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RUBRICHE RECENSIONI LIVE INTERVISTE NUMERO 50 | PRIMAVERA 2015 | COPIA GRATUITA | WWW.BEAUTIFULFREAKS.ORG

Beautiful Freaks 50

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Arriva finalmente il numero 50 di Beautiful Freaks!! La telescrivente ha ripreso a funzionare e siamo tornati a ricevere le illustrazioni di Aenis da Parigi! La nostra solita copertura live internazionale dall'Off Broadway di Saint Louis fino all'Estragon di Bologna, le rubriche storiche e, dulcis in fundo, le nostre specialità tipiche: recensioni a non finire!

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  • RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTE

    NUMERO 50 | PRIMAVERA 2015 | COPIA GRATUITA | WWW.BEAUTIFULFREAKS.ORG

  • Sommario

    BEAUTIFUL FREAKSSito web: www.beautifulfreaks.org E-mail: [email protected] Twitter: http://twitter.com/bf_mag Facebook: http://www.facebook.com/beautifulfreaksmagWikiFreaks: www.beautifulfreaks.org/wikifreaks E-mail: [email protected]

    Direttore editoriale: Andrea PiazzaCaporedattore: Agostino MelilloDirettore responsabile: Mario De GregorioRedazione: Maruska Pesce, Marco Mazzinga, Marco Petrelli, Fabrizio Papitto, Vincenzo Pugliano, Pablo, Bernando Mattioni, Anthony Ettorre, Lorenzo Briotti, Rubby.Hanno collaborato: Alberto Sartore, Ciceruacchio, Marica Lancellotti, Antonia Genco, Andrea Plasma, Piergiorgio Castaldi, Gabriele O, Daniela Fabozzi, Daniele Bello, Giacomo Salis, Alberto Giusti, Frank. Infine un ringraziamento particolare a Marco M. e Vincenzo P.Le illustrazioni sono a cura di Aenis e del suo sito trovate un QRCODE a fianco. Le illustrazioni del concerto di William Whitmore sono di Damiano Olivieri. Le illustrazioni di Bu!Cce Candite sono di Antonia Genco.

    Beautiful Freaks una testata edita da Associazione Culturale Hallercaulregistrazione al Roc n 22995

    LE RECENSIONI

    Uochi Toki | Aloa Input| Umberto Maria Giardini | Johnny Mox | Frankie Magellano | Capra | Belly hole Freak | Max Fuschetto | Polar Bear | Moustache Prawn | LeSigarette!! | Simone Mi Odia | ?Alos | Mondo Naif | Culture Wars | Tic Tac Bianconiglio | Marco Ielpo | Phantorama | Michele Maraglino | Felpa | Aeguana Way | Pristine Moods | CarmenSita | Kensington | Paolo Sanna OKRA Percussion Project | Freddocane | Frank Polacchi 4tet | The Noobs ||| Andrea Chimenti | Rami | Bologna Violenta - Dogs For Breakfast | Globetrotter | Priscilla Bei | Cairobi | 124C41+ //

    CONCERTI 4 William Elliott Whitmore 8 Godspeed You! Black Emperor

    RECENSIONI 9 Le Specialit Tipiche

    10 Full Length

    26 EP

    RUBRICHE 29 Bu!Cce Candite 30 Lopinione Dellincompetente

    31 Trentatre Giri Di Piacere

    32 Chi Lha Visti?

  • 50. Nella Smorfia il 50 il pane. E di questo numero 50, il nostro numero 50, abbiamo stampato tante copie, tante volte 50, e le abbiamo distribuite per offrirle a tutti gli indiscutibili discofili discepoli dellanalogica pubblicazione cartacea, ma anche per chi ci legge online, per comodit, senza discreditare lanalogico Abbiamo, dunque, moltiplicato il nostro numero 50 in tante copie, abbiamo moltiplicato il nostro pane insomma, abbiamo compiuto un miracolo! Un mezzo miracolo, invero, non avendo moltiplicato anche i pesci, che non sono presenti nella Smorfia, ma se sogni di friggerli fa 27, se li sogni raggruppati in banchi fa 86 e se te li fai sfuggire 31. Ma non divaghiamo, che gi difficile parlare di 50 senza che lo si faccia seguire dalle altrettante sfumature di erotismo scontato per casalingue senza fantasia. Non una sveltina sadomaso di unora e mezzo di cui stiamo parlando, qui c in ballo un numero che rappresenta il nostro 14 anno di storia, sempre incollati allunderground musicale come pendolari londinesi fischiettanti o ratti squittenti o operai romani, romeni, rumeni, ramini, rumani, rimani da anni nella metro C. Sempre a tessere i fili dellunderground nella nostra isola, senza mai tradirlo per le sexy sirene dellindie pi mainstream.

    Il 50 una roba seria. Nellantica Roma era simbolo di giustizia, equit, il giusto mezzo, nella matematica indiana un numero di Harshad, divisibile per la somma delle proprie cifre, e per la fisica nucleare un numero magico, che assicura un livello completo di nucleoni allinterno del nucleo atomico, cos almeno giura un utente anonimo su Wikipedia. Il giusto mezzo un concetto interessante troppo reazionario, la metafora del pane ci piace di pi, richiama la convivialit semplice, da prato e tovaglia, fili derba e cestino di vimini intrecciato, ascoltando folk popolare privo di intellettualismi, country popolare privo di smanie 2puntozeristiche, blues popolare privo di pose da copertina di Rolling Stone, underground privo di isolazionismo cripto-elettro-suprematista iperuranico. Davvero siete arrivati a leggere fino a qui?! Allora questo 50 ve lo meritate tutto!

    editoriale

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    WILLIAM E. WHITMOREWilliam Elliott Whitmore in concerto l11 aprile allOff Broadway di Saint Louis (MO). Un peregrinaggio pi che un live report, raccontato in quattro capitoli e illustrato per loccasione dalla viva mano di Damiano Olivieri, del quale ve ne proponiamo un estratto qui ma che potrete leggere integralmente sul nostro sito www.beautifulfreaks.org/

    Whitmore allingresso, parla con gli avventori che tracannano grosse sorsate da tallboys ghiacciati e stillanti. gioviale e sorridente mentre culla una bottiglia; esattamente come te lo aspetti: gentile ma ruvido, cappello a tesa larga sopra una barba incolta che nasconde un sorriso solare e affilato. Pi o meno il risultato di unanima intimamente punk cresciuta in campagna tra balle di fieno, banjos e whiskey. Non mangio da ore quindi mi dirigo spedito verso il bancone sperando in una robusta dose di grasso, malsano cibo americano. E invece no, tutto quello che hanno di commestibile in bottiglia. Spinto da un insieme di superomismo, presobenismo e incoscienza, decido di cenare con tre pinte di ottima IPA artigianale. Mentre i miei sensi si affievoliscono insieme al mio inglese, guardo guardo il sole calare rossiccio sulla rossiccia citt di St. Louis, a due passi dal Mississippi che tutti amiamo e che incondizionatamente ricambia il nostro amore, lercio e largo e lento.Lubriachezza mi aiuta a sentirmi a mio agio nonostante la solitudine, anche perch i presenti sembrano assolutamente accordati con il flusso delluniverso, qualunque esso sia. Ogni tipo di et e ogni tipo di forma (abbondano le forme tonde, come sempre), tatuaggi rozzi da motociclisti e fedora inamidati, felpe con zombies e camicie bianche immacolate. Un rilassato strafottersene del prossimo tuo che non come te stesso. Apre le danze un certo Billy Skelton: open tunings, bottleneck e barba infinita, seguito da un altrettanto irsuto gruppo di fedelissimi in tono con la serata che promette uno scorcio di midwest rurale e malrasato. Blues. Whitmore incita lincrocio tra biker e operaio in possesso del palco, applaude, sorride, parla con chiunque si fermi a dargli una pacca sulle spalle. Continuo con la mia ferrea dieta di Anti-Hero IPA, che mi sembra perfettamente in tono con il resto. W.E.W mi passa a fianco andando verso il bar, incrocio il suo sguardo, alza il mento in un colossale gesto di saluto da bullo. Howsa goin, chiede, Great, rispondo con un mezzo sorriso impastando un po le lettere, Great,

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    risponde. Skelton il barbuto suona un pezzo dedicato al quartiere, tutti inneggiano, alza la sua pinta, saluta e scende dal palco. Tocca allapertura personalmente scelta da Whitmore, Esm Patterson, una ragazza pallida che (informa) ha scritto un album dove ogni pezzo limmaginaria risposta di una famosa donna di qualche famosa canzone. Il pi delle volete queste tizie sembrano alquanto incazzate con i loro cantori. Irene di Goodnight Irene, Jolene, Eleanor Rigby (a Eleanor girano pi di tutte). Whitmore mi passa di nuovo a fianco andando a mettersi sotto palco, Shes badass, mi assicura. Il pubblico, a ogni modo, sembra apprezzare, e applaude scrosciante dopo ogni pezzo. Saluti, Grazie St. Louis, luci basse. Tocca a Willy adesso.Sale sul palco, allimprovviso, senza introduzioni e senza calcolati tempi drammatici. Poggia il bicchiere vicino allo sgabello, alza il braccio verso il pubblico. Intorno a lui un banjo a quattro corde, una Martins acustica, una specie di Jaguar hollow-body e la cassa di una batteria. Con una voce che una sega arrugginita su un viale ghiaioso in un bicchiere di whiskey, introduce brevemente i pezzi che infila uno dietro laltro, impreca continuamente e continuamente ringrazia. Intenso e tirato. Whitmore parla con il pubblico, sbatte lasta del microfono dopo ogni pezzo e punta il suo ghigno verso di noi alzandosi a stringere mani. Dice che anche gli atei hanno bisogno del loro vangelo e, pestando sul pedale del crunch, specifica che il suo un Garage Gospel for Atheists. Suona i suoi inni ribelli, canzoni piratesche sul vivere liberi (letteralmente inciso sulle sue dita), lodio per gli sbirri, liquori distillati in casa e i campi di grano dellIowa. Una certa rustica poeticit in ogni ruggito lanciato dal palco. Hell or High Water e tutti alzano i bicchieri brindando al roco menestrello di Lee County; Johnny Law, la platea un unico organismo ubriaco e sudato che balla e fischia alla polizia. Non c nessuno in sala che non sia ipnotizzato da Whitmore e i suoi ripetuti Cheers e St. Louis, motherfucker!. Lapice dellempatia si raggiunge con uneulogia del Midwest: Siamo quelli che non ti aspetti, siamo i cavalli neri, dice, e i Midwesterners esultano, prendendosi la loro rivincita sulle coste, almeno per stasera. C tempo anche per una cover dei Bad Religion, Dont Pray on Me, meravigliosa. Del resto il tono secolare della messa serale era gi stato affermato in apertura. Subito dopo, Pine Box, classico pezzo folk sulla morte dellamata che evidentemente pi di un passaggio stilistico obbligato perch la voce di Whitmore si spezza. Si interrompe, riprova, non riesce, si porta una mano sul cuore e chiede scusa, buttando gi lennesimo whiskey, applaudito e consolato dal pubblico adorante. Qualcuno porta delle pinte sul palco.Il set si conclude poco dopo con Our Paths will cross again,

