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Atti Parlamentari - 26133 - Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999 581. Allegato B ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO INDICE Risoluzione in Commissione: Pagano 7-00788 Interpellanza urgente (ex articolo 13&-bis del regolamento): Selva 2-01923 Interpellanze: Prestigiacomo 2-01919 Manzione 2-01920 Nardini 2-01921 Mussi 2-01922 Benedetti Valentini 2-01924 Malentacchi 2-01925 Interrogazioni a risposta immediata: Acciarini 3-04220 Frosio Roncalli 3-04221 Lavagnini 3-04222 26137 26137 26138 26139 26139 26140 26142 26143 26144 26144 26144 Lenti 3-04223 Riva 3-04224 Gambale 3-04225 Contento 3-04226 Interrogazioni a risposta orale: Piscitello 3-04210 Fragalà 3-04211 La Malfa 3-04212 Alemanno 3-04213 Spini 3-04214 Borghezio 3-04215 Cento 3-04216 Malgieri 3-04217 Malgieri 3-04218 Gnaga 3-04219 Giordano 3-04227 Stucchi 3-04228 Interrogazioni a risposta immediata in Commissione: VI Commissione Agostini 5-06639 PAG. 26144 26145 26145 26146 26146 26147 26148 26148 26149 26149 26149 26150 26151 26151 26152 26153 26153 N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.

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Atti Parlamentari - 26133 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

581 . Allegato B

ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO

I N D I C E

Risoluzione in Commissione:

Pagano 7-00788

Interpellanza urgente (ex articolo 13&-bis del regolamento):

Selva 2-01923

Interpellanze:

Prestigiacomo 2-01919 Manzione 2-01920 Nardini 2-01921 Mussi 2-01922 Benedetti Valentini 2-01924 Malentacchi 2-01925

Interrogazioni a risposta immediata:

Acciarini 3-04220 Frosio Roncalli 3-04221 Lavagnini 3-04222

26137

26137

26138 26139 26139 26140 26142 26143

26144 26144 26144

Lenti 3-04223 Riva 3-04224 Gambale 3-04225 Contento 3-04226

Interrogazioni a risposta orale:

Piscitello 3-04210 Fragalà 3-04211 La Malfa 3-04212 Alemanno 3-04213 Spini 3-04214 Borghezio 3-04215 Cento 3-04216 Malgieri 3-04217 Malgieri 3-04218 Gnaga 3-04219 Giordano 3-04227 Stucchi 3-04228

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione Agostini 5-06639

PAG.

26144 26145 26145 26146

26146 26147 26148 26148 26149 26149 26149 26150 26151 26151 26152 26153

26153

N.B. Questo allegato, oltre gli atti di controllo e di indirizzo presentati nel corso della seduta, reca anche le risposte scritte alle interrogazioni presentate alla Presidenza.

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Atti Parlamentari - 26134 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Ballaman 5-06640 Berruti 5-06641 Pace Giovanni 5-06642 Pistone 5-06643 De Benetti 5-06648

Interrogazioni a risposta in Commissione:

Fragalà 5-06634 Anghinoni 5-06635 Cuscunà 5-06636 Molinari 5-06637 Michielon 5-06638 Foti 5-06644 Foti 5-06645 Conte 5-06646 Caveri 5-06647 Lucidi 5-06649

Interrogazioni a risposta scritta:

Santori 4-25389 De Cesaris 4-25390 Lucchese 4-25391 Lucchese 4-25392 Cento 4-25393 Turroni 4-25394 Malavenda 4-25395 Cento 4-25396 Cento 4-25397 Fragalà 4-25398 Foti 4-25399 Napoli 4-25400 Giorgetti Giancarlo 4-25401 Lembo 4-25402 Delmastro Delle Vedove 4-25403 Delmastro Delle Vedove 4-25404 Napoli 4-25405 Napoli 4-25406 Gazzilli 4-25407 Gazzilli 4-25408 Gazzilli 4-25409 Gazzilli 4-25410 Gazzilli 4-25411 Gazzilli 4-25412 Frattini 4-25413 Di Nardo 4-25414 Di Nardo 4-25415 De Cesaris 4-25416

PAG.

26153 26153 26154 26154 26154

26155 26155 26157 26157 26158 26159 26159 26159 26160 26160

26161 26162 26163 26163 26163 26163 26165 26166 26166 26167 26167 26167 26168 26168 26169 26169 26170 26170 26170 26171 26171 26171 26172 26172 26172 26173 26174 26176

Risari 4-25417 Stucchi 4-25418

Apposizione di una firma ad una risolu­zione in Commissione

Apposizione di firme ad interrogazioni .

PAG.

26177 26178

26178

26178

Ritiro di documenti del sindacato ispetti­vo 26179

Trasformazione di documenti del sinda­cato ispettivo 26179

ERRATA CORRIGE 26179

Interrogazioni per le quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza:

Anghinoni 4-20490 I Apolloni 4-12085 II Apolloni 4-18896 IV Apolloni 4-19256 IV Apolloni 4-21530 V Apolloni 4-22803 VI Apolloni 4-22956 VII Aprea 4-08409 IX Armosino 4-22571 XI Becchetti 4-22612 XII Bergamo 4-19395 XIV Borghezio 4-21021 XVII Burani Procaccini 4-13037 XIX Caveri 4-23419 XIX Cento 4-06577 XX Cento 4-19389 XXII Conti 4-22608 XXIII Copercini 4-19646 XXIV Cordoni 4-22059 XXVI Corsini 4-14403 XXVII Costa 4-13684 XXIX Costa 4-17941 XXX Costa 4-22990 XXX Delmastro Delle Vedove 4-10341 XXXII Delmastro Delle Vedove 4-19435 XXXIII Di Nardo 4-18694 XXXIV Fiori 4-21753 XXXV Fiori 4-23619 XXXVI Fontan 4-17973 XXXVIII Gagliardi 4-19609 XXXIX Galdelli 4-23529 XL

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Atti Parlamentari - 26135 - Camera dei Deputati XIII LEGISLATURA - ALLEGATO B AI RESOCONTI - SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

P A G .

Gazzilli 4-21456 XLII Gazzilli 4-22920 XLII Gramazio 4-17814 XLIII Guerra 4-21071 XLIV Iacobellis 4-20080 XLV La Malfa 4-24775 XLVI Malavenda 4-15624 XLVII Malentacchi 4-21306 XLVIII Malentacchi 4-21540 XLIX Marinacci 4-21025 L Massidda 4-19288 LI Menia 4-20011 LUI Messa 4-15059 LVI Messa 4-15060 LV1 Messa 4-22861 LVII Moroni 4-23846 LVIII Olivieri 4-23755 LVIII Ortolano 4-21358 LX Pampo 4-21332 LXII Paroli 4-22710 LXII Pecoraro Scanio 4-06004 LXIV Pecoraro Scanio 4-17205 LXV

PAG.

Pecoraro Scanio 4-23513 LXVII Pi scitello 4-10252 LXVIII Piscitello 4-18109 LXX Pinella 4-24747 LXXII Pozza Tasca 4-22294 LXXIII Rossetto 4-13336 LXXVT Ruffino 4-23699 LXXVII Russo 4-11091 LXXVII Saia 4-19493 LXXVIII Sanza 4-16619 LXXIX Simeone 4-15740 LXXX Storace 4-18920 LXXXI Storace 4-19090 LXXXII Storace 4-19092 LXXXIV Taradash 4-20410 LXXXVI Tremagli a 4-22896 LXXXV1I Vendola 4-19307 LXXXVIII Vendola 4-20075 LXXXVIII Vendola 4-20084 XC Zacchera 4-17209 XCI Zacchera 4-24035 XCII

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PAGINA BIANCAPAGINA BIANCA

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Atti Parlamentari - 26137 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

La VI Commissione,

premesso che:

l'articolo 10 del decreto del Presi­dente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 al n. 11 dispone che sono esenti dall'Imposta sul valore aggiunto (IVA) le cessioni di oro in lingotti, pani, verghe, bottoni e granuli;

tale norma, secondo un recente di­scutibile orientamento della Corte di Cas­sazione, prevedendo solamente una deroga alla disciplina di carattere generale nel sistema impositivo, dal già citato articolo 10, dovrebbe considerarsi di stretta inter­pretazione;

in conseguenza di tale presupposto e considerata tassativa l'elencazione con­tenuta nella richiamata norma, il supremo consesso, ha ritenuto di non escludere dalla tassazione la commercializzazione dell'oro greggio ceduto in lamine;

resistono a tale orientamento una considerazione di carattere tecnico e due circolari ministeriali, rispettivamente la n. 142 del 1982 e la n. 587020/91 con le quali il ministero delle finanze chiarisce che la laminazione dell'oro greggio al solo fine di spezzettare i lingotti non è sotto­p o n i l e ad Imposta sul valore aggiunto non trattandosi di una vera e propria lavorazione;

la considerazione tecnica è con­nessa alla circostanza che i bottoni di oro greggio, per ottenere i quali è necessario a monte il processo di laminazione, sono considerati esenti dal richiamato decreto del Presidente della Repubblica n. 633 1972;

considerato che l'interpretazione della norma di esenzione è applicata nella maggior parte dei casi in conformità dalle istruzioni ministeriali, e che l'ipotesi trat­

tata dalla Cassazione con la determina­zione ivi assunta provoca una disparità di trattamento e grave squilibrio sul delicato settore della commercializzazione del me­tallo prezioso,

impegna il Governo

a far sì che in sede di interpretazione autentica dell'articolo 10 n. 11 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 si sancisca che la norma in esame va interpretata nel senso che anche la cessione dell'oro greggio laminato è esente dall'imposizione sul valore aggiunto, disponendosi altresì, nelle more dell'appro­vazione della norma interpretativa auten­tica, la sospensione delle procedure di ri­scossione del tributo promosse in contrasto con tale orientamento.

(7-00788) « Pagano, Nocera, Di Nardo ».

INTERPELLANZA URGENTE (ex articolo 138-Hs del regolamento)

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri degli affari esteri e dell'interno, per sapere - premesso che:

il quotidiano The Times ha riferito la notizia che il KGB aveva organizzato an­che in Italia depositi interrati contenenti pericolosi ordigni esplosivi;

in particolare in Italia e, precisa­mente, presso i Castelli romani, tra Marino e Velletri, sarebbero state collocate appa­recchiature ricetrasmittenti;

nel Veneto, in Piemonte e nella valle dell'Arno, il KGB aveva individuato alcune zone di atterraggio per i sabotatori - :

quali siano le notizie di cui dispon­gono i nostri servizi segreti, anche in ar­chivi riservati;

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Atti Parlamentari - 26138 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

se possano essere collegati attentati dinamitardi che hanno provocato stragi con le presunte operazioni del KGB in Italia;

quali passi urgenti intenda fare il Governo per avere più precise informa­zioni dagli organi ufficiali della Russia;

quali iniziative il Governo intenda prendere affinché siano messi a disposi­zione della Commissione stragi gli archivi riguardanti i rapporti tra il Pei e il KGB.

(2-01923) «Selva».

INTERPELLANZE

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - pre­messo che:

il 16 agosto 1999 è stato ritrovato all'interno della caserma Gamerra di Pisa il cadavere del militare di leva Emanuele Scieri, scomparso la sera del 14 agosto poche ore dopo essere giunto alla Scuola Militare di Paracadutismo;

gli elementi emersi fino a questo mo­mento sulle modalità del decesso del mi­litare e, confermati dai perito medico le­gale di parte, inducono a credere che non si sia trattato di un suicidio o di una morte accidentale;

ciò che si è appreso finora del tragico episodio porta a privilegiare l'ipotesi che il giovane possa essere rimasto vittima di un atto di « nonnismo »;

la morte sarebbe stata causata dalla caduta da una torre della caserma avve­nuta la sera del 14 agosto e che Scieri sarebbe rimasto agonizzante per circa 10 ore all'interno della caserma senza che alcuno lo vedesse e gli prestasse soccorso e che il cadavere è stato rinvenuto nel primo pomeriggio del 16 agosto pur essendo la zona sottoposta a controlli più volte nel­l'arco delle 24 ore;

contro ogni evidenza, i vertici militari del corpo e della caserma e perfino il cappellano militare, smentiscono che possa essersi trattato di un episodio di nonnismo, ma non forniscono spiegazioni compatibili con la dinamica dei fatti per quella che appare una morte certamente non acci­dentale avvenuta all'interno di una caser­ma - :

quali urgenti iniziative intenda adot­tare il governo in relazione alla sua politica generale di controllo e di indirizzo sull'at­tività militare e se:

non ritenga di dover riferire in tempi brevissimi al parlamento su un epi­sodio di inaudita gravità avvenuto peraltro in un reparto che nel recente passato è stato al al centro di polemiche per episodi di « nonnismo »;

risulti al vero che la vita dei giovane paracadutista poteva essere salvata ove i controlli all'interno della caserma fossero stati efficaci ed avessero consentito il ri­trovamento del militare ferito e se non si ritiene di dover rimuovere dagli incarichi il responsabile della caserma ed il responsa­bile del reparto che hanno dimostrato di non essere in grado di assicurare l'incolu­mità dei giovani loro affidati e controlli adeguati all'interno della caserma come evidenziato del fatto che il cadavere di Scieri è stato ritrovato dopo oltre 60 ore dalla caduta, che dopo una lunga agonia, ne ha causato la morte;

non ritenga grave che lo stesso co­mandante generale Enrico Celentano abbia diffuso tra le giovani reclute io « Zibaldo­ne » il cui contenuto - ormai noto - punta ad esaltare la violenza, il machismo e l'antimeridionalismo, culture certamente in contraddizione con il principale fine del servizio di leva e cioè la formazione di una forte coscienza nazionale;

risulti che nonostante le dichiara­zioni dei responsabili militari riportare dalla stampa i quali escludono il « nonni­smo », quale possibile causa della morte di Emanuele Scieri, un militare della stessa compagnia cui era stato assegnato il mili-

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Atti Parlamentari - 26139 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

tare siciliano, era stato punito nei giorni scorsi per atti di prevaricazione e violenza nei confronti delle reclute;

non ritenga indispensabile avviare immediatamente una indagine in tutte le caserme italiane per verificare se il feno­meno del « nonnismo » sia presente, in quale misura e se vi siano tolleranza e copertura da parte dei vertici delle ca­serme. La mancanza di Una tempestiva riposta dello stato dinanzi ad un militare assassinato all'interno di una caserma può ingenerare infatti la sensazione che da parte dei vertici governativi e militari non vi sia la determinazione necessaria a col­pire con la durezza e l'ampiezza che la vicenda richiede, quei comportamenti e quelle mentalità che oltre ai gravissimi riflessi di ordine penale infangano l'imma­gine e l'onore dei paracadutisti e dell'eser­cito italiano.

(2-01919) « Prestigiacomo, Pecorella».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro della difesa, per sapere - pre­messo che:

il 16 agosto 1999, nel centro di ad­destramento dei paracadutisti della Brigata Folgore, nella Caserma Gamerra di Pisa, veniva rinvenuto il corpo senza vita del giovane Emanuele Scieri, paracadutista in forza solo da poche ore presso la stessa caserma;

il corpo del giovane Emanuele Scieri veniva rinvenuto davanti ad una scala-torre dalla quale, si suppone, sarebbe ca­duto dopo un volo di circa 10 metri;

pur essendo stato visto rientrare in caserma da alcuni commilitoni, il giovane militare di leva è risultato assente al con­trappello dalla tarda serata di venerdì 13 agosto, 1999, fino al rinvenimento avvenuto il lunedì successivo, senza che si operasse alcun concreto tentativo di ricerca all'in­terno della caserma;

pur essendo stato fatto immediata­mente "quadrato" dai vertici militari nel

respingere ogni ipotesi di collegamento del decesso della giovane 4 recluta con feno­meni di nonnismo, nell'opinione pubblica si è invece radicato il convincimento con­trario;

tale convincimento è stato avvalorato dal rinvenimento di un vergognoso "zibal­done" redatto dal Generale Enrico Celen-tano, Comandante della Brigata Folgore, nel quale sono contenuti pericolosi incita­menti al nonnismo e al razzismo;

quasi contestualmente (nei mesi di luglio e di agosto) altri gravi fenomeni di nonnismo si sono verificati nella caserma di Baiano di Spoleto (Battaglione logistico granatieri di Sardegna) a Bagnoli di Sopra in provincia di Padova (80° Corpo inter­cettori) a Roma (Forte Boccea) e Cagliari (Aves) - :

se siano state accertate le cause e le eventuali responsabilità della morte di Emanuele Scieri;

quali siano le iniziative in proposito dell'amministrazione della difesa; più in generale, di fronte al riemergere di atti di gratuita violenza in parte riconducibili a fenomeni di nonnismo, quali propositi e quali iniziative il Governo intenda assu­mere per neutralizzare fenomeni inaccet­tabili per la sicurezza e la dignità di chi presta il servizio militare.

(2-01920) « Manzione, Di Nardo, Fronzu­ti».

I sottoscritti chiedono d'interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro della difesa, per sapere - pre­messo che:

dagli elementi emersi sia dalle testi­monianze sia dalla ricostruzione degli eventi, Emanuele Sceri, il giovane allievo paracadutista della brigata Folgore della brigata Folgore della Caserma Gamerra di Pisa, sarebbe morto in seguito ad un atto nonnismo;

al gravissimo atto di nonnismo (do­veva dimostrare il suo « coraggio » di pa-

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Atti Parlamentari - 26140 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

racadutista) deve aggiungersi il fatto che, dopo la tragica caduta dalla scala-torre, il giovane militare non è stato soccorso ed è stato lasciato morire (il corpo è stato rin­venuto dopo 3 giorni);

indipendentemente dalle indagini della magistratura, vi sono questioni disci­plinari di esclusiva responsabilità dell'am­ministrazione militare. Se il corpo è stato ritrovato dopo tre giorni significa che in quell'arco di tempo nessuna ronda si è recata in prossimità della torre o se esse sono state effettuate, emergerebbe una to­tale loro negligenza nel non aver indivi­duato un cadavere (tra l'altro già in stato di decomposizione) in una zona interna della caserma;

inquietanti dubbi sono sollevati anche dal fatto che gli appelli ed i contrappelli che anche presso la Gamerra si effettuano per controllare se tutta la forza è rientrata in caserma non siano stati in grado di rilevare l'assenza dello Sceri o se ciò è avvenuto si è omesso di dare l'allarme per cominciarne le ricerche;

sono purtroppo numerosi i casi di nonnismo avvenuti all'interno della scuola militare di Pisa e che hanno coinvolto il corpo dei para: nel marzo del 1998 un allievo paracadutista rifiutò di consegnare a due « nonni » la sigaretta che gli avevano richiesto. Per « punizione » fu picchiato e costretto a bere un bicchiere d'urina; nel­l'aprile dello stesso anno un ragazzo fu colpito ai testicoli durante una rissa nelle camerate e fu operato urgentemente al­l'ospedale militare di Bologna;

la Folgore è stata protagonista dello scandalo delle torture in Somalia, coi para fotografati mentre univano due elettrodi ai testicoli di un prigioniero somalo ed altri che stupravano con una bomba illumi­nante una donna somala. I lavori della commissione Gallo, incaricata di indagare su questi fatti, pur tra omissioni ed in­completezza, non ha potuto fare a meno che denunciare lo stato di alterazione e di sopraffazione che esisteva dentro il corpo dei para;

il nonnismo sia funzionale alla ge­stione gerarchica della truppa e come esso sia incentivato dalle stesse gerarchie è di­mostrato dal cosiddetto « Zibaldone del nonnismo » redatto dal generale Celentano, comandante del corpo della Folgore. Nello « Zibaldone », oltre che denotare una sot­tocultura spezzante dei valori democratici, è possibile leggere pensieri espressamente razzistici ed in alcuni passi anche fasci-steggianti - :

quali siano le ragioni per le quali non si è provveduto alla immediata destitu­zione del generale Celentano dalla sua carica di comandante della Folgore nono­stante lo « Zibaldone » rappresenti una prova inconfutabile di legittimazione del nonnismo;

se non ritenga giunto il momento di sciogliere questi reparti la cui identità, ad avviso degli interpellanti, non è la fedeltà al dettato costituzionale ma un misto di rambismo, machismo e sopraffazione, ov­vero una cultura non accettabile in una società democratica;

se non ritenga doveroso istituire una commissione d'inchiesta sul corpo della Folgore;

se non ritenga di dover istituire un numero telefonico verde per denunciare i casi di nonnismo gestito da civili e con­sentire ai militari che subiscono le sopraf­fazioni di rivolgersi ad un difensore civico ad hoc in grado d'intervenire con proprie prerogative nelle caserme.

(2-01921) « Nardini, Malentacchi, Manto­vani, Vendola, Valpiana, Can-gemi ».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della difesa, per sapere - pre­messo che:

il 16 agosto 1999, all'interno della caserma « Gamerra » di Pisa, è stato ritro­vato il cadavere del militare di leva Ema­nuele Scieri, scomparso la sera del 13 agosto 1999, poche ore dopo essere giunto

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Atti Parlamentari - 26141 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

presso la sede del centro di addestramento dei paracadutisti della Brigata Folgore;

il corpo del giovane, di 26 anni, è stato ritrovato, a quasi tre giorni dalla sua scomparsa, all'interno della caserma, da­vanti a una scala-torre, da dove sarebbe caduto, dopo un volo di oltre dieci metri;

secondo la ricostruzione riferita alla famiglia dai responsabili e riportata dalla stampa, il giovane militare, arrivato in caserma il 13 agosto alle ore 13, alle ore 16,30 andava in libera uscita, alle ore 22 telefonava alla famiglia dal centro storico di Pisa, ma già al contrappello, effettuato alle ore 23,15 di quel giorno, risultava assente;

dalla tarda serata di venerdì 13 ago­sto fino al ritrovamento del corpo del militare, avvenuto il lunedì successivo, nes­suno ha ordinato nè effettuato alcuna ri­cerca all'interno della caserma, anche se alcuni commilitoni avevano confermato agli ufficiali di avere visto Emanuele Scieri con certezza al loro rientro in caserma il venerdì stesso;

la morte del militare, per i modi e le circostanze in cui è avvenuta, ha sollevato interrogativi che portano a privilegiare l'ipotesi che il giovane possa essere rimasto vittima di un atto di « nonnismo »;

gli elementi emersi fino a questo mo­mento sulle modalità del decesso del mi­litare e confermati dal perito medico legale di parte, quali la posizione del cadavere, inducono infatti a credere che non si sia trattato di un suicidio o di una morte accidentale; inoltre le lesioni riscontrate sui corpo fanno ipotizzare atti di violenza subiti dal giovane, prima di essere costretto a salire sulla torre;

un commilitone, nel corso di un'in­tervista televisiva, ha affermato che nel tragitto Firenze-Pisa, che il gruppo di mi­litari di leva ha effettuato in pullman, sono stati esercitati, lo stesso giorno della morte di Emanuele Scieri, atti di « nonnismo »;

nel bar di fronte alla caserma, alcuni militari, all'ascolto di detta intervista,

avrebbero inveito e minacciato il commi­litone autore della predetta dichiarazione, mostrando in tal modo come sia resa im­possibile la denuncia di fatti di « nonni­smo » all'interno delle caserme;

nonostante tale clima, i vertici mili­tari del corpo e della caserma hanno smentito, contro ogni evidenza, che possa essersi trattato di un episodio di « nonni­smo », ma non hanno fornito spiegazioni compatibili con la dinamica dei fatti, as­sumendo in tal modo un atteggiamento di copertura nei confronti degli eventuali re­sponsabili del gravissimo fatto di sangue;

l'opinione pubblica è stata colpita dai tragici particolari della morte del giovane, scomparso per tre giorni e successivamente ritrovato in un cortile della caserma « Ga­merra », nel quale era rimasto agonizzante per un interminabile periodo di tempo, durante il quale nessuna notizia è perve­nuta né alle autorità militari, né alla fa­miglia in ordine alla sua presunta scom­parsa;

ad aggravare le responsabilità dei co­mandi militari contribuiscono alcune no­tizie dalle quali risulta che i commilitoni dei giovane Scieri hanno avvertito i supe­riori della presenza in caserma del mili­tare, in particolare uno di essi avrebbe dichiarato al magistrato di avere visto Emanuele Scieri allontanarsi verso la tor­retta in caserma dopo le ore 22,00 ed è stato inviato in licenza subito dopo l'in­terrogatorio —:

quali siano i risultati finora raggiunti nelle indagini e se siano state accertate responsabilità;

se nessuno dei superiori responsabili si sia allertato per la scomparsa del mili­tare; se sia vero che non siano stati inviati fonogrammi ai carabinieri o comunicate notizie sull'accaduto alla famiglia, alla quale, con scandalosa disumanità, sarebbe stata invece comunicata, il 16 agosto, la notizia del suicidio del giovane;

se risulti effettivamente che la sera dell'episodio che ha portato alla morte di Emanuele Scieri i superiori del militare, ai

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Atti Parlamentari - 26142 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

commilitoni allarmati, hanno detto che il giovane era scappato dalla caserma, impe­dendo in tal modo che si mettesse in moto l'organizzazione delle ricerche;

se risulti al vero che la vita del gio­vane paracadutista poteva essere salvata ove i controlli all'interno della caserma fossero stati immediati ed efficaci ed aves­sero consentito il ritrovamento del militare ferito;

se risulti che, nonostante le dichiara­zioni dei responsabili militari riportate dalla stampa, i quali hanno escluso il « nonnismo » quale possibile causa della morte di Emanuele Scieri, un militare della stessa compagnia era stato punito nei giorni precedenti per atti di prevaricazione e violenza nei confronti delle reclute;

se non risponda al vero che, nel caso in cui un simile episodio si fosse verificato in una fabbrica, la magistratura ordinaria avrebbe immediatamente aperto un'inchie­sta, inviando ai presunti responsabili avvisi di garanzia, e se esistano, viceversa, dei limiti invalicabili all'interno delle caserme italiane;

se non sia urgente un forte e concreto segnale di cambiamento, attraverso una vera e propria campagna per la sicurezza nelle caserme, al fine di scongiurare per il futuro il ripetersi di eventi delittuosi ai danni di giovani di leva;

se non sia altresì urgente prevedere la massima tutela dei giovani che denuncino casi di sopraffazione, sottraendoli a possi­bili e probabili ritorsioni, anche tramite un'immediata messa in congedo tempora­neo o, nel caso di grave rischio per l'in­columità personale, con l'invio al servizio civile;

se il Governo ritenga di avviare un'in­dagine approfondita sulla situazione nelle caserme, sulla condizione militare, anche in vista della progettata riforma della leva e dell'introduzione del servizio militare femminile;

quali siano le ragioni per le quali il generale Enrico Celentano, comandante

della brigata Folgore, compilatore e diffu­sore di un ormai tristemente noto « zibal­done », ricco di incitamenti alla violenza, al « machismo » ed alFantimeridionalismo, sia stato prima rimosso e successivamente ricollocato nel suo ruolo;

se il Governo intenda presentare una iniziativa legislativa al fine di configurare gli atti di « nonnismo » nelle caserme come una autonoma fattispecie di reato.

(2-01922) « Mussi, Spini, Rizza, Ruffino, Ruzzante, Caruano ».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:

mentre incombe l'inizio di un nuovo inverno di disagi e sofferenze per i terre­motati dell'Umbria, si assiste ad un inve­recondo intreccio di ritardi, palleggiamenti di responsabilità, denunce, promesse ed impegni, spesso contraddittori, seguiti pun­tualmente da amare disillusioni;

a distanza di due anni dai fatti sismici (ed anche più per talune zone), la rico­struzione non è affatto partita, né quella così detta « pesante » né - tranne casi di privata intraprendenza - quella così defi­nita « leggera »;

sono ormai quotidiane, anche sulle pagine degli organi di informazione, le polemiche indirizzate reciprocamente verso il Governo, la regione e gli enti locali, ancorché politicamente quasi tutti omoge­nei, con l'aggiunta di accuse ormai disin­voltamente lanciate, quasi ad alibi, verso le categorie professionali;

vengono apertamente contestati prov­vedimenti legislativi ed ordinanze ammi­nistrative, anche da sindacati politica­mente « contigui » a chi li ha adottati, come strumenti inidonei e controproducenti;

si aggiunge una ridda di dati e di rilevazioni sulla presunta irregolarità della maggior parte dei cantieri in via di alle­stimento e della posizione di gran parte degli operai addetti;

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Atti Parlamentari - 26143 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

dopo aver negato la proposta di chi suggeriva ricoveri provvisori in legno per le famiglie colpite, le autorità di governo cen­trale, regionale e locale ora sembrano spo­sare tardivamente questa tesi ma creano ulteriore confusione propalando contrad­dittori annunci sui criteri da seguire;

i terremotati, in mezzo a tante pene ed esasperanti disorientamenti, si vedono per di più minacciare il ravvicinato recu­pero degli obblighi fiscali (esito della così detta « busta pesante »), senza un minimo di sensibilità governativa verso la loro con­dizione;

non manca lo scandalo della mancata corresponsione, trascorsi due anni, delle dovute indennità ai proprietari dei terreni che sono stati occupati d'autorità per col­locarvi i Containers;

sussistono le più ampie incertezze, ancora, sulla consistenza dei mezzi finan­ziari effettivamente disponibili per la ri­costruzione, nonché sulle procedure azio­nabili;

la popolazione terremotata non ha alcuna intenzione di assistere passiva­mente a questa schizofrenica esibizione dei poteri politici ed amministrativi senza per­cepire i segni concreti di un reale inizio della ricostruzione - :

se il Governo sia consapevole di que­sta gravissima ed esasperante situazione pos^-sismica di gran parte dell'Umbria;

se non intenda individuare e censu­rare le evidenti responsabilità ed assumere un ruolo diretto che, partendo dall'emenda degli errori ed omissioni, metta finalmente in moto, in maniera pronta e trasparente, il processo di ricostruzione, accompagnato dalle logiche soluzioni di logistica provvi­soria per i terremotati, nonché da più sensibili e solidali misure finanziarie verso gli stessi;

se non intenda riferire immediata­mente al Parlamento in merito alla de­scritta ed enunciata situazione conseguita in Umbria e Marche ai terremoti del 1997, illustrandone - con cifre inequivocabili e

documentate - tutti gli aspetti ed assu­mendo definitivi impegni a scadenze non dilazionate impregiudicate le vicende che ormai possono far ipotizzare responsabi­lità di rilievo penale.

(2-01924) « Benedetti Valentini ».

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della difesa e per le politiche agricole, per sapere - premesso che:

con interrogazione presentata in data 14 luglio 1999 fu richiesto al Ministro per le politiche agricole di acquisire una det­tagliata relazione sul tipo di bombe rila­sciate dagli aerei Nato nel mare Adriatico nonché l'esatta mappatura delle zone ber­sagliate;

nella risposta in XIII Commissione in data 15 luglio il Ministro per le politiche agricole affermava che il Governo si era attivato per adottare le misure idonee per la totale sicurezza delle attività di pesca in Adriatico;

in data 14 settembre 1999 dalla stampa si apprendeva che il giorno prima a soli cinque chilometri dalla costa di Caorle, in provincia di Venezia, una bomba americana MK-82 si è impigliata nelle reti di un peschereccio;

appare evidente che si tratta di un episodio grave e, anche escludendo che gli aerei Nato si siano liberati delle bombe ad un passo dalle coste, vi è il rischio concreto che le correnti stiano trascinando verso riva gli ordigni bellici — :

quali iniziative intenda adottare per garantire la totale bonifica dagli ordigni dell'Adriatico e l'assoluta garanzia della incolumità dei lavoratori nell'attività di pesca.

(2-01925) « Malentacchi, Nardini, Bonato, Lenti ».

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Atti Parlamentari - 26144 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

ACCIARINI, CAMPATELO, NAPPI e VIGNALI. — Al Ministro dell'università e delle ricerca scientifica e tecnologica. — Per sapere _ premesso che:

alcune Università italiane hanno sti­pulato convenzioni con enti privati per appaltare i corsi di specializzazione desti­nati a coloro che vogliono insegnare a bambini e ragazzi portatori di handicap;

il ruolo delle Università, esaltato for­malmente dalla intestazione e dalle firme sui bandi d'iscrizione, risulterebbe assai limitato dal punto di vista del controllo delle garanzie scientifiche di detti corsi;

le iscrizioni risultano assai onerose per coloro che vogliono fruire di tale op­portunità, poiché la spesa si aggira intorno ai dieci milioni per studente - :

quali misure intenda adottare per ri­dare certezza e trasparenza alla qualità della formazione in questo campo, tute­lando così sia i giovani studenti, sia i portatori di handicap. (3-04220)

FROSIO RONCALLI E STUCCHI. - Al Ministro dei lavori pubblici. — Per sapere - premesso che:

l'autostrada A4 da Milano a Bergamo e da Bergamo a Brescia, sulla quale tran­sitano circa 200 mila autoveicoli al giorno, ha registrato lo scorso anno migliaia di incidenti con un bilancio terrificante di morti e feriti e con gravi ripercussioni sul sistema economico imprenditoriale del nord;

tutti i giorni i lavoratori del nord che utilizzano la A4 devono fare i conti con

una situazione di intasamento cronico, di tensione continua, di code improvvise e blocchi quotidiani;

i progetti alternativi che possono sgravare la A4 non sono di immediata soluzione;

le soluzioni prospettate da questo mi­nistero nell'incontro tenutosi qualche giorno fa presso il comune di Bergamo non sembrano risolvere in modo definitivo le gravi problematiche in essere - :

quali interventi urgenti intenda adot­tare al fine di evitare ulteriori perdite di vite umane, costi suppletivi per le aziende e per coloro che utilizzano questa auto­strada al fine di realizzare al nord una rete autostradale degna di tale nome.

(3-04221)

LAVAGNINI. - Al Ministro della difesa. — Per sapere - premesso che:

il Governo ha varato il 10 settembre 1999 un decreto-legge che stanzia 51 mi­liardi per il 1999 per il Fondo nazionale per il servizio civile e che impone alla Corte dei conti i termini per l'approvazione del regolamento dell'Ufficio nazionale per il servizio civile — :

se non intenda affrontare in tempi rapidi e senza demagogia il problema com­plessivo dell'obiezione di coscienza - senza ricorrere allo strumento della decretazione d'urgenza che mortifica le prerogative del Parlamento e, in questo caso, ha leso l'au­tonomia della Corte dei conti - valutando pure di dare maggiore spazio al volonta­riato affinché coloro che vogliono svolgere un servizio socialmente utile possano an­che essere retribuiti in modo adeguato.

(3-04222)

LENTI. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere - premesso che:

in occasione dell'apertura dell'anno scolastico i'Eurispes ha fornito dati allar­manti sul fenomeno dell'abbandono scola-

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Atti Parlamentari - 26145 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

stico: infatti su mille ragazzi iscritti al primo anno di scuola media, 47 lasciano senza aver conseguito la licenza;

nel corso di un'audizione presso la commissione competente, in occasione del­l'avvio di una indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica, il Ministro si era impegnato ad assumere seri provvedimenti per contrastare il grave fenomeno - :

quali siano state le misure poste in essere ad oggi e quali preveda di dover assumere nell'immediato futuro al fine di contrastare concretamente una situazione che pone il nostro Paese tra i primi in Europa per quanto riguarda la dispersione scolastica e tra gli ultimi per livello di istruzione. (3 -04223)

RIVA. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere - premesso che:

se la nuova « maturità » ha funzio­nato, superando le aspettative, restano le cifre della «mortalità» scolastica a ricor­darci che le piaghe, sulle quali aveva ri­chiamato l'attenzione la « Lettera a una professoressa» di Don Milani, non sono tutte sparite»; così ha affermato in una dichirazione alla stampa il collega onore­vole Bianchi, commentando i dati resi noti dall'Eurispes; ovvero, che il 33 per cento degli italiani non è andato oltre gli studi elementari e che, su 1000 iscritti in prima media, 417 lasciano senza la licenza;

già Tullio De Mauro aveva portato un'altra statistica a documentazione della gravissima piaga della dispersione scola­stica, affermando che su 100 bambini che siedono oggi sui banchi di prima elemen­tare solo 40 raggiungono un diploma di scuola media superiore e solo 10 la laurea;

d'altra parte una delle ragioni fonda­mentali che hanno indotto ad una riforma profonda della scuola sta nel fatto che il nostro paese non poteva più tollerare che un terzo dei suoi ragazzi uscisse dal si­stema formativo senza un diploma o una qualifica professionale;

nella consapevolezza che ulteriori dati significativi emergeranno dalla inda­gine conoscitiva che la VII Commissione della Camera sta conducendo sul feno­meno, insieme ad utili indicazioni per af­frontare adeguatamente il problema, quale sia l'andamento attuale del fenomeno sud­detto e quali siano le iniziative del mini­stero per arginarlo e, almeno in prospet­tiva, superarlo definitivamente. (3-04224)

GAMBALE, ALBANESE e PISCITELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere -premesso che:

il progetto governativo di riforma delle forze armate, che afferma l'idea di un esercito composto da volontari professio­nisti, rischia di cancellare la possibilità del servizio civile nazionale, come nuovo ruolo per adempiere il « sacro dovere » di difesa della Patria (articolo 52 della nostra Co­stituzione) e il diritto personale ed invio­labile all'obiezione di coscienza, già legge dello Stato;

si condividono le preoccupazioni del mondo del volontariato circa il fatto che una questione così rilevante per il Paese sia tenuta sotto tono, senza un adeguato con­fronto culturale etico e politico, e soprat­tutto si intravede il rischio di vedere sot­tratte alla comunità civile enormi risorse e preziose energie di impegno concreto e solidale rappresentato dagli obiettori di coscienza impegnati nel sociale;

come il Governo intenda tutelare il diritto-dovere di servire « in modo origi­nale » la Patria e di praticare la solidarietà, come ha riconosciuto la sentenza n. 75 del 28 febbraio 1992 della Corte Costituzionale e se intenda proseguire sulla strada intra­presa dal Governo Prodi che il 12 febbraio 1997 presentò un disegno di legge per l'istituzione del Servizio civile nazionale, nell'ambito di un modello di difesa mo­derno, che contemperi l'esigenza di avere forze armate qualitativamente preparate per la partecipazione a operazioni inter­nazionali e la promozione di una cultura

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Atti Parlamentari - 26146 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

della « responsabilità civile » e della pace, rappresentata dagli obiettori di coscienza.

(3-04225)

CONTENTO, FINI, SELVA e RASI. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. — Per sapere - premesso che:

ancora nel mese di luglio, Alleanza Nazionale denunciava il comportamento del Governo D'Alema che, attraverso il DPEF, ha imposto all'Autorità per l'energia elettrica e per il gas un intervento «gra­duale» sulla riduzione delle tariffe, impe­dendo così che i benefici previsti per i consumatori potessero essere maggiori già a partire dal 1° gennaio del 2000;

Alleanza Nazionale, tra l'altro, criti­cava il comportamento del Governo D'Alema proprio alla luce del consistente aumento del prezzo del petrolio che si andava delineando fin dai mesi precedenti alla discussione parlamentare sul DPEF e che avrebbe comportato sostanziosi incre­menti della benzina, del combustibile per riscaldamento e delle tariffe elettriche e del gas;

dalla lettura della nota informativa sulla regolazione delle tariffe elettriche per la liberalizzazione del mercato - recente­mente resa pubblica dalla competente Au­torità - si può verificare come proprio la «gradualità» imposta dal Governo abbia finito per determinare un maggiore aggra­vio del prezzo di cessione dell'energia ge­nerata rispetto alla tariffa iniziale ipotiz­zabile in assenza di ogni interferenza da parte dell'Esecutivo;

a fronte degli aumenti delle tariffe dovuti al costo della materia prima, i cit­tadini italiani hanno avuto notizia dell'in­vestimento da parte « Enel spa » di una somma vicina ai mille miliardi per rilevare azioni della società « Telepiù », di ulteriori tremila miliardi quale acconto sul maggior prezzo per acquisire la proprietà e la ge­stione di aziende pubbliche per la distri­

buzione dell'acqua, e, infine, di un divi­dendo di circa quattromila miliardi da attribuire al Tesoro;

se non ritenga di accogliere la pro­posta di Alleanza Nazionale che invita il Governo ad adottare le iniziative necessa­rie per attenuare l'impatto che gli aumenti del petrolio stanno avendo sulle bollette dei cittadini italiani, riconsiderando, a fa­vore del consumatore, la « gradualità » im­posta dall'Esecutivo nel DPEF approvato dal Parlamento al fine di permettere una maggiore diminuzione della « nuova tariffa elettrica » che entrerà in vigore il 1° gen­naio 2000 anche rivedendo, ove possibile, i meccanismi che concorrono all'imposi­zione fiscale che influisce sul costo com­plessivo sopportato dagli utenti per la for­nitura di energia elettrica e di gas.

(3-04226)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA ORALE

PISCITELLO. - Al Ministro della difesa. — Per sapere - premesso che:

il 16 agosto 1999, nella caserma « Ga­merra» di Pisa, è stato trovato il corpo senza vita di Emanuele Scieri, paracadu­tista di leva in forza alla divisione « Fol­gore »;

il giovane militare di 26 anni, secondo i primi accertamenti, sarebbe morto il 13 agosto, appena poche ore dopo l'arrivo al centro di addestramento paracadutisti;

la morte del soldato, per i modi e le circostanze in cui è avvenuta ha sollevato interrogativi ai quali le autorità militari non hanno ancora dato esaurienti risposte;

secondo la ricostruzione riferita alla famiglia dai responsabili e riportata dalla stampa il para sarebbe arrivato in caserma lo stesso giorno della sua morte alle ore 13, mentre alle ore 16,30 sarebbe andato in libera uscita. Alle ore 22 avrebbe fatto una

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Atti Parlamentari - 26147 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

telefonata alla famiglia dal centro storico di Pisa e al contrappello delle ore 23,15 sarebbe risultato assente;

dalla ricostruzione si evince che già lo stesso giorno Emanuele Scieri risultava as­sente, e stranamente, nessuno in caserma si è allertato per la scomparsa del militare;

tanto che il cadavere del para è stato rinvenuto soltanto tre giorni dopo all'in­terno della stessa caserma, ai piedi di una torre utilizzata per asciugare i paracadute;

sempre secondo la versione ufficiale la morte sarebbe stata causata da una caduta accidentale dalla stessa torre, alta una ventina di metri, e sarebbe avvenuta intorno alle ore 22,30 del 13 agosto;

la vicenda così come ricostruita dalle autorità della caserma lascia parecchi dubbi irrisolti anche in considerazione della personalità del giovane militare co­nosciuto e stimato da tutti come persona responsabile e matura e poco incline a gesti sconsiderati;

Emanuele Scieri, era già, nonostante la giovine età, un apprezzato avvocato con prospettive di una carriera professionale promettente;

è difficile credere che un giovane pa­cato arrivato in caserma da poche ore si inoltri da solo ad esplorare un'area in disuso;

altrettanto difficile è credere che Emanuele Scieri di notte si sia arrampicato da solo e di sua volontà su una torre che non conosceva alta oltre 20 metri — :

quali misure intenda adottare per an­dare sino in fondo su una vicenda che sempre di più si delinea come un episodio oscuro dai contorni inquietanti;

nel caso si accerti la ricostruzione dei fatti quali provvedimenti il Ministro in­tenda assumere nei confronti dei vertici militari della caserma visto che dalla di­namica dei fatti ipotizzata appare evidente la superficialità delle disposizioni impartite per il controllo del presidio;

se risulta al vero che Emanuele Scieri sia rimasto, così come ipotizzato dal me­dico legale circa 24 ore in coma sotto la torre senza che nessuno se ne accorgesse, dentro la caserma che, oltre ad essere presidio militare e quindi teoricamente soggetta a ronde di vigilanza continua, è anche sede di uno dei reparti considerati d'elite e perciò sottoposto a rigide misure di controllo e di sorveglianza;

se non ritenga utile avviare un'inda­gine in tutte le caserme italiane per veri­ficare a che punto sono le direttive im­partite da vari governi per debellare il fenomeno del nonnismo e per assicurare maggiore sicurezza ai nostri giovani;

quali iniziative intenda assumere per sconfiggere in maniera definitiva questa pratica violenta nelle caserme che ha già provocato decine di vittime e di episodi umilianti per i giovani militari e si confi­gura come un cancro maligno che fa per­dere credibilità e prestigio alle nostre forze armate e allo Stato italiano. (3-04210)

FRAGALÀ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere - premesso che:

il Senato accademico dell'Università di Pisa si è riunito l'8 settembre 1999 per approvare il testo della lapide commemo­rativa del filosofo Giovanni Gentile da ap­porre nei locali dello stesso ateneo;

il testo della lapide, approvato con 31 voti favorevoli, 6 astenuti ed un solo voto contrario, dovrebbe recitare: « l'Università di Pisa ricorda qui Giovanni Gentile come suo laureato e suo professore e profondo innovatore del pensiero filosofico italiano, intellettuale e infaticabile organizzatore di cultura sul piano nazionale e della sede universitaria pisana. Sul regime autoritario e razzista che lo ebbe consapevole soste­nitore resta la condanna della storia e del comune sentire umano »;

non può non lasciare sconcertati la seconda parte della prevista iscrizione in

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Atti Parlamentari - 26148 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

considerazione della universale afferma­zione del valore di un uomo nel momento in cui si decida di commemorare tale uomo con una lapide la cui funzione dovrebbe essere quella di commemorare i meriti e in occasione dell'attribuzione della quale non si è mai verificato che venisse inserita un'affermazione che rappresenta non solo un falso storico ma anche una palese in­giuria - :

come valuti il contenuto dell'iscri­zione della lapide in oggetto e quali op­portune iniziative intenda assumere al fine di impedire che la stessa sia apposta, visto il gravissimo pregiudizio che recherebbe all'immagine di uno dei più grandi filosofi del nostro secolo, persona di comprovata rettitudine ed onestà morale. (3-04211)

LA MALFA. — Al Presidente del Consi­glio dei ministri. — Per sapere - premesso che:

la Brigata Paracadutisti Folgore è un corpo volontario, con caratteristiche par­ticolari rispetto alle altre forze di leva e che la sua tradizione è improntata al co­raggio, al rischio, allo sprezzo del pericolo;

l'addestramento è molto severo e si svolge fuori dai canoni d'ordinanza dei militari di leva - :

quali informazioni il Governo possa fornire circa le circostanze della morte del paracadutista Emanuele Scieri;

se essa possa essere ascrivibile al comportamento dei soldati anziani che va sotto il nome di « nonnismo » o se addi­rittura in questo reparto prove così siano pretese come parte di una preparazione speciale nelle prove di particolare impor­tanza. (3-04212)

ALEMANNO. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri e al Ministro della difesa. — Per sapere - premesso che:

in occasione della morte del paraca­dutista Emanuele Scieri sono state avan­

zate da parte di autorevoli esponenti della maggioranza di Governo delle proposte di scioglimento della brigata Folgore;

questa proposta di scioglimento era già stata avanzata dal partito dei Verdi tramite una petizione popolare dopo le inchieste sulla missione della Folgore in Somalia;

è risaputo che numerosi ambienti di sinistra ritengano la brigata Folgore un «covo di estremisti di destra» e un punto di riferimento della cultura « militarista » in Italia;

circolano voci sempre più insistenti secondo le quali sarebbe già stato predi­sposto da tempo negli ambienti del mini­stero della difesa e degli Stati maggiori dell'esercito un piano di scioglimento della brigata Folgore che prevede l'accorpa­mento dei singoli battaglioni paracadutisti presso le altre brigate operative dell'eser­cito;

il paracadutismo militare è una tra­dizione dell'esercito italiano che viene con­siderato come la culla di questa specializ­zazione militare essendo stati tra i primi eserciti del mondo ad istituire delle unità specializzate paracadutiste;

l'istituzione della brigata Bersaglieri Garibaldi, composta da soldati professio­nisti, e la predisposizione di altre unità militari di questo tipo, rende meno neces­sario l'utilizzo di corpi militari specializ­zati come la brigata Folgore in qualità di unità per l'intervento nelle missioni inter­nazionali dell'Italia —:

se tali notizie corrispondano al vero;

se siano consapevoli che lo sciogli­mento della Brigata Folgore distruggerebbe lo spirito di corpo dei paracadutisti che viene mantenuto in vita anche nella società civile mediante le numerose sezioni del-l'Anpdi (Associazione nazionale paracadu­tisti d'Italia);

se siano consapevoli che la brigata Folgore è un simbolo riconosciuto a livello

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Atti Parlamentari - 26149 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA ~ ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

internazionale della nostra tradizione mi­litare che sarebbe duramente colpito dal suo scioglimento;

se non ritengano opportuno annun­ciare ufficialmente la cancellazione dai programmi anche potenziali dell'esercito del progetto dello scioglimento della bri­gata Folgore;

se non ritengano infine opportuno programmare al termine dell'inchiesta sulla morte del giovane Scieri una visita ufficiale dei rappresentanti del Governo presso i reparti della brigata Folgore in modo da rassicurare tutti i paracadutisti d'Italia, militari e civili sul destino di que­sta gloriosa unità dell'esercito italiano.

(3-04213)

SPINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere - premesso che:

nella giornata di lunedì 16 agosto 1999 è stato ritrovato il corpo senza vita del militare di leva Emanuele Scieri nella caserma paracadutisti Gamerra di Pisa il cui decesso risale a venerdì 13 agosto per una caduta da una scala esterna di uno degli edifici della caserma stessa - :

quali siano le cause e le eventuali responsabilità della morte di Emanuele Scieri;

quali siano le iniziative in proposito dell'amministrazione della difesa;

più in generale, di fronte al riemer­gere comprovato di inaccettabili atti di nonnismo, quali propositi e quali atti di Governo intenda assumere per mettere fine a fenomeni inaccettabili per la sicu­rezza e la dignità di chi presta il servizio militare. (3-04214)

BORGHEZIO. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri e al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

dalla relazione del professor Marco Vitale « Rapporto delle attività al 30 giugno

1999» in ordine alla «Missione Arcobale­no » emergono, fra gli altri, alcuni dati molto inquietanti;

anzitutto, una spesa totale di lire 1.095.000.000 per spese di traduzioni e precisamente: 224 milioni per la Caritas di Terni in Albania, 500 milioni per la Cies per un « servizio interpreti » svolto nell'ex base Nato, divenuta poi campo profughi a Comiso, 371 milioni alla Cies per tradu­zioni svolte nelle questure di Bari, Brindisi e Lecce;

anche la triplice sindacale, per una generica non meglio precisata attività di « sostegno assistenza profughi » ad Elba-sari, si è vista piovere un finanziamento di ben 850 milioni;

altre spese poco o punto chiare ri­guardano altrettanti mega-finanziamenti pro-Acli: una di 600 milioni relativi ad un « progetto psico sociale » Golem, Durazzo, Valona e Burrai, un'altra di 391 milioni relativa ad un « progetto ricoveri » a Beral Kucova ed altri 243 milioni esclusivamente per « rilevazione dati e bisogni » a Korca, Valona e Beral;

infine, incredibilmente, ad avviso del­l'interrogante, anche un ministero italiano, quello della pubblica istruzione risulta de­stinatario di oltre 536 milioni finalizzati a « collaborazione didattica » in Puglia, men­tre altre rilevanti spese nell'ordine di cen­tinaia di milioni per consimili attività « di­dattiche» sono andate a vari enti - :

se non ritengano conformi agli obiet­tivi della missione, per la quale sono state sollecitate e raccolte le offerte dei cittadini, queste spese miliardarie che paiono indi­rizzate e finanziare enti ed organismi per iniziative non certo strettamente indispen­sabili in una situazione che ha visto e vede le popolazioni colpite sprovviste dei generi primari di sussistenza. (3-04215)

CENTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere - premesso che:

nel cinquantaseiesimo anniversario dell'8 settembre, data dell'aggressione delle

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Atti Parlamentari - 26150 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

armate tedesche all'esercito italiano, del­l'inizio dell'occupazione del paese e della Resistenza, il sindaco di Roma aveva pre­disposto la celebrazione di una messa nella basilica dell'Aracoeli e la deposizione di corone a Porta San Paolo;

l'Associazione Anfargl che riunisce i militari che hanno partecipato alle cam­pagne d'Italia con le forze alleate ha in­detto una celebrazione a cui ha partecipato il Ministro della difesa;

l'Associazione nazionale partigiani di Roma ha protestato per l'atteggiamento del Ministro che si è affrettato a lasciare la piazza all'arrivo delle organizzazioni par­tigiane e dei superstiti militari e civili della detenzione nei carceri fascisti e nei lager nazisti e ha criticato l'Associazione Anfargl che tramite il suo periodico « Il secondo Risorgimento » definisce il 25 aprile, data della Liberazione e festa nazionale, un'in­venzione politica - :

quali iniziative intenda intraprendere lo stesso Ministro per ristabilire un rap­porto di correttezza, fiducia e riconosci­mento con l'Anpi. (3-04216)

MALGIERL — Al Ministro per i beni e le attività culturali. Per sapere - premesso che:

sul Corriere della sera del 3 agosto 1999, il professor Luciano Canfora ha de­nunciato lo stato di abbandono, e per certi aspetti di vero e proprio degrado, in cui versa la biblioteca nazionale centrale di Roma;

Canfora ha scritto che essa « vive come "accampata", costretta a badare come si può, con scarsi mezzi, alle proprie ferite. Il tutto in una situazione di prov­visorietà che dura ormai da troppo tem­po »;

la sala umanistica, struttura di ri­cerca di straordinario valore, nonostante da tempo siano terminati i lavori di ri­strutturazione, inspiegabilmente non viene riaperta e rimane inaccessibile agli stu­diosi;

i « Manoscritti e rari », stando a quanto sostiene Canfora, « vedono progres­sivamente ridursi la loro risicata sede provvisoria, oltre, purtroppo, l'accesso ai depositi »;

all'articolo di Canfora ha fatto se­guito, sempre sul Corriere della sera, la pubblicazione dell'inchiesta di Paolo Conti, il 4 agosto 1999, nella quale si dava conto di migliaia di volumi custoditi in pacchi di cartone sepolti nella polvere, ammontic­chiati nell'atrio del bar della biblioteca nazionale centrale: in tali condizioni giace il comparto di linguistica (quindici mila volumi di glottologia e letteratura italiana e straniera) della più importante biblioteca statale italiana;

il giornalista del « Corriere della sera » ha scoperto dell'altro: « Trenta metri più a sinistra ecco un'altra sorpresa. Ac­canto ai bagni (guasti) e vicino all'ingresso del settore "Manoscritti e rari" un armadio esibisce un cartello: "Fondo Falqui". Lì dentro, dunque sempre nell'atrio, c'è una gran parte del lascito del grande critico letterario Enrico Falqui: diciottomila vo­lumi pregiati, collezione ritenuta fonda­mentale per lo studio della letteratura »;

l'impressione del giornalista, ma an­che di numerosi testimoni che hanno avuto la sventura di rendersi conto dello stato di degrado della biblioteca nazionale cen­trale, è che c'è aria di smobilitazione per­manente e non soltanto per l'orario estivo e la trasandatezza che sembra scolpita perfino nei muri;

è impressionante la quantità di se­zioni della biblioteca nazionale inagibili; ricapitolando: la sala dell'arte, la lingui­stica, il fondo Falqui, la biblioteca giuridica (parzialmente chiusa), la sala romana, la sala di lettura dei « Manoscritti e rari », la sala umanistica —:

quali siano le cause che hanno de­terminato il penoso stato della biblioteca nazionale centrale di Roma e a chi vadano attribuite le responsabilità;

quali iniziative intenda intraprendere per rimuovere gli ostacoli che si frappon-

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Atti Parlamentari - 26151 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

gono alla frequentazione della stessa in ogni suo settore da parte degli studiosi;

se non ritenga opportuno intervenire presso la direzione della biblioteca nazio­nale centrale perché venga consentita la riproduzione in microfilm o in fotocopie di testi e documenti a prezzi accettabili, posto che dal mese di settembre una pagina microfilmata costerà 1200 lire ed una fo­tocopia 200 lire, cifre che certo non aiu­tano i ricercatori. (3-04217)

MALGIERI. - Al Ministro della pub­blica istruzione. — Per sapere - premesso che:

il liceo classico statale « Francesco Cicognini » di Prato, in base alla circolare del Provveditorato agli studi di Prato, da­tata 29 luglio 1999, sarà aggregato all'Isti­tuto magistrale statale « Gianni Rodari » con la denominazione di Istituto statale di istruzione classica-magistrale « F. Cicogni­ni-C. Rodari »;

il liceo « Cicognini » è un istituto sco­lastico di tradizione più che secolare, presso il quale, usufruendo dell'annesso convitto, hanno studiato personalità che hanno onorato la cultura italiana del No­vecento, fra cui Gabriele d'Annunzio e Curzio Malaparte;

l'accorpamento di un liceo classico a un istituto magistrale, sotto la denomina­zione di istituto, non garantisce la conti­nuità e la specificità del progetto educativo proprio di tale scuola, fondato su un saldo nucleo di discipline umanistiche anche scientifiche, finalizzato alla formazione in­tegrale dell'uomo, non su un assemblaggio di materie propedeutico alla preparazione professionale;

gli istituti magistrali tendono progres­sivamente a trasformarsi, per sopperire alle esigenze del mercato del lavoro, in istituti linguistici, per cui sussiste il rischio che nel futuro istituto unificato lo studio delle lingue classiche venga ridimensionato a favore di quello delle lingue moderne;

contro l'accorpamento del « Cicogni­ni » al « Rodari » era stata promossa una raccolta di firme sottoscritta da molti nomi illustri della cultura pratese, ex allievi del liceo e non, e il « Cicognini » aveva comun­que dato prova di sapersi rinnovare nella tradizione, integrando all'insegnamento della matematica quello dell'informatica;

l'aggregazione del « Cicognini » al « Rodari » è uno dei tanti casi di soppres­sione di licei illustri, e nella vicina Firenze solo la mobilitazione delle famiglie, degli ex allievi e del mondo politico e culturale è riuscita a far slittare di un anno l'accor­pamento del liceo classico « Dante » - che fu la scuola di Giovanni Pascoli e France­sco Baracca - al liceo classico « Galileo »;

i rigidi parametri numerici previsti dalla nuova normativa penalizzano in par-ticolar modo i licei, scuola d'eccellenza che non può contare sull'alto numero di iscritti di cui beneficiano invece istituti tecnici e professionali — :

se non intenda sospendere il provve­dimento di accorpamento del « Cicognini » al « Rodari » e prevedere, con decreto mi­nisteriale, una deroga ai parametri previsti per la soppressione degli istituti con meno di cinquecento iscritti a favore di licei storici, la cui identità e la cui memoria rischiano di andare smarrite nel caso di innaturali ibridazioni con altri istituti.

(3-04218)

GNAGA, PAGLIARINI e RIZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro della difesa. — Per sapere - pre­messo che:

la tragica vicenda che ha visto la morte del giovane allievo paracadutista Emanuele Scieri, accaduta all'interno della caserma Gamerra di Pisa un mese addie­tro, non ha ancora avuto un chiaro riscon­tro sia sulle responsabilità eventuali che sulle modalità;

l'opinione pubblica, ma soprattutto la famiglia ed i parenti, gli amici ed i com­militoni stessi, hanno appreso da più fonti

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Atti Parlamentari - 26152 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

giornalistiche che la causa meno improba­bile del tragico evento sarebbe stato l'en­nesimo caso di "nonnismo";

reazioni politiche e commenti in que­sta direzione sono state effettuate da molti esponenti della maggioranza parlamentare ed anche da alcuni esponenti dello stesso governo;

la brigata paracadutisti Folgore è stata per l'ennesima volta al centro di valutazioni irrazionali e di pericolosi com­menti che hanno anche "giustificato" ver­gognosi atteggiamenti di aggressione sia verbale da parte di esponenti politici di maggioranza presso il comune e la pro­vincia di Pisa, e sia fisica nei confronti di giovani paracadutisti in libera uscita a Pisa, da parte dei "soliti noti" (autonomi, centri sociali, ambientalisti estremisti etc.)

in tutta questa vicenda non è neppure mancata la sconcertante vicenda che ha visto al centro lo stesso comandante della Brigata Folgore, Celentano, prima avvicen­dato al comando per volontà superiori, e poi riammesso fino al termine del suo mandato - :

a che punto siano le indagini per l'accertamento delle responsabilità e delle vere cause della morte del giovane aspi­rante paracadutista, già dottore in legge, Emanuele Scieri;

se il nonnismo, nelle sue forme più abnormi e vergognose, sia ancora presente in maniera forte nelle strutture militari italiane in generale, e quindi non esclusi­vamente presso le caserme dove vivono ed operano i paracadutisti

quali provvedimenti siano stati presi a carico degli ufficiali responsabili dei con­trappelli serali ai quali Emanuele Scieri è risultato assente e che, a quanto risulta, non hanno fatto scattare immediatamente l'allarme e le conseguenti ricerche.

(3-04219)

GIORDANO. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri. — Per sapere - pre­messo che:

nel 56° anniversario dell'8 settembre - data dell'aggressione delle armate tede­

sche dell'esercito, dell'inizio dell'occupa­zione del Paese e della Resistenza - sono state organizzate a Roma come tutti gli anni una serie di iniziative che prevede­vano, tra l'altro, la celebrazione di una messa nella basilica dell'Aracoeli, la depo­sizione di corone a Porta San Paolo e l'incontro del sindaco con i presidenti delle associazioni militari e patriottiche in Cam­pidoglio;

i rappresentanti dell'Anfargl, l'Asso­ciazione che riunisce i reduci militari ita­liani inquadrati nell'esercito alleato, hanno preceduto la manifestazione ufficiale or­ganizzando una contro-celebrazione pre­senziata dal Ministro della difesa, onore­vole Carlo Scognamiglio, senza prendere parte né alla messa né all'incontro in Cam­pidoglio e anticipando la deposizione delle corone a Porta San Paolo;

risulta dalle cronache che il Ministro della difesa abbia lasciato la piazza prima dello svolgimento della manifestazione uf­ficiale;

PAnfargl da tempo esprime, attra­verso il suo periodico « Il Secondo Risor­gimento », tesi revisioniste che mettono in discussione il ruolo della Resistenza ed ha recentemente definito il 25 aprile « un'in­venzione politica» — :

se non trovi assolutamente grave e ingiustificabile il comportamento del Mi­nistro della difesa che, durante la celebra­zione ufficiale di un evento storico così importante, non ha incontrato tutti coloro che ne sono stati protagonisti (partigiani, ex prigionieri politici del fascismo, ebrei deportati nei lager nazisti);

quali siano le ragioni che hanno spinto il Ministro della difesa ad assumere tale decisione;

quale tipo di controllo effettui il Mi­nistro della difesa nei confronti della con­federazione delle associazioni patriottiche - di cui PAnfargl fa parte - che ricevono contributi dallo Stato per il ruolo di testi­monianza storica. (3-04227)

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Atti Parlamentari - 26153 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

STUCCHI. - Ai Ministri dell'interno e dei trasporti e della navigazione. — Per sapere - premesso che:

la stampa e i media d'informazione riportano sempre più frequentemente no­tizie relative ad attività criminali, violenza, risse, rapine e reati di ogni tipo che quo­tidianamente, soprattutto di notte, avven­gono nelle aree di sosta e di ristoro site lungo le autostrade;

i responsabili di tali reati spesso ri­mangono impuniti e a nulla è valso, ai fini della prevenzione, il posizionamento di te­lecamere a circuito chiuso effettuato nella quasi totalità delle aree di sosta;

la situazione assume un carattere d'estrema precarietà non solo per gli au­tomobilisti in sosta ma, soprattutto, per il personale addetto ai vari servizi giusta­mente preoccupato della tutela della pro­pria incolumità;

l'ultimo grave episodio di violenza è avvenuto lo scorso fine settimana quando, presso l'area di servizio « Brembo », lungo l'autostrada A4, si sono affrontate di notte due bande di giovani scatenando una fu­ribonda rissa che ha provocato, oltre a danni alle strutture, comprensibile paura tra il personale in servizio e tra gli auto­mobilisti in sosta

quali provvedimenti intendano adot­tare al fine di garantire un controllo ade­guato, la repressione delle varie attività criminali e la tutela dell'incolumità degli automobilisti e dei dipendenti in servizio presso le aree di sosta e di ristoro.

