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N N C A Campli la Settimana Santa oltre a essere un evento cristiano storicamente particolarmente sentito, è un momento cultura- le. Lo dimostrano il documentario intitolato “Processione del Venerdì Santo – una suggestiva antica tradizione di Campli” prodotto dal nostro foglio e la rappresentazione dal vivo de “La Passione” organizzata a Nocella dalla Parrocchia di Ss. Mariano e Giacomo. Il testo del documentario, qui riportato, è utile a capire il sen- so della Settimana santa a Campli: «La processione del Venerdì Santo camplese è tra le manife- stazioni della Settimana Santa più antiche della cultura reli- giosa abruzzese, così come le processioni del Cristo Morto a Chieti, del Lutto Rappresentato a Lanciano, della Sacra Spina a Vasto, della Madonna a Roccascalegna, dei Trinitae, della Madonna che scappa a Sulmona, del Venerdì Santo a L’Aquila, della Rappresentazione Vivente a Gesso Palena, della Desolata a Teramo e dell’annuncio della Resurrezione di Cristo a Corropoli. Da quando, poi, il Santuario della Scala Santa, con l’istituzione pontificia Paexitentiaria Apostolica del 14 gennaio 2002, ha ottenuto da Giovanni Paolo II l’esten- sione dei giorni d’indulgenza Plenaria a tutti i venerdì di Quaresima, oltre la conferma delle indulgenze storiche, la processione del Venerdì Santo a Campli acquisisce un valore particolare per cogliere meglio l’attesa e l’e- vento della Pasqua. La processione del Venerdì Santo camplese, di tradizio- ne medioevale, ha avuto, infatti, un nuovo impulso popolare con la costru- zione settecentesca del Santuario della Scala Santa (incentrato sul concetto evangelico della Passione di Gesù) insieme al diffondersi nello stesso secolo del culto Mariano dell’Addolorata. La processione camplese, anticamente gestita dalla Confraternita delle Sacre Stimmate di S.Francesco (la stessa che fece costruire la Scala Santa), si sviluppa in diversi momenti. Dall’interno del Duomo, il Cristo Morto scorta- to dagl’incappucciati con al seguito tutti i simboli della Passione, viene portato nell’antistante piazza. Dalla piazza i Giudei (gli incappucciati) muovono verso la chiesa di S.Paolo, attigua alla Scala Santa e in origine de- dicata alla Vergine Maria dei Sette Dolori. Annunciati dal suono di un tamburo e dalle note di una marcia funebre eseguita da un concerto bandistico, i Giudei si preparano a precedere la statua dell’Addolorata che esce dalla chiesa alla ricerca del Figlio. La statua viene portata a mano da donne vestite a lutto e seguita dalle giovani “pie donne”. Al suono della marcia funebre, la Madonna e il cor- teo raggiungono la piazza principale per cercare e ricevere, simbolicamen- te, il feretro del Cristo Morto, pianto da tutti gli affiliati delle varie confra- ternite del centro storico di Campli e dei quartieri di Castelnuovo e Nocella. Con toni drammatici e spettacolare solennità, dopo i canti della Veronica e della Maddalena, la liturgia del Venerdì Santo prende corpo nella processione vera e propria. Apre il corteo un suonatore di tamburo che batte lo strumento “a morte”. Poi sfilano gli in- cappucciati che illuminano il percorso con le fiaccole, i rappre- sentanti delle confraternite, i componenti della banda, il fere- tro del cristo morto portato dagli uomini deputati, i fedeli (oggi i bambini) con in mano i simboli della Passione, le “pie donne”, la statua della Madonna Addolorata sostenuta dalle donne in “lutto”, il popolo dei fedeli che alternano preghiere, “pianti” e canti popolari di antica liturgia. Il percorso tocca tut- ti i quartieri della città e una volta tornata in piazza la proces- sione si arresta. Il Cristo Morto viene riportato in Duomo e il corteo si chiude “riaccompagnando” la Madonna Addolorata nella chiesa di S. Paolo. L’impatto scenografico del corteo pro- cessionale nelle vie del centro storico camplese è notevole: il bruno della sera esaltato dalla fioca luce dei lumini poggiati sui muretti e i davanzali delle case, le coperte listate a lutto ap- pese alle finestre, le scene di commossa partecipazione degli anziani e dei malati al passaggio del corteo, il mormorio delle preghiere mescolato con il calpestio della gente, la marcia funebre del concerto bandistico, i canti devozionali dei fedeli, lo screpitio e i botti dei fuochi d’artificio artigianali danno vita alla drammatica rappresentazione sacra del Cristo Morto. Nella processione del Venerdì Santo camplese ci si riappropria della forza della comunità cristiana dove il senso del noi ha più valore dell’io, dove la parte- cipazione collettiva ha più valore della preghiera solitaria, dove le vicende unitarie hanno priorità su quelle personali. Quella del Venerdì Santo è la Processione della Rappresentazione, del dispiegamento dei simboli e dei suoni. Evento destinato a coinvolgere tutta la cittadinanza e il circondario in un corteo solenne, riccamente articolato, alla presenza di tutte le autori- tà, religiose e civiche, sottolineata dai colori, dalle vesti e dagli stendardi delle confraternite e dall’echeggiare, per le vie cittadine del suono delle marce funebri e dei canti solenni e struggenti. Nelle prime ore della matti- na seguente, giorno del Sabato Santo, nella chiesa di S. Paolo le donne camplesi danno vita a un altro aspetto devozionale e penitenziale del cul- to Mariano, fanno visita alla Madonna Addolorata per “l’adorazione alla Desolata”. Queste forme di pietà popolare sono pregne di significati e sim- boli legati alla fede e al credo cristiano». La manifestazione di Nocella è la prima volta che si organizza nel borgo camplese, ma in realtà si tocca alla IX edizione, perché realizzata nel comu- ne di S. Egidio alla Vibrata con la partecipazione di diversi giovani nocelle- si. Il senso religioso della Pasqua può aiutare ad abbattere l’ostilità che c’è in ognuno di noi e lasciare che nel nostro “io” prevalga il buono. Buona Pasqua. Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it e-mail:[email protected] CAMPLI NOSTRA NOTIZIE Anno X - Numero 46 - Speciale Pasqua 2012 La Settimana Santa a Campli Lu prèdde nôve Fôre la cchjse àrde lu fùche benedatte. S’appicce la lùce e tutte ardàndre cantènne. Lu prèdde arrive su all’addàre, se guàrde attòrne e vàte nu tavulone sanza ninte. Nu poche ‘mbarazzàte addùmanne : “ma qui non si usa benedire il cibo pasquale??” La ggende s’aruàrde ddaccàpe a ppìte e una a una arriesce da la cchjse e come pè miracule sopre a lu tavulone appare na tuàje arcamàte, lì spianàte addubbàte, l’ôve pettùrate e lu gnìlle profumàte! Lu prèdde dìce “adesso possiamo cominciare!” S’appecce li lùce su all’addare, sòne li campàne e… ..alleluj alleluj Gesù è r’sort! Lara augura Buona Pasqua Piane della Nocella CAMPLI (TE) CAMPLI (TE) a Piane della Nocell C N N CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

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NNCA Campli la Settimana Santa oltre a essere un evento cristianostoricamente particolarmente sentito, è un momento cultura-le. Lo dimostrano il documentario intitolato “Processione delVenerdì Santo – una suggestiva antica tradizione di Campli”prodotto dal nostro foglio e la rappresentazione dal vivo de“La Passione” organizzata a Nocella dalla Parrocchia di Ss.Mariano e Giacomo.Il testo del documentario, qui riportato, è utile a capire il sen-so della Settimana santa a Campli:«La processione del Venerdì Santo camplese è tra le manife-stazioni della Settimana Santa più antiche della cultura reli-giosa abruzzese, così come le processioni del Cristo Morto aChieti, del Lutto Rappresentato a Lanciano, della Sacra Spina aVasto, della Madonna a Roccascalegna, dei Trinitae, dellaMadonna che scappa a Sulmona, del Venerdì Santo a L’Aquila,della Rappresentazione Vivente a Gesso Palena, della Desolata a Teramo edell’annuncio della Resurrezione di Cristo a Corropoli. Da quando, poi, ilSantuario della Scala Santa, con l’istituzione pontificia PaexitentiariaApostolica del 14 gennaio 2002, ha ottenuto da Giovanni Paolo II l’esten-sione dei giorni d’indulgenza Plenaria a tutti i venerdì di Quaresima, oltrela conferma delle indulgenze storiche, la processione del Venerdì Santo aCampli acquisisce un valore particolare per cogliere meglio l’attesa e l’e-vento della Pasqua. La processione del Venerdì Santo camplese, di tradizio-ne medioevale, ha avuto, infatti, un nuovo impulso popolare con la costru-zione settecentesca del Santuario della Scala Santa (incentrato sul concettoevangelico della Passione di Gesù) insieme al diffondersi nello stesso secolodel culto Mariano dell’Addolorata. La processione camplese, anticamente gestita dalla Confraternita delleSacre Stimmate di S.Francesco (la stessa che fece costruire la Scala Santa), sisviluppa in diversi momenti. Dall’interno del Duomo, il Cristo Morto scorta-to dagl’incappucciati con al seguito tutti i simboli della Passione, vieneportato nell’antistante piazza. Dalla piazza i Giudei (gli incappucciati)muovono verso la chiesa di S.Paolo, attigua alla Scala Santa e in origine de-dicata alla Vergine Maria dei Sette Dolori. Annunciati dal suono di un tamburo e dalle note di una marcia funebreeseguita da un concerto bandistico, i Giudei si preparano a precedere lastatua dell’Addolorata che esce dalla chiesa alla ricerca del Figlio. La statua viene portata a mano da donne vestite a lutto e seguita dallegiovani “pie donne”. Al suono della marcia funebre, la Madonna e il cor-teo raggiungono la piazza principale per cercare e ricevere, simbolicamen-te, il feretro del Cristo Morto, pianto da tutti gli affiliati delle varie confra-ternite del centro storico di Campli e dei quartieri di Castelnuovo e

Nocella. Con toni drammatici e spettacolare solennità, dopo i canti dellaVeronica e della Maddalena, la liturgia del Venerdì Santo prende corpo

nella processione vera e propria. Apre il corteo un suonatore ditamburo che batte lo strumento “a morte”. Poi sfilano gli in-cappucciati che illuminano il percorso con le fiaccole, i rappre-sentanti delle confraternite, i componenti della banda, il fere-tro del cristo morto portato dagli uomini deputati, i fedeli(oggi i bambini) con in mano i simboli della Passione, le “piedonne”, la statua della Madonna Addolorata sostenuta dalledonne in “lutto”, il popolo dei fedeli che alternano preghiere,“pianti” e canti popolari di antica liturgia. Il percorso tocca tut-ti i quartieri della città e una volta tornata in piazza la proces-sione si arresta. Il Cristo Morto viene riportato in Duomo e ilcorteo si chiude “riaccompagnando” la Madonna Addoloratanella chiesa di S. Paolo. L’impatto scenografico del corteo pro-cessionale nelle vie del centro storico camplese è notevole: ilbruno della sera esaltato dalla fioca luce dei lumini poggiatisui muretti e i davanzali delle case, le coperte listate a lutto ap-

pese alle finestre, le scene di commossa partecipazione degli anziani e deimalati al passaggio del corteo, il mormorio delle preghiere mescolato conil calpestio della gente, la marcia funebre del concerto bandistico, i cantidevozionali dei fedeli, lo screpitio e i botti dei fuochi d’artificio artigianalidanno vita alla drammatica rappresentazione sacra del Cristo Morto. Nellaprocessione del Venerdì Santo camplese ci si riappropria della forza dellacomunità cristiana dove il senso del noi ha più valore dell’io, dove la parte-cipazione collettiva ha più valore della preghiera solitaria, dove le vicendeunitarie hanno priorità su quelle personali. Quella del Venerdì Santo è laProcessione della Rappresentazione, del dispiegamento dei simboli e deisuoni. Evento destinato a coinvolgere tutta la cittadinanza e il circondarioin un corteo solenne, riccamente articolato, alla presenza di tutte le autori-tà, religiose e civiche, sottolineata dai colori, dalle vesti e dagli stendardidelle confraternite e dall’echeggiare, per le vie cittadine del suono dellemarce funebri e dei canti solenni e struggenti. Nelle prime ore della matti-na seguente, giorno del Sabato Santo, nella chiesa di S. Paolo le donnecamplesi danno vita a un altro aspetto devozionale e penitenziale del cul-to Mariano, fanno visita alla Madonna Addolorata per “l’adorazione allaDesolata”. Queste forme di pietà popolare sono pregne di significati e sim-boli legati alla fede e al credo cristiano». La manifestazione di Nocella è la prima volta che si organizza nel borgocamplese, ma in realtà si tocca alla IX edizione, perché realizzata nel comu-ne di S. Egidio alla Vibrata con la partecipazione di diversi giovani nocelle-si. Il senso religioso della Pasqua può aiutare ad abbattere l’ostilità che c’èin ognuno di noi e lasciare che nel nostro “io” prevalga il buono. BuonaPasqua.