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    che accompagniamo battendo le mani e cantando il ritornello a squarciagola. Ci vogliamo tutti bene stasera, sappiamo di essere stati parte di qualcosa di potente, primitivo e profondo. Il vangelo per atei della chiesa del reverendo Whitmore ha raccolto lennesimo gruppo di proseliti ubriachi, fradici e felici. La ragazza al banco dischi e magliette sale sul palco, si abbracciano, si baciano. La sua ragazza, evidentemente. Se ne va com salito, senza sensazionalismi o gesti plateali, fermandosi solo un attimo per ricevere le ultime strette di mano e firmare qualche vinile. Non posso fare a meno di chiedermi perch da noi qualunque stronzo una volta messo piede su di un palco sincorona automaticamente semidio in un turbine di pose che vanno dalleccessivo al ridicolo, mentre questuomo (che stato in tour con Chris Cornell, Clutch e Murder by Death, tra gli altri) monta e smonta le sue cose ed accompagnato solo dalla fidanzata che vende T-Shirts e Cd nellangolo buio della

    sala. Non ho una risposta, per. Finisco il mio bicchiere, saluto il barman, esco.Un po barcollante, infinitamente stanco e totalmente felice, mi incammino verso casa. Accenno qualche strofa stonaticcia, Lay hands off her body/Its not your fucking life. In giro non c unanima, e tutto silenzioso e tranquillo a parte qualche rara macchina che scivola sullasfalto bagnato sotto i ponti. Uninsegna dichiara: May the God of Your Choice Bless You, mi tocco il cappello per salutarla. Poco prima di arrivare allostello mi infilo in un pub irlandese nella speranza di trovare finalmente cibo di qualche tipo e alleviare la perdita dequilibrio. Troppo tardi. Quando il tipo al bancone mi chiede se pu fare qualcosa per me gli chiedo una Guinness, confidando nei pochi passi che mi separano dal letto. Sono quasi le due del mattino e tre vecchi canuti (The Irish Brigade) infilano una ballata dietro laltra. Canto con loro qualche pezzo dei Pogues, battendo il tempo fuori tempo sul tavolo appiccicoso di birra. Mi avevano detto che a St. Louis la musica non finisce mai. Non erano cazzate.

    Marco Petrelli

    con le illustrazioni di Damiano Olivieri...Segue su www.Beautifulfreaks.org

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    GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR

    Limpazienza riguardo questo concerto palpabile, per lo meno per gli aficionados del genere, che da qualche anno a questa parte regala sempre meno novit. Il ritorno sulle scene dei Godspeed You! Black Emperor nonostante le buone cose che ci hanno regalato gli ultimi due cd sembra annunciarsi come un commiato del genere musicale, se il trend questo. Mi attardo con discorsi del genere ed entro poco dopo lingresso della band, latmosfera torrida. Un paio di ragazzi si lasciano andare a svenimenti spontanei, niente di grave, un caldo opprimente ma a cui ci si pu abituare nel giro di qualche minuto. LEstragon pieno, nelletere del locale cominciano a risuonare le note interminabili lanciate dalla band come venti elettromagnetici a tempestare il locale. I GY!BE si presentano nella classica formazione con due batterie, due bassi, tre chitarre ed un violino. Non emettono parola alcuna e non lo faranno sino a fine concerto. Gi dallinizio il feeling con il pubblico c, o perlomeno con i ragazzi che mi circondano, e in piena sintonia con la loro lunghezza donda ci si scambia sorrisi di approvazione non appena ogni canzone, superata la gestazione entra nel vivo della sua struttura. Per chi non lo sapesse i Godspeed You! fanno canzoni mediamente tra i 15 e i 25 minuti superando di gran lunga qualsiasi durata di canzoni rock o post che siano. La serata particolare, nel bel mezzo della seconda canzone, saranno passati otto o nove minuti chi pu dirlo, un black out tira gi il muro di suono creato dai Godspeed lasciandoci con le orecchie nude e indifese, illuminati solo dai televisori al plasma sulle nostre teste. E che fai ora? Ricominci la canzone? La riprendi? Qualcuno si ricorda doveravamo rimasti? Un urlo lancinante dalle chitarre riprende il discorso, gli altri strumenti lo seguono e siamo di nuovo l come fosse successo niente. Dopo le prime canzoni, comunque recenti, si passa al nuovo album suonato praticamente per intero e chi si aspettava tracce dei primi album resta comunque a sentire a bocca aperta, lasciandosi guidare dalle videoproiezioni in bianco e nero a montaggio serrato alle spalle del gruppo. Emozioni in divenire.Un concerto che non pu essere catalogato come tale e letteralmente atomizza qualsiasi altro concerto del genere. Due ore suonate di fila e quel qualcuno che alla fine abbozza la richiesta di un bis, ci pensa su e si lascia andare alla classica risata di chi sa di aver fatto unarichiesta stupida. Un gruppo le cui canzoni durano venti minuti, virtuosismi esclusi, il bis non te lo fa. Se non per ricominciare il concerto di nuovo. E cero cascato anche io prima di sentirli dal vivo, i Godspeed You! Black Emperor sono un genere a parte nel mondo del rock.

    Plasma

    La band canadese torna in Italia dopo cinque anni di assenza, con un minitour di due date ad aprile pi la data estiva a Catania per lo Zanne Festival di luglio.Seconda tappa italiana per i GY!BE lEstragon di Bologna l11 aprile per un concerto che in molti aspettavano e che ha regalato emozioni di ogni genere.

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    RUBRICHERECENSIONIINTERVISTE LIVE

    LE SPECIALIT TIPICHEdi Beautiful Freaks

    Paolo Sanna OKRA percussion project

    Aeguana WayMarco Ielpo

    Moustache Prawn

    Johnny Mox

    Bologna ViolentaMondo Naif

    Antonio ChimentiCapraFelpaFrankie MagellanoPristine Moods

    Umberto Maria Giardini

    Culture WarsGlobetrotterMax Fuschetto

    Belly Hole FreakLeSigarette!!Priscilla Bei

    124c41+Michele MaraglinoSimone Mi OdiaThe Noobs

    ?AlosCarmenSitaFreddocanePhantoramaRamiTic Tac Bianconiglio

    Dogs For BreakfastFrank Polacchi 4tetUochi Toki

    Le nostre importazioni

    Germania: Aloa InputInghilterra: Cairobi - Polar BearOlanda: Kensington

    Abbiamo diviso le recensioni che troverai nelle prossime pagine ordinandole per regione.Specialit tipiche di stagione selezionate per te da Beautiful Freaks!

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    INTERVISTE LIVE RECENSIONI RUBRICHE

    Uochi TokiIL LIMITE VALICABILELa Tempesta Dischi, 2015

    Non sono un esperto n un fan del Rap, ma ne ho sempre apprezzato le potenzialit poetiche ed espressive. Credo che lo spoken word sia veramente uno dei pochi campi musicali dalle possibilit infinite e, auspicabilmente, il luogo dove la poesia (genere bistrattato, dimenticato e insultato) pu riacquistare il peso e limportanza che le spetterebbero di diritto come spontanea espressione linguistica dei moti interiori di un individuo/generazione/epoca. Detto ci, avevo

    avuto modo di ascoltare Libro Audio qualche tempo fa, ed ero stato colpito dallo sperimentalismo lirico/sonoro e dalla profondit generale di quel lavoro che, istintivamente, associavo a una scena musicale fatta di soggetti che parlano di coca e troie e coca muthafuckin boom, blood o my hands nigga! Mi piace il modo assolutamente libero in cui il disco fluisce, irregolare e quindi imprevedibile; mi piace il tono aggressivo dei testi, anche quando non sono daccordo su un cazzo di quel che dicono (dont legisliazah, una cena, urina spray, vai a FFT!, beh s, un sacco di volte, ma non sono qua a criticare le posizioni di questi due, contraddirei la premessa iniziale), mi piacciono le tessiture elettroniche, complesse e spesso angoscianti che sincastonano perfettamente nel flow singhiozzante di parole intelligenti e provocatorie che spesso sono esercizi di storytelling filosofeggiante di assoluto livello (La linea temporale, per dirne uno), con rimandi interni che rendono il disco un tutto solido. I dischi, in realt, perch Il limite invalicabile si divide in Un disco rap e La fine dellera della comunicazione, un non meglio precisato cataclisma che si spera non sabbatter mai su questa gi deforme e piagata umanit, e che pure sabbatte sulla coda del disco sotto forma di uno scroscio interminabile di sinistre sferzate soniche. Che per comunicano eccome, e si fanno capire, e rendono questo un lavoro vivo, perch La morte non nel non poter pi comunicare, ma nel non poter pi essere compresi. [6,5/10] Marco Petrelli

    Aloa InputMARS ETC.Morr Music, 2015

    Contestare la supremazia tecnologica tedesca? Impossibile. E parallelamente sorprendente luso che il popolo riesce a farne. Gli Aloa Input producono lennesimo impulso di un paese che da ovest a est, non smette di stupire il mondo, quando si tratta di musica elettronica. Un disco affascinante Mars Etc. dove let cetera declinabile nei mille profumi musicali che percorrono lascolto, guidati dalle vene artistiche di audio-sognatori estremamente curiosi. Suggestioni esotiche si

    alternano a suoni post-industriali in qualcosa di simile agli Alt-J, per distinto, in qualcosa di elettronico ma non del tutto. Nonostante la massiccia post-produzione, la base eseguita in strumentale dai tre artisti, che viaggiando su tre canali elementari si trovano in un limbo giusto, fatto di cura e ricerca dellimpasto sonoro. 11 Tracce che potrebbero essere gi salvate nella mente di un pubblicitario: per la loro immediatezza pop e per una certa spolverata di frivolezza che avvolge tutto quello che viene assunto dai sensi con semplicit. In un mare di suoni, la deriva lunica rotta. [7,5/10] Pablo

    RECENSIONI

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    INTERVISTE LIVE RECENSIONI RUBRICHEINTERVISTE

    Umberto Maria GiardiniPROTESTANTESIMA

    La Tempesta Dischi, 2015

    Dopo anni di personali silenzi, ritrovo il vecchio amico Umberto Maria Giardini, conosciuto durante la giovinezza come Moltheni, ai tempi di Natura in replay. Una carrambata con affetto: lo trovo cambiato, tosato e dal mio punto di vista sempre pi simile allattore David Thewlis. Protestantesima il suo secondo lavoro a nome di battesimo, nel quale sniffato un nuovo ossigeno strumentale scontato riconoscere la penna ispirata, leggera e (forse meno) romantica. Lo stesso uomo, nuovo. Intenso e quasi geometrico nella costruzione dei brani, accosta immagini crude a melodie distanti, senza marcare un segno di discontinuit con i capelli lunghi n con la delicatezza apparente, a lui cara. Sono invece altri scalini verso lapice della maturit artistica. Vive una duplice essenza nel disco, che riesce ad includere ci che davanti e dietro agli occhi come sogno e veglia nel medesimo istante: un sonnabulismo in equilibrio sul cornicione della malinconia, dal quale impossibile sia svegliarsi che dormire. [6,5/10] Pablo

