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Settembre-Ottobre 2014 – Anno 2 – N. 1 – www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n.242 - 2/9/1988 Care lettrici, cari lettori, al rientro dalla pausa estiva e con la ripresa del tran tran quotidiano sarebbe bello conservare ancora qualche abi- tudine vacanziera. Come quella di leggere sprofondati in poltrona o seduti su una panchina al tiepido sole au- tunnale. Per questo riparte l’avventura del giornalino “La Biblioteca di Sallustio”, legato all’attività della no- stra biblioteca d’Istituto e nato con l’intento di invita- re i ragazzi a leggere. E lo spirito giusto per ripartire è quello della fotografia che ci ritrae a festeggiare il rico- noscimento ottenuto lo scorso maggio al concorso nazio- nale “Il miglior giornalino scolastico”, promosso dall’I- stituto comprensivo “Don Milani” di Manocalzati (AV), con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, e il Patrocinio del MIUR e dell’Ordine dei Giornalisti. Dai viaggi e dalle va- canze estive abbiamo riportato qualche idea creativa ed economica. La prima novità è in- fatti che questa nuova versione del giornalino è on line. Ad essa è le- gata l’attivazione di una casella di posta elettroni- ca, dall’indirizzo [email protected], a cui inviare le vostre segnalazioni e recensioni, i vostri spunti e consigli, con i quali speriamo di allargare la partecipazione ai lettori - studenti e docenti. Poi una nuo- va impaginazione e una serie di nuove rubriche, a cura dei ragazzi e non solo... È arrivato il momento di scoprir- le, con l’augurio di un buon anno di letture a tutti! Filomena Giannotti Back to THE school (un saluto del Preside) È questo d’inizio anno il tipico articolo del back to school, l’avvenimento settembrino più o meno atteso e gradito, ma sempre compreso come importante, in modo consa- pevole, più o meno. Se parliamo ora di Sallustio e della sua biblioteca in via Battisti, misuriamo allora oggi an- che l’effettiva importanza di questo ritorno sui volumi di questa stanza del Bandini che è la nostra biblioteca. Per concentrarci in questa misura, togliamo tutte le varianti che potrebbero distrarci, in primo luogo le ovvietà slab- brate dall’uso smodato riguardanti la funzione professio- nalizzante della scuola, che comunque tutti conoscono ed hanno ben presenti. Poi togliamo di mezzo, per il nostro rilevamento odierno, tutti i dati, anch’essi fin troppo co- nosciuti e conteggiati, che riguardano il ruolo formativo e la valenze di addestramento individuale e orientamento per la vita lavorativa. Fatemi parlar d’altro e fatemi pren- dere altre misure nel rilevamento di oggi sul campo del Bandini e di mille altre scuole. Bisognerebbe infatti che il senso del tornare a scuola ogni anno a settembre pren- desse il senso del tornare alla scuola, una specie di rifon- dazione concettuale continua del significato della scuola. continua a pagina 7 Informazioni sulla Biblioteca Anche quest’anno la biblioteca scolastica sarà aperta per il prestito e la consultazione dei libri con il seguente orario: DOCENTE GIORNO ORA GIANNOTTI martedì 10,55-11,45 RUGGIERO mercoledì 11,20-12,20 GENTILI giovedì 10,20-11,20 ROSI venerdi 10,55-11,45 BERNARDI sabato 9,20-10,20 Tenere aperta la biblioteca ha lo scopo di promuovere e diffondere l’interesse per la lettura, di favorire il passag- gio da una lettura concepita come dovere scolastico ad una lettura libera e piacevole. Ma si vuole anche migliorare la comprensione e la produzione della lingua orale e scritta, e offrire risorse d’informazione e di documentazione per le ricerche e le tesine. Continueremo poi a catalogare e controllare i libri in do- tazione e in questo lavoro speriamo di coinvolgere anche quegli alunni che, non usufruendo dell’ora di religione né della materia alternativa, siano disposti a darci una mano. E chissà che non diventino dei bibliotecari... Antonietta Maria Bernardi 1

Care lettrici, cari lettori, - istitutobandini.it · Antonietta Maria Bernardi 1 ... il suo Diario proibito, la ve-rità nascosta sull’assedio di Leningrado, ... l’Odissea di

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Settembre-Ottobre 2014 – Anno 2 – N. 1 – www.istitutobandini.it - Esente da autorizzazione C.M. n.242 - 2/9/1988