Trimestrale d’attualità, arte e cultura dell’Associazione Campli Nostra www.camplinostranotizie.it • e-mail:[email protected]

CAMPLI NOSTRA NOTIZIE

Anno X - Numero 46 - Speciale Pasqua 2012

La Settimana Santa a Campli

Lu prèdde nôveFôre la cchjse àrde lu fùche benedatte.

S’appicce la lùce e tutte ardàndre cantènne.Lu prèdde arrive su all’addàre, se guàrde attòrne

e vàte nu tavulone sanza ninte.Nu poche ‘mbarazzàte addùmanne :

“ma qui non si usa benedire il cibo pasquale??”La ggende s’aruàrde ddaccàpe a ppìte

e una a una arriesce da la cchjsee come pè miracule sopre a lu tavulone appare

na tuàje arcamàte, lì spianàte addubbàte,l’ôve pettùrate e lu gnìlle profumàte!

Lu prèdde dìce “adesso possiamo cominciare!”S’appecce li lùce su all’addare, sòne li campàne e…

..alleluj alleluj Gesù è r’sort!Lara

augura

Buona Pasqua

Piane della NocellaCAMPLI (TE)CAMPLI (TE)

aPiane della Nocell

C N NCAMPLI NOSTRA NOTIZIE

C N NAnno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012pagina 2

La crisi in atto checolpisce gli italianifa aumentare il di-vario tra i più ricchie i più poveri, conl’aggravante di pe-nalizzare soprattut-to i giovani. Secondo un’indagi-ne sui bilanci dellefamiglie italiane del

2010 condotta dalla Banca d’Italia, il redditomedio familiare in termini reali è risultato in-feriore a quello del 1991. Dopo vent’anni astare peggio sono le rendite di famiglie conun capofamiglia non laureato e residenti nelSud e nelle Isole. Peggio ancora sono le fami-glie degli immigrati con redditi inferiori del45% circa a quelle degli italiani. Il reddito procapite, nell’ambito del nucleofamiliare, in vent’anni è cresciuto del 15,7%per i lavoratori indipendenti o autonomi,

dell’11,5% per i pensionati e, solo, del 3,3%per i lavoratori dipendenti. Il reddito da lavo-ro dipendente, rimasto immutato negli ultimidue anni, ha una media pari a 16.559. Quelloda lavoro indipendente ha una media pari a20.202 euro, però, a fronte di 43 ore lavorati-ve settimanali circa rispetto alle 37 circa dellavoro dipendente.Il 10% delle famiglie più ricche, in Italia, pos-siede il 45% della ricchezza netta familiaretotale (44,3% nel 2008). La differenza tra ric-chi e poveri è in costante aumento: il 14,4% èla quota dei poveri, cioè quelli che vivono conmeno della metà del reddito medio (tra i cit-tadini stranieri la quota sale al 40%).L’Italia è sempre più lontana dagli standarddell’Europa e si avvicina paurosamente aquelli dell’America centrale e settentrionale,dove le differenze economiche sono semprepiù marcate.Il termometro della diseguaglianza si chiama“coefficiente di Gini”, che misura la distribu-

zione della ricchezza (redditi più patrimoni). Ilvalore 0 indica il massimo dell’uguaglianza, ilvalore 1 il massimo della disuguaglianza.Attualmente in Italia questo indice è alto 0,62e risulta in crescita rispetto alle precedenti ri-velazioni. Ma se ci si limita solo alla misura-zione dei redditi, l’indice scende allo 0,33.Questo indica che la grande differenza tra ric-chi e poveri in Italia è data dai grandi patri-moni molto più che dal lavoro.

La Banca d’Italia fotografa il reddito degli italiani

Crescono i poveri ma i ricchi sono sempre più ricchi

Gli italiani sempre più pigri e poveri cambia-no le abitudini anche a tavola. La conseguen-za è l’abbandono della dieta mediterranea el’aumento dei cittadini in sovrappeso. Conmeno soldi gli italiani cercano il risparmio an-che negli alimenti, così le verdure, gli ortaggie la frutta tendono a scomparire dalla tavola. Questa è la situazione del Paese per gli esper-ti dei Centri Adi, l’Associazione italiana di die-tetica e nutrizione clinica. Più specificamentesi indica un calo dei consumatori giornalieri dipasta, pane, riso, frutta e formaggi.

Secondo l’Istat, negli ulti-mi dieci anni, in Italia hacontinuato a salire la per-centuale di persone so-vrappeso o obese. Al pri-mo posto della classificadi crescita dell’obesità, simantiene il Molise(14,4%), al secondol’Abruzzo (12,8%) a se-guire Emilia Romagna eCalabria, Puglia, Vald’Aosta, Campania eSardegna. StabiliBasilicata, Lazio, Sicilia,Marche, Friuli VeneziaGiulia che si attestano at-torno al 10,5% . Le regio-ni meno grasse sono

Lombardia, Umbria, Veneto, Piemonte,Toscana e Liguria.L’italiano medio per risparmiare sulla spesa ri-corre sempre più spesso al discount, con il ri-sultato dell’acquisto di prodotti spesso iperca-lorici. “La colpa dell’aumento dell’obesità -riassume Giuseppe Fatati, presidente dellafondazione ADI, è colpa in parte della crisieconomica che costringe a rinunce, in partedella disinformazione e delle abitudini che so-no cambiate”.Gli anziani soli sono più saggi nell’alimenta-zione. Un over 64 destina il 21% della spesamensile agli alimentari contro il 19,1% di unacoppia con due figli. Una coppia over 65 spen-de quasi il 22% per l’alimentazione contro il14,4% di una coppia under 35.L’indagine ISPO su “Italiani e alimentazione”,evidenzia - spiega ancora Fatati - come in ge-nerale il termine alimentazione sana e corret-ta significhi per gli abitanti del bel paese “va-ria, equilibrata e povera di grassi”; due su trefra gli intervistati dichiarano di seguirla quoti-dianamente, però poi si scopre che solo unitaliano su quattro sa che il giusto apporto ca-lorico non deve superare le 2000 calorie al

giorno e solo 7 su cento sanno che la percen-tuale di calorie derivate dai grassi è di circaun terzo.A livello di abitudine gli Italiani sono cambia-ti: fanno una buona prima colazione, spessoconsumata al bar, mentre il pranzo delle 14non è considerato il pasto principale (consu-mato sul posto di lavoro o sempre più spessoal bar e alla tavola calda).La cena così diventa il pasto principale dellagiornata, col rischio di trasformarsi in un’ab-buffata pericolosa, troppo spesso anticipataanche da un aperitivo.L’obesità comporta problemi alla salute dellepersone, per questo una giusta informazionealimentare e uno stile di vita sano e misuratomigliorerebbero non poco lo stile di vita diognuno e, alla lunga, a risparmiare le finanzedi ogni tasca, a cominciare da quella delloStato.

Gli Italiani abbandonano la tradizionale “dieta mediterranea”

Con la crisi economica cresce anche l’obesità

C N N Anno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012 pagina 3

Anche quest’anno, il MiBAC partecipa allaFesta della donna rendendo omaggio all’uni-verso femminile. L’iniziativa nasce con l’inten-to di sensibilizzare il pubblico nei confrontidelle opere d’arte, che da sempre hanno mes-so in risalto la figura femminile, in qualità dimusa ispiratrice, ma vuole soprattutto valoriz-zare le donne che hanno dato e continuano adare il loro prezioso contributo all’arte.Il Museo Archeologico Nazionale di Campli in

ambito delle iniziative culturaliMiBAC per la Festa della Donna haorganizzato la mostra “Il piacere dipiacere - Archeologia e realtà”. La mostra, inaugurata l’8 marzo dalDirettore Glauco Angeletti alla pre-senza del Sindaco GabrieleGiovannini e del Preside MaurizioPaolillo, rimarrà aperta fino al 14aprile 2012, con il seguente orario:9,00-20,00 (ingresso per la visita all’interoMuseo 2 euro, gratuito fino a 18 anni e oltre i65 anni). All’inaugurazione, cosi Angeletti si è rivolto airagazzi della scuola media presenti: «A cele-brare la Festa della Donna, nel Museo cam-plese, si espongono materiali lontani per tem-po e tecniche di realizzazione ma comuninello scopo: adornare la bellezza femminile. -Ha poi continuato - Nell’approfondimento dei

confronti tipologici balza evidente, adistanza di XXIV secoli, il ritornare dielementi comuni quali bracciale rigi-do di notevoli dimensioni e peso,orecchini, anelli, bracciali multiformie collane che coprono ed attirano,con forme e colori vivaci, l’attenzio-ne sul corpo e l’universo femminile».Nella mostra sono esposti esempitecnici della lavorazione a “fusione a

cera persa” e gli oggetti finiti di raffinata bi-giotteria, prodotti dallo stilista Cavalli. I mo-derni gioielli di Roberto Cavalli sono messi aconfronto con quelli Italici rinvenuti nella ne-cropoli di Campovalano, in modo specularequasi a suggellare una cultura dell’esserefemminile immutata nei millenni.La mostra è correlata di un documentario inDVD, prodotto dal Museo stesso.

Nicolino Farina

Al Museo Archeologico Nazionale di Campli la Mostra “Il piacere di Piacere - Archeologia e realtà”

La cultura dell’essere femminile immutata nei millenni

La nuova fotografia dell’Italia resa nota a gen-naio dall’Istat è quella che emerge dal rappor-to “Noi Italia 2012: 100 statistiche per capire ilpaese in cui viviamo”. I dati emersi sonopreoccupanti: solo 6 persone su dieci lavorano,la percentuale dei giovani che non hanno unimpiego né lo cercano è fra le più alted’Europa, oltre 3 milioni di persone vivono incondizioni di povertà assoluta. Più otto milionidi persone vivono in condizioni di povertà re-lativa. In Italia un giovane su cinque non lavo-ra e non studia. Nella fascia di età compresa fra i 20 e i 64 an-ni, sei persone su dieci, risultano occupate. Ledonne che lavorano sono in netta minoranzarispetto agli uomini: sfiorano il 50%. NelMezzogiorno quasi un lavoratore su cinque èirregolare. L’Italia spende poco per la ricerca, rispetto alresto d’Europa: solo l’1,26% del Pil nel 2009. Ilrisultato è meno investimenti, meno ricercato-

ri e meno laureati. Solo un italiano su 3 pratica sport. Meno dellametà della popolazione legge almeno un libroin un anno. Poco più di un italiano su due leg-ge un quotidiano almeno una volta a settima-na. Gli italiani destinano ai consumi culturalisolo il 7% della loro spesa. Tra le attività cultu-rali più gettonate dagli italiani c’è il cinema: losceglie il 53,7 per cento della popolazione chedichiara di esserci andata almeno una voltanel corso dell’anno. Seguono visite a musei emostre.Gli acquisti a rate nel Sud sono il dop-pio che al Nord. Aumenta la spesa sanitariapubblica rispetto al 2009. L’Italia nel 2010 haspeso oltre 1.900 euro annui per abitante. Laspesa pubblica sale a circa 115 miliardi di euro,pari al 7,4% del Pil, anche se resta inferiore ri-spetto a quella di altri paesi europei. All’inizio del 2011 gli immigrati sono quasi 5milioni, oltre il 7% del totale dei residenti. Glistranieri rappresentano meno del 10% della

forza lavoro, ma il tasso di occupazione degliemigranti supera quello degli italiani: 67% afronte del 60,6%.L’Italia si colloca tra i paesi a bassa natività con1,41 figli per donna secondo le stime del 2010.A livello europeo è il quarto paese per dimen-sione demografica. Al primo gennaio 2011 re-gistra 144,5 anziani ogni 100 giovani e inEuropa solo la Germania presenta un indice divecchiaia più accentuato.Una Nazione che non riesce a garantire il lavo-ro ai giovani, in minoranza rispetto al restodella popolazione, deve far riflettere sul valo-re delle scelte dei governi degli ultimi decenni.

Col dossier dell’Istat “Noi Italia 2012” la nuova fotografia dell’Italia

Più poveri e giovani senza lavoro

Dopo anni d’infinite lungag-gini il Bocciodromo diPiancarani diventa una strut-tura a servizio della comunitàcamplese, gestito sapiente-mente dall’associazione spor-tiva dilettantistica “Città diCampli”. Inaugurato nel2009, con alcune gare delcampionato italiano, la strut-tura sportiva comunale dedicate al gioco del-le bocce, è tra le migliori della provincia.Attraverso l’operato del presidente LoretanoMoretti, l’associazione è riuscita a trasformareil bocciodromo come punto di ritrovo non so-lo sportivo ma anche per attività ricreative e

sociali: il Cenone diCapodanno e il torneo delGioco del Cucù ne sono unesempio.Naturalmente l’attività preva-lente è quella sportiva che ve-de l’associazione attiva in piùcampionati di bocce.Particolarmente curata è l’at-tività giovanile maschile e

femminile.Preparati da Sebastiano Barbieri, un luminaredelle bocce a livello internazionale, i ragazzipossono svolgere l’attività sportiva a titologratuito, fino a 18 anni (le ragazze senza limi-te d’età).