    Johnny MoxOBSTINATE SERMONSWoodworm Label, 2014

    Se uno volesse sognarsi protagonista di una surreale situazione che unisca il leggendario piano sequenza in cui Dae-su rompe il culo a tutti a un giro per le strade di Tulsa, OK, a bordo di una Chevy Nova SS la colonna sonora ideale sarebbe Obstinate Sermons, del Reverendo Johnny Mox. Set onirico-cinematografici a parte, questo disco un gran disco. Dopo un primo album e lo split con Gazebo Penguins (Santa Massenza), Johnny Mox esce con un prodotto che si avvicina molto al concept album, con molte tracce recitative alternate a canzoni vere e proprie e momenti dove limprovvisazione passa in primo piano. Frontman di una delle one man band pi interessanti della penisola, Gianluca Taraborelli suona tutto (o quasi) ci che Obstinate Sermons: chitarre, synth, batteria, beatbox e voce. Lalbum si apre con lincazzatissimo sample dellincazzatissimo discorso dellincazzatissimo Reverendo Graylan Hagler, e si palesano immediatamente le due possenti anime che si agitano in Obstinate Sermons: le infinite declinazioni della musica nera e il punk. La seconda traccia dellalbum (A War Sermon) un vero e proprio sermone e funge da intro per Praise the Stubborn, con un chorus piacevolmente quasi nu-metal dove i save us! del ritornello ricordano molto i say what di Zack de la Rocha. Molta ispirazione e molta potenza nel beatbox e negli accordi massicci di OBrother, il cui preaching (altro marchio di fabbrica di Johnny Mox) nella seconda parte della canzone forma il crescendo definitivo prima del chorus finale, anche se a tratti la recitazione suona poco naturale, ma comunque convincente. Il pezzo rimane memorabile. Segue Endless Scrolling, altro preaching di Gil Scott-Heroniana memoria, seguito a sua volta dallunico momento negativo dellalbum, ovvero la settima traccia, The Winners, il cui climax piuttosto carente, sia dal punto di vista lirico che da quello melodico. Loutro dellalbum rappresentata da King Malik, una traccia di oltre otto minuti che narra la storia di un regnante che perse il proprio scettro, tra muri di suono e bordate di accordi maggiori. Un prodotto molto interessante, sintesi di ascolti variegati che convergono su uno stile personale, tra blues, metal, spiritual, funk e punk.

    [7/10] Bernardo Mattioni

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    INTERVISTE RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTERUBRICHERECENSIONILIVE

    Frankie MagellanoHO POCO MA CHOMuki Edizioni, 2015

    Matteo Morgotti, alias Frankie Magellano, presenta il suo quarto disco, un dichiarato > scrittore, giornalista, drammaturgo, scomparso nel 11. Nei sette brani di questo album non c un vero filo conduttore, se non la carnale e sanguigna voce di Frankie Magellano, il quale sa modularsi in diverse interpretazioni del cantato che palesano la sua vocazione teatrale. quindi normale trovare due brani completamente parlati, come Intro

    Camere separate e Conclusione (Lettura Da Labbandono) che sono espressamente tratti da un libro (Labbandono, appunto) di Pier Vittorio Tondelli. Poi ci sono due brani damore, la bellissima Luomo di Marble Arch e Amore mio fallimentare che apre il disco, e infine due brani dalle tematiche pi frivole e anche un po grossolane, ovvero La settimana Bianca e Macho Man (la canzone delluomo da spiaggia) che sinceramente rappresentano un po i nei del disco. Si perch - forse in maniera velata - questo un disco di spessore e ne la prova Camere Separate che emerge sia per larrangiamento Jazzato, sia per la descrizione profonda del lato doloroso dellamore, con poche parole ma pregne di poesia e pathos. Camere separate brilla troppo, tanto che ci fa mettere in dubbio il senso del titolo del disco. Avrebbe forse dato uneleganza che avrebbe potuto stonare con il personaggio di Frankie Magellano??

    [7/10] Manu Dante

    CapraSOPRA LA PANCATo Lose La Track / Garrincha Dischi, 2015

    Capra il frontman dei Gazebo Penguins, liconografia animale resta. Sopra La Panca un disco veloce e un po disagiato di punk rock altamente noise post Seattle che si fa ascoltare senza problemi. Il Luned la Domenica del Rock apre le danze, orecchiabile e divertente. Galline continua con la fissazione zoofila che evidentemente perseguita il buon Capra, raccontando delle difficolt di sfamare gatti e cani. Diciottenni parla dellinfinito dolore di sentirsi dare del lei dagli adolescenti. Chi

    non ha provato questa sensazione? Maledetti bastardi. Margherita di Savoia il primo schiaffo del disco: incazzata e minimalista, un perfetto pezzo da pogo che si apre e si chiude alternando spinte e salti. Cenni borgesiani (Pierre Menard, autore del Chisciotte, se non avete mai letto Borges dovreste farlo, ma non questa la sede per discuterne), ed esistenzialismo spicciolo ed efficace (La Finta non la Fine). Una dolceamara conclusione regalata da Reset, dedicata alla figlia, che contiene un ambiguo non voglio illudermi, riferito forse alle aspettative riversate nei pargoli, forse nellinfinito e infinitamente frustrato tentativo di trovare soddisfazione a questo mondo. Ed in effetti un disco di routines, di piccole e apparentemente insensate diapositive quotidiane (con animali), che darebbero unidea dironica considerazione sulla vita se non ci fosse di mezzo la musica a scombinare il tutto. Mai veramente angosciosa ma assolutamente mai rassicurante, getta unombra di cinismo su tutti i pezzi, consegnando limmagine di un padre/giovanemanontroppo/musicista di successo che in fondo qualcosa di storto, dentro, ce lha e ce lavr sempre. La copertina del disco, che lo vede arrancare tra la neve (supponendo che sia lui), di spalle e con la chitarra in mano, confermerebbe lipotesi. Ma chiss. Cinico. [6/10] Marco Petrelli

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    INTERVISTE RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTERUBRICHERECENSIONILIVE

    Belly Hole FreakSUPERFREAK!

    Black Vagina Records, 2015

    Freak, senza dubbio. E a Beautiful Freaks di freaks dovremmo intendercene. Ma freak alla Tod Browning, in un circo anni 30 scassaticcio, sporco e possibilmente pieno di alcolizzati, pervertiti, ex galeotti e feccia di ogni genere. Il che, ovviamente, rende il tutto uno spettacolo. Il bluesaccio pi lurido che possiate immaginare, sputato da una voce catarrosa che ricorda il Tom Waits pi sbronzo che possiate immaginare. Lispirazione principale di Belly Hole viene dal delta, ed chiaro, ma alle radici si aggiunge unattitudine carnevalesca e vagamente sinistra. Il paragone istintivo che ho fatto col classico Freaks si rafforza dopo ognuna delle tracce, che scivolano una dopo laltra in un canale di scolo fatto di sferzate darmonica, bottleneck e accordi sghembi mitragliati rudemente. La cosa che mi piaciuta di pi di questo disco, a parte il sound vintage, sporco ed evocativo, il fatto che il Freak canta (rantola) utilizzando un linguaggio inesistente. Uno scat-grammelot sul quale potete dipingere il vostro personale incubo sudato fatto di salici piangenti e cadaveri sepolti in riva al Mississippi. Atmosfere torride e febbricitanti da dia de los muertos, strascicate o agitate come la coda di un serpente a sonagli. Non ho potuto fare a meno di immaginare una murderballad fatta di sesso, vendetta e tradimento o un corrido criminale nascosti in ogni traccia. E poi, la parte migliore. Belly Hole Freak una one man band. Gi, fa tutto da s, incarnando il sulfureo circo di scheletri promesso dalla copertina di Superfreak!. Tanto allavanguardia quanto senza tempo nel proporre un sound viscerale e diretto e nel proporsi come un musico postmoderno che salta e sputa per strada davanti al cappello sgualcito e semivuoto. Una delle cose migliori che ho sentito questanno, forse la migliore in assoluto. Un capolavoro sbronzo che dorme buttato in un vicolo tra i topi con una bottiglia di bourbon vuota a fianco. Ay! [9/10] Marco Petrelli

    Max FuschettoSN N

    Hanagoori Music, 2015

    Compositore, oboista ed autore campano, Max Fuschetto ha raccolto risultati lusinghieri con la sua opera prima (Popular Games, 2010) e si presenta ora con questo nuovo lavoro, il cui titolo evoca gi di per s unatmosfera surreale e suggestiva.Sn N sono due parole di lingua Yoruba (un dialetto dellAfrica Occidentale) presenti in un canto raccolto da Gerhard Kubik: esse significano dormi ora ma, se pronunciate in dialetto campano (Sunn), rievocano il concetto di sognare. Come spiega lo stesso musicista, quando le ho utilizzate come parola chiave del brano dapertura Oniric States of Mind, c stato limprovviso schiudersi di unassonanza che sulle prime non avevo colto. Un vero e proprio crossover, che costituisce la struttura portante di tutte le dieci tracce dellalbum. Max Fuschetto ha sempre lavorato sperimentando nuovi equilibri e inedite mescolanze sonore e Sn N rispecchia senzaltro questa impostazione: musica colta e popolare, folk ed improvvisazione si fondono tra loro in combinazioni apparentemente impensabili (Per me il connubio tra il pensiero musicale di Bartok, Stravinskji, Debussy e quello delle trib Ewe del Ghana, degli Aka Pigmei del centro Africa un tuttuno). Si canta in francese, in inglese, in lontane lingue africane e in arbresh (un sottotipo della lingua albanese) e si ha spesso limpressione di assistere ad un concerto di musica classica. A giudizio di chi scrive, tuttavia, lesperimento pur encomiabile per lampiezza e la profondit del progetto - manca di una componente fondamentale per essere considerato completamente riuscito: quella spontaneit, quella elementarit, quella sensazione di primitivo e di primordiale che caratterizza i ritmi etnici e folk. La contaminazione tra generi musicali, qui, diventa talmente colta da apparire a volte troppo cerebrale per essere apprezzata a pieno dal pubblico degli appassionati del genere. [7/10] Daniele Bello

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    Polar BearSAME AS YOUThe Leaf Label, 2015

    Same As You la pubblicazione pi recente di Polar Bear, band britannica di jazz sperimentale o, pi propriamente, crossover. Il celebrato processo di riappropriazione delle proprie radici iniziato dagli artisti (e non solo) afroamericani tra la fine degli anni Sessanta e linizio dei Settanta determin una nuova consapevolezza a livello sociale ma anche musicale. La commistione di generi (di cui gi il jazz primigenio costituisce un paradigma) diviene cos un continuum, di cui Same As You rappresenta

    un nuovo interessante episodio. Se la world music fece gi breccia nel jazz sin dagli anni Settanta (e.g. la storia di Mademoiselle Mabry, traccia contenuta in Filles de Kilimanjaro, dalla cui natica nacque la fusion), questa dicotomia subisce unenhancement post-coloniale proprio in lavori come Same As You, entrando in diretto contatto con la dnb, il dub, e molte delle derivazioni black-underground di cui ci omaggia il sottobosco musicale britannico contemporaneo. Lalbum si compone di sei tracce. Due di esse, le pi estese, lasciano ampio spazio allimprovvisazione, ma anche allambiente naturale: in particolare mi riferisco a We Feel The Echoes (1024) e la closing track Unrelenting Unconditional (152). In questultima, in particolare, Tom Herbert mantiene un pedale di basso in forma iterativa, mentre i saxes creano dissonanza e riverbero a met tra occidente e sud del mondo. Nelloutro percussiva e quasi ambient fa il proprio ingresso un coro, che per poche battute ripete il mantra Dont Let The Feeling Go. Il brano introduttivo dellalbum, invece, affidato ad Asar Mikael, fondatore dellistituzione culturale jamaicana di base a Tottenham, ovvero The Light Shop, a cui Seb Rochford, leader dei Polar Bear, deve buona parte della propria formazione. Lalbum un inno allamore e alla positivit ammette Rochford. Infatti, pi che attraverso oscuri soliloqui free-jazz, questa positivit espressa tramite gioiose eruzioni di vitalit musicale. Un altro passo importante. [7/10] Bernardo Mattioni

