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Battesimo di Sangue Il tramonto era passato da ormai parecchie ore e le lune brillavano intense nel cielo stellato della notte. Una notte calda ma non afosa, com'era tipico delle coste ventilate di Til'Doloh. All'interno della tenuta Knessen pressoché tutti riposavano, chi in sontuosi letti in ferro battuto e chi in pagliericci adibiti alla servitù. Solo nell'ala ovest della casa un tenue lumino era acceso, invisibile all'esterno. All'interno della stanza di servizio della zona occidentale della tenuta, Uthen Knessen era riuscito nell'impresa. Tra i barili di birra e vino speziato, le casse di spezie e viveri ammassate in ordine attorno a loro, i barattoli contenenti dolciumi ed ingredienti da cucina infilati in ogni spazio libero, Uthen era stava finalmente facendo sua Filisse, una giovane dama di compagnia della madre. Sul pavimento di pietra fredda giacevano ancora i resti di uno spuntino frugale, due coppe di vino rosso ancora semipiene, la bottiglia rotolata a pochi centimetri di distanza e il cesto contenente pane nero e resti di arrosto. Poco più in la, adagiati su un consistente strato di coperte di velluto e lana, affannati e felici i due giovani consumavano il proprio desiderio. Gli occhi verdi del primogenito Knessen affondavano in quelli scuri e pieni della giovane. Le braccia muscolose di lui reggevano bene il peso della fatica nel ritmico e accelerato battito tra i due corpi. "Mia madre non sarebbe affatto contenta di te.." le parole vennero fuori in un sospiro corto per il piacere, Uthen accennò ad un debole sorriso beffardo nella sua convinzione di essere un eccellente provocatore. Lo sguardo ora vagava per il corpo minuto, la pelle candida che incorniciava rosei capezzoli turgidi, labbra carnose e lunghi e biondi capelli ricci, era valsa davvero la pena faticare tanto. Le mani di Filisse si strinsero alle sue natiche con avidità portando tutto il piacere dentro di se, dopo un lieve gemito si protese per rispondere "Mio ser Knessen allora vi farò gridare affinchè lo sappia..". Sconcertato e un po' confuso il ragazzo rispose con un sorriso. Poco dopo fu drammaticamente 1

Battesimo Di Sangue

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The Beginning of a personal short story.

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Battesimo di Sangue

Il tramonto era passato da ormai parecchie ore e le lune brillavano intense nel cielo stellato della notte. Una notte calda ma non afosa, com'era tipico delle coste ventilate di Til'Doloh. All'interno della tenuta Knessen pressoch tutti riposavano, chi in sontuosi letti in ferro battuto e chi in pagliericci adibiti alla servit. Solo nell'ala ovest della casa un tenue lumino era acceso, invisibile all'esterno. All'interno della stanza di servizio della zona occidentale della tenuta, Uthen Knessen era riuscito nell'impresa. Tra i barili di birra e vino speziato, le casse di spezie e viveri ammassate in ordine attorno a loro, i barattoli contenenti dolciumi ed ingredienti da cucina infilati in ogni spazio libero, Uthen era stava finalmente facendo sua Filisse, una giovane dama di compagnia della madre. Sul pavimento di pietra fredda giacevano ancora i resti di uno spuntino frugale, due coppe di vino rosso ancora semipiene, la bottiglia rotolata a pochi centimetri di distanza e il cesto contenente pane nero e resti di arrosto. Poco pi in la, adagiati su un consistente strato di coperte di velluto e lana, affannati e felici i due giovani consumavano il proprio desiderio. Gli occhi verdi del primogenito Knessen affondavano in quelli scuri e pieni della giovane. Le braccia muscolose di lui reggevano bene il peso della fatica nel ritmico e accelerato battito tra i due corpi. "Mia madre non sarebbe affatto contenta di te.." le parole vennero fuori in un sospiro corto per il piacere, Uthen accenn ad un debole sorriso beffardo nella sua convinzione di essere un eccellente provocatore. Lo sguardo ora vagava per il corpo minuto, la pelle candida che incorniciava rosei capezzoli turgidi, labbra carnose e lunghi e biondi capelli ricci, era valsa davvero la pena faticare tanto. Le mani di Filisse si strinsero alle sue natiche con avidit portando tutto il piacere dentro di se, dopo un lieve gemito si protese per rispondere "Mio ser Knessen allora vi far gridare affinch lo sappia..". Sconcertato e un po' confuso il ragazzo rispose con un sorriso. Poco dopo fu drammaticamente chiaro cosa la ragazza intendesse. Sopra di lui le bastarono pochi minuti per portare