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 RUBRICHE RECENSIONI LIVE INTERVISTE  NUMERO 49 | INVERNO 2014 | COPIA GRATUIT A | WWW.BEAUTIFULFREAKS.ORG

Beautiful Freaks 49

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Forbici e colla, o se vogliamo Taglia e Incolla, per un collage originale! In questo numero si parla degli Shred, fenomeno virale da qualche anno sulle piattaforme di videosharing. E in più le interviste ad Accordi Disaccordi, i live report da Catania con furore, le rubriche storiche e tonnellate di recensioni come se piovesse.

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  • RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTE

    NUMERO 49 | INVERNO 2014 | COPIA GRATUITA | WWW.BEAUTIFULFREAKS.ORG

  • Sommario

    BEAUTIFUL FREAKSSito web: www.beautifulfreaks.org E-mail: [email protected] Twitter: http://twitter.com/bf_mag Facebook: http://www.facebook.com/beautifulfreaksmagWikiFreaks: www.beautifulfreaks.org/wikifreaks E-mail: [email protected]

    Direttore editoriale: Andrea PiazzaCaporedattore: Agostino MelilloDirettore responsabile: Mario De GregorioRedazione: Maruska Pesce, Marco Mazzinga, Marco Petrelli, Fabrizio Papitto, Vincenzo Pugliano, Pablo, Bernando Mattioni, Anthony Ettorre, Lorenzo Briotti, Rubby.Hanno collaborato: Alberto Sartore, Ciceruacchio, Marica Lancellotti, Antonia Genco, Andrea Plasma, Piergiorgio Castaldi, Gabriele O, Daniela Fabozzi, Daniele Bello, Giacomo Salis, Alberto Giusti, Francesco Angius. Infine un ringraziamento particolare a Marco M. e Vincenzo P.Le illustrazioni sono a cura di Antonia Genco.

    Beautiful Freaks una testata edita da Associazione Culturale Hallercaulregistrazione al Roc n 22995

    LE RECENSIONI

    Giovanni Truppi | Tommaso Tanzini | Cristina Don | Sex With Giallone | Kabikoff | Dado Magnetico | Mike 3rd | Luigi Porto | Agosto su Marte | Cumino | A Toys Orchestra | Miriam In Siberia | Carnenera | Il Rondine | Musica Per Bambini | Andrea Tich & le Strane Canzoni | Roco Rico Romero | Ruggine | Fast Animals And Slow Kids | Beatrice Antolini | NaGa | My Drunken Haze | Morgan Con La I | Dax & Gli Ultrasuoni | Thegiornalisti | Le Sacerdotesse dellIsola del Piacere | My Speaking Shoes | Andrea Arnoldi & il Peso del Corpo | Canto Antico | Ottodix | Leo Folgori | Film | Accordi Disaccordi | Carver | Sula Ventrebianco | Verner | Abiku | Malamadre | VonDatty | Giovent Bruciata | The Rust and the Fury | Finistre | Cesare Malfatti | Luca Laurini ||| Io e La Tigre | Martin Hagfors & C+C=Maxigross | The Wheels | The Heart & The Void | Jibia | Plunk Extended //

    INTERVISTE 5 Accordi Disaccordi

    CONCERTI 7 Diario Di Bordo... A 40 Gradi

    RECENSIONI 9 Full Length

    33 EP

    RUBRICHE 36 Bu!Cce Candite

    38 Lopinione Dellincompetente

    39 Trentatre Giri Di Piacere

    40 Chi Lha Visti?

  • SHREDNROLLLa storia del rock falsa

    La reiterata celebrazione delle rockstar sul web esercita sempre pi un incontrollabile potere adrenalinico sulle masse di cyber-rocker da salotto generando unorda di manipolatori virtuali che si divertono a mettere alla berlina la storia del rock e i suoi protagonisti. E limmenso spazio concesso dal web, grazie ad unarchiviazione tuttaltro che metodica, di videoclip, live concert e quantaltro, documentano ogni singola fase storica dalle pi remote origini fino allultima novit discografica e i sovversivi creativi di cui sopra ci sguazzano a piene mani.Youtube diventata in assoluto la piattaforma pi ricca e stimolante che sia mai esistita, una mediateca ideale in cui possibile scovare lintrovabile, linedito, la rarit... tutto a portata di click! Ma il web ormai anche il luogo ideale in cui ritagliarsi il proprio personale spazio di libert di fruizione oltre che una finestra per condividere le proprie opere con il mondo intero.

    Lutilizzo sconsiderato e incontrollabile del mezzo di comunicazione stata sempre una delle tentazioni pi forti del giornalismo a effetto. Pensiamo alla geniale innovazione che fu portata nelle sale cinematografiche nei primi anni 60 da Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi nel loro Mondo Cane in cui il gioco della manipolazione dellinformazione, anche attraverso artifici di montaggio e doppiaggio rendevano la notizia alterata modificando il rapporto tra significato e significante eludendo quindi la soggettivit che convenzionale pretesa del documentario in genere. Ma prima di arrivare a oggi collochiamo unaltra pietra miliare nel 1984 dove il termine rockumentary venne coniato proprio grazie ad un clamoroso falso-documentario (poi ridefinito mockumentary) con il capolavoro This Is Spinal Tap, opera prima di Rob Reiner...

    Ma tornando ai cyber-creativi di oggi, si scopre che da qualche tempo su Youtube ha preso piede un fenomeno che per sintesi definito shred, termine a cui si adatta perfettamente la generica traduzione di distruggere, fare a brandelli. In questo caso lirriverente manipolazione messa in atto a danno delle pi affermate rockstar di tutti i tempi dai Beach Boys fino ai System of A Down, passando attraverso mostri sacri come Rolling Stones, Who, Deep Purple, Hendrix, Led Zeppelin. Loperazione un semplice ma impeccabile totale doppiaggio sonoro. La traccia audio originale viene brutalmente cancellata (resettata/formattata) e sostituita da una esecuzione (in tutti i significati del termine) perfettamente sincronizzata del brano stesso. Destrutturando, brutalizzando e decostruendo cos liconografia musicale ormai istituzionale e generando surreali esecuzioni di musicisti incapaci! Nonostante la dichiarata intenzione di parodia, la provocazione suggestiva persino per i pi svezzati cultori del bizzarro che vedono messa in scena la negazione di un Olimpo Rock ormai celebrato fino alla nausea.

    Ma la manipolazione ha diversi livelli. Possiamo assistere a una riesecuzione di rock demenziale di un pezzo black metal (vedasi All Shall Fall degli Immortal) o a parodie esilaranti di grandi classici come Stairway To Heaven. Lelenco sarebbe infinito: si va dai Backstreet Boys agli Slayer, dagli A-ha ai Metallica. Il processo inarrestabile e sembra che quasi si voglia riscrivere la storia del rock ma non prima di averla distrutta definitivamente. Gli shred di fatto sono solo una minima parte di questo mondo antitetico. Le mutazioni culturali di cui Youtube testimone non finiscono solo nella parodia ma anche nella riscrittura rigorosa di brani rieseguiti a sync con video originali. Assistiamo a Frank Sinatra, Louis Armstrong, Eric Burdon o persino Boy George in veste di brutali esecutori death metal del loro repertorio, cos come troviamo Metallica e Ronnie James Dio virtuosi jazzisti del loro repertorio. E mentre gli Iron Maiden suonano bossa nova, i Soundgarden ska, Marilyn Manson polka, i Megadeth e

    editoriale

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    Nirvana suonano reagge, Marley suona metal, Slayer, Carcass e Deicide (tra i tanti) eseguono versioni disneyane dei loro brani pi classici, luniverso rock si disgrega debordianamente in nome di unanti-celebrazione che non avr mai luogo...Altro fenomeno dinamitardo sono i Musicless Video e cio i videoclip nudi, sconditi totalmente di musica e genialmente rappresentati (in modo superbo) con il loro audio dambiente... ma questa solo unaltra incredibile creatura mutante che disintegra lo show business. Un intero saggio non basterebbe...

    Anthony Ettorre

    ***The cool age of collage

    Il passatempo preferito degli abitanti del nuovo millenio fare collage.Attingiamo quotidianamente ad immagini, video e audio che la rete, senza soluzione di continuit ed autonomamente, mette in condivisione. File a cui non riusciamo minimamente a dare un perch del fatto che siano li, tra foto che ci si parano davanti di persone a noi sconosciute, video di eventi a noi lontani geograficamente e culturalmente, roba e monnezza che si accumula e accumula, non fosse per lo sporadico reset di qualche cyberlocker quando proprio non ce la fa pi a contenerla tutta!E quando cominciamo a renderci conto di tutta questa montagna di roba che ci circonda, incomincia il gioco! Gli strumenti che un computer ci mette a disposizione sono quelli che tutti conosciamo e sembrano proprio fatti apposta per levenienza. Abbiamo programmi di fotoritocco che sembrano nati per fare il collage e anche di pi, dato che ci danno la possibilit di aggiungere se non di sottrarre livelli o di unire in maniera facile e intuitiva immagini al testo; i programmi per le modifiche audio invece non vedono lora di farci caricare innumerevoli piste per le tracce sonore mentre infine i programmi per il montaggio video sono la summa delle due tipologie precedenti!Ed qui che il gioco si sposta sullartistico, dove si arriva a modificare non pi il sottobosco della rete come poteva essere un tempo il video Bed intruder song bens i mostri sacri della videoteca dellumanit. Lintoccabile video di un live dei Rolling Stones o di Frank Sinatra negli Shred viene dileggiato con un audio nuovo di pacca e ovviamente, di qualit molto pi scadente o totalmente avulsa dal contesto. Scadente come i commenti sulle piattaforme streaming di qualcuno che alla visione di tali video non ne capisce il gioco artistico e sentenzia pallidamente fake. Scadenti come i tentativi delle piattaforme di videosharing pi famose che, sulle prime, censurando alla grossa, rimuovevano questi composizioni in un batter docchio.Ma daltro canto anche gli Shred in s stanno scadendo qualitativamente grazie alle app degli smartphone che stanno rendendo questi collage ormai alla portata veramente di tutti. Ci viene testimoniato dallultima ondata virale di questo periodo dove si va a perdere quel lato artistico che caratterizza un collage, inteso come la scelta di ogni suo piccolo frammento, che sia audio o video, e che ha un suo peso specifico, una sua forma e misura nel mosaico che va a costituire. Ma questo non tutti lo immaginano.

    Andrea Piazza

    Per trovare gli shred di cui parliamo in questo editoriale nelle piattaforme di videosharing:

    * Rolling Stones Shred Shut Up* Marilyn Manson Polka Version* The Beach Boys Shred I Get Around* The Prodigy Breathe Total Shreds* Musicless Musicvideo / Miley Cyrus - Wrecking Ball* Bed Intruder Song* A-ha - Take On Me Shreds* 121212 Concert Smells Like Teen Spirit (Paul McCartney y Nirvana)

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    RUBRICHERECENSIONILIVEINTERVISTE

    Un successone ragazzi! I bambini vi ascoltavano ipnotizzati, la gente ballava e i vostri cd sono andati a ruba. Complimenti!Alessandro: Beh oggi c bel tempo, ci sono anche Artissima e Paratissima, quindi c un sacco di gente in giro e bene o male quando c lenergia giusta, quello che suoniamo arriva al pubblico.