(3-04228)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

IN COMMISSIONE

VI Commissione

AGOSTINI e MARONGIU. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

in molti paesi d'Europa si è aperta una riflessione, non certo in direzione di

una soppressione di tale imposta (che rap­presenta un punto imprescindibile di una posizione autenticamente liberale) ma di una sua profonda riforma, al fine di con­trastare gli estesi fenomeni di elusione e di ridefinirne modernamente lo scopo con particolare riferimento a peculiari esigenze proprie delle piccole e medie imprese ita­liane;

sono apparse alcune dichiarazioni sui quotidiani in merito alla volontà del Mi­nistro di presentare una proposta di ri­forma delle imposte di successione - :

se fin da ora si possano conoscere le linee guida entro le quali il Governo in­tenderebbe muoversi. (5-06639)

BALLAMAN, MOLGORA, FROSIO RONCALLI e BAGLIANI. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

è stata delineata dal Governo - per la manovra di bilancio relativa all'anno 2000 - l'ipotesi di inserire l'accantonamento per il trattamento di fine rapporto in busta paga dei lavoratori;

la suddetta ipotesi ha sollevato una serie di reazioni contrastanti da parte di diversi attori sociali, pur mancando molti elementi di giudizio non forniti allor­quando l'ipotesi fu formulata;

effettivamente se quell'ipotesi dovesse realizzarsi, si determinerebbe rebus sic stantibus un aggravio fiscale per i lavora­tori e il venir meno di un'importante fonte di autofinanziamento per le imprese;

è stata ribadita la volontà da parte del Governo di ridurre la pressione fiscale - :

a quale trattamento fiscale sarebbero assoggettati gli accantonamenti di tratta­mento di fine rapporto inseriti in busta paga dei lavoratori. (5-06640)

BERRUTI e CONTE. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

in una recente riunione informale dei Ministri finanziari degli Stati membri del-

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Atti Parlamentari - 26154 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

l'Unione europea sembra sarebbe stata raggiunta, secondo notizie di stampa, un'intesa sui settori ad alta intensità di lavoro ai quali potrà applicarsi un'aliquota ridotta;

tra i settori prescelti non figurano alcuni comparti, quale quello dei servizi turistici, dei servizi legati all'attività con­gressuale e dei servizi di degenza e cura presso strutture sanitarie e di ricovero, i quali, per la loro importanza nel quadro economico nazionale e per la loro rile­vanza sul piano sociale, meriterebbero di godere di un trattamento fiscale agevolato che ne favorisca lo sviluppo;

l'intesa prospettata in sede comuni­taria rischia pertanto di pregiudicare an­cora una volta gli interessi del sistema economico e della collettività nazionale, scarsamente rappresentati e difesi dall'at­tuale Governo nelle sedi comunitarie "-:

se tali notizie corrispondano ai vero e quali siano le iniziative che il Governo intende assumere in favore dei settori in­dicati. (5-06641)

GIOVANNI PACE e CONTENTO. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere -premesso che:

in più occasioni la Commissione fi­nanze ha sollecitato il Ministro delle fi­nanze a fornire tempestivamente dati sul­l'andamento delle entrate tributarie, anche in considerazione della profonda riforma dell'ordinamento fiscale e dell'amministra­zione finanziaria attuata negli ultimi tre anni, la quale rende decisivo il profilo della rapidità e completezza delle informazioni;

nonostante le suddette sollecitazioni, il flusso informativo verso le istituzioni parlamentari rimane basato sul bollettino delle entrate tributarie erariali, il quale non consente di avere le informazioni più recenti sull'andamento del gettito. Tale strumento non copre neanche tutti i prin­cipali tributi, per cui ad oggi la Commis­sione non dispone di dati sull'andamento del gettito Irap. Anche il collegamento con

l'anagrafe tributaria consente ad oggi uni­camente la consultazione della banca dati relativa alle dichiarazioni dei redditi pre­sentate nel 1994, relative ai redditi 1993 - :

quali siano i dati ufficiali, attual­mente a conoscenza del Ministro delle fi­nanze, circa il gettito delle imposte dirette ed indirette per l'anno in corso distinti, per tipologia di imposta, tra entrate effettive, entrate previste nelle unità di base dei bilancio, accertamenti conseguenti all'eva­sione e riscossione effettiva precisando le differenze percentuali rispetto ai dati del consuntivo 1998 e del bilancio di previ­sione 1999. (5-06642)

PISTONE. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

la Commissione finanze, dopo un lungo ed approfondito iter, ha concluso, nel luglio 1999, l'esame del disegno di legge A.C. 4818 recante norme in materia di statuto dei diritti del contribuente;

il provvedimento contiene norme di grande rilevanza che introduce alcuni principi di civiltà nell'ambito dell'ordina­mento tributario, contribuendo in tal modo a rendere più corretto e trasparente il rapporto tra il fisco ed i contribuenti, attualmente caratterizzato da notevoli ten­sioni, dovute in particolare alla comples­sità delia normativa e degli adempimenti richiesti ai cittadini;

quali siano le iniziative che il Governo intenda assumere per favorire la rapida approvazione del disegno di legge.

(5-06643)

DE BENETTI e CEREMIGNA. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere -premesso che:

secondo reiterate notizie, recente­mente apparse sulla stampa, la società Sisal Sport Italia, concessionaria dei gioco dell'Enalotto, sarebbe in vendita e più di

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Atti Parlamentari - 26155 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

una sarebbero le offerte di acquisto ad essa pervenute, anche da parte di grandi gruppi nazionali, pubblici e privati;

considerata la crescente importanza acquisita, per le entrate erariali e per il mercato, da comparto dei giochi pubblici la cui gestione è affidata in concessine a privati - :

quale sia la scadenza delle concessioni dei giochi in gestione alla Sisal e, in partico­lare, quando scada la concessione dell'Ena­lotto, se la concessione dell'Enalotto possa essere ceduta ad altro soggetto dall'attuale gestore, se la convenzione relativa ne pre­veda il rinnovo e a quali condizioni, se sia intenzione dell'Amministrazione finanzia­ria, stante la situazione esposta in pre­messa, qualora si tratti di un atto possibile e discrezionale, procedere, una volta sca­duta, al rinnovo della concessione o vice­versa bandire una nuova gara per la ge­stione dell'enalotto. (5-06648)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IN COMMISSIONE

FRA GALA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

per un ritardato pagamento Ilor re­lativo al 1992, ieri è stata recapitata agli eredi della signora Maria Saputo di Bor-getto (PA) una cartella « pazza » che noti­fica agli eredi della donna l'obbligo di pagare una somma altissima;

la signora Saputo, deceduta circa sette anni fa, aveva infatti mancato di corrispondere nel 1992 l'acconto di 89 mila lire nei termini previsti, versandolo poi 14 giorni dopo la scadenza;

per questa modesta cifra agli eredi della donna - che nei 1992 aveva un reddito accertato di 900 mila lire lorde -lo Stato chiede ora la pazzesca cifra di 20 miliardi 136 milioni e 418 mila lire;

quali opportune iniziative intenda as­sumere a fronte del costante ripetersi di errori di tal fatta da parte dell'ammini­strazione tributaria, al fine di impedire il verificarsi di fenomeni come quello esposto in premessa e disponendo delle opportune verifiche da parte degli uffici competenti prima che siano emesse le cartelle esatto­riali. (5-06634)

ANGHINONI e CALZAVARA. - Al Mi­nistro degli affari esteri. — Per sapere -premesso che:

in data 26 maggio 1999, alle ore 13.10 circa, in Oradea (Romania) avveniva l'in­vestimento mortale del pedone Matei Gheorghe da parte del veicolo Renault Magnum Integrai targa BC460LB condotto dal cittadino italiano Omar Bonini resi­dente in Nogara (Verona) via Fontana 6;

una perizia redatta sul posto dall'in­gegner Molnar Zoltan (incaricato dalla po­lizia immediatamente dopo il sinistro) ha escluso la responsabilità del conducente, signor Omar Bonini, per il sinistro di cui si tratta, in quanto parrebbe che l'inci­dente non potesse essere evitato in ogni modo;

dopo 2 giorni dal sinistro in oggetto, il cittadino Omar Bonini, trattenuto ad Oradea dalle autorità di Polizia, con di­vieto di abbandonare il paese e ritiro del passaporto, si metteva in contatto prima con l'Ambasciata d'Italia e poi con il Con­solato d'Italia, in Romania, al fine di chie­dere aiuto ed assistenza, non conoscendo nessuno sul posto e non parlando il ro­meno;

le telefonate effettuate con il telefono cellulare, in possesso del cittadino italiano Omar Bonini, sono tutte documentate dal tabulato con dettagli di chiamate;

il signor Omar Bonini, cui è stato impedito il rimpatrio e che di fatto si trova trattenuto in Romania ormai da quasi 4 mesi, nonostante abbia chiamato ripetuta­mente e quotidianamente l'Ambasciata e il Consolato d'Italia a Bucarest, non ha mai

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Atti Parlamentari - 26156 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

trovato alcun responsabile che si prendesse cura del di lui caso e, ad ogni telefonata, l'operatore con cui parlava riagganciava il telefono poco dopo l'inizio del dialogo (ri­levatole dai tabulati telefonici);

l'articolo 10 della convenzione conso­lare tra l'Italia e la Romania (legge 21 giugno 1971 n. 799) prevede che «nella circoscrizione consolare, i funzionari con­solari proteggono e difendono tutti i diritti e gli interessi dello stato d'invio e dei suoi cittadini, nei limiti consentiti dal diritto internazionale »;

il successivo articolo 12 della mede­sima convenzione prescrive che « i funzio­nari consolari sono autorizzati a prendere provvedimenti per assicurare ai cittadini dello stato d'invio la rappresentanza ap­propriata in giudizio e davanti alle autorità delio Stato di residenza. Essi possono chie­dere, in conformità alle leggi ed ai rego­lamenti dello Stato di residenza, l'adozione di misure provvisorie per la salvaguardia dei diritti e degli interessi dei cittadini quando, a causa della loro assenza o per ogni altra ragione, non possono difendere in tempo utile i loro diritti ed interessi »;

nella fattispecie nessun contatto è mai stato preso tra il consolato d'Italia in Ro­mania ed il signor Bonini, prima dell'in­tervento del sindaco di Nogara (Verona) e dell'interrogante, e per quanto è a cono­scenza dell'interrogante stesso, non sono state svolte indagini conoscitive volte a tutelare i diritti del cittadino Omar Bonini, di fatto impossibilitato a lasciare il paese tramite un provvedimento che non gli è mai stato consegnato, che pertanto non ha neppure potuto esaminare e a cui non ha potuto opporsi;

in questi mesi di forzato domicilio coatto in Romania, il cittadino Omar Bo­nini ha dovuto provvedere in proprio al suo « soggiorno » senza nessuna garanzia per la propria incolumità personale aggra­vata dal costume di quella zona che, per detta dello stesso Console d'Italia diretta­mente all'interrogante per telefono « vive di questi espedienti » riferita anche alle con­tinue e ripetute richieste economiche da

parte dei parenti, vedova e figlio, di cui nessuno ha accertato l'autenticità del­l'uomo investito;

vi è motivo di credere ad una mes­sinscena appositamente architettata dalle forze di polizia romena, il cui potere è pari se non superiore a quello della magistra­tura, in accordo con i presunti parenti allo scopo di estorcere danaro al signor Omar Bonini, in quanto la legge romena proibi­sce alle assicurazioni un rimborso supe­riore a lire 5 milioni circa in caso di incidente mortale;

il console d'Italia a Bucarest, dottor Monti, ha riferito direttamente all'interro­gante per telefono che il primo contatto avuto con il cittadino Omar Bonini era datato 21 luglio 1999, cosa smentita dai fatti prendendo a testimonianza i tabulati telefonici del cittadino Omar Bonini - :

quali garanzie vi-siano e quindi, in difetto, quali iniziative si intendano attuare circa il rispetto dei diritti fondamentali di difesa e di libertà personale (compreso il diritto di rimpatrio sempre legato al cit­tadino Omar Bonini) in capo allo stesso nel caso in oggetto, atteso altresì che nessun atto processuale è mai stato tradotto in lingua italiana, che nessun documento ine­rente al provvedimento di ritiro del pas­saporto gli è mai stato consegnato e che il processo avverrà in lingua romena senza interprete, senza quindi attuare il principio di reciprocità pure fondamentale nei rap­porti tra paesi stranieri (si fa presente che gli stranieri in Italia hanno il diritto ad avere gli atti tutti tradotti nella loro lingua di origine);

quali garanzie vi siano per un imme­diato rientro in Italia da parte del cittadino Omar Bonini;

quali provvedimenti intenda prendere il Ministro interrogato con il Governo ro­meno per evitare che ai cittadini italiani in Romania vengano inflitte disposizioni così restrittive della libertà personale e così gravose sugli interessi patrimoniali dell'in­dividuo (si pensi che nella fattispecie l'azienda del signor Omar Bonini sta su-

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Atti Parlamentari - 26157 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

bendo gravissimo danno economico dal­l'assenza dello stesso e che inoltre il me­desimo sta spendendo considerevoli somme per il proprio mantenimento in un paese straniero, con considerevoli danni emergenti e lucro cessante per la propria attività commerciale), anche in presenza di reati colposi (sempre ammesso e non con­cesso che sussista effettiva responsabilità in capo al nostro connazionale);

quali provvedimenti intenda adottare perché gli uffici consolari si attivino ur­gentemente per tutelare la posizione del cittadino Omar Bonini per un celere se non immediato rientro in Italia e per le eventuali mancanze maturate con il com­portamento lacunoso evidenziato a carico del consolato stesso;

quali indagini conoscitive intenda at­tuare per verificare se nella fattispecie di cui si tratta siano stati rispettati i diritti fondamentali del nostro connazionale, e per verificare che non siano stati presi provvedimenti restrittivi della libertà per­sonale per fini « ulteriori », ovvero per trarre indebiti profitti di sorta con l'arma del ricatto della privazione della libertà personale;

se non ritenga opportuno attuare le procedure necessarie per introdurre con­dizioni di reciprocità del trattamento dei rispettivi connazionali, al fine di spingere la Romania ad introdurre maggiori gua­rentigie per i nostri cittadini, essendo tra l'altro oltremodo datata la convenzione consolare dei rapporti Italia-Romania tut­tora in vigore, conclusa a Bucarest l'8 agosto 1967, ed essendoci sempre più rap­porti commerciali tra i due paesi;

se non ritenga opportuno verificare se la compagnia di assicurazione del mezzo coinvolto, l'Axa, ha tenuto un corretto comportamento. (5-06635)

CUSCUNÀ. - Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere - premesso che:

il decreto ministeriale n. 24 del 25 giugno 1999 che racchiude anche la ma­

teria riguardante il Personale Educativo ed Ata dei Convitti Nazionali, porta il rap­porto alunni/istitutori da 1 a 12 ad 1 a 15, con gravissimo danno occupazionale sia per il personale di ruolo, che si vede da un anno all'altro messo in soprannumero, che per il personale con contratto a tempo determinato che si trova così fuori dal posto di lavoro irrimediabilmente — :

quali siano i motivi che hanno spinto il Ministro interrogato ad esaminare addi­rittura un decreto ministeriale su di una materia delicatissima, che racchiude i cri­smi occupazionali per centinaia di lavora­tori, e perché non si sia inteso, invece, di investire tutto il Parlamento nel suo in­sieme per discutere una materia di tanta rilevanza sociale. (5-06636)

MOLINARI. — Ai Ministri del lavoro e della previdenza sociale e dell'industria, del commercio e dell'artigianato. — Per sapere - premesso che:

da una settimana le maestranze degli stabilimenti Italnova-Tecnocomponent di Baragiano (Potenza) sono in sciopero per protestare contro il mancato pagamento delle retribuzioni di giugno e luglio nonché per atteggiamenti discriminatori da parte della società;

il 30 luglio 1999 vi è stato un incontro presso la Prefettura di Potenza tra le Or­ganizzazioni Sindacali e i vertici aziendali risoltosi con un nulla di fatto in quanto questi ultimi avrebbero abbandonato la riunione di fronte alla richiesta di pagare la mensilità di giugno più un milione di acconto per luglio;

l'incontro richiesto dalle due aziende ha palesato una situazione di precarietà nelle relazioni sindacali che, collegata ad una difficile condizione di liquidità finan­ziaria e di collocazione sul mercato del prodotto, rischiano di compromettere la sopravvivenza di queste realtà produttive;

le aziende sono sorte sulla base della legge n. 219 del 1981 del dopo sisma '80 quindi con contributi pubblici - :

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Atti Parlamentari - 26158 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

quali iniziative intendano intrapren­dere affinché all'interno dello stabilimento si ripristini al più presto un corretto pro­tocollo di relazioni sindacali con il paga­mento per le maestranze delle loro spet­tanze relative ai mesi di giugno e luglio e con una particolare attenzione al futuro produttivo dei due stabilimenti industriali.

(5-06637)

MICHIELON. - Ai Ministri della sanità e del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere - premesso che:

in provincia di Belluno la sanità è al collasso, a causa della carenza di infer­mieri, secondo quanto pubblicato sul quo­tidiano // Gazzettino del 4 agosto 1999, notizia che ha avuto rilevanza anche a livello nazionale;

l'allarme è stato lanciato dai Presi­dente del consorzio di cooperative Sacs, Severino Spavenza, il quale, per riempire venti posti vacanti nella casa di riposo a Belluno e nella residenza psichiatrica di Feltre, ha cercato paramedici in quindici province del sud Italia, contattando uffici di collocamento e Informagiovani;

la ricerca ha portato alla selezione di 1938 nomi di infermieri residenti tra Lecce e Benevento, Taranto e Campobasso, Ca­serta e Foggia, Pescara e Catanzaro;

pazientemente un operatore ha tra­scorso intere settimane a chiamare i no­minativi prescelti uno per uno, spiegando che a Belluno c'erano posti di lavoro e che la Cooperativa era disponibile anche a dare un aiuto per trovare alloggio;

la cosa più sorprendente è che su 1743 persone risultate iscritte alle liste di collocamento e, dunque, formalmente di­soccupate, solo due (residenti ad Enna) hanno prontamente accettato e sono già in servizio, cinque persone si sono dichiarate disponibili a prendere in considerazione l'offerta, mentre 1082 persone (il 55,8 per cento ovvero la maggioranza) risultavano già occupati, magari in nero o con la

partita Iva o con contratti termine; altri hanno semplicemente risposto che non erano interessati;

il percorso seguito dal presidente Speranza ha avuto risultati tutt'aitro che positivi e per cause a lui non imputabili: la cooperativa non ha contribuito a far di­minuire la disoccupazione al Sud e nep­pure a salvare ospedali e case di riposo da una oggettiva e cronica carenza di infer­mieri;

lo scenario è ancora più catastrofico se si tiene conto che l'Asl, solo per garan­tire il turn over, ha bisogno di ottanta infermieri, mentre la scuola di Feltre ne diplomerà solo 56 e non prima del 2001, cioè tra due anni, quando con ogni pro­babilità la richiesta dell'Asl sarà triplica­ta - :

cosa intenda fare per la grave situa­zione in cui versa la sanità in provincia di Belluno e in Veneto in generale e quali iniziative intendano intraprendere per far fronte all'allarmante carenza di personale paramedico, che coinvolge anche le case di riposo;

quale sia l'opinione in merito alla proposta del presidente Speranza di rico­noscere i diplomi degli infermieri dell'Eu­ropa dell'est, visto che la strada degli in­fermieri meridionali si è rivelata imprati­cabile e considerato anche che, in base alla recente riforma del profilo professionale di infermiere, oramai per accedere alla pro­fessione è necessario conseguire un di­ploma di laurea;

come mai, di fronte ad una notizia così eclatante, che ha avuto risonanza an­che a livello nazionale, non c'è stata alcuna presa di posizione ufficiale da parte del ministero del lavoro in merito alle iscri­zioni di « virtuali » disoccupati alle liste di collocamento;

se, alla luce di quanto esposto, si intenda prendere atto che è giunta l'ora di smettere con la politica di assistenzialismo ai Sud, tanto dispendiosa quanto infrut-

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Atti Parlamentari - 26159 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

tuosa, che non risolve il problema della disoccupazione e non facilita l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro;

se i competenti uffici di collocamento del Sud abbiano richiesto alla cooperativa la lista dei nominativi contattati al fine di verificare le persone che risultino impie­gate pur essendo iscritte nelle liste di col­locamento;

in caso di risposta negativa, se non si ravveda ipotesi di omissione di atti d'uffi­cio e non si ritenga opportuno avviare le dovute indagini, anche al fine di dare se­gnali positivi ai reali disoccupati, conside­rato che la vicenda non è il primo né l'unico episodio. (5-06638)

FOTI. — Al Ministro dei lavori pubblici — Per sapere - premesso che:

in data 22 maggio 1999 è stata pub­blicata, sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 118, la legge 17 maggio 1999, n. 144 - :

quale attuazione sia stata data all'ar­ticolo 40 della predetta legge, riguardante la sicurezza idraulica dei territori del ba­cino del Po;

quali siano i motivi per i quali il Magistrato per il Po di Parma abbia omesso la sollecita consegna dei lavori previsti dalla menzionata norma, impeden­done pertanto la concreta realizzazione.

(5-06644)

FOTI. — Al Ministro dei lavori pubblici — Per sapere - premesso che:

in data 15 ottobre 1996, le signore Medina Zanelli vedova Sidoli (residente in Piacenza, via San Giovanni 6) e Peveri Cele­stina vedova Sidoli (residente in Fioren-zuola d'Arda - Piacenza, via San Protaso 22) proponevano ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il co­mune di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza) e la Regione Emilia Romagna, per l'annulla­mento della deliberazione della giunta re­gionale dell'Emilia Romagna n. 600 del 2

aprile 1996, con la quale veniva approvata la variante generale al Piano regolatore ge­nerale del comune di Fiorenzuola d'Arda - :

se risulti espletata da parte del dica­stero dei lavori pubblici - Direzione gene­rale coordinamento territoriale - l'istrutto­ria relativa al predetto ricorso e quali ne siano le risultanze. (5-06645)

CONTE. — Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione econo­mica. — Per sapere - premesso che:

la regione Lazio con una decisione che lascia trasparire la difesa di interessi politici che nulla hanno a che vedere con le effettive realtà economiche e sociali che hanno determinato una situazione di estrema difficoltà per i territori a diretto contatto con la zona obiettivo 1, ha escluso dalla partecipazione alla « zona obiettivo 2 » parte del territorio dei comuni di For-mia, Gaeta e Lenola, oltre che per intero quelli di Sperlonga e Ponza a favore di comuni dell'area romana

se non ritenga che tale esclusione possa ulteriormente aggravare le difficoltà di un rilancio delle attività economiche, anche in considerazione dell'abbandono dell'idea di interventi più cospicui che si potevano effettuare con il riconoscimento della qualifica di zona cuscinetto al terri­torio del sud-pontino che con l'uscita dalla zona di intervento del Mezzogiorno, ad avviso dell'interrogante, ha visto il trasfe­rimento di industrie ed imprenditori nella contigua e più conveniente Campania, oltre all'evidente fenomeno della maggiore com­petitività delle imprese campane che ope­rano nel nostro territorio - :

quali iniziative intenda intraprendere per richiamare la regione Lazio a rivedere la decisione di escludere parti importanti del territorio sud pontino e quali ulteriori interventi siano programmati per dare al suddetto territorio la possibilità di un ri­lancio delle attività imprenditoriali, consi­derando che anche il progetto dei patti

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Atti Parlamentari - 26160 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

territoriali per la provincia di Latina at­tende una definitiva approvazione.

(5-06646)

CAVERI. — Al Ministro dei trasporti e della navigazione. — Per sapere - premesso che:

il 22 e il 23 settembre 1999 si svolgerà in Francia l'annuale sommet italofrancese;

in vista di questo incontro, si è svolta a Chambéry una riunione fra rappresen­tanti delle popolazioni locali (associazioni, sindacati, parlamentari, consiglieri regio­nali e sindaci) dei due versanti delle Alpi occidentali;

si è ritenuto opportuno definire, al­l'attenzione dei rispettivi Governi, alcuni punti di una piattaforma che dovrà natu­ralmente essere sorretta nei prossimi anni da una volontà generale in favore di una nuova politica dei trasporti merci su lunga distanza attraverso le Alpi, che sposti gli attuali flussi dalla gomma alla ferrovia e che definisca anche una politica comune sul transito dei mezzi pesanti sotto i trafori stradali alpini nella fase di passaggio;

fondamentale è dunque nelle Alpi oc­cidentali una decisione rapida sulla rea­lizzazione della Torino-Lione, così come i necessari approfondimenti tecnici per iti­nerari ferroviari attraverso la Valle d'Aosta sia verso la Francia che verso la Svizzera (sull'asse Aosta-Martigny esiste un progetto preliminare approvato dalla regione Valle d'Aosta e dalla Repubblica del Vallese);

la chiusura del traforo del Monte Bianco, dopo la tragedia del 24 marzo 1999 (sulla quale è necessario che la magistra­tura francese, territorialmente competente, faccia piena chiarezza), crea evidenti pre­occupazioni per l'economia delle regioni interessate e dunque è generale l'auspicio di una riapertura rapida del traforo, dopo tuffi i lavori necessari per una sua messa in sicurezza, tenendo conto da un lato della situazione di saturazione sotto il tun­nel del Fréjus e nelle vallate di rispettivo accesso, ma anche di un ampio movimento

che chiede persino, alla riapertura, un blocco totale del transito dei tir sotto il traforo del Monte Bianco;

a questi elementi, che rendono la complessità del dibattito, si aggiunge la richiesta di misure che spingano verso l'utilizzo del trasporto combinato di inter-modalità camion-ferrovia, con agevolazioni in favore dei camionisti per l'acquisto di materiale adatto, guardando con atten­zione al modello svizzero, anche sotto il profilo fiscale, che ha consentito, tra l'al­tro, il finanziamento delle nuove infra­strutture ferroviarie e alla necessità che il protocollo sui trasporti della Convenzione delle Alpi tenga conto della delicatezza del tema dei trasporti sull'arco alpino - :

sulla base delle considerazioni prece­denti, se non si ritenga opportuno concor­dare con i Ministri dei trasporti francese e svizzero la convocazione di una conferenza transfrontaliera, d'intesa e con la parteci­pazione dei rappresentanti delle popola­zioni locali delle Alpi occidentali, per di­battere complessivamente sulla materia e, a questo proposito, quale sia la posizione del Governo italiano sui diversi punti citati in premessa. (5-06647)

LUCIDI. — Al Ministro dei lavori pub­blici. — Per sapere - premesso che:

lunedì 26 luglio 1999, in via Paolo Drigo, 6, Sonia Zottola, giovane trenta­duenne residente nei quartiere romano di Laurentino 38, rimaneva vittima di un in­cidente mortale, precipitando dall'undice­simo piano nel vano vuoto dell'ascensore, in quel momento non in funzione;

in seguito all'incidente mortale è stata istruita un'inchiesta della Pretura circon­dariale onde accertare possibili responsa­bilità in ordine al rispetto delle norme di sicurezza e alla regolarità degli interventi di manutenzione ordinaria dello stesso im­pianto di sollevazione;

l'inchiesta intende appurare le possi­bili responsabilità penali in riferimento al mancato funzionamento del blocco del si-

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Atti Parlamentari - 26161 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

stema elettromagnetico al momento del­l'ingresso della giovane nel vano dell'ascen­sore e alla possibilità di un errore nella manovra meccanica svolta durante l'inter­vento tecnico di riparazione dello stesso ascensore;

venerdì 3 settembre 1999, in un pa­lazzo di piazza Ara Coeli a Roma, il pro­fessore Paolo Ungari, presidente della Commissione diritti dell'uomo della Presi­denza del Consiglio dei ministri, rimaneva vittima di un incidente mortale, precipi­tando nella tromba dell'ascensore, dove il suo corpo sarebbe stato recuperato solo il lunedì successivo dagli agenti della Digos, in seguito all'allarme dei familiari - :

quali informazioni e quali valutazioni esprima sull'accaduto;

se non ritenga necessario, a fronte di questi e di altri drammatici episodi veri­ficatisi nelle ultime settimane, disporre o assicurare che siano attuate tutte le veri­fiche necessarie per la conformità ed una rigorosa applicazione delle norme di sicu­rezza e di manutenzione degli impianti di sollevamento negli stabili della città di Roma, imponendo alle società appaltatrici dei suddetti interventi il rispetto dei vincoli definiti per legge, onde scongiurare il ve­rificarsi di nuovi tragici incidenti;

se vi siano ricostruzioni certe dei fatti in ordine alle quali possa essere garantita alle famiglie la conoscenza delle dinamiche che hanno causato i gravi lutti;

se ritenga intervenire a modificare o integrare le disposizioni legislative preve­dendo che all'inottemperanza dei controlli previsti segua l'applicazione di sanzioni.

(5-06649)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA

SANTORI. - Al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

scelte irragionevoli dell'Amministra­zione comunale di Fiuggi (Frosinone) gui­

data dal sindaco Giuseppe Celani hanno prodotto un clima di scontro tra le forze politiche, culminato nell'occupazione del­l'Aula consiliare da parte della minoranza;

tale stato di cose deriverebbe dalla malagestione delle terme di Fiuggi;

il sindaco Celani ha posto a capo della Acque e Terme S.p.a., società che gestisce le terme di Fiuggi, il signor Lu­ciano Tucciarelli;

risulta, anche da fonti giornalistiche, che il signor Tucciarelli sia titolare di quote di comproprietà di una società, la editrice Ciociara S.r.l. e tali quote sareb­bero state acquistate dalla Acque e Terme S.p.a. con, ad avviso dell'interrogante, con­seguenti benefici per lo stesso Tucciarelli;

appare del tutto evidente il conflitto di interessi di cui sarebbe al centro il signor Tucciarelli;

gli altri membri del consiglio di am­ministrazione della Acque e Terme S.p.a., che avrebbero avallato la predetta opera­zione, devono anch'essi ritenersi parte at­tiva nella vicenda;

il sindaco Celani avrebbe favorito tale stato di cose inerte e incurante delle sol­lecitazioni ad intervenire delle forze poli­tiche di opposizione;

gli interessi personali sembrano pre­valere su quella che dovrebbe essere una gestione dinamica e trasparente della Ac­que e Terme S.p.a.;

le terme costituiscono una fonte di ricchezza rilevantissima per Fiuggi e il suo comprensorio —:

se quanto riportato corrisponde al vero e, in caso affermativo, se siano rile­vabili profili di incompatibilità tra le ca­riche ricoperte dal signor Tucciarelli;

se non ritenga, accertati i fatti, di adottare in merito le opportune iniziative di propria competenza. (4-25389)

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Atti Parlamentari - 26162 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

DE CESARIS e VALPIANA. - Al Mini­stro della sanità. — Per sapere - premesso che:

nel mese di giugno 1999, i sottoscritti interroganti hanno presentato atti di sin­dacato ispettivo (per esempio interroga­zione n. 4-24562 del 23 giugno 1999) per segnalare il pericolo, segnalato dai genitori dei ragazzi portatori di handicap che fre­quentano il Cem (centro di rieducazione motoria) della Croce rossa di Via Ramaz-zini, 31 a Roma, che quest'anno non si sarebbero effettuati i soggiorni estivi;

veniva segnalato, inoltre, come la Croce rossa sia proprietaria di diversi cen­tri estivi, per esempio a Jesolo, Marina di Massa e così via, percependo, inoltre, dalla regione, delle rette per la cura della salute dei ragazzi portatori di handicap-,

la motivazione che veniva addotta per negare l'effettuazione dei soggiorni estivi, che solitamente si sono svolti tutti gli anni, consisteva, a detta degli organi responsabili della Croce rossa, nella mancanza di fondi sufficienti;

tale circostanza veniva contestata dai genitori dei ragazzi che mettevano in luce anche numerose incongruenze sulla ge­stione dei fondi del Cem;

successivamente, ricevendo una dele­gazione dei genitori dei ragazzi che mani­festavano sotto la sede della Croce rossa, il presidente della Cri assicurava che i centri estivi si sarebbero comunque tenuti e che sarebbero state impartite precise disposi­zioni agli organi competenti per assumere tutte le necessarie iniziative;

in realtà, invece, i centri estivi non si sono tenuti;

i ragazzi, per tutto i mesi di luglio e agosto sono rimasti nella sede di Via Ra-mazzini, che non è dotata neanche del­l'impianto dell'aria condizionata;

durante il caldo più forte dell'estate, quindi, i ragazzi sono rimasi in condizioni del tutto disagevoli, aggravate, come è na­turale, dalle condizioni dei gravi handicap

di cui sono portatori e ciò ha determinato, almeno in alcuni casi, l'insorgere di febbri e ulteriori malesseri;

non sono note le motivazioni, essen­dosi determinato un palleggiamento di re­sponsabilità tra varie strutture della Cri, per le quali, malgrado le formali assicu­razioni date dai vertici della Croce rossa, anche a mezzo stampa, i centri estivi non si sono svolti;

le denunce dei genitori, per quanto riguarda una anomala gestione delle ri­sorse del Cem, hanno avuto conferma an­che dai rilievi formulati dall'interno della struttura da funzionari che hanno eviden­ziato spese esorbitanti e non giustificate per una serie di capitoli di spesa;

sarebbe intollerabile che una gestione economica incongruente ed anomala, il gonfiamento di spese, il far ricadere sulla gestione del Cem anche spese sostenute da altre strutture, sia stato fatto ricadere sui ragazzi portatori di handicap, aggravan­done il disagio e le sofferenze — :

quali siano le motivazioni per le quali, malgrado le assicurazioni formali espresse dal presidente della Croce rossa, i centri estivi non si sono svolti;

quali iniziative intenda assumere per accertare eventuali responsabilità per il mancato svolgimento dei centri estivi e per l'eventuale aggravamento della situazione di disagio dei ragazzi durante i mesi estivi con una verifica delle patologie riscontrate in quel periodo dai ragazzi;

se non ritenga opportuno, a seguito delle denunce dei genitori dei ragazzi e dei rilievi avanzati da funzionari del suddetto servizio, effettuare una indagine ammini­strativa sul funzionamento del Cem, sul bilancio del medesimo, in particolare sulla gestione dei fondi a disposizione e per verificare se vi siano spese incontrollate ed esagerate ovvero vengano caricati sul ser­vizio oneri afferenti ad altre strutture.

(4-25390)

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Atti Parlamentari - 26163 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

LUCCHESE. - Al Presidente del Consi­glio dei ministri. — Per sapere:

se non ritenga di bloccare subito ogni e qualsiasi aumento delle tariffe dei vari servizi;

se sia consapevole della forte preoc­cupazione delle famiglie italiane, dei pen­sionati e dei lavoratori in particolare, che non riescono più a fare fronte alle ele­mentari esigenze di sopravvivenza e non possono subire aumenti di luce, gas acqua, assicurazioni, trasporti ed altro. (4-25391)

LUCCHESE. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere - se non ritenga:

vista la marea di giovani senza occu­pazione, la impossibilità di trovare lavoro, di liberalizzare subito ogni forma di as­sunzione nel settore privato, in modo che gli imprenditori possano essere incorag­giati ad investire e ad assumere;

se non voglia predisporre subito delle incentivazioni, con l'abbattimento degli oneri sociali per chi dia lavoro;

se non ritenga di stabilire che nella pubblica amministrazione e nelle società che forniscono servizi alla pubblica ammi­nistrazione debbano effettuarsi assunzioni part-time, al fine di consentire che migliaia di giovani possano lavorare;

se ritenga, infine, di estendere delle facilitazioni - come la netta diminuzione degli oneri sociali e la possibilità della esenzione nelle zone meridionali ed in Sicilia - alle aziende commerciali ed ar­tigiane;

se si voglia fare promotore nel ri­creare l'apprendistato, offrendo agli arti­giani, capaci di insegnare un mestiere, delle serie agevolazioni. (4-25392)

CENTO. - Al Ministro dell'ambiente. — Per sapere - premesso che:

l'area della tenuta della Marcigliana-Tor S. Giovanni (Roma) rappresenta una

vasta porzione territoriale caratterizzata da una componente naturalistica e archeo­logica di notevole importanza, di cui una parte (settore del Monte del Bufalo) è già stata acquisita dal demanio;

il proprietario dell'area intende ven­dere tutta la parte della riserva della Mar-cigliana comprendente Crustumerium e le sue necropoli e confinante con il settore già acquisito;

l'intera area è di circa 150 ettari con un complesso di casali agricoli - :

se sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative intenda intraprendere per tute­lare questa porzione di area inserita nella riserva naturale della Marcigliana, per im­pedire eventuali speculazioni, ed esercitare un eventuale diritto di prelazione visto il suo interesse ambientale. (4-25393)

TURRONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere - premesso che:

il comune di Forlì ha predisposto ed in parte realizzato un progetto che ri­guarda la parte di maggior pregio del pro­prio centro storico: l'area compresa fra Piazza Saffi, il Duomo e le due strade parallele che le collegano;

il progetto prevede la realizzazione di pedonalizzazioni, di nuove pavimentazioni, di nuove illuminazioni e di diverse orga­nizzazioni degli spazi, sul modello di pre­cedenti esperienze effettuate in altre città;

sull'area interessata dagli interventi insistono edifici di grande pregio ed inte­resse storico artistico, il più importante dei quali è la duecentesca basilica di San Mer­curiale prospiciente la grande piazza Saffi sulla quale affacciano altri antichi edifici, compreso lo stesso municipio, ed immobili che risalgono al periodo fra le due guerre, quali il palazzo delle Poste che testimo­niano, al pari dell'intera organizzazione spaziale della piazza e dei suoi elementi di arredo, la vicenda storica e la cultura

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Atti Parlamentari - 26164 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

architettonica di un periodo che ha pro­fondamente impresso il suo segno sulla città di Forlì;

gli interventi hanno complessiva­mente ottenuto il parere favorevole della locale soprintendenza, nonostante vengano smantellate le pavimentazioni in granito della via delle Torri, vengano affogate, in­comprensibilmente livellando le splendide pavimentazioni prospicienti l'ex monte dei pegni, vengano tagliati alberi, vengano rea­lizzate nuove illuminazioni con lampion­cini in stile finto antico e via reinterpre­tando, senza alcun riferimento alla storia dei luoghi, alle preesistenze, ai materiali;

l'ultimo e più grave intervento, in corso di realizzazione, colloca all'interno di Piazza Saffi una pesante, ingombrante e incongrua pensilina di metallo, di grandis­sime dimensioni, che impedisce la vista di San Mercuriale da tutta la parte della piazza prospiciente il prospetto anteriore e da via delle Torri, l'antica strada che ha appunto la chiesa come fondale;

la pensilina, del tutto inutile in una piazza contornata sui quattro lati da por­tici che consentirebbero agevolmente di risolvere il problema della sosta degli utenti del trasporto pubblico locale qua­lora le fermate fossero più accortamente collocate, impedisce la percezione dell'in­tera piazza, del suo spazio e, a seconda dei punti nei quali ci si colloca, non consente la vista e danneggia la prospettiva di tutti gli edifici vincolati ai sensi della citata legge n. 1089 del 1939;

ciò deriva dalla collocazione, dalle dimensioni, dall'ingombro, dall'assoluta impermeabilità allo sguardo e dalle carat­teristiche del manufatto, ispirato alle an­tiche carrozze ferroviarie che, come è noto, non hanno mai attraversato il centro sto­rico di Forlì e tantomeno la sua piazza principale;

è ora impossibile fotografare il pro­spetto anteriore di San Mercuriale e del campanile, liberi dalla pensilina, se non da posizione laterale ed è impossibile ripren­

dere nella sua interezza il prospetto prin­cipale del pregevole palazzo delle Poste - :

se non ritenga di dover chiedere la sospensione dell'intervento nella piazza in considerazione dei gravissimi ed irrepara­bili danni descritti, facendo ricorso all'ar­ticolo 20 della legge n. 1089 del 1939, in attesa della apposizione del necessario e doveroso vincolo a tutela delle distanze, delle misure e delle altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo la frui­bilità visiva e percettiva delle cose immobili soggette alle disposizioni della legge n. 1089 del 1939, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce e ne siano alterate le condizioni di ambiente e decoro;

se non ritenga di dover invitare l'am­ministrazione di Forlì a smontare la pen­silina in corso di costruzione proponen­done la collocazione in altra parte della città, nella quale non comprometta beni culturali tutelati, tessuto storico, antiche piazze e spazi liberi;

se non ritenga il Ministro interrogato di dover sottoporre immediatamente a vin­colo ex articolo 21 della legge n. 1089 del 1939 quella parte del centro storico di Forlì che costituisce l'intorno della basilica di San Mercuriale in modo da avere una completa e certa tutela della chiesa e delle sue pertinenze;

se non ritenga che debba essere sal­vaguardata l'intera piazza Saffi ivi com­presi gli elementi di arredo in essa presenti in considerazione che la piazza medesima era storicamente l'antico Campo del­l'Abate, un'estensione della chiesa, avente le sue stesse prerogative;

se non ritenga quindi di dover più coraggiosamente applicare la legge n. 1089 del 1939 assumendosi, come è necessario e doveroso, la responsabilità di tutelare l'in­tera piazza Saffi non limitando alla sola verifica dei progetti l'azione del ministero ma applicando ad essa, ai monumenti che la circondano i principi universalmente riconosciuti della cultura della conserva­zione e della tutela che dalla legge Bottai fino a oggi riconoscono che anche gli spazi

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Atti Parlamentari - 26165 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

connessi agli edifici e storicamente legati ad essi ne fanno parte integrante e vanno del pari tutelati e conservati. (4-25394)

MALAVENDA. - Ai Ministri dell'in­terno, di grazia e giustizia, della sanità e per la solidarietà sociale. — Per sapere - pre­messo che:

sabato 11 settembre 1999, dopo le numerose denunce pervenute presso l'As­sociazione nazionale antirazzista « 3 Feb­braio » da parte di soci immigrati extra­comunitari della suddetta Associazione rinchiusi nel campo di Ponte Galeria a Fiumicino (Roma), l'interrogante ha rite­nuto opportuno fare un sopralluogo per poter verificare le condizioni degli ospiti. L'Associazione nazionale antirazzista « 3 Febbraio » ha cercato precedentemente, al­larmata dalle dichiarazioni avute, di met­tersi in contatto con i funzionari che ge­stiscono il campo, possibilità che gli è stata negata più volte. La stessa associazione si è recata poi alla prefettura di Roma per presentare una domanda di visita per un incontro con i propri soci nello stesso campo; la domanda è stata prima accolta ma poi negata adducendo come motiva­zione che per le associazioni di volonta­riato non è mai stata concessa l'opportu­nità d'entrare in un campo di detenzione. Alle preoccupazioni della presidente del­l'associazione, Antonella Pelillo, il Capo di Gabinetto della prefettura di Roma dottor De Meo ha risposto con toni rassicuranti, definendo il campo di Ponte Galeria il più moderno e il più attrezzato a livello eu­ropeo, cosa smentita molto rapidamente perché è stato sufficiente un temporale dopo pochi giorni dal I o settembre 1999, giorno dell'inaugurazione della nuova struttura per mettere fuori uso questo campo modello di recentissima costru­zione;

nel campo ci sono tra le 100 e le 150 persone, tra cui bambini anche di tenera età, donne e uomini che vivono in condi­zioni penose e indicibili. All'interrogante è stato riferito dagli ospiti del campo che sarebbero state distribuite dosi di Valium

così da essere narcotizzati per non dare fastidio durante il viaggio di espulsione dall'Italia;

risulta sempre all'interrogante che nel campo sarebbero frequenti i maltratta­menti, le violenze, e ci sarebbero persone con tagli sul corpo o con segni di percosse, persino possibili stupri;

la struttura ha raggiunto un degrado inimmaginabile, i servizi igienici sono tutti inagibili ed allagati, la presenza di infe­zioni e malattie di diverso genere è molto diffusa. Ci sono stati casi di scabbia, inoltre piaghe sono presenti sul corpo di molte persone le quali si lamentano della pre­senza di parassiti come pidocchi e pulci, l'interrogante ha incontrato un bambino che riporta dei segni di morsi, probabil­mente di topi; sui muri si vedono tracce di sangue raggrumato; i materassi sono vecchi e sudici, pieni di parassiti, con lenzuola nere;

l'interrogante ha incontrato una ma­dre con un bambino di un anno che ha un'altra figlia di cinque anni a Roma di cui, però, non ha alcuna notizia. I reclusi non possono ricevere dall'esterno beni di prima necessità di qualunque genere. Que­sto è il quadro generale della triste espe­rienza della visita al campo di Ponte Ga­leria come risulta lamentato nel servizio trasmesso dal TGR del Lazio il 12 settem­bre 1999;

ci si trova di fronte ad un paradosso: il responsabile romano della Croce Rossa italiana, il signor Ungaro rispondendo alle denunce dell'interrogante e a quella del­l'associazione « 3 Febbraio » avrebbe di­chiarato, a mezzo stampa, che quello che si descrive non esiste, che si sta affer­mando il falso, perché da quando gesti­scono il campo di Ponte Galeria hanno ricevuto le visite di rappresentanti di vari partiti e tutti si sono complimentati per il lavoro svolto;

d'altra parte la denuncia della dram­matica ed inaccettabile realtà del campo di Ponte Galeria fatta di degrado e di violenza nonché di disprezzo dei più elementari

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Atti Parlamentari - 26166 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

diritti umani è contenuta nella stessa de­nuncia presentata alla procura della Re­pubblica di Roma, depositata dall'Associa­zione nazionale antirazzista « 3 Febbraio » nella persona della sua presidentessa An­tonella Pelillo e sottoscritta da decine di immigrati e immigrate attualmente rin­chiuse nel campo, in qualità di testimoni, in essa si denuncia nello stesso tempo il tentativo delle autorità che gestiscono il campo di sottrarre queste testimonianze avendo deciso di trasferire non si sa dove oppure di espellere dall'Italia - nel giorno di domenica 12 settembre 1999, ossia il giorno successivo alla presentazione della denuncia - alcuni/e degli stessi testimo­ni - :

quali immediate misure si intendano prendere per accertare la verità difen­dendo in primo luogo i diritti dei testimoni e dei denuncianti e di tutti i reclusi nel campo; per mettere fine ai maltrattamenti, ai soprusi e alle violenze all'interno del campo individuando e punendo immedia­tamente i responsabili; per stabilire i più elementari diritti umani all'interno di una struttura che viene presentata come un luogo di accoglienza; infine, per decidere la completa e immediata chiusura di una struttura come quella di Ponte Galeria nel momento in cui vengano accertate le con­dizioni disumane e di barbarie denunciate.

(4-25395)

CENTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere - premesso che:

entro il 15 novembre l'Avvocatura del comune di Roma può decidere di presen­tare il ricorso contro una sentenza del Tar con la quale l'anno precedente era stato riconosciuto valido il progetto edilizio della S.I.C. (Società Immobiliare Centrale) tito­lare di una licenza edilizia per la realiz­zazione di un palazzo di cinque piani a Villa Torlonia, accanto alla « Casina delle Civette »;

La Casina delle Civette è sede del primo museo delle vetrata Liberty in Italia;

tutta l'area di Villa Torlonia è di rilevanza nazionale per il suo interesse ambientale, monumentale e architettonico;

la realizzazione di questo edificio pri­vato dentro Villa Torlonia rappresente­rebbe un vero e proprio scempio edilizio che deve essere evitato;

i comitati dei cittadini della zona, le associazioni e la circoscrizione hanno sol­lecitato il comune di Roma a presentare entro il 15 novembre il ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar;

il Ministro interrogato può con un decreto sospendere, in base all'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica n. 6126/1976 progetti edilizi in contrasto con la destinazione architettonica, monu­mentale e ambientale nell'area in cui sono previsti - :

quali iniziative intenda intraprendere in relazione alle proprie competenze per tutelare Villa Torlonia, sostenere tutte le iniziative legali contro la realizzazione di questo progetto e per esercitare le facoltà conferite dalle norme di legge a tutela dei beni ambientali, monumentali e architet­tonici. (4-25396)

CENTO. — Ai Ministri dell'interno e per la solidarietà sociale. — per sapere - pre­messo che;

attraverso il quotidiano La Repub­blica del 12 settembre 1999 alcuni immi­grati moldovani hanno denunciato di es­sere impiegati in attività lavorative presso i cantieri del Giubileo senza il rispetto delle prescritte norme previdenziali, sala­riali, contrattuali;

nella giornata del 12 settembre 1999 circa 150 cittadini moldovani hanno occu­pato un istituto abbandonato nella XI cir­coscrizione di Roma in via di Casal Merode (Tor Marancia);

le associazioni di solidarietà con gli immigrati hanno sottolineato la mancanza di centri di accoglienza e adeguati servizi per gli immigrati nella città di Roma;

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Atti Parlamentari - 26167 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

nei giorni scorsi altre associazioni an­tirazziste avevano denunciato le condizioni di degrado in cui si trova il centro di accoglienza di Ponte Galeria;

sono necessarie immediate iniziative per realizzare, nella città di Roma, entro il Giubileo centri di accoglienza per immi­grati autogestiti dagli stessi e dalle asso­ciazioni di solidarietà;

la città di Roma ha in abbondanza stabili di ex scuole, come quello di via di Casal Merode, abbandonati al degrado che potrebbero essere utilizzati per realizzare centri di accoglienza - :

quali iniziative intendano intrapren­dere, in accordo con il comune di Roma, la Provincia e la regione Lazio, per poter garantire a Roma, durante il Giubileo, una adeguata politica dell'accoglienza e se non ritengano necessario promuovere un'ini­ziativa legislativa di modifica dell'attuale legge sull'immigrazione tesa a garantire il permesso di soggiorno nel nostro paese a quei cittadini stranieri che decidono di denunciare alle autorità competenti le pro­prie condizioni di lavoro. (4-25397)

FRAGALÀ. — Al Ministro dell'interno con incarico per il coordinamento della protezione civile. — Per sapere - premesso che:

gli inquilini dell'edificio di piazza generale Antonio Cascino n. 26 a Palermo che hanno perduto la loro abitazione a causa dell'incendio del negozio di giocattoli di Nicolò Licata divampato il 27 agosto 1999, si trovano in una condizione inso­stenibile per avere visto venire meno la propria dimora, gli arredi e tutti gli effetti personali e di vestiario;

le pubbliche istituzioni locali e nazio­nali sono intervenute a favore dei proprie­tari degli immobili per garantire loro la percezione dei canoni di affitto lasciando gli inquilini in una situazione insostenibile di precarietà e totale indigenza - :

quali provvedimenti intendano assu­mere il Governo ed i Ministri competenti

per assicurare agli inquilini residenti nel­l'edificio incendiato un nuovo alloggio, gli arredi necessari a renderlo vivibile nonché la possibilità concreta di acquistare effetti personali e di vestiario visto l'imminente inizio della stagione invernale e la obiettiva condizione degli inquilini, costretti ad ab­bandonare la propria casa privi di tutto;

quali provvedimenti intenda assu­mere il Governo affinché i lavori di recu­pero e di restauro dell'edificio incendiato, nonché degli arredi superstiti siano effi­caci, tempestivi ed immediati. (4-25398)

FOTI. — Al Ministro dell'ambiente. — Per sapere:

se e quali iniziative abbiano assunto in ordine alla ventilata, e contestata, rea­lizzazione di una discarica di prima cate­goria in località « Cava la quercia » nel comune di Prignano sulla Secchia (Mode­na) stante anche la disponibilità del co­mune in questione ad ospitare sul proprio territorio - in alternativa alla prima - la realizzazione di una discarica di seconda categoria di tipo B (vedi delibera consiglio comunale 3 maggio 1996 n. 23);

se e quali verifiche abbia disposto in ordine all'idoneità dal sito in questione.

(4-25399)

NAPOLI. — Ai Ministri per i beni e le attività culturali e della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:

l'ente « Dante Alighieri » di Firenze ha profuso da oltre un secolo una fervida attività, all'insegna dell'identità della na­zione;

il citato Ente morale, che conta quasi 400 comitati in 60 Paesi e un centinaio in Italia, ha l'importante compito di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo;

lo Stato, con un finanziamento di appena il 15 per cento del necessario, non incoraggia il lavoro di una istituzione così estesa e rilevante;

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Atti Parlamentari - 26168 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

ancora oggi l'80 per cento delle do­tazioni dei comitati in giro per il mondo è rappresentato da una vecchia biblioteca - :

se non ritengano necessario ed ur­gente modificare la legge del 1985 ed elar­gire maggiori finanziamenti all'ente Dante Alighieri al fine di garantire la nostra lingua in Italia e nel mondo. (4-25400)

GIANCARLO GIORGETTI. - Al Mini­stro dei lavori pubblici. — Per sapere -premesso che:

il tronco viario di collegamento tra Cocquio Trevisago e Laveno Mombello (Va­rese) rappresenta una necessità profonda­mente sentita dal territorio;

tale circostanza è ulteriormente com­provata dall'esecuzione da parte della pro­vincia di Varese di opere di collegamento tra la strada provinciale n. 1 e la strada statale n. 394;

il completamento delle opere di com­petenza provinciale rischiano, in assenza di ulteriori interventi sulla rete stradale, di causare rilevanti problemi di traffico in abitato del comune di Cocquio Trevisago (Varese);

per ovviare a tali inconvenienti la provincia di Varese ha promosso con il compartimento Anas di Milano la stipula­zione di una convenzione per la realizza­zione del tronco viario per la prosecuzione della strada provinciale 1 da Cocquio Tre­visago a Laveno Mombello e collegamenti con la strada statale 394 e strada provin­ciale 69, su cui vi è la condivisione dei comuni interessati - :

quando si preveda la sottoscrizione della richiamata convenzione;

quando si possa ragionevolmente pre­vedere il finanziamento dell'opera.

(4-25401)

LEMBO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato e della sanità. — Per sapere - premesso che:

ormai da molti giorni si stanno sus­seguendo in Francia, in decine di città e

cittadine, manifestazioni di agricoltori e consumatori contro il dilagare dei super­mercati che stanno « veicolando » alimenti geneticamente modificati provenienti dagli Stati Uniti;

il 25 agosto scorso, gruppi di agricol­tori hanno addirittura saccheggiato e di­strutto un nuovo locale della « Me Donal­ds » in costruzione a Millau; ci sono stati vari arresti e il capo degli agricoltori del-l'Aveyron, José Bave, è stato trattenuto in carcere;

le manifestazioni continuano e si svolgono avendo di mira soprattutto i « Me Donalds » e si sono tenute, come l'interro­gante legge su Le Monde del 2 settembre e sul quodidiano Linea del 5 settembre scorso, a Parigi, Lione, Limoges, Grenoble, Chambéry e in tante altre città minori;

ora, come è a tutti noto, il problema degli alimenti OGM e cioè contenenti or­ganismi geneticamente modificati, è tra i più gravi e complessi dell'epoca in cui viviamo e riguarda non solo le sorti del­l'agricoltura, e più vastamente del mondo rurale di tutta Europa, ma investe la to­talità della popolazione, perché innova e « scardina » tutta le struttura tradizionale dell'alimentazione;

esso è al centro di una vera e propria « guerra commerciale » tra Europa e Stati Uniti che è in corso all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) dove gli Stati Uniti stanno tentando di imporre, contro l'Unione europea, i poderosi inte­ressi delle loro multinazionali. Non solo, in merito esiste ormai anche tutta una lette­ratura, di seria analisi e con enorme do­cumentazione. Basti qui far cenno al­l'opera più recente intitolata « Du poisson dans les fraises » (pesce nelle fragole), del famoso esperto del settore Arnaud Apo-teker, per rendersi conto di quanto sia importante e attuale, anzi incalzante, que­sto argomento che riguarda tutta la nostra alimentazione manipolata, quella che po­lemicamente, ma ormai correttamente, viene definito come il « cibo di Franke­stein »;

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Atti Parlamentari - 26169 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

sempre in Francia, per iniziativa di alcuni industriali e di oltre 2000 agricol­tori, è stata presa l'iniziativa di immettere sul mercato soia a certificazione di origine locale, garantendo i consumatori che in ogni fase del processo produttivo non viene fatto ricorso a organismi geneticamente modificati, mentre, in Italia, l'associazione dei consumatori « Codacons » ha presen­tato (fino alla data del 2 settembre scorso) in 58 procure della Repubblica, una de­nuncia per la vendita di alimenti adulterati e non indicanti esattamente sull'etichetta i componenti (cito, a titolo di esempio, che per tale associazione « è evidente che non si può ritenere soddisfatto l'obbligo di in­dicare l'ingrediente se non si precisa anche che si tratta di ingrediente naturale e non proveniente da manipolazioni geneti­che») - :

se il Governo italiano ha deciso di prendere posizione sull'argomento;

quali siano le istruzioni, se ce ne sono state, impartite ai rappresentanti italiani in merito alla posizione da tenersi presso l'Organizzazione mondiale del commercio;

quali decisioni concrete si intendano, comunque, adottare nei confronti della « Me Donalds » e delle altre catene dipen­denti da multinazionali straniere alla luce della situazione che si è determinata in Francia;

se si intendano favorire interventi di informazione preventiva (vedi etichetta­tura) e, comunque, quali provvedimenti si intendano prendere a tutela della corretta informazione del consumatore e, quel che più conta, della sua salute. (4-25402)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere -premesso che:

a seguito dell'introduzione delle nuove modalità di presentazione delle di­chiarazioni dei redditi, i professionisti abi­litati alla cosiddetta « trasmissione telema­tica » hanno l'obbligo di conservare gli originali delle dichiarazioni medesime;

la conservazione degli originali delle dichiarazioni dei redditi trasferisce i rischi di deterioramento, furto o incendio degli stessi a carico dei soggetti depositari;

appare di fatto assolutamente inevi­tabile, per i professionisti, il ricorso all'ac­quisto di idoneo armadio ignifugo al fine di garantire al meglio la conservazione dei citati documenti;

il costo di acquisto di siffatta attrez­zatura si evidenzia come elemento del tutto indesiderato nella gestione dello stu­dio professionale e che il costo stesso non può considerarsi esiguo - :

se non ritenga opportuno, e comun­que equo, concedere, ai soggetti abilitati alla cosiddetta « trasmissione telematica » delle dichiarazioni dei redditi un credito di imposta per l'acquisto di armadi ed altre attrezzature ignifughe ed antifurto da de­stinare alla conservazione degli originali delle dichiarazioni dei redditi custodite ne­cessariamente dai citati soggetti.

(4-25403)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'interno. — Per sapere - pre­messo che:

da tempo, ormai, nel quartiere 16° in Torino via Grosseto-via Sospeilo, si vive un'atmosfera di assoluta sopraffazione da parte di una criminalità, « micro » e « non micro », che ormai esercita i propri « me­stieri » non soltanto con il favore delle tenebre, ma in pieno giorno, con « specia­lizzazione » rivolta allo spaccio di sostanze stupefacenti, vendita di refurtiva di ogni tipo e rielaborazione di ciclomotori pre­sumibilmente di provenienza illecita;

da tempo i residenti invocano una decisa opera di « bonifica » integrale della zona, ma senza alcun risultato, attesa l'esi­guità delle forze dell'ordine disponibili;

la popolazione ormai vive in condi­zioni di esasperazione, essendo pressoché impossibile fruire del quartiere se non proprio a rischio e pericolo, mentre nu-

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Atti Parlamentari - 26170 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

merose autorità sono intervenute riu­scendo ad ottenere soltanto risultati prov­visori - :

quali urgenti provvedimenti si inten­dano assumere per mettere la questura di Torino nelle condizioni di svolgere opera­zioni di prevenzione e di repressione ido­nee a ripristinare la vivibilità del quartiere 16° di Corso Grosseto-via Sospello della città di Torino. (4-25404)

NAPOLI. — Al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere - premesso che:

in tutta la provincia di Reggio Cala­bria, ed in particolare nelle zone a rischio, esistono scuole che operano in pluriclassi con pochi alunni;

a Paparone, frazione dei comune di Seminara (Reggio Calabria), è stato chiuso il plesso scolastico con 17 alunni divisi in due pluriclassi;

peraltro, il numero degli alunni sa­rebbe notevolmente aumentato se la dire­zione didattica non avesse impedito l'iscri­zione di altri bambini quando ne è stata fatta richiesta;

Paparone è considerata zona di disa­gio e la presenza della scuola è servita e serve quale presidio di legalità e per i processi formativi dei bambini del luogo;

i genitori dei bambini si sono adope­rati per predisporre locali rispondenti alla normativa della legge n. 626, ma solo in prossimità dell'inizio del nuovo anno sco­lastico si sono trovati di fronte alla sop­pressione della scuola - :

se non ritenga necessario ed urgente un adeguato intervento per garantire la riapertura del plesso scolastico al fine di porre i bambini di Paparone nella piena condizione di corretta crescita formativa e civile. (4-25405)

NAPOLI. — Al Ministro per le politiche agricole. — Per sapere - premesso che:

la pesatura automatica che la Com­missione europea ha imposto ai frantoi creerà grossi problemi agli olivicoltori ca­labresi, già sufficientemente pressati dalle direttive in materia;

in particolare i piccoli e medi fran­toiani a causa delle dovute ristrutturazioni radicali con gli elevati costi subiranno no­tevoli disagi che non potranno non ribal­tarsi sui già minimo livello occupazionale del settore;

il sistema automatico di pesatura delle olive e di registrazione del peso, il contatore elettrico distinto per gli impianti di triturazione, per altro necessari per una sola campagna olearia, stanno fortemente preoccupando i titolari dei frantoi calabre­si - :

se non ritenga necessario effettuare gli opportuni interventi presso la Commis­sione europea per evitare che debbano cessare l'attività i piccoli e medi frantoiani calabresi. (4-25406)

GAZZILLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere - premesso che:

a Castel Volturno (Caserta) trovasi uno dei monumenti più antichi dell'intero litorale domizio;

trattasi di un castello di origine lon­gobarda, sito sull'antico tracciato della via Domiziana, da anni esposto alle ingiurie del clima e del tempo;

nonostante l'importanza storica e ar­tistica del monumento, non sono in corso opere di valorizzazione e di restauro della struttura;

nessuna iniziativa risulta avviata dalla soprintendenza casertana - :

se non ritenga di dover intraprendere al più presto iniziative atte ad assicurare la conservazione e la valorizzazione delle suddette importanti vestigia del passato.

