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Archeologia
Cahuachi e le sue piante medicinali
Piante psicoattive e medicinali della CulturaNasca, in Perù.
Luigi Piacenza
Vengono considerati i vegetalisilvestri presenti nel sito di Cahuachi.
Tra le specie identificate alcunevengono enumerate dalla tradizione
nella farmacopea indigena. I ritrova
menti provengono dalle diverse fasi
del"Progetto Archeologico Nasca"
che si sviluppa dal I 984 nel sitoarcheologico di Cahuachi, sotto la
direzione del Dott .. Giuseppe Oreficidel Centro Italiano Studi e RicerchePrecolombiane di Brescia.
Cahuachi
Il sito archeologico di Cahuachi dista
circa 30 Km., in direzione sud est,
dall'attuale cittadina di Nasca, situatasulla costa centrale del Pero, all'inter
no della conca idrografica del Rio
Grande. L'ampia zona di scavo èubicata sulla riva sinistra del Rio
Nasca, corso d'acqua a caratteretorrenti zio il cui volume idrico
dipende dalle piogge che cadono suimonti della sierra andina, fenomeno
che condiziona gran parte della vita
nell'ampia vallata ..
Per le sue caratteristiche peculiari,Cahuachi è stato definito un sito
cerimoniale da W. Duncan Strong nel1957, la sua funzione era non solo
religiosa e rituale, ma anche direzio
nale e amministrativa. Da questo
centro, tra il 350 a. C. e il 600 d. c., siirradiò la Cultura Nasca di cui si
conoscono le belle ceramiche e i
grandi geoglifi tracciati sul suolo
ghiaioso della Pampa San José.
Le fonti storicheLe conoscenze fitoterapeutiche dei
tempi precolombiani si basano
principalmente sulle tradizioni e sullamedicina folklorica.
Esse risalgono senza dubbio a periodipiù antichi e in proposito esistonoampi e documentati studi sulla
medicina tradizionale. Con la Conquista molte sono le fonti storiche che
riconoscono agli indigeni una grande
conoscenza fitofarmacologica. Taliconoscenze sono per lo più in
possesso a curanderos, herbarios e
sciamani, come anche alla gente
comune che conosce i rimedi per ipiccoli malanni quotidiani.
Fonte importante e probabilmente la
più pertinente per questo saggio sono
le "Relaciones Geograficas deIndias". Si tratta di una raccolta dei
rapporti compilati dagli amministrato
ri coloniali in risposta ai questionariinviati, a partire dal 1569, dal Consi
gli~ delle Indie su proposta di Juan de
Ovando, ministro di Filippo II, perredigere il grande libro "Libro de ladescripcion de las Indias", mairealizzato.
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Con questo strumento articolato in
alcune decine di domande le autorità
spagnole desideravano conseguireampie conoscenze dei nuovi territori,della storia e delle tradizioni culturali
dei nuovi sudditi, delle risorsenaturali, della flora e della fauna.
Interessanti per il nostro fine sono le
domande riguardanti la flora, inparticolare quelle rivolte a conoscere
con quali erbe si curavano, se
esistevano erbe nocive o velenose,
richieste cui l'indigeno rispondevaevasivamente o si rifiutava di far
conoscere le erbe, molte delle qualierano in stretta relazione con la sfera
magico-religiosa: ne è chiaro esempiola relazione che Luis de Monzon
invia dalla provincia Atunrucana,nella quale leggiamo: "Se hanno erbevelenose non lo dicono, e noi non lo
sappiamo"; ed ancora dalla provinciaRucana-Antamarca: "Gli indigeni nonvogliono dire quali sono le erbevelenose".
Anche verso Niculoso de Fomee,
corregidor del territorio di Abancay,
gli informatori sono restii e rispondo
no evasivamente: "gli indigeni sicurano anche con altre erbe, ma nonricordano il loro nome":
Col passare del tempo tra le due
culture, quella spagnola e l'autoctona,
le informazioni riguardanti la salute siintegrano e nella prima metà del
allucinogeno, ma il suo potereeccitante del sistema nervoso
centrale condiziona grandemente glistimoli della fame, della stanchezzae del dolore. Molti vasi delle culture
precolombiane rappresentano unindividuo con una globulosità nellaguancia che indica chiaramente lamasticazione della coca.Solanaceae
Datura sp.: col nome quechua dichamico vengono identificate lespecie di D. stramonium e innoxia.Di quest'ultima è stata rinvenutanegli scavi la sola parte radicale. B.Cobo ne esalta le proprietà narcotiche e la pericolosità per il potereallucinogeno. In piccole dosil'infusione delle foglie è un ottimorimedio contro le forti febbri.
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Reperti degli scavi di Cahuachi.
Sotto: Foglie di coca ritrovate negli scavi di Cahuachi.
PapaveraceaeArgemonemexicana: il
siamo sicuri chela descrizione siriferisca alla
specie identificata, peròvengonoriconosciuti isicuri effetti
psicotropicidella specieTrichocereus,detto San Pedronella zona diNasca.
suo nome
quechua ècaruincho, comunemente detto"cardo santo", come riportato da B.Cobo il quale informa che i suoisemi tostati sono un ottimo purgativo, informazione confermata anchedalle "Relaciones Geograficas delndias", sul suo uso da parte degliabitanti della provincia RucanaAntamarca. L'infusione dei fiori hapotere calmante contro la tosseconvulsiva e in dosi consistenti un
forte potere narcotico. Negli scavisono state reperite piante completecon capsule e semi.ErythroxylaceaeErythroxylon coca: la coca èconsiderata una delle piante piùimportanti del mondo culturaleandino per le implicazioni rituali emagico religiose. Non è un vegetale
1600, il gesuita Bernabé Cobo,uomo di scienza oltre che di fede,attento e curato osservatore della
natura, scrive la fondamentale opera"Historia del Nuevo Mundo", in cuiriporta fedelmente le sue osservazioni fatte in quarant'anni di permanenza nel Nuovo Mondo, la maggior parte dei quali vissuti in Perù.Egli conferma le ampie conoscenzebotaniche che avevano gli abitanti, iquali "essendo tanto curiosi eintelligenti nell'arte agricola e nellaconoscenza delle piante, che non viè erba, per piccola e umile che sia,che non abbia il suo nome".