    Come e quando nato il progetto Accordi disaccordi?Dario: Due anni e mezzo fa. Un giorno Alessandro mi ha chiamato e mi ha detto Dario ho visto il nuovo film di Woody Allen (Midnight in Paris, ndr) che ha una colonna sonora fantastica, lho imparata: suoniamola! cos per divertimento. Io sono andato da lui senza aver visto il film e sentendo sta colonna sonora ho pensato Che figata! Dai suoniamola!. Grazie a questa canzone, che si chiama Bistro Fada, abbiamo incominciato ad appassionarci al genere. Poi abbiamo visto Accordi e disaccordi, dove viene raccontata in maniera romanzata la vita di Django Reinhardt attraverso il personaggio di Emmet Ray. Dopo aver visto anche questo film siamo rimasti folgorati. Abbiamo messo su qualche brano del repertorio manouche, inserito il contrabbasso, e poi abbiamo iniziato a suonare. Nel nostro disco desordio (Bouncing Vibes ndr) la prima traccia proprio Bistro Fada, appunto perch per noi ha un significato di partenza.

    Bouncing Vibes un mix di creazioni vostre e arrangiamenti di brani sulla scia di Django ma la vostra musica non solo Django, siete dei musicisti onnivori. Rimanendo sulla metafora culinaria, qual il vostro piatto preferito?

    A: Gli spaghetti killer! Ovvio! Spaghetti killer un pezzo dedicato agli spaghetti di mia nonna, che abruzzese e fa la pasta in casa. Dato che Dario se n innamorato abbiamo deciso di scrivere questa canzone per gli spaghetti. Killer perch ti uccidono, perch sono una bomba col piccante, il formaggio e il sugo fatto in casa. Dopo le prove: un piatto di spaghetti killer, un po di vinello rosso e chi s visto s visto!D: Tra laltro il nome tradizionale della pasta

    spaghetti alla chitarra.A: E Spaghetti killer sar uno dei pezzi del prossimo disco che uscir a breve, per adesso un inedito che per abbiamo gi pubblicato e di cui abbiamo gi registrato il videoclip.

    Siete freschi di tour in Russia, com andata?A: Abbiamo suonato

    a Bruxelles, a Londra ma la Russia per adesso il the best. In Russia non si pu fare busking quindi abbiamo suonato nei locali ma erano sempre pieni di giovani tutti quanti interessati alla nostra musica, tutti attenti ad ascoltare Noi non siamo abituati qua a Torino Diciamo che la maggior parte degli italiani purtroppo non ha questo tipo di interesse (non tutti ovviamente) invece l in Russia s. Abbiamo notato che c una maggiore diffusione della cultura, una voglia di conoscere larte in generale, quindi la musica, il teatro (che va alla grande), il cinema, la danzaA Londra invece abbiamo fatto sia busking che concerti nei locali. E anche l va molto bene perch hanno dei particolari tipi di permessi per suonare in strada quindi essendo un po pi facilitati sono pi avanti rispetto allItalia per quanto riguarda la street music...

    ACCORDI DISACCORDIIn occasione di Paratissima il busking si riversa lungo le strade di Torino. Tra i tanti artisti che incontriamo, facciamo due chiacchiere con i due chitarristi Alessandro e Dario (Accordi Disaccordi). Ci raccontano di Django Reinhardt, del gypsy jazz e di busking in giro per lEuropa nellattesa delluscita del loro secondo disco

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    INTERVISTE RUBRICHERECENSIONILIVE

    In Italia il busking resta il metodo di diffusione che preferite utilizzare?A: S, noi ci facciamo conoscere anche grazie alla strada. Diciamo che a noi piace quando c gente che ascolta; spesso nei locali la gente si va a mangiare una pizza e a bere una birra ma non gliene frega granch della musica. Ci piace suonare nei posti dove c il pubblico attento quindi dal teatro alla strada, dove c gente che ascolta. Per alla fine il principio della musica rimane invariato: sia che suoniamo a teatro sia che suoniamo per strada cerchiamo sempre di dare la stessa cosa al pubblico.

    Daltronde il busking resta anche pi fedele allanima gypsy-manouche che la massima espressione della vostra musica. Oggi come oggi invece si tende a prediligere il web come mezzo di diffusione della musica, cosa ne pensate?A: Beh, secondo me potrebbe essere unarma a doppio taglio. Cio: se si sa sfruttare nel modo giusto allora se ne possono trarre dei benefici. Nel nostro caso funziona perch la gente ci conosce, la nostra musica viene diffusa in giro e quindi abbiamo anche un riscontro di gente che ci contatta. E poi invece ci sono altri che sfruttano la rete in maniera completamente diversa per esempio pagando un sacco di soldi in pubblicit per avere pi visibilit e poi magari sotto sotto non hanno un feedback effettivoUsiamo social network, Facebook in primis, poi Twitter e Instagram, che sono quelli maggiormente diffusi, abbiamo il profilo Bandcamp dove la gente pu ascoltare, scaricare o comprare le tracce, e un sito web. Il nostro inedito Spaghetti killer anche su Spotify e iTunes. Fortunatamente abbiamo un amico che si occupa di gestire i canali social per noi, cos noi abbiamo il tempo di focalizzarci solo sulla musica (visto che gi il tempo poco).

    Sembrerebbe che in questo periodo lo scenario swing-jazz stia ritornando in auge anche grazie allelectro swing. Secondo voi lelectro swing un riadattamento giovanile e nostalgico di unepoca passata o forse soltanto un modo vintage per fare incassi?D: Secondo me si tratta di un po tutte e due le coseA: Le mode ritornano, adesso un periodo in cui questo genere va di moda perch c un ritorno al vintage (anche per il ballo).D: C da dire una cosa al di l dellelectro swing, che pu essere una parentesi del momento oppure no (lo sapremo in futuro). Ci capitato spessissimo di suonare allestero, soprattutto in Inghilterra, che un Paese aperto un po a tutto e diciamo che l lo swing non tramonter mai perch uno di quei generi che un po difficile che non piaccia alla gente. Magari in Italia c il periodo come questo in cui va un po pi di moda e ci sar il periodo dove magari lo un po di meno ma negli altri Paesi non mai tramontato E poi bisogna dire che in Italia generalmente anche con la musica pi coinvolgente, sar per vergogna o per mancanza di cultura, ma fatto sta che nessuno si muove. Allestero invece c un pubblico incredibile, molti giovani, e spesso dopo che suoniamo il primo pezzo, che sia in un jazz club, che sia in un teatro, che sia in un locale da quattro soldi o che sia per strada, la gente BALLA! Si gasa, si diverte, non si fa problemi e molto spesso un concerto si trasforma in una sorta di discoteca. C un coinvolgimento di tipo diverso, allestero pi fisico, pi emotivo.

    Sta per uscire il vostro secondo disco: cosa dobbiamo aspettarci?D: Dal nuovo album aspettatevi Bouncing Vibes: levoluzione. Chi conosce Accordi Disaccordi dir Ah ok, sono sempre loro ma ci sono due o tre chicchette che vi stupiranno

    Daniela Fabozzi

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    DIARIO DI BORDO...A 40 GRADI

    LO STATO SOCIALE 12/12/2014Il caos la caratteristica principale della serata, inutile dirlo, la fila fuori dal locale di dimensioni esorbitanti... Molti li odiano, inneggiando a contenuti autentici e caratteristiche osannate dai puristi indie dello stivale, altri li osannano, copiano e condividono citazioni e frasi ad effetto... Io sto tra le due fazioni. Li avevo gia visti su un palco un paio di anni fa, parto leggermente prevenuta, non amo il caos senza senso, il casino immotivato, soprattutto dopo quellesperienza che non aveva lasciato in me il ricordo di un grande concerto. Beh, i fatti ad oggi mi hanno costretto a cambiare idea, la forza sul palco e pi che triplicata ma quello che vedo e sento una band vera e propria, rimane quel casino ma lo spettacolo assicurato. Sono sbruffoni, casinisti, fuori dagli schemi dei live educati dei cantautori indie, catturano la scena, lattenzione totalmente canalizzata dal primo allultimo pezzo, ed subito festa. C ancora molta strada da fare per acquistare la credibilit che sta fuori ai social network e alle facili citazioni di spessore, per signori, se vi capita andate ad un loro concerto, sarete rintronati da quelle chitarre e dalle decine di stronzate che capitano sul palco, ma non potrete dire di non aver gradito lo spettacolo. Abbandonati i preconcetti iniziali il concerto una goduria, sono responsabilmente cazzoni, ma consapevoli della loro enorme capacit comunicativa. Allinizio si storce il naso, ci si bisbiglia qualcosa, allimprovviso si coglie

    DIARIO DI BORDO una stagione sold out!!!Stivale chiama, Catania risponde, eccome se risponde!Torna a quattro numeri di distanza il Diario di Bordo pi sudato della storia, qui si fatica, mica si va ai concerti tanto per fare. Orgogliosissimi nel poter affermare che finalmente anche qui, nel profondissimo sud e dopo parecchi anni di stasi, nonostante le difficolt geografiche ed economiche, la stagione invernale di concerti ci ha riservato e ci riserver moltissimi appuntamenti degni di nota e allaltezza dei colleghi sparsi al di l dello stretto. Insieme a me in questa nuova versione del Diario la Giorgia, alla quale andato larduo compito di documentare con immagini improvvisate qua e la tutti i live a cui abbiamo avuto il piacere di assistere...Cos ci siamo addentrate nei meandri del Barbara Disco Lab la quale squadra organizzativa ha ripreso in mano la situazione (disastrosa) regalando alla citt etnea un po del lustro di cui ha goduto nei decenni passati...e credetemi, quando la sacralit della parola concerto affidata alle cover band, questo tipo di ribalta non assolutamente facile da raggiungere.In queste righe leggerete di sudore, sbronze, costole rotte, irruzioni sul palco, tentati furti di chitarre agli artisti e musica, tanta musica live.

    quella parola, gi sentita, forse pure scontata, ma ci si ritrova sottopalco a sudare inneggiando ritornelli pi strambi.

    A TOYS ORCHESTRA 2/01/2015Un live intenso e ricco, emozionante per certi versi e interessante lassetto in continuo mutamento, gli ementi della band continuano a girare sul palco, scambiandosi parti e strumenti, scambiandosi suoni. Questa era stata la cosa che pi mi aveva colpito degli A Toys Orchestra, visti in parecchie occasioni, la loro musica mi aveva sempre dato lidea di essere ambiziosa, di voler prendere le distanze da quelle che sono le produzioni italiane. Midnight (R)Evolution lo avevo divorato cos tante volte da averlo distrutto, messo da parte e mai pi ricomprato (fino alla sera del concerto). Il nuovo lavoro si chiama Butterfly Effect ed sicuramente un passo stilistico importante, ma live la vera scoperta, Enzo Moretto e compagni sono in grande forma e le nuove tracce sembrano addirittura pi belle delle mie preferite del precendente lavoro. Un live strepitoso, latmosfera calda, il palco cos pieno di luce che in alcune occasioni pare persino unimpresa rimanere con gli occhi aperti, fasci di luci che dal palco arrivano direttamente dentro il cervello. I pezzi suonano come fossero sempre stati eseguiti davanti a quella platea, che ama particolarmente questa band e Moretto lo sa quanto sia stimato da queste parti, non fa altro che fomentare applausi e urla. La grande

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    RUBRICHERECENSIONILIVELIVEINTERVISTE

    RECENSIONIprotagonista della serata finalmente la musica di qualit, e in questo gli A toys Orchestra sono almeno una spanna sopra ai colleghi italiani, la loro musica ha sempre avuto a che fare con il rock dei fratellini inglesi, intenso e i testi (in inglese ovviamente) sempre cos malinconici, intrisi di un velo di consapevolezza cruda, ma sempre con un piede nel sogno. Dicono di voler testare col pubblico catanese leffetto che fanno i pezzi del nuovo disco, il risultato strabiliante, il pubblico in delirio e il concerto sembra non voler finire: chitarre che si arrampicano su fili appesi, distorsori portati al limite, strusciamenti sul pavimento e la folla che continua a chiamarli. Great job, gran concerto!