    Moustache PrawnEREBUSPiccola Bottega Popolare / MArte Label / The Orchard, 2015

    Bestia strana, questa. Un attacco postrock, escursioni follettoprogressive la Genesis, un po di chitarre brit, bending noiseggianti, costruzione dei pezzi a singhiozzo con esplosioni e involuzioni, e una robusta iniezione di pop sognante vagamente beatlesiano. I Moustache Prawn Sono tre appenaventenni pieni di talento e ottime idee che confezionano un disco sonicamente perfetto, curato e rifinito dove tutte le influenze e i salti di genere sopracitati si mescolano efficacemente e fluidamente,

    collegando i pezzi tra di loro in una catena di racconti che creano Erebus, concept album strambo e impenetrabile a met tra Lovecraft e Verne. Ambiziosi, senza dubbio, ma fanno bene a esserlo, perch un sound cos maturo e un songwriting cos solido sono una rarit in musicisti cos giovani. A quanto pare, il disco abbonda di strane sperimentazioni sonore: da un foglio di carta usato come rullante a registrazioni tramite stetoscopio direttamente dalla gola del cantante, Fingrophone (pare sia unapp per iPhone), bidoni, un Saz. Niente male, no? Kerguelen/Something is Growing formano un dittico potente, delicato e distorto che funziona alla grande come introduzione allopera. Da qui il disco sale vertiginosamente attraverso Catapults e Animals, pezzi lividi che ingrossano e complicano sonorit gi fuori dalla norma. Picchiano duro e si riposano con Eating Plants, che contiene anche uno sciccoso arrangiamento darchi. Si riparte di corsa, malesseri postpunk innervano Breakdown, che si scioglie poi nello stranissimo mix texmex/canterbury che The Lantern. Polar Bear nei binari riconoscibili del dance-punk e Natural Habitat si aggancia allapertura con lampio respiro dei riff e linfinito riavvitarsi delle melodie. Colgono di sorpresa, sorprendono e impongono attenzione con la studiata, elegante complessit dei pezzi. Imprevedibili. [7/10] Marco Petrelli

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    LeSigarette!!2+2=8

    Autoprodotto, 2015

    E niente, il mio cervello ha deciso che questa rece comincer con una sagace battutona sul moniker della band in questione. Ho tentato di distogliere la mia attenzione da questo aspetto ma egli non sente cazzi. E s, non ho scritto egli per errore. Vab, facciamola sta battuta: LeSigarette!! fanno male, ma stavolta no. Nome semplice, suoni garage, cantati zappiani, contenuti leggeri e falsamente naive. Vi aspettate un risultato confusionario? Al contrario, 2+2=8 un bel disco, con una componente ritmica preminentemente funk la quale, sommata ai corposi suoni garage consegnano un volitivo risultato discografico, il cui ordine di idee rappresentato dalladagio ci sar anche casino ma io in questo casino mi ci oriento meglio. Lalbum soffre leggermente sulla lunga distanza ( comunque un album di 10 pezzi) e si abbandona licenziosamente a pattern di batteria con charlie in controtempo e rullanti sul secondo beat. Cionondimeno tutte le tracce presentano un curioso e convoluto mix di semplicit e stortura. E cos la bucolica Albero, accompagnata da un simpatico video-corso sulla sicurezza stradale, elide gli aggettivi e arpeggia sui fili derba, portando un po di gioia di vivere nei pomeriggi pi caldi. Prurito la dimostrazione di come i Nostri abbiano una predilezione per le variazioni ritmiche, portandosi dietro la classica progressione F#/A/G per tutta la canzone, pur non rendendola mai monotona (cavr preso con gli accordi?). Interessante la variante pi sommessa in Messa a Fuoco, cos come il momento chill nel finale di Mandarino dimostra la validit della forza dinamica dellalbum, dal fortissimo al piano. Una descrizione sommaria dellalbum potrebbe portarci ad inquadrare 2+2=8 come ad un estroso tentativo di tradurre la vena garage di artisti come King Tuff o Ty Segall in un contesto aritmicamente pi black, a tratti soulful. Ovviamente bisogna ascoltare per credere. LeSigarette!! sono contenute in un unico pacchetto: le voci che armonizzano, la scrittura a quattro mani, le storie fatte di piccole cose sono il risultato di unentit unica gli auguriamo di diventare un Lucky Strike [6,5/10] Bernardo Mattioni

    Simone Mi OdiaSATURNO

    La Fame Dischi, 2015

    Simone Mi Odia, cantautorato alternativo art-punk/acustico. Simone Stopponi suona da una vita sotto varie forme, tutte di discreto successo: Pedro Ximenex, Petramante e Il Pianto di Rachel Cattiva (che mi ricordano quando facevo sega a scuola per, tra le altre cose, infilarmi in un negozio di dischi ad ascoltare i trend del momento, che visti gli anni probabilmente erano Deftones, Korn e At The Drive-In. Sospiro). Saturno un disco ironico e malinconico che spazia tra note acustiche, immaginario infantile, ballate classiche, angosce da anni che incalzano, ballate storte e vari ed eventuali residui dei 90s. Ad accompagnare il canzoniere, un cantato fortemente influenzato dalla tradizione della canzone italiana (Battisti su tutti, ma anche Battiato, Dalla e Tenco, omaggiato con la cover di Com difficile, un pezzaccio strappalacrime come pochi), preciso, pulito e pop. Nove pezzi sapientemente costruiti e installati, con un generale gusto un po spaziale per armonie dilatate ed eteree, immediatamente riportate a terra dalla semplice concretezza dei testi, che parlano di ragni sulla vasca, feste adolescenziali con i Nirvana e i guai del musicista quasifamoso. Il terzo pezzo del disco non sempre il migliore, ma in questo caso s, Cuori Quadri Fiori Picche lapice lirico e sonoro, dallapertura tenebrosa ai toni solenni del finale, seguito dallelegia un po snob Uno famoso, e Non dirlo a nessuno, di una dolcezza disarmante. In fondo, un disco a met tra i dolori dissacranti dellesperienza e la sconfinata mitologia della coscienza infantile a cui ci teniamo stretti nel tentativo di sopravvivere. Barcolla ma non molla, Simone. [6/10] Marco Petrelli

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    ?AlosMATRICECheap Satanism Records, 2015

    Stefania Pedretti, in arte ?Alos, avanza con il suo imperscrutabile sound post-apocalittico approdando al suo quarto lavoro, pubblicato dalla belga Cheap Satanism Records, per offrirci attraverso cinque tracce unesperienza quanto mai intensa, penetrante, sensualmente disarmante.Sin dallapertura di Ecate veniamo sommersi da un ascolto minimale, sussurrato, ipnotico che trasuda, nella sua prima parte, una demoniaca

    sensualit, accattivante quanto ingannevole... per poi essere gradualmente inghiottiti dagli stridori della Musa del Caos non lasciando spazio a interpretazioni. E pura avanguardia minimalista che prende forma, provocando un etereo, inquieto, quanto attraente abbandono. La chitarra di ?Alos imprime poi, con il suo sinuoso fascino, la sua tagliente presenza cos come la sua voce, criptica, seducente, demoniaca...La pi ancestrale delle dicotomie prende forma in Luce/Tenebre, solenne esecuzione dal corpo doom metal cadensato ed essenziale. La successiva Ignis red elixer, anche grazie allelettronica del lo stupefacente Mai Mai Mai, resta uno dei punti pi elevati del disco e ci catapulta in un universo post-industrial, in una sorta di ibridazione tra Throbbing Gristle e Diamanda Galas. I dieci minuti di Matrice emergono da sulfuree attese e ci traghettano verso un ambient distorto dalle connotazioni orrorifiche, evolvendosi grazie ad una sorta di crescendo carpenteriano caldo e avvolgente come un respiro infernale. Hyle la chiusa rituale che conduce lascoltatore verso la dissoluzione della ragione, attraverso labbandono di ogni convenzione musicale, in un rituale percussivo (Giovanni Todisco) di pura avanguardia emozionale, in cui la voce di Pedretti si esprime in tutta la sua bellezza. Il percorso artistico della signorina ?Alos raggiunge in Matrice vette di sublimazione rarefatta. Un disco di crepuscolare avanguardia fortemente intriso di una personale tribalit, fatta di suggestioni primordiali, cupe, lente e per questo penetranti come una lama sottile. Lessenzialit e la disarmante immediatezza del suono di ?Alos permea tutto il disco e si lascia voluttuosamente iniettare nei sensi dellascoltatore per scaraventarlo nella dolcezza oscura delluniverso ?Alos... Lavoro sconfinatamente superbo! [9/10] Anthony Ettorre

    Mondo NaifTURBOLENTODischi Bervisti / Dreamin Gorilla Records / Go Down Records, 2015

    Essere spontanei, senza filtri, riuscendo a dire ci che si pensa senza rifletterci troppo, solitamente una caratteristica vista in maniera troppo negativa. Anche nel mondo della musica, capita di perdere quella carica bestiale ed istintiva che ti permette ad esempio di creare riff brutali e al tempo stesso melodici. Fortunatamente lo stoner rock un contenitore talmente vario ed ampio, nel suo legare assieme passato psichedelico e moderno gusto hard, che permette a questi tre ragazzi trevigiani di

    esprimere loro stessi senza preconcetti, semplicemente liberi di sfogarsi pezzo dopo pezzo. Al di l della potentissima e solida struttura di base degli arrangiamenti, la forza di questo trio sta soprattutto nellaffidarsi alle ipnotiche atmosfere che nascono dagli arpeggi di Tex, capaci di essere aperti e distesi, per poi infiammare allimprovviso laria con bordate distorte. Laccostamento di pezzi strumentali (Maelstrom), unita allironia un po amara di alcuni testi di cui va apprezzato luso della lingua italiana, cosa tuttaltro che scontata permette inoltre di apprezzare ancora di pi lindole anarchica e genuina di un gruppo che gi nel nome ha scritto un messaggio chiaro e lampante: lessere spietatamente cinici e diretti nel prendere di pancia il mondo che viviamo ogni giorno. [6,5/10] Alberto Giusti

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    Culture WarsPLANSLa Fine/ Fallo Dischi/ Macrostudio/ Upton Records, 2015