Care lettrici, cari lettori, al rientro dalla pausa estiva e con la ripresa del tran tran quotidiano sarebbe bello conservare ancora qualche abi-tudine vacanziera. Come quella di leggere sprofondati in poltrona o seduti su una panchina al tiepido sole au-tunnale. Per questo riparte l’avventura del giornalino “La Biblioteca di Sallustio”, legato all’attività della no-stra biblioteca d’Istituto e nato con l’intento di invita-re i ragazzi a leggere. E lo spirito giusto per ripartire è quello della fotografia che ci ritrae a festeggiare il rico-noscimento ottenuto lo scorso maggio al concorso nazio-nale “Il miglior giornalino scolastico”, promosso dall’I-stituto comprensivo “Don Milani” di Manocalzati (AV), con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, e il Patrocinio del MIUR e dell’Ordine dei Giornalisti.

Dai viaggi e dalle va-canze estive abbiamo riportato qualche idea creativa ed economica. La prima novità è in-fatti che questa nuova versione del giornalino è on line. Ad essa è le-

gata l’attivazione di una casella di posta elettroni-ca, dall’indirizzo [email protected], a cui inviare le vostre segnalazioni e recensioni, i vostri spunti e consigli, con i quali speriamo di allargare la partecipazione ai lettori - studenti e docenti. Poi una nuo-va impaginazione e una serie di nuove rubriche, a cura dei ragazzi e non solo... È arrivato il momento di scoprir-le, con l’augurio di un buon anno di letture a tutti!

Filomena Giannotti

Back to THE school (un saluto del Preside)È questo d’inizio anno il tipico articolo del back to school,l’avvenimento settembrino più o meno atteso e gradito, ma sempre compreso come importante, in modo consa-pevole, più o meno. Se parliamo ora di Sallustio e della sua biblioteca in via Battisti, misuriamo allora oggi an-che l’effettiva importanza di questo ritorno sui volumi di questa stanza del Bandini che è la nostra biblioteca. Per concentrarci in questa misura, togliamo tutte le varianti

che potrebbero distrarci, in primo luogo le ovvietà slab-brate dall’uso smodato riguardanti la funzione professio-nalizzante della scuola, che comunque tutti conoscono ed hanno ben presenti. Poi togliamo di mezzo, per il nostro rilevamento odierno, tutti i dati, anch’essi fin troppo co-nosciuti e conteggiati, che riguardano il ruolo formativo e la valenze di addestramento individuale e orientamento per la vita lavorativa. Fatemi parlar d’altro e fatemi pren-dere altre misure nel rilevamento di oggi sul campo del Bandini e di mille altre scuole. Bisognerebbe infatti che il senso del tornare a scuola ogni anno a settembre pren-desse il senso del tornare alla scuola, una specie di rifon-dazione concettuale continua del significato della scuola.

continua a pagina 7

Informazioni sulla BibliotecaAnche quest’anno la biblioteca scolastica sarà aperta per il prestito e la consultazione dei libri

con il seguente orario:

DOCENTE GIORNO ORAGIANNOTTI martedì 10,55-11,45RUGGIERO mercoledì 11,20-12,20

GENTILI giovedì 10,20-11,20ROSI venerdi 10,55-11,45

BERNARDI sabato 9,20-10,20

Tenere aperta la biblioteca ha lo scopo di promuovere e diffondere l’interesse per la lettura, di favorire il passag-gio da una lettura concepita come dovere scolastico ad una lettura libera e piacevole. Ma si vuole anche migliorare la comprensione e la produzione della lingua orale e scritta, e offrire risorse d’informazione e di documentazione per le ricerche e le tesine.Continueremo poi a catalogare e controllare i libri in do-tazione e in questo lavoro speriamo di coinvolgere anche quegli alunni che, non usufruendo dell’ora di religione né della materia alternativa, siano disposti a darci una mano. E chissà che non diventino dei bibliotecari...

Antonietta Maria Bernardi

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“Nel cerchio dell’assedio”Scrittrice e poetessa russa, Ol’ga Berggol’c si propone all’attenzione dei lettori con il suo Diario proibito, la ve-rità nascosta sull’assedio di Leningrado, recentemente edito in Italia (Marsilio, ot-tobre 2013) e riportato alla luce dall’oscurità delle ma-cerie, in un cortile di Lenin-grado, soltanto nel 1991. Un libro che documenta, negli anni drammatici dell’occu-pazione nazista dell’Unione Sovietica (1941-42), le inau-