    THE ZEN CIRCUS 16/01/2015Eh no signori miei, qui c poco da fare...gli Zen dettano ancora leggi che sono nazionali per quanto riguarda la musica suonata. Tre strumenti, tre grandi personalit sul palco e tanto, tanto rock and roll. Appino torna con la band dopo il suo disco da solita Il Testamento, gran bel lavoro pure quello (daltronde anche UFO e Karim non sono stati con le mani in mano) e un concerto degli Zen sicuramente unesperienza che non si dimentica facilmente. E tutto molto veloce e le gocce di sudore cadono chiedendo alla voce di urlare ancora quel ritornello. Inutile dire che il pubblico abbia particolamente gradito quello che ormai diventato ovunque linno ufficiale della band, nonch Andate tutti a fanculo, che gi solo allaccenno di un coro si parte a gran voce

    sostenendo nelle liriche Appino. I grandi pezzi si avvicendano cos velocemente che quasi ci si confonde nellascoltarli tutti e cos senza fiato. Sono sempre manifesto di una giovane italia che si schiera, che ancora crede nella rivolta, che non accetta facilmente le logiche di una societ sempre pi corrotta e gli slogan e le provocazioni si fanno sempre pi dirette. Canzonette, come mi piace definirle, con significati grossi come macigni, tanto che la sensazione che quelle urla abbiano un significato molto pi grande di un semplice appoggio alla band, sono voci che attraverso la musica rivendicano qualcosa, scelgono di urlare per dire che la pensano come loro. E forte, molto forte. E divertente aggiungerei, perch i tre non perdono occasione per prendersi in giro o ricorrere a siparietti irriverenti e che coinvolgono la totalit del pubblico. Beh, ad un certo punto serve uno scatolone vuoto sul palco, nessuno ci fa pi caso, fino alla fine del concerto. Dopo i

    convenevoli da ultimo pezzo, i tre pazzi saltano dal palco in mezzo alla gente ed l che suonano lautentico bis, senza amplificazioni, microfoni, senza luci. Karim afferra quello scatolone e lo usa come fosse una percussione, si saluta cos tutta quella gente che ha cantato la riscossa mandando il mondo a fanculo, ancora una volta. Ormai nellera della

    comunicazione globale, con la musica tutta che diventa sempre pi alla portata di tutti, il concerto deve essere vissuto innanzitutto come unesperienza diversa ogni volta... Beh, stessi Zen Circus, stesse canzoni, ma energia non quantificabile. Grandi!

    Noi in occasione di questa stagione di live spettacolari abbiamo coniato uno slogan perfetto, al grido di liotro do it better (liotro lequivalente dialettale di elefante) attendiamo i prossimi live per raccontarvi altri scorci musicali dal profondo sud. La rubrica sar disponibile completa del report fotografico sul sito di BF www.beautifulfreaks.org e anticipato anche sulle nostre pagine FB. Ci tengo a precisare che durante i concerti che hanno portato alla realizzazione del presente articolo nessuna delle reporter ha subito violenza da parte di security o dai musicisti in questione (nostro malgrado in alcuni casi).Il Diario continua... Io e Giorgia continueremo a subire spintoni da sotto palco e post sbronza memorabili molto volentieri e il meglio deve ancora venire... STAY FREAKS ON THE ROAD!(un ringraziamento particolare va a Paolo Mei e Simona Manuli per Rocketta Booking e allo staff del Barbara Disco Lab). Maruska Pesce

    pics by Giorgia Di Carlo

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    RUBRICHERECENSIONIINTERVISTE LIVE

    RECENSIONIGiovanni Truppi

    GIOVANNI TRUPPIWoodworm Label, 2015

    Per me Giovanni Truppi ha fatto la differenza. Lho scoperto in un periodo particolare della mia vita, e da allora ho continuato ad ascoltare e riascoltare il suo Il Mondo Come Te Lo Metti In Testa, un disco scarno e diretto, pieno di tragicomico, onesto cinismo, che allepoca risuonava perfettamente con le mie corde. Parla a se stesso e di se stesso, e analizza il mondo con spietata lucidit che non mai distacco n disprezzo, ma (im)pietosa accettazione dei complicati intrecci dellesistenza, delle esistenze, di uninteriorit ipersensibile e disillusa ma sempre protesa verso un livello di conoscenza superiore, e possibilmente pi serena. Truppi inclassificabile. Padroneggia perfettamente la forma-canzone (Eva, un piccolo, commovente capolavoro tessuto da delicate note di piano), e proprio per questo la scompone, la violenta, la spinge al di l dei limiti del riconoscibile attraverso la forza di unacutissima ironia, o di una travolgente, disperata necessit desprimersi (Conversazione con Marco sui destini dellumanit, il mio pezzo preferito). Il suo talento nella scrittura sconfinato: testi caotici si sciolgono in impetuosi flussi di coscienza che esondano dai confini ritmici e melodici imposti dalle sue essenziali strutture chitarristiche, acquistando valore poetico ed empatico grazie alla semplicit dellesposizione, che scansa ogni barocchismo/ermetismo e presenta loggetto nudo, sbattendolo sotto gli occhi e le orecchie dellascoltatore. Strappa risate, ghigni amari, e tristissimi sospiri con Giovanni Truppi lartista rimpolpa il suo organico e spazia pi largamente tra suoni, strumenti e costruzioni, pur mantenendo intatta una solida spina dorsale fatta di chitarra e batteria. Quando Truppi parla, quando suona, va ascoltato. Musica e parole si nascondono una dietro laltra, ed impossibile separarle. Reciprocamente necessarie, si sostengono e diventano un unico, yin&yang di una personalissima eppure estremamente comunicativa e reale visione del mondo, magari disperata, ma mai sconfortante. La musica ha bisogno di cuore, oltre che di viscere e nervi, e Truppi tutto questo. Pi di una volta ho scritto che la musica con pi valore quella che spinge in avanti i confini dellarte stessa, che apre nuove strade, che moltiplica e amplifica le possibilit espressive di uno strumento potenzialmente infinito ma spesso mortificato. Truppi anche tutto questo, e io gli sono estremamente grato. Per tutto. [8,5/10] Marco Petrelli

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    INTERVISTE LIVE RECENSIONI RUBRICHE

    Tommaso TanziniPIENAStop Making Sensible Records, 2014

    Siamo a Pisa. LArno irrequieto in quei giorni, rischia di esondare e travolgere lo studio di registrazione, distruggendo tutto. Si incide con questa consapevolezza, riflesso di confini pi personali. Perch lesordio dellex Criminal Jokers (nel suo pedigree anche lesperienza afrobeat con i Sonalastrana) questo: una ferita aperta, come la crepa scoperta in copertina, mentre gli occhi spalancati non ne vogliono sapere di distogliere lo sguardo. il ritratto amaro di un figlio perdente portato a

    riva dalla sua corrente, come viene fotografato dalla prima e intensa Immagine di questo disco. Dodici episodi dolenti, intrisi di una negativit che mette alla prova lemotivit di chi ascolta. Le ideologie in vetrina e le velleit dei Musicisti alla ribalta, lincapacit a muoversi e la desolazione per una vita sentita come lontana (la struggente Madre), labbrutimento domestico (Quattro mura), la necessit di fuggire dalle proprie consapevolezze (In bici), labbondono del nido materno e il senso profondo della propria solitudine (Attorno al fuoco). Tra arpeggi di chitarra urticanti e desolate lande elettroniche, una voce che non ha voglia di cantare recita un disco estremamente sofferto, senza sconti, e dove a vincere sembra lautoindulgenza di chi non vuole abbandonare il proprio dolore. Autolesionista, eppure profondamento sincero. [7,5/10] Fabrizio Papitto

    Cristina DonCOS VICINIQui Base Luna / Believe Recordings, 2014

    A distanza di tre anni Cristina Don torna sulla scena musicale con Cos vicini, il suo ottavo album in studio realizzato con la preziosa collaborazione di Saverio Lanza, con cui aveva gi collaborato per il suo ultimo album Torno a casa a piedi. Cos Vicini anche la title track dellalbum ed a sua volta un album, un album di ricordi dinfanzia dalle sonorit italiane degli anni 70 (un po stile PFM e Battisti) che rafforzano ulteriormente il viaggio introspettivo nella memoria. stato proprio Cos vicini il singolo

    che ha anticipato luscita dellalbum e svolge pi che bene la funzione di biglietto da visita per le altre canzoni in quanto a testi e stile. La musica molto molto ricca dal punto di vista strumentale ma senza mai sovrastare e offuscare lo strumento principale, vale a dire la voce di Cristina. Intensa, cullante, incantevole e molto particolare capace di trasformare le parole in immagini molto rappresentative, sempre allinsegna dellintimit e del dialogo diretto. I suoi testi sono frutto di una vena poetica originale ed intensa, molto profonda (il senso delle cose si nasconde dietro alle persone/il senso delle cose si racconta con parole silenziose). Troviamo anche dei pezzi pi ritmati come Siamo vivi, che gi pi movimentata rispetto alle altre canzoni e in cui nel ritornello ci sono dei cori di accompagnamento che ricordano un po lo stile Battiato. Anche Il tuo nome un pezzo con un certo ritmo, Perpendicolare invece molto diversa, una dichiarazione damore mente e corpo dai toni delicati e incantevoli. Senza dubbio Cos Vicini un lavoro che, assieme a Cristina Don stessa, si distingue nel panorama del cantautorato indipendente italiano di oggi. [7/10] Daniela Fabozzi

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    INTERVISTE LIVE RECENSIONI RUBRICHEINTERVISTE

    Sex With GialloneWE HAD A ROOM AT TROPICANA MOTEL

    Trovarobato, 2015

    Artisti emergenti italiani che si esprimono con linguaggi musicali e verbali internazionali devono essere molti pi preparati di quelli che si rivolgono a un pubblico prettamente italiano. Questo un dato di fatto. I Sex with Giallone sono giovani ma molto preparati. Questo un altro dato di fatto. Confezionano un concept album mettendo dentro soluzioni musicali eterogenee utilizzate con unintelligenza e una sensibilit che non ti aspetti. Compongono una storia, con parole, con suoni, con frammenti di generi e di mode prevalentemente anglo-teutonici, incastonati ad arte per mettere in scena unimmaginario definito, lavorando di luci e di ombre, di pieni e di vuoti, come un fotografo chiamato a ricreare un setting plausibile entro cui raccontare una storia, una storia di sesso e di morte: il suidicio di un giovane fra lurina-feci-sperma di una stanza del Tropicana Motel, un motel di quelli visti pi nei film americani che lungo le nostre strade. I Sex with Giallone ci portano allinterno delle quattro pareti, ricoprendole con tessuti onirici, esoterici, fiati strozzati, morbidi tappeti. Cera il potenziale per un lavoro di maggiore effetto, ma in fondo funziona. Ci ritroviamo esattamente nella stanza dove avrebbero voluto che finissimo.Puoi ascoltare il tutto su Bandcamp, ma dellalbum esiste anche una curatissima versione fisica, creata dalla band stessa in collaborazione con la grafica Bianca Peruzzi, che offre i testi dei brani disposti in forma di calligramma su carta-pellicola trasparente. Ne sono state stampate solo 100 copie, disponibili su richiesta alla band contattando lindirizzo [email protected]. Io credo che gli scriver.Nota autobiografica: mentre ascoltavo lalbum mi sono scoperto dun tratto a pensare ma quando uscir la nuova serie di Twin Peaks? Sette sulla fiducia, aspetto di sentirli live.