Domenica 22 gennaio, per i più piccoli, sonoiniziate le prime gare del campionato nazio-nale ragazzi che si svolge tra Marche eAbruzzo. Due giovani della società si sono giàdistinti in campionati nazionali giocati neicampi di tutta l’Italia, con ottimi risultati.Sono: l’allievo Mattia Camaione di 15 anni e ilragazzo Aron Rocchetti di 14 anni.Artefice principe delle performance giovaniliè Sebastiano Barbieri, trentacinquenne tera-mano di origini camplesi, 5 volte Campioned’Italia e medaglia doro ai Word Game inGermania. Tra i 32 giocatori italiani di catego-ria A1, la maggiore riconosciuta in ambito in-ternazionale, Barbieri oltre ad essere tra i mi-gliori giocatori e istruttori in Italia, èimpegnato anche nella promozione del giocodelle bocce in ambito internazionale. Non acaso nel bocciodromo camplese, il 29 e 30marzo scorso, è stato organizzato un incontroesibizione della Nazionale femminile Russacontro una rappresentanza femminile abruz-zese, e un incontro amichevole tra le societàParsec Mosca e Città di Campli. Incontri termi-nati con una cena sociale organizzata semprenell’ambito della struttura sportiva diPiancarani.Il bocciodromo di Piancarani, oggi è una real-tà sportiva e sociale del Comune di Campli.Un’opportunità per formare giovani e diverti-re adulti e anziani. Le persone di mezza etàtrovano nell’attività fisica del gioco delle boc-ce un momento ricreativo e distensivo da tra-scorrere al di fuori delle pareti domestiche.I giovani che praticano questo sport, impara-no autocontrollo e concentrazione perchéogni lancio richiede equilibrio mentale e ar-monia fisica, sforzo muscolare e capacità sta-tiche, controllo cinematico e tecnica dinamica,calcolo metrico e precisione balistica, strate-gia di gioco e abilità intuitiva per portare laboccia al “punto” o al “volo”.

Nicolino Farina

Nel corso dei secoli le bocce hanno spesso persoe riacquistato popolarità. Alcuni manufatti de-gli antichi Egizi risalenti al 3500-4000 a.C. raffi-gurano un gioco molto simile alle bocce, men-tre altre testimonianze relative alle bocce sonostate rinvenute nelle sculture e nei dipinti fune-rari dell’età dell’oro in Grecia. All’inizio dell’etàcristiana si praticava uno sport molto simile aquesto nelle Alpi italiane: alcune pietre veniva-no lanciate in direzione di un’altra pietra chefungeva da obiettivo, non necessariamente neltentativo di colpirla, ma piuttosto di avvicinarvi-si il più possibile. Le bocce erano uno dei principali passatempidei soldati romani. Le pietre vennero infine sostituite da palle, chedi solito non venivano lanciate, ma fatte rotola-re. I Romani diffusero questo gioco in tuttol’impero e da esso presero vita giochi simili co-me il bowling su prato, il gioco dei birilli e lapetanque.Questo sport nella sua forma odierna venne re-so popolare da Giuseppe Garibaldi durante l’u-nificazione d’Italia. Il gioco delle bocce deve ilsuo nome alla parola latina “bottia” che signifi-ca palla. Gli emigranti italiani diffuserole bocce negli Stati Uniti. New York e SanFrancisco furono le prime città in cui il gioco di-

venne più popolare grazie alla consistente pre-senza di italo-americani.Dalla fine dell’Ottocento è entrato a far partedella scena sortiva internazionale, ma solo nel1991 è stato introdotto per la prima volta neiGiochi mondiali e ancora non riesce ad entraretra le competizioni olimpiche.Questa attività ottenne il riconoscimento nel1926, sotto l’egida del C.O.N.I.. Da questo mo-mento le varie associazioni di bocciofile riusci-rono a riunirsi in un’unica organizzazione, conun regolamento unitario.Inizialmente il gioco di bocce veniva delimitatoin uno spazio rettangolare da quattro assi, sot-to i pioppi o soffocato tra case lontano dai queiluoghi chiusi di osterie rumorose e buie.Veniva considerato, già da allora, un gioco paci-fico e societario perché non c’è sport che al paridi esso che presenti le maggiori o migliori occa-sioni di incontri umani .Il gioco delle bocce è ormai uno sport autenti-co. È sport in quanto gioco che esige uno sforzofisico e piena padronanza dei propri muscoli edei propri nervi. È sport in quanto competizio-ne che pone uomo contro uomo, squadra con-tro squadra, in un’armonica fusione di spiritoagonistico, di abilità e di intelligente impiegodei propri mezzi.

C N NAnno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012pagina 4

Bocce: un po’ di storia

A Piancarani il bocciodromo diventa un luogo di socializzazione e incontro

Persec Mosca contro Città di Campli

C N N Anno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012 pagina 5

curare il nostro giardino vuol dire prendersi cura delle nostre piccole gioie quotidiane. Affidarlo a mani esperte e appassionate vuol dire mantenerlo più duraturo e più bello.

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(con tecniche di tree climbing per alti fusti e palme)

La Cattedrale di Campli si è arricchita di unanuova opera d’arte. Domenica 26 febbraio don Antonio Mazzitti,parroco di S. Maria il Platea, ha benedetto ildipinto su tavola collocato sull’altare del SacroCuore. Si tratta di una pala d’altare dedicata aS. Gabriele dell’Addolorata, realizzata dall’ar-tista camplese Luca Farina che da diversi anniopera nell’ambito dell’attività di promozionedi arte sacra della Fondazione Stauros.A 150 anni della morte del Santo protettored’Abruzzo, la comunità camplese ha volutodare un segno tangibile della devozione a S.Gabriele.L’idea dell’opera, infatti, è nata quando i PadriPassionisti hanno donato al popolo campleseuna reliquia del Santo durante l’evento del-l’accoglienza dell’urna di S. Gabriele nellaCattedrale di S. Maria in Platea.Ispirato a una parabola di Matteo (13, 31-33),Luca Farina ha concepito la figura del Santo in

una forma arborea perché un piccolo seme di-venuto albero può dare rifugio e conforto atanti uccelli. Nel dipinto, infatti, si legge lascritta in greco e italiano: “È simile a un chiccodi senape”.La bozza e la realizzazione dell’opera sonostate seguite da: don Filippo Lanci della Curiateramana, Giuseppe Bacci direttore artisticodello Stauros e Alessandra Morelli storica del-l’arte collaboratrice dello Stauros. L’opera moderna è stata collocata nell’altaresettecentesco in sostituzione di una statua ingesso della metà del Novecento raffigurante ilSacro Cuore di Gesù. Statua che don PasqualeDel Paggio aveva fatto collocare attraverso lacostruzione di una nicchia la cui struttura è vi-sibile sui muri esterni della chiesa.L’altare è quello realizzato da Pietro FrancescoCanturio, maestro di scuola comacina nato nelTicino in Svizzera, che intorno al 1769 lavorò esostò a Campli per cinque mesi, insieme alle

proprie mae-stranze.Il connubio tral’opera moder-na di figurazio-ne essenziale,sintetica e diret-ta, e l’altare tar-do Barocco riccodi virtuosismi evistosità, offreun colpo d’oc-chio magnificoche permette direalizzare unsenso critico utile a percepire meglio il valoreartistico e architettonico dell’intera maestosachiesa.Concetto, per certi versi, già sperimentato sualtri due altari della stessa chiesa, sempre sot-to la cura della fondazione Stauros.

Una moderna opera figurativa di Luca Farina impreziosisce un altare barocco della Cattedrale

Dipinto di S. Gabriele a Campli

La casa editrice Piccola Città di Roseto degliAbruzzi, ha pubblicato da poco Ritratti e pro-tagonisti nella storia della città, Roseto degliAbruzzi 1860-2010, una raccolta degli scrittiche Arnaldo Giunco ha pubblicato in questianni nello “Spazio della memoria” della rivi-sta Piccola Città.«Un libro – scrive nella presentazione del vo-lume don Pietro Cappelli – che raccoglie la vi-ta di personaggi legati ad un territorio è cer-tamente una traccia della storia di quelterritorio e quindi un lodevole ricordo che vaben oltre la semplice commemorazione del-l’accaduto e il riportare alla luce situazioni eaccadimenti, forse poco noti se non sconosciu-ti ai più. Offre al tempo stesso la possibilità,soprattutto a chi è più giovane e quei person-aggi non li ha conosciuti, né ha vissuto glieventi ad essi legati, di cogliere da essi un po’di luce che aiuti a decifrare meglio il presente

e, perché no, a crescere». Ritratti e protagonisti nella storia di Rosetodegli Abruzzi che rappresentano uno stru-mento utile per capire l’evoluzione storico-so-ciale della città.I contributi dello storico non hanno trattatosolo la storia della città, ma la vita degli uomi-ni che l’avevano vissuta, uomini e donne daricordare, capaci di sacrifici, eccellenze ed en-tusiasmi da renderli protagonisti in varicampi, dallo sport all’arte, dall’imprenditoriaalla politica. Uomini e donne che con le loroscelte hanno dato un contributo notevole allacrescita di Roseto e dell’intera provincia.Giunco, memoria storica di Roseto, quindi, ali-menta questo concetto con racconti di grandespessore storico-sociale, frutto di attentericerche e indagini svolte con scientificità epassione.Il libro di Arnaldo Giunco è il risultato di un

cammino fatto insiemealla rivista, cresciutoconsapevolmente neltempo e negli anni.L’autore stesso scrivein un articolo del gen-naio 2009: «Ma arrivaun momento della vitain cui ciascuno devefare i conti su le vestigia degli antichi padri». Arnaldo Giunco è nato a Campli, città con cuiha mantenuto un rapporto speciale tanto dadedicargli due pubblicazioni: L’asino e il sale.La storia delle storie di Campli (1995) e L’altraipotesi, l’umorismo ebraico. La storia dellestorie su Campli ( 1999).L’autore ha anche pubblicato RenatoMolinari. Dal fascismo alla Resistenza la co-erenza degli ideali (Marna 2002).

Anna Farina

Lo storico camplese Arnaldo Giunco pubblica un nuovo libro

Ritratti e protagonisti della storia di Roseto dal 1860 al 2010

C N NAnno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012pagina 6

Giovanni Di Giannatalenon finisce di stupire.Nel malloppo della postaquotidiana arriva sul miotavolo il suo ultimo lavo-ro, che la benemeritaEditrice Ricerche eRedazioni pubblica in unaveste nitida e gradevo-le. Il titolo, La scuola chefu. Fatti e personaggidella scuola teramanatra ‘800 e ‘900. Sono di-ciotto saggi che coprono

il periodo intercorrente dal 1864 al 1969.Sono episodi della vita culturale della città edei movimenti studenteschi teramani. Le fontid’archivio parlano un linguaggio diverso dal-l’immagine oleografica e del libro Cuore deinostri nonni e bisnonni. La vita ferveva.Scoppiavano scandali. Corruzione, contesta-zioni e scioperi si alternavano ad apparentiperiodi di tranquillità provinciale. Ci troviamoimpreparati se ci affidiamo ai testi che ci han-no propinato un’Italietta umbertina inneg-giante ad atti di eroismo, di amor patrio, dibontà deamicisiana. Certo nei profili di DiGiannatale non mancano personaggi di singo-lari capacità professionali e di onestà intellet-tuale, sia teramani che ospiti, inviati dal go-verno centrale in commissioni d’esame ed’inchiesta per fatti e episodi di particolaregravità. Il volume raccoglie una serie di artico-li e di saggi apparsi su giornali e riviste locali,corredati di una fondamentale e ricca biblio-grafia, utile per future ricerche e approfondi-menti.Quello che sorprende in questa vasta gammadi studi è la ricerca lunga, metodica e, direi,completa delle fonti archivistiche. L’archivio èla sede di lavoro quotidiano del preside DiGiannatale. Ma quello che maggiormente stu-pisce nei suoi saggi è la freschezza del detta-to, dello stile agile, limpido, elegante. La ten-tazione dello storico è quella di usare spessoun linguaggio non dico arcaico, ma desueto,fino a diventare incomprensibile, certo nongodibile e vicino al parlato. Nulla di tuttoquesto nei saggi di Di Giannatale.Le citazioni di fonti adite e inedite si inserisco-no con naturalezza in un discorso fluido e lu-cido, anche quando si aprono le parentesi perun chiarimento essenziale, dovuto.I personaggi delle istituzioni e del mondo del-la scuola teramana sono spesso uomini di al-tra cultura umanistica e scientifica. Si pensi al-la presenza a Teramo del filosofo AntonioLabriola (1843-1904) per presiedere alle dueinchieste su gravi episodi nell’Istituto tecnicoe nel Liceo classico; al filosofo RomualdoBobba (1828-1905) di Vercelli; all’insigne lati-nista dell’università di Messina, canonico LuigiIlluminati (1881-1962), presidente della com-missione agli esami di maturità, che si svolseroa Teramo nel 1952, fatto segno per la sua se-verità a una fitta sassaiola, da sfiorare la vestetalare, da un gruppo di studenti respinti.In conclusione, l’acribia che Di Giannatale hadimostrato in questo volume, l’onestà intel-lettuale di servire la verità storica, anchequando costa qualcosa, la sensibilità criticanelle conclusioni al suo discorso sono pregi in-defettibili di una prodigiosa attività trenten-nale di ricerca in campi specifici e emblematicidella scuola teramana tra Otto e Novecento.