(4-25407)

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Atti Parlamentari - 26171 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

GAZZILLI. — Al Ministro dell'ambiente. — Per sapere - premesso che:

Sibari, amena località del comune di Cassano allo Ionio (Cosenza), dispone di una delle più belle spiagge della costa calabrese;

purtroppo nella zona il grado di ef­ficienza dei servizi non è adeguato alle bellezze naturali;

in particolare, in corrispondenza dei tratti di spiaggia libera, si notano vistosi cumuli di rifiuti, ovviamente avvolti da insetti di ogni genere, che deturpano il paesaggio e infastidiscono i bagnanti;

detti cumuli rimangono in loco per giorni e giorni nel disinteresse generale nonostante le proteste dei malcapitati tu­risti - :

quali provvedimenti di propria com­petenza si intendano adottare per rimuo­vere i disservizi anzidetti e per reintro­durre, almeno nella futura stagione estiva, condizioni di vivibilità più accettabili e maggiormente consone al grandissimo pre­gio turistico-ambientale del comprensorio.

(4-25408)

GAZZILLI. — Al Ministro dell'ambiente. — Per sapere - premesso che:

il tratto di mare antistante la spiaggia di Sibari, frazione del comune di Cassano allo Ionio (Cosenza), è assai inquinato, come inequívocamente risulta dalla pre­senza a pelo d'acqua di una disgustosa schiumetta di colore grigiastro;

secondo le voci correnti in pubblico, il ributtante fenomeno, che penalizza for­temente i numerosi insediamenti turistici della zona e che mai si è riscontrato nelle precedenti stagioni balneari, sarebbe im­putabile da un lato all'elevatissimo inqui­namento del vicino fiume Crati e dall'altro all'irregolare funzionamento dei depura­tori esistenti nella limitrofa località La­ghi - :

quali siano le reali cause delle anzi­dette inammissibili condizioni del menzio­nato tratto di mare;

quali provvedimenti si intendano adottare tanto nella immediatezza quanto nel medio e nel lungo periodo per ripor­tare le acque di balneazione alla purezza che, appena qualche anno fa, costituiva la ragione principale del successo turistico di tutta la Sibaritide. (4-25409)

GAZZILLI. — Ai Ministri dell'interno, della sanità e dell'ambiente. — Per sapere -premesso che:

il comune di Castel Volturno (Caser­ta), a seguito dello scioglimento del civico consesso per sospette infiltrazioni crimi­nali, è amministrato da una apposita com­missione;

l'azione sin qui svolta dalla commis­sione amministratrice non è suscettibile di plauso e neppure è suscettibile di plauso, malgrado i reiterati reboanti proclami, la scarsissima attenzione sinora riservata dalie autorità governative tanto centrali quanto locali ai molteplici improcrastina­bili problemi del litorale domizio;

la presenza di prostitute e di spac­ciatori extracomunitari ha raggiunto livelli ormai insopportabili e le ripetute manife­stazioni di protesta svoltesi nella prima decade del corrente mese ne costituiscono la incontrovertibile riprova;

il degrado e il disinteresse delle isti­tuzioni sono talmente radicati e diffusi che non sorprendono più neppure le notizie di stampa (vedi Corriere di Caserta dell'11 settembre 1999) relative alle vergognose condizioni in cui versa il parco saraceno che, un tempo, era il fiore all'occhiello della località Villaggio Coppola di Pineta-mare;

il predetto parco è lasciato nel più totale abbandono poiché sacchetti di spaz­zatura, rifiuti e suppellettili di ogni genere circondano palazzi e villette;

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Atti Parlamentari - 26172 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

il quartiere è altresì infestato da topi, zecche e pidocchi e nessuno interviene - :

quali urgenti provvedimenti si inten­dano adottare affinché il parco saraceno e l'intero litorale domizio riacquistino al più presto normali condizioni di vivibilità.

(4-25410)

GAZZILLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali — Per sapere - premesso che:

la mobilità interna di cui alla circo­lare ministeriale n. 142/1999 del 18 agosto 1999 interessa numerosi lavoratori dei beni culturali residenti nella provincia di Ca­serta;

voci correnti pubblicamente e notizie di stampa assumono che molti dei predetti lavoratori saranno costretti ad allontanarsi dalle loro famiglie e dai luoghi di origine, nonostante la stabile permanenza nelle at­tuali sedi da moltissimi anni;

un simile trasferimento forzato pena­lizzerebbe la dignità e la professionalità acquisite dagli interessati e non sarebbe giustificabile in alcun modo - :

se le voci e le notizie suindicate cor­rispondano a verità;

quali interventi si intendano al più presto eseguire per scongiurare le negative conseguenze paventate dai lavoratori inte­ressati. (4-25411)

GAZZILLI. - Al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

a Santa Maria Capua Vetere e, in genere, in tutto il territorio delia provincia di Caserta, nonostante le precedenti innu­merevoli sollecitazioni dei residenti e dei parlamentari, la situazione dell'ordine pubblico continua ad essere intollerabil­mente precaria;

malgrado gli impegni solennemente assunti da autorevoli esponenti del Go­verno nelle tante riunioni celebrate ai Vi­minale e presso la Presidenza del Consiglio

dei ministri, l'unico concreto risultato sin qui ottenuto è paradossalmente la ridu­zione del tetto del lavoro straordinario retribuibile stabilito per gli appartenenti alle diverse forze dell'ordine;

intanto la criminalità continua a di­lagare e la protesta dei cittadini diviene sempre più furente e stanca;

da ultimo, va segnalata l'iniziativa dei commercianti e dei farmacisti delia città del foro i quali, come si apprende dalla stampa locale, a fronte del vertiginoso in­cremento dei furti, degli scippi e delle rapine, hanno annunciato l'intenzione di trasferirsi altrove e hanno avviato la sot­toscrizione di una petizione popolare con­tro la diffusa microcriminalità — :

se non sia il caso di revocare al più presto le recenti incongrue direttive circa il contenimento della spesa per il lavoro straordinario delle forze dell'ordine;

quali provvedimenti si intendano adottare per avviare finalmente e senza ulteriori ritardi una seria politica di con­tenimento della criminalità incalzante nella provincia di Caserta in generale e nella città di Santa Maria Capua Vetere in particolare. (4-25412)

FRATTINI. - Al Ministro dell'interno. -Per sapere - premesso che:

esiste a Bolzano una sezione polizia di Stato postale e delle comunicazioni;

tale sezione opera in collaborazione con gli uffici della rappresentanza di Bol­zano del ministero delle comunicazioni, giacché detta rappresentanza ha compe­tenza anche per la provincia di Trento;

una ulteriore, essenziale ragione giu-ridico-istituzionale per l'esistenza della se­zione polizia postale di Bolzano consiste nell'applicazione delle regole statutarie sul bilinguismo, attraverso la formazione di operatori di polizia capaci di esprimersi in italiano e in tedesco nei confronti dei cit­tadini della provincia autonoma;

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Atti Parlamentari - 26173 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

è stata ipotizzata la soppressione della sezione polizia postale di Bolzano, che verrebbe accorpata alla sezione di Trento - :

se la notizia corrisponda al vero;

se siano state considerate le gravis­sime disfunzioni connesse alla violazione dei principi del bilinguismo, che nella pro­vincia di Trento non sono ovviamente ap­plicabili;

come si intenda far fronte ai colle­gamenti istituzionali con la rappresentanza regionale dei ministero delle comunica­zioni, che ha sede solo a Bolzano e non a Trento;

se non ritenga opportuno smentire anche in forma pubblica la notizia cir­colata sul territorio provinciale di Bol­zano. (4-25413)

DI NARDO. - Ai Ministri dell'interno e della difesa. — Per sapere - premesso che:

la penisola sorrentina, gode di fama di realtà tranquilla sotto il profilo dell'or­dine pubblico e vanta una sorta di inden­nità rispetto ad una serie di preoccupanti fenomeni malavitosi che pure vedono in­teressata larghissima parte della provincia di Napoli;

tale sopra menzionata tranquillità rappresenta uno dei punti cardine per l'immagine di una realtà turistica di rile­vanza internazionale;

negli ultimi tempi, purtroppo, a dif­ferenza del passato, si è registrato un preoccupante incremento di episodi ricon­ducibili nell'ambito dei cosiddetti fenomeni micro-delinquenziali;

proprio negli scorsi giorni, ad esem­pio, il comando di polizia municipale di Sorrento si è proficuamente adoperato per consentire l'arresto di due latitanti mila­nesi che avevano appena svaligiato alcuni esercizi commerciali del centro storico;

in effetti l'episodio - che pure ha trovato ampia cassa di risonanza su quasi

tutti i giornali ed in varie edizioni nazio­nali dei telegiornali della Rai e della Me-diaset - rappresenta solo uno dei casi più eclatanti rispetto ad un repertorio che giorno dopo giorno si arricchisce, malau­guratamente di fenomeni tipici di una realtà degradata e controllata in maniera tanto insufficiente quanto inadeguata;

di fatto nella Terra delle sirene non è più infrequente venire a conoscenza di rapine; di furti d'ogni genere di veicolo; di razzie consumate all'interno di apparta­menti e di negozi; dei sempre più ricor­renti tentativi miranti ad allestire centrali specializzate nello spaccio di sostanze stu­pefacenti;

come se non bastasse, soprattutto du­rante il periodo estivo, si succedono episodi di violenza che sfociano in risse ambien­tate nelle zone centrali dei comuni della costiera;

per effetto dell'escalation microdelin­quenziale la popolazione residente vive una atmosfera di crescente apprensione;

a testimonianza di quanto appena affermato si fa presente che nei prossimi giorni sarà depositata agli atti del muni­cipio di Sorrento una proposta di delibera da sottoporre al vaglio del consiglio comu­nale che reca la firma di svariate centinaia di cittadini;

nell'appena citata proposta di deli­bera promossa - nelle forme e nei modi di legge - da privati cittadini, tra l'altro, si legge che « negli ultimi anni i cittadini e gli ospiti della città di Sorrento hanno dovuto assistere inermi all'incremento di ogni ge­nere di espressione malavitosa in zona;

per effetto di una poco efficace lotta ai fenomeni considerati espressione della cosiddetta « microdeiinquenza » il numero di furti di motorini, così come all'interno di appartamenti è aumentato nel tempo in misura esponenziale;

di recente perfino il numero di rapine - o tentate tali - ha assunto una tale consistenza da far ritenere che non si tratti più di fenomeni sporadici ed eccezionali;

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Atti Parlamentari - 26174 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

malgrado il giustificato senso di in­quietudine nutrito dalla cittadinanza resi­dente e da ospiti più o meno occasionali, le autorità non provvedono a porre in essere più efficaci ed efficienti servizi di sorveglianza del territorio;

a parziale giustificazione di quanto sopra premesso c'è da sottolineare che, specie nel periodo estivo, gli organici ed i mezzi delle forze dell'ordine risultano pa­lesemente troppo esigui rispetto alla con­formazione geomorfologica del territorio, così come insufficienti ed inadeguati se rapportati non solo alla popolazione resi­dente (o stanziale che dir si voglia), ma anche a quella fluttuante (o pendoiaristica) ed a quelle dei turisti e dei villeggianti. Ciò, naturalmente senza tenere conto dell'ac­cresciuto numero di incombenze che gra­vano sui tutori dell'ordine pubblico e della sempre più accentuata richiesta di specia­lizzazione in troppe materie;

resta il fatto che la frequenza e la quantità dei reati considerati tecnicamente « contro il patrimonio » è tale che la nostra realtà non è più annoverabile tra quelle « oasi di tranquillità e di pace » che vice­versa dovrebbero caratterizzare non solo una realtà turistica di fama internazionale quale è, per l'apppunto, Sorrento, ma qual­sivoglia comunità civile »;

nella stessa proposta di deliberazione - di cui si sono appena riportati ampi stralci - viene esplicitamente previsto « di invitare altresì il Ministero dell'interno e per esso il prefetto di Napoli e quant'altri titolati ad intervenire affinché sia assicu­rato tanto un più proficuo controllo del territorio quanto una significativa azione di sorveglianza sui treni della Circumve­suviana ed in corrispondenza con le poche strade di accesso alla penisola. In tale ambito, inoltre, si ipotizza di conferire alla giunta municipale specifico mandato af­finché vengano inoltrate opportune istanze per richiedere necessari potenziamenti de­gli organici e dei mezzi a disposizione delle Forze dell'ordine preposte ad intervenire in costiera»;

i sottoscrittori del documento conclu­dono con il richiedere di dare mandato alla

giunta municipale affinché la stessa adotti, promuova o solleciti ad horas tutti i prov­vedimenti utili, necessari ed indispensabili per restituire alla città di Sorrento una più decorosa immagine e garantire ai residenti e ad ogni genere di ospite un minimo di tranquillità;

nelle scorse ore, a prescindere dalla lotta alla delinquenza, si è verificato un episodio di una gravità inaudita;

per effetto di un'ennesima frana lungo la strada statale 145, le autorità locali, infatti, nel richiedere alla polizia stradale di intervenire per presidiare la zona oggetto dello smottamento, si sono sentite rispondere che tutte le risorse umane disponibili erano impegnate per il controllo del rientro dei vacanzieri lungo le autostrade e che pertanto, pur di fronte ad una situazione di alto rischio, non era possibile assicurare alcun tipo di collabo­razione - :

se non ritenga inderogabile un inter­vento per il potenziamento degli organici e dei mezzi a disposizione delle Forze del­l'ordine della penisola sorrentina;

quali azioni si intendano concreta­mente porre in essere con la massima urgenza per fare in modo che la realtà considerata non solo possa recuperare la sua immagine e la sua fama di « oasi di pace e di tranquillità » ma possa garantire altresì alla popolazione residente ed ai suoi ospiti quelle condizioni di vivibilità che sono tipiche del vivere civile;

quali siano, infine, le azioni che si intendono promuovere per far sì che, in concreto la popolazione residente, gli ope­ratori economici della zona e quanti ab­biano interesse a trascorrere le proprie vacanze a Sorrento non maturino un senso di insicurezza particolarmente nocivo per l'ordine pubblico. (4-25414)

DI NARDO. - Al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

lo scorso 25 agosto nella « Ca' Noghe-ra », nei pressi di Tessera, è stata inaugu­rata la terza sede del casinò di Venezia;

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Atti Parlamentari - 26175 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

gli organi di informazione, nel dare ampia rilevanza all'avvenimento hanno avuto modo, tra l'altro, di evidenziare che la struttura costata una ventina di miliardi di lire, consentirà il conseguimento di un utile di circa 50/60 miliardi di lire all'anno, grazie alla disponibilità di circa 800 po­stazioni gioco;

in realtà, l'apertura della terza sede della casa da gioco di Venezia nasce da una espedientistica e discutibilissima interpre­tazione delle disposizioni di legge;

in effetti il comune di Venezia usu­fruisce dei benefici del regio decreto 16 luglio 1936, n. 1404 (che altro non è se non l'estensione alla realtà lagunare del prece­dente Regio decreto 22 dicembre 1927 n. 2448 recante provvedimenti a favore del comune di San Remo);

stando al testo della disposizione le­gislativa originaria « È data facoltà al mi­nistero per l'interno di autorizzare, anche in deroga alle leggi vigenti, purché senza aggravio per il bilancio dello Stato, il co­mune di San Remo (e per estensione quello di Venezia) ad adottare tutti i provvedi­menti necessari per poter addivenire al­l'assestamento del proprio bilancio ed alla esecuzione delle opere pubbliche indilazio­nabili »;

al riguardo all'interrogante viene spontaneo domandarsi quali siano le al­chimie finanziarie poste in essere dai co­muni di San Remo e di Venezia se, a distanza di oltre sessanta anni dalla pro­mulgazione dei citati regi decreti, non si sia ancora riusciti ad assestare i rispettivi bi­lanci e ad eseguire quelle che, all'epoca, erano considerate come opere pubbliche indilazionabili;

a prescindere dalle considerazioni ap­pena formulate non si comprende come dall'originaria autorizzazione del ministero dell'interno, il comune di Venezia abbia potuto dar vita ad una sorta di « clona­zione » della stessa ed aprire ben tre sedi di case da gioco;

l'inaugurazione del casinò di cui alla presente interrogazione, rappresenta ad

avviso dell'interrogante un atto di protervia che peraltro finisce con il comportare, ancora una volta, una ingiustificata mor­tificazione per tutte quelle località che (specie nel Mezzogiorno) da tempo atten­dono di essere autorizzate ad allestire strutture analoghe sul proprio territorio;

la materia della regolamentazione del gioco d'azzardo, malgrado gli espliciti ri­chiami della Corte costituzionale, ed i mille tentativi che pure si sono registrati in tutte le legislature, continua a non essere esa­minata finendosi, di fatto ad avviso del­l'interrogante con il sancire un regime di ingiustificato monopolio in favore di realtà dell'Italia settentrionale;

il fatto che il « moralismo » dello Stato rispetto al fenomeno delle scom­messe è una mera espressione di « faccia­ta » è testimoniato dal proliferare di con­corsi e lotterie (Lotto, Superenalotto, To­tocalcio, Totogol, Totosei, « Gratta e vinci » eccetera) che si susseguono nel disperato tentativo di recuperare fondi;

l'utilizzo di giochi come quello delle slot-machine, in ogni caso (sebbene for­malmente comporti la corresponsione di vincite in denaro) viene consentito perfino nei bar;

di fatto chiunque può dedicarsi al gioco d'azzardo, in barba alle vigenti di­sposizioni di legge, utilizzando il canale delle comunicazioni informatiche (leggi In­ternet);

a tale ultimo riguardo l'interrogante, assieme all'onorevole Acierno, ha già avuto modo di presentare una articolata propo­sta di legge;

ad avviso dell'interrogante il dibattito sulla regolamentazione del gioco d'azzardo non può più essere improntato esclusiva­mente sulle preoccupazioni relative all'or­dine pubblico (peraltro i fenomeni come quelli dei tentativi di infiltrazioni malavi­tose o di riciclaggio di denaro sporco pos­sono essere affrontati e combattuti ade­guatamente), ma deve necessariamente te­nere conto dei positivi risvolti sul piano

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Atti Parlamentari - 26176 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

dell'offerta sul mercato occupazionale, nonché sotto il profilo della qualificazione dell'offerta turistica;

l'assenza di un adeguato numero di case da gioco distribuite equamente su tutto il territorio nazionale finisce, para­dossalmente, con il generare le condizioni per la nascita di bische clandestine;

queste ultime - come si è già avuto modo di evidenziare in altra proposta di legge sottoscritta dall'interrogante assieme all'onorevole Acierno - non solo sono uno strumento di finanziamento di altre atti­vità illecite, ma anche mezzo di corruzione e di ricatto che consente di avvicinare, « spennare » e poi ricattare personaggi im­portanti ed insospettabili della vita pub­blica ai vari livelli, ottenendo quindi omertà e coperture nell'apparato pubblico attraverso le quali, spesso, si costruiscono carriere criminali di grosse dimensioni;

l'abbattimento delle barriere doganali con gli altri paesi europei mette in evi­denza il contrasto evidente tra la legisla­zione italiana e quella degli altri partners internazionali - :

in virtù di quali espedienti è stata consentita o viene tollerata l'apertura della terza sede del casinò di Venezia;

se al riguardo, in ossequio a quanto previsto dai regi decreti 22 dicembre 1927, n. 2448, e 16 luglio 1936, n. 1404, esista o meno una specifica autorizzazione del mi­nistero dell'interno che consenta l'apertura di più sedi di una medesima casa da gioco;

se l'esigenze di « assestamento di bi­lancio » e la realizzazione di opere pub­bliche indilazionabili riguardino solo i co­muni di San Remo e di Venezia;

quali siano i motivi che impediscono di legiferare in maniera esaustiva e peren­toria in materia di regolamentazione del gioco d'azzardo;

quali siano i motivi per i quali, in ogni caso, si continuano a privilegiare ingiusti­ficatamente le località dell'Italia settentrio­nale quali sedi ideali per l'istituzione di case da gioco;

come si intenda combattere in ma­niera incisiva il fenomeno delle bische clandestine;

come si intenda regolamentare la ma­teria del gioco d'azzardo che viene con­sentito mediante l'accesso a siti Internet;

quali siano - a prescindere dalla pro­mulgazione di disposizioni che consentano l'apertura di nuove case da gioco nelle loca­lità che storicamente chiedono di ottenere tale privilegio - le misure legislative che si intendono promuovere per io sviluppo del­l'occupazione, la qualificazione dell'offerta ed il miglioramento delle strutture nelle località turistiche del Mezzogiorno.

(4-^5415)

DE CESARIS. - Al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

dal 1994, opera, in via dei Sestili, nella X circoscrizione di Roma, un Sert che assiste circa 150 tossicodipendenti con somministrazione di metadone e circa altri 20 con psicoterapia;

dalle cifre a disposizione sull'inci­denza del problema droga nella città di Roma, si può evincere che esiste una po­polazione di tossicodipendenti nella sud­detta circoscrizione di circa 1500 persone e che il Sert, pertanto, assicura una assi­stenza, come nel resto della città, sicura­mente molto inferiore alle necessità;

ultimamente è stato avviato un pro­getto pilota, promosso dalla regione Lazio, per un centro di accoglienza;

tale progetto, entrato recentemente nella fase operativa, prevede l'accoglienza di 8 tossicodipendenti dalle 11 alle 16 e altri 8 durante la notte;

tale progetto, le cui finalità sono senz'altro positive, nella sua concreta at­tuazione ha reso evidenti alcune incon­gruenze che hanno determinato preoccu­pazione e proteste tra la cittadinanza;

il suddetto Sert, infatti, è ubicato af­fianco a un asilo nido ed è inserito in una

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Atti Parlamentari - Itili - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

zona densamente abitata e scarsamente illuminata dove è assente una costante e puntuale vigilanza delle forze dell'ordine;

la mancata vigilanza ha favorito lo stazionamento nelle vicinanze di persone dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti e, conseguentemente, il verificarsi di epi­sodi di microcriminalità che hanno creato diffusa preoccupazione e proteste tra i cittadini;

è in atto un confronto tra i rappre­sentanti dei cittadini del quartiere, l'Am­ministrazione comunale, la X circoscri­zione, la Asl e i responsabili del progetto per studiare tutte le soluzioni, compresa una diversa ubicazione del servizio, che possono consentire di portare avanti i po­sitivi progetti di recupero e reinserimento per i tossicodipendenti e al tempo stesso garantire la tranquillità e la sicurezza dei cittadini;

tale confronto richiede un tempo ne­cessario alla individuazione dei luoghi di­sponibili e delle risorse economiche neces­sarie, non rappresentando una soluzione il mero spostamento del servizio in altra zona con medesime problematiche, fatto che costituirebbe un mero artificio per spostare il problema altrove, fornendo così una risposta demagogica ed inefficace;

l'eventuale ripetersi di episodi di mi­crocriminalità diffusa e di disagio sociale rischiano di inasprire ulteriormente la si­tuazione con grave danno sia della sicu­rezza dei cittadini che del proseguimento del progetto di recupero e reinserimento dei tossicodipendenti;

il problema della vigilanza e della repressione degli episodi di microcrimina­lità diviene fondamentale sia al fine di garantire la sicurezza dei cittadini sia per consentire lo sviluppo dei progetti più in­novativi per il recupero dei tossicodipen­denti - :

se non ritenga opportuno, in attesa della conclusione della discussione in corso, disporre urgentemente, anche, se necessario, attraverso un forte potenzia­mento del commissariato di zona, una co­

stante e puntuale vigilanza della zona al fine di impedire l'addensarsi attorno alla sede attuale del Sert di via dei Sestili di spacciatori di droga e di prevenire il ripe­tersi di fenomeni di microcriminalità che stanno facendo crescere la preoccupazione tra i cittadini. (4-25416)

RISARI e RIVA. - Al Ministro delle comunicazioni — Per sapere - premesso che:

il provvedimento di concessione delle frequenze televisive nazionali appena va­rato dal ministero delle comunicazioni prevede di assegnare, oltre alle otto « con­cessioni » già previste, altre due « autoriz­zazioni » per altrettante emittenti nazionali sia pur a titolo provvisorio fino a che non siano maturi i tempi per la trasmissione via satellite dei programmi delle stesse;

tale possibilità si concretizzerà in tempi decisamente molto lunghi con con­seguente penalizzazione delle reti locali che si troveranno a fare i conti con un'ul­teriore riduzione degli spazi a disposizione;

le moltissime emittenti squisitamente locali (quelle con copertura inferiore al 70 per cento del territorio regionale) con il regolamento approvato resterebbero anche tagliate fuori dal riparto delle apposite provvidenze, nonostante queste ultime svolgano un insostituibile e prezioso ser­vizio pubblico per le comunità locali;

alla luce della sopracitata situazione le emittenti locali si trovano doppiamente e nuovamente sacrificate sia in termini di frequenze a disposizione, per permettere alle due citate emittenti nazionali di pro­seguire a trasmettere in attesa del trasfe­rimento sul satellite, sia in termine di accesso alle apposite provvidenze — :

se non intenda apportare con la massima urgenza le necessarie modifi­che per evitare la pesante ricaduta ne­gativa che tali provvedimenti hanno nei confronti dell'emittenza locale, che svolge nel nostro paese un'attività non solo cronologicamente anteriore alla na-

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Atti Parlamentari - 26178 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

scita degli stessi network nazionali, ma un servizio pubblico di grande rilevanza e pubblica utilità, presenza che neces­sita di essere integralmente riconosciuta e non penalizzata nel confronto con il comparto nazionale. (4-25417)

STUCCHI. — Ai Ministri dei lavori pub­blici e dell'ambiente. — Per sapere - pre­messo che:

la scorsa settimana è stato riaperto al traffico, in modo completo, su due corsie per ogni senso di marcia, il tratto dell'asse interurbano di Bergamo compreso tra la frazione Colognola e l'incrocio di Curna-sco;

tali lavori si sono conclusi dopo enormi ritardi ma, all'atto della riapertura al traffico di tale strada, non risultavano ancora compiuti alcuni interventi di tutela della sicurezza stradale che interessano sia gli automobilisti sia i cittadini residenti a pochi metri dal tracciato stradale;

in particolare, per questi ultimi, le numerose famiglie residenti lungo la via Grumellina, le cui abitazioni sono proprio a ridosso del tracciato stradale, lamentano il mancato posizionamento di barriere pro­tettive che possano impedire che gli auto­veicoli, a causa anche di una semplice sbandata, cadendo dalla scarpata creata dall'innalzamento della nuova strada, fini­scano direttamente sopra le loro autori­messe piuttosto che direttamente nei loro giardini o cortili;

inoltre gli stessi lamentano il mancato posizionamento delle barriere fonoassor­benti e di limitazione dall'inquinamento atmosferico che, alla luce dell'elevato vo­lume di traffico quotidiano e della notevole velocità dei mezzi in transito, risultano indispensabili per ottenere un'accettabile tutela da questi fattori inquinanti;

l'interrogante ha avuto modo di veri­ficare di persona lo stato di reale disagio vissuto da questi cittadini - :

per quale motivo non si sia provve­duto alla posa delle barriere di protezione

stradale, acustica e ambientale per la tu­tela dei cittadini in questione, e se in tal modo non risultino superati i limiti con­sentiti dalla vigente normativa in materia di inquinamento acustico;

se non ritenga necessario intervenire con urgenza, per quanto di propria com­petenza, al fine dell'immediata posa di tutte le protezioni mancanti. (4-25418)

Apposizione di una firma ad una risoluzione in Commissione.

La risoluzione in Commissione Cava­lieri n. 7-00787, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 1999, è stata successivamente sottoscritta anche dal deputato Calzavara.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Bor-ghezio n. 3-04139, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settem­bre 1999, deve intendersi sottoscritta an­che dal deputato Santandrea.

L'interrogazione a risposta orale Man­tovano n. 3-04145, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settem­bre 1999, deve intendersi sottoscritta an­che dal deputato Gramazio.

L'interrogazione a risposta orale Selva n. 3-04193, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 1999, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlo Pace.

L'interrogazione a risposta orale Spini n. 3-04214, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 1999, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rizza.

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Atti Parlamentari - 26179 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

interrogazione a risposta orale Pre-stigiacomo n. 3-04206 del 10 settembre 1999;

interrogazione a risposta orale Soro e Giovanni Bianchi n. 3-04208 del 10 set­tembre 1999.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

interrogazione a risposta scritta Pi-scitello n. 4-25270 del 10 settembre 1999 in interrogazione a risposta orale n. 3-04210;

interrogazione a risposta scritta Ale­manno n. 4-25271 del 10 settembre 1999 in interrogazione a risposta orale n. 3-04213;

interrogazione a risposta scritta Spini n. 4-25373 del 10 settembre 1999 in in­terrogazione a risposta orale n. 3-04214.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato B ai resoconti della se­duta del 17 giugno 1999, a pagina 25167, prima colonna (interrogazione Bergamo n. 4-24504), dalla prima alla seconda riga deve leggersi: « BERGAMO — Al Ministro dell'interno. — Per sa­pere - premesso che: », e non « BER­GAMO — Al Ministro di grazia e giu­stizia. — Per sapere - premesso che: », come stampato.

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 1999, a pagina 25995, prima colonna, interpellanza Pecoraro Scanio n. 2-01911, deve intendersi come

interpellanza e non interpellanza urgente ex articolo 138-bis del regolamento, come stampato.

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 1999, a pagina 25995, prima colonna, interpellanza Garra n. 2-01912, deve intendersi come interpellanza e non interpellanza urgente ex articolo 138-bis del regolamento, come stampato.

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 1999, a pagina 26009, dalla ventiduesima alla quarantaduesima riga della prima colonna e dalla prima alla dodicesima riga della seconda colonna, deve leggersi:

« Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:

il comunicato del 24 agosto 1999 del Ministro della difesa senatore Scognami-glio sulla destituzione del generale Celen-tano dal comando della brigata Folgore non chiarisce assolutamente nulla, sembra anzi confermare l'allontanamento dell'alto ufficiale tra poche settimane, contraria­mente alla normale aspettativa di un altro anno di comando della brigata;

in un'intervista apparsa lo stesso giorno sul Corriere della Sera il Sottose­gretario alla difesa onorevole Gianni Ri-vera si dice « stupito della rimozione del generale Celentano dal comando della bri­gata Folgore, notizia appresa dai giornali »;

il Capo di Stato Maggiore della difesa, generale Arpiño, si è detto a sua volta all'oscuro del provvedimento;

il maldestro e poco motivato atteg­giamento del Governo e le speculazioni politiche di gruppi della maggioranza hanno creato una situazione di confusione nelle forze armate, vittime in questi giorni di una forsennata campagna di denigra­zione e delegittimazione — :

chi abbia deciso la destituzione del generale Celentano e se il Presidente del

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Atti Parlamentari - 26180 - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Consiglio dei ministri ed il Capo di Stato Maggiore della difesa hanno avallato o meno tale decisione.

(2-01918) "Giovanardi". »,

e non

« GIOVANARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere -premesso che:

il comunicato del 24 agosto 1999 del Ministro della difesa senatore Scognami-glio sulla destituzione del generale Celen­tano dal comando della brigata Folgore non chiarisce assolutamente nulla, sembra anzi confermare l'allontanamento dell'alto ufficiale tra poche settimane, contraria­mente alla normale aspettativa di un altro anno di comando della brigata;

in un'intervista apparsa lo stesso giorno sul Corriere della Sera il Sottose­

gretario alla difesa onorevole Gianni Ri­vera si dice « stupito della rimozione del generale Celentano dal comando della bri­gata Folgore, notizia appresa dai giornali »;

il Capo di Stato Maggiore della difesa, generale Arpino, si è detto a sua volta all'oscuro del provvedimento;

il maldestro e poco motivato atteg­giamento del Governo e le speculazioni politiche di gruppi della maggioranza hanno creato una situazione di confusione nelle forze armate, vittime in questi giorni di una forsennata campagna di denigra­zione e delegittimazione - :

chi abbia deciso la destituzione del generale Celentano e se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Capo di Stato Maggiore della difesa hanno avallato o meno tale decisione. (3-04137)»

come stampato.

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Camera dei Deputati Atti Parlamentari - I -

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA

RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANGHINONI. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

in data 12 febbraio 1998, il Collabo­ratore di cancelleria con VII qualifica fun­zionale della pretura di Mantova sezione distaccata di Castiglione delle Stiviere, si­gnor Salvatore Inserra, nato a Benevento il 5 maggio - facendo riferimento ad una recentissima pubblicazione di posti vacanti di collaboratore di cancelleria - chiedeva di essere trasferito in altra sede di prefe­renza indicando tre alternative;

con comunicazione datata 16 luglio 1998 il signor Salvatore Inserra veniva proposto per il trasferimento alla pretura circondariale di Civitavecchia (dallo stesso indicata comma 2° preferenza) e con suc­cessiva comunicazione del 7 agosto 1998 il ministero di grazia e giustizia con Pdg 3 agosto dalla comunicazione allo stesso In­serra dell'avvenuto trasferimento in Civi­tavecchia;

la comunicazione dell'avvenuto tra­sferimento, del 7 agosto 1998, non conte­neva alcuna prescrizione o condizione ri­guardante la presa in possesso del nuovo ufficio, se non quella del visto del provve­dimento da parte dell'ufficio centrale del bilancio presso il ministero di grazia e giustizia: e da informazioni telefoniche for­nite all'interessato, questi apprendeva che il possesso sarebbe stato perfezionato con tale visto nel mese di ottobre 1998;

di talché sulla base di quanto garan­tito dal Ministero, la moglie del signor Salvatore Inserra dipendente dell'Ussl di Mantova richiedeva ed otteneva il trasfe­

rimento presso la corrispondente Ussl di Civitavecchia, ed i coniugi hanno provve­duto a vendere la loro abitazione a Man­tova ed a stipulare un preliminare di ac­quisto per altra abitazione in Civitavecchia ove si sono già trasferiti la moglie con i figli (già iscritti alla scuola di Civitavecchia);

è evidente la massima urgenza del signor Salvatore Inserra nel vedersi con­fermato il trasferimento in Civitavecchia appunto già comunicato con Pdg 3 agosto 1998 - :

quali siano i motivi che stanno ritar­dando la formalità del visto da parte del­l'ufficio centrale del bilancio, per dare definitivamente effetto al già appreso prov­vedimento di trasferimento che - se non sarà preso definitivamente nei prossimi giorni - recherà come comprensibile gra­vissimo pregiudizio alle legittime aspetta­tive del signor Salvatore Inserra;

se sia possibile attivare gli uffici af­finché la pratica di trasferimento del col­laboratore di cancelleria signor Salvatore Inserra dalla pretura circondariale di Mantova, sezione distaccata di Castiglione delle Stiviere a quella di Civitavecchia possa definitivamente concludersi il più velocemente possibile. (4-20490)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata, la competente Direzione Generale ha rappresentato che il Sig. Sal­vatore Inserra è stato trasferito dalla Se­zione distaccata di Castiglione delle Stiviere della Pretura circondariale di Mantova alla

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Atti Parlamentari - II - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Pretura circondariale di Civitavecchia con P.D.G. 3 agosto 1998.

Il trasferimento non è stato immediata­mente eseguito perché il predetto collabo­ratore era Vunico in servizio nella citata Sezione distaccata.

La predetta Direzione Generale ha poi fatto presente che il Sig. Inserra ha assunto possesso nel Tribunale di Civitavecchia il 29.3.1999, avendo ormai assunto questa Amministrazione nuovi collaboratori di cancelleria anche per il distretto di Brescia.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

APOLLONI. — Ai Ministri per le pari opportunità e del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere - premesso che:

in data 31 luglio 1997 scade il termine per la richiesta di agevolazioni per l'ac­cesso all'imprenditoria femminile;

come al solito, le complicazioni di natura burocratica non sono mancate nemmeno in questo caso;

tuttavia, non sono mancati nemmeno gli alti costi che stanno caratterizzando l'iter di presentazione delle domande;

secondo un'indagine della Cgia di Me­stre (Venezia), la spesa media per la pre­disposizione della domanda di accesso ai fondi dell'imprenditoria femminile am­monta in media a circa un milione, e tutto ciò grazie all'eccesso di burocrazia che caratterizza la domanda di contributo;

a conferma di quanto affermato, basti pensare che viene richiesta la compilazione di un apposito formulario, di dettagliate relazioni sull'iniziativa e sull'idea di im­presa, di bilanci consuntivi e previsionali, del piano di copertura finanziaria, di una perizia giurata da parte di un tecnico;

inoltre, come se ciò non fosse già abbondantemente sufficiente, viene richie­sta una perizia giurata, asseverata e sot­toscritta da un ingegnere o da un perito industriale iscritti ai rispettivi albi profes­sionali ed esterni alla struttura dell'im­presa, nonché un'apposita certificazione da

parte di un dottore commercialista iscritto all'albo, oppure ragioniere commercialista, che attesti l'effettività e la regolarità do­cumentale di quanto dichiarato;

denuncia della Cgia troverebbe con­ferma anche dal fatto che la richiesta media delle prime istanze presentate co­prirebbe già i 46,8 miliardi stanziati dalla legge - :

se conferma il dato reso noto dalla Cgia di Mestre;

in caso quanto dichiarato dalla Cgia di Mestre corrispondesse a verità, se non ritenga le suddette condizioni eccessiva­mente onerose, degne dunque dell'attuale penoso stato del sistema burocratico ita­liano. (4-12085)

RISPOSTA. — Nell'interrogazione si solleva la questione relativa alle complicazioni di natura burocratica e agli alti costi legati alla presentazione delle domande per l'accesso alle agevolazioni previste per l'imprenditoria femminile. Viene in particolare citata un'in­dagine della Cgia di Mestre che ha quanti­ficato in circa un milione la spesa media per la predisposizione della domanda di accesso ai fondi. Tali costi sarebbero legati alle modalità previste per le richieste, conside­rate eccessivamente complicate, e alla ne­cessaria presentazione di una perizia giu­rata, asseverata e sottoscritta da un inge­gnere o da un perito industriale, nonché di un'apposita certificazione da parte di un commercialista.

L'interrogante chiede conferma del dato reso noto dalla Cgia di Mestre e chiede inoltre un parere in merito alla eccessiva onerosità delle procedure previste.

Le questioni sollevate riguardano un punto chiave dell'indirizzo politico del Go­verno. Il Dipartimento per le pari oppor­tunità è, infatti, sin dalla sua istituzione, impegnato a promuovere e sostenere l'im­prenditorialità femminile.

La Direttiva 27 marzo 1997 del Presi­dente del Consiglio dei Ministri «Azioni volte a promuovere l'attribuzione di poteri e responsabilità alle donne, a riconoscere e garantire libertà di scelte e qualità sociale a

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Atti Parlamentari - III - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

donne e uomini », al suo punto 6, mira a valorizzare l'imprenditorialità femminile. Si tratta di un fenomeno in continua crescita, abbastanza diffuso, basato su microattività di tipo individuale e fortemente concentrato nel terziario. Sono guidate da donne il 35 per cento delle nuove imprese giovanili e sono autonome il 24 per cento delle lavo­ratrici italiane. L'iniziativa imprenditoriale femminile si presenta, dunque, come poten­ziale occupazione e realtà economica in espansione. Per queste ragioni si indica l'obiettivo di potenziare e incentivare le ini­ziative tese a creare autoimprenditorialità, anche attraverso una riflessione sulla fase di prima applicazione della legge n. 215192, nonché sostenendo e garantendo standard di qualità alle esperienze di privato sociale.

Nell'ambito di intervento in materia di imprenditorialità femminile sono stati isti­tuiti, presso il Dipartimento per le pari opportunità, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 febbraio 1997 la com­missione per la promozione e lo sviluppo dell'imprenditorialità femminile e l'osserva­torio per l'imprenditoria femminile.

La prima ha il compito di esaminare la corretta attuazione delle normative, degli orientamenti governativi e dei programmi comunitari volti alla promozione e allo sviluppo dell'imprenditoria.

L'osservatorio si occupa invece di seguire l'attuazione degli interventi legislativi e dei programmi governativi, locali e comunitari, rilevanti ai fini della promozione delle pari opportunità in materia di imprenditoria, di curare l'adozione di programmi specifici con il fine di facilitare la diffusione sul territorio della conoscenza delle risorse di­sponibili e, infine, propone alle autorità competenti iniziative per la promozione di nuova imprenditorialità femminile.

L'intervento agevolativo a favore dell'im­prenditoria femminile si inserisce in un contesto normativo caratterizzato da un modello organizzativo e procedurale ed. se­miautomatico, di tipo « a bando » con gra­duatoria dei progetti istruiti direttamente dal MICA.

Per questi motivi il regolamento di at­tuazione della legge n. 215192 (decreto mi­nisteriale 5.12.96 n. 706) prevede il ricorso

alle autodichiarazioni delle imprenditrici, per quanto riguarda i requisiti soggettivi ed oggettivi per l'accesso alle agevolazioni, de­mandando alla certificazione ed alla perizia giurata l'accertamento degli aspetti econo­mici e finanziari dell'impresa. La certifica­zione e la perizia giurata avallano le di­chiarazioni rese dall'imprenditrice solle­vando l'Amministrazione dall'onere di dover acquisire e verificare una serie di prove documentali relative alla sussistenza della validità tecnica ed economica del progetto.

Il regolamento di attuazione stabilisce che ai fini della concessione delle agevola­zioni venga trasmessa al Ministero una do­manda di ammissione redatta secondo uno schema allegato al regolamento (tale mo­dulo di domanda può essere fotocopiato dalla Gazzetta Ufficiale, può essere reperito gratuitamente presso le Camere di Commer­cio, le Banche, le associazioni di categoria o scaricato da INTERNET), corredato da una certificazione rilasciata dal presidente del collegio sindacale o, in mancanza di questo, da un professionista iscritto all'albo dei commercialisti o a quello dei ragionieri o periti commerciali e da una perìzia giurata, asseverata, sottoscritta da un ingegnere o da un perito industriale che attesti la validità tecnica del progetto e la congruità dei costi esposti.

Il Governo, anche grazie alle sollecita­zioni ricevute dalle parti sociali, è consa­pevole delle difficoltà e della onerosità di tale procedura. Il Dipartimento per le pari opportunità, in collaborazione con il Di­partimento per la funzione pubblica e con il Ministero dell'industria, sta lavorando per semplificare le procedure e permettere l'esplicazione della piena efficacia all'inter­vento normativo in oggetto. A tal fine è in corso di preparazione un nuovo testo di regolamento, finalizzato a semplificare e ra­zionalizzare il procedimento relativo agli interventi in favore dell'imprenditoria fem­minile anche allo scopo di abbattere dra­sticamente i costi di predisposizione del progetto e di presentazione della domanda.

Il Ministro per le pari opportu­nità: Laura Balbo.

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Atti Parlamentari - IV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

APOLLONI. - Al Ministro per la fun­zione pubblica e gli affari regionali. — Per sapere - premesso che:

per la realizzazione dell'acquedotto lungo il tratto Valdastico-Lastebasse (Vi­cenza), al fine di sviluppare una rete che porti acqua a Tonezza del Cimone (Vicen­za), sono necessari 5 miliardi;

l'opera si configura nel quadro dello sviluppo dell'Altipiano di Tonezza - :

se il Ministero interrogato sia al cor­rente della necessità del comune di To­nezza di ottenere tale proseguimento di acquedotto e del relativo costo per la rea­lizzazione dell'opera;

se il Ministero interrogato sia a co­noscenza di ostacoli che non consentono la realizzazione di tale opera;

se il Ministero interrogato ritenga in­vece opportuno favorire tale opera proget­tata al fine di garantire un valido servizio ad un comune appartenente a zona mon­tana. (4-18896)

RISPOSTA. — In riferimento all'interroga-zione presentata da notizie acquisite dalla Regione Veneto si riferisce all'interrogante che nel luglio del 1980, è stato redatto il primo studio riguardante l'acquedotto del­l'Alta Valle dell'Astico; si trattava di un Piano Programma a cui fece seguito il Pro­getto Generale redatto negli anni 1983-1984.

L'obiettivo mirava a costruire un acque­dotto consortile per la vallata dell'Alto Astico limitato ai Comuni di Lastebasse, Pedemonte, San Pietro Valdastico, Tonezza e Arsiero, che andasse a sostituire gradual­mente i numerosi piccoli acquedotti esi­stenti alimentati da una miriade di sorgenti di scarsa portata.

Nel 1983 è stato redatto il primo lotto dei lavori di costruzione dell'acquedotto del­l'Alta Valle dell'Astico mediante finanzia­mento CEE Feoga.

Con tale progetto è stata realizzata l'ad-duttrice di fondo valle nel tratto compreso fra il serbatoio Busatti (collegato alla sor­gente posta a quota 590 m.s.m.) e la località Casotto.

È stato quindi possibile alimentare la parte bassa del Comune di Lastebasse, il Comune di Pedemonte e parzialmente il Comune di Valdastico.

La Comunità Montana Alto Astico e Po-sina, con sede in Arsiero (VI), ha predisposto nel 1997 il progetto preliminare dei lavori per la realizzazione del tratto « Casotto-Valpegara-Tortezza » dell'acquedotto del­l'Alta Valle dell'Astico, per un importo di lire 2.540.000.000.

Con questo intervento si realizza un se­condo stralcio delle opere previste dai pro­grammi generali in modo da estendere il rifornimento idrico a tutto il Comune di San Pietro Valdastico e al Comune di To­rtezza del Cimone.

In conformità alle previsioni dei Progetti Generali, pertanto, il citato Progetto preli­minare prevede il prolungamento dell'ad-duttrice di fondo valle della località Casotto al serbatoio di raccolta di Valpegara, la costruzione di un serbatoio di accumulo e dell'impianto di sollevamento in adiacenza al serbatoio stesso e la continuazione della condotta medesima all'esistente serbatoio di località Via dell'acquedotto di Tonezza.

Di tale progetto è stato approvato nel 1997 dalla Comunità Montana Alto Astico e Posina un primo stralcio funzionale, rela­tivo al tratto « Casotto-Valdastico », dell'im­porto di lire 570.000.000.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Gianni Fran­cesco Mattioli.

APOLLONI. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. — Per sapere - premesso che:

la società « Foza 2000 », controllata dalla società « Gallio 2000 » srl, ha in progetto ormai da parecchi anni la rea­lizzazione in Veneto di un comprenso­rio sciistico facente parte delPallora de­nominato « Circuito dei sette comuni », la parte del quale relativa alla zona di Gallio (Vicenza) è già stata ultimata;

tale comprensorio comprende una zona di infrastrutture poste a servizio della

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Atti Parlamentari - V - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

base degli impianti, nella zona denominata « Piana Futa », dalla quale è prevista la partenza della seggiovia « Futa-Monte Mie­ta »;

il progetto generale si articola in in­terventi di tipo edilizio, di movimento terra e di costruzione di impianti di risalita a fune con relative piste di discesa per l'at­tività sciatoria;

l'area interessata dal progetto inte­ressa il comune di Foza per la parte del territorio compreso tra la piana della Futa e la Malga Slapeur, comprendendo monte Miela, Malga Lora, Monte Fior, Monte Ca-stelgomberto, con collegamento con le pi­ste con l'attigua zona sciistica del com­prensorio di Gallio 2000 Melette;

per quanto concerne le infrastrutture, la strada dal centro di Foza conduce al parcheggio situato ai piedi della seggiovia di arroccamento in località Futa è in corso di realizzazione a cura e spese del comune di Foza;

sulla piana della Futa è prevista la realizzazione di un vasto parcheggio delle dimensioni di circa venticinquemila metri quadrati, per la quale è tra l'altro giunta in questi giorni l'approvazione dei progetto da parte della direzione regionale del Ve­neto per la viabilità ed il trasporto;

risulta all'interrogante che anche i contenitori edilizi, gli impianti sciistici e di innevamento programmato presen­tano tutte le caratteristiche progettuali necessarie per l'ottimo funzionamento degli stessi — :

se il Ministro intenda adoperarsi, an­che con interventi di tipo finanziario, perché siano accelerati i tempi di realiz­zazione definitiva del progetto Monte Fior, visto e considerato che gli impianti in questione favorirebbero finalmente il ri­lancio turistico ed economico del comune di Foza, con le conseguenti positive rica­dute occupazionali. (4-19256)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione presentata si risponde sulla base delle notizie fornite dalla Giunta Regionale Veneto, attesa la competenza regionale nella materia.

La Società FOZA 2000 s.r.L ha presen­tato in data 06.04.1990, richiesta di appro­vazione del progetto degli impianti di risa­lita facenti parte del « Circuito dei Sette Comuni », comprendenti:

n. 2 sciovie;

n. 2 seggiovie;

infrastrutture complementari e acces­sorie quali i volumi tecnici e le correlative piste.

Per le necessità del sistema e in consi­derazione della previsione di raccordo con il comprensorio di Gallio 2000-Melette, è pre­vista anche la realizzazione di una strada, al momento già appaltata e in via di ultima­zione, e di un parcheggio di circa 22.000 mq. dimensionato per tale scopo.

Il progetto in questione, esaminato dalle Commissioni Tecniche con riguardo al ri­spetto idrogeologico e ambientale del terri­torio interessato dagli interventi ha superato le fasi istruttorie previste dalla normativa vigente ottenendo l'approvazione regionale con decreto n. 72 del 01.06.1998.

Secondo quanto comunicato dalla Giunta Regionale, alla sua definitiva rea­lizzazione il progetto presenterà tutte le ca­ratteristiche necessarie per un ottimo fun­zionamento complessivo, favorendo certa­mente il rilancio turistico ed economico del Comune di Foza, con le conseguenti positive ricadute occupazionali per l'area summen­zionata del « Circuito dei Sette Comuni ».

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

APOLLONI. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

con verbale 11 marzo 1998 il signor Antonio Rinetti, residente a Zugliano (Vi-

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Atti Parlamentari - VI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

cenza) in Via Santa Maria 22, si aggiudi­cava l'immobile di cui all'esecuzione im­mobiliare n. 103/88; al fine di saldare agevolmente la somma, il signor Antonio Rinetti ha chiesto alla propria banca di fiducia (Banca di San Giorgio) un prestito, concesso quale prefinanziamento su mutuo ipotecario;

dal mese di agosto 1997 il signor Antonio Rinetti si è recato quasi settima­nalmente presso la cancelleria delie ese­cuzioni immobiliari del tribunale di Vi­cenza per richiedere copia del relativo decreto;

dopo innumerevoli pellegrinaggi presso la cancelleria delle esecuzioni im­mobiliari, durante i quali ovviamente gli interessi sul perfezionamento concessogli dalla banca correvano inesorabili, gli fu riferito che il decreto risultava smarrito;

solamente nel giugno 1998 fu « ritro­vato » giacente in altro ufficio;

alla consegna di copia del decreto di trasferimento fu possibile al signor Anto­nio Rinetti stipulare l'atto di mutuo;

in data 13 ottobre 1998 tale circo­stanza è stata ammessa dal responsabile della cancelleria delle esecuzioni immobi­liari il quale, davanti ad un testimone, ha detto di ricordarsi perfettamente tutta la vicenda;

a seguito di tale « smarrimento » il signor Antonio Rinetti è stato costretto a pagare un surplus di interessi sul prefi­nanziamento di lire 4.825.833

se il ministero interrogato ritenga possa esserci la possibilità di un rimborso;

quali responsabilità si prefigurano in merito allo smarrimento del documento di cui sopra. (4-21530)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata si comunica quanto segue.

La competente Direzione Generale del­l'Organizzazione Giudiziaria, interessata al riguardo, ha tempestivamente inviato al Presidente del Tribunale di Vicenza copia dell'interrogazione parlamentare chiedendo

di conoscere eventuali responsabilità ri­scontrate in merito alla vicenda del signor Antonio Rinetti e di effettuare gli opportuni accertamenti preliminari al fine di rilevare eventuali illeciti disciplinari posti in essere dal personale dipendente.

Con nota del 20.4.1999 il predetto Pre­sidente del Tribunale ha evidenziato che dagli accertamenti effettuati in merito ai fatti in questione non è emersa la sussi­stenza di illeciti disciplinari perseguibili. Ha allegato, altresì copia di una lettera del 27.11.1998 che il Presidente del Tribunale f.f. aveva inviato all'interessato signor Ri­netti informandolo sul seguito e per quanto di competenza dei denunciati fatti.

Alla luce di quanto sopra motivato, la citata articolazione ministeriale non ritiene di dover intraprendere alcuna azione disci­plinare.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

APOLLONI. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione econo­mica. — Per sapere - premesso che:

la colossale richiesta di danni che l'attuale presidente della Banca popolare di Milano Paolo Bassi, compresi gli altri consiglieri, hanno notificato al presidente predecessore Piero Schlesinger, in carica fino al 1994, ammonta a 1.000 miliardi in solido con altri venti esponenti dei vecchio vertice in carica fino al 1993;

la richiesta è stata rigettata senza appello, per inammissibilità, improcedibi­lità e radicale infondatezza;

ora, lo stesso Schlesinger va al con­trattacco, tramite una domanda riconven­zionale in quanto secondo quest'ultimo si è configurata una responsabilità proces­suale aggravata per temerarietà della lite intrapresa -:

se intenda assumere informazioni sulla vicenda. (4-22803)

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Atti Parlamentari - VII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga-zione presentata, concernente una contro­versia sorta tra la Banca Popolare di Milano e l'ex Presidente della stessa.

Al riguardo, si fa presente, sentita la Banca d'Italia, che i poteri di vigilanza sul sistema bancario, attribuiti dall'ordina­mento alla Banca d'Italia, sono preordinati al raggiungimento di preerse finalità di in­teresse generale, le quali si ricollegano alla tutela della sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, della stabilità complessiva, dell'efficienza del sistema finanziario e degli altri obiettivi indicati nell'articolo 5 del Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (D.Lgs. 1° settembre 1993, n. 385).

La questione prospettata esula, pertanto, dalle competenze della Banca d'Italia.

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione economica: Ro­berto Pinza.

APOLLONI. - Ai Ministri della sanità e dell'ambiente. — Per sapere - premesso che:

desta molta preoccupazione l'impos-sibilità di ottenere, entro tempi brevi, ade­guate forme di tutela del bene prioritario della salute fisica a causa delle inderogabili disposizioni emanate dall'amministrazione finanziaria (ordine di servizio n. 18 del 5 dicembre 1998) relative all'attivazione di sistemi di rilevazione automatizzata delle presenze e degli accessi alla sede di lavoro attraverso varchi, cosiddetti « tornelli », ad emissione di radiazioni non ionizzanti;

peraltro, gli accessi sono resi obbli­gatori anche per le generalità dei cittadini e visitatori esterni, senza che sia stata prevista alcuna deroga per talune categorie di lavoratori a domicilio, quali portatori di pace-maker, donne gravide, fatta eccezione per portatori di handicap non deambu­lanti;

secondo un comunicato in data 26 gennaio 1999, a firma dei rappresentanti

per la sicurezza dei lavoratori del mini­stero delle finanze i valori di dette radia­zioni (campo magnetico, campo elettrico, densità di potenza) - così come rilevati in data 7 agosto 1997 dal presidio multizo-nale di prevenzione settore igiene degli ambienti confinati delle A si Rm A di Roma (allegato n. 3) - , peraltro misurate su ap­parecchiature similari collocate presso la sede centrale del ministero delle finanze di viale Europa e non nel compendio di via Mario Carucci n. 131, risultano sensibil­mente superiori ai valori limite stabiliti dal decreto legislativo 10 settembre 1998, n. 381, recante norme per la determina­zione di tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana, in vigore dal 2 gen­naio 1999 (allegato n. 4);

tale innegabile fattore di rischio si inserisce e si sovrappone in un contesto ambientale locale, caratterizzato da un ele­vato tasso di inquinamento elettromagne­tico a causa della compresenza, nella zona Tor Pagnotta, di imponenti postazioni ra­dio, civili e militari (zona limitrofa militare della Cecchignola), di elettrodotti, nonché di antenne di radiofonia mobile (Omnitel e Telecom), anche in relazione alla sempre più diffusa insorgenza di sintomatologie e patologie lamentate dai lavoratori del me­desimo comprensorio;

il medesimo fine amministrativo (controllo automatizzato delle presenze e degli accessi) poteva ugualmente essere raggiunto dal datore di lavoro senza alcun rischio per la salute pubblica mediante la collocazione di sistemi di rilevazione al­ternativi, peraltro sicuramente meno co­stosi di quelli installati, come, per esempio, quelli a funzionamento elettromeccanico ampiamente in uso presso molte aziende pubbliche e private ovvero quelli a rileva­tori marcatempo (già funzionanti presso il Secit sin dal febbraio 1993);

i sistemi di rilevazione di cui sopra hanno comunque comportato una spesa notevole sostenuta dai contribuenti;

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Atti Parlamentari - Vili - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

qualora tale sistema venisse, tra l'altro a ragione, tolto, si causerebbe un notevole danno finanziario ai danni dell'erario - :

come si stiano attivando per disatti­vare immediatamente il sistema di rileva­zione delle presenze e degli accessi al compendio ministeriale di via Mario Ca­nicci n. 131, attraverso i varchi ad emis­sione di radiazioni non ionizzanti attual­mente in funzione, in relazione alla sempre più diffusa insorgenza di sintomatologie e patologie lamentate dai lavoratori del com­prensorio di Tor Pagnotta in Roma;

come si stiano attivando per incari­care urgentemente competenti autorità tecniche di effettuare apposite misurazioni dei valori di emissione dei ripetuti varchi magnetici, tenendo conto della complessiva situazione ambientale di inquinamento elettromagnetico, sia all'interno dei locali di lavoro che nel territorio circostante il compendio ministeriale di via Mario Ca­nicci n. 131;

come si stiano attivando per operare un tempestivo monitoraggio dell'effettivo livello di emissione di onde elettromagne­tiche presente nel comprensorio di Tor Pagnotta in Roma. (4-22956)

RISPOSTA. — Con Vinterrogazione cui si risponde l'interrogante nel premettere che, secondo un comunicato del 26 gennaio 1999 firmato dai rappresentanti per la sicurezza del Ministero delle finanze, il valore delle radiazioni che colpiscono quanti accedono agli uffici ministeriali (campo magnetico campo elettrico, densità di potenza) risul­tano sensibilmente superiori ai valori limite stabiliti dal decreto ministeriale 10 settem­bre 1998, n. 381 (regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana), chiede di conoscere quali rischi comporti per la salute delle persone l'atti­vazione del sistema di rilevazione automa­tica delle presenze e degli accessi alle sedi ministeriali dell'EUR e di via Carucci 131.

Al riguardo la competente direzione ge­nerale degli affari generali e del personale ha comunicato che le apparecchiature adot­

tate da questo Ministero (definite «a con­trollo di prossimità» tipo XS/Pres) danno luogo ad emissioni elettromagnetiche di de­bole intensità e risultano essere state già acquisite da altre strutture pubbliche e pri­vate senza dar luogo a questioni con i singoli lavoratori o con le organizzazioni sindacali; inoltre, sono già da tempo ope­ranti presso gli uffici centrali del Diparti­mento del territorio.

Comunque, per verificare il rispetto dei limiti di potenza di tali impianti, è stato richiesto alla ÌSL RM-A di sottoporre a misurazione le apparecchiature di cui trat­tasi, al fine di acquisire una perizia tecnica sulla non nocività delle stesse. L'organo sanitario (presidio multizonale specializzato nella materia), eseguito il controllo, ha at­testato che i valori massimi rilevati di campo magnetico, potenza, campo elettrico sono inferiori alle indicazioni CEI-CENE-LEC (organismi ufficialmente riconosciuti deputati, in sede comunitaria, ad emanare le norme nel settore).

Pertanto, non appaiono fondate le notizie secondo le quali i valori rilevati sarebbero sensibilmente superiori a quelli stabiliti dal decreto ministeriale 10 settembre 1998, tu 381. Infatti tale provvedimento ha fissato i valori limite di esposizione della popola­zione ai campi elettromagnetici tenendo conto delle disposizioni contenute nelle norme stabilite al riguardo dal CEI e dal CENELEC, per cui, se la ASL, in sede di controllo del sistema di rilevazione delle presenze adottate dal Ministero delle Fi­nanze, ha riconosciuto che le relative emis­sioni sono conformi ai limiti comunitari, le stesse non possono risultare superiori ai limiti stabiliti dalla normativa interna che si è uniformata alla normativa comunitaria.

Quanto al fatto che gli accessi in di­scorso siano obbligatori, oltre che per i dipendenti, anche per la generalità dei vi­sitatori esterni, senza che siano previste deroghe per talune categorie quali i porta­tori di pace-maker e donne in stato di maternità, la predetta Direzione generale ha precisato che, una volta acclarato che il sistema prescelto determina campi elettro­magnetici ampiamente inferiori ai limiti in­dicati nella prima riga della tabella 1, an-

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Atti Parlamentari - IX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

nessa all'articolo 3 del citato decreto mini­steriale tu 381 del 1998, l'Amministrazione non ha ritenuto possibile accordare, previa­mente e in via generale, deroghe, in quanto queste ultime possono riguardare soltanto casi dei quali sia comprovata l'assoluta eccezionalità, attraverso un controllo sani­tario ed il relativo certificato prodotto dagli interessati.

La medesima Direzione generale ha, al­tresì, riferito che la possibilità, evidenziata nell'interrogazione, di utilizzare sistemi di rilevazione alternativi (utilizzo di apparati di tipo meccanico « a strisciamento ») era stata presa in considerazione dall'Ammini­strazione ma si è dimostrata poco pratica­bile in ragione dei tempi occorrenti Infatti, tenendo conto che l'impiego di tali stru­mentazioni comporterebbe un passaggio ogni 20/30 secondi nelle ore di punta, no­nostante la flessibilità dell'orario, si deter­minerebbero file di 10/12 minuti che, in entrata, ricadrebbero a carico dei dipendenti in aggiunta all'orario giornaliero.

Pertanto, una volta appurata la non pericolosità delle apparecchiature, il Mini­stero si è avvalso di un sistema di rileva­zione automatizzata assai poco dispendioso in termini di tempo.

Peraltro il Pretore del lavoro, adito da alcune sigle sindacali con procedimento ex articolo 70 del codice di procedura civile, nell'incaricare l'ISPEL di effettuare i dovuti accertamenti tecnici, non ha accolto la ri­chiesta di immediata disattivazione dei tor­nelli, non ravvisando nell'attuale situazione un pregiudizio imminente e irreparabile.

Alla luce di quanto rappresentato, non è stata ritenuta necessaria la dismissione del sistema di che trattasi e, quindi, non è stato predisposto alcun piano in tal senso.

Il Ministro delle finanze: Vin­cenzo Visco.

