gravitava, fin dal primo navigare dei Nuragici, intorno alla zona compresa tra Cagliari e San Pietro. Ricordiamo infatti che la Sardegna era una terra dotata di ben 9 porti nuragici (Sira, Kharre, Nuri, Bithie, Saida, Solki, Khaddu, Herkle, Khuna).8 Altri studiosi ipotizzano invece una sorta di fuga dei nuragici dalla zona del Sulcis verso l`isola di San Pietro in seguito all'invasione di un nemico esterno. Tali ipotesi sono corroborate dalle ultime scoperte archeologiche riguardanti l’insediamento fortificato di Monte Sirai, ubicato proprio di fronte a San Pietro. Gli scavi hanno evidenziato che quell'area fu distrutta da un incendio causato da una resistenza nuragico-fenicia all’invasore cartaginese.I nuragici stanziatisi a San Pietro fondarono almeno un villaggio poiché, dai sopralluoghi svoltisi attorno al nuraghe sito in zona Tanche, sono stati individuati resti di capanne. Da qui ne consegue che la presenza diffusa di nuraghi in diverse zone dell’Isola fa presupporre che i primi popoli ad avere un controllo stabile e duraturo del territorio insulare fossero proprio i popoli nuragici.Attualmente queste costruzioni si trovano in avanzato stato di degrado e abbandono. Alcuni storici ritengono che anche nell`area in cui attualmente sorge l`osservatorio astronomico ci fosse un nuraghe avente la funzione di controllare la salina e le cave di ocra9.

8 G.G. PISU: I Porti Nuragici e Shardana. Strategia portuale, metereologica, storia, tecnica e i relitti. PTM Editrice, Mogoro.

9 M.CABRIOLU, Il Popolo Shardana, ed. Domus de Janas, Selargius, 2010, cit. pg. 168.

Le foto a seguire, gentilmente concesse dal sig. Salvatore Borghero Rodin, www.isoladisanpietro.org (organizzazione internet), mettono in evidenza alcuni particolari interni del Nuraghe Pappasina ( zona Tanche).

Particolare interno, Nuraghe Pappassina, Nuraghe Pappassina, Veduta interna. Il nuraghe è attualmente interrato nella sommità della collina Pappassina