Antonio Di Felice

La scuola che fu

A L’Aquila si è presentato il secondo volumedei “Quaderni di Archeologia” intitolato “Lemacerie rivelano - L’Aquila 6 aprile 2009 - LaCattedrale dei Santi Massimo eGiorgio e il Rosone inedito diSanta Giusta”.Il 2 marzo, presso la salaBenedetto XVI dell’IstitutoSuperiore di ScienzeReligiose, in via dei Coccia(località Torretta), oltre aisaluti delle autorità, sonointervenuti: LucianoMarchetti, Vice CommissarioDelegato per la Tutela deiBeni Culturali; Andrea Pessina,Soprintendente per i BeniArcheologici dell’Abruzzo;Antonella Leopardi, Storico dell’ArteMiBAC Ufficio V.C.D.T.B.C.; Vincenzo TorrieriArcheologo Ufficio V.C.D.T.B.C.; Carlo Gizzigiornalista Regione Abruzzo, moderatore.Il libro si propone come aggiornamento del

catalogo degli elementi architettonici ineditirinvenuti a L’Aquila durante i lavori di rimo-zione delle macerie della Basilica di S. Maria

di Collemaggio e della chiesa di SantaMaria a Paganica edito nel 2010.

Questo secondo lavoro proponei ritrovamenti inediti e i recu-

peri di opere conosciute an-cora sepolte nelle maceriedella Cattedrale dei SantiMassimo e Giorgio e dellavicina chiesa di SantaGiusta. Come scriveVincenzo Torrieri, curatore

dell’opera e protagonistascientifico del lavoro di recu-

pero: «In entrambi gli edifici re-ligiosi sono tornati alla luce impor-

tanti elementi scultoreo-architettonici,di cui si era persa traccia fisica e memoria chearricchiscono il quadro artistico-culturale me-dievale e rinascimentale della città e del com-prensorio aquilano».

Secondo volume sugli elementi architettonici inediti rinvenuti a L’Aquila

Le macerie rivelano

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Importante convegno a Campli per capire qualisono i reali rischi sismici sul territorio dei Montidella Laga e più specificamente dei MontiGemelli. Intitolato “Terremoto io non rischio -Pericolosità Naturali e governo del terremoto”,il simposio ha dato modo all’Amministrazionecamplese di anticipare i contenuti del “PianoComunale della Protezione Civile”. Come han-no spiegato Il sindaco Giovannini e il Vice-sin-daco Di Stefano, un depliant illustrativo delPiano verrà distribuito a tutti gli abitanti delComune di Campli che così saranno informatisu tutte le procedure di comportamento e icentri di accoglienza in caso di calamità. In ambito provinciale, il piano è uno dei primi

realizzati e sicuramente utile per il futu-ro. Il Sindaco, infatti, ha ricordato comedal suo insediamento ha dovuto occupar-si in un modo empirico di emergenze come ilterremoto del 2009, l’alluvione del 2010 e laneve 2012.A livello scientifico nel corso del convegno sisono avvicendati tre luminari: il geologo LeoAdamoli, il dott. Alessandro Venieri e il dott.Fabrizio Galandini. Quest’ultimo, che appartie-ne all’I.N.G. V. (Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia), ha illustrato le “caratteristichesismo tettoniche dell’Appennino centrale conparticolare riferimento al settore teramano eall’area dei Monti Gemelli”.

Al convegno sono intervenuti anche l’on.Tommaso Ginoble, il consigliere regionalePeppino Di Luca, l’assessoreprovinciale Vincenzo Falasca, gli assessori co-munali Fiorà e Mariani, il Corpo Forestale, laCroce Rossa e la Protezione Civile di Campli, ilpresidente dell’Ordine dei Geologidell’Abruzzo Nicola Tullo.Al termine, il sindaco Gabriele Giovannini,ha consegnato gli attestati ai partecipanti alrecente corso di formazione della ProtezioneCivile.

A Campli un convegno sulla pericolosità naturale e governo del sisma

Terremoto io non rischio

In questi giorni, a seguito di lavori che do-vrebbero essere finalizzati alla ricostruzionedella pista ciclabile (il condizionale è d’obbli-go visto che nell’area di cantiere non è pre-sente il cartello esplicativo dei lavori), ilTorrente Vezzola è stato preso d’assalto dalleruspe che, direttamente nell’alveo, stanno di-struggendo la vegetazione delle sponde, pro-cedendo ad una canalizzazione del torrente.Per l’ennesima vota si interviene su un corsod’acqua della nostra provincia senza alcun cri-terio naturalistico, ma neppure ingegneristi-co, visto che tali interventi si ripetono ognidue o tre anni senza alcun reale vantaggio inordine alla messa in sicurezza delle acque. Gliunici vantaggi sono evidentemente per chiprogetta tali opere e per chi le realizza, di-struggendo un ecosistema naturale e spen-dendo inutilmente soldi pubblici.Nel farlo si va contro le stesse disposizioninormative regionali e nazionali che prevedo-no interventi di tutt’altro genere e vietano diprocede alla distruzione della fascia vegeta-zionale lungo i fiumi.“Più volte, negli ultimi anni, il WWF è interve-

nuto denunciando la distruzione di fiumi etorrenti che vengono completamente deviati,risagomati e privati della vegetazione”, di-chiara Dante Caserta, consigliere nazionaledel WWF Italia. “Le medesime critiche a que-sto tipo di opere sono arrivate anchedall’Ordine degli Architetti e dall’Ordine deiGeologi. Mentre una serie di professoridell’Università di L’Aquila hanno evidenziatola dannosità di operare in questo modo.Pubblicamente abbiamo chiesto più volte alleamministrazioni che autorizzano tale tipo diinterventi di trovare l’occasione per un con-fronto tecnico su come operare sui corsi d’ac-qua. Nessuno, infatti, pensa che non si possao debba rendere più sicuri fiumi e torrenti,ma è certo che operare in questo modo è inu-tile e dispendioso”.Interventi come quelli che si stanno facendoin questi giorni sul Torrente Vezzola, infatti,oltre ad essere assolutamente inutili in caso dipiena (anzi peggiorano la situazione perchél’acqua acquista maggiore velocità nei trattiprivi di vegetazione), sono estremamentedannosi per il fiume stesso che viene privato

della funzione depurativa svolta dalle piante,aumentando così il carico inquinante che arri-va al mare e determina poi i noti problemi al-la balneabilità.Il quadro che offre in questi giorni quello chedovrebbe essere il parco fluviale del Vezzola èdesolante: il torrente viene devastato, lestrutture presenti sono in totale abbandono eriempite di scritte, un tratto della pista ciclo-pedonale viene asfaltato senza alcun motivo(altri soldi pubblici spesi inutilmente), la spor-cizia è ovunque, l’antica Fonte della Noce èoggetto di vandalismo …Possibile che noi teramani non siamo in gradodi conservare nulla? Possibile che non si riescaad ottenere dall’amministrazione comunaleun minimo di cura e gestione di quel poco dipatrimonio naturale rimasto in città?

Comunicato stampa del WWF di Teramo

Torrente Vezzola: continua la distruzione!

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Il romanzo ha un incipit fulminan-te “Mi chiamo Viviana e sto permorire” a cui fa seguito l’abbassa-mento della tensione narrativa,che trova subito una nuova misuranella voce della protagonista chediventa piana, sussurro, melodiache predispone all’ascolto.Il racconto incanta, scivola lentodando il tempo di assorbire atmo-sfere, ritmi e accadimenti. Questa narrazione non potrebbeavere altra cifra: lo stile aderisceal racconto come un guanto allamano.La prima sfida vinta è la plausibili-tà della voce. Durante la lettura ci si dimenticache il romanzo, svolto da un io narrante fem-minile, è opera di uno scrittore. L’Autore riescecon grande maestria a dar conto delle emozio-ni, dei colori e dei toni del sentire al femmini-le, fino alla descrizione del desiderio sessuale.Una grande prova di scrittura e di controllo del-la materia narrativa.Il romanzo prende le mosse dalla volontà dellaprotagonista, malata terminale di tumore, diraccontare la propria vita, di lasciare la propriatraccia.Viviana comincia a scrivere la storia della sua vi-ta, domenica 10 ottobre 1999 - anno di fine se-colo e fine millennio, anno simbolico che segnaun passaggio, un prima e un dopo - e concludela sua fatica sette giorni dopo, la domenica 17ottobre. Una vita che da ordinaria diventa, adun certo punto, straordinaria. E questa dina-mica ordinario/straordinario è il vero cuore delromanzo, il motore generativo della narrativadi Roberto Michilli. Ma per chi scrivere la propria vita, si chiedeViviana? In fondo è la domanda che accompa-gna ogni scrittore. La risposta è una splendidadefinizione di letteratura, una delle più pro-fonde e vere che mi sia capitato di leggere:“Forse nessuno leggerà, ma quello che impor-ta è che ce ne sia la possibilità”, perché la vitaraccontata con “sincerità ed onestà sarebbe lamemoria vera dell’umanità”. Una definizioneche richiama la lezione del filosofo JacquesDerrida sulla relazione vita/morte e sulla fun-zione della scrittura.C’è un’altra riflessione di Viviana che contieneuna verità generale, quasi un epitaffio di que-sti tempi avvitatisi sui canoni delle apparenze esul primato della superficialità: “la bellezza èuna malattia mortale”. Qui Michilli ci consegnauna pagina che, al di là del romanzo, ci aiuta ariflettere su una parte della nostra, non del tut-to trascorsa, storia recente che ha alimentatomiti, sia pure di cartapesta, e nutrito sogni eambizioni di troppi giovani che hanno credutoe ceduto alle lusinghe delle apparenze e dellescorciatoie facili e leggere per arrivare al suc-cesso, o a quel che per tale veniva e viene spac-ciato.Le notizie del mondo e dal mondo arrivano aViviana, come echi lontani, scorrono come sot-totitoli.Basso controcanto, colonna sonora intermit-tente di un piano posto al di sopra o su un pia-no sempre più altro, il piano di fuori, l’altrovesenza più il suo dove.Altro elemento caratteristico della scrittura diMichilli è l’attenzione agli odori, l’attestazionedell’esistenza di altre piste che non incrociamo.Una labile presenza che arriva come onda, poisfugge, poi ritorna come bava di vento, presa-gio delle tante presenze che ci sfuggono, che

non vediamo, che non conosciamo.Attenzione agli odori che, per con-tro, ci ricorda la nostra distratta ac-quiescenza ad una terribile assen-za: ci siamo condannati a regalarcifiori che non odorano più.La banda musicale che suscita echid’infanzia, di una allegria semplicee piena, totale, che non ha incre-spature, che vive il tempo dell’ese-cuzione, che riempie le pieghe del-le ore e gli echi quelle degli anni, èun’altra presenza importante nellepagine di Michilli.Altro elemento caratteristico è ilmicrocosmo dell’ufficio, già rac-

contato in Desideri e ora indagato con gli “oc-chi” e la psicologia di una donna. Un nuovo rac-conto, uno sguardo d’angolo, diverso, unaposizione altra che offre una diversa visione.Il marito di Viviana, Ivan, è una figura defilatama precisa, che non scompare mai. Le sue vi-cende fanno da contrappunto a quelle diViviana. Il loro filo, cambia diversi colori e vibracon diverse forze di tensione, ma non si spezzamai. Una presenza, che sotto le apparenze di-messe, ha una sua forza e ed esprime la neces-sità della sua presenza. Una metafora delle se-conde possibilità della vita, l’occasione colta diun riscatto che ricostruisce la trama delle rela-zioni e delle opportunità.Viviana ascoltando Violetta cantare nellaTraviata la celebre aria che inizia con “E’strano” scopre che il centro dell’amore, il so-lo vero grande amore è quello in cui si ama e siè amati. Amare amando è il cerchio magico che riuniscele due unità esatte, la vera sezione aurea dellavita, il ricongiungimento delle due grammati-che del vivere, la sintesi dell’ordinario e dellostraordinario.Questa notazione ci conduce al centro del la-voro di Roberto Michilli, a quella che a me pa-re la sua tematica d’elezione, il suo terreno d’a-nalisi, il suo punto d’osservazione e cioè ladinamica ordinario straordinario. Queste sonoinfatti le due logiche, le due grammatiche checonvivono in una danza senza fine, cedendosireciprocamente il passo nelle scelte che deter-minano le vicende della vita. L’onda degli av-venimenti sale, si increspa la superficie, si flet-tono gli archi delle stabilità la cui rotturaannuncia il cambiamento, l’emergere di un de-siderio che impone la sua urgenza, la sua logi-ca, il suo equilibrio (perché c’è un equilibrio deidesideri e nei desideri), i suoi tempi. Il deside-rio sovverte l’ordine costituito, rompe le formee gli assetti precedenti, sconvolge la gerarchieconsolidate e si prepara a costruire un nuovo(provvisorio) equilibrio. Così il soprannaturale sovverte il naturale, lostraordinario sovverte l’ordinario; l’irrazionale,il non detto o il non dicibile conquista la sua lin-gua. Il continente ribollente- come la pentoladella maga- dei sentimenti trova lo sguardo cheli rivela. Il racconto accelera, cambia passo, si ribaltanogli assi che sorreggono le prospettive, si impo-ne l’altra faccia della vita. La lingua dei senti-menti che diventano dicibili è la cerniera, il con-fine tra i due emisferi. Questo andamento- che evoca la teoria pia-gettiana dello sviluppo psicologico e l’alter-nanza delle modalità di assimilazione e acco-modamento- caratterizza tutto il romanzo eregala spesso delle sorprese, come quando sco-priamo che il socio di un club privè è un impre-