APREA. — Ai Ministri del lavoro e della previdenza sociale e al Ministro per la fun­zione pubblica e gli affari regionali. — Per sapere - premesso che:

al fine di consentire agli enti pubblici di realizzare un risparmio evitando l'effet­

tuazione di concorsi pubblici, l'articolo 22, comma 8, della legge 23 dicembre 1994, n. 724, (legge finanziaria per il 1995), con­fermato dalla legge finanziaria per il 1996, dispone che «per il triennio 1995-1997 le amministrazioni indicate nel comma 6 possono assumere personale di ruolo e a tempo indeterminato, esclusivamente in applicazione delle disposizioni del presente articolo, anche utilizzando gli idonei delle graduatorie, aprovate dall'organo compe­tente a decorrere dal 1° gennaio 1992, la cui validità è prorogata al 31 dicembre 1997 »;

l'articolo 1, comma 4, della legge n. 549 del 1995 (legge finanziaria 1996) ha prorogato l'applicazione del succitato comma 8 al 31 dicembre 1998;

l'istituto nazionale della previdenza sociale, in data 21 aprile 1994, ha appro­vato la graduatoria del concorso a diri­gente, indetto il 21 maggio 1992, che pre­vede settanta vincitori (già nominati) e settantotto idonei, tutti funzionari laureati che ricoprono nell'ente incarichi di respon­sabilità;

al 31 dicembre 1996 lo stesso Inps lamenta una carenza nell'organico dirigen­ziale di duecentoquaranta unità che, ai sensi del disposto del decreto legislativo n. 29 del 1993, vanno reintegrate per un terzo con corso-concorso, per un terzo con scrutinio per titoli e colloquio e per un terzo con concorso pubblico o, in alterna­tiva, con l'applicazione dell'articolo 22 in­vocato, che prevede la nomina di idonei in concorsi pubblici;

sono ben note le gravissime carenze negli organici dell'Inps, carenze che le or­ganizzazioni sindacali interne giudicano ormai insostenibili, essendo l'organico complessivo passato, dai 1991 ad oggi, da 43.000 a 34.500 unità;

il direttore generale dell'Inps, Fabio Trizzino, di fronte ad alcuni dubbi sollevati dal collegio dei sindaci, ha chiesto al di­partimento per la funzione pubblica un parere sull'applicabilità del citato articolo 22, sostenendo, in modo molto argomen-

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Atti Parlamentari - X - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

tato, sia la legittimità che l'interesse finan­ziario e funzionale dell'istituto ad appli­carlo;

il ministero per la funzione pubblica e gli affari regionali con un parere a firma del dottor Ubaldo Poti, si è espresso ne­gativamente. Dal parere, in cui non è nean­che citato l'articolo 22 di cui si chiedeva l'applicazione, si deduce interpretativa­mente l'inapplicabilità della norma stessa sulla base di un fantomatico « sistema ci­clico » presuntivamente introdotto dal de­creto legislativo n. 29 del 1993 e dell'ap­plicazione della legge n. 301 del 1984,che nel parere stesso si riconosce soppressa. Per un parere giuridico espresso dal di­partimento per la funzione pubblica, in materia di pubblico impiego, c'è di che essere preoccupati;

in conseguenza di tale parere, l'Inps si accinge ad indire un concorso pubblico andando incontro ad una spesa elevatis­sima e ad una assunzione dei nuovi diri­genti non prima dei due anni;

il parere espresso dal dipartimento per la funzione pubblica e gli affari regio­nali, oltre che giuridicamente infondato, contraddice la ratio dell'invocato articolo 22 e del successivo articolo 1 della legge finanziaria per il 1996 che mirano al con­tenimento della spesa pubblica, obiettivo prioritario del Governo - :

quale sia il parere del Governo su quanto espresso in premessa e quali ini­ziative intenda adottare per garantire una maggiore ponderatezza nella valutazione dei quesiti posti all'attenzione degli organi ministeriali e per tutelare gli interessi fi­nanziari e funzionali dell'Inps relativa­mente alla vicenda denunciata. (4-08409)

RISPOSTA. — Si risponde per delega del Presidente del Consiglio dei Ministri

L'interrogante chiede di conoscere se l'Istituto nazionale per la previdenza sociale possa nominare dirigenti i candidati risul­tati idonei ad un concorso indetto nell'anno 1992, in attuazione di quanto disposto dal­l'articolo 22 della legge tu 724/94.

Al riguardo si rappresenta che il Dipar­timento della funzione pubblica, in data 7 febbraio 1997, ha fornito all'INPS una ri­sposta negativa alla richiesta dello stesso Istituto intesa a conoscere se sia possibile applicare per la copertura dei posti dirigen­ziali dell'Ente la disciplina in materia di scorrimento di graduatoria concorsuale pre­vista dall'articolo 22, comma 8, della legge n. 724/1994.

Si precisa che detta disposizione prevede in generale la possibilità di coprire i posti vacanti mediante l'utilizzazione di una gra­duatoria di concorso ancora valida. Si tratta di un sistema che opera tuttavia soltanto per le assunzioni di personale delle quali­fiche funzionali disciplinate dal regola­mento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 487/1994, e non anche per le assunzioni di particolari categorie di per­sonale, come ad esempio la dirigenza ed il personale di magistratura, per le quali trova applicazione una disciplina di accesso del tutto particolare.

Quanto al personale dirigenziale è il caso infatti di precisare che in materia di accesso a detta qualifica sia la legge 301/1984 sia la successiva disciplina abrogativa e introdotta dall'articolo 28 del decreto legislativo 291 1993 — e successive modificazione ed inte­grazioni - e dal regolamento attuativo di cui al D.P.C.M. 21 aprile 1994, n. 439, hanno previsto la contestuale attivazione di distinte procedure concorsuali da parte delle amministrazioni pubbliche per la copertura dei posti resisi disponibili entro il 31 di­cembre di ciascun anno.

Si tratta di posti che — come impone la stessa disciplina normativa -devono per­tanto essere annualmente coperti con i vari sistemi di accesso previsti secondo il se­guente rapporto percentuale:

a) in base all'abrogata legge 301/84 45 per cento dei posti con il corso-concorso di formazione dirigenziale; altro 45 per cento con il concorso speciale per esami e il restante 10 per cento con il concorso pub­blico;

b) in base alla vigente normativa, il 30 per cento mediante il sistema del nuovo corso-concorso, un 35 per cento mediante

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Atti Parlamentari - XI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

concorso per esami e il restante 35 per cento mediante concorso per titoli integrato da colloquio.

A quanto sopra deve poi aggiungersi che sia i concorsi previsti dalla legge 301184 che quelli disciplinati dalla normativa attual­mente in vigore devono prevedere come data di decorrenza delle nomine dirigenziali dei rispettivi vincitori il 1° gennaio dell'anno successivo a quello in cui si sono resi vacanti i posti da coprire.

Da queste brevi considerazioni si può quindi ben comprendere come non sia su­scettibile di accoglimento la richiesta del-VINPS che nel dettaglio può essere formu­lata come segue: « Si chiede conoscere se l'INPS dopo aver messo a disposizione del corso-concorso il 30 per cento dei posti dirigenziali disponibili al 31 dicembre 1996 e avere anche già coperto il 35 per cento dei posti in esito al concorso per titoli integrato da colloquio, possa poi coprire il restante 35 per cento dei posti, sempre disponibili al 31 dicembre 1996, utilizzando la graduatoria degli idonei di un concorso pubblico indetto nell'anno 1992 sulla base della ormai abro­gata legge 301/84».

Si fa rilevare che, anche a prescindere dal profilo giuridico, una risposta affermativa alla richiesta dell'INPS avrebbe comportato, per effetto della decorrenza della nomina al 1° gennaio 1992, un onere finanziario, — conseguente ai due aumenti periodici, pari ciascuno al 6 per cento dello stipendio tabel­lare, spettanti ai dirigenti così nominati, — di gran lunga superiore alla normale spesa de­rivante dall'indizione del relativo concorso, senza contare poi che l'utilizzazione di gra­duatorie pregresse provocherebbero legittime reazioni da parte di quei dipendenti che, avendo maturato i requisiti previsti per l'ac­cesso alla dirigenza al 31 dicembre di cia­scun anno successivo al 1992, si vedrebbero lesi nelle loro aspettative.

Non è superfluo comunque evidenziare che, successivamente all'entrata in vigore della legge 301/84, più volte richiamata, numerose iniziative parlamentari, volte a prevedere la possibilità della nomina degli idonei di concorsi dirigenziali, sono state sempre in passato respinte dal Parlamento.

Si fa, infine, rilevare che lo stesso col­legio sindacale dell'INPS ha mosso rilievi alle iniziative dell'istituto.

Il Ministro per la funzione pub­blica: Angelo Piazza.

ARMOSINO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere -premesso che:

in provincia di Asti circa 400 pensio­nati con invalidità totale sono in attesa del pagamento dell'indennità di accompagna­mento (6.000 a Torino), mentre altre 250 pratiche di ratei maturati e non riscossi sono tuttora giacenti in attesa di paga­mento agli eredi;

l'articolo 130 del decreto legislativo n. 112 del marzo 1998 ha stabilito il tra­sferimento dei pagamenti dell'assegno di accompagnamento dalle prefetture al-l'Inps, che non ha ancora ricevuto le di­sposizioni necessarie;

in conseguenza di tale provvedimento il cittadino adesso deve rivolgersi a tre organismi differenti: fare domanda all'Asl, portare i documenti in Prefettura ed aspet­tare dallTnps il pagamento dell'indenni­tà - :

quali provvedimenti intenda adottare per sanare immediatamente una situazione che era già alquanto caotica e caratteriz­zata da notevoli ritardi nei pagamenti e che con l'entrata in vigore del suddetto decreto legislativo, è andata ulteriormente ad aggravarsi. (4-22571)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione presentata si comunica che il primo comma dell'articolo 130 del D.Lgs. 31 marzo 1998, tu 112, ha disposto il trasfe­rimento della funzione erogatoria in mate­ria di invalidità civile dal Ministero dell'in­terno all'I.N.P.S. a decorrere dal 120° giorno dalla data di entrata in vigore (3 settembre 1998).

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Atti Parlamentari - XII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Le funzioni di concessione continuano a rimanere di competenza del Ministero del­l'interno e per esso delle Prefetture, fino a quando non sarà operativo il trasferimento di tali funzioni alle Regioni in virtù del comma 2 del citato articolo 130.

La disposta separazione delle compe­tenze, ha impegnato i due Enti interessati -Ministero dell'Interno ed INPS - a porre in essere, nei tempi ristretti stabiliti dalla legge, tutti gli adempimenti connessi con la pra­tica attuazione della nuova disciplina con l'intento di non creare soluzione di conti­nuità nell'erogazione delle prestazioni in questióne.

L'INPS ha provveduto quindi ad aggior­nare i propri archivi, acquisendo i dati relativi a tutte le prestazioni vigenti alla data del 3 settembre 1998, ponendole in pagamento a decorrere dalla mensilità di novembre 1998. Inoltre, è stato effettuato l'abbinamento delle predette prestazioni con le altre pensioni erogate dall'INPS allo stesso soggetto, si è data attuazione al pa­gamento mensile delle stesse, è stata inviata agli interessati un'apposita comunicazione contenente le informazioni circa le nuova modalità di pagamento ed è stato attivato un numero verde a carattere nazionale allo scopo di fornire agli stessi ogni ulteriore informazione e chiarimento.

Di conseguenza, attualmente, vengono regolarmente corrisposte le prestazioni a favore di coloro che ne erano già titolari prima dell'emanazione della nuova legge.

I ritardi lamentati, secondo quanto co­municato dall'INPS, si riferiscono sia alle numerose pratiche per le quali le Prefetture, tuttora competenti per la funzione conces­sola, non hanno ancora completato l'iter amministrativo, ovvero a pagamenti di pre­stazioni in favore degli eredi o alla corre­sponsione di interessi su ritardati paga­menti, che l'INPS è in grado di soddisfare solo nel momento in cui le Prefetture stesse procedono all'acquisizione dei dati necessari per la liquidazione.

L'Istituto ha fatto presente, inoltre, che sono state predisposte e messe a disposizione delle Prefetture fin dal mese di dicembre 1998, le apposite procedure informatiche per consentire la liquidazione sia delle pre­

stazioni « correnti », sia dei ratei arretrati in favore degli stessi beneficiari o degli eredi, in caso di decesso del titolare prima della corresponsione di quanto dovuto.

Si comunica, infine, che a marzo c.a. risultavano liquidate e poste in pagamento circa 30.000 nuove liquidazioni; circa 24.000 erano in corso di liquidazione uni­tamente a circa 24.000 pratiche riguardanti il pagamento di ratei pregressi.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

BECCHETTI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere -premesso che:

è noto come, nel nostro Paese, il numero dei laureati in medicina sia di gran lunga superiore ai posti di lavoro disponi -bili;

è impensabile che enti pubblici di rilievo nazionale possano approfittare di una tale situazione del mercato del lavoro per instaurare rapporti che non solo mor­tificano la categoria ma sono addirittura al limite del vero e proprio lavoro nero;

l'Istituto nazionale per la previdenza sociale, Inps; utilizza un cospicuo numero di medici per i controlli fiscali, circa 5 mila, imponendo, grazie al notevole nu­mero di laureati disoccupati, contratti par­ticolarmente vessatori;

i medici fiscali, se vogliono lavorare sono tenuti a prestare la loro attività in esclusiva per l'Inps e qualsiasi altro tipo di retribuzione comporta la decadenza dal­l'incarico. Incarico del tutto aleatorio e che prevede una reperibilità continua di sette giorni su sette e un massimo di trenta giorni di riposi, comprese festività e ma­lattie. La retribuzione prevista è di 28 mila lire lorde per prestazioni che sono tenuti ad assolvere a domicilio del paziente;

la situazione è tanto più assurda se si tiene presente che si tratta di un ente sotto il diretto controllo del ministero del lavoro,

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Atti Parlamentari - XIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

di quel ministero cioè, che dovrebbe prov­vedere alla tutela dei lavoratori - :

come intenda intervenire sulPInps per regolarizzare una situazione del tutto ano­mala e per tutelare una categoria di pro­fessionisti ingiustamente e ostentatamente costretti a subire condizioni di lavoro im­pensabili per qualsiasi altra categoria di professionisti laureati. (4-22612)

RISPOSTA. — In relazione ai quesiti posti nelVatto parlamentare presentato, si forni­sce un breve cenno sulla normativa in essere.

I datori di lavoro pubblici e privati, con riferimento da un lato al dovere del lavo­ratore di prestare la propria attività lavo­rativa e, dall'altro, all'onere degli istituti previdenziali di corrispondere il trattamento economico di malattia, ai sensi dell'articolo 1, del decreto legge 30 dicembre 1979, ru 663, convertito nella legge 29 febbraio 1980, n. 33, hanno facoltà di accertare la veridicità dei «gravi motivi» addotti dal lavoratore a giustificazione delle assenze dal servizio dovute a indisposizione di breve durata.

Con la riforma del Servizio sanitario nazionale (legge 23 dicembre 1978, n. 833) gli accertamenti sanitari di controllo, che per i lavoratori privati erano, in precedenza, demandati in esclusiva ai servizi ispettivi dei competenti istituti previdenziali (articolo 5, comma 2, della legge 20 maggio 1970, ru 300) e, per i dipendenti pubblici, invece, erano affidati ai medici di fiducia dell'am­ministrazione (articolo 32 del Decreto del Presidente della Repubblica 3 maggio 1957, tu 686), venivano delegati alle unità sani­tarie locali nell'ambito delle loro compe­tenze medico-legali (articolo 14, secondo capoverso, lettera q, con le eccezioni previste dall'articolo 6, lettera z, della legge citata 833/78).

Considerato, peraltro, che tale sistema non dava sufficiente garanzia per contra­stare in modo efficace il dilagante fenomeno del cosiddetto « assenteismo » e contenere gli oneri connessi alle prestazioni economiche di malattia a carico dell'Istituto Nazionale

di Previdenza Sociale, il legislatore determi­nava di affiancare a quelli di competenza delle Aziende sanitarie locali, analoghi con­trolli svolti direttamente dal citato Istituto, ispirati al presupposto della creazione di un servizio idoneo ad assicurare, entro lo stesso giorno dalla richiesta del datore di lavoro, anche se domenicale o festivo, in fasce orarie di reperibilità, il controllo sullo stato di salute dei lavoratori dipendenti assenti per malattia.

Al fine di espletare tale compito, il Mi­nistro del Lavoro di concerto con il Mini­stro della Sanità, sentiti la Federazione na­zionale degli ordini dei medici e il Consiglio di Amministrazione dell'I.N.P.S., ai sensi dell'articolo 5, comma 12, della legge 11 novembre 1983, ru 638, di conversione del decreto legge 12 settembre 1983, ru 463, emanò il decreto 15 luglio 1986, in fase di prima attuazione di detta normativa, per ottenere la massima efficienza e tempestività di controllo nonché la piena disponibilità dei sanitari. Tale principio è stato riconfer­mato nell'ultimo decreto emanato in data 19 aprile 1996.

In merito alla natura dei rapporti di col­laborazione fiduciaria, instauratasi tra l'I.N.P.S. ed i medici, nel quadro dei peculiari compiti affidati ai medici stessi, in relazione ai delicati aspetti medico legali connessi al­l'erogazione delle prestazioni economiche in favore dei lavoratori assenti per malattia, questa amministrazione ritiene che la stessa deriva da una libera scelta dei soggetti (FNOM e O e I.N.P.S.), che hanno stipulato la bozza di accordo su cui in seguito è stato formulato il testo ministeriale.

Peraltro tali specifici rapporti hanno avuto come conseguenza la mancata con­cessione di alcune forme di tutela previden­ziale, in quanto si è dovuto tener conto, nella emanazione del citato decreto, della netta contrarietà assunta dal Collegio dei sindaci dell'INPS, dal Ministero del Tesoro, dal Ministro della Sanità e recepita da que­sta Amministrazione, in ordine alla conces­sione ai medici stessi della contribuzione ENPAM, dell'assicurazione contro i rischi, della frequentazione di corsi professionali, ciò poiché non era possibile accollare al­l'Istituto medesimo oneri impropri facendo

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Atti Parlamentari - XIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

lievitare la spesa, per detto servizio di con­trollo, in misura rilevante. A questo si deve aggiungere la perplessità circa la natura del rapporto di lavoro esplicitamente previsto dalle parti (INPS e FNOM e O) quale libero professionale.

Si fa presente, infine, che questa Ammi­nistrazione ha ritenuto opportuno interes­sare VINPS affinché, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, del decreto citato, l'Ente me­desimo e la FNOM e O si incontrino per verificare l'efficacia della disciplina al fine di migliorare, eventualmente, la gestione del servizio nell'ambito della normativa vigente. Al riguardo si precisa che le eventuali pro­poste per il rinnovo della disciplina devono avvenire, ai sensi del 1° comma, del mede­simo articolo, soltanto con cadenza qua­driennale e cioè alla scadenza del decreto in argomento (aprile 2000).

L'istituto Nazionale di Previdenza So­ciale ha rappresentato che, attualmente, i medici iscritti sono 1800 sui 2000 pre­visti, che gli stessi possono continuare ad esercitare la libera professione, in quanto, tra le incompatibilità espressa­mente previste dal decreto, nell'ambito del concetto di collaborazione coordinata e continuativa, presso qualsiasi datore di lavoro pubblico o privato, (articolo 6 del decreto ministeriale), non rientra l'attività di medico in regime di libera profes­sione. I medici di controllo, inoltre, pur dovendo garantire la loro disponibilità ad eseguire visite di controllo in tutte le fasce di reperibilità (dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle ore 19), previste dalle norme in vigore (articolo 6, lett. e) in linea di massima non prestano la loro attività la domenica. Agli stessi sono riconosciuti 30 giorni di riposo, tra i quali non è compresa la malattia e, al medico che si ammala viene conservato per 12 mesi l'incarico. I compensi do­vuti ai medici di controllo sono quelli previsti dall'articolo 13 del decreto.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

BERGAMO. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

il signor Franz Laino, nato a San­t'Agata di Esaro (Cosenza) il 26 giugno 1948, a seguito della sentenza di condanna a due anni di reclusione per rapina aggra­vata, emessa dal tribunale di Monza (Mi­lano), in data 23 settembre 1997 - n. 307/ 1997 R.G. e n. 223/1997 R.G.N.R., confer­mata, in appello in data 26 febbraio 1998, dalla 3° sezione penale della Corte di ap­pello di Milano - Procedimento n. 4723/ 1997 - R.G. Appelli, si trova agli arresti domiciliari nel comune di Belvedere M.mo (Cosenza);

il procedimento penale ha avuto ini­zio il 2 febbraio 1997, in Carate Brianza (Milano), allorquando Franz Laino era tratto in arresto per rapina aggravata (compiuta con una pistola risultata in se­guito arma giocattolo, in danno di una prostituta di colore);

il Gip presso il tribunale di Monza, dottoressa Franca Anelli, con provvedi­mento del 4 febbraio 1997, n. 176/1997, concedeva al Laino il beneficio della so­stituzione della custodia cautelare in car­cere con l'obbligo di dimora nel comune di Belvedere M.mo (Cosenza) in applicazione dell'articolo 271 e ss. del codice di proce­dura penale;

nel motivare l'adozione del provvedi­mento, lo stesso Gip evidenziava, in ter­mini di certezza, che la commissione del reato era « riconducibile ad evidenti, ano­malie comportamentali » asserendo, al­tresì, che « il pericolo di commissione nel futuro di reati della stessa indole e soprat­tutto di condotte al limite tra il disadat­tamento sociale ed il penalmente rilevante può dedursi dalle condizioni personali del­l'indagato »;

i precedenti del Laino, per come evi­denziati dal Gip nel provvedimento n. 176/ 1997, erano da riferirsi alle querele pro­dotte dalla moglie del Laino, frutto di dissapori familiari, sfociati nella separa­zione, più che « a serio indizio di perico­losità sociale », mentre i precedenti penali

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Atti Parlamentari - XV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

erano riferiti ad « un solo precedente pe­cuniario per assegni a vuoto: reato di mo­desta entità e comunque non valutabile come possibile fondamento di recidiva per rapina »;

sulla base degli evidenti disturbi com­portamentali, dovuti a scompenso di tipo psicotico, associati a disturbi di natura organica, legati al diabete mellito scom­pensato ed a triplo by-pass aorto-corona-rioco, il Laino nel disperato ed ossessivo intento di ricucire ciò che restava del pro­prio tessuto familiare, non ottemperava all'ordine del Gip di recarsi nel comune di Belvedere M.mo, rimanendo nel comune di residenza (Seregno). A seguito di ciò, il giudice revocava (12 febbraio 1997) il be­nefìcio dell'ex articolo 274 del codice di procedura penale, sostituendolo con quello della custodia cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Monza;

da quest'Istituto di pena il detenuto è trasferito all'O.P.G. di Reggio Emilia, da dove, successivamente, a seguito di ordi­nanza emessa dal Tribunale di Monza in data 8 agosto 1997, n. 307/1997, era tra­sferito nel reparto di psichiatria dell'ospe­dale civile di Monza, da cui, in data 28 agosto 1997, è condotto nuovamente alla Casa circondariale presso l'infermeria, in attesa del processo di primo grado;

il processo è celebrato il 23 settembre 1997, e termina con la condanna a due anni di reclusione;

c'è da rilevare però, che dall'esame incidentale dei motivi addotti a supporto della sentenza di primo grado, appare emergere un evidente contrasto tra quanto, a suo tempo, asserito dal Gip presso il tribunale di Monza, circa Pascrivibilità del reato ad evidenti anomalie comportamen­tali dell'imputato, emesse in sede di inter­rogatorio, e la dichiarata, da parte del tribunale di Monza, capacità dell'imputato al momento della rapina;

tale dichiarazione, in sede dibatti­mentale, si rivelava, poco dopo, del tutto aleatoria, in quanto, per essere trasferito a Belvedere M.mo (Cosenza), è stato neces­

sario il trasposto tramite aereo, per il tratto Milano-Lamezia, in ragione delle precarie condizioni di salute;

la sentenza di primo grado consentiva al Laino sia l'effettuazione delle visite spe­cialistiche ospedaliere sia l'accesso del me­dico a domicilio, in ragione delle varie patologie di cui affetto;

il responsabile del centro di salute mentale dell'Asl n. 1 di Paola (Cosenza), a seguito della visita specialistica eseguita in data 10 ottobre 1997, formulava la se­guente diagnosi « impregnazione da neu­roelettrici attualmente in fase di risolu­zione; in anamnesi disturbi del comporta­mento con fenomeni produttivi »;

nella diagnosi, relativamente dove si accertavano, anamnesticamente, i disturbi del comportamento, si avvalorava implici­tamente la tesi espressa, dal giudice del tribunale di Monza all'epoca della rapina, circa le evidenti anomalie comportamen­tali del Laino;

quanto alla capacità dell'imputato di stare in giudizio, al momento della cele­brazione del processo di 1° grado, l'impre­gnazione da farmaci neuroelettici, al­l'epoca del procedimento dibattimentale sicuramente più marcata, per il numero e la quantità delle manifestazioni sintoma-tologiche va in direzione della perdita del­l'autonomia personale; d'altra parte, il ri­ferimento, nelle motivazioni della sentenza emessa dal tribunale di Monza, in data 23 settembre 1997, alla «patologia psichiatri­ca » configurava, implicitamente, la tesi del disturbo comportamentale;

il voler individuare, così come ha fatto il perito del tribunale di Monza, una precisa e netta demarcazione tra capacità di intendere dell'imputato, all'epoca della commissione del reato, e lo scompenso psicotico grave, accertato in sede peritale successivamente al reato, è opera ben ar­dua, attesa la non classificazione della psi­chiatria (e della medicina in generale) nel novero delle scienza esatte;

il tribunale, nell'irrogare all'imputato la pena di due anni di reclusione, concede

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Atti Parlamentari - XVI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

allo stesso i benefici dell'ex articolo 62 bis del codice penale, in considerazione dello stato di sostanziale incensuratezza dell'im­putato;

la Corte d'appello di Milano - 3° sezione penale - nel confermare, con sen­tenza del 26 febbraio 1998, depositata il 7 marzo 1998, l'impugnava sentenza di primo grado, fa espresso riferimento, « ai precedenti penali e giudiziari dell'imputa­to », negando, in atti, quando accertato dal tribunale di Monza;

il legale del Laino con istanza del 10 marzo 1998, richiedeva alla Corte di ap­pello di Milano - 3° sezione penale, la revoca della misura cautelare, in altre pa­role, in subordine, la sostituzione con una misura coercitiva meno afflittiva, atteso che « avendo il Laino superato la fase più grave del suo scompenso psicotico non è probabile aspettarsi da lui ulteriori impulsi illeciti » (perizia dell'esperto nominato dal tribunale ed esibita in sede di celebrazione del processo di I o grado);

il tribunale di Monza, però, di tale affermazione non teneva contro, asse­rendo, per contro, che non esisteva « una prognosi favorevole in ordine all'estensione del Laino dal commettere nuovi reati»;

a corredo della istanza del 10 marzo 1998, veniva allegato un certificato medico, rilasciato in data 4 marzo 1998, dal centro di salute mentale dell'Asl n. 1 di Paola (Cosenza), accertante, in modo inequivo­cabile, che il paziente, affetto in anamnesi da disturbi del comportamento con feno­meni produttivi, attualmente si presentava orientato nel tempo e nello spazio, senza disturbi del pensiero e del giudizio, senza fenomeni produttivi, senza disturbi del­l'umore;

la Corte d'appello di Milano - 3° sezione penale, con ordinanza del 19 marzo 1998, ha purtroppo rigettato l'istanza del 10 marzo 1998, adducendo tra i motivi del rigetto « la personalità dell'im­putato » non tenendo in giusta considera­zione quanto affermato nella certificazione medica allegata all'istanza, circa lo stato di

totale compenso della patologia psichia­trica dell'imputato;

con successiva istanza, l'avvocato di­fensore, richiedeva alla stessa Corte di appello la revoca della misura cautelare in atto, allegando, a supporto, certificazione medica specialistica, rilasciata in data 22 maggio 1998, dal responsabile del Servizio neurofisiopatologia del dipartimento di sa­lute mentale di Salerno, attestante, l'as­senza di disturbi del comportamento e del corso del pensiero nei suoi nessi logico-strutturali, con la previsione, che il per­manere del paziente in stato di coercizione domiciliare « potrebbe comportare una re­gressione del recupero fin qui raggiunto »;

ma, la stessa Corte di appello, con ordinanza del 1° giugno 1998, rigettava nuovamente l'istanza, adducendo, a moti­vazione del rigetto, che « la gravità dei fatti ed i precedenti penali e giudiziari dell'im­putato fanno ritenere che lo stesso, una volta posto in libertà, potrà commettere reati della stessa specie»;

tale motivazione porta a concludere che i giudici della 3° sezione penale della Corte di appello di Milano, ritenendo as­solutamente ininfluente, tanto da non es­sere menzionato, lo stato di compensa­zione totale della patologia psichiatrica dell'imputato, hanno confezionato, per il Laino, una veste delinquenziale, un'illimi­tata capacità di delinquere oltre i limiti temporali della pena inflitta, tale da far ritenere incongrua la pena stessa;

più realisticamente, rimane incontro­vertibile come, sia il giudice di 1° grado che quello di 2°, non hanno tenuto in debita considerazione la circostanza della com­missione del reato, legata, per quanto sue­sposto, a seri ed accertati disturbi di tipo comportamentale atti perfettamente com­pensati e tali da fare escludere il pericolo della reiterazione dello stesso reato o di reati similari — :

se il Ministro interrogato non ritenga di dover verificare attraverso apposita ispezione il rispetto della normativa prò-

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Atti Parlamentari - XVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

cessuale da parte dei giudici preposti ai diversi gradi di giudizio. (4-19395)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione indicata, si comunica che sono state interessate le competenti articolazioni mi­nisteriali, le quali hanno fatto presente che nella vicenda in questione non emergono profili di rilevanza disciplinare a carico di magistrati.

Le censure contenute nell'interrogazione parlamentare, infatti, appaiono strettamente attinenti al merito di provvedimenti giuri­sdizionali — i quali sembrano peraltro esau-stivamente e congruamente motivati - nei cui confronti è possibile attivare gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dal sistema, non venendo in rilievo quei vizi sintomatici che ne consentirebbero la valutazione in sede disciplinare.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

BORGHEZIO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione eco­nomica. — Per sapere - premesso che:

in data 3 novembre 1998, un socio azionista del « Credito italiano » indiriz­zava al direttore responsabile del bollettino Gesticredit notizie, nonché al Credito ita­liano ed alla Consob, una lettera dal se­guente letterale tenore: « Egregio direttore Giorgio Inzaghi, ho ricevuto Gesticredit no­tizie luglio 1998. Sono andato a rivedere i semestri precedenti per una rilettura cri­tica delle notizie. Il grafico tridimensionale « colpo d'occhio », segmentato, dà un'idea di rigidità e non è comparabile con quello del semestre precedente quando cambiate la scala dei valori.

Per il far east la scala dei valori è stata cambiata: da 7.000 a 12.000 nel secondo semestre 1997; da 5.000 a 12.000 per il primo semestre 1998. È evidente che la scala deve essere mantenuta per un pe­riodo più lungo possibile.

Il grafico deve occupare più spazio, propongo quello dedicato ai titolo Fondo azionario specializzato pacifico e Gesticre­dit Far East, le cui dimensioni mi sem­

brano eccessive. Potrebbe far scrivere i due titoli su una sola riga a fianco di Gesticredit Notizie, a pie pagina. I fondi sembrano delle locandine pubblicitarie, anziché delle pagine finanziarie. Una linea curva, in luogo dell'attuale segmentata, renderebbe meglio l'idea della dinamicità dei valori di borsa. Il grafico del far east inoltre non è esatto. Confronti la linea segmentata con i valori degli ultimi tre mesi: 29 aprile 1998 lire 7.686 (non ho trovato il valore del 30 aprile 1998); 29 maggio 1998 lire 7.233; 30 giugno 1998 lire 7.095. Una linea diritta nel grafico, indicativa della tendenza del mer­cato, completerebbe quanto già suggeri­scono, ma non dicono con chiarezza, i termometri delle performances. Non ho presente, e forse non sono il solo, a non sapere come abbia ottenuto gli indici. È opportuno che in una premessa ricordi ai lettori le formule matematiche. Sulla pa­gina di ciascun fondo in maniera sistema­tica leggo: avvertenza: non vi è garanzia di ottenimento di uguali rendimenti per il futuro. Faccia scrivere: non vi è garanzia di ottenere uguali rendimenti per il futuro.

Le suggerisco, perché di cattivo gusto, non far scrivere l'avvertenza quando il fondo va notoriamente male, ma vi sono i presupposti che andrà meglio nel prossimo futuro. Il governo giapponese al momento di andare in stampa, stava già studiando il piano di risanamento delle banche ? A pagina 3 avete scritto: chiuso con le infor­mazioni disponibili al 20 luglio 1998. Sulla copertina indicate solo il mese ! Ciascuna scheda è comparabile ad un articolo e potrebbe essere firmata dall'analista re­sponsabile. In calce al grafico Composi­zione in % del portafoglio ha fatto indicare i valori del patrimonio nei due ultimi se­mestri. Li faccia mettere nel grafico, inse­rendo un cerchio nell'altro. Offrirebbe un'idea immediata dei cambiamenti di rotta nella gestione del fondo.

Grato di un suo cenno attendo notizie. Torino 3 novembre 1998 - firmato Con-tarto Nicola Sergio;

i puntuali rilievi contenuti nella let­tera, che non hanno avuto ad oggi altret­tanto puntuale risposta, mettono in evi-

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Atti Parlamentari - XVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

denza - oltre alla poca correttezza del Credito italiano - la necessità che le au­torità di controllo attuino una costante ed attenta vigilanza al fine di assicurare che ai risparmiatori piccoli azionisti venga for­nita una informazione non distorsiva della realtà, specie quando le comunicazioni delle società quotate - ed a maggior ra­gione se, come nella fattispecie, si tratta di banche - più che veri e propri bollettini informativi, rappresentano un veicolo fi­nalizzato esclusivamente a indirizzare e promuovere le scelte di investimento dei risparmiatori stessi verso fondi sponsoriz­zati dalla società stessa, come in partico­lare è accaduto nella grave anomalia rap­presentata, dall'escamotage di contrabban­dare un grafico, che dovrebbe rappresen­tare la realtà dei valori di borsa, come « colpo d'occhio », espressione del tutto inusitata nel lessico tecnico, mentre il ri­sparmiatore piccolo azionista, destinatario della pubblicazione, è ovviamente indotto a ritenere che il tracciato dei valori corri­sponda esattamente alla realtà di borsa, cosa che, nella fattispecie denunciata, ri­sulta non corrispondente al vero - :

come intenda adoperarsi affinché la vigilanza sulla trasparenza nel settore dei fondi comuni d'investimento sia garantita in modo più efficace. (4-21021)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione presentata, con la quale si riferisce di un presunto comportamento poco traspa­rente tenuto dalla Gesticredit S.pA. in oc­casione dell'informativa resa ai soci inve­stitori in ordine al rendimento di alcuni fondi gestiti. In particolare, viene chiesta una più efficace vigilanza in materia di trasparenza sul complessivo settore dei fondi comuni d'investimento.

Al riguardo, sentita la Banca d'Italia, si fa preliminarmente presente che il decreto-legge n. 58 del 1998 (T.U. delle disposizioni in materia di intermedia­zione finanziaria) ha attribuito le com­petenze in materia di vigilanza sulle So­cietà di Gestione del Risparmio (SGR), le quali gestiscono i fondi comuni di investimento, alla Consob ed alla Banca

d'Italia, attribuendo alla prima i con­trolli sulla trasparenza e la correttezza dei comportamenti ed alla seconda quelli relativi al contenimento del rischio ed alla stabilità patrimoniale dei soggetti vi­gilati.

Con riferimento agli obblighi concer­nenti l'informativa utile ai sottoscrittori delle quote, si precisa che la Banca d'Italia stabilisce lo schema tipo della relazione semestrale e del rendiconto di gestione del fondo comune. Tali documenti sono a di­sposizione del pubblico ed il loro contenuto informativo è stabilito tenendo conto delle disposizioni della direttiva 851611ICEE.

In proposito, si fa presente che viene consentito alla società di gestione di am­pliare il contenuto dei citati documenti con­tabili, con l'avvertenza che tale facoltà venga usata con discernimento, al fine di evitare che un eccessivo dettaglio determini una riduzione, anziché un accrescimento, della capacità informativa dei documenti in que­stione.

Per quanto concerne, in particolare, eventuali iniziative assunte dalla Consob riguardo al notiziario semestrale « Gesti-credit Notizie» di luglio 1998, sui cui contenuto vengono formulate nell'interro­gazione notazioni critiche, la Consob ha comunicato che, dagli accertamenti effet­tuati, il citato notiziario, avente compo­nenti di natura pubblicitaria, è stato diffuso dalla Gesticredit S.p.A senza pre­ventiva trasmissione alla Consob stessa in violazione dell'articolo 1/18 quinquies della legge n. 216 del 1974.

A tale violazione si è, quindi, resa ap­plicabile una sanzione amministrativa pe­cuniaria, in virtù del combinato disposto dagli artt. 214, comma 2, lett. b, e 191 del D.Lgs. n. 58 del 1998.

La questione è stata definita in data 29 aprile 1999, dopo le contestazioni di adde­bito formulate dalla Consob il 26 marzo 1999, con il pagamento della somma di lire 20 milioni, a titolo di oblazione, da parte della Gesticredit.

Si soggiunge, infine, che la citata società ha assicurato che per il futuro prowederà a sottoporre al preventivo esame della Con-

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Atti Parlamentari - XIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

sob i numeri della pubblicazione « Gesti-credit Notizie ».

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione economica: Ro­berto Pinza.

BURANI PROCACCINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere -premesso che:

la legge 5 gennaio 1994, n. 36, pre­vede, al suo articolo 5, comma 1, che «il risparmio della risorsa idrica è consegui­to », tra l'altro, con « installazione di con­tatori in ogni singola unità abitativa, nonché di contatori differenziati per le attività produttive e del settore terziario esercitate nel contesto urbano » - :

quali iniziative il governo e i compe­tenti Ministri abbiano assunto per ottenere l'adeguamento alle disposizioni di legge da parte delle aziende, specializzate o no, di erogazione dell'acqua potabile;

in particolare, se non ritenga oppor­tuno, se del caso anche tramite adeguate incentivazioni fiscali agli interessati, favo­rire l'installazione in questione e comun­que, disporre che le aziende predette prov­vedano a tale installazione quanto meno e da subito per i nuovi allacci oppure nel caso in cui la stessa venga richiesta dalla maggioranza dei proprietari o condomini.

(4-13037)

RISPOSTA. — In merito all'interrogazione presentata si comunica all'interrogante che, come noto la Legge n. 36/94 ha previsto una profonda innovazione del sistema di gestione delle risorse idriche.

Il principio del risparmio idrico, stabilito dall'articolo 5 della Legge, rappresenta uno degli assi portanti per il raggiungimento degli obiettivi contenuti dall'articolo 1 (in particolare il comma 3 dell'articolo 1).

In attuazione dell'articolo 4 della citata legge 36/94, con D.P.C.M. 4.3.1996, pubbli­cato sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 14 marzo 1996, sono stati definiti, tra l'altro, nell'allegato 8 al D.P.C.M., i livelli minimi

dei servizi che devono essere garantiti in ciascun ambito territoriale ottimale (artico­lo 4, comma 1, lettera g).

Al punto 8.2.8 dell'allegato citato, si in­dividua, di regola, il contatore come stru­mento di misurazione dei volumi consegnati e si stabiliscono criteri di dettaglio circa le modalità di installazione e di rilevamento dei dati a tutela dell'utenza.

Tali criteri sono rivolti al gestore del servizio idrico integrato ed al punto 8.1 è previsto che le Regioni prevedano una tem­pistica di massima per il raggiungimento dei livelli minimi del servizio da inserire nella convenzione e relativo disciplinare che re­gola i rapporti tra gli Enti Locali ed i soggetti gestori del S.I.I. (articolo 11, Legge 36/94).

Compete, dunque, alle Regioni ed agli Enti Locali riuniti nell'ambito territoriale ottimale, adottare tutte le misure ritenute necessarie ai fini dell'adeguamento dei ser­vizi idrici agli standards indicati dalle norme di settore comprese anche eventuali misure di carattere finanziario da adottarsi, peraltro, nel rispetto delle più generali nor­mative nazionali in materia fiscale.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Gianni Fran­cesco Mattioli.

CAVERI. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere - premesso che:

il 6 settembre 1996, l'allora Sottose­gretario Fassino rispose per iscritto all'in­terrogazione 4-00019 riguardante il con­tenzioso in corso sui confini fra Italia e Francia lungo il massiccio del Monte Bianco;

nella sua risposta, assai articolata, il membro del Governo riferiva sullo stato delle divergenze, come emerse ufficial­mente in seno alla commissione mista per la manutenzione del tracciato dei confini di Stato, con riferimento non solo alla vetta del Bianco, ma anche alla D f.me du Gouter e sui contatti avvenuti, in vista di una soluzione della questione, fra il 1988 e il giugno 1996;

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Atti Parlamentari - XX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

da notìzie assunte informalmente, ri­sulterebbe come nel frattempo i problemi prospettati non siano ancora stati risolti e anzi vi siano state ulteriori rivendicazioni francesi su altre zone della linea confinaria sul Monte Bianco, quali il Col du Géant - :

come si siano sviluppate le vicende negli ultimi tre anni con riferimento alle differenti contestazioni, quale sia stato il lavoro della preposta commissione mista, quali accertamenti siano avvenuti dalle due parti e quali posizioni siano state assunte, se sia avvenuta la consultazione di carto­grafia per dirimere il contenzioso su base documentale, a che punto siano le tratta­tive e quando prevedibilmente si possa addivenire ad una soluzione definitiva al decennio di civile confronto fra le parti, che riveste un certo interesse anche per la regione autonoma Valle d'Aosta per cono­scere la definizione esatta della propria conformazione geografica e territoriale.

(4-23419)

RISPOSTA. — A seguito di quanto già affermato dall'Ori. Fassino il 6 settembre 1996, nella sua risposta all'interrogazione n. 4-00019, e sulla base dell'esame effet­tuato da parte francese delle posizioni giu­ridiche vantate dall'Italia, si è potuta ap­purare una diversità di impostazione tra Francia e Italia in merito alla estensione della validità del principio giuridico della applicazione generalizzata della linea dello spartiacque. Tale divergenza riguarda la zona del massiccio del Monte Bianco (com­prendente la vetta del Monte Bianco e il Dome du Gouter, cui si è aggiunto — su richiesta francese — anche il Colle del Gi­gante).

A prescindere dalle posizioni giuridiche, si è ritenuto opportuno, su suggerimento francese, verificare la effettiva realtà carto­grafica sulla base della Convenzione di de­limitazione tra il Regno di Sardegna e l'Im­pero francese del 1861, viste le carenze documentali lamentate dalla parte francese. Da parte italiana, si è pertanto proceduto a consegnare alla controparte, durante una nunione ad hoc, la copia autentica dell'ori­

ginale cartografico annesso all'esemplare italiano della Convenzione del 1861. La Francia, da parte sua, ha fatto pervenire la copia del documento fotografico in suo pos­sesso.

Sulla base di tale scambio documentale, ogni Paese intende ora procedere individual­mente ad un lavoro tecnico di adattamento della propria cartografia ufficiale al trac­ciato effettivamente risultante dall'originale cartografico annesso alla Convenzione del 1861. Una volta concluso, tale lavoro verrà presentato alle autorità competenti dei due Paesi, che dovranno confrontarne insieme i risultati, al fine di tentare di risolvere la questione per tale via.

Il Governo italiano segue la questione con costante attenzione e, da parte italiana, vi è il proposito di procedere rapidamente al lavoro di adeguamento tecnico cartografico, in modo da sollecitare la controparte — anche nel corso del lavori della annuale « Commissione Mista per la manutenzione del tracciato dei confini di Stato » - all'at­teso confronto dei rispettivi risultati.

È evidente che l'obiettivo rimane quello di trovare congiuntamente, in uno spirito di amicizia e collaborazione, una concreta de­terminazione del tracciato del confine italo francese. È peraltro solo sulla base di un tale spirito di collaborazione bilaterale che si potrà porre fine ad una difformità car­tografica che risale al secolo scorso È in tale contesto tecnico giuridico che va appunto mantenuto il « civile confronto fra le parti ».

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Umberto Ra­nieri.

CENTO e PISCITELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. — Per sapere — premesso che:

la legge n. 421 del 1992 ha delegato il Governo ad emanare un decreto di rior­dino dell'amministrazione dei pubblici di­pendenti entro il 31 dicembre 1993 (arti­colo 2, ultimo comma);

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Atti Parlamentari - XXI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

il Governo ha attuato la legge ema­nando il decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 93, successivamente modificato e integrato con i decreti legislativi 10 no­vembre 1993, n. 470, e 23 dicembre 1993, n. 546, diretto tra l'altro, ad integrare gra­dualmente la disciplina del lavoro pubblico con quella del lavoro privato;

l'articolo 57 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e successive modifi­cazioni e integrazioni, prevedeva la possi­bilità per le amministrazioni di adibire il prestatore di lavoro a mansioni immedia­tamente superiori, con il diritto di tratta­mento economico corrispondente, stabi­lendo il termine ultimo del 30 giugno 1994 per l'applicazione della norma;

attraverso la successiva, pedissequa reiterazione di decreti-legge, la data del 30 giugno 1994 è stata prorogata fino all'ema­nazione della legge di conversione 11 luglio 1996, n. 365, del decreto-legge 10 maggio 1996, n. 254, che proroga definitivamente la data del 30 giugno 1994 al 31 dicembre 1996;

nonostante le ripetute dichiarazioni di incostituzionalità della Corte costituzio­nale circa il ricorso eccessivo alla decre­tazione d'urgenza da parte del Governo, con decreto-legge 31 dicembre 1996, n. 669, il termine 30 giugno 1994 è stato ulteriormente prorogato al 31 dicembre 1997 - :

se non ritengano illegittima la modi­ficazione del decreto legislativo n. 29 del 1993, e successive modificazioni e integra­zioni, successivamente alla data del 30 giugno 1994, come previsto dalla legge n. 421 del 1992;

se non ritengano altresì incostituzio­nale il continuo ricorso alla legislazione di urgenza per prorogare indefinitivamente i termini di legge;

se non ritengano illegittimo, ingiusto e vessatorio l'impiego di migliaia di lavora­tori del pubblico impiego nello svolgimento di mansioni superiori al livello di retribu­zione;

se infine, sulla base delle predette considerazioni, non ritengano opportuno non reiterare ulteriormente l'articolo 12, comma 3, del decreto-legge n. 669 del 1996 e consentire che i lavoratori pubblici ven­gano retribuiti per le mansioni effettiva­mente svolte. (4-06577)

RISPOSTA. — Gli interroganti chiedono di conoscere se si intenda ancora fare ricorso all'affidamento di mansioni superiori ai di­pendenti pubblici e se i medesimi possano essere retribuiti per le mansioni effettiva­mente svolte.

Al riguardo si rappresenta che la disci­plina delle mansioni superiori affidate a dipendenti pubblici è stata rivista per effetto delle modifiche intervenute al decreto legi­slativo n. 29/93, relativo alla revisione della disciplina in materia di pubblico impiego, sulla base di quanto disposto dalla legge delegata n. 59/97 - articolo 11, commi 4 e 6.

Infatti l'articolo 56 del decreto legislativo n. 29/93, così come modificato dal decreto legislativo n. 80/98, prevede l'attribuzione al lavoratore di mansioni superiori esclusiva­mente in due soli casi: a) vacanza di posti in organico, per non più di sei mesi, pro­rogabili sino a dodici qualora siano state avviate le procedure per la copertura dei posti vacanti; b) sostituzione di altro dipen­dente assente con diritto alla conservazione del posto, con esclusione dell'assenza per. ferie per la durata dell'assenza.

Il conferimento di mansioni superiori al di fuori di queste due ipotesi è viziato da nullità ex lege - fermo restando il diritto del lavoratore alla differenza di trattamento economico —, nullità della quale risponde il dirigente che hà adottato il provvedimento.

Si considera svolgimento di mansioni superiori soltanto l'attribuzione in modo prevalente, sotto il profilo quantitativo, qualitativo e temporale, dei compiti propri di dette mansioni. In tal caso per il periodo di effettiva prestazione il lavoratore ha di­ritto al trattamento previsto per la qualifica superiore.

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Atti Parlamentari - XXII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Si fa presente che i termini per la pro­roga delle mansioni superiori dell'articolo 12 del decreto legge n. 669/96; convertito nella legge 28 febbraio 1997, n. 30, richia­mato dalVinterrogante, erano stati ulterior­mente prorogati dall'articolo 39, comma 17, della legge n. 449/97, fino alla data di en­trata in vigore dei provvedimenti di revi­sione degli ordinamenti professionali e co­munque non oltre il 31 dicembre 1998.

Si comunica, altresì, che le disposizioni del decreto legislativo n. 80/98 sono già a regime per effetto dell'attuazione della nuova disciplina degli ordinamenti profes­sionali prevista dai contratti collettivi na­zionali di lavoro dei comparti Ministeri — articolo 24 — e Enti pubblici — articolo 24 —, pubblicati sui supplementi ordinari alle Gazzette Ufficiali rispettivamente n. 41 del 25 febbraio 1999 e n. 54 del 13 marzo 1999.

Il Ministro per la funzione pub­blica: Angelo Piazza.

CENTO. — Al Ministro di grazia e giu­stizia. — Per sapere - premesso che:

in data I o settembre 1998 l'interro­gante si è recato in visita al nuovo com­plesso di Rebibbia, dove nell'ambito della visita ha incontrato il detenuto Ahmed Makram che, attraverso i suoi legali, ha denunciato di aver subito, il 25 agosto scorso, un pestaggio da parte delle guardie carcerarie e si trova in isolamento all'ot­tavo giorno di sciopero della fame;

durante la visita l'interrogante ha inoltre parlato con la direzione del carcere e con gli agenti di polizia penitenziaria, che forniscono una versione dei fatti comple­tamente diversa da quella riferita dal de­tenuto e riportata anche dal quotidiano // Messaggero in cronaca di Roma - :

se non intenda avviare un'inchiesta ministeriale per accertare ogni eventuale violazione dei regolamenti penitenziari, ve­rificare il referto medico redatto sulle con­dizioni di salute del detenuto, rendere pos­sibile il suo trasferimento in altro carcere a causa del clima invivibile che si è creato nei confronti della sua persona e per ac­

certare la veridicità di quanto denunciato dal detenuto e dai suoi legali. (4-19389)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione indicata, si comunica che è stato interessato il Dipartimento dell'Amministra­zione Penitenziaria che in relazione all'epi­sodio verificatosi in data 25.8.1998 presso la C.C. N.C. Rebibbia di Roma ha riferito che il detenuto Makram Ahmed è stato denun­ciato in stato di arresto all'Autorità Giudi­ziaria per aggressione, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento ed altro.

Per questi motivi il detenuto è stato isolato precauzionalmente nel reparto G13 di Rebibbia N.C. in attesa di disposizioni da parte dell'Autorità Giudiziaria procedente ed in considerazione della gravità dei fatti e della pericolosità dello stesso desunta anche da precedenti episodi di intolleranza (ag­gressione all'ex Ministro Guardasigilli Flick; sopraffazioni e minacce al detenuto Gunay; aggressione nei confronti di un agente di Polizia penitenziaria e di un detenuto in data 2.8.1998).

A seguito di quanto precedentemente esposto, la Direzione dell'istituto ne chiese il trasferimento ad altra sede penitenziaria per motivi di incompatibilità e l'applicazione, nei suoi confronti, del regime di sorve­glianza speciale di cui all'articolo 14-bis O.P.

Risulta inoltre che il detenuto in que­stione, il 27.8.1998 ha messo in atto una manifestazione di protesta mediante il ri­fiuto del cibo.

In data 3.10.1998 il Makram è stato trasferito presso la casa di reclusione di Carinola in ottemperanza al provvedimento del 29.9.1998 dell'Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento del predetto Dipartimento.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha infine comunicato che sui fatti dedotti nell'interrogazione è iscritto presso quell'Ufficio il procedimento penale n. 15493/98R in danno del predetto detenuto, tuttora nella fase delle indagini preliminari.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

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Atti Parlamentari - XXIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

CONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dell'in­dustria, del commercio e dell'artigianato e del lavoro. — Per sapere - premesso che:

alle popolazioni delle zone terremo­tate del 1997, il Governo garantì il mas­simo impegno per una rapida ricostru­zione, « in primis » salvaguardando i posti di lavoro e promettendo forme di risarci­mento alle aziende della zona comunque colpite per aiutarle per una rapida ripresa economica;

nella zona terremotata (già « fascia A ») lavorano da secoli tre fabbriche di carta oggi ricomprese nelle « Cartiere Mi-liani » di proprietà del Poligrafico dello Stato (Castelraimondo, Pioraco, Fabria­no) - :

se sia a conoscenza che la direzione aziendale ha presentato un « piano indu­striale » o « piano di ristrutturazione » che prevede il licenziamento di ben 430 dipen­denti su 980 occupati e la probabile chiu­sura di una delle tre fabbriche (Castelrai­mondo);

se è vero che alcune multinazionali sarebbero interessate all'acquisizione del celebre marchio « Miliani » per poi pro­durre carta all'estero;

se non ritenga opportuno adoperarsi per l'annullamento del piano aziendale e per una sua ristesura insieme alle forze sindacali e agli enti locali delle Marche per evitare questa scelta vergognosa che tanto preoccupa le popolazioni del luogo.

(4-22608)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione presentata, concernente il piano di ristrutturazione della Società « Cartiere Mi­liani» partecipata dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Al riguardo, va innanzi tutto precisato che la citata Società ha chiuso l'esercizio 1997 e il primo semestre 1998 con una perdita complessiva di circa 310 miliardi.

A fronte ditale situazione l'Istituto Poli­grafico e Zecca dello Stato, in data 26

giugno 1998, si è accollato debiti bancari della Società Cartiere Miliani, per 226,7 miliardi e, nell'assemblea straordinaria del 4 agosto 1998, ha ripianato le perdite rico­stituendo contestualmente il capitale sociale per 60 miliardi.

Tali interventi hanno seguito quello ef­fettuato sulla base del decreto-legge 23 ot­tobre 1996 n. 548, convertito nella legge 20 dicembre 1996 n. 641 che assegnava alla Società in questione 60 miliardi per il so­stegno dell'industria cartaria (Cellulosa Ca-labra S.p.A.), ubicata nel territorio di Cro­tone.

Le cause principali che hanno originato le pesanti perdite gestionali di Cartiere Mi­liani sono riconducibili, oltre che ai risultati di alcune società partecipate, in particolare della Cellulosa Calabro, alle insufficienze strutturali e operative riferibili alla fram­mentazione della attività (quattro stabili­menti, numerosi depositi, dispersione della rete di vendita) e al mix di prodotti (largo consumo e produzioni con caratteristiche di specializzazione) nonché alla scelta di inve­stimenti rivelatisi non economici e non fun­zionali.

A tutto ciò va aggiunto il sovradimen­sionamene del fattore lavoro: in Italia il fatturato medio pro-capite del settore è di circa 550 milioni rispetto ai 350 milioni che si registrano nell'azienda in questione.

Su tale precaria situazione incide in modo rilevante l'andamento dello Stabili­mento di Castel Raimondo, che opera nel segmento della carta autocopiante, settore in crisi in tutto il mondo occidentale; a tale unità produttiva fa riferimento una perdita pari a quasi la metà del fatturato (ammon­tante a circa 50 miliardi).

Per quanto riguarda il piano industriale, presentato alle organizzazioni sindacali il 23 febbraio u.s., si precisa che lo stesso indi­vidua un percorso di risanamento e di sviluppo della Cartiere Miliani sulla base dei seguenti principali presupposti:

mantenimento di tutti i siti produttivi;

razionalizzazione della struttura im­piantistica e sviluppo di nuove iniziative, soprattutto nello stabilimento di Castel Rai­mondo;

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Atti Parlamentari - XXIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

rilancio dell'attività aziendale su linee di prodotti specializzati, ricercando anche opportunità di joint-venture tecnologiche;

contenimento delle risorse finanziarie assorbite dalle società partecipate anche at­traverso la cessione di quelle che non ri­vestono, per il settore in cui operano, un interesse strategico per Cartiere Miliani e che possono trovare al di fuori del gruppo migliori opportunità di sviluppo;

saturazione delle capacità di allesti­mento dell'azienda attraverso l'introduzione di semilavorati a costi internazionali, al fine di sviluppare la posizione sul mercato na­zionale e del Mediterraneo, facendo ricorso anche a collegamenti con altri gruppi at­traverso jointventure elo partnership.

L'intero pacchetto dei provvedimenti in­dividuati dal piano, consente di ridisegnare le funzioni dell'azienda attraverso una cor­rispondente ristrutturazione industriale ed un'efficace collocazione sul mercato nazio­nale ed internazionale al fine di garantirle un economicità di gestione che le consenta di stare sul mercato.

Il riequilibrio degli organici sulla base dei parametri medi del settore, darebbe luogo, in assenza di specifiche iniziative, ad un organico tecnologico dell'ordine delle 550 unità rispetto alle 970 attuali.

Il piano predisposto configura azioni ed individua nuove iniziative — con investi­menti complessivi sul territorio per circa 200 miliardi nell'arco del triennio — che consentono di riassorbire una parte signi­ficativa delle eccedenze mediante terziariz­zazioni di attività non correlate a quella principale (ad es. manutenzioni, logistica, ecc.) e che saranno supportate dalla Cartiere Miliani con contratti pluriennali.

Il ricorso ai tradizionali ammortizzatori sociali interesserà quindi, nell'arco del triennio, un numero di persone assai con­tenuto.

L'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha svolto e continuerà a svolgere il proprio ruolo di azionista di riferimento, suppor­tando — nel rispetto della normativa della Comunità Europea, che ha già in corso la procedura prevista dall'articolo 93 del Trat­tato - il piano elaborato dall'azienda, anche

a tutela degli investimenti finora sostenuti, nonostante le attività della Cartiere Miliani non rientrino tra quelle identificate come principali, ai fini del risanamento dell'Isti­tuto stesso.

Si soggiunge, infine, che l'individuazione di partnership con gruppi finanziari e in­dustriali, avverrà attraverso procedure che assicurino la trasparenza delle scelte, ed il concreto interesse a mantenere gli impegni di sviluppo e occupazione nel territorio.

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione econimica: Ro­berto Pinza.

COPERCINI. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri ed ai Ministri di grazia e giustizia, dell'interno, del tesoro, del Rilancio e della programmazione economica, della funzione pubblica e degli affari regionali. — Per sapere - premesso che:

soltanto da preoccupate notizie di stampa, i cittadini di Ferrara hanno ap­preso del molto prossimo trasferimento, nel carcere Arginone (inserito nel contesto di un quartiere urbano), di un congruo numero di detenuti provenienti, dagli isti­tuti di massima sicurezza di Pianosa e Asinara, dismessi da una recente legge;

se così fosse, boss, più o meno pentiti, della mafia e della 'ndrangheta o di altre associazioni criminali, verrebbero a sog­giornare nell'ex reparto femminile dell'isti­tuto ferrarese, ristrutturato con le misure di sicurezza e protezione previste per tali sezioni speciali: una specie di carcere nel carcere;

stupiscono oltremodo le affermazioni del Provveditore dell'amministrazione pe­nitenziaria di Bologna, il quale, dapprima reticente, ha poi ammesso i piani, concepiti di comune accordo con le autorità centrali, non senza cadere in dichiarazioni di una certa gravità che, peraltro, rispecchiano la realtà e la situazione quale pare essere in atto;

« ...ma cosa c'entrano le amministra­zioni locali! Il ministero non deve rispon­dere a nessuno delle sue scelte... » ha escla-

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Atti Parlamentari - XXV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

mato alla contestazione che, se non la popolazione, almeno gli enti locali coinvolti per competenza territoriale, andassero in­formati degli atti in corso, se non coinvolti direttamente nel consenso decisionale (bel­l'esempio di una serie già nota: « Burocra­zia di Stato/Padrona- Cittadino/Suddito »); e ancora « ...anche se questi soggetti sa­ranno a maggior vigilanza, noi non stiamo a dormire: gli abitanti di Ferrara stiano tranquilli... » rilancia il provveditore con sicurezza, pur ammettendo implicitamente la nuova situazione di maggior pericolo che si andrà consolidando nella città, senza informazione e consenso da parte di chi la deve subire sulla propria pelle;

altra affermazione degna di essere riferita: « ...chi verrà e da dove non lo diremo di certo; posso invece dire che è molto più pericoloso un tossicodipendente o un piccolo criminale per la vostra città che un detenuto a Ferrara che a Palermo era qualcuno... »; queste stupefacenti pa­role attribuite dalla stampa al provveditore sulle problematiche connesse al seguito ed ai contatti di questi detenuti eccellenti ed alle implicazioni derivanti alla società ci­vile della città;

sarebbe rassicurante per il cittadino il tono di decisa certezza del provveditore, se non ci fossero esempi eclatanti che dimo­strano l'esatto contrario, di come intere zone, anche della nostra Emilia-felix; siano state inquinate da soggiorni obbligati e/o residenze coatte di malavitosi, per i colle­gamenti che inequivocabilmente si creano tra carcere e ambiente esterno, con pro­babili, e talvolta dimostrate, connivenze di vari ordini e gradi che qui non vale la pena di ricordare;

preoccupante risulta anche l'imbaraz­zato silenzio, di apparente quiescente e supina accettazione, da parte delle ammi­nistrazioni degli enti locali territoriali, che si limitano a dirsi spiazzate dalle decisioni prese dall'alto;

ad aggravare ulteriormente la situa­zione va rilevato come il personale di sor­veglianza sia in condizione di sottorganico, nè le promesse, dichiarate in vaghi termini

numerici, di rinforzi specializzati sem­brano poter risolvere la situazione di di­sagio degli operatori interni della struttura penitenziaria, anche in considerazione dei probabilmente frequenti trasferimenti dei pentiti, per necessità giudiziarie -:.

se le notizie riportate corrispondano a verità;

quali siano le motivate ragioni, tutte, che hanno portato alla scelta dell'istituto ferrarese quale sede di un reparto di mas­sima sicurezza;

a quanto ammonti l'impegno finan­ziario per smantellare il reparto femminile e ricostituirlo a reparto speciale e quali siano le ditte, dotate com'è ovvio delle necessarie autorizzazioni, vincitrici dell'ap­palto;

se condividano nel merito e nell'in­dirizzo, le affermazioni del provveditore e, in caso positivo, se questa sia l'imposta­zione che essi intendano dare alla politica penitenziaria ed a quella generale, con specifico riferimento al rapporto con le comunità locali ed alle loro amministra­zioni democraticamente elette. (4-19646)

RISPOSTA. — Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Con riferimento all'interrogazione indi­cata è stato interessato il competente Di­partimento dell'Amministrazione Peniten­ziaria che ha in proposito fatto presente che presso la casa circondariale di Ferrara, dal settembre 1998, è stata istituita una sezione destinata ad ospitare detenuti che hanno assunto lo « status » di collaboratori della giustizia ma che non risultano ammessi o proposti per lo speciale programma di pro­tezione. Peraltro il predetto Dipartimento si è determinato per tale soluzione essendo risultato necessario ed indilazionabile pro­cedere, nei tempi pia celeri, alla chiusura di analoga sezione per collaboratori presso la casa di reclusione di Spoleto.

A seguito dell'apertura della predetta se­zione, l'Ufficio Centrale del Personale del Dipartimento ha provveduto ad incremen­tare l'organico dell'istituto di 12 unità di Polizia penitenziaria.

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Atti Parlamentari - X X V I - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Inoltre a causa della chiusura della se­zione femminile da adibire al contenimento dei collaboratori, sono state recuperate 14 unità di Polizia penitenziaria femminile che ivi prestano servizio, per essere impiegate nei servizi di istituto, nel rispetto delle di­sposizioni di cui all'articolo 6, comma 2 della legge 395/90.

In occasione, poi, dell'ultimo piano di mobilità, l'organico dell'istituto è stato in­crementato di ulteriori 4 unità di Polizia penitenziaria maschile.

Per quanto concerne l'impegno finanzia­rio sostenuto per la realizzazione di un nuovo piccolo reparto per le detenute ap­pena arrestate, nella relazione tecnica del Provveditorato Regionale Opere Pubbliche dell'Emilia Romagna l'importo complessivo dei lavori, IVA compresa, è stato quantifi­cato in lire 45.240.000.