    [7/10] Alberto Sartori

    KabikoffPIETRAIA

    Sinusite Records, 2014

    Italiani brava gente, sempre col sorriso sulle labbra e il loro bravo mandolino in mano. E invece no. La voce di Marco Kino Deregibus cattiveria distillata in altissime concentrazioni, pronta a disegnare picchi vertiginosi di furia hardcore; la chitarra di Alberto Turra mescola riff taglienti e virtuosismi hair metal di una velocit impressionante; il basso di William Nicastro semplicemente geniale, nella sua commistione di tecnica funky e linee cupe e incalzanti vedere a tal proposito Paura Di Niente: uno sconvolgimento ininterrotto, che costituisce lemblema del disco mentre la batteria di Sergio Quagliarella un continuo cambio di ritmi e accenti che di certo non annoia. Pietraia, che gi nel nome porta impressa la durezza del suo impatto al primo ascolto, si presenta come un vulcano in eruzione, che ad ogni pezzo sorprende ed incuriosisce: ascoltando con attenzione le parole delle canzoni, emerge infatti unironia graffiante ed una giocosit inaspettata, al limite del nonsense dadaista, forse addirittura contrastante con lesplosione sonora che il quartetto riesce a costruire traccia dopo traccia. Contrasto che potrebbe essere una precisa volont dei Kabikoff, i quali, nonostante lindubbia derivazione math-core, si divertono a contaminare la loro rabbia post-punk con improvvisazioni jazz e cambi di ritmo tipicamente progressive. Pi che a un dolce sorriso, questalbum somiglia a un ghigno sadico e spietato del Joker di Batman: una bocca dipinta di rosso, che lascia interdetti tra comicit carnevalesca e brividi dorrore. [7/10] Alberto Giusti

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    CarverLA RACCOLTA DEFINITIVACostellos Records 2014

    I Carver sono un creativo duo proveniente da Milano. Marco Colombo e Matteo Cantaluppi ci offrono una raccolta definitiva dei loro brani in 76 stupefacenti minuti di originale elettropop di matrice italica. Ventuno brani (registrati tra Milano e Berlino) che raccontano frammenti di storia italiana (da Sindona a Pasolini, da Ilona Staller alla domenica sportiva) a e di vita di provincia raccontata con la sfrontatezza di chi le ha metabolizzate. Un retrogusto da exploitation daltri tempi suggellata

    da sonorit evocative rigorosamente calibrate. La maturit stilistica dei Carver impressionante, letereogeneit dei suoni rende il lavoro appassionante e stimolante. I brani interpretati come La barba e Ciao Vito, rimandano alle migliori cose dei primi Massimo Volume o a qualche intuizione degli Offlaga Discopax. Descrittivi anche nei brani strumentali. Stimoli kraut rock ed elettro progressive compaiono qua e l in sprazzi di moderna e composta psichedelia pop. Un disco emozionale che racchiude lo spirito Carver, sin dalla copertina su cui troneggia un simbolo provocatoriamente un simbolo massonico. Opera eccellente! [8/10] Anthony Ettorre

    VernerFIORI DAL LIMBO La Pupilla Records / A Buzz Supreme, 2014

    Recensire appena sveglio spesso si rivela unidea malsana. Vado dritto incontro a grandi emicranie che inevitabilmente inaspriscono la capacit di giudizio, sia del buono sia del cattivo. Dopo il sottovuoto del sonno ci vuole un po di delicatezza nellaccogliere i suoni. Verner ce lha nel proporla, e gi lo ringrazio, perch mi piace scrivere a letto nel mio giorno libero e lui di riposo e di immobilismo ne sa qualcosa. Lalbum si rivela interessante per forma e contenuto: la copertina nasconde una

    mini galleria darte, con sei illustrazioni a tinte piatte venute dal sogno. Queste vanno a braccetto con i toni delicati proposti dalla musica cantautorale e con le idee dellartista; perci, primo comandamento, ascoltare al risveglio. Con liriche bilanciate riesce a ritagliarsi minuti piacevoli, a tratti ridondanti: lalba non lascia posto a nessuno zenit, qualcosa dovrebbe mettersi in moto. [6,5/10] Pablo

    Sula Ventrebianco FURENTE Ikebana Records, 2014

    Dalle ceneri di due gruppi napoletani, Moist e Kimera nato un terzo mostro, sghembo e selvaggio, veloce e potente. Qualit e difetti di questa progenie si confondono nel suo verso rumoroso, composto da un miscuglio di frequenze che sono un preludio allaggressione. Il nome di questo secondo album la quintessenza del suono ruvido della band, scagliato in direzione della cristalleria italiana classica. Furore: stato di grande eccitazione e turbamento mentale, provocato da ira o da altra

    passione violenta. Capito il labile confine del sentimento, avrete un perimetro imperfetto dentro il quale muovervi, per riuscire a familiarizzare con la bestia; quando riuscirete a correre con lei qualche pensiero abbandoner il suo posto fisso per seguire il turbillon delle melodie. Teatro degli Orrori, amore, rabbia, Ministri, acido, rauco, il vulcano, la paura, il dolore, larte. E potrei vorticare allinfinito, per acchiappare o non esser preso, per sentire un moto non indifferente da uno stato danimo nascosto. [6,5/10] Pablo

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    Luigi PortoSCIMMIE

    Snowdonia Dischi / Cineploit Records, 2014

    Avant-garde, rap, gospel, canto popolare, elettronica, musica da camera strumenti, suoni, voci stravolti e miscelati, rielaborati in un nuovo linguaggio, apparentemente caotico, ma al contrario armonico, disciplinato dalla necessit di cogliere una realt emotiva tumultuosa e contrastante. Oscuro e astruso, ricco di fonti di ispirazione e influenze, a volte eccessivo, ma non casuale nelle sue giustapposizioni. Scimmie di sicuro non un lavoro semplice da ascoltare, n tanto meno da valutare, troppo alto il rischio di non coglierne le molteplici sfumature, e forse questo anche il suo difetto. Le molte suggestioni confondono e spiazzano. Una bellezza algida e distante caratteristica di tutto lalbum e tuttavia lascolto resta una sfida che vale la pena di affrontare. Che Scimmie sia unopera originale, lo si capisce inoltre dal richiamo alla colonna sonora del film Lapocalisse delle scimmie di Romano Scavolini (opera inedita, ancora in post produzione) dalla quale il disco tratto. Dunque stretta correlazione tra immagini e suoni, ma con la curiosa inversione del soundtrack che precede il film, restituendo a Scimmie tutta la propria autonomia artistica. Lautore stesso, il compositore e sound designer Luigi Porto, trapiantato negli Stati Uniti, ne rivendica la completa unicit e completezza rispetto alla pellicola. Laspetto visivo ed espressionista dellopera resta comunque forte e il confronto con il film quasi inevitabile, per quanto al momento impossibile. Alcuni brani spiccano come lavvolgente e misteriosa elettronica minimale di Monodia del pusher, o il rap corrosivo e distorto di Distaste II con la voce rabbiosa di Mr. Dead degli Antipop Consortium, o le dissonanze avant rock de Le vespe. Altre collaborazioni arricchiscono lalbum: la soprano Carmen DOnofrio, il cantautore Rudi Assuntino, il violoncellista James Waldo, il coro Gospel Soul Sigh tra gli altri. Scimmie unopera complessa, non immediata, eccentrica, in qualche modo incompleta, ma certamente interessante e particolare nel panorama italiano. [7/10] Vincenzo Pugliano

    Agosto su MarteCANZONI PER FERIE ALTERNATIVE

    Autoprodotto, 2014

    Il giovane gruppo palermitano produce e pubblica da s il suo primo LP anticipato dal singolo Dylan, la storia di un cane stile Brian Griffin che racconta di se stesso e degli altri dal suo punto di vista. Lalbum un viaggio nello spazio, alla volta di Marte, che appunto la meta in cui trascorrere le ferie alternative citate nel titolo. Lo space shuttle decolla prendendo Un caff sopra un ponte che collega due galassie non ancora scoperte e la voce che ci accompagna quella di Piero Angela in Superquark che si improvvisa steward dellascolto, come fatto anche da Jovanotti per lapertura dei concerti del suo ORA tour. Lintero album ha come tema centrale quello dellevasione e Fuggo ne un chiaro esempio (ci crocifiggeranno le mode pi banali ma sapremo alzarci in volo come fuochi artificiali). Anche Inno alla lentezza vuole essere un tentativo di protesta contro leccessiva frenesia di tutti i giorni e lo fa inserendo degli sprazzi di funk e alternando atmosfere calme a chitarre incazzate. Molte variazioni anche allinterno di una stessa canzone quindi, anche in Come nel tennis, che a met brano esplode in un altro stile meno ballata. I testi sono curiosi, spaziano moltissimo grazie alloriginalit e alla fantasia del cantante e autore Claudio Garda che non manca di unire sempre elementi astrali e galattici con le piccole cose quotidiane. Lo stile pop cantautorale, il punto di forza sono i testi perch forse dal punto di vista melodico il gruppo pu imparare nel corso del tempo ad elaborare delle strutture che colpiscano di pi. Per finire, La vedi anche tu quella luce dal cielo conclude in modo confortante questo viaggio originale nelle galassie dellevasione. [7,5/10] Daniela Fabozzi

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    CuminoPOCKETSAutoprodotto, 2014

    Il nuovo lavoro del duo formato da Luca Vicenzi (chitarre ed effetti) e Davide Cappelletti, in arte Hellzapop (synth e programming elettronico), un viaggio onirico e malinconico in territori post rock strumentali, venati di unemotivit eterea e rarefatta, alterata da arpeggi acustici e beat elettronici pi oscuri e distorti. Il risultato straniante, di una bellezza distante e un po algida. Lesempio pi chiaro di questo approccio la sesta traccia Veins, in cui stacchi elettronici pulsanti e crepuscolari

    si alternano a momenti acustici delicati e soffusi. Si delinea cos una scelta quasi cinematografica, descrittiva ed espressionista, quasi un sottofondo di note e sensazioni intime. Ma qui sta forse il punto debole del lavoro: una certa uniformit se non di suoni e linee melodiche, almeno di intenzioni. Alcuni brani sfuggono a questa opzione, la profonda e distesa Two Spheres che si apre a suggestioni desertiche e decisamente post rock. O la notturna Tangier, pi inquieta e vibrante di bassi. Nel complesso Pockets un disco invernale, ma non nel senso di freddezza e distanza, al contrario pulsa di unemotiva intensa e sopita al tempo stesso, che attende di esprimersi e mostrarsi in tutta la sua energia. Breve, poco pi di trenta minuti, questo disco merita pi di ascolto per coglierne tutte le sfumature e gli accenni nascosti, forse troppo, nelle eteree atmosfere delle sue tracce. [6,5/10] Vincenzo Pugliano