sario di pompe funebri. Ma non si tratta dellariproposizione dell’abusato duello ErosThanatos, quanto di uno scarto della narrazio-ne dai binari prevedibili, l’elemento straordi-nario che rompe lo schema atteso.Un’altra delle caratteristiche importanti dellanarrativa di Michilli è la scelta di ambientare isuoi romanzi in una piccola città di provincia.Scelta felice questa perché, lungi da ogni enfa-si provincialistica o compiacimento localistico,permette di tratteggiare il particolare affrescosociale che restituisce le grandi coordinate ge-nerali e di leggere, in filigrana, i segni del tem-po storico nella mentalità, nelle motivazionidei comportamenti e nelle scelte dei perso-naggi del romanzo, tutti peraltro ben definitie la cui comparsa nelle pagine dipana con co-erenza il disegno complessivo del romanzo. La parte finale, il congedo della protagonista ciconsegna una grande domanda, che ha ali-mentato e alimenta fiumi dì’inchiostro: la mor-te è ordinaria o straordinaria? La risposta, nonfilosofica né trascendente è affidata ad unasplendida poesia i cui ultimi tre versi lasciano al-la umanissima ricerca del nome delle cose il so-lo filo possibile della memoria.Il libro ha una chiusura bellissima, degna del-l’incipit: un ultimo sussulto d’amore, il piccolo at-timo che fissa la sola eternità per noi possibile,la sola che possiamo pensare e perciò dire.La lettura ci chiede un po’ di quella ricchezzafinita, quella fonte non rinnovabile di vita cheè il nostro tempo. Ricchezza limitata e perciòpreziosa. La letteratura ci chiede vita, ma resti-tuisce vita: quella dei personaggi che diventa-no amici - a volte amici veri e reali più di altriin carne ed ossa - e quella di luoghi e tempi chediventano anche nostri. La letteratura, quellavera e necessaria perché rispetta questo pattoetico, ci chiede tempo e ci regala tempo; ci chie-de un po’ della nostra vita, ci regala un po’ divita per la nostra vita. Un buon libro rompe l’equilibrio preesistente e,a lettura finita, lo ricompone con l’apporto diuna nuova presenza. Il romanzo La più bella delreame fa proprio questo e per questo, cometutti i libri di Roberto Michilli, onora il patto eti-co fra scrittori e lettori.

Aut. Tribunale di Teramo - Registro Stampa n° 477 del 10/12/2002

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Periodico dell’Ass. CAMPLI NOSTRAPresidente Francesco D’Isidoro

CollaboratoriAntonio Alleva, Leandro Di Donato

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La direzione si riserva di apportare modifiche cheriterrà opportune. Gli originali non si riconsegneran-no. La responsabilità delle opinioni resta personale

anno X, numero 46, Speciale Pasqua 2012 (chiuso il 28 marzo 2012)

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Lo scaffale La più bella del reame di Roberto Michilli di Leandro Di Donato

C N N Anno X - Numero 46 Speciale Pasqua 2012 pagina 9

A righe, a quadretti di Leandro Di Donato

Grande entusiasmo intorno alla squadraCampli Basket “Nino Di Annunzio”, primanel Campionato di serie C regionale.Con il nuovo assetto societario, il coachRenato Castorina ha potuto contare su unroster di giocatori completo e competitivo.La competenza, l’esperienza e le qualitàumane dell’allenatore camplese hanno fattoil resto. La perfetta intesa creata tra giocato-ri d’esperienza ed emergenti, il gioco brillan-te dato dagli schemi di gioco d’attacco e di-fesa, studiati con perspicacia secondo lecaratteristiche degli atleti, e la carica agoni-stica hanno permesso alla squadra perfor-mance di grande valore sportivo in tutti i parquet d’Abruzzo e Molise.Il PalaBorgognoni sembra tornato ai fasti della serie B Eccellenza diqualche anno fa, gremito di pubblico entusiasta della propria squadra.

Il clou è stato l’incontro giocato contro laformazione della Vasto Basket, seconda inclassifica e decisa a riagguantare a Campli lasquadra locale al vertice della classifica. Èstata una partita epica con le due squadrescese in campo senza timori reverenziali, de-terminate a spendere ogni energia, ognigoccia di sudore, ogni canestro fino all’ulti-mo secondo di gioco. La gara è stata decisasolo dopo due tempi supplementari: la RenitCampli ha vinto in un tripudio di applausi eovazioni.Finire la regular season primi in classifica dàdiritto di giocare tutta la fase spareggi dei

play off con il fattore campo a favore.Allora forza Renit Campli, credici fino in fondo, prenditi la promozio-ne, i tuoi tifosi ti daranno la spinta extra per l’impresa.

foto Ambra Paesani

Il polmone della democraziaSiamo entrati nel quarto anno di una dellepiù gravi crisi economiche della nostra storia.La recessione morde in profondità le nostrevite e le nostre spese. Cambiamo gerarchie eabitudini, nel tentativo di predisporci al me-glio per affrontare un periodo, pare lungotutto questo anno, che gli esperti definisco-no molto difficile. In questo quadro, tra si-lenzi interessati e attenzioni attratte da altreurgenze, diversi giornali hanno cessato lepubblicazioni. La lista è, purtroppo, lungidall’essere completa. Il fondo per l’editoria,che in questi anni aveva garantito la loro esi-stenza e il pluralismo dell’informazione, nonè stato rifinanziato. Solo in questi giorni, do-po chiusure già avvenute e il rischio che altrevoci vengano costrette al silenzio, si sta final-mente muovendo qualcosa, ma in misura as-solutamente insufficiente. Si potrebbe osser-vare che in fondo non è poi così strano:chiudono aziende che fanno le camicie eaziende che editano giornali. Si potrebbe

aggiungere che la attraverso le maglie dellalegge sull’editoria, a volte, sono passati usiimpropri delle sue risorse. Ma i giornali nonsono come le camicie, il loro valore non è mi-surabile con il solo metro dei costi e dei rica-vi. La loro azione è fondamentale per ali-mentare la coscienza civile, vero motore diogni sviluppo. E poi andrebbero puniti gliabusi, non cancellate le norme. La ripresaeconomica, tanto invocata quanto ancoralontana, non sarà innescata solo da norme eda calcoli ma da un insieme di fattori sociali,economici e culturali. Le spinte sociali hannobisogno di un propellente speciale, la parte-cipazione dei cittadini, che a sua volta ali-menta il diverso e complesso formarsi di opi-nioni e convinzioni. La libera informazione èlo snodo, non riducibile, di questo percorso.E l’esistenza di un grande, diffuso, variegatotessuto di giornali e periodici è una ricchezzastraordinaria del nostro Paese, una risorsa in-sostituibile per qualunque ripresa economicache non può non fondarsi, prima di tutto e

innanzitutto, sulla vitalità delle passioni civi-li e sulla consapevolezza dei cittadini. Nel nostro piccolo, noi che non abbiamo maipreso né prendiamo soldi pubblici, siamouna tessera di questo grande mosaico e sen-tiamo il rumore terribile di spazi di libertà edi cultura che si chiudono, quando chiude ungiornale. Qualunque giornale. La diversitàculturale è non solo una ricchezza, ma laprecondizione per ogni progresso. La liberaopinione che i giornali rappresentano edesprimono, non può essere mutilata da nes-suna ragione economica, per quanto fonda-ta, pena la mutilazione della nostra libertà.Ecco perché speriamo che la lista delle mortidei giornali non si allunghi ulteriormente, eche presto possano tornare in edicola queigiornali che si sono dovuti arrendere.Rifinanziare il fondo per l’editoria è perciòutile e necessario, per noi, per ciascuno dinoi. I giornali sono il polmone della demo-crazia, e dei polmoni non possiamo fare ameno.

La Renit Campli Basket candidata alla promozione

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Carissimi amici, la quaresima quest’anno ci haimpegnati a studiare e ad approfondire il temadell’assistenza sanitaria, che é molto precarianon avendo sempre le strutture appropriateper le varie malattie che colpiscono i cittadini.Casi delicati qui a Parintins sono incamminati aManaus che dista un’ora in aereo, ma per lopiù si viaggia in nave per circa venti ore.Il tema proposto dalla ConferenzaEspiscopale “Fraternità e Salute Pubblica”con il lemma “Che la salute si diffonda su tut-ta la terra” trova appoggio di ogni persona,perché la salute é vita e tutti vogliamo una vi-ta bella, sana e serena come si deduce dall’in-vocazione “dacci il pane quotidiano”, inclu-dendo i farmaci quando i mali colpiscono ilfisico. Il Signore proporziona questi beni atutti, dicendo “dominate la terra e soggioga-tela”, beni che però la società é restia a farliarrivare a tutti.Ecco allora l’intervento della Chiesa perché icittadini siano coscienti dei loro diritti e dove-ri. Così stimola ad una vita salutare e a sensibi-lizzare le persone a servire i malati nelle loronecessità, ad assisterle con carità cristiana, adorganizzarsi per discutere i problemi dimenti-cati dalle autorità sanitarie e a trovarne solu-zioni , specie per le aree dove non esistonostrutture fisiche di ospedali e cliniche o per lasostituzione di apparecchiature antiquate eforniture di nuove con medici specializzatinelle varie aree della medicina.Quest’azione di noi cattolici porta il nome di“Pastorale della Salute”, che agisce con i citta-dini per promuovere la salute e la vita con di-gnità, guardando a Gesù Cristo che stette sem-pre a lato dei più bisognosi, in particolare deipoveri e degli ammalati. Essa promuove l’azio-ne evangelizzatrice di tutto il popolo che pro-muove, guarda con attenzione, difende e cele-bra la vita. E il documento di Aparecida

completa: “La pastorale della salute é la rispo-sta alle domande sulla vita, come sulla soffe-renza e la morte, alla luce della morte e risur-rezione di Cristo” (n.89). La nostra diocesi,interpretando le condizioni difficili di chi é col-pito dai mali, nel 1976 ha costruito un ospeda-le dedicandolo a P. Colombo che perse la vita

in un incidente stradale e vari ambulatori fu-rono fondati a Barreirinha, Maués eNhamundá e nel rione Palmares in Parintins eil PIME istituì una clinica per lebbrosi ed altremalattie infettive; anche le barche dei Padridiventavano ambulatori fluttuanti.Infelicemente queste strutture oggi presenta-no limiti considerevoli e non hanno acquistatograndi miglioramenti lungo gli anni.Lungo la storia, c’é stato un cristiano, CamilloDe Lellis, che fondò un ordine religioso, i cuimembri portano il suo nome, “Camilliani”.Lui, abruzzese, iniziò a Roma nel secolo XVIun’opera che si sparse in tutto il mondo diret-ta a chi soffre, in speciale a chi é abbandona-to, perché aveva fatto esperienza di una ma-lattia che lo accompagnò tutta la vita, consofferenza fisica e morale. Così volle testimo-niare l’amore di Cristo verso gli ammalati,

sensibilizzato dalle parole del Maestro: “Eromalato e mi hai visitato... ogni volta che haifatto questo al più piccolo dei miei fratelli, èa me che l’hai fatto” (Mt 25,36.40). Lo Stato brasiliano, sensibile ai problemi dellasalute dei suoi cittadini, ha creato nel 1988 ilSistema Unico di Salute (SUS) a favore di tuttii brasiliani e di chi è venuto a vivere nelPaese. Si calcola che il Sistema raggiunge il75% della popolazione. E’ comprensibile checi siano ancora deficienze, per cui bisogna ri-flettere su tale problema per agire per unprogramma più ampio e di qualità.Il cittadino è molto sensibile al problema del-la salute. Però non sempre trova accoglienza,per cui non pochi evitano di cercare cure me-diche, abbandonandosi alla sorte. O ricorren-do a medicinali chiamati “caseiros” (fatti incasa), liquidi o solidi, estratti da cortecce di al-beri, foglie (come si usava anticamente: dallefoglie di questi alberi si fanno medicine: Ez47,12), legno o piante erbacee, semi... e sonomolto benefici; interpellano anche “benze-deiros” (fattucchieri), che pregano e benedi-cono per allontanare malanni, eliminare cal-coli dai reni, colesterolo e diabete orafforzare il sangue contro l’anemia... E con-fesso che anch’io ne faccio uso…Ricordo con simpatia la visita che feci ad unadonna malata, chiusa nella sua casetta di pa-glia perché non entrassero gli spiriti maligniLa trovai distesa su di un letto, tutta ricopertada polvere nera. Mi fu spiegato che la polvereera da sparo (per armare cartucce) per allon-tanare il demonio che voleva portarsi via l’a-nima della donna.Sorridendo mi dissi: “ Purtroppo non conosco-no San Benedetto da Norcia!” che lotta colmaligno scacciandolo dal moribondo.Le nostre comunità stimolano la pastoraledella salute che porta conforto a chi é colpito

Dall’Amazzonia il racconto di P. Benito Di Pietro

“Che la salute si diffonda su tutta la terra”

P O E S I AIl gatto in un appartamento vuoto

Morire - questo a un gatto non si fa.Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?Arrampicarsi sulle pareti.Strofinarsi tra i mobili.Qui niente sembra cambiato,eppure tutto è mutato.Niente sembra spostato, eppure tutto è fuori posto.E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,ma non sono quelli.Anche la mano che mette il pesce nel piattinonon è quella di prima.