dite sofferenze e l’eroismo di un popolo, quello della città di Leningrado, che resiste per ben 900 giorni ai bombar-damenti incessanti dell’aviazione tedesca, alla fame, alla distruzione fisica e morale.Ol’ga si sente parte di quell’anima russa che vive ancora e, nonostante il terrore delle bombe e le ferite aperte per le persecuzioni subite dal regime staliniano, negli anni delle “purghe” (sorte comune a molti intellettuali), resta fedele ai propri principi, alla propria idea di letteratura; anzi, dai microfoni di Radio Leningrado, incoraggia la popolazione a combattere fino alla vittoria definitiva.Il Diario ha inizio il 15 luglio del 1939, dopo un anno di detenzione nelle prigioni sovietiche con l’accusa di aver cospirato per uccidere Stalin. Il 3 luglio viene liberata per mancanza di prove indiziarie e riabilitata. “Mi hanno strappato l’anima - scrive - rovistandovi dentro con le loro fetide dita e, dopo averla oltraggiata, insudiciata e ricaccia-ta dentro, ora mi dicono «vivi!»”.Ol’ga desidera davvero vivere e sente la necessità di te-stimoniare, con la scrittura, il suo dramma e la tragedia immane di un popolo, soprattutto quando, l’8 settembre 1941, Leningrado è stretta nella morsa dell’assedio nazi-sta che si concluderà soltanto il 27 gennaio 1944, con ben due milioni di morti. Da Radio Leningrado legge, capitolo dopo capitolo, l’Odissea di Omero, il Poema pedagogico di Makarenko, i classici della letteratura, declama i suoi versi e quelli dei poeti più amati. Legge anche il suo Fevral’skij dnevnik (il Poema di febbraio) le cui copie “vengono perfi-no scambiate con il pane” e suscitano forti emozioni.“Musa di Leningrado” e “testimone scomoda,” perché nes-suno dimentichi, nulla sia dimenticato”, nel Poema di feb-braio scrive: “Profondo quella notte era il nostro silenzio./ Ma io dovevo e volevo parlare/ con te, sorella mia in ira e tristezza:/ limpidi sono i nostri pensieri e l’anima è in fiamme/ per un dolore come il nostro che più non ha/ mi-sura, né nome ed è senza conforto./ Ma alla fine del nostro cammino travagliato/ sappiamo che prossimo è il giorno della liberazione./ Una doppia vita ora viviamo:/ nel cer-chio dell’assedio e nel gelo, affamati e tristi/ respiriamo il domani, il giorno felice, generoso/ quel giorno che abbia-mo conquistato”.

Alessandra Gentili

Prossimamente in bibliotecaUn libro che non può mancare nella nostra biblioteca è La figlia del Papa, pubblicatoquest’anno dalla casa editrice Chiarelet-

tere. Si tratta dell’ultima opera del grandescrittore,attore, drammaturgo, nonché premio Nobel per laLetteratura 1997, Dario Fo. Il comico ripercorre, in meno di 200 pagine, tutti i mo-menti salienti della vita di una tra le figure più controverse e discusse della storia: Lucrezia Borgia, terza figlia naturale di Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia. Nella cul-tura di massa, la giovane e bellissima donna ha conosciu-to, lungo i secoli, un lento ma costante processo che l’ha portata ad essere famosa unicamente come ragazza “dis-soluta” (per usare il più delicato dei termini!) e incestuosa. Qui viene però ri-disegnata, assumendo un volto del tutto nuovo e inedito per il grande pubblico. La Lucrezia di Fo, infatti, non solo è lontana da certe oscenità, ma è un vero e proprio esempio di bellezza, cultura, nobiltà, raffinatez-za… Insomma, una perfet-ta donna rinascimentale!Romantico, teatrale e appas-sionato, La Figlia del Papa è il primo romanzo di que-sto nostro grande orgoglio italiano che è Fo, e, come tale, va letto: non tutte le informazioni sono quindi da considerarsi puramente storiche. Ciononostante la lettura è piacevolissima, e assolutamente inconfondi-bile è il “marchio di fabbrica” del grande attore. Lorenzo Gelli

IV RIM

Ciak, si legge: dal libro allo schermo The Great Gatsby è la trasposizione cinematografica del romanzo di F. Scott Fizgerald, dall’omonimo titolo. Agli Oscar 2014, il regista Baz Lurhman, pur non essendo riuscito a strappare il titolo di miglior film (andato a La grande bellezza), ha comunque ottenuto, oltre ad un grande successo, il premio per la migliore scenografia e per i migliori costumi.Siamo negli anni Venti e questa è la storia di Jay Gatsby (interpretato da Leonardo Di Caprio), un ricco e misterioso uomo trasferitosi nel quartiere di Long Island a New York. Tutti i fine settimana, centinaia di persone partecipano senza invito alle feste che organizza nella sua enorme casa. L’unico “privilegiato” è il vicino, Nick Carraway, uno studente di economia politica, che riceve un invito personale. Nessun partecipante alle feste ha mai visto Gatsby; circolano solo tante storie che parlano del suo passato, ma niente è certo. Nick lo conosce, trascorre molto tempo assieme a lui, e, con il passare dei