    I Culture Wars, che dicono di aver sperimentato di tutto, dallhardcore alla psichedelia, presentano un disco solidamente ancorato alla scena post-punk, con sonorit che a primo acchito mi hanno ricordato le jazzmaster di Lee Ranaldo e Thurston Moore nei loro momenti pi melodici. Crunch a go-go e un cantato riverberato che, ancora una volta, sembra un diretto discendente dei padrini sonici di una generazione di casinisti cerebrali. Dieci pezzi che scorrono lisci e assolutamente piacevoli. Sar che fuori

    c un gran sole che splende, ma Plans un ascolto rinvigorente ed euforico, e non posso evitare di oscillare la testa a tempo mentre scrivo queste righe. Un duo, formazione minimalista ma di efficacia testata e che meglio sottolinea le tessiture di chitarra e batteria che alternato mitragliate a respiri a pieni polmoni, mantenendo il disco sul limite luminoso tra corpo e mente, concretezza ed evocazione. Forti anche le influenze pittoriche dello shoegaze, ma spogliate e ridotte allosso in una sorta di garage sognante e spesso delicato, morbido nellaccompagnarti tra cadute, impennate e sospensioni. Un disco veloce, canzoni che sono schizzi a matita di scene che istintivamente immagini malinconiche ma che nascondono inaspettate macchie di colore. il caso di Summer Tape, con una coda vagamente Britpop che un piacere a sentirsi, o Heart Failure, quasi una versione elettrica di un certo Nu Folk di classe stile Radical Face. Il mio pezzo preferito resta per lapertura Shannyn, che esplode e savvita su se stessa in un frattale di scuola Daydream Nation, che mostra il lato affilato del disco, sempre in agguato dietro i toni generalmente caldi e distesi. Un album arioso ma sul filo, che riproduce tutte le sue influenze con la rilassata essenzialit di chi ha provato questo e quello, ha urlato e sussurrato e ha provato a unire tutto questo in un equilibrio che ha del filosofico. Like the bone under my skin/Like actors in a photograph/Like paper in the wind. [7/10] Marco Petrelli

    Tic Tac BianconiglioIL VOLTO DI LEWISAutoprodotto, 2015

    Il Volto di Lewis dei Tic Tac Bianconiglio. Ammetto di aver passato un buon quarto dora a chiedermi che senso abbia, nel 2015, andare a richiamare Lewis Carrol e la sua opera Alice Nel Paese Delle Meraviglie che ha gi tanto ispirato nel corso dei secoli e in lungo e in largo, se non per omaggiare il 150esimo anno dalla pubblicazione di questo libro. Un po poco per non creare una immensa aspettativa di tematiche ormai sfruttate, sino allesaurimento si pu dire, gi al taglio della pellicola del

    cd.Appena gira nel lettore lalbum rivela la sua natura dark wave postpunk di respiro anni 0 e musicalmente molto accattivamente anche se dalla durata totale piuttosto breve. Le atmosfere create da Armando Greco sono la parte pi interessante e la vera colonna portante del cd non altrettanto supportate per dalle liriche ispirate, come ci si aspettava, dalle letture di Lewis Carrol. Una sorta di reading dove i testi non riescono a mantenere il climax in un album dove avrebbero dovuto avere un ruolo altrettanto centrale.Laspettativa per questa volta ha fatto il suo triste dovere di mietitrice. E in questo caso non viene smentita: non si riesce a giustificare la chiamata in causa dellautore britannico, se non come omaggio non propriamente necessario, e il dispiacere ancora pi grande considerando che lesimersi da queste sconsiderate nonch sbandierate citazioni in ragione di un pi percorso personale avrebbe reso lalbum dei Tic Tac decisamente pi gradevole allascolto e avrebbe portato alla scoperta di una nuova realt, che resta invece soffocata. Vedo la gente Joy Division. [5,5/10] Plasma

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    Marco IelpoIL VIANDANTE SOLITARIO

    Autoprodotto, 2015

    Questo album rappresenta lesordio-solo di un giovanissimo chitarrista lucano di notevole talento. Un lavoro di presentazione al pubblico che mette subito in luce capacit non solo tecniche ma anche espressivamente valide nel fingerstyle. Un musicista ancora giovane e in crescita, ma di certo non acerbo, che propone e interpreta in maniera personale un repertorio impregnato di una personalit blues-folk notevole e piuttosto complessa. I richiami nello stile di esecuzione sono molti e differenti tra loro. Per quanto riguarda lo stile,si avvertono sopratutto sonorit prettamente percussive e la cura per le risonanze armoniche della chitarra acustica, regina indiscussa dellalbum, e si denota una certa compenetrazione tra la tecnica di Ielpo e lo stile di diversi e tra i pi caratteristici chitarristi del genere,citando come esempi tra i pi famosi Don Ross e perch no, un grande sperimentatore della chitarra fingerstyle,sicuramente tra i pi grandi di sempre, Micheal Hedges. Lascolto dellalbum fluido, piacevole, intervallato da un alcuni i brani raccontati dalla voce dellartista. Le nove tracce si presentano come un denso condensato di skills e colorazioni musicali molto incisive e ben orchestrate dalle sapienti dita di questo giovane chitarrista, dal quale si pu solo attendere un proseguo artistico di spessore,che si prospetta a mio parere molto interessante.

    [8/10] Frank

    PhantoramaPHANTORAMA

    Ikebana Records, 2015

    Prima produzione per i Phantorama, trio composto da Marco Torrese, basso + voce, Marco Cefis, batterie, Pask Lauriola, tastiere, che racconta di covi desolati, di sobriet perdute, di api proletarie e di morti parlanti. Il tutto utilizzando registri ora grotteschi, ora ironici, ora confidenziali e lasciando ad un primo ascolto sorpresi e incuriositi per tanta bizzarra variet. Si alternano Mr Bungle e Caparezza, Vinicio Capossela e Melvins, Fred Buscaglione e Bluevertigo in una miscela di bassi incalzanti, kazoo drammatici e pianoforti malinconici. Un umorismo nero e dissacrante emerge in pezzi come 4 (morto che parla), tra i brani migliori del cd, o Hey Mr. Coffee, come chiara lispirazione cinematografica in altri, anzi la dichiarazione damore per il Tim Burton oscuro di Alice in Wonderland e Nightmare Before Christmas (Alice nello specchio e Benvenuto). Trova anche spazio una cover della Ballata degli elefanti rosa dal cartone disney Dumbo, forse superflua. Non sempre lo spirito dissacratorio e sarcastico ad affiorare, in alcune occasioni predomina una tendenza pop pi pacata e orecchiabile come in Signorina Mon Amour, pezzo poco convincente e fuori contesto, o in altre una furia combinatoria eccessiva, che sa di maniera, come in Dapar. Forse sintomo di un eccesso di zelo e desiderio di sorprendere. Molto pi efficaci limmediatezza e lenergia di Canta Regina o le atmosfere alcoliche e tragicomiche, cullate dal pianoforte, di Pianomorte, altro brano molto interessante. Una menzione particolare merita La botte, naufragio etilico (degli amori e degli ideali?) disincantato e pessimista, che la voce di Torrese sussurra beffarda. Nel complesso un lavoro ben interpretato con tanti spunti, citazioni e suggestioni allettanti, con stili diversi dal cantato crooner allelettropop, dallo swing al punk, ma che non sempre mantiene le promesse, con qualche caduta di troppo, risultando ad un ascolto pi attento prevedibile e pericolosamente tendente allesito pi facile, lasciando limpressione del gi sentito. Forse con un po pi di coraggio... [6/10] Vincenzo Pugliano

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    Michele MaraglinoCANZONI CONTRO LA COMODITLa Fame Dischi, 2015

    Sulla scia di apprezzamento lasciata da I Mediocri nel 2012, il cantautore pugliese Michele Maraglino tornato in studio con il suo secondo disco Canzoni Contro La Comodit che ha pubblicato con la sua etichetta indipendente La Fame Dischi. Ad anticiparne luscita ci ha pensato il singolo I Miei Coetanei, un vivido spaccato generazionale che vede la partecipazione dei The Rust And The Fury e pu essere il pezzo che meglio rende lidea di quanto ha da comunicare Maraglino nelle sue canzoni. Io

    non so voi come fate ad aver sempre tutto/ e poi, e poi non essere niente inesorabilmente (giusto per citare uno dei tanti versi critici). Con i suoi occhi vede i giovani come dopati dalla comodit, sommersi dal tutto facile, da innumerevoli comfort e inetti al tirarsi su le maniche perch ci ha gi pensato qualcuno per loro. La disoccupazione generazionale quindi vista anche con un occhio critico perch spesso capita che lessere allultima tendenza e lavere tutto, anche ci che non ci serve, diventino priorit assolute rispetto al darsi da fare e al fare le rivoluzioni. La vernice una metafora di forte impatto visivo sul coprire tutto ci che non ci omologa e non ci rende in; per contro Vie di mezzo un inno alla consapevolezza dellimportanza che hanno le proprie scelte anche se vanno controcorrente e comportano difficolt ed incomprensioni da parte degli altri. I testi di Maraglino sono dalla prima allultima traccia delle riflessioni molto profonde su tanti aspetti della giovent di oggi e talvolta densi del vissuto personale dellartista stesso. Triste storia una perfetta introduzione al cd (Triste storia qui non si deve mai, mai cambiare niente/ qui tutto ci dovuto, qui non si deve pi lottare veramente). Il cantato sempre in rilievo sul pop-acustico che accompagna come per accettazione le intense parole che rendono lascolto una sorta di reportage di una generazione che anche quella di chi, da abile osservatore quale Michele Maraglino, con coraggio canta il suo totale dissenso nei confronti di tante dinamiche. [8/10] Daniela Fabozzi

    FelpaPAURASussidiaria, 2015

    La nebbia una cosa che non si pu spiegare, per chi non ha la fortuna se cos si pu definire di viverla tutti i giorni. E in quelle giornate di novembre che sembrano non passare mai, Daniele Carretti ha messo in piedi un album molto lento, fatto di strati che si depositano man mano, proprio come la nebbia che sale dai campi. E in questa fredda coltre, la sua voce effettata sembra farsi strada a fatica, sgomitando con le sovraincisioni di chitarra, che inspessiscono notevolmente latmosfera

    intima che va creandosi. Il cantautore reggiano sembra quasi non voler disturbare con le sue parole landamento ipnotico di questo sogno ad occhi aperti, dove si fanno vivi fantasmi del passato come un vecchio amore che fa ancora male (Accanto a te), il cui dolore appare lontanissimo e filtrato dai riff lenti dei loop di chitarra. Poi ecco un piccolo scossone, Paura mai, dove la batteria elettronica abbatte il muro dincertezza e ci invita letteralmente a buttarci, come il tuffatore della bellissima copertina, verso ci che ci spaventa maggiormente. Perch la paura, proprio come la nebbia, si limita semplicemente a distorcere la realt, facendocela apparire come non . Ma con un po di pazienza, i nostri occhi si possono abituare a quella sensazione, facendoci capire che non c nulla di strano intorno a noi. E linvito reiterato di Carretti a non aver paura (Luce) il frutto di una lenta e graduale immersione in quel pozzo buio che la nostra coscienza. [7/10] Alberto Giusti

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    Aeguana WayCATTIVI MAESTRI