Qualcosa qui non cominciaalla sua solita ora.Qualcosa qui non accadecome dovrebbe.

Qui c’era qualcuno, c’era,poi d’un tratto è scomparsoe si ostina a non esserci.

In ogni armadio si è guardato.Sui ripiani si è corso.Sotto il tappeto si è controllato.Si è perfino infranto il divietodi sparpagliare le carte.Che altro si può fare.Aspettare e dormire.

Che lui provi solo a tornare,che si faccia vedere.Imparerà allorache con un gatto così non si fa.Gli si andrà incontrocome se proprio non se ne avesse voglia,pian pianino,su zampe molto offese.E all’inizio niente salti né squittii.

Omaggio a Wisława Szymborska

Wisława Szymborska(Premio Nobel 1996)

da LA GIOIA DI SCRIVERE - Adelphi 2009

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da mali, spesso lasciato da solo. Noi missionariinterveniamo con l’assistenza spirituale, mapure suggerendo un trattamento convenien-te al caso. Del resto in teologia ricevemmo al-cuni principi di medicina e poi con la nostracultura classica riusciamo spesso a diagnosti-care i mali più semplici.Ripenso al tempo (per 17 anni) in cui davo as-sistenza sacerdotale ai cristiani di Nhamundà.Costatando la precarietà sanitaria, non essen-

doci né clinica né medico, ma appena un in-fermiere autonomo, mi vidi nella necessitá difarmi “medico” sia nell’isola che nei villaggi ea fare del battello un pronto soccorso. Dopo illavoro religioso e sociale, parlavo con chiavesse qualche malanno di facile interpreta-zione e gli davo la medicina, contro la in-fluenza, i dolori reumatici, le infezioni intesti-nali, la verminosi... I farmaci arrivavano incasse con container dall’Italia. Quelli che ri-chiedevano specializzazioni, li ripassavo all’o-spedale diocesano. Questa assistenza l’ho con-tinuata per dieci anni anche quando fuitrasferito a Parintins nella Madonna diLourdes, compresi i villaggi, ed ebbi pure unacollaboratrice infermiera di Como per due an-ni. Trovandomi ora al Sacro Cuore, ho smessoquesta attività diretta, disponendo la città dimolte farmacie, due ospedali e vari “postimedici” (ambulatori), questi chiusi però il sa-bato e la domenica, con medici e infermieri.L’assistenza agli infermi fa parte integrantedella nostra carità insegnata da Gesù, per cuili visito in ospedale o in casa e porto il confor-to cristiano.La salute è un diritto di tutti. Porta beneficio

fisico, sociale e spirituale per cui deve trovareogni assistenza da parte delle istituzioni pub-bliche.“Una buona salute non è solo mancanza dimalattie, è vita vissuta in tutte le dimensioni:personali e sociali”, scriveva Papa GiovanniPaolo II. L’attività pastorale deve agire su talelinea: combattere le malattie e favorire la vitanella sua realizzazione perché “sia piena e inabbondanza”, come ci chiede Gesù (Gv 18,10).Lo spirito quaresimale che viviamo è abba-stanza sentito e il tema della “salute” lo raf-forza. Le celebrazioni liturgiche vedono unabuona presenza di fedeli, specie nella ViaCrucis che si fa ogni venerdì. Le pastorali sonoin piena attività. Quella della catechesi si dis-tacca tra le altre in positivo, con 520 alunni e45 catechisti.L’atmosfera quaresimale un giorno è stata in-terrotta da un invito fatto da un transatlanti-co olandese, Prinsedam, perché alcuni ragazzidella nostra catechesi visitassero la nave cheospita circa 800 turisti. Di queste navi ne pas-sano in certi periodi dell’anno una alla setti-mana provenendo da Miami e fanno tappa inquesta città, ancorando nel mezzo del rio del-le Amazzoni.Siamo andati in 21 con scialuppe, identificatiuno per uno all’entrata. Per me non é statauna novità avendone visitate altre. Ma i ra-gazzi sono rimasti sbalorditi usando l’ascenso-re fino all’undicesimo piano, ammirando dal-l’alto la città, le rive del fiume maestoso, laforesta impenetrabile, correndo lungo i corri-doi ricoperti da tappeti colorati, curiosandonella sala del comandante e del timoniere,scherzando con turisti sorridenti e balbuzian-do qualche parola straniera, divertendosi conloro nella sala giochi, sempre guidati da unagiovane interprete paziente e stimolante.Dopo tre ore, un gustoso pranzo con dessertha chiuso l’avventura, ognuno portandosi atracollo uno zainetto con materiale scolastico.Un “obrigado” (grazie) gridato all’unisonocon un battimano clamoroso é stato il salutofinale. Diceva Benigni: “La vita é bella!”.Cari amici, vi mando un abbraccio forte e l’au-gurio che la vittoria di Gesù Cristo vi dia gioiae vi faccia guardare al futuro con speranza divivere bene.

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La Redazione si congratula con laredattrice Anna Farina, neo dot-toressa in Management eComunicazione d’Impresa, per ilbrillante risultato conseguito eformula gli auguri più cari per ilraggiungimento dei prossimi tra-guardi personali e professionali.

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Pancrazio è un altro illustre espo-nente della eletta schiera deiPalma. Nasce a Campli il 22 giugno 1781da Giampalma , dottore di leggi, eda Violante Iannetti. Fratello diNiccola, il maggiore storico dellateramanità, è educato nello stessoambiente e con gli stessi principi.Intrapresa la carriera militare, ap-pena diciottenne, nel 1799, parte-cipa all’assalto di Ancona come te-nente delle “masse” del DeDonatis, al seguito delle truppeborboniche. Non contento dei metodi delPrete Brigante, come il De Donatis è chiamatocomunemente, e forse non del tutto insensi-bile a certi principi di Napoleone, finito il ser-vizio militare, riprende la vita civile.Con impegno e serietà si dedica agli studi. Nel1807 sposa Irene Bibbi, da cui non ha figli, e sitrasferisce a Teramo nella casa della moglie.Anche il fratello Vincenzo si sposa con una te-ramana, Sinforosa Pompetti Riccanale (dellafamiglia di Sant’Anna dei Pompetti) e acqui-sta una casa a Teramo vicina, se pur non con-finante, a casa Bibbi. Nel 1808, quando l’atrofratello Niccola diventa canonico dellaCattedrale aprutina e da Campli si trasferiscea Teramo, compra per sè e il padre anzianouna casa contigua alle due dei fratelli. Il papàGiampalma preferise, però, abitare nella suacasa camplese, mentre l’ultimo dei fratelli,Emanuele, va ad abitare a Masseri, villa diCampli e luogo originario dei Palma.Con la venuta a Teramo di Niccola le tre casedei fratelli sono ristrutturate e riunite in ununico grande complesso, in stile neoclassiconapoletano con la facciata imponente che an-cora oggi si ammira in via Niccola Palma.La facoltosa famiglia Palma per prima aTeramo apre un “salotto”, punto d’incontrodella cultura e della mondanità cittadina. Lesei finestre sulla facciata principale danno lu-ce ai salotti contigui in cui ricevere gli ospiti.La sorella Barbara, una delle poche donne deltempo a proseguire gli studi, mantiene un ap-prezzato salotto letterario. In questo modo lafamiglia Palma si integra velocemente nel tes-suto culturale e nell’ambiente cittadino.Pancrazio, Vincenzo (direttore dei Dazi regi),e Niccola apportano nuovo vigore e linfa vita-le alla vita pubblica e culturale di Teramo.Fino al 1812 i registri di famiglia sono compi-lati dal fratello Niccola, poi Pancrazio diventaamministratore di gran parte del patrimoniodi famiglia e da questo momento dedica mol-to del suo tempo allo studio e alle cure dellaprediletta agricoltura. Contemporaneamentesi avvia con determinazione alla vita pubblica,per farsi protagonista del progresso e, per dir-la con le sue parole, «della prosperitàdell’Abruzzo».Nel 1814, poco più che trentenne, esordiscenella vita pubblica come componente di unacommissione per le strade. Nel 1817 è elettoconsigliere provinciale. Nel 1821 è presidentedel consiglio distrettuale, deputato delle operepubbliche, presidente del consiglio provinciale. Sindaco di Teramo, nel 1822, accoglie solen-nemente a Porta San Giorgio, Gaspare delBufalo, il futuro santo.Socio onorario e corrispondente della Societàeconomica di Teramo, ne diventa Presidente.Pancrazio partecipa attivamente a tutto quel-

lo che a livello culturale e civile siorganizza d’importante a Teramo.Si fa promotore di una raccolta difondi per sistemare un quadro chel’amico pittore Giuseppe Bonolisdona alla città natale. Entra a farparte di una commissione di vigi-lanza della biblioteca “MelchiorreDelfico”. Compila gli statutidell’“orto botanico” di cui curaanche il buon andamento. Diventaispettore delle scuole. Ricopre al-tre cariche negli uffici pubblici enelle opere pie di Teramo, distin-

guendosi per capacità e sapere. Nonostantegli impegni derivanti dalle numerose carichepubbliche, non tralascia mai il grande amoreper i campi. Quando, già debilitato nel fisico per il diabe-te, attenua la sua frenetica attività civica, co-mincia a scrivere.Pubblica nel 1837 “Osservazioni sulla prospe-rità della provincia del primo Abruzzo ulterio-re” e nel 1840 “Memoria sulla moltiplicazionee coltura degli alberi, nella provincia diApruzzo ultra 1”.In qualità di Presidente, dona le due opere al-la Società economica.Negli ultimi anni della vita porta a termine il

“Compendio della storia civile del Prepuzio,detto nei suoi bassi tempi Aprutium, al pre-sente compreso nel distretto di Teramo”.Opera che fa appena in tempo a rileggere ecorreggere prima della stampa.Muore nel 1850 mentre il tipografo cominciaa stampare i primi fogli del “Compendio”.Quella del “Compendio” risulta l’opera mag-giore di Pancrazio e, anche se non ha l’impor-tanza della “Storia” del fratello Niccola, percontenuto ed elevatezza d’intenti permettedi dare a Pancrazio un posto eminente tra glistorici abruzzesi del XVIII e XIX secolo. Con lasua ultima opera, Pancrazio fa conoscere lastoria dell’Abruzzo teramano «ai meno facol-tosi», facendo un’importante opera di propa-ganda e diffusione. Finalità alquanto rara,nella metà dell’Ottocento.Per le prime due opere citate, “Osservazioni” e“Memoria”, nel 1909 l’ingegnere NorbertoRozzi così si esprime: «possono dirsi ispirate daprincipi che sono tutt’altro che errati. Per moltiproblemi che interessano l’agricoltura, le indu-strie e l’avvenire istesso della nostra regione viè additata la soluzione: e ripetiamo che le ideedel Palma, sebbene non di ieri, troverebberoanche oggi delle applicazioni».Grazie al ritrovamento dell’originale mano-scritto del “Compendio” per opera del profes-sor Fioravanti, nel 1925 il pronipote Giovanni

Palma fa ristampare l’opera integrandola delle«mutilazioni» dell’«odiata censura borbonica».Giovanni Palma nella presentazione pubblica-ta sulla ristampa dell’opera completa del pro-zio, intitolata “Storia civile del Pretuzio”, ri-porta un esempio a tal proposito: «Il Palma[Pancrazio], dopo aver ricordata la nota lapi-de degli antonellisti, il motto relativo ed ilfatto a cui si riferisce scrive: “Quanto differen-ti erano le epigrafi che i liberi e ben gover-nanti camplesi incidevano nelle facciate delleloro case, forse dello stesso secolo! Eccone al-cune rimaste: Patriae esto fidelis. Pacem sem-pre inquisito. Moderata durant».Evidentemente il nobile pensiero del Palma,allusivo alla libertà e al buon governo, non ègradito al revisore borbonico.Teodoro Mommsen, nella sua opera“Inscriptiones regni napolitani latinae”, stam-pata a Napoli nel 1852, ricorda: «UltimusPancratius Palma libello de Interamnia inscrip-tiones ita inseruit, ut ante editas ex Delfico etPalma repeteret, his subiceret paucas postearepertas».In un manoscritto inedito di Francesco Rozzi,compilato tra il 1841 e il 1855, recentementeritrovato e pubblicato in anastatica nel 2005col titolo “Campli Città dell’Immacolata – ine-dito manoscritto di Francesco Rozzi”, è citatoPancrazio Palma per una sua testimonianzadiretta. Pancrazio, infatti, descrive il miracolodelle lacrime di sangue scese dal viso dellastatua dell’Immacolata Concezione venerata aCampli, davanti a una folla di fedeli. In unanota il Rozzi scrive: «La seguente narrazionestorica da questo numero I° sino al IV inclusi-vo, e dal numero I° che incomincia il 4Gennaio 1841 fino a tutto l’VIII è del Ch. D.Pancrazio Palma».Questa testimonianza inedita e insolita aiutaa capire la profonda fede di Pancrazio che ècomune a tutti i componenti della famiglia.