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giorni, intuisce l’obiettivo di Jay: riconquistare Daisy, il suo unico grande amore, che non ha mai perso di vista. Daisy è infatti la cugina di Nick, e abita proprio dalla parte opposta alla casa di Gatsby. Ogni sera Jay veglia sulla sua casa, con-vinto che il passato si possa ripetere, e che Daisy, nonostan-te il suo matrimonio con un ricco giocatore di polo, non abbia mai smesso di amarlo. Jay e Nick organizzano, così, un incontro con Daisy. La ragazza, molto stupita, riscopre la passione per Jay, il suo primo amore. Ma quando ormai sembra essere convinta di abbandonare la sua vita per ini-ziarne una nuova con Jay, qualcosa cambia, e l’indecisione, dovuta ai numerosi misteri di Gatsby - tra i quali degli ipo-tetici affari loschi, l’uccisione di un uomo e altre ombre sul suo passato - prenderà il sopravvento.Sebbene la scenografia sia decisamente sfarzosa, a tratti ec-cessiva, come le grandi feste di Jay, ad uno sguardo meno superficiale, The Great Gatsby non è meno ricco di valori. Tutto il film è percorso infatti da una vena romatica: il rap-porto tra Gatsby e Daisy è legato da un amore profondo che con il passare degli anni non si è mai spezzato: i due non hanno mai smesso di amarsi, e dal momento in cui Daisy ritrova Jay per la prima volta dopo dieci anni, tra sguardi e parole, comprende che lui non l’ha mai realmente abban-donata. Dietro le feste organizzate dal protagonista, si na-sconde inoltre una persona che ha sofferto molto a causa dell’abbandono, in gioventù, della propria famiglia di origini povere, per inseguire un sogno che, grazie alla forza e alla determinazione, si è infine realizzato. Toccante e par-ticolarmente significativa la scena finale: nonostante le centinaia di persone sempre pronte ad accorre-re alle feste, solamente Nick, il suo unico vero amico, sarà accanto a lui nel momento in cui Gatsby uscirà di scena...

Sara De Santis III TUR

Letti e riletti

Epos ed erosNella vita capita a tutti di innamorarsi, magari

della persona sbagliata, che ritenevi essere l’amore del-la tua vita. In realtà non lo era e quando te ne accorgi cirimani così male da pensare che ti stia crollando ilmondo addosso. Ma l’amore vero, che non si dimentica, esiste davvero, al-meno nei poemi epici. Ad esempio quello di Ettore per An-dromaca, nell’Iliade di Omero: l’amore che ogni ragazzina vorrebbe, di un uomo coraggioso, forte, bello, che non si vergogni di dimostrare i propri sentimenti, anche attraver-so il pianto.Ci sono poi quegli amori che pensavi che non potesse-ro nascere, tra due persone completamente diverse: ma, come si suol dire, gli opposti si attraggono. Così accadde tra Didone e Enea, nell’Eneide di Virgilio: non sono fatti’l’uno per per l’altra, ma poi arriva Cupido e li fa innamorare.

Purtroppo il loro amore dura poco, come in quellerelazioni in cui, quando tutto finisce, uno dei due dice che tornerà, che prima o poi si rincontreranno, e poilei aspetta, aspetta e non torna nessuno. Ma per fortuna ci sono anche Ulisse e Penelope, nell’O-dissea di Omero. Lui sempre in balia del destino, tra i pericoli della guerra prima e di quel lungo e tempesto-so viaggio poi. Lei innamorata e fedele, lasciata sola in quell’immenso regno, aspettando il ritorno dell’amato. Passano venti anni e Ulisse non torna, mentre i proci sem-pre più insistentemente pretendono in sposa la bellissima Penelope. Dopo la stratagemma della tela di Penelope, il travestimento da mendicante di Ulisse e la prova dell’ar-co, alla fine della vicenda, il fato è dalla loro parte. I due si ritrovano, dopo tutto quel tempo. L’adolescenza è bellissima perché tutto quello che fanno i ragazzi, lo fanno per la prima volta. Come es-sere innamorati. Come conosce-re l’amore, anche se l’amore non si smette mai di conoscerlo. Ci sono migliaia di sfumature in que-sto sentimento, e nei grandi poe-mi epici dell’antichità le troviamo, come nella nostra vita di ragazzi, per la prima volta cantate con una semplicità e una fre schezza che ancora oggi ci colpiscono e ci rispecchiano.