    Warning Records, 2014

    Gli A. W. presentano un album dal titolo emblematico, in cui contenuto un profondo invito ad abbandonare i clich e a riscoprire attraverso la suggestivit del loro messaggio e lenergia della musica che lo contiene lessenza di essere autenticamente se stessi. Come ci insegna questo gruppo a volte bene provare diffidenza verso buoni consigli di maestri o almeno persone reputate tali che in realt vogliono solo presentarci un approccio alla realt insensibile nei confronti dellindividualit e invece molto pi attento agli individualismi delle persone. Quante volte non abbiamo avuto il coraggio a la fiducia in noi stessi necessaria per essere degli outsider e non semplicemente delle pecore travestite da leone? Il passaggio dal gregge a pecore fuori dal coro pu rappresentare una rinascita. E questo uno dei cardini tematici dellalbum. Uscire da una realt spesso predeterminata da altre persone per noi, ma che non ci calza per nulla come un abito che non vorremmo indossare. La ricerca di se nella fatica di perdersi e ritrovarsi infinitamente. Un mondo fatto di metafore di vita e storie di ribellione alla base del linguaggio nei testi di questo gruppo alternative Rock di Brienza. Il tutto abbondantemente condito da uno stile musicale intriso di sonorit Rock ed elettroniche che mutano facilmente e costituiscono un lavoro poliedrico. [6,5/10] Frank

    Pristine MoodsPRISTINE MOODS

    I Dischi Del Minollo, 2015

    Sognante acustica malinconia grunge-psichedelica. Corde e Theremin. Theremin! I Pristine Moods, almeno a giudicare dal nome, cercano di riempirti le orecchie di suoni immacolati per lasciare la mente libera di spaziare. Collegati al buio impenetrabile della prateria del Midwest fanno un effetto strano, e resto in balcone a fumare un po pi a lungo del solito, cercando qualche dettaglio interessante su cui inventare qualche storia per intrattenere una serata solitaria. Hanno qualcosa di esotico, come se raccontassero di una dimensione parallela o di qualche strano paese nebbioso. Banjo e ukulele ad aggiungersi allonnipresente chitarra acustica, in un potpourri folk senza una precisa origine e senza una forma particolare, dagli accenti eterei e fatati. Sono eleganti e impeccabili ma, a scapito del loro nome, comunicano unagrodolce sensazione da domenica mattina che assomiglia un po a una versione acustica di certi paesaggi sonori postrock in bilico tra il sogno e la tristezza tout court. Mi piaciuta RWD, che del suddetto stato danimo unincarnazione perfetta, e Rumpleskin, pi ancorata nei territori della musica appalachiana. Un disco piacevole che scorre liscio e morbido, per qualche tramonto da pensieri foschi o per le prime ore del giorno, con quel tipo di luce che d a tutto unaura irreale e sconosciuta. Onirici, impalpabili, delicatissimi. [6/10] Marco Petrelli

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    CarmenSitaOutta Kali Phobia

    Autoprodotto, 2015A volte la ricerca e la sperimentazione non ha bisogno di grandi apparecchiature o di particolari tecniche di postproduzione musicale. Questalbum del duo Carmensita uno di quei casi in cui lestro artistico di musicisti diversi e apparentemente distanti(per quanto in musica non esistono vere distanze) si concilia piacevolmente senza intaccare le discrepanze di personalit e nellapproccio alla musica nellinsieme. Lanima blues della chitarra ed i ritmi tribali delle percussioni si fondono perfettamente con lo spirito dal tocco Trip Hop della voce, convogliandosi in un genere che si mantiene allinterno di un post rock psichedelico con forti influenze Blues nelle corde di Claudio Fabbrini e RnB nella voce soave di Carmen Cangiano. Le parole sfuggono dalle note e dalle atmosfere di un lavoro autoprodotto davvero particolare e originale che per definirsi in modo pi accurato necessita inevitabilmente solo di essere ascoltato con grande attenzione. [8,5/10] Frank

    KensingtonRIVALS

    Universal Music, 2014I Kensington sono un gruppo musicale olandese. La band venne formata dal chitarrista e cantante Casper Starreveld, il bassista Jan Haker e il batterista Lucas Lenselink nel 2005. Chitarrista e cantante, Eloi Youssef, si un al gruppo un anno dopo. Hanno avuto tantissimo successo in questi pochi anni: il loro primo album, Borders (2010) ha visto tutti i templi del pop in Olanda: Paradiso Amsterdam, Tivoli Utrecht e Rotown Rotterdam. I Biglietti per i loro concerti vanno sempre esauriti, sono portati fino agli Stati Uniti da Zip Records ed hanno suonato a grandi festival Europei come Eurosonic Noorderslag Festival, Sziget, Stonerock e Openair Gampel. Rivals il loro terzo album, uscito lanno scorso. Una delle canzoni pi notevoli su questo album Done With It, che mi ricorda molto dellultimo album di Vampire Weekend (Modern Vampires of The City, 2013). Usano delle percussioni in stile africano sullo sfondo, ed anche i ritmi e le pause tra le frasi della canzone sono dello stile indie-africano. La prima canzone dellalbum, Streets, un altro classico Kensington, con chitarre riverberanti e ritmi allegri. Proviamo ad applicare la teoria dello scrittore americano Kurt Vonnegut delle strutture delle storie sulla musica di Kensington. Vonnegut dice che ogni storia ha una sua forma, un diagramma, e che tutte le storie possano essere spiegate con questi diagrammi. Sullasse verticale abbiamo il sentimento, lintensit della storia o della canzone, sullasse orizzontale la durata. Una canzone tipica di Kensington, come Riddles o All for Nothing sul nuovo album, avrebbe una forma che inizia gi in fondo a sinistra, poi sale pian piano, e dopo non tantissimo tempo arriva al culmine: gli accordi sulle chitarre si alzano, e se Kensington hanno voglia di essere proprio alternativi, fanno anche un key change! A questo punto le parole consistono principalmente di wo-ho-ho-ho, wooooo-hoooo. Dopo il culmine, la canzone finisce subito o quasi subito e la linea della storia torna al livello dellasse orizzontale con una discesa rapida. Io personalmente mi sono stufata di questa struttura con Robbie Williams. I riff della chitarra, la batteria e i vocals, che consistono principalmente di note lunghe, malinconiche e drammatiche, a volte difficilmente udibili e senza vero significato, si mescolano comunque bene e producono un suono molto efficace, coraggioso e baldanzoso. La loro musica ovviamente il prodotto di un processo di produzione molto professionale - ma non pu nascondere completamente il fatto che le canzoni sono ben copiati da gruppi di successo internazionale. Ci sono delle chiare tracce di gruppi come Kings Of Leon, The Wombats e Coldplay. I Kensington hanno mostrato che sono in grado di scrivere canzoni pop - eppure, per ogni riff di chitarra, ogni ritmo delle batterie, ogni melodia ed ogni struttura, ho il pensiero che lho gi sentito altrove, una volta, tanto tempo fa. Anche rispetto ai loro altri due album, Rivals non qualcosa di rivoluzionario. Kensington un gruppo di giovani musicisti molto coraggiosi, ma nella storia della musica non saranno ricordati per Rivals. [6/10] Zephyr Brggen

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    Paolo Sanna OKRA percussion projectGREEN LAYA CONFERENCEPlus Timbre, 2014

    Le frontiere della sperimentazione non esistono e Paolo Sanna lo sa molto bene. Lavanguardia proposta in OKRA quella di una rassicurante contemporaneit. Il suono per chi improvvisa la concretizzazione della propria istintivit e ogni virtuosismo diventa veicolo; ogni trasgressione, seppur sussurrata, ne fa da contrappunto... Lascoltatore subisce linaspettato, percepisce lespressione artistica pura ed messo a nudo nel suo ruolo di impotente fruitore. Le esplorazioni percussive di

    Sanna si dipanano attraverso oltre 32 minuti di pura improvvisazione. La formazione Igor N. Pusceddu, Giacomo Salis e Paolo Sanna, attrezzati di vari tipi di gong e oggetti di ogni tipo si esprime attraverso un estemporaneo vissuto estetico-musicale sobrio e accattivante. Si tratta di improvvisazione pacata, ambientale, meditativa, estremamente intensa e penetrante. Musica concreta che accarezza i sensi senza eccessi. Loperazione pubblicata e distribuita dalla rigorosa Plus Timbre, netabel dedicata unicamente a musica sperimentale e improvvisata, spazia allinterno di una rilevante variet di stili musicali. Registrato nel novembre del 2014 a San Sperate, paese di poco pi di ottomila abitanti in provincia di Cagliari, Green Lay Conference porta con s un forte carico di intimismo isolazionista di rara bellezza.

    [7/10] Anthony Ettorre

    FreddocaneFREDDOCANE2Autoprodotto, 2014

    Secondo disco per i bergamaschi Freddocane che il seguito del loro primo lavoro omonimo dimpronta pi grunge e pubblicato nel 2012. Le atmosfere psychedelic-rock e underground, date da predominanti schitarrate sporche e linee di basso notevoli, sono alla base di quasi tutto lalbum ma non mancano anche delle sfumature acustiche (Retrokiller, Across The Universe e Everybody Hurts) e variazioni funky in No Stop Mode e Porno Dopo. Fa ChEntri rompe magistralmente il ghiaccio

    con una ritmica calzante e il vocione di Beppe Fratus la Piero Pel, decisamente un ascolto catchy ed accattivante. I testi sono scarni, incazzati, talvolta minacciosi (con non si sa chi) un po erranti e apparentemente sconnessi, cosa che rende lascoltatore a sua volta spaesato ma mai smarrito. La reinterpretazione della beatlesiana Across The Universe pi somigliante alla cover realizzata da Rufus Wainwright ma con in background un cantato offuscato e grave abbastanza inquietante ed alienante. Lalbum si conclude con unaltra cover, Everybody Hurts dei R.E.M. che non si discosta poi tanto da unemulazione della voce di Michael Stipe. Insomma c del potenziale in questo trio, da un punto di vista melodico la cosa tangibile ma col tempo dovrebbero provare a canalizzarlo nella giusta direzione, strutturare meglio le canzoni e partorire dei testi che comunichino un qualcosa in pi.

    [7/10] Daniela Fabozzi

    Invia il tuo album alla casella email [email protected] o allindirizzo postale che trovi sul nostro sito web. Potrebbe trovare spazio tra i dischi recensiti su questa rivista.