a rovina la sua reputazione di eccellente amatore, in effetti in pi occasioni si rivel necessario richiamare alla memoria tutte le lezioni di religione per non emettere sonori gemiti. Alla fine, madidi di sudore, si sdraiarono abbracciati, scambiando battute e dolci frasi alla luce di una lampada ad olio, finendo per addormentarsi l, nudi.Gli occhi di Uthen si aprirono di scatto, realizzando di essere nudo e in uno dei ripostigli. La luce della lampada ad sembrava essere svanita da qualche ora e nell'aria aleggiava un lieve odore di bruciato. Ma data l'assenza di finestre nella piccola stanza era impossibile capire che ora fosse. Gli serv qualche istante per rendersi conto del perch si fosse svegliato, sentiva freddo. Accanto a lui non giaceva pi Filisse, e la mancanza di qualcosa a coprirlo, unito all'abbassamento della temperatura durante la notte, l'aveva fatto gelare. Irritato si alz a sedere scaldando le dita dei piedi intorpidite con le mani. A tentoni ritrov le sue brache e i calzari, ma non fu assolutamente in grado di ritrovare la camicia che indossava quando, gi brillo, aveva portato la ragazza fino al suo personale parco giochi. Spazientito apr lentamente e cautamente la porta e si mosse per i corridoi della casa con il solo aiuto della fioca luce che filtrava attraverso i tendaggi delle finestre. Dopotutto era cresciuto in quella tenuta, ne conosceva quasi ogni anfratto, dalle semicolonne che incorniciavano le armature del corridoio centrale alle pi piccole botole presenti nelle cucine. Il pavimento di pietra levigata lo aiutava nel suo tentativo di passare inosservato attutendo molto il rumore dei suoi passi, altra storia sarebbe stata al piano superiore, per raggiungere le sue stanze. Le infide assi di legno scricchiolante gli erano costate parecchie punizioni negli anni della sua infanzia. Suo padre ser Uthor era un uomo di natura bonaria, fiero delle nobili origini Brediane ma non incline al rancore; era la madre, Terese Mordwood, originaria delle spiagge soleggiate di Til'Doloh, ad essere stata assolutamente intransigente alle sue marachelle di bambino, tesa com'era a dimostrare di esser degna moglie di un uomo di tale lignaggio. Ma sempre sua madre era stata colei che gli era stata vicino pi d'ogni altro nei momenti di difficolt affrontati sino ad allora. Immerso in questi pensieri Uthen si diresse quasi inconsapevolmente verso il giardino, il bisogno di evacuare liquidi dal suo corpo era improvvisamente divenuto incontenibile. Aperta una porta di servizio, finalmente, un po' pi di luce diede spazio ai suoi occhi di raccogliere avidi qualche dettaglio in pi. Il piccolo camminamento lastricato che si dipartiva dalla porta conduceva ai canili, suo padre era sempre stato un amante della caccia alla volpe. Con un'espressione di beatitudine e ringraziando di essere un maschio, il ragazzo non fece che qualche passo prima di liberarsi sulla siepe pi vicina. I pochi peli sul torace ampio si rizzarono al contatto con la fresca aria del mattino proveniente dal mare. Poco distante si potevano intuire all'orizzonte i primi segni di un'imminente alba. 'Accidenti l'ho scampata per un pelo..' pens tra se e se Uthen mentre si affrettava a riallacciare le brache. Ma fu proprio allora che in qualche modo qualcosa cominci a sembrargli strano. I cani, non avevano abbaiato, e i cani abbaiavano sempre quando qualcuno usciva da quella dannatissima porta. Raggelato si rese conto che suo padre forse era uscito per una battuta di caccia straordinaria. In quel caso quasi certamente qualcuno l'aveva notato all'interno del ripostiglio, la servit a quell'ora era gi al lavoro. Le mani affondarono tra i fluenti capelli castani mentre un'imprecazione sommessa gli sfuggiva dalle labbra. Il cuore in gola, il giovane si mosse sul lastricato fino ai canili, silenzio. Era praticamente certo che la madre l'avrebbe castrato questa volta, aveva ormai diciotto estati sulle spalle e avrebbe dovuto essere pi responsabile, avrebbe dovuto..i pensieri gli morirono in testa mentre incredulo si affacciava ai recinti dei cani. Dieci delle dodici le bestie giacevano sul suolo di terra battuta esanimi. Non c'erano dubbi che gli altri due fossero all'interno di uno dei rifugi ridotti allo stesso modo. Si volt di scatto guardandosi attorno preoccupato. Nessun rumore, nessun movimento. In preda al panico torn correndo sui suoi passi, dimentico di qualsiasi attenzione e diretto verso la camera della propria famiglia dove dormivano suo padre, sua madre e la piccola sorella di appena cinque anni.