Greta Minocci II GRAF

The foreign file

London: unusual benches inspired by the most popular books of all time

“Books about town” is an initiative promoted by the National Literary Trust, which devotes an entire show to the British literature. Walking in London you can find 50 book-shaped benches, the so-called “Book Benches”, dedi-cated to the most famous authors of English literature. One cannot miss the benches dedicated to Chaucer,Dickens, Shakespeare, Sherlock Holmes, or those paying homage to some classics like Pride and Prejudice by Jane Austen, The Importance of Being Earnest by Oscar Wilde.On 17th October all the benches will be auctioned to fund the project for the spread of reading in the United Kingdom.

Bien que les bancs soient tous inspires aux Chefs-d’oeuvre de la littérature anglaise, il y a un banc consacré au roman de Jules Verne, Le tour du monde en 80 jours, l’un des romans français les plus populaires pour les enfants et les adultes.

Teresa Bartalini IV TUR

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Lo scaffale di Anna Frank “La cena non verrà servita prima delle sei e mezza. E tu a che ora ceni?” “È meglio che va-da.” “Forse puoi venire a cena da noi, una sera.”

“ Forse…”. Questo è lo stralcio di un dialogo tra duebambini, Bruno e Shmuel, protagonisti del romanzoIl bambino con il pigiama a righe dello scrittore irlandeseJohn Boyne (2006). Fuori dal suo contesto, potrebbe apparire un dialogo nor-male, quasi ordinario, tra due ragazzini che si sono co-nosciuti e tra i quali sta nascendo un legame di amicizia. Ma poi nelle loro parole irrompe una frase, pronunciata da Shmuel in tono sommesso: “Ho paura che tu sia dalla parte sbagliata della rete…”. E la normalità solo apparente del loro dialogo si dissolve. Torna lo scenario terribile in cui i due bambini si trovano, senza che nessuno dei due ne abbia piena consapevolezza. Soprattutto Bruno, bam-bino “costretto” a lasciare la sua Berlino perché suo padre è un ufficiale per cui il Führer (che nell’ingenuità con cui i bambini storpiano le parole insolite diventa “Il Furio”) ha grandi progetti. A causa del lavoro del padre, la fami-glia di Bruno deve trasferirsi in una località sconosciuta con un nome che lui non riesce nemmeno a pronunciare correttamente: “Auscit”. Il nuovo posto è triste e desolato e la sua nuova casa ha solo tre piani, non paragonabili ai cinque della casa di Berlino in cui poteva scorrazzare. La sorella più grande lo ignora, la casa è sempre piena di sol-dati e Bruno si sente terribilmente solo. Spesso se ne sta in camera sua e guarda fuori dalla finestra, da cui vede mol-tissime persone con un insolito abbigliamento: un pigiama a righe. Perché quelle persone si vestono in quel modo? Perché quella zona è recintata? Ma soprattutto perché il padre gli dice che avvicinarsi al reticolato è “Vietato, Sem-pre e Senza Eccezioni”? A tutte queste domande troverà risposta in un pomeriggio di esplorazioni nella campagna circostante alla casa, dove scoprirà di non essere così solo come credeva, e soprattutto incontrerà Shmuel, un bam-bino come lui, ma che vive al di là della rete, indossa un pigiama a righe, è rasato e ha un aspetto molto provato. Pomeriggio dopo pomeriggio, attraverso quella rete, l’in-genuità e la spensieratezza, ma anche la sofferenza e la paura s’incontreranno. In un mondo umano, l’amicizia porta a condividere insieme tante esperienze di vita. In un mondo disumano, come quello in cui sono stati sca-raventati i due bambini, la loro amicizia li porterà a con-dividere insieme un’unica esperienza: quella della morte. Ma ciò che rende davvero unica la loro amicizia è la tenacia con cui entrambi la coltivano, nonostan-te, a dividerli, ci sia l’abisso di due realtà così diverse: Shmuel sembra rendersi conto che Bruno non è ingrado di comprendere davvero cosac’è al di là della rete e tuttavia glirimane amico; Bruno, a sua volta, restafedele a Shmuel fino alla fine, anchese molte delle cose che Shmuel gliracconta, talvolta con reticenza, gli

risultano incomprensibili. A mio avviso, l’intensità di questa storia sta proprio in questo: di fronte a ciò che è accaduto, una parte del nostro essere continua a vede-re le cose con gli occhi di Bruno, con lo stupore di chi non è in grado di comprendere fino in fondo qualcosa di tanto terribile da superare la nostra capacità di im-maginazione. Una parte del nostro essere continua, suo malgrado, a trovarsi dalla parte sbagliata della rete. E proprio come Bruno, nessuno di noi potrà mai capire, fino in fondo, che cosa è stato veramente Auschwitz.