    A Toys OrchestraBUTTERFLY EFFECTAla Bianca / Urtovox, 2014

    Non cosa semplice riuscire a trovare bands italiane indipendenti (possibilmente affermate) con lo sguardo rivolto oltre confine. Chiariamo: moltissimi attingono a piene mani dai patrimoni musicali di altre culture, ma non hanno poi la pretesa di entrare nei circuiti da cui provengono le proprie ispirazioni. Gli A Toys Orchestra, in questo senso, hanno sempre mantenuto viva la propria vocazione transnazionale. Pur non avendo ancora trovato la consacrazione definitiva a livello di vendite, il gruppo di

    origini campane ha lasciato la propria impronta tra i nomi pi influenti della musica indipendente italiana. Ed con lavori come Butterfly Effect che gli A Toys Orchestra possono confermare di potersi sedere al tavolo dei potenti, avendone tutto il diritto. La band riserva da sempre unattenzione particolare alle melodie e Butterfly Effect rappresenta la concretizzazione di una cura pi ampia per i dettagli dellintero brano, oltre che dellalbum preso nella sua interezza. La collaborazione con il produttore Jeremy Glover (gi con Crystal Castles e Liars, tra gli altri) ha conferito alla nuova fatica dei Nostri un carattere molto pi ammiccante e pitchforkiano. Il primo singolo (con video) uscito in autunno Always Im Wrong una celebrazione del sound che caratterizza il nuovo album, dove ogni parte al proprio posto, il motivetto cantabile e le chitarre fanno tutto ci che vorreste sentire da una chitarra in un pezzo cos. Pretendere che una band indie rock non si lasci influenzare da ci che ha intorno sarebbe un ragionamento sterile: sufficiente sentire la vecchia Dance of the Moth per capire quanto sia forte linfluenza del contesto sulla band, considerando che il pezzo fu scritto allinizio degli anni zero. Cionondimeno, palese il passo avanti che questo album sta a significare, se messo a confronto con i pur buoni lavori precedenti. Tornando a noi, lalbum si mantiene piuttosto vicino al proprio centro gravitazionale, rimanendo coerentemente su un territorio dappartenenza musicale ben noto alla band. I momenti veramente esplosivi dellalbum non sono troppi (un esempio molto positivo Take my Place), ma il prodotto non contiene materiale in eccesso, ben studiato, ben arrangiato e con buone idee. Personalmente per, non vedo leffetto farfalla celebrato nel titolo materializzarsi nelle canzoni dellalbum, e neanche nelle macchie di rorschachiana memoria in copertina. Ma chiss che questo battito dali non provochi un vero uragano da qualche parte, tra qualche tempo. [7/10] Bernardo Mattioni

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    Miriam In SiberiaFAILING

    Autoprodotto, 2014

    Se non fosse per limmagine di copertina, che ritrae un esempio di tundra siberiana, si potrebbe pensare di essere in Scandinavia, luogo mitologico per eccellenza. Le sonorit di questo disco, fatte di sintetizzatori che come moderne trombe annunciano linizio di una battaglia, ricalcano perfettamente unepopea eroica, fatta di cadute e risalite, sofferenza e redenzione. Il quartetto di Aversa riesce a trasmettere, attraverso ritmiche scarne ma al tempo stesso pesanti come il martello di Thor in tal senso molto azzeccate le dinamiche di batteria e chitarra, marcate ma mai sovrabbondanti un sentimento di tensione che, traccia dopo traccia, assume connotazioni mistiche, soprattutto grazie agli ampi sprazzi di luce disegnati dalle tastiere di Bartolomeo DAngelo. Emblematico in tal caso Down From A Mountain, pezzo dalla glaciale tranquillit che sul finale prepara il colpo del knockout, grazie ad un bellissimo crescendo. Pi floydiane forse le derivazioni di Dont Anyone, dove lostinazione della batteria crea invece una distensiva, e al tempo stesso delirante, cavalcata psichedelica che parte lenta, quasi al passo, per poi galoppare selvaggiamente nella parte centrale e ritornare ad anello verso il groove iniziale. Forse un po meno incisiva We Wanna Know, dove il collante psichedelico viene meno, lasciando spazio a un pi classico andamento da ballata rock. Ad ogni modo, questo terzo album dimostra senza dubbio il talento vintage-oriented del gruppo, capace di accostare a questo spiccato sperimentalismo visionario sonorit pi cariche e pesanti. Come pesante, del resto, il colpo vibrato dal martello degli Dei. [7,5/10] Alberto Giusti

    CarneneraCARNENERA

    Sinusite Records, 2014

    La distruzione di formule ormai consolidate, e la creazione di nuovi spazi sonori sembra essere lobbiettivo dei Carnenera.Partendo da una matrice prettamente rock, tutto viene puntualmente messo in discussione tra sprazzi melodici e destrutturazione, la direzione che ti aspetti sempre aggirata.Sfruttano la tavolozza di colori propria del power trio di impronta avantgarde dando vita a una scorribanda caleidoscopica tra jazz core, post-rock, slow core, che si tinge di tinte sabbathiane in William Blake, pezzo dallandamento catartico.Si colora di toni mistici, con il cantato di Dalila Kayros La Marcia dei Triceratopi, ritmiche cadenzate su tappetti sonori stridenti , in un brano dal sapore doom metal e caratterizzato da un drumming muscolare affine a quello di Dale Crover.Dopo un inizio quasi febbrile, culminante nel free rock di Duello, il disco si tinge di atmosfere meditative e introspettive , tra territori lisergici, stoner, e visioni acide.La psichedelia di Twenty one thousand leagues, che non sarebbe di certo dispiaciuta all Antonioni di Zabriskie Point, si mescola con l abrasivo doom punteggiato da canti ritualistici in William Wallace, che appare come lo spartiacque perfetto e trionfante in un disco che testimonianza della profonda eterogeneit di intenti del trio. L astrattismo di certe soluzioni permette di delineare ampi spazi immaginativi , sonori e visivi, in cui a dominare un suono scuro , che per la presenza di un basso spesso distorto e della chitarra baritona, da al tutto una coloritura granulosa.Opera post-moderna, dotata di una sua coerenza interna, sa sfuggire infine a qualsiasi tipo di esito confusionario o di maniera, cui sono spesso vittime queste operazioni. [7/10] Giacomo Salis

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    Il RondinePU CAPITARE A CHIUNQUE CI CHE PU CAPITARE A QUALCUNOLa Fame Dischi, 2014

    Sotto il nome de Il rondine si nasconde il progetto del cantautore romano Claudio Rossetti, che in questo lavoro ci racconta un mondo allucinato, in cui i minimi e a volte insulsi dettagli di una giornata sono lo spunto per riflettere sul caos del mondo; il caso di canzoni come La fine di uno scarafaggio, La bolletta del gas o La settima differenza, in questultima addirittura lautore si chiede se pu denunciare leditore di una rivista enigmistica dato che non trova la settima differenza nel gioco. La voce

    di Rossetti e il modo di cantare mi ha ricordato moltissimo Tricarico, sia per quel modo un po stonato ma in fondo piacevole sia per i testi e le ambientazioni completamente grottesche e a volte psicotiche. Le musiche sono abbastanza semplici, con le chitarre e una buona base ritmica a dominare, per non mancano sintetizzatori e loop che sono fondamentali per rendere lalienazione che traspare dallalbum. Nel complesso c unoriginalit che non facile trovare e alcune canzoni sono sicuramente delle piccole perle, specialmente Morto e Oggi non un buongiorno, e forse la particolarit maggiore lossessiva ripetizione di alcune parti delle canzoni, Unoliva e Mi raccomando amici miei, che certo mostra la voglia di non essere n omologato n estremamente commerciale, anche se rende lascolto certamente pi arduo. Un buon lavoro, penso che Rossetti possa dire la sua nel panorama cantautoriale italiano.

    [7/10] Piergiorgio Castaldi

    Musica Per BambiniCAPOLAVOROTrovarobato, 2014

    Musica per bambini di qualche ospedale psichiatrico a met tra un circo e un incubo sotto speed. Avevo avuto modo di conoscere il lavoro di Manuel Bongiorni tramite Dio Contro Diavolo, che era diventato un piccolo cult da propinare a chiunque fosse abbastanza distorto (o abbastanza sbronzo) da apprezzare il caos elettropunk che si srotolava velocissimo e implacabile da quel disco. Stavolta il concept riguarda la frase ferale che tutti ci siamo sentiti porre quando eravamo piccoli,

    innocenti infanti ancora alloscuro del fatto che saremmo cresciuti in un mondo dove persone come Gasparri avrebbero avuto diritto di parola. Cosa vuoi fare da grande?. Io volevo fare larcheologo, perch Indiana Jones era un fico e aveva la frusta, ma dubito che una figura professionale tanto regolare troverebbe posto in questa nomenclatura delirante di mestieri surreali e a volte inspiegabilmente disturbanti. Abbiamo uno Squilibrista che cade e ride, una grottesca Famiglia di Becchini guerrafondai adepti di pestilenze e carestie. Si passa dalla filastrocca da girotondo medievale a sferzate di chitarre metallare accompagnate da strida laceranti. Una cosa cos non lavete mai sentita di sicuro, e di sicuro vi serve qualche leggera devianza psicologica per apprezzare questo disco. Che per innegabilmente esilarante, e assolutamente brillante nellincatenare versi rimati & malati. Pensate a Buzzati e Willy Wonka in un film di Rob Zombie. Difficile vero? Provate a pensare allora a un restauratore di crackers. Un Macellaio di Cognati? Uno scopritore di parole? Musica per Bambini dimostra come una creativit straboccante e liminare, impossibile da incasellare, possa essere incanalata in deformi, folli e geniali costruzioni musicali che parlano tanto al cervello quanto alla pancia (quella che fa male quando ridete, non quella che brontola quando avete fame). Da grande voglio fare ladattatore di mappamondi, che va in giro a far assomigliare il mondo a come stato gi stampato. Affermazione carnascialesca, perch tutto in questo disco punta nella direzione opposta: Musica per Bambini una house of mirrors da una fiera ottocentesca che trasforma la musica secondo i propri vettori deliranti. [7/10] Marco Petrelli

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    Andrea Tich & le Strane CanzoniUNA COMETA DI SANGUE

    Snowdonia Dischi, 2014

    Senza dubbio queste sono strane canzoni. Mi correggo, sono una valanga di strane canzoni. Ventiquattro pezzi di synth-pop, psychobeat, acustica e progressive, sempre eterei e sfuggenti. A quanto leggo, la musica di Una Cometa di Sangue stata composta ed elaborata in un periodo che va dagli anni settanta a oggi, coprendo un arco temporale ben pi ampio, per dirne una, della mia stessa vita. Un progetto sconfinato, quindi, che idealmente vorrebbe raccogliere frammenti di ispirazioni varie e variamente declinate come a comporre un mosaico che il racconto di una vita interiore, un viaggio sentimentale, laffresco di quarantanni di storia di un individuo. Elettronico e spaziale, come suggerisce immediatamente il bellartwork (a opera di Tich stesso), presenta echi di Battiato e del Canterbury sound pi fatato e impalpabile. La colonna sonora di un astronauta malinconico, che fluttua nel vuoto con la nostalgia di casa. La colonna sonora di un sogno dai colori sbiaditi in enormi spazi spopolati. Piccoli testi poetici che aspirano a una visione innocente e purificatrice, come delle filastrocche malinconiche da consultare alla bisogna in cerca di qualche illuminazione. Nonostante la sua natura frammentaria, un disco coeso e omogeneo. Forse anche troppo. Non posso fare a meno di notare la natura quasi zen di queste composizioni, che nel loro complesso assomigliano pi a musica da meditazione che a delle vere e proprie canzoni. Fedelmente coerenti al principio dinazione, sono inamovibili nella loro diafana, scultorea monotonia. Si ripetono allinfinito e si avvitano su loro stesse, sciogliendosi luna nellaltra in un tessuto monocorde ma non privo di una certa grazia. Gli arrangiamenti non sembrano decollare, pur suggerendone la possibilit, e linsieme finisce per essere una crisalide traslucida, vita imprigionata sotto una leggerissima, elegante corazza.