Concessa l'autorizzazione agli stessi da parte del Provveditorato Regionale di Bo­logna, la Direzione della casa circondariale di Ferrara ha invitato ben 20 ditte, secondo le direttive della stessa autorizzazione.

Il giorno 28.6.1998 si è proceduto al­l'apertura delle offerte ed alla aggiudica­zione dei lavori alla ditta Cavolesi Costru­zioni S.r.L che ha praticato il miglior ri­basso pari al 10,25 per cento.

I predetti interventi peraltro non sono avvenuti nella ex sezione femminile, allo stato riservata ai collaboratori di giustizia e, quindi, non vi è stato nessun smantella­mento di sorta, come sostenuto nell'inter­rogazione parlamentare.

Peraltro il Provveditore di Bologna ha comunicato che le affermazioni attribuitegli nell'intervista citata dall'interrogante sono state in gran parte distorte ed inopportu­namente strumentalizzate.

In ogni caso nel protocollo d'intesa sot­toscritto il 15.3.1998 dal Ministro di Grazia e Giustizia e dal Presidente della Regione Emilia Romagna è previsto che il Ministero di Grazia e Giustizia richieda il parere della Regione per una idonea distribuzione sul territorio regionale delle diverse tipologie di istituti e servizi-

li Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

C O R D O N I . - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e della pubblica istruzione. — Per sapere -premesso che:

il personale supplente della scuola subisce in molti casi ritardi nel pagamento degli stipendi;

a fronte delle richieste di chiarimento e di intervento da parte degli insegnanti supplenti, i dipendenti delle direzioni pro­vinciali del Tesoro, responsabili dei paga­menti e della gestione delle retribuzioni, lamentano l'impreparazione del personale amministrativo della scuola nella gestione della parte contabile, che determina molto spesso la predisposizione di documenta­zione incompleta e carente per quanto riguarda i contratti degli insegnanti sup­plenti;

risulta peraltro un diverso tratta­mento tra i supplenti delle diverse materie e gli insegnanti supplenti di religione, sia per quanto riguarda i criteri retributivi che la scadenza del contratto;

le difficoltà dei meccanismi retribu­tivi dell'amministrazione scolastica si in­trecciano inoltre con la ristrutturazione interna del ministero della pubblica istru­zione, che prevede il concentramento di alcune funzioni — :

se ed in che modo intendano inter­venire per garantire la regolare correspon­sione degli stipendi agli insegnanti sup­plenti e per superare le difficoltà proce­durali ed amministrative che coinvolgono il rapporto tra le direzioni provinciali del tesoro e l'amministrazione scolastica, ga­rantendo altresì criteri omogenei nell'ero­gazione degli stipendi. (4-22059)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione presentata, intesa a sollecitare inizia­tive idonee a garantire una più tempestiva corresponsione degli stipendi agli insegnanti supplenti della scuola.

Al riguardo, si fa presente che la proce­dura per l'ammissione a pagamento delle competenze spettanti ai titolari dei contratti a tempo determinato della scuola, definita

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Atti Parlamentari - XXVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

per il corrente anno scolastico con circolare del Ministero della Pubblica Istruzione n. 399 del 29 settembre 1998, prevede che i contratti medesimi, stipulati dai Provvedi­tori agli studi, vengano inviati ai Capi d'isti­tuto e da questi alle Direzioni provinciali del Tesoro, corredati della comunicazione di preso servizio e della documentazione con­tenente le altre informazioni, necessarie a tali uffici per l'attivazione dei pagamenti II tempo richiesto da tali adempimenti è spesso la causa indiretta di ritardo nei pagamenti

Al fine di ovviare alla citata situazione, il Ministero del Tesoro ha indetto una con­ferenza di servizi con la partecipazione del Ministero della Pubblica Istruzione, per lo studio del problema.

Poiché verranno messi a disposizione delle Amministrazioni i servizi della rete unitaria, ed i realizzandi servizi « interope­rabilità » e « posta elettronica » sono desti­nati a costituire lo strumento principale per lo scambio documentale nella Pubblica Am­ministrazione, è stato deciso di avviare al più presto lo studio di fattibilità per rea­lizzare un progetto di cooperazione appli­cativa con il Ministero della Pubblica Istru­zione, utilizzando le nuove tecnologie del documento informatico e della firma digi­tale, di cui al D.P.C.M. 8 febbraio 1999, con l'obiettivo di semplificare e accelerare le procedure di stipulazione dei contratti e l'attivazione dei pagamenti per il personale con contratto a tempo determinato della scuola, a partire dall'anno scolastico 2000-2001.

Tuttavia, di fronte alla necessità di ac­celerare i tempi di riscossione delle compe­tenze maturate dal personale in questione, anche prima dell'adozione della citata pro­cedura, è stata individuata la possibilità di semplificare, nel frattempo, il procedimento di stipulazione dei contratti.

Si è convenuto, pertanto, che per il pros­simo anno scolastico il Ministero della Pub­blica Istruzione, con circolare, disporrà che i Provveditori agli Studi, contestualmente alla stipulazione dei contratti di lavoro a tempo determinato di propria competenza, provvedano, altresì, all'acquisizione delle di­chiarazioni e delle altre informazioni di

natura contabile prescritte, inviando diret­tamente alle Direzioni provinciali del Te­soro tutta la documentazione necessaria per l'immediata attivazione dei pagamenti, che verrà disposta a partire dalla data prevista per l'assunzione in servizio degli interessati, desumibile dai contratti medesimi.

Sarà cura dei Capi d'istituto, in ottem­peranza all'obbligo ad essi imposto dalla legge, comunicare senza indugio agli uffici ordinatori della spesa eventuali impedi­menti intervenuti

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione economica: Ro­berto Pinza.

CORSINI. - Ai Ministri della sanità e grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

in data 2 agosto 1992 i signori Mario Cornetti e Nicoletta Mosconi, residenti a Castelmella (provincia di Brescia), via Fra­telli Kennedy, 10, depositavano alla Pro­cura della Repubblica presso la pretura di Bergamo atto di denuncia-querela nei con­fronti dei sanitari dell'Ospedale Riunito di Bergamo, i quali avevano effettuato un intervento irregolare di cateterismo al pic­colo Davide Cornetti loro figlio;

alla predetta querela veniva allegata una consulenza medica di parte del pro­fessor dottor Giovanni Beduschi, medico­legale di Modena;

veniva iscritto procedimento penale n. 11502/1992 RG a carico di Bergamaschi Gianfranco presso la Procura della Repub­blica presso la Pretura di Bergamo;

in data 16 novembre 1992 Davide Cornetti decedeva presso l'Ospedale Civile di Brescia, ove era stato nel frattempo trasferito;

in data 18 maggio 1994 veniva depo­sitata relazione di consulenza tecnica col­legiale chirurgica e medico-legale dei con­sulenti tecnici del Pubblico Ministero -professor dottor De Ferrari e professor

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Atti Parlamentari - XXVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

dottor D. Casarotto - avente ad oggetto le cause della morte di Davide Cornetti;

ciò nonostante, nei mesi successivi, il procedimento penale in oggetto risultava ancora pendente non avendo il pubblico ministero ancora emesso il decreto di ci­tazione a giudizio;

quindi, in data 7 settembre 1994 e 7 novembre 1994 venivano depositate istanze di sollecito dell'emissione del decreto di citazione a giudizio;

in data 19 dicembre 1994 veniva no­tificato all'avvocato difensore Alberto Sca-paticci decreto di citazione a giudizio del Bergamaschi per il reato di cui all'articolo 589 codice penale per il giorno 3 aprile 1995;

in tale udienza i genitori di Davide Cornetti si costituivano parti civili nei con­fronti dell'imputato Bergamaschi Gian­franco tramite il ministero del citato di­fensore; %le udienze successive si sono tenute nei giorni 5 ottobre 1995, 28 marzo 1996, 26 settembre 1996 (mero rinvio), 7 ottobre 1996, 14 marzo 1997 e 27 ottobre 1997;

nel corso del processo sono stati sen­titi i due consulenti tecnici del pubblico ministero, quelli dell'imputato (dottor An­gelo Casari e dottoressa Adele Borghi) e quello delie parti civili difese dall'avvocato Scapaticci (dottor Giovanni Beduschi);

all'udienza del 7 ottobre 1996 il Pre­tore di Bergamo conferiva incarico peritale al professor Marcello Canale e al professor Alberto Bertolini per l'accertamento delle cause della morte di Davide Cornetti;

la perizia d'ufficio perveniva in can­celleria in data 20 giugno 1997;

all'udienza del 27 ottobre 1997 il Pre­tore di Bergamo ha pronunciato sentenza di assoluzione nei confronti dell'imputato Bergamaschi;

sono già trascorsi circa cinque anni dal momento in cui il reato di cui all'ar­ticolo 589 codice penale si è consumato,

alla data in cui è stata pronunciata sen­tenza di primo grado;

quindi il termine prescrizionale del reato è prossimo a verificarsi;

il procedimento penale in oggetto ben si sarebbe potuto concludere in tempi assai più ristretti considerato che:

a) all'atto di querela era stata alle­gata relazione medico-legale;

b) il Pubblico Ministero ha nomi­nato due consulenti tecnici soltanto nel 1994, a distanza di un anno e mezzo dalla morte di Davide Cornetti;

c) nonostante l'esistenza di cinque consulenze tecniche di parte operate da medici specializzati, il Pretore di Bergamo ha nominato a sua volta altri due periti per la determinazione delle cause della morte del bambino;

tale modo di procedere ha compor­tato una dilatazione dei tempi processuali e l'avvicinamento del termine di prescri­zione del reato - :

se non intendano assumere le inizia­tive di tipo ispettivo di propria competenza perché siano accertate eventuali responsa­bilità disciplinari e sia così tutelato il di­ritto alla giustizia dei signori Mario Co­rnetti e Nicoletta Mosconi. (4-14403)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata si rappresenta che dal­l'esame della documentazione trasmessa dal Presidente e dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Brescia e dalle relazioni inviate non sono emersi elementi di rilievo disciplinare a carico di magistrati.

Per quanto concerne la vicenda proces­suale, si rappresenta che in particolare, dalla documentazione allegata, risulta che il Pubblico Ministero, conferì l'incarico di consulenza tecnica medico-legale il 19.11.1992 e non già nel 1994 (come soste­nuto dall'interrogante), epoca nella quale venne, invece, depositata la relazione dei consulenti.

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Atti Parlamentari - XXIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

/ motivi della lunga durata del processo di primo grado, lamentata dalVinterrogante, risiedono essenzialmente nella complessità della vicenda processuale, riguardante una ipotesi di colpa professionale attribuita al­l'imputato Bergamaschi, medico.

In ordine ai criteri seguiti dal P.M., va rilevato che la prima udienza è stata fissata a breve termine dalla emissione del decreto di citazione e che sono state necessarie numerose udienze sia per consentire la pre­senza contestuale dei periti e dei consulenti della parte, sia per provvedere alla audi­zione degli stessi e dei testimoni con la cura richiesta dalla delicatezza e complessità delle situazioni e dei comportamenti da esaminare.

Ovviamente non può essere oggetto di rilievo il fatto che il pretore abbia ritenuto la necessità di esaminare propri periti in presenza di relazioni di consulenti di parte già acquisite agli atti, né può addebitarsi al pretore la ritardata presentazione della re­lazione peritale (si osserva comunque che il pretore, oltre ad avere più volte sollecitato detto deposito, ha applicato, in sede di li­quidazione, la riduzione degli onorari pro­prio per sanzionare il ritardo ex articolo 8 legge 319/80).

Per quanto riguarda, poi il lasso di tempo intercorso tra le varie udienze, va rilevato innanzitutto che si è dovuto spesso tenere conto degli impegni degli otto pro­fessionisti periti e consulenti (quasi tutti docenti universitari a quelli citati dall'in-terrogante va aggiunto il prof. Casarotto) e si è dovuto altresì conciliare la trattazione del processo in questione con gli altri im­pegni di udienza già fissati dal pretore (a tal proposito si segnala che il dr. Gaballo tratta e definisce un notevole numero di processi, sia nella sede di Bergamo che presso due sezioni distaccate).

Risulta, inoltre, che il P.M., in data 18.11.1997, ha proposto appello contro la sentenza di assoluzione pronunziata dal Pretore di Bergamo il 27.10.1997 e deposi­tata VII.11.1997.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

COSTA. — Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. — Per sapere - premesso che:

a Viola-St. Grée, in provincia di Cu­neo, esiste una stazione sciistica nell'am­bito di un complesso immobiliare compo­sto da alberghi, negozi e da centinaia di appartamenti di varie dimensioni;

il complesso turistico apparteneva ad una società immobiliare fallita anni or sono;

recentemente la società Liamco cor­rente in Milano e con sede legale a Londra (secondo quanto riportato dai giornali) si è resa acquirente degli immobili, compren­sivi degli impianti di risalita;

la società Liamco avrebbe assolto (o starebbe per assolvere) il debito contratto attraverso l'aggiudicazione dell'intero com­plesso a mezzo d'asta pubblica nei con­fronti del liquidatore;

l'acquisto è avvenuto a corpo, e cioè per tutto il complesso;

l'aggiudicazione richiede tempi lun­ghi, necessari per investimenti rilevanti;

peraltro, la mancata attivazione, per un ulteriore anno, degli impianti di risalita, non soltanto verrebbe a privare di un'ul­teriore fonte di reddito la comunità di Viola e tutta la Valle Mongia, ma compor­terebbe una perdita (forse definitiva) di sciatori —:

quali iniziative attraverso il liquida­tore s'intendano assumere affinché -quantomeno a decorrere dal 1° gennaio 1998 - gli impianti di risalita di Viola-St. Grée siano in grado di funzionare, attra­verso la gestione diretta da parte della società Liamco, ovvero attraverso altre so­cietà o lo stesso comune di Viola, che più volte ha dimostrato la propria disponibilità alla gestione diretta degli impianti.

(4-13684)

RISPOSTA. — In riferimento all'interroga­zione indicata si evidenzia che secondo quanto comunicato dalla Regione Piemonte competente per la materia, non sussistono

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Atti Parlamentari - XXX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

al momento strumenti legislativi e finan­ziari che permettano un'iniziativa di soste­gno diretto al rilancio della stazione sciistica di Viola St. Grèe.

Peraltro, anche gli interventi già previsti a favore del comparto degli impianti di risalita (ad esempio Regolamento CE 2081193 - obiettivo 5b), per le modalità, le limitazioni e l'entità dei finanziamenti con­cedibili non possedevano le caratteristiche di idoneità e di sufficienza per un intervento regionale efficace a favore di Viola St. Grèe.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

COSTA. — Al Ministro delle comunica­zioni. — Per sapere - premesso che:

con interrogazione 4-13774 l'interro­gante ha chiesto al Ministro interrogato di conoscere « quali iniziative intenda assu­mere al fine di consentire la spedizione in abbonamento postale presso le sedi decen­trate anche alle stampe di cui alla lettera c) » dell'articolo 20, comma 2, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, «spedizione che fra l'altro consente una migliore riparti­zione dei carichi di lavoro fra i diversi uffici postali»;

risposta del Ministro, pubblicata nel­l'Allegato B ai resoconti della seduta dell'11 maggio 1998 della Camera dei de­putati, fa riferimento al fatto che a tali pubblicazioni non sia stata concessa « la riduzione prevista per la spedizione de­centrata »;

l'interrogazione succitata non aveva ad oggetto la richiesta di alcuna riduzione bensì - si ribadisce - la possibilità di spedire in abbonamento postale presso le sedi decentrate;

quali iniziative intenda assumere al fine di consentire la spedizione in abbo­namento postale - senza riduzioni, ma con onere intero a carico del mittente - anche alle stampe di cui alla lettera c) dell'arti­colo 20, comma 2, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, spedizione che fra l'altro

consente una migliore ripartizione dei ca­richi di lavoro fra i diversi uffici postali.

(4-17941)

RISPOSTA. — Si fa presente che il decreto ministeriale 28 marzo 1997 (pubblicato nella G.U. n. 90 del 18 aprile 1997) preve­deva la possibilità per l'ex ente Poste di stipulare apposite concessioni per la spedi­zione decentrata delle pubblicazioni di cui alla lettera c) dell'articolo 2, comma 20, della legge 13 dicembre 1996, n. 662.

Il successivo decreto ministeriale 4 luglio 1997 (pubblicato nella G.U. tu 166 del 18 luglio 1997) prevede per tale tipologia di invìi solo tariffe scontate per quantità.

D'altra parte, ha significato la società Poste, la possibilità di effettuare spedizioni decentrate — seppure alle tariffe previste e, quindi, senza ulteriori riduzioni — non può essere accordata in via generale poiché sif­fatto tipo di postalizzazione comporta un onere economico aggiuntivo per la società, riguardante la gestione amministrativo-con­tabile delle spedizioni e dei pagamenti, che incide sui costi finali sostenuti dalla società stessa e che, nel caso specifico, non possono non tener conto delle già basse tariffe che le pubblicazioni della lettera c) pagano (lire 108 fino ai 200 grammi).

Tuttavia, in considerazione delle pecu­liari esigenze legate alla stampa presso più centri tipografici che può comportare la necessità, per alcune società editrici di spe­dire da più località ben individuate, la ripetuta società Poste autorizza di volta in volta la spedizione decentrata per venire incontro alle particolari esigenze dei clienti che lo richiedono.

Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

COSTA. — Ai Ministri dell'interno e del­l'industria, del commercio e dell'artigianato. — Per sapere - premesso che:

in data 18 febbraio 1999, il sindaco di Bosia inviava una lettera aperta ai parla-

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Atti Parlamentari - XXXI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

mentari piemontesi ed agli amministratori regionali;

in tale lettera si legge: « Come al solito i nostri comuni montani sono sempre più penalizzati (ed alcuni lo sono ancor più). Sembra sia nata una nuova strategia per dividerli tra loro, incidendo non solo sulla loro capacità di autonomia locale per ri­solvere i problemi quotidiani (vedi ad esempio scuola, trasporti, servizi anziani, gruppi di volontariato, eccetera), ma creando anche inesistenti distinzioni geo­grafiche (vedi il decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 1993 - fasce climatiche) »;

nella lettera si legge altresì che se da una parte i pochi amministratori locali cercano sempre più di attivarsi, anche con l'aiuto della Comunità montana, con la costituzione ed utilizzo di società di servizi, realizzando così economie a beneficio delle piccole collettività, per la salvaguardia del territorio montano, a tutela dei pochi abi­tanti rimasti sulle Langhe, dall'altra ab­biamo l'ultimo degli esempi di malgoverno: l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 che delimita le zone climatiche dei comuni della provincia in funzione dei gradi giorno ed indipendentemente dall'ubicazione geo­grafica;

il sindaco di Bosia sostiene di non capire infatti con quali parametri si sia potuto stabilire ad esempio che a Cravan-zana (fascia F) faccia più freddo che a Bosia (fascia E), comuni distanti appena 2 chilometri tra loro;

egli espone anche che capita che, per ripararsi dal freddo, su un territorio so­stanzialmente uniforme - quello dell'Alta Langa Montana - , dobbiamo spendere di più nei comuni catalogati sotto la lettera E, di meno sotto quelli catalogati con la let­tera F (le distorsioni sono ancor più evi­denti guardando la mappa colorata in verde ed azzurro, dove i comuni che po-sono usufruire del risparmio sono solo quelli colorati in verde). Ci poteva essere una reale possibilità di risparmio senza gravare i cittadini di questo appesanti­

mento burocratico sulle fasce climatiche, nonché di assurde divisioni tra comuni limitrofi - :

quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati circa la stupefacente discrimi­nazione che arreca danni a operose popo­lazioni soprattutto montane. (4-22990)

RISPOSTA. — Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In relazione all'interrogazione citata, si fa presente quanto segue.

Come è noto, i gradi-giorno assegnati ai Comuni italiani sono riportati nell'allegato A al Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, ru 412, insieme con l'alti­tudine della casa comunale e la zona cli­matica di appartenenza. Quest'ultima e di­retta conseguenza del valore dei gradi-giorno assegnati; in particolare si ottiene la zona climatica qualora i gradi-giorno su­perino il valore di 3000.

Nei due comuni citati nell'interrogazione citata si ha la seguente situazione:

Comune di Bosia (CN): altitudine della casa comunale metri 484 sul livello del mare, gradi-giorno 2915, zona climatica di appartenenza E;

Comune di Cravanzana (CN): altitu­dine della casa comunale metri 585 sul livello del mare, gradi-giorno 3040, zona di appartenenza F.

La diversità di zona climatica dipende, dunque, dalla differenza, sia pure ridotta e d'altra parte congruente con la differenza di quota fra le due case comunali, del numero di gradi-giorno assegnati

In proposito, pur osservando che le quote riportate nell'allegato A coincidono con quelle rilevabili dall'Annuario dei Co­muni d'Italia del Touring Club Italiano e, quindi, che l'assegnazione risulta esatta, si fa presente che il Decreto del Presidente della Repubblica in questione non esclude la modifica dell'allegato A (articolo 2, comma 2), a seguito di ulteriori valutazioni basate su dati oggettivi.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Ber sani.

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Atti Parlamentari - XXXII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dei trasporti e della navigazione. — Per sapere - premesso che:

alcune rubriche specializzate di im­portanti quotidiani nazionali hanno dato notizia di una statistica preoccupante, se­condo cui un italiano su quindici sbaglia il versamento per il pagamento del bollo auto;

le ragioni di un numero così cospicuo di errori (tre milioni di versamenti sul totale di quarantaquattro milioni risultano errati) sono da ricercarsi nella incredibile gamma di combinazioni tariffarie che sca­turiscono dalla tipologia del veicolo e dalla regione di appartenenza;

in effetti, le combinazioni possibili pare che ammontino a trecentomila circa, in tal modo rendendo oggettivamente dif­ficile l'individuazione del versamento esatto e quindi oggettivamente molto facile l'errore;

l'Automobile club d'Italia ha proposto di far pagare il bollo negli uffici postali con possibilità, per l'impiegato delle poste, di dialogare, tramite terminale, con la banca dati del pubblico registro automobilistico;

l'Automobile club ha elaborato uno specifico progetto già sperimentato nella città di Latina con lusinghieri risultati e di prossima sperimentazione in Lombardia - :

se non ritenga di dovere, assunti i dovuti contatti con l'Automobile club d'Ita­lia, valutare la possibilità di estendere le metodologie, previste dal progetto in fase di sperimentazione, a tutte le città italiane onde consentire un più efficiente servizio agli automobilisti ed al fine di evitare un numero tanto spropositato di errori che, fra l'altro, oltre a determinare possibili sanzioni per l'utente - che, in realtà è semplicemente incorso in un possibilissimo errore tenuto conto delle ricordate trecen­tomila combinazioni tariffarie - costringe altresì gli uffici a controlli particolarmente laboriosi e, dunque, ad un costo gestionale che sarebbe quanto mai opportuno elimi­nare. (4-10341)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga-zione presentata su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri e tenuto conto di quanto riferito dall'Automobile Club D'Ita­lia sull'argomento.

Il pagamento delle tasse automobilisti­che, nella forma in cui è attualmente effet­tuato, presenta in effetti diversi punti di criticità, pure se con il collegato alla legge finanziaria 1998 si è proceduto ad una certa semplificazione del sistema tariffario.

Al fine di consentire un più efficiente servizio agli automobilisti, evitando anche le disfunzioni richiamate dall'interrogante, l'ACI si è fatto dunque promotore, ottenendo fin dal 1995 l'approvazione del Diparti­mento della Funzione Pubblica, del progetto Epica, sistema integralmente automatizzato, capace di assicurare contestualmente al pa­gamento, il riscontro circa l'esattezza e la correttezza del versamento, eliminando la necessità di successivi controlli e l'apertura di eventuali contenziosi

Il progetto si basa sulla realizzazione di collegamenti informatici tra la banca dati dell'ACI e i punti di riscossione del tributo, quali gli uffici esattori dell'ACI stesso, gli uffici postali e gli altri punti di riscossione (ad es. tabaccai, etc.) ed è stato sperimentato con successo nelle province di Latina e Terni ed in più di 200 punti di riscossione ACI della Lombardia negli anni 96/97.

Il progetto Epica, secondo quanto fatto presente dallo stesso ACI, sarà estendibile ad altri territori in tempi rapidi. In pochi mesi, infatti, i circa 1500 sportelli esattori dell'ACI localizzati lungo l'intero territorio nazio­nale, potranno essere dotati delle apparec­chiature necessarie.

Il progetto, con il sistema integralmente informatizzato di accertamento, controllo e monitoraggio degli incassi di competenza, può anche offrire all'Amministrazione fi­nanziaria, un servizio in linea con le av­vertite esigenze di coordinamento e razio­nalizzazione, assicurando anche risparmi nella gestione delle attività di contenzioso tributario per la materia.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

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Atti Parlamentari - XXXIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle finanze. — Per sapere pre­messo che:

nell'ambito del processo tributario la modulistica predisposta per le commissioni tributarie prevede l'avviso di trattazione ex-articolo 31 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, con la formula finale: « La trattazione avverrà in camera di consiglio, salvo il disposto del I comma dell'articolo 33 del decreto legislativo 546/ 92 »;

vi sono centinaia di migliaia di ricorsi pendenti presentati da contribuenti non assistiti da difensore tecnico i quali si presentano nel giorno indicato per la trat­tazione nel convincimento di poter discu­tere il ricorso medesimo;

l'articolo 33 del decreto legislativo 546/92, comma 1, testualmente recita: « La controversia è trattata in camera di con­siglio salvo che almeno una delle parti non abbia chiesto la discussione in pubblica udienza, con apposita istanza da deposi­tare nella segreteria e notificare alle altre parti costituite entro il termine di cui all'articolo 32, comma 2. »;

l'articolo 32, comma 2, testualmente recita: « Fino a dieci giorni prima della data di cui al precedente comma ciascuna delle parti può depositare memorie illu­strative con le copie per le altre parti »;

in altre parole, il contribuente può chiedere la discussione in pubblica udienza a condizione che presenti almeno dieci giorni prima dell'udienza fissata una spe­cifica istanza;

molti contribuenti, ignorando il con­tenuto dell'articolo 32, 2° comma, si pre­sentano alla data indicata nell'avviso di trattazione e si sentono rispondere che la trattazione sarà fatta in camera di consi­glio, senza la presenza delle parti, così come previsto dall'articolo 33, 2° comma;

princìpi di giustizia sostanziale e di trasparenza degli atti impongono di porre rimedio all'evidente incomprensibilità della formula indicata in calce all'avviso di

trattazione, esplicitando che il contri­buente deve, laddove voglia discutere il ricorso in pubblica udienza, depositare ap­posita istanza con avvertimento che, in difetto, la trattazione avverrà in camera di consiglio e senza la presenza delle parti;

se, preso atto della situazione che si ripete in tutte le Commissioni tributarie provinciali e del dovere di una corretta e non « criptica » informazione al contri­buente, non ritenga di dover disporre che gli avvisi di trattazione inviati ai contri­buenti contengano, in calce, Pesplicitazione del contenuto dell'articolo 33 con la spe­cifica indicazione di cui al 2° comma del­l'articolo 32. (4-19435)

RISPOSTA. — Con Vinterrogazione cui si risponde l'interrogante, nel sollevare il pro­blema dell'incomprensibilità della formula indicata in calce all'avviso di trattazione relativamente alle controversie pendenti avanti le Commissioni tributarie, ha chiesto di conoscere se, al fine di fornire una cor­retta informazione al contribuente, si ri­tenga opportuno disporre l'indicazione sui predetti avvisi del contenuto dell'articolo 33, comma 1 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546, che permette al ricorrente di avvalersi della facoltà di chiedere la discus­sione della causa in pubblica udienza.

Al riguardo si osserva che la necessità di modificare la modulistica relativa all'avviso di trattazione, nel senso auspicato dall'in-terrogante è stata pienamente condivisa sia dal Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria sia dal Dipartimento delle En­trate.

A tal fine il Centro informativo del pre­detto Dipartimento ha fatto presente che, attesi i tempi tecnici necessari per la pre­disposizione e la stampa da parte del Poli­grafico dello Stato, le modifiche di che trattasi saranno inserite nel quantitativo di modulistica previsto per soddisfare il fab­bisogno delle Commissioni tributarie per il prossimo anno.

Il Ministro delle finanze: Vin­cenzo Visco.

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Atti Parlamentari - XXXIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

DI NARDO. - Ai Ministri dell'ambiente e dell'industria, del commercio e dell'arti­gianato. — Per sapere - premesso che:

l'Enel società per azioni - direzione distribuzione Campania - ha costruito una linea elettrica sotterranea - esercizio 150 KW - ad alta tensione tra la cabina esi­stente Sorrento 1 e la zona interessante Via degli Aranci-Via San Renato di Sor­rento;

successivamente l'Enel spa - dire­zione distribuzione Campania - ha as­sunto di essere nella necessità di attraver­sare un fondo di proprietà privata per il prosieguo della linea sotterranea già ese­guita per il collegamento ad un traliccio esistente nell'ambito di quella proprietà privata;

il presidente della giunta regionale della Campania con decreto 23152 del 9 dicembre 1997 ha autorizzato la costru­zione della linea in questione (prosieguo di linea sotterranea) ed il sindaco di Sorrento sull'eguale richiesta dell'Enel spa - dire­zione distribuzione Campania - ha auto­rizzato l'anzidetto ente con decreto 14 maggio 1998 protocollo 15897 all'occupa­zione temporanea, in via di urgenza, degli immobili oggetto dell'attraversamento del­l'elettrodotto sotterraneo subordinando il decreto reso all'osservanza della condi­zione del mantenimento della linea elet­trica ad una tensione di 60 KW;

l'Enel spa ha già comunicato l'esecu­zione delle opere alla data del 9 luglio 1998;

appare all'interrogante atto di grave responsabilità politica ed amministrativa quello compiuto dal presidente della giunta regionale della Campania prima e dal sin­daco di Sorrento poi allorquando hanno, ciascuno per le proprie competenze, auto­rizzato la costruzione della linea elettrica e decretato l'occupazione di urgenza;

la linea elettrica sotterranea già rea­lizzata ed interessante la via degli Aranci-Via San Renato di Sorrento, posta ad un metro e mezzo dal piano stradale, pare di 150 KW anziché di 60 KW, lambisce edifici

scolastici per bambini e centri di vendita dei prodotti alimentari conservati e freschi;

i danni alla salute prodotti dal campo elettrico e magnetico della conduttura elet­trica realizzata e a realizzarsi sono oramai unanimamente ricononosciuti dalla attuale letteratura medica e tecnica, soprattutto allorquando le linee elettriche sotterranee, la cui schermatura non è documentata, interessano spazi adiacenti edifici scolastici per bambini, centri di vendita di prodotti alimentari conservati e freschi, luoghi di lavoro di decine e decine di persone co­munque frequentati assiduamente da mi­gliaia di utenti;

addirittura da quanto risulta all'in­terrogante il traliccio ove sarà collegata la linea elettrica è posto abusivamente nella proprietà di privati neppure si spiega l'enorme spreco di denaro per il collega­mento della linea sotterranea ad un tra­liccio posto in proprietà di privati che hanno chiesto la eliminazione - :

se non intenda intervenire a difesa della salute pubblica così seriamente mi­nacciata dalla installazione della linea elet­trica;

se non si intenda accertare l'effettiva utilità dell'intero progetto messo in atto.

(4-18694)

RISPOSTA. — Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In relazione all'interrogazione citata sulla base degli elementi forniti anche dal-l'ENEL SpA si comunica quanto segue.

La costruzione dell'elettrodotto in que­stione è stata autorizzata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale della Campania n. 23152 del 3 dicembre 1997: si tratta di un elettrodotto in cavo sotterraneo destinato a collegare la cabina elettrica a 60 kV di Sorrento con la linea aerea esistente, sempre a 60 kV, Castellamare-Sorrento.

L'ENEL ha già posato circa un chilo­metro di cavo lungo Via degli Aranci, Via S. Renato, Via Cesarono. Per il completamento dell'opera che riguarda il raccordo alla linea risulta necessaria la posa degli ultimi 35 metri di cavo.

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Atti Parlamentari - XXXV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

/ proprietari del fondo sul quale dovrà essere posato Vultimo tratto del cavo citato, hanno fatto opposizione al Decreto di oc­cupazione temporanea emesso dal Sindaco di Sorrento in data 14 maggio 1998. L'ENEL, a fronte di tale situazione, ha risposto con le proprie controdeduzioni tanto che il Comune di Sorrento ha con­fermato la validità del Decreto e l'occupa­zione del suolo ha potuto aver luogo alla fine del mese di luglio 1998.

Inoltre, gli stessi proprietari avevano an­che fatto ricorso al TAR che, con ordinanza n. 297/98, ha rigettato la proposta di istanza incidentale di sospensione del suddetto provvedimento.

Per quanto riguarda i rischi per la salute umana, che potrebbero derivare dalla pre­senza di campi elettromagnetici paventati nell'interrogazione in esame, l'ENEL ha precisato che l'elettrodotto in questione è stato realizzato nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge e che i campi elettrici e magnetici da esso generati al momento del suo esercizio, saranno di intensità inferiore ai limiti prescritti dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 aprile 1992.

L'ENEL ha precisato, altresì, che l'elet­trodotto è necessario a dotare Sorrento e le aree limitrofe di una alimentazione elettrica di riserva, in assenza della quale qualsiasi disservizio sulla linea di alimentazione at­tuale comporterebbe prolungate mancanze di energia elettrica.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Ber sani.

FIORI. — Ai Ministri del lavoro e della previdenza sociale e dell'interno. — Per sa­pere - premesso che:

il decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112 ha disposto il trasferimento della erogazione delle pensioni di invalidità dalla prefettura all'Inps a far data dal 1° set­tembre 1998;

a tutt'oggi detto provvedimento non risulta essere stato posto in essere;

viceversa, la lentezza delle operazioni di rilevamento dei dati oggetto del trasfe­rimento di cui sopra ha di fatto provocato già molti casi di inaccettabile ritardo nel pagamento delle pensioni ed un totale smarrimento confusionale nella gran parte degli interessati, che, non opportunamente informati, allo stato non sanno più chie­dere conto dei ritardi alla prefettura o dell'Inps - :

se non ritengano opportuno far ac­certare le responsabilità di queste inam­missibili inadempienze burocratiche e di­sporre inoltre che l'attuazione dei provve­dimenti di cui al decreto legislativo citato in premessa avvenga al più presto e senza soluzione di continuità nella erogazione delle pensioni agli interessati, la cui mag­gioranza fa affidamento esclusivamente su questo tipo di reddito. (4-21753)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione presentata si comunica che il primo comma dell'articolo 130 del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, ha disposto il trasfe­rimento della funzione erogatoria in mate­ria di invalidità civile dal Ministero dell'in­terno all'I.N.P.S. a decorrere dal 120° giorno dalla data di entrata in vigore (3 settembre 1998).

Le funzioni di concessione continuano a rimanere di competenza del Ministero del­l'interno e per esso delle Prefetture, fino a quando non sarà operativo il trasferimento di tali funzioni alle Regioni in virtù del comma 2 del citato articolo 130.

La disposta separazione delle compe­tenze, ha impegnato i due Enti interessati -Ministero dell'Interno ed INPS — a porre in essere, nei tempi ristretti stabiliti dalla legge, tutti gli adempimenti connessi con la pra­tica attuazione della nuova disciplina con l'intento di non creare soluzione di conti­nuità nell'erogazione delle prestazioni in questione.

L'IN PS ha provveduto quindi ad aggior­nare i propri archivi, acquisendo i dati relativi a tutte le prestazioni vigenti alla data del 3 settembre 1998, ponendole in pagamento a decorrere dalla mensilità di novembre 1998. Inoltre, è stato effettuato

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Atti Parlamentari - XXXVI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

l'abbinamento delle predette prestazioni con le altre pensioni erogate dall'INPS allo stesso soggetto, si è data attuazione al pa­gamento mensile delle stesse, è stata inviata agli interessati un'apposita comunicazione contenente le informazioni circa le nuova modalità di pagamento ed è stato attivato un numero verde a carattere nazionale allo scopo di fornire agli stessi ogni ulteriore informazione e chiarimento.

Di conseguenza, attualmente, vengono regolarmente corrisposte le prestazioni a favore di coloro che ne erano già titolari prima dell'emanazione della nuova legge.

I ritardi lamentati, secondo quanto co­municato dall'INPS, si riferiscono sia alle numerose pratiche per le quali le Prefetture, tuttora competenti per la funzione conces­sola, non hanno ancora completato l'iter amministrativo, ovvero a pagamenti di pre­stazioni in favore degli eredi o alla corre­sponsione di interessi su ritardati paga­menti, che l'INPS è in grado di soddisfare solo nel momento in cui le Prefetture stesse procedono all'acquisizione dei dati necessari per la liquidazione.

L'Istituto ha fatto presente, inoltre, che sono state predisposte e messe a disposizione delle Prefetture fin dal mese di dicembre 1998, le apposite procedure informatiche per consentire la liquidazione sia delle pre­stazioni « correnti », sia dei ratei arretrati in favore degli stessi beneficiari o degli eredi, in caso di decesso del titolare prima della corresponsione di quanto dovuto.

Si comunica, infine, che a marzo c.a. risultavano liquidate e poste in pagamento circa 30.000 nuove liquidazioni; circa 24.000 erano in corso di liquidazione uni­tamente a circa 24.000 pratiche riguardanti il pagamento di ratei pregressi.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

FIORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri del tesoro, del bi­lancio e della programmazione economica e delle finanze. — Per sapere - premesso che:

con decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, il Ministero delle finanze ha tra

l'altro dettato norme di semplificazione degli adempimenti dei contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi e dell'imposta sul valore aggiunto;

con l'articolo 2 del decreto legislativo 19 novembre 1998, n. 422, detto ministero ha precisato al riguardo decorrenze e ga­ranzie, ed in particolare quanto segue:

1) il regime dei versamenti unitari entra in funzione per tutti i contribuenti a partire dal mese di maggio 1998. Sono ammessi alla compensazione:

a) dall'anno 1998 le persone fisi­che titolari di partita Iva;

b) dall'anno 1999 le società di persone ed equiparate ai fini fiscali, nonché i soggetti non titolari di partita Iva;

c) dall'anno 2000 i soggetti all'im­posta sul reddito delle persone giuridiche (termine anticipato all'anno 1999 con de­creto del Presidente del Consiglio dei mi­nistri 7 gennaio 1999);

2) il limite massimo dei crediti d'im­posta e dei contributi che possono essere compensati, è fissato, fino all'anno 2000, in lire 500 milioni per ciascun periodo d'im­posta;

3) con decreto del Presidente del Con­siglio dei ministri, su proposta del Ministro delle finanze, di concerto con il Ministro del tesoro, possono essere modificati i ter­mini di cui al comma 1), lettere a), b) e c), tenendo conto delle esigenze organizzative e di bilancio;

4) i contribuenti titolari di partita Iva non ammessi alla compensazione o, sep­pure ammessi, per la parte che non trova capienza nella compensazione, pur nel ri­spetto del limite di cui al comma 2), pos­sono ricorrere alla procedura di rimborso prevista dal titolo II del regolamento con­cernente l'istituzione del conto fiscale, adottato con decreto del Ministro delle finanze 28 dicembre 1993, n. 567. La ga­ranzia è prestata ai sensi dell'articolo 38-bis, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633;

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Atti Parlamentari - XXXVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

con comunicato stampa dell'11 feb­braio 1999 il ministero delle finanze ha precisato che:

a) il credito Iva risultante dalla dichiarazione annuale per il 1998, può già essere utilizzato in compensazione, a par­tire dai versamenti da effettuare entro il 16 febbraio 1999, anche dai soggetti che da quest'anno sono tenuti alla presentazione della dichiarazione unificata;

b) esiste la possibilità di « compen­sazione totale », cioè con tutti gli importi a debito che devono essere versati con il modello F24, superando così le limitazioni contenute nell'articolo 17 del decreto legi­slativo n. 241 del 1997;

in sostanza tutti gli importi da esporre sono:

a) quelli riportati nella colonna « importi a debito versati » del modello F24 che possono essere compensati con gli eventuali crediti risultanti dalle dichiara­zioni o dalle denunce periodiche o con altri crediti spettanti al contribuente per nuove assunzioni, per investimenti, per restitu­zione eurotassa o altro;

b) somme versate entro il 16 marzo 1999 a titolo di concessioni governative;

in conclusione la « compensazione », come sopra specificata, costituisce una so­luzione funzionale e generalmente gradita, anche se non è praticabile per tutti. Infatti quelle imprese il cui credito eccede i 500 milioni non hanno la possibilità di utiliz­zare la compensazione totale, ed inoltre sono state complicate le procedure che prevedono i rimborsi diretti e per contanti, in quanto al riguardo sono state delegate le esattorie di zona della tesoreria centrale, cosa che ovviamente provoca tempi e mo­dalità di riscossione più lunghi e complicati di quelli attualmente previsti;

la prassi di non consentire l'imme­diata compensazione per i crediti che ec­cedono i 500 milioni e quella di modificare le modalità dei rimborsi per contanti, pe­nalizzano pesantemente in particolare le piccole e medie imprese, che sono quelle

alle quali per converso dovrebbero essere aperte linee preferenziali di accesso al recupero più rapido dei crediti - :

se il Governo non ritenga di far esten­dere a un miliardo il limite massimo dei crediti d'imposta e dei contributi che pos­sono essere compensati in sede di dichia­razione dei redditi e dell'Iva e di far ap­portare sostanziali modifiche semplifica-tive alle attuali procedure burocratiche dei rimborsi per contanti alle imprese che per esigenze gestionali e produttive scelgono tale opzione. (4-23619)

RISPOSTA. — Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante, nell'evidenziare i be-nefici che i contribuenti conseguono dal­l'applicazione dell'istituto della compensa­zione prevista dal Decreto Legislativo n. 241 del 1997, rileva, tuttavia, come il limite dei 500 milioni di lire costringa le aziende a chiedere il rimborso dell'importo eccedente e risulti di fatto penalizzante, attesa la com­plessità delle attuali procedure di rimborso.

In proposito, si osserva preliminarmente che il predetto limite di 500 milioni di lire per le compensazioni trova fondamento nella inderogabile necessità di assicurare una certa gradualità nell'erogazione dei rimborsi, consentendo il controllo sui flussi di cassa.

Tuttavia, poiché tale limite (ai sensi del­l'articolo 25 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241) opererà fino all'anno 2000, è probabile che il tetto massimo di importo compensabile venga innalzato, se non ad­dirittura abolito, a decorrere dall'anno 2001.

In ordine alla richiesta di semplificare le attuali procedure dei rimborsi direttamente erogati dai concessionari, il Dipartimento delle Entrate ha rilevato che i problemi evidenziati nella interrogazione hanno avuto breve durata e sono derivati dall'adozione di modifiche legislative volte a completare il disegno di razionalizzazione del sistema di riscossione dei tributi, già avviato con il Decreto Legislativo n. 241 del 1997.

Infatti, l'articolo 2, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 19 novembre 1998, n. 422, ha anticipato al 31 dicembre 1998 la

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Atti Parlamentari - XXXVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

fine del periodo transitorio di gestione dei versamenti unitari con compensazione, du­rante il quale i concessionari del Servizio di riscossione rivestivano il ruolo di tramite necessario nell'afflusso delle somme relative ai versamenti IRPEF, IRPEG e IVA effet­tuati dai titolari di conto fiscale. Di conse­guenza, da quella data è venuta meno la possibilità per gli stessi concessionari di erogare i rimborsi utilizzando i fondi della riscossione e di avere notizie dei versamenti effettuati e degli importi compensati dai contribuenti, ai sensi del decreto legislativo n. 241 del 1997.

Tuttavia, con l'articolo 18, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e con il successivo decreto direttoriale 1° febbraio 1999, sono state individuate nuove modalità per attribuire ai concessionari le somme da loro richieste per l'effettuazione dei rimborsi e, al tempo stesso, è stata disegnata una procedura su base telematica che permette di far conoscere immediatamente ai con­cessionari la situazione dei versamenti e delle compensazioni effettuate dai contri­buenti che hanno presentato richiesta di rimborso.

Tale procedura, nonostante le difficoltà insorte nella prima fase di gestione, è ormai pienamente operativa e consente ai conces­sionari, una volta effettuati i necessari con­trolli di provvedere alle liquidazioni delle richieste di rimborso pervenute, nel termine di legge di 40 giorni.

Il Ministro delle finanze: Vin­cenzo Visco.

FONTAN. — Al Ministro delle comuni­cazioni. — Per sapere - premesso che:

il 14 maggio 1998 la Lega Nord Sudti-rolo ha organizzato una conferenza stampa sugli ultimi referendum promossi dalla Lega Nord per l'indipendenza della Padania, conferenza alla quale è stata invitata tutta la stampa locale;

alla suddetta conferenza hanno par­tecipato tutti i mass media locali di lingua tedesca e italiana, ad eccezione della « Rai

Sender Bozen di lingua tedesca» la quale risulta avere una struttura più efficace e superiore a tutti i mass media privati messi insieme nella provincia di Bolzano;

quest'anno la « Rai Sender Bozen », la quale percepisce diversi miliardi di lire quale contributo annuo, è risultata assente - ingiustificata - a tutti gli appuntamenti organizzati dalla Lega Nord per l'indipen­denza della Padania;

la « Rai Sender Bozen » non trasmette più le notizie di altri partiti tranne quelle riguardanti il movimento SVP — :

se non intenda verificare l'efficienza e l'economicità della gestione della conces­sionaria in relazione al servizio della « Rai Sender Bozen» a fronte della inefficienza denunciata in premessa, con particolare riferimento alla somma annualmente spesa dalla Rai per i giornalisti della « Sender Bozen», al costo del mantenimento della « Rai Sender Bozen » di lingua tedesca » e di « lingua ladina » e infine al costo sia della televisione che della radio « Rai Sen­der Bozen». (4-17973)

RISPOSTA. — Si ritiene opportuno premet­tere che non rientra fra i poteri del Governo quello di sindacare l'operato della RAI per la parte riguardante la gestione aziendale.

Tali problemi rientrano, infatti, nelle competenze del consiglio di amministra­zione della società e ciò esclude qualsiasi possibilità di intervento governativo in quanto tale organo opera, ai sensi della legge 14 aprile 1975, n. 103, nel quadro delle direttive e dei criteri formulati dalla apposita commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

Tuttavia, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante si è provve­duto ad interessare la predetta concessio­naria la quale ha precisato che la conven­zione « aggiuntiva », stipulata con la Presi­denza del Consiglio dei Ministri ai sensi della citata legge 10311975, le attribuisce l'obbligo di produrre e trasmettere pro­grammi radiofonici in lingua tedesca per

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Atti Parlamentari - XXXIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

4716 ore, programmi televisivi in lingua tedesca per 550 ore, programmi radiofonici in lingua ladina per 352 ore e programmi televisivi in lingua ladina per 35 ore. Sulle trasmissioni effettuate, la RAI fornisce tri­mestralmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una dettagliata relazione cor­redata dell'elenco dei programmi irradiati. Gli obblighi previsti sono sempre stati sod­disfatti senza incorrere in rilievi da parte degli organi preposti al controllo.

La concessionaria, con l'occasione, ha fatto presente che, secondo i risultati di un'indagine condotta quest'anno dall'ASTAT (Istituto di statistica della Provincia di Bol­zano), gli utenti hanno premiato i pro­grammi di lingua tedesca della RAI per la completezza e l'imparzialità dei servizi con indici di ascolto molto alti.

La RAI ha riferito di percepire, a fronte di queste attività, un « rimborso » il cui valore accertato per il 1997 è stato di 28.279 milioni di lire, precisando al riguardo che in tale anno il costo industriale delle trasmis­sioni radio e televisive in lingua tedesca è stato di 24.013 milioni di lire, mentre quello per le trasmissioni in lingua ladina è stato di 2.187 milioni di lire. Tali costi compren­dono il costo del personale, le spese di acquisizione di beni e servizi all'esterno, gli ammortamenti degli impianti di produzione e trasmissione e le quote delle spese generali di azienda.

Per quanto riguarda la conferenza stampa tenuta dalla Lega Nord il 14 maggio 1998 a Bolzano sui referendum da essa promossi, la società concessionaria ha di­chiarato che Sender Bozen era presente ed ha trasmesso un'ampia notizia nei giornali radio delle ore 12 e delle ore 13.

Il Telegiornale (Tagesschau), inoltre, per la sua stessa brevità (17 minuti) non pre­vede normalmente servizi su conferenze stampa dovendo trasmettere, oltre alle no­tizie locali, anche servizi nazionali e inter­nazionali: maggior spazio è possibile avere negli undici notiziari radiofonici che vanno in onda dalle 7,15 alle 19,30.

Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

GAGLIARDI. — Ai Ministri delle comu­nicazioni e del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere - premesso che:

notizie di stampa e fonti sindacali hanno ripetutamente sostenuto nei giorni scorsi che la Teli, la società di impiantistica telefonica con sede a Roma, starebbe per licenziare i 60 dipendenti della sede geno­vese;

Genova privata di larga parte delle grandi industrie dellTri e di altre numerose piccole e medie imprese, non è più in grado di sopportare ulteriori perdite di posti di lavoro essendo, peraltro, tra le grandi città del nord Italia quella con il più alto tasso di disoccupazione;

preoccupa non poco il fatto che alle prime reazioni negative da parte delle or­ganizzazioni sindacali i dirigenti della Teli avrebbero risposto che « la città di Genova non è più affidabile» - :

se la notizia risponde a verità;

se non intenda, in attesa dei piani di investimento dei nuovi gestori telefonici e, quindi, prima del grande processo di tra­sformazione in cui è coinvolto il settore della telefonia italiana, far soprassedere la Teli da ogni decisione, sia per garantire la continuità di lavoro agli attuali 60 dipen­denti sia per non disperdere o addirittura azzerare preziosi ed anche qualificati posti di lavoro e, quindi, la possibilità di futura occupazione per i giovani genovesi già du­ramente colpiti dalla crisi che la città sta pesantemente subendo. (4-19609)

RISPOSTA. — Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Con riferimento all'interrogazione pre­sentata, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del lavoro di La Spe­zia è emerso quanto segue.

La Teli s.p.a. non opera più in Genova in quanto in data 28.10.1998 ha proceduto al licenziamento di 59 unità per chiusura del Centro operativo.

L'Organico attuale della società si com­pone di 255 unità, di cui 26 in CIGS.

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Atti Parlamentari - XL - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

// 31.3.1999 la Teli ha iniziato una pro­cedura di mobilità per complessivi 36 di­pendenti di cui 26 per il centro operativo di La Spezia e 10 per quello di Savona, a seguito di ulteriori riduzioni di commesse di lavoro da parte della committente Telecom Italia s.p.a. e più precisamente da un im­porto di E. 21.300.000.000 per Vanno 1998 a soli £. 9.000.000.000 per il 1° semestre delVanno 1999, a fronte di £. 27.700.000.000 per Vanno 1997.

Tutto ciò è dovuto alla crisi della telefo­nia tradizionale. Telecom Italia S.p.a., infatti, è orientata nei suoi investimenti verso la telefonia cellulare ritenuta più vantaggiosa economicamente; alla telefonia tradizionale residuano lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, peraltro già esistenti; e Teli S.p.a. opera in tale settore.

Si comunica, inoltre, che la società ha fatto investimenti nel settore della telefonia cellulare, in attrezzature, materiali e nuove assunzioni (ingegneri) ma subisce lo stallo dei lavori affidati dalla Ericsson per la realizzazione delle stazioni cellulari Tim-Wind, in quanto causerebbero inquina­mento ambientale.

Si prevede, comunque, una ripresa dei lavori entro il corrente mese di giugno.

Da ultimo si rappresenta che attual­mente la Teli s.p.a. sta procedendo all'estin­zione del debito nei confronti dell'INAIL e dell'INPS.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

GALDELLI, GIACCO e DUCA. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. — Per sapere - premesso che:

la situazione delle Cartiere Miliani Fabriano si sta aggravando di giorno in giorno;

la direzione aziendale ha, fra l'altro, deciso unilateralmente di chiudere lo sta­bilimento di Castelraimondo e ha posto in cassa integrazione generale i lavoratori;

il Poligrafico dello Stato ha ordinato alle Cartiere Miliani Fabriano la fornitura di cinque commesse per oltre quattro mi­liardi di carta patinata fluorescente per francobolli;

la direzione delle Cartiere Miliani Fa­briano si sta rifiutando di evadere le ordi­nazioni su menzionate (trattasi di com­messe da tutti giudicate convenienti) creando così un danno evidente anche allo stesso Istituto Poligrafico Zecca dello Sta­to - :

per quali ragioni la direzione delle Cartiere Miliani Fabriano rifiuti di onorare gli impegni assunti con il Poligrafico dello Stato;

se intenda intervenire al fine assicu­rare la ripresa produttiva e un futuro produttivo certo allo stabilimento* di Ca­stelraimondo. (4-23529)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione presentata, concernente la difficile si­tuazione in cui versa la Cartiere Miliani Fabriano S.p.A., con particolare riferimento allo stabilimento di Castel Raimondo.

In merito alla mancata fornitura all'Isti­tuto Poligrafico e Zecca dello Stato da parte della Cartiere Miliani di alcuni quantitativi di carte gommate per francobolli, relativi ad ordinativi del 1997 e dei primi mesi del 1998, si fa presente che la vicenda va col­locata nel più ampio contesto degli inter­venti riorganizzativi in corso di attuazione da parte del citato Istituto e della control­lata Cartiere Miliani, la quale ha, peraltro, la necessità di riconvertire lo stabilimento di Castel Raimondo.

Infatti, per le commesse pregresse, con­notate da un trend eccessivamente variabile, non sarebbe opportuno né economicamente né tecnicamente il mantenimento in eser­cizio di uno stabilimento per produzioni esigue.

Peraltro, con l'ausilio di tecnici della Miliani, sono stati effettuati investimenti per l'installazione di impianti presso lo stabili­mento di Foggia, già in fase di completa­mento, i quali consentiranno la produzione della carta in questione nei quantitativi occorrenti.

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Atti Parlamentari - XLI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

In merito al rilancio produttivo della Cartiere Miliani S.p.A., giova precisare che la società, nell'esercizio '97 e nel primo semestre '98, ha registrato un perdita com­plessiva di circa 310 miliardi e di conse­guenza un patrimonio netto negativo di circa 197 miliardi, che ha comportato il verificarsi delle condizioni previste dall'ar­ticolo 2447 del codice civile.

A fronte di tale situazione, l'Istituto Po­ligrafico e Zecca dello Stato, in data 26 giugno 1998, si è accollato debiti bancari, già in capo alla Cartiere Miliani, per 226,7 miliardi e, nell'assemblea straordinaria del 4 agosto 1998, ha ripianato le perdite, ri­costituendo contestualmente il capitale so­ciale per 60 miliardi.

L'impegno finanziario del Poligrafico è quindi ammontato complessivamente a circa 260 miliardi.

I citati interventi hanno seguito quello effettuato sulla base del decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 548, convertito nella legge 20 dicembre 1996, n. 641, che assegnava alla Cartiere Miliani 60 miliardi destinati al sostegno dell'industria cartaria (Cellulosa Calabra S.p.A.), ubicata nel territorio di Crotone.

Le pesanti perdite gestionali della Car­tiere Miliani sono riconducibili ad alcune società partecipate, fra le quali la Cellulosa Calabra ed, inoltre, sono causate:

da insufficienze strutturali ed opera­tive riferibili alla frammentazione dell'atti­vità (quattro stabilimenti, numerosi depo­siti, dispersione della rete di vendita) ed al mix di prodotti (largo consumo e produzioni con caratteristiche di specializzazione);

dalla scelta di investimenti rivelatisi non economici e non funzionali.

Va aggiunto, inoltre, il sovradimensio­namene del fattore lavoro; in Italia, infatti, il fatturato medio pro-capite del settore è di circa 550 milioni rispetto ai 350 milioni che si registrano nella Cartiere Miliani.

Su tale precaria situazione incide in modo rilevante l'andamento dello stabili­mento di Castel Raimondo, che opera nel segmento della carta autocopiante, settore in crisi in tutto il mondo occidentale; a tale

unità produttiva fa riferimento una perdita pari a quasi la metà del fatturato (ammon­tante a circa 50 miliardi).

Il piano industriale, presentato alle or­ganizzazioni sindacali il 23 febbraio 1999, individua un percorso di risanamento e di sviluppo della Cartiere Miliani basato sui seguenti principali presupposti:

mantenimento di tutti i siti produttivi;

razionalizzazione della struttura im­piantistica e sviluppo di nuove iniziative, soprattutto nello stabilimento di Castel Rai­mondo;

rilancio dell'attività aziendale su linee di prodotti specializzati, ricercando anche opportunità di joint-venture tecnologiche;

contenimento delle risorse finanziarie assorbite dalle società partecipate, anche attraverso la cessione di quelle che non rivestono, per il settore in cui operano, un interesse strategico per la Cartiere Miliani e che possono trovare al di fuori del gruppo migliori opportunità di sviluppo;

saturazione delle capacità di allesti­mento dell'azienda attraverso l'introduzione di semilavorati a costi internazionali, al fine di sviluppare la posizione sul mercato na­zionale e del Mediterraneo, facendo ricorso anche a collegamenti con altri gruppi, at­traverso joint-venture e/o partnership.

L'intero pacchetto dei provvedimenti in­dividuati dal piano consente di ridisegnare le finalità dell'azienda garantendo un'eco­nomicità di gestione che le consenta un'ef­ficace collocazione sul mercato nazionale ed internazionale.

Il conseguente riequilibrio degli organici, sulla base dei parametri medi del settore, darebbe luogo, in assenza di specifiche ini­ziative, ad un organico tecnologico dell'or­dine di 550 unità, rispetto alle 970 attuali.

Il piano predisposto, invece, configura azioni ed individua nuove iniziative - con investimenti complessivi sul territorio per circa 200 miliardi nell'arco del triennio — che consentono di riassorbire una parte significativa delle eccedenze, le quali po­tranno essere ulteriormente ridotte me-

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Atti Parlamentari - XLII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

diante terziarizzazioni di attività non cor-relate a quella principale (ad esempio ma­nutenzioni, logistica, ecc.) e che saranno supportate dalla Cartiere Miliani con con­tratti pluriennali.

Il ricorso ai tradizionali ammortizzatori sociali interesserà, quindi, nell'arco del triennio, un numero di persone assai con­tenuto.

L'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha svolto e continuerà a svolgere il proprio ruolo di azionista di riferimento, suppor­tando il piano elaborato dall'azienda, nel rispetto della normativa della Comunità Europea, che ha già in corso la procedura di cui all'articolo 93 del Trattato, anche a tutela degli investimenti finora sostenuti, nonostante le attività della Cartiere Miliani non rientrino tra quelle identificate come principali nel piano di risanamento del­l'Istituto Poligrafico.

Si soggiunge, infine, che la creazione di partnership con gruppi finanziari e indu­striali avverrà attraverso procedure che as­sicureranno la trasparenza delle scelte, nonché il concreto interesse a mantenere gli impegni di sviluppo e di occupazione nel territorio.

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione economica: Ro­berto Pinza.

GAZZILLI. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

Santa Maria Capua Vetere, popolosa cittadina del casertano, è sede di numerosi uffici pubblici e privati tra i quali va annoverato l'unico tribunale della provin­cia che, per qualità e quantità degli affari civili e penali, è, in ordine di importanza, il sesto d'Italia; non vi è, invece, un ufficio del registro adeguato alle esigenze della utenza la quale, pertanto, è costretta a spostarsi nel capoluogo con grave disagio dei privati e inammissibili disfunzioni nei pubblici servizi - :

se non ritenga di dover avviare al più presto le procedure necessarie per la isti­

tuzione dell'ufficio in parola nella città predetta. (4-21456)

RISPOSTA. — In merito alla richiesta di istituire un ufficio del registro a Santa Maria Capua Vetere, il competente Dipar­timento delle Entrate ha rilevato che in tale città è prevista l'attivazione, entro l'anno 2000, di un ufficio delle entrate, che svol­gerà, oltre alle competenze in materia di imposte dirette e di IVA anche quelle in materia di registro.

Pertanto poiché la questione sollevata è destinata a risolversi in un arco di tempo ristretto, il predetto Dipartimento ritiene del tutto incongruo istituire attualmente a Santa Maria Capua Vetere un ufficio del registro, che a breve dovrebbe essere sop­presso con l'avvio del nuovo ufficio delle entrate.

Il Ministro delle finanze: Vin­cenzo Visco.

GAZZILLI. — Al Ministro delle comu­nicazioni. — Per sapere - premesso che:

come risulta dal Corriere di Caserta del 26 febbraio 1999, l'andamento del ser­vizio postale nel capoluogo è del tutto insoddisfacente;

in particolare, viene da più parti se­gnalata l'insufficienza quantitativa delle cassette dislocate nelle strade cittadine che costringe gli utenti a percorrere chilometri per reperire una buca o per recarsi all'uf­ficio postale più vicino; inoltre, le poche cassette tuttora funzionanti non vengono neppure svuotate regolarmente - :

quali provvedimenti intenda adottare per lenire i disagi dell'utenza e per resti­tuire al servizio in questione livelli accet­tabili di efficienza e di funzionalità.

(4-22920)

RISPOSTA. — Si ritiene necessario signi­ficare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione

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Atti Parlamentari - XLIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.

Ciò premesso, si fa presente che Poste Italiane s.p.a. — interessata in merito all'atto parlamentare in esame — ha comunicato che nella città di Caserta si trovano 51 punti di impostazione, equamente distribuiti tra il centro cittadino e la periferia, che riescono a raccogliere senza difficoltà i circa 5300 oggetti spediti quotidianamente.

Inoltre, un accertamento ispettivo, ap­positamente disposto, ha confermato che le cassette sono tutte funzionanti.

Il servizio di vuotatura, poi, si svolge con regolarità, in base agli orari stabiliti e ri­sultanti dalla documentazione in possesso del Centro Rete Postale di Caserta. A tale riguardo, Poste Italiane s.p.a. ha precisato che nelle zone centrali e/o a maggior flusso di traffico, gli addetti eseguono il prelievo della corrispondenza dalle cassette due volte al giorno.

Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

GRAMA ZIO. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

presso il tribunale penale di Roma diviene sempre più evidente lo stato di collasso dei processi pendenti;

anche per i più delicati e rilevanti processi si registrano enormi ritardi, come nel caso del giudizio distinto con il n. 3823/R.G.1997 per fatti avvenuti nell'ot­tobre-novembre 1991, per il quale la 5° Sezione penale, presieduta dal dottor Vin­cenzo Vardaro, all'udienza del 27 giugno 1997, soltanto a causa dell'omessa notifi­cazione del decreto di citazione a giudizio di cinque imputati del reato di abuso d'uf­ficio e senza tenere in alcun conto la probabile estinzione del reato, che si ve­rificherà inevitabilmente il 30 maggio 1999, ha rinviato il processo in questione al­l'udienza del 5 giugno 1998, ore 10.30 -:

se non intenda disporre urgente­mente, nell'interesse dell'ordine giuridico

così gravemente turbato, una ispezione mi­nisteriale presso il suddetto tribunale, perché episodi di tal genere non abbiano più a verificarsi ed il corso della giustizia penale sia più sollecito nel definire i pro­cessi più delicati e rilevanti per la pubblica amministrazione. (4-17814)

RISPOSTA. — In relazione al contenuto dell'interrogazione indicata è stato interes­sato, per il tramite della competente arti­colazione ministeriale, il Presidente della Corte di Appello di Roma.