Laura Palla IV CAT

La pozzanghera Ricordo bene quella paura infantile. Scansavo le pozzanghere,specie quelle recenti, dopo la pioggia.Dopotutto qualcuna poteva non avere fondo,benché sembrasse come le altre.Farò un passo e d’improvviso sprofonderò tutta,comincerò a volare verso il bassoe ancora più in giù verso il basso,verso le nuvole riflessee forse anche oltre.Poi la pozzanghera si asciugherà,si chiuderà su di me,ed eccomi rinchiusa per sempre - dove - con un grido non arrivato in superficie.Solo in seguito ho capito:non tutte le brutte avventurerientrano nelle regole del mondoe se anche lo volessero,non possono accadere.

Viola Lardori IV SIA

L’angolo della poesia L’autrice di questa poesia è Wisława Szymborska, nata nel 1923 a Kórnik, una città della Polonia occidentale, e vissuta a Cracovia fino al 2012, anno della morte. Per la sua attività poetica ha ricevuto molti riconoscimenti, ma il più importante è stato il premio Nobel vinto nel 1996. Il testo che segue si può trovare nella raccolta La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), pubblicatada Adelphi nel 2009. Adoro questapoesia perché, a partire da una“paura infantile”, come quelladi sprofondare nelle poz-zanghere, ci insegna che a voltenon dobbiamo avere timore dicose che in realtà non possonoaccadere.

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Il topo di biblioteca Più che uno dei romanzi che sono stati delle letture fondamentali per me duran-

te gli anni della mia formazione - come La montagna incantata di Thomas Mann e Narciso e Boccadoro di Her-man Hesse, rappresentazioni emozionanti del malessere della giovinezza - a un ragazzo o una ragazza di oggi con-siglierei un libro di oggi, cioè La sovrana lettrice di Alan Bennet. Questo romanzetto è infatti un gustoso apologo sul valore della lettura e sulla sua funzione civilizzatrice e umanizzante. Più che Elisabetta d’Inghilterra, protagonista è infatti proprio la passione irrefrenabile per i libri che cat-tura la regina e la induce a svincolarsi pian piano dalle co-strizioni e dai condizionamenti del proprio ruolo ritaglian-dosi così degli spazi di libertà inconsueti. La lettura diviene dunque per lei un rifugio, ma anche una via di evoluzione e di consapevolezza che la conduce ad un pensiero più libero e autonomo. Con questa specie di favola Bennet ha volu-to dirci in maniera divertente e ironica che solo la lettura può aiutare il processo di crescita e di maturazione di una coscienza critica, l’acquisizione di una mentalità meno in-fluenzata da pregiudizi e aperta a conoscere anche ciò che non ci è familiare. Ma natural-mente, come la regina Elisabetta per poter continuare a leggere i libri che la incuriosiscono deve superare le difficoltà frapposte dai vari funzionari di corte, così chiunque voglia seguire questa strada dovrà difendere caparbia-mente gli spazi della lettura con-tro le sirene del conformismo e del ritmo frenetico della società moderna. Stefano Carrai(Prof. di Letteratura italiana presso l’Università di Siena)

Ricette... d’autore

Gelato al mieleGiacomo Leopardi (1798-1837) è l’autore della ri-

cetta qui ripensata per i lettori de “La biblioteca di Sallustio” e tratta da Leopardi a tavola, pubblicato nel 2008 da Fausto Lupetti Editore. Si tratta di un elenco di 49 piatti assaggiati a Napoli, dove il poeta era arrivato nell’autunno del 1833 in-sieme all’amico Antonio Ranieri. Artefice dei manicaretti - si suppone - Pasquale Ignarra, un rinomato cuoco sopranno-minato Monsù (dal francese monsieur), già patriota rivo-luzionario nel 1799 ed esule della Repubblica Partenopea. Ingredienti:260 g di miele di corbezzolo500 ml di latte intero fresco400 ml di panna frescaProcedimento:

Procedimento:versare il latte in un pentoli-no e scaldarlo a fuoco basso. Aggiungere la panna, giran-do con un cucchiaio lungo. Tenere da parte. Scaldare an-che il miele lentamente, per renderlo liquido. Se si vuo-le un gusto più caramellato,portarlo a ebollizione mesco-lando continuamente. Togliere dal fuoco e ag-giungere latte e panna caldi.Lasciar riposare a temperaturaambiente. Una volta raffreddata la preparazione, man-tecare in gelatiera (ai tempi di Leopardi, il conte-nitore veniva calato in un mastello pieno di ghiac-cio e sale, staccando man mano il composto che si ghiacciava sulle pareti con una spatola di legno).