  • BF 25

    INTERVISTE RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTERUBRICHERECENSIONILIVE

    Frank Polacchi 4tetWHISPER

    Ma.Ra.Cash Records, 2015

    Whisper il primo album per il Frank Polacchi 4tet che originariamente nasce come jazz trio nel 200 e trova da subito il suo spazio nellattivissimo scenario del jazz-rock torinese. Lalbum raccoglie brani inediti del gruppo e anche due rivisitazioni di famosi brani pop-rock reinventati in chiave fusion. Latmosfera raffinata dello stile smooth jazz lascia ampio spazio ad assoli, improvvisazione e soprattutto ad una verve rock che anima la maggior parte dei brani dalla struttura compositiva sempre logica. La voce di Polacchi, dai toni caldi e robusti, viaggia tra scat solos e tastiere con effetto talk box incontrando cori femminili, assoli di tromba e pianoforte accompagnati da ritmiche moderne e generalmente di rilievo. Un brano come Max Roach, che sembra riemergere dagli echi di unAmerica anni 30, risulta molto piacevole e divertente allascolto oltre che fresco e ricco di energia come tutto il cd. Ora: vero che un classico un classico, soprattutto se parliamo di Beatles, ma la rivisitazione di The Fool On The Hill del Frank Polacchi 4tet senzaltro un pezzo dellalbum a cui approcciarsi con un orecchio di riguardo perch acquisisce molto colore e ritmi diversi dalloriginale che non fanno altro che esaltare la bellezza del brano firmato McCartney. Stessa cosa vale per Black Hole Sun, il brano conclusivo del disco che con il suo ritmo calzante consolida ulteriormente le abilit del quartetto nel riadattare canzoni di matrice musicale diversa dal jazz. Oltre che in queste due canzoni possiamo trovare la massima espressione di jazz dallimpronta rock in Use it, che ha dei richiami sia ritmici che cantati alla hendrixiana Stone Free con un lungo inciso di samba. Le mille sfumature di Whisper ne fanno un album datmosfera avvolgente ma allo stesso tempo fresco, dinamico, e sorprendente.

    [8/10] Daniela Fabozzi

    The NoobsDISRHYTHMIC

    Autoprodotto, 2014

    Primo album dei perugini The Noobs uscito dopo pi di un anno di gestazione tra campagne di crowdfunding su Musicraiser e la ricerca di una perfetto affiatamento di questo gruppo che calca i palchi gi dal 2001.Il nome The Noobs, ovvero novellini, viene scelto ai tempi dello scoppio di una delle prime bolle informatiche come forma di rispetto per verso la tradizione soul a cui si ispirano, tuttavia nonostante sia un termine che ha unaccezione dispreggiativa in inglese, lascia intendere la loro voglia di esplorare il campo, di esprimersi senza voler scomodare i mostri sacri del genere.Le nove tracce che lo compongono giocano tra il soul e il funky e anche se la durata totale dellalbum sia molto breve riescono ad essere gradevoli e ad arrivare allascoltatore. La struttura della canzone sempre molto coinvolgente, anche se con qualche incertezza in alcune tracce, tra il basso che accarezza le orecchie, i tappeti delle tastiere e le punteggiature della chitarra con la sezione vocale e i cori allaltezza della situazione.Personalmente sin dal primo ascolto ho trovato molte affinit con lalbum Simple Things degli Zero7, anche se questultimi provengono dal ramo dellelettronica&downtempo, tuttavia lalbum viene pecca di una registrazione a volte un po penalizzante nel risultato finale che a volte spezza il fiato.

    [6/10] Plasma

  • 2 BF

    EP

    Andrea ChimentiYURISoffici Dischi / Santeria, 2015

    Non c nulla di male nel rievocare i toni e gli accenti dei grandi della musica italiana del passato, soprattutto per un artista a tutto tondo come Andrea Chimenti, gi attore, scrittore, musicista, che gi ha unanima artistica personale e matura. E vero che in questo nuovo lavoro di Chimenti si sente la presenza di De Andr sia nei testi sia nellinterpretazione vocale, ma anche vero che questa presenza senza dubbio ben assimilata e riproposta in maniera totalmente

    personale e quindi positiva. Infatti tutto il disco non nasconde intermezzi di recitativo e delle parti pi elettroniche - tendente al nois -, brani in inglese, immagini forti e decadenti, che rendono tutto pi surreale e pi moderno rispetto al cantautorato come noi lo conosciamo. La tematica del disco legata alla trama del libro ononimo dello stesso autore, e tratta la condizione adolescenziale di un ragazzo che diventa emblema del disfacimento omnipresente che alberga intorno a noi. In questo disco luniverso si sbriciola, il tempo uguale a se stesso, la neve sempiterna, e a nulla serve fare nulla. Insomma nel mondo di Chimenti domina l immobilismo che sembra poter essere scosso solo da un ulterire immobilismo eterno: la morte. Fortunatamente agli opposti di queste macerie esistenziali c la vitalit di una sapiente curatezza negli arrangiamenti dei brani (la produzione artistica affidata a Davide Andreoni e Francesco Chimenti, due giovani componenti dei Sycamore Age) che trasudano di cori, legni, archi, ma anche sinth e strumenti pi elettronici, che rendono le composizioni davvero ben realizzate. [7,5/10] Manu Dante

    RamiIL PRESENTE DI QUALCUN ALTROTo Lose La Track / Fallo Dischi, 2015

    Non c dubbio, questo gruppo di Milano inserito a pieno titolo in tutto quel sotto mondo (neache troppo sotto) di musica italiana che fa capo al filone Alternative e che pu collocarsi tra TARM e le Le Luci Della Centrale Elettrica. Ma non solo. I Rami si ramificano (guardaunpo!!) anche a tutto quel magma che scende dal resto dEuropa. Certo stiamo parlando di un gruppo che ha prerogative volte ad un pubblico italiano (come la lingua), ma che nel sound strizza locchio ad un pi ampio

    orizzonte internazionale. Mi riferisco ad esempio allutilizzo della batteria, e in particolare dei piatti, che non funzionano pi da cesura della struttura del brano (ormai da anni in realt), ma che hanno un ruolo quasi melodico di disturbo e di camuffamento della voce che deve essere tassativaente ad un volume pari agli altri strumenti. Poi le chitarre, non pi grosse ed eternamente distorte come negli anni novanta, ma presenti costantemente con melodie ipnotiche e dal suono chiaro, che fanno da contrappunto alla linea vocale. Infine le urla che si contrappongono ai repentini cambi di dinamica soffusa, fanno di questo lavoro un disco energico e dolce, simile a se stesso in ogni brano, come fosse un unico grande grido volto al tentativo di riappropriazione del proprio istante di vita (specchio dello stato di salute della giovent italiana) che non il nostro, ma di qualcun altro. Appunto. [7/10] Manu Dante

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  • BF 27

    Bologna Violenta / Dogs For BreakfastBOLOGNA VIOLENTA / DOGS FOR BREAKFAST SPLIT

    Dischi Bervisti / Escape From Today / Overdrive Records, 2015

    Appena uscito in aprile, questo breve 12 in vinile vede la compresenza (split appunto) di due gruppi distanti tra loro, ma simili nellapproccio estremo e originale alla composizione e allesecuzione, alla loro nuova fatica musicale. Nel lato A trova posto Bologna violenta, progetto musicale del poli-strumentista e compositore Nicola Manzan, che si avvale della collaborazione di Alessandro Vagnoni alla batteria e Marco Coslovich alla voce. Sinfonia n. 1 in Fa-stidio Maggiore op. 35 il titolo che raccoglie quattro tracce, suonate con frenesia e attenzione maniacale ai particolari. Synth velocissimi, chitarre taglienti, batterie martellanti e se possibile ancora pi rapide, quasi virtuosistiche, intervallate da silenzi, inserti di violini e pianoforte, campionature varie ed effetti stridenti. Il risultato qualcosa tra il symphonic metal, il grindcore, il noise, ostico e affascinante, fin troppo ironico. Il lato B tutto nei Dogs For Breakfast, trio cuneese, autori di una ruvida, e di fortissimo impatto emotivo, miscela di hardcore, doom e sudge metal. Gadea e Muhos sono lunghe cavalcate, pi corrosiva e dura la prima, cupa e violentemente disperata la seconda, in continuo crescendo di pulsazioni, suonate con cura e potenza, arricchite da una voce urlata e possente. Allenergia del metal si aggiunge la disperazione dellhardcore, i riff distorti di chitarra e le possenti linee ritmiche abbozzano atmosfere desolate ed emotivamente cariche di tensione. Paolo Oliva, chitarra, Andrea Peracchia batterie, Fabio Oliva, voci + basso, interpretano magistralmente i brani ma sono attesi ad una prova pi articolata e completa.

    [7/10] Vincenzo Pugliano

    GlobetrotterFIBONACCI

    Autoprodotto, 2014

    Iniziamo dal titolo: Fibonacci fu un grande matematico pisano, noto soprattutto per la sequenza numerica da lui individuata e che prende il suo nome. In essa ogni termine la somma dei due che lo procedono. Che questo abbia a che fare con la dirompente carica dellep evidente fin dal primo ascolto. Jazz, hardcore, postrock, progressive, metal ogni elemento, ogni influenza a comporre ad arricchire i singoli brani in una sequenza geometrica, cristallina, ma non fredda, avvolgente semmai e vigorosa. Bastano le prime note delliniziale Taurina, nomen omen, per apprezzare la forza del duo beneventano, Giovanni Nazzaro alla chitarra e Danilo Peccerella alla batteria, jazzcore in crescendo venato di prog e metal, con la batteria di Peccerella che martella incessante. Un brano veramente notevole che rappresenta tutto il disco: forza e applicazione, senza inutili virtuosismi, ma lasciando spazio dovuto alla tecnica strumentale. Come Untore pezzo apparentemente pi pacato con accordi jazz ma solo per sorprendere lascoltatore e trascinarlo in un vortice metallico. Dunque dai King Crimson agli Shellac, passando magari per gli ZU, le influenze sono molteplici, ma lo stile dei due appare molto personale e convincente. Di matrice pi post rock The March of Left-Handed Butterflies, e Boaka. Spuntano i Mogwai, i God Machine, i Tortoise. e perch no i Butthole Surfers ma senza tentazioni citazionistiche o nostalgiche. Chiude il lavoro la funcheggiante e circolare King Cococock, forse il pezzo meno convincente. Nel complesso un buon album, divertente e coinvolgente, in attesa di una fatica pi ampia. [7/10] Vincenzo Pugliano

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  • 2 BF

    RECENSIONILIVEINTERVISTE RUBRICHE

    Priscilla BeiUNA STORIA VERAAutoprodotto, 2015La giovane e pluripremiata Priscilla Bei realizza il suo primo EP in cui racconta se stessa attraverso una voce fresca, dai toni spensierati e allo stesso tempo confidenziali. Cinque tracce dal sound prettamente jazz e bossa nova influenzate dal percorso di formazione musicale che la cantante e musicista romana ha voluto intraprendere nel panorama jazz italiano. I testi ci raccontano tante piccole sfumature del quotidiano e sono accompagnati da chitarre che disegnano linee ritmiche e sonorit jazz insieme al modesto ma prezioso contributo della tromba. Con

    Parla pure e A Marsiglia Priscilla ha vinto il concorso Music..Ale di Buti nella categoria solisti. La lista abbina buoni propositi e faccende domestiche alle immancabili disfatte quotidiane contro il tempo e la stanchezza condite autoironicamente con toni jazz-blues. Ulisse la traccia pi malinconica ed introspettiva dellEP dai velati richiami deandreiani (Cercavi unisola e invece c solo il mare). Una storia vera, la title track conclusiva invece un viaggio cullante e sognante che ci lascia nella speranza che il sogno sia appunto una storia vera. [7/10] Daniela Fabozzi