Il fiato corto, la corsa scomposta e il pensiero martellante in testa che sarebbe andato tutto bene, che erano solo fantasie da menestrelli. Fu cos che Uthen splanc di colpo la porta della stanza del padre. Deciso afferr un lembo delle tende e le scost con forza.Fu come se qualcuno gli avesse conficcato una torcia accesa nello stomaco. Non riusciva a capire nulla. Sul pavimento in onice la mano esanime del padre teneva ancora stretta la spada, immersa nel suo stesso sangue. Il ventre aperto come quello di un maiale riversava le budella sul pavimento e l'odore nella stanza era insopportabile. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e non riusc a trattenere l'impulso di vomitare. Solo alcuni minuti dopo ebbe la forza di spostare lo sguardo sul letto dove il viso di Terese Mordwood era stato orribilmente sfigurato dal colpo di un randello o una mazza ferrata, le braccia cingevano ancora il corpo cianotico della piccola Imana la cui gola era stata aperta in un colpo secco. L'urlo proruppe dalla bocca di Uthen disperato, insensato, potente. Il sapore di sale gli permeava le labbra e il naso colava copioso mentre un pianto disperato, come mai ne aveva conosciuti, lo pervadeva e le urla rimbombavano tra i corridoi della tenuta. "Zitto figlio di puttana!"Una mano callosa gli cinse la bocca. Il lezzo di sudore e paura riusc a percepirlo nonostante la confusione. Disperato morse con forza la mano che cercava di zittirlo staccando un frammento di carne dalle ossa e lasciando scoperto un nervo. L'urlo roco dell'uomo alle sue spalle si confuse con le bestemmie che seguirono mentre il primogenito Knessen correva gi per il corridoio e le scale alla disperata ricerca di una via di fuga. Le brache umide di piscio che in qualche modo era scaturito dallo spavento. Non ebbe la forza di guardarsi alle spalle, nemmeno una volta, solo correre fino alla porta principale che dava sul viale d'ingresso. Le mani sudate scivolarono pi volte, frenetiche, nel tentativo di aprire il chiavistello. La luce del sole che stava per sorgere all'orizzonte lo avvolse tenue quando finalmente quel portone decise di lasciarlo passare. Maledisse suo padre per aver voluto un viale d'accesso cos lungo, ma subito si vergogn come un verme per il suo pensiero, in preda ad una opprimente confusione. I piedi mossero passi rapidi gi per i gradini di marmo e infine sulla ghiaia mentre gridava, disperato, aiuto.

Aveva sentito canzoni nelle quali gi eroi riuscivano a schivare le frecce sentendone il sibilo sopra il capo all'ultimo momento. Non fu cos. Nessun sibilo, nessun rumore, solo un'improvvisa fitta al fianco destro dove il dardo si era infilato in profondit. Forse perch si trattava di un colpo di balestra. Una vampata di dolore tolse il fiato al suo grido trasformandolo in un rauco rantolo. Inarc la schiena di colpo, le mani spasmodiche cercavano la ferita in un gesto incontrollabile e automatico mentre cadeva tra i piccoli sassi con tutto il suo peso. Incapace di rialzarsi, paralizzato dalla sofferenza si contorse a terra piangendo di panico e di dolore. 'Non voglio morire, ti prego, ti prego, non ancora, non ancora..' non riusciva a pensare a null'altro. Il sangue caldo ne macchi le mani e and a spargersi tra i sassi filtrando in ogni piccolo spazio e saturando il terreno sotto di essi. Il sole sorgeva lento all'orizzonte, proprio di fronte ai cancelli della propriet dove giacevano i corpi delle due guardie di stanza quella notte. Gli occhi madidi di lacrime, le labbra aperte e sanguinanti per l'impatto del viso sul terreno, il suo sangue che lo circondava, la forza che pian piano lo abbandonava mentre altri conati lo percuotevano a causa della massiccia emorragia. Sent sulla pelle un lieve tepore, quasi che quel pallido sole del mattino gi avesse riscaldato la terra, quasi che alla fine qualcosa o qualcuno avesse risposto alle preghiere di quel povero ragazzo. E infine quasi come una benedizione giunse l'oblio, gli occhi si chiusero stanchi, gli spasmi cessarono e i lunghi capelli di Uthen si tinsero di cremisi mentre poggiava lentamente il capo a terra nell'ultimo sonno.