    [5,5/10] Marco Petrelli

    Roco Rico RomeroROCA BSICA

    Liquido Records, 2015

    Roco Rico Romero una cantante e cantautrice originaria di Huelva, in Andalusia, ormai bolognese da alcuni anni. Ci che la port a trasferirsi in Italia fu un percorso di formazione lirica, estesa su unampia variet di generi e stili, di cui Roca Bsica rappresenta soltanto una delle molteplici espressioni. La Roca Bsica anche una delle componenti mineralogiche fondamentali di cui composto il terreno di origine di Roco. Infatti, la personalissima intimizzazione di tutte le nove tracce che compongono lalbum (un aspetto di cui lautrice si ritiene particolarmente soddisfatta) decisamente lontana dal concetto di acido. I toni dellalbum rimangono sospesi su dilatazioni ipnotiche, uninterazione tra canto e strumentale che sembra avvolgere danze iberiche nella nebbia. La componente ritmica del disco affidata quasi totalmente a suoni elettronici o a percussioni, cos lontani e cinematografici, seppur incalzanti, quasi a non voler disturbare la voce Roco. In Andaluca le doti liriche di Roco Rico Romero emergono catarticamente dagli anfratti di un disco denso e caldo, e il risultato sembra ricordare i Cocteau Twins. In Sono fragile, uno dei brani dove lautrice canta in italiano (buona parte dellalbum in spagnolo), le note pi basse della voce di Roco Rico Romero si gonfiano di unariosit che ricorda Chet Baker e le sue ballads, preferendo la leggerezza allagilit. In generale, dunque, un disco valido, che sapr prender in una mano gli ascoltatori di pop nostrano e nellaltra gli amanti di chamber pop pi mentale. Lintero disco lascia una bellissima sensazione di quiete: la quiete di un risveglio, la quiete dopo una crisi, persino la quiete che pu portare una morte salvifica. E se a guidarci fosse una voce come quella di Roco, anche linferno meriterebbe di farsi dare unocchiata.

    [7/10] Bernardo Mattioni

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    RuggineICEBERGV4V Records, 2014

    Registrando in analogico presso il Blue Record Studio di Mondov , la band piemontese confeziona con grande cura di dettagli quella che possiamo definire la loro prova di raggiunta maturit.Dalla partenza con Babel veniamo rapiti tra fantasmi di Jesus Lizards e Scratch Scid ,in declamazioni ossessive e richieste daiuto, ma soprattutto di certezze.Le efficaci soluzioni ritmiche di Ashur tra i momenti pi ispirati del

    disco, la schizofrenia di Daphnia nei suoi continui cambi di scenari, e le efficaci trame chitarristiche di Rajin rendono il disco una variegata sintesi di hardcore anni 90, math-rock e noise.Grazie alla singolare formazione con due bassi, sempre in straordinario equilibrio, riescono a produrre un suono compatto e lacerante, mai saturo, che nella dimensione live regala sicuramente il suo esito migliore. Limportanza data ai testi un tassello fondamentale per capire lopera. Muovendosi tra un Clementi pi sofferto e un Capovilla meno alcolico, si sviluppa un concept che ha che fare con i sentimenti primordiali, rabbia, amore e disillusione. Ecco allora il tentativo di salvarsi con ricerche di stabilit provvisorie, flussi di coscienza, associazioni di immagini, similitudini e riferimenti biblici.Nel suono analogico la memoria si spinge verso Albini, i suoi Shellac e tutto quel mondo post hardcore di matrice Touch and Go.Cds , la lunga suite di circa 9 minuti attraverso cui ci congedano, ci lascia con un senso di desolazione piuttosto manifesto. Un buon lavoro di hardcore sofferto e viscerale, che come nella volont degli stessi protagonisti vuole scavare, sotto la superficie, quello che si accumula sotto gli strati di pelle, fondamentalmente per vedere quello che siamo. Carne e nientaltro. [7/10] Giacomo Salis

    Fast Animals And Slow KidsALASKAWoodworm Label, 2014

    Ai FA&SW piace presentarsi come dei cazzoni tardoadolescenziali, pigri, indolenti e lassisti (lo dicono loro, non li sto insultando). Il sound della band in effetti una diretta emanazione dei primi sussulti musical-ribelli di ciascuno di noi: un po malinconici, un po nichilisti, fracassoni quando serve, con una forte componente postpunk/postrock che inietta i loro pezzi di improvvisi crescendo e aperture a forte carica emotiva. Nonostante cerchino di farsi passare per gente poco seria, con questultimo lavoro

    raggiungono innegabilmente la vetta della loro maturit musicale. Ondeggiano sognanti & sinuosi, usando la forza per stemperare la tristezza e viceversa. Disco glaciale, come suggerisce il nome, fatto di fredde alchimie che per si sciolgono in calore e in un continuo, modulato, grido dinsoddisfazione generale/generazionale. Alaska come un lontano, vaghissimo luogo onirico. Onirico ma ostile, al confine tra un silenziosissimo, maestoso paesaggio e la sensazione di trovarsi nel vuoto pi sconfinato che si prova alle volte prima di prendere sonno. Qualcosa di disagevole e snervante ovunque in questo disco, dalla maestosa Overture al dolente Grand Final che parla di nuove albe possibili. Ragazzi, vivere in Umbria tosta, io lo so, ci sono cresciuto. Dei boschi ci si stanca presto, del vento pure. Lunica cosa che resta il silenzio malinconico, da riempire a piacimento. Loro hanno scelto chitarre falcianti, raucedine e un diffuso pessimismo romantico. Costruzioni tutto sommato semplici e dirette, orecchiabili, una manciata di versi che restano facilmente a mente, da cantare nel semibuio sudato di un concerto. Se qualcosa di negativo c da individuare in Alaska, forse proprio questa pulsante monotonia armonica e ritmica, anche se a mio parere efficace nellaccompagnare la sorda e tutto sommato strafottente disperazione giovanile di questi anni. Un disco onesto, diretto, efficace. [6,5/10] Marco Petrelli

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    Beatrice AntoliniVIVID

    La Tempesta Dischi, 2014

    In continua crescita evolutiva che ha caratterizzato tutti i lavori di questa eclettica artista, straordinaria scoperta del cantautorato femminile italiano. La storia musicale di Beatrice Antolini non ha radici antichissime, del 2006 il suo primo lavoro, Big Saloon. Vivid arriva dopo tre album che gi la dicevano lunga sul potenziale dellartista in questione, che dagli esordi citati non ha sbagliato un colpo. Lavevamo lasciata alle atmosfere quasi paranormali di Bloy (album nato dalla collaborazione con Andy dei Bluvertigo) gi innovativo ma ancorato al concetto tradizionale di pop. Questultimo lavoro invece un miscuglio assai variegato, dieci tracce che sembrano non appartenere allo stesso disco, non fosse che la voce di Beatrice il sorprendente comune denominatore, non eccede e non esagera mai, anzi coinvolge e scalda anche le tracce pi fredde ed elettroniche. Ognuna per possiede una propria luce, diversa dalle altre, rendendo il tutto dinamico e camaleontico. Si passa dagli spunti elettronici puri degli anni settanta, al pop doltremanica dei novanta, fino a giungere al ritmo in levare caratteristico del reggae. Lelemento predominante rimane comunque lelettronica, vecchia a fedele compagna della Antolini che neanche stavolta si smentisce. Ottimo lavoro. [7/10] Maruska Pesce

    NaGaVOGLIE DIVERSE

    Autoprodotto, 2014

    Voglie Diverse il disco desordio della band milanese NaGa. Se cercate in giro per linterwebz troverete ottime spiegazioni sulle origini mitiche del nome, in particolare il collegamento con i serpenti. Etologia a parte, Voglie Diverse una delle tante declinazioni che si interrogano sullatavico problema della molteplicit delle scelte, sul libero arbitrio, incapacit di rimanere integri nella singolarit di fronte alla disgregante potenza della vita. La forma precisa in cui vengono convogliate tutte queste riflessioni un ibrido tra quello che fece grandi riviste come rocksound nei primi 2000, ovvero il nu-metal di ispirazione americana, e il pop da battaglia, con venature glam, hard e noise. Il quartetto, classica formazione vocechitbassbatt, si muove dunque tra due poli, uno pi ammiccante a cassa dritta, un altro, pi derivativo, cio alt-rock. Siamo dunque al punto: il disco suonato bene, ci sono diverse idee che provengono indubbiamente da un territorio solcato in lungo e in largo, ma che potrebbero funzionare, se non fossero espressione di una tradizione cos vicina e cos statica. I testi cadono di tanto in tanto in qualche clich, vuoi che si tratti di mancanza di variet fonetica o dellinnaturale utilizzo dei dittonghi (maledetto postcolonialismo) ci di cui si parla nelle lyrics non arriva dritto al cuore dellascoltatore. Ed un peccato, perch siamo di fronte ad una signora band: Lela una front-woman di tutto rispetto, con una tigre al guinzaglio al posto delle corde vocali (ripartirei dal voglio a 2:03 di Voglie diverse). Se cadono i tuoi pezzi attinge a piene mani dal miglior disco degli Skunk Anansie, scontato dirlo, ma troppo palese per non farlo (e ancora una volta ottima Lela). Ottenebra un altro tributo alla musica di uno dei punti di riferimento per il genere dei NaGa in Italia, ovviamente i Lacuna Coil. Il giudizio complessivo sullalbum non buono, a causa degli aspetti di cui sopra che non possono essere ignorati. Basta un po pi di maturit, e i mezzi ci sono tutti. Vista la solidit del progetto e la validit dei musicisti, infatti, non fatico a pensare di potermi trovare i NaGa uscire fuori da qualche grossa radio, quando gli anni Novanta saranno definitivamente tornati tra noi, e io sar ancora imbottigliato sui viali. [5/10] Bernardo Mattioni

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    My Drunken Haze MY DRUNKEN HAZEInner Ear Records 2014

    I My Drunken Haze sono un gruppo di origine greco dallammaliante sound pop-psichedelico, una stupefacente macchina del tempo per intraprendere audaci percorsi introspettivi. Lomonimo album, racconta infatti un labirinto personale fatto di esperienze, frammenti, incubi e deviazioni di una donna semplicemente in cerca damore e di liberazione da quel fotogramma che la ritrae sullo sfondo di una spiaggia calda destate, tra droghe e occhi aperti che tuttaltro che desti anelano di

    protrarre il sogno. Le musiche sono molto curate e con arrangiamenti precisi a tratti cinematografici. I testi, rigorosamente introspettivi, allusivi, sono frutto della visionariet di Spir Frelini che firma 7 dei 9 brani dellalbum. My Drunken Haze si sviluppa in due parti, la prima costituita dai primi quattro brani, i quali sembrano giungere direttamente da una stazione radiofonica Pop di una Londra fine anni 60.Si inizia con Carol Wait, dal sound languido e perfetta per diapositive al mercurio che ci rivela lesclusivo inferno di Carol. Per questo brano stato prodotto anche un bel video.Si prosegue tra le pillole e lalcol di Gambling Woman per arrivare alla dolcissima e orecchiabile Yellow Balloon da cui stato estratto il primo singolo. La prima parte termina con il sogno seducente e inammissibile di Girl Who Looks Like A Boy brillante ballata PopnRoll.Pleasing Illusions invece un brano intermedio che con unallucinazione, ci traghetta alla seconda parte dellalbum, conducendoci ad un livello ancor pi intimo.Il sesto brano dellalbum, Reflections Of Your Mind, raccontandoci di quei luoghi in cui la verit non pu pi nascondersi, apre la seconda parte dellalbum, quella pi dark, pi introversa e musicalmente pi psichedelica. Linterpretazione incantevole di Matina Sous Peau sulleterea Paper Planes ci fa volare con i suoi aerei immaginari fatti di carta, tra lacrime colorate e sogni spezzati. I Wanna Dream Again come su unaltalena, prima vivace poi onirica, ci tiene invece in equilibrio in quella bolla magica che ci divide tra il poltrire e lessere desto.Degno calo di sipario si ha con Endless Fairytale, fiaba senza fine e speranza malinconica di chi ha troppi spettri nella mente e troppi ricordi dolorosi da tener rinchiusi fuori dalla porta. [8,5/10] Gabriele O