Opere• PANCRAZIO PALMA,

Osservazioni sullaprosperità dellaprovincia del pri-mo Abruzzo ulte-riore, offerte allaSocietàEconomica dellastessa, Teramo,TipografiaAngeletti, 1837.

• PANCRAZIO PALMA,Memoria sullamoltiplicazione ecoltura degli al-beri nella provin-cia di Apruzzo I°, Teramo, Tipografia Angeletti,1840.

• PANCRAZIO PALMA, Compendio della storia civile delPretuzio detto nei suoi bassi tempi Aprutium,Teramo, G. Marsili, 1850.

• PANCRAZIO PALMA, Sulla restaurazione del Porto diPescara, in Il Gran Sasso d’Italia, a. IV, n. 12, 15giugno 1841.

• PANCRAZIO PALMA, Poche riflessioni sulla restaura-zione del porto-canale di Pescara, in Il Gran Sassod’Italia, a. V, n. 10, 15 maggio 1842.

• PANCRAZIO PALMA, Opere complete con note ed ag-giunte di Giovanni Palma (1781-1850), Teramo, G.Fabbri, 1912.

• PANCRAZIO PALMA, Storia civile del Prepuzio - Dallostato primitivo dell’Abruzzo e delle origini dellacittà di Teramo fino ai primi anni del secolo XIX,Teramo, G. Fabbri, 1925.

Personaggi di Campli

Pancrazio Palma, protagonista del progresso Aprutino di Nicolino Farina

Anna Pepe ci ha lasciato al-l’improvviso, stroncata da uninfarto, mentre passeggiavanel centro storico della suaamata Teramo. Il territorioAprutino perde una signoradi lettere e arti, un’inse-gnante in pensione impe-gnata e attenta alla valoriz-zazione della cultura nellapropria città. Una donnache, negli anni, ha promossobattaglie civili e difeso la Teramanità, semprein prima fila per l’affermazione dellaDemocrazia e il ricordo dei caduti dellaResistenza Teramana. Anna era figlia di Alberto Pepe, Medagliad’Argento alla Memoria, Capitanod’Artiglieria teramano impegnato sul fronteslavo, morto di stenti il 3 Aprile 1945, dopo ladeportazione e la prigionia nazista, nel cam-po di concentramento di Unterluss, nei pressidi Amburgo”.Moglie di Sandro Melarangelo, artista edesponente di spicco della cultura teramana,madre di Alberto, consigliere e segretario co-munale del Partito Democratico, e Marino, ar-

tista invitato ad esporre nel-l’ambito dell’ultima edizio-ne della Biennale diVenezia, Anna Pepe è stataanimatrice del premio di fo-tografia cinematografica“Di Venanzo” come Vice-presidente dell’AssociazioneCulturale “Teramo Nostra”.In questa veste l’ho cono-sciuta quando ho partecipa-to ad alcune trasmissioni te-

levisive a Teleponte promosse da “TeramoNostra”. In queste occasioni ho sperimentatoin prima persona il suo senso critico, il mododi provocare la riflessione e la gentilezza difondo che l’ha sempre contraddistinta.Anna ha lottato con tenacia e forza per l’af-fermazione dei valori della Resistenza, dellaCostituzione della Repubblica, dell’emancipa-zione femminile, della cultura e storia tera-mana, lasciando un “seme” sul cuore di tantiamici e amiche. Alla famiglia Melarangelo vanno le sentitecondoglianze della redazione di CampliNostra Notizie.

Nicolino Farina

Addio Anna Pepe, donna simbolo della “Teramanità”

Mariangela Pucci è una gentile e bel-la ragazza che condivide con sempli-cità tutte le vicende culturali e ri-cheative della nostra cittadina. Nellapiccola cittadina e nel suo borgo diNocella, una volta quartiere diCampli, conosciuta da tutti vive co-me tante altre ragazze della sua età(è nata nel 1980), ma Angela non èuna ragazza qualunque, lei ha intra-preso una strada d’eccelleza: la ricer-ca scientifica. In pratica oggi la dot-toressa Angela Pucci può essereconsiderata una scienziata perchésvolge un lavoro di ricerca presso l’Universitàdegli Studi di Teramo Dipartimento di ScienzeBiomediche Comparate Sezione di Biochimica.Già prima il conseguimento del titolo diDottore di Ricerca in Biotecnologie dellaRiproduzione, presso l’Università degli Studi diTeramo, del gennaio 2011 Mariangela avevaacquisito attività di ricerca:Aprile2010/aprile 2011: titolare di una borsadi studio post-lauream nell’ambito del proget-to dal titolo “Sviluppo ed applicazione di siste-mi analitici per l’analisi del rischio e delcontrollo ufficiale degli OGM”, presso il dipar-timento di Scienze Biomediche ComparateGennaio 2008/gennaio 2011: Dottorato diRicerca in Biotecnologie della Riproduzione.Laboratorio di “Biochimica e BiologiaMolecolare” diretto dal Prof. MauroMaccarrone, Dipartimento di ScienzeBiomediche Comparate, Università di Teramo,Italia.Aprile/dicembre 2010: Assegni Regionali perAttività di Ricerca e Alta Formazione in discipli-ne tecnico-scientifiche con priorità alla compo-nente femminile (Interventi previsti nell’ambitodel Progetto Regionale speciale multiasse “Retiper la Conoscenza e l’orientamento tecnico-scientifico per lo Sviluppo della competitività -Re.C.O.TE.S.S.C. - P.O.R. 2007-2013). Gennaio/giugno 2008: Assegni Regionali perAttività di Ricerca e di Alta Formazione in ma-

terie tecnico-scientifiche con prio-rità assoluta alla componente fem-minile (Intervento previsto nell’am-bito del progetto regionaleformazione tecnico scientifica -P.O.R. 2006 - Linea d’interventoIC4E).2006-2007: Attività di ricerca pres-so il laboratorio di “BiologiaCellulare” diretto dalla Prof.ssaSandra Cecconi, DipartimentoScienze e Tecnologie Biomediche,Università degli Studi dell’Aquila.La nostra scienziata ha anche parte-

cipato alla realizzazione delle seguenti pubbli-cazioni scientifiche:Catanzaro G, Battista N, Rossi G, Di TommasoM, Pucci M, Pirazzi V, Cecconi S, MaccarroneM. Effect of capacitation on the endocannabi-noid system of mouse sperm. Mol CellEndocrinol. 2011 Jun 25.Gironi M, Pasquariello N, Franchi S, Pucci M,Martinelli-Boneschi F, Solaro C, Centonze D,Martino G, Sacerdote P, Maccarrone M.Cannabinoid Receptor and N-acylPhosphatidylethanolamine Phospholipase D -Evidence for Altered Expression in MultipleSclerosis. Brain Pathol. 2011 Jun 24. Pucci M, Pirazzi V, Pasquariello N, MaccarroneM. Endocannabinoid signaling and epidermaldifferentiationEur J Dermatol. 2011, 21(1):29-34.Bari M, Tedesco M, Battista N, Pasquariello N,Pucci M, Gasperi V, Scaldaferri ML, Farini D,De Felici M, Maccarrone M. Characterizationof the endocannabinoid system in mouse em-bryonic stem cells. Stem Cells Dev. 2011,20(1):139-47. Oddi S, Fezza F, Catanzaro G, De Simone C,Pucci M, Piomelli D, Finazzi-Agrò A,Maccarrone M. Pitfalls and solutions in assay-ing anandamide transport in cells. J Lipid Res. 2010, 51(8):2435-44.Campli Nostra Notizie, augura alla giovanescienziata camplese un futuro luminoso riccodi scoperte.

Mariangela Pucci una giovane scienziata di Campli

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Per Prospettiva Persona, periodico trimestraledi cultura etica e politica del Centro RicerchePersonalistiche di Teramo, questo nuovo anno2012 è un anno un po’ speciale con almenotre ricorrenze importanti:1932: Esce per la prima volta la rivista Esprit1962: Viene inaugurato il Concilio Vaticano II1992: Esce per la prima volta ProspettivaPersona.Questi tre eventi sembrano non avere un lega-me diretto, ma c’è un filo d’oro che li congiunge.La rivista Esprit ha giocato un ruolo importan-te nella formazione di alcuni dei protagonistidel Concilio Vaticano II e Prospettiva Personanasce sulla spinta del rinnovamento conciliareche aprì gli orizzonti all’uomo-persona comevia per la salvezza (Redemptor Hominis).A fine ottobre 2012 Prospettiva Persona ha in-tenzione di organizzare una giornata diConvegno per riflettere insieme sul ruolo chehanno avuto le riviste prima, durante e dopoil Concilio.In questo anno 2012 si prepara poi un altroevento che sarà celebrato agli inizi del 2013: ilcentenario dalla nascita di Paul Ricoeur. Anchein questo campo la rivista ha voluto partecipa-re all’ideazione e allo svolgimento della gior-nata di riflessione sulla persona che si svolgeràa Roma il prossimo 23 marzo presso l’AteneoSalesiano.Le prospettive per l’anno in corso si presenta-no dunque di buon auspicio e in tal senso sista preparando il primo numero della rivista,il n. 79.Visto gli aumenti di costi, soprattutto di spedi-zione, Prospettiva Persona si affida alla cam-pagna abbonamenti in autunno, contandosulla solidale corresponsabilità nell’allargare ilnumero degli abbonati e nella diffusione diquesto strumento da molti apprezzato ederoicamente sostenuto.Per informazioni www.prospettivapersona.it

Prospettiva Persona

Pomeriggi musicaliNell’ambito della seconda edizione della ma-nifestazione Pomeriggi Musicali, quest’annodedicata a “claude Debussy ed il suo tempo”,organizzata da marzo a giugno 2012 traTeramo e Campli, si ricordano le date dei con-certi camplesi ancora da effettuarsi:Domenica 6 maggio - ore 21,00 SalaConsiliare Comune di Campli (ingresso gratui-to) “Salotto lirico: Riccitelli e Zandonai” -Maria Letizia Grosselli e Francesca Vettori (prima esecuzione assoluta di “M’amasti mai”di Primo Riccitelli.Venerdì 18 maggio - ore 20,00 SalaConsiliare Comune di Campli (ingresso gratui-to) “L’europa da salotto” Selene Mor eAnnalisa Meloni. Precederà la conferenza“Lettura del Pelléas et Mélisande” del M°Giorgio Benati.Venerdì 25 maggio - ore 21,00 SalaConsiliare Comune di Campli (ingresso gratui-to) “Hommage à Debussy” - Davide Macaluso. Nell’ambito della manifestazione, si ama ri-cordare, ascolteremo in Prima EsecuzioneAssoluta, a 70 anni dalla morte del composi-tore, “M’amasti mai”, romanza di PrimoRiccitelli, figlio illustre del nostro Comune.