Yade entr nella stanza cercando di non fare rumore, tra le mani un vassoio di legno di fattura povera, probabilmente costruito dallo stesso ragazzo. Occhi di un azzurro vivido e capelli biondo pagliericcio si avvicin al letto dove Uthen giaceva pervaso dalle febbri. Lo trov cosciente, per la prima volta. Il volto del cugino era scavato, i lineamenti solitamente affilati e fieri che ne incorniciavano gli occhi verdi ora risultavano drammaticamente enfatizzati. Il sudore copriva la fronte da giorni. In qualche modo per Uthen Knessen trov la forza di muoversi. Pervaso da un insopportabile bruciore che ormai proveniva da tutto il ventre volt il capo. Le labbra screpolate si aprirono in un verso sordo. La sua mente lentamente si rese conto di avere la gola riarsa e di provare freddo. Si diede qualche istante, mentre il cugino gli poneva un panno umido e fresco sulla fronte, per richiamare un briciolo di saliva alla bocca "Ti prego, un po' d'acqua.." biascic in modo quasi incomprensibile."Certo, dammi solo un momento."Il ragazzo biondo mosse qualche passo verso una scrivania e prese a versare del liquido in una coppa. L'arredamento della camera era spoglio, da bassa borghesia, la fattura dei mobili era buona ma non eccelsa e le assi che sorreggevano il soffitto del piccolo spazio non erano uniformi. Uther non riusciva a capire dove si trovasse, di certo non era alla sua tenuta ma nemmeno al tempio di Olla, dove i preti praticavano le arti della guarigione. Tutto quel pensare fu interrotto dalla ricomparsa nel suo spazio visivo di Yade che lentamente prese il suo capo e lo sollev per aiutarlo a bere."Fai piano, i primi sorsi potrebbero far male." Lo avvert il cugino.Incurante, appena le sue labbra si posarono sulla ruvida ceramica della coppa, Uthen mand gi d'un fiato tutto il suo contenuto, passando da un'iniziale dolore allo stomaco ad una sensazione di ritrovato benessere, nonostante le fitte continue che provenivano dal suo addome. Respir a fondo e lentamente ricadde in un sonno senza sogni, profondo e lungo un'eternit.La seconda volta che apr gli occhi, impossibile dire quanto tempo dopo la prima, un uomo di mezz'et sedeva al suo capezzale. Lunghi capelli castani velati di grigio ricadevano sulla spalle, lineamenti scavati e duri e uno sguardo intransigente, portava una lunga tunica color panna ricca di ricami e decorata con il simbolo di Olla, un sole al centro di una croce la cui punta inferiore era allungata. "Come ti senti giovane? Riesci a capire ci che ti dico?"La voce era granito ma non celava in se alcun segno di disprezzo o odio, fu sorpreso di riconoscervi il tono di un uomo che sta semplicemente svolgendo un controllo."Si..si signore.." rispose debolmente Uthen cercando di voltare il capo in direzione dell'individuo per poterlo guardare negli occhi. Non fu necessario in quanto questi si alz e scostando le coperte inizi a tastargli il torace lentamente."Senti qualcosa? Dolore?" continu il prete con tono distaccato.Nell'intorpidimento l'impatto delle dita sulla sua pelle lo sorprese, ma non percep dolore alcuno all'altezza del petto, sollevato si affrett a rispondere "No signore, l non mi fa male." Cercando in qualche modo un cenno di conferma nel viso rude dell'uomo riusc a riconoscerlo in un espressione sfuggevole di soddisfazione per il proprio lavoro. Il religioso si lev in piedi completamente eretto. Uthen non si era reso conto di quanto alto fosse fino ad ora e non si era nemmeno reso conto delle persone in piedi dietro di lui che lo addocchiavano curiose. Fra di loro v'era Yade, con un debole sorriso sul viso, suo fratello maggiore Yamar, senza l'occhio sinistro ma con un espressione sollevata e sua