    Morgan Con La IBLUFioriRari, 2014

    Blu lalbum di esordio dei Morgan Con La I, cinque ragazzi di Roma che attraverso i loro pezzi cantano storie di quotidianit vissute sulla loro pelle e la precariet di questi anni 10 da un punto di vista giovanile. Nelle loro ballate dense di stile cantautorale ci sono racconti, pensieri e dubbi relazionali in un intreccio-alternanza di voce maschile e femminile che si bilanciano equilibratamente e che, da questo punto di vista, possono ricordare un pochino i Baustelle. Il sound prevalentemente

    acustico, calmo e cullante, le chitarre predominano, il sax fa da ciliegina sulla torta e calza davvero a pennello arricchendo ogni canzone. Non mancano per pezzi pi briosi e ritmati come Una cosa tra i denti, la piacevolissima Erasmus e la francesissima Les passants. Se doveste invece fare fatica a prender sonno concedetevi un po di Melatonina, che anche il singolo che ha anticipato lalbum. uno sfogo sentimentale a cuore aperto reso possibile dalla snervante mancanza di sonno e di sintonia, ma, una volta in circolo, la melatonina vi culler e vi riappacificher. Tutti i testi sono intensi e accompagnano in un viaggio delicatamente malinconico spaziando parecchio. La tregua conclude perfettamente il viaggio, vi sono racchiuse mille intense sfumature di Blu che lasciano una dolce intimit che fa riflettere. In generale un ascolto piacevole dal sound grazioso, le due voci possono crescere tanto col tempo ma promettono gi bene, soprattutto se insieme. [7,5/10] Daniela Fabozzi

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    Dax & Gli UltrasuoniDOMENICA

    Autoprodotto, 2014

    Un disco sincero, pieno di buoni sentimenti, che a sentirlo sempre domenica (nonostante le ironiche allusioni dellultimo brano del disco Niente di serio). Un brillante packaging concettuale in linea con le intenzioni dellalbum, contenente tutto il necessario per una festa en plein air (vedere per credere). Undici canzoni che puntano dritte al cuore degli italiani, rinverdendo gli antichi fasti del cantautorato pi celebrato e rassicurante del belpaese. Il disco progettato per essere facile, romantico, solare, ballabile, cantabile e immediato: tutti aggettivi di cui litalico cittadino sembrerebbe avere un gran bisogno, secondo le intenzioni di Dax (nomignolo nato tra i banchi di scuola) e soci. E cos questa Domenica italiana scorre su tempi dritti, accordi semplici, chitarre pulite, rime baciate, vibratini in stile albano e un sorriso oltre larcobaleno, ch dopo la pioggia torner a splendere il sole. Ora, intellettualmente parlando, non che dobbiamo essere sempre contrari alle cose semplici, come ci insegna Banderas nella pubblicit della Mulino Bianco. Il problema che questo album lascia addosso quel senso di mulinobianchezza di cui la nostra realt, umile parere personale, non ha alcun bisogno. Domenica un lavoro pulito che in generale ricorda il Moranti degli anni 0, o un musical come Grease. Le canzoni sono tutte singalong in potenza, ma non c dissacrazione, non c troppa voglia di pensare, anche nei pochi casi in cui il ballo si fa lento (A di amore). Il manierismo, pertanto, rischia di diventare loggetto principale delle composizioni, tanto che nellalbum, pur mantenendo una coerenza espressiva di fondo, si toccano diverse (de)rive stilistiche, senza mai attraccare definitivamente. Abbiamo la parentesi Giuliano Palma sia in Ancora un po che in Guarda la Luna Stasera (curiosamente appaiate), Gli Anni 2000 tira in ballo un synth lead nella commemorazione del temps perdu, seguendo il percorso di formazione di Cremonini (partito peraltro da brani come Romano, che ricorda i primi Lunapop). Domenica un prodotto: un artefatto totalmente target-oriented, un disco nato con la missione di rimanervi in testa. E ci riesce, che voi lo vogliate o meno. [5/10] Bernardo Mattioni

    ThegiornalistiFUORICAMPO

    Foolica Records, 2014

    Con questo disco i Thegiornalisti hanno fatto un vero fuoricampo (eh lo so, non ho resistito alla metafora) hanno intuito leffetto della loro parabola musicale ed hanno scagliato verso il cielo un album, il terzo, che riporta alle estati passate al mare, la ricerca di evasione, alla leggera inconsapevolezza, alla malinconia che ti coglie nei momenti pi felici. Brani come Promisquita e Fine dell estate e altri parlano delle sensazioni di quei momenti in cui si rimane sospesi, quei momenti in cui qualcosa finito ma non stato ancora dimenticato o sostituito. Quei momenti in cui l animo di alcuni si fa piu riflessivo, in cui il vuoto di giornate uguali alle altre si fa sentire piu forte e ci si ricorda di (Proteggi questo tuo ragazzo) o di come ci si sente (Balla) e cerchi di essere un uomo sociale ma ti ritrovi a fare ginnastica in acqua che come consiglia Tommaso Paradiso, testi e voce, lasciamola fare ai pesci in Socializzare. Mare Balotelli invece ti fa sentire trentenne, ma ancora sano. I pregi sono molti, il maggiore laver raccontato le sensazioni indefinite, lo spleen di questi anni 10 apparentemente senza orizzonti e idee forti, con rigurgiti medieviali nel primo come nel terzo mondo, ma contemporaneamente proiettati nellillusoria immortalit della vita virtuale fino a reclamare il diritto alloblio quando a sedici anni mi hanno fatto un foglio, di carta, e ancora oggi quando mi fermano mi chiedono se ho messo la testa apposto. Si, sotto la sabbia. [8/10] Ciceruacchio

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    Le Sacerdotesse dellIsola del PiacereTUTTOV4V Records, 2014

    Massicci e delicati. MassiccE, anzi. Ascolto questo disco e il primo paragone che mi salta in mente con quel capolavoro assoluto che Frames degli oceanici e purtroppo estinti Oceansize, ma anche (abbassando il tiro) i primi lavori dei Verdena, comunque di tutto rispetto. Mordono e scivolano via, le Sacerdotesse, Come Se attacca alla gola e si scioglie in arpeggio riverberato e algidamente malinconico, Persone Nate apre con rabbia solare e in una manciata di versi dipinge una scena

    in bianco&nero, sospesa e irrisolta come tutte le storie di questo disco. Riff acuminati e di largo respiro sostenuti da scrosci incalzanti di batteria e linee di basso ligie al loro dovere; un cantato disperato che spezza le melodie in grida rauche. Il power trio sfrutta completamente le proprie potenzialit vomitando un sound corposo e spinoso, ammorbidito da divagazioni soniche pi vellutate. Minimalisti ma non scarni, coinvolgono sin dal primo ascolto con il loro efficace altalenare tra esplosioni e implosioni, ritmi singhiozzanti e distesi tappeti sonori. Post-hardcore vivo e vegeto, metallico & biologico, capace di infondere nellascoltatore una catena di emozioni che sono una narrazione parallela a quella raccontata con gli strumenti e le parole. Ascolto e riascolto questo disco, e quello che a prima battuta mi era parso lugubre si colora ogni volta di sfumature pi eteree, atrabiliari, tanto nei passaggi limpidi che in quelli esasperatamente distorti. Una tessitura finemente lavorata che immagino trovi la sua pi completa ed efficace espressione nelle sessioni live, nelloscurit di qualche club sotterraneo, da ascoltare ad occhi chiusi. Non so di che genere di piaceri siano officianti le suddette Sacerdotesse, ma tenderei pi per qualche bizzarro e glaciale rito S&M piuttosto che per un ellenico godimento fatto di miele e ambrosia.Vivono e diventano cattivi/e. Bravi/e. [7,5/10] Marco Petrelli

    My Speaking ShoesSIAMO MAI STATIAutoprodotto, 2014

    Emiliani di Sassuolo, i quattro My Speaking Shoes (Camilla Andreani voce Matteo Mussini - chitarra, Luca Fiandri - batteria, Alessandro Davoli basso), presentano il loro nuovo lavoro dopo un paio di demo e Holy Stuff, pubblicato nel 2012. Siamo mai stati un disco spigoloso, irruento, suonato e cantato (in italiano) con energia e forza quasi rabbiosa, anche nei momenti meno impetuosi, come nella ballata hard rock Tagli, o nella melodica Fondo, pi legata alla tradizione del rock italiano. Ma non si

    tratta di uningenua produzione post hardcore, vi nelle tracce un preciso tentativo di convogliare la furia interpretativa in consapevole costruzione sonora. Da questa scelta scaturisce una certa sovrapposizione di stili e influenze (dai Fugazi strumentali di Siamo mai stati ai Mars Volta di Sirene e Le mani uguali tra i pezzi migliori dellalbum) che forse gli fanno perdere compattezza e ma che impreziosiscono il disco. Cos al misurato post punk delliniziale Estatina segue la breve, corrosiva e urlata Baba Yaga hardcore sanguigno ed esplosivo. Territori decisamente math rock delimitano invece le intense e Calci e La persona che conta di pi sempre quella che non c. Ci troviamo sulla scia della migliore produzione italiana del genere dagli Uzeda ai Linea , senza raggiungerne i fasti, ma dimostrando di essere sulla strada giusta. Anche la decisione di cantare in italiano non toglie nulla allimpatto sonoro del lavoro, con testi malinconici e inquietanti, non privi di ironia. Certo il difetto del disco, oltre a una eccessiva predominanza degli strumenti musicali sulla voce, la mancanza di un pezzo forte che trascini tutto il lavoro, trattenendosi nella memoria dellappassionato. Tuttavia la sensazione dopo lascolto resta positiva e lascia sperare in positivi sviluppi futuri. [6,5/10] Vincenzo Pugliano

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    Andrea Arnoldi & il Peso del Corpo LE COSE VANNO USATE LE PERSONE VANNO AMATE

    Autoprodotto, 2014

    Basta riunire le persone, dare ad ognuno uno strumento da usare e ringraziare per il tempo. Andrea Arnoldi interpreta una solitudine apparente: una storia marciante con la lentezza di una tartaruga, carica di un progetto casalingo sulle spalle per le vie di Bergamo. Ha bussato ad ogni casa, dietro ogni porta rumori da catturare, per crescere un suono strutturato eppure essenziale. Trovata la compagnia, il capodanno caotico della musica contemporanea sembra ieri. Stamane un cantautorato polifonico, dorato di riflessi classici e popolari che dispongono positivamente lanimo. Anche la pronuncia debole della erre una vibrazione decisiva nel raggiungimento di unarmonia raminga, vaga nellet e nel genere, semplice nella sua pienezza. [7/10] Pablo