Dall'esame della documentazione fatta pervenire emerge che il procedimento n. 3823 del 1997 a carico di persone im­putate del reato di cui all'articolo 323, 1° e 2° comma c.p. era stato assegnato al II Collegio della Quinta Sezione Penale del Tribunale di Roma per l'udienza del 27 giugno 1997.

In precedenza, il G.U.P. di Roma aveva prosciolto gli imputati e, a seguito d'impu­gnazione e del P.M. e del P.G., la Corte di Appello di Roma, sez. IV, aveva annullato la predetta decisione e disposto il rinvio a giudizio.

All'udienza del 27 giugno 1997 il Tribu­nale, rilevato che era stata omessa la no­tifica del decreto che dispone il giudizio alla parte offesa Università degli Studi « La Sa­pienza » di Roma in persona del suo Rettore prò tempore, ha disposto la notifica ed ha rinviato il procedimento all'udienza del 5 giugno 1998.

Circa le doglianze espresse in merito a tale decisione è stato osservato che l'omessa notificazione del decreto che dispone il giu­dizio comporta la nullità del processo ai sensi del combinato disposto degli articoli 178, lettera c), e 180 c.p.p. per cui s'impone la rinnovazione, anche d'ufficio, della noti­ficazione.

Quanto alla lunghezza del rinvio, quasi un anno, essa è dovuta alle cause che hanno afflitto e che affliggono la composizione del detto Collegio, costan­temente rappresentate al Presidente della Corte di Appello e che hanno determi­nato un arretrato notevole.

È stato precisato, infine, che nella for­mulazione originaria dell'articolo 323 c.p. la

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Atti Parlamentari - XLIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

prescrizione era decennale mentre nell'at­tuale formulazione la prescrizione è quin­quennale e la modifica legislativa, appro­vata con legge n. 234 del 16 luglio 1997, è avvenuta successivamente al primo rinvio.

Non sembrano, quindi, sussistere ele­menti suscettibili di assumere rilevanza sul piano disciplinare a carico del Presidente del collegio assegnatario del procedimento.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

GUERRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro della pubblica istruzione. — Per sapere - premesso che:

l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), con sede in Roma, via Ca­vour 44, è ente morale a carattere culturale senza fini di lucro, che gode, come tale, del patrocinio della Presidenza del Consiglio e dei Dipartimento del turismo; essa è am­ministrata da un comitato nazionale e da una giunta nazionale dei quali fanno parte un rappresentante del ministero della pub­blica istruzione ed un rappresentante della Presidenza del Consiglio (disciolto dica­stero del turismo);

uno studio dal titolo « Spunti di pa­tologia organizzatoria Aig » denunciava, sin dal giugno 1991, l'esistenza di una serie di situazioni anomale:

a) norme statutarie che consentono di alterare i risultati elettorali, stravolgen­doli;

b) immedesimazione e cumulo delle cariche nazionali, regionali e zonali;

c) iniqua remunerazione delle ca­riche «cumulate»; sin dal 1990 l'indennità di missione è di lire 800.000 per il primo giorno, aggiuntive ad indennità fisse, cu­mulate;

d) affidamento dei problemi giova­nili alla sola competenza di ultrasettan­tenni;

e) esclusione dalle cariche delle rappresentanze di enti locali, compresi i comuni proprietari di ostelli;

f) affidamento della leadership bu­rocratica a capo non burocratico;

g) sfruttamento della produttività del volontariato periferico a scapito delle esigenze e delle attrezzature della perife­ria;

h) esasperazione del centralismo ed esautorazione di comitati regionali anche mediante contrapposizione ad essi di co­mitati zonali a rapporto diretto - :

se tali indicazioni di anomalie corri­spondano alla realtà;

quale ruolo abbiano svolto e sulla base di quali indirizzi e direttive abbiano partecipato in questi anni all'attività del-l'Aig i due rappresentanti del Governo;

se risultino a conoscenza dei mini­steri interessati denunce di irregolarità nel procedimento elettorale per l'elezione delle cariche nazionali 1997-2001 e se, a seguito di esse, sia stata verificata l'esistenza o meno di tali irregolarità;

se e quali informazioni siano perve­nute dai rappresentanti ministeriali in or­dine alla conduzione degli ostelli per la gioventù e, in particolare, se siano state segnalate irregolarità e/o inopportunità nell'affidamento delle gestioni;

se sia vero che circa un terzo dei comitati regionali è retto da commissari straordinari in carica da anni e di nomina esclusivamente presidenziale;

quali iniziative intenda assumere per far fronte ai problemi esistenti. (4-21071)

RISPOSTA. — Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri all'in­terrogazione presentata, nella quale vengono esposti fatti che denoterebbero gravi disfun­zioni circa gli aspetti organizzativi e gestio­nali dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù.

Al riguardo si osserva che i fatti esposti non investono profili di diretta competenza della mia Amministrazione, trattandosi nella fattispecie di un ente morale di diritto privato e considerato che nei confronti di

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Atti Parlamentari - XLV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

detto Ente compete al Dipartimento del Turismo unicamente la nomina di un rap­presentante all'interno del Comitato Nazio­nale AIG.

Si segnala al riguardo che attualmente lo stesso Dipartimento non ha ritenuto di no­minare alcun rappresentante in seno al predetto Comitato Nazionale delVAIG.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

IACOBELLIS. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

con decreto del 24 settembre 1998 del presidente della corte di appello di Bari, la dottoressa Maria Antonietta Chirone, pre­tore del lavoro presso la pretura di Trani, a partire dal 1° ottobre 1998 è stata ap­plicata, per la durata di sei mesi, a prestare la propria attività presso il tribunale del riesame;

tale trasferimento, che stando a voci vicine all'ufficio emittente assumerà alla scadenza carattere definitivo, ha paraliz­zato del tutto l'attività giudiziaria dei pro­cessi in materia di lavoro, previdenziale ed assistenziale instaurati dai residenti delle città di Barletta e di Molfetta, stante l'ano­malo e penalizzante criterio, solo per le parti provenienti da queste due città, as­sunto dalla sezione lavoro della pretura circondariale di Trani che ha finora prov­veduto ad assegnare ai magistrati i ricorsi giudiziali sulla base della mera residenza dei ricorrenti;

la predetta sezione del lavoro, infatti, nonostante abbia un enorme carico giudi­ziario in continuo aumento, specie in ma­teria previdenziale ed assistenziale, si è avvalsa finora dell'operato di solo tre ma­gistrati (Di Trani, Brudaglio e Chirone) i quali, in virtù di questo abnorme criterio, sono stati incaricati di tutti i procedimenti giudiziari ex articolo 409 del codice di procedura civile provenienti, quanto al dottor Di Trani, da Minervino Murge, Spi-nazzola, Canosa, Ruvo, Terlizzi e Trani,

quanto al dottor Brudaglio, da Bisceglie, Andria e Corato e, quanto alla dottoressa Chirone, da Barletta e Molfetta;

peraltro, il provvedimento assunto dalla corte di appello di Bari è illegittimo in quanto relativo a magistrato incaricato ad un servizio speciale, quale quello disci­plinato dalla legge 11 agosto 1973, n. 533, ed in quanto tale non trasferibile ad altro e diverso incarico, salvo particolarissime e gravi esigenze di ufficio, che nella specie non sussistono;

la totale paralisi creatasi con tale provvedimento danneggia gli invalidi civili e del lavoro e tutti coloro che reclamano i loro impellenti diritti previdenziali ed as­sistenziali, per i quali il legislatore ha previsto un percorso preferenziale e solle­cito - :

quali iniziative intenda promuovere perché da parte della corte di appello di Bari si provveda all'immediata revoca del predetto provvedimento, o quanto meno all'immediata sostituzione della dottoressa Chirone, provvedendo alla nomina di altro magistrato in sua vece. (4-20080)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata, si rappresenta che i prov­vedimenti di applicazione in questione sono rimessi alla valutazione del Presidente della Corte di Appello e del Consiglio Giudiziario competente sulla base della normativa di legge e delle circolari in materia emanate dal Consiglio Superiore della Magistratura.

Avverso il provvedimento l'interessato può fare reclamo al Consiglio Superiore della Magistratura.

Nessuno spazio ulteriore è lasciato ad interventi ministeriali all'infuori di proposte di applicazione extradistrettuale.

Si comunica peraltro che l'applicazione endodistrettuale della dott.ssa Chirone al Tribunale di Bari è cessata in data 25 marzo 1999.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

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Atti Parlamentari - XL VI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

LA MALFA. — Al Presidente del Consi­glio dei ministri. — Per sapere:

in relazione alla rimozione del pro­fessor Luigi Lombardi Vallauri, docente di filosofia del diritto all'Università cattolica Sacro Cuore di Milano;

se risultino le esatte circostanze e gli aspetti giuridici di tale rimozione;

a quanto ammontino i finanziamenti pubblici che, a qualsiasi titolo, lo Stato, le regioni ed altre pubbliche istituzioni asse­gnano alla Università cattolica del Sacro Cuore;

quali conseguenze il Governo tragga da questa vicenda sia per quanto riguarda il finanziamento da parte dello Stato del­l'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, sia più in generale sul problema del finanziamento pubblico della scuola privata. (4-24775)

RISPOSTA. — L'Onorevole interrogante chiede chiarimenti in relazione al mancato rinnovo dell'affidamento di un incarico di insegnamento, presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, al professore Luigi Lom­bardi Vallauri; chiede altresì di conoscere l'ammontare dei finanziamenti pubblici alla predetta Università.

In merito alla prima richiesta, il Rettore dell'Ateneo, interpellato dal Ministero al fine di acquisire elementi, ha fornito le seguenti informazioni.

Al prof. Vallauri non è stato rinnovato l'affidamento dell'insegnamento in Filosofia del diritto in quanto nei confronti dello stesso è venuto a mancare il « gradimento » necessario per l'esercizio della docenza nel­l'Ateneo in questione.

Il requisito del « gradimento » è previsto dall'articolo 10 dell'accordo recante modi­ficazioni al concordato Lateranense del 1929 e dalle clausole contenute nel proto­collo addizionale dell'accordo stesso, ratifi­cato con legge 25.3.85, tu 121.

L'Università Cattolica si pone pertanto in un contesto giuridico particolare tra gli Atenei italiani; d'altra parte, la Corte Costi­tuzionale, con sentenza tu 9511972, ebbe ad esprimersi nel senso di riconoscere efficacia

alla clausola del « gradimento » nei con­fronti dei docenti dell'Ateneo, pur in rap­porto ai principi costituzionali sulla libertà di ricerca e di insegnamento.

Il Rettore fa osservare, inoltre, che il prof. Vallauri è ordinario presso l'Univer­sità di Firenze e che, pertanto, nei suoi confronti non si può parlare di « rimozio­ne » ma di mancato rinnovo dell'affida­mento di un incarico.

Quanto all'ammontare dei finanziamenti alle Università non statali legalmente rico­nosciute, il Ministero fissa con decreto ogni anno i criteri oggettivi da adottare per la ripartizione dei fondi previsti da apposito stanziamento di bilancio, ai sensi del di­sposto di cui all'articolo 3, punto 3, della legge 29.7.91, n. 243.

Sulla base di tali criteri, tramite l'invio di specifici prospetti, vengono richiesti alle Università i dati aggiornati in relazione anche a quanto indicato al comma 1, ar­ticolo 3, della suddetta L. n. 243191.

Ciò premesso, preciso che per l'anno '98, con decreto ministeriale 8 luglio 1998, n. 516, il Ministero ha provveduto a deter­minare i criteri di ripartizione dello stan­ziamento complessivo (pari a £. 150.000.000.000), secondo i sottoindicati rapporti percentuali.

Contributo fìsso di un miliardo a cia­scuna istituzione;

35 per cento in relazione agli studenti iscritti;

20 per cento in relazione agli interventi a favore degli studenti;

35 per cento in relazione al costo del personale docente e non docente di ruolo;

5 per cento in relazione al costo del personale non di ruolo;

5 per cento in relazione alle strutture immobiliari, con peso specifico doppio per le superfici destinate a laboratori e biblio­teche.

A seguito della ripartizione dell'intero stanziamento, disposta in conformità ai cri­teri del suddetto decreto e sulla base dei dati informativi trasmessi dalle Università, al-

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Atti Parlamentari - XLVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano è stata assegnata la somma di £. 63.969.437.000.

Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scien­tifica e tecnologica: Luciano Guerzoni

MALA VENDA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. — Per sapere -premesso che:

in data 23 gennaio 1998 Fiat Auto spa di Pomigliano ha inviato il proprio dipen­dente signor Gennaro Sapio, al servizio di medicina del lavoro per giudizio di ido­neità alla mansione svolta, con allegato profilo lavorativo;

il profilo lavorativo trasmesso dalla direzione aziendale all'istituto risulterebbe sommario, parziale, e scarsamente espli­cativo alle reali mansioni svolte dal signor Sapio nel reparto « plastica » come addetto alla linea di lavorazione dei serbatoi car­burante;

ciononostante il servizio di medicina preventiva ha rilasciato un giudizio di ido­neità senza avere una precisa cognizione del lavoro svolto dal signor Sapio;

sembra che alla postazione 85 dei serbatoi carburante dei modelli « 145" e « 146» il Sapio, che vi è adibito, di solito, per l'intero turno di lavoro e perlomeno un giorno la settimana, è costretto a prelevare i serbatoi carburante da appositi cassoni ubicati a circa 10 metri e trascinarli a mano alla postazione lavorativa;

alla postazione dell'operazione 90, ove l'addetto è adibito di solito per l'intero turno di lavoro, deve prelevare manual­mente il serbatoio, disposto a terra in maniera verticale, ed elevarlo a circa 70 cm., « estenderlo », ed infilarlo all'interno della macchina automatica per caricarlo successivamente sempre a « braccia » sul­l'apposito attrezzo; inoltre, nella contigua postazione di saldatura automatica delle basette e dei distanziali, l'addetto è co­stretto ad « affacciarsi » all'interno della

macchina automatica ed a sottoporsi a piegamenti del busto di circa 90 gradi per predisporre le basette, e di circa 80 gradi per distanziarli;

alla postazione delle operazioni 100/ 105 l'addetto (adibito di solito mediamente 2 ore circa) preleva manualmente i serba­toi da apposito cassone, li innalza a circa 70 cm. e li deposita su un nastro traspor­tatore ove monta la valvola di « sfiato », successivamente deve prelevare « a brac­cia » il serbatoio e sempre a braccia « ri-posizionarlo » per poterlo poi inserire ver-ticalmete all'interno della macchina auto­matica per il lavaggio interno ad aria com­pressa;

così continuando in quasi tutte le postazioni la movimentazione dei serbatoi carburante è svolta manualmente e la loro forma non consente « prese » razionali, il loro trasferimento sugli attrezzi e/o all'in­terno delle macchine di lavoro è svolta mediante il loro innalzamento a circa 70/80 cm. da terra per poi posizionarli flettendo le braccia con un « effetto leva » a rovescio che aumenta il carico sottopo­nendo l'addetto a continui e faticosi sforzi delle braccia e del tronco con una movi­mentazione giornaliera di circa 300 « ca­richi » a detta della stessa azienda;

il signor Gennaro Sapio è affetto da precise e documentate patologie che chia­ramente sconsigliano postazioni di lavoro che lo sottopongono a sforzi continuativi e protratti riguardanti l'intera colonna ver­tebrale, come è ben noto sia al medico competente che al servizio di medicina preventiva dei lavoratori e psicotecnica;

il signor Gennaro Sapio e lo Slai Cobas hanno presentato un esposto alle autorità competenti a riguardo dei fatti sopra richiamati - :

come il Ministro interrogato intenda intervenire perché siano chiarite la dina­mica e le responsabilità nei fatti succitati;

se lo stesso Ministro ritenga necessa­rio aumentare e migliorare gli strumenti di tutela e garanzia della salute dei lavoratori e l'operatività in tal senso degli organi

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Atti Parlamentari - XLVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

dell'Amministrazione dello Stato preposti ai controlli. (4-15624)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione presentata, le indagini esperite dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Napoli hanno evidenziato quanto segue.

Il Sig. Gennaro SAPIO, nato ad Acerra il 5.1.1951, è stato assunto dalla Soc. INCA ALFA ROMEO in data 20.10.1972 ed asse­gnato, fino al gennaio 1994, all'officina la-stratura dello stabilimento di Pomigliano d'Arco.

Il suddetto dipendente, dopo essere stato adibito al lavoro presso altri reparti dello stesso stabilimento, opera dal gennaio 1995 presso l'unità tecnologica del reparto pla­stica (UTE).

A seguito di esposti sindacali che denun­ciavano l'incompatibilità delle condizioni di salute del Sig. Sapio con le operazioni svolte, il competente organo di vigilanza, la ASL NA4 di Acerra, è intervenuta in data 13 marzo 1998 presso il reparto UTE dello stabilimento di Pomigliano d'Arco della Soc. FIAT AUTO s.p.a. (ex INCA Alfa Romeo).

A seguito di tale intervento, i funzionari ASL hanno rilasciato le prescrizioni e le disposizioni relative alla organizzazione del lavoro, alla valutazione del rischio e con­trolli sanitari riguardanti il reparto suindi­cato ed il personale addetto.

L'esito degli accertamenti è stato comu­nicato alla Autorità giudiziaria con rapporto n. 520 del 13.3.98.

Stante ai tempi compatibili con la pro­cedura modificatoria del sistema sanziona-torio di cui agli articoli 20 e 21 del D. Lgs. 758194, in data 18.6.98 l'Azienda FIAT AUTO è stata ammessa alla conciliazione amministrativa.

L'Azienda ha effettuato il pagamento delle sanzioni amministrative ridotte se­condo legge, ciò a completamento dell'iter amministrativo previsto dalla succitata nor­mativa.

Si fa presente, poi, che questo Ministero per rendere più incisiva l'attività di vigi­lanza sull'osservanza delle norme di tutela del lavoro, ha adottato diverse iniziative quali:

specifici corsi di qualificazione per il personale di VI e VII livello, già in servizio presso gli U.L.P.M.O., da utilizzare in com­piti ispettivi;

definizione di n. 13 corsi di riqualifi­cazione per n. 291 dipendenti;

assunzione, nel mese di settembre 1998, dei vincitori del concorso a 235 posti di funzionario amministrativo - Vili q.f;

assunzione di n. 21 funzionari della mobilità dei segretari Comunali.

Peraltro, l'Amministrazione, per fronteg­giare la situazione di emergenza derivante dai nuovi compiti che l'evoluzione della legislazione sociale ha assegnato nell'ambito delle assunzioni programmate ai sensi del­l'articolo 39 della legge 449197, ha chiesto al Dipartimento della Funzione Pubblica l'au­torizzazione:

ad assumere gli idonei del concorso a 235 posti di funzionario amministrativo Vili q.f;

ad assumere 200 unità di idonei dei concorsi presso altre Amministrazioni;

alla mobilità.

Inoltre, si stanno completando le asse­gnazioni relative al concorso a 190 posti di funzionario, ispettore del lavoro - Vili q.f.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

MALENTACCHI, GIORDANO, VEN­DOLA e EDO ROSSI. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - permesso che:

il 23 novembre 1998 alcuni esuli po­litici cileni residenti in Italia hanno pre­sentato alla procura della Repubblica di Prato un esposto e una denuncia nei con­fronti di Augusto Pinochet, nei quali si ipotizzano fra gli altri i delitti di genocidio, strage, omicidio plurimo, sequestro di per­sona, occultamento di cadavere, in rela­zione alla scomparsa di sette cittadini ita­liani - scomparsa accertata dalla Commis-

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Atti Parlamentari - XLIX - Camera dei Deputati

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sione di indagine nominata dal Presidente della Repubblica del Cile nel 1990 - e ad altri delitti commessi durante il regime militare instaurato con il colpo di Stato dell'I 1 settembre 1973;

ai sensi dell'articolo 10 del codice penale, sono perseguibili dall'autorità giu­diziaria italiana i delitti commessi al­l'estero in danno di cittadini italiani, qua­lora vi sia richiesta del Ministro di grazia e giustizia;

il Ministro di grazia e giustizia, nel corso delle dichiarazioni pubbliche, ha ri­petutamente manifestato la propria vo­lontà di far sì che i crimini commessi in Cile durante il regime militare nei con­fronti di cittadini italiani siano perseguiti dall'autorità giudiziaria italiana;

malgrado tali dichiarazioni, il Mini­stro, pur informato dell'esposto e della denuncia presentati dagli esuli cileni, non ha richiesto alla procura della Repubblica di Prato di procedere nei confronti di Pinochet - :

per quali motivi non abbia richiesto alla procura della Repubblica di Prato, ai sensi dell'articolo 10 del codice penale, di procedere nei confronti di Pinochet, in relazione all'esposto e alla denuncia di cui in premessa, e se egli intenda o meno formulare tale richiesta. (4-21306)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata si comunica quanto segue.

Da parte delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di La Spezia, Milano e Prato sono state segnalate al Ministro di Grazia e Giustizia denunce presentate da cittadini cileni nei confronti del generale Augusto Pinochet per gravi reati a lui ascri­vibile (omicidio, strage ed altro).

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha segnalato, a sua volta, che era stato iscritto procedimento penale contro il generale Pinochet per il reato di omicidio ai danni dei cittadini italiani Omar Roberto, Venturelli Leonelli, Giovanni Maino Carrales e Bruno Del Pero

Panizza, a seguito di denunce presentate dai senatori Giovanni Lubrano Di Ricco e Ste­fano Boco.

Altra denuncia è stata presentata alla procura di Roma il 9 giugno scorso.

Il Ministro di Grazia e Giustizia ha ritenuto che i reati ravvisabili nelle denunce fossero di natura politica, in quanto com­messi nei confronti di oppositori politici al regime che vigeva alVepoca in Cile e a causa della militanza politica delle vittime.

Poiché l'articolo 8 del codice penale pre­vede che per i delitti politici commessi dallo straniero in territorio estero la richiesta del Ministro di Grazia e Giustizia sia condizione di procedibilità, è stata formulata la richie­sta di procedimento per i fatti denunciati.

Per quanto riguarda, in particolare, l'at­tività delle Procure della Repubblica presso i Tribunali degli uffici menzionati nell'atto di sindacato ispettivo, si comunica che il procedimento instaurato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di La Spezia è stato inviato in data 8.2.1999 all'analogo ufficio di Prato, dove attualmente risultano pendenti, nella fase delle indagini prelimi­nari, tre procedimenti iscritti a Mod. 21 ed un quarto a Mod. 45.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

MA LENTA CCHI, MANTOVANI e VEN­DOLA. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

il 16 dicembre 1998 il Ministro di grazia e giustizia onorevole Diliberto di­chiarava sulla stampa il parere favorevole del suo dicastero alle richieste di autoriz­zare i magistrati spezzini e pratesi di dare corso alle denunce presentate presso i loro uffici da alcuni esuli cileni contro il dit­tatore Augusto Pinochet;

secondo informazioni riportate dalla stampa (// Manifesto 13 gennaio 1999, pa­gina 8 dal titolo « da Diliberto nessuna autorizzazione ») lo stesso procuratore capo di Prato Beniamino Deidda avrebbe affermato che « alla procura non è arrivata nessuna autorizzazione a procedere del

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Ministro di grazia e giustizia e senza quel documento noi non possiamo indagare»;

analoga situazione sembra esserci alla procura di La Spezia, anch'essa in attesa dell'annunciata autorizzazione del Mini­stro -:

le ragioni per le quali non siano an­cora pervenute alle procure di La Spezia e di Prato le annunciate autorizzazioni a procedere nei confronti del dittatore cileno Augusto Pinochet;

se non ritenga urgente che il Ministro di grazia e giustizia dia corso a quanto pubblicamente affermato evitando che tale ritardo - oltre ad intralciare l'iter giudi­ziario - possa essere interpretato come un ripensamento del Governo sulla questione, cosa, quest'ultima, che sarebbe politica­mente gravissima. (4-21540)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata si comunica quanto segue.

Da parte delle Procure della Repubblica presso i Tribunali di La Spezia, Milano e Prato sono state segnalate al Ministro di Grazia e Giustizia denunce presentate da cittadini cileni nei confronti del generale Augusto Pinochet per gravi reati a lui ascri­vibile (omicidio, strage ed altro).

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma ha segnalato, a sua volta, che era stato iscritto procedimento penale contro il generale Pinochet per il reato di omicidio ai danni dei cittadini italiani Omar Roberto, Venturelli Leonelli, Giovanni Maino Carrales e Bruno Del Pero Panizza, a seguito di denunce presentate dai senatori Giovanni Lubrano Di Ricco e Ste­fano Boco.

Altra denuncia è stata presentata alla procura di Roma il 9 giugno scorso.

Il Ministro di Grazia e Giustizia ha ritenuto che i reati ravvisabili nelle denunce fossero di natura politica, in quanto com­messi nei confronti di oppositori politici al regime che vigeva all'epoca in Cile e a causa della militanza politica delle vittime.

Poiché l'articolo 8 del codice penale pre­vede che per i delitti politici commessi dallo straniero in territorio estero la richiesta del

Ministro di Grazia e Giustizia sia condizione di procedibilità, è stata formulata la richie­sta di procedimento per i fatti denunciati.

Per quanto riguarda, in particolare, l'at­tività delle Procure della Repubblica presso i Tribunali degli uffici menzionati nell'atto di sindacato ispettivo, si comunica che il procedimento instaurato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di La Spezia è stato inviato in data 8.2.1999 all'analogo ufficio di Prato, dove attualmente risultano pendenti, nella fase delle indagini prelimi­nari, tre procedimenti iscritti a Mod. 21 ed un quarto a Mod. 45.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

MARINACCI. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri. — Per sapere - premesso che:

in data 15 maggio 1997 al termine dell'esame dell'atto Camera n. 3637, dive­nuto legge n. 128 del 1997, è stato accolto l'ordine del giorno 9/3637/7 che, conside­rata l'emergenza in cui si trovava la re­gione Puglia per l'afflusso clandestino di migliaia di albanesi, impegnava il Governo a intraprendere una campagna di infor­mazione in merito alla situazione di nor­malità per quanto riguarda il comparto turistico pugliese e a prevedere forme di indennizzo a favore degli operatori turi­stici eventualmente danneggiati dalla di­storta rappresentazione della realtà svolta dagli organi d'informazione -:

se e quali iniziative siano state attuate dal Governo in conseguenza di tale ordine del giorno. (4-21025)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione presentata per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nella piena consapevolezza delle difficili condizioni che derivano alla Regione Puglia per l'afflusso ingente dei profughi dei Bal­cani, e particolarmente oggi in connessione alle operazioni militari in Kosovo, il Go­verno si è attivato con decisione per ridurre

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Atti Parlamentari ­ LI ­ Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO В AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

al minimo le possibili ricadute economiche, in particolare per il turismo pugliese.

A questo scopo, anche per fronteggiare il rischio che a causa di unfinformazione sen­

sazionalistica venisse travisata la reale si­

tuazione pugliese e adriatica in generale, i mezzi di informazione sono stati adeguata­

mente sensibilizzati ed invitati a rappresen­

tare con realismo Veffettiva fruibilità turi­

stica dei territori italiani. Questa prima azione ha comunque consentito che i Media televisivi, si siano in genere attenuti ad una informazione corretta, rappresentando la realtà della funzionalità dei servizi di ac­

coglienza e la disponibilità della popola­

zione pugliese, delle istituzioni locali e del volontariato.

A seguito di quanto deciso dal Consiglio dei Ministri è stato anche istituito alla fine dello scorso anno un apposito « Tavolo Pu­

glia », attivo presso la Presidenza del Con­

siglio dei Ministri al quale partecipano — come è noto ­ amministrazioni locali e regionali.

Al suo interno si è allestito un gruppo di lavoro sull'immagine, che ha predisposto e sta eseguendo un programma di iniziative, in Italia e all'estero, per sostenere la positiva notorietà della regione, dovuta sia alle at­

trattive turistiche sia all'eccezionale solida­

rietà che ha dimostrato e sta dimostrando verso gli immigrati ed i profughi.

Ricordo anche una deliberazione CIPE del 21 aprile con la quale si sono stanziati cento miliardi per interventi d'emergenza nella regione Puglia.

Ritengo dunque che le iniziative adottate possano garantire la rapidità e la comple­

tezza dell'azione promozionale da svolgere, considerata anche l'autorevolezza della sede istituita. In ogni caso, ho anche attivato, mediante il Dipartimento del Turismo e l'ENIT, un monitoraggio costante delle ef­

fettive situazioni di mercato che si stanno producendo. Alla luce di tale monitoraggio potranno scaturire interventi mirati a so­

stenere le categorie di imprese e le zone che abbiano maggiormente risentito del pro­

trarsi di una situazione per la cui soluzione tutto il governo si sta attivamente adope­

rando.

Desidero esprimerLe comunque la mia piena disponibilità a valutare e a porre in campo ulteriori iniziative specifiche che la Regione stessa e gli Enti locali dovessero ritenere utili.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

MASSIDDA, MARRAS, LUCCHESE, ALEFFI e CUCCÙ. ­ Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per la funzione pubblica e gli affari regionali, del lavoro e della previdenza sociale e della sanità. — Per sapere ­ premesso che:

il sindacato italiano veterinari di me­

dicina pubblica (S.I.Ve.M.P.), rappresenta la totalità dei medici veterinari dipendenti dalle ASL, dagli Istituti Zooprofilattici Spe­

rimentali e dal Ministero della sanità, ri­

sultando l'unica organizzazione di tutela dei medici veterinari dipendenti delle pub­

bliche amministrazioni;

in forza di tale specifica tipologia professionale, in questi anni il S.I.Ve.M.P. avrebbe sottoscritto i contratti collettivi nazionali nell'area medica e veterinaria recepiti con decreto del Presidente della Repubblica 348/83, decreto del Presidente della Repubblica 270/87, decreto del Pre­

sidente della Repubblica 384/90, nonché il vigente contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per l'area della dirigenza medica e veterinaria stipulato con l'ARAN il 5 dicembre 1996;

tale prerogativa potrebbe decadere per gli effetti applicativi, demandati al­

l'ARAN, delle disposizioni contenute nei decreti legislativi 396/97 e 80/98, che im­

porrebbero una percentuale di rappresen­

tatività pari al 5 per cento della media tra il dato associativo e quello elettorale nelle rappresentanze sindacali unitarie non più nell'ambito della sola area della dirigenza medica e veterinaria, ma sull'intero com­

parto della dirigenza sanitaria;

il diritto del S.I.Ve.M.P. di sottoscri­

vere il CCNL sarebbe avvalorato dalla vo­

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Atti Parlamentari - LH - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

lontà espressa dal Parlamento, con il pa­rere della competente Commissione bica­merale, relativamente alle modifiche al de­creto legislativo 29/93 in cui si leggerebbe testualmente « l'articolo 1, comma 4, a differenza del decreto legislativo 29/93, non istituisce un'apposita area di contrat­tazione per la dirigenza medica e veteri­naria del servizio sanitario nazionale, li­mitandosi a far salva la ripartizione della dirigenza del ruolo sanitario in due livelli disposta dall'articolo 15 del decreto legi­slativo 502/92. Ora, in ragione delle carat­teristiche di specialità che questo settore rappresenta rispetto alla restante diri­genza, pare opportuno mantenere l'area autonoma di contrattazione. La Commis­sione ritiene inoltre che, in forza di quanto disposto dall'articolo 1, comma 4, lettera d) della legge 59/97, in ciascun comparto del­l'area contrattuale autonoma della diri­genza si deve distinguere la disciplina re­lativa ai dirigenti da quella concernente le specifiche tipologie professionali. »;

i medici veterinari dipendenti delle pubbliche amministrazioni avrebbero pro­clamato uno stato d'agitazione per tutelare i diritti dei loro legittimi rappresentanti sindacali;

il diritto del S.I.Ve.M.P. di sottoscri­vere il CCNL della dirigenza medica e veterinaria del SSN non può essere can­cellato da una ostinata volontà del Go­verno a privilegiare, attraverso l'ARAN, i sindacati confederali rispetto a quelli au­tonomi e di categoria che, come in questo caso, rappresenterebbe la totalità dei me­dici veterinari dipendenti dalla pubblica amministrazione

se quanto esposto corrisponda al vero;

quali provvedimenti urgenti inten­dano adottare per assicurare al S.I.Ve.M.P. la legittima rappresentatività contrattuale della categoria;

quali iniziative intendano adottare per risolvere in modo sereno un conflitto che potrebbe essere causa di situazioni incresciose e danni incalcolabili. (4-19288)

RISPOSTA. — Gli interroganti chiedono di conoscere quali provvedimenti urgenti si intendano adottare per assicurare al Sin­dacato italiano veterinari di medicina pub­blica — S.I.Ve.M.P. — la sottoscrizione del contratto nazionale di lavoro alla dirigenza medica e veterinaria del Servizio sanitario nazionale.

Al riguardo si rappresenta che in rela­zione a quanto previsto dall'articolo 47 del dlgs. n. 29/93, il S.I.VeM.P. è stato am­messo alle trattative per la stipulazione dei CCNL relativi al quadriennio 1994-1997 -parte normativa - e al biennio 1994/1995 -parte economica — su disposizione dei de­creti del Ministro per la funzione pubblica dell'I dicembre 1994.

Dopo l'abrogazione dell'articolo 47 del cLlgs. n. 29/93 per effetto del referendum dell'I 1.6.95, l'ARAN, con propria delibera­zione del 9.2.96, in vista dell'apertura delle trattative per la stipulazione dei CCNL re­lativi al biennio economico 1996/1997, ha rivisto i criteri di rappresentatività delle Confederazioni ed Organizzazioni sindacali delle specifiche tipologie professionali -prevista dall'articolo 47Ib del d.lgs. n 29/93 - la consistenza associativa rilevata sulla base di percentuali predeterminate con ri­ferimento sia alle deleghe complessive espresse dal relativo personale sia all'ade­guata diffusione territoriale delle strutture sindacali dell'area a livello regionale e pro­vinciale.

Conseguentemente il S.I.Ve.M.P. è stato ammesso alle trattative per la stipulazione del CCNL relativo al biennio economico 1996/1997.

Successivamente, la maggiore rappresen­tatività nel comparto o area di riferimento delle organizzazioni sindacali da ammettere alle trattative per il rinnovo dei contratti collettivi è stata stabilita dalle nuove dispo­sizioni previste dal dlgs. n. 80/98, entrato in vigore il 24.4.98 — articolo 44.

Il passaggio dalle precedenti regole alle nuove è disciplinato dall'articolo 8 del d.tgs. n 396/97 — confermato dal citato cLlgs. n 80/98 - che detta precise disposizioni per l'individuazione delle sigle sindacali aventi

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Atti Parlamentari - LUI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

titolo a partecipare alle trattative in sede nazionale ed in sede decentrata — comma 1, lettera b).

/ due decreti hanno abrogato l'articolo 46 dell'originario testo del cLlgs: tu 29/93 e con esso la possibilità di fare ricorso, nel­l'ambito delle aree dirigenziali, al criterio della specifica tipologia, per individuare la rappresentatività sindacale.

Si deve, però, far rilevare che il S.I.Ve.M.P, in base ai dati 1996 ha raggiunto la percentuale di rappresentatività per es­sere ammesso singolarmente alle trattative per il rinnovo del CCNL del quadriennio 1998/2001 e che nel corso del 1998 ha comunicato la sussistenza della federazione con il SIMET — altro sindacato medico — denominata CIVEMP.

Pertanto tale federazione che, a maggior ragione, ha il requisito del 4% sarà am­messa alle trattative dell'area.

Il problema potrebbe porsi per il biennio di contrattazione, quando con l'entrata in vigore a regime della rappresentatività il 4% delle deleghe non sarà più sufficiente, perché la soglia minima sarà del 5% medio tra dato associativo e voti riportati nelle elezioni delle rappresentanze sindacali uni­tarie.

Anche tale regola è prevista dall'articolo 47-bis del dlgs. n. 29/93, così come modi­ficato dai richiamati decreti legislativi, e non può essere disattesa.

Il Ministro per la funzione pub­blica: Angelo Piazza.

MENI A. — Al Ministro di grazia e giu­stizia. — Per sapere - premesso che:

in data 21 febbraio 1998, sul quoti­diano 77 Giornale, nella rubrica « La parola ai lettori », compariva una lettera del di­rettore della casa di reclusione di Porto Azzurro (Livorno) il quale provava a spie­gare in maniera semplice, al fine di ren­dere lo scritto comprensibile anche a quanti non fossero « addetti ai lavori », quali potevano essere i motivi che spiegas­sero perché il vitto all'interno delle carceri non sempre risulti essere gradito alla po­

polazione detenuta, e tanto affermava an­che sulla scorta della sua esperienza pro­fessionale; al riguardo si precisa che la predetta lettera veniva anche pubblicata nei giorni successivi su altri quotidiani quali: La Repubblica, Il Corriere della Sera, eccetera; nonché sui periodici: L'Espresso, Famiglia Cristiana, eccetera;

si è avuta notizia ufficiosa che il predetto, a causa di ciò, sarebbe stato deferito al consiglio centrale di disciplina, e tanto soltanto per avere manifestato, in maniera assolutamente civile e semplice, come conveniva ad una lettera da fare pubblicare su un giornale di larga diffu­sione anche popolare, le ragioni di un fatto notorio tra la generalità degli operatori penitenziari, nonché tra i loro dirigenti e tra i massimi responsabili amministrativi e politici - :

se risponda al vero che sia stata av­viata azione disciplinare nei riguardi del predetto funzionario, da chi sia stata pro­mossa e quali siano le contestazioni ad esso rivolte;

se vi siano stati altri casi di direttori penitenziari che siano stati deferiti agli organi di disciplina per avere espresso delle opinioni su disservizi dell'ammini­strazione penitenziaria;

se è questo il dialogo che il Governo dell'Ulivo ricerca tra il ministero di grazia e giustizia e quanti funzionari, effettiva­mente in prima linea all'interno delle car­ceri, provino ad offrire il loro contributo esperenziale per migliorare, non a parole, ma effettivamente, lo stato degradato del sistema penitenziario italiano che non rie­sce nemmeno ad affrontare in termini di efficienza, ove risulti vero che i detenuti rifiutino il cibo dell'amministrazione peni­tenziaria, uno dei bisogni essenziali della persona umana: la sua alimentazione;

se risponda al vero che nelle carceri italiane non siano presenti, all'interno degli organici e dei profili tecnico-amministra­tivi, le professionalità di cuoco (sia per le cucine-detenuti che per le mense obbliga­torie di servizio), per cui le direzioni delle

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Atti Parlamentari - LIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

carceri « devono arrangiarsi » alla meno peggio, cercando tra la stessa popolazione detenuta quanti sappiano in qualche modo preparare dei pasti per un numero consi­derevole di persone e per tre volte al giorno, con tutti i rischi e le difficoltà che una tale ricerca di personale comporta, talché risulta inevitabile che i pasti siano preparati con scarsa accortezza e grade­volezza;

quale sia, mediamente, la spesa com­plessiva della diaria giornaliera prevista per i tre pasti da assicurare quotidiana­mente ad ogni detenuto;

se risponda al vero che anche per assicurare il periodico taglio di capelli e altri servizi di barbieria l'amministrazione penitenziaria debba individuare tra i de­tenuti eventuali apprendisti professionisti, col rischio di non garantire tale servizio a causa della difficoltà di trovare detenuti che siano in grado di fare tanto e in regola con i requisiti sanitari richiesti per la suddetta attività lavorativa;

se non risulti mortificante e liberti­cida la circostanza che si awiino procedi­menti disciplinari nei riguardi di dipen­denti solo perché gli stessi abbiano eser­citato il diritto della parola e se tanto non preluda ad una forma di strisciante « mi­litarismo » nei confronti di chi serva le istituzioni in quel particolare e delicato settore che sono le carceri italiane, le quali sempre di più dovrebbero aprirsi alla so­cietà civile e con la stessa confrontarsi;

se sia vero che nelle carceri, soprat­tutto quelle meridionali, e nei grandi isti­tuti penitenziari, gran parte del cibo pre­parato per i detenuti sia giornalmente ri­fiutato e se, di fronte a tali cose, vi sia stata una qualche iniziativa concreta da parte del dipartimento dell'amministrazione pe­nitenziaria al fine di trovare delle soluzioni adeguate, quali ad esempio la predisposi­zione di disegni di legge finalizzati a co­stituire dei ruoli tecnici di personale pe­nitenziario con mansioni anche di cuoco;

se tanto non abbia ritenuto di fare anche per le mansioni di barbiere;

se non si ritenga opportuno sospen­dere prima e annullare subito dopo l'even­tuale procedimento disciplinare avviato nei riguardi del predetto funzionario direttore penitenziario, atteso che tale procedi­mento, ove effettivamente intrapreso, of­fende fortemente lo spirito democratico e il diritto di opinione che anche ai funzio­nari dello Stato deve essere garantito lì dove, come nel caso in specie, si traduca addirittura in un suggerimento finalizzato a migliorare lo stato delle cose e la qualità della vita dei detenuti, atteso che la pena deve essere rieducativa, certa, ma anche rispondente alla dignità delle persone, per quanto ristrette e autori, ove trattasi di condannati, di reati anche allarmanti.

(4-20011)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata, si comunica che con atto di incolpazione del 6.4.1998 del competente Ufficio del Dipartimento dell'Amministra-zione Penitenziaria è stato promosso pro­cedimento disciplinare nei confronti del Di­rettore della casa di reclusione di Porto Azzurro, perché ritenuto responsabile del­l'infrazione di cui all'articolo 80, lett. e) e lett. c) del decreto del Presidente della Re­pubblica 3/1957.

Tale procedimento è stato definito con il proscioglimento del funzionario da ogni ad­debito, in considerazione delle infrazioni contestategli, posto che le dichiarazioni ri­lasciate alla stampa, così come è emerso nel corso dell'inchiesta, dovevano avere lo scopo, contrario a quello poi raggiunto, di difendere l'Amministrazione da accuse in­giuste e a carattere generale relative alla fornitura e somministrazione del vitto ai detenuti, mosse nel corso di un Convegno sul « Disagio sociale nella Regione Tosca­na » da esponenti della regione.

Per quanto concerne il problema solle­vato dall'interrogante, si rappresenta che il Dipartimento dell'Amministrazione Peniten­ziaria, ai sensi dell'articolo 9 della Legge 26 luglio 1975, n. 354 e successive modifica­zioni, è tenuto ad assicurare una adeguata alimentazione giornaliera per ogni singolo detenuto e vigilare affinché ciò si verifichi.

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Atti Parlamentari - LV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

È ormai noto che parte dei detenuti ed internati rifiuta il cibo fornito dall'Ammi-nistrazione, preferendo nutrirsi con i generi acquistati al sopravvitto e con quelli rice­vuti dai familiari. Le cause possono derivare probabilmente oltre che a fattori di ordine culturale ed ambientale che spingono i de­tenuti a rifiutare un servizio erogato dal-Vistituzione statale, anche dalla mancanza di professionalità da parte di chi è addetto al confezionamento del vitto (nella maggior parte dei casi trattasi di detenuti lavoranti) e da altre problematiche legate alla stessa distribuzione del cibo che specialmente nei grossi istituti richiede lunghi intervalli fra la cottura e la consegna.

Per ovviare a ciò, VAmministrazione, lad­dove le strutture lo hanno consentito e compatibilmente con le risorse finanziarie, ha istituito nei singoli reparti o sezioni degli istituti, cucine autonome per gruppi non elevati di detenuti. Tale soluzione ha con­sentito di accelerare la distribuzione del vitto.

In alcune strutture si stanno sperimen­tando nuove forme di preparazione e distri­buzione.

Peraltro, in collaborazione con l'istituto Nazionale della Nutrizione, il competente Ufficio ha intenzione di procedere all'ag­giornamento delle tabelle vittuarie, secondo criteri che assicurino corretti livelli nutri­zionali.

Circa poi l'utilizzazione dei detenuti per il servizio di barberia e di cucina, si co­munica che vengono sempre rispettate le norme riguardanti i requisiti sanitari che devono avere i detenuti lavoranti, per i quali sono istituiti appositi libretti sanitari.

Peraltro in linea generale il predetto Dipartimento ha osservato che l'utilizza­zione di detenuti con mansioni lavorative di cuoco o di barbiere non rappresenta una scelta necessitata dalla mancanza nei ruoli del personale dell'Amministrazione peniten­ziaria, di profili specifici per le mansioni suddette.

Posto che la legge 26 luglio 1975 n. 354, assegna al lavoro un ruolo primario nel­l'attuazione del trattamento penitenziario teso al perseguimento della finalità della pena sancita dall'articolo 27, comma 3,

della Costituzione, l'Amministrazione peni­tenziaria tende ad assicurare ai detenuti il più ampio numero possibile di posti di lavoro all'interno del carcere anche me­diante la creazione di opportunità lavorative che richiedono una qualificazione profes­sionale.

Ciò in quanto si ritiene che lo svolgi­mento di mansioni lavorative qualificate consenta al detenuto, attraverso l'acquisi­zione di quelle capacità tecnico professionali spendibili nel mercato del lavoro, di rein­tegrarsi nel tessuto sociale.

Ne consegue che l'impiego di detenuti nelle attività di cuoco e di barbiere è frutto di una precisa scelta da parte dell'Ammini­strazione penitenziaria, tesa ad assicurare ai soggetti in espiazione di pena il pieno rico­noscimento dei diritti sanciti dagli artt. 4 e 27, comma 3, della Carta fondamentale.

Infatti, in un contesto caratterizzato da un notevole divario tra offerta di lavoro e domanda proveniente dal penitenziario, l'Amministrazione è costantemente impe­gnata nella ricerca di opportunità lavorative sia all'interno che all'esterno del carcere. È del tutto evidente, quindi, che l'eventuale introduzione di nuove professionalità nei ruoli del personale del Dipartimento del­l'Amministrazione penitenziaria per l'esple­tamento delle attività relative alla cucina ed al servizio di barberia per i detenuti, si risolverebbe inevitabilmente in una irragio­nevole riduzione di opportunità trattamen-tali in ambito intramurale.

Del resto sembra anche che il legislatore abbia preso atto della necessità di impiegare i detenuti in mansioni lavorative che ri­chiedono una determinata qualificazione professionale. Egli, infatti, nella legge 12 agosto 1993, n. 296, recante: «Nuove mi­sure in materia di trattamento penitenziario nonché sull'espulsione dei cittadini stranie­ri » ha previsto, ai fini del collocamento al lavoro all'interno dell'istituto, la predispo­sizione di una specifica lista « per qualifica o mestiere » ed ha indicato espressamente, tra i criteri da osservare per la formazione delle graduatorie, « la professionalità, le pre­cedenti attività svolte e quelle a cui i dete­nuti potranno dedicarsi dopo la dimissio­ne ».

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Atti Parlamentari - LVI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Per quanto concerne i costi, si evidenzia che la diaria media nazionale pro-capite giornaliera (che riguarda solo la fornitura dei generi crudi) risultante dall'asta esperita nel 1997, è di L. 3.991 più I.V.A e che, nel caso specifico della Casa di reclusione di Porto Azzurro, la diana è di L. 4.150 più I.V.A

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

MESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

da recenti notizie sui mass media si evidenzia un crescente aumento della cri­minalità nelle zone di Mentana, Santa Lu­cia e Tor Lupara;

in tali centri la presenza di centinaia di extracomunitari irregolari, prevalente­mente albanesi, ha raggiunto picchi asso­lutamente notevoli e le occasioni di vio­lenza aumentano giornalmente, rischiando di convincere gli abitanti che tutti gli ex­tracomunitari, anche coloro che sono in regola con il permesso di soggiorno e che lavorano onestamente, siano dediti all'at­tività criminosa;

peraltro tale situazione si innesta su uno scenario già sufficientemente deva­stato dalla microcriminalità locale;

nei giorni scorsi il parroco della chiesa di Santa Lucia è stato oggetto di una rapina e tale fatto criminoso si somma alle decine di altri episodi criminosi (farmacie rapinate, scuole devastate, negozi depre­dati, autovetture rubate, abitazioni private violate e monumenti imbrattati) riportate dalla stampa (da ultimo // Tempo del 17 gennaio 1998 - articolo di Guidotti in cronaca) - :

cosa intenda fare per garantire la sicurezza dei cittadini e ricondurre la si­tuazione descritta ad uno stato di norma­lità. (4-15059)

RISPOSTA. — La situazione della sicurezza pubblica nelle aree di Mentana, Santa Lucia e Tor Lupara non è sostanzialmente dissi­

mile da quella di altri centri ad elevata densità demografica, nei quali si registra un'analoga consistente presenza di cittadini extracomunitari.

Le Autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia svolgono, con grande atten­zione, la necessaria vigilanza e prevenzione anche nel perseguire le violazioni della nor­mativa sull'ingresso e il soggiorno degli stranieri nel territorio nazionale.

Il dispositivo di presidio territoriale è assicurato dalla Stazione Carabinieri di Mentana che, con l'impiego di una forza effettiva di 20 unità, a fronte delle 19 pre­viste in organico, svolge una costante azione di contrasto delle manifestazioni delinquen­ziali, con il contributo operativo della Com­pagnia Carabinieri di Monterotondo.

Un positivo incremento dell'efficacia del­l'attività di prevenzione e repressione dei reati potrà, comunque, derivare dalla rea­lizzazione del progetto, attualmente in fase di definizione anche per quanto riguarda la ristrutturazione dello stabile da adibire a sede del presidio, che prevede l'istituzione della Stazione di Tor Lupara, con compe­tenza estesa ai comprensori di Santa Lucia di Mentana, nonché di Tor Lupara e Col-leverde di Guidonia.

In tale ambito è previsto anche il tra­sferimento della Stazione Carabinieri di Montecelio in S. Angelo Romano.

Per l'individuazione dei responsabili della rapina, in cui è rimasto vittima il parroco della Chiesa di Santa Lucia di Mentana, è in atto il massimo sforzo investigativo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giannicola Si ni si.

MESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere premesso che:

la prossima istituzione del tribunale di Tivoli rende necessario il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nella città di Guidonia, la maggiore per abitanti e per insediamenti produttivi del distretto del nuovo tribunale;

attualmente in Guidonia (centro di oltre 70 mila abitanti costituito da 12

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Atti Parlamentari - LVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

frazioni raggruppate in sette circoscrizioni) esiste un solo posto di polizia di Stato, dipendente dal commissariato di Tivoli, nel quale prestano servizio non più di sei unità;

anche la presenza dell'Arma dei ca­rabinieri è limitata ad una sola stazione in Guidonia centro;

il comune di Guidonia è attraversato dalle due importanti direttrici della via Tiburtina e della via Nomentana e si svi­luppa in un territorio ampio e difficilmente percorribile a causa della particolare di­slocazione di centri urbani posti a svariati chilometri da Guidonia;

gli abitanti della circoscrizione di Col-leverde di Guidonia da anni hanno rap­presentato la necessità dell'esistenza di un posto di polizia mentre da circa due anni è stato inspiegabilmente chiuso il presidio della polizia di Stato esistente da oltre trenta anni nella circoscrizione di Villal-ba - :

se non ritenga opportuno per quanto esposto, potenziare la presenza delle forze dell'ordine dipendenti dal Ministero del­l'interno nel territorio di Guidonia, con particolare riferimento alle circoscrizioni di Setteville, di Villalba e di Colleverde.

(4-15060)

RISPOSTA. — Nelle località indicate dal-l'interrogante operano, oltre alla Compagnia Carabinieri di Tivoli ed alle dipendenti Sta­zioni di Montecelio, Guidonia e Bagni di Tivoli, il Commissariato di Pubblica Sicu­rezza « Tivoli-Guidonia », con ben 76 unità, nonché il Posto di Polizia « Guidonia-Mon­tecelio ».

Quest'ultimo Ufficio è stato attivato il 1° novembre 1996, a seguito della chiusura del preesistente Posto di Polizia di Villalba, e dispone di una forza organica di 13 unità.

Il dispositivo di presidio territoriale sarà ulteriormente rafforzato con la realizzazione del progetto, attualmente in fase di defini­zione, che prevede l'istituzione di una Sta­zione a Tor Lupara di Mentana, con com­petenza estesa ai comprensori di Tor Lu­para, Colleverde di Guidonia e Santa Lucia

di Mentana ed il trasferimento in Sant'An­gelo Romano della Stazione di Montecelio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Gianni cola Sinisi

MESSA. — Al Ministro dei lavori pub­blici. — Per sapere - premesso che:

Guidonia Montecelio e Tivoli sono due delle più grandi realtà della provincia romana;

la statale Tiburtina, che garantisce il collegamento stradale con la capitale, è quotidianamente congestionata dal traf­fico;

per gli automobilisti ed i pendolari che utilizzano i mezzi pubblici, i tempi di percorrenza della consolare sono esaspe­ranti;

nell'attesa del potenziamento della tratta ferroviaria Tivoli-Roma, l'alternativa più valida per arrivare a Roma è il « tron­chetto » dell'autostrada Roma-L'Aquila, ge­stita dalla Sara per conto dell'Anas - :

se non ritenga opportuno verificare la possibilità di rendere gratuito il pedaggio nel tratto della Roma-L'Aquila da Tivoli a Roma;

se non ritenga l'esenzione dal paga­mento una risposta adeguata alla crescente domanda, da parte dei residenti, di una maggiore mobilità nell'hinterland tiburtino;

in caso negativo, quali iniziative in­tenda assumere per assicurare una mi­gliore viabilità sulla strada statale Tibur­tina nel tratto compreso tra Salone e lo svincolo dell'autostrada del grande rac­cordo anulare. (4-22861)

RISPOSTA. — In relazione all'interroga­zione citata, da notizie acquisite dall'ANAS, si fa presente all'interrogante che la libera­lizzazione dei pedaggi dell'Autostrada A24 nel tratto Tivoli-Roma, comporterebbe un incremento del traffico giornaliero, che ri­sulta già oggi assai elevato, con un abbas­samento del livello del servizio.

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Atti Parlamentari - LVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Peraltro, l'accesso gratuito in autostrada comporterebbe una riduzione degli incassi che comprometterebbe l'equilibrio della ge­stione dell'arteria.

L'ANAS, sta predisponendo, allo scopo di risolvere i problemi di traffico presenti sul­l'Autostrada A24, la progettazione della terza corsia dalla barriera di Roma fino alla Tangenziale.

Per quanto riguarda infine i problemi di traffico della Strada Statale n. 5 Tiburtina, questi potrebbero essere risolti con la rea­lizzazione di una nuova viabilità locale, parallela all'A24.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Antonio Bar-gone.

MORONI. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

nel dicembre 1996, Marco Licheri e Lorenzo Pallesi, allora consiglieri del co­mune di Altopascio (Lucca), presentarono alla Procura della Repubblica di Lucca un esposto denuncia di presunte gravi illega­lità a carico del Sindaco e di altri, alle­gando circostanziata documentazione;

successivamente un altro consigliere comunale, attualmente in carica, Mauro Pasquini, ha presentato un esposto sostan­zialmente analogo, aggiungendo ulteriori elementi di riscontro;

a distanza di tanto tempo, nonostante ripetute richieste di conoscere gli sviluppi di dette denunce, non si è riusciti a sapere alcunché;

l'attività della magistratura è, legitti­mamente e giustamente, autonoma e indi­pendente, e nessuno intende entrare nel merito dei suoi giudizi, ma, a fronte di accuse documentate e a distanza di due anni e mezzo, i cittadini hanno il diritto di conoscere se sono state avviate indagini sui fatti denunciati e quali sono le risultanze -:

quale sia lo stato del procedimento;

quali iniziative intende assumere per garantire il celere funzionamento della

giustizia e per assicurare il rispetto delle garanzie dei cittadini. (4-23846)

RISPOSTA. — In relazione al contenuto dell'interrogazione indicata è stato interes­sato, per il tramite della competente arti­colazione ministeriale, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, il quale ha fatto pervenire una relazione, dalla quale risulta quanto segue.

I fatti al quali si fa riferimento hanno formato oggetto di due distinti procedimenti penali avviati da quell'ufficio.

Con il primo (recante il n. 2336/96 R.G.N.R.) si procede nel confronti di tre persone in ordine al delitto di cui all'arti­colo 323 C.P.; in data 4.5.1999 l'ufficio ha formulato richiesta di rinvio a giudizio.

Con il secondo (recante il n. 42197 R.G.N.R.) si procede contro la prima delle persone di cui al precedente procedimento e di altre due persone in ordine al delitto di cui all'articolo 328, comma 2° C.P.; in data 2.5.1999 l'ufficio ha formulato richiesta di rinvio a giudizio.

Per quanto riguarda le doglianze relative alle carenze informative relativamente agli sviluppi delle denunce e all'andamento delle indagini, il predetto Procuratore della Re­pubblica ha osservato che il combinato disposto dagli articoli 114, 329 e 335 c.p.p. consente, ove possibile, di fornire comuni­cazioni attinenti ad indagini preliminari in corso solo a richiesta delle persone indagate, delle persone offese e dei loro difensori mentre nel caso in questione, tenuto conto della oggettività giuridica protetta dalle norme incriminatrici per le qauli si procede, non sono individuabili persone offese.

Alla luce di quanto procede, non sem­brano sussistere gli estremi per una inizia­tiva in sede amministrativa.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

OLIVIERI, SINISCALCHI, CARBONI e CAPITELLI. — Al Ministro di grazia e giu­stizia. — Per sapere - premesso che:

Giovanni Procida è detenuto nel car­cere di Poggioreale ed è attualmente rico-

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Atti Parlamentari - LIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

verato presso l'ospedale Cardarelli di Na­poli in quanto affetto da un tumore ma­ligno al cervello, incapace di intendere: deve essere operato con urgenza;

la sua malattia è stata diagnosticata dall'ospedale Cardarelli e documentata alle competenti autorità carcerarie;

a tutt'oggi le autorità carcerarie nulla hanno disposto in merito alla richiesta della moglie di Giovanni Procida, Consiglia Del Gaudio, di Castellammare di Stabia, per l'assistenza di cui necessita il detenuto anche all'esito del prossimo intervento chi­rurgico;

le autorità carcerarie hanno tra l'al­tro chiarito che dopo l'operazione il Pro­cida verrà riportato nel carcere di Poggio-reale che non dispone di strutture sanitarie per un'assistenza adeguata al tipo di ma­lattia ed intervento chirurgico a cui sarà sottoposto il detenuto;

è indispensabile un immediato inter­vento affinché sia concessa l'assistenza della moglie Consiglia Del Gaudio al dete­nuto Giovanni Procida anche alla luce della grave situazione di malattia che por­terà a un intervento chirurgico per la rimozione di un tumore maligno al cer­vello;

occorre intervenire perché il Procida all'esito dell'intervento non venga riportato nel carcere di Poggio reale fin quando le sue condizioni di salute non lo permetta­no -:

se non ritenga di dover assumere tutte le iniziative necessarie affinché una situazione così grave non si trasformi an­che in una inutile disumanità e totale mancanza di sensibilità verso la vita uma­na. (4-23755)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione indicata, il Dipartimento dell'Am­ministrazione Penitenziaria ha rappresen­tato che il detenuto Giovanni Procida, nato a Castellammare di Stabia (NA) il 4 settem­bre 1951, è stato arrestato in data 31.10.1993 e dal 14.5 u.s. usufruisce degli

arresti domiciliari, disposti con provvedi­mento n. 3-99 del 13.5.1999 della Corte di Assise d'Appello - l a sezione - di Napoli

Il Procida, prima di ottenere gli arresti domiciliari, è stato ristretto presso la casa circondariale di Poggioreale di Napoli ove ha potuto ricevere tutta l'assistenza sanita­ria necessaria al suo caso attraverso le attrezzature ed i servizi medici dell'annesso Centro Diagnostico Terapeutico.

Il detenuto è affiliato alla organizzazione camorristica denominata « Nuova Famiglia clan Cesarono » - a sua volta rientrante nel « clan Alfieri ».

Si ritiene opportuno evidenziare che nel mese di aprile u.s. la D.D.A. della Procura della Repubblica di Napoli comunicò al Di­partimento dell'Amministrazione Peniten­ziaria che il Procida, nel corso di un'udienza del dibattimento avanti la l a Sezione della Corte di Assise di Napoli, accusò un grave malore che comportò la sospensione del pro­cesso; gli effetti del dichiarato malore perdu­rarono e furono disposti accertamenti peri­tali in ordine alla natura ed all'effettiva sus­sistenza delle patologie, atteso che, ove il malore fosse stato il frutto di simulazione, la situazione creata avrebbe potuto costituire la premessa di un tentativo di evasione.

La predetta D.D.A. evidenziò, inoltre, come il Procida fosse un affiliato al clan camorristico denominato « clan Cesarono », il cui capo, Ferdinando Cesarono, il 22.6.1998 evase dall'aula ed. bunker del Tribunale di Salerno.

Il predetto Dipartimento ha riferito che peraltro non è in possesso degli esiti degli accertamenti peritali disposti dalla compe­tente Autorità Giudiziaria.

Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha infine fatto presente che non rientra nelle competenze dell'Ammini­strazione « intervenire perché il Procida al­l'esito dell'intervento non venga riportato nel carcere di Poggioreale », trattandosi di valutazioni che spettano alla competente Autorità Giudiziaria.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero DiUberto.

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Atti Parlamentari - I n ­ camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

ORTOLANO e MAURA COSSUTTA. -Al Ministro dei lavori pubblici — Per sa­pere - premesso che:

gli stabili Erp in via Guala 95/97 e via Sidoli 34/36 realizzati dalla città di Torino con i fondi residui dell'articolo 4 della legge n. 118 del 1985 presentano numerosi difetti di costruzione che incidono grave­mente sulla funzionalità degli edifici;

poiché la ditta costruttrice Bomar si rifiuta di porvi rimedio, l'amministrazione comunale torinese ha avviato le procedure previste dalla legge, per l'espletamento delle quali è però necessaria la conclusione del collaudo. A tal fine, con lettera prot. 1640 del 13 ottobre 1998 l'amministrazione comunale di Torino ha sollecitato la con­clusione del collaudo ai collaudatori no­minati a suo tempo dal segretariato gene­rale del comitato per l'edilizia residenziale, nelle persone dell'architetto Lucia Conti del provveditorato OOPP per il Lazio e dottor Federico Cempella direttore gene­rale coordinamento territoriale in sostitu­zione dell'architetto Gaetano Fontana di­missionario in quanto nominato segretario generale del Cer;

la conclusione del collaudo è condi­zione essenziale per il recupero delle pe­nalità e per porre rimedio ai difetti co­struttivi da parte del comune di Torino - :

quali siano in merito le determina­zioni dei collaudatori;

entro quale data consegneranno la relazione di collaudo. (4-21358)

RISPOSTA. — Con riferimento alla inter­rogazione presentata si risponde sulla base della relazione inoltrata da uno dei com­ponenti la Commissione di Collaudo e dalle notizie acquisite dal Segretariato Generale per l'Edilizia Residenziale.

In merito alle questioni proposte è stato riferito che l'incarico di collaudo è stato conferito dal Ministero dei LL.PP. - Comi­tato Edilizia Residenziale con nota n. 2451 VISI in data 25.8.1990 e formalizzato dal Comune di Torino, dopo appositi solleciti, con Deliberazione n. 9305880/29 in data

25.8.1993, comunicata alla Commissione stessa il 18.11.1993.

La Commissione di Collaudo rispettiva­mente in data 14.12.1993 e 9.5.1994 ha richiesto e sollecitato gli atti Tecnici ed Amministrativi per l'espletamento delle ope­razioni di collaudo.

Il Comune di Torino con nota n 1672 del 15.6.1994 ha quindi trasmesso copia dello stato finale e della relazione sullo stato finale.