Lorenzo Sani IV RIM

Viaggio in Italia

Lascia un segno nel mondo A mio nonno Imri

Anche questa estate ti porto i fiori. Quei fiori che danno un minimo di vitalità al posto in cui adesso riposi e lo rendono meno triste; quei fiori che il giorno dopo secca-no, e il posto ritorna più inquietante di prima. Come tut-ti gli anni, ritorno a farti visita anche questa volta, e mi sento meglio perché finalmente posso parlare con te più da vicino e sono convinto che tu da qui mi possa senti-re. Pongo il mazzo di fiori sulla tua tomba e mi riaffiora-no nella mente tutti i momenti felici passati insieme. Mi hanno raccontato che quando nacqui, tu non riuscivi a contenerti dalla gioia. Due anni prima che io venissi al mondo, quando nacque mia sorella, nonostante tu fossi contento, non eri felice come al momento della mia nascita perché, si sa, la gioia che porta un maschio non è la stessa di quella che porta una femmina quando nasce. O almeno così era la mentalità di allora nel nostro paese. Con le guan-ce rigate dalle lacrime mi prendesti in braccio. Le mani ti tremavano ancora per l’emozione e mi sussurrasti qualco-sa nell’orecchio che io, naturalmente, non potevo capire. Quello fu il tuo modo per darmi il benvenuto nel mondo.Mentre crescevo, nonostante mio padre non fosse con noi in Kosovo ma si trovasse in Italia per lavoro, sentivo che non mi mancava la presenza di una figura paterna perché con me c’eri tu, nonno. Sei stato come un padre per me e per questo ti chiamavo Bab (“babbo”) e a te piaceva essere chiamato in questo modo.

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con me c’eri tu, nonno. Sei stato come un padre per me e per questo ti chiamavo Bab (“babbo”) e a te piaceva essere chiamato in questo modo. Ci hai sempre amato e protetto con tutto te stesso e hai aiutato mia madre a crescerci e l’hai amata come se fosse tua figlia. Ti ringrazio per questo. Ricordo ancora oggi il giorno in cui scoprii che stavamo lasciando il nostro paese per raggiungere nostro padre in Italia. Sono scappato di casa perché non sopportavo l’idea di allontanarmi da te. Mi avete cercato senza trovarmi, ma più tardi sono ritornato in casa perché già mi mancavi e avevo capito che dovevo godermi con te gli ultimi gior-ni prima della partenza. Quando arrivò quel giorno, in quell’alba che per me era senza sole, compresi quanto era difficile separarsi da una persona che si ama. Adesso so di amare l’Italia e di odiarla allo stesso tempo. La amo perché mi ha portato a chiamarti Bab; ma la odio perché ci ha divisi, senza che io abbia potuto darti l’ultimo saluto.Adesso che sono qui, davanti alla tua tomba, mi vie-ne in mente il giorno della mia partenza, quando ti avvicinasti al mio orecchio e, come avevi fatto al mo-mento della mia nascita, mi dicesti: “Ovunque tu vada, lascia un segno nel mondo”. E io che scrivo queste parole che dicono di te, cerco di iniziare a lasciarlo.

Urim Qovanaj V CAT

(Racconto pubblicato nella raccolta La memoria della mia terra, a cura di Michele Campanini, Siena, Betti Editrice, 2013)

Bibliopolis: libri, foto e fantasia

Arma di... istruzione

Il bello della

Qual è la colonia fenicia più importante? Cartilagine!E quale fu la più terribile sconfitta che inferse ai Romani? Nella battaglia di Zanne!

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis sono un romanzo episco-pale di Foscolo.

Il re Francesco I, battuto e catturato nella battaglia di Pavia, fu sprigionato in seguito alla pace di Madrid del 1526.

Di quale poema è protagonista Orlando? La Chanson de Ronald! Da dove deriva l’immagine di Orlando che “per i suoi pec-cati tende il guanto a Dio”? Dalla boxe!

La Magna Grecia fu chiamata così da Alessandro Ma-gno dopo averla conquistata.

Quando legge del bacio che Gianduiotto dette a Ginevra, Paolo fa lo stesso con Francesca.