    Canto AnticoSOUTH BEAT

    Autoprodotto, 2014

    Nel panorama musicale italiano impegnato nei generi folk e world-music, doveroso segnalare anche i Canto Antico, un gruppo che ha fatto della gavetta e della militanza (condotta dentro e fuori i centri sociali, negli stanzoni e nei circoli da ballo di Milano) il suo cavallo di battaglia.La band formata dai napoletani Francesca Di Ieso (tamburi a cornice italiani e voce) e Armando Illario (fisarmonica e voce), nonch dal milanese Francesco Nastasi (flauto, cornamusa e piffero) e gi questa composizione suggerisce diverse riflessioni: assistiamo infatti ad una storia musicale che affonda le radici in terra campana, ma che viene rielaborata nel contesto metropolitano del capoluogo lombardo.Il gruppo viene da una serie di successi e soddisfazioni (esibizioni in Italia, Europa ed America; il primo premio al concorso nazionale di musica della Val Tidone; il trionfo al Folkontest; lalbum Jesce a lla del 2006) e si ripropone oggi con un nuovo lavoro discografico: South Beat, che conserva la stessa matrice delle canzoni precedenti ma in un certo senso segna anche un passo in avanti. Per dirla con le parole degli stessi componenti del gruppo: Volevamo raccontare in musica come lessere emigrati a Milano, ormai quasi ventanni fa, abbia modificato nel tempo il modo in cui viviamo il rapporto con la nostra terra dorigine. Continuiamo a sentire fortissima questa appartenenza, nel modo di suonare ma anche in quello di concepire le cose []. Per oggi abbiamo occhi e orecchie diversi, una visione pi globale della musica e della societ, influenzata dal mondo in cui viviamo: la nostra pulsazione sud si arricchita di nuovi stimoli. Insomma, un cuore meridionale che pulsa in un contesto urbano.Proprio nellapertura dellalbum, nel brano Fico a dicembre, possiamo ascoltare la dichiarazione programmatica del gruppo: Nuove radici, taranta urbana, chist o beat metropolitano, e o roots vene napulitano e nuje cantammo napulitano. Unoperazione di stampo post-moderno che fonde le suggestioni derivanti da stilemi e tradizioni secolari (come la tammurriata e la tarantella) con i timbri ed i nuovi effetti, appresi in un contesto moderno.Lalbum contiene cinque brani inediti (Fico a dicembre, Me vulesse addurm, Sanghe, Cunta lu jentu e Fontanelle), quattro ri-arrangiamenti molto personalizzati di canzoni tradizionali (Cicerenella, Carpino Revolution, Gallina e Aremu Rindineddha) e la irresistibile riproposizione di Malarazza di Domenico Modugno che gi nel 1976 modernizzava un lamento siciliano di met ottocento (celebre il ritornello Ti lamenti, ma che ti lamenti, pigghja lu bastone e tira fori li denti). Pur non essendo espressione del genere folk classico, lalbum pu essere ascoltato ed apprezzato con curiosit anche dai non puristi o da quanti non sono propriamente amanti del genere... [7,5/10] Daniele Bello

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    OttodixCHIMERADiscipline records, 2014

    Chimera un disco oscuro e inquietante. Sembra innalzarsi da abissi di metallo fino a raggiungere tenebrose altezze dalle quali troneggia sullascoltatore intimorito. Quindici pezzi sensuosi eppure asettici, intrisi di distopie steampunk quanto di nebbioso fascino noir. Metropolis, Blade Runner, Bradbury, Huxley, Magritte e Asimov in un lungo affresco opulento che assomiglia a un palazzo art dco in stato dabbandono. Musicalmente ancorato allelettronica raffinata e decadente, con

    escursioni nellambient, nel jazz e nel pop pi opulento (frequenti le incursioni orchestrali). Un disco complesso, tanto negli arrangiamenti che nel concept, dedicato alla rappresentazione di una modernit esaurita e marcescente, sullorlo di un baratro che ideologico, umano, psicologico. Una scultura sonica a vapore che tenta di fermare nella materia le forme infinite e proteiformi del caos. Chimera, come il mito che lo titola, un mostro maestoso e terribile, seducente ma di un erotismo che ha come motore e fine ultimo la morte. Un babelico ammassarsi di feticci, simboli e personaggi sempre in bilico tra delirio e incubo da sudori freddi. Gotico, sintetico, buio e luccicante. Per qualche imperscrutabile motivo, il pezzo che pi mi ha attratto Gli archivi di Tesla, (uno dei quattro interludi strumentali, piccole colonne sonore ombrose) che in qualche modo mi sembra riassumere in meno di tre minuti tutte le suggestioni che ho tentato di suggerire finora. Post, un manifesto programmatico che dichiara il proprio cosciente essere oltre, pi che altro, figlio di infiniti germi ma dimentico di ogni passato, disancorato, probabilmente spaesato, ma comunque proiettato verso il futuro. Il ghigno sarcastico di chi si getta nelle tenebre felice di poter portare con s pi gente possibile, conscio dellirrecuperabile deformit che ha colpito e colpisce il mondo moderno e i suoi uomini (o quel che ne rimane), Chimera una cattedrale vertiginosa piena di passaggi segreti e trabocchetti mortali, un perverso, barocco piacere per le orecchie. Un tunnel degli orrori che vi lascer appagati e inquieti. [8/10] Marco Petrelli

    Leo FolgoriVIENI VIAMArteLabel, 2014

    Veramente si avvertiva il bisogno di un altro cantastorie in circolazione?! Beh, di storie da raccontare ce ne sono ancora molte, soprattutto senza il famigerato lieto fine e abbandonati i pregiudizi leciti scaturiti dalle prime note di questo disco (pi che altro per una somiglianza stilistica ad un giovane Mannarino) lascolto anzi stimolante e di gran lunga piacevole ed interessante. Un lavoro malinconico, permeato di storie maledette, protagonisti maltrattati dalla vita vera, i suoni trasandati,

    nudi, semplicistici e quella celata speranza che rimane allombra, dietro la caldissima voce di Folgori. Alla musica affidato un compito minimale, un leggero accompagnamento, cauto e succube della poesia delle canzoni. Atmosfere folk, suoni riecheggianti vecchi film di pistoleri, il tutto dannatamente bilanciato in una furbissima chiave pop e le chitarre del disco signori, quelle reggono tutto in equilibrio essendo protagoniste quasi sempre e mettendosi da parte solo per lasciare il posto donore al banjo. Primo singolo scelto a rappresentare il disco Il ballo del serpente, una ballata dal sapore country, bella e chiara apripista. Ma appena pi in l che a mio avviso si trova il diamante vero e proprio, uno spiccato di vita nuda e cruda, si chiama Notturno cittadino ed bella da far invidia perfino ad un giovane De Gregori. Questo fa molto sperare sulle sorti di Folgori, un approccio ancora pi personale al cantato sarebbe ideale, ma credetemi, davvero poca cosa. [6,5/10] Maruska Pesce

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    FilmECLIPSE

    Inner Ear Records, 2014

    Immergersi in un mare di bit, tra ondate di riff elettronici, di synth e di drum machine, in un ambiente nostalgico e sognante, questa la sensazione che si ha ascoltando la prima volta Eclipse nuovo lavoro dei greci Film. Gruppo con pi di un decennio di carriera alle spalle e molto apprezzato nella penisola ellenica, presentano un lavoro con evidenti influssi eighties, dai Depeche Mode ai Pet Shop Boys, dai Kraftwerk ai Rockets, caratterizzato dalluso del vocoder e di synth elettro pop, godibile e coinvolgente, che riprende atmosfere quasi cinematografiche e spaziali alla Moroder. Unoperazione che ricorda quella dei francesi Daft Punk sul versante pi dance floor, senza il limpatto funky e sensuale di questultimi. Ma non si tratta di mera citazione, di recupero di suoni e melodie gi sentite, per quanto divertenti e piacevoli. Si fa strada ascolto dopo ascolto uno strato pi inquieto e malinconico caratterizzato da attacchi quasi tecno e da batterie ossessive e cupe. Come se dalla memorie emergesse il lato pi oscuro e deviante dei lontani anni ottanta, presagio forse delle distorsioni dei nostri anni travagliati e disperati. Tipico di questo approccio Produkt con il suo inesorabile incedere verso un finale tumultuoso e rumoristico. O ancora meglio Star Wars dove dal martellante avvio tecno si divaga verso spazi pi eterei e spaziali. E un impulso verso suoni cosmici lo si intuisce fin dallinizio del disco con Ping Pong With Angels pezzo adagiato tra fughe elettro pop e inserti distorti. Il brano pi avvincente la terza traccia The Gun & The Deer perfetto esempio di dream pop mai banale e scontato, in cui scorre tutto il sound anni Ottanta, dai New Order ai Soft Cell. Eclipse dunque una sorta di Time Lapse musicale, con il cuore e lorecchio rivolto al movimento e al trascorrere inesorabile del tempo. Un album ben costruito e godibile, rivolto non solo ai cultori del revival e molto meno scontato di quanto sembri. [7/10] Vincenzo Pugliano

    Accordi DisaccordiBOUNCING VIBES

    Autoprodotto, 2013

    Accordi Disaccordi, hot Italian swing! Bouncing Vibes il primo lavoro in studio per il trio torinese. un disco esplosivo e spumeggiante fatto di riarrangiamenti che abbracciano tanti stili, periodi e contesti geografici differenti fra loro ma che in qualche modo risultano tutti dei brani pi che riusciti in chiave swing e gypsy jazz moderna. Si parte dallo swing degli anni 30 e dal classico repertorio jazz manouche in puro Django style passando per i classici italiani (Tu vu fa lamericano e La dolce vita) fino ad arrivare a brani pi contemporanei come la straordinaria Starman di David Bowie e ai pezzi composti da loro, che non hanno poi molto da invidiare ai pezzi gypsy jazz a cui si ispirano. Le particolarissime chitarre gypsy jazz danno un sound cristallino e dal sapore frizzante ma allo stesso tempo pieno e corposo, la marcante ritmica pompe e i virtuosismi della chitarra solista non possono che essere accompagnati dallimmancabile sostegno del contrabbasso. Ispirandosi profondamente allo stile del celebre chitarrista gitano Django Reinhardt, gli Accordi Disaccordi sono stati in grado di dare vita ad una nuova musica briosa, coinvolgente ed animata che senzaltro si distingue nello scenario musicale italiano indipendente di oggi. Se Woody Allen avesse modo di conoscerli sarebbe il loro fan numero uno, probabilmente inserirebbe qualche loro pezzo in un suo nuovo film oppure prenderebbe direttamente il clarinetto e li seguirebbe in giro per busking anche lui. Per gli amanti del genere (e non) lascolto di Bouncing Vibes e di un busking degli Accordi Disaccordi sono un must da provare almeno una volta. [8,5/10] Daniela Fabozzi

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    Dado MagneticoMETAPHYSICAL ENTERTAINMENTPhony Art Records, 2014

    Si concretizza con lalbum Metaphysical Entertainment il nuovo interessante progetto di Dado Magnetico, concettualmente concepito in India e tecnicamente realizzato a Bari, grazie alla produzione pioneristica del sound engineer Tommy Cavalie