    CairobiTHE DISTANT FIREWeek Of Wonders, 2015Ci sono un italiano, un francese, un austriaco e un messicano Quante barzellette cominciano cos? Questa volta invece parliamo di una band, i Cairobi, che gi nel loro nome manifestano la volont di mischiare il proprio materiale biografico e biologico per dare vita a un progetto fresco, pieno di energia e soprattutto ricco di suggestioni provenienti dagli angoli pi disparati del globo. Il loro singolo dapertura, Zoraide per altro gi utilizzata per uno spot pubblicitario in Inghilterra a fine dellanno scorso un concentrato di ritmica tribale, unita alla

    psichedelia dei sottofondi e a campionature elettroniche che ricordano un po gli strumenti-giocattolo per bambini tanto cari a Wayne Coyne. Il fuoco che alimenta il disco non si spegne quasi mai, grazie allalto numero di giri dei beat dei sample e soprattutto alla variet di strumenti utilizzati in ogni strato che va a comporre le singole tracce. Una sovrapposizione che non statica ma anzi, si diverte a dialogare e a creare atmosfere sempre diverse, mai cupe o troppo ossessive. E se le premesse sono queste, state pur certi che quella che somigliava a una barzelletta da bar diventer presto una realt apprezzata anche qui in Italia. [7,5/10] Alberto Giusti

    124C41+ 124C41+ Stay Home: Gigs & Records/ Dreamingorilla Records, 2015Raramente affidiamo alle parole le nostre emozioni. Parliamo piatto o sentiamo piatto? In questa storia non preoccupatevi troppo di dire, piuttosto chiedetevi come gestire le emozioni altrui sulla vostra pelle. Gli (One to foresee for one another - ci sono arrivato tardi) sono un regalo oscuro made in Terni: riuniti in circolo a mente aperta hanno impacchettato un bel po di grammi di loro stessi in un suono duro eppure cristallino, come il diamante. Grezzo. Con le urla abbattono e destabilizzano la delicatezza dei tasti bianchi, ed anche per questo,

    aldil della struttura non convenzionale, non per tutti. Richiede isolamento. Tuttavia questo disco ha ben chiare due idee: quella di menefreghismo e quella di aristocrazia. Ad un livello molto pi semplice possiamo dire che a loro piace venire capiti da pochi piuttosto che rimanere incompresi. In spiaggia, al parco, alle carrozzelle. Non ascoltare. Quando sei solo, pensaci, quando la luce troppa chiudi gli occhi.

    [7/10] Pablo

  • BF 2

    RECENSIONILIVEINTERVISTE RUBRICHERUBRICHE

    Cinquanta, chapeau!

    E nella regolarit di questi numeri c lirregolarit del nostro contenuto (ma si potrebbe dire anche il contrario).

    Discontinuit come valore. Vi propongo una PreSs rbrica, come direbbe il nostro direttore editoriale, dalla BucCia insolita.

    Perch in questo numero non ho scelto i Cidd.Una congiunzione astrale ha portato sul mio tavolo operatorio SN N e RAMI.

    Ma tutte le Opere Artistiche, nonch musicali (e ci tengo a specificare fisiche),che giungono nel mio orizzonte sono degne di interesse perch contengono, chi pi, chi meno, un sano rapporto tra EffeEffeCc e originalit. Originalit che non casualit e artisticit, ma scelta consapevole, ricerca, memoria, libert e poetica.

    E allora colgo solo lessenziale, sporcandomi le vorticose e delicate mani di Il presente di qualcun altro con il colore della copertina di Max Fuschetto.Cartonati ma opposti, con il B/N del primo e lo spatolato multicolor del secondo.

    Imbratto, ascolto, scelgo, vivo. Senza consigli o commenti su spessori, papier e fustellature. Senza recensioni altisonanti o tecniche.

    Un tempo personale, sintesi tra particolare e universale.Il mio cinquanta.

  • 30 BF

    RECENSIONILIVEINTERVISTE RUBRICHE

    LOPINIONE DELLINCOMPETENTE

    Madhu il mio dirimpettaio. di nazionalit Singalese (Sri Lanka) ma per tutti quelli del palazzo semplicemente lindiano.Lindiano uso ascoltare a volume esagerato della musica discutibile e, fin qui, affari suoi, non fosse che oggi la sua musica arabeggiante penetra nelle mie cuffie e disturba il mio lavoro di incompetente musicale. un lavoro importante quello che devo consegnare per questo numero di Beautiful Freaks. Il capo ci tiene molto. Mi ha anche chiamato personalmente al telefono per regalarmi uno dei suoi proverbiali incoraggiamenti. Ha detto pi o meno cos: Fai in modo di consegnare un lavoro di livello adeguato o quantomeno non al di sotto del tuo livello abituale invero difficilmente peggiorabile. Invero? La verit che la responsabilit mi mette ansia, lansia non mi fa lavorare bene e il non riuscire a lavorare bene mi fa incazzare con Madhu. Non ho tempo da perdere e se vado a dirgli di spegnere sto c*zzo di stereo mi blocca di sicuro per 2 ore a chiacchierare . ossessionato dai soldi, ha sempre qualcosa che vuole vendermi o un affare da propormi. Mi faccio coraggio (per rimanere in tema col disco da recensire) e mi presento alla porta di casa sua. Gli dico che a causa sua potrei perdere il lavoro e lui, prevedendo chiss quali ricadute economico-finanziarie a suo carico, mette fine all audio-tortura senza opporre resistenza. Finalmente, tornato a casa, ascolto il disco! La nne Laurie (Laura) Anderson fa musica per lo pi sperimentale (e questo non mi piace molto), per stata la compagna di vita di Lou Reed ed ha collaborato con musicisti del calibro di Brian Eno, Peter Gabriel, Philip Glass, Jean Michel Jarre, Bobby McFerrin, Dave Stewart, John

    Zorn (e questo mi piace parecchio). Sia chiaro, io non sono contro la sperimentazione, senza la sperimentazione non ci sarebbe probabilmente innovazione, ma non vedo perch devo testarla io o, ancor peggio, finanziarla. Il primo brano Smoke Rings con testo in spagnolo ed inglese (audace sperimentazione davvero!) non lascia il segno; il secondo White Lily uno stacco di un minuto (ci si sar impegnata troppo?) che introduce al terzo brano Late Show che io ho

    ribattezzato la canzone dei rutti. Il ritmo sincopato di questo pezzo e la voce distorta dal sintetizzatore ricorda, per lappunto, una sequenza di rutti (da dimenticare). Il tamburellante quarto brano Talk Normal caratterizzato da una voce che ripete la frase look at me in un loop abbastanza fastidioso. Language Is a Virus (brano nr. 5) si connota come il brano pi orecchiabile e gradevole del cd. In Radar (nr.) un piacevole

    sottofondo di pianoforte viene distrutto da un rumore di onde elettromagnetiche. Il cd termina con la noiosa Sharkeys Night (brano nr. 7) e con limpalpabile Credit Racket (brano nr. ).In conclusione mi sentirei di bocciare la musica proposta dalla signora Anderson (e questo potrebbe essere un merito per lartista). Se vi piace proprio lelettronica, ascoltatevi i Righeira che, per lo meno, non si prendono molto sul serio!

    Auguri di tanta Felicit per la vostra attuale esistenza e per le infinite future!

    Rubby

    LAURIE ANDERSON, Home Of The Brave

    La paura loscura prigione della luce. Il coraggio la chiave. Kingdom Hearts (videogioco del 2002)

  • BF 31

    RECENSIONILIVEINTERVISTE RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTE RUBRICHERUBRICHE

    Michael Brown e i Left Brake

    Come capita oramai sempre pi spesso, in questi ultimi anni parlare di rocknroll dei Sessanta e Settanta, coincide con laggiornamento di un necrologio, RIP come si dice in questi casi (termine che sta per requiescat in pace, letteralmente riposi in pace). E cos potremmo scrivere di Percy Sledge o di B.B King, o ancora di Kim Fowley di cui abbiamo parlato in un numero precedente di BF, o ancora di Joe Cocker o di John Rebourn dei Pentangle. Lelenco di chi ci ha lasciato in questo 2015 lungo. Tra loro c anche Michael Brown, il leader dei Left Banke, gruppo newyorkese che sforn nel 66 Walk Away Renee (che raggiunse la quinta posizione in classifica) e Pretty Ballerina. Brown era il leader di uno dei pi interessanti gruppi americani della seconda met degli anni Sessanta. Figlio di un famoso violinista Jazz, Michael scrisse e cant queste due hit alla tenera et di 1 anni. I Left Banke realizzarono due dischi e sono ancora oggi tra i pi noti esponenti di qualcosa che venne poi etichettato come pop barocco. Parliamo di sonorit simili ai Beatles 67 68? Anche ma non solo, perch i Left Banke erano davvero unici e creatori di un suono tra il pop e la psichedelia davvero straordinario anche grazie allutilizzo del piano, del clavicembalo e degli archi presenti in alcune delle loro canzoni.

    I brani pi interessanti sono Lazy Day, Ive Got Something In My Mind, Desiree, Goodbye Holly e Theres Gonna Be A Storm. Per dare lidea di quanto erano Avanti, Theres Gonna Be A Storm sembra un pezzo scritto da un gruppo neo-psichedelico Paisley o sotto contratto con la Creation Records. Non a caso infatti, i Left Banke rappresentano una delle fonti di ispirazione per gruppi come Bangles e Belle e Sebastian. Dopo i Left Banke, le esperienze musicali di

    Michael Brown continuano con Montage, sostanzialmente ancora i Left Banke, gli Stories e i Beckies. RIP Michael Brown, ci mancher la tua musica.

    Lorenzo Briotti

    33 GIRI DI PIACERE

  • CHI LHA VISTI?Ovvero: Breve scheda di identit di gruppi inutili scomparsi nel nulla e che (per ora) ci hanno risparmia-to una reunion ancora pi inutile.

    a cura di Mazzinga M.

    DOGSTARGenere: Alternative post-grunge.Nazionalit: Canadese.Formazione: Gregg Miller (voce e chitarra dal 92 al 95); Bret Domrose (chitarra e voce dal 94); Robert Mailhouse (batteria e cori); Keanu Reeves (basso e cori).Discografia: Quattro Formaggi (Ep, 1); Our Little Visionary (Lp, 1 esclusivamente per il mercato nipponico); Happy Ending (Lp, 2000).Segni particolari: Ciak si gira! Ma di suonare non se ne parla proprioData e luogo della scomparsa: Ottobre 2002, Giappone.Motivo per cui saranno (forse) ricordati: Keanu Reeves. E una musica di merda. Motivo per cui dovrebbero essere dimenticati e mai pi riesumati: Small Fecal Matter. In principio si appiopparono questo nome. Semmai gli venisse in mente di riprovarci se ne dovrebbero ricordare.

    MARTINI RANCHGenere: New Wave. Nazionalit: Statunitense.Formazione: Andrew Todd Rosenthal (chitarra e voce); Bill Paxton (campionatore e voce).Discografia: How Can the Labouring Man Find Time for Self-Culture? (Ep, 1); Reach (Ep, 1) entrambi confluiti in Holy Cow (Lp, 1988).Segni particolari: Piu video, meno audio e niente Oscar. Data e luogo della scomparsa: Hollywood, fine anni ottanta.Motivo per cui saranno (forse) ricordati: Bill Paxton e gli inutili e dannosi contributi artistici a cinque stelle gentilmente offerti dal magico mondo cinematografaro e musicale dello star system a stelle e strisce.Motivo per cui dovrebbero essere dimenticati e mai pi riesumati: Ascoltatevi un brano e guardatevi un video. Avrete la risposta.