I resti botanici
Quasi tutti i vegetali posseggonoprincipi attivi che l'uomo, conmolteplici tentativi e attraverso itempi, ha saputo riconoscere: sianoessi positivi, atti a curare o alleviaremali e sofferenze, che negativi: attia procurare patimenti e dolori fino acausare la morte.
Tra gli esemplari della flora comunereperiti negli scavi sono stateidentificate alcune specie considerate, in generale, legate alla farmacopea e al rituale.Vediamo di seguito quali Famiglie eGeneri sono presenti e il loroimpiego fitoterapeutico.Cactaceae
Trichocereus sp.: la maggior partedei resti ricuperati negli scavi ècomposta da un ammasso dell'epidermide del fusto, come residuodella macerazione o bollitura della
parte carnosa della pianta.Probabilmente questa èl'unica evidenza che fa
pensare a un impiego rituale,forse come narcotico o
allucinogeno. Bernabé Coboscrive che una specie dicard6n,così venivanodenominati i vari generi dicactacee, "È una pianta conla quale il demonio ingannava gli indigeni, ... alterati daquesta bevanda sognavanomille stramberie e le credeva
no realtà". Aggiunge peròche, se bevuto in piccolaquantità è ottimo contro lelunghe febbri, l'itterizia el'infiammazione renale. Non
lO
Nicotiana paniculata: questaspecie silvestre del tabacco, dalnome quechua sayri, è presentenegli scavi con piante semicomplete. Il tabacco è stato una dellerisorse farmaco logiche indigene.B. Cobo ne scrive ampiamenteaffermando che "la raiz deltabaco si/vestre llaman 'coro' los
indios del Pern, de la cual usan
para muchas enfermedades" (laradice del tabacco silvestre è
chiamata coro dagli indios delPerù che la usano contro molte
infermità).Solanum nigrum: è conosciutocol nome popolare di yerba morae in quechua kaya-kaya, impiegato in varie applicazioni antireumatiche e febbri fughe.Astraceae
Ambrosia peruviana: conosciut,popolarmente come altamisia, cucorrisponde il nome quechuamallcu, secondo le "Relaciones
Geograficas de lndias" venivaimpiegata assieme alla chilca controi dolori da raffreddamento e anche
quelli provocati dalle contusioni edalle ammaccature.
Baccharis lanceolata: tra gliarbusti abbondante è la presenzadella Baccharis lanceolata, ochi/ca. Ampiamente citata nelle"Relaciones Geograficas de lndias"come cicatrizzante. B. Cobo afferma
che "gli indigeni la usano bollentecontro tutti i dolori da raffreddamento, ... , le ferite fresche vengonoasciugate e cicatrizzate dall'applicazione delle foglie della chi/ca".
Discussione
La tipologia archeologica deivegetali silvestri non lascia spazio aipotesi di carattere religioso ovveroche siano resti di offerte rituali
legate a pratiche curati ve, le modalità della loro presenza nel sito nonlasciano supporre uno specificoimpiego psicotropico, escludendoperò il solo caso del Trichocereus, oSan Pedro.
Mentre con le offerte di prodottiagricoli l'uomo aveva espressol'intenzione di richiamare su di essi
la benevolenza degli dei, con lespecie silvestri ciò non accade, nonè evidente la deposizione rituale con
la finalità di intercedere benefici.
Altro grosso problema è quello diipotizzare un più antico impiegofitoterapeutico rispetto anche allenotizie storiche, anche alle piùantiche che si possano avere. Leinformazioni attualmente in possesso vennero raccolte dagli stessiconquistadores nei primi tempidella Conquista, in seguito vennerotramandate dai cronisti, relatori estudiosi che si avvalsero di informa
tori anziani, degni di fede, rappresentanti della cultura incaica. Gli
Incas solo da pochi decenni avevano inglobato nel loro vasto imperole varie culture regionali, senzadistruggerne le conoscenze preesistenti, anzi assimilandole e, in parte,facendole proprie. Sapendo che laCultura Nasca precedette di 700anni quella Incaica, viene dachiedersi se i nasca conoscessero le
proprietà farmacologiche dellepiante che ritroviamo negli scavi.È ben vero che le conoscenze
naturalisti che, in particolare quellesulla flora medicinale, venivanogeldsamente custodite e tramandatequale bene prezioso da guaritori esciamani, tant'è che oggigiornomolte piante continuano a essereutilizzate, non solo perché traman-
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BOLIVIA
date dalle fonti storiche, ma perchéfanno parte del sostrato culturaledella comunità.
Concludendo, va considerato che acinquecento abbi dalla Conquista edall'impatto con la flora europea,molte delle specie archeologi checitate crescono tuttora nella zona di
Nasca e forniscono materia primaper i curanderos ed herbolarioslocali, come ampiamente documentato da Olivia Nanetti Sejuro nellasua fondamentale, anche se breve,relazione sui curanderos.