In data 10.10.1994 previa comunica­zione, è stata effettuata la l a visita di col­laudo e sulla scorta degli atti, alla presenza dell'Impresa, del Direttore dei lavori e del Rappresentante del Comune di Torino con apposito sopralluogo fu possibile accertare sugli edifici e nei singoli alloggi la presenza di difetti costruttivi nonché la carenza di alcune certificazioni Tecniche necessarie per concludere le operazioni di collaudo.

Con nota datata 10.11.94 il Verbale re­lativo alla visita di collaudo fu trasmesso dalla Commissione al Comune per la sot­toscrizione con l'invito a provvedere al com­pletamento della documentazione ed al ri­pristino dei difetti riscontrati indicati nel Verbale stesso.

In data 15.02.95 il Direttore dei lavori comunicava che, a seguito di sopralluogo in data 8.2.95, aveva ordinato all'Impresa l'esecuzione dei lavori di ripristino finaliz­zati all'eliminazione dei difetti costruttivi: lavori che avrebbero dovuto concludersi entro il 15.3.1995.

La Commissione di Collaudo, nel frat­tempo modificata nella composizione con la sostituzione dell'Arch. Fontana con il Dr. F. Cempella, in data 26.4.95 ha nuovamente sollecitato l'invio della documentazione in­tegrativa richiesta e notizie sull'esecuzione dei lavori non avendo ricevuto alcuna co­municazione al riguardo.

In data 25.11.1996 è stato, quindi, espe­rito un ulteriore sopralluogo nel corso del quale è stata riscontrata la non esecuzione delle opere di ripristino da parte dell'im­presa e la mancanza dell'ulteriore docu­mentazione più volte richiesta.

Il Direttore dei Lavori, in tale sede, ha comunque fornito assicurazioni sulla ra­pida trasmissione della ulteriore documen-

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Atti Parlamentari - LXI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

tazione impegnandosi a valutare e compu­tare l'entità delle detrazioni da applicare all'Impresa per i difetti esecutivi riscontrati.

In data 10.7.97 la Commissione di col­laudo preso atto che non erano intervenute ulteriori comunicazioni né dall'Amm.ne Co­munale, né dal Direttore dei Lavori, ha restituito al Comune gli atti di Contabilità Finale in proprio possesso comunicando, ai sensi dell'articolo 102 del Regolamento ru 350/1895, la sospensione delle attività di collaudo in attesa di precise indicazioni sull'esecuzione dei lavori di ripristino a suo tempo richiesti e della ulteriore documen­tazione tecnica Amm.va relativa alle certi­ficazioni previste dalla vigenti norme.

Con nota n. 1640 in data 13.10.1998 il Comune di Torino, comunicando che l'Im­presa in data 9.9.1998 aveva dichiarato di non voler eseguire i lavori di ripristino, ha richiesto la conclusione delle operazioni di collaudo segnalando, tra l'altro, la presenza sugli immobili dei seguenti difetti, peraltro già rilevati e riscontrati in data 10.10.1994 dalla commissione di collaudo:

1. coibentazione del sottotetto non ese­guita come da progetto e deteriorata;

2. infiltrazioni di acque meteoriche dal tetto e dai cornicioni;

3. elementi in vetrocemento di facciata lesionati (via Guaio);

4. elementi in lamiera delle facciate (corpi scale) non a tenuta;

5. Bowindow e serramenti non a te­nuta;

6. pavimento piano pilotis con pen­denze non idonee per lo smaltimento delle acque meteoriche;

7. cedimento delle rampe di accesso al pilotis;

8. rete di fognatura con pendenze non idonee nel vespaio ed ancoraggi da rivedere;

9. serramenti esterni ed interni da revisionare;

10. infiltrazioni di acqua meteorica dal tetto della centrale termica;

11. manca la sistemazione dell'area di pertinenza;

12. cedimenti dei pilastri di sostegno dei cancelli e lesioni in alcune parti strut­turali degli edifici.

Con nota in data 22.12.1998 la Com­missione ha ricordato al Comune che le operazioni di collaudo erano state sospese come da comunicazione in data 10.7.97 e che l'opera non è, allo stato attuale, col­laudabile ed ha invitato nuovamente il Di­rettore dei Lavori e la stessa Amm.ne Co­munale a completare gli atti nonché ad eseguire, in danno, almeno le opere indi­spensabili per consentire di concludere le operazioni di collaudo.

Nella stessa nota, ricevuta in data 31.12.1998 dall'Amm.ne Comunale, la com­missione di collaudo, ha comunicato che se entro il termine di 30 gg. dalla nota stessa non fosse stato completato l'iter ammini­strativo per consentire la conclusione delle operazioni di collaudo, si sarebbero forma­lizzate, nell'ambito della Commissione, ri­nunce all'incarico.

Al 25.2.1999 non essendo pervenute dal­l'Amm.ne Comunale ulteriori notizie o co­municazioni sull'argomento è stata inoltrata comunicazione di rinuncia all'incarico da parte di un componente della Commissione.

I ritardi nell'espletamento delle opera­zioni di collaudo non sembra possano quindi essere imputabili alla Commissione che non è stata messa, per quanto suespo­sto, nelle condizioni di poter operare. È stato precisato, infine, che l'ulteriore docu­mentazione Amm.va richiesta mai perve­nuta alla Commissione consiste in:

certificazione legge 373176;

certificato 46/90 per gli impianti elet­trici;

certificato esercizio centrale termica;

approvazione progetto smaltimento ac­que nere ai sensi della legge 391/76;

collaudo impianti terminici.

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Atti Parlamentari - LXII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Tali certificazioni, costituiscono parte necessaria ed indispensabile per il collaudo stesso.

Il Segretariato Generale del Comitato per VEdilizia Residenziale, a seguito della ri-nuncia all'incarico di collaudo della pre­detta Arch. Lucia Conti e su sollecito del Comune di Torino, con nota ru 435/99-Div VI, del 21 aprile 1999 ha, frattanto, prov­veduto a designare il nuovo componente della Commissione di collaudo, nominativo che dovrebbe essere formalizzato con prov­vedimento dello stesso Comune.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Gianni Fran­cesco Mattioli.

PAMPO. — Ai Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato e delle comu­nicazioni. — Per sapere - premesso che:

nelle unità produttive della Telecom Italia sono presenti uffici commerciali della Meie Assicurazioni spa, messi a di­sposizione dalla stessa azienda telefonica e, anche laddove non vi siano uffici e posta­zioni fisse per funzionari dell'assicura­zione, a questi è consentito libero accesso ovunque;

ovviamente questa costante presenza degli operatori Meie all'interno degli uffici della Telecom Italia e della Tim induce molti lavoratori a stipulare, per ovvie ra­gioni di comodità e di praticità, contratti assicurativi con la stessa Meie;

il pacchetto azionario della Meie è al 100 per cento della Telecom Italia - : ;

se tale situazione non sia lesiva degli interessi legittimi di tutte le altre aziende assicurative e altresì lesiva del principio della libera concorrenza;

quali iniziative intendano intrapren­dere. (4-21332)

RISPOSTA. — In relazione all'atto di sin­dacato ispettivo indicato citato, si fa pre­sente quanto segue.

La presenza di uffici commerciali della MEIE Assicurazioni S.p.A nelle unità pro­

duttive della TELECOM ITALIA e della TIM è da considerare frutto di una libera scelta delle parti, trattandosi, in entrambi i casi, di società di diritto privato che quindi operano senza essere soggette a vincoli particolari imposti dalla legge, almeno per quanto con­cerne le scelte aziendali in questione.

È da precisare, inoltre, che le società TE­LECOM e TIM sono entrambe proprietarie del pacchetto azionario della MEIE S.p.A e che il gruppo TELECOM nel suo insieme ne detiene il controllo. Tale situazione societa­ria spiega la ragione alla base della scelta di fare aprire uffici della predetta impresa di assicurazione presso le due aziende telefoni­che. Tale scelta, ad avviso dello scrivente, non appare in contrasto con il principio della libera concorrenza tra le imprese di assicurazioni operanti nel mercato.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

PAROLI. — Al Ministro delle finanze. — Per sapere - premesso che:

gli uffici delle entrate vengono attivati in base alla legge n. 358 del 1981 ed al decreto del Presidente della Repubblica n. 287 del 1992, che ne contempla numero, dimensioni, competenza per territorio e per materia. La concreta individuazione della localizzazione di tali uffici è stata disposta dal decreto del Ministro delle fi­nanze n. 700 del 21/1296. Tale decreto doveva tenere in considerazione il tipo ed il numero di contribuenti ed utenti, il gettito dei tributi ed i volumi di lavoro, il tipo di insediamenti economico-produttivi, la densità demografica, le strutture ammi­nistrative già presenti sul territorio, la via­bilità;

il comprensorio di Viadana (Mantova) conta, unitamente ai comuni di Dosolo, Pomponesco, Sabbioneta e Commessaggio circa 25.000 abitanti; se si inglobano i comuni di Bozzolo, Gazzuolo, Tivarolo Mantovano, San Martino dall'Argine e Marcarla, con altri 20.000 abitanti, si ar­riva a 45.000 abitanti, con 6700 attività

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Atti Parlamentari - LXIH - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

imprenditoriali, di cui 3000 agricole. C'è la sede del distretto del legno a valenza na­zionale, c'è un numero di occupati che va oltre il 33 per cento della provincia, of­frendo occupazione pure alle province li­mitrofe e gli introiti fiscali sono il fiore all'occhiello della provincia stessa;

sull'intera provincia, circa 370.000 abitanti, sono in corso di attivazione tre soli uffici delle entrate: Mantova, Casti­glione delle Stiviere e Suzzara; il compren­sorio di Viadana si vede aggregato a Suz­zara, aggregazione innaturale e punitiva, soprattutto per la difficoltà a raggiungerla: circa 30 chilometri di strada stretta e pe­ricolosa sulla quale addirittura manca la segnaletica più elementare. Sperpero di tempo, di risorse e pericolo di incidenti a danno di una comunità eccezionalmente laboriosa e che in meno di due lustri già si è vista spogliare di pretura, di ospedale, di Enel ed a breve anche dell'ufficio di collocamento, che vede come miraggi avere delle strade decenti ed adeguate al traffico, un distaccamento dei vigili del fuoco, una ferrovia;

qualora il comprensorio di Bozzolo non desiderasse aderire a quello di Via­dana e l'ostacolo ad avere tale ufficio fosse il fattore demografico, si dovrebbe prov­vedere così come si è fatto per la provincia di Cremona, che con 330.000 abitanti (40.000 meno della provincia di Mantova) ha in corso di attivazione quattro uffici delle entrate - :

quali siano i motivi per cui non prov­vedere per Viadana in deroga al decreto n. 700 del 1996 già menzionato, come già fatto per Cremona;

quali siano gli intendimenti affinché la zona in questione non si senta comun­que prevaricata, penalizzata, perseguitata ricevendo dalle istituzioni un trattamento in negativo della stessa misura e con la stessa forza in cui essa contribuisce in positivo. (4-22710)

RISPOSTA. — Con Vinterrogazione cui si risponde l'interrogante premesso che la mancata previsione di un ufficio delle en­

trate a Viadana (Mantova) creerebbe note­voli disagi agli abitanti della zona costretti a raggiungere il comune di Suzzara, quale sede programmata per l'istituzione di un ufficio delle entrate, chiede di conoscere i motivi per cui non si provveda alla istitu­zione di tale ufficio « in deroga al decreto n. 700 del 1996... come già fatto per Cre­mona ».

In merito alle affermazioni secondo cui l'istituzione degli uffici unici di Cremona è prevista in deroga al decreto n. 700 del 1996, il Dipartimento delle Entrate ha pre­liminarmente rilevato che l'individuazione degli uffici delle entrate della provincia di Cremona è avvenuta come per tutte le altre sedi di uffici delle entrate. Pertanto, non si è provveduto in deroga al decreto del Mi­nistro delle finanze 21 dicembre 1996, n. 700 (regolamento recante l'individua­zione degli uffici di livello dirigenziale non generale e delle relative funzioni), ma ap­plicando i criteri stabiliti dall'articolo 7, comma 11, della legge 29 ottobre 1991, n. 358 (recante norme per la ristruttura­zione del Ministero delle finanze), con una metodologia imperniata sulla rilevazione dei potenziali carichi di lavoro dei nuovi uffici.

Invero, oltre a considerare il parametro relativo alla popolazione residente, cui si fa riferimento nell'interrogazione, sono stati enucleati altri parametri quali il numero degli atti e delle dichiarazioni degli uffici del registro, nonché il numero dei contribuenti «a rischio» (imprese, professionisti e socie­tà), valutando poi, sede per sede, l'incidenza di questi parametri in termini di carico di lavoro per gli uffici.

Pertanto, il medesimo Dipartimento ha precisato che, mediante la combinazione dei suddetti parametri, è stata prevista l'istitu­zione di uffici delle entrate soltanto in quelle sedi il cui carico di lavoro sarebbe stato tale da giustificare il gravoso onere finanziario ed organizzativo connesso all'at­tivazione ed al funzionamento degli stessi. In provincia di Cremona, tale condizione ricorre a Casalmaggiore a Crema, a Cre­mona ed a Soresina; in provincia di Man­tova ricorre a Castiglione delle Stiviere, a Mantova ed a Suzzara, ma non a Viadana né a Bozzolo.

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Atti Parlamentari - LXIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Ciò posto, si garantisce comunque la presenza dell Amministrazione finanziaria nei predetti comuni. Infatti, a Viadana ed a Bozzolo, come, del resto, in tutte le altre attuali sedi di uffici finanziari che non sono state confermate sedi di uffici delle entrate, verrà ubicata una sezione staccata dell'uf­ficio delle entrate più vicino: precisamente, per Viadana l'ufficio di riferimento sarà quello di Suzzara (ciò in considerazione che le altre sedi di uffici delle entrate della provincia si raggiungono percorrendo una distanza doppia o ancora maggiore), mentre il comune di Bozzolo sarà ricompreso nella circoscrizione dell'ufficio di Mantova.

La suddetta sezione staccata garantirà ai cittadini una prestazione di servizi di livello superiore a quello attuale.

Infatti, l'articolo 1, comma 2, del decreto del Ministro delle finanze 18 giugno 1997 (recante l'individuazione del numero della dislocazione territoriale e dei compiti delle sezioni staccate degli uffici delle entrate) dispone, tra l'altro, che le sezioni staccate degli uffici delle entrate esercitino le proprie attribuzioni, oltre che in materia di imposte dirette e di registro, anche in materia di IVA, che invece è al momento accentrata in uffici aventi sede unicamente nei capoluoghi di provincia. È evidente, quindi, il benefìcio per i contribuenti interessati, che potranno espletare in loco le attività per le quali attualmente è necessario recarsi a Mantova (presentazione di istanze, acquisizione e cancellazione di partita IVA ecc.). La se­zione staccata assicurerà, in questo modo, un'azione di informazione e di assistenza fiscale, in linea con le esigenze della maggior parte dei contribuenti.

Le sole funzioni che verranno concen­trate negli uffici delle entrate di riferimento (in quello di Suzzara per i contribuenti di Viadana) saranno quelle relative all'accer­tamento, che presentano maggiori comples­sità e che interessano, del resto, un numero più ristretto di contribuenti

Il Dipartimento delle Entrate ha infine precisato che l'attivazione delle sezioni stac­cate sarà contestuale alla soppressione degli attuali uffici, per cui non vi sarà alcuna

soluzione di continuità per quanto concerne l'espletamento dei servizi forniti dagli uffici finanziari

Pertanto, la mancata istituzione di un ufficio delle entrate non si rivelerà in alcun modo lesiva degli interessi dei cittadini di Viadana, nei confronti dei quali non si è provveduto in maniera discriminante né penalizzante.

Il Ministro delle finanze: Vin­cenzo Visco.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali. — Per sapere - premesso che:

nella pagina economica de // Messag­gero di lunedì 9 dicembre 1996 viene af­frontato un interessante argomento di ca­rattere sociale: vi si analizza, infatti, il sistema retributivo dei dipendenti dei no­stri ministeri e appare scandalosamente evidente come questi subiscano ingiustifi­cate disparità di trattamento economico, non solo rispetto a pari colleghi di diffe­renti ministeri, ma anche tra gli stessi del medesimo ufficio;

il modo con cui si attribuiscono le indennità retributive non sembra degno di uno Stato come l'Italia che, pur privile­giando il principio di uguaglianza, per­mette che si possano trattare i propri dipendenti con ingiustificate disparità di trattamento economico;

le autorità preposte a disciplinare il sistema delle retribuzioni dei dipendenti pubblici dovrebbero porre fine all'inam­missibile situazione, che stabilisce, tra l'al­tro, che a parità di livello occupazionale e di funzione svolta, un dipendente riceva delle indennità spropositatamente diffe­renti a seconda che lavori in un ministero piuttosto che in un altro o, peggio, in una divisione piuttosto che in un'altra

se risulti vero che, come riportato nell'articolo citato, tutto ciò sia dovuto ad antichi e odierni patrocini politici operati verso le diverse categorie di dipendenti;

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Atti Parlamentari - LXV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

quali iniziative intenda assumere per realizzare un'armonizzazione delle retri­buzioni nei diversi ministeri, portando una trasparente identifìcabilità dei criteri di determinazione delle indennità retributive in tutti i settori. (4-06004)

RISPOSTA. — L'interrogante chiede di co­noscere se il Ministro per la funzione pub­blica intenda provvedere ad armonizzare i trattamenti economici accessori erogati a dipendenti pubblici

Al riguardo si rappresenta che:

la disposizione contenuta nell'articolo 41 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 -legge finanziaria 1998 - che prevede, entro il primo rinnovo contrattuale, la cessazione dell'efficacia di tutte le norme che attribui­scono particolari istituti retributivi a talune categorie di personale, è stata integralmente recepita anche nell'articolo 2, comma 3, del d.lgs. n. 80 del 1998 che ha modificato l'articolo 2 del dlgs. n. 29/1993;

ai fini dell'attuazione di tale previsione normativa il contratto collettivo nazionale per il comparto Ministeri, pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Uffi­ciale n. 41 del 25 febbraio 1999, prevede, all'articolo 34, comma 4, che, in via preli­minare, l'ARAN debba avviare una fase istruttoria per acquisire dalle amministra­zioni interessate, entro il 31 dicembre 1998, tutti gli elementi conoscitivi per pervenire ad una esatta ricognizione dei casi in cui ricorre l'ipotesi prevista dalla legge;

la citata clausola contrattuale deriva dalla considerazione che l'erogazione di par­ticolari compensi al personale è avvenuta, nel corso degli anni, per lo più sulla base di specifiche esigenze delle singole amministra­zioni. Si è ritenuto, pertanto, necessario definire con esattezza l'entità del fenomeno anche al fine di valutare le modalità di adeguamento e di riassorbimento dei trat­tamenti economici, secondo quanto previsto dalla norma di legge in questione;

nel corso di una fase negoziale suc­cessiva, prevista dallo stesso contratto col­lettivo, verranno definite le modalità di in­

tegrazione del Fondo unico di amministra­zione con le risorse derivanti da tali istituti retributivi.

Il Ministro per la funzione: An­gelo Piazza.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

una associazione di 138 azionisti della Banca di Sassari SPA, ex azionisti della Banca popolare di Sassari Soc.coop.arl, ha intrapreso delle azioni legali nei confronti di alcuni istituti bancari sassaresi affinché l'autorità giudiziaria valuti eventuali rile­vanze penali nell'operazione « fusione per incorporazione della Banca popolare di Sassari Società Cooperativa nella Banca di Sassari SPA, decisa il 25 aprile 1993 dal­l'assemblea dei soci della Banca popolare di Sassari Soc. Cooperativa »;

l'azione legale dei 138 soci è stata avviata nel 1995 con due esposti alla Pro­cura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, rispettivamente del 15 ottobre 1995 e del novembre 1995, per sospette irregolarità nella gestione della Banca po­polare di Sassari Soc. Cooperativa fino al 1991, nonché per l'operazione poco tra­sparente della fusione della stessa Banca popolare con la Banca di Sassari SPA, controllata dal Banco di Sardegna, vicende che hanno comportato danni per centinaia di miliardi di lire a circa 24.000 famiglie di piccoli risparmiatori sardi;

dal momento dell'avvio delle inchieste scaturite dai citati esposti, si sono verificati alcuni fenomeni a dir poco strani e tali da far nascere legittimi sospetti di operazioni poco trasparenti finalizzate ad ammorbi­dire le indagini in corso; infatti, secondo quanto riferito dall'associazione dei 138 azionisti, risulterebbe che dal 1992 al 1995 siano state assunte presso il Banco di Sardegna e presso la Banca di Sassari SPA numerose persone legate da stretti rapporti di parentela con magistrati sassaresi, in particolare del Tribunale di Sassari, e che

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XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

almeno 12 soggetti assunti in tale periodo sarebbero familiari di quei magistrati;

questo fatto in particolare ha indotto gli azionisti a ritenere che vi possano es­sere legami tra le assunzioni e le inchieste avviate in seguito ai loro esposti - :

se non intenda effettuare una ispe­zione presso il Tribunale di Sassari al fine di accertare se, in riferimento a quanto esposto in premessa, non vi si siano create situazioni tali da turbare il sereno e cor­retto svolgimento delle attività giudiziarie promosse dall'associazione dei 138 azioni­sti. (4-17205)

RISPOSTA. — In riscontro alla interroga­zione indicata, dalla relazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sas­sari del 3.7.1998, è emerso quanto segue.

1. Il 7.11.1995 Por cu Giampaolo + 282 persone presentavano un esposto sui fatti di cui alla prima parte dell'interrogazione par­lamentare indicata. A questo seguivano altri numerosi esposti ove, tra l'altro, si segna­lava di valutare l'opportunità che la trat­tazione delle indagini fosse seguita dall'Au­torità Giudiziaria di Sassari (testualmente) « postoché potrebbe eventualmente creare imbarazzo il fatto che molti parenti di Ma­gistrati sassaresi sono stati assunti dal Gruppo Banco di Sardegna ». Veniva poi indicato un elenco di persone asseritamente assunte presso il Gruppo Banco di Sardegna con l'indicazione del magistrato sassarese e del vìncolo di parentela corrispondente.

2. Le perplessità degli esponenti circa l'opportunità della trattazione a Sassari del procedimento non venivano ritenute dal P.M. procedente — dott. Giancarlo Cirielli — tali da spostare la competenza ai sensi del­l'articolo 11 c.p.p.; tuttavia, successiva­mente, a seguito dell'inoltro di un volantino — ove si esternavano dichiarazioni che la­sciavano intendere la sussistenza di abusi od omissioni di magistrati del distretto —, il 3.12.1996 furono trasmessi gli atti per com­petenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. L'I.2.1997 quella Procura rinviava gli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sas­

sari, ritenendo insussistenti fatti che potes­sero investire la propria competenza.

3. Nel corso delle indagini preliminari intervenivano numerose istanze di esponenti che — a volte ripetitivamente — richiedevano notizie sulle indagini, sulle iscrizioni nei registri e quant'altro che causavano un im­pegno rilevante del magistrato inquirente, della Segreteria e degli organi della notifi­cazione anche a causa della diversità e del numero delle persone che man mano pre­sentavano le richieste predette. Il P.M., che compiva una valutazione estensiva della po­sizione degli esponenti quali persone offese al fine di permettere ai medesimi di seguire le fasi della procedura, nel decidere una delle tante richieste, in data 19.3.1997 in­vitava gli esponenti ad eleggere un domicilio unico al fine di evitare rallentamenti nelle indagini. Malgrado ciò, gli esponenti non ritenevano opportuno aderire all'invito.

4. Venivano svolte accurate indagini af­fidate alla Guardia di Finanza di Sassari e veniva richiesto un incidente probatorio al locale GIP teso ad accertare, con perizia, la congruità dei rapporti di concambio delle azioni nella fusione per incorporazione della Banca Popolare di Sassari Soc. Coop. a r.l. nella Banca di Sassari S.p.A.

5. In data 5.10.1997 il GIP, con una articolata e motivata ordinanza, rigettava la richiesta. Il Giudice riteneva carente la ri­chiesta circa la rilevanza e la pertinenza della prova in quanto superflua ed incon­cludente. Inoltre, riteneva del tutto invero­simile e senza riscontro alcuno nelle carte processuali che sussistessero le prospettate ipotesi di reato connesse e sottese ad una sottovalutazione del patrimonio della ex Banca Popolare di Sassari, al fine di falsare il rapporto di cambio e di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale al Banco di Sardegna. Infatti, secondo il GIP, occorre­vano indizi — assolutamente carenti — della sussistenza di un preordinato disegno crimi­noso tra i Commissari Straordinari della Banca Popolare di Sassari nominati dal Governatore della Banca d'Italia, il Presi­dente ed i vertici del Banco di Sardegna, l'esperto, prof. Felice Martinelli, nominato dal Presidente del Tribunale, il Governatore « prò tempore » della Banca d'Italia, il Mi-

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Atti Parlamentari - LXVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

nistro del Tesoro, i funzionari della Banca d'Italia della Direzione generale del servizio di vigilanza creditoria, i funzionari della Banca d'Italia - Filiale di Sassari - che si sono occupati della vicenda, il prof Coda che, richiesto dalla Banca Popolare e dalla Banca di Sassari S.p.A., ha espresso un parere prò ventate sulla congruità del rap­porto di cambio inerente la fusione.

6. Dopo ulteriore attività di indagine e all'esito della propria attività il PM. titolare dell'indagine richiedeva, in data 12.3.1998 l'archiviazione del procedimento. Attual­mente il fascicolo pende in attesa dell'arrivo di tutte le notifiche (centinaia) alle persone offese dell'avviso della richiesta di archivia­zione su cui dovrà pronunciarsi il GIP, in tempi relativamente brevi, secondo quanto comunicato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari con nota del 7.4.1999.

7. Per quanto attiene le affermazioni riportate nel secondo capoverso dell'inter­rogazione circa il verificarsi di alcuni fe­nomeni a dir poco strani e tali da far nascere legittimi sospetti di operazioni poco trasparenti finalizzate ad ammorbidire le indagini in corso, tali fenomeni sarebbero riconducibili, secondo l'associazione di azio­nisti alle assunzioni presso il Banco di Sardegna e la Banca di Sassari S.p.A. di numerose persone, legate da stretti rapporti di parentela con magistrati sassaresi avve­nute tra il 1992 e il 1995; gli azionisti avrebbero ritenuto esistere legami tra le assunzioni e le inchieste avviate in seguito ai loro esposti. Tale ipotesi sembrerebbe esclusa dal momento che le indagini sono state svolte esclusivamente e senza alcun intervento esterno dal dott. Giancarlo Ci-rielli, né il medesimo ha subito alcuna sorta di abboccamento o sollecitazione volti ad ammorbidire le indagini in corso. Poiché dallo stesso tenore degli esposti trattati nel procedimento « de quo » risulta che le as­serite assunzioni di « favore » sarebbero pre­cedenti rispetto agli esposti e non successive ad essi, appare arduo capire quali possano essere le operazioni poco trasparenti fina­lizzate ad ammorbidire le indagini in corso a conoscenza del deputato Pecoraro Scanio ed a lui riferite dal gruppo di 138 azionisti

della Banca di Sassari S.p.A.. Le stesse ove fossero a conoscenza della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari, sarebbero immediatamente segnalate all'Au­torità Giudiziaria competente (eventual­mente quella di Palermo).

8. Si rappresenta infine che il dott. Gian­carlo Cirielli tutelerà la propria onorabilità e professionalità nelle sedi giudiziarie com­petenti contro coloro che abbiano fornito false informazioni al deputato interrogante.

Conclusivamente dalla predetta rela­zione, che appare pienamente esaustiva e condivisibile nonché particolarmente detta­gliata nel riscontro dei singoli quesiti posti dall'interrogante, non sono emersi profili disciplinari a carico di magistrati.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

PECORARO SCANIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dell'interno. — Per sapere - premesso che:

sono arrivate numerose segnalazioni in merito ai tentativi di raccolta di fondi presso privati o in alcuni esercizi commer­ciali organizzati da sedicenti comitati di solidarietà per i profughi del Kosovo;

già in altri periodi, non così dram­matici come quello attuale, sono venute allo scoperto vere e proprie organizzazioni che sfruttavano la generosità dei cittadini per arricchimenti illeciti;

in passato, specialmente nella provin­cia di Napoli, sono stati coinvolti anche inconsapevoli commercianti che, in buona fede, autorizzavano la raccolta di fondi presso i propri esercizi commerciali;

questi episodi rappresentano uno sciacallaggio ed una truffa nei confronti di fasce di popolazione meno informate, così come segnalato dalla Croce rossa italiana e da altre organizzazioni non governative - :

quali iniziative intendano adottare af­finché nei messaggi promossi dalla Presi­denza del Consiglio dei ministri e dai vari ministeri sugli aiuti per le popolazioni del Kosovo vengano sconsigliati versamenti di

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Atti Parlamentari - LXVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

contributi in forme diverse da conti cor­renti postali o bancari e quali provvedi­menti si intendano adottare per disporre controlli che evitino truffe nella raccolta di fondi. (4-23513)

RISPOSTA. — Le sottoscrizioni in favore della « Missione Arcobaleno » avvengono esclusivamente mediante versamenti effet­tuati su conto corrente postale e conto corrente bancario attivati ad hoc.

Relativamente all'adozione di misure di­rette a prevenire eventuali truffe nelle rac­colte di fondi organizzate da privati, si fa presente che i privati o gli esercizi commer­ciali che manifestano l'intenzione di pro­muovere iniziative di solidarietà in favore delle popolazioni kosovare, utilizzando la denominazione o il logo « Missione Arcoba­leno», vengono indirizzati a presentare la relativa richiesta alla Presidenza del Con­siglio dei Ministri. A seguito di una valu­tazione dell'iniziativa, la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri provvede alla con­cessione o al diniego dell'autorizzazione al­l'uso della denominazione o logo « Missione Arcobaleno ».

Pertanto i privati che utilizzino tale nome o logo senza aver ottenuto la predetta autorizzazione, incorrono nelle sanzioni previste dalla legge.

Nessuna autorizzazione è, comunque, fino ad oggi, stata concessa per il versa­mento di contributi alla « Missione Arcoba­leno» su conti correnti diversi da quelli attivati ad hoc dalla Presidenza del Consi­glio, e ampiamente segnalati dai maggiori organi di informazione.

Il Ministro per la solidarietà so­ciale: Livia Turco.

PISCITELLO. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri e ai Ministri di grazia e giustizia, dei lavori pubblici, dell'interno e della difesa. — Per sapere - premesso che:

la situazione dell'ordine pubblico ha raggiunto nel sud del Lazio e, in partico­lare, in provincia di Latina - dove l'attività della criminalità organizzata è in costante crescita, - livelli preoccupanti;

lo stato in cui versa la giustizia, per quanto riguarda la mole di lavoro, è in una fase di vera e propria preagonia, a causa dell'endemica carenza di organici di ma­gistrati e personale amministrativo;

le strutture e l'ubicazione degli attuali uffici giudiziari sono assolutamente inade­guate, mentre tutti i progetti relativi ad una diversa e più razionale organizzazione sia delle strutture medesime che dell'intero impianto della giustizia restano ir realiz­zati;

tutti gli appelli e le richieste relativi all'istituzione di un tribunale a Gaeta e della corte d'appello a Latina restano di­sattesi, mentre si paventa la chiusura della pretura di Priverno;

la realizzazione di una sezione stac­cata a Latina della Corte d'appello di Roma soddisferebbe l'esigenza delle popo­lazioni di un vasto circondario - quello di Latina, Frosinone, Velletri, Cassino -, abi­tato da circa un milione e trecentomila persone -:

se non ritengano di promuovere i necessari stanziamenti di fondi per la rea­lizzazione di un complesso integrato a La­tina, che comprenda le sedi di tutti gli uffici giudiziari, compresa una sezione della corte d'appello, di un tribunale a Gaeta e, di concerto con le amministra­zioni delle città interessate, di predisporre tutti gli interventi necessari per rimuovere gli ostacoli di natura urbanistica che hanno finora impedito una più moderna ed efficace organizzazione della giustizia in provincia di Latina. (4-10252)

RISPOSTA. — Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri

In merito alla richiesta di istituire in Latina una sezione distaccata della Corte di Appello di Roma, la Direzione Generale dell'Organizzazione Giudiziaria ha comuni­cato che una riforma complessiva della distribuzione territoriale degli uffici giudi­ziari è già all'esame del Parlamento su iniziativa di alcuni parlamentari.

La previsione di sezioni distaccate di corte di appello è problema assai delicato,

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Atti Parlamentari - LXIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

anche alla luce della esperienza delle attuali sezioni distaccate di Bolzano, Taranto e Sassari.

Le dimensioni complessive del territorio, le caratteristiche del bacino di utenza e l'entità dei carichi di lavoro sono elementi dai quali non può prescindere la scelta di istituire nuove sezioni distaccate di corte di appello, che non può avvenire senza la determinazione di parametri generali ope­ranti su base nazionale.

In questo contesto, e prima che sia tra­scorso un congruo periodo di operatività della riforma del giudice unico, appare inopportuno procedere alla istituzione di nuove sezioni di corte di appello.

A tale proposito si deve evidenziare che in attuazione della legge 25411997, il Go­verno ha emanato il decreto legislativo n. 51198 in materia di giudice unico di primo grado che per il circondario di Latina istituisce due sezioni distaccate del Tribu­nale, rispettivamente a Gaeta e Terracina.

È stato quindi emanato in data 1.6.1999 il decreto ministeriale previsto dall'articolo 33 del D.Lgs. citato con il quale sono state determinate le nuove piante organiche dei magistrati addetti agli uffici giudiziari giu­dicanti e requirenti.

Gli uffici giudiziari di Latina, nella nuova configurazione di giudice unico di primo grado, hanno mantenuto inalterata la situazione della pianta organica comples­siva che è la seguente:

Presidente: 1;

Presidente di sezione: 3;

Giudici: 32.

In merito ai posti non coperti si precisa che il posto di Consigliere pretore dirigente era già vacante alla data del 2 giugno 1999.

Risultano, altresì, vacanti altri 5 posti di giudice. In totale risultano pertanto alla data di oggi non coperti e non pubblicati sei posti.

Al Tribunale risulta assegnata una udi-trice giudiziaria che prenderà possesso del­l'ufficio tra il 29 settembre e il 10 ottobre, mentre altro giudice assumerà possesso an­ticipato entro il mese di luglio.

Risultano inoltre già trasferiti ad altri uffici giudiziari dal Tribunale di Latina quattro magistrati.

L'organico della procura della Repub­blica composto dal Procuratore, un ag­giunto eli sostituti risulta completo.

Nel rilevare che, allo stato, la pianta organica non appare suscettibile di ulteriori modifiche, si rappresenta che il Ministero sta già procedendo ad adottare le iniziative di propria competenza, richiedendo al Con­siglio Superiore della Magistratura la pub­blicazione dei posti vacanti con il prossimo Bollettino Ufficiale.

Per quanto riguarda il personale ammi­nistrativo (dal dirigente alla III qualifica funzionale) l'attuale dotazione organica ri­determinata con decreto ministeriale 1° giu­gno 1999, prevede 138 unità, di cui 117 presenti in servizio, sicché risultano com­plessivamente non coperti 21 posti. Due dei quattro posti vacanti di assistente giudizia­rio e quattro dei sette posti vacanti di operatore amministrativo sono stati coperti con il trasferimento di altrettante unità da altri uffici giudiziari. Il personale trasferito non ha ancora preso possesso per esigenze degli uffici di provenienza. Un posto di operatore amministrativo è stato dichiarato indisponibile in relazione a centralinisti non vedenti inquadrati nella medesima qualifica funzionale in servizio nel distretto. Per le rimanenti due vacanze di operatore ammi­nistrativo si prowederà mediante trasferi­mento di eventuali subentranti inseriti nella graduatoria del precedente interpello. Anche due posti di dattilografo, su un organico di 9 unità e 7 presenti, sono stati dichiarati indisponibili sempre in relazione alla pre­detta categoria di non vedenti.

I rimanenti posti vacanti saranno inse­riti in una pubblicazione che sarà disposta dopo l'esaurimento delle molteplici proce­dure derivanti dall'unificazione degli uffici giudiziari, conseguenti all'entrata in vigore della riforma del « giudice unico », proce­dure regolamentate dal decreto legislativo 51/98 e dalla circolare del 27 maggio 1999 riguardante l'attuazione del predetto de­creto.

Con tale circolare sono state in partico­lare delegate ai Capi delle Corti alcune

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Atti Parlamentari - LXX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

attività relative al trasferimento del perso­nale e solo dopo che i provvedimenti sa­ranno stati adottati e portati a conoscenza deWamministrazione centrale sarà possibile a quest'ultima avere un quadro della situa­zione degli uffici periferici e procedere ad una mirata pubblicazione dei posti, per la loro copertura.

A situazioni d'emergenza in attesa del­l'effettiva copertura dei posti vacanti, si potrà provvedere ricorrendo ad applicazioni di personale da individuarsi nell'ambito dello stesso distretto.

La situazione dell'edilizia giudiziaria di Latina è stata oggetto di attenzione da parte della Direzione Generale degli Affari Civili, come dimostrato dalla recente concessione di un finanziamento di 250 milioni di lire per i lavori di ristrutturazione necessari ad allocare la sezione stralcio all'interno del Palazzo di Giustizia.

Il Comune di Latina ha inoltre reso disponibile un edificio di tre piani, ubicato in Via Ezio e ritenuto idoneo dalle Autorità giudiziarie locali, dove nell'immediato ver­ranno trasferiti l'U.N.E.P. e gli uffici di Procura, che lasceranno all'interno del Pa­lazzo di Giustizia alcuni locali liberi su­scettibili di essere utilizzati per le necessità connesse alla riforma sul giudice unico. Si è in attesa dei provvedimenti dell'Ammini­strazione Comunale conclusivi dell'iter pro-cedimentale diretto a consentire il trasloco degli uffici nella nuova sede.

Quanto alla lamentata inadeguatezza de­gli edifìci che ospitano le sezioni distaccate della Pretura, deve premettersi che l'ufficio di Priverno verrà soppresso proprio in coin­cidenza con l'entrata in vigore della riforma sul giudice unico. Per la sede di Gaeta, che rimarrà sezione distaccata dell'Ufficio giu­dicante di Latina è stato concesso nel 1986 un finanziamento di L. 6.992.771.000 per la realizzazione di un nuovo Palazzo di Giu­stizia (che doveva ospitare la sezione distac­cata della Pretura e l'ufficio del giudice di Pace e che potrebbe essere in futuro utiliz­zato proprio per allocarvi la sezione distac­cata del giudice unico). I lavori sono stati sospesi a causa di controversie con la ditta appaltatrice, che hanno dato luogo ad un contenzioso tuttora irrisolto. Il progetto del­

l'opera è stato altresì assoggettato a revi­sione per l'adattamento alle intervenute esi­genze imposte dalla riforma sul giudice unico. A fronte di un'ulteriore richiesta di oltre due miliardi di lire per il completa­mento dell'opera da parte dell'Amministra­zione comunale, la predetta Direzione Ge­nerale si è riservata di esprimere le proprie definitive determinazioni, anche alla luce delle nuove disposizioni di cui all'articolo 50 comma 1 lett. F) L. n. 448/98 e dei criteri di priorità stabiliti dall'on. Ministro.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

PISCITELLO. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri e ai Ministri di grazia e giustizia e delle finanze. — Per sapere -premesso che:

i presidenti e i vicepresidenti delle commissioni tributarie sono quasi tutti magistrati ordinari (articolo 3 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545);

nella loro veste di presidenti o vice­presidenti di commissione tributaria molti magistrati ordinari presiedono spesso col­legi sicuramente illegittimi perché di essi fanno parte, quasi sempre, professionisti (commercialisti, avvocati eccetera) che no­toriamente esercitavano, più o meno abi­tualmente, anche la consulenza tributaria e, non di rado, anche dipendenti del mi­nistero delle finanze che prestano servizio presso il dipartimento delle entrate;

sia gli anzidetti professionisti, dal 1° gennaio 1998, sia i dipendenti delle fi­nanze, dal 1° aprile 1998, infatti in base al chiaro disposto di cui all'articolo 31 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, non po­trebbero e non dovrebbero più far parte delle commissioni tributarie, ma per la « tolleranza » del consiglio di presidenza della giustizia tributaria non sono stati e non possono essere dichiarati decaduti dal Ministro delle finanze (articolo 12, comma 2, decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545);

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Atti Parlamentari - LXXI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

non si comprende, però, la parteci­pazione di tanti magistrati ordinari a col­legi sicuramente illegittimi perché ciò nuoce, senza alcun dubbio, al prestigio e alla credibilità non solo dei singoli magi­strati ma anche dello stesso ordine giudi­ziario e non si comprende « l'indifferenza » del Consiglio superiore della magistratura, specialmente dopo la recente innovazione legislativa, la quale prevede che i dipen­denti pubblici (compresi i magistrati ordi­nari), con le poche eccezione espressa­mente previste dalla legge, non possono svolgere « incarichi retribuiti » che non siano stati « previamente autorizzati dal­l'amministrazione di appartenenza » (arti­colo 58, comma 7, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, nel testo sostituito con l'articolo 26 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80);

se il Presidente del Consiglio dei mi­nistri o il Ministro di grazia e giustizia non ritengano di dover informare dell'anzidetta situazione il Consiglio superiore della ma­gistratura perché l'anzidetto organo, in piena autonomia, adotti i provvedimenti che riterrà più opportuni per la tutela dell'ordine giudiziario;

se il Ministro delle finanze non ri­tenga di dover predisporre eventuali prov­vedimenti normativi per consentire al Con­siglio di presidenza della giustizia tributa­ria di affrontare e risolvere le questioni connesse con le probabili dimissioni di tanti magistrati ordinari dalle commissioni tributarie. (4-18109)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione indicata si comunica che la com­posizione delle commissioni tributarie è di­sciplinata dalla legge (D.Lgs. 31.12.1992, n. 545) e che la partecipazione di magistrati ordinari alle stesse è, altresì, regolamentata dal punto 24 della circolare del Consiglio Superiore della Magistratura n. 15207 del 16.12.1987 e successive modificazioni.

In particolare, per quanto concerne la partecipazione di magistrati alle Commis­sioni tributarie, a partire dal 1° aprile 1996, a seguito dell'entrata in vigore del D.Lgs. 31 dicembre 1992 n. 545 sul contenzioso tri­

butario, tali Commissioni devono intendersi ufficio non più soggetto ad autorizzazione.

I consigli giudiziari sono infatti chiamati ad una verifica biennale sulla professiona­lità dei giudici impegnati nelle Commissioni Tributarie, da compiersi anche mediante acquisizione delle statistiche comparate e dei rapporti del capo dell'Ufficio.

Al Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria previsto dagli artt. 17 e 55. D.Lgs. 545/1992, sono segnalate le eventuali pen­denze disciplinari e paradisciplinari dei pre­detti magistrati.

È richiesto al Ministero delle Finanze, in spirito di collaborazione istituzionale, l'in­vio al Consiglio di elenchi relativi ai ma­gistrati che operano quali giudici tributari, aggiornandolo semestralmente.

È chiesto, altresì, al Ministero delle Fi­nanze di comunicare per il futuro al Con­siglio, prima della loro nomina, i nomina­tivi dei vincitori del concorso, per dar modo al Consiglio di dare notizie di eventuali pendenze disciplinari e paradisciplinari a loro carico, o di altre circostanze suscettibili di rilevanza.

In particolare si precisa che:

a) l'incompatibilità di un componente del Collegio ne determina l'illegittimità composizione — e, conseguenzialmente, è motivo di nullità delle decisioni adottate — solo se già accertata dal Consiglio, sicché si richiede la preventiva deliberazione di de­cadenza;

b) in base ad un'apposita risoluzione del Consiglio, i dipendenti dell'Amministra­zione finanziaria, nelle more del procedi­mento previsto per la dichiarazione di de­cadenza, non possono essere utilizzati nella composizione dei collegi giudicanti;

c) il Consiglio Superiore della Magi­stratura ha stabilito che per i magistrati ordinari non è richiesta una specifica au­torizzazione ai fini dell'assunzione dell'in­carico di componenti delle Commissioni tri­butarie, trattandosi di funzioni alle quali sono specificamente abilitati ex lege.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

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Atti Parlamentari - LXXII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

PITTELLA, GATTO, GIACCO e OLIVO. — Ai Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, bilancio e programmazione econo­mica. — Per sapere - premesso che:

l'adeguamento della strada statale n. 106 jonica assume fondamentale impor­tanza ai fini del completamento della in-frastrutturazione del territorio del Mezzo­giorno;

la strada statale n. 106 jonica nei periodi estivi è interessata da rilevanti flussi turistici e commerciali essendo l'unico collegamento viario tra le regioni Calabria, Basilicata e Puglia;

le precarie condizioni in cui si svolge il traffico nel tratto lucano ne fanno una delle statali con alto indice di incidentalità a livello nazionale anche in considerazione del fatto che la parte di arteria ricadente in territorio pugliese risulta già adeguata come quella svolgentesi in territorio cala­brese ai confini della Basilicata;

è stato redatto dalla regione Basili­cata un progetto generale per l'ammoder­namento dell'intera arteria ricadente nel tratto lucano;

di tale progetto in territorio lucano sono ultimati ed in esercizio due lotti (quelli nel comune di Rotondella e Poli-coro), mentre per il terzo lotto (quello interessante il comune di Scanzano) è in corso di esperimento la procedura di ap­palto;

è in corso la progettazione dell'ade­guamento dei tratti lucani in territorio di Bernalda mentre quella interessante il co­mune di Nova Siri ha subito forti ritardi a causa di proposte diverse sotto il profilo ambientale ed urbanistico sull'individua­zione del tracciato definitivo;

la regione Basilicata e l'Anas hanno concordato sull'assoluta necessità dell'ade­guamento dell'arteria quale elemento fon­damentale per lo sviluppo della regione stessa e dell'intero Mezzogiorno e a tal fine hanno sottoscritto un protocollo d'intesa attraverso il quale si è costituito un coor­

dinamento di sorveglianza per la verifica dello stato di attuazione degli impegni as­sunti;

nel tratto Calabro molti sono i can­tieri aperti che stanno portando a termine i lavori di ammodernamento delia jonica (Amendolara 3° lotto 2° stralcio carreg­giata di Monte, 2° lotto 2° stralcio; Bivio Stombi; viadotto fiume Esaro; nuovo svin­colo Catanzaro Lido; svincolo Arangea, Malderiti, e Aeroporto; svincolo Torrente Sant'Agata);

diversi tratti sono già ammodernati ed in esercizio;

per i rimanenti lotti sono in corso i progetti esecutivi, mentre si è ancora in attesa di ricevere l'esito degli studi sull'im­patto ambientale da parte del ministero dell'ambiente;

per il tratto interessante la regione Puglia i lavori di adeguamento e ammo­dernamento della strada statale n. 106 sono già stati realizzati, mancando solo il collegamento con la autostrada A14 in corrispondenza della città di Taranto —:

data l'incontrovertibile importanza rappresentata dal collegamento viario fra le tre regioni e considerata l'assoluta ne­cessità dell'adeguamento dell'arteria quale elemento fondamentale per lo sviluppo delle regioni stesse e dell'intero Mezzo­giorno se si intenda considerare come prio­ritaria la realizzazione dei lavori in og­getto, attivando tutte le iniziative possibili necessarie allo sblocco dei finanziamenti utili e delle autorizzazioni richieste.

(4.24747)

RISPOSTA. — Le problematiche concer­nenti la S.S. n. 106 Jonica, oggetto dei quesiti posti dagli interroganti, sono seguite con particolare attenzione da parte di questo Ministero, anche in funzione della necessità di garantire nel Mezzogiorno, attraverso il miglioramento ed il potenziamento di tale direttrice, Vintegrazione di tutti gli ambiti territoriali interessati, creando opportunità di sviluppo per il raggiungimento di un equilibrato asse produttivo-territoriale.

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Atti Parlamentari - LXXIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Sulla base degli elementi acquisiti dal­l'Ente Nazionale per le Strade, si riferisce che per quanto riguarda il tratto della SS. n. 106 di competenza del Compartimento ANAS di Bari, è allo studio la realizzazione del progetto dei lavori di ammodernamento della bretella di collegamento tra la SS. n. 106 Dir. ed il casello autostradale di Taranto sulla Al 14 (bivio Chiatona — ter­mine Variante di Palagiano), dell'importo presunto di L. 26.000.000.000.

Allo stato attuale è in corso la proget­tazione definitiva e lo Studio di Inserimento Ambientale con l'ausilio di servizi di inge­gneria da parte di professionisti esterni.

Per quanto riguarda invece il tratto lu­cano della strada di che trattasi, questo è interamente interessato da lavori di ammo­dernamento, suddivisi in n. 9 lotti, dei quali il 5° ed il 6° sono stati già aperti al traffico.

Attualmente sono in avanzato corso di progettazione i lavori di adeguamento della sede stradale, secondo lo schema III delle norme C.N.R., dei lotti 8° e 9°, dal Km. 432+890 (Scanzano) al Km. 452+215 (Ta­vole Palatine-Confine Potenza-Bari), mentre per il lotto 7° sono in corso le procedure di appalto.

Per ciò che riguarda, infine, i primi quattro lotti, costituenti la variante esterna all'abitato di Nova Siri Scalo, è ancora allo studio l'individuazione del tracciato defini­tivo, compatibile con la pianificazione ter­ritoriale ed al tempo stesso con la salva­guardia di aree di pregio storico ed ambien­tale.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Antonio Bar-gone.

POZZA TASCA. - Ai Ministri degli af­fari esteri e di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

non sembra avviarsi verso rapida so­luzione la triste vicenda dei cittadini Luigi Fraccaro e Carlo Leschiuta cui una stessa donna, Antonella Munno, rispettivamente ex moglie ed ex convivente, ha sottratto illegalmente ormai da mesi i figli portan­doli con sé in Belgio;

Luigi Fraccaro, era stato sposato con la Munno, e dalla loro relazione era nato, in data 22 settembre 1987, Elia, che il 30 gennaio 1995, dopo la separazione dei ge­nitori, era stato affidato ai padre dai Tri­bunale competente di Venezia;

anche Carlo Leschiutta aveva avuto una relazione con la signora Munno, e i'11 settembre 1995 era nato Andrea che, con sentenza emessa il 30 ottobre 1998 dalla Corte d'appello di Venezia, sezione mino­renni, veniva affidato al padre, poiché la signora Munno « nonostante i numerosi provvedimenti che le imponevano di favo­rire gli incontri del padre con il bambino, ha completamente disatteso tali provvedi­menti, e, con speciosi pretesti, ha, di fatto, impedito gli incontri tesi a valorizzare l'in­dispensabile apporto del padre, sul piano affettivo ed educativo che lo stesso, con innumerevoli sollecitazioni alle autorità competenti, ha giustamente e corretta­mente richiesto »;

il 12 ottobre 1998 la signora Munno sottraeva illegalmente, all'entrata dalla scuola, Ella Fraccaro, portandolo con sé in Belgio, dove si trovava anche il piccolo Andrea, sottratto in precedenza il 23 di­cembre 1997;

il 21 dicembre 1998 la 5 corte del tribunale civile di prima istanza di Hasselt, in Belgio, dichiara eseguibile la sentenza del 30 ottobre 1998 emessa dalla corte di Venezia in merito alla procedura di exe-quatur;

il 23 dicembre 1998 Jaan Beleen, uf­ficiale giudiziario della sezione di Hasselt, in forza della summenzionata sentenza, si reca presso la residenza della Munno, la quale si rifiuta non solo di sottoporsi al­l'esecuzione della sentenza, ma addirittura di fare vedere i due bambini ai genitori, presenti insieme ad Hasselt per prenderli in consegna;

in base alle dichiarazioni rese dall'uf­ficiale giudiziario, la Munno avrebbe di­chiarato, in presenza di Ella Fraccaro « meglio morto che con il padre »;

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Atti Parlamentari — LXXIV — Camera dei Deputati i l i 1 a i , ; , 1 1 • 1 ii i , , ii , 1 i s s

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

in riferimento al decreto del Presi­dente della Repubblica 5 gennaio 1917 n. 200 {Gazzetta Ufficiale 19 aprile 1967 n. 98) recante « Disposizioni sulle funzioni e sui poteri consolari », agli articoli 34 e 35: « Il console dovrà provvedere in materia di tutela ed assistenza dei minori secondo le funzioni ed i poteri che le leggi dello Stato italiano attribuiscono al giudice tutelare »;

la presenza del piccolo Andrea in Belgio è stata accertata dalla polizia solo in occasione di un incendio, scoppiato il 17 marzo 1998, in cui il bimbo ha rischiato di perdere la vita, come fonti di stampa locale riportano, ed in quell'occasione il console, a conoscenza dei fatti, non ha adottato alcun provvedimento per la tutela del mi­nore, omettendo inoltre, in base a quanto dichiarato dai padri dei bambini, di infor­mare in Italia le autorità competenti, pur essendo in possesso di un decreto provvi­sorio del tribunale di Venezia;

i due padri, il cui unico conforto è la condivisione della stessa pena, hanno sporto querela presso la stazione dei Ca­rabinieri di Cerea, nei confronti del con­sole e dell'ambasciatore italiano a Bruxel­les per « non aver avuto l'assistenza neces­saria da parte dell'autorità consolare e di ambasciata e per la permanenza di una situazione di mancanza di tutela sul conto dei suddetti minori da parte degli stessi »;

nessuno ha ancora provveduto ad al­lontanare i minori dalla signora Munno, come ordinato dalla corte d'appello di Ve­nezia, in base all'articolo 333 del codice civile - :

quali iniziative urgenti intendano pre­disporre per verificare se vi siano state inadempienze dalle autorità italiane al­l'estero preposte e quali misure sollecite adotteranno per ripristinare il diritto dei bambini a tornare dai due padri cui la legge li ha affidati. (4-22294)

RISPOSTA. — Come ricordato dall'interro-gante, la Signora Antonella Munno, madre dei minori Elia Fraccaro nato dal matri­monio con il connazionale Luigi Fraccaro, e Andrea Leschiutta, nato dall'unione con

Carlo Leschiutta, ha effettivamente sottratto il primo dei due minori, Elia, già affidato al padre (con sentenza del 30.1.95) all'epoca del trasferimento in Belgio, avvenuto il 12.10.98.

Nel caso del secondo figlio, invece, non si tratta di una vera e propria sottrazione, poiché Andrea fu affidato al padre da una sentenza del 30.10.98, successiva alla par­tenza del minore per il Belgio avvenuta il 23.12.97. Fu comunque commesso dalla Munno un illecito, non avendo la signora ricevuto l'assenso del padre a portare con sé il bambino in Belgio.

Sin da quanto le Rappresentanze italiane in Belgio sono venute a conoscenza dei fatti, precisamente il 26 ottobre 1998 con comu­nicazione del legale italiano dei padri, si sono attivamente adoperate nell'interesse dei minori.

L'Ambasciatore d'Italia in Bruxelles è intervenuto personalmente presso il Mini­stro della Giustizia belga per sollecitare la positiva e rapida conclusione delle proce­dure legali avviate per restituire i minori ai padri affidatari. Il nostro Agente Consolare a Genk, competente territorialmente, si è prodigato per assistere i connazionali in questione in occasione del loro viaggio in Belgio e per sensibilizzare le competenti Autorità locali. La stessa Agenzia di Genk ha peraltro fornito ai Signori Fraccaro e Le­schiutta il nominativo dell'avvocato belga che li sta tuttora assistendo nel procedi­mento legale, con loro piena soddisfazione.

È proprio nel corso dei frequenti contatti con le Autorità locali, in qualità di giudice tutelare, che l'agente consolare ha appreso dall'ufficiale giudiziario belga che il minore Elia Fraccaro, e non la signora Munno, aveva pronunciato la frase « meglio morto che andare insieme », citata - peraltro in modo non del tutto esatto - dall'interro-gante.

Quanto alla notizia dell'incendio scop­piato il 17 marzo ed all'asserita inattività dell'agente consolare al riguardo, si precisa che quest'ultimo apprese dell'evento solo dalla stampa e trasmise prontamente l'ar­ticolo al Ministero degli Esteri. Risulta, inoltre che l'incendio non fosse di propor­zioni tali da mettere in pericolo la vita di

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Atti Parlamentari - LXXV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

alcuno e che il locale fosse verosimilmente vuoto, essendo in ristrutturazione.

Peraltro, notando che nell'incendio erano coinvolti dei connazionali, Vagente consolare si attivò immediatamente per rin­tracciare il nucleo familiare in questione che non risultava iscritto all'anagrafe con­solare di Genk e del quale non aveva mai avuto notizia. La Signora Munno, tuttora non iscritta all'AIRE, non si era infatti mai recata in Consolato.

Tutto ciò premesso, spiace constatare che i Signori Fraccaro e Leschiutta abbiano sporto denuncia contro l'Ambasciatore d'Italia e che non si sentano adeguatamente assistiti, poiché è evidente che tutti i pos­sibili interventi di assistenza sono stati e continuano ad essere posti in atto, nel do­vuto e naturale rispetto non solo dei compiti attribuiti alle Autorità diplomatico-conso­lari dalla vigente normativa, ma anche dalla legislazione dello Stato ospitante.

In risposta alla seconda parte del quesito posto dall'interrogante, appare necessario chiarire brevemente /'iter seguito per l'omo­logazione in Belgio delle sentenze di affida­mento emesse dai Tribunali italiani a favore di Fraccaro e Leschiutta, dal quale deriva l'attuale situazione giuridica e di fatto, con­testata dai connazionali in questione.

In data 16.11.1998 il Ministero di Grazia e Giustizia italiano si rivolgeva direttamente all'omologo belga, in base alla Convenzione Europea sul riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia di affidamento dei minori firmata a Lussemburgo il 10.5.1980, perché venissero riconosciuti ed immedia­tamente eseguiti i due decreti di affida­mento.

Successivamente, su mandato del Frac-caro e del Leschiutta, il legale dei due connazionali avviava parallelo procedi­mento presso il Tribunale di Hasselt, sulla base della Convenzione di Bruxelles del 1967 relativa all'esecuzione di decisioni in materia civile e commerciale. Tale ultimo procedimento si concludeva, come ricordato nella premessa dell'interrogazione, con la concessione dell'« exequatur » in data 21.12.98.

Il sovrapporsi dei due differenti proce­dimenti ha determinato una situazione di scarsa chiarezza sotto il profilo giuridico, e non ha certo agevolato l'intervento dell'Au­torità centrale belga.

Va inoltre tenuto presente che l'esecu­zione forzata di un provvedimento non sem­pre risulta possibile, oltre che auspicabile nell'interesse del minore. Nel caso in que­stione, la citata Convenzione di Bruxelles, in base alla quale sono stati resi eseguibili i provvedimenti italiani, attribuisce alle Au­torità locali una certa discrezionalità nel valutare l'opportunità dell'esecuzione for­zata delle sentenze.

Ed è in forza di tale discrezionalità che la competente Autorità belga, avendo dispo­sto — anche su sollecitazione dell'agente consolare — numerose visite ai minori da parte di assistenti sociali oltre che dell'uf­ficiale giudiziario, ha ritenuto finora di ac­cogliere l'opinione di questi ultimi, secondo cui i bambini sono in buono stato di salute, ben assistiti e curati e pertanto non ravvisa la necessità e l'urgenza di dar corso all'ese­cuzione forzata dei provvedimenti di affi­damento.

I reiterati interventi dei nostri rappre­sentanti in Belgio, pertanto, non sono stati finora accolti con la motivazione che le Autorità belghe, fatti gli opportuni accerta­menti, ritengono non ci sia una situazione di pericolo per i minori.

II Ministero degli Esteri, l'Ambasciata in Bruxelles e l'Agenzia Consolare a Genk, auspicando vivamente che le parti in causa possano addivenire al più presto ad un accordo che tuteli nel migliore dei modi il preminente interesse dei minori, continue­ranno tuttavia ad adoperarsi presso le Au­torità belghe, in stretto raccordo con l'Uf­ficio Centrale per la Giustizia Minorile del Ministero di Grazia e Giustizia, che ha competenza primaria per le questioni di affidamento, affinché sia data esecuzione ai provvedimenti emessi dalla magistratura italiana.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Patrizia Toia.

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Atti Parlamentari - LXXVI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

R O S S E T T O . - Al Presidente del Consi­glio dei ministri. — Per sapere - premesso che:

all'interrogante che, qualificandosi come deputato, chiedeva copie di delibe­razioni di commissioni ministeriali è stato proposto un modulo di richiesta che, ri­chiamandosi alla legge 7 agosto 1990, n. 241, riporta la dicitura: «Le copie fo­tostatiche potranno essere ritirate il giorno ... previa apposizione su questo modulo di n.... marche da bollo da lire 500 ogni 2 pagine formato A4 » - :

se ritenga corretta tale procedura;

se tale procedura debba ritenersi ap­plicabile a tutte le attività ispettive dei parlamentari presso gli organi governati­vi. (4-13336)

RISPOSTA. — La legge 7 agosto 1990, n. 241, e il decreto del Presidente della Repubblica 27 giugno 1992, n. 352, hanno affermato il principio di piena conoscibilità dell'azione amministrativa, riconoscendo il diritto all'accesso ai documenti amministra­tivi a chiunque vi abbia interesse « per la tutela di situazioni giuridicamente rilevan­ti» (articolo 22, primo comma Lcit.). La stessa legge prescrive che il soggetto istante debba motivare la richiesta di accesso spe­cificando e, ove occorra, comprovando l'in­teresse connesso all'oggetto della sua istanza (articolo 25, secondo comma Lcit. e articolo 3, secondo comma decreto del Presidente della Repubblica cit).

La richiesta presentata dall'interrogante senza specifiche motivazioni, non poteva, quindi essere accolta ai sensi delle citate disposizioni, le quali non riconoscono ai singoli membri del Parlamento una speciale legittimazione all'accesso diversa da quella degli altri cittadini; ferme restando le par­ticolari prerogative di ogni singolo Parla­mentare in tema di sindacato ispettivo sul­l'attività di Governo.

Infatti il diritto di accesso riconosciuto dalla Legge tu 241/90 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 352/92 è volto a tutelare e soddisfare una situazione

giuridica soggettiva di vantaggio ricono­sciuta al soggetto che richiede l'accesso ai documenti amministrativi, ma che non è il mero interesse alla generale legittimità degli atti amministrativi. Invece, gli specifici mezzi di indagine riconosciuti ai Parlamen­tari per l'esercizio della funzione di sinda­cato ispettivo sull'attività di Governo, a loro affidata dall'ordinamento vigente, sono fi­nalizzati proprio alla tutela oggettiva della legalità di tale attività di Governo. Pertanto è in ragione della diversa natura delle po­sizioni giuridiche da tutelare che l'ordina­mento individua differenti procedure.

La stessa Legge n. 241/90 non riconosce alcuna automatica e generale legittimazione all'accesso ai documenti amministrativi in relazione ad uno status del soggetto istante, sia esso individuale, o appartente a parti­colare categoria o organo, o svolgente de­terminate funzioni.

In tal senso si sono espressi sia la Com­missione per l'accesso ai documenti ammi­nistrativi 26 aprile 1996 n VCAI54241III 4.5.2.4.), sia il T.AR. Lazio (Sez. I, sent. 9 novembre 1998 n. 3143).