Per informazioni 335 [email protected]

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E un lungo percorso storico quelloche la donna ha dovuto affronta-re con le sue lotte per il riconosci-mento dei diritti umani, soprattut-to per il suo riconoscimento comepersona, come individuo integratonella società in cui vive. Questopuo’ accadere solo se viene rico-nosciuto ed esercitato il principiodi uguaglianza e di importanzaper ogni componente umana del-la società. Attraverso grandi rivo-luzioni l’umanità è riuscita a mu-tare e migliorare il convivere tra lediverse realtà della collettività. Ilprogresso della civiltà si è delinea-to dall’affermazione di uguaglianza di fronte al-la legge, nellestensione del diritto di voto, nellaprotezione dellinfanzia e nella tutela del lavoro.Il riconoscimento dell’identità femminile all’in-terno del progresso della società italiana avvie-ne con il passaggio dalla concezione e condizio-ne romantica e sensuale che voleva la donnaimprigionata nel solo ruolo di moglie e madre aquella in cui vedeva la donna soggetto di dirit-to. Nella cultura letteraria levoluzione di questopassaggio viene descritto dallo scrittore sicilianoGiovanni Verga. In uno dei primi romanzi il gio-vane Verga descrive una donna romantica, sen-suale, travolgente, non l’immagine armoniosadella natura. Il suo fascino dipende dal truccoestetico, gioielli, danze che trasformano la don-na in fata, maga, pronta a sacrificare tutto all’a-more come accade per la protagonista Narcisanel racconto “Peccatrice”. Intorno alla metàdell’800 cominciano i dibattiti sull’emancipazio-ne femminile e il suo diritto di partecipazionealla politica. Verga riporta questo cambiamentodella donna in “Eva”, denunciando l’incapacitàdell’uomo di vivere la pienezza di un sentimen-to in una società basata sul successo economicoe sociale. Mentre in “La Lupa” mette in risalto lacapacità della donna di vivere con energia e au-tenticità sentimenti scomparsi nella società bor-ghese. La protagonista incarna una figura fem-minile quasi animalesca, che vive la passioneamorosa come un istinto naturale manifestandouna sensualità demoniaca. Questi aspetti delladonna rivelano la paura con cui l’uomo la guar-da, avvertendola come una minaccia alla pro-pria integrità psichica e familiare.Successivamente nelle opere di Pirandello ladonna assume un’identità sociale e ne riconoscela valenza personale. Rappresenta la vita, la na-tura, capace di mettere in discussione le conven-zioni e le leggi dell’universo maschile, la donnasocialmente repressa, se liberata è capace di in-teragire con l’uomo facendone cadere la ma-schera, mettendo in crisi le sue certezze obbli-gandolo a guardare le ambiguità. In “Novelleper un anno” evidenzia l’importanza dell’eman-cipazione della donna che riuscirebbe a muover-si meglio senza gli ostacoli posti dall’uomo. Perl’autore non cè differenza tra il destino dell’uo-mo e della donna, entrambi vivono la differen-za che cè nel quotidiano e quello che vive inte-riormente. Troppo spesso la donna è umiliata,sacrificata, nel portare una maschera. Pirandellovuole contrastare questa realtà mettendo in evi-denza l’ostinata forza che ha la donna di incon-trare la sua parte segreta e segregata tra lequattro mura. In “L’esclusa” la protagonistaMarta non rimane imprigionata nella formadelle convenzioni rappresentate dal padre e dalmarito, ma grazie alla sua volontà riesce a rea-lizzare il suo processo di emancipazione, ren-dendosi autonoma economicamente, sgancian-

dosi dal ruolo di moglie e amante.Il pioniere dell’emancipazionefemminile fu sicuramenteSalvatore Morelli nato a Carovigno(BR) il 1° maggio 1824, e morto aPozzuoli il 22 ottobre 1880, fugiornalista, scrittore e politico. Nel1861 scrisse il suo libro più’ impor-tante “La donna e la scienza o lasoluzione del problema sociale”.Secondo Morelli la condizione diinferiorità della donna era moltopericolosa, perché, una madre peressere una buona educatrice dei fi-gli deve ottenere i diritti intellet-tuali, civili e sociali che spettano a

ogni persona, altrimenti riverserà sui figli il suomale di vivere. Era molto importante per la so-cietà investire sulla donna e sulla famiglia, es-sendo il luogo dove si formano i principi moralie culturali che consentiranno un vivere civile.Per questo vuole aprire alle donne le università,la politica, il pubblico impiego, gli onori.Deputato nel 1867, presenta una proposta dilegge, la prima in tutta Europa, per riconoscere

alle donne gli stessi diritti dell’uomo, dopo chenel 1865 il codice civile aveva sottoposto la don-na italiana all’autorizzazione maritale riducen-dola a una minorenne a vita, impossibilitata aesercitare diritti civili e politici. Tra il 1874/75presentò 7 proposte di legge sul diritto di fami-glia, 100 anni prima rispetto alla riforma del1975. Morelli aboliva la posizione dell’uomo co-me capofamiglia stabilendo che la parità dei co-niugi con l’assunzione del doppio cognome, in-troduceva il divorzio, la richiesta del diritto divoto per le donne. Nel 1877 venne riconosciutala capacità giuridica della donna e finalmentepoteva essere testimone agli atti civili, soprat-tutto ai testamenti e conoscere il patrimonio fa-miliare. Il suo grande lavoro a favore delle don-ne venne riconosciuto in tutto il mondo dapersonalità importanti politicamente e intellet-tualmente, da associazioni e movimenti a favo-re delle donne, umani e civili.Intanto In Italia cominciano ad organizzarsi leprime associazioni a favore delle donne, l’inte-resse per la loro emancipazione cresceva semprepiù, ma in termini di legge non avveniva preva-lentemente nessun cambiamento. Fino a quan-

L’emancipazione femminile nella storia d’Italia e d’Europa

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do si votò a suffragio universale per decidere inItalia tra la monarchia e la repubblica e la don-na finalmente votò per la prima volta, il 2 giu-gno 1946. Venne eletta la costituente, con 21donne in Parlamento, cominciando a lavorareper la stesura della Costituzione, entrata in vi-gore il 1° gennaio 1948. L’articolo 3 sancisce il ri-conoscimento della donna come soggetto atti-vo della società, l’uguaglianza senzadiscriminazione tra sesso, religione, opinione

politica. L’articolo 51 sancisce la parità tra uomoe donna per le cariche elettive e agli uffici pub-blici, perche fino al 1960 le donne erano escluseda una legge, dalla Magistratura, da qualsiasicarica di Direttore Generale, Carica diplomaticae consolare. Nonostante l’introduzione dellequote rosa per arrivare ad una parità in politica,questa parità ancora non è raggiunta in modocompleto.Ma non è questo che conta: è importante che le

donne non mollino, che vadano avanti con laloro determinazione e voglia di lavorare, condi-videndo casa, lavoro e famiglia. Papa GiovanniPaolo II in una sua bellissima lettera a tutte ledonne ne esalta la capacità e l’importanza delloro saper conciliare ragione e sentimenti e laloro umanità amorevole nell’affrontare i tantiproblemi esistenti in una società retta sul consu-mo e priva di valori.

Soledà

Premio Nazionale di Poesia “Oreste Pelagatti” a CivitellaL’associazione culturale “Le Lunarie”, vera protagonista del rilancio diCivitella del Tronto come centro culturale, anche quest’anno organizzaeventi importanti dedicati alla poesia e alla letteratura. Il Premio Nazionale di Poesia “Oreste Pelagatti” rappresenta l’eventoclou, giunto alla XIV edizione, quest’anno si articola con la novità delledue sezioni: sezione A, Poesia edita – libro di poesia; e sezione B, Pesiainedita – a tema libero. Leandro Di Donato, animatore della manife-stazione, così ama definire il premio: «Festa dei poeti e della poesia,festa aperta a tutti, festa dedicata a quanti custodiscono con la lettura,con l’ascolto e con la scrittura la parola poetica».“Alle cinque della sera” è la manifestazione dedicata sia alla poesia,sia alla letteratura, organizzata da “Le Lunarie” nell’ambito della cor-rente primavera (date e scrittori ancora non resi noti). Si tratta di un ci-clo di incontri con poeti, scrittori e critici, una sorta di viaggi dentro eattorno al lavoro degli ospiti invitati, con lo scopo di offrire uno spaziodi conoscenza e approfondimento delle tematiche e delle produzioniletterarie contemporanee.

Francesca Farina

BandoL’Associazione culturale “LE LUNARIE” di Civitella del Tronto bandisce la XIV edizione del Premionazionale di poesia dedicato alla memoria del nostro concittadino Oreste Pelagatti, autore dicommedie in lingua e vernacolo e regista teatrale. Art. 1. Il concorso si articola in due sezioni:Sez. A POESIA EDITA - libro di poesieSez. B POESIA INEDITA - a tema libero La partecipazione è individuale e aperta tutti, anche ad autori stranieri, purché le opere presenta-te siano in lingua italiana. Art. 2. Modalità di partecipazione.- Alla Sezione A si concorre inviando una raccolta di poesie edita entro il mese di dicembre2011.- Alla sezione B si partecipa inviando obbligatoriamente una terna di poesie inedite a tema li-bero, di non più di 40 versi per ogni lirica.Per la sezione A, le opere devono essere inviate via posta normale all’indirizzo di cui sopra, me-diante unico plico contenente quattro copie della raccolta e una busta chiusa dove il concorrentedovrà inserire in modo chiaro e leggibile i propri dati ( nome, cognome, indirizzo completo, nu-meri telefonici, eventuale e-mail) e la quota di partecipazione .Per la sezione B, le opere possono essere inviate via posta normale o via posta elettronica (possi-bilmente unico file di Word/xp) in numero di cinque copie. Sull’originale che resta alla segreteria,il concorrente dovrà riportare in modo chiaro e leggibile i propri dati ( nome, cognome, indirizzocompleto, numeri telefonici, eventuale e-mail) e la seguente dichiarazione “le opere presentatesono di mia personale creazione, inedite e mai premiate ai primi tre posti in altri concorsi alla da-ta di pubblicazione del presente bando”

Inoltre, per comodità di catalogazione, di lettura, di stampa e anche per Voi di spedizione, si chie-de cortesemente di disporre le tre poesie in un unico foglio di formato A4 o A3. Art. 3 Quota di partecipazione- Per entrambe le sezioni, la quota di partecipazione è di € 10,00 da inviare in contanti all’in-terno del plico o della busta contenente i propri dati,. Questo al fine di evitare aggravi di spese re-lative ad altre onerose modalità di versamento (Posta , banca,...). Art. 4 ScadenzaLe poesie dovranno essere spedite o pervenire via e-mail entro il 6 maggio 2012 agli indirizzi so-pra indicati. Per l’ammissione farà fede il timbro postale. Le opere pervenute oltre questo termineo non conformi al presente regolamento non saranno ammesse alla valutazione delleCommissioni, ma verranno tuttavia conservate agli “Atti” del Premio .Art. 5 AntologiaGli elaborati non verranno restituiti. L’organizzazione provvederà, come tradizione del Premio,entro il 03 agosto 2012, alla stampa della raccolta della presente edizione. L’antologia conter-rà le relazioni e i giudizi delle giurie, note biografiche e bibliografiche degli autori premiati conuna selezione delle opere presentate. Il tutto, senza obbligo di compenso, ma con l’obbligo di in-dicare chiaramente l’autore a cui resta sempre la proprietà letteraria.Art. 6. Premi Sezione A1° classificato: Weekend a Civitella del Tronto per 2 persone presso Hotel 4 stelle * 2° classificato: Opera ceramica realizzata da nota bottega d’arte di Castelli (TE) 3° classificato: Opera ceramica realizzata da nota bottega d’arte di Castelli (TE)

Sezione B1° classificato: assegno di Euro 400,00 2° classificato: assegno di Euro 300,00 3° classificato: assegno di Euro 200,00

* Hotel & Ristorante “Zunica 1880” ; premio valido dal 09/2012 al 06/2013 previa richiesta di disponibilità.Art. 7 GiurieLe Commissioni giudicatrici, composte da persone qualificate e impegnate nel campo della lettera-tura e delle arti, sono le seguenti:Sezione A : Anna Maria Farabbi, Eugenio Parziale, Leandro di DonatoSezione B : Elio Peretti, Liliana Biondi, Quirino Iannetti, Marcello Sgattoni (Segretario senza diritto di voto : Ercole Catena)L’operato delle Commissioni Giudicatrici è insindacabile ed inappellabile. La diffusione dell’esito del premio avverrà a mezzo stampa e nei siti di pubblicazione del presenteBando Art. 9 PremiazioneLa cerimonia di premiazione si terrà, salvo diversa comunicazione scritta, a Civitella del Tronto il03 agosto 2012 alle ore 21,00, con la presenza di una nota personalità del mondo della cultura edello spettacolo. Saranno informati degli esiti soltanto premiati e/o segnalati con comu-nicazione scritta e telefonica, entro il 30/06/ 2012. Essi dovranno ritirare personalmente il premio loro assegnato. In caso di provata impossibilità, potran-no delegare persona di loro fiducia mediante delega scritta. L’organizzazione, ove si renda necessario,si riserva il diritto di portare variazioni al presente bando e al piano premi.Chi è interessato a conoscere i risultati del Premio, alleghi al plico una busta affrancata e indirizzata.Art. 10Il trattamento dei dati personali dei partecipanti al Premio è finalizzato unicamente alla gestionedella manifestazione, come previsto dal D.L. 30/06/2003 n° 196 “Codice in materia di protezionedei dati personali”. Pertanto, tali dati non saranno comunicati o diffusi a terzi a qualsiasi titolo.La partecipazione al Premio implica l’accettazione integrale del relativo bando presente regola-mento. Di eventuali plagi o dichiarazioni mendaci risponderanno personalmente gli autori.

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