sorella minore Yunia, poco pi di quindici anni che trasudava curiosit. Di fianco a tutti loro torreggiava, pur essendo solo poco pi alto della ragazza, suo zio Gambar Mordwood. La barba ispida e nera ma curata ne copriva il viso, e gli occhi chiari e freddi lo fissavano con un misto di rabbia e preoccupazione. Fu lui a muovere un paio di passi in direzione del letto per rivolgersi al prete. "Allora si salver? Ce l'ha fatta davvero?" Una voce dura forse quanto quella del prete, ma pi profonda, pi solenne. "Si certo, il peggio ora passato, fortunatamente sono riuscito a recuperare l'antitossina per tempo. Ora ricordate di cambiare il bendaggio ogni giorno. Dovrebbe richiudersi entro un paio di settimane. Scusatemi ora, altri doveri mi attendono." E cos, senza una parola di commiato per il ferito, com'era apparso il sacerdote se ne and lasciando svanire l'atmosfera tesa e lasciando spazio alla famiglia di avvicinarsi."Che..zio Gambar, cos' successo?" chiese il ragazzo cercando inutilmente di alzarsi a sedere.Ci fu un istantaneo movimento collettivo nel cercare di interrompere la linea che legava lo sguardo dell'anziano zio a quello del nipote. Il primo a frapporsi fu Yamar, seguito a ruota dai fratelli pi giovani. Nel borbottio generale e nel lieve intorpidimento mentale Uthen non riusc a cogliere il significato di quei gesti, parve solo chiaro che stavano discutendo di qualcosa. Alla fine della breve disputa le ampie mani di Gambar si alzarono al cielo in un gesto di arrendevolezza. "Come preferite!" sbott chiudendo la porta dietro di se con tanta forza da farne cigolare i cardini.Fu quella botta, quel colpo cos forte che gli riport alla mente il ricordo della notte, dell'alba. Proprio come quando aveva spalancato la porta della camera dei suoi genitori. La sensazione di oppressione, di impotenza e tristezza lo pervase. Gli occhi gli si gonfiarono di lacrime e si vergogn nel vedere che i suoi cugini potevano vederle rigare il suo viso. Fece per alzare un braccio ma tutto ci che ne segu fu un debole movimento della spalla, simile a uno spasmo, dovette riprovare altre due volte prima di riuscire a coprirsi il viso contenendo gli spasmi di dolore provenienti dal ventre. I singhiozzi del suo pianto sembravano risuonare come tamburi da guerra nel silenzio della stanza. Com'era possibile? Com'era possibile che fosse vero? La morte l'aveva conosciuto con cos tanta crudelt da lasciarlo incredulo. Non era cos che aveva pensato che sarebbero morti, in effetti non vi aveva mai pensato affatto. Il ricordo del ventre divelto del padre, del viso squassato della madre, della gola aperta di sua sorella..era troppo. Mentre si domandava cosa avessero pensato prima di morire, se avevano avuto il tempo di rendersene conto, si chiese anche quante volte avrebbe potuto dimostrare loro il suo affetto. Una mano gentile si poso sul suo capo accarezzandone i capelli. "Lasciatemi stare." fu l'unica cosa che riusc a dire, quando invece avrebbe voluto gridare aiuto, avere qualcuno che lo stringesse come sua madre sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene.E cos i suoi cugini, dimostrando un tatto invidiabile, si mossero silenziosamente all'esterno della stanza, lasciandolo al suo dolore e ai suoi rimpianti. Rimpianti per le cose pi semplici, per le cose pi stupide. Per non essere morto assieme a loro tra il suo piscio e il suo sangue in quel viale. Pianse per ore richiamando alla mente, avido, una vita di ricordi. Pianse per ogni istante in cui li aveva delusi, per ogni momento in cui non si era preso cura della sua sorellina, per ogni volta che sua madre l'aveva aiutato e per ogni volta che suo padre gli aveva sorriso orgoglioso. Pianse.