I Vandali invasero Roma rasandola al suolo.

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Le cose che contano: una ragazza a Gaza salva i suoi libri dopo un bombardamento

rerete il terreno come Dio comanda, allora avrete anche tenuto alto il livello di un saper fare, di una conoscenza che ha impiegato anni e secoli a precisarsi e le vostre buone pratiche contribuiranno ad una buona sintesi teorica che la scuola continuerà a travasare su chi verrà dopo di voi. Non si può dunque parlare di una biblioteca che non si rinnova: alla tradizione della conoscenza del passato la biblioteca allega continuamente lo svi-luppo della sintesi teorica della contemporaneità.C’è una rubrica in questo giornalino, che si occupa delle nuove proposte di acquisto. Allora dico a chi si azzarderà a fare tali proposte: occhio! Perché state partecipando al meccanismo di rilevazione e alla sintesi teorica di quel che avviene fuori dalle stanze di Sallustio. Con la vostra scelta di mettere a scuola un libro anziché un altro, contribui-rete alla sua sopravvivenza (talvolta immeritata) o sarete correi della sua morte (talvolta meritata). Se I Promessi Sposi non fossero stati letti da generazioni di ragionieri e di geometri (solo negli istituti tecnici i vecchi programmi imponevano la lettura manzoniana per due anni), pensa-te forse che quel romanzo sarebbe ancora così conosciu-to e così continuamente trasformato in pellicola cinema-tografica o televisiva? Pensate che sarebbe sufficiente la lettura pubblica di Benigni a salvare Dante se calasse l’at-tenzione scolastica su quell’immenso capolavoro? Attenzione dunque, Professori, a quel che mettete in pro-gramma del secolo scorso. Attenzione dunque, Allievi del Bandini, a quel che leggete e poi proponete di mette-re nella Biblioteca di Sallustio. Sarete causa di vita o mor-te degli autori. E guai se sopravvivono i libri sbagliati.

Antonio Vannini

continua dalla prima pagina

Non sono sicuro che questi corridoi intitolati a Sallustio ospitino solo attività strumentali a quella che sarà la vita futura, azioni preventive a quel che verrà, avvenimen-ti potenziali in vista di una realtà che si attuerà e troverà compimento solo nelle vostre vite adulte. C’è invece una realtà non solo potenziale anche nella vita giovanile. Può anche darsi dunque che i miei primi quasi sessant’anni di vita e i tanti altri decenni dei miei coetanei ben adulti an-che se non ancora decrepiti siano ora a cercare uno scopo per quel tempo che hanno vissuto prima e dopo la vostra nascita, come può darsi che questo senso e questo scopo del loro vivere e lavorare lo trovino in quel che stanno per consegnare ad altri prima della (speriamo) pensione. Non sono sicuro però che questa consegna avvenga tutta al di fuori di queste stanze dedicate a Sallustio o di quelle qui accanto dedicate a Galileo o nelle altre qui vicino intitolate a Tito, Enea Silvio, Guglielmo, Duccio, Caterina, Giovanni e Bettino. Divengo anzi ogni anno più sicuro, al momento del back to school, che tutto l’umano operare, che sia nel campo agricolo o in quello artistico, in quello letterario o in quello industriale, nell’amministrazione o nell’offici-na, oltre alla pagnotta quotidiana, produca contenuti che non possono andar perduti una volta tramontato il sole e che rimangono in vita nella trasmissione delle conoscen-ze. Come sarebbe che la scuola non deve essere travaso di conoscenze? Deve proprio esser questo, perché il resto è una funzione puramente strumentale, mentre il perdurare della conoscenza è il fine e la scuola è questo fine. Ogni volta che da ragionieri farete una buona pratica ammini-strativa o contabile, ogni volta che da geometri (lo so che ora i nomi sono cambiati, prima o poi li imparerò) misu-

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Librarsi

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” (Italo Calvino, Perché leggere i classici)

“Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere” (Gustave Flaubert, Lettera a Mille de Chantepie)

“Un libro deve essere l’ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi” (Franz Kafka, Lettera a Oskar Pollak)

“Chi legge lo stesso libro a distanza di anni ci passa sopra con diversa andatura e altri sentimenti. Come una partitura spetta a chi suona, così il libro è del lettore, affidato alla sua irripetibile esecuzione” (Erri De Luca, La musica provata)

“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo” (Malala Yousafzai, studentessa pakistana di 17 anni, Premio Nobel per la Pace 2014).

Impaginazione a cura di Lorenzo Sani (IV RIM)

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