In particolare, nella sentenza del TAR Lazio si sottolinea che « non appare com­patibile con la particolare disciplina delle prerogative dei parlamentari in tema di sindacato sull'attività di Governo prevedere per gli stessi la possibilità di avvalersi a tal fine del diritto d'accesso di cui alla legge n. 241/90. Il nostro ordinamento prevede come fondamentale tra le attività del Par­lamento quella di controllo sugli atti e comportamenti del Governo, tanto che i regolamenti dei due rami del Parlamento dettano una serie di norme che rendono molto incisivo e penetrante il sindacato dei membri del Parlamento. Tale sindacato è tuttavia di carattere essenzialmente politico e non si concreta in strumenti giuridici in grado di far ottenere in modo coattivo le notizie richieste. Prevede infatti l'articolo 131 del Regolamento della Camera dei De­putati che il Governo può dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo. È pertanto evidente che, qualora si consentisse al singolo parlamentare di avvalersi dell'ac­cesso di cui alla legge 241/1990, si altere­rebbe la natura del sindacato previsto dal-

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Atti Parlamentari - LXXVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

l'ordinamento, il quale prevede una sem­plice responsabilità politica del Governo. Una risposta positiva al quesito potrebbe comportare poi un'elusione del principio, ricavabile dal sistema, secondo cui il Go­verno assumendosi le relative responsabilità politiche, può sempre decidere di non ri­spondere ».

Nel citato parere della Commissione per l'accesso, inoltre, si afferma che «... né può ritenersi che un Deputato della Repubblica possa utilizzare il diritto di accesso per esercitare il potere di controllo politico che spetta al Parlamento sull'attività del Go­verno in quanto al tale scopo sono previsti dall'ordinamento altri e specifici mezzi di indagine come le interpellanze o le richieste parlamentari che, a differenza del diritto di accesso, sono finalizzate alla tutela oggettiva della legalità ».

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Segretario del Con­siglio dei ministri): Franco Bassanini.

RUFFINO. — Al Ministro dei lavori pub­blici. — Per sapere - premesso che:

la strada statale n. 52 « carnica » svolge un ruolo di collegamento assai im­portante tra Friuli-Venezia Giulia e Veneto attraverso una zona montana bisognosa di interventi per porre argine al degrado eco­nomico-sociale;

la stessa strada statale ha bisogno di importanti e urgenti lavori di sistemazione fra cui la realizzazione di un tunnel di valico in corrispondenza del Passo della Maura per la quale la regione Veneto ha già approvato un bando per uno studio di fattibilità;

il tunnel di cui è allo studio la rea­lizzazione ed in generale la sistemazione ed il miglioramento della strada statale n. 52 avrebbe notevoli ricadute benefiche sui settori economici fondamentali della montagna (turismo, artigianato, piccola e media industria, ecc.);

i comuni di Forni di Sotto, Forni di Sopra, Ampezzo, Sauris, Socchieve, Preone, Enemonzo hanno in più occasioni sollecitato la definizione degli interventi sottolineandone l'urgenza;

il comune di Forni di Sotto ha, inoltre, richiamato la necessità che il ponte sulla stessa strada statale n. 52 al chilometro 46.100 sia dotato urgentemente, per ragioni di sicurezza, di un marciapiede pedonale - :

cosa intenda fare per favorire la rea­lizzazione delle necessarie opere di siste­mazione della strada statale n. 52, tanto importanti per garantire a quella zona montana una viabilità adeguata, ed inoltre per l'effettuazione tempestiva dei più limi­tati ma necessari lavori al ponte di Forni di Sotto. (4-23699)

RISPOSTA. — In relazione all'interroga­zione presentata da notizie acquisite dal-l'ANAS, si fa presente all'interrogante che il Compartimento della Viabilità di Trieste ha di recente preso contatti con la Regione Friuli-Venezia Giulia per la redazione di uno studio di fattibilità relativo all'ammo­dernamento della Strada Stadale n. 52 dal tunnel di valico in corrispondenza del Passo della Mauria fino a Tolmezzo.

La citata Regione, si sta muovendo già in tale direzione, mentre è in corso la stipula di una convenzione tra l'ANAS e la Regione per poter eliminare alcuni punti neri lungo le Strade Statali del Friuli-Venezia Giulia.

Per quanto riguarda la sistemazione della Strada Statale « Carnica », sono stati ipotizzati quattro interventi per un importo complessivo pari a £. 10.200.000.000 tra i quali è previsto il consolidamento del ponte sul rio Piccolo nel Comune di Forni di Sotto con l'allargamento della carreggiata stradale e la costruzione di marciapiedi laterali.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Antonio Bar-gone.

RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere - premesso che:

in data 30 aprile 1996 è stato stipu­lato l'accordo tra l'Aran e le organizzazioni

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Atti Parlamentari - LXXVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

sindacali per l'attribuzione a decorrere dal 1° aprile 1996 di buoni pasto al personale civile dipendente dalle amministrazioni del comparto ministeri;

in detto accordo l'articolo 4, punto 1, stabilisce che « hanno titolo all'attribu­zione del buono pasto i dipendenti aventi un orario di lavoro settimanale articolato su cinque giorni o su turnazioni di almeno otto ore continuative, a condizione che non possano fruire a titolo gratuito di servizio mensa od altro servizio sostitutivo presso la sede di lavoro »;

il punto 3 dello stesso articolo pre­vede che il « buono pasto viene attribuito anche per la giornata lavorativa nella quale il dipendente effettua, immediatamente dopo l'orario ordinario, almeno tre ore di lavoro straordinario, nel rispetto della pausa prevista dall'articolo 19, comma 4, del contratto collettivo nazionale di lavoro, all'interno della quale va consumato il pasto »;

le direzioni generali delle varie am­ministrazioni hanno impartito disposizioni tendenti alla compilazione di prospetti ne­cessari per l'attribuzione dei buoni pasto soltanto a coloro che articolano l'orario di lavoro su cinque giorni settimanali, sia per le prestazioni a completamento dell'orario ordinario di lavoro sia per le prestazioni (almeno tre ore) di lavoro straordinario;

ai sensi dell'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 l'impiegato è tenuto a prestare servizio con diritto alla retribuzione per lavoro straordinario anche in ore com­prese nell'orario normale;

quali iniziative intenda adottare af­finché il diritto a percepire il buono pasto per prestazioni di carattere straordinario venga esteso anche a coloro che articolano l'orario di lavoro su sei giorni lavorativi, eliminando così una norma che appare illegittima ed anticostituzionale. (4-11091)

RISPOSTA. — L'interrogante chiede di co­noscere in quale modo il Ministro per la funzione pubblica intenda garantire l'esten­

sione dei buoni pasto a dipendenti pubblici del comparto Ministeri che effettuano la­voro straordinario e svolgono l'orario di servizio e di lavoro in sei giorni settimanali.

Al riguardo si fa presente che l'articolo 3 della legge n 334/97, relativa a disposizioni transitorie in materia di trattamento eco­nomico di particolari categorie di personale pubblico, nonché in materia di buoni pasto, dispone che anche ai dipendenti civili del comparto Ministeri che, per esigenze di ser­vizio, non svolgono orario di lavoro e di servizio su cinque giorni settimatiali, è do­vuto il buono pasto nel caso in cui vengano loro chieste prestazioni di lavoro straordi­nario.

Il Ministro per la funzione pub­blica: Angelo Piazza.

SAIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dei beni culturali e ambientali. - Per sapere - premesso che:

con raccomandata AR 5230 del 18 luglio 1998 la Direzione del personale ed organizzazione dell'Ansa ha comunicato il licenziamento al giornalista Antonio Buc-cilli corrispondente Ansa Abruzzo;

l'Ansa adduce come motivo del licen­ziamento l'apertura di un Ufficio operativo in Pescara;

tale avvenimento, di per sé positivo, con il licenziamento del giornalista Anto­nio Buccilli assume un aspetto negativo ed ingiusto;

il signor Buccilli è dal 1975 corri­spondente dell'Ansa dell'Abruzzo con ri­conosciute qualità e capacità professionali;

l'Ansa, come rileva in un comunicato l'Associazione stampa abruzzese, in questa vicenda non avrebbe rispettato « le più elementari regole di comportamento »;

la stessa Ansa non avrebbe rispettato le più elementari norme di legge e con­trattuali;

Antonio Buccilli è tesoriere e compo­nente dell'Associazione della stampa abruzzese e, come tale, ha diritto alla

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Atti Parlamentari - LXXIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

necessaria tutela sindacale ed al preventivo nulla-osta dell'Associazione;

la stessa Ansa, la più grande ed im­portante agenzia italiana, di stampa, ha convenzioni con la Presidenza del Consi­glio, il ministero degli affari esteri, la re­gione Abruzzo, introitando numerosi fi­nanziamenti pubblici - :

quali iniziative intenda assumere af­finché l'Ansa ritiri il provvedimento di licenziamento comminato al giornalista Antonio Buccilli, che sembra avere carat­tere di scorrettezza ed illegittimità.

(4-19493)

RISPOSTA. — Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri

In ordine alVinterrogazione parlamen­tare presentata, si comunica l'esito degli accertamenti eseguiti dalla Direzione Pro­vinciale del Lavoro di L'Aquila.

In data 18.7.1998 l'ANSA ha licenziato, con decorrenza 21.7.1998, il Sig. Antonio BUCCILLI, che ricopriva la posizione di corrispondente dalla città di Pescara e pro­vincia ex articolo 12 del CNLG dal 17.7.75, per « giustificato motivo oggettivo ».

Le motivazioni alla base del recesso da parte dell'ANSA sono le seguenti:

l'apertura di un nuovo ufficio ANSA a Pescara, per cui si è reso necessario assu­mere un giornalista professionista in qua­lità di redattore, con contratto ex articolo 1 del CNLG:

l'impossibilità di occupare il Sig. Buc­cilli, assunto come corrispondente, in altra posizione lavorativa.

Il lavoratore in parola è anche dipen­dente della CCIAA di Pescara e della società editrice «IL MESSAGGERO» (con con­tratto ex articolo 36 CNLG).

Il lavoratore, nel contestare il recesso, ha opposto il diritto alla tutela sindacale ed al preventivo nulla osta dell'Associazione sin­dacale cui aderisce, così come previsto dal­l'articolo 34 del CNLG.

Secondo l'ANSA tale diritto non sussiste in quanto l'invocata tutela sindacale ex

articolo 34 CNLG trova applicazione nei confronti dei giornalisti e delle relative te­state, così come risultanti da formale co­municazione della FNSI.

Nel caso concreto, la FNSI comunicò alla FIEG la composizione nominativa del Consiglio direttivo dell'Associazione della Stampa Abruzzese, indicando come testata di appartenenza del sig. Buccilli « il Mes­saggero» (PE) e non l'ANSA

Si fa presente che l'interessato, in data 24.11.98 ha adito la Commissione Provin­ciale di Conciliazione prevista dall'articolo 410 del c.p. come modificato dal D. Lgs. 80/98 e dopo il mancato accordo, ha presen­tato ricorso ex articolo 414 c.p.c. al Pretore di L'Aquila, in funzione di giudice del lavoro.

Dagli accertamenti eseguiti presso la Pretura di L'Aquila — Sez. lavoro — non è stato possibile conoscere l'esito della causa promossa dal Sig. Buccilli, in quanto il Giudice del lavoro - a seguito dell'udienza tenutasi in data 12.5.1999 — non ha ancora emessa alcuna sentenza, riservandosi ogni decisione.

Il Ministro del lavoro e della previdenza sociale: Cesare Salvi.

SANZA, VOLONTÈ, CARMELO CAR­RARA e DE FRANCISCIS. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigia­nato. — Per sapere - premesso che:

gli incentivi per la rottamazione delle autovetture con oltre dieci anni hanno provocato un collasso del mercato dei ri­cambisti d'auto;

a fronte di un forte guadagno delle case automobilistiche e dei rivenditori d'auto si è verificato un blocco delle ven­dite dei ricambisti che hanno visto uscire dal mercato le autovetture per le quali i pezzi di ricambio erano stati acquistati, e che in aggiunta a ciò si vedono costretti a pagare le imposte per effetto delle rivalu­tazioni;

i mezzi rottamati sono stati smontati e i rottamatori sono spesso diventati com­mercianti al dettaglio di ricambi, con ul-

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Atti Parlamentari - LXXX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

teriore aggravio per i ricambisti i cui pezzi non risultano più competitivi - :

quali provvedimenti intenda, adottare per far fronte a tale grave situazione che determina ulteriori gravi conseguenze in tema di occupazione. (4-16619)

RISPOSTA. — Gli effetti scaturenti dalla legge sulla rottamazione dell'auto si sono esplicati in termini di ripresa della produ­zione non solo del settore principale ma anche dei settori collegati I dati forniti da fonti di ricerca generalmente consentono di poter affermare un saldo positivo per le entrate dello Stato che supera i 1.000 mi­liardi di lire.

È naturalmente ovvio che in ogni occa­sione di intervento in vasta scala in un comparto così rilevante e diffuso quale quello dell'automobile, di fronte ad una categoria imprenditoriale che gode di evi­denti benefici e vantaggi, altre categorie, per naturale bilanciamento, subiscono oneri e svantaggi direttamente collegati alla prima situazione. Resta però da determinare la effettiva entità e durata degli stessi, per dare una valutazione serena circa la convenienza per l'intera collettività, di una determinata manovra o intervento in campo economico e produttivo.

Nel caso in esame infatti, a fronte di una approssimativa quantità di poco più di 1 milione di macchine rottamate, la percen­tuale sul parco dell'usato esistente è, come noto, molto esigua. In secondo luogo sono state eliminate dalla circolazione autovet­ture di tale vetustà per le quali, in qualche caso, forse non saranno neanche rimaste disponibili le parti di ricambio. Sembra ragionevole ritenere che la maggior parte dei mercato di questo comparto si rivolga ad autovetture che abbiano anzianità fra i tre e i sei anni.

Si rileva infine, che l'incentivazione al consumo e quindi alla rottamazione ha esaurito la sua vita giuridica nel luglio del 1998 e non è prevista al momento alcuna reiterazione di intervento nel settore.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Bersani.

SIMEONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per la funzione pubblica e gli affari re­gionali. — Per sapere - premesso che:

con l'articolo 41 della legge 27 dicem­bre 1997, n. 449, recante «misure per la stabilizzazione della finanza pubblica », è stato previsto che dall'entrata in vigore del primo rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici cessano di avere efficacia le di­sposizioni di legge, regolamento o atto am­ministrativo generale che rechino incre­menti retributivi al personale contrattua­lizzato;

con lo stesso articolo 41 della legge n. 449 del 1997 è stato stabilito che i trattamenti economici più favorevoli in go­dimento, ottenuti per effetto delle predette disposizioni di legge, regolamento o atto amministrativo generale sono riassorbiti dai futuri miglioramenti nelle misure pre­viste dai contratti collettivi e che i risparmi di spesa che ne conseguono sono destinati ad incrementare le risorse disponibili per i contratti collettivi — :

quali siano le amministrazioni dello Stato, distinte per comparto, che mediante disposizioni di legge, regolamento o atto amministrativo generale abbiano accor­dato ai propri dipendenti trattamenti eco­nomici più favorevoli rispetto a quelli con­cessi con la contrattazione collettiva;

quali siano nello specifico le disposi­zioni di leggi, regolamenti o atti ammini­strativi generali che hanno consentito ad alcune amministrazioni dello Stato, suddi­vise per comparto, di concedere tratta­menti più favorevoli al proprio personale;

quali siano i risparmi che dall'appli­cazione della normativa introdotta dalla legge n. 449 del 1997 conseguono per ogni singolo comparto e che dovranno essere utilizzati per incrementare le somme stan­ziate per il rinnovo dei contratti dei com­parti medesimi. (4-15740)

RISPOSTA. — Si risponde per delega del Presidente del Consiglio dei Ministri.

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Atti Parlamentari - LXXXI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B Al RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

L'interrogante chiede di conoscere se il Ministro per la funzione pubblica intenda dare attuazione alle disposizioni dell'arti­colo 41 della legge n. 449/97, relative alla eliminazione di trattamenti economici ero­gati a dipendenti pubblici e non previsti dai contratti di lavoro.

Al riguardo si rappresenta che:

la disposizione contenuta nell'articolo 41 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 -legge finanziaria 1998 — che prevede, entro il primo rinnovo contrattuale, la cessazione dell'efficacia di tutte le norme che attribui­scono particolari istituti retributivi a talune categorie di personale, è stata integralmente recepita anche nell'articolo 2, comma 3, del d.lgs. n. 80 del 1998 che ha modificato l'articolo 2 del dlgs. n. 29/1993;

ai fini dell'attuazione di tale previsione normativa il contratto collettivo nazionale per il comparto Ministeri, pubblicato sul supplemento ordinario alla Gazzetta Uffi­ciale n. 41 del 25 febbraio 1999, prevede, all'articolo 34, comma 4, che, in via preli­minare, l'ARAN debba avviare una fase istruttoria per acquisire dalle amministra­zioni interessate, entro il 31 dicembre 1998, tutti gli elementi conoscitivi per pervenire ad una esatta ricognizione dei casi in cui ricorre l'ipotesi prevista dalla legge;

la citata clausola contrattuale deriva dalla considerazione che l'erogazione di par­ticolari compensi al personale è avvenuta, nel corso degli anni, per lo più sulla base di specifiche esigenze delle singole amministra­zioni. Si è ritenuto, pertanto, necessario definire con esattezza l'entità del fenomeno anche al fine di valutare le modalità di adeguamento e di riassorbimento dei trat­tamenti economici, secondo quanto previsto dalla norma di legge in questione;

nel corso di una fase negoziale suc­cessiva, prevista dallo stesso contratto col­lettivo, verranno definite le modalità di in­tegrazione del Fondo unico di amministra­zione con le risorse derivanti da tali istituti retributivi.

Il Ministro per la funzione pub­blica: Angelo Piazza.

STORACE. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

risulta all'interrogante che il giudice per le indagini preliminari dottor Antonio Trivellini si è finora « dimenticato » di de­cidere su un processo, 15216/96a, notizie di reato, che è stato trasmesso al suo ufficio da oltre due anni;

risulta altresì all'interrogante che, no­nostante le istanze del difensore della parte offesa, il suddetto fascicolo proces­suale è stato in precedenza trattenuto, senza alcuna indagine, dal sostituto pro­curatore della Repubblica dottor France­sco Misiani per circa sette mesi per poi essere trasmesso, per connessione con al­tro procedimento, al sostituto procuratore della Repubblica dottor Raffaele Montaldi che lo ha inviato al giudice per le indagini preliminari - :

se il Ministro interrogato non intenda avviare un'ispezione per accertare le con­dizioni in cui si opera nella Procura della Repubblica di Roma e presso le Indagini preliminari del tribunale penale di Roma.

(4-18920)

RISPOSTA. — In risposta all'interrogazione indicata dalla relazione 2.2.99 del Presidente del Tribunale di Roma risulta quanto segue.

Il dott. Trivellini ha ricevuto l'assegna­zione del procedimento penale n. 152161 94R P.M. solo dopo la riunione di tale procedimento a quello recante il n. 139331 92A R.P.M., riunione operata dal P.M. dott. Montaldi in data 3 aprile 1995.

Il primo procedimento riguardava la po­sizione di tre persone, indagate per il reato di falso in atti pubblici.

Il secondo, a carico di sette persone per abuso di, ufficio, falso in atti pubblici e turbativa della libertà degli incanti, era stato oggetto di richieste di misure cautelari da parte del P.M. dott. Cirignotta in data 18 giugno 1993, richieste poi respinte dal G.I.P. dott. Colella in data 7 luglio 1993.

La successiva richiesta di archiviazione, in data 12 marzo 1994, ancora a firma del P.M. dott. Cirignotta, non era stata accolta dal G.I.P. dott. Colella che, a conclusione

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Atti Parlamentari - LXXXII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

dell'udienza camerale, aveva con ordinanza del 23 dicembre 1994 disposto l'archivia-zione relativamente a due indagati e ordi­nato la formulazione di imputazione a ca­rico degli altri cinque, nel termine previsto dall'articolo 409, comma 5°, c.p.p.

Contestualmente al provvedimento di riunione in data 3 aprile 1994, il PM. dott. Montaldi formulava le imputazioni di adempimento dell'ordinanza del 23 dicem­bre 1994, e richiedendo al contempo l'ar­chiviazione per uno degli indagati nel pro­cedimento n. 15216/94.

Il processo così formulato era assegnato al G.I.P. dott. Trivellini in data 21 aprile 1995.

L'udienza preliminare era fissata in data 4 maggio 1995 per il 25 maggio 1995, ma subiva vari rinvìi (per astensione degli Avvo­cati delle udienze il 25 maggio 1995 e il 19 giugno 1995, per impedimento di un difen­sore il 9 ottobre 1995, per richiesta di tutti i difensori il 26 gennaio 1996). La trattazione del processo si svolgeva nelle udienze del 22 e 28 febbraio 1996, all'esito delle quali il G.I.P. dott. Trivellini pronunciava sentenza di pro­scioglimento nei confronti di cinque impu­tati ed emetteva decreto di archiviazione per uno degli indagati, in conformità della ri­chiesta del P.M. Montaldi.

La sentenza, depositata il 12 marzo 1996, veniva poi appellata dal P.M. e dal P.G. presso la Corte d'Appello e gli atti venivano inviati al Giudice del gravame in data 3 luglio 1996.

Da quanto precede risulta che il dott. Trivellini ha trattato il procedimento cui si riferisce l'interrogazione a partire dall'aprile 1995 e fino alla sentenza depositata il 12 marzo 1996, e cioè per meno di un anno.

Dagli atti risulta che il dott. Trivellini si è pronunciato su tutte le imputazioni e nei confronti di tutti gli indagati ed imputati, per cui non vi è traccia della « dimentican­za » denunciata, dell'interrogante, neppure nei motivi di appello delle Procure e nella motivazione della Sentenza della Corte d'Ap­pello in data 13 marzo 1997 che ha par­zialmente riformato quella del dott. Trivel­lini.

In definitiva, conformemente alle valu­tazioni espresse dalla competente articola­

zione in data 16 aprile 1999, il dott. Tri­vellini ha trattato il procedimento in que­stione per meno di un anno, talché deve escludersi nella sua condotta qualsivoglia riflesso suscettibile di assumere rilievo di­sciplinare.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

STORACE. - Al Ministro dell'ambiente. — Per sapere - premesso che:

risulta all'interrogante che a Sella-field in Inghilterra sono temporaneamente immagazzinate 1.000 tonnellate di mate­riale radioattivo italiano in attesa di essere trasferite nel nostro Paese;

a Borgo Sabotino, a 80 chilometri circa a sud della Capitale si trova la prima centrale nucleare italiana costruita nel 1963 che ha bisogno di interventi di ma­nutenzione straordinaria — :

quali misure intenda adottare il Go­verno per risolvere il problema dello smal­timento delle mille tonnellate di materiale radioattivo;

quali provvedimenti siano allo studio per la ristrutturazione della centrale di Borgo Sabotino. (4-19090)

RISPOSTA. — Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In relazione all'interrogazione citata, si fa presente quanto segue, anche sulla base degli elementi forniti dall'ANPA

La Centrale nucleare ENEL di Borgo Sabotino (Latina) ha iniziato la produzione di energia nel 1964 ed ha cessato l'attività nel 1986; successivamente il combustibile nucleare è stato allontanato per il tratta­mento e dal 1997 sono iniziati i primi interventi per la disattivazione della cen­trale.

Sulle operazioni di disattivazione del­l'impianto l'ente di controllo — ANPA — esercita le proprie azioni istituzionali di vigilanza mirate, essenzialmente, ad accer­tare il rispetto dei criteri di base della sicurezza nucleare e della protezione sani-

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Atti Parlamentari - LXXXIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

taria, nell'ottica del minimo impatto radio-logico sulla popolazione e sull'ambiente e del minimo impegno dosimetrico per i la­voratori.

Il rischio radiologico associato all'at­tuale situazione della centrale, in disattiva­zione e con combustibile nucleare comple­tamente allontanato dal sito, risulta, se­condo quanto riferito dall'ANPA, molto mo­desto. Le attività attualmente in svolgimento, rivolte al raggiungimento di una configurazione impiantistica denomi­nata di custodia sorvegliata, porteranno ad una condizione di impianto intrinsecamente sicura dal punto di vista radiologico per i lavoratori, per la popolazione limitrofa e per l'ambiente.

La radioattività residuale oggi presente presso l'impianto nucleare è rappresentata principalmente da strutture e componenti che nel corso del funzionamento del reattore si sono attivati per irraggiamento neutro-nico e da strutture e componenti che si sono contaminati per contatto con il fluido di processo. Tale radioattività, tuttavia, risulta confinata in maniera adeguata all'interno di barriere multiple che ne garantiscono un sicuro contenimento per molti anni.

Sono inoltre, presenti presso l'impianto rifiuti radioattivi, costituiti essenzialmente da rifiuti radioattivi prodotti nel pregresso esercizio a potenza, nonché da rifiuti deri­vanti dalle attività di disattivazione in svol­gimento. Essi, comunque, risultano essere adeguatamente immagazzinati in appositi locali di stoccaggio e la loro gestione viene regolata in accordo a specifiche Prescrizioni Tecniche e Norme di Sorveglianza, nel ri­spetto della condizioni di sicurezza e di protezione sanitaria per i lavoratori e per la popolazione e di tutela per l'ambiente.

Per quanto concerne lo stato di avan­zamento del processo di disattivazione si fa presente che presso la Centrale di Borgo Sabotino (Latina) sono già stati effettuati alcuni interventi e che sono in programma ulteriori attività per la messa in custodia sorvegliata dell'edifìcio reattore.

Per quanto attiene alle misure da adot­tare per lo stoccaggio e per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi, si fa presente che il Ministero dell'industria ha proposto alle

Regioni e agli altri Enti locali un percorso partecipativo per l'individuazione di un sito per il deposito degli stessi.

Tale percorso è stato condiviso nei suoi termini generali anche dal « Tavolo nazio­nale » per la gestione degli esiti del nucleare, convocato dal Ministero dell'industria nel luglio dello scorso anno, al quale hanno partecipato tutti gli attori interessati alla dismissione degli impianti nucleari in Italia.

Nell'ambito della Conferenza Stato-Re­gioni sono proseguiti i lavori di un gruppo tecnico ristretto con il compito di predi­sporre una bozza d'accordo di programma tra Stato e Regioni concernente l'individua­zione di un sito per la localizzazione dei rifiuti radioattivi.

In parallelo, la Commissione Parlamen­tare di Inchiesta sul Ciclo del Rifiuti, ha più volte riconosciuto la necessità di creare anche in Italia, sulla base dell'esempio degli altri Paesi Europei, una Agenzia Nazionale per la Gestione dei Rifiuti Radioattivi, avente come compito primario quello di provvedere alla realizzazione del suddetto sito nazionale centralizzato per i rifiuti ra­dioattivi e per il combustibile irraggiato. Da parte di varie forze politiche, sono stati già predisposti e/o sono in fase di presentazione appositi disegni di legge in tal senso.

Il felice esito di tali importanti iniziative permetterà di risolvere in maniera globale il problema della gestione del rifiuti radioat­tivi, nonché di portare a termine in modo concreto ed efficace le operazioni di sman­tellamento degli impianti nucleari.

Di contro, l'esito negativo di tali inizia­tive, o tempi troppo lunghi per la loro attuazione, potrebbero rendere necessario per i rifiuti radioattivi che dovranno rien­trare in Italia a seguito del riprocessamento a Sellafìeld (Regno Unito) del combustibile irraggiato della Centrale di Latina, una loro sistemazione presso la stessa centrale di Latina, in apposite strutture ingegneristiche da realizzare sullo stesso sito.

In base alla suddetta sfavorevole ipotesi, l'Agenzia ha fatto presente che tale soluzione si renderebbe comunque necessaria per tutti i siti italiani in cui hanno operato instal­lazioni nucleari, nel senso che ciascuno di questi siti dovrebbe custodire i rifiuti lì

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Atti Parlamentari - LXXXIV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

stesso originati, escludendo quindi del tutto l'ipotesi che alcuno dei suddetti siti possa trasferire i propri rifiuti in siti diversi.

Per quanto riguarda i rifiuti relativi al riprocessamento a Sellafield (Regno Unito) del combustibile irraggiato della centrale di Latina, l'ANPA ha fatto presente che l'ENEL sta negoziando con la Società BNFL (pro­prietaria degli impianti di Sellafield) la so­stituzione dei rifiuti cementati a media at­tività e dei rifiuti cementati a bassa attività con una quantità « equivalente » (in termini di potenziale tossico radiologico) di rifiuti ad alta attività vetrificati.

Pertanto, a valle della definizione del suddetto negoziato, la quantità totale di rifiuti radioattivi corrispondenti ai combu­stibili irraggiati della Centrale di Latina inviati al riprocessamento dovrebbe risul­tare complessivamente in 140 contenitori di rifiuti ad alta attività vetrificati, per un totale di circa 24 metri cubi.

La sistemazione di tali rifiuti potrebbe essere effettuata in appositi contenitori me­tallici abilitati sia allo stoccaggio che al trasporto (del tutto analoghi a quelli uti­lizzati per il combustibile irraggiato), capaci di ospitare ciascuno 28 contenitori di rifiuti ad alta attività vetrificati, per un totale di 5 contenitori.

Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Pier Luigi Ber sani.

STORACE. — Ai Ministri del lavoro e della previdenza sociale, dell'industria, del commercio e dell'artigianato, del tesoro, del bilancio e della programmazione econo­mica. — Per sapere - premesso che:

la Sirti S.p.A. società di proprietà per il 49 per cento di Telecom Italia, ha re­centemente presentato il suo piano di ri­duzione dovuto alle pesanti difficoltà legate a suo dire alle attività tradizionali quali la rete di distribuzione, gli apparati e la chiu­sura del progetto « Socrate », dichiarando un esubero di 1500 unità;

l'azienda ha dichiarato infatti che il calo delle commesse per il 1998 incide per

il 15 per cento della forza occupata e che non vi sono prospettive di recupero negli anni successivi;

le prime conseguenze tangibili sono state le 109 lettere di licenziamento inviate ai lavoratori dei centri operativi di Potenza e Lagonegro e altrettante missive inviate a 159 dipendenti napoletani, 50 milanesi e 30 baresi - :

se la Sirti, ma soprattutto Telecom Italia, abbia presentato o meno un piano industriale in grado di chiarire le difficoltà dell'azienda medesima, di aggiornare e precisare la missione industriale ed il ruolo del mercato dell'impiantistica, oltre ad as­sicurare la stabilità occupazionale dei suoi lavoratori;

se non ritengano particolarmente grave questo tipo di situazione se si con­sideri che i licenziamenti previsti, oltre quelli già avvenuti, andranno a colpire per il 70 per cento il Sud del Paese, proprio quando il Governo sta mettendo a punto una strategia di rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno;

se non ritenga l'attuale situazione della Sirti non sia anche conseguenza del­l'incapacità dell'amministratore delegato ingegner Luigi Montella, a trovare nuove linee di sviluppo industriale e tecnologico, investendo le ingenti risorse finanziarie di cui ancora oggi dispone e attualmente im­piegate in Bot e a ribaltare la disastrosa politica di presenza all'Estero, in partico­lare in Europa dove la Sirti ha sperperato oltre cento miliardi di iniziative cronica­mente in perdita;

se non ritenga necessaria l'immediata convocazione del previsto tavolo comune tra Telecom, Ministro dell'industria e sin­dacati al fine di adottare tempestivamente iniziative alternative per la collocazione delle 1500 unità lavorative che rischiano irrimediabilmente di essere escluse dai ci­cli produttivi, oltre al già abusato ricorso alla cassa integrazioni guadagni straordi­naria e vista anche la particolare natura della società dove il maggiore azionista

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Atti Parlamentari - LXXXV - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA - * ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Telecom Italia è anche il maggior commit­tente della medesima. (4-19092)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione presentata, si comunica l'esito degli accertamenti ispettivi effettuati dalla Dire­zione Provinciale del Lavoro di Roma nei confronti della SIRTI S.p.a.

La società ha sede legale a Milano, sede amministrativa a Sesto S. Giovanni e sede operativa a Roma.

Ha un capitale sociale di 220 miliardi di cui il 49 per cento sottoscritto dalla TE­LECOM ITALIA H 48 per cento dalla SIRTI e il 3 per cento dalla PIRELLI.

Esercita l'attività di progettazione ed in­stallazione d'impianti e reti di telecomuni­cazioni, osserva il CCNL Metalmeccanico ed ha in forza a Roma n. 517 dipendenti (130 impiegati, 2 dirigenti, 385 operai).

Il 90 per cento delle commesse di lavoro della Sirti provengono dalla Telecom, mag­giore azionista. Nel corso del 1998 le com­messe di lavoro della Sirti si sono ridotte di 361 miliardi, in quanto la Telecom è orien­tata nei suoi investimenti verso la telefonia cellulare ritenuta economicamente più van­taggiosa di quella telefonica a cavo. Alla Sirti vengono appaltati i lavori di manu­tenzione ordinaria e straordinaria degli im­pianti tradizionali esistenti di proprietà della Telecom.

Il settore delle telecomunicazioni e il comparto delle installazioni telefoniche stanno da qualche anno attraversando una fase di transizione legata a cambiamenti tecnologici e di mercato che, nel quadro di un processo accelerato di privatizzazione e liberalizzazione, condiziona gli investimenti e determina gravi incertezze operative.

L'organico aziendale della Sirti s.p.a. è in continuo decremento dal 1993, anno in cui cominciavano ad esaurirsi i programmi del Piano Europa e quelli legati a grandi opere realizzatisi in Italia (Mondiali '90).

L'azienda per far fronte al calo di com­messe ha portato a termine ad oggi n. 6 procedure di riduzione del personale, ex lege 223191, che hanno interessato 2.330 unità.

Dal 5.6.95, con accordo sindacale del 14.7.95, è stato gestito un piano di ristrut­turazione e riorganizzazione aziendale con

l'intervento della C.I.G.S. per la durata, di 24 mesi (scadenza giugno 1997) per 293 lavoratori, sospesi a zero ore, che ha inte­ressato le attività organizzative, produttive e amministrative della società, nelle strutture centrali e periferiche.

Il piano C.I.G.S., per ristrutturazione, di 24 mesi per i comparti di Potenza e Lago-negro, dal 6.5.96 al 5.5.98, ha riguardato n. 79 lavoratori.

Nei dodici mesi di vigenza della C.I.G.S. per crisi aziendale dal 6.7.98 al 5.7.99, la Sirti per ridurre l'impatto sociale del prov­vedimento sui dipendenti interessati, ado­pererà i seguenti strumenti:

dimissioni incentivate;

trasferimento di lavoratori da località dove le attività produttive permangono cri­tiche a località dove si dovessero creare nuove opportunità di lavoro;

sostegno formativo e di supporto ai lavoratori interessati ad intraprendere atti­vità lavorative in proprio;

orientamento professionale per il ri­posizionamento e la collocazione delle mae­stranze sul mercato di lavoro italiano.

Inoltre porrà in essere le seguenti azioni:

riduzione dei costi di produzione, un incremento della produttivàà individuale e un alto indice di qualità del servizio;

rimodulazione degli orari di lavoro e la sperimentazione di nuove forme di svol­gimento della prestazione lavorativa, come ad esempio il lavoro a coppia o Job sharing;

impiego del Know how acquisito su sistemi trasmissivi sperimentati all'estero per lo sviluppo di nuovi prodotti/servizi o tecnologie in Italia;

eventuale terziarizzazione di attività non strategiche.

Nel corso degli accertamenti ispettivi è emerso che le ferie sono state utilizzate nei periodi carenza di lavoro per attenuare e ritardare il ricorso alla CIG, i contratti di subappalto, previa autorizzazione delle aziende clienti, sono stati stipulati con

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Atti Parlamentari - LXXXVI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

aziende specializzate per l'attività di scavo e di ripristino delle strade, il lavoro straor­dinario è strettamente connesso alle speci­ficità dell'attività produttiva che è articolata in unità specializzate distribuite sul terri­torio e che gli operatori devono intervenire per segmenti specialistici come manuten­zione sui guasti di linea, misure per la protezione dei cantieri.

Nel periodo luglio-dicembre '98 sono state effettuate n. 1.165 ore di lavoro straor­dinario ed hanno interessato n. 110 mae­stranze su 363 lavoratori con una media prò capite mensile di circa 2 ore.

La Sirti mensilmente anticipa agli aventi diritto l'indennità di C.I.G.S. nei limiti sta­biliti dalla normativa vigente.

Il Ministro dei lavoro e delia previdenza sociale: Antonio Bassolino.

TARADASH. - Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

Giuseppe Padovano è stato condan­nato in via definitiva alla reclusione fino al 2016 ed è detenuto da circa quattro anni nella II casa circondariale di Ariano Irpino dove è stato trasferito, a seguito di una sua richiesta per motivi di lavoro, dal carcere di Benevento;

nel corso della sua detenzione nel carcere di Ariano Irpino il Padovano non ha potuto svolgere alcuna attività lavora­tiva ed ha avanzato per due volte istanza di trasferimento ad altro istituto peniten­ziario;

l'articolo 20 della legge 26 luglio 1975, n. 354, stabilisce che negli istituti peniten­ziari deve essere favorita in ogni modo la destinazione al lavoro dei detenuti;

i princìpi costituzionali e normativi vigenti escludono perentoriamente la na­tura afflittiva della pena, che deve comun­que perseguire il trattamento rieducativo dei detenuti e deve essere attuata secondo un criterio di individualizzazione in rap­porto alle specifiche condizioni dei sog­getti;

i trasferimenti in altri istituti carce­rari sono disposti, ai sensi dell'articolo 42, primo comma, della legge n. 354 del 1975, anche per motivi di lavoro - :

se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di sua competenza per ga­rantire al padovano il trasferimento in un carcere dove possa essere destinato allo svolgimento di un'attività lavorativa.

se non ritenga indispensabile adottare ogni iniziativa necessaria per migliorare le condizioni dei detenuti negli istituti di pena, al fine di garantire loro l'esercizio dei diritti riconosciuti dalle leggi vigenti ed il rispetto dei diritti inviolabili dell'indivi­duo, considerando la necessità di realiz­zare gli obiettivi di rieducazione e reinse­rimento che sono princìpi inderogabili di uno Stato di diritto. (4-20410)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro­gazione indicata si comunica quanto segue.

Il detenuto Giuseppe PADOVANO è stato assegnato alla Casa Circondariale di Ariano Irpino in data 20.2.1998 per motivi di la­voro.

Il detenuto dal mese di dicembre 1998 è stato adibito a mansioni lavorative, mesi alterni, in qualità di « scopino », tenendo conto che non è stato possibile inserirlo in tempi più brevi nell'attività lavorativa per rispetto della relativa graduatoria dei dete­nuti, formulata dalla Commissione compo­sta dai preposti alle attività trattamentali. In detta graduatoria la citata Commissione tiene conto delle esigenze personali e fami­liari dei ristretti, delle loro condizioni eco­nomiche, della loro posizione giuridica, della condotta e del tempo di attesa della relativa richiesta di lavoro; il Padovano, proprio in considerazione delle sue parti­colari condizioni, è stato favorito.

Le istanze di trasferimento presentate dal medesimo per Gorgona, Porto Azzurro, Roma o altri istituti di Nord Italia non sono state accolte mancando i requisiti per la permanenza in istituto a « regime aperto » come Gorgona, in quanto deve espiare una pena superiore a dieci anni di reclusione, e per le analoghe possibilità di inserimento al

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Atti Parlamentari - LXXXVII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

lavoro della casa circondariale di Ariano Irpino agli altri istituti penitenziari

Si informa, infine, che il Padovano in data 123A999 ha dichiarato spontanea­mente di voler rimanere presso la casa circondariale di Ariano Irpino.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

TREMA GLIA. - Ai Ministri degli affari esteri e del commercio estero. — Per sapere - premesso che:

a seguito degli avvenimenti accaduti lo scorso anno nella Guinea Bissau, scon­volta da una guerra civile, molti italiani che colà operavano da anni sono dovuti rientrare precipitosamente ai fine di sal­vare le loro vite, come può testimoniare l'ambasciatore italiano a Bissau, Ministro Spinelli;

gli italiani sfuggiti alla morte hanno dovuto abbandonare ogni loro bene e le attività economiche intraprese, perdendo tutti i capitali investiti;

ai loro rientro in Italia, pur rive­stendo lo stato di profugo, non vengono utilizzati da alcuna struttura pubblica, na­zionale e locale, facendo così perdere un patrimonio di professionalità e di compe­tenze prezioso per le esportazioni italia­ne - :

se siano a conoscenza della situazione evidenziata;

quali interventi abbiano adottato e se ritengano indispensabile ed urgente atti­vare gli uffici ed enti dipendenti dei ri­spettivi dicasteri per reimpiegare al meglio i profughi italiani dalla Guinea Bissau.

(4-22896)

RISPOSTA. — Le assunzioni obbligatorie presso le Pubbliche Amministrazioni si ef­fettuano in conformità a quanto previsto dall'articolo 36, comma 2, del decreto legi­slativo 3.2.93 n. 29 come modificato dal decreto legislativo 31.3.98 n. 80. Presuppo­sto necessario per tali assunzioni e la va­canza di posti nelle qualifiche funzionali.

La normativa italiana sui profughi — legge 26 dicembre 1981 n. 763 — prevede, peraltro, a favore di questi ultimi interventi assistenziali di prima necessità, interventi per i disoccupati, oltre a misure per un loro inserimento in attività produttive. Tuttavia la citata legge presuppone che detti benefici siano subordinati al riconoscimento della qualifica di profugo che dovrà essere di­chiarata con apposito decreto del Ministro degli Affari Esteri di concerto con i Ministri dell'Interno e del Tesoro, sulla base delle segnalazioni pervenute al riguardo dalle au­torità diplomatiche accreditate nei Paesi in­teressati.

Questo Ministero, da parte sua, per il reclutamento del proprio personale si at­tiene a norme di carattere generale (L. 2 aprile 1968, n. 482, in via di abrogazione ex articolo 22 L. 12 marzo 1999, n. 68) che prevedono facilitazioni per talune categorie protette tra le quali figurano anche i pro­fughi e a seguito della decretazione dello stato di necessità al rimpatrio dalla Guinea Bissau (G.U. n. 159 del 10.07.1998), ha rilasciato due attestati a cittadini italiani già residenti in detto Paese (uno dei quali all'ex Console Onorario italiano).

Si ricorda comunque che la materia è in corso di completa revisione, sulla base della citata legge 12 marzo 1999 n. 68 «Norme per il diritto al lavoro dei disabili », pub­blicata sulla Gazzetta Ufficiale del 23.3.1999 — serie generale — n. 68, che richiede l'emanazione del relativo regola­mento di esecuzione.

Per quanto riguarda più specificata­mente il Ministero del Commercio Estero, al momento la rilevazione di vacanza di posti negli organici appare subordinata alla ri-definizione delle piante organiche attual­mente in corso e dei processi di riqualifi­cazione del personale, previsti dal nuovo C.C.N.L. Ai sensi delle disposizioni sulle assunzioni obbligatorie (legge 482168 e legge 113185), il Ministero del Commercio Estero ha provveduto regolarmente all'assunzione delle categorie protette, la cui situazione viene fornita annualmente al competente Ministero del Lavoro. Peraltro agli atti del sopracitato Dicastero nel corso dell'anno 1998, ed a tutt'oggi, non risultano pervenute

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Atti Parlamentari - LXXXVIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

istanze di profughi provenienti dalla Guinea Bissau tendenti ad ottenere un impiego presso quella Amministrazione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Rino Serri.

VENDOLA. — Ai Ministri dei lavori pub­blici e del tesoro, del bilancio e della pro­grammazione economica. — Per sapere -premesso che:

la legge 17 febbraio 1992, n. 179, articolo 18, comma 1 (legge Botta-Ferra-rini), recante norme per l'edilizia residen­ziale pubblica, recita testualmente: « le cooperative a proprietà indivisa che ab­biano usufruito di agevolazioni pubbliche, statali o regionali, concesse prima della data di entrata in vigore della presente legge per la costruzione di alloggi da as­segnare in uso e godimento ai propri soci, possono chiedere al Cer o alla regione, in deroga al divieto statutario previsto dal secondo comma dell'articolo 72 della legge 22 ottobre 1971, n. 865 (v.), e successive modificazioni, l'autorizzazione a cedere in proprietà individuale tutti o parte degli alloggi realizzati ai soci che ne abbiano già ottenuto l'assegnazione in uso e godimen­to »;

la società cooperativa edilizia « Casa Ridente » ari con sede a Bari in via Magna Grecia 16/A, ha attivato sin dal 1992 tutto l'iter procedurale per poter accedere ai benefici della succitata legge;

le stesse procedure si dimostrano molto spesso farraginose e con perdite di tempo estremamente lunghe, che vanno a costituire il blocco totale dell'attività mu­tualistica e sociale per la quale è sorta la summenzionata cooperativa;

la cooperativa « Casa Ridente » con due missive inviate il 20 maggio 1997 e il 18 maggio 1998 chiedeva agli enti finan­ziatori (Italfondiario e Monti dei Paschi di Siena) la modifica del contratto di mutuo del 22 ottobre 1986 con la relativa deter­minazione delle somme che la stessa coo­perativa dovrà rimborsare agli enti a se­

guito della trasformazione da proprietà indivisa a proprietà divisa;

entrambe le missive che avevano in oggetto anche la determinazione degli im­porti dovuti a titolo di rimborso interessi per trasferimento delia proprietà degli al­loggi da godimento in proprietà, non hanno sortito alcuna risposta da parte degli enti finanziatori, creando una situa­zione di stallo economico a danno della cooperativa «Casa Ridente» —:

quali iniziative intendano porre in essere i Ministri preposti, per far sì che gli enti finanziatori awiino tutte le procedure necessarie per assolvere gli oneri contrat­tualistici stipulati con la cooperativa in questione. (4-19307)

RISPOSTA. — In merito ai quesiti proposti dall'interrogante sono stati richiesti ele­menti al Segretariato Generale del Comitato per l'Edilizia Residenziale - che fa presente di non aver finanziato il programma co­struttivo in argomento.

Al riguardo giova rammentare che la materia, com'è noto, risulta istituzional­mente attribuita alle Regioni e, pertanto, questo Ministero non può assumere inizia­tive che incidano sull'autonomia delle Re­gioni.

Il Sottosegretario di Stato per i lavori pubblici: Gianni Fran­cesco Mattioli.

VENDOLA. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

nel 1995 il tribunale di Brindisi di­chiarava lo stato di fallimento del « Fondo cooperativo di sviluppo sociale», società finanziaria cooperativa già operante in San Pancrazio Salentino (Brindisi);

il suddetto fallimento determinava l'improvviso e drammatico impoverimento di migliaia di piccoli risparmiatori i quali perdevano non meno di 5 miliardi. Da ultimo, il giudice delegato dal tribunale di Brindisi ad occuparsi della procedura fal­limentare ha conferito incarichi professio-

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Atti Parlamentari - LXXXIX - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

nali per il recupero di somme ad avvocati che risultano all'interrogante essere in rap­porti di stretta parentela con alcuni am­ministratori della suddetta società finan­ziaria cooperativa, i quali sono attual­mente imputati nel procedimento di ban­carotta sorto in conseguenza del fallimento;

il conferimento dei suddetti incarichi professionali ha suscitato sentimenti di turbamento e di sfiducia nella giustizia nelle migliaia di piccoli risparmiatori tra­volti dal fallimento del « Fondo cooperativo di sviluppo sociale» -:

se non ritenga di avvalersi dei poteri ispettivi che l'ordinamento gli conferisce per fare chiarezza sull'affidamento da parte del giudice delegato a tali professio­nisti. (4-20075)

RISPOSTA. — Con riferimento all'interro-gazione indicata sulla base delle notizie fornite dalle competenti autorità giudiziarie, si comunica quanto segue.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi ha in proposito rife­rito che, a seguito di richiesta del Pubblico Ministero, con sentenza del 2.4.1996 il Tri­bunale di Brindisi dichiarava il fallimento del Fondo Cooperativo Sviluppo Sociale Soc. Coop. a r.L in persona dei legali rap­presentanti prò tempore, esercente attività di raccolta del risparmio, di erogazione del credito e di prestazione di servizi di tipo bancario.

La predetta Procura della Repubblica, che aveva già in corso indagini sul predetto Fondo Cooperativo per reati di esercizio abusivo di attività bancaria e falsi in bi­lancio nel procedimento ru 5305/95 R.G.N.R., indagava altresì a carico dei com­ponenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale anche per fatti spe­cifici inerenti al delitto di cui all'articolo 223 legge fall richiedendo poi, in data 30.10.1996, al termine delle indagini preli­minari, al G.I.P. l'archiviazione per taluni fatti di reato e il rinvio a giudizio dei predetti per i fatti di bancarotta fraudolenta ed altro. Entrambe dette richieste venivano accolte.

Il predetto procedimento penale attual­mente trovasi pendente innanzi alla II Se­zione Penale del Tribunale di Brindisi ove è fissato per l'udienza del 4.10.1999.

Quanto agli incarichi professionali con­feriti nella procedura fallimentare in que­stione, il Giudice Delegato ha in proposito riferito di aver nominato, quali difensori della curatela i seguenti professionisti:

aw. Paolo Vadacca nella causa di op­posizione a sentenza dichiarativa di falli­mento che, allo stato, è già riservata per la decisione;

aw. Vittorio Rina in alcune procedure esecutive (in numero di 15);

aw. Stefania Zuffianò in 17 procedure esecutive già avviate dalla medesima prima della dichiarazione del fallimento;

aw. Lelio Lolli in 13 procedure ese­cutive già avviate dal medesimo prima della dichiarazione di fallimento;

aw. Dario Lolli in un giudizio di riassunzione nei confronti di Aloisi Antonio.

L'avv. D. Lolli e l'aw. L. Lolli sono figli dell'aw. Cataldo Lolli, ex sindaco della so­cietà fallita ed imputato nel procedimento penale a carico degli ex amministratori e sindaci del FO.CO.SVI. recante il n 53051 95 R.G.N.R. prima menzionato.

L'avv. S. Zuffianò è figlia del rag. Giu­seppe Zuffianò, ex sindaco del FO.CO.SVI., imputato nello stesso procedimento penale innanzi citato.

Imputato nel detto procedimento è anche l'aw. Fernando Rainò al quale, per questo motivo, il predetto giudice delegato ha ri­ferito di non aver ritenuto di confermare l'incarico di proseguire nelle 13 procedure esecutive che già curava prima della dichia­razione di fallimento, affidandole, invece, al sopra citato aw. Rina.

Gli altri avvocati nominati non hanno alcun rapporto di parentela con ammini­stratori della società fallita.

Il giudice delegato ha quindi soggiunto che i suddetti difensori sono stati nominati seguendo, da un lato, i criteri di rotazione normalmente adottati dal Tribunale e, dal-

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Atti Parlamentari - XC - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

l'altro, criteri di opportunità ed utilità per la massa dei creditori, derivanti dall'individua­zione di professionisti che, avendo già in precedenza seguito le rispettive pratiche, ne avevano sicura conoscenza e potevano pro­fìcuamente e più velocemente seguirle ed attivarle.

Preso atto di quanto comunicato dai predetti uffici giudiziari, la documentazione acquisita è stata integralmente trasmessa alla competente articolazione ministeriale al fine di valutare l'eventuale sussistenza di profili suscettibili di rilevanza disciplinare.

Si fa riserva di comunicare le eventuali iniziative disciplinari che dovessero essere assunte all'esito delle richieste valutazioni.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

VENDOLA. — Al Ministro di grazia e giustizia. — Per sapere - premesso che:

in data 20, 21 e 22 maggio del 1992 si svolsero a Roma la prove scritte del concorso per uditore giudiziario bandito con decreto ministeriale del 30 dicembre 1991;

nel concorso de quo il primo verbale in cui non si sono operate valutazioni di candidati, risulta essere singolarmente ru­bricato con la numerazione tipica attri­buita ad un elenco già redatto, e cioè 7-bis;

sembra ictu oculi che la mano di colui che ha numerato i verbali sia diversa da quella degli estensori dei verbali medesimi;

nel verbale n. 8 si dà conto della sostituzione del segretario dottor Franco Petroiati con un altro segretario, la dotto­ressa Maria Gabriella Marcello; tale sosti­tuzione, come si evince dal verbale, sa­rebbe avvenuta alle ore 20 e il verbale risulta chiuso alle ore 21,20, ma la firma di chiusura del medesimo risulta essere quella del dottor Petroiati, pertanto in que­sta circostanza si configurerebbe ad avviso dell'interrogante il reato di falso ideolo­gico;

i verbali nn. 180, 181 e 182 risultano sottoscritti dai segretario dottor Roberto

Parziale, quando diversi risultano essere i segretari assegnati alla commissione per le operazioni di identificazione e collazione dei candidati in relazione ai propri elabo­rati svolti e successivamente esaminati;

la firma del segretario dottor Roberto Parziale è stata poi cancellata dai verbali succitati con una riga sopra al nominativo olografo: infatti le sottoscrizioni sono state conseguentemente effettuate dai segretari individuati nel testo indicante i compo­nenti della commissione con il relativo segretario;

la correzione della sottoscrizione del verbale n. 182 è stata effettuata dal dottor Fabrizio Ranieri che secondo detto verbale si è allontanato alle ore 10,40 per essere sostituito nelle funzioni di segretario dalla dottoressa Marzia Cruciarli;

la dottoressa Cruciani facente fun­zioni di segretario, non sottoscriverà il verbale 182, contravvenendo alla legge e con le conseguenze previste dalla giuri­sprudenza del Consiglio di Stato, essendo il verbale atto giuridicamente del segretario della commissione;

l'elaborato di diritto penale del can­didato n. 210, dottor Carlo Marzella, è palesemente errato in riferimento alle va­lutazioni giuridiche poiché la parte finale sul concetto di lesioni personali e di omi­cidio preterintenzionale è totalmente sba­gliata, ed inoltre è evidente a tratti il cambiamento di modalità di redazione della lettera « c » — :

quali valutazioni dia dei fatti descritti e quali provvedimenti si intenda adottare in relazione ad essi. (4-20084)

RISPOSTA. — In base alle notizie fornite in merito all'interrogazione cui si risponde dalla competente Direzione Generale del­l'Organizzazione Giudiziaria si comunica quanto segue.

In relazione alle irregolarità dei verbali n 180, 181 e 182 il dott. Pierpaolo BE-RARDI ha presentato ricorso al T.AR. La­zio.

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Atti Parlamentari - XCI - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

La citata Direzione Generale con nota prot n. 1917 gl1846 del 23 dicembre 1998, ha già proposto le proprie osservazioni al riguardo all'Avvocatura Generale dello Stato.

Peraltro, come appreso per le vie brevi dall'Avvocatura il T.AR. lazio ha respinto la richiesta di provvedimenti cautelari inol­trata dal ricorrente.

Per quanto concerne la circostanza del­l'omessa sottoscrizione da parte del segre­tario dott.ssa Maria Gabriella Marcello del verbale n. 8 recante invece la firma di chiu­sura del dott. Franco Petroiati che era stato sostituito dalla stessa, copia dell'interroga­zione è stata trasmessa alla Procura della Repubblica di Roma per quanto di even­tuale competenza.

Relativamente, infine, alle osservazioni proposte con riferimento all'elaborato di diritto penale del candidato contrassegnato con il n. 210, si evidenzia che l'attività di valutazione degli elaborati dei candidati rientra nella sfera delle attività demandate in via esclusiva alla Commissione esami­natrice del concorso.

Nel richiamare le risposte date alle pre­cedenti interrogazioni si resta in attesa delle determinazioni degli organi di giustizia am­ministrativa sulla vicenda del dott. Berardi.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

ZACCHERA. - Al Presidente del Con­siglio dei ministri ed ai Ministri di grazia e giustizia, delle finanze e per la funzione pubblica e gli affari regionali. — Per sapere - premesso che:

l'articolo 58, comma 7, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 nel testo recentemente sostituito con l'articolo 26 dei decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80, prevede che i dipendenti pubblici (con le poche eccezioni espressamente pre­viste dal comma 6 del citato articolo 58) non possono più svolgere incarichi retri­buiti che non siano stati « previamente autorizzati dall'amministrazione di appar­tenenza» e che, in caso di inosservanza

dell'anzidetto divieto, saranno suscettibili di sanzioni disciplinari e non avranno di­ritto ad alcun compenso per le prestazioni che eventualmente dovessero svolgere;

tutti i dipendenti pubblici compresi, non pochi magistrati ordinari e ammini­strativi, che sono anche componenti di commissioni tributarie provinciali o regio­nali, mancano della necessaria autorizza­zione (o perché non l'hanno chiesta o perché non l'hanno ottenuta) e, conseguen­temente, per non incorrere in responsabi­lità disciplinare ma anche perché, in as­senza di autorizzazione, non avranno di­ritto ad alcun compenso per le eventuali prestazioni, presumibilmente si asterranno da ogni attività - :

se l'autorizzazione per esercizio di funzioni giurisdizionali si ritenga compa­tibile con il principio costituzionale di in­dipendenza del giudice (un'autorizzazione può essere condizionata, revocata o nega­ta);

se i dipendenti pubblici componenti di commissione tributaria, privi di auto­rizzazione dell'amministrazione di appar­tenenza, debbano considerarsi ope legis sospesi dall'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali almeno fino a quando non verrà loro concessa la necessaria autoriz­zazione, oppure se debbano intendersi de­caduti dal loro incarico, salva comunque la possibilità di chiedere ed ottenere, ma dopo la prescritta autorizzazione, un nuovo incarico presso la stessa o altra commissione tributaria. (4-17209)

RISPOSTA. — Con l'interrogazione indi­cata, nel richiamare la disposizione conte­nuta nell'articolo58, comma 7, del dleg.vo 3 febbraio 1993, n 29, a norma della quale i dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati con­feriti o previamente autorizzati dall'ammi­nistrazione di appartenenza, si chiede di conoscere se detta disposizione sia riferibile a dipendenti pubblici che siano anche com­ponenti delle commissioni tributarie.

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Atti Parlamentari - XCII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

Nell'ipotesi affermativa l'interrogazione ha, altresì, espresso il timore di possibile e grave pregiudizio del corretto svolgersi della giustizia tributaria atteso che, come è, senz'altro, presumibile, molti interessati, onde non incorrere nella responsabilità di-sciplinare prevista dalla citata legge, si asterranno dall'esercizio della funzione giu­dicante.

Al riguardo si rileva, preliminarmente, che, come è noto, l'appartenenza alle Am­ministrazioni pubbliche costituisce, ai sensi degli articoli 4, lettera b) e 5, lettera c) del decreto legislativo n. 545 del 1992, requisito valutabile ai fini della nomina a compo­nente delle commissioni tributarie e, per tale motivo, è stata puntualmente recepita nei decreti ministeriali recanti bandi dei relativi concorsi, nonché nel regolamento, di recente emanato, disciplinante a regime la materia.

Tanto premesso, va, altresì, tenuto pre­sente che l'esercizio dell'attività alla quale è preposto il giudice tributario non costitui­sce, in nessun caso, rapporto di pubblico impiego, ma si configura come carica ono­raria, conferita a seguito di relativo con­corso, come tale non assimilabile agli « in­carichi retribuiti » o « conferiti da pubbliche Amministrazioni», ai quali la norma in premessa citata fa riferimento.

Il Consiglio Superiore della Magistra­tura, invitato a pronunciarsi sul contenuto dell'atto di sindacato ispettivo, ha rilevato che, secondo quanto recepito nell'apposita circolare del CSM stesso, a partire dal Io

aprile 1996 a seguito dell'entrata in vigore del d.leg.vo 31.12.1992 n 545 sul conten­zioso tributario, le Commissioni Tributarie debbono intendersi, per i magistrati ordi­nari, uffici non soggetti ad autorizzazione, deliberando di esprimersi nel senso soprin­dicato.

Il Ministro di grazia e giustizia: Oliviero Diliberto.

ZACCHERA. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione eco­nomica. — Per sapere:

se risponda al vero la notizia che il ministero del tesoro, riguardo all'elabora­

zione della posizione fiscale degli inse­gnanti precari della scuola (e cioè di cen­tinaia di migliaia di persone) per l'anno 1998 - a seguito delie personali dichiara­zioni dei redditi - avrebbe comunicato che il Centro elaborazione dati del ministero non sarà in grado di operare i conguagli fiscali né al mese di luglio né durante il corso dell'intero 1999 poiché - in seguito ai « rischio 2000 » - « tutte le risorse umane disponibili sono dirottate per l'ela­borazione di soluzioni informatiche che consentano all'istituto di superare senza problemi la soglia del terzo millennio »;

quanti siano i dipendenti ministeriali « dirottati » e se ci si renda conto d ie un tale atteggiamento costituirebbe un note­vole danno economico per tutti i precari della scuola e come mai solo per questa categoria di dipendenti pubblici vi sia que­sto disagio;

se il « rischio 2000 » a livello infor­matico non sia da affrontare al ministero del tesoro di concerto con tutte le altre amministrazioni dello Stato e, più in ge­nerale, con tutti gli operatori informatici che si ritrovano davanti a questa difficoltà, peraltro discussa da lungo tempo - e che si ritiene ormai risolta - a livello mon­diale;

se alla base della predetta questione non vi siano apparecchiature ministeriali non aggiornate agli attuali standards infor­matici. (4-24035)

RISPOSTA. — Si risponde all'interroga­zione indicata presentata, concernente l'ela­borazione della posizione fiscale per Vanno 1998 degli insegnanti precari da parte del Centro elaborazione dati del Ministero del tesoro, nonché l'adozione di soluzioni in­formatiche che consentano di superare senza problemi il « rischio 2000 ».

Al riguardo, premesso che la certifica­zione fiscale è stata regolarmente elaborata sulla rata di stipendio del mese di febbraio 1999, si fa presente che la vigente normativa sull'assistenza fiscale resa mediante l'acqui­sizione dei Mod 730, non consente di pre-

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Atti Parlamentari - XCIII - Camera dei Deputati

XIII LEGISLATURA — ALLEGATO B AI RESOCONTI — SEDUTA DEL 14 SETTEMBRE 1999

stare tale assistenza al personale in que­stione, in quanto lo stesso, essendo titolare di contratti di lavoro a tempo determinato con scadenza al 30 giugno 1999, resta escluso dalle disposizioni impartite con cir­colare n. 87 del 16 aprile 1999 del Mini­stero delle finanze, pubblicata sulla G.U. n. 99 del 29 aprile 1999. Tale circolare, infatti, ha espressamente previsto che « i lavoratori con contratto a tempo determi­nato inferiore all'anno possono ottenere l'assistenza fiscale per la presentazione del Mod. 730 rivolgendosi al proprio sostituto, se il rapporto di lavoro dura almeno nel periodo compreso nei mesi di aprile e luglio 1999, oppure a un CAF, se il rapporto di lavoro dura almeno dal mese di giugno a quello di luglio 1999».

Con riferimento, infine, alle presunte dif­ficoltà derivanti dal « rischio 2000 », si fa presente che il Servizio Centrale per il Si­stema Informativo Integrato di questa Am­ministrazione, al fine di garantire il regolare pagamento delle retribuzioni mensili ai di­pendenti statali amministrati con partita di spesa fìssa dalle Direzioni Provinciali del Tesoro, si è attivato da oltre un anno per la verifica delle procedure in uso, disponendo la modifica di circa mille programmi in­formatici mediante l'impiego di otto unità di personale.

Il Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la pro­grammazione economica: Ro­berto Pinza.