Dovettero trascorrere ancora un paio di giorni prima che trovasse la forza di sedersi, e un'altro giorno prima che trovasse la forza di parlare. Le immagini erano state cos vivide e brutali che lo avevano letteralmente sconvolto. Ma nel pomeriggio del terzo giorno, mentre una pioggia torrenziale batteva sulla finestra in ferro battuto e vetro della sua stanza, cominci a parlare. Yade era venuto a controllarlo e cambiargli la fasciatura, nei giorni precedenti aveva continuato a parlargli pur non ricevendo risposta, facendo qualche battuta e cercando di discutere di argomenti semplici senza mai accennare alla tragedia. Di questo Uthen era stato grato oltre ogni dire, e forse fu proprio per questo che ad un certo punto si decise a rispondergli ironico."Se non la smetti di parlare da solo ti porto al sanatorio!" Il giovane biondo, alle prese con la fasciatura, si volt con un sopracciglio sollevato ed un'espressione beffarda."Scusa, dove vorresti portarmi? Ma se non stai nemmeno in piedi!" E fu cos che entrambi si scambiarono una lieve risata che valeva pi di un infinit di 'Grazie'.Finito col bendaggio Yade aiut Uthen a sedersi sul letto e a sua volta si sedette comodo sullo sgabello a fianco del pagliericcio incrociando le gambe e le braccia. "Seriamente, come ti senti? Pensi di riuscire a camminare? Padre Oond dice che dovresti cercare di camminare al pi presto. Sei stato davvero fortunato comunque.." s'interruppe bruscamente sistemandosi sullo sgabello con fare imbarazzato "..non fraintendermi, quello che ti successo orribile, ma non avrei mai pensato che saresti sopravvissuto!" concluse poi il cugino grattandosi il capo, ancora nervoso per la pessima uscita."Non preoccuparti, capisco quello che intendi, mi sembra di aver capito che il dardo fosse avvelenato per giunta, quindi forse dovrei davvero ringraziare Dio per questo." Il tono delle parole di Uthen era carico di rammarico e tristezza che lasciavano trasparire lucidamente i suoi pensieri, non vedeva quindi motivo per nasconderli. "Eppure non riesco a non pensare che avrei dovuto proteggerli in qualche modo, o almeno morire con loro. Non giusto, che cosa hanno fatto per meritare quella fine?"Le sue stesse parole gli suonarono infantili, quasi stupide se paragonate alla voragine di dolore che si faceva largo nella sua anima. Si rese conto di essere ancora sotto shock e sorprendentemente riusc in qualche modo a controllare l'ondata di pianto che sembrava volerlo nuovamente travolgere. Solo un paio di lacrime gli rigarono il viso, ma le asciug prontamente."Non colpa tua Uthen, lo sai, se ti colpevolizzi finirai soltanto per autodistruggerti e non questo che loro vorrebbero!"L'errore del cugino fu quella di mettere in bocca un pensiero ai morti. Il furore che pervase Uthen fu quasi incontrollabile. Il viso si mut in una maschera di rabbia e dolore mentre protendeva una mano verso il bavero dell'altro ragazzo traendolo con forza verso di se."Che cazzo ne sai tu di quello che vorrebbero?" Yade non reag, l'espressione di sorpresa iniziale lasci spazio solamente ad uno sguardo carico di comprensione "Hai ragione, scusami, ho parlato troppo." La vampata di dolore che segu lo sforzo contribu a riportare Uthen alla realt mentre tornava a posare la schiena contro la testa del letto. "Scusami, io.. solo che difficile." "Dico solo che non dovresti colpevolizzarti, come potevi saperlo? Erano ladri, briganti, tuo padre deve averli sorpresi e cos hanno fatto un massacro in un impeto di paura. O almeno cos mi hanno detto. Tra l'altro, ecco, devo dirti una cosa, ed meglio che sia io e non mio padre ad informarti."Il tono delle parole era incerto sul finale, rivelando una punta di preoccupazione che non fece altro che alimentare le ansie di Uther il quale non sapeva pi cos'altro dovesse aspettarsi. Protrasse il silenzio per qualche istante e poi finalmente chiese "Che cos' successo?"Yade lo fiss qualche istante con un espressione triste, dipinta attraverso l'azzurro mare dei suoi occhi. Sospir prima di parlare con un tono che sembrava quello di un condannato al patibolo."La tenuta, bruciata. Ci sono voluti quattro giorni per spegnere le fiamme, si erano sparse sul giardino e sono arrivate fino alla palizzata di recinzione. Non rimasto niente. I servi che erano ancora vivi sono bruciati assieme ad essa. Non sono stati trovati oggetti di valore, solo macerie e cadaveri carbonizzati. Hanno risolto che durante la fuga per il baccano che hai fatto gli uomini abbiano fatto cadere qualche candelabro o lampada e che il fuoco sia divampato da l." il ragazzo fece una pausa osservando l'espressione di Uthen che perplesso si fissava le ginocchia sotto le coperte. "I famigliari della servit su sono rivoltati chiedendo un risarcimento per le loro perdite e il giudice ha stabilito che i pochi possedimenti terrieri della tua famiglia sarebbero stati una ricompensa sufficiente. Io, non so come dirtelo Uthen, ma persino il terreno dove sorgeva la tenuta stato dato in risarcimento. Non ti rimasto pi nulla."

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